Sunrise di LyliRose (/viewuser.php?uid=80552)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi di vita ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Famiglia ***
Capitolo 4: *** Racconti ***
Capitolo 5: *** Jacob Black ***
Capitolo 6: *** Trasformazione ***
Capitolo 7: *** Nuova vita ***
Capitolo 8: *** Forks ***
Capitolo 9: *** Passato, presente, futuro. ***
Capitolo 10: *** Chiarimenti ***
Capitolo 11: *** Potere ***
Capitolo 12: *** la data ***
Capitolo 13: *** Matrimonio ***
Capitolo 14: *** casa ***
Capitolo 15: *** Luna di miele ***
Capitolo 16: *** Una falla nel piano ***
Capitolo 17: *** Maternità ***
Capitolo 18: *** La visione ***
Capitolo 19: *** Esercitazione ***
Capitolo 20: *** Fine ***
Capitolo 1 *** Ricordi di vita ***
Un enorme Ciao a
tutti voi! Eccomi con la mi prima fan fiction di cui non vi posso
anticipare nulla, se non che è una chicca per tutti gli
appassionati di Twilight!
1. Ricordi di vita.
Seduta sulla soglia dell’ingresso del campus cercavo di farmi
passare una sbronza di quelle colossali senza pensare che in quel
periodo erano molto, troppo frequenti, fu così che cominciai
a pensare in un’altra lingua, la mia lingua madre,
l’italiano.
Non ero più abituata a quella lingua, così
armoniosa e carica di suoni familiari, l’avevo abbandonata da
molto tempo assieme al resto della mia vita rimasto nello stivale come
un bagaglio lasciato a terra, quella sera però volevo
tornare al mio alloggio sana e salva e l’italiano mi faceva
stare lucida.
L’inglese invece era un altro paio di maniche, ce
l’avevo nel sangue, ed ero sempre stata convinta che un
motivo ci fosse, ed era per questo che ora mi trovavo lì, ad
Harvard ubriaca e stordita dal freddo.
Sentii che la lucidità necessaria per trovare il mio
alloggio tardava a tornare e quindi feci una cosa che in quel momento
sembrava molto sensata ma che si sarebbe rivelata molto pericolosa,
pensai all’Italia.
La prima cosa che mi venne in mente fu il mio dolce paesino di 500
anime nel cuore delle marche, una regione centrale dello stivale, San
Costanzo è adagiato sulle colline a ridosso di un piccolo
monticello e circondato da altri paesini la cui attività
principale erano delle piccole industrie e naturalmente
l’agricoltura.
Il ricordo del mio luogo di nascita mi suscitava sempre non poca
nostalgia, il profumo dell’erba bagnata di rugiada nelle
fresche mattine d’inverno, quello delle Belle di Notte nelle
calde sere estive e quello della imminente pioggia molto frequente nei
pomeriggi di mezza stagione.
Rividi casa mia, sopra quella fantastica collina, isolata da tutto il
resto del mondo come un eremo felice, vidi anche il nonno mentre mi
teneva per mano e mi faceva ammirare il paesaggio, odorava di erba e di
schiuma da barba, quel secondo padre fu per molti anni come un idolo
per me, ai miei occhi i suoi racconti di guerra erano come una lezione
di storia in diretta, nonché la dimostrazione della sua
profonda cultura.
Gli altri bambini non mi avevano mai preso seriamente in
considerazione, ero troppo strana, troppo diversa da loro con la mia
mania per i cani e i libri e con le mie assurde fantasticherie su
esseri fuori dal comune provenienti dalla saga di Harry
Potter. I miei genitori lavoravano per darmi un futuro
stabile a questo mondo e io passavo le mie giornate in un altro
secolo, più precisamente immersa in racconti dei
primi del novecento raccontati dalla viva voce di chi, come i miei
nonni, li aveva vissuti sulla pelle.
Poi lo scenario nella mia testa cambiò, erano passati tanti
anni, avevo scoperto la mia femminilità e con essa una
schiera di ammiratori pronta a passare una serata con me, ero
veramente bella quasi da far girare la testa.
Fu allora che i miei pensieri aprirono un cassetto che era rimasto
chiuso da tanto tempo, rividi gli occhi di lui sui miei, le sue mani
che mi correvano sulla schiena nuda, la mia felicità nel
vederlo ogni volta più bello e più
perfetto …
Poi tutto era cambiato … io ero stata
costretta ad andarmene …
Mi presi la tasta tra le mani imprecando perché la cicatrice
sul mio cuore si era riaperta e ricominciava a far male e la colpa di
tutto era solo mia!!! Che stupida! Avrei dovuto saperlo che i ricordi
erano pericolosi, comunque ora ero abbastanza lucida per leggere i
piccoli numerini di ferro appesi alle porte degli alloggi e feci per
alzarmi.
Ma il mio corpo come se stesse rispondendo ad uno stimolo naturale
s’irrigidì e fu allora che capii che qualcuno era
seduto accanto a me e mi osservava.
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo molto giovane che mi fissava con un
espressione incuriosita, era seduto al mio fianco ma ad una certa
distanza da me, quando si accorse che lo stavo guardando si
affrettò a salutarmi.
<< Ciao!>> mi disse.
Non risposi.
Non ero abituata a dare confidenza a persone appena conosciute quindi
mi alzai e me ne andai il più velocemente possibile,
c’era qualcosa nel modo in cui mi guardava che non mi
convinceva per niente, come se mi conoscesse da una vita.
Per non parlare del suo aspetto così simile ad un divo del
cinema muto … no! Non era possibile.
Corsi dentro, la lucidità era tornata quasi del tutto quindi
salii al mio piano, mi girai spesso indietro, sicura che qualcuno mi
stesse seguendo, ma non scorsi mai nessuno tranne un leggero spiffero
una volta o due.
Entrai in camera e accesi la luce per accertarmi di non aver sbagliato
stanza ma soprattutto di non aver beccato la mia compagna a letto con
uno dei suoi tanti <>.
Era sola e si irritò parecchio che io la svegliassi
così d’improvviso, doveva essere davvero tardi se
anche lei dormiva.
La mia compagna di stanza era una ragazza bellissima,
l’opposto mio, mora, molto alta, con degli occhi azzurro
cielo e la pelle olivastra, i tratti del suo viso erano perfetti come
se Michelangelo in persona li avesse disegnati su una tela che poi
aveva preso vita.
Anna frequentava giornalismo ma ero sicura che se avesse avuto successo
nella vita sarebbe stato più per doti fisiche e provenienza
familiare che per il resto.
Era la bellissima figlia di un famoso procuratore di Washington il
quale le aveva permesso di mantenersi nel lusso e di pagare la retta di
Harvard ad una figlia poco interessata allo studio e più
propensa al successo.
La vita che faceva le permetteva di stare in forma grazie alle
frequentissime sedute in palestra e a quelle ancor più
frequenti nei centri estetici, era una ragazza che avrebbe fatto
diventare verdi di invidia qualunque donna di questo pianeta, ma non me.
Era per questo forse che stavamo bene assieme, io ero completamente
disinteressata a qualunque cosa non riguardasse i miei studi di
management e lei da qualunque cosa non fosse … se stessa!
Il nostro rapporto non era dei migliori, ma a noi andava bene
così, ognuna faceva la sua vita e i venerdì e
sabato sera io cercavo sempre di tornare in stanza il più
tardi possibile per non disturbarla nel suo sport preferito.
Quella sera però spaventata com’ero
dall’idea che qualcuno mi stesse seguendo fui molto
più felice del solito nel vederla, devo confessare che ebbi
un moto di rabbia però vedendo che anche appena sveglia era
stupenda.
Chiesi scusa per l’irruzione rumorosa e mi infilai a letto,
sicura che avrei preso sonno di li a poco
Infatti mi svegliai la mattina dopo e mi sembrò che fossero
passati solo dieci minuti, in realtà guardai la sveglia e mi
resi conto che erano le 12 di domenica mattina, forse avevo dormito
troppo.
Anna non c’era, i suoi genitori la domenica la costringevano
ad andare a messa nella chiesetta protestante del campus, erano amici
del pastore.
Approfittando della sua assenza feci una doccia più lunga
del solito e mi sistemai i capelli in boccoli ordinati che mi
incorniciavano il viso.
Guardandomi allo specchio vidi con mia grande delusione che ero solo
l’ombra della principessa bionda che popolava i miei ricordi.
Di lei in me era rimasta solamente l’enorme massa di capelli
biondi che una volta forzavo in un liscio quasi perfetto, ma che di cui
ora invece assecondavo il riccio naturale.
La mia pelle era chiara come l’avorio e su di essa apparivano
i segni di una goffaggine che mi aveva accompagnato tutta la vita.
Il mio viso aveva dei bei tratti ma senza un filo di trucco sembravo
una casalinga disperata con problemi di acne, l’unica cosa
che avevo sempre apprezzato di me erano i miei occhi castani
incorniciati da folte ciglia biondo scuro e la mia bocca che somigliava
tanto ad una rosa appena dischiusa.
Ho sempre avuto l’abitudine di tenere i capelli sciolti per
via di un problema che mi aveva assillato durante la mia infanzia, le
orecchie.
Ero sempre stata convinta che quelle protuberanze fossero state la
ragione principale della mia stranezza in quanto erano esse per prime
la cosa più strana che avevo mai visto; erano
diverse l’una dall’altra.
La destra era molto piccola perché piegata su se stessa
nella parte alta ma era abbastanza diritta, la sinistra era enorme
confronto alla sua compagna e questa enormità era accentuata
dal fatto che era a sventola, sporgeva in avanti come se volesse uscire
dalla capigliatura per scoprire il mondo.
Questo difetto mi aveva reso lo zimbello della scuola già
all’età di sei anni e aveva reso la mia vita
sociale molto difficile, costringendomi a rifugiarmi nei libri e nella
mia fantasia.
Il resto del mio corpo era ormai deformato da anni di goloserie e di
anticoncezionali ma tanto tempo prima era affusolato e magrissimo, il
mio sedere era perfetto e il mio piccolo seno evidenziava il ventre
piatto sotto di lui.
Unici crucci erano l’altezza, uno scarso metro e 65, e le
cosce sempre leggermente più larghe di tutto il resto, per
il resto a quattordici anni ero il ritratto di una dea greca bionda.
Cercando di scacciare questi pensieri che mi mettevano sempre di
malumore mi vestii indossando un maglione rosa e un paio di jeans e mi
truccai per far sparire dal mio viso i segni della notte brava.
Accesi il computer per leggere le mail dall’Italia e risposi
a tutte con molta calma, non avevo assolutamente fame dopo la sbronza
della sera prima.
Pulii la camera certa che Anna al suo ritorno si sarebbe messa al
telefono con un centinaio di amiche invece di fare la sua parte di
faccende.
Come se mi leggesse nel pensiero appena finito entrò e mi
salutò ancora un po’ arrabbiata dalla sera prima e
apri il suo piccolo cellulare rosa cominciando a ciarlare del ragazzo
che aveva conosciuto ieri sera con un gruppo di ochette benestanti a
cui interessava solo di chi fosse il figlio.
Normalmente in quelle domeniche me ne andavo a studiare in biblioteca
perché le sue speculazioni a dir poco mi disgustavano, ma
ormai gli esami erano finiti era febbraio e i prossimi sarebbero stati
a maggio, avevo tempo, così mi decisi per una passeggiata
nel parco.
Il parco dell’università in quella fredda domenica
di febbraio era quasi deserto, nessuna coppietta stesa sul prato a fare
le fusa, nessun ragazzo steso sulle panchine a cercare di smaltire la
serataccia precedente, solo i patiti del jogging che correvano oppure
facevano stretching appoggiati ad un albero.
Camminavo piano, l’aria fresca mi accarezzava il viso era
molto piacevole anche perché nel college era sempre troppo
caldo per i miei standard, in Italia al mio paese venti gradi erano una
temperatura estiva.
Mentre camminavo senza meta mi accorsi di aver superato di
molto la parte del parco nella quale ero solita passeggiare , quella
più prossima all’entrata del college, fu in quel
momento che scorsi una panchina isolata e corrosa dal tempo proprio
sotto una quercia secolare.
Mi avvicinai e mi ci sedetti.
La panchina dominava la cittadina universitaria e sembrava stesse
lì da molto tempo, dimenticata anche dalle coppiette che
nelle sere estive popolavano il parco.
La quercia era robusta con un tronco intrecciato e radici che
fuoriuscivano dal terreno in maniera bizzarra; era degna di un bosco
magico, pensai tra me e me sorridendo.
Mi alzai dalla panchina per avvicinarmi al grande albero spoglio e
appoggiai le mani sulla corteccia ruvida ispezionandola in tutta la sua
circonferenza.
Ad un certo punto vidi una data intagliata sul tronco, senza pensare
troppo ai numeri incisi pensai che dovevano essere molto antichi,
almeno di una ventina di anni prima a giudicare dalla corteccia che ci
era cresciuta sopra come se l’albero stesse tentando di
rimarginare il taglio.
Poi d’improvviso il mio occhio cadde sulla data impressa
nella corteccia 06/6/2009 che in inglese significava 6 giugno 2009.
Scossa guardai l’orologio che portavo sempre al polso,ero
sicura che fosse il sei di Febbraio 2009.
Ma come era possibile?
Come aveva fatto la corteccia a rimarginare un taglio così
netto se la data impressa doveva ancora arrivare?
Qualcuno l’aveva forse vergata molto tempo prima? Ma a quale
scopo? E perché proprio quella data?
In quel momento scorsi con la coda dell’occhio un movimento,
mi girai di scatto e vidi il ragazzo della sera prima che mi guardava
seduto sulla panchina ma stavolta la sua espressione era molto
divertita.
Vi prego recensite!!!!
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Capitolo 2 *** Incontro ***
2.
Incontro
Sentii un misto di paura e
rabbia, cosa ci faceva lì quel ragazzo? Mi seguiva?
Perché rideva di me? Forse lui sapeva il significato di
quella data incisa nel tronco?
Mi si avvicinò,
come se volesse darmi delle spiegazioni, quella fu la prima volta che
lo vidi.
Era alto, ma non troppo, i
suoi capelli erano rossicci, scompigliati ma non come se non si fosse
pettinato, piuttosto come se fosse appena uscito dal parrucchiere.
Il suo volto era molto
armonioso, la mascella quadrata e un sorriso strano lo rendevano
veramente molto bello.
Il suo corpo appariva smilzo
e la sua pelle era color dell’avorio, come la mia.
Poi il mio sguardo cadde
improvvisamente nei suoi profondi occhi che mi guardavano come se
stessero guardando dentro di me. Doveva essere uno scherzo, erano color
oro? No, non poteva essere.
<< Chi
sei?>> chiesi improvvisamente più incuriosita
che impaurita
Rise << come
chi sono?Non mi riconosci?>>
<< Puoi per
favore lasciare da parte quel tuo sorriso maligno e spiegarmi chi sei
veramente e cosa fai qui? Mi segui?>>
<<
Effettivamente sì, ti sto seguendo>> disse.
Una qualsiasi altra ragazza a
quelle parole se ne sarebbe andata correndo ma non io, se non altro non
in quel momento, i suoi occhi mi avevano catturato ed ogni briciolo di
ragione era scivolata via dal mio corpo assieme alla paura, ora volevo
sentire cos’avesse da dire.
<< Da dire ho
molto poco >> disse << Io non posso
assolutamente svelarti il segreto della data ma cercando nella tua
coscienza ho scoperto con piacere che non dovrò fare molta
fatica per farti capire chi sono, è già tutto
lì catalogato in un cassetto chiuso >>
Quello che dissi subito dopo
fu una reazione allo stupore,
<< Nella mia
coscienza??? Chi sei Edward Cullen cazzo?>> Quando mi
sentivo a disagio reagivo facendo battute, ma lui non rise affatto.
<< Sapevamo che
sarebbe stato facile farti capire cosa sono ma non me
l’aspettavo così veloce!>>
In quel momento la mia mente
si spense, sentii le ginocchia cedere e la vista mi si
appannò, stavo svenendo, lo sapevo perché non era
la prima volta che mi succedeva.
Prontamente il ragazzo mi
afferrò e sentii che effettivamente era freddo e duro
… ma che stavo dicendo??? Stavo veramente comparando una
persona reale ad una fantasia letteraria?? E lui si aspettava veramente
che gli credessi??
<< Non mi
aspetto assolutamente che tu mi creda, so che prima o poi lo
farai>> disse.
In quel momento pensai che
stesse rispondendo ad una mia domanda precedente, poi quando rinvenni e
il mio cervello riprese il suo ritmo naturale pensai che forse stava
VERAMENTE leggendo il mio pensiero, infondo ero svenuta e non potevo
fare domande, non era giusto però, Edward non poteva sentire
Bella pensai e poi risi tra me e me per
l’assurdità dei miei pensieri.
Lui rise di rimano
e poi disse << Ale, dovresti saperlo che quella dello
scudo è una facoltà che hanno in
pochi!>> Mi alzai in piedi ormai talmente incredula che i
sensi erano bruscamente tornati da sé, come mi aveva
chiamato?
<< Con il tuo
nome di battesimo!Beh, quasi! Ti hanno chiamata Alessandra
giusto?>> disse.
No, non poteva assolutamente
essere vero … questo strano ragazzo sosteneva di essere un
… vampiro con poteri speciali derivanti dal fatto che usasse
tutta la materia grigia come noi umani non potevamo fare?
<< Esatto! Vedi
che sei molto più intelligente di quanto non ti
reputi?>> disse. Nella sua voce c’era una punta
di orgoglio o me lo stavo immaginando?
In quel momento volli
veramente vedere se diceva la inverosimile verità e lo misi
alla prova:
questo significa che io posso
tranquillamente pensare senza sprecare tempo e forze per comunicare con
te brutto vampirastro incosciente?
<< Se vuoi, si
lo puoi fare! Però sai una cosa? Quando siamo in mezzo alla
gente cerca di evitare non vorrei essere preso per pazzo parlando da
solo>> rise.
Cazzo
<< Ah, e ti
devo chiedere un altro favore, sono un ragazzo all’antica,
potresti per favore smettere di imprecare, è molto
fastidioso soprattutto se fatto da una signora!>>
aggiunse con un tono di rimprovero.
Scusa, non ci credo sto
pensando e uno sconosciuto mi sta rispondendo senza che io apra bocca!
<< Adesso
però mi stai offendendo!>> disse
<< Non sono assolutamente uno sconosciuto!>>
E allora chi cazzo
sei che non ti conosco?
<<
L’hia fatto di nuovo>> mi rimproverò.
Cosa?
<< Hai
imprecato>>
Scusa
<<
Comunque>> disse riprendendo la mia domanda
<< Io sono il tuo passato e il tuo futuro>>
Tra tutti i mostri che potevo
incontrare proprio il vampiro criptico?Risi della mia battuta
involontaria.
<< Ecco, questo
è un altro punto>> disse << se
mi chiami vampiro è come se mi offendessi.>>
Come ti devo chiamare allora?
Hai detto tu di esserlo!
<<
Sì, effettivamente è così. Hai ragione
lo sono, solo che preferirei che TU non mi chiamassi così.
>> disse calmo.
Io mi sto incazzando non poco
cercando di decifrare i tuoi monologhi e tu mi rompi con ‘ste
cose? ops! Scusa per le parolacce, fanno parte del mio gergo da troppo
tempo penso!
<< Non del tuo
gergo solo dei tuoi pensieri credo, sai solitamente la mente
è un posto sicuro dove nessuno ti sente e ci si sente liberi
di esprimersi>> mi corresse.
Hai intenzione di arrivare al
sodo oppure devo pensare di essere pazza a
“parlare” con uno sconosciuto?
<< Ok il sodo
è … non posso spiegarti niente violerei la
regola, ma tu sai già già tutto, sai anche chi
sei, hai solo bisogno di trovare queste informazioni nella tua memoria
tesoro >>
Continuò subito
perché intercettò la mia espressione che poteva
certamente incenerirlo.
TESORO A CHI???
<<
Però posso dirti che ci servi, e che senza di te molte
persone saranno in serio pericolo.>>
Si fermò
per analizzare la mia espressione sconvolta poi riprese
<<
Abbiamo sperato che questo giorno arrivasse presto, e così
è stato, ma ora le cose sono cambiate...non abbiamo tempo di
spiegarti tutto con la calma, ci servi a casa con noi.>>
Ero molto scossa, era
possibile che questa specie di ragazzo volesse proprio me?
Per salvare delle vite poi?
Se avessi avuto poteri
speciali penso me ne sarei accorta durante la mia vita …
<< Un
tratto molto simpatico di voi umani è che spesso vi
affannate a cercare cose che sono sotto i vostri occhi!
>> disse rispondendo ai miei pensieri.
Poi aggiunse
<< Se vuoi capire meglio tutto devi fidarti di me e fare
ciò che dico perché per il momento non posso
dirti nient’altro.>>
Cosa devo fare?
<< Vai in
camera tua, prendi le tue cose, inventa una scusa con la tua compagna,
non mi interessa quale, ci rivediamo qui tra
un’ora>> disse.
Il suo viso aveva
un’aria triste adesso e io non capii se voleva veramente che
lo seguissi oppure no, sentendo i miei pensieri aggiunse:
<< La scelta
è tua, se ti fidi di me seguimi , altrimenti torna nella tua
stanza e continua la tua vita tranquilla>> appena
pronunciate queste parole sparì nel nulla lasciando dietro
di sé solamente un leggero venticello.
Il mio cuore batteva
all’impazzata, cosa dovevo fare?, chi era quello strano
ragazzo?
Mi sedetti un minuto sulla
panca, quali erano le mie alternative? Cos’avevo da perdere?
L’unica cosa che mi
dispiaceva era dover abbandonare i miei amati studi, i miei genitori
infondo non li sentivo più da quando ero scappata di casa e
così mio fratello.
Pensai per un secondo solo ad
Al, il proprietario del bar dove lavoravo per pagarmi gli studi,
chissà come l’avrebbe presa quel viscido se fossi
scappata senza lasciare traccia e il mio viso si piegò in un
sorriso soddisfatto.
Ci misi almeno venti minuti a
valutare i pro e i contro della faccenda e poi decisi che era proprio
quello che stavo aspettando da un sacco di tempo,
un’occasione per cambiare aria, distrarmi e non pensare a
niente. Ma ora la cosa più importante era cercare di
convincersi che non ero pazza.
Avevo veramente
incontrato quel ragazzo? Si di questo ne ero sicura. Ma era
veramente ciò che diceva di essere? Questo non potevo
saperlo.
Guardai l’orologio,
mancava mezz’ora, fu allora che mi alzai inconsciamente e mi
misi a correre pensando ad una scusa per Anna.
Il mio stomaco brontolava ma
non ci badai, correvo a perdifiato e il tratto di parco che la mattina
era sembrato lungo adesso mi pareva volasse sotto i miei piedi, arrivai
dopo pochi minuti davanti l’entrata del college.
Entrai e mi piombai al
secondo piano, aprii la porta della camera e vidi un ragazzo sul mio
letto mi fiondai nel bagno senza badargli, probabilmente aspettava Anna.
Poi mi bloccai, ERA SUL MIO
LETTO IL PORCO!.
Mi rifiondai in camera per
mandarlo a quel paese senza mezzi termini, non mi importava se poco
prima avevo deciso di abbandonare quella camera per sempre.
<<
Senti >> cominciai ancor prima di guardarlo in faccia
<< immagino tu stia aspettando Anna, questo non significa
che tu debba farlo sul mio letto! Lei tornerà fra poco e io
per allora me ne sarò già
…>> ma non finii la frase, appena i miei occhi
incontrarono quelli del ragazzo sul mio letto il mio cuore si
fermò per un secondo … poteva essere? No non
poteva.
<< Ciao
Alessandra, veramente aspettavo proprio te>>.
Questa volta mi aveva
chiamato con il mio nome per intero, era sempre lui: il ragazzo della
quercia, decisi che l’avrei chiamato così
perché non mi aveva detto il suo nome.
<< Ti chiedo
scusa ma anche quello fa parte del segreto.>>
<< Cosa ci fai
qui?>> chiesi a voce alta.
<< Mi volevo
accertare della tua decisone, adesso che la so sono più
tranquillo>>
Non avrei più
dovuto stupirmi del fatto che leggesse le mie azioni direttamente dalla
mia testa, ma un po’ mi arrabbiai ugualmente, la consideravo
una invasione della mia privacy.
Rise ai miei pensieri poi
aggiunse << Ho incontrato Anna,mi ha visto entrare nella
stanza come se avessi avuto le chiavi, in realtà non le
avevo, ma a lei ho detto che me le avevi date tu.>>
Rise ancora <<
Devo ammettere che i suoi pensieri mi hanno intimorito un
po’>>
<<
Perché cosa pensava scusa?>> chiesi.
<<
Diciamo solo che erano poco consoni alla situazione
ecco!>> rispose.
Immaginai Anna veder entrare
un estraneo, anzi un bellissimo estraneo nella stanza.
Sicuramente aveva pensato che
cercasse lei e si era immaginata chissà quale pomeriggio
sensuale.
<<
Esatto! È proprio così che è andata,
poi quando ha capito che cercavo te ha solamente pensato che prima o
poi doveva succedere e si è rassegnata a farmi accomodare
senza saltarmi addosso.>>
<<
Che significa che prima o poi doveva succedere?>> chiesi
<< Non ti
preoccupare, prima o poi lo capirai da te!>>disse.
<< Quindi cosa
le hai detto?>> chiesi con un certo disappunto.
<< Che ti
portavo fuori a cena, secondo me dovresti lasciarle un biglietto
dicendo che sei fuggita con me e che ci siamo sposati a Las Vegas o
cose del genere.>>
Mhh, poco attendibile, mi
conosce, sospetterebbe qualcosa.
<< Allora non
saprei, inventati qualcosa!>> disse.
Presi carta e penna e scrissi
velocemente su un foglietto di carta:
Anna,
sono
tornata in Italia, ci resterò per un po’, non so
quanto, non ti preoccupare per me.
Ciao
ci vediamo presto. Ale
<<
Perfetto>> sentii sussurrare da dietro di me,
probabilmente il mio amico aveva letto il biglietto
direttamente nella mia mente.
Mi avviai verso
l’armadio per raccogliere le poche cose che avevo, in
compagnia di un vampiro!
Impossibile!!!
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Capitolo 3 *** Famiglia ***
EEcco
il trzo capitolo!Qui molte cose vengono charite, per tutte le altre
dovrete aspettare un po'!
3.
Famiglia
Aspettò
seduto sul mio letto che
sistemassi le mie cose, una leggera smorfia gli attraversava il viso,
non
capivo il perché.
Poi
si alzò all’improvviso e prese a
togliere tutti vestiti che avevo appena piegato dalla valigia.
Fatti
gli affaracci tuoi!
<<
Non voglio criticare il tuo
guardaroba, a questo ci penserà tua z.. ehm voglio dire che
non hai brutti
vestiti, solo che sei tremendamente disordinata!>> rise
<< Non
potrebbe essere altrimenti! >>
Insomma
non vuoi proprio dirmi chi sei eh?
<<
Non vorrei metterti fretta ma
Anna sta tornado, è giù all’ingresso
del campus , sai ormai sono le
cinque>>
Quell’affermazione
risvegliò in me due
reazioni diametralmente opposte: il mio corpo accelerò i
suoi movimenti, volevo
sbrigarmi e andare via prima che lei tornasse, ma la mia mente urlava
Che
cavolo fai??? Ti rendi conto che stai andando via con un ragazzo che
neanche
conosci vero?? Perché? Perché pensi possa
veramente essere Edward Cullen? È
assurdo e poco da te!
Quei
sogni li hai lasciati nel cassetto quando sei partite per
l’America!
L’angoscia dei
miei pensieri scosse il mio
ospite con un fremito.
<<
Non ti preoccupare tesoro,
non ti voglio fare del male, se avessi voluto l’avrei fatto
prima nel parco
no?>>
Queste
sue parole mi tranquillizzarono
un po’… infondo sembrava un bravo ragazzo
… ammesso che fosse un ragazzo.
<<
Sì effettivamente non
dimostro la mia età!>> rise, e per la prima
volta capii perché e mi unii
a lui; era un vampiro, doveva avere molti più anni di me no?
No!
Non esistono i vampiri e lo sai bene! Questo non è un mostro
delle fiabe ma uno
che si vuole approfittare di te! Fuggi stupida!
La
mia coscienza da brava ragazza mi
aveva proprio stufato, decisi di zittirla.
Avevo
fatto la brava ragazza tutte la
vita ed ero stata ripagata con molte delusioni.
In
quel momento pensai ad una frase
letta su internet: “ Le brave
ragazze
vanno in paradiso, le altre dove gli pare”
Era
proprio lì che volevo andare quel
pomeriggio DOVE MI PAREVA: avevo proprio bisogno di un po’ di
avventura … e
infondo , non sapevo perché ma quello strano ragazzo mi
ispirava fiducia, quasi
protezione.
Un
sorriso compiaciuto si sistemò sul
suo volto e capii che aveva ascoltato la mia battaglia interiore,
dovevo
smetterla di pensare, forse sarebbe stato più facile!
Finii
in pochi secondi di raccogliere
le mia cose e mi diressi verso la porta, ma sentii che c’era già qualcuno
dall’altra parte che tentava di
entrare, Anna.
A
quel punto mi sentii afferrare con
dolcezza al ventre e mi vidi volare giù dalla finestra,
atterrando dolcemente
sull’erba. Che strano! Non avevo assolutamente avuto paura!
Come se fosse stata
una cosa che avevo fatto migliaia di volte!
E
poi improvvisamente mi sentii
trascinare dietro un albero … evidentemente lì
davamo troppo nell’occhio.
Strano
pensai se questo ragazzo fosse
veramente Edward
Cullen io non dovrei essere abbagliata dalla sua bellezza, non che non
vedessi
la sua bellezza, era divino, ma non mi sentivo minimamente attratta da
lui,
perché?
<<
Non puoi esserlo, non ti
preoccupare, fra poco capirai, ne sono certo.>>
Era
strano, non ero mai stata una ragazza diversa dalle altre sotto quel
punto di
vista, i ragazzi mi piacevano come a tutte.
Ce
n’era stato uno che mi piaceva più degli altri, il
ricordo della sua pelle
caldissima sulla mia mi provocava ancora i brividi…
I
miei pensieri furono interrotti da
un forte ringhio proveniente dal mio rapitore.
<<
Ti prego tieniti per te
pensieri simili.>> disse.
<<
E tu smettila di sbirciare
nella mia testa!>> risposi
Tacque
come se volesse lasciar cadere
il discorso.
Adesso
stavamo camminando come due
normali amici in una giornata soleggiata, ci addentravamo nel campus,
dirigendoci all’ uscita dell’università.
Man
mano che camminavamo i miei
pensieri si focalizzarono sui libri della Meyer, pensavo alla sua
descrizione
dei personaggi, che posto avrei potuto trovare io lì in
mezzo?
Di
cosa aveva bisogno questo strano
vampiro? E come facevo io a sapere già chi fossero quando a
mala pena sapevo
chi ero io? Forse era questa la chiave, cercavano una vittima
sacrificale, una
ragazza strana di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza.
Fu
in quel momento che tutti
fallimenti della mia vita mi crollarono addosso, non ero mai stata
brava nei
rapporti sociali con le persone, in compenso ero molto portata allo
studio se
non fosse stato per la sfortuna enorme che mi portavo dietro avrei
potuto
essere la più brava del mio corso.
Avevo
fallito in amore, molto tempo
prima, quando ero stata tradita dall’uomo della mia vita, non
ero stata in
grado neanche di tenermelo stretto, così ero fuggita da casa
come una barbona.
Avevo
avuto una vita da diseredata,
nessuno mi avrebbe rimpianto, proprio nessuno.
A
quel punto mi girai verso il mio
accompagnatore, aspettandomi da lui una reazione ai miei pensieri che
di certo
aveva ascoltato, ma quello che vidi fu solo un’espressione
strana nel suo viso,
come se fosse stato in agonia.
Accortosi
che lo fissavo cambiò subito
espressione e una maschera di tranquillità segnò
il suo volto, mentre girava il
viso ad est per ammirare qualcosa.
Era
una macchina scura, con i vetrri
oscurati come le limousine, a quel punto mi accorsi che avevamo
costeggiato gli
alberi del parco ed eravamo arrivati al parcheggio del campus.
Feci
per avvicinarmi alla portiera, ma
lui con un movimento fluido e rapidissimo mi precedette per aprire le
mia
portiera, infondo la cavalleria non era ancora morta del tutto! Pensai.
Il
viaggio in macchina fu lungo, ma
quasi non me ne accorsi, mi addormentai quasi subito, reduce da una
notte poco
tranquilla.
Fu
lui a svegliarmi, era notte fonda,
forse quasi mattina e la macchina era ferma in un vialetto e lui
guardava fuori
dal finestrino.
Di
rimando mi girai anch’io e vidi una
casetta bianca all’orizzonte in un punto appartato di una
viuzza.
Era
piccola e discreta ma allo stesso
tempo sembrava spaziosa e ben costruita, dava l’idea di
un’opera d’arte, doveva
essere stata costruita da un famoso architetto.
Mentre
percorrevamo la via mi domandai
se fosse quella la nostra meta, pensavo di sì.
Più
ci avvicinavamo più scorgevo
particolari interessanti, la casa era indubbiamente ispirata
all’architettura
moderna, una grande vetrata ne dominava la facciata, ma allo stesso
tempo dava
un’aria di classicità, non capivo
perché.
Arrivati
al cancello posteriore capii
il perché mi fosse sembrata così strana, pur
essendo moderna aveva delle pareti
rotonde che spezzavano la sua geometria in un modo sorprendentemente
armonioso
e un’edera rampicante attorniava l’immensa vetrata
come una cornice fa con un
quadro d’autore.
Il
cancello era aperto, entrammo,
all’interno c’era un curatissimo giardino di rose
che emanavano un profumo
celestiale, era indubbiamente la casa di una famiglia benestante, il
simmetrico
giardino ne era una conferma.
Una
ragazza molto giovane ci aspettava
all’ingresso, aveva una strana pettinatura cortissima ma
spettinata e una sorta
d’impazienza infantile le si leggeva in viso.
<<
Presto! Entrate!>>
Appena
entrata in casa mi stupii dell’arredamento,
me lo aspettavo minimalista, vista l’architettura esterna
dell’edificio, invece
l’interno era accogliente, i mobili avevano colori tenui e il
pavimento era di
parquet di quercia.
Appena
entrai i miei occhi si posarono
su di una ragazza, più o meno della mia età che
mi fissava con due occhi
verdissimi ed una capigliatura castana lunga e liscissima.
La
sua pelle era molto chiara, la sua
bellezza diafana e la cosa buffa era che mi fissava come se stesse
guardando
una dea greca; lei a me!
Distolsi
lo sguardo, questa cosa mi
sembrava molto strana e mi metteva a disagio.
Nei
pochi momenti in cui mi ero
distratta a guardare la ragazza mi accorsi che attorno a me era
cambiato
qualcosa, la stanza si era riempita di giovani, altri cinque per la
precisione.
La
mia attenzione venne attirata verso
gli unici due che sembravano essere più grandi di me, anche
se solo di qualche
anno.
Erano
una ragazzo e una ragazza,
entrambi il ritratto della perfezione, lui biondo, lei castana con una
pettinatura perfetta che le incorniciava il viso leggermente a cuore.
Colsi
le loro espressioni mentre mi
scrutavano, il ragazzo sembrava quasi anziano, era paradossale ma
alcune
espressioni che assumeva lo facevano sembrare molto più
vecchio di quanto
potesse ragionevolmente essere.
Fu
proprio lui a parlare
<<
Benvenuta a casa. >>
disse e quella che doveva essere la sua compagna mi guardò
con un sorriso che
traboccava di amore.
Mi
guardai attorno, e fui subito
colpita da una bellezza sovrumana, i suoi occhi nerissimi erano
profondi e
penetranti, i suoi capelli dorati cadevano perfettamente sulle spalle,
se gli
altri erano dei, lei era una creatura impalpabile.
Al
suo fianco c’era un ragazzone moro
e riccissimo dall’aria rozza che mi salutò con un
cenno della mano, entrambi
sorridevano.
L’ultima
figura che vidi fu quella di
un ragazzo dalla bellezza modesta mano nella mano con la ragazza che
prima
aveva aperto la porta, era biondo, abbastanza alto ma poco attraente
rispetto
agli altri, la sua pelle dava l’idea di essere stata
leggermente rovinata
dall’acne.
Eccoli
là, tutti mano nella mano, i
due più grandi, la bionda con il boscaiolo, la strana con il
ragazzo dalla
pelle poco salutare e il ragazzo che mi aveva portato qui con la
ragazza dallo
sguardo strano.
<<
E io adesso cosa dovrei
fare?>> chiesi.
<<
Devi scoprire la verità da
sola, ecco perché sei qui, speravo che vedendoci tutti
assieme ci avresti
riconosciuto e avresti capito>>
Ma
io non capivo, cosa potevo centrare
io con quella congrega di dei dell’olimpo?
Io
che ero il ritratto della
mediocrità cosa ci facevo là?
Presi
a girare per la casa, in preda
ad un ansia che non mi sapevo spiegare, e fu in quel momento che notai
l’immenso pianoforte che dominava la stanza, vedendo la mia
curiosità il mio
accompagnatore ci si sedette e cominciò a suonare.
Mentre
suonava notai un sottile filo
d’oro nell’anulare della sua mano sinistra, era
sposato?
Fu
in quel momento che sentii la
melodia, mi fece un effetto strano, come se allo steso tempo mi fosse
totalmente nuova e totalmente conosciuta, doveva essere una ninna nanna.
E
poi capii, aveva ragione, sapevo chi
erano: I Cullen.
Fissai
per un secondo interminabile i
volti di quelli che un tempo erano stati i miei idoli.
Avevo
letto quei libri, avevo fatto
anche di più, li avevo venerati.
Avevo
realmente sperato di poter
diventare come loro, per un periodo della mia vita avevo vissuto solo
per quei
libri, era stato quello a farmi perdere lui…il mio dolce
amore.
Ero
stata talmente presa da quelle
stupide storielle da ragazzine da non accorgermi che lo stavo perdendo,
finché
un giorno lo vidi con un’altra, lì finii tutto.
Buttai
i libri e fuggii dall’ Italia
verso l’America, il più lontano possibile dai
ricordi.
Mentre
pensavo a queste cose il mio
cervello registrò una cosa strana, i Cullen mi guardavano ed
io li contai
guardandoli uno ad uno: Edward, Bella, Jasper, Alice, Rosalie, Emmett,
Esme,
Carlisle.
Non
sapevo perché ma la mia mente
registrava una stranezza, c’era qualcosa che non andava,
qualcuno che mancava…
Il
suo nome mi balenò in testa e mi
sembrò all’improvviso troppo familiare: Renesmee.
Fu
in quel momento che Edward parlò.
<<
Te l’avevo detto che ci
saresti arrivata da sola, benvenuta a casa figlia mia!>>
In quel momento il sole
sorse sulla
casa e i loro volti si illuminarono di diamanti, la mia nuova famiglia
mi
guardava con gioia ed ammirazione. Ora sapevo chi ero.
Mi raccomando
recensite!!!!
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Capitolo 4 *** Racconti ***
4. Racconti
Ero esausta, troppe cose in un giorno solo, prima ero
un’insignificante studentessa di economia e poi
improvvisamente una creatura leggendaria.
Mhhh… pensandoci bene io di leggendario non potevo avere
assolutamente niente, avevo influenze invernali come tutti, mi ferivo
come tutti, apprendevo le informazioni come tutti e correvo a
velocità umana, anche meno a pensarci bene non ero mai stata
un’atleta!
Fu Edward -mio padre, se mai mi fossi abituata a chiamarlo
così - che mi rispose.
<< Anima mia, troppe scoperte tutte assieme, troppa ansia
tutta assieme, lascia che il nonno ti dia qualcosa per farti dormire
serenamente un po’ di ore, poi ti prometto che ti spiegheremo
tutto.>>
Normalmente non avrei ceduto, ma quella situazione paradossale aveva
spinto il mio cervello ad un punto di non ritorno, mi feci accompagnare
da Esme in quella che da quel giorno sarebbe stata la mia camera, presi
una pastiglia e mi addormentai profondamente nel giro di pochi minuti,
sperando che al mio risveglio quel bel sogno non si sarebbe infranto.
Fu una dormita di quelle colossali, segna sogni, ma riposante come
poche, mi svegliai riposatissima e avida di scoprire se avevo
immaginato ogni cosa oppure no.
Aprii gli occhi lentamente, terrorizzata, e se aprendoli fosse
scomparso tutto?
Mi ritrovai in una stanza con un gran letto a baldacchino in ferro,
aveva tendaggi bianchi e le lenzuola sembravano si seta, come il mio
pigiama rosa antico.
Capii subito di non aver sognato nulla, ero veramente parte di quel
mondo di miti e leggende che mi aveva affascinato pochi anni prima.
Lentamente mi alzai dal letto, mi avviai verso la finestra e la
spalancai, doveva essere pomeriggio inoltrato, la luce del sole
entrò nella mia stanza la illuminò completamente
ed io la guardai sbalordita.
Le pareti erano pitturate di un tenue rosa confetto, il grande letto
dominava gran parte della stanza, poi in un angolo c’era una
scrivania bianca con una sedia abbinata.
Il mio occhio cadde su due porticine affiancate posizionate di fianco
alla scrivania, ne aprii una, era un enorme bagno, quasi più
grande della stanza da letto che era già di dimensioni
notevoli.
Il bagno era decorato con marmo rosa e bianco e un enorme vasca stile
luigi XII troneggiava in mezzo ad esso, alla sua destra un enorme
lavabo con uno specchio altrettanto enorme riprendevano le decorazioni
del resto della stanza.
Chiusi la porta esterrefatta, e decisi di aprire l’altra,
immediatamente mi trovai in una stanza che sembrava più
grande delle due precedenti messe assieme, era coperta da cielo a terra
di ordinatissimi vestiti, elegantissime scarpe, e di tutti gli
accessori possibili.
Un gridolino mi uscii dalla bocca ed improvvisamente( la zia) Alice era
al mio fianco con un sorriso soddisfatto.
<< Alice, io … sono senza
parole!>>
<< Sono molto felice che almeno in questa casa ci sia
qualcuno che apprezza i miei sforzi! Goditelo tesoro!E chiamami zia una
volta per tutte!>>
E così dicendo danzò fuori dalla stanza
lasciandomi sola nel mio enorme guardaroba.
I vestiti erano sempre stati la mia passione, purtroppo fuggendo di
casa mi ero dovuta accontentare di jeans e magliette da poco,
più della metà del mio esiguo stipendio mi
serviva per pagare la retta all’università.
Cominciai a passeggiare nell’immenso armadio, scelsi un
abbigliamento formale, un paio di firmatissimi jeans, delle ballerine
bianche e un maglione perlato che sembrava doveva essere di cachemire.
Uscii dalla stanza dopo una doccia ristoratrice e trovai tutta la mia
famiglia ad aspettarmi in cucina, avevo fame, parecchia fame visto che
non mangiavo da un giorno intero.
Edward – papà- si alzò di
scatto e con un movimento fluido prese una padella per friggere uova e
bacon.
<< Ma come fai a sapere che faccio sempre colazione
così? Infondo sono italiana e fino a prova contraria dovrei
avere abitudini diverse.>> chiesi.
Rise << Ma non le hai mai avute. Hai sempre mangiato cose
strane rispetto a quello che mangiano gli altri>>
così dicendo poggiò sul tavolo uova e bacon e io
affamatissima mangiai tutto.
Mentre mangiavo, ormai conscia del fatto che sapeva leggere la mia
mente, gli chiesi come faceva a sapere così tante cose su di
me. O meglio lo pensai.
<< Sono tuo padre, pensavi ti avrei lasciato in un paese
lontano con gente che non conoscevo senza tenerti
d’occhio?>>
Assurdo, ero stata seguita tutta la vita da un padre che non sapevo di
avere e che mi conosceva meglio di quanto io stessa mi conoscevo.
Finii in un lampo, ora il mio stomaco era sazio, ma il mio cervello era
assetato di risposte.
Edward lesse le mille domande che mi passavano in testa e fece cenno a
tutti gli altri, che stavano in piedi immobili, di sedersi.
Mi tolse il piatto e lo mise nel lavabo poi cominciò.
<< Hai ragione, ora ti dobbiamo delle
spiegazioni.>> stava per cominciare quando Bella gli fece
cenno di tacere e lui la guardò annuendo.
Mia madre (incredibile ma vero) mi si avvicinò e mi
abbracciò in un modo in cui non ero mai stata abbracciata
prima, la sua pelle fredda mi provocò un brivido nella
schiena.
<< Figlia mia, ti chiedo scusa ma erano
ventun’anni che desideravo farlo, non sai la sofferenza che
abbiamo provato io e tuo padre nel vederti fare la tua vita senza che
noi potessimo minimamente intervenire>>
Quella voce melodiosa suscitò in me una strana reazione,
ricambiai l’abbraccio e dissi:
<< Non ti preoccupare mamma, ora sono qui.>>
A quelle parole i suoi occhi si illuminarono ed ero certa che se avesse
potuto piangere l’avrebbe fatto.
<< Permetti che sia io a spiegarle tutto?>>
disse rivolgendosi a suo marito.
<< Certo amore.>> rispose lui.
Così Bella cominciò a parlare:
<< Hai letto tutti i libri e grazie a quelli sai molto,
ma non tutto.
Dopo la grande battaglia nella radura sapevamo che i Volturi avrebbero
trovato un modo per vendicarsi e vivemmo per qualche anno nel terrore
che questo accadesse, poi però ci convincemmo che
probabilmente si erano dimenticati di noi o che avevano deciso che gli
bastava avere il dominio quasi totale del mondo dei vampiri.
Purtroppo non era così, stavano solamente aspettando il
momento e l’occasione buona, e questa occasione
arrivò quando tu terminasti la tua crescita, eri diventata
una creatura talmente perfetta, talmente bella che un giorno un nostro
simile ti notò durante una battuta di caccia. Estasiato ti
si avvicinò ma sentendo il calore della tua pelle rimase
sconcertato e tentò la fuga, tu reagisti come ogni essere
completamente buono farebbe, cercasti di fermarlo per spiegarli che non
eri poi tanto diversa da lui. Il problema amore mio fu che con il tuo
dono speciale, che nel tempo avevi perfezionato, entrasti nella sua
testa, e anche se ormai era distante molti chilometri gli spiegasti
tutto con la telepatia. Lui non tornò mai indietro e mai
quindi sapremo il suo nome, spaventato andò dai Volturi a
raccontare cos’aveva visto e sentito e loro lo uccisero
spietatamente, pensando di dover sopprimere tutti i testimoni
dell’accaduto.
Alice li vide decidere di farci visita, stavolta con un esercito molto
fornito di nuovi “talenti” decisi a costringerti ad
unirsi a loro, anche con la forza se necessario.
La telepatia è un dono che anche tra i nostri simili
è considerato fuori dall’ordinario e loro volevano
assicurarsi che questo dono fosse dalla loro parte.
Assieme tu, io, papà e zia Alice rappresentavamo un tesoro
inestimabile e allo stesso tempo un pericolo.
Fu in quel momento che ci venne l’idea di allontanarti da
noi, ma non sapevamo come fare.
L’idea venne a … l’idea ci venne grazie
a Nahuel l’unica creatura maschile al mondo della tua stessa
specie, è sempre stato molto legato a te, nonostante tu non
lo avessi mai considerato un possibile pretendente!
Mentre gli raccontavamo il nostro problema lui si alzò di
scatto e chiamò sua zia Huilen che lo aveva accompagnato a
farci visita, assieme ci raccontarono di una leggenda del loro popolo
che raccontava di come uno stregone un tempo avesse fatto un
incantesimo al figlio di un Lobishomen per renderlo mortale, ma
l’incantesimo era durato solamente venticinque anni
dopodiché la creatura ibrida aveva ripreso tutte le sue
capacità.
Non ci importava, in quei venticinque anni avremmo trovato il modo di
proteggerti meglio, per il momento ci bastava tenerti lontana da loro.
Così Huilen preparò la potentissima pozione come
diceva la leggenda, sperando che funzionasse, lo fece e tu ti
trasformasti in una bellissima neonata completamente umana.
A quel punto restava solamente il problema del nascondiglio, ero
riluttante a lasciare mia figlia, ora così indifesa, in mani
sconosciute, decidemmo però che sarebbe stata la scelta
migliore, saresti cresciuta nel mondo degli umani senza pericolo che
nessuno della nostra specie ti venisse a cercare.
Come posto scegliemmo l’Italia, l’ultimo posto dove
ti avrebbero cercata perché proprio sotto il loro completo
controllo, ci trasferimmo con te, per proteggerti in caso di bisogno.
Poco dopo vennero a cercarti i Volturi, noi ci facemmo trovare assieme
agli altri, uniti e compatti sotto il mio scudo.
Raccontammo loro che eri morta accidentalmente in uno …
scontro.
Ci crederono, e ci lasciarono stare.
Passarono gli anni e noi cercavamo un modo poco traumatico per
raccontarti, quando sarebbe venuto il momento, la tua vera storia.
Un giorno mentre cacciavamo incontrammo Stephenie, si era persa nel
bosco e arrivò in un momento sbagliato, vedendoci cacciare.
Dovemmo raccontarle tutta la nostra storia, era così presa
che sperammo non avrebbe detto niente a nessuno, ma lei quando noi
finimmo ci disse che non potevamo lasciare che questa storia rimanesse
sconosciuta, che forse cambiando i personaggi lei ne avrebbe potuto
trarre dei fantastici racconti.
Fu così che ci venne l’idea di utilizzare i libri
per introdurti nel nostro mondo.
Anche se all’inizio pensavamo che rivelarci così
apertamente fosse un atto coraggioso, ci ricredemmo molto presto
scoprendo che, nonostante la fama mondiale della saga, i nostri simili
non si immischiavano nelle faccende umane ameno che queste non
aiutassero la loro caccia.
Vivemmo molti anni in pace e serenità e ci tenevamo spesso
in contatto con Stephenie che stava scrivendo i libri per noi, ogni
giorno mentre tuo padre usciva a controllarti io mi mettevo a
scrivere i miei ricordi che poi Stephenie rendeva leggibili.
Facemmo in modo che i libri arrivassero a te, il nostro progetto era di
introdurti in questo mondo un po’ per volta, tuo padre ti
avrebbe avvicinato ed avrebbe insinuato in te il dubbio della sua
identità.
Poi… tutto cambiò, tu scappasti di casa e
fuggisti qui e noi ci sentimmo persi, decidemmo che in un modo o
nell’altro prima del tuo venticinquesimo compleanno ti
avremmo fatto scoprire chi eri.
Ma un mese fa Alice ha visto i Volturi cambiare i loro piani, si sono
riorganizzati, ora hanno un nuovo esercito e qualcuno deve averli messi
in guardia sul fatto che tu non sei mai morta, del fatto che ti abbiamo
resa umana per proteggerti.
Quindi ora stanno progettando di cercarti in lungo e in largo e di
uccidere tutte le ragazze più o meno della tua
età che frequentano Havard.
Non sappiamo chi possa avergli fornito indicazioni così
precise, probabilmente qualcuno che sarebbe disposto a qualsiasi cosa
per un briciolo di potere, comunque non potevamo esporti ad un pericolo
simile.>>
Fu la prima volta, dopo un bel po’ di tempo che presi la
parola
<< E lascerete che uccidano tutte le altre per
salvare me?>>
<< No cara, non abbiamo intenzione di lasciare che
uccidano nessuno, ed è per questo che ci servi
tu>> rispose Carlisle.
<< Cosa? Vi servo?IO?>>
<< Esattamente! Ci serve il tuo dono.>>
proseguì mia madre.
<< Ma io non ho più nessun dono ricordate?Sono
umana ora!>>
Il viso di mio padre in quel momento si trasformò e un
ringhio profondo fuoriuscii dalla sua gola.
Nello stesso istante una figura spalancò con forza sovrumana
la porta d’ingresso ed entrò a grandi falcate
nella casa.
Poi l’intruso parlò :
<< Non per molto. >>
Lo sconosciuto attirò la mia attenzione, aveva parlato in un
italiano perfetto, alzai lo sguardo e capii che non era affatto uno
sconosciuto, Il solo vedere la sua sovrumana bellezza mi
sollevò dalle preoccupazioni che poco prima avevo avuto,
avrei riconosciuto quel volto in mezzo a migliaia di persone era Marco
l’amore della mia vita da cui ero stata tradita un anno prima.
Ma come faceva a sapere chi ero in realtà? E come aveva
fatto a raggiungermi e a sapere dov’ero? Infondo era solo un
umano …
Mio padre come sempre rispose alle mie domande silenziose:
<< Non è un umano e non lo è mai
stato, anche se si è sempre spacciato per tale è
un licantropo o forse dovrei dire lo era perché ti giuro che
lo ucciderò in questo istante per tutto quello che ti ha
fatto!>>
<< Jacob! Edward!>> sentii urlare mia madre
i loro nomi e capii la vera identità del ragazzone moro che
davanti ai miei occhi si stava trasformando in un gigantesco lupo
rossiccio per affrontare mio padre in una battaglia
all’ultimo sangue.
In quel momento tutto diventò nero.
Ecco a voi il quarto
capitolo anche se vedo che ci sono state molte persone che hanno
visitato vi pregherei di farmi sapere cosa ne pensate, non ho
intenzione di andare avanti con questa storia se non piace a nessuno!
Cmq per ora ringrazio tutti quelli che mi hanno inserito nei
preferiti/seguiti.
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Capitolo 5 *** Jacob Black ***
5. Jacob Black
<< Avete visto? Voi due cocciuti che non siete altro
avete fatto svenire MIA figlia ancora prima di darle il tempo di
ambientarsi!>>
<< Nessie?Tesoro?Scusami tanto non volevo spaventarti, la
mia intenzione era quella di proteggerti dal CANE! E poi è
anche MIA figlia Bella >>
<< Nessie?Mi senti?Non volevo farti paura e poi non avrei
mai ammazzato tuo padre, almeno non davanti a te, non ti preoccupare
>>
Furono queste le prime cose che sentii appena rinvenni, decisi che
forse dovevo aprire gli occhi per capire il loro significato, e
così feci.
Quattro figure erano chine su di me, Carlisle con una mano mi teneva le
gambe alte e con l’altra mi sentiva il polso, papà
mi teneva una mano sulla fronte, mamma aveva un bicchiere
d’acqua in mano e mi guardava pensierosa, il mio cervello non
riuscì per un attimo a riconoscere l’altra persona.
Appena ripresi colorito mi misero seduta e bevvi l’acqua.
Fu allora che ricordai il motivo per il quale ero svenuta, sentii il
sangue affiorarmi le guance.
<< BRUTTO PEZZO DI M***A! COME TI PERMETTI? TI PRESENTI
DOPO UN ANNO SENZA SPIEGAZIONI E VENGO A SAPERE CHE SEI UN LUPO!ESCI
IMMEDIATAMENTE DALLA MIA CASA E DALLA MIA VITA, IO SONO FUGGITA QUI PER
NON VEDERTI PIU’ E TU TORNI?>>
Mentre dicevo queste parole battevo i pugni sul suo petto di marmo,
sperando di ferirlo in qualche modo, ma lui non fece una piega.
Mi guardò, e all’improvviso i suoi profondi occhi
neri si riempirono di lacrime.
<< NON CREDERE DI FARMI PENA! UNO S*****O RIMANE SEMPRE
TALE!>>
Ero contenta di poter parlare Italiano con lui, almeno i miei parenti
non avrebbero capito la sequela di insulti che gli stavo affibbiando.
Invece non avevo pensato al fatto che comunque le urla potevano
sentirle, infatti sentii zio Emmet prendere in giro mamma del fatto che
il caratterino l’avevo proprio preso da lei.
<< Nessie io…>> le lacrime
sgorgavano intense dagli occhi di Jacob e gli impedivano di parlare
<< E’ stato l’anno
più brutto della mia vita>>
bofonchiò.
<< Immagino! Ma tanto ti sei consolato abbondantemente
con la morettina con cui ti ho beccato quella sera!>>
Una sera circa un anno prima, avevo deciso di fargli una sorpresa e mi
ero presentata nel pub che frequentavamo di solito decisa ad andargli
incontro gridando “sorpresa!”, peccato che
l’avevo trovato avvinghiato ad una morettina che non sembrava
volerlo lasciare.
Quando entrai lui se ne accorse, ma prima ancora che potesse dire
qualcosa uscii, mi fiondai in macchina e partii a razzo.
Da quella sera spesso si appostò fuori casa mia, cercando di
parlarmi, mi lasciò mille messaggi, due settimane dopo io
fuggii.
La mia fuga aveva motivazioni valide: non avrei saputo resistere, prima
o poi avrei ceduto alla sua insistenza e il mio amore per lui era
talmente grande ed inspiegabile che lo avrei accettato anche dopo quel
tremendo tradimento.
Non potevo permetterlo, avevo sempre criticato le mogli che accettavano
continui tradimenti da parte dei mariti, il mio orgoglio vinse e io
scappai di casa.
Arrivata negli USA trovai lavoro e mi iscrissi
all’università sperando di dimenticarlo, invece
inspiegabilmente mi accorsi che assieme al dolore per il tradimento
subìto cresceva anche il mio amore per quel ragazzo, il cui
ricordo mi provocava sempre un brivido lungo la schiena.
Ma ora non era il momento di pensare a quelle sensazioni ora la rabbia
mi sovrastava, avevo pensato che il suo tradimento fosse dovuto al
fatto che io nell’ultimo periodo ero troppo presa dai
racconti della Meyer e che l’avevo trascurato, ora sapevo che
sia io che lui ne facevamo parte, e quindi visto che lui ne era al
corrente non aveva più scusanti.
<< Perché ti sei finto ciò che non
eri se poi dovevi spezzarmi il cuore così?>>
Non rispose guardava altrove.
<< RISPONDI C***O!>>
<< Perché ti amo Nessie, eri così
bella anche da umana che non ho saputo resistere, dovevo averti, dovevi
essere mia e di nessun altro, sarei impazzito
altrimenti!>>
<< Ah e invece tu potevi fare ciò che volevi
esatto?>>
<< No! Nessie quella che hai visto era mia nipote, sai
bene che mia sorella si è sposata con Paul, quella
è loro figlia! Era venuta a trovarmi, cercavo di far
coincidere queste visite con le serate che non passavo con te di modo
da non doverti spiegazioni.>>
Pensandoci bene non si stavano baciando sulla bocca, ma sulla guancia,
e non erano avvinghiati ma semplicemente abbracciati.
Ma allora perché papà lo aveva attaccato prima?
Come al solito Edward rispose ai miei pensieri:
<< Non lo sapevo, non lo vedemmo più da quella
sera ed io non potei leggere che nella tua mente ed interpretare la
situazione come avevi fatto tu, ma appena ho cercato di attaccarlo ho
sentito i suoi pensieri e mi sono fermato, ma tu oramai eri
già svenuta.>>
Ero esterrefatta, ero veramente fuggita dalla mia perfetta vita in
Italia per un malinteso che non avevo neppure cercato di chiarire?
Sì forse sì.
Eppure dentro me permaneva la rabbia per essere stata raggirata
così meschinamente.
<< Non potevi aspettare che riprendessi la mia forma
immortale?Perché mi hai mentito?>>
<< Sono stato un egoista lo so, ma tremavo
all’idea di vederti con un altro! Tuo padre mi aveva detto
che ti dovevo lasciar stare, ma come potevo dargli ascolto? Proprio a
lui che non ha rinunciato a Bella per niente al mondo?>>
<< Brutto cane che non sei altro!Mio padre si
è inflitto sofferenze ben più grandi solo per il
bene di mia madre! Se tu non lo capisci non è colpa
sua!>>
La nostra conversazione venne interrotta:
<< Non abbiamo tempo per le riconciliazioni adesso,
scusami tesoro mio ma sembrerebbe che Jacob durante questo periodo di
assenza si sia dato da fare per darci una mano, dì a tutti
cos’hai scoperto forza! E forse lei ti
perdonerà.>> disse Carlisle.
Mi ero persa qualcosa, ora Carlisle ed Edward sorridevano ancora, forse
mio padre aveva reso noti i pensieri di Jacob a Carlisle mentre io ero
impegnata nella discussione.
Jacob parlò in un inglese perfetto questa volta per farsi
capire chiaramente da tutti.
<< Dopo che te ne sei andata sono andato a cercare Bella
e tuo padre per avvertirli, ma loro erano già partiti,
quindi ho immaginato che tu fossi al sicuro comunque con loro,
così ho deciso che sarei andato a trovare la succhiasangue
che ti aveva trasformata, pensavo che se avessi trovato il modo di
farti tornare immortale forse avresti capito e mi avresti perdonato.
La trovai, lei mi presentò uno stregone che diceva di avere
poteri straordinari, il truffatore volle vendermi una pozione fasulla
fatta con vegetali puzzolenti, questo naturalmente prima che mi
trasformassi davanti a lui spaventandolo a morte!>> rise
di gusto << Gli ci volle un po’ per riprendersi
ma poi mi disse quello che volevo sentire, per riacquistare la tua
metà immortale devi solo cibarti di sangue umano, bastano
pochi sorsi e torni la nostra Nessie di sempre!>>
Detto questo si avvicinò con le braccia aperte in attesa di
un mio abbraccio, non avevo nessuna intenzione di dargliela di vinta a
questo modo, se voleva il perdono, avrebbe dovuto guadagnarselo col
sudore. Un modo prima o poi l’avrei trovato, ne ero certa.
Mi allontanai da lui e dissi.
<< Bene, sarà disgustoso, ma se dopo
avrò la forza necessaria a picchiarti lo
farò>>
<< Non avrai solo quella.>> disse Carlisle.
<< Riprenderai pieno possesso dei tuoi poteri e una volta
imparato a controllarli potrai fronteggiare con noi i Volturi, certo ci
vorranno parecchi mesi, ma con un esercizio costante sarai in grado di
guidare il nostro esercito in modo silenzioso e , tutti protetti dallo
scudo di Bella potremmo attaccarli e porre così la parola
fine a secoli di soprusi.>>
Decidemmo quindi che tornando dal suo turno in ospedale
l’indomani mattina Carlisle – proprio non riuscivo
a chiamarlo nonno, infondo dimostrava solo un paio d’anni
più di me – mi avrebbe portato un po’ di
sangue donato e poi sarei stata pronta a riprendere la mia forma
precedente.
Il pomeriggio si trasformò velocemente in sera e io
cominciai ad avere ancora fame.
<< Ti preparo qualcosa cara >> disse Esme.
Fu la migliore cena della mia vita, Esme era una cuoca eccezionale ed
io acconsentii a che Jacob rimanesse lì e cenasse con me,
infondo quella poteva essere l’ultima cena da umana che
facevo.
Subito dopo mangiato mamma mi si avvicinò e mi
sussurrò all’orecchio che se volevo aveva ottenuto
da Carlisle un’altra delle pillole miracolose per dormire, in
effetti ero molto agitata, chi non lo sarebbe stata sapendo che il
giorno successivo sarebbe diventata immortale?
Accettai di buon grado la pillola, anche se lo zio Jasper si offerto di
stare accanto a me durante la notte. Non potevo accettare, non vedendo
lo sforzo che gli costava anche solo starmi accanto pochi attimi.
Feci per dirigermi di sopra, in camera quando mi accorsi di essere
seguita, mi girai, sapevo benissimo chi fosse.
<< Dove vorresti andare tu?>>
<< A dormire nell’unico letto della
casa!>> Disse Jacob con un ghigno in volto.
<< Non credo proprio!>>
<< E Dai Nessie! Sono stanco! Negli ultimi mesi ho
riposato molto poco …>>
<< ANCH’IO!FACEVO DEGLI INCUBI STRANI!SAI CHE
C’ERA?TU E LA BRUNETTINA!>>
<< Ma se ti ho già detto che è mia
nipote!>>
<< Certo ORA lo so ma PRIMA no!E me la sono sognata tutte
le notti la tua nipotina!>>
<< Sei ancora molto arrabbiata eh?>>
<< Arrabbiata? Nooo!Sono incazzata nera!>>
<< Ok ho capito!Devo usare la forza!>>
Così dicendo mi prese di peso e si diresse su per le scale.
Era incredibile che riuscisse a trasportare i miei 55 kg senza nessuno
sforzo, rideva il bastardo.
Nessuno dei miei calci o dei miei pugni riuscì a scalfire la
sua determinazione. Purtroppo papà e mamma erano a caccia e
zio Emmet si divertiva a vedermi sballottata da Jacob.
Arrivati in camera mi posò con estrema delicatezza sul
letto, fece per chinarsi su di me, ma fui più veloce e
sgattaiolai sotto di lui per andare a nascondermi in bagno.
Dovevo stare attenta, il mio corpo e il suo vicini mi provocavano
sensazioni strane, cominciavo a tremare e le mie labbra anelavano le
sue. Non potevo permettermi una tregua, non ora che ero così
arrabbiata.
<< Vuoi rimanere lì tutta la
notte?>>
<< Sì, dormirò nel tappeto
piuttosto che essere assalita da un armadio di lupo!>>
Sopirò.
<< Nessie se ti prometto che nel tappeto ci dormo io
torni qui?>>
Aprii la porta.
<< Si hai proprio ragione il cane tra i due sei tu!Tu
dormi nello zerbino! E adesso passami il pigiama per
favore!>>
Mi vestii in bagno, mi lavai e poi quando ebbi finito presi la mia
pastiglia e mi infilai a letto.
Sentii Jacob che si alzava e si dirigeva in bagno, forse per farsi un
doccia, poi non sentii più nulla,mi ero beatamente
addormentata.
Mi svegliai più tardi perché sentivo
caldo, mi resi conto che ero tutta sudata, forse i miei parenti vampiri
si erano dimenticati di spegnare il riscaldamento, loro infondo non
sentivano né il caldo né il freddo.
Feci per alzarmi, volevo spegnerlo io, ma fu come se un enorme peso mi
trattenesse a letto, spaventata cercai di capire cos’era, lo
toccai … sembrava… una mano?
Capii subito di chi fosse.
<< Jacob! Alzati dal mio letto! Mi
soffochi!>>
Naturalmente non mi sentii russava come un macaco col raffreddore ed io
mi limitai a togliere maglia e pantaloni del pigiama e a cercare di
riaddormentarmi.
Sorprendentemente ci riuscii.
<< Oh, bene vedo che questa giornata prenderà
una piega diversa da quella che mi ero immaginato! Beh! Tanto vale
adeguarsi!>>
Fu con queste parole che mi svegliai il giorno dopo, seguite da una
mano caldissima che mi abbracciava e mi trascinava dall’altra
parte del letto.
Ci misi un po’ per capire cosa fosse quella scossa elettrica
che mi attraversava tutta, poi mi ricordai di poche ore prima, come
avevo fatto a spogliarmi senza pensare alle conseguenze del mio gesto
una volta che lui si fosse svegliato?
Balzai a sedere e tentai di assumere un atteggiamento imbronciato.
Probabilmente non funzionò
<< Ciao bellissima vedo che durante la notte hai cambiato
idea sul mio conto!>>
<< Non ci pensare neanche! E’ solo che mi hai
mentito, mi sono svegliata e tu eri a letto con me e avevi un braccio
sopra di me, ho urlato ma naturalmente non mi hai sentito e
così visto che sei un termosifone ambulante mi sono dovuta
adeguare!>>
<< Oh, beh! Tanto prima o poi cambierai
idea!>> rispose in tono calmo, e così dicendo
si alzò e andò in bagno.
Quando tornò il nervosismo della sera prima mi si leggeva
negli occhi in maniera molto chiara ero già vestita e
aspettavo ansiosamente di sentire la porta d’ingresso aprirsi.
<< Non ti preoccupare tesoro, sei qui con me e non ti
succederà niente di grave. Tornerai solo
immortale!>> Jacob disse queste parole e mi
abbracciò forte.
Scesi le scale e trovai tutti lì ad aspettarmi, tranne
Carlisle.
Tutti mi chiesero come stavo e se avevo dormito bene, tutti tranne
papà che ringhiava rivolto a Jacob, forse aveva letto nella
sua mente del nostro sensuale risveglio.
In quel momento arrivò Carlisle con una sacca in mano era
rosso bordeaux.
Una improvvisa nausea mi attraversò lo stomaco, zio Jasper
usci come un fulmine dalla stanza mentre zia Rosalie apriva il
sacchetto e trattenendo il respiro ne versava parte del contenuto in
una tazza.
Guardai il recipiente che mi era appena stato consegnato e decisi che
avrei buttato giù tutto d’un sorso.
Avevo tutti gli occhi fissati su di me, alzai la tazza e bevvi un sorso
di quello che sembrava un intruglio di ruggine e sale.
E da quel momento tutto cambiò.
Accetto anche gli
insulti purchè commentiate per favoreeeee!!!!
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Capitolo 6 *** Trasformazione ***
6.
Trasformazione
La gola mi
cominciò a bruciare e con lei pian piano tutto il mio corpo,
era un fuoco lento che bruciava tutti i miei organi
dall’interno.
Ricordo solo che mi accasciai
sul divano e che cominciai ad urlare, mille mani freddissime mi
toccavano il viso e la fronte e una mano bollente stringeva la mia.
Persi la cognizione del
tempo, ero sola con il fuoco e con il dolore, pian piano riaffioravano
dei ricordi che mi sembravano appartenere ad un’altra
vita…
Mamma e papà
felici che si guardavano negli occhi…
Poi improvvisamente le loro
espressioni cambiarono, erano tese, preoccupate, vidi una serie di
figure nere incappucciate che avanzavano verso di noi…
Papà che mi
insegnava il portoghese …
Mamma che mi osservava triste
mentre zia Alice le prendeva le misure per l’ennesimo vestito
che sarebbe rimasto inutilizzato nella grande cabina armadio…
Già la cabina
armadio, più grande di quanto tutta la nostra casetta non
fosse…
La grande casa bianca sempre
piena di gente e di voci…
Un profumo che stuzzicava la
mia gola, proveniva da un uomo di mezza età con una strana
spilla sul petto, mi teneva in braccio e mi sorrideva…
sì ora ricordavo chi era! Nonno Charlie!
Zio Emmett e zia Rose che mi
facevano giocare con l’argenteria di Nonna Esme…
Poi un fremito, una mano
caldissima che mi accarezzava il viso…
Due occhi neri e penetranti
che mi fissavano…
Un profumo celestiale non
paragonabile a niente a questo mondo…
Fu così, cullata
dal quel profumo magnifico che riaprii gli occhi e capii di non avere
sognato, finalmente ero sicura di chi fossi, Renesmee Cullen.
Finalmente avevo riacquistato
tutti i ricordi della mia vita precedente, ora avevo una vera
identità.
<< Hai visto
succhiasangue che ha sognato anche me?>>
<< Fai parte
dei suoi ricordi cane purtroppo!>>
Tentai di parlare ma mi
stupii, quella che la mia gola stava emettendo era una voce angelica
che di certo non poteva appartenermi!
<< Co-come fai
a sapere che ti ho sognato?>>
<< Ti tenevo la
mano, e ad un certo punto ho visto tutto quello che vedevi tu,
è stato più meno dieci ore fa.>>
<< Dieci ore
fa? Quanto è durata la traforazione?>>
<< Un giorno
intero amore mio.>> Rispose mamma.
Mi alzai dal divano
aspettandomi almeno un giramento di testa o un dolore alla
schiena, invece appena decisi di farlo il mio corpo era già
seduto in un microsecondo senza che provassi nessun dolore.
Alzai gli occhi per vedere
chi avevo intorno, ma non riconobbi nessuno di loro.
Erano tutti di una bellezza
talmente abbagliante che facevano invidia, possibile che prima non
riuscissi a vederli così nitidamente?
Come avrei fatto a vivere per
l’eternità con un clan di vampiri la cui bellezza
riluceva così intensamente?
Io che ero il ritratto della
normalità?
Istintivamente cercai
l’unica figura che speravo potesse alleviare la mia
momentanea invidia, Jacob, lui infondo era umano no? Non poteva essere
così bello.
Ma non lo trovai. Al suo
posto c’era un semidio bruno che mi guardava estasiato.
La sua pelle scura delineava
alla perfezione i muscoli nel suo petto , la sua mascella quadrata
incorniciava il viso perfetto e i suoi occhi neri erano profondi come
la notte.
Fu allora che lo splendido
profumo inebriò ancora una volta i miei sensi, era un odore
soave di muschio e felci e capii da dove proveniva, da Jacob.
In quel momento mi arrabbiai
tantissimo. Perché non ero stata in grado di vedere la loro
bellezza prima?
Se ne fossi stata capace
forse non avrei mai intrapreso questa strada, io non ero degna di far
parte di quella famiglia, io non ero come loro!
Ma, prima che potessi dire
qualsiasi cosa arrivò zia Alice e mi mise davanti un enorme
specchio con la cornice d’orata dall’altro lato del
quale una bellissima donna castana mi fissava con due occhioni marroni
incuriositi.
Piegai la testa
d’un lato, non capivo chi fosse, poi quando anche lei fece
quel movimento capii che ero io!
Balzai in piedi e mi
avvicinai allo specchio, ogni minuscolo difetto in me era sparito, ero
sempre io più o meno ma senza alcun difetto visibile e con
almeno dieci centimetri di altezza in più.
Sbalordita mi girai verso la
mia famiglia.
<< Sono
bellissima>>
<< A me piacevi
anche prima!>> disse Jacob
<< Sei figlia
di tua madre!Come potevi essere brutta?>> disse il mio
dolcissimo padre.
E poi cominciarono una
sequela di abbracci e baci da parte di tutti, anche di zio Jasper che
disse
<< Finalmente
ti posso abbracciare senza pericolo che mi bruci la
gola!>>
Già, la gola, ora
che l’aveva nominata bruciava, e anche molto!
Non mi accorsi che stavo
stringendo la mano al nonno in quel momento, lui si limitò a
dire
<< Non ti
preoccupare tesoro mio cacciare è come andare in bicicletta,
una volta imparto non lo si dimentica più>>
<< Andiamo a
caccia Nessie!>> Disse Jacob.
<< Si, penso
proprio che mi tocchi!>> risposi.
Così dicendo mi
diressi verso la porta, questo naturalmente prima di venire investita
da un enorme lupo rossiccio che mi buttò sulla sua schiena e
cominciò a correre per la campagna.
La sensazione della
velocità era fantastica, e il pelo di Jacob era folto e
morbido ed emanava un dolce profumo.
<< Fammi
scendere Jake, voglio provare a correre da sola ti
spiace?>> dissi al grande lupo.
Lui si fermò
improvvisamente e con quel movimento io schizzai in avanti ad una
velocità paurosa, diretta verso il tronco di un albero
lì vicino. Chiusi gli occhi e aspettai lo schianto.
Improvvisamente
però i miei piedi toccarono a terra e aprendo gli occhi mi
ritrovai a pochi centimetri dall’albero, ero atterrata in
posizione rannicchiata senza neanche volerlo!
Mi piaceva molto questo corpo
nuovo!
Jake si era fermato a
fissarmi, io mi raddrizzai e cominciai a correre, più veloce
che potevo, sentivo il mio cuore aumentare i suoi battiti, e la
velocità sovrumana darmi alla testa.
Ad un certo punto il grande
lupo mi si parò davanti, il mio corpo reagì
d’istinto ed in una frazione di secondo ero immobile di fonte
al lui.
<< Che
c’è?>>
Con il muso fece cenno verso
destra.
<< Uno strano
odore mi colse, sembrava..buono!>>
Capii immediatamente che si
trattava di un animale, non avevo bisogno che nessuno mi insegnasse
nulla, l’avevo fatto migliaia di volte con mamma e Jake ed
ora che me lo ricordavo capii che il nonno aveva ragione, era come
andare in bicicletta!
Cacciammo assieme fin quando
non fummo entrambi sazi, poi con calma ci avviammo verso casa.
Con lo stomaco pieno
cominciai a pensare, e cercai di raccogliere tutti i miei ricordi da
umana…
Il sorriso della mamma e del
papà, i racconti de nonno, l’amore per le persone
care…
Due occhioni azzurrissimi, la
nascita del mio dolce fratellino, all’epoca non sapevo di non
essere affatto sua sorella, ora ripensandoci, io ero e sarei sempre
stata sua sorella, perché è il bene che vuoi ad
una persona a contare davvero, non il legame sanguigno.
Poi un volto conosciuto
comparve nei miei pensieri, Jacob, allora lo chiamavo Marco, tutti i
momenti passati assieme erano come incisi nella memoria…
In quel momento arrossii, mi
era venuto in mente un momento un po’ troppo inciso nella
memoria.
Nella corsa Jake
fortunatamente non si accorse di nulla.
Poi tra i ricordi pescai
anche gli ultimi, la rabbia mi prese…
Io e il signorino avevamo un
conto in sospeso… e intendevo regolarlo subito!
In un secondo gli fui addosso
e lo feci sbattere a terra, non gli avevo fatto male , non lo avrei mai
fatto!
Comincia a dare pugni al pelo
rossiccio, poi la rabbia mi vinse e gli saltai addosso gridando:
<< Non ti
permettere mai più di mentirmi, tu no immagini
come mi sono sentita! Sei solo un cane puzzolente e
pulcioso!>>
E così dicendo
tentavo di strappare la folta pelliccia rossa.
Improvvisamente mi ritrovai
stesa a terra con jacob sopra di me che mi teneva le mani ferme, si era
ritrasformato.
<< Adesso basta
giocare Nessie, non sei più completamente umana, mi fai
male! E mi costringi ad usare tutta la mia forza!>>
Il maglione che portavo si
era alzato di molto sopra la mia pancia, scoprendola interamente, e il
contatto con la sua pelle bollente mi provocò uno strano
brivido.
Improvvisamente le mie labbra
e le sue erano vicinissime, un brivido attraversò la mia
schiena e la mia mente si annebbiò,ogni rancore fu
cancellato dalla mia memoria, esistevamo solo io e lui.
E guarda caso, lui era nudo,
si era ritrasformato velocemente e non aveva avuto il tempo di vestirsi.
Lo baciai, un bacio lungo ed
appassionato che lui ricambiò senza pensaci troppo su,
questo era Jacob, prendeva le cose come venivano senza tanti problemi.
Pochi secondi dopo la mia
maglietta era sparita, e poi toccò ai miei jeans.
L’erba era fresca e
a contatto con la mia pelle che bruciava dalla vicinanza di Jacob mi
provocava strane sensazioni.
Scoprii ben presto che i
nostri corpi s’adattavano l’un l’altro in
maniera perfetta, eravamo stati creati per darci amore incondizionato e
reciproco.
Il fato volle che quel giorno
io e Jacob ci riconciliammo, e fu una riconciliazione con i fiocchi!
Due ore dopo ci avviammo
verso casa, mano nella mano.
Camminavamo, non avevamo
fretta, entrambi avevamo sete dell’altro dopo tanta
lontananza e riprendemmo la nostra vecchia abitudine di confidarci ogni
segreto; io gli raccontai del mio anno al college e lui del suo viaggio
in America Latina.
Capii che qualcosa non andava
quando intravedemmo i contorni di casa, e sentii un ringhio familiare
provenire dall’ingresso.
Mio padre era là
ed era rannicchiato in posizione di attacco verso Jacob che
aprì le mani in segno di resa, non funzionò.
So
che questa fanfic non piace a molta gente, ma sto continuando a
pubblicare perchè c'è inspiegabilmente chi la
legge. Mi raccomando stoici continuate così!!! E' grazie a
voi che scrivo ancora!
un'ultima
cosa, ho pubblucato una one-shot su New Moon si intitola A different
moon leggetela e commentate perchè ancora non so se vi piace
oppure no!
Grazie
a tutti quelli che stoicamente commentano ogni capitolo e a tutti
quelli che seguono!
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Capitolo 7 *** Nuova vita ***
7. Nuova Vita
Mio padre fece per avventarsi
su Jacob, potevo vedere i suoi denti scoperti luccicare al buio.
Fu un secondo, il mio corpo
agii d’istinto e in un lampo mi frapposi tra i due.
Vidi mio padre lanciarsi
verso Jacob nello stesso istante in cui io mi spostai per difenderlo.
Con un tonfo assordante
papà mi urtò con tutta la sua forza, io andai a
sbattere contro un albero e poi divenne tutto nero.
<< Come sta
Edward Bella?>>
<< Non parla
più da quando è successo, è come se
non fosse più qui con noi, sono seriamente preoccupata
Carlisle. Per entrambi>>
<< Dottore
dimmi che si riprenderà presto! Oramai è un
giorno intero che è così!>>
<< Non
preoccuparti mio caro Jacob, si riprenderà presto, non
è forte come una vampira, ma neanche fragile come
un’umana dopotutto, ha solo bisogno di guarire
bene.>>
<< Nessie
aprirà gli occhi fra dieci secondi esatti. E sta
già sentendo cosa diciamo.>>
Infatti aprii gli occhi e
vidi che Jacob, Alice, mamma e nonno erano chini su di me.
Provai ad alzarmi, non ci
riuscii, un dolore immenso mi attraversò tutto il corpo.
<< Stai ferma
lì tesoro, sei tutta rotta, purtroppo le tue ossa si possono
rompere, ma vedrai che secondo i miei calcoli fra due o tre giorni
sarai come prima!>> Disse nonno.
Chiesi se mi potevano alzare
il letto, lo fecero, non con poco dolore delle mie ossa.
Mi spiegarono che avevo rotto
tutte le ossa del corpo e che nonno era stato costretto a sedarmi
perché altrimenti il dolore sarebbe stato insopportabile,
almeno per un giorno.
Nessun umano sarebbe stato in
grado di sopravvivere, io me la sarei cavata con quattro o cinque
giorni di letto.
Carlisle aveva portato a casa
un po’ di materiale dell’ospedale, infatti
riconobbi subito la grande casa, era quello il mio ospedale, visto che
nessun medico avrebbe potuto curarmi senza insospettirsi.
<<
Papà dov’è?>> chiesi.
Poi mi girai, era accanto al
mio letto guardava fuori dalla finestra come se fosse sospeso nel vuoto.
<< E’
così da ieri, è in shock per quello che
è successo, ha reagito d’istinto ma forse ha
esagerato un po’>> mi rispose mamma.
<<
Perché era tanto arrabbiato con te?>> Chiesi
rivolta a Jacob.
Lui arrossii <<
Ehm, ecco probabilmente non avevo dei pensieri puliti ieri, sai dopo
quello che era successo nel bosco…>>
<< Oh, beh si
dovrà abituare credo.>> disse mamma
<< Ed io con lui!>> aggiunse guardando
Jacob sconsolata.
<<
Papà?>> dissi. Non rispose, continuava a
fissare il vuoto, allora continuai.
<< E’
stata colpa mia non tua, ho avuto una reazione istintiva, stavi
attaccando Jacob e ho pensato di proteggerlo!Se non mi fossi messa in
mezzo non sarebbe successo niente!>>
Non rispose. E
così fece per altri cinque giorni, finchè io non
ripresi pian piano l’uso delle gambe e del resto del corpo.
Pian piano mi alzai dal
letto, giorno per giorno i miglioramenti erano tangibili, dopo sei
giorni dall’incidente ero in perfetta forma, esattamente come
prima.
Quando ormai ero sicura di
stare bene ripresi a parlare con papà, che era sempre
lì immobile a guardare nel vuoto, non mi ascoltava, i miei
sforzi erano inutili.
Poi disperata un giorno mi
sedetti sulle sue ginocchia, piangendo.
<<
Papà ti prego non mi sono fatta niente vedi? Nessuno da la
colpa a te papi… io non sono arrabbiata con te, anzi, ti
voglio tanto bene e so che quello che hai fatto l’hai fatto
sempre e solo per il mio bene!>>
Così dicendo gli
diedi un bacio.
Quella fu probabilmente la
scintilla che lo fece risvegliare.
<< Figlia mia,
sei viva! Stai bene! Oh, ti chiedo perdono per tutto ciò che
ti ho fatto!>>
<<
Papà!!!Sei tornato!!>>
<< Si tesoro
mio le tue parole mi hanno risvegliato, ancora una volta mi hai salvato
la vita mentre io cercavo di toglierti la tua.>> non
capii le sue parole, ma ero comunque al settimo cielo, papà
era tornato in sè!
Da sotto tutti vennero su per
gioire con me del ritorno di papà, lui e Jacob si
abbracciarono e si promisero tolleranza reciproca. Per ora.
Passammo l’intero
giorno a raccontare a papà tutto quello che si era perso.
Poi verso sera nonno si
alzò e disse che voleva farci una proposta.
<< Vorrei che
tornassimo tutti nella nostra casa a Forks, Nessie e Jacob potrebbero
dormire nella ua vecchia stanza Edward, e così potremmo
cominciare il nostro allenamento per Nessie.>>
<< Ma
così dovrai smettere di lavorare Carlisle! Non puoi tornare
a Forks dopo soli vent’anni ed aspettarti che nessuno noti
che non sei invecchiato affatto!>> disse papà.
<< Non importa,
ora abbiamo cose più urgenti a cui pensare, come
l’imminente battaglia.>>
<< E a quanto
pare anche qualcos’altro!>> disse Zia Alice,
sapevo che aveva visto la decisione che avevo preso ed era tutta
elettrizzata.
<<
Cosa?>> chiesero tutti in coro, molto preoccupati.
<< Niente di
grave, quando chi ha preso questa decisione si sentirà di
rendercela nota, lo saprete tutti>> disse papà
<< Per ora sia io che Alice manterremo il più
stretto riserbo per permettere a chi di dovere di attuare il
proprio piano. Che devo dire mi aggrada parecchio.>>
Ero sicura che né
papà né zia si sarebbero mai permessi di rivelare
la mia decisone fin quando non fossi stata io a farlo.
Ma per attuare il mio piano
avevo bisogno di un grande letto e molta pazienza.
Dopo aver cercato invano di
estrapolare qualche informazione a papà e a zia tutti i
vampiri si arresero e decisero di andare a caccia. Fra due giorni
saremmo partiti per Forks e avevano bisogno di essere nutriti per
essere in grado di resistere delle ore dentro un aereo pieno di umani.
Ringraziai mentalmente mio
padre per aver proposto la caccia, io e Jacob saremmo rimasti soli in
casa ed erano le condizioni perfette per mettermi all’opera.
Appena tutti uscirono finsi
di aver bisogno di una doccia, mi fiondai in bagno, ma non inchiavai la
porta, volontariamente.
Un minuto dopo il mio
ingresso nella doccia sentii dei passi, e nel giro di trenta secondi il
getto delle doccia non era più la sola cosa bollente
a contatto con la mia pelle.
<< Sai
anch’io avrei bisogno di una doccia …
>> disse Jacob.
<< Bene,
>>dissi prendendo il sapone << Allora fai
pure, io ho quasi finito!>> così dicendo uscii
dalla doccia e mi avvolsi in un asciugamano.
Inspiegabilmente Jacob si
prese tutto il tempo per farsi una bella doccia prima di uscire.
Quando lo fece io ero
già a letto ed indossavo solo un paio di microscopici slip
decisa a raggiungere il mio scopo entro la serata.
Finsi di dormire.
<< Ah, ma
questo letto non ha bisogno della mia presenza vedo, è gia
caldo, moolto caldo.>> disse entrando sotto le coperte.
Una mano bollente
s’infilò tra le mie barccia, e mi
abbracciò forte, sentivo il mio corpo fremere con il suo.
Concentrati Renesmee, pensa
al tuo obiettivo pensai.
<< No, no caro
lupo!Non stasera!>> dissi.
<< Eh? E
perché no!?>>
<< E’
ora che impari a scendere a compromessi mio caro, per questo ti do un
ultimatum.>>
<< Ultimatum
per cosa?>>
<<
Finchè non mi sposi niente sesso.>>
Vidi la sua bocca aprirsi e
chiudersi come se volesse dire qualcosa, ma non ne usci nulla.
Trattenni una risata, era
comico vedere un lupo mannaro di due metri andare in panico alla parola
matrimonio.
<> incalzai.
<< Io
… noi … tu …>>
<< Si
vabbè, io ho sonno, quando ti sarai deciso fai un fischio,
io sono qui!>> risposi.
Così dicendo mi
girai dall’altro lato aspettando una sua reazione, che
naturalmente non arrivò.
Non mi importava, io potevo
aspettare, ero molto testarda su certe cose, prima o poi avrebbe ceduto.
Cominciai a pensare
all’idea di me e Jacob che ci sposavamo, una serie di vestiti
bianchi mi passarono davanti agli occhi e cercai di decidere quale
sarebbe stato il più adatto, non ci riuscii, la stanchezza
prese il sopravvento e io mi addormentai come un sasso.
Quella notte sognai casa
Cullen, addobbata a festa e una bellissima sposa che scendeva la grande
scalinata con attenzione, all’altare c’era un
enorme ragazzone che l’aspettava, poi improvvisamente
arrivarono tre figura incappucciate, tutti urlavano, io mi svegliai di
soprassalto.
Ciao ecco un nuovo capitolo,
rigrazio come sempre i pochi temerari che mi seguono e vi prego
(inutilmente come sempre) di recensire.
Ho in cantiere un altra fan
fiction su una vampira un po' speciale, spero di poterla pubblicare
presto, prima però devo finire di scrivere questa qui in
tutto penso saranno una ventina di capitoli quindi non vi
tedierò a lungo.
Ciao a tutti alla prossima!
|
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Capitolo 8 *** Forks ***
8.
Forks
<<
Che
c’è? Che hai fatto?>> chiese Jake.
Che
avevo
fatto?Non lo sapevo, mi ero appena svegliata madida di sudore e
impaurita e non
sapevo il perché, poi mi venne in mente il sogno…
<<
Oh!!>> fece Jake.
Mi
resi
conto che mi aveva preso la mano per capire cosa stessi pensando, non
mi
piaceva essere un libro aperto, dovevo imparare a controllare quel
potere come
facevo una volta.
<<
Non
ti preoccupare per i succhiasangue italiani Nessie, vedrai che il mio
branco e
quello di Sam riusciranno a
risolvere
tutto una volta tornati a Forks.
Già,
Forks,
fino alla sera prima non vedevo l’ora di tornare per
organizzare il matrimonio,
ora invece ne ero quasi impaurita, e se i volturi fossero stati
lì ad
aspettarci?
<<
Magari!Sono parecchi anni che non combatto più con un
vampiro coi cazzi e
contro cazzi!>> disse Jacob leggendomi il pensiero
attraverso quella
maledetta mano.
Tolsi immediatamente il contatto
tra noi.
<<
NO!Tu non combatterai contro nessun vampiro signorino!Non ho intenzione
di
perderti!>>
<<
Tale
quale a sua madre!>> disse.
Mi
alzai per
farmi una doccia, sotto l ‘acqua calda cominciai a pensare
all’idea che Jake,
il MIO Jake, combattesse con i volturi, mi venne un brivido e mi uscii
un
gemito.
<<
Ci
stai ancora pensando Nessie vero?>> Sobbalzai, era
entrato anche lui in
bagno, possibile che non l’avessi sentito? Faceva la barba
tranquillamente.
<<
Io.. beh sì!Ma tu come?>>
<<
Non
ho bisogno del tuo
potere per leggerti
in testa! Ricordati che sono stato con te per ben 27 anni, ti ho
cresciuta e…>>
<<
No
Jake, io l’ho cresciuta!>> Mia mamma era
entrata in bagno, anche lei,
dov’era la privacy in questa casa?
<<
Ciao Tesoro! Mi disse porgendomi l’asciugamano, t ho portato
un paio dei miei
jeans per il viaggio e una mia felpa, la zia sta facendo le valigie e
mi ha
ordinato di dirti che questo è quello che metterai per il
viaggio.>>
Bella famigliola pensai niente
privacy e nessun diritto neppure sui
vestiti da mettersi la mattina.
<<
Come ti capisco!>> disse una voce proveniente dal
corridoio <<
Pensa che io ho un secolo e mezzo e mia sorella ancora mi sceglie i
vestiti
come ad un bambino che deve fare la comunione! Abituati figlia
mia>>.
La
voce era
di papà dedussi, probabilmente stava passando di
lì e mi aveva “Sentita”
lamentarmi.
Jake
e mamma
uscirono litigando, a lui non era andata molto a genio la sua irruzione
in
bagno mentre faceva la barba in slip.
<<
OH
Jake ti prego! Non molti anni fa ci fu un momento in cui avresti
sognato di
essere in slip di fronte a me!>> disse mamma ridacchiando.
Un
ringhio
feroce arrivò dal corridoio, papà era ancora
lì.
<<
Sì
Bella ma sono passati vent’anni e se permetti sono cambiate
molte cose!>>
rispose Jake in imbarazzo.
Quella
piccola scena di quotidianità mi fece tenerezza e per tutta
la giornata
dimenticai i timori dovuti al mio sogno.
Il
viaggio
non fu lungo, arrivammo all’aeroporto di Seattle in poche ore.
Di
lì ci
sarebbero venuti a prendere nonno Charlie e Seth Clearwater , ero
curiosa di
vedere i loro cambiamenti, soprattutto quelli del nonno che erano
vent’anni che
non vedevo più.
Mamma
gli
aveva raccontato tutto di me e di loro e col passare del tempo ci aveva
fatto
l’abitudine, gli dissero che per proteggermi mi avevano
mandata in Italia e che
ora ero tornata.
Arrivati
all’aeroporto vedemmo un signore anziano ma
dall’aspetto giovanile e un enorme
ragazzone di due metri che ci aspettavano agli arrivi.
Erano
loro,
senza alcun dubbio!
Nonno
Charlie ci vide e si sbracciò per farsi notare, gli andai
incontro, e lo
abbracciai.
<<
Ciao Nonno! Quanto tempo!>>
Era
sempre
il Charlie di sempre, ruga più, ruga meno!
<<
Caspita Nessie ero abituato alla bellezza sconvolgente di tua mamma ma
alla tua
proprio no! Sei fantastica!>>
Mamma
e papà
durante la nostra permanenza in Italia tornavano spesso a Forks per il
Weekend per
restare in contatto con Nonno Carlisle e per rassicurare tutti, anche
Charlie e
Sue, del mio stato di salute.
<<
Grazie nonno!>> dissi.
Mi voltai per salutare Seth,
era un ragazzone
moro e muscoloso, niente a che vedere col mio ultimo ricordo di lui,
allora
aveva le fattezze da bambino!
<<
Ciao Seth>> dissi << Sono Nessie, ti
ricordi di me?>>
<<
Beh, direi di sì! Ciao bellezza!>>
All’improvviso
sentii uno schiocco e vidi la testa di Seth spostarsi in avanti,
dedussi che
aveva ottenuto uno scappellotto a velocità non umana.
<<
Non
ci provare, nonostante l’assenza, ora che sono tornato, il
capo sono io e lei è
MIA!>>
La
voce di
Jake era poco più di un soffio, assomigliava molto ad un
ringhio.
<<
Ciao Capo!Ben tornato!Ahi!Mi hai fatto male
però!>>
Mi
stupii
nel vedere con quale naturalezza Seth abbracciava la mia famiglia di
vampiri,
infondo erano nemici giurati no?
Presi
la
mano a Jake e chiesi dov’era Leah.
Lui
si
limitò ad indicare un punto fuori dalle enormi vetrate,
probabilmente era là
fuori, mamma aveva detto che non era mai stata molto socievole, neppure
ora che
era finalmente fidanzata.
Jake
infatti
mi aveva raccontato che aveva avuto l’imprinting pochi anni
dopo la mia
partenza per l’Italia, naturalmente lui era ancora un bambino
all’epoca, ma ora
doveva avere più o meno la mia età umana,
cioè 21 anni.
<<
Leah è un po’ troppo vecchia per lui e se ne rende
conto, anche se dimostra
vent’anni ha
passato i quaranta!E’ per
questo che è acida con tutti, pensa che la vita sia stata
ingiusta con
lei!>>
Aveva
detto
Jake ridendo in quell’occasione.
Fu
proprio
allora che mi venne in mente l’idea del matrimonio, feci due
conti, Jake aveva
17 anni quando io nacqui, quindi 24
quando io fui trasformata in mortale, ora ne aveva 45… ed io
… ventotto,
era proprio ora di sistemarsi sì!
Finiti
gli
abbracci ci dirigemmo alle macchine, Io, Mamma, papà e Jake
salimmo in macchina
col nonno, o almeno ci provammo, ma jake non riuscì ad
entrare in macchina,
neanche nel posto anteriore così sconsolato disse che
avrebbe fatto una
corsetta assieme a Leah e ci avrebbe aspettato a Forks.
Mi
baciò e
mi disse
<<
Ciao piccola, non ti preoccupare tra poco saremo a casa>>
così dicendo
scomparve.
Papà
quindi
si mise davanti con nonno Charlie e fece tutto il viaggio con lo
sguardo di chi
è sotto tortura, nonno faceva sì e no i settanta,
papà era abituato ad altre
velocità alla guida.
Finalmente,
dopo qualche ora di viaggio e dopo essere stati sorpassati quasi subito
da Seth
e gli altri che ci guardavano divertiti, arrivammo a Forks.
Nonno
stette
bene attento a non entrare in città, nessuno doveva vederci,
il fatto che papà
e mamma dopo vent’anni fossero rimasti come due
diciassettenni avrebbe creato
qualche timore.
Nella
statale prese una stradina quasi invisibile che si dirigeva in mezzo al
bosco,
dopo pochi minuti scorgemmo la sagoma della grande casa bianca.
La
sua vista
fu come un flash Back a colori, mi resi subito conto che non era
cambiata
affatto durante la mia assenza, la grande casa emanava sempre quella
sensazione
di sicurezza.
Chissa
se…
Tesi
la mano
verso il viso della mamma e posi la mia domanda
<<
Certo che c’è ancora casa nostra
sciocchina!Avrà bisogno di una spolverata ma
per il resto è sempre tutto come una volta>>
Entrammo
in
casa, c’erano già tutti, tranne la persona che
volevo vedere di più al
mondo…Jake.
Avevo
pensato a lui tutto il viaggio, gli ultimi giorni li avevo passati ogni
secondo
con il mio immenso lupo, ora non potevo più farne a meno e
mi chiesi come
avessi fatto quando ero ancora interamente umana.
Tutti
gli
avvenimenti repentini degli ultimi giorno non mi avevano dato il tempo
di stare
con lui come avrei veramente voluto. Mi riproposi di sbraciarlo
fortissimo al
suo ritorno.
Mentre
guardavo Esme, Rose e Alice sistemare la grande casa il mio cellulare
suonò.
Era
Jake.
<<
Ciao piccola, puoi chiedere ai tuoi se stasera possono organizzare una
cena per
la rimpatriata? Penso farà piacere
a
tutti noi ritrovarci dopo tanto tempo.>> disse.
Sebbene
la
richiesta mi sembrasse strana accettai, ancor prima che finissi di
dirlo zia
Alice era al mio fianco e saltellava come una bambina eccitata
all’idea di
poter organizzare qualcosa.
Mi
chiese il
telefono e a malincuore glielo passai.
<<
Quanti della vostra stirpe hai intenzione di invitare
Cane?>>
Una
pausa.
<<
Benissimo!>>
Un’altra
pausa.
<<
Certo, certo!>>
<<
Con
chi credi di parlare con una novellina?>>
<<
Non
c’è problema, nessuno di noi ha problemi con la
temperatura potemmo farlo
fuori.>>
<<
Mh,
hai ragione, comunque non ti preoccupare, qualcosa m’invento.
Ciao.>>
Mi
ripassò
il telefono.
<<
Quando torni da me?>> chiesi a Jake.
<<
Presto tesoro, prima di cena lo prometto, prima però devo
fare delle
commissioni e organizzare delle cose, non ti preoccupare mio padre
smania per
rivederti quindi saremo i primi ad arrivare stasera!>>
disse.
Suo
padre? O
cazzo … non ero assolutamente presentabile e non sapevo che
impressione avrei
fatto a Billy, il mio… futuro suocero!
<<
Tesoro? Sei ancora lì?>> chiese Jake.
<<
Mmh? Ah, sì sono qui! Ti volevo dire che mi manchi
già tanto lupetto
mio!>>
<<
Anche tu tesoro!>> rispose << Adesso
però ti devo salutare, ho
degli impegni con il … ehm … il branco ciao! Ti
amo!>>
<<
Anch’io! Ciao!>>
Chiusa
la
telefonata rientrai in casa e vidi zia Alice intenta a dare ordini ad
ogni
membro della casa, chissà se avrebbe potuto fare a meno di
me? Avevo bisogno di
una doccia e dovevo fare una cosa che ritanevo molto importante.
<<
Vai
pure Nessie!>> disse zia Alice che sicuramente aveva
visto le mie
intenzioni.
<<
Dove vai cara?>> disse la mamma.
<<
A
fare una doccia e a riposare un po’, il viaggio mi ha
stancato molto>>
dissi. Era una mezza verità, ma per ora poteva andare
… non avrei voluto
rovinarle la sorpresa.
<<
Ah
certo vai pure!>> mi disse.
Uscendo
pregai mentalmente papà di non rivelarle i miei piani, non
ci fu bisogno che mi
girassi a controllare, sapevo che da bravo gentiluomo non
l’avrebbe mai fatto.
Finsi
di
salire la grande scalinata per farmi una doccia, in realtà
saltai dalla
finestra e cercai di dirigermi più silenziosamente possibile
verso la mia meta,
la doccia avrebbe dovuto aspettare e anche il riposo.
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Capitolo 9 *** Passato, presente, futuro. ***
9. Passato,
Presente
e Futuro.
Appena
vi
fui davanti copiose lacrime cominciarono a scorrere dai miei occhi.
La
piccola
casetta grigia che popolava i miei ricordi era di fronte a me, ora ero
certa
che fosse reale.
Aveva
solo
bisogno di una messa a posto, il caprifoglio oramai ne ricopriva la
maggior
parte, andava potato.
Entrai,
tutto era tale e quale a come me lo ricordavo, il soffitto travato, il
caminetto antico, il pavimento di pietra, tutto perfetto!
I
mobili
erano coperti da lenzuoli per proteggerli dagli strati di polvere che
vi si era
depositata negli anni.
Attraversai
il corridoio con gli archi e fui subito nella mia vecchia stanza, era
arredata
come quella di una bambina, ma a
me
ancora piaceva!
Quel
pavimento di legno aveva ospitato tanti giochi e tante risate! Il mio
lettino
Rosa, I miei pupazzi, i poster alle pareti …
Improvvisamente
capii che quella camera doveva rimanere così, quella era una
parte della mia
vita che andava valorizzata, andava conservata, così
com’era.
Ora
sapevo
che mi sarei dovuta trasferire nella grande casa, Jake era la mia vita
e
purtroppo era talmente enorme che sbatteva ovunque in quella minuscola
casetta.
Quella
parte
della mia vita non sarebbe più tornata, fui presa da una
strana tristezza, ero
felice che Jake fosse entrato in maniera diversa nella mia vita, ero
felice di
essere adulta e di essere in grado di badare
me stessa, ma in qualche modo quelli erano stati per me
anni felicissimi
e mi mancavano.
Non
avevo
idea di come sarebbe stato il mio futuro, Jake non aveva più
fatto menzione
della mia “proposta indecente” della sera prima, ma
non sembrava molto contento
di diventare mio marito.
Forse
avrebbe voluto vivere sempre una vita spensierata a correre in giro per
i
boschi con il suo branco, ma io quando non ero con lui mi sentivo
vuota, persa,
come se si portasse via il mio cuore ogni volta che spariva.
Cercai
di
scrollarmi di dosso questi pensieri e mi misi all’opera, la
casa sarebbe stata
pulitissima e ordinatissima in un batter di ciglia.
Cominciai
a
lavorare: tolsi tutti i lenzuoli dai mobili, aprii tutte le finestre e
accesi
il vecchio stereo.
Due
ore dopo
la casa era esattamente come me la ricordavo, splendente e in ordine,
scoprii
che se puoi lavorare alla velocità di un vampiro, le cose
sono molto più facili
e rapide da fare!
Quella
sera
mamma avrebbe avuto la sua sorpresa ed io avrei cercato di lasciare lei
e papà
un po’ da soli a godersi la casetta, avrei dormito nella
vecchia stanza di
papà, infondo una notte senza Jake potevo reggerla, ma di
più? Non lo sapevo,
il tempo avrebbe risposto a tutte le mie domande, ne ero certa.
Pensa positivo, vivi giorno per giorno
Renesmee!
Questi erano i miei pensieri
mentre correvo
verso la grande casa bianca di ritorno dal mio tuffo nel passato.
Era
vero, dovevo
vivere nel presente, avevo appena ritrovato la mia famiglia, quella
vera, il
senso di inadeguatezza che mi aveva perseguitato tutta la vita ora era
sparito;
sapevo di far parte di questa famiglia a tutti gli effetti.
Correre
era
una sensazione fantastica, la velocità che il mio nuovo
corpo riusciva a
raggiungere era impensabile per un umano qualsiasi, decisi che per
inaugurare
una nuova era della mia vita, incentrata sul presente, dovevo testare
la mia
nuova forza.
Mi
fermai di
colpo, mi guardai attorno, un enorme sasso pieno di muschio troneggiava
poco
distante.
Indietreggiai,
cominciai a correre, in un secondo ero già a pochi
centimetri dal grande masso,
ci saltai sopra cercando con tutte le forze che avevo di romperlo.
All’improvviso
sentii un enorme boato.
Al
mio tocco
sul masso si erano formate una serie di crepe che dal punto di contatto
col mio
piede si diramavano come una ragnatela fino alla sua base.
Ma
un essere
umano non avrebbe mai potuto vederle, perché la loro
apparizione era durata un secondo,
non di più, dopo di che il masso si era frantumato sotto i
miei piedi, come
sabbia.
Presi
a
ridere di gusto, ero veramente forte! Magari non come mamma e
papà, però sapevo
cavarmela.
Il
presente
cominciava a piacermi!
Così
decisi
che era il momento di tornare e di darmi da fare con i preparativi per
la cena.
Corsi
verso la
grande casa, ma rimasi interdetta, qualcosa era cambiato, sentivo
chiaramente
un odore acre, che non riconobbi subito.
Poi
capii,
zia Alice aveva costretto papà, zio Emmett e suo marito a
costruire un
porticato in legno rivestito in PVC sul retro della casa.
Dentro
stavano sistemando stufe a gas per il riscaldamento e mamma, nonna Esme
e zia
Rose stavano appendendo ghirlande di fiori rosa ed arancioni al
soffitto.
<<
Ehi
zia!Posso aiutare?>> chiesi ad Alice.
<<
Oh
mia cara certo! Mi serviva proprio del buon gusto, sembra che tua madre
anche
dopo quasi trent’anni da vampira non ne abbia acquistato
neanche un
po’!>> rispose
Ridemmo
tutti, anche mamma che oramai era abituata alle battute di Zia Alice
sul suo cattivo
gusto.
I
preparativi procedevano bene, notai che il porticato era chiuso solo da
un
lato, l’altro era aperto, in quel lato, proprio al centro, la
zia fece
sistemare un tavolino quadrato.
Poi
due
tavoli rotondi e in
fondo,nell’angolo
che rimaneva molto riparato e riscaldato dalle stufe, mise un altro
tavolo
quadrato, più grande del primo.
Aiutai
papà
e zio Em ad accendere le stufette, ma non mi fu permesso di fare altro,
zia
Alice spedì tutte le ragazze a cambiarsi nelle rispettive
camere, e restò da
sola con gli uomini a finire.
Mamma
mi
accompagnò di sopra, nella vecchia stanza di
papà, era incredibile, il grande
letto dorato troneggiava ancora al suo interno.
<<
Ora
questa è tua, trattala bene, sennò
papà si arrabbia!>> mi disse.
Sopra
il
letto era poggiato un vestito da sera blu, come cavolo faceva zia Alice
ad
occuparsi sempre di tutto?
Mi
infilai
sotto la doccia, pensando come sempre a Jacob, infondo lui faceva parte
del mio
presente, mi dissi. Il mio enorme lupetto mi mancava già,
nonostante fossero
solo poche ore che non lo vedevo.
Chissà
se
per lui era lo stesso, chissà se anche lui ora stava
pensando a me, chissà se
stava parlando di me col suo branco o con suo padre. Già,
suo padre, stasera
sarebbe venuto anche lui, e lui ahimè era la persona che
più mi preoccupava.
Nei miei ricordi Billy Black era un anziano sulla sedia a rotelle che
emanava
una strana autorità, chissà se avrebbe approvato
la mia storia con Jake,
infondo io ero mezza vampira, quale padre vorrebbe che un figlio si
mettesse
con una mezza vampira? Certamente non un anziano Quileute.
Ancora
non
sapevo neppure come funzionasse il mio nuovo corpo, potevo avere figli?
Quando
avrei avuto il ciclo? Nel mio intimo consideravo i figli il
completamento della
vita di ogni donna, ma da quando mi ero trasformata non ci avevo
pensato
affatto. E se non fossi stata capace di averne? Non so che reazione
avrei
avuto.
Pensa al presente, altrimenti non andrai mai
né avanti né indietro. Mi dissi.
Persa
nel
circolo della mia mente non mi ero resa conto di essermi preparata, ero
pronta,
mi dovevo solo raccogliere i capelli e truccare.
Alle
sette
in punto uscii dalla camera vestita di tutto punto per una serata di
gala e mi
sorpresi di trovare un clima da grandi occasioni anche al pian terreno.
Tutti
erano
vestiti da sera, anche nonno e Sue, non capivo il bisogno di
così tanto sfarzo
per una cena con i licantropi. Così chiamai mentalmente
papà e glielo chiesi.
<<
Volevamo fare le cose in grande stile per il tuo ritorno tesoro mio!
Siamo così
felici di riaverti tra noi!>> disse lui con un sorriso
serafico in volto.
Papà il fatto che riesci ancora dopo
trent’anni ad abbindolare mamma con questi sorrisetti non
significa che tu ci
riesca anche con me, io fino a pochi giorni fa vivevo nel mondo reale
sai?
Non
rispose,
si limitò a sorridere.
Voi tutti sapete qualcosa che io non so
giusto?
<<
Buona serata amore mio>> disse e se ne andò.
Non
feci in
tempo a formulare nessuna ipotesi, in quel momento il rumore di
un’auto attirò
la mia attenzione, Jake era arrivato.
Mi
diressi
sul retro della casa, impaziente, almeno Jake avrebbe trovato ridicolo
tutto
questo sfarzo, pensai mentre attraversavo il nuovo porticato addobbato
con
migliaia di fiori e nastri di raso.
Rimasi
interdetta, era in smoking e … cavolo era fantastico! La
camicia bianca faceva
risaltare il colore bronzeo della sua pelle alla perfezione, mi persi a
guardarlo.
E
a quanto
pareva altrettanto fece lui con me, restammo in silenzio occhi negli
occhi
finchè …
<<
Ehi
voi due! Avete intenzione di mangiare con noi stasera oppure
no?>> disse
una voce roca che proveniva da dietro Jake.
Era
Billy,
arrivava scortato da nonno Charlie e Sue.
Fece
cenno a
nonno di fermare la carrozzella quando si trovò di fronte a
me.
<<
Favolosa, adesso capisco perché mio figlio è
stato lontano da casa tutti questi
anni! Ne è valsa la pena Jake! Complimenti!>>
disse
Io
arrossii,
e riuscii solo a balbettare un ‘grazie’ tanta era
la contentezza che le sue
parole mi avevano suscitato.
Billy,
nonno
e Sue passarono avanti, dietro di loro c’era un folto gruppo
di enormi
ragazzoni, erano i due branchi, nel corso degli anni qualcuno aveva
abbandonato
la forma di lupo e molti di loro avevano scelto di invecchiare assieme
alle
loro compagne, al loro posto c’erano le nuove generazioni.
Vidi
Sam ed
Emily, Paul e Rachel, e gli altri con rispettivi mogli e figli, erano
invecchiati, ma comunque dimostravano al massimo trentacinque anni
anche se ne
avevano quasi cinquanta.
Capii
perché
molti lupi avevano l’imprinting con bambine molto piccole,
questo gli
permetteva di usufruire della loro forma per molto più tempo
mentre aspettavano
che le loro
compagne crescessero.
I
due figli
di Sam ed Emily erano già grandi e avevano appena
subìto la loro trasformazione,
lo si capiva dal fatto che i loro visi avevano ancora i tratti tipici
dei
bambini ma erano altissimi e molto muscolosi.
Quil
Ateara
e Claire erano senza dubbio i più giovani del vecchio
branco, senza contare
naturalmente Leah e Seth Clearwater
i
quali avevano deciso di seguire Jake, se non in Italia con me, almeno
nella sua
scelta di vita a lunga prospettiva.
Pian
piano
presero tutti posto e mi accorsi che il tavolino centrale nel lato in
cui non
c’era la copertura era riservato per me e per Jake, di fronte
a noi c’erano
mamma, papà, nonno Charlie, Billy e Sue, alla nostra destra
i Cullen sedevano
in un tavolo rotondo non apparecchiato, alla nostra sinistra
c’era l’enorme
branco dei lupi il cui tavolo era sommerso dalle cibarie.
Non
capivo
perché avessero relegato me e Jake laggiù. Certo
capivo che gli unici tre
esseri umani anziani presenti avevano bisogno di un posto riscaldato,
ma allora
perché non chiudere tutto, ah certo, l’odore, i
licantropi e i vampiri non
sopportavano i loro odori a vicenda.
E
le mogli
dei lupi? Cercai le loro facce attraverso la tavolata, capii che erano
state
posizionate strategicamente in punti dove erano protette dal vento di
Marzo
che, per loro, doveva essere abbastanza fresco.
Bene,
zia
Alice aveva pensato proprio a tutto, ma ancora non capivo il
perché, e sembrava
che neppure gli umani e i lupi lo facessero perché nessuno
di loro era vestito
da cerimonia come la mia famiglia a Jake, ed entrando tutti loro erano
rimasti
stupiti dallo sfarzo delle decorazioni.
Arrivò
il
cibo, io e Jake mangiammo, non che il cibo da umani mi piacesse
particolarmente, ma mi sfamava esattamente come il sangue ed era
più facile da
reperire, visto che non aveva bisogno di essere catturato.
La
cena durò
due ore, i licantropi non finivano più di mangiare, pensavo che anche il mio
lupetto si sarebbe
distinto per l’appetito, ma mi sbagliavo, quasi non
toccò cibo e rimase in
silenzio per quasi tutta la cena, assorto nei suoi pensieri.
Finita
la
cena le zie e mamma sparecchiarono e pulirono tutto in meno di due
minuti.
Fu
in quel
momento che Jake si alzò e cominciò a battere un
cucchiaino sui bicchieri di
cristallo per ottenere la nostra attenzione. Il silenzio
calò subito.
<<
Ehm, volevo ringraziarvi tutti per essere qui a festeggiare il nostro
ritorno.
E vorrei dirvi anche che spero questa cena sancisca un accordo molto
stretto
tra lupi e vampiri, di modo che possiamo affrontare il futuro con
maggiore
sicurezza per tutti, sapendo che ognuno proteggerà
l’altro in caso di
pericolo.>> disse Jake
Era
chiaro
che si riferisse all’imminente guerra coi Volturi, ecco il
motivo di tanta
esagerazione stasera, i vampiri volevano stringere un accordo ancor
più stretto
con i licantropi. Che sollievo per un attimo avevo pensato che stesse
succedendo qualcosa di grave.
A
quel punto
tutti scoppiarono in un grande applauso e partì un brindisi,
pensavo che Jake
si sarebbe rimesso seduto, ma evidentemente non aveva ancora finito
perché
rimase lì in piedi come un baccalà.
<<
Ehm, c’è un’altra cosa che vi devo dire,
ed è una cosa molto personale ma che
comunque riguarda tutti noi, è una cosa che volevo fare da
tempo, ed ora
finalmente ne ho il modo. >> così dicendo mi
prese per mano, mi fece
alzare. Non capivo.
Affondò
una
mano nella tasca interna del suo smoking e ne estrasse una scatolina
rossa
rivestita in velluto.
S’inginocchiò
di fronte a me. Nello stesso istante tutto cominciò a girare.
<<
Renesmee Cullen, stasera, qui davanti alle nostre famiglie, io ti
chiedo, vuoi
diventare mia moglie?>>
Mai,
neanche
nei miei sogni più belli avrei mai immaginato di provare
un’emozione così potente.
Ma
soprattutto quella era una cosa che mi sarei aspettata da
papà, non da Jake!
Il
battito
del mio cuore accelerò.
<<
C-certo che sì >> risposi.
A
quel punto
tutti applaudirono mentre il mio … FIDANZATO mi baciava con
passione.
Ora
il mio
futuro era molto più vicina di quanto non mi fossi aspettata.
|
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Capitolo 10 *** Chiarimenti ***
10
Chiarimenti
Dopo la dichiarazione, tutti si alzarono
per farci i loro migliori auguri, prima i lupi, poi i vampiri.
Ancora non mi rendevo conto del fatto
che mi stessi per sposare, ma soprattutto del fatto che Jake avesse
preso un’iniziativa così plateale da solo.
Papà se scopro che
l’hai costretto ti giuro che me la paghi. Pensai sicura che
lui avrebbe capito.
Quando arrivò il suo turno
papà mi baciò e mi sussurrò:
<< No tesoro ha fatto
tutto da solo, erano mesi che lo progettava, solo che neppure io me ne
ero accorto!
E quando hai pensato al ricatto mi
è sembrata una buona idea, visto che pensavo che altrimenti
non ti avrebbe mai reso una donna onesta! Evidentemente ci eravamo
sbagliati entrambi!>>
<< Perché solo
i succhiasangue si innamorano?!>> sussurrò
Jake che evidentemente aveva sentito tutto.
Finiti gli auguri mi diressi verso zia
Alice.
<< Non
c’è problema, so già tutto,
sarà memorabile cara! E grazie per avermi affidato le redini
della cerimonia! Sei in buone mani.>> disse lei vedendomi.
Mi aveva anticipato, come sempre, cara
zietta!
Mi guardai attorno ancora un
po’ confusa, i tavoli erano spariti e un gioco di
luci creava una sorta di pista da ballo al centro della sala, la musica
cominciò.
Cercai di dileguarmi a
velocità vampiresca, non ero assolutamente in grado di
danzare.
Dovrò prendere lezioni di
ballo, da qui al matrimonio avrò tempo, non voglio
che sia una cosa così imminente, otto mesi magari, anche un
anno. Pensai.
Immediatamente un ciclone
bruno mi travolse.
<< Due settimane, non una
di più, non una di meno!>> disse zia Alice.
<< O-ok zia, ma co-come
farai ad organizz…>>
<< Tu non ti preoccupare
dei preparativi, a quelli ci penso io, anzi, ci ho già
pensato! Tu pensa ad essere bellissima e riposatissima e
basta!>> disse in tono severo.
<< Non è che
hai già comperato il vestito vero zia?>>
almeno quello volevo scegliermelo da sola!
Un enorme sorriso si stampò
sulla faccia della mia cara zietta.
<< Vuoi
vederlo?>> mi chiese.
Sospirai e mi sedetti sul divano.
<< Domani zia, grazie, per
oggi sono stanca!>> dissi.
La zia se ne andò lasciandomi
da sola sul divano, gli altri ballavano, io ero esausta, era stata una
giornata intensa.
Per la prima volta guardai il mio
anello, era semplicissimo, oro bianco ed una pietra preziosa
incastonata in cima.
<< Ciao bellissima che
fai?>> sobbalzai, era Jake, ma mi aveva preso alla
sprovvista, non l’avevo sentito arrivare.
<< Ohi, non
balli?>> risposi.
<< Veramente mi sarebbe
piaciuto farlo con te.>> disse.
<< Non credo di esserne in
grado, non stasera. E comunque ho una domanda. Chi sei tu e che ne hai
fatto del mio lupetto scontroso?>>
<< Ti ho spiazzato eh?
Erano mesi che pianificavo e tu l’altra sera mi esci fuori
con quell’ultimatum … a proposito, è
ancora valido?>> disse con un sorrisetto sulle labbra.
<< Ancora per
poco.>> risposi.
<<
Cioè?>> chiese.
<< Due settimane Jake, ci
sposiamo fra due settimane.>> sentenziai.
<<
Co-come?>> balbettò.
<< Zia Alice ha
già deciso per noi e a quanto pare è avanti anche
con i preparativi>>
<< E tu come
l’hai presa?>> chiese.
<< Bene direi, non sono
corsa via urlando, è un buon segno.>>
<< Direi che settimana
più, settimana meno non ci cambia la vita
no?>> disse
<< No, direi di noi, ormai
siamo in ballo caro FIDANZATO se ci volevi ripensare ora non sei
più in tempo!>>
<< Ripensarci? E
perché? Tutto quello che voglio è poter
dimostrare a tutti che sei solo mia e che passerai tutta la vita
accanto a me.>> dicendo così prese il mio
mento tra le mani e mi baciò.
<< ok >>
dissi un po’ più sollevata, a lui non interessava
il fatto che il nostro matrimonio fosse così imminente,
perché mai avrei dovuto preoccuparmene io allora?
Gli presi la mano, ancora non sapevo
controllare il mio potere, ma cercai comunque di fargli capire che ero
veramente la donna più felice del mondo in quel momento,
evidentemente funzionò perché disse.
<< L’unico scopo
della mia vita è renderti felice amore
mio!>> e poi mi baciò.
Le sue labbra esploravano le mie, la sua
lingua si faceva strada assieme alla mia in un vortice
d’amore e passione e poi … e poi … mi
ritrovai in mezzo ad un archetto nuziale, vestita da sposa, ma qualcosa
non andava, era tutto vuoto ed io ero seduta a terra a piangere, era
successo qualcosa di grave a qualcuno, ma non mi ricordavo a chi, un
enorme peso gravava sul mio cuore, ma non sapevo perché.
Improvvisamente, divenne
caldissimo, il genere di caldo che non è sopportabile, e
aprii gli occhi.
Capii di aver sognato, e visto il modo
in cui il mio cuscino era bagnato capii di aver anche pianto.
Mi misi seduta e mi chiesi come cavolo
avevo fatto a finire a letto,l’ultima cosa che ricordavo
era… un bellissimo bacio!
<< Ti ci ho portata io,
praticamente ti sei addormentata mentre ti baciavo, avresti dovuto
sentire i commenti del branco!>> disse Jake che era al
mio fianco e probabilmente aveva colto la mia espressione.
<< Oddio
scusami!>> dissi << Ero stanchissima, sai
ho passato il pomeriggio a … o cazzo! La sorpresa a
mamma!>>
<< Non ti preoccupare, se
ne sono accorti da soli, ti ringrazieranno domattina >>
sbadigliò << Se la staranno godendo, beati
loro!>> disse.
In effetti non avevo più
sonno … e poi due settimane avrebbero realmente cambiato la
mia vita?
Presi la mano a Jake, in un secondo
fummo sulla stessa lunghezza d’onda …
<< NON CI PENSARE NEANCHE
PER SCHERZO!>> una voce stridula e molto acuta provenne
dall’altra parte del corridoio.
<< NESSIE! COME TUA ZIA TI
STO VIETANDO DI VENDERTI IN QUESTO MODO, TI COSTA MOLTO ASPETTARE DUE
SETTIMANE?>> No, non poteva essere zia Alice no!
<< Devo
entrare?>> Proseguì la voce che ora sembrava
provenisse direttamente dalla porta della stanza.
<< No zia, grazie, me la
cavo da sola. Buonanotte!>> dissi guardando Jake molto
dispiaciuta.
<< Maledetti succhiasangue
che non dormono mai!>> disse lui.
<< Sono passata sopra al
fatto che un cane sposi mia nipote, ma non so se passerò
sopra al fatto che quel cane mi insulti proprio dentro casa
mia!>> disse zia Alice che ormai si era allontanata ma
ancora era in grado di sentirci.
Cercai immediatamente di calmare i miei
bollenti spiriti e mi rimisi a dormire, naturalmente dopo quel sogno
non ci riuscii.
<< Jake?
Dormi?>> chiesi a bassa voce.
<< No>> mi
rispose con voce cristallina.
<< Perché non
dormi?>> dissi.
<< Ho visto il tuo sogno,
mi sto chiedendo di cosa hai paura inconsciamente>>
<< Jake, io …
scusami io voglio veramente sposarti, non so l’origine di
questi sogni, ma se devo essere sincera mi hai spiazzato ieri sera con
la proposta ed ho paura che tu ti sia lanciato in una cosa che non vuoi
fare solo per farmi piacere.>>
<< Ma se fino a
l’altro ieri mi avevi lanciato un ultimatum assurdo niente
sesso fino al matrimonio>> recitò
quest’ultima parte tentando di imitare la mia voce, ma ne
uscii solo uno stridio fastidioso.
<< Si beh, durante il
viaggio fino a qui ci ho pensato sai? Infondo io non voglio il
matrimonio a scapito della felicità di coppia. Se non vuoi
sposarmi non sei costretto.>>
<< Certo che voglio
sposarti, ho mai fatto nulla per forza in questi anni?>>
<< No, effettivamente no,
ma sai, io non ti riconosco più, non sono da te queste
dichiarazioni d’amore plateali!>>.
<< La parola imprinting ti
dice niente?>> rispose sarcastico.
<< Sì lo so ma
questo non giustifica … >>
<< Cosa? Non giustifica
cosa? Io non sono mai cambiato, se tu non avessi avuto bisogno del
matrimonio io non ti avrei mai fatto la proposta, ma il fatto
è che l’amore che provo per te mi spinge sempre a
realizzare i tuoi desideri e se è quello che desideri, lo
desidero anche io.>> dicendo questo mi prese il viso tra
le mani poi continuò << IO SONO FELICE SOLO SE
LO SEI ANCHE TU. Quindi ti prego smettila di
preoccuparti.>>
Non sapendo che rispondere mi limitai a
mugugnare un Ok.
Mi riaddormentai più
tranquilla e sognai la fine dell’ultimatum e la prima notte
di nozze.
Ma improvvisamente il sogno
cambiò, ero … un lupo e correvo in mezzo al bosco
con una ragazza sulla schiena, mi girai a guardarla, ero io! Come
facevo ad essere contemporaneamente sia il lupo che la ragazza?
Spalancai gli occhi, ,cercai di svegliarmi, ma il sogno non finiva!
Continuavo a vedere la foresta scorrere sotto i miei piedi …
era come se la mia persona si fosse sdoppiata in tre, mi rendevo conto
di essere seduta sul letto sveglissima, con accanto Jake che russava,
ma allo stesso tempo vivevo le emozioni del lupo, sentivo i suoi
pensieri e mi vedevo a cavalcioni su di lui…
Cosa mi stava succedendo?
<< Jake! Svegliati! Jake,
vedo un lupo che mi porta sulle spalle!>>
Improvvisamente la visione
sparì. Ora c’era solo Jacob che mugugnava al mio
fianco.
Sentii dei passi frettolosi salire le
scale. Bussarono.
<< Ciao Nessie sono
papà, vestiti e scendi avrei bisogno di parlarti di una
cosa, è urgente!>>
Ciao
a tutti, volevo solo informarvi che più o meno siamo a
metà fan fiction e che quando finirò di scriverla
(mi mancano un paio di capitoli) i ritmi di pubblicazione saranno
più intensi...
Un'altra cosa: sono
stata contattata da una ragazza che vuole pubblicarla su un gruppo di
Facebook io sarei anche daccordo ma la sua mail è
inesistente così come il gruppo di facebook di cui mi ha
dato il link, quindi mi spiace ma non ti ho potuto rispondere!
Per tutti coloro che
sono curiosi vi informo che questa ff è già
pubblicata sul sito www.welcometoforks.net e là siamo
già ai capitoli finali, quindi se vi interessa correte a
leggere!!!!
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Capitolo 11 *** Potere ***
11. Potere
In un lampo fui fuori dal letto, in un
minuto ero vestita, lavata e pettinata, ancora era l’alba,
Jake dormiva beato, ma io scesi di sotto e trovai tutta la famiglia
riunita.
Mi preoccupai parecchio,
chissà cosa c’era che non andava, loro sembrava
fossero già tutti al corrente, quanto avrei dato per poter
sapere anch’io tutto subito!
E lì capii che
c’era qualcosa che non andava, una folla di voci e di
immagini mi entrarono in testa, un assordante chiasso, vedevo ancora
con i miei occhi, ero certa di essere nel mio corpo, però
era come se …
<<
Stupefacente!>> disse papà.
<< Papà
aiutami! E’ assordante! Chi sono queste
persone?>>
<< Siamo noi, stai
leggendo contemporaneamente tutti i nostri pensieri. Adesso calmati, e
cerca di concentrarti su di una sola voce.>>
Ci provai, ma scomparvero tutte.
<< Le ho perse tutte
papà. Mi spiace.>> dissi con rammarico.
<< Appena ho
visto che eri entrata nel sogno di Jacob ho capito che è
arrivato il momento di cominciare ad allenarti per riprendere il
pieno utilizzo del tuo fantastico dono, ne ho
parlato con il nonno e lui è d’accordo con me nel
cominciare già da ogg ….>>
<< NON SE NE PARLA
NEANCHE!>> lo interruppe zia Alice << SI
DEVE SPOSARE FRA DUE SETTIMANE, HAI LA MINIMA IDEA DI QUANTO TEMPO CI
VOGLIA PER TUTTI I PREPARATIVI?>>
<< Ma zia, avevi detto che
era già tutto pronto, no?>> le dissi.
<< Si beh …
>> disse lei << Quasi
pronto>>
<< Bene Alice allora
vorrà dire che Nessie si eserciterà con noi il
mattino e verrà a fare shopping con te nel
pomeriggio.>> intervenne il nonno.
<< Ah, emh, ok, per me va
bene.>> rispose lei. << MA PROMETTETE DI
NON FARLA STANCARE E GLI ALLENAMENTI DEVONO FINIRE ALMENO DUE GIORNI
PRIMA DEL MATRIMONIO PER DARLE LA POSSIBILITA’ DI
RIPOSARSI.>>
<< Si te lo promettiamo
sorellina rompiscatole!>> disse zio Em.
Convinta zia Alice uscimmo in giardino
per riprendere gli allenamenti.
<< Ok tesoro ora vorrei
provare un'altra cosa, il tuo potere è l’insieme
del mio e di quello di mamma, prova quindi a chiudere la mente
cosicché io non possa avervi accesso>> disse
papà.
Mi concentrai sul mio corpo, sulla mia
mente, e provai a chiuderla, come si chiudeva una mente? Non ne avevo
idea.
<< Non ci
riesco!>> dissi.
<< Concentrati su di te,
sul tuo corpo c’è una sorta di scudo, cerca di
sentirlo e di utilizzarlo.>> disse mamma.
Ci provai, non percepivo nessuno scudo.
Passarono i minuti, e poi le ore, nessun
risultato era percepibile, malgrado mamma continuasse a dirmi che non
mi dovevo scoraggiare e papà mi spronasse a provare di
nuovo, io mi demoralizzai.
Il mio cervello cominciò a
vagare da solo, chissà quando si sarebbe svegliato Jake,
avevo bisogno di lui, mi calmava, e mi spronava a reagire di fronte ad
ogni situazione.
Poi vidi me stessa con un espressione
sconfitta in volto, ma non mi vedevo dal mio corpo, la prospettiva era
strana, come se la persona cui stavo leggendo i pensieri mi guardasse
dall’alto.
Alzai gli occhi al cielo, niente. Di chi
potevano essere i pensieri che avevo intercettato? Poi capii, qualcuno
mi stava osservando dalla finestra del piano di sopra, era Jake, si era
appena svegliato e si era affacciato chiedendosi dove fossi, ora che mi
aveva trovata stava pensando con preoccupazione al perché
avessi un espressione così afflitta.
<< Ecco! La chiave
è questa!>> disse papà
all’improvviso.
Non capivo.
<< Come no capisci? Quando
ti trovi in situazioni di stress psicologico e desideri
individuare dove si trova una persona lo fai senza problemi: ieri sera
volevi entrare nella testa di Jacob per sapere cose ne pensasse
realmente del matrimonio, e l’ hai fatto! Prima volevi sapere
che cosa ti volevamo dire e sei entrata nelle nostre teste, ora volevi
sapere notizie su di lui e l’hai trovato
immediatamente!>>
Ci riflettei un secondo, era vero,
bastava che desiderassi intensamente entrare nelle menti degli altri e
lo facevo, ora si trattava solo di ribaltare il mio dono e di chiudere
la mia di mente.
Intanto Jake ci aveva raggiunti e
papà gli stava spiegando degli allenamenti, lo guardai,
quella mattina indossava una camicia bianca, che risaltava sulla sua
perfetta pelle bronzea, mi persi tra i ricordi della volta in cui,
poche settimane prima, avevamo “fatto pace”
…
Poi ricordai che papà poteva
sentirmi, e desiderai essere come la mamma, uno scudo totale
per il suo dono…
Improvvisamente papà si
girò verso di me con una strana espressione in volto.
<< Ce l’hai
fatta amore!>> disse << Non sento
più i tuoi pensieri!>>
Durò solo un secondo, ma
tanto mi bastò per sapere che ero in grado di controllare il
mio potere anche meglio di come non avessi mai fatto.
<< Ok basta per
oggi!>> disse nonno Carlisle <<
è ora di pranzo per i semiumani!>>
Io e Jake ci guardammo, in effetti
avevamo fame entrambi.
<< Che vuoi
fare?Cacciamo?>> chiese lui.
<< Non credo che zia Alice
ci permetterà di andare via.>> dissi vedendola
arrivare a passo deciso verso di noi.
<< Infatti non lo
farò, il pranzo è in tavola.>>
disse quando ci raggiunse << Subito dopo ho bisogno di
parlare da sola con te.>>
Entrammo e rimasi sorpresa dalle doti
culinarie di nonna Esme e zia Rose, erano veramente brave per essere
vampire da così tanto tempo.
Finito di mangiare seguii la zia in
camera sua.
Appena si fu accertata che nessuno ci
avrebbe spiato aprì l’enorme armadio e ne
tirò fuori uno stupendo vestito bianco.
<< Oh mio
dio!>> fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Era bianco avorio, con il corpetto
ricamato in pizzo e una vaporosa gonna di tulle con lo strascico.
Lo provai, secondo la mia opinione era
perfetto, ma naturalmente mia zia cominciò ad
appuntare spille ovunque bisbigliando tra sé.
Quando ebbe finito cercai di dirle che
era un po’ stretto (faticavo a respirare) ma lei naturalmente
mi ricordò il detto: <>
Il fatto era che a me non interessava la
bellezza, ma mi guardai bene dal dirglielo naturalmente!
Mi limitai a chiamare mamma in aiuto che
arrivò subito e così cominciammo le trattative
con zia Alice per il soffocante corpetto.
Dopo due ore filate trovammo un
compromesso, il corpetto un po’ più largo in
cambio di qualche ora in più di shopping con lei
… disse che avevo bisogno di un armadio nuovo, ora non ero
più una bambina ma una donna.
DONNA.
Quella parola mi spaventava un
po’, potevo veramente definirmi così?
Sentii improvvisamente tutta la tensione
salire, avevo bisogno di riposo, fisico e mentale, e a giudicare dal
brontolio del mio stomaco, anche di mangiare, decisi così
che appena la zia mi avesse tolto quel vestito sarei andata a caccia.
La guardai, ero sicura che stesse
vedendo le conseguenze delle mie decisioni, infatti dopo pochi secondi
mi sfilò il vestito e mi sussurrò
<< Divertiti>>.
Uscita dalla grande casa bianca
cominciai a correre, la sensazione del vento tra i capelli era
fantastica, ma io, come degna figlia di mio padre, non potei fare a
meno di pensare.
Pensavo troppo, me ne rendevo conto,
soppesavo ogni piccolo particolare, Jake, mamma, papà,
questa nuova vita, la mia nuova famiglia e tutto ciò che mi
passava in testa.
Il mio flusso di coscienza si interruppe
solo per pochi istanti, un bellissimo capriolo maschio era di fronte a
me e mi stava fissando con occhi di sfida.
<< Ciao
bellissimo>> dissi << Sarai anche
buonissimo?dall’odore sembra di si … beh
vedremo!>>
In una frazione di secondo gli fui
addosso, ebbe ben poco tempo per reagire e difendersi, d'altronde io
per lui ero una predatrice troppo forte.
Mi saziai, e poi restai lì a
guardare il suo corpo adagiato in terra, non avevo mai veramente
pensato al fatto che le mie prede potessero soffrire. Magari lui aveva
una compagna cerva che lo stava aspettando e anche tanti piccoli
cerbiattini in attesa di cibo …
Provai a considerare l’idea
che fossi un assassina. Non riuscivo a vedermi come tale, io ero per
metà vampira, quella era la mia natura, e poi infondo non
mangiavano gli animali anche gli uomini?
Loro non si consideravano assassini
neanche se sterminavano una famiglia intera di animali.
Famiglia … una parola che
poteva avere molteplici significati …. Almeno per me.
Cominciai a pensare alla mia famiglia,
quella umana, i nonni, il mio fratellino, i miei carissimi genitori.
Avevo fatto perdere ogni mia traccia,
ogni tanto inviavo qualche mail per assicurarli che stessi bene, ma
niente di più. Sapevo che avrebbero voluto venire a trovarmi
ma finchè non avevo scoperto la mia vera identità
non avevo mai desiderato loro visite, ero troppo trasandata, gli avrei
fatto paura, ed ora … beh, non mi sembrava il caso!
Che gli avrei detto?
<< Ciao mamma, sono mezza
vampira ora sai?Ma non ti preoccupare, lo sono sempre stata!Ah
un’altra cosa, sai che in realtà io ho solo
qualche hanno meno di te? Fico eh?>>
No, non mi pareva il caso,
d’altronde io stessa ero rimasta sconcertata dalle
affermazioni di mio padre qualche mese prima nel parco del college.
Ricordavo quel giorno con inaspettata
nitidezza, il sole, il vento freddo, la quercia …
<< Oh
merda!>> dissi tra me e me, mi era appena venuto in mente
un particolare, che seppur minuto, non fece altro che agitarmi ancora
di più.
Invertii bruscamente il senso della
corsa, avevo bisogno di risposte, e sapevo chi me le poteva dare.
Arrivata nel perimetro di casa decisi di
non entrare, mi limitai a fermarmi vicino ad un albero e pensai.
Papà, esci senza dare
nell’occhio ho bisogno di parlare a te e a zia Alice da soli
senza la mamma.
Sentii immediatamente un fruscio e li
vidi entrambi vicino a me con delle espressioni che non promettevano
nulla di buono, ero sicura che zia mi avesse visto mentre traevo le mie
conclusioni e ora si stavano preparando a raccontarmi qualcosa che
sospettavo non sarebbe stato affatto bello.
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Capitolo 12 *** la data ***
12.
La data
Restavano
entrambi in silenzio aspettando che parlassi, così decisi
che l’avrei fatto a
modo mio.
Cercai
di
desiderare di entrare nella testa di zia Alice, dovetti sforzarmi
moltissimo ma
poi ci riuscii.
Un
esplosione di pensieri m’invase, ero entrata anche nella
mente di papà.
Dovete spiegarmi il mistero della data
incisa sulla quercia, perché non l’avete ancora
fatto?Mi state nascondendo
qualcosa?
Nessuno
parlò, non ce ne fu bisogno, entrambi stavano pensando alla
stessa cosa.
Vidi
zia Alice
che giocava a scacchi con zio Jasper, entrambi erano vestiti con abiti
decisamente fuori moda, e questo mi sembrò molto strano,
soprattutto per zia
Alice, poi capii, la scena doveva essersi svolta molto tempo addietro,
forse
vent’ anni.
In
quel
momento entrò Jake, con un aria afflitta seguito da mamma e
papà con la stessa
espressione in viso, rassegnazione.
<<
L’abbiamo portata in Italia, da una famiglia che se ne
prenderà cura in maniera
eccellente.>> disse papà.
<<
Già
e a noi ci tocca stare a guardare mentre cresce senza sapere chi
è
realmente.>> disse Jake.
<<
Non
è per molto Jacob, non preoccuparti.>> rispose
mamma.
<<
Non
per molto dici Bella?Perché tu sai per quanto
sarà?>>
<<
No
cane, sai benissimo che nessuno lo sa>>
ringhiò papà.
<<
Io
sì >> disse la zia << il sei di
giugno 2008 potremo rivederla, ho
appena avuto una visione molto chiara.>>
<<
VENT’ANNI? Dovrei fare a meno di lei per vent’anni?
E questo a causa di un paio
di succhiasangue millenari?>> urlò Jake.
<<
Sono molto di più di semplici vampiri e tu lo
sai.>> lo ammoni mamma.
<<
Hai
ragione Bella lo so, ma sono stufo di dover rinunciare ad una vita per
colpa
della tua specie!>> disse lui.
<<
NESSUNO Più DI NOI STA PROVANDO DOLORE PER
L’ALLONTANAMENTO DA NESSIE, MA LO
FACCIAMO PER IL SUO BENE PULCIOSO!OPPURE PREFERISCI CHE MUOIA DILANIATA
DAI
LORO DENTI?>> ringhiò papà.
A
queste
parole Jake ebbe un fremito, ma parve calmarsi subito, si sedette e
pensò.
Dopo
poco
ricominciò a parlare.
<<
Dove folletto? Dove la rivedrò?>>
<<
Non
sappiamo come e perché, ma sappiamo che fra
vent’anni incontrerà
suo padre ad Harvard, nel parco, vicino ad un
enorme quercia secolare.>>
Ancora
silenzio da parte di jake poi disse:
<<
Ed
è lì che io sarò fra
vent’anni esatti.>> fece un’altra
pausa e poi
continuò << Quindi cosa intendete fare nel
frattempo? Lasciarla là in
mano agli umani completamente indifesa?>>
<<
No
jake, andremo anche noi in Italia, troveremo lavoro, impareremo la
lingua e
staremo in disparte ad osservarla.>> rispose mamma.
<<
Spero di essere compreso nei vostri piani perché in Italia
ci vengo anche
io.>> rispose lui.
Improvvisamente
ero ad Harvard di fronte alla vecchia quercia, un enorme lupo rossiccio
muoveva
una zampa sulla corteccia dell’albero, sapevo chi era, sapevo
cosa stesse
facendo e perché era là, lo sapevo anche
perché io vedevo la scena dalla
prospettiva del grande lupo, e sapevo anche che una lacrima gli
scendeva sul
muso.
Mi
chiesi
come facessi a vedere nei pensieri di Jake, ma non feci in tempo a
formulare
nessuna ipotesi perché la
scena cambiò
ancora, era una situazione familiare, ma aveva qualcosa di strano.
Jake
stava
guardando con occhi languidi una ragazzina bionda, e le diceva:
<<
Ciao, io sono Marco,
sai è un po’ che ti
osservo, e mi chiedevo se avevi voglia di uscire con me una di queste
sere.>> capii immediatamente di chi si trattava, la
ragazzina bionda ero
io da umana!
Era
straordinario, potevo sentire finalmente l’amore che Jacob
provava per me, ero
dentro i suoi pensieri e sentivo che
cosa significava per lui stare lontano da me:la tortura.
Improvvisamente
sentii la voce di papà:
Jacob, questo non centra con la storia che
stiamo raccontando a Nessie, avrai modo di farglielo capire dopo, ora
andiamo
avanti con la storia.
capii
che
Jake si era unito a loro due per raccontare meglio la storia, e come al
solito
ci stava mettendo del suo!
La
scena
cambiò ancora, papà stava discutendo con Jake
<<
Non
ti rendi conto che se i Volturi scoprono cosa sei saranno
immediatamente in
grado di fare due più due e sapranno chi è
lei?>>
<<
Si,
me ne rendo conto, ma io la amo, e quando sono con lei non sono
più me stesso,
il mio amore è troppo grande!Mi impedisce di
ragionare!>> rispose lui.
Ancora
un
cambio di scena, questa la conoscevo bene ma naturalmente la stavo
vedendo da
un punto di vista diverso, Jake stava abbracciando la ragazza bruna,
l’amava,
ma di un amore puro, era sua nipote, e poi, la persona più
importante della sua
vita (io), era lì davanti a lui, sapeva che avrei frainteso,
ma non fece in
tempo a dirmi niente perché io fuggii, avvertii un immenso
dolore , Jake si era
reso conto che non sarei più tornata; conoscevo bene anche
quello era lo stesso
che avevo provato io quella sera.
Ora
ero di
nuovo nei ricordi di zia Alice stava parlando con papà e mamma
<<
Calmati Edward, Jacob non ha fatto altro che assecondare il destino,
sapevamo
che sarebbe andata ad Harvard>> stava dicendo la zia.
<<
Non
così, non volevo che mia figlia soffrisse a causa
dell’imprudenza di quel
cane!>>
<<
Non
possiamo impedirgli di amarla, hai visto con i tuoi occhi, se non
è con lei non
è felice!>>
<<
Bene>> disse papà dopo una breve pausa
<>
In
quel
momento zia vide una figura mascherata in piedi di fronte ad un albero,
realizzai subito che era la mia quercia, fissava la data incisa sul
tronco che
sembrava già molto vecchia, poi la scena cambiò,
la persona mascherata era in
un sotterraneo e camminava velocemente, poi cambiò ancora
era di fronte e tre
figure sedute su tre troni di legno intagliati.
Lui
disse
loro cos’aveva visto e loro si limitarono ad annuire e a dire
che avrebbero
risolto loro il problema.
Quando
la
zia si svegliò dalla visione prese il telefono in mano e
compose un numero.
Improvvisamente
la scena cambiò ancora, era un’altra volta
ambientata nella grande casa bianca,
ma questa volta a giudicare dagli abiti dei presenti era molto
più recente, zia
stava mettendo dei fiori in un vaso e in quel momento una visione la
colse di
sorpresa.
Era
una
giovane donna seduta in una panchina di un parco che parlava con un
ragazzino
biondo, mi resi immediatamente conto che quella ragazza ero io quando
ero
ancora umana, il ragazzino mi sorrideva e un secondo dopo ero a terra
in una
pozza di sangue …
Sentii
urlare in lontananza, la zia riprese conoscenza e si accorse di essere
stata
lei ad urlare così, come l’altra volta prese il
telefonino e chiamò.
Stavolta
mi
fu concesso di seguire la telefonata e per di più da due
angolazioni diverse,
papà e zia Alice ora stavano mettendo assieme i loro ricordi
per farmi capire
meglio.
<<
Hanno capito il significato della data, la uccideranno domani mattina
appena
uscirà dal campus.>> diceva zia Alice al
telefono.
<<
lo
sapevamo Alice, calmati, sapevamo che sarebbe successo prima o
poi.>>
disse la voce di mio padre.
<<
Si
ma come facciamo a evitarlo Edward?>>
<<
Semplice, la preleveremo prima noi.>> rispose
papà
In
quel
momento zia Alice ebbe un’altra visione, papà che
mi avvicinava vicino alla
quercia, io che lo seguivo fuori dal campus fino alla villetta bianca.
<<
Si,
vedo che andrà tutto bene, avvicinala già da
stasera se riesci Edward, saremo
tutti più tranquilli se vigilerai su di lei.>>
disse la zia.
Tornai
immediatamente alla realtà, i ricordi erano finiti, io
però ancora non avevo
capito proprio tutto.
Li
guardai,
ora erano in tre, come avevo immaginato Jake aveva contribuito a questo
racconto, doveva essersi unito a loro mentre io vi ero già
immersa dentro.
<<
Ancora non ho capito una cosa, come ha fatto Demetri a scoprire di
me?>>
chiesi.
Ci
fu un
lungo silenzio …
Poi
zia
rispose << Tuo padre ha letto nella sua mente e ha
scoperto che ti aveva
vista in Italia con Jacob, mentre camminavate, ti stava cercando e un
giorno
lui si era spinto a caccia troppo in là, e ha sentito
l’odore inconfondibile di
licantropo, così seguendolo ha trovato anche
te.>>
<<
Ma
questo noi lo abbiamo scoperto solamente dopo che tu sei
partita>>
aggiunse papà.
<<
Bene, ora è tutto chiaro, ma perché non sono
stata informata prima di questi
piccoli dettagli?>> dissi un po’ adirata.
<<
All’inizio
abbiamo pensato di aspettare la tua trasformazione, poi
l’incidente, il
fidanzamento e tutto il resto … insomma un insieme di
ostacoli ci hanno
impedito di farlo.>>
<<
Capisco>> dissi, in realtà non capivo, ero
molto arrabbiata, con tutti
loro, nessuno si era preso la briga di informarmi dei retroscena,
neanche il
mio futuro maritino, che non l’avrebbe passata di certo
liscia.
Lo
guardai,
arrabbiatissima, sapeva perfettamente cosa stavo pensando anche senza
poter
leggere i miei pensieri.
<<
No
eh! Non te la prendere con me Nessie, io gran parte della storia non la
sapevo,
me l’ha raccontata tuo padre mentre tu eri a letto dopo
l’incidente!>>
disse Jake.
<<
Ed
esattamente cosa ti ha spinto a tacere?>> chiesi
infuriata.
<<
sono stato io a chiederglielo, pensavo di dirtelo con calma, tutto
assieme ti
avrebbe sconvolto>> disse papà.
<<
Ringrazia mio padre>> dissi a Jake << ti ha
appena salvato da una
sposa furiosa!>> dissi a Jake.
<<
Grazie succhiasangue, senza di te non saprei veramente come passare le
giornate,
sai che noia sarebbero stati gli ultimi trent’anni della mia
vita?>>
disse Jake ridendo.
Anche
noi
ridemmo, il momento brutto era passato, ora bisognava solamente cercare
di
formulare un piano per accogliere degnamente i nostri ospiti
dall’Italia. In
qualche modo avremmo risolto, ne ero certa.
Ora
però la
priorità era il matrimonio, e soprattutto la sua
protagonista, io…
***
Due
frenetiche settimane passarono velocemente e la vigilia delle nozze
arrivò in
un baleno tra esercizi mentali e prove abito.
La
giornata
precedente era stata frenetica, ma naturalmente non per me, la zia mi
aveva
permesso di decidere con lei solamente la lunghezza perfetta del mio
velo, poi
dopo pranzo, mi aveva costretta a dormire tutto il pomeriggio, per
riposare la
pelle.
Sospettavo
che ci fosse riuscita infilando delle
gocce di Malva selvatica nei miei spaghetti, ma le avevo
fatto credere
di non averlo capito.
Svegliatami
dal mio lungo sonno la zia mi fece mangiare e poi mi informò
che mi dovevo
andare a mettere la vestaglia perché il pigiama party in mio
onore sarebbe
iniziato di lì a poco.
Neanche
zia
Alice poteva
immaginare che il mio addio
al nubilato, mascherato da innocuo pigiama party, si sarebbe
trasformato dopo
poco in un vero e proprio party a luci rosse.
Le
mie
lupesche cognate infatti avevano convinto Seth ad esibirsi in uno strip
tease
vestito da pompiere.
Questo
suscitò un grugno arrabbiato di Zia Rose e
un’espressione sgomenta sul viso di
zia Alice e delle mie due nonne!
Nonna
Reneè
era appena arrivata dalla Florida e non era molto avvezza al mondo
magico che
per noi sembrava normale, quindi si stupiva di ogni cosa, anche del
fatto che
il quasi quarantenne Seth avesse ancora un fisico da mozzare il fiato.
Zia
Alice
era stupita della negligenza di mamma, che ne era al corrente, trovava
infatti
di cattivo gusto queste cose.
Dal
canto
loro nonna Esme e zia Rose erano solamente stupite del fatto che io mi
stessi
divertendo di gusto.
Infatti
appena Seth arrivò vestito solo della tuta da pompiere
scoppiai in una risata
fragorosa e lo incitai a spogliarsi, naturalmente lo congedai molto
prima che
riuscisse a togliersi gli slip, ringraziandolo di cuore per aver
alleviato,
anche se per pochi minuti, l’ansia che ormai provavo da
giorni per la
lontananza da Jake.
La
festa si
concluse subito dopo perché un adirata Alice
cacciò praticamente tutte le
ragazze da casa senza permettermi di ringraziarle a dovere.
Subito
dopo
zia Rose fu costretta a portarla via perché in preda a
spasmodici ringhi,
l’unica cosa che riuscii a capire fu l’intimazione
di dormire che mi rivolse
poco prima di sparire dietro la porta.
Fui
lasciata
così da sola con mamma a scartare
i
regali delle ragazze, naturalmente tutti provenienti dai sexy shop di
Port
Angeles.
Fu
a quel
punto, mentre pensavo alla mia prima notte di nozze con un perizoma
commestibile in mano, che l’agitazione cominciò a
farsi sentire, e se qualcosa
fosse andato storto? E se non avessi mai avuto una prima notte di nozze?
La
mia
premurosa madre capii subito il motivo della mia agitazione.
<<
Non
ti preoccupare, c’è tuo padre con Jake e i lupi
stanotte, faranno baldoria ma
si limiteranno a qualche gara di rutti e di
imprecazioni.>> disse.
Ridemmo
assieme immaginandoci mio padre nel bel mezzo di una gara del genere,
la sua
espressione indignata era stampata nella mia mente.
<<
Non
sono preoccupata solo di questo mamma.>>dissi
<< Sai è un po’ di
tempo che faccio dei sogni strani…>>
<<
Per
carità non mi parlare di sogni!>> disse subito
<< Io quando ero
umana ne facevo sempre, e credevo che tutti fossero premonitori, stai
tranquilla tutto si risolverà per il meglio e non agitarti
per queste cose
oppure domani ti prederai il giorno più importante della tua
vita! Sai quando
io e papà ci dovevamo sposare io ero talmente agitata che
non volli
assolutamente che nessuno ne parlasse fino al giorno fatidico, e anche
il
giorno stesso mi persi tutti i preparativi addormentandomi
perché ero agitata
ed avevo fatto sogni strani che poi mi avevano impedito di dormire.
Successivamente me ne pentii, non fare il mio stesso
errore.>>
<<
Va
bene mamma, grazie mille.>>
Fu
così che
presi un sonnifero leggero e andai a dormire nella speranza che mia
madre
avesse ragione.
Quella
notte
non sognai nulla, la mattina dopo all’alba mi svegliai
…
|
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Capitolo 13 *** Matrimonio ***
13 Matrimonio
Era
l’alba
delle mie nozze con un lupo mannaro ed io mezza vampira stavo
cominciando ad
agitarmi parecchio.
Decisi
che
mi sarei alzata, avrei fatto un bagno caldo e poi sarei scesa per la
colazione.
Purtroppo
non feci in tempo ad alzarmi che fui travolta da tre paia di mani
mentre una
vocina stridula dava indicazioni su come dovevo essere svestita e
infilata
nella vasca.
Ora
basta,
ero veramente stufa di essere trattata come una bambina di due anni,
ero stata
privata di Jake ben tre giorni prima del matrimonio con la scusa della
sfortuna, ero stata costretta a spedire inviti scritti a mano, ad amici
vampiri
e licantropi che sicuramente non si sarebbero nemmeno presentati, ero
stata
forzata in un abito che, ne ero convinta, era almeno un paio di taglie
più
piccolo di quanto avrebbe dovuto essere, non mi era stato permesso di
scegliere
niente, nemmeno la disposizione dei posti a tavola, non mi avevano
neppure
fatto vedere le decorazioni.
Queste
riflessioni durarono poco più di tre secondi, nel frattempo
forti mani gelide
mi stavano trasportando verso l’immenso bagno di zia Alice,
ma non facemmo in
tempo ad arrivarci, scoppia prima.
<<
STOOOP!>>urlai << ADESSO BASTA!MI SONO
STANCATA!SONO IN GRADO DI
VESTIRMI DA SOLA NON HO BISOGNO DELLE BALIE, SONO MEZZA VAMPIRA COSA
CAZZO
CREDETE MI POSSA SUCCEDERE MENTRE FACCIO IL BAGNO, CHE ANNEGHI?ORA VOI
STATE
FUORI E ASPETTATE CHE IO MI PRENDA I MIEI TEMPI E I MIEI SPAZI, IL
MATRIMONIO
E’ NEL POMERIGGIO A MENO CHE NON ABBIATE IN PROGRAMMA UN
INTERVENTO CHIRURGICO
NON VEDO LA NECESSITA’ DI TUTTE QUESTE CORSE.>>
E
così
dicendo sbattei la porta alle mie spalle e la inchiavai.
L’enorme
piano del lavabo era stato riempito di una infinita serie di prodotti
di
bellezza e la vasca era già piena di acqua calda e
sofficissime bolle bianche.
Mi
sfilai la
vestaglia e mi concedetti un lungo bagno rilassante, fu solo quando
l’acqua si
raffreddò che uscii sensibilmente rilassata, ed una volta
asciugata chiamai a
bassa voce la zia, sicura che mi avrebbe sentito.
Entrò
nella stanza
con la sua solita leggerezza, quasi danzando, era con mamma e zia Rose,
loro
due stavano cercando di non ridere mentre lei mi guardava con aria
offesa.
<<
Ascolta zia io apprezzo tutti i tuoi sforzi, ma sono molto agitata,
avevo
bisogno di stare sola e di riflettere un po’>>
dissi.
La
sua
espressione cambiò d’improvviso <<
Certo, certo cara capisco
perfettamente infatti non è per questo che sono
così arrabbiata.>> disse
mentre mi faceva accomodare nella sua stanza che era diventata un
salone di
bellezza in miniatura.
<<
E
allora che c’è zia?>> chiesi.
Mamma
e zia
Rose si limitarono a ridacchiare, mentre dalla gola di zia Alice
uscì un
ringhio profondo.
<<
Oh
no zia!>> dissi << Sei ancora arrabbiata
per la cosa dello
spogliarello?Ma dai!>>
<<
No,
no. E’ arrabbiata con tuo marito!>> disse zia
Rose ridendo.
<<
Devi sapere mia cara che il tuo bel cucciolotto stamattina ha deciso di
presentarsi all’alba qui pretendendo di vederti e sostenendo
che il detto dice
che lo sposo non può vedere a sposa solamente il giorno
prima delle nozze, ma
visto che vi sposate oggi pomeriggio la sfortuna è
scongiurata!>> ringhiò
zia Alice tutto d’un fiato.
Io
risi
<< Si direi che è da Jake!>>
dissi.
<<
Il
punto>> continuò lei sempre più
arrabbiata << è che rifiuta anche
di iniziare a prepararsi o di aiutare con le decorazioni
finchè non ti
vede!>>
A
quel punto
capii e capii anche che lui era quasi più agitato di me,
aveva bisogno di
conforto.
Negli
ultimi
giorni avevo sviluppato una specie di familiarità con la
mente di Jake, infatti
il nonno mi costringeva sempre ad invaderla perché riteneva
che le nostre
similitudini cromosomiche avrebbero reso la cosa più
semplice, così lo cercai.
Lo
trovai,
stava camminando avanti e indietro nel salotto.
Datti una calmata cucciolo, sono qui, avevi
bisogno di me? Dissi.
Si
voltò di
scatto in cerca del mio viso, ma naturalmente non trovandomi capi
subito che
stavo usando il mio potere.
Nessie mi manchi, perché ti tengono
prigioniera già da così presto?
La
mia unica
risposta fu: Zia Alice.
Capi
immediatamente ah, capsico, quindi non
c’è speranza che io ti possa vedere prima della
cerimonia vero?
No tesoro, mi spiace, fai come me, pensa a
quando sarà tutto finito, pensa a quando stasera saremo da
soli.
Avevamo
scelto di non fare il viaggio di nozze, pensavano non fosse il momento,
con la
storia dei Volturi e tutto il resto non ci sembrava proprio il caso.
Ok Nessie, ci proverò… ah a
proposito, ci
vediamo all’altare. Ti amo.
Detto
questo
lo vidi allontanarsi a grandi passi dal divano, aveva intenzione di
rendersi
utile, in qualche modo.
<<
Ok
zia è tutto apposto, ora è più
tranquillo, farà ciò che deve
fare.>>
dissi.
Sul
volto
della mia carissima zietta si aprì un sorriso smagliante.
<<
Grazie tesoro!>> disse <>
<<
Lei
è già la ragazza più bella del
mondo!>>
puntualizzò mamma.
<<
Si
sì va bene. Ha comunque bisogno di essere
preparata!>> la rimbeccò sua sorella.
Passai tre ore in bagno, con un
asciugamano attorno
alla testa, quando ebbero finito tutta la superficie del mio corpo era
perfettamente levigata come marmo.
Ero
già
stremata così chiesi a zia una pausa di dieci minuti.
<<
SEI
PAZZA?TI SPOSI FRA 3 ORE E ANCORA SEI IN QUESTO STATO!>>
mi urlò.
<<
OK
zia non ti arrabbiare. Che su fa ora?>> chiesi un
po’ sconsolata.
<<
Ora
mia cara devi infilarti il vestito.>>
Dopo
mezz’ora e svariati tentativi il vestito mi entrò
e le zie cominciarono trucco
e parrucco a velocità vampira.
Il
risultato
fu che ero pronta un’ora prima della cerimonia,e questo non
fece altro che
farmi agitare maggiormente.
Mi
tolsi le
scarpe e cominciai a camminare avanti e indietro nella stanza, persi la
cognizione del tempo.
Bussarono
alla
porta.
<<
Avanti>>
Un
bellissimo ragazzo in smoking si
affacciò alla porta.
<<
Ciao papà>> dissi.
<<
Sei
bellissima, non sono ancora sicuro che il cane ti
meriti.>> disse
sorridendo.
<<
Anche tu stai molto bene, penso che potresti essere scambiato
facilmente per lo
sposo!>> dissi.
<<
Bene cara rimettiti le scarpe e andiamo>> disse
porgendomi un bouqet di
rose bianche.
In
quel
preciso istante il mio cervello si scollegò dal resto del
corpo.
<<
No!Papà, non posso sposarmi!cosa sto facendo?E se inciampo
giù per la scala?E
se poi Jake non è laggiù che mi aspetta?Oh
cazzo!no, no non posso proprio
sposarmi!>>
Un
ringhio
proruppe nella stanza, inizialmente pensavo fosse stato
papà, lo guardai ma lui
si limitò a sorridere.
Capii
chi
era, in un secondo zia Alice piombò nella stanza, mi mise le
scarpe, controllò
le ultime cose e mi spinse assieme a papà lungo la scalinata
di marmo appena la
musica cominciò a suonare.
Ormai è fatta pensai ok Nessie, non fare la stupida. Guarda dove
cammini e ricordati di dire si al momento giusto…
A
quel punto
i miei pensieri
però si interruppero
bruscamente, un fantastico ragazzone di due metri mi fissava da in
fondo alla
sala, i suoi profondi occhi castani erano immersi nei miei.
Tutto
il
resto del mondo sparì all’improvviso, volevo
correre incontro al mio futuro, un
futuro che vedevo tutto in quegli splendidi occhi castani.
Avanzai
lentamente verso l’altare, lasciai che papà mi
baciasse e mi togliesse il velo
prima di girarmi e dare la mano all’uomo più bello
del mondo.
Se
qualcuno
ci avesse osservato dall’esterno avrebbe senz’altro
pensato che quello era un
matrimonio come tanti, in realtà nulla era normale a partire
dagli sposi.
<<
Io
Renesmee Cullen, accolgo te, Jacob Black come mio legittimo
sposo…>>
<<
Io
Jacob Black accolgo te Renesmee Cullen come mia legittima
sposa….>>
E
poi il
pastore disse:
<<
Signore e signori, per la prima volta, vi presento il signore e la signora
Black.>>
Baciai
il
mio lupesco marito poco prima di essere investita da una valanga di
abbracci,
caldi e freddi.
Alla
fine
degli abbracci ci dirigemmo tutti verso un enorme tendone candido
montato e
riscaldato per l’occasione, venne servita la cena ai lupi,
agli umani e ai
mezzo vampiri: essendo presente anche Nahuel eravamo in due.
<<
Ok
signora Black , >> mi disse Jake appena fummo seduti
<< ora sei più
tranquilla?>>
<<
Mi
son tranquillizzata appena ti ho guardato negli occhi.>>
risposi.
<<
Bene, sono contento >> disse << anche
perché dovrei dirti due
parole a proposito di un certo spogliarello che sembra abbia avuto
luogo
proprio qui ieri sera, ne sai niente?>> mentre parlava
lanciò uno sguardo
accusatore al suo testimone, Seth.
Guardai
il
povero Seth e non potei evitare di
immaginarmelo con addosso solo gli slip, questo
suscitò in me una
fragorosa risata, poco adatta alla parte di sposina educata che stavo
tentando
di recitare quel giorno.
<<
Non
c’è niente da ridere!>> proruppe lui
<< sono stato costretto a
farlo dalle tue sorelle Jake!>>
Ora
tutti
ridevano, avevano capito fin troppo bene l’argomento della
nostra
conversazione, questo purtroppo anche a causa della mia risata.
<<
E
comunque Seth, dì la verità, non è che
quando hai capito che si trattava di
Nessie tu ti sia tirato indietro!>> disse una delle
sorelle di Jake-
ancora non ero in grado di distinguerle-.
<<
Io
e te ce la vediamo dopo nel bosco.>> disse Jake a Seth
ridendo.
<<
No
se permetti dopo avrei dei bei ninnoli da farti vedere, me li hanno
regalati
ieri sera …>> sussurrai con fare eloquente
all’orecchio di Jake.
Lui
mi
guardò e non ebbi bisogno di leggere i suoi pensieri per
capire quello che
stava pensando, la stessa cosa che stavo pensando io: ma
la festa quando
finisce?
Le
nostre
preoccupazioni erano vane, tra il fastoso pranzo e le danze il
pomeriggio
lasciò il posto alla sera in un batter di ciglia e ci
trovammo a salutare tutti
perché era ora di andare, finalmente a dormire, e non solo.
Una
volta
che fummo soli io e Jake ci sedemmo mano nella mano sul grande divano
bianco,
eravamo stravolti ma felicissimi.
Mio
padre e
mia madre si avvicinarono a noi e ci fecero ancora una volta i loro
migliori
auguri.
Poi
improvvisamente la faccia di mio padre si fece scura, e vidi Jake
ridere a
crepapelle.
<<
Ho
appena pensato ad una cosa molto buffa>> disse
<< ora tecnicamente
sarei autorizzato anch’io a chiamare Edward papà e
Bella mamma!>>
<<
Per
l’amor di Dio Jake, evita per favore! Non sono passati poi
tanti anni da
quando…>>
<<
Ok
Bella!>> la interruppe Jake << finiscila
con quella storia, infondo
ora sono un uomo sposato!>> disse con un sorriso.
<<
Promettimi che non mi lascerai mai neanche per un
secondo>> gli dissi.
<<
Prometto amore mio, mai più l’uno senza
l’atra.>> disse e mi baciò
Più
tardi
suggellammo il patto sotto una doccia bollente….
|
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Capitolo 14 *** casa ***
14. Casa
La mattina dopo mi svegliai, un acre odore colpì le mie
narici.
<< Buongiorno signora Black >>
Aprii gli occhi, un piatto di bacon e uova fu la prima cosa che vidi,
seguito da due occhi castani che mi scrutavano.
Sorrisi e ringraziai.
<< Per favore puoi confermarmi che siamo sposati e che
non stavo sognando?>> chiesi a Jake.
<< Certo, te lo posso confermare, sei mia moglie ora, per
quanto questo possa sembrarti strano!>>
In quel momento uno strappo in un punto imprecisato dietro
l’ombelico provocò in me una reazione naturale,
per una donna.
In meno di mezzo secondo mi ero fiondata in bagno, quasi
automaticamente aprii il cassetto della biancheria per
cercare un paio di slip neri e magari un tampax.
Poi il mio cervello elaborò la cosa, mestruazioni, non le
avevo da quando ero umana, questo significava che … quello
fu decisamente il giorno più bello della mia vita.
Potevo avere figli, avrei dato a Jake la felicità di essere
padre, e la felicità di Jake era la mia.
Cinque minuti dopo uscii dal bagno con un sorriso raggiante, ero
più umana di quanto avessi mai sperato.
<< Che è successo?>> disse Jacob.
<< Niente, cose da donne, sai, tampax e tutto il
resto….>> dissi aspettandomi una reazione di
sorpresa.
<< Ah, beh, tutto ok?>> mi disse senza
scomporsi.
<< Come? Io ti dico che ho appena scoperto di essere
umana più di quanto pensassi e tu riesci solo a chiedermi se
va tutto bene?>> dissi io indignata.
<< Ehm, ecco Nessie il fatto è che io lo
sapevo già che era solo questione di
tempo…>> disse lui.
<< Cosa? E tu come facevi a …?>>
non mi fece finire.
<< Hai presente l’imprinting?>>
chiese.
<< Si ce l’ho presente Jake, ma questo cosa
c’entra?>>
<< Beh, la sua funzione è quella di assicurare
la continuità e la forza della mia specie, quindi le nostre
compagne dovrebbero essere in grado di creare futuri lupi mannari
ancora più forti dei loro padri, è per
questo che non sarebbe stato possibile per te non concepire figli,
è il nostro destino.>> disse
Le sue parole mi fecero pensare, aveva ragione, come mai io stessa non
ci avevo pensato prima?
Sorrisi << Mi piace il nostro destino>>
dissi.
Mi baciò << Anche a me amore
mio>> rispose .
***
Un’ora dopo scendemmo raggianti giù in cucina dove
pareva che tutti ci stessero aspettando ansiosi.
<< Che c’è?>> chiesi
vedendoli agitati (per quanto possano essere agitati dei vampiri).
Zia Alice saltellò verso di noi dicendo <<
Regalino di nozze!Seguiteci!>>
<> dissi a mio papà.
<< Nooo!!!Ma questo è diverso!
Vedrete!>> disse zia Rose.
Uscimmo con mia grande sorpresa dalla grande casa, seguimmo il fiume
per un miglio circa, e poi tutti si fermarono improvvisamente.
<< Bendateli!>> disse zia Alice.
Senza poter protestare fummo bendati e avanzammo sorretti dai nostri
famigliari finché il rumore del fiume cambiò, non
era più uno scroscio ma un fluire calmo e tranquillo, il
profumo di muschio coronava il tutto.
Fummo sbendati e ci ritrovammo in una radura nel bel mezzo della
foresta con un laghetto al centro, tutto era circondato da alberi
fittissimi e una casetta troneggiava in un angolo, sembrava fosse
apparsa direttamente dal lago.
Non c’erano parole, era un paradiso in terra.
La casetta sembrava costruita dello stesso legno degli alberi che la
circondavano e godeva della loro ombra e differenza del laghetto che
era invece proprio al centro della radura.
<< Mio Dio è un paradiso>> dissi
rivolgendomi ai miei parenti.
Jake invece era senza parole; continuava ad aprire e chiudere la bocca
senza che da essa ne uscisse alcun suono.
<< Questa è per voi da parte di tutte le
persone che vi vogliono bene, nella speranza che vi regali magici
momenti d’amore per
l’eternità.>> disse nonno.
Tutti quanto sorridevano nel vedere le nostre espressioni stupite.
Un movimento ai margini del mio campo visivo mi fece sobbalzare, enormi
lupi stavano sbucando da tutte le direzioni alla testa dei quali vidi
Seth nella sua forma umana.
<< Questo regalo sancisce, assieme al vostro matrimonio,
la fine delle ostilità tra i nostri clan, la casa
è stata costruita a misura di lupo e di vampiro e con la
collaborazione di entrambe le nostre razze.>> disse.
Ora eravamo entrambi senza parole.
<< Insomma volete entrare oppure volete fare i
baccalà ancora per qualche minuto?>> disse zio
Em.
<< Vogliamo entrare!>> dicemmo io e Jake
all’unisono.
Ci avviammo, più la casa si avvicinava più
sembrava che fosse stata costruita dalla foresta stessa, le sue pareti
esterne erano rivestite della corteccia degli alberi, questo lo si
capiva dal fatto che erano interamente ricoperte dello stesso muschio
che ricopriva tutto il resto.
Il portone d’ingresso era solido e spesso e la casetta, se
dall’esterno ci era sembrata piccola dall’interno
sembrava molto ampia e anche inspiegabilmente luminosa.
Scoprimmo presto il perché sembrava così ben
inserita nel bosco, un albero secolare troneggiava col suo immenso
tronco proprio al centro del salotto e un altro era stato intagliato
per far posto alle mensole in cucina, la casa era così
luminosa perché tutto il soffitto era fatto di vetro e
abbracciava i tronchi degli alberi lasciando visibile la loro chioma
che filtrava la luce solare.
Tutto l’arredamento era di legno, dello stesso legno degli
alberi, la zona giorno era un enorme open-space illuminatissimo, mentre
la zona notte era più raccolta c’erano due camere,
una vuota dipinta con colori tenui e una molto più grande
dotata di un enorme porta finestra che dava sulla foresta.
Quella era la camera matrimoniale dove al centro troneggiava un enorme
letto a baldacchino ricavato dal tronco dell’albero
più grande che avessi mai visto.
<< L’idea di costruire tutto attorno agli
alberi l’ho avuta io modestamente!>> disse Seth
con un sorriso, lui era entrato con noi mentre gli altri lupi si erano
dileguati lasciandolo a fare gli onori di casa.
Al fianco del letto c’era una piccola porticina, la aprii e
mi trovai immersa in una boutique d’alta moda, era la cabina
armadio, vidi con la coda dell’occhio Jake storcere il naso,
a me non importava, io l’adoravo, immaginavo già
tutti gli abbinamenti possibili di quei firmatissimi abiti.
<< Questa invece è stata inserita su specifica
insistenza di Alice.>> disse Seth cogliendo la smorfia di
Jake.
<< Cara zietta!>> dissi entusiasta.
La visita era finita, e io non avevo parole, quella era casa mia.
<< Voglio ringraziarvi tutti, questa è la casa
dei miei sogni!>> dissi
Jake si limitò ad annuire ancora senza parole fissando
l’enorme maxischermo del salotto sbigottito.
<< Bene, speravamo vi piacesse, ora la parte
più bella del regalo>> disse zia Alice
<< Siete dispensati da ogni dovere per due settimane,
godetevi la pace e la tranquillità di questo posto mentre
noi raduniamo l’esercito e decidiamo le strategie di
attacco.>>
A quelle parole ebbi un tuffo al cuore, per un giorno intero non avevo
pensato ai Volturi e all’imminente guerra, ora quel pensiero
tornava prepotentemente a farsi sentire.
Mio padre lesse i pensieri che mi tormentavano.
<< Per ora non ci dovete pensare, è giusto che
vi godiate una meritata luna di miele, lascia fare a noi il lavoro
sporco per ora.>> disse.
Sentii un ondata di calma invadermi, guardai zio Jas e lo ringraziai,
dopodiché tutti se ne andarono lasciandoci soli nella nostra
nuova casa.
|
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Capitolo 15 *** Luna di miele ***
15. Luna di Miele
Appena furono usciti tutti ci guardammo negli occhi per un momento
lunghissimo, avevamo una casa tutta nostra, dove avremmo potuto stare
da soli per ben due settimane, quello era veramente il paradiso in
terra.
Nei giorni successivi esplorammo la casa in ogni suo angolo. Scoprimmo
che era stata costruita su misura per noi, i soffitti alti e il letto
king size permettevano a Jake una comodità mai sperimentata
prima e il frigorifero strapieno ci permetteva, assieme alla vicinanza
con la foresta, un’autonomia molto maggiore di quindici
giorni.
All’enorme tv ad alta definizione erano collegati, con fili a
scomparsa, una consolle per giochi di ultimissima generazione, un
lettore Blue Ray, e un impianto home theatre.
Dentro l’enorme libreria c’era anche una sezione di
film, e di giochi che sperimentammo tutti prima di decidere i migliori
e di sfidarci per vedere chi fosse il migliore.
La maggior parte della cabina armadio era dedicata a me, centinaia di
vestiti, scarpe e borse che aspettavano solamente di essere indossati,
fremevo dall’eccitazione e durante la prima settimana li
provai tutti dal primo all’ultimo.
Jake, dal canto suo, non era molto entusiasta della minuscola parte
della cabina riservata a lui, quei vestiti infondo erano troppo
eleganti per un lupo della foresta come lui!
Esplorammo anche il bosco, quella zona brulicava purtroppo di insipidi
erbivori, ma ci saremmo dovuti accontentare se volevamo vivere vicini
alle nostre famiglie.
Una settimana passò così, volando, tra sfide
intergalattiche, corse tra gli alberi, coccole e sfilate di moda.
Una sera mentre stavamo giocando e io lo stavo battendo Jake mi disse:
<< Sei molto brava!Complimenti
piccoletta!>>
<< Ho imparato da uno che si riteneva il migliore, ma ora
la migliore sono io!>> risposi.
<< Accidenti a quella volta che mi sei capitata tra capo
e collo!>> disse << Sei
incredibile!>>
<< Questi sono i rischi che si corrono a sposare chi si
è visto nascere.>> dissi io.
Il suo volto si rabbuiò improvvisamente.
<< Che c’è? Che ho
detto?>>
Mi immersi nei suoi pensieri, era comodo poter leggere la mente di un
marito monosillabico, aiutava l’avanzare della discussione.
Aveva paura che la differenza d’età mi spaventasse
e che un giorno avrei potuto pentirmi.
Non potei trattenermi e risi a crepapelle.
<< Hai una vaga idea di quanti anni ci siano tra mio
padre e mio madre?>> dissi.
Non rispose.
<>
Ancora silenzio.
<< Cosa vuoi che me ne freghi Jake di quanti anni hai
realmente se ne dimostrerai sempre venticinque?>>
Il suo sguardo s’illuminò all’improvviso.
<< Davvero? Ne dimostro venticinque?>>
chiese.
Con un dito disegnai tutto il contorno del suo viso e poi mi avvicinai,
strisciando la punta del mio naso sulla sua guancia.
<< Certo amore sei bellissimo.>> lo
rassicurai.
<< Davvero? Quindi mi amerai sempre?>>
disse.
Mi avvicinai pian piano al suo orecchio e lo baciai, un brivido ci
scosse entrambi.
<< Te lo devo dimostrare?>> sussurrai.
Non mi diede neanche il tempo di finire la frase che già mi
era addosso e mi aveva tolto la maglietta trascinandomi con
lui nella parte più bella della nostra luna di miele.
***
<> disse jake <<
Tutto bene?>>
Era appena rientrato dal giardino e mi trovò seduta sul
divano con un espressione vacua in viso.
Poco prima mi ero assentata per bere un po’d’acqua
sarei tornata fuori con lui se non avessi scoperto che …
<< Non ti ho più vista arrivare e
così mi sono preoccupato!>> chiarì
mio marito.
Non potevo rispondere, non sapevo cosa dire, non sapevo come dirglielo,
ma soprattutto non sapevo come l’avrebbe presa.
<< No è che io… Jake ho scoperto
una cosa>>
<< Senti se è per i calzini che ho infilato
sotto il letto mi spiace tanto, ti prometto che non lo farò
mai più, è che in quel momento il cesto dei panni
sporchi sembrava molto lontano e…>>
<< No tesoro, non è quello che mi
preoccupa>> lo interruppi.
<< E allora cosa
c’è?>> mi chiese << Ho
bevuto il latte direttamente dal cartone?Ho lasciato il frigo
aperto?>>
Non potevo più nasconderlo adesso, lui aveva il diritto di
sapere anche lui.
<< Jake, sono incinta.>> sputai.
Il silenzio fra noi divenne così denso che si poteva
avvertire il suo strisciare sconnesso.
Dopo molti minuti di assenza totale vidi la mente di Jake formulare una
domanda, quella che mi aspettavo che facesse: Come?
Gli presi la mano e decisi che solo dalla mia prospettiva avrebbe visto
chiaramente l’accaduto.
Rividi la scena di poco prima nella mia testa e cercai di proiettarla
nella mente di Jake.
Entrando in casa avevo avvertito uno strano odore, uno di quegli odori
che ti coinvolgono e ti sembrano venire
dall’aldilà un istinto mi disse che se avessi
cercato bene, avrei scoperto da cosa proveniva, così feci.
Cominciai ad annusare l’aria, l’odore era sempre
più intenso, sembrava mi attirasse verso di lui.
Chiusi gli occhi e mi lasciai guidare, improvvisamente ebbi una visone,
stavo correndo a gattoni attraverso la foresta, la quale era permeata
di quel profumo celestiale, ero al settimo cielo, sapevo di appartenere
a quel posto e che quel posto apparteneva a me, improvvisamente nel
sogno mi alzai in piedi, ero un lupo, anzi una lupa e il mio ventre
rotondo non lasciava dubbi, ero incinta.
Mi svegliai dalla visone, ancora sentivo quell’odore,
proveniva dall’enorme albero al centro della casa,
istintivamente ne toccai la corteccia, qualcosa di impercettibile si
mosse dentro di me come a voler raggiungere l’albero, quella
era stata la prima volta che avevo sentito mio figlio.
<< Ma Nessie, ne sei sicura?>> chiese Jake
appena la raffica di ricordi fini.
Presi una sua mano, la poggiai sul mio ventre poi mi diressi verso
l’albero e mi ci poggia contro, mio figlio si mosse di nuovo.
Mi voltai per vedere la reazione di mio marito, aveva la bocca
spalancata e sentivo il suo cuore battere all’impazzata.
Dopo qualche secondo di silenzio mi sedetti sul divano con la testa fra
le mani, non avevo detto tutto a Jake, non ero stata molto sincera.
<< C’è un'altra cosa
amore>> dissi << Mi spiace so che per te
non è così, ma questa è la cosa
più bella che mi sia mai capitata, da sempre.>>
Ecco, ora l’avevo detto, sapevo che mi avrebbe
urlato contro e che mi avrebbe detto che lui piuttosto la vedeva come
una disgrazia, ma io dovevo fargli sapere che quella creatura era
interamente mia e che non vi avrei rinunciato per nulla al mondo.
Si sedette al mio fianco, mi prese le mani e mi costrinse
guardarlo.
<< Perché mi sati dicendo
questo?>> chiese perplesso.
<< Solo per dirti che questo figlio è parte di
me e io lo sento come il regalo più bello che tu mi potessi
fare.>>
<< Anch’io è
naturale>> disse con ovvietà.
Alzai la testa e lo guardai perplessa.
<< Non è un impiccio per te? Non lo consideri
come un essere non voluto?>>
<< Non dire sciocchezze Nessie! E’ mio figlio
come tuo e lo considero la parte migliore di me stesso.>>
Ero sconvolta, neanche nei miei sogni più felici mi ero mai
aspettata una reazione del genere, Jake che desidera un figlio.
<< Ma allora perché tutti quei
silenzi?>> dissi.
<< Io Nessie, non pensavo a lui, stavo pensando
all’imminente battaglia, e al fatto che forse
morirò prima di incontrarlo>> rispose scuro in
volto.
Eh già, a loro, I Volturi, non avevo ancora pensato, la
battaglia era alle porte e io incinta non potevo prendervi parte, avrei
anteposto la sicurezza di mio figlio a quella di tutti gli altri? Non
lo sapevo, non me l’ero mai chiesta.
<< Nessuno morirà in quella battaglia
Jake!>> dissi con forza.
<< Nessuno può prevederlo con tanto anticipo,
neanche quel folletto di tua zia e lo sai bene!>> disse
piccato.
<< Dobbiamo andare a parlare con loro, dobbiamo
assolutamente informarli>> dissi.
<< Hai ragione, andiamo.>> rispose Jake.
Mentre ci dirigevamo di corsa verso la grande casa pensai che dovevo
parlare anche col nonno, lui avrebbe dovuto visitarmi e dire se secondo
lui ero in pericolo oppure no, sapevo benissimo dai racconti di mia
madre che non sempre le nostre gravidanze soprannaturali avevano
epiloghi positivi.
Entrammo nella grande casa, regnava l’assoluto silenzio,
immaginavo che la zia sapesse gia tutto ora che ero osì
vicina anche papà avrebbe dovuto sapere, cercai le loro
menti, erano in salotto, seduti.
Appena entrai capii che qualcosa non andava, i loro visi erano tesi,
ogniuno si teneva per mano tranne mio padre e mia madre , il primo
camminava freneticamente su e giù per il salotto, la seconda
aveva la testa fra le mani ed era seduta sul divano.
Cosa era successo ancora????
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Capitolo 16 *** Una falla nel piano ***
16. Una falla nel
piano.
<< Oh mio Dio, stai
bene?>>
Mamma mi era appena saltata addosso
tutta preoccupata.
<< Certo perché
dovrei stare male?>> chiesi.
<< Ho avuto un buco
percettivo e non sapevo cosa volesse significare.>> disse
Zia Alice.
<< Hai avuto un buco
percettivo?>> chiesi <<
Quando?>>
<< Pochi minuti
fa.>> rispose lei.
Io e Jake ci guardammo, sapevamo
cos’era stato a procurare quel buco, o per lo meno chi era
stato.
<< So il perché
zia.>> dissi.
<< Lo sai?>>
disse il nonno << E qual è?>>
<< Sono
incinta>> sputai.
Il silenzio cadde nella stanza, guardai
mio padre, un espressione preoccupata era stampata sul suo viso, stava
rivivendo la stessa situazione di anni prima, quando c’era il
rischio che uccidessi la mamma.
<> disse
all’improvviso zia Rose rompendo il silenzio.
<< Non è che te
ne fregasse molto quando si trattava di Bella succhiasangue
perché con Nessie dovrebbe essere diverso?>>
chiese lui.
Scoppiò il putiferio,
entrambi urlavano l’uno contro l’altro
incontrollatamente e tutti gli altri cercavano di calmarli.
Stetti ferma in mezzo al fracasso per
qualche minuto, pensando.
Poi mi diressi verso il nonno e dissi.
<< Mi devi visitare nonno,
sono convinta che lo troverai molto interessante.>>
Mi guardò preoccupato ma non
disse niente, mi fece solo cenno di seguirlo di sopra.
***
Poco dopo tornammo , il silenzio era
caduto tra i presenti, attendevano un verdetto.
<< Nessie è
incinta>> cominciò nonno.
<< Bene e questo lo
sapevamo già>> disse Jake << Hai
qualcosa di nuovo per noi dottore?>>
<< Si, la gravidanza
è molto più accelerata del
normale.>> dissi io.
<>
chiese Jake impaziente.
<< Molto più di
quella della mamma.>> continuai.
<< Cosa vuol dire che fra
una settimana sarò padre?>>
rimbeccò lui.
<< No, che abbiamo poco
più di una settimana per capire come salvarle la
vita.>> disse il nonno.
Il silenzio calò profondo tra
i presenti.
Jake continuava ad aprire e chiudere la
bocca senza che da essa uscisse nessun suono.
<< La buona notizia
è >> continuò il nonno
<< Che il bambino è più umano di
quanto potessimo sperare, infatti nelle ecografie lo si può
vedere perfettamente>>
<< E Nessie dice di non
aver più voglia di sangue, piuttosto di
carne.>> continuò.
<< Quindi non avremo
problemi per il parto?>> chiese papà.
<< Non lo sappiamo, questo
sarà tutto da vedere.>> rispose il nonno.
L’atmosfera era esageratamente
cupa per me, non volevo che questo figlio che già amavo
più di me stessa fosse fonte di preoccupazioni.
<< Chi vuole sentire che
il bimbo si muove?>> chiesi per smuovere la situazione.
Tutti si girarono verso di me
preoccupati.
<< Si
muove?>> chiese zia Rose
<< Vieni zia, poggia un
orecchio sul mio ventre e sentirai.>> le dissi.
Mentre la zia faceva come le avevo detto
con la coda dell’occhio osservai Jake, era rimasto di sasso.
Sapevo che non aveva pensato neanche per
un secondo che questo figlio potesse crearmi problemi di salute,
altrimenti sarebbe stato il primo a prendere precauzioni quando era il
momento di farlo.
Il mio flusso di pensieri vene
interrotto da un urlante zia Rose.
<< Oddio,
oddio!L’ho sentito! Venite!>> disse.
E così tutti nei successivi
dieci minuti fecero a turni per sentire in anticipo il piccolo Balck
che scalciava.
<< Fra due o tre giorni
saremo in grado di sapere il sesso, >>disse il nonno
rivolto a Jake<< Allora tu e Nessie potrete dargli un
nome se ti andrà>>
<< Certo>>
rispose mio marito con un soffio.
Poco dopo tutti tornarono alle loro
occupazioni e io mi sedetti vicino a lui.
<< Non ci
provare!>> gli sussurrai.
<< A fare
che?>> disse lui.
<< A sentirti in colpa per
qualcosa che non hai fatto!>> dissi.
<< Nessie tu non capisci!
Io l’ho fatto!Sono stato io a farti questo!>>
<< Siamo stati noi Jake,
non so tu ma a me è sembrato di partecipare abbastanza
attivamente alla cosa!>> dissi strappandogli un sorriso
<< Sono per metà umana e anche tu, vedrai che
andrà tutto bene, il mio corpo sa quello che sta
facendo>>.
Mi sorrise in silenzio. Ancora era
preoccupato e si vedeva, ma per il momento non sapevo come rimediare,
anch’io lo ero.
Mi diressi così in cucina
dove tutti stavano parlando del piano che avevano perfezionato durante
la mia assenza.
<< Bene, senza Nessie
sarà più difficile ma non
impossibile>> diceva il nonno.
<< Perché senza
di me scusatemi?>> dissi.
Papà alzò la testa
preoccupatissimo.
<< Non vorrai dirmi che
vuoi farne parte anche tu vero?>> disse.
<< Certo che lo
voglio!>> risposi << Cercano me
ricordate?>>
Un rumore secco mi fece voltare.
Jake aveva appena battuto un pugno sul
piano della cucina, miracolosamente il marmo aveva retto.
<< Sei proprio come tua
madre, possibile che tu non capisca? Sei già in pericolo per
il solo fatto di essere incinta, non sappiamo nemmeno come reagirai a
questo, vuoi mettere ulteriormente la tua vita in pericolo
così?>> disse mentre le sue mani tremavano
visibilmente.
Mio zio Emmett fece per andare da Jake,
era evidente che si sarebbe trasformato da lì a poco, feci
un gesto per fermarlo, era mio marito, il rischio l’avrei
corso io.
Gli andai incontro e gli presi una mano,
sprofondai nei suoi bellissimi occhi castani.
<< Sai benissimo che non
morirò, sai benissimo che non mi accadrà nulla,
mi conosci, sono molto più forte di quanto
sembri.>> dissi.
Il tremore si arrestò
d’improvviso.
<< Bene,>>
dissi girandomi verso gli altri << quando
arriva il nostro esercito?>>
<< Siamo noi che andremo
da loro.>> disse il nonno << Ma non prima
di una settimana, forse dieci giorni, stiamo aspettando alcune
conferme.>>
<< Saremo pronti, nonno,
papà, mamma,andiamo ad allenarci, tutti gli altri con zio
Jas a combattere!>>dissi.
<< Vado a chiamare i
ragazzi giù alla riserva>> disse Jake
sconsolato.
<< Bene, si
comincia!>> disse zio Emmett <<
Erano secoli che aspettavo questo momento!>>
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Capitolo 17 *** Maternità ***
17. Maternità
Nell’arco di tre giorni la mia
magnifica linea era andata perduta, ora la circonferenza della mia
pancia era come quella di una donna al quinto mese di gravidanza,.
Ogni mattina svegliandomi me la sentivo
molto più grande, e ogni mattina, avevo sempre
più terrore di partorire.
Mia madre e le mie zie non potevano
aiutarmi, nessuna di loro avevano partorito, tranne mia madre che
però non si ricordava molto, o forse non voleva raccontarmi
niente per paura che io mi spaventassi.
Quindi nonostante le loro continue
rassicurazioni ogni mattina mi svegliavo più impaurita,
contando i giorni che mi separavano dall’evento.
Ogni giorno mi distraevo esercitandomi
assieme alla mamma, lei ci copriva tutti con il suo scudo e io dovevo
mantenere le nostre menti interconnesse per il maggior tempo possibile.
Questo esercizio mi stancava molto,
l’interconnessione implicava che ognuno di noi potesse
comunicare mentalmente con tutti gli altri anche a grande distanza ed
io ero il tramite di queste comunicazioni.
Gli ultimi giorni
l’allenamento era stato durissimo, per quel giorno
però il programma era un altro.
<< Fra poco sapremo
vero?>> chiese zia Alice al nonno.
<< Si fra poco Alice, e se
la smettessi di saltellare vedrei anche un immagine più
chiara.>> disse lui.
La situazione era paradossale, ero stesa
con la pancia scoperta sul letto, di fianco a me il nonno muoveva lo
strano aggeggio dell’ecografia sul mio ventre.
Tutto normale, non fosse per una folla
di persone accalcate nella stanza che stavano fissando lo schermo in
attesa di vedere il bambino.
Lupi, vampiri e rispettive compagne
erano tutti li ad assistere alla scena, come se fossi un fenomeno da
baraccone.
<< E’ necessaria
questa cosa?>> chiesi.
<< Certo
cara!>> disse la mamma << E’
fatto per sapere come sta il bambino!>> spiegò
in tono eloquente.
Guardai in volto la mia diciottenne,
nonché bellissima mamma.
<< Lo so mamma che
è fatto per quello, io mi riferivo a tutte queste persone
che mi fissano!>> dissi.
Lei stava per rispondermi quando il
nonno la interruppe.
<< Ecco!>>
disse << Congratulazioni è un
maschio!>>
Tutti gli uomini di quella stranissima
famiglia si fiondarono su mio marito riempiendolo di congratulazioni e
pacche sulle spalle.
Lui si limitava ad aprire e chiudere la
bocca, come faceva da giorni oramai, indeciso se essere preoccupato per
me oppure felice per noi.
Io invece fui avvicinata dalle mogli dei
lupi che mi guardavano con immensa tristezza.
<< Non ti buttare troppo
giù cara, sarà per la prossima
volta!>> disse la sorella di Jake.
Sapevo cosa voleva dire, avere un
maschio significava avere un altro lupo per casa, ma io a differenza di
loro ero mezza vampira, sapevo come gestire la situazione.
<< Non ti
preoccupare>> la rassicurai <<
saprò come gestire la cosa!>>
<< Benissimo un altro
Cullen che si aggiunge al clan!>> disse zio Em.
Guardai immediatamente Jake, sicura in
una reazione che non tardò ad arrivare.
<< E’ un
Black>> disse lui, i lupi alle sue spalle annuivano.
La faccia dello zio Emmett si
piegò in una smorfia.
Dovevo fare qualcosa.
<< Mattew Cullen
Black>> dissi all’improvviso.
Tutti si bloccarono, girandosi verso di
me.
<< E’ il nome di
mio figlio>> spiegai.
<< E perché non
Black Cullen?>> chiese Jake .
Poggiai la testa sul cuscino sbuffando,
il bimbo mi aveva appena sferrato un grosso calcio era doloroso.
<< Perché la
fatica la sto facendo tutta io qui!Quindi il primo cognome è
il mio!>> dissi.
Tutti risero, la burrasca era passata,
finalmente.
<< Bene ora famiglia tutti
fuori!>> dissi << Nonno mi deve visitare
come si deve.>>
Tutti si mossero e pian piano uscirono
dalla stanza, tutti tranne Jake.
<< Esci
Jake>> dissi.
<< Sono tuo marito posso
restare quanto voglio!>> disse.
Alzai le spalle, ero certa che dopo
qualche minuto sarebbe uscito.
<< Ok Nessie tesoro
spogliati.>> disse il nonno.
Feci come diceva, poi mi ristesi sul
lettino.
Il nonno prese un lungo aggeggio di
metallo e cominciò il suo lavoro, Jake alle sue spalle fece
una smorfia, sbiancò e poi disse:
<< Emh credo che io
andrò a farmi un bel giretto!>>
<< Ciao
tesoro!>> dissi.
<< Aspetta un attimo Jake,
ho buone notizie>> disse il nonno.
Entrambi ci girammo verso di lui.
<< Sembra che fra quattro
o cinque giorni il bambino uscirà>> disse.
Il mio cuore batteva nel petto un
cavallo impazzito.
<< E inoltre tutti i segni
dimostrano che sarà un parto naturale, il tuo corpo
è perfettamente in grado di reggerlo, il bambino nono
sarà in pericolo e nemmeno tu!>>
continuò
Bene, ora ero raggiante, ero la donna
più felice del mondo, ma naturalmente niente in
confronto a mio marito.
Mi si lanciò addosso e
cominciò a baciarmi in tutto il viso sillabando
“ti amo” ad ogni bacio.
<< Ok ok anch’io
ti amo tesoro mio potrei vestirmi prima però?>>
Ridemmo entrambi, eravamo realmente
felici del fatto che tutto sarebbe andato bene.
***
Dolore.
Assurdo, immenso devastante dolore.
Stringevo la mano di mio marito,
probabilmente la stavo stritolando.
<< Credo che ce ne sia un
altra in arrivo>> disse il nonno.
<< ARGH!>>
urlai.
<< Si credo
anch’io!>> disse Jake.
<> chiesi non smettendo mai di respirare
profondamente.
<< Poco Nessie poco
vedrai!>> disse il nonno.
Erano ore che ero in quello stato, dosi
massiccie di medicinali mi erano state somministrate con scarsi
risultati, il dolore sembrava dover essere parte di
quell’incredibile processo che era la vita.
<> urlai di
nuovo.
<< Non ancora Nessie, non
sei abbastanza dilatata, ancora pochi minuti tesoro>>
rispose.
<< Nessie tesoro come
stai?>> chiese ingenuamente mio marito.
<< Come vuoi che stia
Jacob di merda!>> risposi << Adesso capisco
cosa vogliono dire i preti quando dicono che il sesso è
male… ARGH!>>
Un'altra contrazione, molto
più forte delle altre.
Il dolore mi annebbiò il
cervello, volevo stare lucida, dovevo esserlo, ma non ci riuscivo.
Non so quanto tempo passò
ancora, non ero più in grado di parlare, ne di pensare, il
dolore, sentivo solo quello.
Finchè…
<< Nessie mi
senti?>> mi chiese il nonno.
Annuii potevo fare solo quello.
<< BENE ALLORA
SPINGI!>> disse.
Le sue parole furono accompagnate da una
fortissima contrazione e io feci quello che mi aveva detto, spinsi.
La cosa andò avanti
così per qualche minuto, questo fino a che il mio cervello
non riprese a girare, avevo sentito il suono più bello di
questo mondo.
Il pianto di mio figlio, un bimbo sano
bellissimo come il padre, ma con i miei occhi castani e il mio naso
perfetto.
Appena me lo misero in braccio mi
guardò, sentii che avrei potuto perdermi in quello sguardo e
probabilmente anche lui sentì la stessa cosa
perché smise immediatamente di piangere e mi
fissò.
<< Ciao tesoro, sono la
tua mamma e non ti lascerò mai
più>> dissi con le lacrime agli occhi.
Nello stesso istante in cui feci quella
affermazione seppi che era vero, nulla mi teneva ancorata alla vita
come faceva quel bambino, non lo avrei mai abbandonato.
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Capitolo 18 *** La visione ***
18. La Visione.
Guardare mio marito cullare mio figlio
era la cosa più bella del mondo .
Mattew era nato da poco più
di una settimana e già era grande come un bambino di un
anno, aveva perso tutti i tratti da neonato ed ero sicura che fra poco
avrebbe camminato.
I suoi riccioli castani crescevano a
vista d’occhio e rappresentavano un vero problema per la Zia
Alice che era ospite fissa in casa nostra pressoché ogni
ora; ogni volta con una scusa diversa e spesso accompagnata da mamma e
papà.
Infatti i miei genitori erano andati in
brodo di giuggiole solo all’idea di essere diventati nonni, i
nonni più giovani del mondo penso, infatti i loro tratti da
adolescenti stridevano molto con quella definizione.
In quel momento bussarono alla porta,
sapevo già che erano loro, potevo sentirne i pensieri, anche
se… c’era qualcosa di strano…
Aprii la porta e mi trovai davanti tre
statue, erano troppo immobili anche per dei vampiri.
<< Quando Alice! Cerca di
vedere quando!>> disse papà concitato.
<< Ci sto provando Edward
, ci sto provando.>> disse.
La mamma fissava preoccupata entrambi.
Cercai di intercettare i pensieri della
zia mentre mi passava davanti per entrare in casa.
Entrai nella sua visione, quello fu il
momento più brutto della mia vita intera.
Un’immensa distesa di
ghiaccio, una folla di persone con cappucci e mantelli nera avanzava a
passo di marcia verso di noi, qualcuno cadeva al mio fianco, urlando,
non ebbi il coraggio di girarmi per vedere chi fosse, l’urlo
era troppo familiare.
All’improvviso giacemmo tutti
a terra, era notte fonda, ero ferita gravemente e lo sapevo, non sarei
sopravvissuta, guardai le stelle.
La visone era finita, ma ancora avevo i
brividi.
<< Non vedo quando
sarà Edward non ci sono riferimenti temporali, solo
quell’immensa distesa di ghiaccio>> disse zia
Alice con dolore.
Sapevo che quel dolore era vero, quella
che avevo visto morire sotto le stelle era lei, alla fine i Volturi si
sarebbero disinteressati dei nostri poteri e ci avrebbero uccisi tutti,
sotto una folte coltre di stelle.
Ma … aspetta un attimo!
<< Zia le
stelle!>> dissi continuando ad alta voce un mio pensiero
<< le stelle si spostano in cielo ogni notte!Dobbiamo
solo cercare una mappa approfondita del cielo notturno di Denali e
sapremo la data precisa!>>
I vampiri si sa, hanno memoria perfetta,
ed ero certa che sia papà che la zia, come me, avessero
fotografato quell’immagine nella loro testa, per sempre.
In quel momento Jake arrivò
in soggiorno da solo, probabilmente Matt si era addormentato.
<< Si può
sapere cos’è tutto questo chiasso? Il bimbo dorme!
>> disse.
<< Jake, zia ha avuto una
visione, i Volturi ci prenderanno impreparati, moriremo tutti
>> dissi << Il punto sta solamente nel
sapere tra quanto accadrà >>
Mio marito si immobilizzò,
poi improvvisamente guardò dietro di se, sapevo benissimo
cosa stava pensando, Matt, saremmo morti tutti nel tentativo di
salvarlo.
Poi il suo sguardo cambiò.
<< Alice le tue visioni
sono solo frutto di decisioni prese al momento vero?>>
chiese.
<< Si esatto
perché?>> disse la zia.
<< Perché noi
ancora non abbiamo preso nessuna decisione, quindi la visione si
può modificare!>> disse.
Fu come se uno scroscio
d’acqua fresca mi colpisse in pieno viso, era vero! Doveva
esserlo, anche perché era la nostra ultima
possibilità!
<< Vado a chiamare i lupi,
tu parla con Carlisle!>> mi disse Jake e poi usci
correndo già trasformato in lupo.
Nella sua testa il piano era chiaro,
potevo vederlo, così come potei vedere la visione cambiare
nella mente di zia Alice.
Se tutto fosse andato per il meglio ce
l’avremmo fatta e le nostre azioni avrebbero cambiato il
mondo dei vampiri, e forse anche quello dei licantropi, chi lo sa.
Potevamo morire tutti comunque, la
vecchia visione di zia Alice era ancora lì, la vedevo.
Pensai a mio figlio, potevo sentire il
suo respiro dalla stanza accanto, quello era il momento delle
decisioni, per tutti.
Guardai i miei genitori, i loro volti
riflettevano le decisioni già prese e già lette,
per quanto mi riguardava nella mia mente.
Avrebbero combattuto, come sempre,
affrontando tutti i rischi fino in fondo.
La domanda che sorgeva ora spontanea nei
loro volti era L’avrei fatto anche io? Questa domanda nelle
loro menti era susseguita da una serie di immagini, mio figlio in vari
momenti della sua vita…
Quello che loro non sapevano era che
anche io avevo già deciso.
<< NO! Nessie
assolutamente no, non te lo permetterò!>>
disse mio padre leggendo i miei pensieri.
<< Lascerò
Mattew qui, se torneremo tutto andrà bene, altrimenti di lui
si occuperanno le mogli dei lupi, e sono certa che lo faranno
col cuore.>> dissi ed una lacrima scese sul mio viso.
Vidi mia madre in silenzio, non poteva
dirmi niente, la stessa scelta l’avrebbe fatta anche lei, al
mio posto.
Aspettavo che mio padre ribattesse con
la sua solita calma tipica del gentiluomo che era, invece
improvvisamente le parole gli si fermarono sulle labbra e si
gelò guardando dietro di me.
Spontaneamente ruotai la testa in
direzione del suo sguardo.
Un biberon stava volando a
mezz’aria diretto verso la stanza accanto.
Senza neanche parlare corremmo dietro
allo strano oggetto.
La visione che giunse ai nostri occhi fu
la più strana che avevo mai visto, e io di cose strane ne
avevo viste parecchie.
Il biberon finì in
direttamente nelle piccole zampine di quello che a prima vista sembrava
un cucciolo di cane che sorridente lo accolse e se lo mise in
bocca.
Poi lo staccò e si mise ad
uggiolare:il biberon era vuoto.
<<
Stupefacente!>> disse papà.
<< Ma
cosa?>> dicemmo invece noi donne tutte assieme.
<< Come non
capite?>> rispose lui. <<
Telecinesi>>
<< Ossia la
capacità di spostare oggetti con mente>>
aggiunse qualche secondo dopo accorgendosi del nostro disappunto.
<< E il fatto che sia,
beh, sì un cane?>> chiese zia Alice.
<< Questo non so
spiegarmelo so solo che questo bambino è il più
straordinario essere di questo mondo>> concluse
papà.
<< Senza offesa tesoro ma
è davvero così!>> disse zia Alice.
Non potevo ribattere, se io ero stata, a
mio tempo, straordinaria , mio figlio certamente lo era molto
più di me.
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Capitolo 19 *** Esercitazione ***
19. Esercitazione
Se qualche giorno prima mi avessero
detto che di li a poco avrei rischiato la mia vita e quella di mio
figlio in una guerra tra vampiri avrei riso, non era da me.
Eppure questa volta l’avevo
fatto.
Avevo acconsentito al piano di zia Rose,
lei aveva suggerito che il potere, o meglio, i poteri di mio figlio
erano indispensabili nella nostra guerra e che lui avrebbe dovuto
partecipare.
Jake le aveva quasi staccato la testa
dal collo.
Poi quando gli animi si erano calmati
zia Alice aveva avuto una visione, la vittoria era certa con Matt al
nostro fianco, quella visione l’avevo provocata io, avevo
già deciso, come sempre senza aver chiesto il parere di
nessuno.
Jake non aveva avuto il coraggio di
dirmi niente, sapeva che avrei difeso nostro figlio con la vita, sapeva
che se qualcosa fosse andato storto non me lo sarei mai perdonato, ma
la visione era chiara avremmo vinto, restava solo da organizzarsi.
Calcolammo la data esatta dello scontro,
mancavano quindici giorni.
Ci dividemmo in squadre, nella settimana
successiva girammo il mondo per raccogliere seguaci che fossero
disposti a rischiare per la libertà.
Scoprimmo ben presto che i vampiri sono
esseri subdoli che si alleano solitamente col più forte, o
meglio se ne tirano fuori preoccupati solo di se stessi.
Alla fine di quella tremenda settimana
mancavano solo sette miseri giorni per condurre i pochi coraggiosi nel
luogo prefissato per lo scontro, e soprattutto per prepararci, che poi
era quello che stavamo facendo anche adesso, ad un giorno dalla fine di
tutto. O dall’inizio, dipendeva dal punto di vista.
<> urlò il nonno.
Ognuno riprese le sue posizioni, come
oramai facevamo da sei giorni, giorno e notte senza quasi interruzioni.
Eravamo poco meno di mille tra vampiri
licantropi e creature multiforma, pochi per chi, come me
papà aveva visto la visione di zia Alice. Scossi subito
questi pensieri e mi concentrai, dovevo mantenere una connessione con
tutte le menti presenti sotto lo scudo della mamma.
La cosa non era facile in quanto ci
eravamo organizzati a squadre per poter prendere di sorpresa i nostri
numerosissimi avversari, le squadre erano disposte in cerchio nascoste
tra la fredda vegetazione della tundra, il luogo era esattamente quello
previsto per la battaglia, a nord di Denali.
Pian piano mi connettei con tutti loro,
la sensazione di protezione data dallo scudo di mamma era palpabile,
nessuno poteva essere ferito dai poteri psichici in quel modo.
Ma la cosa che veramente sovrastava
tutto e tutti era la paura. Nonostante tecnicamente più
della metà di noi fosse già morta, la
paura aleggiava come uno spettro sopra di noi.
Il piano era chiaro, far credere agli
avversari di averci preso di sorpresa,ad accoglierli solo noi
della famiglia Cullen e gli zii di Denali, né i lupi,
né nessun altro, loro non sapevano di me e Jake.
Quando avrebbero mostrato chiaramente le
loro intenzioni, le varie squadre li avrebbero presi di sorpresa.
Cinque squadre numerate e mimetizzate
nel territorio circostante, ognuna dotata di almeno due lupi uno dei
quali faceva capo a me come referente, a me era affidata la
coordinazione di tutto.
Un fuoco era acceso al nostro fianco,
avevo addestrato Matt a farlo levitare ad un mio comando, la visione di
zia Alice era stata molto chiara su quel punto.
In ogni caso le due sorelle di Jake, le
zie di Matt sarebbero state presenti, avrebbero salvato mio figlio in
caso a me fosse successo qualcosa.
Fu proprio in quel momento, con tutte le
menti connesse che qualcuno mi inviò una visione.
Un impressionante numero di
persone di fronte ad una casa bianca, alla testa del gruppo tre uomini
con scuri cappucci la mano dell’uomo al centro puntava verso
Nord al di là della grande casa.
La visione si interruppe lì,
fu in quel preciso istante che mi accorsi di aver fatto
l’errore più grande della mia vita, era vero, la
visione proveniva da zia Alice ma con la mia mente interconnessa a
tutte le altre anche tutto il resto del gruppo l’aveva vista.
I Volturi erano arrivati a Forks, ci
cercavano ma non ci avevano trovato, ora sapevano esattamene ove
eravamo e stavano venendo a cercarci.
In piedi ognuno nella sua posizione, le
menti ancora interconnesse, il pensiero che attraversò tutto
il gruppo fu : Vinceremo, non per noi ma per la libertà
delle nostre specie, vinceremo perché noi, a differenza di
loro siamo motivati da buoni sentimenti.
In quel momento il sole
tramontò sulla tundra, i volti di tutti i vampiri si
illuminarono di mille diamanti e tutti, anche i lupi riflettevano
quella luce nei loro occhi.
Luce, cioè speranza, quella
che ci sarebbe servita per arrivare al giorno seguente.
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Capitolo 20 *** Fine ***
20. Fine
Nessuno dormì quella notte,
continuammo a provare e riprovare la nostra strategia, e
così facemmo per tutto il giorno seguente, finché
le stelle non presero il posto del sole e la visione di Zia Alice
sembrò molto più realistica di quanto non fosse
mai stata.
Ognuno silenziosamente si diresse verso
le sue posizioni, baciai mio marito con trasporto, come in un bel sogno
sperando che non sarebbe stata l’ultima volta.
Guardai mio figlio, oramai aveva le
stesse caratteristiche di un ambino di tre anni.
<< Sei pronto piccolino
per farlo ancora?>> dissi.
<< Si
mamma.>> rispose.
<< Stavolta
però dovrai metterci tutto l’impegno che riesci,
stavolta non sarà più un bel gioco, ma ci saranno
i cattivi, quelli veri>>
Non rispose, sapevo che aveva capito, in
qualche modo era molto più intuitivo di chiunque altro.
<< un
minuto>> annunciò la zia.
Cominciai a collegare tutte le menti,
tutti erano in posizione, tutti erano coperti dallo scudo.
<< Si
balla>> sussurrò zio Emmett e in quello stesso
istante tre figure apparvero dinnanzi noi illuminate solo
dalla luna.
<< Buonasera famiglia
Cullen>> disse Aro << Tutti presenti a
quanto vedo>> continuò indugiando con lo
sguardo su di me.
<<
Renesmee>> disse in un soffio << Che
creatura straordinaria!>>
<< Straordinaria ma anche
molto pericolosa.>> disse Caio alle sue spalle.
<< Beh, si effettivamente
ci sei sfuggita da sotto il naso parecchie volte
quest’anno.>> disse Aro.
<< Gia, ma ora anche noi
abbiamo portato tutta la famiglia>> disse Marcus e con un
cenno della testa si rivolse alle sue spalle.
Aveva indicato quella che per umano
sarebbe sembrata una massa grigia indistinta, ma noi la vedevamo bene,
era una folla.
A guardarla bene sembrava una di quelle
moltitudini che si vedevano solamente in quei vecchi film storici che
ricostruivano le grandi battaglie dell’antichità.
Diecimila, più o meno tra
vampiri e strane creature stavano aspettando solo un segnale dai
Volturi per poter farci fuori.
<< Bene>>
disse Aro dopo un istante << Potete scegliere di
consegnarvi a noi e quindi di lavorare per noi, oppure potete scegliere
di morire stanotte>>
<< Nessuna delle due
>> dissi io << Combatteremo>>
Una gelida risata bucò
l’aria.
<< Bene, stavolta non
rifarò il mio stesso errore, niente chiacchierate, niente
convenevoli. Uccideteli >> disse Aro <<
Senza pietà>>
In un secondo capii che era arrivata
l’ora di agire.
Squadre, preparatevi. Matt il fuoco
amore. Pensai certa che tutti mi avrebbero sentito.
Matt, nascosto dietro di me ben attento
a non farsi vedere fece levitare il fuoco nel punto stabilito.
Da lì partirono cinque raggi
di fuoco, che divisero la folla erano in trappola, avevamo cosparso il
secco prato della tundra di benzina per ottenere
quell’effetto.
Aro, Marcus e Caio si girarono indietro
impietriti.
Squadre, azione! Dissi e sentii tutti
loro uno ad uno muoversi in blocco.
<< Bene, bene indovinate
chi è dotato di poteri psichici fuori dal
comune>> disse Aro guardandomi.
<< Non vi
aiuteranno>> ribatté Caius <<
Morirete comunque.>>
Tutto stava andando come previsto, non
si erano accorti di Matt, nascosto dietro le mie gambe ed ora si
stavano avvicinando a noi.
Papà, Carlisle e zio Jasper
avanzarono.
Cominciò il combattimento,
quello vero.
Zio Emmett e zia Rose raggiunsero ognuno
le proprie squadre e lasciarono me e mamma con Matt a coordinare e
proteggere tutti.
Nell’aria si diffusero suoni
metallici e un forte fumo dall’acre odore d’incenso
pervase l’aria.
Mi concentrai, per ora stavano vincendo
loro, avevamo subito molte perdite, ma molti ancora erano in grado di
combattere e lo stavano facendo egregiamente.
In particolare mi concentrai su Jake,
stava facendo a pezzi qualsiasi vampiro che si trovava di fronte, era
una furia.
Ben presto la sua squadra
riuscì a finire il proprio lavoro e andò ad
aiutare le altre, soprattutto quella con zia Rose che era in
particolare difficoltà.
Le cose stavano andando bene, zia Alice
era nascosta in un angolo e tramite me prevedeva le mosse avversarie e
le comunicava alle varie squadre.
Il combattimento di papà,
nonno e zio con i Volturi stava andando come sperato, erano vecchi e
fragili e i miei familiari erano molto allenati.
Fu a quel punto che vidi mamma vacillare
, avvertii gli attacchi psichici di Jane e Alec allo scudo della mamma,
anche loro dovevano essersi allenati, perché la stavano
mettendo in seria difficoltà.
Era arrivato il mio momento.
Sentii la mamma vacillare sempre di
più, lo scudo stava per disgregarsi.
Matt, è il nostro turno
.pensai.
Presi in braccio mio figlio e mi
avvicinai furtivamente ai due gemelli.
Il bimbo, addestrato a farlo scese dalle
mie braccia e si trasformò in lupo.
Con uno scatto da predatore si
avvicinò ai due, ancora distratti dagli attacchi alla mamma,
e li morse.
Mentre i suoi dentini si facevano strada
nella carne sentii il piacere che mio figlio provava
nell’uccidere, questo mi spaventò, avrei dovuto
tenerlo sotto controllo, era molto più potente di chiunque
altro.
I due gemelli si voltarono verso il
cucciolo, stupiti, lo scudo di mamma riprese la sua forza.
Aprii la rete dei pensieri e ci aggiunsi
i due gemelli e i tre Volturi i quali si fermarono.
Aro mi guardò, e poi
l’occhio gli cadde su Matt.
Sei più speciale di quanto
credessi Renesmee. Pensò.
Non fini nemmeno di dirlo che
le menti del gruppo furono piene di dolore, dolore che proveniva dai
due gemelli, il veleno aveva fatto effetto.
In pochi secondi il loro corpo
bruciò di autocombustione e di loro non rimase
più nulla.
I tre vampiri ancestrali rimasero
paralizzati dallo stupore, avevo allargato la rete dei pensieri
inserendovi anche i loro proprio per quel motivo. Tutti doveva no
sapere che Jane e Alec erano morti.
<< Vai
Matt>> sussurrai e mio figlio veloce e letale come uno
scorpione morse anche loro tre per poi trasformarsi ancora in una volta
in un candido bimbo di tre anni o poco più.
Lo presi in braccio.
<< Papà, Nonno,
zio, voi andate ad aiutare gli altri.>> dissi.
Poi i miei occhi incontrarono quelli di
Aro. Abbandonai per un po’ la rete dei pensieri e mi
concentrai sui tre Volturi.
<< Vedi Aro, giorni fa mio
figlio, Matt >> dissi indicandolo << mi ha
morso per sbaglio >> continuai << sono
stata male due giorni, poi la mia parte umana ha vinto e sono
sopravvissuta. Da lì abbiamo capito che era lui la nostra
arma più potente, dentro di se custodisce geni umani, geni
vampiri e geni mutaforma e ha saputo sfruttarli tutti al
meglio>>.
Il vampiro non rispose, si
limitò a fissarmi e poi assieme ai suoi due compagni
urlò di dolore.
Mi avvicinai.
<< Spero vi piaccia il
caldo perché dove state per andare la temperatura
è molto alta>> dissi.
<< Arrivederci
Volturi>> sussurrai mentre li guardavo bruciare.
Mi riconnettei, ancora sconvolta, con la
battaglia.
Un silenzio irreale colse i miei
pensieri, era tutto finito, la battaglia era stata vinta, la mia
famiglia era salva.
Mi girai verso i superstiti,.
Abbiamo ridato la libertà a
tutti. Complimenti ragazzi. Siamo parte della storia ora. Pensai e
tutta l’immensa ragnatela di pensieri si riempì di
felicità e trionfo.
Ora avevamo un futuro pieno di buone
premesse di fronte a noi.
E i Volturi non avrebbero
più popolato i miei sogni, e quelli di nessun altro.
E con questo vi lascio, vi
saluto, vi abbraccio, grazie di cuore a :
1_bella95
2 - cesarina89
3 - Ele_smile
4 - gegge_cullenina
5 - MaryAc_Cullen
6 - meryj
7 - Moon Light
8 - mylifeabeautifullie
9 - sinead
1
- BABU23
2 - barbaritassss
3 - fracullen
4 - Hachiko_Vampire
5 - romina75
6 - Synie
Che hanno aggiunto la mia
storia tra le preferite/seguite. Vi informo che ho già
pubblicato un altra FF sempre su twilight si chiama New Life e credo vi
piacerà molto, quindi seguitemi anche in questa avventura
please, però commenate di più!!! :-)
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