Sunrise

di LyliRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi di vita ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Famiglia ***
Capitolo 4: *** Racconti ***
Capitolo 5: *** Jacob Black ***
Capitolo 6: *** Trasformazione ***
Capitolo 7: *** Nuova vita ***
Capitolo 8: *** Forks ***
Capitolo 9: *** Passato, presente, futuro. ***
Capitolo 10: *** Chiarimenti ***
Capitolo 11: *** Potere ***
Capitolo 12: *** la data ***
Capitolo 13: *** Matrimonio ***
Capitolo 14: *** casa ***
Capitolo 15: *** Luna di miele ***
Capitolo 16: *** Una falla nel piano ***
Capitolo 17: *** Maternità ***
Capitolo 18: *** La visione ***
Capitolo 19: *** Esercitazione ***
Capitolo 20: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Ricordi di vita ***


Un enorme Ciao a tutti voi! Eccomi con la mi prima fan fiction di cui non vi posso anticipare nulla, se non che è una chicca per tutti gli appassionati di Twilight!
1.    Ricordi di vita.

Seduta sulla soglia dell’ingresso del campus cercavo di farmi passare una sbronza di quelle colossali senza pensare che in quel periodo erano molto, troppo frequenti, fu così che cominciai a pensare in un’altra lingua, la mia lingua madre, l’italiano.

Non ero più abituata a quella lingua, così armoniosa e carica di suoni familiari, l’avevo abbandonata da molto tempo assieme al resto della mia vita rimasto nello stivale come un bagaglio lasciato a terra, quella sera però volevo tornare al mio alloggio sana e salva e l’italiano mi faceva stare lucida.

L’inglese invece era un altro paio di maniche, ce l’avevo nel sangue, ed ero sempre stata convinta che un motivo ci fosse, ed era per questo che ora mi trovavo lì, ad Harvard ubriaca e stordita dal freddo.

Sentii che la lucidità necessaria per trovare il mio alloggio tardava a tornare e quindi feci una cosa che in quel momento sembrava molto sensata ma che si sarebbe rivelata molto pericolosa, pensai all’Italia.

La prima cosa che mi venne in mente fu il mio dolce paesino di 500 anime nel cuore delle marche, una regione centrale dello stivale, San Costanzo è adagiato sulle colline a ridosso di un piccolo monticello e circondato da altri paesini la cui attività principale erano delle piccole industrie e naturalmente l’agricoltura.

Il ricordo del mio luogo di nascita mi suscitava sempre non poca nostalgia, il profumo dell’erba bagnata di rugiada nelle fresche mattine d’inverno, quello delle Belle di Notte nelle calde sere estive e quello della imminente pioggia molto frequente nei pomeriggi di mezza stagione.

Rividi casa mia, sopra quella fantastica collina, isolata da tutto il resto del mondo come un eremo felice, vidi anche il nonno mentre mi teneva per mano e mi faceva ammirare il paesaggio, odorava di erba e di schiuma da barba, quel secondo padre fu per molti anni come un idolo per me, ai miei occhi i suoi racconti di guerra erano come una lezione di storia in diretta, nonché la dimostrazione della sua profonda cultura.

Gli altri bambini non mi avevano mai preso seriamente in considerazione, ero troppo strana, troppo diversa da loro con la mia mania per i cani e i libri e con le mie assurde fantasticherie su esseri fuori dal comune provenienti dalla saga di Harry Potter.  I miei genitori lavoravano per darmi un futuro stabile a questo mondo e io passavo le mie giornate in un altro secolo,  più precisamente immersa in racconti dei primi del novecento raccontati dalla viva voce di chi, come i miei nonni, li aveva vissuti sulla pelle.

Poi lo scenario nella mia testa cambiò, erano passati tanti anni, avevo scoperto la mia femminilità e con essa una schiera di ammiratori pronta a passare una serata con me, ero  veramente bella quasi da far girare la testa.

Fu allora che i miei pensieri aprirono un cassetto che era rimasto chiuso da tanto tempo, rividi gli occhi di lui sui miei, le sue mani che mi correvano sulla schiena nuda, la mia felicità nel vederlo ogni volta più bello e più perfetto  …

Poi  tutto era cambiato … io ero  stata costretta ad andarmene …

Mi presi la tasta tra le mani imprecando perché la cicatrice sul mio cuore si era riaperta e ricominciava a far male e la colpa di tutto era solo mia!!! Che stupida! Avrei dovuto saperlo che i ricordi erano pericolosi, comunque ora ero abbastanza lucida per leggere i piccoli numerini di ferro appesi alle porte degli alloggi e feci per alzarmi.

Ma il mio corpo come se stesse rispondendo ad uno stimolo naturale s’irrigidì e fu allora che capii che qualcuno era seduto accanto a me e mi osservava.

Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo molto giovane che mi fissava con un espressione incuriosita, era seduto al mio fianco ma ad una certa distanza da me, quando si accorse che lo stavo guardando si affrettò a salutarmi.

<< Ciao!>> mi disse.

Non risposi.

Non ero abituata a dare confidenza a persone appena conosciute quindi mi alzai e me ne andai il più velocemente possibile, c’era qualcosa nel modo in cui mi guardava che non mi convinceva per niente, come se mi conoscesse da una vita.
Per non parlare del suo aspetto così simile ad un divo del cinema muto … no! Non era possibile.

Corsi dentro, la lucidità era tornata quasi del tutto quindi salii al mio piano, mi girai spesso indietro, sicura che qualcuno mi stesse seguendo, ma non scorsi mai nessuno tranne un leggero spiffero una volta o due.

Entrai in camera e accesi la luce per accertarmi di non aver sbagliato stanza ma soprattutto di non aver beccato la mia compagna a letto con uno dei suoi tanti <>.

Era sola e si irritò parecchio che io la svegliassi così d’improvviso, doveva essere davvero tardi se anche lei dormiva.

La mia compagna di stanza era una ragazza bellissima, l’opposto mio, mora, molto alta, con degli occhi azzurro cielo e la pelle olivastra, i tratti del suo viso erano perfetti come se Michelangelo in persona li avesse disegnati su una tela che poi aveva preso vita.

Anna frequentava giornalismo ma ero sicura che se avesse avuto successo nella vita sarebbe stato più per doti fisiche e provenienza familiare che per il resto.

Era la bellissima figlia di un famoso procuratore di Washington il quale le aveva permesso di mantenersi nel lusso e di pagare la retta di Harvard ad una figlia poco interessata allo studio e più propensa al successo.

La vita che faceva le permetteva di stare in forma grazie alle frequentissime sedute in palestra e a quelle ancor più frequenti nei centri estetici, era una ragazza che avrebbe fatto diventare verdi di invidia qualunque donna di questo pianeta, ma non me.

Era per questo forse che stavamo bene assieme, io ero completamente disinteressata a qualunque cosa non riguardasse i miei studi di management e lei da qualunque cosa non fosse … se stessa!

Il nostro rapporto non era dei migliori, ma a noi andava bene così, ognuna faceva la sua vita e i venerdì e sabato sera io cercavo sempre di tornare in stanza il più tardi possibile per non disturbarla nel suo sport preferito.

Quella sera però spaventata com’ero dall’idea che qualcuno mi stesse seguendo fui molto più felice del solito nel vederla, devo confessare che ebbi un moto di rabbia però vedendo che anche appena sveglia era stupenda.

Chiesi scusa per l’irruzione rumorosa e mi infilai a letto, sicura che avrei preso sonno di li a poco

Infatti mi svegliai la mattina dopo e mi sembrò che fossero passati solo dieci minuti, in realtà guardai la sveglia e mi resi conto che erano le 12 di domenica mattina, forse avevo dormito troppo.
Anna non c’era, i suoi genitori la domenica la costringevano ad andare a messa nella chiesetta protestante del campus, erano amici del pastore.

Approfittando della sua assenza feci una doccia più lunga del solito e mi sistemai i capelli in boccoli ordinati che mi incorniciavano il viso.

Guardandomi allo specchio vidi con mia grande delusione che ero solo l’ombra della principessa bionda che popolava i miei ricordi.

Di lei in me era rimasta solamente l’enorme massa di capelli biondi che una volta forzavo in un liscio quasi perfetto, ma che di cui ora invece assecondavo il  riccio naturale.

La mia pelle era chiara come l’avorio e su di essa apparivano i segni di una goffaggine che mi aveva accompagnato tutta la vita.

Il mio viso aveva dei bei tratti ma senza un filo di trucco sembravo una casalinga disperata con problemi di acne, l’unica cosa che avevo sempre apprezzato di me erano i miei occhi castani incorniciati da folte ciglia biondo scuro e la mia bocca che somigliava tanto ad una rosa appena dischiusa.

Ho sempre avuto l’abitudine di tenere i capelli sciolti per via di un problema che mi aveva assillato durante la mia infanzia, le orecchie.

Ero sempre stata convinta che quelle protuberanze fossero state la ragione principale della mia stranezza in quanto erano esse per prime la cosa più strana che  avevo mai visto; erano diverse l’una dall’altra.

La destra era molto piccola perché piegata su se stessa nella parte alta ma era abbastanza diritta, la sinistra era enorme confronto alla sua compagna e questa enormità era accentuata dal fatto che era a sventola, sporgeva in avanti come se volesse uscire dalla capigliatura per scoprire il mondo.
Questo difetto mi aveva reso lo zimbello della scuola già all’età di sei anni e aveva reso la mia vita sociale molto difficile, costringendomi a rifugiarmi nei libri e nella mia fantasia.

Il resto del mio corpo era ormai deformato da anni di goloserie e di anticoncezionali ma tanto tempo prima era affusolato e magrissimo, il mio sedere era perfetto e il mio piccolo seno evidenziava il ventre piatto sotto di lui.

Unici crucci erano l’altezza, uno scarso metro e 65, e le cosce sempre leggermente più larghe di tutto il resto, per il resto a quattordici anni ero il ritratto di una dea greca bionda.

Cercando di scacciare questi pensieri che mi mettevano sempre di malumore mi vestii indossando un maglione rosa e un paio di jeans e mi truccai per far sparire dal mio viso i segni della notte brava.

Accesi il computer per leggere le mail dall’Italia e risposi a tutte con molta calma, non avevo assolutamente fame dopo la sbronza della sera prima.

Pulii la camera certa che Anna al suo ritorno si sarebbe messa al telefono con un centinaio di amiche invece di fare la sua parte di faccende.

Come se mi leggesse nel pensiero appena finito entrò e mi salutò ancora un po’ arrabbiata dalla sera prima e apri il suo piccolo cellulare rosa cominciando a ciarlare del ragazzo che aveva conosciuto ieri sera con un gruppo di ochette benestanti a cui interessava solo di chi fosse il figlio.
Normalmente in quelle domeniche me ne andavo a studiare in biblioteca perché le sue speculazioni a dir poco mi disgustavano, ma ormai gli esami erano finiti era febbraio e i prossimi sarebbero stati a maggio, avevo tempo, così mi decisi per una passeggiata nel parco.

Il parco dell’università in quella fredda domenica di febbraio era quasi deserto, nessuna coppietta stesa sul prato a fare le fusa, nessun ragazzo steso sulle panchine a cercare di smaltire la serataccia precedente, solo i patiti del jogging che correvano oppure facevano stretching appoggiati ad un albero.

Camminavo piano, l’aria fresca mi accarezzava il viso era molto piacevole anche perché nel college era sempre troppo caldo per i miei standard, in Italia al mio paese venti gradi erano una temperatura estiva.

 Mentre camminavo senza meta mi accorsi di aver superato di molto la parte del parco nella quale ero solita passeggiare , quella più prossima all’entrata del college, fu in quel momento che scorsi una panchina isolata e corrosa dal tempo proprio sotto una quercia secolare.
Mi avvicinai e mi ci sedetti.

La panchina dominava la cittadina universitaria e sembrava stesse lì da molto tempo, dimenticata anche dalle coppiette che nelle sere estive popolavano il parco.

La quercia era robusta con un tronco intrecciato e radici che fuoriuscivano dal terreno in maniera bizzarra; era degna di un bosco magico, pensai tra me e me sorridendo.

Mi alzai dalla panchina per avvicinarmi al grande albero spoglio e appoggiai le mani sulla corteccia ruvida ispezionandola in tutta la sua circonferenza.

Ad un certo punto vidi una data intagliata sul tronco, senza pensare troppo ai numeri incisi pensai che dovevano essere molto antichi, almeno di una ventina di anni prima a giudicare dalla corteccia che ci era cresciuta sopra come se l’albero stesse tentando di rimarginare il taglio.

Poi d’improvviso il mio occhio cadde sulla data impressa nella corteccia 06/6/2009 che in inglese significava 6 giugno 2009.

Scossa guardai l’orologio che portavo sempre al polso,ero sicura che fosse il sei di Febbraio 2009.
Ma come era possibile?
Come aveva fatto la corteccia a rimarginare un taglio così netto se la data impressa doveva ancora arrivare?
Qualcuno l’aveva forse vergata molto tempo prima? Ma a quale scopo? E perché proprio quella data?
In quel momento scorsi con la coda dell’occhio un movimento, mi girai di scatto e vidi il ragazzo della sera prima che mi guardava seduto sulla panchina ma stavolta la sua espressione era molto divertita.

Vi prego recensite!!!!

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Capitolo 2
*** Incontro ***


2.     Incontro

Sentii un misto di paura e rabbia, cosa ci faceva lì quel ragazzo? Mi seguiva? Perché rideva di me? Forse lui sapeva il significato di quella data incisa nel tronco?

Mi si avvicinò, come se volesse darmi delle spiegazioni, quella fu la prima volta che lo vidi.

Era alto, ma non troppo, i suoi capelli erano rossicci, scompigliati ma non come se non si fosse pettinato, piuttosto come se fosse appena uscito dal parrucchiere.

Il suo volto era molto armonioso, la mascella quadrata e un sorriso strano lo rendevano veramente molto bello.

Il suo corpo appariva smilzo e la sua pelle era color dell’avorio, come la mia.

Poi il mio sguardo cadde improvvisamente nei suoi profondi occhi che mi guardavano come se stessero guardando dentro di me. Doveva essere uno scherzo, erano color oro? No, non poteva essere.

<< Chi sei?>> chiesi improvvisamente più incuriosita che impaurita

Rise << come chi sono?Non mi riconosci?>>

<< Puoi per favore lasciare da parte quel tuo sorriso maligno e spiegarmi chi sei veramente e cosa fai qui? Mi segui?>>

<< Effettivamente sì, ti sto seguendo>> disse.

Una qualsiasi altra ragazza a quelle parole se ne sarebbe andata correndo ma non io, se non altro non in quel momento, i suoi occhi mi avevano catturato ed ogni briciolo di ragione era scivolata via dal mio corpo assieme alla paura, ora volevo sentire cos’avesse da dire.

<< Da dire ho molto poco >> disse << Io non posso assolutamente svelarti il segreto della data ma cercando nella tua coscienza ho scoperto con piacere che non dovrò fare molta fatica per farti capire chi sono, è già tutto lì catalogato in un cassetto chiuso >>

Quello che dissi subito dopo fu una reazione allo stupore,

<< Nella mia coscienza??? Chi sei Edward Cullen cazzo?>> Quando mi sentivo a disagio reagivo facendo battute, ma lui non rise affatto.

<< Sapevamo che sarebbe stato facile farti capire cosa sono ma non me l’aspettavo così veloce!>>

In quel momento la mia mente si spense, sentii le ginocchia cedere e la vista mi si appannò, stavo svenendo, lo sapevo perché non era la prima volta che mi succedeva.

Prontamente il ragazzo mi afferrò e sentii che effettivamente era freddo e duro … ma che stavo dicendo??? Stavo veramente comparando una persona reale ad una fantasia letteraria?? E lui si aspettava veramente che gli credessi??

<< Non mi aspetto assolutamente che tu mi creda, so che prima o poi lo farai>> disse.

In quel momento pensai che stesse rispondendo ad una mia domanda precedente, poi quando rinvenni e il mio cervello riprese il suo ritmo naturale pensai che forse stava VERAMENTE leggendo il mio pensiero, infondo ero svenuta e non potevo fare domande, non era giusto però, Edward non poteva sentire Bella pensai e poi risi tra me e me per l’assurdità dei miei pensieri.

Lui rise  di rimano e poi disse << Ale, dovresti saperlo che quella dello scudo è una facoltà che hanno in pochi!>> Mi alzai in piedi ormai talmente incredula che i sensi erano bruscamente tornati da sé, come mi aveva chiamato?

<< Con il tuo nome di battesimo!Beh, quasi! Ti hanno chiamata Alessandra giusto?>> disse.

No, non poteva assolutamente essere vero … questo strano ragazzo sosteneva di essere un … vampiro con poteri speciali derivanti dal fatto che usasse tutta la materia grigia come noi umani non potevamo fare?

<< Esatto! Vedi che sei molto più intelligente di quanto non ti reputi?>> disse. Nella sua voce c’era una punta di orgoglio o me lo stavo immaginando?

In quel momento volli veramente vedere se diceva la inverosimile verità e lo misi alla prova:

questo significa che io posso tranquillamente pensare senza sprecare tempo e forze per comunicare con te brutto vampirastro incosciente?

<< Se vuoi, si lo puoi fare! Però sai una cosa? Quando siamo in mezzo alla gente cerca di evitare non vorrei essere preso per pazzo parlando da solo>> rise.

Cazzo

<< Ah, e ti devo chiedere un altro favore, sono un ragazzo all’antica, potresti per favore smettere di imprecare, è molto fastidioso soprattutto se fatto da una signora!>> aggiunse con un tono di rimprovero.

Scusa, non ci credo sto pensando e uno sconosciuto mi sta rispondendo senza che io apra bocca!

<< Adesso però mi stai offendendo!>> disse << Non sono assolutamente uno sconosciuto!>>

 E allora chi cazzo sei che non ti conosco?

<<  L’hia fatto di nuovo>> mi rimproverò.

Cosa?

<< Hai imprecato>>

 Scusa

<< Comunque>> disse riprendendo la mia domanda << Io sono il tuo passato e il tuo futuro>>

Tra tutti i mostri che potevo incontrare proprio il vampiro criptico?Risi della mia battuta involontaria.

<< Ecco, questo è un altro punto>> disse << se mi chiami vampiro è come se mi offendessi.>>

Come ti devo chiamare allora? Hai detto tu di esserlo!

<<  Sì, effettivamente è così. Hai ragione lo sono, solo che preferirei che TU non mi chiamassi così. >> disse calmo.

Io mi sto incazzando non poco cercando di decifrare i tuoi monologhi e tu mi rompi con ‘ste cose? ops! Scusa per le parolacce, fanno parte del mio gergo da troppo tempo penso!

<< Non del tuo gergo solo dei tuoi pensieri credo, sai solitamente la mente è un posto sicuro dove nessuno ti sente e ci si sente liberi di esprimersi>> mi corresse.

Hai intenzione di arrivare al sodo oppure devo pensare di essere pazza a “parlare” con uno sconosciuto?

<< Ok il sodo è … non posso spiegarti niente violerei la regola, ma tu sai già già tutto, sai anche chi sei, hai solo bisogno di trovare queste informazioni nella tua memoria tesoro >>

 

Continuò subito perché intercettò la mia espressione che poteva certamente incenerirlo.

TESORO A CHI???

<<  Però posso dirti che ci servi, e che senza di te molte persone saranno in serio pericolo.>>

 Si fermò per analizzare la mia espressione sconvolta poi riprese

 <<  Abbiamo sperato che questo giorno arrivasse presto, e così è stato, ma ora le cose sono cambiate...non abbiamo tempo di spiegarti tutto con la calma, ci servi a casa con noi.>>

Ero molto scossa, era possibile che questa specie di ragazzo volesse proprio me?

Per salvare delle vite poi?

Se avessi avuto poteri speciali penso me ne sarei accorta durante la mia vita …

<<  Un tratto molto simpatico di voi umani è che spesso vi affannate a cercare cose che sono sotto i vostri occhi! >> disse rispondendo ai miei pensieri.

 Poi aggiunse << Se vuoi capire meglio tutto devi fidarti di me e fare ciò che dico perché per il momento non posso dirti nient’altro.>>

 Cosa devo fare?

<< Vai in camera tua, prendi le tue cose, inventa una scusa con la tua compagna, non mi interessa quale, ci rivediamo qui tra un’ora>> disse.

Il suo viso aveva un’aria triste adesso e io non capii se voleva veramente che lo seguissi oppure no, sentendo i miei pensieri aggiunse:

<< La scelta è tua, se ti fidi di me seguimi , altrimenti torna nella tua stanza e continua la tua vita tranquilla>> appena pronunciate queste parole sparì nel nulla lasciando dietro di sé solamente un leggero venticello.

Il mio cuore batteva all’impazzata, cosa dovevo fare?, chi era quello strano ragazzo?

Mi sedetti un minuto sulla panca, quali erano le mie alternative? Cos’avevo da perdere?

L’unica cosa che mi dispiaceva era dover abbandonare i miei amati studi, i miei genitori infondo non li sentivo più da quando ero scappata di casa e così mio fratello.

Pensai per un secondo solo ad Al, il proprietario del bar dove lavoravo per pagarmi gli studi, chissà come l’avrebbe presa quel viscido se fossi scappata senza lasciare traccia e il mio viso si piegò in un sorriso soddisfatto.

Ci misi almeno venti minuti a valutare i pro e i contro della faccenda e poi decisi che era proprio quello che stavo aspettando da un sacco di tempo, un’occasione per cambiare aria, distrarmi e non pensare a niente. Ma ora la cosa più importante era cercare di convincersi che non ero pazza.

Avevo veramente incontrato  quel ragazzo? Si di questo ne ero sicura. Ma era veramente ciò che diceva di essere? Questo non potevo saperlo.

Guardai l’orologio, mancava mezz’ora, fu allora che mi alzai inconsciamente e mi misi a correre pensando ad una scusa per Anna.

Il mio stomaco brontolava ma non ci badai, correvo a perdifiato e il tratto di parco che la mattina era sembrato lungo adesso mi pareva volasse sotto i miei piedi, arrivai dopo pochi minuti davanti l’entrata del college.

Entrai e mi piombai al secondo piano, aprii la porta della camera e vidi un ragazzo sul mio letto mi fiondai nel bagno senza badargli, probabilmente aspettava Anna.

Poi mi bloccai, ERA SUL MIO LETTO IL PORCO!.

Mi rifiondai in camera per mandarlo a quel paese senza mezzi termini, non mi importava se poco prima avevo deciso di abbandonare quella camera per sempre.

<<   Senti >> cominciai ancor prima di guardarlo in faccia << immagino tu stia aspettando Anna, questo non significa che tu debba farlo sul mio letto! Lei tornerà fra poco e io per allora me ne sarò già …>> ma non finii la frase, appena i miei occhi incontrarono quelli del ragazzo sul mio letto il mio cuore si fermò per un secondo … poteva essere? No non poteva.

<< Ciao Alessandra, veramente aspettavo proprio te>>.

Questa volta mi aveva chiamato con il mio nome per intero, era sempre lui: il ragazzo della quercia, decisi che l’avrei chiamato così perché non mi aveva detto il suo nome.

<< Ti chiedo scusa ma anche quello fa parte del segreto.>>

<< Cosa ci fai qui?>> chiesi a voce alta.

<< Mi volevo accertare della tua decisone, adesso che la so sono più tranquillo>>

Non avrei più dovuto stupirmi del fatto che leggesse le mie azioni direttamente dalla mia testa, ma un po’ mi arrabbiai ugualmente, la consideravo una invasione della mia privacy.

Rise ai miei pensieri poi aggiunse << Ho incontrato Anna,mi ha visto entrare nella stanza come se avessi avuto le chiavi, in realtà non le avevo, ma a lei ho detto che me le avevi date tu.>>

Rise ancora << Devo ammettere che i suoi pensieri mi hanno intimorito un po’>>

<< Perché cosa pensava scusa?>> chiesi.

<<  Diciamo solo che erano poco consoni alla situazione ecco!>> rispose.

Immaginai Anna veder entrare un estraneo, anzi un bellissimo estraneo nella stanza.

Sicuramente aveva pensato che cercasse lei e si era immaginata chissà quale pomeriggio sensuale.

<<  Esatto! È proprio così che è andata, poi quando ha capito che cercavo te ha solamente pensato che prima o poi doveva succedere e si è rassegnata a farmi accomodare senza saltarmi addosso.>>

<<  Che significa che prima o poi doveva succedere?>> chiesi

<< Non ti preoccupare, prima o poi lo capirai da te!>>disse.

<< Quindi cosa le hai detto?>> chiesi con un certo disappunto.

<< Che ti portavo fuori a cena, secondo me dovresti lasciarle un biglietto dicendo che sei fuggita con me e che ci siamo sposati a Las Vegas o cose del genere.>>

Mhh, poco attendibile, mi conosce, sospetterebbe qualcosa.

<< Allora non saprei, inventati qualcosa!>> disse.

Presi carta e penna e scrissi velocemente su un foglietto di carta:

Anna,

sono tornata in Italia, ci resterò per un po’, non so quanto, non ti preoccupare per me.

Ciao ci vediamo presto.  Ale

<< Perfetto>> sentii sussurrare da dietro di me, probabilmente il mio amico  aveva letto il biglietto direttamente nella mia mente.

Mi avviai verso l’armadio per raccogliere le poche cose che avevo, in compagnia di un vampiro!

Impossibile!!!

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Capitolo 3
*** Famiglia ***


EEcco il trzo capitolo!Qui molte cose vengono charite, per tutte le altre dovrete aspettare un po'!

3.    Famiglia

 

Aspettò seduto sul mio letto che sistemassi le mie cose, una leggera smorfia gli attraversava il viso, non capivo il perché.

Poi si alzò all’improvviso e prese a togliere tutti vestiti che avevo appena piegato dalla valigia.

Fatti gli affaracci tuoi!

<< Non voglio criticare il tuo guardaroba, a questo ci penserà tua z.. ehm voglio dire che non hai brutti vestiti, solo che sei tremendamente disordinata!>> rise << Non potrebbe essere altrimenti! >>

Insomma non vuoi proprio dirmi chi sei eh?

<< Non vorrei metterti fretta ma Anna sta tornado, è giù all’ingresso del campus , sai ormai sono le cinque>>

Quell’affermazione risvegliò in me due reazioni diametralmente opposte: il mio corpo accelerò i suoi movimenti, volevo sbrigarmi e andare via prima che lei tornasse, ma la mia mente urlava

Che cavolo fai??? Ti rendi conto che stai andando via con un ragazzo che neanche conosci vero?? Perché? Perché pensi possa veramente essere Edward Cullen? È assurdo e poco da te!

Quei sogni li hai lasciati nel cassetto quando sei partite per l’America!

 L’angoscia dei miei pensieri scosse il mio ospite con un fremito.

<< Non ti preoccupare tesoro, non ti voglio fare del male, se avessi voluto l’avrei fatto prima nel parco no?>>

Queste sue parole mi tranquillizzarono un po’… infondo sembrava un bravo ragazzo … ammesso che fosse un ragazzo.

<< Sì effettivamente non dimostro la mia età!>> rise, e per la prima volta capii perché e mi unii a lui; era un vampiro, doveva avere molti più anni di me no?

No! Non esistono i vampiri e lo sai bene! Questo non è un mostro delle fiabe ma uno che si vuole approfittare di te! Fuggi stupida!

La mia coscienza da brava ragazza mi aveva proprio stufato, decisi di zittirla.

Avevo fatto la brava ragazza tutte la vita ed ero stata ripagata con molte delusioni.

In quel momento pensai ad una frase letta su internet: “ Le brave ragazze vanno in paradiso, le altre dove gli pare”

Era proprio lì che volevo andare quel pomeriggio DOVE MI PAREVA: avevo proprio bisogno di un po’ di avventura … e infondo , non sapevo perché ma quello strano ragazzo mi ispirava fiducia, quasi protezione.

Un sorriso compiaciuto si sistemò sul suo volto e capii che aveva ascoltato la mia battaglia interiore, dovevo smetterla di pensare, forse sarebbe stato più facile!

Finii in pochi secondi di raccogliere le mia cose e mi diressi verso la porta, ma sentii che c’era  già qualcuno dall’altra parte che tentava di entrare, Anna.

A quel punto mi sentii afferrare con dolcezza al ventre e mi vidi volare giù dalla finestra, atterrando dolcemente sull’erba. Che strano! Non avevo assolutamente avuto paura! Come se fosse stata una cosa che avevo fatto migliaia di volte!

E poi improvvisamente mi sentii trascinare dietro un albero … evidentemente lì davamo troppo nell’occhio.

Strano pensai se questo ragazzo fosse veramente Edward Cullen io non dovrei essere abbagliata dalla sua bellezza, non che non vedessi la sua bellezza, era divino, ma non mi sentivo minimamente attratta da lui, perché?

<< Non puoi esserlo, non ti preoccupare, fra poco capirai, ne sono certo.>>

Era strano, non ero mai stata una ragazza diversa dalle altre sotto quel punto di vista, i ragazzi mi piacevano come a tutte.

Ce n’era stato uno che mi piaceva più degli altri, il ricordo della sua pelle caldissima sulla mia mi provocava ancora i brividi…

I miei pensieri furono interrotti da un forte ringhio proveniente dal mio rapitore.

<< Ti prego tieniti per te pensieri simili.>> disse.

<< E tu smettila di sbirciare nella mia testa!>> risposi

Tacque come se volesse lasciar cadere il discorso.

Adesso stavamo camminando come due normali amici in una giornata soleggiata, ci addentravamo nel campus, dirigendoci all’ uscita dell’università.

Man mano che camminavamo i miei pensieri si focalizzarono sui libri della Meyer, pensavo alla sua descrizione dei personaggi, che posto avrei potuto trovare io lì in mezzo?

Di cosa aveva bisogno questo strano vampiro? E come facevo io a sapere già chi fossero quando a mala pena sapevo chi ero io? Forse era questa la chiave, cercavano una vittima sacrificale, una ragazza strana di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza.

Fu in quel momento che tutti fallimenti della mia vita mi crollarono addosso, non ero mai stata brava nei rapporti sociali con le persone, in compenso ero molto portata allo studio se non fosse stato per la sfortuna enorme che mi portavo dietro avrei potuto essere la più brava del mio corso.

Avevo fallito in amore, molto tempo prima, quando ero stata tradita dall’uomo della mia vita, non ero stata in grado neanche di tenermelo stretto, così ero fuggita da casa come una barbona.

Avevo avuto una vita da diseredata, nessuno mi avrebbe rimpianto, proprio nessuno.

A quel punto mi girai verso il mio accompagnatore, aspettandomi da lui una reazione ai miei pensieri che di certo aveva ascoltato, ma quello che vidi fu solo un’espressione strana nel suo viso, come se fosse stato in agonia.

Accortosi che lo fissavo cambiò subito espressione e una maschera di tranquillità segnò il suo volto, mentre girava il viso ad est per ammirare qualcosa.

Era una macchina scura, con i vetrri oscurati come le limousine, a quel punto mi accorsi che avevamo costeggiato gli alberi del parco ed eravamo arrivati al parcheggio del campus.

Feci per avvicinarmi alla portiera, ma lui con un movimento fluido e rapidissimo mi precedette per aprire le mia portiera, infondo la cavalleria non era ancora morta del tutto! Pensai.

Il viaggio in macchina fu lungo, ma quasi non me ne accorsi, mi addormentai quasi subito, reduce da una notte poco tranquilla.

Fu lui a svegliarmi, era notte fonda, forse quasi mattina e la macchina era ferma in un vialetto e lui guardava fuori dal finestrino.

Di rimando mi girai anch’io e vidi una casetta bianca all’orizzonte in un punto appartato di una viuzza.

Era piccola e discreta ma allo stesso tempo sembrava spaziosa e ben costruita, dava l’idea di un’opera d’arte, doveva essere stata costruita da un famoso architetto.

Mentre percorrevamo la via mi domandai se fosse quella la nostra meta, pensavo di sì.

Più ci avvicinavamo più scorgevo particolari interessanti, la casa era indubbiamente ispirata all’architettura moderna, una grande vetrata ne dominava la facciata, ma allo stesso tempo dava un’aria di classicità, non capivo perché.

Arrivati al cancello posteriore capii il perché mi fosse sembrata così strana, pur essendo moderna aveva delle pareti rotonde che spezzavano la sua geometria in un modo sorprendentemente armonioso e un’edera rampicante attorniava l’immensa vetrata come una cornice fa con un quadro d’autore.

Il cancello era aperto, entrammo, all’interno c’era un curatissimo giardino di rose che emanavano un profumo celestiale, era indubbiamente la casa di una famiglia benestante, il simmetrico giardino ne era una conferma.

Una ragazza molto giovane ci aspettava all’ingresso, aveva una strana pettinatura cortissima ma spettinata e una sorta d’impazienza infantile le si leggeva in viso.

<< Presto! Entrate!>>

Appena entrata in casa mi stupii dell’arredamento, me lo aspettavo minimalista, vista l’architettura esterna dell’edificio, invece l’interno era accogliente, i mobili avevano colori tenui e il pavimento era di parquet di quercia.

Appena entrai i miei occhi si posarono su di una ragazza, più o meno della mia età che mi fissava con due occhi verdissimi ed una capigliatura castana lunga e liscissima.

La sua pelle era molto chiara, la sua bellezza diafana e la cosa buffa era che mi fissava come se stesse guardando una dea greca; lei a me!

Distolsi lo sguardo, questa cosa mi sembrava molto strana e mi metteva a disagio.

Nei pochi momenti in cui mi ero distratta a guardare la ragazza mi accorsi che attorno a me era cambiato qualcosa, la stanza si era riempita di giovani, altri cinque per la precisione.

La mia attenzione venne attirata verso gli unici due che sembravano essere più grandi di me, anche se solo di qualche anno.

Erano una ragazzo e una ragazza, entrambi il ritratto della perfezione, lui biondo, lei castana con una pettinatura perfetta che le incorniciava il viso leggermente a cuore.

Colsi le loro espressioni mentre mi scrutavano, il ragazzo sembrava quasi anziano, era paradossale ma alcune espressioni che assumeva lo facevano sembrare molto più vecchio di quanto potesse ragionevolmente essere.

Fu proprio lui a parlare

<< Benvenuta a casa. >> disse e quella che doveva essere la sua compagna mi guardò con un sorriso che traboccava di amore.

Mi guardai attorno, e fui subito colpita da una bellezza sovrumana, i suoi occhi nerissimi erano profondi e penetranti, i suoi capelli dorati cadevano perfettamente sulle spalle, se gli altri erano dei, lei era una creatura impalpabile.

Al suo fianco c’era un ragazzone moro e riccissimo dall’aria rozza che mi salutò con un cenno della mano, entrambi sorridevano.

L’ultima figura che vidi fu quella di un ragazzo dalla bellezza modesta mano nella mano con la ragazza che prima aveva aperto la porta, era biondo, abbastanza alto ma poco attraente rispetto agli altri, la sua pelle dava l’idea di essere stata leggermente rovinata dall’acne.

Eccoli là, tutti mano nella mano, i due più grandi, la bionda con il boscaiolo, la strana con il ragazzo dalla pelle poco salutare e il ragazzo che mi aveva portato qui con la ragazza dallo sguardo strano.

<< E io adesso cosa dovrei fare?>> chiesi.

<< Devi scoprire la verità da sola, ecco perché sei qui, speravo che vedendoci tutti assieme ci avresti riconosciuto e avresti capito>>

Ma io non capivo, cosa potevo centrare io con quella congrega di dei dell’olimpo?

Io che ero il ritratto della mediocrità cosa ci facevo là?

Presi a girare per la casa, in preda ad un ansia che non mi sapevo spiegare, e fu in quel momento che notai l’immenso pianoforte che dominava la stanza, vedendo la mia curiosità il mio accompagnatore ci si sedette e cominciò a suonare.

Mentre suonava notai un sottile filo d’oro nell’anulare della sua mano sinistra, era sposato?

Fu in quel momento che sentii la melodia, mi fece un effetto strano, come se allo steso tempo mi fosse totalmente nuova e totalmente conosciuta, doveva essere una ninna nanna.

E poi capii, aveva ragione, sapevo chi erano: I Cullen.

Fissai per un secondo interminabile i volti di quelli che un tempo erano stati i miei idoli.

Avevo letto quei libri, avevo fatto anche di più, li avevo venerati.

Avevo realmente sperato di poter diventare come loro, per un periodo della mia vita avevo vissuto solo per quei libri, era stato quello a farmi perdere lui…il mio dolce amore.

Ero stata talmente presa da quelle stupide storielle da ragazzine da non accorgermi che lo stavo perdendo, finché un giorno lo vidi con un’altra, lì finii tutto.

Buttai i libri e fuggii dall’ Italia verso l’America, il più lontano possibile dai ricordi.

Mentre pensavo a queste cose il mio cervello registrò una cosa strana, i Cullen mi guardavano ed io li contai guardandoli uno ad uno: Edward, Bella, Jasper, Alice, Rosalie, Emmett, Esme, Carlisle.

Non sapevo perché ma la mia mente registrava una stranezza, c’era qualcosa che non andava, qualcuno che mancava…

Il suo nome mi balenò in testa e mi sembrò all’improvviso troppo familiare: Renesmee.

Fu in quel momento che Edward parlò.

<< Te l’avevo detto che ci saresti arrivata da sola, benvenuta a casa figlia mia!>>

In quel momento il sole sorse sulla casa e i loro volti si illuminarono di diamanti, la mia nuova famiglia mi guardava con gioia ed ammirazione. Ora sapevo chi ero.

Mi raccomando recensite!!!!

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Capitolo 4
*** Racconti ***


4.     Racconti

Ero esausta, troppe cose in un giorno solo, prima ero un’insignificante studentessa di economia e poi improvvisamente una creatura leggendaria.
Mhhh… pensandoci bene io di leggendario non potevo avere assolutamente niente, avevo influenze invernali come tutti, mi ferivo come tutti, apprendevo le informazioni come tutti e correvo a velocità umana, anche meno a pensarci bene non ero mai stata un’atleta!
Fu Edward -mio padre, se mai mi fossi abituata a chiamarlo così - che mi rispose.
<< Anima mia, troppe scoperte tutte assieme, troppa ansia tutta assieme, lascia che il nonno ti dia qualcosa per farti dormire serenamente un po’ di ore, poi ti prometto che ti spiegheremo tutto.>>
Normalmente non avrei ceduto, ma quella situazione paradossale aveva spinto il mio cervello ad un punto di non ritorno, mi feci accompagnare da Esme in quella che da quel giorno sarebbe stata la mia camera, presi una pastiglia e mi addormentai profondamente nel giro di pochi minuti, sperando che al mio risveglio quel bel sogno non si sarebbe infranto.
Fu una dormita di quelle colossali, segna sogni, ma riposante come poche, mi svegliai riposatissima e avida di scoprire se avevo immaginato ogni cosa oppure no.
Aprii gli occhi lentamente, terrorizzata, e se aprendoli fosse scomparso tutto?
Mi ritrovai in una stanza con un gran letto a baldacchino in ferro, aveva tendaggi bianchi e le lenzuola sembravano si seta, come il mio pigiama rosa antico.
Capii subito di non aver sognato nulla, ero veramente parte di quel mondo di miti e leggende che mi aveva affascinato pochi anni prima.
Lentamente mi alzai dal letto, mi avviai verso la finestra e la spalancai, doveva essere pomeriggio inoltrato, la luce del sole entrò nella mia stanza la illuminò completamente ed io la guardai sbalordita.
Le pareti erano pitturate di un tenue rosa confetto, il grande letto dominava gran parte della stanza, poi in un angolo c’era una scrivania bianca con una sedia abbinata.
Il mio occhio cadde su due porticine affiancate posizionate di fianco alla scrivania, ne aprii una, era un enorme bagno, quasi più grande della stanza da letto che era già di dimensioni notevoli.
Il bagno era decorato con marmo rosa e bianco e un enorme vasca stile luigi XII troneggiava in mezzo ad esso, alla sua destra un enorme lavabo con uno specchio altrettanto enorme riprendevano le decorazioni del resto della stanza.
Chiusi la porta esterrefatta, e decisi di aprire l’altra, immediatamente mi trovai in una stanza che sembrava più grande delle due precedenti messe assieme, era coperta da cielo a terra di ordinatissimi vestiti, elegantissime scarpe, e di tutti gli accessori possibili.
Un gridolino mi uscii dalla bocca ed improvvisamente( la zia) Alice era al mio fianco con un sorriso soddisfatto.
<< Alice, io … sono senza parole!>>
<< Sono molto felice che almeno in questa casa ci sia qualcuno che apprezza i miei sforzi! Goditelo tesoro!E chiamami zia una volta per tutte!>>
E così dicendo danzò fuori dalla stanza lasciandomi sola nel mio enorme guardaroba.
I vestiti erano sempre stati la mia passione, purtroppo fuggendo di casa mi ero dovuta accontentare di jeans e magliette da poco, più della metà del mio esiguo stipendio mi serviva per pagare la retta all’università.
Cominciai a passeggiare nell’immenso armadio, scelsi un abbigliamento formale, un paio di firmatissimi jeans, delle ballerine bianche e un maglione perlato che sembrava doveva essere di cachemire.
Uscii dalla stanza dopo una doccia ristoratrice e trovai tutta la mia famiglia ad aspettarmi in cucina, avevo fame, parecchia fame visto che non mangiavo da un giorno intero.
 Edward – papà- si alzò di scatto e con un movimento fluido prese una padella per friggere uova e bacon.
<< Ma come fai a sapere che faccio sempre colazione così? Infondo sono italiana e fino a prova contraria dovrei avere abitudini diverse.>> chiesi.
Rise << Ma non le hai mai avute. Hai sempre mangiato cose strane rispetto a quello che mangiano gli altri>> così dicendo poggiò sul tavolo uova e bacon e io affamatissima mangiai tutto.
Mentre mangiavo, ormai conscia del fatto che sapeva leggere la mia mente, gli chiesi come faceva a sapere così tante cose su di me. O meglio lo pensai.
<< Sono tuo padre, pensavi ti avrei lasciato in un paese lontano con gente che non conoscevo senza tenerti d’occhio?>>
Assurdo, ero stata seguita tutta la vita da un padre che non sapevo di avere e che mi conosceva meglio di quanto io stessa mi conoscevo.
Finii in un lampo, ora il mio stomaco era sazio, ma il mio cervello era assetato di risposte.
Edward lesse le mille domande che mi passavano in testa e fece cenno a tutti gli altri, che stavano in piedi immobili, di sedersi.
Mi tolse il piatto e lo mise nel lavabo poi cominciò.
<< Hai ragione, ora ti dobbiamo delle spiegazioni.>> stava per cominciare quando Bella gli fece cenno di tacere e lui la guardò annuendo.
Mia madre (incredibile ma vero) mi si avvicinò e mi abbracciò in un modo in cui non ero mai stata abbracciata prima, la sua pelle fredda mi provocò un brivido nella schiena.
<< Figlia mia, ti chiedo scusa ma erano ventun’anni che desideravo farlo, non sai la sofferenza che abbiamo provato io e tuo padre nel vederti fare la tua vita senza che noi potessimo minimamente intervenire>>
Quella voce melodiosa suscitò in me una strana reazione, ricambiai l’abbraccio e dissi:
<< Non ti preoccupare mamma, ora sono qui.>>
A quelle parole i suoi occhi si illuminarono ed ero certa che se avesse potuto piangere l’avrebbe fatto.
<< Permetti che sia io a spiegarle tutto?>> disse rivolgendosi a suo marito.
<< Certo amore.>> rispose lui.
Così Bella cominciò a parlare:
<< Hai letto tutti i libri e grazie a quelli sai molto, ma non tutto.
Dopo la grande battaglia nella radura sapevamo che i Volturi avrebbero trovato un modo per vendicarsi e vivemmo per qualche anno nel terrore che questo accadesse, poi però ci convincemmo che probabilmente si erano dimenticati di noi o che avevano deciso che gli bastava avere il dominio quasi totale del mondo dei vampiri.
Purtroppo non era così, stavano solamente aspettando il momento e l’occasione buona, e questa occasione arrivò quando tu terminasti la tua crescita, eri diventata una creatura talmente perfetta, talmente bella che un giorno un nostro simile ti notò durante una battuta di caccia. Estasiato ti si avvicinò ma sentendo il calore della tua pelle rimase sconcertato e tentò la fuga, tu reagisti come ogni essere completamente buono farebbe, cercasti di fermarlo per spiegarli che non eri poi tanto diversa da lui. Il problema amore mio fu che con il tuo dono speciale, che nel tempo avevi perfezionato, entrasti nella sua testa, e anche se ormai era distante molti chilometri gli spiegasti tutto con la telepatia. Lui non tornò mai indietro e mai quindi sapremo il suo nome, spaventato andò dai Volturi a raccontare cos’aveva visto e sentito e loro lo uccisero spietatamente, pensando di dover sopprimere tutti i testimoni dell’accaduto.
Alice li vide decidere di farci visita, stavolta con un esercito molto fornito di nuovi “talenti” decisi a costringerti ad unirsi a loro, anche con la forza se necessario.
La telepatia è un dono che anche tra i nostri simili è considerato fuori dall’ordinario e loro volevano assicurarsi che questo dono fosse dalla loro parte.
Assieme tu, io, papà e zia Alice rappresentavamo un tesoro inestimabile e allo stesso tempo un pericolo.
Fu in quel momento che ci venne l’idea di allontanarti da noi, ma non sapevamo come fare.
L’idea venne a … l’idea ci venne grazie a Nahuel l’unica creatura maschile al mondo della tua stessa specie, è sempre stato molto legato a te, nonostante tu non lo avessi mai considerato un possibile pretendente!
Mentre gli raccontavamo il nostro problema lui si alzò di scatto e chiamò sua zia Huilen che lo aveva accompagnato a farci visita, assieme ci raccontarono di una leggenda del loro popolo che raccontava  di come uno stregone un tempo avesse fatto un incantesimo al figlio di un Lobishomen per renderlo mortale, ma l’incantesimo era durato solamente venticinque anni dopodiché la creatura ibrida aveva ripreso tutte le sue capacità.
Non ci importava, in quei venticinque anni avremmo trovato il modo di proteggerti meglio, per il momento ci bastava tenerti lontana da loro.
Così Huilen preparò la potentissima pozione come diceva la leggenda, sperando che funzionasse, lo fece e tu ti trasformasti in una bellissima neonata completamente umana.
A quel punto restava solamente il problema del nascondiglio, ero riluttante a lasciare mia figlia, ora così indifesa, in mani sconosciute, decidemmo però che sarebbe stata la scelta migliore, saresti cresciuta nel mondo degli umani senza pericolo che nessuno della nostra specie ti venisse a cercare.
Come posto scegliemmo l’Italia, l’ultimo posto dove ti avrebbero cercata perché proprio sotto il loro completo controllo, ci trasferimmo con te, per proteggerti in caso di bisogno.
Poco dopo vennero a cercarti i Volturi, noi ci facemmo trovare assieme agli altri, uniti e compatti sotto il mio scudo.
Raccontammo loro che eri morta accidentalmente in uno … scontro.
Ci crederono, e ci lasciarono stare.
Passarono gli anni e noi cercavamo un modo poco traumatico per raccontarti, quando sarebbe venuto il momento, la tua vera storia.
Un giorno mentre cacciavamo incontrammo Stephenie, si era persa nel bosco e arrivò in un momento sbagliato, vedendoci cacciare.
Dovemmo raccontarle tutta la nostra storia, era così presa che sperammo non avrebbe detto niente a nessuno, ma lei quando noi finimmo ci disse che non potevamo lasciare che questa storia rimanesse sconosciuta, che forse cambiando i personaggi lei ne avrebbe potuto trarre dei fantastici racconti.
Fu così che ci venne l’idea di utilizzare i libri per introdurti nel nostro mondo.
Anche se all’inizio pensavamo che rivelarci così apertamente fosse un atto coraggioso, ci ricredemmo molto presto scoprendo che, nonostante la fama mondiale della saga, i nostri simili non si immischiavano nelle faccende umane ameno che queste non aiutassero la loro caccia.
Vivemmo molti anni in pace e serenità e ci tenevamo spesso in contatto con Stephenie che stava scrivendo i libri per noi, ogni giorno mentre tuo padre usciva a controllarti io mi mettevo  a scrivere i miei ricordi che poi Stephenie rendeva leggibili.
Facemmo in modo che i libri arrivassero a te, il nostro progetto era di introdurti in questo mondo un po’ per volta, tuo padre ti avrebbe avvicinato ed avrebbe insinuato in te il dubbio della sua identità.
Poi… tutto cambiò, tu scappasti di casa e fuggisti qui e noi ci sentimmo persi, decidemmo che in un modo o nell’altro prima del tuo venticinquesimo compleanno ti avremmo fatto scoprire chi eri.
Ma un mese fa Alice ha visto i Volturi cambiare i loro piani, si sono riorganizzati, ora hanno un nuovo esercito e qualcuno deve averli messi in guardia sul fatto che tu non sei mai morta, del fatto che ti abbiamo resa umana per proteggerti.
Quindi ora stanno progettando di cercarti in lungo e in largo e di uccidere tutte le ragazze più o meno della tua età che frequentano Havard.
Non sappiamo chi possa avergli fornito indicazioni così precise, probabilmente qualcuno che sarebbe disposto a qualsiasi cosa per un briciolo di potere, comunque non potevamo esporti ad un pericolo simile.>>
Fu la prima volta, dopo un bel po’ di tempo che presi la parola
<< E  lascerete che uccidano tutte le altre per salvare me?>>
<< No cara, non abbiamo intenzione di lasciare che uccidano nessuno, ed è per questo che ci servi tu>> rispose Carlisle.
<< Cosa? Vi servo?IO?>>
<< Esattamente! Ci serve il tuo dono.>> proseguì mia madre.
<< Ma io non ho più nessun dono ricordate?Sono umana ora!>>
Il viso di mio padre in quel momento si trasformò e un ringhio profondo fuoriuscii dalla sua gola.
Nello stesso istante una figura spalancò con forza sovrumana la porta d’ingresso ed entrò a grandi falcate nella casa.
Poi l’intruso parlò :
<< Non per molto. >>
Lo sconosciuto attirò la mia attenzione, aveva parlato in un italiano perfetto, alzai lo sguardo e capii che non era affatto uno sconosciuto, Il solo vedere la sua sovrumana bellezza mi sollevò dalle preoccupazioni che poco prima avevo avuto, avrei riconosciuto quel volto in mezzo a migliaia di persone era Marco l’amore della mia vita da cui ero stata tradita un anno prima.
Ma come faceva a sapere chi ero in realtà? E come aveva fatto a raggiungermi e a sapere dov’ero? Infondo era solo un umano …
Mio padre come sempre rispose alle mie domande silenziose:
<< Non è un umano e non lo è mai stato, anche se si è sempre spacciato per tale è un licantropo o forse dovrei dire lo era perché ti giuro che lo ucciderò in questo istante per tutto quello che ti ha fatto!>>
<< Jacob! Edward!>> sentii urlare mia madre i loro nomi e capii la vera identità del ragazzone moro che davanti ai miei occhi si stava trasformando in un gigantesco lupo rossiccio per affrontare mio padre in una battaglia all’ultimo sangue.
In quel momento tutto diventò nero.

Ecco a voi il quarto capitolo anche se vedo che ci sono state molte persone che hanno visitato vi pregherei di farmi sapere cosa ne pensate, non ho intenzione di andare avanti con questa storia se non piace a nessuno!
Cmq per ora ringrazio tutti quelli che mi hanno inserito nei preferiti/seguiti.

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Capitolo 5
*** Jacob Black ***


5.  Jacob Black
<< Avete visto? Voi due cocciuti che non siete altro avete fatto svenire MIA figlia ancora prima di darle il tempo di ambientarsi!>>
<< Nessie?Tesoro?Scusami tanto non volevo spaventarti, la mia intenzione era quella di proteggerti dal CANE! E poi è anche MIA figlia Bella >>
<< Nessie?Mi senti?Non volevo farti paura e poi non avrei mai ammazzato tuo padre, almeno non davanti a te, non ti preoccupare >>
Furono queste le prime cose che sentii appena rinvenni, decisi che forse dovevo aprire gli occhi per capire il loro significato, e così feci.
Quattro figure erano chine su di me, Carlisle con una mano mi teneva le gambe alte e con l’altra mi sentiva il polso, papà mi teneva una mano sulla fronte, mamma aveva un bicchiere d’acqua in mano e mi guardava pensierosa, il mio cervello non riuscì per un attimo a riconoscere l’altra persona.
Appena ripresi colorito mi misero seduta e bevvi l’acqua.
Fu allora che ricordai il motivo per il quale ero svenuta, sentii il sangue affiorarmi le guance.
<< BRUTTO PEZZO DI M***A! COME TI PERMETTI? TI PRESENTI DOPO UN ANNO SENZA SPIEGAZIONI E VENGO A SAPERE CHE SEI UN LUPO!ESCI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA CASA E DALLA MIA VITA, IO SONO FUGGITA QUI PER NON VEDERTI PIU’ E TU TORNI?>>
Mentre dicevo queste parole battevo i pugni sul suo petto di marmo, sperando di ferirlo in qualche modo, ma lui non fece una piega.
Mi guardò, e all’improvviso i suoi profondi occhi neri si riempirono di lacrime.
<< NON CREDERE DI FARMI PENA! UNO S*****O RIMANE SEMPRE TALE!>>
Ero contenta di poter parlare Italiano con lui, almeno i miei parenti non avrebbero capito la sequela di insulti che gli stavo affibbiando.
Invece non avevo pensato al fatto che comunque le urla potevano sentirle, infatti sentii zio Emmet prendere in giro mamma del fatto che il caratterino l’avevo proprio preso da lei.
<< Nessie io…>> le lacrime sgorgavano intense dagli occhi di Jacob e gli impedivano di parlare
 << E’ stato l’anno più brutto della mia vita>> bofonchiò.
<< Immagino! Ma tanto ti sei consolato abbondantemente con la morettina con cui ti ho beccato quella sera!>>
Una sera circa un anno prima, avevo deciso di fargli una sorpresa e mi ero presentata nel pub che frequentavamo di solito decisa ad andargli incontro gridando “sorpresa!”, peccato che l’avevo trovato avvinghiato ad una morettina che non sembrava volerlo lasciare.
Quando entrai lui se ne accorse, ma prima ancora che potesse dire qualcosa uscii, mi fiondai in macchina e partii a razzo.
Da quella sera spesso si appostò fuori casa mia, cercando di parlarmi, mi lasciò mille messaggi, due settimane dopo io fuggii.
La mia fuga aveva motivazioni valide: non avrei saputo resistere, prima o poi avrei ceduto alla sua insistenza e il mio amore per lui era talmente grande ed inspiegabile che lo avrei accettato anche dopo quel tremendo tradimento.
Non potevo permetterlo, avevo sempre criticato le mogli che accettavano continui tradimenti da parte dei mariti, il mio orgoglio vinse e io scappai di casa.
Arrivata negli USA  trovai lavoro e mi iscrissi all’università sperando di dimenticarlo, invece inspiegabilmente mi accorsi che assieme al dolore per il tradimento subìto cresceva anche il mio amore per quel ragazzo, il cui ricordo mi provocava sempre un brivido lungo la schiena.
Ma ora non era il momento di pensare a quelle sensazioni ora la rabbia mi sovrastava, avevo pensato che il suo tradimento fosse dovuto al fatto che io nell’ultimo periodo ero troppo presa dai racconti della Meyer e che l’avevo trascurato, ora sapevo che sia io che lui ne facevamo parte, e quindi visto che lui ne era al corrente non aveva più scusanti.
<< Perché ti sei finto ciò che non eri se poi dovevi spezzarmi il cuore così?>>
Non rispose guardava altrove.
<< RISPONDI C***O!>>
<< Perché ti amo Nessie, eri così bella anche da umana che non ho saputo resistere, dovevo averti, dovevi essere mia e di nessun altro, sarei impazzito altrimenti!>>
<< Ah e invece tu potevi fare ciò che volevi esatto?>>
<< No! Nessie quella che hai visto era mia nipote, sai bene che mia sorella si è sposata con Paul, quella è loro figlia! Era venuta a trovarmi, cercavo di far coincidere queste visite con le serate che non passavo con te di modo da non doverti spiegazioni.>>
Pensandoci bene non si stavano baciando sulla bocca, ma sulla guancia, e non erano avvinghiati ma semplicemente abbracciati.
Ma allora perché papà lo aveva attaccato prima?
Come al solito Edward rispose ai miei pensieri:
<< Non lo sapevo, non lo vedemmo più da quella sera ed io non potei leggere che nella tua mente ed interpretare la situazione come avevi fatto tu, ma appena ho cercato di attaccarlo ho sentito i suoi pensieri e mi sono fermato, ma tu oramai eri già svenuta.>>
Ero esterrefatta, ero veramente fuggita dalla mia perfetta vita in Italia per un malinteso che non avevo neppure cercato di chiarire?
Sì forse sì.
Eppure dentro me permaneva la rabbia per essere stata raggirata così meschinamente.
<< Non potevi aspettare che riprendessi la mia forma immortale?Perché mi hai mentito?>>
<< Sono stato un egoista lo so, ma tremavo all’idea di vederti con un altro! Tuo padre mi aveva detto che ti dovevo lasciar stare, ma come potevo dargli ascolto? Proprio a lui che non ha rinunciato a Bella per niente al mondo?>>
<< Brutto cane che non sei altro!Mio padre si è inflitto sofferenze ben più grandi solo per il bene di mia madre! Se tu non lo capisci non è colpa sua!>>
La nostra conversazione venne interrotta:
<< Non abbiamo tempo per le riconciliazioni adesso, scusami tesoro mio ma sembrerebbe che Jacob durante questo periodo di assenza si sia dato da fare per darci una mano, dì a tutti cos’hai scoperto forza! E forse lei ti perdonerà.>> disse Carlisle.
Mi ero persa qualcosa, ora Carlisle ed Edward sorridevano ancora, forse mio padre aveva reso noti i pensieri di Jacob a Carlisle mentre io ero impegnata nella discussione.
Jacob parlò in un inglese perfetto questa volta per farsi capire chiaramente da tutti.
<< Dopo che te ne sei andata sono andato a cercare Bella e tuo padre per avvertirli, ma loro erano già partiti, quindi ho immaginato che tu fossi al sicuro comunque con loro, così ho deciso che sarei andato a trovare la succhiasangue che ti aveva trasformata, pensavo che se avessi trovato il modo di farti tornare immortale forse avresti capito e mi avresti perdonato.
La trovai, lei mi presentò uno stregone che diceva di avere poteri straordinari, il truffatore volle vendermi una pozione fasulla fatta con vegetali puzzolenti, questo naturalmente prima che mi trasformassi davanti a lui spaventandolo a morte!>> rise di gusto << Gli ci volle un po’ per riprendersi ma poi mi disse quello che volevo sentire, per riacquistare la tua metà immortale devi solo cibarti di sangue umano, bastano pochi sorsi e torni la nostra Nessie di sempre!>>
Detto questo si avvicinò con le braccia aperte in attesa di un mio abbraccio, non avevo nessuna intenzione di dargliela di vinta a questo modo, se voleva il perdono, avrebbe dovuto guadagnarselo col sudore. Un modo prima o poi l’avrei trovato, ne ero certa.
Mi allontanai da lui e dissi.
<< Bene, sarà disgustoso, ma se dopo avrò la forza necessaria a picchiarti lo farò>>
<< Non avrai solo quella.>> disse Carlisle.
<< Riprenderai pieno possesso dei tuoi poteri e una volta imparato a controllarli potrai fronteggiare con noi i Volturi, certo ci vorranno parecchi mesi, ma con un esercizio costante sarai in grado di guidare il nostro esercito in modo silenzioso e , tutti protetti dallo scudo di Bella potremmo attaccarli e porre così la parola fine a secoli di soprusi.>>
Decidemmo quindi che tornando dal suo turno in ospedale l’indomani mattina Carlisle – proprio non riuscivo a chiamarlo nonno, infondo dimostrava solo un paio d’anni più di me – mi avrebbe portato un po’ di sangue donato e poi sarei stata pronta a riprendere la mia forma precedente.
Il pomeriggio si trasformò velocemente in sera e io cominciai ad avere ancora fame.
<< Ti preparo qualcosa cara >> disse Esme.
Fu la migliore cena della mia vita, Esme era una cuoca eccezionale ed io acconsentii a che Jacob rimanesse lì e cenasse con me, infondo quella poteva essere l’ultima cena da umana che facevo.
Subito dopo mangiato mamma mi si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio che se volevo aveva ottenuto da Carlisle un’altra delle pillole miracolose per dormire, in effetti ero molto agitata, chi non lo sarebbe stata sapendo che il giorno successivo sarebbe diventata immortale?
Accettai di buon grado la pillola, anche se lo zio Jasper si offerto di stare accanto a me durante la notte. Non potevo accettare, non vedendo lo sforzo che gli costava anche solo starmi accanto pochi attimi.
Feci per dirigermi di sopra, in camera quando mi accorsi di essere seguita, mi girai, sapevo benissimo chi fosse.
<< Dove vorresti andare tu?>>
<< A dormire nell’unico letto della casa!>> Disse Jacob con un ghigno in volto.
<< Non credo proprio!>>
<< E Dai Nessie! Sono stanco! Negli ultimi mesi ho riposato molto poco …>>
<< ANCH’IO!FACEVO DEGLI INCUBI STRANI!SAI CHE C’ERA?TU E LA BRUNETTINA!>>
<< Ma se ti ho già detto che è mia nipote!>>
<< Certo ORA lo so ma PRIMA no!E me la sono sognata tutte le notti la tua nipotina!>>
<< Sei ancora molto arrabbiata eh?>>
<< Arrabbiata? Nooo!Sono incazzata nera!>>
<< Ok ho capito!Devo usare la forza!>>
Così dicendo mi prese di peso e si diresse su per le scale.
Era incredibile che riuscisse a trasportare i miei 55 kg senza nessuno sforzo, rideva il bastardo.
Nessuno dei miei calci o dei miei pugni riuscì a scalfire la sua determinazione. Purtroppo papà e mamma erano a caccia e zio Emmet si divertiva a vedermi sballottata da Jacob.
Arrivati in camera mi posò con estrema delicatezza sul letto, fece per chinarsi su di me, ma fui più veloce e sgattaiolai sotto di lui per andare a nascondermi in bagno.
Dovevo stare attenta, il mio corpo e il suo vicini mi provocavano sensazioni strane, cominciavo a tremare e le mie labbra anelavano le sue. Non potevo permettermi una tregua, non ora che ero così arrabbiata.
<< Vuoi rimanere lì tutta la notte?>>
<< Sì, dormirò nel tappeto piuttosto che essere assalita da un armadio di lupo!>>
Sopirò.
<< Nessie se ti prometto che nel tappeto ci dormo io torni qui?>>
Aprii la porta.
<< Si hai proprio ragione il cane tra i due sei tu!Tu dormi nello zerbino! E adesso passami il pigiama per favore!>>
Mi vestii in bagno, mi lavai e poi quando ebbi finito presi la mia pastiglia e mi infilai a letto.
Sentii Jacob che si alzava e si dirigeva in bagno, forse per farsi un doccia, poi non sentii più nulla,mi ero beatamente addormentata.
Mi svegliai  più tardi perché sentivo caldo, mi resi conto che ero tutta sudata, forse i miei parenti vampiri si erano dimenticati di spegnare il riscaldamento, loro infondo non sentivano né il caldo né il freddo.
Feci per alzarmi, volevo spegnerlo io, ma fu come se un enorme peso mi trattenesse a letto, spaventata cercai di capire cos’era, lo toccai … sembrava… una mano?
Capii subito di chi fosse.
<< Jacob! Alzati dal mio letto! Mi soffochi!>>
Naturalmente non mi sentii russava come un macaco col raffreddore ed io mi limitai a togliere maglia e pantaloni del pigiama e a cercare di riaddormentarmi.
Sorprendentemente ci riuscii.
<< Oh, bene vedo che questa giornata prenderà una piega diversa da quella che mi ero immaginato! Beh! Tanto vale adeguarsi!>>
Fu con queste parole che mi svegliai il giorno dopo, seguite da una mano caldissima che mi abbracciava e mi trascinava dall’altra parte del letto.
Ci misi un po’ per capire cosa fosse quella scossa elettrica che mi attraversava tutta, poi mi ricordai di poche ore prima, come avevo fatto a spogliarmi senza pensare alle conseguenze del mio gesto una volta che lui si fosse svegliato?
Balzai a sedere e tentai di assumere un atteggiamento imbronciato.
Probabilmente non funzionò
<< Ciao bellissima vedo che durante la notte hai cambiato idea sul mio conto!>>
<< Non ci pensare neanche! E’ solo che mi hai mentito, mi sono svegliata e tu eri a letto con me e avevi un braccio sopra di me, ho urlato ma naturalmente non mi hai sentito e così visto che sei un termosifone ambulante mi sono dovuta adeguare!>>
<< Oh, beh! Tanto prima o poi cambierai idea!>> rispose in tono calmo, e così dicendo si alzò e andò in bagno.
Quando tornò il nervosismo della sera prima mi si leggeva negli occhi in maniera molto chiara ero già vestita e aspettavo ansiosamente di sentire la porta d’ingresso aprirsi.
<< Non ti preoccupare tesoro, sei qui con me e non ti succederà niente di grave. Tornerai solo immortale!>> Jacob disse queste parole e mi abbracciò forte.
Scesi le scale e trovai tutti lì ad aspettarmi, tranne Carlisle.
Tutti mi chiesero come stavo e se avevo dormito bene, tutti tranne papà che ringhiava rivolto a Jacob, forse aveva letto nella sua mente del nostro sensuale risveglio.
In quel momento arrivò Carlisle con una sacca in mano era rosso bordeaux.
Una improvvisa nausea mi attraversò lo stomaco, zio Jasper usci come un fulmine dalla stanza mentre zia Rosalie apriva il sacchetto e trattenendo il respiro ne versava parte del contenuto in una tazza.
Guardai il recipiente che mi era appena stato consegnato e decisi che avrei buttato giù tutto d’un sorso.
Avevo tutti gli occhi fissati su di me, alzai la tazza e bevvi un sorso di quello che sembrava un intruglio di ruggine e sale.
E da quel momento tutto cambiò.


Accetto anche gli insulti purchè commentiate per favoreeeee!!!!

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Capitolo 6
*** Trasformazione ***


6.   Trasformazione

La gola mi cominciò a bruciare e con lei pian piano tutto il mio corpo, era un fuoco lento che bruciava tutti i miei organi dall’interno.

Ricordo solo che mi accasciai sul divano e che cominciai ad urlare, mille mani freddissime mi toccavano il viso e la fronte e una mano bollente stringeva la mia.

Persi la cognizione del tempo, ero sola con il fuoco e con il dolore, pian piano riaffioravano dei ricordi che mi sembravano appartenere ad un’altra vita…

Mamma e papà felici che si guardavano negli occhi…

Poi improvvisamente le loro espressioni cambiarono, erano tese, preoccupate, vidi una serie di figure nere incappucciate che avanzavano verso di noi…

Papà che mi insegnava il portoghese …

Mamma che mi osservava triste mentre zia Alice le prendeva le misure per l’ennesimo vestito che sarebbe rimasto inutilizzato nella grande cabina armadio…

Già la cabina armadio, più grande di quanto tutta la nostra casetta non fosse…

La grande casa bianca sempre piena di gente e di voci…

Un profumo che stuzzicava la mia gola, proveniva da un uomo di mezza età con una strana spilla sul petto, mi teneva in braccio e mi sorrideva… sì ora ricordavo chi era! Nonno Charlie!

Zio Emmett e zia Rose che mi facevano giocare con l’argenteria di Nonna Esme…

Poi un fremito, una mano caldissima che mi accarezzava il viso…

Due occhi neri e penetranti che mi fissavano…

Un profumo celestiale non paragonabile a niente a questo mondo…

Fu così, cullata dal quel profumo magnifico che riaprii gli occhi e capii di non avere sognato, finalmente ero sicura di chi fossi, Renesmee Cullen.

Finalmente avevo riacquistato tutti i ricordi della mia vita precedente, ora avevo una vera identità.

<< Hai visto succhiasangue che ha sognato anche me?>>

<< Fai parte dei suoi ricordi cane purtroppo!>>

Tentai di parlare ma mi stupii, quella che la mia gola stava emettendo era una voce angelica che di certo non poteva appartenermi!

<< Co-come fai a sapere che ti ho sognato?>>

<< Ti tenevo la mano, e ad un certo punto ho visto tutto quello che vedevi tu, è stato più meno dieci ore fa.>>

<< Dieci ore fa? Quanto è durata la traforazione?>>

<< Un giorno intero amore mio.>> Rispose mamma.

Mi alzai dal divano aspettandomi almeno un  giramento di testa o un dolore alla schiena, invece appena decisi di farlo il mio corpo era già seduto in un microsecondo senza che provassi nessun dolore.

Alzai gli occhi per vedere chi avevo intorno, ma non riconobbi nessuno di loro.

Erano tutti di una bellezza talmente abbagliante che facevano invidia, possibile che prima non riuscissi a vederli così nitidamente?

Come avrei fatto a vivere per l’eternità con un clan di vampiri la cui bellezza riluceva così intensamente?

Io che ero il ritratto della normalità?

Istintivamente cercai l’unica figura che speravo potesse alleviare la mia momentanea invidia, Jacob, lui infondo era umano no? Non poteva essere così bello.

Ma non lo trovai. Al suo posto c’era un semidio bruno che mi guardava estasiato.

La sua pelle scura delineava alla perfezione i muscoli nel suo petto , la sua mascella quadrata incorniciava il viso perfetto e i suoi occhi neri erano profondi come la notte.

Fu allora che lo splendido profumo inebriò ancora una volta i miei sensi, era un odore soave di muschio e felci e capii da dove proveniva, da Jacob.

In quel momento mi arrabbiai tantissimo. Perché non ero stata in grado di vedere la loro bellezza prima?

Se ne fossi stata capace forse non avrei mai intrapreso questa strada, io non ero degna di far parte di quella famiglia, io non ero come loro!

Ma, prima che potessi dire qualsiasi cosa arrivò zia Alice e mi mise davanti un enorme specchio con la cornice d’orata dall’altro lato del quale una bellissima donna castana mi fissava con due occhioni marroni incuriositi.

Piegai la testa d’un lato, non capivo chi fosse, poi quando anche lei fece quel movimento capii che ero io!

Balzai in piedi e mi avvicinai allo specchio, ogni minuscolo difetto in me era sparito, ero sempre io più o meno ma senza alcun difetto visibile e con almeno dieci centimetri di altezza in più.

Sbalordita mi girai verso la mia famiglia.

<< Sono bellissima>>

<< A me piacevi anche prima!>> disse Jacob

<< Sei figlia di tua madre!Come potevi essere brutta?>> disse il mio dolcissimo padre.

E poi cominciarono una sequela di abbracci e baci da parte di tutti, anche di zio Jasper che disse

<< Finalmente ti posso abbracciare senza pericolo che mi bruci la gola!>>

Già, la gola, ora che l’aveva nominata bruciava, e anche molto!

Non mi accorsi che stavo stringendo la mano al nonno in quel momento, lui si limitò a dire

<< Non ti preoccupare tesoro mio cacciare è come andare in bicicletta, una volta imparto non lo si dimentica più>>

<< Andiamo a caccia Nessie!>> Disse Jacob.

<< Si, penso proprio che mi tocchi!>> risposi.

Così dicendo mi diressi verso la porta, questo naturalmente prima di venire investita da un enorme lupo rossiccio che mi buttò sulla sua schiena e cominciò a correre per la campagna.

La sensazione della velocità era fantastica, e il pelo di Jacob era folto e morbido ed emanava un dolce profumo.

<< Fammi scendere Jake, voglio provare a correre da sola ti spiace?>> dissi al grande lupo.

Lui si fermò improvvisamente e con quel movimento io schizzai in avanti ad una velocità paurosa, diretta verso il tronco di un albero lì vicino. Chiusi gli occhi e aspettai lo schianto.

Improvvisamente però i miei piedi toccarono a terra e aprendo gli occhi mi ritrovai a pochi centimetri dall’albero, ero atterrata in posizione rannicchiata senza neanche volerlo!

Mi piaceva molto questo corpo nuovo!

Jake si era fermato a fissarmi, io mi raddrizzai e cominciai a correre, più veloce che potevo, sentivo il mio cuore aumentare i suoi battiti, e la velocità sovrumana darmi alla testa.

Ad un certo punto il grande lupo mi si parò davanti, il mio corpo reagì d’istinto ed in una frazione di secondo ero immobile di fonte al lui.

<< Che c’è?>>

Con il muso fece cenno verso destra.

<< Uno strano odore mi colse, sembrava..buono!>>

Capii immediatamente che si trattava di un animale, non avevo bisogno che nessuno mi insegnasse nulla, l’avevo fatto migliaia di volte con mamma e Jake ed ora che me lo ricordavo capii che il nonno aveva ragione, era come andare in bicicletta!

Cacciammo assieme fin quando non fummo entrambi sazi, poi con calma ci avviammo verso casa.

Con lo stomaco pieno cominciai a pensare, e cercai di raccogliere tutti i miei ricordi da umana…

Il sorriso della mamma e del papà, i racconti de nonno, l’amore per le persone care…

Due occhioni azzurrissimi, la nascita del mio dolce fratellino, all’epoca non sapevo di non essere affatto sua sorella, ora ripensandoci, io ero e sarei sempre stata sua sorella, perché è il bene che vuoi ad una persona a contare davvero, non il legame sanguigno.

Poi un volto conosciuto comparve nei miei pensieri, Jacob, allora lo chiamavo Marco, tutti i momenti passati assieme erano come incisi nella memoria…

In quel momento arrossii, mi era venuto in mente un momento un po’ troppo inciso nella memoria.

Nella corsa Jake fortunatamente non si accorse di nulla.

Poi tra i ricordi pescai anche gli ultimi, la rabbia mi prese…

Io e il signorino avevamo un conto in sospeso… e intendevo regolarlo subito!

In un secondo gli fui addosso e lo feci sbattere a terra, non gli avevo fatto male , non lo avrei mai fatto!

Comincia a dare pugni al pelo rossiccio, poi la rabbia mi vinse e gli saltai addosso gridando:

<< Non ti permettere mai più di mentirmi, tu no immagini  come mi sono sentita! Sei solo un cane puzzolente e pulcioso!>>

E così dicendo tentavo di strappare la folta pelliccia rossa.

Improvvisamente mi ritrovai stesa a terra con jacob sopra di me che mi teneva le mani ferme, si era ritrasformato.

<< Adesso basta giocare Nessie, non sei più completamente umana, mi fai male! E mi costringi ad usare tutta la mia forza!>>

Il maglione che portavo si era alzato di molto sopra la mia pancia, scoprendola interamente, e il contatto con la sua pelle bollente mi provocò uno strano brivido.

Improvvisamente le mie labbra e le sue erano vicinissime, un brivido attraversò la mia schiena e la mia mente si annebbiò,ogni rancore fu cancellato dalla mia memoria, esistevamo solo io e lui.

E guarda caso, lui era nudo, si era ritrasformato velocemente e non aveva avuto il tempo di vestirsi.

Lo baciai, un bacio lungo ed appassionato che lui ricambiò senza pensaci troppo su, questo era Jacob, prendeva le cose come venivano senza tanti problemi.

Pochi secondi dopo la mia maglietta era sparita, e poi toccò ai miei jeans.

L’erba era fresca e a contatto con la mia pelle che bruciava dalla vicinanza di Jacob mi provocava strane sensazioni.

Scoprii ben presto che i nostri corpi s’adattavano l’un l’altro in maniera perfetta, eravamo stati creati per darci amore incondizionato e reciproco.

Il fato volle che quel giorno io e Jacob ci riconciliammo, e fu una riconciliazione con i fiocchi!

Due ore dopo ci avviammo verso casa, mano nella mano.

Camminavamo, non avevamo fretta, entrambi avevamo sete dell’altro dopo tanta lontananza e riprendemmo la nostra vecchia abitudine di confidarci ogni segreto; io gli raccontai del mio anno al college e lui del suo viaggio in America Latina.

Capii che qualcosa non andava quando intravedemmo i contorni di casa, e sentii un ringhio familiare provenire dall’ingresso.

Mio padre era là ed era rannicchiato in posizione di attacco verso Jacob che aprì le mani in segno di resa, non funzionò.

So che questa fanfic non piace a molta gente, ma sto continuando a pubblicare perchè c'è inspiegabilmente chi la legge. Mi raccomando stoici continuate così!!! E' grazie a voi che scrivo ancora!

un'ultima cosa, ho pubblucato una one-shot su New Moon si intitola A different moon leggetela e commentate perchè ancora non so se vi piace oppure no!

Grazie a tutti quelli che stoicamente commentano ogni capitolo e a tutti quelli che seguono!

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Capitolo 7
*** Nuova vita ***


7.  Nuova Vita

Mio padre fece per avventarsi su Jacob, potevo vedere i suoi denti scoperti luccicare al buio.

Fu un secondo, il mio corpo agii d’istinto e in un lampo mi frapposi tra i due.

Vidi mio padre lanciarsi verso Jacob nello stesso istante in cui io mi spostai per difenderlo.

Con un tonfo assordante papà mi urtò con tutta la sua forza, io andai a sbattere contro un albero e poi divenne tutto nero.

<< Come sta Edward Bella?>>

<< Non parla più da quando è successo, è come se non fosse più qui con noi, sono seriamente preoccupata Carlisle. Per entrambi>>

<< Dottore dimmi che si riprenderà presto! Oramai è un giorno intero che è così!>>

<< Non preoccuparti mio caro Jacob, si riprenderà presto, non è forte come una vampira, ma neanche fragile come un’umana dopotutto, ha solo bisogno di guarire bene.>>

<< Nessie aprirà gli occhi fra dieci secondi esatti. E sta già sentendo cosa diciamo.>>

Infatti aprii gli occhi e vidi che Jacob, Alice, mamma e nonno erano chini su di me.

Provai ad alzarmi, non ci riuscii, un dolore immenso mi attraversò tutto il corpo.

<< Stai ferma lì tesoro, sei tutta rotta, purtroppo le tue ossa si possono rompere, ma vedrai che secondo i miei calcoli fra due o tre giorni sarai come prima!>> Disse nonno.

Chiesi se mi potevano alzare il letto, lo fecero, non con poco dolore delle mie ossa.

Mi spiegarono che avevo rotto tutte le ossa del corpo e che nonno era stato costretto a sedarmi perché altrimenti il dolore sarebbe stato insopportabile, almeno per un giorno.

Nessun umano sarebbe stato in grado di sopravvivere, io me la sarei cavata con quattro o cinque giorni di letto.

Carlisle aveva portato a casa un po’ di materiale dell’ospedale, infatti riconobbi subito la grande casa, era quello il mio ospedale, visto che nessun medico avrebbe potuto curarmi senza insospettirsi.

<< Papà dov’è?>> chiesi.

Poi mi girai, era accanto al mio letto guardava fuori dalla finestra come se fosse sospeso nel vuoto.

<< E’ così da ieri, è in shock per quello che è successo, ha reagito d’istinto ma forse ha esagerato un po’>> mi rispose mamma.

<< Perché era tanto arrabbiato con te?>> Chiesi rivolta a Jacob.

Lui arrossii << Ehm, ecco probabilmente non avevo dei pensieri puliti ieri, sai dopo quello che era successo nel bosco…>>

<< Oh, beh si dovrà abituare credo.>> disse mamma << Ed io con lui!>> aggiunse guardando Jacob sconsolata.

<< Papà?>> dissi. Non rispose, continuava a fissare il vuoto, allora continuai.

<< E’ stata colpa mia non tua, ho avuto una reazione istintiva, stavi attaccando Jacob e ho pensato di proteggerlo!Se non mi fossi messa in mezzo non sarebbe successo niente!>>

Non rispose. E così fece per altri cinque giorni, finchè io non ripresi pian piano l’uso delle gambe e del resto del corpo.

Pian piano mi alzai dal letto, giorno per giorno i miglioramenti erano tangibili, dopo sei giorni dall’incidente ero in perfetta forma, esattamente come prima.

Quando ormai ero sicura di stare bene ripresi a parlare con papà, che era sempre lì immobile a guardare nel vuoto, non mi ascoltava, i miei sforzi erano inutili.

Poi disperata un giorno mi sedetti sulle sue ginocchia, piangendo.

<< Papà ti prego non mi sono fatta niente vedi? Nessuno da la colpa a te papi… io non sono arrabbiata con te, anzi, ti voglio tanto bene e so che quello che hai fatto l’hai fatto sempre e solo per il mio bene!>>

Così dicendo gli diedi un bacio.

Quella fu probabilmente la scintilla che lo fece risvegliare.

<< Figlia mia, sei viva! Stai bene! Oh, ti chiedo perdono per tutto ciò che ti ho fatto!>>

<< Papà!!!Sei tornato!!>>

<< Si tesoro mio le tue parole mi hanno risvegliato, ancora una volta mi hai salvato la vita mentre io cercavo di toglierti la tua.>> non capii le sue parole, ma ero comunque al settimo cielo, papà era tornato in sè!

Da sotto tutti vennero su per gioire con me del ritorno di papà, lui e Jacob si abbracciarono e si promisero tolleranza reciproca. Per ora.

Passammo l’intero giorno a raccontare a papà tutto quello che si era perso.

Poi verso sera nonno si alzò e disse che voleva farci una proposta.

<< Vorrei che tornassimo tutti nella nostra casa a Forks, Nessie e Jacob potrebbero dormire nella ua vecchia stanza Edward, e così potremmo cominciare il nostro allenamento per Nessie.>>

<< Ma così dovrai smettere di lavorare Carlisle! Non puoi tornare a Forks dopo soli vent’anni ed aspettarti che nessuno noti che non sei invecchiato affatto!>> disse papà.

<< Non importa, ora abbiamo cose più urgenti a cui pensare, come l’imminente battaglia.>>

<< E a quanto pare anche qualcos’altro!>> disse Zia Alice, sapevo che aveva visto la decisione che avevo preso ed era tutta elettrizzata.

<< Cosa?>> chiesero tutti in coro, molto preoccupati.

<< Niente di grave, quando chi ha preso questa decisione si sentirà di rendercela nota, lo saprete tutti>> disse papà << Per ora sia io che Alice manterremo il più stretto riserbo per permettere  a chi di dovere di attuare il proprio piano. Che devo dire mi aggrada parecchio.>>

Ero sicura che né papà né zia si sarebbero mai permessi di rivelare la mia decisone fin quando non fossi stata io a farlo.

Ma per attuare il mio piano avevo bisogno di un grande letto e molta pazienza.

Dopo aver cercato invano di estrapolare qualche informazione a papà e a zia tutti i vampiri si arresero e decisero di andare a caccia. Fra due giorni saremmo partiti per Forks e avevano bisogno di essere nutriti per essere in grado di resistere delle ore dentro un aereo pieno di umani.

Ringraziai mentalmente mio padre per aver proposto la caccia, io e Jacob saremmo rimasti soli in casa ed erano le condizioni perfette per mettermi all’opera.

Appena tutti uscirono finsi di aver bisogno di una doccia, mi fiondai in bagno, ma non inchiavai la porta, volontariamente.

Un minuto dopo il mio ingresso nella doccia sentii dei passi, e nel giro di trenta secondi il getto delle doccia non era più la sola cosa bollente a  contatto con la mia pelle.

<< Sai anch’io avrei bisogno di una doccia … >> disse Jacob.

<< Bene, >>dissi prendendo il sapone << Allora fai pure, io ho quasi finito!>> così dicendo uscii dalla doccia e mi avvolsi in un asciugamano.

Inspiegabilmente Jacob si prese tutto il tempo per farsi una bella doccia prima di uscire.

Quando lo fece io ero già a letto ed indossavo solo un paio di microscopici slip decisa a raggiungere il mio scopo entro la serata.

Finsi di dormire.

<< Ah, ma questo letto non ha bisogno della mia presenza vedo, è gia caldo, moolto caldo.>> disse entrando sotto le coperte.

Una mano bollente s’infilò tra le mie barccia, e mi abbracciò forte, sentivo il mio corpo fremere con il suo.

Concentrati Renesmee, pensa al tuo obiettivo  pensai.

<< No, no caro lupo!Non stasera!>> dissi.

<< Eh? E perché no!?>>

<< E’ ora che impari a scendere a compromessi mio caro, per questo ti do un ultimatum.>>

<< Ultimatum per cosa?>>

<< Finchè non mi sposi niente sesso.>>

Vidi la sua bocca aprirsi e chiudersi come se volesse dire qualcosa, ma non ne usci nulla.

Trattenni una risata, era comico vedere un lupo mannaro di due metri andare in panico alla parola matrimonio.

<> incalzai.

<< Io … noi … tu …>>

<< Si vabbè, io ho sonno, quando ti sarai deciso fai un fischio, io sono qui!>> risposi.

Così dicendo mi girai dall’altro lato aspettando una sua reazione, che naturalmente non arrivò.

Non mi importava, io potevo aspettare, ero molto testarda su certe cose, prima o poi avrebbe ceduto.

Cominciai a pensare all’idea di me e Jacob che ci sposavamo, una serie di vestiti bianchi mi passarono davanti agli occhi e cercai di decidere quale sarebbe stato il più adatto, non ci riuscii, la stanchezza prese il sopravvento e io mi addormentai come un sasso.

Quella notte sognai casa Cullen, addobbata a festa e una bellissima sposa che scendeva la grande scalinata con attenzione, all’altare c’era un enorme ragazzone che l’aspettava, poi improvvisamente arrivarono tre figura incappucciate, tutti urlavano, io mi svegliai di soprassalto.

Ciao ecco un nuovo capitolo, rigrazio come sempre i pochi temerari che mi seguono e vi prego (inutilmente come sempre) di recensire.

Ho in cantiere un altra fan fiction su una vampira un po' speciale, spero di poterla pubblicare presto, prima però devo finire di scrivere questa qui in tutto penso saranno una ventina di capitoli quindi non vi tedierò a lungo.

Ciao a tutti alla prossima!



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Capitolo 8
*** Forks ***


8.   Forks

<< Che c’è? Che hai fatto?>> chiese Jake.

Che avevo fatto?Non lo sapevo, mi ero appena svegliata madida di sudore e impaurita e non sapevo il perché, poi mi venne in mente il sogno…

<< Oh!!>> fece Jake.

Mi resi conto che mi aveva preso la mano per capire cosa stessi pensando, non mi piaceva essere un libro aperto, dovevo imparare a controllare quel potere come facevo una volta.

<< Non ti preoccupare per i succhiasangue italiani Nessie, vedrai che il mio branco e quello di Sam riusciranno  a risolvere tutto una volta tornati a Forks.

Già, Forks, fino alla sera prima non vedevo l’ora di tornare per organizzare il matrimonio, ora invece ne ero quasi impaurita, e se i volturi fossero stati lì ad aspettarci?

<< Magari!Sono parecchi anni che non combatto più con un vampiro coi cazzi e contro cazzi!>> disse Jacob leggendomi il pensiero attraverso quella maledetta mano.

Tolsi  immediatamente il contatto tra noi.

<< NO!Tu non combatterai contro nessun vampiro signorino!Non ho intenzione di perderti!>>

<< Tale quale a sua madre!>> disse.

Mi alzai per farmi una doccia, sotto l ‘acqua calda cominciai a pensare all’idea che Jake, il MIO Jake, combattesse con i volturi, mi venne un brivido e mi uscii un gemito.

<< Ci stai ancora pensando Nessie vero?>> Sobbalzai, era entrato anche lui in bagno, possibile che non l’avessi sentito? Faceva la barba tranquillamente.

<< Io.. beh sì!Ma tu come?>>

<< Non ho  bisogno del tuo potere per leggerti in testa! Ricordati che sono stato con te per ben 27 anni, ti ho cresciuta e…>>

<< No Jake, io l’ho cresciuta!>> Mia mamma era entrata in bagno, anche lei, dov’era la privacy in questa casa?

<< Ciao Tesoro! Mi disse porgendomi l’asciugamano, t ho portato un paio dei miei jeans per il viaggio e una mia felpa, la zia sta facendo le valigie e mi ha ordinato di dirti che questo è quello che metterai per il viaggio.>>

Bella famigliola pensai niente privacy e nessun diritto neppure sui vestiti da mettersi la mattina.

<< Come ti capisco!>> disse una voce proveniente dal corridoio << Pensa che io ho un secolo e mezzo e mia sorella ancora mi sceglie i vestiti come ad un bambino che deve fare la comunione! Abituati figlia mia>>.

La voce era di papà dedussi, probabilmente stava passando di lì e mi aveva “Sentita” lamentarmi.

Jake e mamma uscirono litigando, a lui non era andata molto a genio la sua irruzione in bagno mentre faceva la barba in slip.

<< OH Jake ti prego! Non molti anni fa ci fu un momento in cui avresti sognato di essere in slip di fronte a me!>> disse mamma ridacchiando.

Un ringhio feroce arrivò dal corridoio, papà era ancora lì.

<< Sì Bella ma sono passati vent’anni e se permetti sono cambiate molte cose!>> rispose Jake in imbarazzo.

Quella piccola scena di quotidianità mi fece tenerezza e per tutta la giornata dimenticai i timori dovuti al mio sogno.

Il viaggio non fu lungo, arrivammo all’aeroporto di Seattle in poche ore.

Di lì ci sarebbero venuti a prendere nonno Charlie e Seth Clearwater , ero curiosa di vedere i loro cambiamenti, soprattutto quelli del nonno che erano vent’anni che non vedevo più.

Mamma gli aveva raccontato tutto di me e di loro e col passare del tempo ci aveva fatto l’abitudine, gli dissero che per proteggermi mi avevano mandata in Italia e che ora ero tornata.

Arrivati all’aeroporto vedemmo un signore anziano ma dall’aspetto giovanile e un enorme ragazzone di due metri che ci aspettavano agli arrivi.

Erano loro, senza alcun dubbio!

Nonno Charlie ci vide e si sbracciò per farsi notare, gli andai incontro, e lo abbracciai.

<< Ciao Nonno! Quanto tempo!>>

Era sempre il Charlie di sempre, ruga più, ruga meno!

<< Caspita Nessie ero abituato alla bellezza sconvolgente di tua mamma ma alla tua proprio no! Sei fantastica!>>

Mamma e papà durante la nostra permanenza in Italia tornavano spesso a Forks per il Weekend per restare in contatto con Nonno Carlisle e per rassicurare tutti, anche Charlie e Sue, del mio stato di salute.

<< Grazie nonno!>> dissi.

 Mi voltai per salutare Seth, era un ragazzone moro e muscoloso, niente a che vedere col mio ultimo ricordo di lui, allora aveva le fattezze da bambino!

<< Ciao Seth>> dissi << Sono Nessie, ti ricordi di me?>>

<< Beh, direi di sì! Ciao bellezza!>>

All’improvviso sentii uno schiocco e vidi la testa di Seth spostarsi in avanti, dedussi che aveva ottenuto uno scappellotto a velocità non umana.

<< Non ci provare, nonostante l’assenza, ora che sono tornato, il capo sono io e lei è MIA!>>

La voce di Jake era poco più di un soffio, assomigliava molto ad un ringhio.

<< Ciao Capo!Ben tornato!Ahi!Mi hai fatto male però!>>

Mi stupii nel vedere con quale naturalezza Seth abbracciava la mia famiglia di vampiri, infondo erano nemici giurati no?

Presi la mano a Jake e chiesi dov’era Leah.

Lui si limitò ad indicare un punto fuori dalle enormi vetrate, probabilmente era là fuori, mamma aveva detto che non era mai stata molto socievole, neppure ora che era finalmente fidanzata.

Jake infatti mi aveva raccontato che aveva avuto l’imprinting pochi anni dopo la mia partenza per l’Italia, naturalmente lui era ancora un bambino all’epoca, ma ora doveva avere più o meno la mia età umana, cioè 21 anni.

<< Leah è un po’ troppo vecchia per lui e se ne rende conto, anche se dimostra vent’anni  ha passato i quaranta!E’ per questo che è acida con tutti, pensa che la vita sia stata ingiusta con lei!>>

Aveva detto Jake ridendo in quell’occasione.

Fu proprio allora che mi venne in mente l’idea del matrimonio, feci due conti, Jake  aveva 17 anni quando io nacqui, quindi 24 quando io fui trasformata in mortale, ora ne aveva 45… ed io …  ventotto, era proprio ora di sistemarsi sì!

Finiti gli abbracci ci dirigemmo alle macchine, Io, Mamma, papà e Jake salimmo in macchina col nonno, o almeno ci provammo, ma jake non riuscì ad entrare in macchina, neanche nel posto anteriore così sconsolato disse che avrebbe fatto una corsetta assieme a Leah e ci avrebbe aspettato a Forks.

Mi baciò e mi disse

<< Ciao piccola, non ti preoccupare tra poco saremo a casa>> così dicendo scomparve.

Papà quindi si mise davanti con nonno Charlie e fece tutto il viaggio con lo sguardo di chi è sotto tortura, nonno faceva sì e no i settanta, papà era abituato ad altre velocità alla guida.

Finalmente, dopo qualche ora di viaggio e dopo essere stati sorpassati quasi subito da Seth e gli altri che ci guardavano divertiti, arrivammo a Forks.

Nonno stette bene attento a non entrare in città, nessuno doveva vederci, il fatto che papà e mamma dopo vent’anni fossero rimasti come due diciassettenni avrebbe creato qualche timore.

Nella statale prese una stradina quasi invisibile che si dirigeva in mezzo al bosco, dopo pochi minuti scorgemmo la sagoma della grande casa bianca.

La sua vista fu come un flash Back a colori, mi resi subito conto che non era cambiata affatto durante la mia assenza, la grande casa emanava sempre quella sensazione di sicurezza.

Chissa se…

Tesi la mano verso il viso della mamma e posi la mia domanda

<< Certo che c’è ancora casa nostra sciocchina!Avrà bisogno di una spolverata ma per il resto è sempre tutto come una volta>>

Entrammo in casa, c’erano già tutti, tranne la persona che volevo vedere di più al mondo…Jake.

Avevo pensato a lui tutto il viaggio, gli ultimi giorni li avevo passati ogni secondo con il mio immenso lupo, ora non potevo più farne a meno e mi chiesi come avessi fatto quando ero ancora interamente umana.

Tutti gli avvenimenti repentini degli ultimi giorno non mi avevano dato il tempo di stare con lui come avrei veramente voluto. Mi riproposi di sbraciarlo fortissimo al suo ritorno.

Mentre guardavo Esme, Rose e Alice sistemare la grande casa il mio cellulare suonò.

Era Jake.

<< Ciao piccola, puoi chiedere ai tuoi se stasera possono organizzare una cena per la rimpatriata? Penso farà piacere  a tutti noi ritrovarci dopo tanto tempo.>> disse.

Sebbene la richiesta mi sembrasse strana accettai, ancor prima che finissi di dirlo zia Alice era al mio fianco e saltellava come una bambina eccitata all’idea di poter organizzare qualcosa.

Mi chiese il telefono e a malincuore glielo passai.

<< Quanti della vostra stirpe hai intenzione di invitare Cane?>>

Una pausa.

<< Benissimo!>>

Un’altra pausa.

<< Certo, certo!>>

<< Con chi credi di parlare con una novellina?>>

<< Non c’è problema, nessuno di noi ha problemi con la temperatura potemmo farlo fuori.>>

<< Mh, hai ragione, comunque non ti preoccupare, qualcosa m’invento. Ciao.>>

Mi ripassò il telefono.

<< Quando torni da me?>> chiesi a Jake.

<< Presto tesoro, prima di cena lo prometto, prima però devo fare delle commissioni e organizzare delle cose, non ti preoccupare mio padre smania per rivederti quindi saremo i primi ad arrivare stasera!>> disse.

Suo padre? O cazzo … non ero assolutamente presentabile e non sapevo che impressione avrei fatto a Billy, il mio… futuro suocero!

<< Tesoro? Sei ancora lì?>> chiese Jake.

<< Mmh? Ah, sì sono qui! Ti volevo dire che mi manchi già tanto lupetto mio!>>

<< Anche tu tesoro!>> rispose << Adesso però ti devo salutare, ho degli impegni con il … ehm … il branco ciao! Ti amo!>>

<< Anch’io! Ciao!>>

Chiusa la telefonata rientrai in casa e vidi zia Alice intenta a dare ordini ad ogni membro della casa, chissà se avrebbe potuto fare a meno di me? Avevo bisogno di una doccia e dovevo fare una cosa che ritanevo molto importante.

<< Vai pure Nessie!>> disse zia Alice che sicuramente aveva visto le mie intenzioni.

<< Dove vai cara?>> disse la mamma.

<< A fare una doccia e a riposare un po’, il viaggio mi ha stancato molto>> dissi. Era una mezza verità, ma per ora poteva andare … non avrei voluto rovinarle la sorpresa.

<< Ah certo vai pure!>> mi disse.

Uscendo pregai mentalmente papà di non rivelarle i miei piani, non ci fu bisogno che mi girassi a controllare, sapevo che da bravo gentiluomo non l’avrebbe mai fatto.

Finsi di salire la grande scalinata per farmi una doccia, in realtà saltai dalla finestra e cercai di dirigermi più silenziosamente possibile verso la mia meta, la doccia avrebbe dovuto aspettare e anche il riposo.

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Capitolo 9
*** Passato, presente, futuro. ***


9.  Passato, Presente e Futuro.

 

Appena vi fui davanti copiose lacrime cominciarono a scorrere dai miei occhi.

La piccola casetta grigia che popolava i miei ricordi era di fronte a me, ora ero certa che fosse reale.

Aveva solo bisogno di una messa a posto, il caprifoglio oramai ne ricopriva la maggior parte, andava potato.

Entrai, tutto era tale e quale a come me lo ricordavo, il soffitto travato, il caminetto antico, il pavimento di pietra, tutto perfetto!

I mobili erano coperti da lenzuoli per proteggerli dagli strati di polvere che vi si era depositata negli anni.

Attraversai il corridoio con gli archi e fui subito nella mia vecchia stanza, era arredata come quella di una bambina, ma  a me ancora piaceva!

Quel pavimento di legno aveva ospitato tanti giochi e tante risate! Il mio lettino Rosa, I miei pupazzi, i poster alle pareti …

Improvvisamente capii che quella camera doveva rimanere così, quella era una parte della mia vita che andava valorizzata, andava conservata, così com’era.

Ora sapevo che mi sarei dovuta trasferire nella grande casa, Jake era la mia vita e purtroppo era talmente enorme che sbatteva ovunque in quella minuscola casetta.

Quella parte della mia vita non sarebbe più tornata, fui presa da una strana tristezza, ero felice che Jake fosse entrato in maniera diversa nella mia vita, ero felice di essere adulta e di essere in grado di badare  me stessa, ma in qualche modo quelli erano stati per me anni felicissimi e mi mancavano.

Non avevo idea di come sarebbe stato il mio futuro, Jake non aveva più fatto menzione della mia “proposta indecente” della sera prima, ma non sembrava molto contento di diventare mio marito.

Forse avrebbe voluto vivere sempre una vita spensierata a correre in giro per i boschi con il suo branco, ma io quando non ero con lui mi sentivo vuota, persa, come se si portasse via il mio cuore ogni volta che spariva.

Cercai di scrollarmi di dosso questi pensieri e mi misi all’opera, la casa sarebbe stata pulitissima e ordinatissima in un batter di ciglia.

Cominciai a lavorare: tolsi tutti i lenzuoli dai mobili, aprii tutte le finestre e accesi il vecchio stereo.

Due ore dopo la casa era esattamente come me la ricordavo, splendente e in ordine, scoprii che se puoi lavorare alla velocità di un vampiro, le cose sono molto più facili e rapide da fare!

Quella sera mamma avrebbe avuto la sua sorpresa ed io avrei cercato di lasciare lei e papà un po’ da soli a godersi la casetta, avrei dormito nella vecchia stanza di papà, infondo una notte senza Jake potevo reggerla, ma di più? Non lo sapevo, il tempo avrebbe risposto a tutte le mie domande, ne ero certa.

Pensa positivo, vivi giorno per giorno Renesmee!

 Questi erano i miei pensieri mentre correvo verso la grande casa bianca di ritorno dal mio tuffo nel passato.

Era vero, dovevo vivere nel presente, avevo appena ritrovato la mia famiglia, quella vera, il senso di inadeguatezza che mi aveva perseguitato tutta la vita ora era sparito; sapevo di far parte di questa famiglia a tutti gli effetti.

Correre era una sensazione fantastica, la velocità che il mio nuovo corpo riusciva a raggiungere era impensabile per un umano qualsiasi, decisi che per inaugurare una nuova era della mia vita, incentrata sul presente, dovevo testare la mia nuova forza.

Mi fermai di colpo, mi guardai attorno, un enorme sasso pieno di muschio troneggiava poco distante.

Indietreggiai, cominciai a correre, in un secondo ero già a pochi centimetri dal grande masso, ci saltai sopra cercando con tutte le forze che avevo di romperlo.

All’improvviso sentii un enorme boato.

Al mio tocco sul masso si erano formate una serie di crepe che dal punto di contatto col mio piede si diramavano come una ragnatela fino alla sua base.

Ma un essere umano non avrebbe mai potuto vederle, perché la loro apparizione era durata un secondo, non di più, dopo di che il masso si era frantumato sotto i miei piedi, come sabbia.

Presi a ridere di gusto, ero veramente forte! Magari non come mamma e papà, però sapevo cavarmela.

Il presente cominciava a piacermi!

Così decisi che era il momento di tornare e di darmi da fare con i preparativi per la cena.

Corsi verso la grande casa, ma rimasi interdetta, qualcosa era cambiato, sentivo chiaramente un odore acre, che non riconobbi subito.

Poi capii, zia Alice aveva costretto papà, zio Emmett e suo marito a costruire un porticato in legno rivestito in PVC sul retro della casa.

Dentro stavano sistemando stufe a gas per il riscaldamento e mamma, nonna Esme e zia Rose stavano appendendo ghirlande di fiori rosa ed arancioni al soffitto.

<< Ehi zia!Posso aiutare?>> chiesi ad Alice.

<< Oh mia cara certo! Mi serviva proprio del buon gusto, sembra che tua madre anche dopo quasi trent’anni da vampira non ne abbia acquistato neanche un po’!>> rispose

Ridemmo tutti, anche mamma che oramai era abituata alle battute di Zia Alice sul suo cattivo gusto.

I preparativi procedevano bene, notai che il porticato era chiuso solo da un lato, l’altro era aperto, in quel lato, proprio al centro, la zia fece sistemare un tavolino quadrato.

Poi due tavoli rotondi  e in fondo,nell’angolo che rimaneva molto riparato e riscaldato dalle stufe, mise un altro tavolo quadrato, più grande del primo.

Aiutai papà e zio Em ad accendere le stufette, ma non mi fu permesso di fare altro, zia Alice spedì tutte le ragazze a cambiarsi nelle rispettive camere, e restò da sola con gli uomini a finire.

Mamma mi accompagnò di sopra, nella vecchia stanza di papà, era incredibile, il grande letto dorato troneggiava ancora al suo interno.

<< Ora questa è tua, trattala bene, sennò papà si arrabbia!>> mi disse.

Sopra il letto era poggiato un vestito da sera blu, come cavolo faceva zia Alice ad occuparsi sempre di tutto?

Mi infilai sotto la doccia, pensando come sempre a Jacob, infondo lui faceva parte del mio presente, mi dissi. Il mio enorme lupetto mi mancava già, nonostante fossero solo poche ore che non lo vedevo.

Chissà se per lui era lo stesso, chissà se anche lui ora stava pensando a me, chissà se stava parlando di me col suo branco o con suo padre. Già, suo padre, stasera sarebbe venuto anche lui, e lui ahimè era la persona che più mi preoccupava. Nei miei ricordi Billy Black era un anziano sulla sedia a rotelle che emanava una strana autorità, chissà se avrebbe approvato la mia storia con Jake, infondo io ero mezza vampira, quale padre vorrebbe che un figlio si mettesse con una mezza vampira? Certamente non un anziano Quileute.

Ancora non sapevo neppure come funzionasse il mio nuovo corpo, potevo avere figli? Quando avrei avuto il ciclo? Nel mio intimo consideravo i figli il completamento della vita di ogni donna, ma da quando mi ero trasformata non ci avevo pensato affatto. E se non fossi stata capace di averne? Non so che reazione avrei avuto.

Pensa al presente, altrimenti non andrai mai né avanti né indietro. Mi dissi.

Persa nel circolo della mia mente non mi ero resa conto di essermi preparata, ero pronta, mi dovevo solo raccogliere i capelli e truccare.

Alle sette in punto uscii dalla camera vestita di tutto punto per una serata di gala e mi sorpresi di trovare un clima da grandi occasioni anche al pian terreno.

Tutti erano vestiti da sera, anche nonno e Sue, non capivo il bisogno di così tanto sfarzo per una cena con i licantropi. Così chiamai mentalmente papà e glielo chiesi.

<< Volevamo fare le cose in grande stile per il tuo ritorno tesoro mio! Siamo così felici di riaverti tra noi!>> disse lui con un sorriso serafico in volto.

Papà il fatto che riesci ancora dopo trent’anni ad abbindolare mamma con questi sorrisetti non significa che tu ci riesca anche con me, io fino a pochi giorni fa vivevo nel mondo reale sai?

Non rispose, si limitò a sorridere.

Voi tutti sapete qualcosa che io non so giusto?

<< Buona serata amore mio>> disse e se ne andò.

Non feci in tempo a formulare nessuna ipotesi, in quel momento il rumore di un’auto attirò la mia attenzione, Jake era arrivato.

Mi diressi sul retro della casa, impaziente, almeno Jake avrebbe trovato ridicolo tutto questo sfarzo, pensai mentre attraversavo il nuovo porticato addobbato con migliaia di fiori e nastri di raso.

Rimasi interdetta, era in smoking e … cavolo era fantastico! La camicia bianca faceva risaltare il colore bronzeo della sua pelle alla perfezione, mi persi a guardarlo.

E a quanto pareva altrettanto fece lui con me, restammo in silenzio occhi negli occhi finchè …

<< Ehi voi due! Avete intenzione di mangiare con noi stasera oppure no?>> disse una voce roca che proveniva da dietro Jake.

Era Billy, arrivava scortato da nonno Charlie e Sue.

Fece cenno a nonno di fermare la carrozzella quando si trovò di fronte a me.

<< Favolosa, adesso capisco perché mio figlio è stato lontano da casa tutti questi anni! Ne è valsa la pena Jake! Complimenti!>> disse

Io arrossii, e riuscii solo a balbettare un ‘grazie’ tanta era la contentezza che le sue parole mi avevano suscitato.

Billy, nonno e Sue passarono avanti, dietro di loro c’era un folto gruppo di enormi ragazzoni, erano i due branchi, nel corso degli anni qualcuno aveva abbandonato la forma di lupo e molti di loro avevano scelto di invecchiare assieme alle loro compagne, al loro posto c’erano le nuove generazioni.

Vidi Sam ed Emily, Paul e Rachel, e gli altri con rispettivi mogli e figli, erano invecchiati, ma comunque dimostravano al massimo trentacinque anni anche se ne avevano quasi cinquanta.

Capii perché molti lupi avevano l’imprinting con bambine molto piccole, questo gli permetteva di usufruire della loro forma per molto più tempo mentre aspettavano che le  loro compagne crescessero.

I due figli di Sam ed Emily erano già grandi e avevano appena subìto la loro trasformazione, lo si capiva dal fatto che i loro visi avevano ancora i tratti tipici dei bambini ma erano altissimi e molto muscolosi.

Quil Ateara e Claire erano senza dubbio i più giovani del vecchio branco, senza contare naturalmente Leah e Seth Clearwater  i quali avevano deciso di seguire Jake, se non in Italia con me, almeno nella sua scelta di vita a lunga prospettiva.

Pian piano presero tutti posto e mi accorsi che il tavolino centrale nel lato in cui non c’era la copertura era riservato per me e per Jake, di fronte a noi c’erano mamma, papà, nonno Charlie, Billy e Sue, alla nostra destra i Cullen sedevano in un tavolo rotondo non apparecchiato, alla nostra sinistra c’era l’enorme branco dei lupi il cui tavolo era sommerso dalle cibarie.

Non capivo perché avessero relegato me e Jake laggiù. Certo capivo che gli unici tre esseri umani anziani presenti avevano bisogno di un posto riscaldato, ma allora perché non chiudere tutto, ah certo, l’odore, i licantropi e i vampiri non sopportavano i loro odori a vicenda.

E le mogli dei lupi? Cercai le loro facce attraverso la tavolata, capii che erano state posizionate strategicamente in punti dove erano protette dal vento di Marzo che, per loro, doveva essere abbastanza fresco.

Bene, zia Alice aveva pensato proprio a tutto, ma ancora non capivo il perché, e sembrava che neppure gli umani e i lupi lo facessero perché nessuno di loro era vestito da cerimonia come la mia famiglia a Jake, ed entrando tutti loro erano rimasti stupiti dallo sfarzo delle decorazioni.

Arrivò il cibo, io e Jake mangiammo, non che il cibo da umani mi piacesse particolarmente, ma mi sfamava esattamente come il sangue ed era più facile da reperire, visto che non aveva bisogno di essere catturato.

La cena durò due ore, i licantropi non finivano più di mangiare,  pensavo che anche il mio lupetto si sarebbe distinto per l’appetito, ma mi sbagliavo, quasi non toccò cibo e rimase in silenzio per quasi tutta la cena, assorto nei suoi pensieri.

Finita la cena le zie e mamma sparecchiarono e pulirono tutto in meno di due minuti.

Fu in quel momento che Jake si alzò e cominciò a battere un cucchiaino sui bicchieri di cristallo per ottenere la nostra attenzione. Il silenzio calò subito.

<< Ehm, volevo ringraziarvi tutti per essere qui a festeggiare il nostro ritorno. E vorrei dirvi anche che spero questa cena sancisca un accordo molto stretto tra lupi e vampiri, di modo che possiamo affrontare il futuro con maggiore sicurezza per tutti, sapendo che ognuno proteggerà l’altro in caso di pericolo.>> disse Jake

Era chiaro che si riferisse all’imminente guerra coi Volturi, ecco il motivo di tanta esagerazione stasera, i vampiri volevano stringere un accordo ancor più stretto con i licantropi. Che sollievo per un attimo avevo pensato che stesse succedendo qualcosa di grave.

A quel punto tutti scoppiarono in un grande applauso e partì un brindisi, pensavo che Jake si sarebbe rimesso seduto, ma evidentemente non aveva ancora finito perché rimase lì in piedi come un baccalà.

<< Ehm, c’è un’altra cosa che vi devo dire, ed è una cosa molto personale ma che comunque riguarda tutti noi, è una cosa che volevo fare da tempo, ed ora finalmente ne ho il modo. >> così dicendo mi prese per mano, mi fece alzare. Non capivo.

Affondò una mano nella tasca interna del suo smoking e ne estrasse una scatolina rossa rivestita in velluto.

S’inginocchiò di fronte a me. Nello stesso istante tutto cominciò a girare.

<< Renesmee Cullen, stasera, qui davanti alle nostre famiglie, io ti chiedo, vuoi diventare mia moglie?>>

Mai, neanche nei miei sogni più belli avrei mai immaginato di provare un’emozione così potente.

Ma soprattutto quella era una cosa che mi sarei aspettata da papà, non da Jake!

Il battito del mio cuore accelerò.

<< C-certo che sì >> risposi.

A quel punto tutti applaudirono mentre il mio … FIDANZATO mi baciava con passione.

Ora il mio futuro era molto più vicina di quanto non mi fossi aspettata.

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Capitolo 10
*** Chiarimenti ***


10    Chiarimenti

Dopo la dichiarazione, tutti si alzarono per farci i loro migliori auguri, prima i lupi, poi i vampiri.

Ancora non mi rendevo conto del fatto che mi stessi per sposare, ma soprattutto del fatto che Jake avesse preso un’iniziativa così plateale da solo.

Papà se scopro che l’hai costretto ti giuro che me la paghi. Pensai sicura che lui avrebbe capito.

Quando arrivò il suo turno papà mi baciò e mi sussurrò:

<< No tesoro ha fatto tutto da solo, erano mesi che lo progettava, solo che neppure io me ne ero accorto!

E quando hai pensato al ricatto mi è sembrata una buona idea, visto che pensavo che altrimenti non ti avrebbe mai reso una donna onesta! Evidentemente ci eravamo sbagliati entrambi!>>

<< Perché solo i succhiasangue si innamorano?!>> sussurrò Jake che evidentemente aveva sentito tutto.

Finiti gli auguri mi diressi verso zia Alice.

<< Non c’è problema, so già tutto, sarà memorabile cara! E grazie per avermi affidato le redini della cerimonia! Sei in buone mani.>> disse lei vedendomi.

Mi aveva anticipato, come sempre, cara zietta!

Mi guardai attorno ancora un po’ confusa, i tavoli erano spariti  e un gioco di luci creava una sorta di pista da ballo al centro della sala, la musica cominciò.

Cercai di dileguarmi a velocità vampiresca, non ero assolutamente in grado di danzare.

Dovrò prendere lezioni di ballo, da qui al matrimonio avrò tempo,  non voglio che sia una cosa così imminente, otto mesi magari, anche un anno. Pensai.

Immediatamente un ciclone bruno  mi travolse.

<< Due settimane, non una di più, non una di meno!>> disse zia Alice.

<< O-ok zia, ma co-come farai ad organizz…>>

<< Tu non ti preoccupare dei preparativi, a quelli ci penso io, anzi, ci ho già pensato! Tu pensa ad essere bellissima e riposatissima e basta!>> disse in tono severo.

<< Non è che hai già comperato il vestito vero zia?>> almeno quello volevo scegliermelo da sola!

Un enorme sorriso si stampò sulla faccia della mia cara zietta.

<< Vuoi vederlo?>> mi chiese.

Sospirai e mi sedetti sul divano.

<< Domani zia, grazie, per oggi sono stanca!>> dissi.

La zia se ne andò lasciandomi da sola sul divano, gli altri ballavano, io ero esausta, era stata una giornata intensa.

Per la prima volta guardai il mio anello, era semplicissimo, oro bianco ed una pietra preziosa incastonata in cima.

<< Ciao bellissima che fai?>> sobbalzai, era Jake, ma mi aveva preso alla sprovvista, non l’avevo sentito arrivare.

<< Ohi, non balli?>> risposi.

<< Veramente mi sarebbe piaciuto farlo con te.>> disse.

<< Non credo di esserne in grado, non stasera. E comunque ho una domanda. Chi sei tu e che ne hai fatto del mio lupetto scontroso?>>

<< Ti ho spiazzato eh? Erano mesi che pianificavo e tu l’altra sera mi esci fuori con quell’ultimatum … a proposito, è ancora valido?>> disse con un sorrisetto sulle labbra.

<< Ancora per poco.>> risposi.

<< Cioè?>> chiese.

<< Due settimane Jake, ci sposiamo fra due settimane.>> sentenziai.

<< Co-come?>> balbettò.

<< Zia Alice ha già deciso per noi e a quanto pare è avanti anche con i preparativi>>

<< E tu come l’hai presa?>> chiese.

<< Bene direi, non sono corsa via urlando, è un buon segno.>>

<< Direi che settimana più, settimana meno non ci cambia la vita no?>> disse

<< No, direi di noi, ormai siamo in ballo caro FIDANZATO se ci volevi ripensare ora non sei più in tempo!>>

<< Ripensarci? E perché? Tutto quello che voglio è poter dimostrare a tutti che sei solo mia e che passerai tutta la vita accanto a me.>> dicendo così prese il mio mento tra le mani e mi baciò.

<< ok >> dissi un po’ più sollevata, a lui non interessava il fatto che il nostro matrimonio fosse così imminente, perché mai avrei dovuto preoccuparmene io allora?

Gli presi la mano, ancora non sapevo controllare il mio potere, ma cercai comunque di fargli capire che ero veramente la donna più felice del mondo in quel momento, evidentemente funzionò perché disse.

<< L’unico scopo della mia vita è renderti felice amore mio!>>  e poi mi baciò.

Le sue labbra esploravano le mie, la sua lingua si faceva strada assieme alla mia in un vortice d’amore e passione e poi … e poi … mi ritrovai in mezzo ad un archetto nuziale, vestita da sposa, ma qualcosa non andava, era tutto vuoto ed io ero seduta a terra a piangere, era successo qualcosa di grave a qualcuno, ma non mi ricordavo a chi, un enorme peso gravava sul mio cuore, ma non sapevo perché.

Improvvisamente,  divenne caldissimo, il genere di caldo che non è sopportabile, e aprii gli occhi.

Capii di aver sognato, e visto il modo in cui il mio cuscino era bagnato capii di aver anche pianto.

Mi misi seduta e mi chiesi come cavolo avevo fatto a finire a letto,l’ultima cosa che ricordavo era… un bellissimo bacio!

<< Ti ci ho portata io, praticamente ti sei addormentata mentre ti baciavo, avresti dovuto sentire i commenti del branco!>> disse Jake che era al mio fianco e probabilmente aveva colto la mia espressione.

<< Oddio scusami!>> dissi << Ero stanchissima, sai ho passato il pomeriggio a … o cazzo! La sorpresa a mamma!>>

<< Non ti preoccupare, se ne sono accorti da soli, ti ringrazieranno domattina >> sbadigliò << Se la staranno godendo, beati loro!>> disse.

In effetti non avevo più sonno … e poi due settimane avrebbero realmente cambiato la mia vita?

Presi la mano a Jake, in un secondo fummo sulla stessa lunghezza d’onda …

<< NON CI PENSARE NEANCHE PER SCHERZO!>> una voce stridula e molto acuta provenne dall’altra parte del corridoio.

<< NESSIE! COME TUA ZIA TI STO VIETANDO DI VENDERTI IN QUESTO MODO, TI COSTA MOLTO ASPETTARE DUE SETTIMANE?>> No, non poteva essere zia Alice  no!

<< Devo entrare?>> Proseguì la voce che ora sembrava provenisse direttamente dalla porta della stanza.

<< No zia, grazie, me la cavo da sola. Buonanotte!>> dissi guardando Jake molto dispiaciuta.

<< Maledetti succhiasangue che non dormono mai!>> disse lui.

<< Sono passata sopra al fatto che un cane sposi mia nipote, ma non so se passerò sopra al fatto che quel cane mi insulti proprio dentro casa mia!>> disse zia Alice che ormai si era allontanata ma ancora era in grado di sentirci.

Cercai immediatamente di calmare i miei bollenti spiriti e mi rimisi a dormire, naturalmente dopo quel sogno non ci riuscii.

<< Jake? Dormi?>> chiesi a bassa voce.

<< No>> mi rispose con voce cristallina.

<< Perché non dormi?>> dissi.

<< Ho visto il tuo sogno, mi sto chiedendo di cosa hai paura inconsciamente>>

<< Jake, io … scusami io voglio veramente sposarti, non so l’origine di questi sogni, ma se devo essere sincera mi hai spiazzato ieri sera con la proposta ed ho paura che tu ti sia lanciato in una cosa che non vuoi fare solo per farmi piacere.>>

<< Ma se fino a l’altro ieri mi avevi lanciato un ultimatum assurdo niente sesso fino al matrimonio>> recitò quest’ultima parte tentando di imitare la mia voce, ma ne uscii solo uno stridio fastidioso.

<< Si beh, durante il viaggio fino a qui ci ho pensato sai? Infondo io non voglio il matrimonio a scapito della felicità di coppia. Se non vuoi sposarmi non sei costretto.>>

<< Certo che voglio sposarti, ho mai fatto nulla per forza in questi anni?>>

<< No, effettivamente no, ma sai, io non ti riconosco più, non sono da te queste dichiarazioni d’amore plateali!>>.

<< La parola imprinting ti dice niente?>> rispose sarcastico.

<< Sì lo so ma questo non giustifica … >>

<< Cosa? Non giustifica cosa? Io non sono mai cambiato, se tu non avessi avuto bisogno del matrimonio io non ti avrei mai fatto la proposta, ma il fatto è che l’amore che provo per te mi spinge sempre a realizzare i tuoi desideri e se è quello che desideri, lo desidero anche io.>> dicendo questo mi prese il viso tra le mani poi continuò << IO SONO FELICE SOLO SE LO SEI ANCHE TU. Quindi ti prego smettila di preoccuparti.>>

Non sapendo che rispondere mi limitai a mugugnare un Ok.

Mi riaddormentai più tranquilla e sognai la fine dell’ultimatum e la prima notte di nozze.

Ma improvvisamente il sogno cambiò, ero … un lupo e correvo in mezzo al bosco con una ragazza sulla schiena, mi girai a guardarla, ero io! Come facevo ad essere contemporaneamente sia il lupo che la ragazza? Spalancai gli occhi, ,cercai di svegliarmi, ma il sogno non finiva! Continuavo a vedere la foresta scorrere sotto i miei piedi … era come se la mia persona si fosse sdoppiata in tre, mi rendevo conto di essere seduta sul letto sveglissima, con accanto Jake che russava, ma allo stesso tempo vivevo le emozioni del lupo, sentivo i suoi pensieri e mi vedevo a cavalcioni su di lui…

Cosa mi stava succedendo?

<< Jake! Svegliati! Jake, vedo un lupo che mi porta sulle spalle!>>

Improvvisamente la visione sparì. Ora c’era solo Jacob che mugugnava al mio fianco.

Sentii dei passi frettolosi salire le scale. Bussarono.

<< Ciao Nessie sono papà, vestiti e scendi avrei bisogno di parlarti di una cosa, è urgente!>>

Ciao a tutti, volevo solo informarvi che più o meno siamo a metà fan fiction e che quando finirò di scriverla (mi mancano un paio di capitoli) i ritmi di pubblicazione saranno più intensi...
Un'altra cosa: sono stata contattata da una ragazza che vuole pubblicarla su un gruppo di Facebook io sarei anche daccordo ma la sua mail è inesistente così come il gruppo di facebook di cui mi ha dato il link, quindi mi spiace ma non ti ho potuto rispondere!
Per tutti coloro che sono curiosi vi informo che questa ff è già pubblicata sul sito www.welcometoforks.net e là siamo già ai capitoli finali, quindi se vi interessa correte a leggere!!!!

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Capitolo 11
*** Potere ***


11.   Potere

In un lampo fui fuori dal letto, in un minuto ero vestita, lavata e pettinata, ancora era l’alba, Jake dormiva beato, ma io scesi di sotto e trovai tutta la famiglia riunita.

Mi preoccupai parecchio, chissà cosa c’era che non andava, loro sembrava fossero già tutti al corrente, quanto avrei dato per poter sapere anch’io tutto subito!

E lì capii che c’era qualcosa che non andava, una folla di voci e di immagini mi entrarono in testa, un assordante chiasso, vedevo ancora con i miei occhi, ero certa di essere nel mio corpo, però era come se …

<< Stupefacente!>> disse papà.

<< Papà aiutami! E’ assordante! Chi sono queste persone?>>

<< Siamo noi, stai leggendo contemporaneamente tutti i nostri pensieri. Adesso calmati, e cerca di concentrarti su di una sola voce.>>

Ci provai, ma scomparvero tutte.

<< Le ho perse tutte papà. Mi spiace.>> dissi con rammarico.

<<  Appena ho visto che eri entrata nel sogno di Jacob ho capito che è arrivato il momento di cominciare ad allenarti per riprendere il pieno   utilizzo del tuo fantastico dono, ne ho parlato con il nonno e lui è d’accordo con me nel cominciare già da ogg ….>>

<< NON SE NE PARLA NEANCHE!>> lo interruppe zia Alice << SI DEVE SPOSARE FRA DUE SETTIMANE, HAI LA MINIMA IDEA DI QUANTO TEMPO CI VOGLIA PER TUTTI I PREPARATIVI?>>

<< Ma zia, avevi detto che era già tutto pronto, no?>> le dissi.

<< Si beh … >> disse lei << Quasi pronto>>

<< Bene Alice allora vorrà dire che Nessie si eserciterà con noi il mattino e verrà a fare shopping con te nel pomeriggio.>> intervenne il nonno.

<< Ah, emh, ok, per me va bene.>> rispose lei. << MA PROMETTETE DI NON FARLA STANCARE E GLI ALLENAMENTI DEVONO FINIRE ALMENO DUE GIORNI PRIMA DEL MATRIMONIO PER DARLE LA POSSIBILITA’ DI RIPOSARSI.>>

<< Si te lo promettiamo sorellina rompiscatole!>> disse zio Em.

Convinta zia Alice uscimmo in giardino per riprendere gli allenamenti.

<< Ok tesoro ora vorrei provare un'altra cosa, il tuo potere è l’insieme del mio e di quello di mamma, prova quindi a chiudere la mente cosicché io non possa avervi accesso>> disse papà.

Mi concentrai sul mio corpo, sulla mia mente, e provai a chiuderla, come si chiudeva una mente? Non ne avevo idea.

<< Non ci riesco!>> dissi.

<< Concentrati su di te, sul tuo corpo c’è una sorta di scudo, cerca di sentirlo e di utilizzarlo.>> disse mamma.

Ci provai, non percepivo nessuno scudo.

Passarono i minuti, e poi le ore, nessun risultato era percepibile, malgrado mamma continuasse a dirmi che non mi dovevo scoraggiare e papà mi spronasse a provare di nuovo, io mi demoralizzai.

Il mio cervello cominciò a vagare da solo, chissà quando si sarebbe svegliato Jake, avevo bisogno di lui, mi calmava, e mi spronava a reagire di fronte ad ogni situazione.

Poi vidi me stessa con un espressione sconfitta in volto, ma non mi vedevo dal mio corpo, la prospettiva era strana, come se la persona cui stavo leggendo i pensieri mi guardasse dall’alto.

Alzai gli occhi al cielo, niente. Di chi potevano essere i pensieri che avevo intercettato? Poi capii, qualcuno mi stava osservando dalla finestra del piano di sopra, era Jake, si era appena svegliato e si era affacciato chiedendosi dove fossi, ora che mi aveva trovata stava pensando con preoccupazione al perché avessi un espressione così afflitta.

<< Ecco! La chiave è questa!>> disse papà all’improvviso.

Non capivo.

<< Come no capisci? Quando ti trovi in situazioni di stress  psicologico e desideri individuare dove si trova una persona lo fai senza problemi: ieri sera volevi entrare nella testa di Jacob per sapere cose ne pensasse realmente del matrimonio, e l’ hai fatto! Prima volevi sapere che cosa ti volevamo dire e sei entrata nelle nostre teste, ora volevi sapere notizie su di lui e l’hai trovato immediatamente!>>

Ci riflettei un secondo, era vero, bastava che desiderassi intensamente entrare nelle menti degli altri e lo facevo, ora si trattava solo di ribaltare il mio dono e di chiudere la mia di mente.

Intanto Jake ci aveva raggiunti e papà gli stava spiegando degli allenamenti, lo guardai, quella mattina indossava una camicia bianca, che risaltava sulla sua perfetta pelle bronzea, mi persi tra i ricordi della volta in cui, poche settimane prima, avevamo “fatto pace” …

Poi ricordai che papà poteva sentirmi,  e desiderai essere come la mamma, uno scudo totale per il suo dono…

Improvvisamente papà si girò verso di me con una strana espressione in volto.

<< Ce l’hai fatta amore!>> disse << Non sento più i tuoi pensieri!>>

Durò solo un secondo, ma tanto mi bastò per sapere che ero in grado di controllare il mio potere anche meglio di come non avessi mai fatto.

<< Ok basta per oggi!>> disse nonno Carlisle << è ora di pranzo per i semiumani!>>

Io e Jake ci guardammo, in effetti avevamo fame entrambi.

<< Che vuoi fare?Cacciamo?>> chiese lui.

<< Non credo che zia Alice ci permetterà di andare via.>> dissi vedendola arrivare a passo deciso verso di noi.

<< Infatti non lo farò, il pranzo è in tavola.>> disse quando ci raggiunse << Subito dopo ho bisogno di parlare da sola con te.>>

Entrammo e rimasi sorpresa dalle doti culinarie di nonna Esme e zia Rose, erano veramente brave per essere vampire da così tanto tempo.

Finito di mangiare seguii la zia in camera sua.

Appena si fu accertata che nessuno ci avrebbe spiato aprì l’enorme armadio e ne tirò fuori uno stupendo vestito bianco.

<< Oh mio dio!>> fu l’unica cosa che riuscii a dire.

Era bianco avorio, con il corpetto ricamato in pizzo e una vaporosa gonna di tulle con lo strascico.

Lo provai, secondo la mia opinione era perfetto, ma naturalmente mia  zia cominciò ad appuntare spille ovunque bisbigliando tra sé.

Quando ebbe finito cercai di dirle che era un po’ stretto (faticavo a respirare) ma lei naturalmente mi ricordò il detto: <>

Il fatto era che a me non interessava la bellezza, ma mi guardai bene dal dirglielo naturalmente!

Mi limitai a chiamare mamma in aiuto che arrivò subito e così cominciammo le trattative con  zia Alice per il soffocante corpetto.

Dopo due ore filate trovammo un compromesso, il corpetto un po’ più largo in cambio di qualche ora in più di shopping con lei … disse che avevo bisogno di un armadio nuovo, ora non ero più una bambina ma una donna.

DONNA.

Quella parola mi spaventava un po’, potevo veramente definirmi così?

Sentii improvvisamente tutta la tensione salire, avevo bisogno di riposo, fisico e mentale, e a giudicare dal brontolio del mio stomaco, anche di mangiare, decisi così che appena la zia mi avesse tolto quel vestito sarei andata a caccia.

La guardai, ero sicura che stesse vedendo le conseguenze delle mie decisioni, infatti dopo pochi secondi mi sfilò il vestito e mi sussurrò << Divertiti>>.

Uscita dalla grande casa bianca cominciai a correre, la sensazione del vento tra i capelli era fantastica, ma io, come degna figlia di mio padre, non potei fare a meno di pensare.

Pensavo troppo, me ne rendevo conto, soppesavo ogni piccolo particolare, Jake, mamma, papà, questa nuova vita, la mia nuova famiglia e tutto ciò che mi passava in testa.

Il mio flusso di coscienza si interruppe solo per pochi istanti, un bellissimo capriolo maschio era di fronte a me e mi stava fissando con occhi di sfida.

<< Ciao bellissimo>> dissi << Sarai anche buonissimo?dall’odore sembra di si … beh vedremo!>>

In una frazione di secondo gli fui addosso, ebbe ben poco tempo per reagire e difendersi, d'altronde io per lui ero una predatrice troppo forte.

Mi saziai, e poi restai lì a guardare il suo corpo adagiato in terra, non avevo mai veramente pensato al fatto che le mie prede potessero soffrire. Magari lui aveva una compagna cerva che lo stava aspettando e anche tanti piccoli cerbiattini in attesa di cibo …

Provai a considerare l’idea che fossi un assassina. Non riuscivo a vedermi come tale, io ero per metà vampira, quella era la mia natura, e poi infondo non mangiavano gli animali anche gli uomini?

Loro non si consideravano assassini neanche se sterminavano una famiglia intera di animali.

Famiglia … una parola che poteva avere molteplici significati …. Almeno per me.

Cominciai a pensare alla mia famiglia, quella umana, i nonni, il mio fratellino, i miei carissimi genitori.

Avevo fatto perdere ogni mia traccia, ogni tanto inviavo qualche mail per assicurarli che stessi bene, ma niente di più. Sapevo che avrebbero voluto venire a trovarmi ma finchè non avevo scoperto la mia vera identità non avevo mai desiderato loro visite, ero troppo trasandata, gli avrei fatto paura, ed ora … beh, non mi sembrava il caso!

Che gli avrei detto?

<< Ciao mamma, sono mezza vampira ora sai?Ma non ti preoccupare, lo sono sempre stata!Ah un’altra cosa, sai che in realtà io ho solo qualche hanno meno di te? Fico eh?>>

No, non mi pareva il caso, d’altronde io stessa ero rimasta sconcertata dalle affermazioni di mio padre qualche mese prima nel parco del college.

Ricordavo quel giorno con inaspettata nitidezza, il sole, il vento freddo, la quercia …

<< Oh merda!>> dissi tra me e me, mi era appena venuto in mente un particolare, che seppur minuto, non fece altro che agitarmi ancora di più.

Invertii bruscamente il senso della corsa, avevo bisogno di risposte, e sapevo chi me le poteva dare.

Arrivata nel perimetro di casa decisi di non entrare, mi limitai a fermarmi vicino ad un albero e pensai.

Papà, esci senza dare nell’occhio ho bisogno di parlare a te e a zia Alice da soli senza la mamma.

Sentii immediatamente un fruscio e li vidi entrambi vicino a me con delle espressioni che non promettevano nulla di buono, ero sicura che zia mi avesse visto mentre traevo le mie conclusioni e ora si stavano preparando a raccontarmi qualcosa che sospettavo non sarebbe stato affatto bello.

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Capitolo 12
*** la data ***


12.   La data

 

 

Restavano entrambi in silenzio aspettando che parlassi, così decisi che l’avrei fatto a modo mio.

Cercai di desiderare di entrare nella testa di zia Alice, dovetti sforzarmi moltissimo ma poi ci riuscii.

Un esplosione di pensieri m’invase, ero entrata anche nella mente di papà.

Dovete spiegarmi il mistero della data incisa sulla quercia, perché non l’avete ancora fatto?Mi state nascondendo qualcosa?

Nessuno parlò, non ce ne fu bisogno, entrambi stavano pensando alla stessa cosa.

Vidi zia Alice che giocava a scacchi con zio Jasper, entrambi erano vestiti con abiti decisamente fuori moda, e questo mi sembrò molto strano, soprattutto per zia Alice, poi capii, la scena doveva essersi svolta molto tempo addietro, forse vent’ anni.

In quel momento entrò Jake, con un aria afflitta seguito da mamma e papà con la stessa espressione in viso, rassegnazione.

<< L’abbiamo portata in Italia, da una famiglia che se ne prenderà cura in maniera eccellente.>> disse papà.

<< Già e a noi ci tocca stare a guardare mentre cresce senza sapere chi è realmente.>> disse Jake.

<< Non è per molto Jacob, non preoccuparti.>> rispose mamma.

<< Non per molto dici Bella?Perché tu sai per quanto sarà?>>

<< No cane, sai benissimo che nessuno lo sa>> ringhiò papà.

<< Io sì >> disse la zia << il sei di giugno 2008 potremo rivederla, ho appena avuto una visione molto chiara.>>

<< VENT’ANNI? Dovrei fare a meno di lei per vent’anni? E questo a causa di un paio di succhiasangue millenari?>> urlò Jake.

<< Sono molto di più di semplici vampiri e tu lo sai.>> lo ammoni mamma.

<< Hai ragione Bella lo so, ma sono stufo di dover rinunciare ad una vita per colpa della tua specie!>> disse lui.

<< NESSUNO Più DI NOI STA PROVANDO DOLORE PER L’ALLONTANAMENTO DA NESSIE, MA LO FACCIAMO PER IL SUO BENE PULCIOSO!OPPURE PREFERISCI CHE MUOIA DILANIATA DAI LORO DENTI?>> ringhiò papà.

A queste parole Jake ebbe un fremito, ma parve calmarsi subito, si sedette e pensò.

Dopo poco ricominciò a parlare.

<< Dove folletto? Dove la rivedrò?>>

<< Non sappiamo come e perché, ma sappiamo che fra vent’anni incontrerà  suo padre ad Harvard, nel parco, vicino ad un enorme quercia secolare.>>

Ancora silenzio da parte di jake poi disse:

<< Ed è lì che io sarò fra vent’anni esatti.>> fece un’altra pausa e poi continuò << Quindi cosa intendete fare nel frattempo? Lasciarla là in mano agli umani completamente indifesa?>>

<< No jake, andremo anche noi in Italia, troveremo lavoro, impareremo la lingua e staremo in disparte ad osservarla.>> rispose mamma.

<< Spero di essere compreso nei vostri piani perché in Italia ci vengo anche io.>> rispose lui.

Improvvisamente ero ad Harvard di fronte alla vecchia quercia, un enorme lupo rossiccio muoveva una zampa sulla corteccia dell’albero, sapevo chi era, sapevo cosa stesse facendo e perché era là, lo sapevo anche perché io vedevo la scena dalla prospettiva del grande lupo, e sapevo anche che una lacrima gli scendeva sul muso.

Mi chiesi come facessi a vedere nei pensieri di Jake, ma non feci in tempo a formulare nessuna ipotesi perché  la scena cambiò ancora, era una situazione familiare, ma aveva qualcosa di strano.

Jake stava guardando con occhi languidi una ragazzina bionda, e le diceva:

<< Ciao, io sono Marco, sai è un po’ che ti osservo, e mi chiedevo se avevi voglia di uscire con me una di queste sere.>> capii immediatamente di chi si trattava, la ragazzina bionda ero io da umana!

Era straordinario, potevo sentire finalmente l’amore che Jacob provava per me, ero dentro i suoi pensieri e sentivo  che cosa significava per lui stare lontano da me:la tortura.

Improvvisamente sentii la voce di papà:

Jacob, questo non centra con la storia che stiamo raccontando a Nessie, avrai modo di farglielo capire dopo, ora andiamo avanti con la storia.

capii che Jake si era unito a loro due per raccontare meglio la storia, e come al solito ci stava mettendo del suo!

La scena cambiò ancora, papà stava discutendo con Jake

<< Non ti rendi conto che se i Volturi scoprono cosa sei saranno immediatamente in grado di fare due più due e sapranno chi è lei?>>

<< Si, me ne rendo conto, ma io la amo, e quando sono con lei non sono più me stesso, il mio amore è troppo grande!Mi impedisce di ragionare!>> rispose lui.

Ancora un cambio di scena, questa la conoscevo bene ma naturalmente la stavo vedendo da un punto di vista diverso, Jake stava abbracciando la ragazza bruna, l’amava, ma di un amore puro, era sua nipote, e poi, la persona più importante della sua vita (io), era lì davanti a lui, sapeva che avrei frainteso, ma non fece in tempo a dirmi niente perché io fuggii, avvertii un immenso dolore , Jake si era reso conto che non sarei più tornata; conoscevo bene anche quello era lo stesso che avevo provato io quella sera.

Ora ero di nuovo nei ricordi di zia Alice stava parlando con papà e  mamma

<< Calmati Edward, Jacob non ha fatto altro che assecondare il destino, sapevamo che sarebbe andata ad Harvard>> stava dicendo la zia.

<< Non così, non volevo che mia figlia soffrisse a causa dell’imprudenza di quel cane!>>

<< Non possiamo impedirgli di amarla, hai visto con i tuoi occhi, se non è con lei non è felice!>>

<< Bene>> disse papà dopo una breve pausa <>

In quel momento zia vide una figura mascherata in piedi di fronte ad un albero, realizzai subito che era la mia quercia, fissava la data incisa sul tronco che sembrava già molto vecchia, poi la scena cambiò, la persona mascherata era in un sotterraneo e camminava velocemente, poi cambiò ancora era di fronte e tre figure sedute su tre troni di legno intagliati.

Lui disse loro cos’aveva visto e loro si limitarono ad annuire e a dire che avrebbero risolto loro il problema.

Quando la zia si svegliò dalla visione prese il telefono in mano e compose un numero.

Improvvisamente la scena cambiò ancora, era un’altra volta ambientata nella grande casa bianca, ma questa volta a giudicare dagli abiti dei presenti era molto più recente, zia stava mettendo dei fiori in un vaso e in quel momento una visione la colse di sorpresa.

Era una giovane donna seduta in una panchina di un parco che parlava con un ragazzino biondo, mi resi immediatamente conto che quella ragazza ero io quando ero ancora umana, il ragazzino mi sorrideva e un secondo dopo ero a terra in una pozza di sangue …

Sentii urlare in lontananza, la zia riprese conoscenza e si accorse di essere stata lei ad urlare così, come l’altra volta prese il telefonino e chiamò.

Stavolta mi fu concesso di seguire la telefonata e per di più da due angolazioni diverse, papà e zia Alice ora stavano mettendo assieme i loro ricordi per farmi capire meglio.

<< Hanno capito il significato della data, la uccideranno domani mattina appena uscirà dal campus.>> diceva zia Alice al telefono.

<< lo sapevamo Alice, calmati, sapevamo che sarebbe successo prima o poi.>> disse la voce di mio padre.

<< Si ma come facciamo a evitarlo Edward?>>

<< Semplice, la preleveremo prima noi.>> rispose papà

In quel momento zia Alice ebbe un’altra visione, papà che mi avvicinava vicino alla quercia, io che lo seguivo fuori dal campus fino alla villetta bianca.

<< Si, vedo che andrà tutto bene, avvicinala già da stasera se riesci Edward, saremo tutti più tranquilli se vigilerai su di lei.>> disse la zia.

Tornai immediatamente alla realtà, i ricordi erano finiti, io però ancora non avevo capito proprio tutto.

Li guardai, ora erano in tre, come avevo immaginato Jake aveva contribuito a questo racconto, doveva essersi unito a loro mentre io vi ero già immersa dentro.

<< Ancora non ho capito una cosa, come ha fatto Demetri a scoprire di me?>> chiesi.

Ci fu un lungo silenzio …

Poi zia rispose << Tuo padre ha letto nella sua mente e ha scoperto che ti aveva vista in Italia con Jacob, mentre camminavate, ti stava cercando e un giorno lui si era spinto a caccia troppo in là, e ha sentito l’odore inconfondibile di licantropo, così seguendolo ha trovato anche te.>>

<< Ma questo noi lo abbiamo scoperto solamente dopo che tu sei partita>> aggiunse papà.

<< Bene, ora è tutto chiaro, ma perché non sono stata informata prima di questi piccoli dettagli?>> dissi un po’ adirata.

<< All’inizio abbiamo pensato di aspettare la tua trasformazione, poi l’incidente, il fidanzamento e tutto il resto … insomma un insieme di ostacoli ci hanno impedito di farlo.>>

<< Capisco>> dissi, in realtà non capivo, ero molto arrabbiata, con tutti loro, nessuno si era preso la briga di informarmi dei retroscena, neanche il mio futuro maritino, che non l’avrebbe passata di certo liscia.

Lo guardai, arrabbiatissima, sapeva perfettamente cosa stavo pensando anche senza poter leggere i miei pensieri.

<< No eh! Non te la prendere con me Nessie, io gran parte della storia non la sapevo, me l’ha raccontata tuo padre mentre tu eri a letto dopo l’incidente!>> disse Jake.

<< Ed esattamente cosa ti ha spinto a tacere?>> chiesi infuriata.

<< sono stato io a chiederglielo, pensavo di dirtelo con calma, tutto assieme ti avrebbe sconvolto>> disse papà.

<< Ringrazia mio padre>> dissi a Jake << ti ha appena salvato da una sposa furiosa!>> dissi a Jake.

<< Grazie succhiasangue, senza di te non saprei veramente come passare le giornate, sai che noia sarebbero stati gli ultimi trent’anni della mia vita?>> disse Jake ridendo.

Anche noi ridemmo, il momento brutto era passato, ora bisognava solamente cercare di formulare un piano per accogliere degnamente i nostri ospiti dall’Italia. In qualche modo avremmo risolto, ne ero certa.

Ora però la priorità era il matrimonio, e soprattutto la sua protagonista, io…

 

***

 

Due frenetiche settimane passarono velocemente e la vigilia delle nozze arrivò in un baleno tra esercizi mentali e prove abito.

La giornata precedente era stata frenetica, ma naturalmente non per me, la zia mi aveva permesso di decidere con lei solamente la lunghezza perfetta del mio velo, poi dopo pranzo, mi aveva costretta a dormire tutto il pomeriggio, per riposare la pelle.

Sospettavo che ci fosse riuscita infilando delle  gocce di Malva selvatica nei miei spaghetti, ma le avevo fatto credere di non averlo capito.

Svegliatami dal mio lungo sonno la zia mi fece mangiare e poi mi informò che mi dovevo andare a mettere la vestaglia perché il pigiama party in mio onore sarebbe iniziato di lì a poco.

Neanche zia Alice  poteva immaginare che il mio addio al nubilato, mascherato da innocuo pigiama party, si sarebbe trasformato dopo poco in un vero e proprio party a luci rosse.

Le mie lupesche cognate infatti avevano convinto Seth ad esibirsi in uno strip tease vestito da pompiere.

Questo suscitò un grugno arrabbiato di Zia Rose e un’espressione sgomenta sul viso di zia Alice e delle mie due nonne!

Nonna Reneè era appena arrivata dalla Florida e non era molto avvezza al mondo magico che per noi sembrava normale, quindi si stupiva di ogni cosa, anche del fatto che il quasi quarantenne Seth avesse ancora un fisico da mozzare il fiato.

Zia Alice era stupita della negligenza di mamma, che ne era al corrente, trovava infatti di cattivo gusto queste cose.

Dal canto loro nonna Esme e zia Rose erano solamente stupite del fatto che io mi stessi divertendo di gusto.

Infatti appena Seth arrivò vestito solo della tuta da pompiere scoppiai in una risata fragorosa e lo incitai a spogliarsi, naturalmente lo congedai molto prima che riuscisse a togliersi gli slip, ringraziandolo di cuore per aver alleviato, anche se per pochi minuti, l’ansia che ormai provavo da giorni per la lontananza da Jake.

La festa si concluse subito dopo perché un adirata Alice cacciò praticamente tutte le ragazze da casa senza permettermi di ringraziarle a dovere.

Subito dopo zia Rose fu costretta a portarla via perché in preda a spasmodici ringhi, l’unica cosa che riuscii a capire fu l’intimazione di dormire che mi rivolse poco prima di sparire dietro la porta.

Fui lasciata così da sola con mamma a scartare  i regali delle ragazze, naturalmente tutti provenienti dai sexy shop di Port Angeles.

Fu a quel punto, mentre pensavo alla mia prima notte di nozze con un perizoma commestibile in mano, che l’agitazione cominciò a farsi sentire, e se qualcosa fosse andato storto? E se non avessi mai avuto una prima notte di nozze?

La mia premurosa madre capii subito il motivo della mia agitazione.

<< Non ti preoccupare, c’è tuo padre con Jake e i lupi stanotte, faranno baldoria ma si limiteranno a qualche gara di rutti e di imprecazioni.>> disse.

Ridemmo assieme immaginandoci mio padre nel bel mezzo di una gara del genere, la sua espressione indignata era stampata nella mia mente.

<< Non sono preoccupata solo di questo mamma.>>dissi << Sai è un po’ di tempo che faccio dei sogni strani…>>

<< Per carità non mi parlare di sogni!>> disse subito << Io quando ero umana ne facevo sempre, e credevo che tutti fossero premonitori, stai tranquilla tutto si risolverà per il meglio e non agitarti per queste cose oppure domani ti prederai il giorno più importante della tua vita! Sai quando io e papà ci dovevamo sposare io ero talmente agitata che non volli assolutamente che nessuno ne parlasse fino al giorno fatidico, e anche il giorno stesso mi persi tutti i preparativi addormentandomi perché ero agitata ed avevo fatto sogni strani che poi mi avevano impedito di dormire. Successivamente me ne pentii, non fare il mio stesso errore.>>

<< Va bene mamma, grazie mille.>>

Fu così che presi un sonnifero leggero e andai a dormire nella speranza che mia madre avesse ragione.

Quella notte non sognai nulla, la mattina dopo all’alba mi svegliai …

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Capitolo 13
*** Matrimonio ***


13 Matrimonio

 

Era l’alba delle mie nozze con un lupo mannaro ed io mezza vampira stavo cominciando ad agitarmi parecchio.

Decisi che mi sarei alzata, avrei fatto un bagno caldo e poi sarei scesa per la colazione.

Purtroppo non feci in tempo ad alzarmi che fui travolta da tre paia di mani mentre una vocina stridula dava indicazioni su come dovevo essere svestita e infilata nella vasca.

Ora basta, ero veramente stufa di essere trattata come una bambina di due anni, ero stata privata di Jake ben tre giorni prima del matrimonio con la scusa della sfortuna, ero stata costretta a spedire inviti scritti a mano, ad amici vampiri e licantropi che sicuramente non si sarebbero nemmeno presentati, ero stata forzata in un abito che, ne ero convinta, era almeno un paio di taglie più piccolo di quanto avrebbe dovuto essere, non mi era stato permesso di scegliere niente, nemmeno la disposizione dei posti a tavola, non mi avevano neppure fatto vedere le decorazioni.

Queste riflessioni durarono poco più di tre secondi, nel frattempo forti mani gelide mi stavano trasportando verso l’immenso bagno di zia Alice, ma non facemmo in tempo ad arrivarci, scoppia prima.

<< STOOOP!>>urlai << ADESSO BASTA!MI SONO STANCATA!SONO IN GRADO DI VESTIRMI DA SOLA NON HO BISOGNO DELLE BALIE, SONO MEZZA VAMPIRA COSA CAZZO CREDETE MI POSSA SUCCEDERE MENTRE FACCIO IL BAGNO, CHE ANNEGHI?ORA VOI STATE FUORI E ASPETTATE CHE IO MI PRENDA I MIEI TEMPI E I MIEI SPAZI, IL MATRIMONIO E’ NEL POMERIGGIO A MENO CHE NON ABBIATE IN PROGRAMMA UN INTERVENTO CHIRURGICO NON VEDO LA NECESSITA’ DI TUTTE QUESTE CORSE.>>

E così dicendo sbattei la porta alle mie spalle e la inchiavai.

L’enorme piano del lavabo era stato riempito di una infinita serie di prodotti di bellezza e la vasca era già piena di acqua calda e sofficissime bolle bianche.

Mi sfilai la vestaglia e mi concedetti un lungo bagno rilassante, fu solo quando l’acqua si raffreddò che uscii sensibilmente rilassata, ed una volta asciugata chiamai a bassa voce la zia, sicura che mi avrebbe sentito.

Entrò nella stanza con la sua solita leggerezza, quasi danzando, era con mamma e zia Rose, loro due stavano cercando di non ridere mentre lei mi guardava con aria offesa.

<< Ascolta zia io apprezzo tutti i tuoi sforzi, ma sono molto agitata, avevo bisogno di stare sola e di riflettere un po’>> dissi.

La sua espressione cambiò d’improvviso << Certo, certo cara capisco perfettamente infatti non è per questo che sono così arrabbiata.>> disse mentre mi faceva accomodare nella sua stanza che era diventata un salone di bellezza in miniatura.

<< E allora che c’è zia?>> chiesi.

Mamma e zia Rose si limitarono a ridacchiare, mentre dalla gola di zia Alice uscì un ringhio profondo.

<< Oh no zia!>> dissi << Sei ancora arrabbiata per la cosa dello spogliarello?Ma dai!>>

<< No, no. E’ arrabbiata con tuo marito!>> disse zia Rose ridendo.

<< Devi sapere mia cara che il tuo bel cucciolotto stamattina ha deciso di presentarsi all’alba qui pretendendo di vederti e sostenendo che il detto dice che lo sposo non può vedere a sposa solamente il giorno prima delle nozze, ma visto che vi sposate oggi pomeriggio la sfortuna è scongiurata!>>  ringhiò zia Alice tutto d’un fiato.

Io risi << Si direi che è da Jake!>> dissi.

<< Il punto>> continuò lei sempre più arrabbiata << è che rifiuta anche di iniziare a prepararsi o di aiutare con le decorazioni finchè non ti vede!>>

A quel punto capii e capii anche che lui era quasi più agitato di me, aveva bisogno di conforto.

Negli ultimi giorni avevo sviluppato una specie di familiarità con la mente di Jake, infatti il nonno mi costringeva sempre ad invaderla perché riteneva che le nostre similitudini cromosomiche avrebbero reso la cosa più semplice, così lo cercai.

Lo trovai, stava camminando avanti e indietro nel salotto.

Datti una calmata cucciolo, sono qui, avevi bisogno di me? Dissi.

Si voltò di scatto in cerca del mio viso, ma naturalmente non trovandomi capi subito che stavo usando il mio potere.

Nessie mi manchi, perché ti tengono prigioniera già da così presto?

La mia unica risposta fu: Zia Alice.

Capi immediatamente ah, capsico, quindi non c’è speranza che io ti possa vedere prima della cerimonia vero?

No tesoro, mi spiace, fai come me, pensa a quando sarà tutto finito, pensa a quando stasera saremo da soli.

Avevamo scelto di non fare il viaggio di nozze, pensavano non fosse il momento, con la storia dei Volturi e tutto il resto non ci sembrava proprio il caso.

Ok Nessie, ci proverò… ah a proposito, ci vediamo all’altare. Ti amo.

Detto questo lo vidi allontanarsi a grandi passi dal divano, aveva intenzione di rendersi utile, in qualche modo.

<< Ok zia è tutto apposto, ora è più tranquillo, farà ciò che deve fare.>> dissi.

Sul volto della mia carissima zietta si aprì un sorriso smagliante.

<< Grazie tesoro!>> disse <>

<< Lei è già la ragazza più bella del mondo!>>  puntualizzò mamma.

<< Si sì va bene. Ha comunque bisogno di essere preparata!>> la rimbeccò sua sorella.

Passai  tre ore in bagno, con un asciugamano attorno alla testa, quando ebbero finito tutta la superficie del mio corpo era perfettamente levigata come marmo.

Ero già stremata così chiesi a zia una pausa di dieci minuti.

<< SEI PAZZA?TI SPOSI FRA 3 ORE E ANCORA SEI IN QUESTO STATO!>> mi urlò.

<< OK zia non ti arrabbiare. Che su fa ora?>> chiesi un po’ sconsolata.

<< Ora mia cara devi infilarti il vestito.>>

Dopo mezz’ora e svariati tentativi il vestito mi entrò e le zie cominciarono trucco e parrucco a velocità vampira.

Il risultato fu che ero pronta un’ora prima della cerimonia,e questo non fece altro che farmi agitare maggiormente.

Mi tolsi le scarpe e cominciai a camminare avanti e indietro nella stanza, persi la cognizione del tempo.

Bussarono alla porta.

<< Avanti>>

Un bellissimo ragazzo in smoking  si affacciò alla porta.

<< Ciao papà>> dissi.

<< Sei bellissima, non sono ancora sicuro che il cane ti meriti.>> disse sorridendo.

<< Anche tu stai molto bene, penso che potresti essere scambiato facilmente per lo sposo!>> dissi.

<< Bene cara rimettiti le scarpe e andiamo>> disse porgendomi un bouqet di rose bianche.

In quel preciso istante il mio cervello si scollegò dal resto del corpo.

<< No!Papà, non posso sposarmi!cosa sto facendo?E se inciampo giù per la scala?E se poi Jake non è laggiù che mi aspetta?Oh cazzo!no, no non posso proprio sposarmi!>>

Un ringhio proruppe nella stanza, inizialmente pensavo fosse stato papà, lo guardai ma lui si limitò a sorridere.

Capii chi era, in un secondo zia Alice piombò nella stanza, mi mise le scarpe, controllò le ultime cose e mi spinse assieme a papà lungo la scalinata di marmo appena la musica cominciò a suonare.

Ormai è fatta pensai ok Nessie, non fare la stupida. Guarda dove cammini e ricordati di dire si al momento giusto…

A quel punto  i miei pensieri però si interruppero bruscamente, un fantastico ragazzone di due metri mi fissava da in fondo alla sala, i suoi profondi occhi castani erano immersi nei miei.

Tutto il resto del mondo sparì all’improvviso, volevo correre incontro al mio futuro, un futuro che vedevo tutto in quegli splendidi occhi castani.

Avanzai lentamente verso l’altare, lasciai che papà mi baciasse e mi togliesse il velo prima di girarmi e dare la mano all’uomo più bello del mondo.

Se qualcuno ci avesse osservato dall’esterno avrebbe senz’altro pensato che quello era un matrimonio come tanti, in realtà nulla era normale a partire dagli sposi.

<< Io Renesmee Cullen, accolgo te, Jacob Black come mio legittimo sposo…>>

<< Io Jacob Black accolgo te Renesmee Cullen come mia legittima sposa….>>

E poi il pastore disse:

<< Signore e signori, per la prima volta, vi presento il signore  e la signora  Black.>>

Baciai il mio lupesco marito poco prima di essere investita da una valanga di abbracci, caldi e freddi.

Alla fine degli abbracci ci dirigemmo tutti verso un enorme tendone candido montato e riscaldato per l’occasione, venne servita la cena ai lupi, agli umani e ai mezzo vampiri: essendo presente anche Nahuel eravamo in due.

<< Ok signora Black , >> mi disse Jake appena fummo seduti << ora sei più tranquilla?>>

<< Mi son tranquillizzata appena ti ho guardato negli occhi.>> risposi.

<< Bene, sono contento >> disse << anche perché dovrei dirti due parole a proposito di un certo spogliarello che sembra abbia avuto luogo proprio qui ieri sera, ne sai niente?>> mentre parlava lanciò uno sguardo accusatore al suo testimone, Seth.

Guardai il povero Seth e non potei evitare di  immaginarmelo con addosso solo gli slip, questo suscitò in me una fragorosa risata, poco adatta alla parte di sposina educata che stavo tentando di recitare quel  giorno.

<< Non c’è niente da ridere!>> proruppe lui << sono stato costretto a farlo dalle tue sorelle Jake!>>

Ora tutti ridevano, avevano capito fin troppo bene l’argomento della nostra conversazione, questo purtroppo anche a causa della mia risata.

<< E comunque Seth, dì la verità, non è che quando hai capito che si trattava di Nessie tu ti sia tirato indietro!>> disse una delle sorelle di Jake- ancora non ero in grado di distinguerle-.

<< Io e te ce la vediamo dopo nel bosco.>> disse Jake a Seth ridendo.

<< No se permetti dopo avrei dei bei ninnoli da farti vedere, me li hanno regalati ieri sera …>> sussurrai con fare eloquente all’orecchio di Jake.

Lui mi guardò e non ebbi bisogno di leggere i suoi pensieri per capire quello che stava pensando, la stessa cosa che stavo pensando io: ma la festa  quando finisce?

Le nostre preoccupazioni erano vane, tra il fastoso pranzo e le danze il pomeriggio lasciò il posto alla sera in un batter di ciglia e ci trovammo a salutare tutti perché era ora di andare, finalmente a dormire, e non solo.

Una volta che fummo soli io e Jake ci sedemmo mano nella mano sul grande divano bianco, eravamo stravolti ma felicissimi.

Mio padre e mia madre si avvicinarono a noi e ci fecero ancora una volta i loro migliori auguri.

Poi improvvisamente la faccia di mio padre si fece scura, e vidi Jake ridere a crepapelle.

<< Ho appena pensato ad una cosa molto buffa>> disse << ora tecnicamente sarei autorizzato anch’io a chiamare Edward papà e Bella mamma!>>

<< Per l’amor di Dio Jake, evita per favore! Non sono passati poi tanti anni da quando…>>

<< Ok Bella!>> la interruppe Jake << finiscila con quella storia, infondo ora sono un uomo sposato!>> disse con un sorriso.

<< Promettimi che non mi lascerai mai neanche per un secondo>> gli dissi.

<< Prometto amore mio, mai più l’uno senza l’atra.>> disse e mi baciò

Più tardi suggellammo il patto sotto una doccia bollente….

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Capitolo 14
*** casa ***


 14.      Casa

La mattina dopo mi svegliai, un acre odore colpì le mie narici.
<< Buongiorno signora Black >>
Aprii gli occhi, un piatto di bacon e uova fu la prima cosa che vidi, seguito da due occhi castani che mi scrutavano.
Sorrisi e ringraziai.
<< Per favore puoi confermarmi che siamo sposati e che non stavo sognando?>> chiesi a Jake.
<< Certo, te lo posso confermare, sei mia moglie ora, per quanto questo possa sembrarti strano!>>
In quel momento uno strappo in un punto imprecisato dietro l’ombelico provocò in me una reazione naturale, per una donna.
In meno di mezzo secondo mi ero fiondata in bagno, quasi automaticamente aprii il  cassetto della biancheria per cercare un paio di slip neri e magari un tampax.
Poi il mio cervello elaborò la cosa, mestruazioni, non le avevo da quando ero umana, questo significava che … quello fu decisamente il giorno più bello della mia vita.
Potevo avere figli, avrei dato a Jake la felicità di essere padre, e la felicità di Jake era la mia.
Cinque minuti dopo uscii dal bagno con un sorriso raggiante, ero più umana di quanto avessi mai sperato.
<< Che è successo?>> disse Jacob.
<< Niente, cose da donne, sai, tampax e tutto il resto….>> dissi aspettandomi una reazione di sorpresa.
<< Ah, beh, tutto ok?>> mi disse senza scomporsi.
<< Come? Io ti dico che ho appena scoperto di essere umana più di quanto pensassi e tu riesci solo a chiedermi se va tutto bene?>> dissi io indignata.
<< Ehm, ecco Nessie il fatto è che io lo sapevo già che era solo questione di tempo…>> disse lui.
<< Cosa? E tu come facevi a …?>> non mi fece finire.
<< Hai presente l’imprinting?>> chiese.
<< Si ce l’ho presente Jake, ma questo cosa c’entra?>>
<< Beh, la sua funzione è quella di assicurare la continuità e la forza della mia specie, quindi le nostre compagne dovrebbero essere in grado di creare futuri lupi mannari ancora più forti dei loro padri, è per  questo che non sarebbe stato possibile per te non concepire figli, è il nostro destino.>> disse
Le sue parole mi fecero pensare, aveva ragione, come mai io stessa non ci avevo pensato prima?
Sorrisi << Mi piace il nostro destino>> dissi.
Mi baciò << Anche a me amore mio>> rispose .

***

Un’ora dopo scendemmo raggianti giù in cucina dove pareva che tutti ci stessero aspettando ansiosi.
<< Che c’è?>> chiesi vedendoli agitati (per quanto possano essere agitati dei vampiri).
Zia Alice saltellò verso di noi dicendo << Regalino di nozze!Seguiteci!>>
<> dissi a mio papà.
<< Nooo!!!Ma questo è diverso! Vedrete!>> disse zia Rose.
Uscimmo con mia grande sorpresa dalla grande casa, seguimmo il fiume per un miglio circa, e poi tutti si fermarono improvvisamente.
<< Bendateli!>> disse zia Alice.
Senza poter protestare fummo bendati e avanzammo sorretti dai nostri famigliari finché il rumore del fiume cambiò, non era più uno scroscio ma un fluire calmo e tranquillo, il profumo di muschio coronava il tutto.
Fummo sbendati e ci ritrovammo in una radura nel bel mezzo della foresta con un laghetto al centro, tutto era circondato da alberi fittissimi e una casetta troneggiava in un angolo, sembrava fosse apparsa direttamente dal lago.
Non c’erano parole, era un paradiso in terra.
La casetta sembrava costruita dello stesso legno degli alberi che la circondavano e godeva della loro ombra e differenza del laghetto che era invece proprio al centro della radura.
<< Mio Dio è un paradiso>> dissi rivolgendomi ai miei parenti.
Jake invece era senza parole; continuava ad aprire e chiudere la bocca senza che da essa ne uscisse alcun suono.
<< Questa è per voi da parte di tutte le persone che vi vogliono bene, nella speranza che vi regali magici momenti d’amore per l’eternità.>> disse nonno.
Tutti quanto sorridevano nel vedere le nostre espressioni stupite.
Un movimento ai margini del mio campo visivo mi fece sobbalzare, enormi lupi stavano sbucando da tutte le direzioni alla testa dei quali vidi Seth nella sua forma umana.
<< Questo regalo sancisce, assieme al vostro matrimonio, la fine delle ostilità tra i nostri clan, la casa è stata costruita a misura di lupo e di vampiro e con la collaborazione di entrambe le nostre razze.>> disse.
Ora eravamo entrambi senza parole.
<< Insomma volete entrare oppure volete fare i baccalà ancora per qualche minuto?>> disse zio Em.
<< Vogliamo entrare!>> dicemmo io e Jake all’unisono.
Ci avviammo, più la casa si avvicinava più sembrava che fosse stata costruita dalla foresta stessa, le sue pareti esterne erano rivestite della corteccia degli alberi, questo lo si capiva dal fatto che erano interamente ricoperte dello stesso muschio che ricopriva tutto il resto.
Il portone d’ingresso era solido e spesso e la casetta, se dall’esterno ci era sembrata piccola dall’interno sembrava molto ampia e anche inspiegabilmente luminosa.
Scoprimmo presto il perché sembrava così ben inserita nel bosco, un albero secolare troneggiava col suo immenso tronco proprio al centro del salotto e un altro era stato intagliato per far posto alle mensole in cucina, la casa era così luminosa perché tutto il soffitto era fatto di vetro e abbracciava i tronchi degli alberi lasciando visibile la loro chioma che filtrava la luce solare.
Tutto l’arredamento era di legno, dello stesso legno degli alberi, la zona giorno era un enorme open-space illuminatissimo, mentre la zona notte era più raccolta c’erano due camere, una vuota dipinta con colori tenui e una molto più grande dotata di un enorme porta finestra che dava sulla foresta.
Quella era la camera matrimoniale dove al centro troneggiava un enorme letto a baldacchino ricavato dal tronco dell’albero più grande che avessi mai visto.
<< L’idea di costruire tutto attorno agli alberi l’ho avuta io modestamente!>> disse Seth con un sorriso, lui era entrato con noi mentre gli altri lupi si erano dileguati lasciandolo a fare gli onori di casa.
Al fianco del letto c’era una piccola porticina, la aprii e mi trovai immersa in una boutique d’alta moda, era la cabina armadio, vidi con la coda dell’occhio Jake storcere il naso, a me non importava, io l’adoravo, immaginavo già tutti gli abbinamenti possibili di quei firmatissimi abiti.
<< Questa invece è stata inserita su specifica insistenza di Alice.>> disse Seth cogliendo la smorfia di Jake.
<< Cara zietta!>> dissi entusiasta.
La visita era finita, e io non avevo parole, quella era casa mia.
<< Voglio ringraziarvi tutti, questa è la casa dei miei sogni!>> dissi
Jake si limitò ad annuire ancora senza parole fissando l’enorme maxischermo del salotto sbigottito.
<< Bene, speravamo vi piacesse, ora la parte più bella del regalo>> disse zia Alice << Siete dispensati da ogni dovere per due settimane, godetevi la pace e la tranquillità di questo posto mentre noi raduniamo l’esercito e decidiamo le strategie di attacco.>>
A quelle parole ebbi un tuffo al cuore, per un giorno intero non avevo pensato ai Volturi e all’imminente guerra, ora quel pensiero tornava prepotentemente a farsi sentire.
Mio padre lesse i pensieri che mi tormentavano.
<< Per ora non ci dovete pensare, è giusto che vi godiate una meritata luna di miele, lascia fare a noi il lavoro sporco per ora.>> disse.
Sentii un ondata di calma invadermi, guardai zio Jas e lo ringraziai, dopodiché tutti se ne andarono lasciandoci soli nella nostra nuova casa.

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Capitolo 15
*** Luna di miele ***


15.    Luna di Miele

Appena furono usciti tutti ci guardammo negli occhi per un momento lunghissimo, avevamo una casa tutta nostra, dove avremmo potuto stare da soli per ben due settimane, quello era veramente il paradiso in terra.
Nei giorni successivi esplorammo la casa in ogni suo angolo. Scoprimmo che era stata costruita su misura per noi, i soffitti alti e il letto king size permettevano a Jake una comodità mai sperimentata prima e il frigorifero strapieno ci permetteva, assieme alla vicinanza con la foresta, un’autonomia molto maggiore di quindici giorni.
All’enorme tv ad alta definizione erano collegati, con fili a scomparsa, una consolle per giochi di ultimissima generazione, un lettore Blue Ray, e un impianto home theatre.
Dentro l’enorme libreria c’era anche una sezione di film, e di giochi che sperimentammo tutti prima di decidere i migliori e di sfidarci per vedere chi fosse il migliore.
La maggior parte della cabina armadio era dedicata a me, centinaia di vestiti, scarpe e borse che aspettavano solamente di essere indossati, fremevo dall’eccitazione e durante la prima settimana li provai tutti dal primo all’ultimo.
Jake, dal canto suo, non era molto entusiasta della minuscola parte della cabina riservata a lui, quei vestiti infondo erano troppo eleganti per un lupo della foresta come lui!
Esplorammo anche il bosco, quella zona brulicava purtroppo di insipidi erbivori, ma ci saremmo dovuti accontentare se volevamo vivere vicini alle nostre famiglie.
Una settimana passò così, volando, tra sfide intergalattiche, corse tra gli alberi, coccole e sfilate di moda.
Una sera mentre stavamo giocando e io lo stavo battendo Jake mi disse:
<< Sei molto brava!Complimenti piccoletta!>>
<< Ho imparato da uno che si riteneva il migliore, ma ora la migliore sono io!>> risposi.
<< Accidenti a quella volta che mi sei capitata tra capo e collo!>> disse << Sei incredibile!>>
<< Questi sono i rischi che si corrono a sposare chi si è visto nascere.>> dissi io.
Il suo volto si rabbuiò improvvisamente.
<< Che c’è? Che ho detto?>>
Mi immersi nei suoi pensieri, era comodo poter leggere la mente di un marito monosillabico, aiutava l’avanzare della discussione.
Aveva paura che la differenza d’età mi spaventasse e che un giorno avrei potuto pentirmi.
Non potei trattenermi e risi a crepapelle.
<< Hai una vaga idea di quanti anni ci siano tra mio padre e mio madre?>> dissi.
Non rispose.
<>
Ancora silenzio.
<< Cosa vuoi che me ne freghi Jake di quanti anni hai realmente se ne dimostrerai sempre venticinque?>>
Il suo sguardo s’illuminò all’improvviso.
<< Davvero? Ne dimostro venticinque?>> chiese.
Con un dito disegnai tutto il contorno del suo viso e poi mi avvicinai, strisciando la punta del mio naso sulla sua guancia.
<< Certo amore sei bellissimo.>> lo rassicurai.
<< Davvero? Quindi mi amerai sempre?>> disse.
Mi avvicinai pian piano al suo orecchio e lo baciai, un brivido ci scosse entrambi.
<< Te lo devo dimostrare?>> sussurrai.
Non mi diede neanche il tempo di finire la frase che già mi era addosso e mi aveva tolto la maglietta trascinandomi  con lui nella parte più bella della nostra luna di miele.



***

<> disse jake << Tutto bene?>>
Era appena rientrato dal giardino e mi trovò seduta sul divano con un espressione vacua in viso.
Poco prima mi ero assentata per bere un po’d’acqua sarei tornata fuori con lui se non avessi scoperto che …
<< Non ti ho più vista arrivare e così mi sono preoccupato!>> chiarì mio marito.
Non potevo rispondere, non sapevo cosa dire, non sapevo come dirglielo, ma soprattutto non sapevo come l’avrebbe presa.
<< No è che io… Jake ho scoperto una cosa>>
<< Senti se è per i calzini che ho infilato sotto il letto mi spiace tanto, ti prometto che non lo farò mai più, è che in quel momento il cesto dei panni sporchi sembrava molto lontano e…>>
<< No tesoro, non è quello che mi preoccupa>> lo interruppi.
<< E allora cosa c’è?>> mi chiese << Ho bevuto il latte direttamente dal cartone?Ho lasciato il frigo aperto?>>
Non potevo più nasconderlo adesso, lui aveva il diritto di sapere anche lui.
<< Jake, sono incinta.>> sputai.
Il silenzio fra noi divenne così denso che si poteva avvertire il suo strisciare sconnesso.
Dopo molti minuti di assenza totale vidi la mente di Jake formulare una domanda, quella che mi aspettavo che facesse: Come?
Gli presi la mano e decisi che solo dalla mia prospettiva avrebbe visto chiaramente l’accaduto.
Rividi la scena di poco prima nella mia testa e cercai di proiettarla nella mente di Jake.
Entrando in casa avevo avvertito uno strano odore, uno di quegli odori che ti coinvolgono e ti sembrano venire dall’aldilà un istinto mi disse che se avessi cercato bene, avrei scoperto da cosa proveniva, così feci.
Cominciai ad annusare l’aria, l’odore era sempre più intenso, sembrava mi attirasse verso di lui.
Chiusi gli occhi e mi lasciai guidare, improvvisamente ebbi una visone, stavo correndo a gattoni attraverso la foresta, la quale era permeata di quel profumo celestiale, ero al settimo cielo, sapevo di appartenere a quel posto e che quel posto apparteneva a me, improvvisamente nel sogno mi alzai in piedi, ero un lupo, anzi una lupa e il mio ventre rotondo non lasciava dubbi, ero incinta.
Mi svegliai dalla visone, ancora sentivo quell’odore, proveniva dall’enorme albero al centro della casa, istintivamente ne toccai la corteccia, qualcosa di impercettibile si mosse dentro di me come a voler raggiungere l’albero, quella era stata la prima volta che avevo sentito mio figlio.
<< Ma Nessie, ne sei sicura?>> chiese Jake appena la raffica di ricordi fini.
Presi una sua mano, la poggiai sul mio ventre poi mi diressi verso l’albero e mi ci poggia contro, mio figlio si mosse di nuovo.
Mi voltai per vedere la reazione di mio marito, aveva la bocca spalancata e sentivo il suo cuore battere all’impazzata.
Dopo qualche secondo di silenzio mi sedetti sul divano con la testa fra le mani, non avevo detto tutto a Jake, non ero stata molto sincera.
<< C’è un'altra cosa amore>> dissi << Mi spiace so che per te non è così, ma questa è la cosa più bella che mi sia mai capitata, da sempre.>>
Ecco, ora l’avevo detto, sapevo  che mi avrebbe urlato contro e che mi avrebbe detto che lui piuttosto la vedeva come una disgrazia, ma io dovevo fargli sapere che quella creatura era interamente mia e che non vi avrei rinunciato per nulla al mondo.
Si sedette al mio fianco, mi prese le mani e mi costrinse  guardarlo.
<< Perché mi sati dicendo questo?>> chiese perplesso.
<< Solo per dirti che questo figlio è parte di me e io lo sento come il regalo più bello che tu mi potessi fare.>>
<< Anch’io è naturale>> disse con ovvietà.
Alzai la testa e lo guardai perplessa.
<< Non è un impiccio per te? Non lo consideri come un essere non voluto?>>
<< Non dire sciocchezze Nessie! E’ mio figlio come tuo e lo considero la parte migliore di me stesso.>>
Ero sconvolta, neanche nei miei sogni più felici mi ero mai aspettata una reazione del genere, Jake che desidera un figlio.
<< Ma allora perché tutti quei silenzi?>> dissi.
<< Io Nessie, non pensavo a lui, stavo pensando all’imminente battaglia, e al fatto che forse morirò prima di incontrarlo>> rispose scuro in volto.
Eh già, a loro, I Volturi, non avevo ancora pensato, la battaglia era alle porte e io incinta non potevo prendervi parte, avrei anteposto la sicurezza di mio figlio a quella di tutti gli altri? Non lo sapevo, non me l’ero mai chiesta.
<< Nessuno morirà in quella battaglia Jake!>> dissi con forza.
<< Nessuno può prevederlo con tanto anticipo, neanche quel folletto di tua zia e lo sai bene!>> disse piccato.
<< Dobbiamo andare a parlare con loro, dobbiamo assolutamente informarli>> dissi.
<< Hai ragione, andiamo.>> rispose Jake.
Mentre ci dirigevamo di corsa verso la grande casa pensai che dovevo parlare anche col nonno, lui avrebbe dovuto visitarmi e dire se secondo lui ero in pericolo oppure no, sapevo benissimo dai racconti di mia madre che non sempre le nostre gravidanze soprannaturali avevano epiloghi positivi.
Entrammo nella grande casa, regnava l’assoluto silenzio, immaginavo che la zia sapesse gia tutto ora che ero osì vicina anche papà avrebbe dovuto sapere, cercai le loro menti, erano in salotto, seduti.
Appena entrai capii che qualcosa non andava, i loro visi erano tesi, ogniuno si teneva per mano tranne mio padre e mia madre , il primo camminava freneticamente su e giù per il salotto, la seconda aveva la testa fra le mani ed era seduta sul divano.
Cosa era successo ancora????

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Capitolo 16
*** Una falla nel piano ***


16.   Una falla nel piano.

<< Oh mio Dio, stai bene?>>

Mamma mi era appena saltata addosso tutta preoccupata.

<< Certo perché dovrei stare male?>> chiesi.

<< Ho avuto un buco percettivo e non sapevo cosa volesse significare.>> disse Zia Alice.

<< Hai avuto un buco percettivo?>> chiesi << Quando?>>

<< Pochi minuti fa.>> rispose lei.

Io e Jake ci guardammo, sapevamo cos’era stato a procurare quel buco, o per lo meno chi era stato.

<< So il perché zia.>> dissi.

<< Lo sai?>> disse il nonno << E qual è?>>

<< Sono incinta>> sputai.

Il silenzio cadde nella stanza, guardai mio padre, un espressione preoccupata era stampata sul suo viso, stava rivivendo la stessa situazione di anni prima, quando c’era il rischio che uccidessi la mamma.

<> disse all’improvviso zia Rose rompendo il silenzio.

<< Non è che te ne fregasse molto quando si trattava di Bella succhiasangue perché con Nessie dovrebbe essere diverso?>> chiese lui.

Scoppiò il putiferio, entrambi urlavano l’uno contro l’altro incontrollatamente e tutti gli altri cercavano di calmarli.

Stetti ferma in mezzo al fracasso per qualche minuto, pensando.

Poi mi diressi verso il nonno e dissi.

<< Mi devi visitare nonno, sono convinta che lo troverai molto interessante.>>

Mi guardò preoccupato ma non disse niente, mi fece solo cenno di seguirlo di sopra.

***

Poco dopo tornammo , il silenzio era caduto tra i presenti, attendevano un verdetto.

<< Nessie è incinta>> cominciò nonno.

<< Bene e questo lo sapevamo già>> disse Jake << Hai qualcosa di nuovo per noi dottore?>>

<< Si, la gravidanza è molto più accelerata del normale.>> dissi io.

<> chiese Jake impaziente.

<< Molto più di quella della mamma.>> continuai.

<< Cosa vuol dire che fra una settimana sarò padre?>>  rimbeccò lui.

<< No, che abbiamo poco più di una settimana per capire come salvarle la vita.>> disse il nonno.

Il silenzio calò profondo tra i presenti.

Jake continuava ad aprire e chiudere la bocca senza che da essa uscisse nessun suono.

<< La buona notizia è >> continuò il nonno << Che il bambino è più umano di quanto potessimo sperare, infatti nelle ecografie lo si può vedere perfettamente>>

<< E Nessie dice di non aver più voglia di sangue, piuttosto di carne.>> continuò.

<< Quindi non avremo problemi per il parto?>> chiese papà.

<< Non lo sappiamo, questo sarà tutto da vedere.>> rispose il nonno.

L’atmosfera era esageratamente cupa per me, non volevo che questo figlio che già amavo più di me stessa fosse fonte di preoccupazioni.

<< Chi vuole sentire che il bimbo si muove?>> chiesi per smuovere la situazione.

Tutti si girarono verso di me preoccupati.

<< Si muove?>> chiese zia Rose

<< Vieni zia, poggia un orecchio sul mio ventre e sentirai.>> le dissi.

Mentre la zia faceva come le avevo detto con la coda dell’occhio osservai Jake, era rimasto di sasso.

Sapevo che non aveva pensato neanche per un secondo che questo figlio potesse crearmi problemi di salute, altrimenti sarebbe stato il primo a prendere precauzioni quando era il momento di farlo.

Il mio flusso di pensieri vene interrotto da un urlante zia Rose.

<< Oddio, oddio!L’ho sentito! Venite!>> disse.

E così tutti nei successivi dieci minuti fecero a turni per sentire in anticipo il piccolo Balck che scalciava.

<< Fra due o tre giorni saremo in grado di sapere il sesso, >>disse il nonno rivolto a Jake<< Allora tu e Nessie potrete dargli un nome se ti andrà>>

<< Certo>> rispose mio marito con un soffio.

Poco dopo tutti tornarono alle loro occupazioni e io mi sedetti vicino a lui.

<< Non ci provare!>> gli sussurrai.

<< A fare che?>> disse lui.

<< A sentirti in colpa per qualcosa che non hai fatto!>> dissi.

<< Nessie tu non capisci! Io l’ho fatto!Sono stato io a farti questo!>>

<< Siamo stati noi Jake, non so tu ma a me è sembrato di partecipare abbastanza attivamente alla cosa!>> dissi strappandogli un sorriso << Sono per metà umana e anche tu, vedrai che andrà tutto bene, il mio corpo sa quello che sta facendo>>.

Mi sorrise in silenzio. Ancora era preoccupato e si vedeva, ma per il momento non sapevo come rimediare, anch’io lo ero.

Mi diressi così in cucina dove tutti stavano parlando del piano che avevano perfezionato durante la mia assenza.

<< Bene, senza Nessie sarà più difficile ma non impossibile>> diceva il nonno.

<< Perché senza di me scusatemi?>> dissi.

Papà alzò la testa preoccupatissimo.

<< Non vorrai dirmi che vuoi farne parte anche tu vero?>> disse.

<< Certo che lo voglio!>> risposi << Cercano me ricordate?>>

Un rumore secco mi fece voltare.

Jake aveva appena battuto un pugno sul piano della cucina, miracolosamente il marmo aveva retto.

<< Sei proprio come tua madre, possibile che tu non capisca? Sei già in pericolo per il solo fatto di essere incinta, non sappiamo nemmeno come reagirai a questo, vuoi mettere ulteriormente la tua vita in pericolo così?>> disse mentre le sue mani tremavano visibilmente.

Mio zio Emmett fece per andare da Jake, era evidente che si sarebbe trasformato da lì a poco, feci un gesto per fermarlo, era mio marito, il rischio l’avrei corso io.

Gli andai incontro e gli presi una mano, sprofondai nei suoi bellissimi occhi castani.

<< Sai benissimo che non morirò, sai benissimo che non mi accadrà nulla, mi conosci, sono molto più forte di quanto sembri.>> dissi.

Il tremore si arrestò d’improvviso.

<< Bene,>> dissi  girandomi verso gli altri << quando arriva il nostro esercito?>>

<< Siamo noi che andremo da loro.>> disse il nonno << Ma non prima di una settimana, forse dieci giorni, stiamo aspettando alcune conferme.>>

<< Saremo pronti, nonno, papà, mamma,andiamo ad allenarci, tutti gli altri con zio Jas a combattere!>>dissi.

<< Vado a chiamare i ragazzi giù alla riserva>> disse Jake sconsolato.

<< Bene, si comincia!>> disse zio Emmett  << Erano secoli che aspettavo questo momento!>>

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Capitolo 17
*** Maternità ***


17.  Maternità

Nell’arco di tre giorni la mia magnifica linea era andata perduta, ora la circonferenza della mia pancia era come quella di una donna al quinto mese di gravidanza,.

Ogni mattina svegliandomi me la sentivo molto più grande, e ogni mattina, avevo sempre più terrore di partorire.

Mia madre e le mie zie non potevano aiutarmi, nessuna di loro avevano partorito, tranne mia madre che però non si ricordava molto, o forse non voleva raccontarmi niente per paura che io mi spaventassi.

Quindi nonostante le loro continue rassicurazioni ogni mattina mi svegliavo più impaurita, contando i giorni che mi separavano dall’evento.

Ogni giorno mi distraevo esercitandomi assieme alla mamma, lei ci copriva tutti con il suo scudo e io dovevo mantenere le nostre menti interconnesse per il maggior tempo possibile.

Questo esercizio mi stancava molto, l’interconnessione implicava che ognuno di noi potesse comunicare mentalmente con tutti gli altri anche a grande distanza ed io ero il tramite di queste comunicazioni.

Gli ultimi giorni l’allenamento era stato durissimo, per quel giorno però il programma era un altro.

<< Fra poco sapremo vero?>> chiese zia Alice al nonno.

<< Si fra poco Alice, e se la smettessi di saltellare vedrei anche un immagine più chiara.>> disse lui.

La situazione era paradossale, ero stesa con la pancia scoperta sul letto, di fianco a me il nonno muoveva lo strano aggeggio dell’ecografia sul mio ventre.

Tutto normale, non fosse per una folla di persone accalcate nella stanza che stavano fissando lo schermo in attesa di vedere il bambino.

Lupi, vampiri e rispettive compagne erano tutti li ad assistere alla scena, come se fossi un fenomeno da baraccone.

<< E’ necessaria questa cosa?>> chiesi.

<< Certo cara!>> disse la mamma << E’ fatto per sapere come sta il bambino!>> spiegò in tono eloquente.

Guardai in volto la mia diciottenne, nonché bellissima mamma.

<< Lo so mamma che è fatto per quello, io mi riferivo a tutte queste persone che mi fissano!>> dissi.

Lei stava per rispondermi quando il nonno la interruppe.

<< Ecco!>> disse << Congratulazioni è un maschio!>>

Tutti gli uomini di quella stranissima famiglia si fiondarono su mio marito riempiendolo di congratulazioni e pacche sulle spalle.

Lui si limitava ad aprire e chiudere la bocca, come faceva da giorni oramai, indeciso se essere preoccupato per me oppure felice per noi.

Io invece fui avvicinata dalle mogli dei lupi che mi guardavano con immensa tristezza.

<< Non ti buttare troppo giù cara, sarà per la prossima volta!>> disse la sorella di Jake.

Sapevo cosa voleva dire, avere un maschio significava avere un altro lupo per casa, ma io a differenza di loro ero mezza vampira, sapevo come gestire la situazione.

<< Non ti preoccupare>> la rassicurai << saprò come gestire la cosa!>>

<< Benissimo un altro Cullen che si aggiunge al clan!>> disse zio Em.

Guardai immediatamente Jake, sicura in una reazione che non tardò ad arrivare.

<< E’ un Black>> disse lui, i lupi alle sue spalle annuivano.

La faccia dello zio Emmett si piegò in una smorfia.

Dovevo fare qualcosa.

<< Mattew Cullen Black>> dissi all’improvviso.

Tutti si bloccarono, girandosi verso di me.

<< E’ il nome di mio figlio>> spiegai.

<< E perché non Black Cullen?>> chiese Jake .

Poggiai la testa sul cuscino sbuffando, il bimbo mi aveva appena sferrato un grosso calcio era doloroso.

<< Perché la fatica la sto facendo tutta io qui!Quindi il primo cognome è il mio!>> dissi.

Tutti risero, la burrasca era passata, finalmente.

<< Bene ora famiglia tutti fuori!>> dissi << Nonno mi deve visitare come si deve.>>

Tutti si mossero e pian piano uscirono dalla stanza, tutti tranne Jake.

<< Esci Jake>> dissi.

<< Sono tuo marito posso restare quanto voglio!>> disse.

Alzai le spalle, ero certa che dopo qualche minuto sarebbe uscito.

<< Ok Nessie tesoro spogliati.>> disse il nonno.

Feci come diceva, poi mi ristesi sul lettino.

Il nonno prese un lungo aggeggio di metallo e cominciò il suo lavoro, Jake alle sue spalle fece una smorfia, sbiancò e poi disse:

<< Emh credo che io andrò a farmi un bel giretto!>>

<< Ciao tesoro!>> dissi.

<< Aspetta un attimo Jake, ho buone notizie>> disse il nonno.

Entrambi ci girammo verso di lui.

<< Sembra che fra quattro o cinque giorni il bambino uscirà>> disse.

Il mio cuore batteva nel petto un cavallo impazzito.

<< E inoltre tutti i segni dimostrano che sarà un parto naturale, il tuo corpo è perfettamente in grado di reggerlo, il bambino nono sarà in pericolo e nemmeno tu!>> continuò

Bene, ora ero raggiante, ero la donna più felice del mondo, ma naturalmente niente in confronto  a mio marito.

Mi si lanciò addosso e cominciò a baciarmi in tutto il viso sillabando “ti amo” ad ogni bacio.

<< Ok ok anch’io ti amo tesoro mio potrei vestirmi prima però?>>

Ridemmo entrambi, eravamo realmente felici del fatto che tutto sarebbe andato bene.

***

Dolore.

Assurdo, immenso devastante dolore.

Stringevo la mano di mio marito, probabilmente la stavo stritolando.

<< Credo che ce ne sia un altra in arrivo>> disse il nonno.

<< ARGH!>> urlai.

<< Si credo anch’io!>> disse Jake.

<> chiesi non smettendo mai di respirare profondamente.

<< Poco Nessie poco vedrai!>> disse il nonno.

Erano ore che ero in quello stato, dosi massiccie di medicinali mi erano state somministrate con scarsi risultati, il dolore sembrava dover essere parte di quell’incredibile processo che era la vita.

<> urlai di nuovo.

<< Non ancora Nessie, non sei abbastanza dilatata, ancora pochi minuti tesoro>> rispose.

<< Nessie tesoro come stai?>>  chiese ingenuamente mio marito.

<< Come vuoi che stia Jacob di merda!>> risposi << Adesso capisco cosa vogliono dire i preti quando dicono che il sesso è male… ARGH!>>

Un'altra contrazione, molto più forte delle altre.

Il dolore mi annebbiò il cervello, volevo stare lucida, dovevo esserlo, ma non ci riuscivo.

Non so quanto tempo passò ancora, non ero più in grado di parlare, ne di pensare, il dolore, sentivo solo quello.

Finchè…

<< Nessie mi senti?>> mi chiese il nonno.

Annuii potevo fare solo quello.

<< BENE ALLORA SPINGI!>> disse.

Le sue parole furono accompagnate da una fortissima contrazione e io feci quello che mi aveva detto, spinsi.

La cosa andò avanti così per qualche minuto, questo fino a che il mio cervello non riprese a girare, avevo sentito il suono più bello di questo mondo.

Il pianto di mio figlio, un bimbo sano bellissimo come il padre, ma con i miei occhi castani e il mio naso perfetto.

Appena me lo misero in braccio mi guardò, sentii che avrei potuto perdermi in quello sguardo e probabilmente anche lui sentì la stessa cosa perché smise immediatamente di piangere e mi fissò.

<< Ciao tesoro, sono la tua mamma e non ti lascerò mai più>> dissi con le lacrime agli occhi.

Nello stesso istante in cui feci quella affermazione seppi che era vero, nulla mi teneva ancorata alla vita come faceva quel bambino, non lo avrei mai abbandonato.

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Capitolo 18
*** La visione ***


18.   La Visione.

Guardare mio marito cullare mio figlio era la cosa più bella del mondo .

Mattew era nato da poco più di una settimana e già era grande come un bambino di un anno, aveva perso tutti i tratti da neonato ed ero sicura che fra poco avrebbe camminato.

I suoi riccioli castani crescevano a vista d’occhio e rappresentavano un vero problema per la Zia Alice che era ospite fissa in casa nostra pressoché ogni ora; ogni volta con una scusa diversa e spesso accompagnata da mamma e papà.

Infatti i miei genitori erano andati in brodo di giuggiole solo all’idea di essere diventati nonni, i nonni più giovani del mondo penso, infatti i loro tratti da adolescenti stridevano molto con quella definizione.

In quel momento bussarono alla porta, sapevo già che erano loro, potevo sentirne i pensieri, anche se… c’era qualcosa di strano…

Aprii la porta e mi trovai davanti tre statue, erano troppo immobili anche per dei vampiri.

<< Quando Alice! Cerca di vedere quando!>> disse papà concitato.

<< Ci sto provando Edward , ci sto provando.>> disse.

La mamma fissava preoccupata entrambi.

Cercai di intercettare i pensieri della zia mentre mi passava davanti per entrare in casa.

Entrai nella sua visione, quello fu il momento più brutto della mia vita intera.

Un’immensa distesa di ghiaccio, una folla di persone con cappucci e mantelli nera avanzava a passo di marcia verso di noi, qualcuno cadeva al mio fianco, urlando, non ebbi il coraggio di girarmi per vedere chi fosse, l’urlo era troppo familiare.

All’improvviso giacemmo tutti a terra, era notte fonda, ero ferita gravemente e lo sapevo, non sarei sopravvissuta, guardai le stelle.

La visone era finita, ma ancora avevo i brividi.

<< Non vedo quando sarà Edward non ci sono riferimenti temporali, solo quell’immensa distesa di ghiaccio>> disse zia Alice con dolore.

Sapevo che quel dolore era vero, quella che avevo visto morire sotto le stelle era lei, alla fine i Volturi si sarebbero disinteressati dei nostri poteri e ci avrebbero uccisi tutti, sotto una folte coltre di stelle.

Ma … aspetta un attimo!

<< Zia le stelle!>> dissi continuando ad alta voce un mio pensiero << le stelle si spostano in cielo ogni notte!Dobbiamo solo cercare una mappa approfondita del cielo notturno di Denali e sapremo la data precisa!>>

I vampiri si sa, hanno memoria perfetta, ed ero certa che sia papà che la zia, come me, avessero fotografato quell’immagine nella loro testa, per sempre.

In quel momento Jake arrivò in soggiorno da solo, probabilmente Matt si era addormentato.

<< Si può sapere cos’è tutto questo chiasso? Il bimbo dorme! >> disse.

<< Jake, zia ha avuto una visione, i Volturi ci prenderanno impreparati, moriremo tutti >> dissi << Il punto sta solamente nel sapere tra quanto accadrà >>

Mio marito si immobilizzò, poi improvvisamente guardò dietro di se, sapevo benissimo cosa stava pensando, Matt, saremmo morti tutti nel tentativo di salvarlo.

Poi il suo sguardo cambiò.

<< Alice le tue visioni sono solo frutto di decisioni prese al momento vero?>> chiese.

<< Si esatto perché?>> disse la zia.

<< Perché noi ancora non abbiamo preso nessuna decisione, quindi la visione si può modificare!>> disse.

Fu come se uno scroscio d’acqua fresca mi colpisse in pieno viso, era vero! Doveva esserlo, anche perché era la nostra ultima possibilità!

<< Vado a chiamare i lupi, tu parla con Carlisle!>> mi disse Jake e poi usci correndo già trasformato in lupo.

Nella sua testa il piano era chiaro, potevo vederlo, così come potei vedere la visione cambiare nella mente di zia Alice.

Se tutto fosse andato per il meglio ce l’avremmo fatta e le nostre azioni avrebbero cambiato il mondo dei vampiri, e forse anche quello dei licantropi, chi lo sa.

Potevamo morire tutti comunque, la vecchia visione di zia Alice era ancora lì, la vedevo.

Pensai a mio figlio, potevo sentire il suo respiro dalla stanza accanto, quello era il momento delle decisioni, per tutti.

Guardai i miei genitori, i loro volti riflettevano le decisioni già prese e già lette, per quanto mi riguardava nella mia mente.

Avrebbero combattuto, come sempre, affrontando tutti i rischi fino in fondo.

La domanda che sorgeva ora spontanea nei loro volti era L’avrei fatto anche io? Questa domanda nelle loro menti era susseguita da una serie di immagini, mio figlio in vari momenti della sua vita…

Quello che loro non sapevano era che anche io avevo già deciso.

<< NO! Nessie assolutamente no, non te lo permetterò!>> disse mio padre leggendo i miei pensieri.

<< Lascerò Mattew qui, se torneremo tutto andrà bene, altrimenti di lui si occuperanno le mogli dei lupi,  e sono certa che lo faranno col cuore.>> dissi ed una lacrima scese sul mio viso.

Vidi mia madre in silenzio, non poteva dirmi niente, la stessa scelta l’avrebbe fatta anche lei, al mio posto.

Aspettavo che mio padre ribattesse con la sua solita calma tipica del gentiluomo che era, invece improvvisamente le parole gli si fermarono sulle labbra e si gelò guardando dietro di me.

Spontaneamente ruotai la testa in direzione del suo sguardo.

Un biberon stava volando a mezz’aria diretto verso la stanza accanto.

Senza neanche parlare corremmo dietro allo strano oggetto.

La visione che giunse ai nostri occhi fu la più strana che avevo mai visto, e io di cose strane ne avevo viste parecchie.

Il biberon finì in direttamente nelle piccole zampine di quello che a prima vista sembrava un cucciolo di cane che sorridente lo accolse e se  lo mise in bocca.

Poi lo staccò e si mise ad uggiolare:il biberon era vuoto.

<< Stupefacente!>> disse papà.

<< Ma cosa?>> dicemmo invece noi donne tutte assieme.

<< Come non capite?>> rispose lui. << Telecinesi>>

<< Ossia la capacità di spostare oggetti con mente>> aggiunse qualche secondo dopo accorgendosi del nostro disappunto.

<< E il fatto che sia, beh, sì un cane?>> chiese zia Alice.

<< Questo non so spiegarmelo so solo che questo bambino è il più straordinario essere di questo mondo>>  concluse papà.

<< Senza offesa tesoro ma è davvero così!>> disse zia Alice.

Non potevo ribattere, se io ero stata, a mio tempo, straordinaria , mio figlio certamente lo era molto più di me.

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Capitolo 19
*** Esercitazione ***


19.   Esercitazione

Se qualche giorno prima mi avessero detto che di li a poco avrei rischiato la mia vita e quella di mio figlio in una guerra tra vampiri avrei riso, non era da me.

Eppure questa volta l’avevo fatto.

Avevo acconsentito al piano di zia Rose, lei aveva suggerito che il potere, o meglio, i poteri di mio figlio erano indispensabili nella nostra guerra e che lui avrebbe dovuto partecipare.

Jake le aveva quasi staccato la testa dal collo.

Poi quando gli animi si erano calmati zia Alice aveva avuto una visione, la vittoria era certa con Matt al nostro fianco, quella visione l’avevo provocata io, avevo già deciso, come sempre senza aver chiesto il parere di nessuno.

Jake non aveva avuto il coraggio di dirmi niente, sapeva che avrei difeso nostro figlio con la vita, sapeva che se qualcosa fosse andato storto non me lo sarei mai perdonato, ma la visione era chiara avremmo vinto, restava solo da organizzarsi.

Calcolammo la data esatta dello scontro, mancavano quindici giorni.

Ci dividemmo in squadre, nella settimana successiva girammo il mondo per raccogliere seguaci che fossero disposti a rischiare per la libertà.

Scoprimmo ben presto che i vampiri sono esseri subdoli che si alleano solitamente col più forte, o meglio se ne tirano fuori preoccupati solo di se stessi.

Alla fine di quella tremenda settimana mancavano solo sette miseri giorni per condurre i pochi coraggiosi nel luogo prefissato per lo scontro, e soprattutto per prepararci, che poi era quello che stavamo facendo anche adesso, ad un giorno dalla fine di tutto. O dall’inizio, dipendeva dal punto di vista.

<> urlò il nonno.

Ognuno riprese le sue posizioni, come oramai facevamo da sei giorni, giorno e notte senza quasi interruzioni.

Eravamo poco meno di mille tra vampiri licantropi e creature multiforma, pochi per chi, come me papà aveva visto la visione di zia Alice. Scossi subito questi pensieri e mi concentrai, dovevo mantenere una connessione con tutte le menti presenti sotto lo scudo della mamma.

La cosa non era facile in quanto ci eravamo organizzati a squadre per poter prendere di sorpresa i nostri numerosissimi avversari, le squadre erano disposte in cerchio nascoste tra la fredda vegetazione della tundra, il luogo era esattamente quello previsto per la battaglia, a nord di Denali.

Pian piano mi connettei con tutti loro, la sensazione di protezione data dallo scudo di mamma era palpabile, nessuno poteva essere ferito dai poteri psichici in quel modo.

Ma la cosa che veramente sovrastava tutto e tutti era la paura. Nonostante tecnicamente più della metà  di noi fosse già morta, la paura aleggiava come uno spettro sopra di noi.

Il piano era chiaro, far credere agli avversari di averci preso di sorpresa,ad  accoglierli solo noi della famiglia Cullen e gli zii di Denali, né i lupi, né nessun altro, loro non sapevano di me e Jake.

Quando avrebbero mostrato chiaramente le loro intenzioni, le varie squadre li avrebbero presi di sorpresa.

Cinque squadre numerate e mimetizzate nel territorio circostante, ognuna dotata di almeno due lupi uno dei quali faceva capo a me come referente, a me era affidata la coordinazione di tutto.

Un fuoco era acceso al nostro fianco, avevo addestrato Matt a farlo levitare ad un mio comando, la visione di zia Alice era stata molto chiara su quel punto.

In ogni caso le due sorelle di Jake, le zie di Matt sarebbero state presenti, avrebbero salvato mio figlio in caso a me fosse successo qualcosa.

Fu proprio in quel momento, con tutte le menti connesse che qualcuno mi inviò una visione.

 Un impressionante numero di persone di fronte ad una casa bianca, alla testa del gruppo tre uomini con scuri cappucci la mano dell’uomo al centro puntava verso Nord al di là della grande casa.

La visione si interruppe lì, fu in quel preciso istante che mi accorsi di aver fatto l’errore più grande della mia vita, era vero, la visione proveniva da zia Alice ma con la mia mente interconnessa a tutte le altre anche tutto il resto del gruppo l’aveva vista.

I Volturi erano arrivati a Forks, ci cercavano ma non ci avevano trovato, ora sapevano esattamene ove eravamo e stavano venendo a cercarci.

In piedi ognuno nella sua posizione, le menti ancora interconnesse, il pensiero che attraversò tutto il gruppo fu : Vinceremo, non per noi ma per la libertà delle nostre specie, vinceremo perché noi, a differenza di loro siamo motivati da buoni sentimenti.

In quel momento il sole tramontò sulla tundra, i volti di tutti i vampiri si illuminarono di mille diamanti e tutti, anche i lupi riflettevano quella luce nei loro occhi.

Luce, cioè speranza, quella che ci sarebbe servita per arrivare al giorno seguente.

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Capitolo 20
*** Fine ***


20. Fine

Nessuno dormì quella notte, continuammo a provare e riprovare la nostra strategia, e così facemmo per tutto il giorno seguente, finché le stelle non presero il posto del sole e la visione di Zia Alice sembrò molto più realistica di quanto non fosse mai stata.

Ognuno silenziosamente si diresse verso le sue posizioni, baciai mio marito con trasporto, come in un bel sogno sperando che non sarebbe stata l’ultima volta.

Guardai mio figlio, oramai aveva le stesse caratteristiche di un ambino di tre anni.

<< Sei pronto piccolino per farlo ancora?>> dissi.

<< Si mamma.>> rispose.

<< Stavolta però dovrai metterci tutto l’impegno che riesci, stavolta non sarà più un bel gioco, ma ci saranno i cattivi, quelli veri>>

Non rispose, sapevo che aveva capito, in qualche modo era molto più intuitivo di chiunque altro.

<< un minuto>> annunciò la zia.

Cominciai a collegare tutte le menti, tutti erano in posizione, tutti erano coperti dallo scudo.

<< Si balla>> sussurrò zio Emmett e in quello stesso istante tre figure apparvero dinnanzi  noi illuminate solo dalla luna.

<< Buonasera famiglia Cullen>> disse Aro << Tutti presenti a quanto vedo>> continuò indugiando con lo sguardo su di me.

<< Renesmee>> disse in un soffio << Che creatura straordinaria!>>

<< Straordinaria ma anche molto pericolosa.>> disse Caio alle sue spalle.

<< Beh, si effettivamente ci sei sfuggita da sotto il naso parecchie volte quest’anno.>> disse Aro.

<< Gia, ma ora anche noi abbiamo portato tutta la famiglia>> disse Marcus e con un cenno della testa si rivolse alle sue spalle.

Aveva indicato quella che per umano sarebbe sembrata una massa grigia indistinta, ma noi la vedevamo bene, era una folla.

A guardarla bene sembrava una di quelle moltitudini che si vedevano solamente in quei vecchi film storici che ricostruivano le grandi battaglie dell’antichità.

Diecimila, più o meno tra vampiri e strane creature stavano aspettando solo un segnale dai Volturi per poter farci fuori.

<< Bene>> disse Aro dopo un istante << Potete scegliere di consegnarvi a noi e quindi di lavorare per noi, oppure potete scegliere di morire stanotte>>

<< Nessuna delle due >> dissi io << Combatteremo>>

Una gelida risata bucò l’aria.

<< Bene, stavolta non rifarò il mio stesso errore, niente chiacchierate, niente convenevoli. Uccideteli >> disse Aro << Senza pietà>>

In un secondo capii che era arrivata l’ora di agire.

Squadre, preparatevi. Matt il fuoco amore. Pensai certa che tutti mi avrebbero sentito.

Matt, nascosto dietro di me ben attento a non farsi vedere fece levitare il fuoco nel punto stabilito.

Da lì partirono cinque raggi di fuoco, che divisero la folla erano in trappola, avevamo cosparso il secco prato della tundra di benzina per ottenere quell’effetto.

Aro, Marcus e Caio si girarono indietro impietriti.

Squadre, azione! Dissi e sentii tutti loro uno ad uno muoversi in blocco.

<< Bene, bene indovinate chi è dotato di poteri psichici fuori dal comune>> disse Aro guardandomi.

<< Non vi aiuteranno>> ribatté Caius << Morirete comunque.>>

Tutto stava andando come previsto, non si erano accorti di Matt, nascosto dietro le mie gambe ed ora si stavano avvicinando a noi.

Papà, Carlisle e zio Jasper avanzarono.

Cominciò il combattimento, quello vero.

Zio Emmett e zia Rose raggiunsero ognuno le proprie squadre e lasciarono me e mamma con Matt a coordinare e proteggere tutti.

Nell’aria si diffusero suoni metallici e un forte fumo dall’acre odore d’incenso pervase l’aria.

Mi concentrai, per ora stavano vincendo loro, avevamo subito molte perdite, ma molti ancora erano in grado di combattere e lo stavano facendo egregiamente.

In particolare mi concentrai su Jake, stava facendo a pezzi qualsiasi vampiro che si trovava di fronte, era una furia.

Ben presto la sua squadra riuscì a finire il proprio lavoro e andò ad aiutare le altre, soprattutto quella con zia Rose che era in particolare difficoltà.

Le cose stavano andando bene, zia Alice era nascosta in un angolo e tramite me prevedeva le mosse avversarie e le comunicava alle varie squadre.

Il combattimento di papà, nonno e zio con i Volturi stava andando come sperato, erano vecchi e fragili e i miei familiari erano molto allenati.

Fu a quel punto che vidi mamma vacillare , avvertii gli attacchi psichici di Jane e Alec allo scudo della mamma, anche loro dovevano essersi allenati, perché la stavano mettendo in seria difficoltà.

Era arrivato il mio momento.

Sentii la mamma vacillare sempre di più, lo scudo stava per disgregarsi.

Matt, è il nostro turno .pensai.

Presi in braccio mio figlio e mi avvicinai furtivamente ai due gemelli.

Il bimbo, addestrato a farlo scese dalle mie braccia e si trasformò in lupo.

Con uno scatto da predatore si avvicinò ai due, ancora distratti dagli attacchi alla mamma, e li morse.

Mentre i suoi dentini si facevano strada nella carne sentii il piacere che mio figlio provava nell’uccidere, questo mi spaventò, avrei dovuto tenerlo sotto controllo, era molto più potente di chiunque altro.

I due gemelli si voltarono verso il cucciolo, stupiti, lo scudo di mamma riprese la sua forza.

Aprii la rete dei pensieri e ci aggiunsi i due gemelli e i tre Volturi i quali si fermarono.

Aro mi guardò, e poi l’occhio gli cadde su Matt.

Sei più speciale di quanto credessi Renesmee. Pensò.

Non fini  nemmeno di dirlo che le menti del gruppo furono piene di dolore, dolore che proveniva dai due gemelli, il veleno aveva fatto effetto.

In pochi secondi il loro corpo bruciò di autocombustione e di loro non rimase più nulla.

I tre vampiri ancestrali rimasero paralizzati dallo stupore, avevo allargato la rete dei pensieri inserendovi anche i loro proprio per quel motivo. Tutti doveva no sapere che Jane e Alec erano morti.

<< Vai Matt>> sussurrai e mio figlio veloce e letale come uno scorpione morse anche loro tre per poi trasformarsi ancora in una volta in un candido bimbo di tre anni o poco più.

Lo presi in braccio.

<< Papà, Nonno, zio, voi andate ad aiutare gli altri.>> dissi.

Poi i miei occhi incontrarono quelli di Aro. Abbandonai per un po’ la rete dei pensieri e mi concentrai sui tre Volturi.

<< Vedi Aro, giorni fa mio figlio, Matt >> dissi indicandolo << mi ha morso per sbaglio >> continuai << sono stata male due giorni, poi la mia parte umana ha vinto e sono sopravvissuta. Da lì abbiamo capito che era lui la nostra arma più potente, dentro di se custodisce geni umani, geni vampiri e geni mutaforma e ha saputo sfruttarli tutti al meglio>>.

Il vampiro non rispose, si limitò a fissarmi e poi assieme ai suoi due compagni urlò di dolore.

Mi avvicinai.

<< Spero vi piaccia il caldo perché dove state per andare la temperatura è molto alta>> dissi.

<< Arrivederci Volturi>>  sussurrai mentre li guardavo bruciare.

Mi riconnettei, ancora sconvolta, con la battaglia.

Un silenzio irreale colse i miei pensieri, era tutto finito, la battaglia era stata vinta, la mia famiglia era salva.

Mi girai verso i superstiti,.

Abbiamo ridato la libertà a tutti. Complimenti ragazzi. Siamo parte della storia ora. Pensai e tutta l’immensa ragnatela di pensieri si riempì di felicità e trionfo.

Ora avevamo un futuro pieno di buone premesse di fronte a noi.

 E i Volturi non avrebbero più popolato i miei sogni, e quelli di nessun altro.

E con questo vi lascio, vi saluto, vi abbraccio, grazie di cuore a :

1_bella95 
2 - cesarina89 
3 - Ele_smile

4 - gegge_cullenina 
5 - MaryAc_Cullen 

6 - meryj 

7 - Moon Light 
8 - mylifeabeautifullie 
9 - sinead 

1 - BABU23 
2 - barbaritassss 
3 - fracullen 
4 - Hachiko_Vampire 
5 - romina75 
6 - Synie 

Che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite/seguite. Vi informo che ho già pubblicato un altra FF sempre su twilight si chiama New Life e credo vi piacerà molto, quindi seguitemi anche in questa avventura please, però commenate di più!!! :-)

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