Crescere un po', ma non troppo.

di The_stampede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutta colpa di Kuno Tatewaki ***
Capitolo 2: *** L'infanzia di Akane ***
Capitolo 3: *** Questione di equilibrio ***
Capitolo 4: *** Tu chiamale se vuoi...emozioni ***
Capitolo 5: *** Il primo bacio di Akane ***
Capitolo 6: *** Akane V/S Shampoo ***
Capitolo 7: *** Ranma ha un appuntamento ***
Capitolo 8: *** Il segreto di Nodoka ***
Capitolo 9: *** Smidollato o non smidollato, questo è il problema ***
Capitolo 10: *** Ranma prende una decisione ***
Capitolo 11: *** Porte ***
Capitolo 12: *** Nuova tecnica della scuola di arti marziali di lotta indiscriminata Saotome ***
Capitolo 13: *** TAC! ***



Capitolo 1
*** Tutta colpa di Kuno Tatewaki ***


Ranma emise l’ennesimo sospiro, che, come i precedenti, si trasformò in una pallida nuvoletta così da sottolineare la temperatura di quel gennaio. Era steso sul solito angolo di tetto di casa Tendo, appena rientrato da uno dei più improbabili viaggi di allenamento che avesse fatto.
I pensieri gli si accavallavano nella mente e l’unico modo per scacciare via il senso di oppressione era stare all’aperto a rimirare le stelle.
“Al Diavolo!” esclamò ad alta voce, tirandosi a sedere e scompigliandosi la fitta capigliatura con entrambe le mani, durante l’allenamento aveva elaborato un piano, ma al suo ritorno era fallito senza essere cominciato. Akane non era in casa. *Akane* pensò, ed emise un altro sospiro.
Si distese nuovamente sulle tegole del tetto, *Come diamine ho fatto a farmi incastrare fino a questo punto?* e la mente lo riportò all’autunno, il primo giorno di scuola del loro terzo ed ultimo anno al Furinkan.

Era una splendida mattina di settembre e Ranma era di ottimo umore, iniziava la scuola. No, non era improvvisamente rinsavito e non aveva certo fatto pace con gli studi, ma l’essere al terzo anno voleva dire una cosa fondamentale, fantastica, eccezionale: Nabiki “la Strega” Tendo e Tatewaki “lo Svitato” Kuno non frequentavano più il liceo!
Basta con le strambe effusioni del Senpai nei suoi confronti quando era “la ragazza con il codino”, basta Nabiki appostata ad ogni angolo per vendere sue foto tragicamente inopportune o divulgare informazioni a pagamento, che di norma riuscivano a creare trambusto per un’intera settimana.
Quando Akane lo vide nella sala da pranzo vestito di tutto punto, con la cartella e già a metà della colazione la ragazza non poté fare a meno, per un istante, di pensare a qualche strano intruglio cinese oppure ad una copia del fidanzato uscita da uno specchio maledetto.
Ma no, niente di tutto questo.

Si avviarono a scuola per il solito tragitto, Ranma sulla ringhiera che fischiettava allegro e Akane che lo guardava di sottecchi, sorridendo di quell’inaspettato buon umore. Nessuno dei due disse nulla, godendosi quei rari momenti privi di battibecchi che ogni tanto riuscivano a concedersi. Negli anni trascorsi la piccola delle sorelle Tendo aveva cercato di lavorare un pochino sul proprio autocontrollo, pensando che, in futuro, gestendo la palestra, avrebbe fatto meglio ad essere un po’ più controllata. Ranma era migliorato ulteriormente come artista marziale, ma la sciagurata educazione avuta dal padre non lo portava certo a grandi introspezioni. Così di carattere non era cambiato molto, prendeva in giro la fidanzata fino a ferirla e farla piangere per poi pentirsi, si faceva infinocchiare dalle moine delle altre e giurava di non tenere al terribile maschiaccio privo di sex appeal salvo poi sbriciolare chiunque le si avvicinasse tentando di farle del male o di conquistarla.

Erano davanti al cancello della scuola e Ranma fece un respiro a pieni polmoni “Ahhhh, che pace! Non è vero Maschiaccio?” erano troppi minuti che non la stuzzicava, una punzecchiatina ci voleva proprio. Non sortì l’effetto desiderato, Akane conosceva ogni sfumatura di tono con cui Ranma pronunciava quell’appellativo e sapeva che in quel caso c’era solo il desiderio di giocare un po’. Gli sorrise e rispose “Hai ragione Baka!”.
Ecco però uno dei suoni più nefasti, che i due ragazzi avevano imparato a conoscere negli anni, librarsi nell’aria annunciando l’arrivo di qualcuno di ancora più nefasto.
Appena il trillo del campanello della bicicletta smise di far sentire la propria voce quella di Shampoo iniziò con le solite esternazioni di affetto nei confronti del codinato, coadiuvate dalle effusioni fisiche e da una sordità alle proteste del ragazzo davvero invidiabile.
“Shampoo lasciami! Devo andare a scuola!” “Lascia peldele la scuola amole mio e poltami a fale un gilo, plometto che non te ne pentilai” disse sorniona, sbattendo le lunghe ciglia con fare allusivo. Il Baka iniziò ad arrossire e balbettare le proprie proteste, cercando di staccarsi di dosso la pretendente cinese. “Akane aspettami!”, ma la fidanzata non era già più in vista.

“Uff!” le sopracciglia aggrottate e il viso tirato *Cambierà mai qualcosa nelle nostre vite?* Akane scosse la testa, come se quel gesto fisico potesse far uscire dalle orecchie i pensieri riguardanti la sua situazione sentimentale. Non avrebbe mai sospettato che la risposta sarebbe arrivata il mattino seguente.

Il secondo giorno di scuola iniziò come quelli degli anni trascorsi, l’entusiasmo per l’assenza di Nabiki e Kuno era già diventato insufficiente per far sì che Ranma si alzasse ad un’ora decente. Ne era conseguita la solita brusca sveglia a suon di secchi d’acqua in faccia, la corsa verso la scuola corroborata da un’intensa litigata e l’entrata di Akane in solitaria causa contrattempo cinese che aveva fatto rallentare il fidanzato.
Akane aprì il proprio armadietto per riporvi le scarpe e prendendo quelle da usare all’interno dell’edificio fece cadere una busta. Raccogliendola lesse il destinatario “Alla dolcissima Akane Tendo”.

“Finalmente mi sono liberato!” L’arrivo del fidanzato la fece sobbalzare e d’istinto nascose la busta nella tasca della divisa. Non aveva voglia di farla vedere a Ranma, non avrebbe esitato a canzonarla per il fatto che qualcuno pensasse a lei come ad una ragazza dolce. In classe tra una pausa e l’altra lesse e fece leggere il contenuto a Sayuri e Yuka e la lettera divenne argomento di discussione fino all’ora di pranzo in cui Akane sparì per qualche decina di minuti.

I giorni successivi proseguirono più o meno allo stesso modo, salvo l’aumentare delle lettere recapitate nell’armadietto della piccola Tendo e i minuti di assenza di lei nella pausa pranzo.
Fu in un giorno di pioggia, in cui Shampoo non si presentò per cause di forza maggiore: difficile manovrare una bicicletta quando sei un gatto, non impossibile, ma sicuramente complicato; che Ranma entrò con Akane per cambiarsi le scarpe.
La ragazza tentò alla bell’e meglio di non far vedere le lettere al fidanzato, ma queste crollarono miseramente a terra poiché erano diventate una buona quantità e una volta aperto l’armadietto strariparono. Il Maschiaccio arrossì vistosamente mentre Ranma ne raccoglieva una “E questa che diavolo è?!” “Non ti riguarda!!” inveì Akane che tentò, invano, di strappargli la missiva dalle mani. Era incredibile come l’agilità di Ranma svanisse quando la fidanzata voleva picchiarlo e fosse invece sempre presente quando si trattava di stuzzicarla o ficcanasare nei suoi affari. “Alla bellissima Akane Tendo” lesse il codinato ad alta voce.
Fissò le parole per qualche secondo e poi gettò la lettera addosso ad Akane, rivelando più disappunto di quanto non facessero le sue parole.  “Poveretto dev’essere cieco per trovare carina un maschiaccio privo di sex appeal, coi fianchi larghi e senza seno come te!”
Solito insulto, solita punizione: un pugno stese Ranma che rinvenne qualche secondo dopo facendo in tempo a vedere la propria fidanzata allontanarsi da lui ancora avvolta da fiamme azzurrine, pestando il pavimento con tale forza da lasciare piccoli crateri ad ogni passo. L’artista marziale si tirò a sedere massaggiandosi il bernoccolo con una mano e stringendo nell’altra una delle lettere destinate alla fidanzata a cui l’aveva sottratta di nascosto. Voleva vederci chiaro, quella storia non gli piaceva neanche un po’.

Tornati a casa Ranma si chiuse in camera, sapendo che Akane, ancora arrabbiata, non l’avrebbe cercato e facendosi un appunto mentale di andare a scusarsi con lei prima di cena;* No, meglio dopo cena, non si sa mai che per far pace poi mi cucini qualcosa!*
Lesse quindi il frutto del suo abile furto con tutta calma, o meglio, in un ambiente tranquillo perché una volta iniziato a leggere il contenuto della lettera la rabbia la fece da padrone. Non solo un qualche damerino da strapazzo elogiava ogni pregio della fidanzata, ma il tutto si concludeva con una richiesta di uscire con lui e diventare la sua ragazza. Al termine della missiva un appuntamento nel cortile sul retro della scuola per dar modo alla “Meravigliosa” Akane di rispondere.
Ranma stropicciò la lettera stringendola nel pugno, era furente, avrebbe spezzato ogni osso in corpo a quel dannato imbecille! Una volta calmatosi però iniziò a riflettere, perché nella lettera il damerino pensava che Akane fosse libera? Come mai le lettere erano state recapitate quest’anno e non negli anni precedenti? Iniziò così ad elaborare un piano per dare risposte alle proprie domande.

Il giorno dopo all’entrata da scuola evitò con abilità Shampoo e fece in tempo a raggiungere Akane all’apertura dell’armadietto.
Quest’ultima non si curò più della presenza del fidanzato, apri lo sportello e raccolse pazientemente il contenuto postale.
“Posso vederle?” Chiese Ranma con un’insolita calma “Credevo che non ti importasse niente…” rispose Akane con freddezza “Volevo solo vedere quante lettere ti scrive quel povero ragazzo privo della vista!” “Veramente…” La ragazza arrossì abbassando gli occhi e Ranma ebbe la conferma del peggiore dei sospetti che lo aveva perseguitato il giorno prima. Strappando con poche cerimonie le lettere dalle mani della fidanzata constatò che chiaramente non erano scritte dalla stessa persona, ma da diverse. Tutte però, vedendo velocemente come erano intestate, sembravano essere accomunate dal medesimo scopo di quella letta da Ranma il giorno prima. “Bah in questa scuola sono tutti degli imbecilli!!!” esclamò lanciando in aria le buste e andandosene con un diavolo per capello.
Rimase di pessimo umore per tutta la mattinata, evitando Akane il più possibile e iniziando ad agitarsi per l’ora di pranzo, era il giorno in cui Yatoshi della 2°E aveva dato appuntamento ad Akane per avere una risposta.

Yatoshi non era mai stato molto fortunato in vita sua e il sorriso della dolce Akane era ciò che illuminava la sua triste vita di studente da due anni a questa parte. Non avrebbe mai sospettato che recarsi all’appuntamento con la meravigliosa Tendo sarebbe stato uno dei momenti peggiori della sua vita.
“Yatoshi sei tu?” lo chiamò una voce femminile da dietro un albero. Il cuore del ragazzo perse un battito, Akane era lì. “Ssi Aakane, sono io”, rimase sorpreso quando, sempre da dietro l’albero, vide rotolare una teiera vuota e spuntare fuori un ragazzo con il codino.
Ranma squadrò lo studentello da capo a piedi, sembrava un normalissimo adolescente giapponese, ma gli ultimi due anni e mezzo della sua vita gli avevano insegnato a diffidare della sanità mentale di chiunque, soprattutto se mostrava interesse per la sua fidanzata.
Si avvicinò in un lampo a Yatoshi e senza preamboli, afferrandolo per il bavero, gli chiese perché avesse chiesto di uscire ad Akane Tendo.
Il ragazzo era spaesato, gli sembrava di aver già visto quel tipo con il codino girare a scuola, soprattutto in compagnia della sua amata. Saotimo o qualcosa del genere. Immaginando che fosse un lontano parente venuto ad appurare le serie intenzioni del suo amore verso Akane, Yatoshi si lanciò in una sperticata lode di tutti i pregi della giovane Tendo e di quanto fosse intenzionato a renderla felice. Erano ormai due anni che il suo cuore palpitava per la bella ragazza dai capelli corvini e gli occhi nocciola.
Ranma, ormai al limite dell’esplosione, gli chiese “Se sono due anni che sei innamorato di lei, perché ti fai avanti solo adesso?!” “Bbhe, Kuno Tatewaki non c’è ppiù, quindi ora si può fare liberamente la corte ad Akane” rispose titubante.
Il codinato lasciò la presa allibito, lo smidollato che aveva davanti aveva più paura di Kuno che di lui?!!?
“Spiegati meglio, in che senso ora che non c’è più Kuno potete fare la corte ad Akane?! Hai un minuto prima che ti faccia a pezzi!”
Così Ranma venne reso partecipe di una parte dei pettegolezzi del Furinkan che riguardavano la sua fidanzata. Pare che molti degli studenti arrivati all’istituto l’anno successivo a Ranma ed Akane avessero notato subito la bellezza di quest’ultima facendola diventare l’oggetto dei loro desideri, quasi nessuno però praticava sport o arti marziali, per cui la possibilità di farsi avanti con la giovane Tendo era interdetta dalla regola del Senpai Kuno di poterla battere in una sfida.
Tra l’altro la palese follia di quest’ultimo insieme alla sua abilità con la katana aveva dissuaso tutti dal rendere noto il loro interesse per Akane.
Avevano sentito dai Senpai del secondo anno, cioè i coetanei di Ranma, che Akane era fidanzata con un artista marziale, ma quando avevano visto come Saotome la trattava, sottolineando tutto il tempo quanto poco interesse avesse per lei ne avevano dedotto che il fidanzamento fosse una diceria e il fatto che vivessero sotto lo stesso tetto indicava che erano probabilmente parenti.
Inoltre, anche fosse stata vera la notizia del fidanzamento, il fatto che fosse imposto gli dava poco valore, e poi quello era l’ultimo anno per potersi fare avanti e dichiararsi ad Akane.

L’artista marziale era completamente spaesato, con gli occhi vitrei di chi ha perso la propria anima e vaga come morto tra il mondo dei vivi prese Yatoshi nuovamente per il colletto e gli intimò in maniera decisamente convincente di non avvicinarsi più ad Akane nemmeno con il pensiero e di diffondere la notizia il più possibile: Akane non sarebbe mai stata alla loro portata e chiunque pensasse il contrario avrebbe vinto un lungo soggiorno nell’ospedale del Dott. Tofu, completo di tutte le migliori esperienze quali gesso per ossa rotte e lunga riabilitazione per ricominciare a camminare. Finite le minacce che fecero scappare a gambe levate lo studentello del Furinkan, Ranma, con lo sguardo ancora vacuo, portò il viso verso il cielo senza vederlo. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avesse rimpianto amaramente il fatto che Kuno Senpai non frequentasse più la scuola con lui?!

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Capitolo 2
*** L'infanzia di Akane ***


Akane si buttò sul letto, si sentiva esausta, ma non era lo sforzo fisico a metterla in quelle condizioni.
Ranma, dopo l’incidente delle lettere quella mattina, l’aveva ignorata tutto il tempo con un evidente malumore che lo aveva accompagnato tutto il giorno, addirittura peggiorando dopo pranzo.
Anche l’ora di pranzo della ragazza con il caschetto non era stata propriamente rilassante, uno dopo l’altro aveva rifiutato una quantità spropositata di pretendenti, quasi tutti del primo e del secondo anno.
Le era sembrato di sentire la voce di Ranma, lì nel cortile posteriore, ma aveva scacciato immediatamente il pensiero che lui potesse essere minimamente interessato alla corte serrata a cui lei era sottoposta.
Emise un sospiro, per assurdo la situazione le faceva rimpiangere i tempi in cui poteva liberarsi dei ragazzi a suon di calci nel tempo in cui la campanella segnava l’inizio della giornata scolastica. Con questi spasimanti però non poteva certo comportarsi così, erano per lo più ragazzi timidi e normali, che le chiedevano una normale relazione romantica *Normale* pensò sorridendo mestamente tra se, *Questa parola non si abbina più alla mia vita da moltissimo tempo, ma in fondo, da quando mamma è morta niente è stato più davvero normale*

Nemmeno Akane era una ragazza normale, con il trascorrere degli anni e l’avvicinarsi della maturità aveva iniziato a perdere i connotati adolescenziali e lasciato intravedere chiaramente la splendida donna che stava diventando. Non era solo una questione meramente fisica, la piccola delle sorelle Tendo era una fusione delle maggiori. Assomigliava a Kasumi nella disponibilità verso il prossimo, nel sorriso dolce e nello sguardo sincero. Mentre da Nabiki aveva preso la tendenza a non arrendersi mai per ottenere ciò che voleva, una certa fascinazione verso i piani arzigogolati, anche se non era astuta come la sorella nell’attuarli, e quel po’ di malizia: come la mezzana, non disdegnava mettere pantaloncini corti e calze parigine o qualche top che mostrasse leggermente il seno, senza esagerare però!
Sua totale e inconfondibile caratteristica era l’irascibilità, la gelosia e la perdita del bene dell’intelletto quando il fidanzato la provocava facendo uscire l’Oni, ereditato dal padre Soun, che albergava in lei. Ranma e le sue fidanzate, o presunte tali, erano le uniche persone capaci di farla imbestialire tanto. Per cui i compagni di scuola, che non la conoscevano bene, vedevano solo la fantastica ragazza e non l’orco spaventoso, inevitabile quindi innamorarsi di lei e farla diventare la più desiderata del Furinkan.

Il giorno dopo, con grande sollievo notò che le lettere erano diminuite, se ne domandò il motivo, ma si disse che la spiegazione poteva facilmente trovarsi nel fatto che ormai aveva rifiutato una buona quantità di persone. Non sospettava minimamente che il fidanzato ci avesse messo il codino! Tra le lettere arrivate quella mattina ce ne fu una che attirò particolarmente la sua attenzione. Non era intestata come le altre, ma in una grafia perfetta il mittente aveva scritto solamente “Akane Tendo”.

Fu per questo che l’aprì per prima all’ora di pranzo, decidendo di prendersi una pausa dagli appuntamenti sul retro del cortile per rifiutare i ragazzi, e la lesse con alle spalle le inseparabili amiche d’infanzia. Un’esclamazione di stupore e ammirazione di Yuka attirò l’attenzione del gruppetto di maschi formato da Hiroshi, Daisuke e Ranma che stazionavano qualche banco più in là. “Cavoli Akane! Ti ha scritto Daichi Asuka!!” “E chi è?” chiese la bella moretta all’amica. “Solo il ragazzo più bello, ricco e desiderato del secondo anno. Pensate è anche il migliore della scuola, prende voti altissimi!” rispose Yuka con un dito puntato al soffitto, stando ad indicare che lei ne sapeva più di tutti. “Oh!” fece Akane arrossendo. “E cosa vuole da te Akane?” chiese Sayuri conoscendo già la risposta e provando un pizzico d’invidia per l’amica. “Bhe…” apostrofò la piccola Tendo al culmine dell’imbarazzo e lanciando un’occhiata in direzione del fidanzato, “mi ha chiesto di uscire con lui.” “Che imbecille!” commentò Ranma, “Per quale motivo uno come lui dovrebbe mai interessarsi ad una racchia come te!” Ad Akane si inumidirono gli occhi, perché nel tono del fidanzato c’era rabbia e un malcelato desiderio di mortificarla, quasi fosse responsabile delle attenzioni che riceveva.

“SMETTILA!” L’urlo rimbombò nell’aula semi vuota, ma non proveniva da Akane. Era stato Hiroshi a dar sfogo alla propria rabbia. “Sei il più colossale degli idioti Saotome! Sono anni che ti sento ripetere le solite stronzate e non ne posso più. Akane è una ragazza stupenda e tu dovresti baciare la terra dove cammina!” Ranma si alzò dal banco su cui si era seduto e fronteggiò Hiroschi, iniziando ad emanare una minacciosa aura combattiva. I nervi del codinato erano stati messi a dura prova in quei giorni e lo sfogo dell’amico non capitava nel momento migliore. “Che c’è Hiro, vuoi aggiungerti alla lista dei pretendenti?!?”.
Il ragazzo non indietreggiò di un passo di fronte all’artista marziale, scosse la testa e un sorriso di amarezza gli si dipinse sul volto. “Proprio non riesci a capire, vero Ranma? No, Akane non mi interessa in quel senso. Oh, se me lo chiedesse non le rifiuterei certo un appuntamento, ma ci conosciamo fin da bambini e tengo a lei a prescindere. Sei un’idiota davvero. Lei è la migliore di noi, quando la signora Tendo morì eravamo tutti tristi, andavamo all’asilo del quartiere ed era impossibile non affezionarsi alla mamma di Akane. Era dolce come Kasumi e cucinava sempre dei dolcetti per tutti, aveva anche la battuta pronta e non mancava di redarguire qualche bullo quando questo ti dava fastidio. Fidati! Ti sistemerebbe per le feste se ti sentisse trattare così Akane!”
Un lieve singulto scosse le spalle della piccola Tendo, sentire il ricordo della madre attraverso le parole dell’amico era dura da affrontare senza piangere. “Dai Hiro, lascia perdere.” Disse Daisuke, pur condividendo la disapprovazione per il comportamento di Ranma.
“No che non lascio perdere! Te lo ricordi, vero, come si comportò Akane alla morte della madre?!” disse alzando nuovamente il tono e voltandosi verso l’amico che aveva cercato di interromperlo.
"E chi potrebbe dimenticarlo?” intervenne Sayuri con il capo chino verso il pavimento, troppo imbarazzata per guardare in faccia chiunque.
Piantando nuovamente gli occhi in quelli di Ranma Hiroschi proseguì il racconto. “Tutto il quartiere era disperato, un via vai di gente si recava al Dojo per porgere le condoglianze. Akane rimase al fianco del padre, con lo sguardo fiero e risoluto cercando di consolarlo al meglio che poteva. Tornata all’asilo, dopo i funerali, ci trovò tutti tristi e cercando di tirarci su il morale decise di farci dei dolcetti con il fango della zona giochi, dicendo che sarebbero stati buoni come quelli della sua mamma”
“La cucina non è mai stata proprio il tuo forte è ‘Kane-Chan?” Disse con dolcezza Yuka, cercando di alleviare un po’ la tensione. Il commento in effetti strappò una piccola risata a tutti, tranne Ranma.
Hiroshi proseguì “Con i dolcetti di fango iniziammo a fare la guerra e a ridere e poi tutt’ad un tratto Akane si accucciò e iniziò a piangere disperata.”
“Mi abbracciaste tutti” disse la protagonista del racconto, che con lo sguardo limpido guardava in viso i quattro compagni di infanzia. “Già” disse Hiroschi facendo qualche passo verso di lei e scoccandole un dolce bacio sulla guancia. “Non ti merita!” disse guardandola negli occhi e voltandosi poi di scatto verso Ranma “NON LA MERITI!” gli urlò in faccia il giovane, “E SAI QUAL’E’ LA PARTE PEGGIORE!?! Sono sicuro che lei ti piaccia, ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo, capisco la timidezza nel dichiararsi, ma che cavolo di amicizia è la nostra se non sei nemmeno capace di essere sincero con noi? Ho aspettato in questi anni che ti aprissi un po’, che ci chiedessi qualcosa su Akane. Ma niente! Solo le tue mirabolanti avventure in cui lei rischiava la vita e per cosa poi? Per essere la tua fidanzata e tu nemmeno ammetti di volerla! Sei un codardo, UN MEZZ’UOMO!”
Accadde tutto in pochi secondi, Ranma tentò di avventarsi su Hiroshi e Akane si mise in mezzo per far scudo all’amico di infanzia, incrociando le braccia davanti a se per parare quello che l’istinto le diceva sarebbe stato un colpo incredibilmente forte.
Non arrivò però, il codinato era riuscito a deviare la propria rabbia per un soffio prima di colpire la fidanzata, distruggendo il banco a fianco a lei. Abbassate le braccia Akane lo guardò negli occhi, Ranma era il dolore personificato. Hiroshi era riuscito a colpirlo in un punto in cui i suoi avversari non sarebbero mai arrivati. Il fidanzato emanava una strana aura nera che le mise i brividi e non le fece sostenere oltre lo sguardo.
Abbassando gli occhi si accorse che il braccio dell’artista marziale sanguinava. “Ranma dobbiamo medicarti, avrai delle schegge nel braccio!”, fece per toccarlo, ma lui si ritrasse come una belva spaventata. Akane d’istinto gli si avvinghiò con le braccia al collo perché qualcosa dentro di lei le diceva che se l’avesse lasciato scappare da quell’aula, lui non sarebbe più tornato. “Non m’importa, capito? Non fa niente se mi offendi, calmati adesso!” gli sussurrò nell’orecchio. Ranma allora, con un rapido gesto, le passò un braccio sotto le ginocchia sollevandola e saltò fuori dalla finestra dell’aula. Corse per un po’ sui tetti di Nerima, fermandosi a poca distanza dallo studio del Dott. Tofu. Akane aveva ragione, doveva farsi medicare. Stette per un po’ immobile, con la fidanzata tra le sue braccia, che aveva appoggiato la testa sulla sua spalla. Il sole iniziò a calare, le giornate si erano accorciate e un vento freddo sferzava le cime delle case.
Akane tremò leggermente, nonostante il calore del corpo di Ranma. “Dai, andiamo, entriamo da Tofu e poi torniamo a casa, va bene?” Gli disse sorridendo con tutta la dolcezza di cui era capace. Il codinato non le rispose per un po’ e poi, a bassissima voce, disse “Scusami” scoccandole un lieve bacio sulla guancia proprio dove qualche ora prima lo aveva fatto Hiroshi, quasi a voler riaffermare la proprietà di quel pezzo di viso della fidanzata. Infine si decise a saltar giù dal tetto e, fatta scendere Akane dalle proprie braccia, entrarono entrambi nello studio del dottore.
 
“Hai esagerato!” Yuka rimproverava Hiroshi “Lo sappiamo tutti che Ranma tiene ad Akane, solo si diverte un po’”
“E tu sei d’accordo che la tratti così?” “Bhe, no. Però non sono affari nostri giusto?” “Sbagliato! Siamo amici e sono d’accordo, tengono l’uno all’altra, ma come pensate andranno avanti le cose?” ”Cosa intendi dire?” Chiese Sayuri. “Avete visto la quantità di lettere che riceve Akane? Mi state dicendo davvero che prima o poi non incontrerà qualcuno di interessante e che non sarà così scemo da insultarla ogni mezza frase?” Daisuke intervenne “Non riesco a capire dove vuoi arrivare Hiro” A Hiroshi cascarono le braccia.
“Bho! Forse avete ragione voi, avrei fatto meglio a stare zitto. Speravo di smuovere un po’ Ranma, chissà… magari avrebbe ammesso di tenerci” disse con fare imbarazzato. I tre amici lo osservarono per qualche secondo e poi scoppiarono a ridere tenendosi la pancia per il dolore addominale. “Cche diavolo avete da ridere in quel modo?!” Daisuke asciugandosi le lacrime diede dell’ingenuo all’amico e una volta finito di ridere propose di andare a mangiare un gelato in centro. La relazione tra Ranma e Akane non era qualcosa che dei normali studenti delle superiori potessero pensare di gestire.

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Capitolo 3
*** Questione di equilibrio ***


Tofu strabuzzò gli occhi un paio di volte, vedersi davanti Ranma o Akane per farsi medicare non era una novità, ma c’era qualcosa nell’atteggiamento di entrambi che non lo convinceva. Tolse con calma tutte le schegge di legno dal braccio del ragazzo, disinfettò ed infine fasciò il tutto.
Akane aveva sostenuto tutta la conversazione con il dottore, chiacchierando del più e del meno e sviando ogni tentativo di Tofu di essere messo a conoscenza dei fatti.
“Ranma ho terminato, potresti attendere fuori in saletta? Vorrei parlare con Akane”
Così dicendo lo spinse leggermente fuori dallo studio e diede un lieve colpo alla schiena di Ranma. Il ragazzo strabuzzò gli occhi, un ricordo riaffiorò immediatamente, si voltò verso Tofu, ancora sulla porta “Dottore non mi avrà mica…” ma Tofu non lo fece terminare, gli fece uno dei suoi sorrisi enigmatici e chiuse.
“Akane sono preoccupato per Ranma” la piccola Tendo sobbalzò “Il braccio è più grave di quel che sembra? Nnon potrà più combattere?” chiese con aria terrorizzata, togliere le arti marziali a Ranma equivaleva a ucciderlo.
“No, non mi riferivo a questo. Mi preoccupa la sua aura, il suo Ki” “Oh” fu la risposta di Akane abbassando lo sguardo.
“L’hai notato anche tu Akane?” “Si prima, subito dopo aver quasi colpito Hiroshi, Ranma emanava un’aura nera..Ah!” maledizione, la ragazza con il caschetto si era ripromessa di non raccontare a nessuno quello che era successo in aula.
“Colpire Hiroshi? Se non sbaglio non pratica arti marziali. Raccontami tutto” il tono e il fare perentorio del dottore non lasciarono molta scelta alla giovane, che si decise a vuotare il sacco.
Terminato il racconto Tofu commentò “L’aura nera di cui mi hai parlato mi preoccupa Akane”
“Pensa che Ranma possa trasformarsi in un demone? O in una creatura malvagia?”
“Cosa? No, niente di tutto questo, anche se con le vostre disavventure non mi sento di escluderlo. Mi riferivo a qualcosa di più semplice, ma altrettanto pericoloso. Ranma potrebbe ammalarsi”
“Ammalarsi?!?!” Akane aggrottò la fronte, l’immagine del suo fidanzato malato era qualcosa che faticava a definirsi nella sua mente.
Persino quando aveva preso una forte influenza da Happosai il risultato era stato che quel Baka, resosi conto che l’alta temperatura della febbre faceva evaporare l’acqua fredda annullando la maledizione, era riuscito a creare trambusto combattendo con il maestro per litigarsi il raffreddore.
Tofu vedendo la perplessità dipinta sul volto di Akane cercò di spiegarsi meglio “Non parlo di una semplice influenza o cose simili, bhe in effetti magari si comincia con prendere spesso raffreddori, poi non si dorme bene, ci si indebolisce e il corpo inizia a risentirne. Negarci ciò che ci rende felici, che ci fa sentire liberi, ci logora.”
“Secondo lei la maledizione lo rende infelice fino a questo punto?”
“Non mi riferivo alla maledizione, ma al vostro rapporto. Dovreste cercare di essere più sinceri su quello che provate.”
Akane non riuscì a replicare e Tofu proseguì tentando di alleggerire la tensione creatasi
“Eh così piccola Akane sei diventata molto popolare a scuola eh? C’era da aspettarselo!”, la giovane artista marziale arrossì “Non è questo il punto!” rispose con una certa stizza e colorandosi come un pomodoro.
"E invece è proprio questo il punto!” disse il dottore. Akane lo guardò con aria interrogativa.
“Tu e Ranma siete artisti marziali, l’equilibrio delle proprie emozioni è importante tanto quanto l’esercizio fisico. Non si può reprimere ciò che si prova per sempre e Ranma lo fa da anni”.
“Come lei con mia sorella Kasumi?” La frase le era uscita prima ancora che il cervello si fosse reso conto di averla formulata e Akane se ne pentì immediatamente, il dottore era una delle ultime persone sulla terra che volesse ferire, ma non ne poteva davvero più di sentire gli amici giudicare e dare consigli gratuiti a lei e Ranma su come gestire la loro stramba situazione. 
"Kkkkaaakkaasumiii…Cche centra…Stà arrivando…Oddio Betty metti il bollitore sul fuoco…Ahhh com’è in disordine qui”
La piccola Tendo guardò con dolcezza il dottore che, con gli occhiali appannati, stava ammonticchiando tutti i mobili dello studio sul lettino continuando a sproloquiare sul disordine e a chiedere allo scheletro Betty se finalmente il tè era pronto.
Akane non poté fare a meno di pensare che Tofu avesse ragione, reprimere i propri sentimenti fa davvero male, tentò invano di spiegare al dottore che sua sorella non stava arrivando, ma Tofu non era più in questo mondo. La moretta si alzò in fretta, ringraziò e uscì dallo studio.
In sala d’attesa Ranma l’aspettava, lo guardò e un enorme ruggito le fece fare un balzo indietro di un metro. Era lo stomaco del codinato che chiedeva a gran voce di essere riempito con un lauto pasto.
"Forza, andiamo a casa, è tardi” “Ssi” rispose con incertezza Ranma, mentre si stava alzando per seguirla.
“Che ti prende, non vuoi andare a casa?” gli chiese la fidanzata con tono esasperato, quella giornata era già stata sufficientemente stressante e non vedeva l’ora di godere della tranquillità della sua stanza.
Oltrepassarono entrambi il cancelletto della clinica e Akane udì un tonfo sordo “Dannazione lo sapevo!!” La moretta si voltò verso il fidanzato, trovandolo seduto per terra intento ad imprecare contro il loro dottore.
“Bhe che diavolo ci fai per terra?” gli chiese accovacciandosi per avere il viso alla stessa altezza di lui.
“L’ha fatto di nuovo!” “Chi ha fatto di nuovo che cosa?” Akane iniziava ad avere un’espressione accigliata, il codinato non era l’unico ad avere fame e lui in quel momento metteva a dura prova la poca pazienza di lei.
“Il dottor Tofu, stupida! Mi ha bloccato la schiena! Come qualche anno fa! Ora non riesco a camminare” Akane lo guardò allibita *Perché mai Tofu ha fatto una cosa simile?*
“Avanti portami dentro, così mi faccio rimettere in piedi!” il tono dispotico di Ranma non le piaceva nemmeno un po’, si alzò, lo guardò con un sorrisetto sarcastico e gli rispose
“Non mi sembri in condizioni di dare ordini, sai? Quasi, quasi vado a casa e ti lasciò li.”
“Dannato maschiaccio non oserai…” ma vedendo gli occhi di Akane diventare due fessure e una leggera aura azzurrina iniziare ad illuminare la sera, il ragazzo, da buon artista marziale qual era, capì di dover cambiare tecnica.
“Akane, Akanuccia mi potresti riportare dentro lo studio?”
Lei si accucciò nuovamente e iniziò a punzecchiargli una guancia affondandoci l’indice dentro “Come vuoi, ma sappi che gli ho nominato Kasumi ed ora non mi sembra molto in condizioni di visitare” “Sei una stupida!” inveì lui.
La ragazza si alzò, fece la linguaccia a Ranma e iniziò ad avviarsi verso casa. “Nno dai Akane, scherzavo, torna indietro! Non vorrai lasciarmi davvero qui?” Ma la fidanzata non ebbe il tempo di rispondere che un uomo, dal fondo della via, iniziò ad urlare
“Mia dolce Akane Tendo! Sei davvero tu? Ah, quale gioia poterti incontrare all’ora del crepuscolo, il momento più romantico, quello in cui si consumano gli amori clandestini!” 
Così dicendo Kuno Tatewaki correva incontro al suo amore con braccia spalancate e brandendo la katana.
Akane entrò nel giardino di Tofu e prese la pompa dell’acqua, si avvicinò a Ranma e gli chiese “Che dici? Gli facciamo incontrare la ragazza con il codino? Sono sicura che sarebbe estasiato di poterla portare a casa tra le sue forti braccia! Non sono sicura però in quale casa potrebbe portarti” disse la moretta, simulando un fare dubbioso come chi sta cercando di trovare soluzione ai dilemmi della vita. “Nnon oserai?!?” chiese Ranma mentre un’enorme goccia di sudore gli colava dalla tempia destra.
Nel frattempo il Senpai li aveva raggiunti “Sciagurato di un Saotome, come osi non alzarti in piedi dinnanzi alla grandezza di Kuno Tatewaki! Battiti se ne hai il coraggio” “Ti assicuro Kuno, che mai come in questi giorni avrei voglia di darti una lezione, ma in questo momento proprio non posso”
Akane guardò Ranma incuriosita, *Perché ha voglia di picchiare Kuno? Non lo vediamo da un pezzo. Non è certo per allenarsi a migliorare, come combattente il Senpai non è gran che* pensò la ragazza.
“Avanti fellone, battiti, o dovrai rinunciare per sempre all’amore della dolce Akane!”
L’oggetto del contendere emise un sospiro, portando una mano a coprirsi il volto, e provando profonda pena per se stessa: circondata costantemente da degli imbecilli.
Stava per spedire Kuno a sorvolare Nerima quando Ranma lo chiamò “Psst! Kuno, vuoi sapere un segreto? Ti svelo dove abita la ragazza con il codino!” Il senpai si chinò verso Ranma il quale lo colpì con un pugno stendendolo ed esaudendo il desiderio inespresso della fidanzata.
“Allora? Vuoi che ti bagni?” Gli chiese Akane attirando la sua attenzione.
“E perché?!” fu la risposta del ragazzo
“Bhe, l’altra volta non avevi voluto che ti portassi a casa in spalla come ragazzo.” Disse la giovane senza guardarlo negli occhi e arrossendo leggermente al ricordo del periodo in cui si erano conosciuti.
“Si, è vero” le rispose, imitandola nell’arrossire. Tutto quello che comportava contatto fisico tra loro era tanto naturale in battaglia quanto artificioso nella quotidianità, lasciarsi andare non era facile.
“Non fa niente” proferì Ranma dopo qualche istante di imbarazzante silenzio “Ormai è passato un sacco di tempo e…bhe…ci…ci conosciamo meglio ora, no?”
“Si” rispose lei semplicemente, accucciandosi e dandogli la schiena per potergli permettere di salirle in groppa.
Il codinato avvicinò le mani tremanti alle spalle di lei *Kami come sono piccole, riuscirà davvero a portarmi fino a casa?* Ma Akane si stava già alzando in piedi, assicurandosi bene il suo strambo carico a forma di fidanzato sulla schiena.
Rimasero in silenzio per un po’, troppo imbarazzati per parlare di quella giornata. Il codinato continuava a pensare alle parole di Hiroshi, all’infanzia del suo maschiaccio di cui sapeva poco o niente e alle continue lettere d’amore che lei riceveva.
“Ranma?” Lui sobbalzò leggermente, spaventato dal fatto che lei avesse potuto sentire i suoi pensieri.
“Perché ce l’hai tanto con Kuno? Ormai non lo vediamo quasi più” “Bbhe…ma che domanda stupida! Come fai a non avercela con Kuno, insomma, è troppo scemo!”
Non poteva certo raccontarle del suo incontro con Yatoshi. Avrebbe scoperto del suo furto postale e lo avrebbe tempestato di domande, tra cui la più fastidiosa di tutte “Sei geloso per caso?” No, lui non era geloso, solo che lei era la sua fidanzata, punto e basta.

Prima di varcare il portone di casa Akane fece scendere Ranma dalle spalle e, appurato che quest’ultimo avesse ripreso il controllo degli arti inferiori, entrarono. Impossibile farsi vedere in famiglia anche solo con un vago atteggiamento affettuoso come, ad esempio, aiutarsi reciprocamente.
Negli anni Soun e Genma non si erano arresi e i loro tentativi di veder convolare a nozze i figli erano diventati sempre più subdoli.
L’estate precedente il primo si era finto in fin di vita per quasi una settimana per arrogarsi il diritto di esprimere l’ultimo desiderio, chiedendo quindi di veder realizzato il sogno delle loro famiglie fuse in una sola.
I due ragazzi stavano per cascarci fino al giorno in cui il capofamiglia, nell’infilare il termometro nel tè per simulare la febbre, non si era accorto di averlo fatto arrivare a cinquantasette gradi centigradi facendo insospettire le figlie.
Akane non parlò al padre per svariati giorni, ma Kasumi dovette pregarla di desistere dal comportamento perché le lacrime di Soun per la freddezza della figlia minore stavano facendo imbarcare il tatami.
I due fidanzatini cenarono, glissando molto sulla loro giornata di scuola e andando ognuno nella propria stanza senza accennare all’accaduto. 
Si dice che la notte porta consiglio, ma di solito quando si hanno molti pensieri per la testa porta molta più insonnia.

Akane non riusciva a dormire, l’aura nera di Ranma continuava a preoccuparla e il confronto con il Dottor Tofu l’aveva agitata.
Non era la sola in casa a non chiudere occhio, il codinato era rimasto molto colpito dalle parole del compagno di classe e, anche se il desiderio di tirargli un pugno riaffiorava ad ondate come il ricordo di essere stato definito mezz’uomo, si mise a riflettere.
*Hiroshi è davvero maturato, quando sono arrivato continuava a dirmi quanto fosse carina Akane e chiedermi fin dove ero arrivato con lei*
Di riflessione in riflessione, prima di addormentarsi, Ranma decise che fosse venuto il momento di fare uno sforzo e di seguire l’esempio dell’amico cercando di maturare un po’.

La mattina seguente, arrivati al cancello del Furinkan,  Shampoo non si fece attendere e Akane decise di mettere a punto il piano formulato nella nottata quasi insonne.
Con la scusa della gelosia diede un colpo in testa a Ranma tramortendolo e corse verso gli armadietti, con grande sollievo constatò che non c’erano lettere per lei, si cambiò e arrivò in aula. Nessuna traccia del fidanzato *Bene* pensò, il suo mega pugno aveva sortito l’effetto desiderato, il Baka era in ritardo e non avrebbe potuto attaccar briga con Hiroshi almeno fino al suono della prossima campana.
Inoltre quello sfogo l’aveva ripagata di tutta l’enorme pazienza mostrata nelle ultime mattine nei confronti del fidanzato smidollato e della gatta cinese. Quando Ranma arrivò in classe fu subito ricacciato in corridoio con dei secchi d’acqua in mano e la moretta poté stare tranquilla per un po’, anche se il senso di colpa per averlo colpito così forte si era fatto sentire.
Terminata l’ora Ranma entrò in classe
“Maledizione Akane, che ti è preso questa mattina!? Volevi uccidermi forse!?” disse il codinato massaggiandosi un vistoso bernoccolo, l’interpellata incrociò le braccia e voltò il viso dalla parte opposta a quella del fidanzato con un’espressione stizzita.
”Se non ti  comportassi da smidollato io non dovrei darti una lezione!”
Gli amici d’infanzia e gli altri studenti iniziarono il conto alla rovescia attendendosi una litigata tra i due.
“Hai ragione maschiaccio.”
Diverse bocche si spalancarono, mentre ogni paio d’occhi della stanza, compreso quello di Akane fissava sbigottito l’artista marziale.
Ranma le scompigliò leggermente il caschetto “Cercherò di essere più deciso” le disse sorridendo.
Gosunkugi intuì che quello era un segno dell’apocalisse, la fine del mondo era dunque prossima, e si avvicinò di soppiatto a Ranma con paletto e martello per purificarlo.
“MUORI RANMA SAOTO..hem… DEMONE APOCALITTICO!!”
Inutile dire che il codinato scansò il paletto e stese il compagno con un pugno.
“Ranma sei impazzito!? Non puoi prendertela con una persona debole come Gosunkugi” “E’ lui che mi ha attaccato, possibile che non prendi mai le mie difese?!” “Attaccato?!? Ma andiamo!” “Non sei affatto carina con me! Sei proprio un maschiaccio, sei rozza e brutale” “Cretino!!” “Vita larga!”
E mentre i due artisti marziali litigavano, l’eroico Gosukugi, ancora steso a terra privo di sensi,con il suo sacrificio aveva ristabilito l’equilibrio nel mondo.

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Capitolo 4
*** Tu chiamale se vuoi...emozioni ***


Arrivata l’ora di pranzo Akane era agitata, se mai Ranma avesse voluto vendicarsi delle parole di Hiroshi quello era il momento.
Lo vide sgattaiolare fuori dall’aula velocemente, tentò di seguirlo ma fu fermata da una compagna che le chiedeva in prestito degli appunti. Quando finalmente uscì dalla classe le sembrò di intravedere il codino del fidanzato che voltava l’angolo verso le scale che portavano in terrazza.

“Ahhhhh… Io ho ancora fame!” “Già” “Secondo me i panini della mensa diventano ogni anno più piccoli!”
Hiroshi e Daisuke erano in terrazza per godersi le ultime giornate di sole prima dell’inverno, avevano divorato il loro misero pasto e ora si lamentavano, mollemente appoggiati alla ringhiera, guardando il cortile sottostante brulicante di studenti.
Un cigolio della porta li fece voltare e videro Ranma Saotome con le gambe divaricate e il torace ingrossato che si stagliava dinnanzi a loro.
Nemmeno Hiroshi aveva dormito quella notte, perché l’istinto aveva iniziato a fargli presente che dare del mezz’uomo al migliore artista marziale del Giappone, nonché tuo suscettibile compagno di classe e molto probabilmente ex amico non era stata una saggia idea, eroica forse, visto l’intento di difendere Akane, ma certo non saggia.
Così quando lui e Daisuke si trovarono dinnanzi Ranma divennero la migliore replica dell’urlo di Munch che fosse mai stata realizzata. Quando poi il codinato gli lanciò addosso qualcosa i loro cuori cessarono di battere dalla paura.
Ci misero un po’ a riaprire gli occhi e vedere cosa li aveva colpiti, senza di fatto cagionar loro alcun male. Ai loro piedi c’erano ben quattro panini della mensa, un po’ malconci, ma integri.
Entrambi guardarono il codinato con aria interrogativa, Ranma non diede risposta, ma si sedette a terra con le gambe incrociate e iniziò a mangiare. I due studenti si guardarono, raccolsero i panini e andarono a sedersi vicino al compagno di classe formando con lui un piccolo cerchio.
Mangiarono in silenzio qualche boccone, finché Hiro, sapendo che Ranma aveva già ingoiato abbastanza orgoglio con quel gesto non disse: “Scusami per ieri…Io non avrei dovuto…Bhe si insomma, non volevo arrivare a tanto, ecco”
Ranma smise di mangiare, prese un grosso respiro e disse “Lei mi piace!”, il ragazzo era rosso come un peperone e siccome i due non intervenivano aggiunse con un filo di voce “Aaakane intendo”
Daisuke e Hiroshi ci misero qualche secondo per riprendersi dallo shock e il primo provò una certa ammirazione per il secondo, ieri lo avevano canzonato con le ragazze per il suo tentativo di smuovere Saotome, ed invece, contro ogni pronostico, c’era riuscito.
Era giunto dove nessun ragazzo con lo spazzolone, demone gatto o semidio era arrivato: far ammettere a Ranma di provare qualcosa per Akane senza che quest’ultima stesse per essere rapita o per tirare le cuoia.
Stava passando davvero troppo tempo dall’ammissione del codinato e il mutismo dei due lo innervosiva così questi si alzò in piedi esasperato e grattandosi con furia il capo con entrambe le mani disse “Allora?!!?Non avete niente da dire?”
Daisuke gli rispose con l’unica domanda che gli ronzava in testa ogni volta che vedeva insieme i due artisti marziali
“E perché non glielo dici?”
Ranma abbassò lo sguardo e rispose “Shampoo”
Hiroshi e Daisuke si alzarono, il primo urlandogli addosso “Cooosa!?! Stai dicendo che non sai deciderti, secondo te Shampoo è meglio di Akane?!”
“Bhe, carina è carina” disse Daisuke mentre guardando il cielo ci scorgeva il viso sorridente della ragazza cinese.
Un’occhiata di fuoco di Hiroshi lo spaventò e alzando le mani in segno di resa disse “Nnon stò dicendo che Ranma debba scegliere Shampoo al posto di Akane”
Il codinato emise un sospiro “Non ho nessuna intenzione di scegliere Shampoo, non era questo che intendevo”
I due compagni lo guardarono con aria di chi ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Con un altro sospiro Ranma si avvicinò alla ringhiera “Se Akane sentisse mi ucciderebbe” *O peggio ci rimarrebbe malissimo*pensò tra se e se.
I due studenti del Furinkan si avvicinarono all’artista marziale, il quale confessò tutte le sue preoccupazioni. “Se facessi una scelta sono sicuro che Shampoo farebbe di tutto per farla pagare ad Akane o toglierla di mezzo e lei non è in grado di difendersi”
Anche se prendeva spesso in giro la fidanzata per essere troppo debole come artista marziale gli costava fatica ammetterlo seriamente davanti agli amici.
“Perché non la alleni?” “Ci ho provato, ma non riesco. Se la colpissi anche solo per sbaglio non me lo perdonerei e in ogni caso lei si arrabbia un sacco quando ci alleniamo, perché non mi impegno a fondo, così finisce che litighiamo”
Appoggiò il viso al braccio guardando il suo orizzonte senza speranza, aveva pensato ad un sacco di soluzioni possibili, ma nessuna teneva la fidanzata fuori dai guai.
Le altre pretendenti non lo preoccupavano tanto, Ukio, che era ancora in un viaggio di addestramento iniziato durante le vacanze estive, era sicuramente alla portata di Akane e Kodachi era talmente pazza ed imprevedibile da essere fuori dalla portata di chiunque. Ranma sperava ardentemente che un giorno qualcuno le desse inavvertitamente un martello in testa e che lei si innamorasse del dottore che la salvava.
Hiroshi incrociò le braccia e con aria fintamente dispiaciuta disse “Povero Ranma, desiderato da tutte le belle ragazze!” poi si avvicinò all’artista marziale, gli mise un braccio intorno al collo e con fare cospiratore gli disse “Allora, tu e Akane fin dove vi siete spinti, eh?”
Il codinato lo guardò interdetto poi, capendo che l’amico stava scherzando, iniziarono tutti e tre a ridere.

Akane aveva seguito l’ombra del fidanzato fino alla terrazza, il grido di spavento di Hiroshi e Daisuke stava per farla intervenire, ma dando una veloce sbirciata capì al volo che l’attacco dei panini non era una nuova tecnica della scuola Saotome e che si era preoccupata per niente: Ranma non aveva cattive intenzioni.
Stava per scendere e lasciare i tre amici alle loro chiacchiere, quando un sussurro della voce del fidanzato che ammetteva di provare qualcosa per un’ipotetica lei, la bloccò sul posto.
Il cuore iniziò a battere all’impazzata e Akane quasi non sentiva ciò che le stava intorno, tanto era forte il rimbombo dei battiti nelle orecchie. Fu solo quando udì il suo nome e il cervello collegò le due frasi di Ranma che il cuore cessò di battere per qualche istante. Sapeva in fondo in fondo che il fidanzato le voleva bene, era per questo che aveva pazientato tanto in quegli anni e non si era arresa all’idea di lasciarlo in balia di qualcuna delle sue pretendenti.
Inoltre la piccola Tendo era arrivata ad un buon grado di sincerità interiore ed aveva accettato da tempo, che no, lei una vita senza Ranma non la voleva.
Così cercava di sopravvivere alla loro assurda quotidianità standogli accanto e sperando in qualche passo avanti da parte di lui. Quell’ammissione con i compagni di classe era un balzo notevole nella scala della timidezza di Saotome.
In quella girandola di emozioni in cui già si trovava quando il fidanzato nominò la cinese, le gambe le cedettero e si lasciò scivolare lentamente lungo il muro, così come qualche lacrima che già aveva rigato le guance.
*Io e Shampoo!? E’ per lei che Ranma non mi dice nulla? Gli piace anche Shampoo?*
Stava per scappare via, ma si ricordò di quante volte l’aveva fatto in quegli anni, travisando le intenzioni di Ranma.
Si fece coraggio e ascoltò le risposte a quelle domande che lei stessa avrebbe voluto porre e che venivano formulate dagli ignari compagni di classe.
Ranma aveva ragione, quando Akane seppe che lui la riteneva molto più debole di Shampoo, pur rincuorata dal fatto che non preferiva la cinese a lei, avrebbe voluto picchiarlo e rimase malissimo nell’ingoiare quella verità insieme al groppo che le si era formato in gola.
Si rialzò prima di rischiare di essere scoperta e con una nuova scintilla di decisione negli occhi scese le scale, avrebbe chiesto aiuto per ribaltare la situazione e sapeva già a chi.

Terminate le lezioni Ranma non vedeva l’ora di tornare a casa con la fidanzata, ma Akane gli schizzò davanti agli occhi con la cartella in mano farfugliando qualcosa a proposito di un impegno improvviso.
Il codinato iniziò a rincorrerla per il corridoio, ma si scontrò con un ragazzo del primo anno che stava uscendo dalla propria classe con un secchio d’acqua in mano.
Quando quest’ultimo riaprì gli occhi si ritenne davvero fortunato nel ritrovarsi tra le braccia una splendida ragazza dagli occhi blu come il mare e il seno prosperoso di una pin up.
Il trambusto aveva attirato l’attenzione anche degli altri studenti di turno nelle pulizie, che furono immediatamente attirati dalla rossina tutto pepe. I più audaci, ignari della vera identità di Ranma, si lanciarono in sperticate lodi alla sua avvenenza e le chiesero di uscire.
Nel frattempo l’artista marziale tentava di divincolarsi per raggiungere la fidanzata.
“Lasciatela!” Una voce dal tono autoritario si levò nel corridoio e tutti, tranne Ranma, si voltarono, trovandosi dinnanzi uno splendido ragazzo, dal nobile aspetto di un antico kendoka. Solo la ragazza con il codino sapeva di essere passata dalla padella alla brace e non era affatto colpita dalla visione ancestrale.
“Mia amata ragazza con il codino, il mio cuore avvizziva come albero nel triste inverno della tua assenza” e pronunciando tutto ciò si gettò sull’oggetto del contendere, il quale per tutta risposta gli rifilò un pugno chiedendogli “Kuno che diavolo ci fai qui? Non frequenti più il liceo!”
“Oh mio fiore del mattino, anche tu dunque senti la mia mancanza? Sono venuto a trovare mio padre. Non perdiamo altro tempo, facciamo sì che la primavera del nostro amore scaldi i nostri corpi!” E detto ciò sollevò tra le proprie braccia Ranma, con l’intento di scaldarla.
La rossina iniziò ad inveire come uno scaricatore portuale di Osaka, gli studenti iniziarono a protestare della brutalità del senpai nel portar via la loro conquista e il tutto attirò l’attenzione della professoressa Hinako Ninomiya, la quale decise di porre fine alla disputa con la sua moneta forata da cinque yen.

Un provato e lamentoso Ranma camminava verso casa Tendo poggiandosi su un bastone di legno, le guance incavate e il viso stanco.
La moneta da cinque yen della professoressa aveva reso gli studenti e Kuno dei fogli di carta, solo il codinato si era ripreso abbastanza in fretta da sgattaiolare via.
“Maledetto Kuno e anche la professoressa…e anche Akane, dannata stupida! Cosa diavolo aveva da scappare via tanto in fretta! Sono anche stato carino stamattina in classe…dannazione appena la vedo gliene dico quattro!” e continuò per tutto il tragitto borbottando come una pentola di curry sul fuoco acceso.
Arrivato a casa venne accolto da Kasumi, la quale lo fece accomodare e gli diede la cena. Mentre Ranma divorava il pasto, con la bocca piena e cicchi di riso che schizzavano ovunque chiese dove si trovasse la fidanzata.
“Akane era esausta, ha mangiato ed è andata subito a dormire.”
*Come mai era così stanca?* quest’ultimo pensiero lo costrinse a dirigersi verso la porta della camera della fidanzata, iniziando a farlo agitare. Ricordi di intrugli, strani demoni o maledizioni si accavallarono facendogli sentire il bisogno di controllare che stesse bene.
Ranma bussò piano, ma non ricevette risposta, stava per andarsene, ma un flash di un Akane fredda e pallida tra le sue braccia lo spinse ad entrare.
Ed eccola li, nel suo pigiama giallo a maniche lunghe, raggomitolata nelle coperte.
Ranma si avvicinò al bordo del letto, accovacciandosi sui talloni e tenendo le mani sulle ginocchia. *Pfui! Dorme beatamente la maledetta!! Mi preoccupavo per niente!*
Era tentato di farle Buh! Nell’orecchio quando: “Rranmma” Il codinato arrossì, la fidanzata lo stava sognando, si avvicinò un pochino al viso di Akane e vide che quest’ultima sorrideva, la moretta lo chiamò di nuovo “Rranma”
“Sssono qui Akane” rispose lui
“Stupido!” e gli rifilò un pugno in testa.
Il ragazzo cadde sul sedere “SSei sveglia?!” No, non lo era. *Non ci credo, sogna di picchiarmi e insultarmi, diamine! Dannata stupida!*
Si era riavvicinato a lei deciso a svegliarla di soprassalto per vendicarsi, quando si rese conto che il braccio con cui l’aveva colpito si era scoperto e lì, sull’avambraccio, sulla pelle diafana di Akane svettava un livido. Ranma lo sfiorò con le dita e subito Akane fece una smorfia di dolore
“Ma che hai combinato?” disse lui a bassissima voce, preoccupato, era sicuro che la contusione non ci fosse quella mattina.
“Ranma?” Un’enorme goccia di sudore scese sulla tempia del ragazzo, perché dal tono di voce intuì che Akane non lo stesse più chiamando dai campi elisi. Spostò lo sguardo dal braccio al viso di lei e, a conferma del suo terrore, trovò due occhi enormi che lo fissavano.
“Che diavolo ci fai qui?!” gli chiese *Ahi! Ahi! Ahi! Cominciamo male, stò per beccarmi un altro pugno*
Tentò la via della mezza sincerità “Ssei scappata via da scuola e Kasumi mi ha detto che eri già a dormire, ho pensato non stessi bene” *Meglio glissare sul fatto che volevo svegliarla e darle della scema*
La tecnica sembrò funzionare, Akane arrossì e abbassò lo sguardo “Tranquillo Ranma, stò bene.”
“E quel livido sul braccio?” “Cosa?!” La ragazza si guardò il braccio, aggrottò le sopracciglia e si volse verso Ranma, il quale fece un balzo indietro pensando che stesse per arrivare la solita punizione.
“Non ti intromettere Ranma, me lo prometti vero?!” Il codinato la guardò, non era arrabbiata, sembrava solo molto determinata.
“Ma Akane…” provò a controbattere
“Promettimelo!!!” disse lei con ancora più veemenza, nello sguardo si era aggiunta una muta preghiera, sperava che lui le desse fiducia.
“E va bene” acconsentì il ragazzo emettendo un sospiro e massaggiandosi la nuca con una mano, tipico segno di quando era indeciso.
Il codinato pensò che era ora di accomiatarsi, si alzò e diede la buona notte alla fidanzata.
“Ranma” lo chiamò lei dal letto, lui, che era già sulla porta, si volse a guardarla.
“Grazie” disse Akane
“Per cosa?” chiese incuriosito
“Di preoccuparti per me” e senza attendere risposta si mise su un fianco e sorridendo chiuse gli occhi.
Lui emise un altro sospiro, si chiuse la porta alle spalle e sorrise, si la sua Akane gli piaceva proprio tanto.
 

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Capitolo 5
*** Il primo bacio di Akane ***


I giorni passavano tra le strane assenze di Akane e gli assalti dei vari pretendenti a cui si era aggiunta Ukio, tornata dal suo viaggio.
La cuoca, saputo delle lettere indirizzate alla compagna di classe, provò a convincere la nemica-amica ad accettare qualche avances, rimase quindi delusa nell’apprendere che nessuna lettera era più spuntata nell’armadietto della ragazza con il caschetto.
Solo l’ultima missiva, quella che aveva creato il dissidio più grande tra i due fidanzati, era rimasta senza risposta e il suo mittente non intendeva lasciare la questione in sospeso.
La piccola Tendo trovò un giorno, accanto al suo armadietto, il proprietario della bella calligrafia, che, senza nemmeno presentarsi l’apostrofò,
“Non mi hai risposto”
Akane strabuzzò gli occhi un paio di volte, confusa, le venne il dubbio che il ragazzo non stesse parlando con lei e si volse indietro, ma alle sue spalle non c’era nessuno.
“Ehi! Parlo con te!”
“Ci conosciamo?” rispose l’artista marziale guardinga, c’erano conversazioni iniziate meglio che poi erano terminate con proposte di matrimonio assurde oppure con altrettanto assurdi rapimenti, ricordava bene il giorno che Lime le aveva chiesto se era una donna e poi l’aveva presa per la vita portandola al Neko Hanten come un sacco di patate.
Quella era stata una vera avventura per Ranma e lei si era preoccupata molto per il fidanzato.
Il ragazzo si sfregò la nuca con la mano e Akane non poté fare a meno di sorridere per un attimo, quel gesto le ricordava qualcuno.
“Sono Daichi Asuka” disse infine lo studente riprendendo tutta la sua baldanza. “Non ho ricevuto riposta alla mia lettera” e avvicinandosi con fare da conquistatore “Allora ti va di uscire con me?”
Era quel tipo di atteggiamento che ad Akane non era mai piaciuto, tra i suoi coetanei, da Kuno in giù, nessuno si interrogava se lei apprezzasse queste attenzioni e avevano tutti la sicurezza che avrebbe accettato di frequentarli. Il bellimbusto poi risultava ancora più antipatico del Senpai, almeno Kuno era chiaramente senza cervello, ma il ragazzo che aveva di fronte sembrava solo un arrogante abituato a farsi dire sempre di sì.
La studentessa fece un leggero inchino di saluto “Mi spiace non averti risposto, ma non sono interessata, ti ringrazio davvero molto per le tue attenzioni e ti auguro buona giornata”
Fece per andarsene, ma Asuka le chiese “Perché?” “Ccome?” Akane era stupita, gli altri ragazzi avevano accettato di buon grado il suo rifiuto e se ne erano andati con la coda tra le gambe.
La piccola Tendo guardò meglio in viso il pretendente, ma non vi trovò tutta l’arroganza che gli aveva attribuito, né l’ottusità di Kuno nel non accettare la situazione. La domanda sembrava sincera e lui non poteva certo immaginare che per Akane era davvero complicato rispondere.
Scelse la via più breve e indolore “Sono findanzata” Disse con tono neutro, sapeva che giravano già abbastanza voci sul conto suo e di Ranma. “Quindi è vero che stai con quel Saotome” “Siamo fidanzati, lo sa tutta la scuola” “Si, me l’avevano detto, un tipo qualche settimana fa ha girato per le classi dicendo che, se qualcuno ci provava con te, Saotome gli avrebbe spezzato tutte le ossa. Ma non mi piace dar credito alle voci preferisco verificare di persona”
La ragazza stava per ribattere: dubitava che Ranma si sarebbe mai preso questo disturbo, ma ripensandoci decise di stare zitta, andava tutto a vantaggio di lei se il compagno di scuola credeva ad una ritorsione da parte del codinato.
Akane pensò che la cosa finisse lì, ma Daichi Asuka era troppo abituato ad esprimere la propria opinione e che questa fosse ascoltata.
“Non capisco cosa ci trovi, sembra un energumeno senza cervello e anche un po’ farfallone” disse guardando verso il cancello dove si potevano scorgere tre macchie di colore, una rosso scuro, una blu e una violetta, avvinghiate non si capiva bene a fare che cosa.
Mentre Asuka guardava si aggiunse un'altra macchia allungata bianca e nera che sembrava avercela con quella rosso scuro. Anche Akane guardò nella stessa direzione e sorrise quando capì che mousse stava abbracciando la statua del preside Kuno posta all’ingresso, mentre inveiva contro Ranma, il quale aveva ancora Shampoo e Ukio attaccate al collo, a corollare il bucolico quadro dei petali neri si librarono nell’aria insieme ad una risata isterica e ad Akane scese un enorme goccia di sudore dalla fronte.
“Mi sembra un fidanzamento piuttosto affollato” commentò lo studente, poi volgendosi verso la ragazza e abbassandosi per guardarla meglio in viso le disse con voce suadente “Se vuoi possiamo renderlo ancora più affollato”
Il rumore secco di uno schiaffo risuonò nell’aria, Akane con ancora la mano sollevata e il volto livido di rabbia disse
“Non so che idea tu ti sia fatto di me, o di Ranma, ma non hai nessun diritto di parlarmi così. Stai lontano da me!”
Lui la guardò interdetto per un secondo e massaggiandosi la guancia scoppiò a ridere
“Lo sapevo che non eri quella dolce ragazza che tutti dicono, se fossi così mite sarebbe impossibile sopravvivere al casino quotidiano in cui ti ritrovi, sei davvero un peperino!” e continuò a ridere, Akane era rossa come un pomodoro e si sentiva trattata da stupida.
Stava per controbattere quando Ranma, lasciando le tre pretendenti ad azzuffarsi tra loro e dopo aver dato un pugno in testa a Mousse, riuscì finalmente ad entrare “Che sta succedendo?” disse il codinato
“Niente, niente, me ne stavo andando! Ti invidio sai?” e così dicendo Asuka Daichi uscì di scena incrociando le mani dietro la nuca, con la cartella penzoloni su una spalla e fischiettando.
“Ma chi è?” chiese Ranma alla fidanzata, Akane, che stava guardando nella direzione da cui si era allontanato Daichi, scrollò le spalle e rispose “Nessuno”.

Ranma aveva provato a rispettare la sua promessa, ma non era riuscito a trattenersi dal seguire Akane nei suoi impegni pomeridiani, la ragazza non si dirigeva sempre per la stessa strada e un paio di volte lo aveva beccato, o meglio beccata, a spiarla. Il fidanzato, per pedinarla, aveva tentato il suo travestimento con trench e occhialoni tondi, mentre era in versione femminile, spuntando dai posti più improbabili e terrorizzando i passanti. Quando la fidanzata l’aveva trovata, per tutta risposta le aveva strizzato un seno e poi con occhi da cucciolo ferito e il broncio le aveva detto “Ranma hai promesso!”.
Fu solo quando un giorno capì che Akane si stava incontrando assiduamente con il Dott Tofu che Ranma si pentì di pedinare la ragazza.
Il medico aveva accolto la piccola Tendo come al solito, salutandola calorosamente, ma il seme della gelosia aveva fatto cogliere a Ranma ben altro e il dubbio che la fidanzata fosse nuovamente innamorata dell’uomo si insinuò nella sua mente.
Tornò a casa scoraggiato, c’erano poche persone per cui lui avrebbe accettato di lasciar libera Akane e Tofu era senza dubbio una di quelle.
Dopo aver rimuginato un po’, aver fatto e disfatto lo zaino indeciso se partire per dimenticare, il fuoco della sfida infiammò il suo cuore di artista marziale assolutamente imbranato in amore, e decise di riconquistare la fidanzata, Ranma Saotome non accetta la sconfitta!
Quella sera, non appena Akane rientrò, il ragazzo sfoderò tutto il suo fascino e, con quella che bonariamente si potrebbe definire una faccia da schiaffi, si avvicinò alla fidanzata.
Nessuno della famiglia era in giro e, atteggiandosi a damerino navigato, chiamò la ragazza.
“Dimmi Ranma” Lei lo guardò con sguardo limpido e sincero, sorridendogli.
I pochi neuroni del Baka si scollegarono, l’aria da Don Giovanni si sciolse come neve al sole e il codinato iniziò a balbettare parole incoerenti. In mezzo alla balbuzie e alle frasi spezzate Akane riuscì a cogliere quello che Ranma voleva chiederle
“Domani vengo volentieri dopo la scuola a fare due passi con te” e gli sorrise di nuovo.
Fu il colpo di grazia, rispondendo solo un enigmatico “Glip”, il fidanzato si girò come un automa su se stesso e si avviò verso la palestra per allenarsi.

Akane era davvero felice, aveva avvertito il Dottor Tofu che non si sarebbero allenati quel pomeriggio e attendeva pazientemente fuori da scuola che il codinato si liberasse delle altre tre fidanzate.
Il nastro di Kodachi lo stava strozzando, mentre Ukio lo teneva a terra standogli sulla schiena e litigandoselo con Shampoo.
Accadde tutto in un secondo, la cinese balzò di fronte a Ranma e approfittando dell’immobilità di lui, gli schioccò un bacio sulla bocca.
Per Akane il tempo si fermò, tutto iniziò a liquefarsi intorno a lei, mentre i colori brillanti di quella giornata autunnale virarono al viola e al nero.
Non sentiva più nulla, non riusciva a muoversi, le voci delle rivali in amore che inveivano contro la cinese le arrivavano ovattate, mentre il fidanzato interdetto non proferiva parola.
Lo sguardo di tutti gli studenti era puntato su di lei, poteva sentire in maniera quasi tangibile i sentimenti di pena che le erano rivolti.
Stava per iniziare a piangere quando qualcuno la prese delicatamente per le spalle e iniziò ad allontanarla dalla scena, lei si lasciò guidare.
Fu solo mentre erano sulla linea Ōedo, diretti verso il centro, che si riscosse.
Guardò il suo accompagnatore, un po’ distante da lei che rimirava il paesaggio fuori dal finestrino.
Si vergognò di essersi lasciata condurre, diamine, lo faceva sempre, Ranma la faceva ingelosire e lei accettava di uscire con Rioga.
Ma quello non era Rioga e la situazione non avrebbe potuto essere più complicata di così.
Asuka si sentiva osservato, smise di guardare il panorama e si accorse che Akane era tornata nel mondo dei vivi. “Ne vuoi parlare?” le chiese
“No” rispose lei scostando lo sguardo.
Passarono il resto del viaggio in silenzio. Quando scesero dal metrò Akane prese una boccata d’aria e si sentì meglio.
Le sembrava quasi di essere in vacanza. Per arrivare in quella zona di Tokio ci volevano cinquanta minuti di treno e raramente con Ranma potevano permettersi un pomeriggio da quelle parti.
Il pensiero del fidanzato le fece pungere gli occhi e si morsicò il labbro *Dovevamo essere al nostro appuntamento! Appuntamento! Accidenti!*
Si volse di scatto verso Asuka ed esclamò “Questo non è un appuntamento!” il tono di voce era talmente alto che alcuni passanti la sentirono e ridacchiarono vedendo la faccia rossa di lui.
“Lo so, calmati!” Disse il ragazzo alzando le mani per tranquillizzarla.
Akane arrossì a sua volta, difficilmente era sgarbata con il prossimo, ma Asuka aveva quel non so che per destabilizzarla.
“Perché…Perché mi hai portato qui allora?” chiese al culmine dell’imbarazzo
“Mi sei sembrata in difficoltà” rispose il compagno di scuola con noncuranza.
Si incamminarono per una meta non ben definita, la ragazza si agitò quando vide che si stavano dirigendo alla Tokio Tower, luogo di incontri romantici per antonomasia. Era pronta a reiterare il concetto del non-appuntamento, quanto notò con sollievo che il suo accompagnatore stava deviando per una zona piena di caffè e localini per uno spuntino.
“Ti va?” disse indicando un locale
“Prendiamolo da portar via”
“Akane ho capito che non è un appuntamento, non c’è niente di male se ci sediamo”
“Non è per quello, ho voglia di camminare un po’” era una mezza verità, decisa a non dare nessuna idea di incontro romantico, stava cercando di evitare situazioni compromettenti, come lo stare seduti ad un tavolo, in mezzo ad altre coppiette, guardandosi negli occhi.
Non stava mentendo del tutto, aveva bisogno di muoversi, il nervoso per l’accaduto le faceva venir voglia di spaccare qualcosa e in mancanza del manichino da allenamento, che aveva stranamente le fattezze del codinato, una passeggiata sarebbe stata d’aiuto.
Dopo aver sorseggiato un po’ del suo tè Asuka chiese “E’ davvero così grave?” “Che cosa?” “Che quella ragazzina cinese abbia baciato il tuo fidanzato”
Akane sputò il tè che stava sorseggiando e iniziò a tossire convulsamente, le era andato di traverso
“E ti sembra poco!?” chiese rossa in volto, sia per essersi quasi strozzata che per la natura dell’argomento
“E’ solo un bacio” disse lui facendo spallucce
“Ma…ma… un bacio ha un sacco di significato invece, dice che rapporto c’è fra due persone, esprime i loro reciproci sentimenti!”
“Non è un po’ infantile come visione?”
Akane lo fissò interdetta “Mi stai dando della bambina?”
“No, dico solo che su questo argomento mi sembri un po’ ingenua, legata ad un’idea molto romantica”
La ragazza stava per ribattere, ma in effetti si rese conto di non sapere davvero cos’era un bacio. Non aveva ancora baciato nessuno, eccetto Ranma mentre era gattizzato, ma non era un ricordo piacevole. Lui non se ne era reso conto, tutti i loro compagni avevano assistito e commentato la scena e ultima, ma non ultima, Nabiki aveva scattato delle foto, che avevano avuto il misero risultato di creare ancora più trambusto.
Le riflessioni l’avevano bloccata sul posto, Asuka voltandosi verso di lei le chiese se andasse tutto bene
“Non ho mai baciato nessuno” fu la risposta, quasi sussurrata, un ammissione più per se stessa che per il suo accompagnatore.
Il compagno di scuola la fissò per qualche secondo e poi iniziò a ridere sguaiatamente con il risultato di far scaturire da Akane un’aura azzurrina, segno che la sua pazienza era ormai al limite.
“Cosa diavolo hai da ridere!?!” “Sscusa…scusami… adesso smetto giuro!” Farfugliò tra le risate, asciugandosi le lacrime “E’ che non me l’aspettavo, credevo rifiutassi tutti perché non ci ritenevi alla tua altezza, che con Saotome, bhe, diciamo che alcuni a scuola ti ritengono un’esperta”
“Esperta in cos..Ehhhhhh!!!” ci aveva impiegato un attimo, ma Akane aveva capito in cosa la ritenessero navigata.
Diventò viola per l’imbarazzo, avrebbe voluto sotterrarsi e non frequentare più le lezioni
“Avevi detto che non ascoltavi i pettegolezzi” “Infatti è così, per questo ho voluto conoscerti di persona” “Quindi io non ti piaccio davvero?” lui fece nuovamente spallucce “Ero curioso di sapere perché piacevi a così tanti ragazzi” e poi aggiunse “Siamo giovani per trovare il grande amore, no? Questo è il momento dei baci, delle esperienze, la persona giusta arriverà, se mai esiste”
“Per me non è così” lui si voltò a guardarla in viso catturato dal tono dell’affermazione
“Per me non è affatto così! Non ho bisogno di esperienze, di baci o…”
“Quindi hai già trovato il grande amore? Saotome!? Davvero!?!” chiese lui stupito, interrompendola.
*Il grande amore? Ranma…* Akane emise un sospiro di rassegnazione e fece solo un lievissimo cenno di assenso, creando con la colorazione del viso una nuova tonalità nella scala dei rossi, dichiarata da Pantone colore dell’anno.
“Oh, capisco” disse Asuka “E lui lo sa?”
“Non ti riguarda” rispose la moretta, ma nel suo tono non c’era risentimento, solo aveva già detto troppo, più di quanto avesse mai ammesso con Ranma.
Il compagno di scuola la fissò intensamente per qualche secondo, poi si avvicinò a lei e la baciò sulla bocca.
Una cartellata in testa lo stese a terra “Che diavolo ti salta in mente?” urlò Akane con il braccio sollevato pronta a dare un’altra lezione al Don Giovanni
“Che cos’hai provato?” Le chiese lui massaggiandosi il bernoccolo che già stava crescendo sulla nuca
“Niente non ho provato!!! Capito!? Niente di niente” gli urlò di rimando
“Quindi ho ragione io” le disse sorridendo
“Cosa?!” Chiese lei interdetta
“Sono sicuro che anche Saotome non prova niente quando lo bacia quella cinese”
“Perché?” Chiese infine Akane che si era calmata un po’
“Perché cosa?”
“Perché fai tutto questo?”
“Perché mi piaci”
“Ma prima avevi detto che non ti piacevo”
“Ti sbagli, io ho solo detto che ero incuriosito dal perché piacevi a tanti, ma ho capito che si sbagliano tutti”
La ragazza lo guardò con aria sempre più confusa “I ragazzi ti dipingono come una fanciulla dolce e disponibile, vai bene a scuola e sembri perfetta, immolata alla causa di sopportare Saotome e le sue stramberie sembri la principessa da salvare. In realtà sei manesca, imbranata e un sacco preda delle tue emozioni”
“Ah si? E tu sei un arrogante, convinto che chiunque non veda l’ora di uscire con te, sei un farfallone che bacia tutte e parli a sproposito”
I due si guardarono in cagnesco per un attimo e poi scoppiarono entrambi a ridere. Akane gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi avvertendolo di non osare baciarla un’altra volta.
“Volevo solo farti capire che un bacio è un solo una bacio “disse lui, una volta in piedi, con le mani in segno di resa “E avere ragione, adoro avere ragione su tutto” aggiunse mettendosi in posa per darsi delle arie
“Hai davvero un pessimo carattere” gli disse lei “Anche tu” e si sorrisero di nuovo.
“Allora? Qual è il piano adesso?”
“Ma quale piano?”
“Del bacio ti sei vendicata, come ci si libera della cinese adesso?” Akane emise un sospiro “Non ci si libera, la situazione è davvero complicata" “Capisco” rispose Asuka, grattandosi la nuca con la mano destra.
Il gesto fece nuovamente pensare ad Akane al proprio fidanzato *Voglio vedere Ranma*.
Nonostante tutte le loro disavventure e la compagnia di Asuka, che si era rivelata insolitamente piacevole, la piccola Tendo voleva tornare a casa, picchiare un po’ il fidanzato, fare la sostenuta mentre lui tentava di giustificarsi e fare pace durante la notte, in cucina, davanti ad un bicchiere di latte bruciacchiato.
“Torniamo a casa” disse al suo accompagnatore e si avviarono verso la stazione discutendo sui temi degli esami di fine anno scolastico e di alcuni libri che Akane non riusciva a trovare per prepararsi al meglio.

Un agitatissimo Ranma saltava di tetto in tetto per tutta Nerima, chiamando a gran voce la fidanzata. Era sparita nel nulla, qualcuno gli aveva detto di averla vista con un compagno di scuola, un certo Asuka, camminare verso la stazione. Il codinato si era diretto immediatamente li, ma non li aveva trovati ed era impossibile capire quale treno avessero preso. L’ansia di non sapere come stava e dov’era lo rendeva isterico.
*Maledetta Shampoo, cosa diavolo ha per la testa?* ma sotto sotto ce l’aveva anche con se stesso *Perché non riesco ad evitare certe situazioni?* Fu in quel momento che la vide, seduta su un’altalena del parco, che si dondolava pigramente. Le piombò davanti, lei fece appena in tempo ad alzarsi e a chiamarlo per nome che lui la stava già abbracciando
“Dove diavolo ti eri cacciata, stupida!?”
Un pugno ben assestato sulla testa mise fine al romantico siparietto
“A chi stai dando della stupida, brutto farfallone invertebrato?”
“Io mi stavo preoccupando a morte per te e tu mi picchi?”
“Perché, non te lo meriti dopo aver baciato Shampoo?” chiese lei guardandolo dall’alto in basso con un sopracciglio alzato.
“Per quel che me ne importa!” disse lui sbuffando
“Davvero?” lui si volse a guardarla con aria interrogativa “Davvero non ti importa niente se Shampoo ti bacia?”
“Sono più terrorizzato da quello che mi farai tu dopo, rozza e violenta che non sei altro!” le rispose tirandosi in piedi e facendole la linguaccia
“Bbrutto idiota!” iniziò a rincorrerlo lei, brandendo la cartella e cercando di colpirlo, lo sfiorò un paio di volte e Ranma se ne stupì, Akane stava migliorando. All’ultimo tentativo di colpirlo, il codinato fece un carpiato all’indietro, atterrando alle spalle di lei, la sollevò come suo solito prendendola in braccio e iniziò ad avviarsi verso casa. Lei si acquietò immediatamente nelle braccia di lui, il quale, rosso in volto e guardando avanti a se, disse serio
“Non me ne frega un fico secco di Shampoo, ma non sparire più così, non sapevo più cosa fare”.
Lei fece solo un cenno di assenso e si accomodò ancora meglio nel suo abbraccio.

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Capitolo 6
*** Akane V/S Shampoo ***


Akane si tuffò sul suo letto esausta, sorrise nel buio della stanza, emise un singulto e le scese una lacrima. Si coprì gli occhi con l’avanbraccio e fece un respiro profondo per cercare di non scoppiare a piangere.
*Il mio primo bacio…*
La ragazza provava una girandola di emozioni. Aveva sempre immaginato di avere il suo primo bacio con Ranma, di raccontarlo alle amiche e che questo segnasse il momento di svolta, il grande passo avanti che aspettava da anni. Come sempre però la vita non corrisponde a ciò che si immagina, era stata baciata da un bellissimo ragazzo, di cui non le importava niente e non voleva farlo sapere a nessuno.
*Proprio come Ranma* pensò divertita, ricordando il primo bacio del ragazzo ricevuto da Mikado Sanzenin.
Il ritorno a casa con il fidanzato era stato piacevole, ma appena varcata la soglia, il codinato aveva iniziato ad indagare sul suo pomeriggio, purtroppo qualcuno lo aveva avvertito di averla vista con un compagno di scuola. Il Baka andò su tutte le furie quando capì che lo smidollato che aveva portato via Akane era l’autore di una delle lettere d’amore che aveva ricevuto.
La piccola Tendo sapeva come disinnescare la bomba, guardando Ranma di sottecchi gli chiese “Sei geloso per caso?”
Come al solito lui le inveì contro e se ne andò, borbottando tutto il suo disappunto.

Durante la notte incubi in cui Akane sposava un bellimbusto fecero visita a Ranma, il quale emise un urlo acuto.
I suoi comprensivi genitori cercarono di capire cosa tormentasse il ragazzo: suo padre per zittirlo gli tirò una secchiata d’acqua, così che, quando Nodoka accese la luce della camera trovò il figlio in versione femminile.
La donna si portò una mano sulla guancia mentre con l’altra afferrava la Katana, che giaceva a fianco del suo futon
“Ranma perché dormi come una donna ed emetti degli strilli acuti? Questo è davvero poco virile” disse iniziando a sguainare la spada.
Ranma aveva tutti i capelli rossi rizzati sulla nuca e per la paura non riuscì a mentire “Stavo sognando Akane!” esclamò.
“Oh tesoro! Sognare la propria fidanzata è davvero virile, come sono felice!” e la abbracciò, facendo arrossire la ragazzina.
Ranma continuava a non avere un rapporto rilassato con la madre per via degli anni di lontananza.
“Mamma” la chiamò in un soffio, per tutta risposta il lieve russare della donna le fece capire che si era riaddormentata ed era già tutto passato.
La ripose nel suo futon e si avviò verso il bagno, non voleva farsi trovare al mattino in versione femminile e rischiare nuovamente un incontro ravvicinato con la katana materna.
Di ritorno dal bagno andò alla porta di Akane, la socchiuse abbastanza da poter vedere la fidanzata dormire profondamente nel letto.
Lei era lì, si era agitato per niente, ma una vocina fastidiosa, che negli ultimi tempi si era fatta più pressante, gli chiese *Per quanto tempo ancora pensi sarà lì, Baka?!* chiuse la porta e se ne tornò a letto.
*Diavolo, la vita dell’artista marziale è più complicata di quanto immaginassi*


Il mattino dopo i due fidanzati si avviarono come al solito, correndo verso il Furinkan, e litigando per il ritardo.
A pochi passi dal cancello subirono una doppia imboscata, Shampoo si era nuovamente lanciata sul codinato, mentre Asuka si avvicinò ad Akane, che guardava con disappunto la scena.
Quando lo studente iniziò ad allungare una mano verso la ragazza con il caschetto, Ranma vide rosso, spintonò via Shampoo apostrofandola nel peggiore dei modi. Si alzò e, scacciando la mano dello studente come se fosse una pericolosa vespa, afferrò con la sinistra la mano della fidanzata e si avviò con lei verso l’entrata della scuola.
Prima di farsi trascinare via la piccola Tendo si scambiò un occhiata con la cinese e capì che il tempo era scaduto.
“Ranma, che ti prende? Mi stava solo dando un libro che mi serviva per gli esami”
“Solo questo? Non è successo nulla?”
il maschiaccio guardò il suo baka rossa in volto *Ha scoperto del bacio?*  “Non è successo niente, ok? Niente di niente!”
Il codinato la fisso ancora un attimo, ma non aggiunse altro.
Lasciò di stucco Akane, però, quando aspettò che lei si fosse cambiata le scarpe e le riafferrò la mano camminando così, mano nella mano, per tutto il tragitto che portava dall’entrata dell’istituto alla loro classe.
I commenti sussurrati dagli studenti, che vedevano la scena, li accompagnarono per tutta la strada e, più aumentavano, più la fluidità dei movimenti di Ranma veniva meno, arrivati alla soglia della loro aula era praticamente un pezzo di granito.
Ma aveva resistito! C’era voluta tutta la sua forza di volontà, ma ce l’aveva fatta!
Quando i compagni di classe iniziarono a canzonarli, quattro paia d’occhi li fulminarono, erano gli amici d’infanzia di Akane, ben decisi a dare una mano alla sgangherata coppia.
Le minacce inespresse aiutarono ad acquietare la situazione e i due artisti marziali furono lasciati in pace, tanto più che Ranma non riuscì a rivolgere la parola ad Akane per diverse ore, doveva riprendersi dallo sforzo e dall’imbarazzo.
La ragazza non ci rimase male, ancora troppo piacevolmente esterrefatta dal comportamento del fidanzato e imbarazzata quanto lui.
Yuka e Sayuri avevano assistito al bacio tra Shampoo e Ranma, quando videro la loro amica allontanarsi con Asuka Daichi capirono che le parole di Hiroshi erano molto vicine alla verità. Decisero quindi che durante le vacanze invernali, ormai prossime, avrebbero creato delle occasioni per aiutare Ranma e Akane a dichiararsi.


Rioga sospirò, era nuovamente a Nerima, da due anni viveva con Akari e la aiutava a gestire la fattoria.
Mediamente era felice e riusciva a non pensare troppo ad Akane, ma, quando raggiungeva il limite, il senso di colpa lo spingeva a partire per chiarirsi le idee ed espiare la sua bigamia sentimentale con la solitudine. La beffa era che ogni volta arrivava a Nerima, senza nessuna intenzione di recarsi lì. Aveva però fatto dei passi avanti negli anni, non comprava più souvenir ad Akane e si scontrava con Ranma per lo più con l’intenzione di provare la sua forza fisica e i suoi miglioramenti. Si allenava con i maiali da combattimento di Akari ed era riuscito ad eccellere come artista marziale.


Akane passeggiava persa nei suoi pensieri tornando a casa, Ranma era stato trattenuto dal preside, che voleva fargli una ramanzina per i continui ritardi, per cui era attualmente legato come un salame a testa in giù schivando il rasoio di Kuno Senior che tentava di dare un taglio appropriato alla folta capigliatura del codinato. 
“Hei Rioga! Ciao sei tornato!” disse correndo incontro all’amico
“Ciao Akane! Come stai?”
Si stavano scambiando i convenevoli, quando Rioga avvertì un pericolo “ATTENTA!” urlò spingendo indietro la ragazza, un bombori lo prese in piena testa.
“Shampoo!!” Esclamò la piccola Tendo, voltandosi di scatto verso la figura che si stagliava sul muretto.
“Il mio Lanma mi ha tlattato male pel colpa tua! Ieli ci elavamo baciati suggellando il nostlo amole e oggi lui mi ha spinto via, confessa, l’hai minacciato di buttallo fuoli di casa e lui ha ceduto. Povelo il mio amole”
La cinesina aveva pronunciato il suo monologo in un karaoke portatile e accompagnato ogni parola da gesti teatrali e lacrime per il triste destino del suo amato.
“Ma piantala!” Disse Akane, restituendo con irruenza il bombori alla legittima proprietaria.
Shampoo evitò con grazia l’oggetto contundente che la rivale le aveva lanciato e scese dal muretto.
Puntò un dito contro Akane “Ti sfido” disse guardandola con determinazione e un sorriso beffardo.
“Accetto” disse la piccola Tendo e si accordarono per il posto e l’ora.


Akane si strinse la cintura del suo Gi *Ormai ci siamo* e riandò alla mente a qualche ora prima.
Come si era aspettata Shampoo pretendeva che, una volta sconfitta, lei non potesse più avere niente a che fare con Ranma e la piccola Tendo accettò. Dando per scontato che anche la richiesta di Akane fosse la medesima fece per voltarsi, ma la moretta la fermò.
“Aspetta!”
La bella cinese si volse a guardare la nemica.
“Non abbiamo deciso qual è il premio se vinco io”
La ragazza dai capelli violetti alzò le spalle con noncuranza “Tu volele Lanma tutto pel te no?”
“No”
Shampoo sgranò gli occhi per la sorpresa, per quanto Akane negasse, sapeva bene che la piccola Tendo amava Ranma, forse più di tutte loro. Aveva anche intuito chi il codinato preferisse, ma le leggi erano leggi e poi era troppo orgogliosa per accettare di non essere la scelta dell’artista marziale.
Akane la guardò con determinazione “Se io vinco tu non potrai sfidarmi mai più, non potrai toccarmi nemmeno con un dito, non potrai cercare di farmi alcun male in nessuna maniera, sono inclusi intrugli di dubbia provenienza, cimeli di famiglia con strani poteri e cose simili. Non varrà più nemmeno il bacio della morte del tuo villaggio, è tutto chiaro?”
Shampoo era esterrefatta, iniziò a riflettere sulle parole di Akane. Forse si era sbagliata, la moretta non teneva affatto al suo Ranma e voleva essere solo lasciata in pace. Guardò di sottecchi la nemica “Anche se peldo potlò uscile con Lanma?”
“Ssi” Rispose l’artista marziale di lotta indiscriminata, questa era la parte più difficile: Akane si stava giocando tutto, mentre Shampoo non avrebbe perso niente.
La cinese guardò di nuovo con sospetto la ragazza e poi disse “Accetto!”
Quando Rioga rinvenne era nuovamente solo con l’amica, “Aakane, stai bene?” disse tirandosi in piedi.
“Si” rispose con aria mesta la ragazza.
“Shampoo non ti ha fatto nulla?” Akane scosse il capo in risposta.
“Rioga?”
“Ddimmi Akane”
“Mi prometti che sarai sempre amico di Ranma?”
“Ccerto, ma perché?” la ragazza non rispose e iniziò ad avviarsi verso casa.
“Akane?!” la richiamò lui con tono serio, lei emise un sospiro: "Rioga avrei bisogno di un favore”
“Tutto quello che vuoi” disse grattandosi la testa, non immaginava che la richiesta del suo primo amore potesse essere difficile e dolorosa da attuare.


Nabiki bussò e chiamò la sorella “Akane è ora” disse la mezzana, che appoggiata sulla porta con fare noncurante le disse
“Sei proprio sicura di quello che stai facendo?”
“No” le rispose sorridendo la minore, Nabiki arrossì lievemente, Akane era identica alla madre in quel momento.
“Bhe” disse andandosene “In ogni caso ci farò qualche soldo con le scommesse”
“Nabiki!” La rimproverò la sorellina *Io mi sto giocando la mia felicità futura e lei pensa solo al denaro*
“Vedi di vincere” Akane guardò la sorella interdetta
“Ho scommesso su di te!” disse rispondendo alla muta domanda postale dall’espressione della minore, e se ne andò urlandole “Sbrigati!” dalle scale.
Akane sorrise e si impose di non indagare su chi le avesse scommesso contro.


Nel Dojo Akane e Shampoo si fronteggiavano e anche ad un occhio inesperto era chiaro chi si sentisse la vittoria in tasca e chi no.
Al via della sfida la cinese non perse tempo ed iniziò ad attaccare con una serrata serie di colpi.
La piccola Tendo ne parò la maggior parte, ma alcuni andarono a segno.
Akane ansimava e non era ancora riuscita a sfiorare l’avversaria, il sorriso di Shampoo divenne ancora più ampio.
La gara aveva un piccolo, ma molto interessato, gruppo di spettatori: Nabiki, che ad ogni colpo subito dalla sorella si malediva per non averle scommesso contro, Kasumi e Nodoka che emettevano dei lievi “Oh” portandosi la mano sulla guancia quando Akane subiva un colpo, Soun che aveva iniziato a piangere da subito per la sua bambina in pericolo, seguito a ruota da Genma il quale si immaginava già come panda da soma nel villaggio delle amazzoni cinesi.
Entrambi invocavano il nome di Ranma “Lo Scellerato”, che ancora non era venuto a salvare Akane.
Rioga era in piedi all’entrata del Dojo e, per la prima volta nel vedere l’amica in difficoltà, sperò davvero che Ranma non arrivasse.
I desideri di Rioga però, è cosa nota, non sono quasi mai destinati ad avverrarsi.
Il codinato, liberatosi del preside Kuno, aveva sentito rumori di lotta e percepito il Ki delle combattenti nel varcare il cancello, per cui si era diretto come una furia verso il Dojo e sarebbe piombato sulla cinese come un meteorite se non fosse stato intercettato dal ragazzo bandana.
I due si stavano rotolando sul prato, più che artisti marziali sembravano dei bambini che si contendevano l’ultima altalena libera del parco
" Rioga lasciami immediatamente!!!"
"Non posso! L’ho promesso ad Akane!"
"Che stai farneticando, dannato maiale!!"
"L’hai promesso anche tu ricordi?"
Akane aveva infatti raccontato all’amico dei suoi allenamenti segreti e di come Ranma si fosse impegnato a non interferire.
"Ccosa?!?" disse il codinato, calmandosi per un momento.
I due giovani ora erano seduti uno di fronte all’altro e Rioga, con gambe e braccia incrociate e aria saggia spiegava a Ranma che la sfida tra le due era ufficiale.
" Dannazione!" urlò il codinato, assestando un pugno in testa all’amico "Che ti è saltato in mente di accettare? Come puoi pensare che io stia a guardare mentre lei si fa sbattacchiare come un sacco di riso da Shampoo?!?!!?"
"Ti fidi così poco di Akane?" disse Rioga guardando negli occhi Ranma, che non sapeva come controbattere; improvvisamente i rumori provenienti dal dojo attirarono l’attenzione di entrambi.


Shampoo sembrava prossima alla vittoria, anche se Akane era riuscita con un calcio a spezzare uno dei suoi bombori; la ragazza dai capelli violetti iniziò a rilassarsi, abbassando leggermente la guardia,  “Finalmente!” pensò Akane.
"Attacco delle erbe cinesi per rinfrescare il corpo!"  e lanciò su Shampoo un palloncino che scoppiò a contatto con la cinese lavandola di una mistura che aveva per lei un sapore famigliare, l’odore delle erbe la stordiva, mentre gli oli le rendevano scivolosi i movimenti. Ancora frastornata, non si accorse del secondo attacco
"Attacco degli aghi da agopuntura!" e Akane puntò sapientemente tutti gli aghi nel corpo ancora caldo e profumato di Shampoo, la cinese iniziò a rilassare automaticamente ogni muscolo
"Cche stai facendo?" riuscì a stento a chiedere la ragazza dai capelli violetti alla nemica, che ora le stava seduta cavalcioni sulla schiena
"Attacco finale!" Urlò Akane
"Tecnica del rilassamento totale del nemico"
Avvolse Shampoo in un lenzuolo, ci sparse sopra del Sake e gli diede fuoco, ai presenti si rizzarono i capelli in testa, nessuno avrebbe pensato che Akane potesse dar fuoco a Shampoo!
La piccola Tendo spense il fuoco e applicò un olio di erbe infuse, quando tolse il telo tutti si erano preparati al raccapricciante spettacolo di un corpo carbonizzato, ma non fu così: Shampoo dormiva beatamente come un bambino.
“Hho vinto!” pensò Akane ancora ansante che guardava la nemica pisolare sul pavimento del dojo.


P.S. le tecniche di combattimento di Akane sono vere terapie della medicina cinese, mi sono ispirata ad un articolo relativo alla medicina cinese all'interno di National Geographic di Gennaio 2019 "Il futuro della medicina". Non ho potuto, per ragioni di tempo, approfonfire più di così, ma mi piaceva l'idea di inserire qualche tecnica di combattimento un po' assurda e liberamente ispirata come succede nel manga. Inoltre mi sembrava appropriato che Akane, la quale si è fatta aiutare dal Dott. Tofu, non diventasse improvvisamente fortissima, ma semplicemente imparasse qualche strampalato metodo relativo alla medicina per provare a battere Shampoo.

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Capitolo 7
*** Ranma ha un appuntamento ***


Akane strabuzzò gli occhi, non riusciva a credere a quello che stava guardando:
Shampoo si trovava riversa sul pavimento del Dojo, sbavando e dormendo beatamente sulle assi di legno.

Ancora ansante, cercava di rielaborare la fondamentale informazione che il contesto intorno a lei le comunicava:
aveva vinto,  aveva sconfitto uno delle più potenti combattenti che avesse mai conosciuto.

Ranma riusciva a malcelare l’entusiasmo per la vittoria della fidanzata, anche lui stentava ad elaborare l’informazione fondamentale: si erano liberati di Shampoo, lei non avrebbe più avuto nessun diritto nei confronti di lui.

Era forse uno dei giorni più felici che avesse mai avuto negli ultimi tre anni, da quando era caduto nelle sorgenti maledette.

Il risultato della sfida aveva creato vincitori e vinti anche tra gli spettatori:
Nabiki festeggiava felice e si faceva pagare la scommessa da suo padre Soun e Genma Saotome,
che avevano puntato contro Akane.

“Papà!” lo rimproverò Kasumi,
“Suvvia tesoro, era solo per animare il pomeriggio.” rispose il padre imbarazzato
“Ho sempre saputo che la nostra piccola Akane avrebbe vinto!” concluse la sua arringa di difesa con una risata fasulla a bocca spalancata.
Genma, che aveva ancor meno amor proprio dell’amico, piangeva fiumi di lacrime davanti alla mano tesa di Nabiki, 
dicendosi troppo commosso dallo splendido risultato conseguito da Akane e che, data la certezza che sarebbero diventati parenti, forse Nabiki avrebbe potuto chiudere un occhio su una sciocca e avventata scommessa.

Come sempre la mezzana non si fece abbindolare e con sguardo gelido disse
“Credo che la venderò ad un circo signor Saotome e darò istruzioni che non la facciano avvicinare all’acqua calda.”
La minaccia esplicita funzionò alla perfezione e i soldi vennero puntualmente consegnati.
Nel frattempo Kasumi e Nodoka avevano lasciato la palestra per preparare uno spuntino da offrire a tutti.

La piccola cinese si riebbe guardandosi intorno e stiracchiandosi come si fa dopo una saporita dormita.

Resasi conto della situazione esclamò:
“Ho pelso! Com'è possibile?!?! Tu maledetta! Cosa mi hai fatto?” 

Akane era, per una volta tanto, visibilmente trionfante, fiera di sé per aver imparato i segreti della medicina cinese, normalmente usate per rilassare bambini e anziani, e averle sapientemente trasformate in tecniche di lotta indiscriminata, come nella migliore tradizione della sua scuola di arti marziali.

Shampoo non poteva sopportare la sconfitta unita alla vista dell’espressione soddisfatta sul volto della piccola Tendo, il colpo di grazia al suo orgoglio di amazzone fu la visibile ammirazione per Akane che illuminava lo sguardo di Ranma.

In un lampo la cinese avvinghiò le braccia al collo del codinato:
“Amole mio! Ho pelso! Consolami, poltami fuoli pel un appuntamento lomantico!”
“Shampoo che stai facendo? Hai perso, non hai più nessun diritto su di me” Rispose Ranma.

La giovane gatta conosceva ormai troppo bene i due artisti marziali per non saper approfittare con facilità della loro incapacità di comunicare tra loro.

Con fare malizioso spiegò a Ranma i termini della loro sfida:
“ Akane non avel voluto te mio amole. Io ho chiesto come plemio di avele mio futulo malito solo pel me”.
Ranma guardò prima Shampoo e poi Akane, un'ombra gli aveva velato gli occhi e stava nuovamente sprigionando una leggera aura nerastra, come quando aveva litigato con Hiroshi.

“E’ vero Akane?”
La giovane Tendo iniziava a risentire delle conseguenze del duello, aveva graffi in volto che bruciavano e una parte del costato doleva ad ogni respiro. La prontezza nella dialettica non era mai stata il suo forte e in quelle condizioni venne del tutto meno:
“Sì... No...Non è proprio come ha detto lei!”
“Quali erano i termini della sfida?” Domandò un Ranma visibilmente rabbuiato.
Shampoo, lesta come una gatta, rispose:
“Se vincevo Akane non potel più vedele te, lei avelmi chiesto di essele solo lasciata in pace,  lei ha detto che io potevo vedelti anche se peldevo.”

Ranma era furente con la fidanzata, come non lo era mai stato in tre anni a questa parte, le mani erano talmente strette a pugno che la pelle delle nocche era sbiancata. Voltò la testa in senso opposto a dove si trovava il maschiaccio e disse
“ Vieni Shampoo, ti porto fuori per un appuntamento”.

La cinesina andò in brodo di giuggiole, non le sembrava vero: il suo Ranma le chiedeva di uscire; non importava che lo stesse chiaramente facendo per ferire Akane.In fin dei conti Shampoo era sempre stata certa che, se avesse avuto un'occasione, sarebbe riuscita a convincere Ranma di essere la scelta migliore tra le sue fidanzate.
Ryoga tentò di fermare l'amico
“Ramma che stai facendo? Non comportarti da deficiente!”
“Fatti da parte Ryoga!”
La tentazione di rivelare che l’eterno disperso era P-chan non si era mai fatta forte come in quel momento.

Akane rimaneva in silenzio, in disparte, troppo amareggiata dal comportamento di Ranma e dal fatto che non le aveva dato alcuna fiducia e lei non era riuscita a spiegarsi.

Il ragazzo con la bandana fissò il volto scuro del suo antico amore e riprovò ad aiutare quel mezzuomo imbranato e cocciuto, tentando di salvarlo da un’immane imbecillità
“Stai facendo una sciocchezza, fermati!”
“Fatti da parte P-chan!”
Ryoga lo guardò e poi lo colpì con un pugno, l’istinto del codinato non si fece attendere, l’aura nerastra al culmine, colpì il povero ragazzo maiale talmente forte da fargli attraversare volando tutto il Dojo, bucandone la parete di legno e infilandosi nel muro di cinta della proprietà, che neanche in un cartone di Hanna e Barbera.

Ranma si voltò verso Akane, la quale gli urlò contro
“Esci con chi ti pare! Fai quello che vuoi, non mi interessa! Non mi  è mai importato niente del nostro fidanzamento, né di te, vattene!” Se il codinato fosse stato un acuto osservatore avrebbe notato che urlare a squarciagola con le lacrime che scendevano copiose poteva far nutrire il serio dubbio che le parole della piccola Tendo fossero in antitesi ai sentimenti che albergavano in lei, ma si sa, che la furbizia in quella casa era completo appannaggio di Nabiki. 

La ragazza con il caschetto corse verso il rifugio, tanto noto quanto sacro, della sua camera e  Ranma voltò la testa dall'altra parte, non aveva il coraggio di guardare le spalle della fidanzata mosse dai singulti.

“Vieni Shampoo, andiamo”

Durante il tardo pomeriggio la rabbia di Ranma iniziò a scemare, così che il romantico appuntamento con Shampoo altro non fu che lei attaccata al braccio di lui, assolutamente sordo al suo continuo blaterare di matrimonio e trasferimento in Cina. 

Nel frattempo, a casa Tendo, Kasumi, a cui non si poteva dire di no, riuscì finalmente a medicare la sorella recalcitrante
“Non ti preoccupare, è solo un momento. Sono sicura che tornerà presto a casa.”
Akane annuì debolmente e la maggiore sospirò, non aveva mai visto la sorellina tanto pallida.

Ryoga faceva la posta al portone di casa Tendo, andando avanti e indietro sull'entrata. Akane, ridiscesa dopo che aveva visto dalla finestra il fidanzato andarsene con la gatta, l’aveva medicato con cura, poi l’aveva sbattuto fuori dandogli dell’idiota per averla presa in giro tutti questi anni senza avergli detto di essere P-chan.
L’eterno disperso continuava a vedere nella propria mente lo sguardo infuocato di Akane, un brivido gli percorse la schiena, probabilmente non lo avrebbe mai perdonato, ma voleva almeno dare una lezione a Ranma, obiettivo: spezzare ogni osso che aveva in corpo.
- Stupido idiota, come hai potuto uscire con Shampoo? - 
Le ore passavano, la sera era giunta e un vento gelido sferzava le strade di Nerima.

Shampoo e Ranma stavano tornando finalmente a casa,
“Amole è stato un pomeriggio stupendo!”
Fermi davanti al portone Ranma, grattandosi la testa, cercò di congedarsi in fretta, guardò verso il Dojo e un’ondata di rabbia lo sovrastò, - Possibile che Akane tenga così poco a me?- 
“Dammi un bacio”
“C-come?!” chiese il codinato al culmine dell’imbarazzo, troppo arrabbiato con la fidanzata per accorgersi che Shampoo aveva adeso il suo seno al petto dell’artista marziale.
“Dammi il bacio della buona notte, no?”
Ripeté lei con tono mellifluo e lo sguardo innamorato.
Con le luci della sera Shampoo era ancora più bella e Ranma ripensò a quanto l’avesse trovata carina nei primi tempi in cui si erano conosciuti. Il bacio che Shampoo gli aveva dato allora era stato emozionante, nonostante non fosse propriamente la ragazza che desiderava davvero, così alzò le spalle e decise di accettare la proposta.

Stava avvicinando le sue labbra a quelle della cinese quando un'ondata di acqua gelida travolse entrambi.
Shampoo-gatto per istinto si attaccò alla faccia di Ranma ragazza, la quale iniziò ad urlare e agitare le braccia correndo avanti indietro in circolo.Due forti mani la salvarono dal gattizzarsi e presero Shampoo lanciandola involontariamente esattamente dalla parte opposta di dove si trovasse il Neko Hanten.

Ora quelle mani salvifiche stavano strozzando Ranma, agitandola avanti e indietro, mentre il proprietario delle suddette appendici la rimproverava:
“Sei un vero idiota! Akane è tutto il pomeriggio che piange sconsolata per il tuo comportamento! Come fai a non renderti conto che lo ha fatto solo per te!”
“Non è vero!!” rispose l’artista marziale, dando uno spintone all’amico. “Lei non l'ha fatto per me, lei l'ha fatto per se stessa! Voleva solo essere lasciata in pace, non le importa niente di niente di me!”
Il vento intanto continuava a sferzare e ben presto Ranma, ancora bagnata fradicia, emise uno starnuto.

L’oggetto del contendere tra i due artisti marziali si era alzata dal letto ed era andata a vedere cosa provocava tanto trambusto nel giardino, conoscendo già la risposta.
La ragazza arrivò silenziosamente al luogo della disputa e fissò Ryoga, non trovando il coraggio e la calma necessari per guardare il fidanzato.
“Ti saluto Akane. Mi spiace di non esserti stato di aiuto, avrei voluto poter essere più utile, spero tu possa perdonarmi”
La ragazza, che in realtà in cuor suo aveva già fatto pace con l’idea che il tenero maiale fosse il suo strambo amico, decise di tenerlo sulla graticola per un po
“Un giorno, forse.”
Alle parole pungenti fece seguire un sorriso e Ryoga passò dall’inferno al paradiso, come suo solito.
“A quel giorno allora!” rispose melodrammatico e se ne andò.

Akane si rivolse a guardare il fidanzato in versione femminile e con un sopracciglio alzato gli disse
“Finirai per prenderti un raffreddore” poi si voltò verso l’ingresso di casa.

“Perché?!” le urlò Ranma “Perché non hai detto a Shampoo che non poteva più uscire con me? Ti importa così poco di me?”
La ragazza con il caschetto le si avvicinò e le tirò un sonoro schiaffone.
“L'ho fatto perché per troppi anni sono stata l'oggetto del contendere, sono stata il premio e nessuno ha mai chiesto la mia opinione, nessuno si è mai interessato se io avessi delle preferenze.
Volevo che almeno tu potessi scegliere, non volevo trattarti come un oggetto!
Volevo che potessi decidere liberamente senza sapermi in pericolo per le minacce delle amazzoni o perché io ti avevo vinto come un peluches ad una fiera!”.

Ranma la guardò, rossa in viso e con il fiato corto, allungò l’esile braccio verso la fidanzata tentando di abbracciarla, il tono di voce scemava mentre cercava di dire “Io ho già scelto, anni fa”
Infine la rossina si accasciò, svenuta, nelle braccia del suo irruento e preoccupato Maschiaccio.

 

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Capitolo 8
*** Il segreto di Nodoka ***


Akane corse come una furia verso la sua camera, urlando a squarciagola i nomi dei famigliari e sbatacchiando la sua assistita contro ogni stipite.

Solo a metà scala, infatti, si era accorta che Ranma le era scivolata dalla schiena e aveva contato gli scalini di casa Tendo con il cranio. Il richiamo dell’infermiera letale aveva sortito l’effetto desiderato destando tutta la casa.

Mentre si dirigevano dalla giovane coppia in camera di Akane, quest’ultima raggiungeva il culmine delle sue cure scaraventando la ragazza con il codino sul letto con una foga tale da farle sbattere la testa contro il muro. 

Stranamente Ranma non aveva ancora ripreso i sensi.

Venne immediatamente chiamato il Dott. Tofu e Kasumi, a scopo preventivo, fu relegata in cucina per preparare uno spuntino. 

Tofu visitò la malata attorniato dalla famiglia in ansia, diede a Nodoka tutte le istruzioni necessarie per assistere il figlio e poi chiese a tutti di uscire, tranne ad Akane a cui chiese di rimanere per raccontare l’accaduto.

“Quindi Ranma ha sprigionato nuovamente quell’aura nerastra?” La ragazza annuì, era seduta sul letto, a fianco dell’artista marziale ancora priva di conoscenza. 

“Mhh” fece in risposta all’informazione ricevuta e si aggiustò gli occhialetti sul naso, tipico di quando stava riflettendo. 

“Akane vorrei che aiutassi la signora Saotome  e ti occupassi anche tu di Ranma questa notte, te la senti?” 

“Certo” 

“Fatelo tornare ragazzo, è la condizione in cui Ranma è fisicamente più forte, e non spostatelo dalla tua camera almeno per qualche giorno. Cambiategli spesso le bende sulla fronte, se la temperatura dovesse salire troppo, bagnate i polsi, l’incavo del gomito e sotto le ascelle. Fate in modo che non sia sudato, se fosse necessario cambiategli il pigiama, è importante che non rimanga con vestiti umidi addosso.” 

La ragazza fece nuovamente un segno di assenso. 

“Chiamatemi per qualsiasi motivo, se tutto procede bene, tornerò domani mattina per vedere come sta” e si alzò. 

Akane fece lo stesso e si inchinò ringraziando l’archiatra, a quel punto l’uomo aprì la porta per salutare il resto della famiglia e dar modo alla signora Saotome di occuparsi del figlio. In mezzo ai Tendo-Saotome si trovava l’esile figura di Kasumi, che aveva in mano un vassoio con del té bollente e qualche delicatesen per rifocillare Tofu.

“Ka...Ka...Kasumi, oh, anche lei qui, com’è piccolo il mondo” disse il medico con gli occhiali completamente appannati e la bocca spalancata in un sorriso imbecille. 

“Veramente dottore io abito qui” 

“Ah, ma davvero? Vi siete trasferiti, oh ma che bella cosa” 

Il quadretto era talmente penoso da far sembrare Ranma e Akane degli esperti di relazioni amorose.

“Le ho portato del tè e qualche dolcetto” 

“Kasumi lei è davvero troppo gentile” disse il dottore afferrando il vassoio e lanciando il contenuto dietro di se, il tè bollente ovviamente finì dritto su Ranma, il quale emise un gemito soffocato.

Tofu masticò con gusto il vassoio e poi si congedò dalla famiglia uscendo dalla finestra della camera di Akane, senza che potesse essere fermato. Quando la piccola Tendo si affacciò vide il dottore steso sul prato, tremolante e in posizione disarticolata, che blaterava qualcosa su uno scalino davvero troppo alto.

Alla spicciolata la famiglia tornò a dormire, lasciando le due donne ad occuparsi dell’artista marziale. Erano entrambe inginocchiate a fianco del letto, regnava un silenzio denso di emozioni soppresse. Akane aveva notato che Nodoka, dopo un primo momento di preoccupazione, guardava il figlio con malcelata rabbia e quasi disgustata. Inizialmente pensò fosse perché Ranma era in versione femminile, ma lo sguardo di accusa della madre non era mutato come la sessualità del figlio.

“Akane ti chiedo perdono” 

“C...Come?!” 

“Ti chiedo scusa per mio figlio, è davvero uno scellerato” 

La ragazza reagì come suo solito, ponendosi una mano dietro il capo in segno di imbarazzo, iniziò a sventolare l’altra ad indicare che non c’era bisogno di queste scuse, e con faccia da ebete disse: 

“Non c’è bisogno di scusarsi, certo Ranma non è perfetto, ma, bhe, c’è di peggio no?” 

“No” rispose risoluta la donna. 

“Come ha potuto uscire con Shampoo dopo che tu ti eri battuta per lui? Come può essere così pusillanime e continuare ad attorniarsi di donne? Che madre disgraziata che sono, perchè mi doveva capitare un simile figlio?”

 Akane fissò per un attimo interdetta la signora Saotome, prese la bacinella dell’acqua e, con la scusa di prenderne di fresca, fece per uscire dalla stanza, la situazione era imbarazzante in maniera insostenibile. 

“Avrei dovuto farti fare seppuku, sei una vergogna per la scuola di arti marziali” 

Nodoka l’aveva detto a bassa voce, ma abbastanza forte da poter essere sentita nella piccola e silenziosa stanza. 

Akane si volse a guardare la scena, come fosse un quadro in un museo. Guardò quella figura risentita che inveiva contro un ragazzo inerme e febbricitante nel letto. Il suo ragazzo inerme e febbricitante nel letto. Prima che potesse controllarsi, la rabbia prese il sopravvento. 

“Come può parlare così a Ranma? Come può dirgli cose del genere? Ranma non è perfetto, è testardo, egoista, arrogante, farfallone e un po’ maniaco, ma è anche coraggioso, pronto ad aiutare chi è in difficoltà, sa essere dolce e soprattutto siete lei e il signor Saotome da biasimare. Suo marito le ha mai detto veramente perchè Ranma ha tutte queste fidanzate? Dopo averla lasciata, ha fatto fare a Ranma una vita di stenti e privazioni. Pur di ottenere del cibo si è accordato con il padre di Ukyo, promettendo di occuparsi del chiosco di okonomiyaki e della bambina, facendola sposare con Ranma; nonostante si fosse già accordato con mio padre alla nascita di Ranma, perchè portasse avanti il Dojo. 

Neanche a dirlo suo marito ha dimenticato Ukyo e si è tenuto solo il chiosco. 

Shampoo l’hanno collezionata grazie al fatto che il signor Genma li ha quasi fatti morire di fame in Cina e, dopo essere caduti nelle fonti maledette, si sono fiondati sul banchetto al torneo delle amazzoni. Ranma ha dovuto sfidare Shampoo per poter esigere il pasto come premio. 

Per non parlare di come le idee geniali di suo marito abbiano fatto venire la fobia dei gatti a Ranma. Onestamente, come diavolo le è venuto in mente di affidare Ranma al signor Genma!? Ma che razza di madre è!?” 

Subito dopo quest’affermazione Akane si tappò la bocca con la mano, aveva davvero parlato troppo. Nodoka l’aveva ascoltata in silenzio e compostamente seduta, con un autocontrollo invidiabile. 

“Sai Akane” iniziò con tono tranquillo “c’è una cosa che non ti ho mai detto” 

La ragazza aveva i brividi lungo la schiena, la quasi suocera l’aveva sempre sostenuta ed incoraggiata in questi anni, ritenendola la sola, vera fidanzata del figlio. Le aveva fatto da madre in più di un’occasione e Akane non riusciva davvero ad immaginare cosa potesse significare averla come nemica.

La signora Saotome non sembrava avere intenzioni bellicose e andò avanti con la sua rivelazione.

“Io e tua madre eravamo amiche, ci vedevamo spesso e ci tenevamo compagnia quando i nostri mariti partivano per i viaggi di addestramento. Lei li ha sempre trovati un po’ strani mentre io pensavo fosse un grande onore essere la moglie di un maestro di arti marziali. 

Entrambe amavamo i nostri mariti e le nostre famiglie. 

Quando Genma iniziò a parlarmi dell’idea di portare via Ranma per addestrarlo io fui subito d’accordo. Ne parlai a tua madre, la quale invece mi disse che ero matta, che era una follia, che il bambino era troppo piccolo e che Genma non era in grado di badare a lui. Litigammo furiosamente e le ultime parole che le dissi furono che era una cattiva madre, che non teneva davvero al vostro futuro e a quello della palestra. Ci lasciammo così e non ci parlammo più. 

Al momento della partenza però, le parole di tua madre risuonarono nella testa e tentai di fermare Genma, fu solo la risolutezza di Ranma nell’accettare di fare seppuku se non fosse divenuto un vero uomo, che mi convinse a lasciarli andare. 

Ero troppo orgogliosa per cercare tua madre a chiederle perdono, riconoscendo che aveva ragione. Non molto tempo dopo si ammalò e morì. Non ho potuto dirle quello che voglio dire ora a te…” si voltò ancora inginocchiata verso Akane, si inchinò completamente toccando il pavimento con la fronte “Hai ragione, perdonami.” 

La ragazza arrossì di fronte al segno di massimo rispetto e stima, interdetta, non sapeva cosa dire e Nodoka, tornata in posizione seduta, le venne in aiuto consigliandole di andare a prendere l’acqua fresca per Ranma.

Mentre la giovane Tendo era fuori dalla stanza la donna sguainò la Katana, da cui non si separava mai, e la mise al collo del figlio:

“So benissimo che sei sveglio e hai sentito Akane, se non ti decidi a dichiararti ti riterrò poco virile e ti farò fare seppuku” 

Poi si alzò, baciò la fronte del figlio, a cui una goccia più grossa delle altre era scesa dalla tempia destra, e gli disse “Ti voglio bene”. 

Quando il maschiaccio rientrò nella camera la signora Saotome si trovava in piedi, vicino al letto “Akane perdonami ma sono davvero molto stanca, te la sentiresti di occuparti di Ranma da sola?” 

“Certamente” 

Avviandosi verso la porta Nodoka abbracciò la futura nuora “Occupati di lui” e la piccola Tendo sapeva, in cuor suo, che la signora Saotome non stava parlando solo di quella notte. 

Lasciata sola al suo compito Akane riprese posizione vicino al malato, ad un lieve scostamento di Ranma, la benda sulla fronte cadde a terra e l’infermiera improvvisata si alzò a raccoglierla. Quando fu vicina abbastanza per rimettere al suo posto la pezza, Ranma afferrò il polso di Akane e l’attirò a se costringendola a sdraiarsi vicino a lui. “R...Ranma” balbettò lei per la sorpresa, lui la strinse in un abbraccio e le diede un bacio in fronte, si addormentarono così.

 

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Capitolo 9
*** Smidollato o non smidollato, questo è il problema ***


Ramma sentiva un inebriante odore nelle narici, un profumo che avrebbe riconosciuto fra mille, ma non era possibile...Come mai lo sentiva mentre stava dormendo? Aprì leggermente un occhio e si trovò davanti il piccolo e perfetto viso di Akane. Il cuore iniziò a battere senza controllo, cosa ci faceva Akane nel suo futon? Iniziò a ricordare; non era nel suo futon, era nella camera del Maschiaccio, riconosceva le lenzuola e il comodino. 

Tornò a fissare la sua pluriennale ossessione, che ormai occupava la mente più di tutte le tecniche di arti marziali messe insieme.

Dormiva beatamente, qualche ciocca di capelli le incorniciava il viso, il respiro era regolare mentre un leggero sorriso le increspava le labbra. Le spalle di lei ondeggiavano ritmicamente e il codinato sentiva il corpo della fidanzata adeso al suo, un calore diffuso sprigionava da entrambi, tanto da far pensare all’artista marziale che la febbre fosse tornata prepotente. Avrebbe tanto voluto baciarla! Mentre pensava tutto ciò, Akane iniziò ad aprire gli occhi e in breve si trovarono a guardarsi. Le frange si sfioravano, il rossore delle guance accendeva i visi, i battiti accelerarono per entrambi: era evidente il desiderio che faceva brillare gli occhi dei due adolescenti. Ranma teneva ancora stretta la mano di lei, quella afferrata nottetempo per trascinarla nel letto affianco a lui. Con il pollice disegnò un piccolo cerchio nella parte che congiunge il polso al palmo, era un tentativo di farle una coccola, non avrebbe immaginato, ne la ragazza lo avrebbe mai ammesso, che questo provocasse nel Maschiaccio desideri che andavano ben oltre la voglia di baciarlo. Lo chiamò con voce roca e fievole “Ranma”. Iniziarono ad avvicinare i volti, chiamandosi vicendevolmente, come per essere sicuri che l’altro fosse davvero lì e le loro labbra si sfiorarono.

-Ranmaaaa, Akaneee: è arrivato il dottor Tofu!- 

Un tonfo sordo indicò che Ranma aveva sbattuto fuori dal letto la ragazza senza tante cerimonie. Quando Nabiki aprì la porta la scena era tanto comica quanto scontata. 

La piccola Tendo era con la faccia a terra e il sedere per aria, le dita alzate formavano delle corna, il codinato si era rintanato sotto le coperte pregando i Kami che, quando Akane si fosse vendicata dell’ennesimo comportamento da smidollato, la morte giungesse indolore e intanto urlava tutta la sua innocenza. 

La mezzana guardava divertita la scena 

-Akane, ti sembra il modo di dormire? Non dovevi vegliare su Ranma? Sei proprio un'imbranata sorellina- 

-Oh, stà zitta Nabiki- disse l’irruenta ragazza, mentre misurava a grandi passi la stanza e usciva dalla porta come un orso affamato dalla grotta. 

La più furba delle Tendo non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di una stoccata finale 

- Allora? Avete dormito bene insieme?-

Un fulmine trapassò Akane, facendole prendere un colore bluastro e al contempo la posa ridicola di chi è stato punto sul vivo. 

Si voltò a guardare la sorella che sorrideva sorniona…”Ma come fa ogni volta?!” poi in linea d’aria vide sulla libreria l’orsacchiotto bianco che Nabiki le aveva regalato a Natale e un atroce sospetto le venne in mente “Non sarà mica una telecamera?” Scrollò la testa “Andiamo, questo sarebbe troppo persino per Nabiki” e si avviò verso il bagno. 

-Buongiorno Akane- 

-B...Buongiorno Dott. Tofu- 

- Allora com'è andata la nottata?- 

Akane si fece rossa in viso, farfugliò un bene e si chiuse in bagno. 

Appoggiata alla porta si sfiorò le labbra e il cuore riprese ad accelerare.

Quando Tofu entrò nella stanza trovò Ranma che urlava come un pazzo da sotto le coperte, inveendo contro la fidanzata racchia che non avrebbe sfiorato nemmeno con un dito. Il dottore bussò sulla testa del paziente per farsi aprire l’inusuale rifugio. 

- Buongiorno Ranma, ti senti meglio?- 

-E’ lei Dottor Tofu, buongiorno- 

Guardando negli occhi il buon dottore il codinato arrossì, intimidito dalla purezza dello sguardo che lo stava scrutando. 

-Vedo che stai meglio, sono sollevato!- 

Ranma piegò leggermente la testa di lato, non capiva appieno l’affermazione del dottore. 

-Era preoccupato perchè ho preso l’influenza?- 

Gli sembrava un po’ incongruente l’apprensione mostrata dall’archiatra per un’influenza in confronto a come lo avevano ridotto sfide con yeti cornuti, alati e in ultima versione persino tentacolati,  vecchietti malefici e semidei. 

Tofu scosse la testa e si sistemò gli occhiali 

-Parlavo del tuo Qi Ranma - 

-Il mio Qi?- 

- Akane non ti ha detto nulla?- 

Il codinato scosse la testa energicamente e la sua treccia sottolineò il movimento svolazzando qua e là. Così il Dottore spiegò pazientemente all’artista marziale la sua teoria sul perchè quest’ultimo sprigionasse un’aura nerastra in determinate situazioni. Ranma artigliò le lenzuola un paio di volte quando le parole del dottore lo riportarono alla litigata con Hiroshi e alla rabbia verso Akane. 

- Potrei essere pericoloso per Ak...Per la mia famiglia?- 

chiese il ragazzo con un filo di voce e guardando ostinatamente le decorazioni delle lenzuola.   

- Non penso, ma non lo so con certezza, però diventerà pericoloso per te. Se continuerai a reprimere i sentimenti la tua aura si ammalerà sempre di più. - 

- Continuo a non capire- disse l’artista marziale grattandosi una guancia.

Il buon dottore emise un sospiro ed una piccola nuvoletta tonda sottolineò la frustrazione a cui Tofu era sottoposto in quel momento, alla scuola di medicina non ti preparavano ai Ranma, forse perché non ne esistevano molti al mondo. Pensò fosse meglio fare una digressione: -Quanti anni compi Ranma?- 

Il codinato lo guardò di sottecchi, non gli piaceva quando la gente iniziava un discorso con dei giri di parole 

-18- 

-Uh, bene, così quest’anno ti diplomi alle superiori- disse il dottore alzandosi in piedi e guardando fuori dalla finestra. 

Ranma lo seguiva con lo sguardo come si seguirebbe una pinna di squalo muoversi in mare. 

- Cosa pensi di fare dopo? Proseguirai con gli studi?- 

-Non scherziamo dottore, farò l’artista marziale e dirigerò la palestra! Non sono portato per lo studio!- e mentre lo dichiarava portò la mano destra dietro la nuca a sottolineare l’imbarazzo ridacchiando nervosamente.

- Dirigerai la palestra? Uhm, quindi tu e Akane sarete soci?- 

-Che assurdità, perchè dovrei fare una società con quel maschiaccio privo di sex appeal?- -Allora pensi di comprare la palestra dai Tendo?- 

-Comprarla? Ma che diavolo sta dicendo dottore?- 

-Quindi non vuoi creare una società con l’erede della palestra Tendo e non vuoi comprarla, come pensi di entrarne in possesso allora?- 

-Bhe quando io e Akane saremo sposa…- e si interruppe, iniziando a capire che stava dando per scontato la sua vita con la ragazza con il caschetto 

-E come pensi di fare a sposarla se non le dici quello che provi per lei?- disse Tofu, che era tornato a sedersi per fronteggiare Ranma.

Fu come una doccia fredda, ma senza seno che cresceva inopportuno sul torace.

Ranma si distese nuovamente nel letto, fissando un soffitto che non vedeva, troppo frastornato. Si rialzò di scatto 

-Ahhhhhhhhhhhh- urlò sfregandosi la testa come se fosse abitata da un milione di pidocchi voraci 

-Tutto bene Ranma?- 

Il codinato voltò meccanicamente la testa come una bambola da ventriloquo mentre due enormi fiumi gli rigavano le guance 

-Dottore- disse con tono piagnucoloso -Che devo fare?- 

Tofu cadde a terra in maniera scomposta, sconfitto dall’immaturità del suo paziente. Si alzò cercando di ricomporsi, aggiustandosi di nuovo gli occhiali sul naso per darsi un tono. 

-Mi dispiace Ranma, non so come aiutarti in questo senso- guardandosi le mani con uno sguardo mesto aggiunse -No, non sono proprio la persona a cui chiederlo- e si alzò. 

-Confermo la mia diagnosi, è meglio se non ti muovi da questa camera per qualche giorno-

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Capitolo 10
*** Ranma prende una decisione ***


Inizialmente questo non doveva essere un capitolo a parte, ma un tutt’uno con il capitolo precedente, solo che non amo fare capitoli lunghi, perchè li trovo difficili da leggere da uno schermo. 

Lasciato solo Ranma si sentì spossato, si distese nel letto e iniziò a guardarsi intorno, nella stanza del Maschiaccio, come non gli era mai capitato. Raramente ci aveva vissuto momenti tranquilli e ancora meno da quella prospettiva. Lo imbarazzava trovarsi nella camera di lei ad osservare gli oggetti che l’arredavano facendone il rifugio della piccola Tendo.
Inoltre c’era un orsacchiotto bianco sulla libreria che gli metteva inquietudine, lo faceva sentire osservato.
Vagando con lo sguardo, poco sotto il peluches, qualcosa attirò la sua attenzione. Era un piccolo panda, gli ricordava qualcosa ma non riusciva a focalizzarlo nella mente. Fu quando vi vide accanto il carillon che per associazione di idee si ricordò di averlo regalato ad Akane un Natale passato. Come sempre era stata una festa senza romanticismo e, in compenso, tanto trambusto, ma appena ci pensava il ricordo più vivido era Akane, incorniciata dalla neve, che abbracciava tutti i regali che lui le aveva dato con un sorriso dolce.
“Quando vuole è davvero tenera” pensò Ranma sorridendo.
Poco più in giù la foto che le aveva regalato l’ultimo Natale, quella scattata sull’isola delle illusioni.
Aggrottò le sopracciglia e sbuffò “Stupido ragazzino che si era invaghito di Akane!”, era l’unica foto che aveva in cui c’erano entrambi.
“L’unica foto...Sono qui da tre anni e questa è l’unica foto che ho con lei”
Si tirò le coperte sopra la testa, come i bambini piccoli che vogliono giocare a nascondino, e sbuffò nuovamente.
“Che diavolo di pensieri sto facendo, sono un artista marziale, che m’importa di chi sposerò”
In realtà non era stata propriamente la vista della foto con Toma attaccato ad Akane e Ukio e Shampoo avvinghiate a lui a farlo sprofondare nelle coperte per tenere fuori il mondo...Accanto al piccolo quadretto c’era un memento più grande e ingombrante.
Era il bouquet da sposa di Akane.
Ricordava perfettamente quando la ragazza lo aveva posato lì.
Era la sera del loro quasi matrimonio, lui era seduto su quello stesso letto con ancora addosso il vestito da sposo a brandelli e brontolava copiosamente su quanto ci sarebbe voluto per sistemare la palestra e tornare ad allenarsi come si doveva. Lei gli brontolava di rimando chiedendogli se non avesse di meglio da fare che starle tra i piedi. Nel frattempo armeggiava con la sedia girevole della scrivania per cercare di arrivare ad una altezza sufficiente per raggiungere lo scaffale.
Quando finalmente riuscì ad elevarsi poggiando il mazzo su uno dei piani della libreria disse che era stata una sciocca, che non avrebbe più tentato di organizzare un matrimonio di nascosto e gli chiese scusa.
Nel tentare di scendere il tacchetto della scarpa, già duramente provato dalla giornata, aveva ceduto del tutto e lei stava per compiere una rovinosa caduta. Come sempre Ranma l’aveva presa al volo brontolandole il fatto che gli dava sempre un gran daffare.
I nervi della ragazza avevano ceduto ad una giornata di abiti bruciacchiati, torte spiaccicate e sogni infranti e Akane aveva iniziato a piangere come una bambina mentre lui tentava di consolarla.
Nei giorni successivi il Maschiaccio non aveva voluto saperne di avere a che fare con Ranma e il codinato per tutta risposta aveva iniziato a fare lo zaino per partire e non tornare più. La piccola Tendo lo aveva sorpreso appena in tempo per esprimergli tutto il suo disappunto, picchiandolo fino a fargli fare un volo fuori dal tetto della camera e gli argomenti matrimonio fallito e fuga per rompere il fidanzamento si ritennero conclusi. 

“Tofu ha ragione, devo prendere in mano le cose, anche se purtroppo non sarà affatto piacevole”
Ranma iniziò ad avere la vista annebbiata, la febbre era salita, l’ultima cosa che vide fu il libro che quel damerino di Asuka Daichi aveva dato alla fidanzata, con la scusa di aiutarla con lo studio. Biascicò uno stupida e si addormentò.

Akane era scesa ad allenarsi, cercava di sfogare tutta la miriade di sentimenti che le sovrastavano la mente, dovevano uscire, se non a parole, almeno a calci. Fu quando Nabiki le chiese se strozzare il manichino da allenamento, causalmente simile a Saotome, fosse un nuovo tipo di tecnica, che la piccola Tendo capì che se voleva davvero calmarsi doveva sfogarsi con la versione in carne e ossa del fidanzato. Così si diresse a grandi passi verso la casa.

Ranma si rigirava agitato nel letto, stava sognando Akane a braccetto con quel aitante studentello del secondo anno. Lui correva cercando di raggiungerli e quando riusciva finalmente a sfiorarle la spalla lei lo squadrava freddamente liquidandolo con un semplice addio. Il codinato la chiamò nel sonno con fare lamentoso. Ora l’incubo era cambiato, stringeva tra le mani una bambola Akane, vestita da sposa e con gli occhi chiusi e Shampoo gliela strappava dalle manì gettandola in una fonte maledetta. Ranma si tuffava per tentare di recuperare la fidanzata, ma una voce interiore gli diceva: 
-E' troppo tardi-

Quando Akane entrò nella sua camera spalancando la porta e urlando il nome del fidanzato lo trovò riverso a terra.
Corse verso di lui preoccupata e sentì che la fronte scottava.
Cercò di fargli riprendere i sensi chiamandolo e schiaffeggiandolo, forse con un po’ troppo foga.
-Bisogna abbassare la temperatura!-
Caricandolo sopra la testa corse in bagno, scardinò la porta con una pedata e aprì il doccino dell’acqua fredda, noncurante di suo padre e Genma che si stavano godendo un bagno caldo. Appena bagnato con l’acqua fredda, nonostante la temperatura della febbre, la maledizione fece effetto e Ranma divenne donna.
La rossina aveva appena ripreso conoscenza e stava in piedi da sola che il vecchio Happosai le si avvinghiò al seno urlando
-Vi sono mancato tesorini miei?!-.
Soun e Genma si alzarono istintivamente per fronteggiare l’arrivo del maestro senza pensare alle nudità che stavano esponendo agli occhi della giovane Tendo.
Colta dall’imbarazzo la ragazza col caschetto aveva preso Ranma è gliela aveva lanciata addosso come fosse un asciugamano.
Il poveretto finito nella vasca e tornato uomo navigava a pancia in su nuovamente privo di sensi, riaperti gli occhi disse con una bocca mezza sdentata
- Papà ti devo parlare-

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Capitolo 11
*** Porte ***


Akane girovagava per la casa come un pellegrino in cerca di rifugio nella tempesta.
In mano aveva un futon e con aria sconsolata vedeva le sue soluzioni notturne ridursi sempre di più.
Dopo quanto successo quella mattina tra lei e Ranma era impossibile valutare un’altra nottata in compagnia del fidanzato, ma ben presto la moretta aveva dovuto fare i conti con le soluzioni alternative che la sua squinternata famiglia poteva offrire.
Dormire nella camera dei genitori di Ranma era  improponibile per due motivi: l'imbarazzo e, di pari peso, il frastuono prodotto dal signor Genma. Questo flagello musicale era identico a quello prodotto da suo padre Soun per cui era scartata anche questa opzione. Il Riokan “Dalla furbissima Nabiki” era troppo caro per le sue tasche quindi non le restava che far leva sul buon cuore di sua sorella Kasumi. 

Ora era ferma davanti all’uscio dell’angelo del focolare di casa Tendo, con il braccio a mezz’aria stava per bussare quando la porta si aprì
≪Akane tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?≫
La piccola stava per chiedere il  rifugio tanto anelato, ma una vocina dentro di lei le ricordò che Kasumi si occupava della famiglia costantemente e questo le fece perdere il coraggio di chiederle di rinunciare a quel l'unico spazio privato. 

≪No, no, niente volevo solo augurarti la buonanotte.≫ 

Quando la porta si richiuse uno sbuffo di forma semirotonda uscì dalla bocca di Akane che mestamente si diresse verso la sua camera. Sospirò nuovamente mentre metteva la mano sulla maniglia della porta e si preparava mentalmente e fisicamente ad inveire quanto più possibile contro il fidanzato per redarguirlo sul comportamente da tenere durante la notte. 

Aperta la porta le parole le morirono in bocca, la scena che si parava davanti ai suoi occhi mostrava Ranma steso nel letto che emetteva suoni inarticolati mentre piccole scosse lo scuotevano.Una nuvola di petali neri si era sollevata quando lei aveva aperto la porta e ora che si erano posati aveva finalmente la visuale completa. 

Kodachi sovrastava Ranma in una posizione che dava poco spazio agli equivoci,  con uno striminzito body da ginnasta e sussurrava paroline dolci all’orecchio dell inebetito ragazzo con il codino. 

Il Maschiaccio lestamente mollò il futon e prese la sua Katana da allenamento 

≪Kodachi che diavolo ci fai qui?! Vattene subito dalla mia camera!≫ 

≪Oh mio caro Ranma siamo stati interrotti da quella rozza di Akane Tendo≫ 

La piccola Tendo iniziò ad inseguire la ginnasta per tutta la camera e nel cercare di colpirla inavvertitamente fu Ranma a saggiare la forza erculea della fidanzata furente. Akane non si sentì troppo in difetto, in fin dei conti la colpa era sempre e solo di Ranma. 

Alla situazione già grottesca decise da dare una nota di colore il vecchio Happosai che da buon maestro qual era recava con sé un secchio d’acqua gelata per donare sollievo al povero discepolo febbricitante e, dopo averlo rinfrescato dalla calura dell'influenza e averlo reso una splendida ragazza, poterlo consolare e abbracciare adeguatamente. Il maniaco tirò il secchio d'acqua, ma invece di prendere l’allievo, colpì Kodachi di cui il, già succinto, body bagnato dall’acqua fredda divenne ancora più aderente e semitrasparente, effetti che furono davvero irresistibili per il Vecchiaccio. Happosai si avvinghiò alla giovane Kuno senza che lei potesse fare nulla e Akane approfittò del momento di distrazione per calciarli fuori dalla finestra nello stellato cielo di Nerima.
Con le spalle incassate, il volto truce e i pugni stretti il Maschiaccio soffiava come un mantice sia per lo sforzo che per la rabbia del trambusto creato, guardando il puntolino ormai lontano dei suoi molesti visitatori.

Si voltò verso Ranma il quale, ancora tremolante, osservava la fidanzata. Akane sollevò un sopracciglio, ma non disse nulla, tirò l'ennesimo sospiro e uscì dalla stanza lasciando la finestra aperta e non curandosi del fatto che il fidanzato fosse esposto al vento autunnale. Dopo qualche minuto rientrò e con pazienza riempì il sacco della spazzatura di tutti i petali sparsi in giro dalla nemica pazzoide, chiuse per bene il contenitore e si allontanò di nuovo dalla camera per gettare il pestilenziale bottino e prepararsi per la notte. Una volta pronta chiuse la finestra, spense la luce e approntò il suo futon coricandosi senza dire una parola al fidanzato, che nel frattempo stava riacquistando l'uso del corpo. 

Ranma era ferito da quel silenzio, lei non aveva minimamente tentato di riappacificarsi, così lui ora si ritrovava ad osservare quelle spalle che gli venivano rivolte con tanta ostinazione. “Accidenti!” mugugnò tra sé,  non era colpa sua quello che era successo, Akane doveva ormai sapere com'era fatta Kodachi. “Perché devo pagare sempre io tutte le conseguenze?!”
Mentre il suo cervello borbottava contro la fidanzata gli occhi si erano abituati al buio e la luce del lampione che filtrava dalle tende aveva rischiarato abbastanza la stanza da permettergli di riconoscere i contorni di ogni oggetto.
Nel tentare di riaddormentarsi Ranma si girò su un fianco e fu lì che vide una cosa che gli diede un po’ di quiete emotiva: la Katana di Akane, che lei aveva sempre tenuto accanto a sè ogni volta che dormivano insieme per un qualche motivo, era appoggiata sul muro, lontano.

”Forse almeno un po' si fida di me” e con questo pensiero si addormentò.

 

I giorni seguenti passarono veloci, Akane si recava a scuola ogni mattina e le giornate erano scandite da litigi e i riappacificamenti. Fondamentalmente Ranma veniva picchiato, bagnato, asciugato, curato e alla fine perdonato.
I principali motivi di disputa nascevano perché l’artista marziale, annoiato dal riposo forzato e ormai prossimo alla guarigione, continuava a sporcare la camera della fidanzata con qualsiasi cosa: cibo, fogli, tempera di matite, fumetti, bibite.
Così, nonostante la lungodegenza di Ranma, avevano comunque trovato un loro modo per tenere fede alla routine: Akane si alzava, inveiva contro Ranma, litigavano, correva a scuola rischiando di essere in ritardo, tornava a casa e, in una maniera o nell'altra, facevano pace. 

L'ultimo giorno prima delle vacanze scolastiche invernali la litigata fu più aspra del solito, era come se Ranma la provocasse volutamente per cercare il più possibile di farla arrabbiare.

Akane uscì di casa con un diavolo per capello e senza salutarlo, tardò nel ritornare a casa a fine delle lezioni poiché, essendo l'ultimo giorno di scuola, si era dilungata con gli amici nello scambiarsi auguri e regalini e programmi sul dove e quando trovarsi durante le vacanze per festeggiare insieme.
Nel tragitto verso casa il senso di disagio che l’aveva accompagnata tutto il giorno si acuì.
C'era qualcosa di strano nell’atteggiamento di Ranma quella mattina, era convinta che l'avesse provocata apposta, proprio come quando......
Akane iniziò a correre perché un sospetto si era fatto spazio nella mente: Ranma si comportava così quando doveva partire, quando voleva andarsene e voleva il più possibile evitare di avere un momento intimo con lei.
Aprì la porta di casa con tutta la foga delle emozioni che la attraversavano, le bastò guardare il viso di Kasumi e Nodoka per capire. Fece di corsa le scale, spalancò la porta facendola sbattere ed eccolo lì: il vuoto, il nulla, Il silenzio…
La sua camera come se lui non ci fosse mai stato: il letto rifatto, il cestino svuotato, ogni cosa in ordine.
Scese le scale con lentezza, sapeva già cosa dovevano dirle, trattenne a fatica le lacrime, non aveva più fame,  quando si trovò davanti alle due donne, entrambe calme, le venne comunicato che Ranma e  il signor Genma erano partiti per un viaggio di allenamento. La piccola Tendo fece solo un sì con la testa e disse di volersi cambiare la divisa.
Tornata nella sua camera appoggiò con cura la cartella che aveva stretto nella mano e corse verso il letto abbracciando il cuscino e iniziando a piangere. Mentre sfogava tutta la sua frustrazione si accorse che sotto il cuscino c'era qualcosa.
Si mise a sedere e osservò la lettera da parte di Ranma.
Un moto di rabbia gliela fece accartocciare e gettare verso il cestino.
Sotto la rabbia si celava la paura: Ranma aveva deciso di scegliere un'altra fidanzata? La lettera le comunicava che non sarebbe tornato mai più?
No, non aveva voglia di leggerla.
Riaffondò la testa nel cuscino, ma quella missiva riusciva ad essere ingombrante e fastidiosa quanto il suo autore. Così andò a riprenderla e la aprì
“Ehi Maschiaccio! Sapevo che ti saresti buttata a piangere sul cuscino perché me ne sono andato. Sei proprio una piagnucolona, lo sai? Sono andato ad allenarmi, tornerò in tempo per l'inizio della scuola. Tu intanto cerca di non ingrassare troppo coi dolci di Natale, hai i fianchi già abbastanza larghi! E vedi di allenarti un po', sono stufo di batterti con così tanta facilità.
Non vedo l'ora di farti vedere il frutto dei miei allenamenti, sono sicuro che rimarrai a bocca aperta.”

L’intero biglietto era corredato da disegnini in cui lui le faceva le boccacce e lei, estremamente imbruttita, piangeva con enormi goccioloni che uscivano dagli occhi. Akane si asciugò le lacrime.
Era un cretino, un vero cretino! La stava lasciando sola durante il periodo di Natale! Nonostante la loro storia non fosse ricolma di momenti romantici Natale era sempre stato uno di quei giorni in cui poter cedere ai sentimenti e avere, anche solo vagamente, l’aria di una vera coppia.
In fondo il bigliettino recava una piccola freccetta che segnalava di girarlo. Seguendo le indicazioni Akane lesse anche il retro
“So che me ne vado per Natale, ti ho fatto un pensierino, non è niente di che, non farti strane idee, capito!?!”
La ragazza si accorse di una busta di carta chiusa appoggiata sulla sua scrivania, con la grafia un po' sgraziata di Ranma c'era scritto: “Buon Natale Racchia!”

Akane sospirò e sorrise in contemporanea, guardò il cielo dalla sua finestra e con gli occhi ancora inumiditi dalle lacrime pensò “Torna presto stupido!”

Si cambiò e uscì dalla camera, una volta scesa la signora Saotome le chiese se voleva accompagnarla a fare compere per la cena. La ragazza con il caschetto accettò volentieri quell’offerta di distrazione ed entrambe si incamminarono per i quartieri di Nerima.

Camminavano in modo lento e con fare quieto, Akane aveva sempre invidiato il comportamento signorile della signora Saotome, che le ricordava molto quello di Kasumi. Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla quasi suocera:
≪Sai Akane, volevo andare anch'io con Genma e Ranma perché mi dispiaceva che non fossero qui a Natale. Ma Ranma mi ha chiesto di rimanere qui per farti compagnia, aveva paura che se fossi partita anch'io con loro avresti pensato che ti avesse abbandonata.≫
La ragazza strabuzzò gli occhi, incredula e arrossì all’istante, faticava ad immaginarsi il fidanzato così esplicito, men che meno con sua madre.
Balbettando per l’imbarazzo chiese ≪L...Le ha veramente detto così?≫
≪Beh…≫ disse la signora Nodoka ≪Mi ha chiesto di rimanere qui con la famiglia, ma era chiaro che mi chiedeva di starti accanto≫ ≪Certo…≫ Rispose incerta Akane abbassando il capo e guardandosi ostinatamente le mani che portavano un sacchetto.
≪Akane≫ la chiamò seriamente la signora Saotome per attirare la sua attenzione ≪Sai bene cosa ne penso nel comportamento di mio figlio, ma dovresti fidarti un po' di più e forse dovresti cercare di impegnarti affinché le cose fra di voi vadano avanti.≫ “Impegnarmi?” pensò tra sè il Maschiaccio “In effetti il mio continuo stare sulla difensiva non è certo un terreno facile da percorrere per l'incredibile timidezza di Ranma, forse potrei approfittare di questi giorni in cui è via per migliorare un po’...”
Mentre faceva queste riflessioni passarono davanti ad un negozio che esponeva un cartello, Akane lo lesse e subito le venne l'idea per il regalo da fare a Ranma. Si convinse inoltre che il lampo di genio appena avuto avrebbe potuto aiutarla a perseguire il proposito che si era appena data. Si scusò con la signora Saotome e le chiese se poteva tornare a casa da sola. Nodoka annuì con un dolce sorriso.

Akane aprì la porta del negozio convinta di star aprendo un nuovo capitolo della sua vita.

 

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Capitolo 12
*** Nuova tecnica della scuola di arti marziali di lotta indiscriminata Saotome ***


Il vento sferzava la cima della montagna sollevando lievi nuvole di fiocchi di neve, su un pianoro si fronteggiavano un signore di mezza età con la bandana e un bel ragazzo con una treccia nera. 
-Preparati Ranma, non avrò nessuna pietà per te. Sei la vergogna della scuola Saotome, non credevo che dovessimo arrivare a tanto-
Il giovanotto guardò il vegliardo con fare truce, chiuse gli occhi per il furore e un tremolio al sopracciglio denotava tutto il nervosismo creato dalla situazione.
-Adesso basta maledetto papà!-
-E va bene figliolo! PREPARATI AD ESSERE SCONFITTO!! SONO PRONTO!-
Entrambi sfogarono la tensione con un urlo di battaglia, Ranma si fiondò verso Genma, il quale si era accucciato e armeggiava con qualcosa sopra la propria testa. Quando il codinato fu praticamente sopra di lui, Genma lo fronteggiò
-Ranmuccio caro dammi un bacino…-
Lo spavento di vedere il padre travestito fece,al contempo, sbiancare e rabbrividire Ranma  
-Che ddiavolo sarebbe quella roba!?- esclamò il ragazzo puntando il dito verso la misera rappresentazione paterna.
Con la stessa voce in falsetto Genma, malamente truccato e con una parrucca a caschetto in testa, rispose
-Sono la tua Akanuccia, dammi un bacinooo-
Ed iniziò ad inseguire un per niente marziale Ranma che girava in tondo sfuggendo da una non propriamente somigliante impersonazione della fidanzata.
Da una panchina situata nel villaggio vicino dei vecchietti perplessi guardavano l’improbabile allenamento. Rimasero basiti quando, dopo essersi azzuffati, riemersero dalla neve, anzichè i due uomini, un panda impiastricciato di trucco con una parrucca azzurrina e una procace ragazzina dai capelli rossi.
-PAPA’ SEI UN’IDIOTA!-
 
Nel frattempo a Nerima un altro membro dei Saotome aveva al centro dei propri pensieri la ragazza con il caschetto. Nodoka aveva notato che Akane non era mai a casa, andava via presto al mattino, rientrava velocemente per pranzare e tornava la sera tardi. Aveva sempre avuto piena fiducia nella futura nuora, sapeva che sotto quel carattere scostante e incandescente si nascondevano qualità rare come altruismo, lealtà, purezza di spirito.
Continuava a domandarsi se l’allenamento di Ranma fosse davvero necessario, soprattutto in quel momento. Dato che i muri di casa Tendo avevano le orecchie e nessuno in quella famiglia aveva un minimo di rispetto per le faccende altrui anche la signora Saotome era venuta a conoscenza delle assidue attenzioni che Akane aveva ricevuto dai compagni di scuola e più passavano i giorni più si domandava se uno di questi non avesse trovato il modo di spodestare suo figlio dal cuore della giovane. 
L’ansia di Nodoka saliva di giorno in giorno, anche perchè, come sempre, Ranma non chiamava e il vuoto silenzioso lasciato in casa rimbombava nel cuore di più di un abitante del Dojo. Kasumi aveva organizzato, come tutti gli anni, la mega festa di Natale in casa dei Tendo. 
Non essendoci Ranma, Akane si era aspettata un Party molto più tranquillo, ma non aveva fatto i conti con la follia delle sue colleghe fidanzate che riuscirono a bisticciare per chi sarebbe uscita per prima con il codinato, non appena questi avesse rimesso piede a Nerima.
“Tutto come sempre quindi…”
fu il pensiero sconfortante con cui Akane, lasciata in anticipo la festa, salì le scale per tornare nella sua camera. L’umor nero della più giovane delle sorelle Tendo non era sfuggito alle amiche di infanzia, che dopo aver allietato con il Karaoke gli ospiti la seguirono dal dojo all’interno della casa.  Volevano finalmente mettere in atto i loro propositi di Cupido in gonnella e parlarono ad Akane del ritrovo tra compagni di classe che volevano organizzare dall’altra parte della città prima del rientro a scuola.
L’idea era di creare un momento, apparentemente non romantico, che desse la scusa ai due testoni per allontanarsi dal, fin troppo affollato di pretendenti, quartiere di Nerima e godersi un po’ di tempo insieme.
Non rivelarono ad Akane il fine reale di tutto. Inizialmente la moretta fu perplessa dell’iniziativa, ma alla fine se ne convinse. Si attardò con le amiche a confabulare sui preparativi per questa nuova festa e tornò in camera solo a mezzanotte, dove aprì una busta con un davvero poco galante biglietto di auguri compensato da un regalo talmente dolce che le strappò un sorriso e una lacrima.
 
Ormai le vacanze di Natale erano agli sgoccioli, una mattina, dopo aver avuto la meglio su suo padre, Ranma ansimava con le mani poggiate sulle ginocchia per riuscire a riprendere un minimo di fiato, gli occhi spalancati osservavano il terreno senza vederlo mentre un sorriso gli increspava il volto, c’era riuscito! La tecnica Doragon wa uchiki o uchi makasu della scuola di lotta indiscriminata Saotome era pronta.
Si tirò su di scatto e con gli occhi fiammeggianti di chi è pronto ad affrontare il nemico, con il pugno sollevato pensò “Akane preparati, sto arrivando”
Genma, sempre travestito come la giovane Tendo, annuiva serio mentre due fiumi lacrimavano dai suoi occhi: 
-Finalmente il futuro della scuola Saotome verrà assicurato.-
Dopo essersi ristorati il corpo in un Onsen, il ragazzo con il codino lasciò il padre addormentato a mollo nell’acqua e sgusciò fino al telefono del Riokan per poter finalmente chiamare a Nerima.
Celò malamente il suo disappunto quando Nabiki si lasciò “scappare” che la sorella minore non era in casa e che in effetti era stata molto assente in quei giorni. Siccome le abitudini sono dure a morire Ranma ribadì, come al solito, quanto scarso interesse nutriva sulle faccende riguardanti la fidanzata. Avvertì che stavano per tornare a Nerima e buttò giù il telefono, per la foga ne incrinò la cornetta in bachelite.
 
Akane canticchiava mentre si preparava lo zaino, era riuscita a comprare il regalo che voleva per Ranma e ora stava ultimando il bagaglio per recarsi alla festa di Yuka e Sayuri con largo anticipo. Le amiche avevano promesso una sessione preparatoria insieme fatta di chiacchiere, trucco e parrucco. 
Sulla soglia Nabiki le domandò nuovamente se le sembrava il caso di non farsi trovare a casa quando Ranma sarebbe tornato, ma la sorella minore le raccomandò ancora una volta di indirizzarlo alla festa delle compagne di scuola e che andava benissimo vedersi lì. Con un tempismo perfetto le amiche la prelevarono salvandola dall’ennesima discussione con la famiglia.
 
Nota dell'autore: volevo scusarmi perchè questo capitolo avrebbe dovuto essere pubblicato molto prima, era pronto a febbraio, ma non ero del tutto convinta e poi...PUF! è arrivato luglio. In ferie sono riuscita a rileggerlo e alla fine mi sono decisa, grazie a tutti coloro che continuano pazientemente a leggere e commentare, siete un sostegno insostituibile. Un abbraccio!

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Capitolo 13
*** TAC! ***


Ranma era appollaiato sul muretto della casa antistante la stazione di Nerima, piegato sulle ginocchia rimaneva in equilibrio sulle punte dei piedi. I passanti lanciavano occhiate stupefatte al ragazzo con il codino che, con nessuno sforzo, torreggiava su di loro da un muretto di tre metri. Lui non li vedeva neanche, guardava corrucciato la stazione, era sceso da un treno poche ore prima. 

Agitato come non mai, si era recato a casa Tendo per scoprire che l’unica persona che voleva veramente rivedere, con buona pace per sua madre Nodoka, non solo non c’era, ma era ad una festa dall’altra parte di Tokyo.

E ora doveva risalire su un treno, arrivare in centro e montare su una metropolitana. 

Entrato dalla porta del Dojo Tendo aveva subito ogni genere di raccomandazione sul fatto di essere gentile con la fidanzata non appena l’avesse rivista, obbligato a vestirsi decentemente aveva accettato di mettersi la casacca azzurra anziché quella rossa, e Nabiki aveva trovato il modo, non saprebbe nemmeno spiegare come, di farsi pagare affinché gli desse il biglietto con l’indirizzo e le indicazioni che gli aveva lasciato Akane. Per protesta e per ritrovare un po’ di calma si era steso per ore sulla porzione di tetto che sovrastava la camera della fidanzata e aveva ripercorso mentalmente gli ultimi mesi, da quando aveva iniziato a rimpiangere l’assenza di Kuno a scuola, alla sconfitta di Shan-Pu, fino ai motivi per cui aveva intrapreso il suo viaggio di allenamento constatando che il piano che aveva elaborato era fallito senza essere cominciato.

Si alzò in piedi, la rabbia stava ribollendo tanto da fargli valutare di tornarsene a casa -Al diavolo Akane, poteva anche aspettarmi!- 

Balzò giù dal muretto con le mani in tasca, deciso a fare dietrofront quando alle sue spalle udì un miagolio. I brividi cominciarono a fargli rizzare la pelle della schiena mentre a bocca spalancata articolava malamente la parola -Ggggaaattooho-, si voltò verso l’angolo dove si trovava il bidone della spazzatura e un’inequivocabile ombra felina si stagliò contro il lampione stradale. Con un balzo l’animale si lanciò verso Ranma il quale emise un urlo e iniziò a correre, roteando le braccia come un ossesso, in direzione della stazione dei treni. Pur di liberarsi della gattesca compagnia il codinato saltò dentro al primo convoglio che aveva trovato con le porte aperte. Si voltò ansimando, sbirciando dal finestrino, nessuna traccia della belva pelosa, emise un sospiro di sollievo e cercò di capire in quale parte di mondo stava per recarsi, quando lesse la fermata a Tokyo dove prendere la coincidenza per arrivare proprio alla festa dove l’attendeva il Maschiaccio gli occhi divennero di un blu più scuro e con il viso torvo si accomodò su un sedile.

Due iridescenti occhi violetti avevano seguito ogni mossa del giovanotto, il movimento oscillatorio del treno faceva ondeggiare le due ciocche di pelo attaccate sotto alle orecchie simili a due mezze code.  La gatta pensò che, appena arrivati a destinazione, avrebbe dovuto procurarsi al più presto dell’acqua calda.

 

Akane sobbalzava ad ogni suono del campanello, aveva chiamato a casa per assicurarsi che Ranma fosse tornato e che avesse avuto il messaggio, dopo aver promesso 1000 yen a Nabiki, riuscì a farsi dire che il codinato si era avviato verso la stazione. Era arrossita quando la sorella mediana le aveva raccomandato di coccolare il Baka appena lo avesse visto, perché lui non aveva affatto gradito la non accoglienza della fidanzata.

Si guardò intorno per distrarsi dal suo pensiero fisso e cercare di far smettere di sudare le mani. Nei suoi propositi natalizi di fare passi avanti con la sua relazione aveva cercato anche lei di sforzarsi ad ammettere apertamente quanto le importasse di Ranma. Così, una volta pronta per la festa, afferrando un lembo del vestito e con la testa bassa, aveva chiesto alle amiche, a mezza bocca e con un filo di voce: -A Ranma piacerà?- 

Inutile dire che le compagne l’avevano ricoperta di complimenti e rassicurazioni e, senza farsi vedere da Akane, si erano lanciate occhiate d’intesa mentre un fuoco divampava alle loro spalle a simboleggiare l’ardore nel perseguire il piano “Akane e Ranma forever” su cui era incentrata l’intera festa.

 

Ora Yuka e Sayuri vagavano disperate nella sala che avevano affittato, la festa era sfuggita di mano per quanto riguardava gli invitati, non c’era più solo la loro classe, ma anche altri studenti del Furinkan, tra gli ultimi arrivati Daichi Asuka su cui si erano angosciosamente rifatte gli occhi mentre lui si dirigeva a passo sicuro verso un caschetto moroazzurrino che stazionava agitato vicino all’ingresso. 

Inoltre avevano avuto la leggera dimenticanza, del tutto trascurabile ovviamente, che Ukyo facesse parte della loro classe e che quindi almeno una delle altre fidanzate di Ranma sarebbe stata presente alla festa. La Kuonji si era fatta agguerrita nella corsa al matrimonio con Saotome, probabilmente valutava la fine della scuola superiore come ultimatum per agguantare il tanto desiderato codino e trascinarlo verso l’altare.

 

Akane ascoltava a mala pena i discorsi di Asuka, l’unico suono che le importava era quel dannato campanello, non si era nemmeno accorta che lui le aveva messo una mano sull'avambraccio. 

Una scampanellata più arrogante delle altre la fece sobbalzare portandole il cuore ad un ritmo sincopato. Quando sentì il timbro della voce di Ranma che salutava i compagni scostò immediatamente lo sguardo per portarlo a terra mentre le gambe cominciavano a perdere la loro solida consistenza. 

Scosse leggermente la testa facendo oscillare il caschetto “Sono una sciocca, è Ranma, il solito Baka...andiamo, tutta questa agitazione non ha senso”

Il codinato si guardò intorno, ci mise un solo secondo ad individuare la fidanzata e ancora meno ad imbufalirsi per chi le stava accanto. Con passo marziale si avviò verso la coppia e articolò un -Akane- con lo stesso timbro di voce di quando l’aveva trovata a Ryugenzawa con Shinnosuke,  che fece immediatamente alzare il volto della fidanzata.  

Appena la piccola Tendo lo guardò Ranma ebbe un sussulto, la rabbia svanì di colpo. 

La sua Akane era bellissima, ma era visibilmente stanca e dimagrita. Per quanto la prendesse in giro sulla sua fisicità se lo avessero bendato chiedendogli di modellare il Maschiaccio nella creta avrebbe saputo ricrearne ogni curva sinuosa, forse il Vecchiaccio gli aveva attaccato la smania da maniaco dopotutto. Quella versione emaciata della ragazza dai fianche larghi non la gradiva molto. 

Si portò la mano dietro la nuca, guardando di lato e arrossendo e, in tutta risposta, la moretta gli sorrise dolcemente perché in quel piccolo gesto di imbarazzo aveva ritrovato tutto il suo Baka. 

Akane fece un passo verso di lui, sciogliendosi inconsapevolmente dalla stretta di Asuka. Non fece in tempo a proferire sillaba che un -Ranchan!- si librò nella stanza e Ukyo si avvinghiò al collo di Ranma. -Uh? Ucchan, ciao ci sei anche tu?- 

Un tonfo sordo causato dalla caduta di una fumante teiera in rame fece voltare tutti verso l'ammaliante figura di una ragazza cinese dai capelli violetti che, emergendo dai vapori, urlava sorridente -Ailen!- in direzione del codinato.
Qualche secondo ed eccola al fianco di Ranma iniziando a contenderselo con la regina degli okonomiyaki mentre Saotome sudava freddo e cercava di calmare gli animi. 

Il Maschiaccio osservava la scena, ma per la prima volta anziché la rabbia dentro di lei iniziò a montare qualcosa di più devastante: la disperazione. Quell’Ucchan buttato lì da Ranma senza secondi fini le scavava dentro la consapevolezza di non essere per lui Akane-chan.

La scena che le si presentava davanti era un vomitevole revival degli ultimi tre anni della sua vita. Le lacrime premevano prepotenti per uscire e solo gli umilianti sguardi di pena che le rivolgevano i compagni la aiutavano a fare da diga. 

Tra queste occhiate quella di Hiroyuki le faceva bruciare le viscere e risentiva le parole di lui “Era dolce come Kasumi e cucinava sempre dei dolcetti per tutti, aveva anche la battuta pronta e non mancava di redarguire qualche bullo quando questo ti dava fastidio. Fidati! Ti sistemerebbe per le feste se ti sentisse trattare così Akane!” 

“MAMMA” pensò Akane, mai come in quel momento avrebbe voluto il suo consiglio; più volte, dal suo fidanzamento, si era domandata se lei lo avrebbe permesso, se non avrebbe fatto cambiare idea a suo padre, se l’avesse consigliata su come gestire questo rapporto assurdo...E poi dentro alle sue orecchie sentì montare un fischio assordante che seguì un colpo fortissimo. TAC! e tutto si spense.

 

Aveva sentito un Tac, ne era certo, un colpo secco e il rumore proveniva da Akane, l’aveva guardata e in quell’istante lei si era spenta, come una televisione a cui hanno staccato i fili. In un tempo infinito in cui tutto scorreva a rallentatore Ranma era balzato verso di lei.
Scrollarsi di dosso le due fidanzate gli era costato meno che scacciare delle mosche invadenti, il suo cervello non si era minimamente curato della possibilità di fare male alle due scocciatrici.
Le sue mani si erano protese verso il suo Maschiaccio, aveva attinto ad ogni capacità del suo corpo per scattare velocemente ad afferrare ciò che gli premeva di più.
E ora la osservava, pallida con la testa riversa all’indietro sul suo braccio in un incubo ad occhi aperti che si ripeteva dopo anni. Non riusciva a respirare, la vista era appannata, a mala pena si accorgeva di ciò che gli succedeva intorno, continuava a guardare quella figura afflosciata sulle sue braccia, nelle orecchie solo il rimbombo del cuore che non smetteva di battere per l’angoscia. Una parola iniziò a farsi strada in lui “Morta” no, non era possibile, non la sua pasticciona irascibile senza sex appeal.

Akane è svenuta, il vociare della folla riuscì a far riconnettere le sue sinapsi
"Svenuta?"
Avvicinò il viso a quello della fidanzata, respira, il Maschiaccio respirava, era appena percettibile.
Anche lui permise ai polmoni di riaprirsi all’aria.. Si alzò in piedi e con il suo carico stretto tra le braccia, saettò fuori dalla finestra, c’era una sola persona che poteva aiutarlo e ora era ad una distanza che gli sembrò il doppio della circonferenza terrestre.

Senza perdere un attimo e non dando ascolto ai farfuglii alle sue spalle che nominavano ospedali e ambulanze Ranma iniziò a saltare di tetto in tetto verso Nerima, perché di una cosa era certo, quel rumore secco, come di un ramo che si spezza, era risuonato dentro ad Akane e lui, soltanto lui in tutta la sala, lo aveva sentito

 

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