Emozioni e sentimenti

di Lucy_susan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ragazza triste ***
Capitolo 2: *** Ragazza indecisa ***
Capitolo 3: *** Ragazzo affamato ***



Capitolo 1
*** Ragazza triste ***


Esercizio 1

Ragazza triste

Una folata leggera le sollevò i capelli color ebano trascinandoli dietro le sue spalle.
D’istinto si coprì il volto con le mani e sentì subito il calore che emanavano.
Si asciugò le guance pensando di aver smesso di piangere e sperando che il vento non gliele congelasse.
La tranquilla cittadina continuava la sua vita indifferente senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
I monti si stagliavano lontani sul cielo limpido e senza nubi. Sulle pendici scuri boschi celavano segreti agli occhi del sole che invano tentava di penetrare l’intrico di foglie e rami per raggiungere la terra sottostante. Immense distese di grano si muovevano sinuose come ballerine sul palco ondeggiando sospinte dal vento e riempiendo la pianura di mille sfumature dorate. Nelle acque cristalline del lago si rispecchiava la volta azzurra e immacolata punteggiata di riflessi bianchi, come una fotografia mal riuscita. Nelle strade tortuose della città la gente camminava assorta ignorando quel gomitolo di ossa, pelle e muscoli che si contorceva sul balcone di camera sua nel vano tentativo di non piangere ancora.
Ogni folata si abbatteva come una cascata di acqua gelida sulla sua faccia rigata dalle lacrime. Il bordo della sua maglietta era zuppo di quella soluzione salina che portava inconsapevolmente dentro agli occhi e che non ne voleva sapere di ritornare dove era rimasta nell’oblio per anni.
Il sole era nascosto dietro il muro bianco della casa e lei poteva scorgere, attraverso i suoi occhi inondati dalle lacrime, solo le conseguenze del suo splendore. Tutto intorno a lei le sembrava come un quadro di Van Gogh, confuso e indistinto.
In quel momento realizzò che anche il suo animo era così: confuso e indistinto. La sua meta era stata distrutta ed ora vagava, nel tentativo di trovarne una nuova, in una massa informe di ricordi e sentimenti ed ogni volta che si imbatteva negli uni o negli altri una fitta di dolore le lacerava il petto, segno inequivocabile dell’ennesimo fallimento. Non poteva sopportare l’infinito arrancare del suo animo disfatto, ma d’altra parte non poteva farne a meno. Una sottile necessità di sentirsi debole ancora una volta si fece strada in lei ed aprì come una spada una breccia nel suo cuore. Avvertì l’irresistibile desiderio di piangere ancora e magari di urlare per poter essere vista e sentita da qualcuno che sapesse salvarla, ma non chiunque. Aveva in mente volti ben precisi e doveva essere qualcuno di loro a venire mentre un’ultima volta si lasciava accarezzare dal torpore delle sue lacrime che, come mani fedifraghe, prima la illudevano in un caldo bacio per poi abbandonarla al gelo della verità scoperto dal vento che alzava il velo sotto il quale si nascondevano.



Commenti:
Qua ho voluto strafare e usare paroloni infiniti e frasi lunghissime tanto per divertirmi, per vedere se sapevo scrivere così. Devo dire che forse questo piccolo tentativo, insieme ad altri che probabilmente posterò più avanti, potrebbero diventare una storia, ma non riesco ancora a collegarli per il meglio quindi aspetteranno.
Nel frattempo vi auguro una buona serata (o giornata a seconda) e alla prossima!!
Lu_Sue;P

P.S. Se volete lasciate un commentino, ve ne sarò davvero grata.

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Capitolo 2
*** Ragazza indecisa ***


Esercizio 2

Ragazza indecisa

“No” grido esasperata.
Il mio corpo sbatte violentemente a terra.
Un dolore lancinante mi invade i polmoni.
Tossisco cercando ossigeno, ma respiro solamente polvere.
Riapro gli occhi solo per vedere quel bastardo puntarle addosso una pistola.
“Mary” esalo con tutte le mie forze.
Tento di rialzarmi, ma sono troppo lenta e il suo amico mi ributta a terra con una pedata.
Sbatto la faccia sull’asfalto. Il sapore del sangue mi invade la gola e probabilmente mi sta colando dal naso.
“Dove credi di andare, piccola puttana” mi sento dire, ma non ascolto.
Posso solo guardare impotente la mia amica paralizzata dal terrore davanti alla canna di una pistola nera come la notte.
Eterna indecisa.
Il dubbio mi è sempre stato compagno: mi prendeva a braccetto durante le interrogazioni, mi sosteneva nelle decisioni importanti, mi abbracciava sotto forma di amici e amanti.
Dovrei alzarmi e proteggerla, ma non ne sono capace.
“Reagisci” urlo più a me stessa che a lei.
“Fai la brava o ti ammazzo” le dice frenetico lo stronzo facendole segno di seguirlo, ma lei rimane immobile con gli occhi sbarrati.
“Allora, ti vuoi muovere?” incalza con voce stridula.
“Mary, ti prego” singhiozzo senza sapere bene cosa le sto chiedendo.
Ma questa volta non posso farmi prendere dal panico, il dubbio non mi farà fare la scelta sbagliata.
Sento ancora il peso dell’altro uomo sulla mia schiena, ma non mi farò fermare questa volta.
Lo guardo: si sta godendo la scena con un sorriso beffardo sulle labbra.
Devo salvarla. Se aspetto ancora potrei non avere più opportunità.
Quell’altro ha già il dito sul grilletto ed è pronto a sparare.
Non ragiono più, la mia mente si svuota. Mi alzo prendendo alla sprovvista la mia zavorra e mi precipito su di lei abbracciandola.
Non sento neanche il rumore dello sparo. So solo che il respiro mi si blocca per un istante e subito dopo sento un gran bruciore sul fianco. Ogni boccata d’aria è una pioggia di aghi, poi un gran freddo si irradia dal cuore per tutto il corpo.
Cado per terra senza sentire più nulla con gli occhi spalancati e il respiro mozzato.
Spero soltanto che lei riesca a scappare in tempo.



NdA:
Tremenda questa one-shot, eh? Ero presa dai ricordi e mi sono arrabbiata con me stessa del fatto che avessi perso tante occasioni a causa della mia timidezza o indecisione, perciò ho deciso di scrivere quello che avrei fatto da ora in poi.
Questa è un po’ una promessa che mi sono fatta di buttarmi sempre perché alla fine, ho scoperto, che spesso c’è da guadagnarci.
“Se sei indeciso vuol dire che lo vuoi fare” questo è diventato il mio motto, cosa ne pensate? - sia del motto, ma soprattutto della storia, mi raccomando XD -
Alla prossima,
Lu_Sue;P

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Capitolo 3
*** Ragazzo affamato ***


Esercizio 3

Ragazzo affamato

Il buio mi circonda completamente.
Mi muovo sul letto e il fruscio delle lenzuola attorno al mio corpo sembra un frastuono per le mie orecchie abituate al silenzio.
Nessuno si muove, nessuno parla, tutti dormono.
Scendo dal letto. I piedi toccano il pavimento freddo, ma trovano subito le pantofole e ci si infilano dentro.
Esco dalla camera il più silenziosamente possibile.
Nel corridoio solo una flebile lucina vicino al pavimento illumina qualche piastrella lì intorno, ma non ho problemi ad aprire la porta del corridoio.
I cardini scorrono tranquilli senza procurarmi infarti o svegliare nessuno. Quando chiudo la porta faccio un leggero rumore che però svanisce inghiottito dalla notte senza essere di alcun disturbo.
La parte più facile è fatta, ora non mi resta che affrontare l’inevitabile, l’essere più rumoroso e insoddisfatto della terra: il nostro gatto.
Faccio qualche passo sperando ardentemente che la bestia sia chiusa fuori dalla terrazza e che quindi non possa sentirmi o farsi sentire, ma questa mia speranza svanisce nell’istante in cui metto piede in cucina.
La tapparella è alzata e la luce fuori, probabilmente proveniente da un lampione, illumina debolmente la stanza: sulla sinistra il piano cottura è coperto da uno strofinaccio per salvaguardarlo dalla polvere e il lavello è immacolato; al centro, il tavolo quadrato di legno è stato pulito accuratamente e le sedie sono state sistemate a dovere; nell’angolo a destra il camino sembra un buco nero.
E proprio là, di fianco al bordo del camino, su una sedia mezza rotta, si trova un gomitolo di peli che al mio arrivo si muove stiracchiandosi i muscoli. Mi paralizzo sulla porta per paura di svegliarlo, cosa che probabilmente è già successa, ma con mio immenso sollievo decide di non miagolare. Mi fissa con i suoi occhioni neri e profondi che si confondono col suo manto se non fosse per un riflesso leggerissimo finché non mi muovo.
Si alza sempre con lo sguardo fisso sul mio e, quando penso che stia per raggiungermi con lamenti e miagolii, si gira verso il muro e decide di stare buono e dormire ancora. Faccio un sonoro sospiro e finalmente posso concentrarmi sull’oggetto dei miei desideri: il frigorifero.
Bianco e rumoroso, vecchio, ma fondamentale. Uno strano suono esce dal mio stomaco vuoto. Sento che si contrae cercando qualcosa da digerire.
Lo accontenterò subito.
Apro l’anta e la luce mi investe.
Chiudo gli occhi, ma li riapro subito dopo.
In poco tempo le mie pupille si fanno più piccole e riesco a vedere quello che l’elettrodomestico cela.
Rimango lì, a rimirarlo con lo stomaco che brontola e già l’acquolina in bocca, mentre la sua luce dirada il buio intorno a me. Infine decido cosa mangerò: sul terzo ripiano c’è un contenitore di plastica azzurrino e al suo interno si scorge solo un’ombra scura.
Lo afferro, lo appoggio sul tavolo e lo apro. Un leggero profumo mi solletica le narici.
Ne afferro un pezzo e felice lo mangio seduto sulla mia sedia.
Finito il boccone raccolgo qualche briciola e rimetto tutto a posto.
Controllo che sia tutto in ordine dietro di me, lancio un’occhiata al felino, che continua ad ignorarmi, e torno in camera.
Finita la mia piccola razzia e con lo stomaco soddisfatto, mi riaddormento beato.

NdA:
Forse la fine l’ho affrettata un pochino effettivamente, ma non sapevo proprio come allungarla. Alla fine quello che volevo descrivere era la tensione di non dover svegliare nessuno e la felicità di essere riuscita.
Spero vivamente che vi sia piaciuta, fatemi sapere nelle recensioniXD
Lu_Sue;P

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