Cursed Love

di BeaBia92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Minaccia ***
Capitolo 2: *** Salvezza ***
Capitolo 3: *** Grotta ***
Capitolo 4: *** Test ***
Capitolo 5: *** Crollo ***
Capitolo 6: *** Amore ***
Capitolo 7: *** Compromessi ***
Capitolo 8: *** Ryevost ***
Capitolo 9: *** Fuga ***
Capitolo 10: *** Addio ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Minaccia ***


Capitolo 1 - Minaccia


Era una fredda giornata di sole, i pallidi raggi riscaldavano appena la ragazza dai capelli castano rossicci, ricoperta da un pesante mantello di lana.

D’altronde la primavera non era ancora arrivata, a testimonianza di ciò vi era la presenza di ancora grossi cumuli di neve ai lati del sentiero che stava percorrendo. Solo piccole zone erano sgombre dal candido biancore e lasciavano intravedere le prime tracce di rinascita, tipiche del prossimo cambio di stagione.

La ragazza stava diligentemente tornando a casa, infatti portava al braccio un cestino di vimini carico di quei prodotti, a cui lei e la sua famiglia non potevano rinunciare. Se li era procurati nel vicino paese.

Era sempre lei ad andare al mercato, perché della famiglia era quella che attirava meno l’attenzione; e lei, sua madre, suo padre e il piccolo fratellino di 10 anni dovevano stare attenti a non attirarne troppa.

Nonostante la pesantezza del cesto non considerava fastidiosa quella commissione, le dava modo di passeggiare nella natura, di inseguire il sublime suono del canto degli uccelli e, se era fortunata, di intravedere qualche animale selvatico.

Batteva una strada conosciuta, perciò lasciò divagare un attimo la mente. Pensò ai diversi posti che aveva visitato con la famiglia, avevano infatti cambiato luoghi diverse volte e per un periodo si erano anche stanziati con dei loro simili. Ora si erano fermati in una piccola casetta di legno isolata, ma neanche troppo lontana da un punto di approvvigionamento, la cittadina di Ulensk, vicino al confine con Fjerda. Un rischio, certo, in quel periodo però solo una cosa si poteva affermare con assoluta certezza: nessun luogo era sicuro se si era dei Grisha.

Iniziò tutto con un brivido alla base del collo, una sorta di sesto senso che l’avvisava di un pericolo imminente.

Si guardò attorno, all’apparenza era tutto immobile e tranquillo, forse troppo, gli uccelli infatti rimanevano in silenzio. A quell’ora del giorno si sarebbero dovuti sentire, nonostante la sua presenza. Questo era decisamente un fattore che non volgeva a suo favore.

Il sentiero che aveva seguito l’aveva portata in mezzo a una piccola radura, era quindi completamente esposta. Troppo lontana per tornare nella copertura della foresta.

Alzò lo sguardo davanti a sé e fu proprio in quel momento che fecero la loro comparsa, sembravano fantasmi, comparsi dal nulla: sei uomini possenti avvolti da pesanti pellicce, capelli biondi e barbe lunghe, l’aspetto di chi non si fermava da giorni. Malgrado non indossassero le tipiche divise non potevano esserci dubbi, quelli che la stavano lentamente accerchiando erano dei Drüskelle.

Lei era in pericolo.

Considerò velocemente le sue possibilità: aveva già escluso il tornare al riparo degli alberi, non poteva inoltre usare i suoi poteri perché avrebbe rivelato subito la sua vera natura e, cosa non meno importante, non era in possesso di poteri offensivi, era una semplice guaritrice. Poteva tentare di confonderli, farsi passare per una normale ragazza di ritorno dal mercato. Non prese neanche in considerazione la possibilità di urlare. Nei paraggi gli unici che avrebbero risposto al suo richiamo sarebbero stati i suoi genitori e di certo non poteva rischiare di metterli in pericolo. Meglio che i Drüskelle pensassero che lei fosse da sola e vulnerabile, cosa neanche troppo lontana dalla verità.

Si costrinse a mantenere un atteggiamento calmo, nonostante dentro di lei iniziasse a scatenarsi il panico.

Li lasciò avvicinare e solo quando li ebbe ormai davanti li salutò cordialmente:

“Buongiorno!” non sapeva come, ma riuscì anche ad abbozzare un sorriso e aveva cercato di mantenere la voce più salda possibile.

L’uomo di fronte a lei non rispose, rimase in silenzio ad osservarla per un breve istante prima di piazzarle un sonoro manrovescio sulla guancia.

L’inaspettata reazione e la forza del colpo la fecero cadere a terra, il cestino di vimini colpì il suolo innevato e il suo contenuto uscì parzialmente.

“Non osare rivolgerti a me, Drüsje..” l’apostrofò aspramente l’uomo con un forte accento fjerdiano, che doveva essere il capo di quella squadra di cacciatori.

Quell’ultima parola l’aveva fatta trasalire, l’aveva chiamata in quel modo… Drüsje in fjerdiano era l’equivalente di strega.

Il panico dilagò in lei.

Non aveva possibilità, sapevano chi era.

Un altro Drüskelle la rialzò, le afferrò con forza i polsi e glieli portò dietro la schiena. Lei percepì la ruvida corda stringersi attorno alla sua pelle chiara.

I movimenti dei cacciatori erano rapidi e precisi, non c’era da stupirsi al riguardo, venivano addestrati per quello, sapevano come muoversi e difendersi dai poteri Grisha. La prima cosa che insegnavano loro era come rendere inoffensivo l’obiettivo, dovevano immobilizzare subito le loro mani e in questo modo i Grisha sarebbero stati alla loro mercé.

Nonostante il panico dilagasse in lei e nonostante si stesse anche espandendo la consapevolezza di essere spacciata, qualcosa dentro di lei si ribellò.

Un ultimo intenso e primordiale istinto di sopravvivenza.

Era sì la preda di fronte a dei cacciatori crudeli ed esperti, ma questo non significava il dover soccombere senza combattere od opporre quanta più resistenza possibile.

Si lasciò guidare da quella furia e fece scattare indietro la testa, colpendo così il Drüskelle alle sue spalle. Si sentì uno strano scricchiolio di ossa rotte, probabilmente aveva raggiunto il suo naso. Di certo non rimase a preoccuparsene, approfittare dell’elemento sorpresa era fondamentale.

I Drüskelle non si aspettavano una simile reazione dalla loro preda, la ragazza non perse tempo e scattò con quanta più forza le era rimasta nelle gambe per cercare di raggiungere gli alberi. Forse non erano così lontani.

Riuscì a fare solo pochi passi prima di essere strattonata violentemente all’indietro. Ai suoi polsi legati avevano aggiunto un prolungamento di corda, come una sorta di guinzaglio.

La ragazza cadde rovinosamente a terra.

Il capo di quella compagnia mise un ginocchio a terra per portarsi al suo livello, anche così accucciato risultava lo stesso minaccioso. Con una mano le tirò un altro fortissimo schiaffo sulla stessa guancia già colpita in precedenza. Stavolta riuscì anche a spaccarle il labbro.

Lei non poté fare a meno di emettere un gemito di dolore, la sua guancia era in fiamme e in bocca sentì il sapore ramato del sangue.

“Cosa pensavi di fare, Drüsje? “ utilizzò di nuovo quel tono rude e accentuato “Scappare dal tuo destino?”

La ragazza sentiva vibrare dentro di lei ancora quella furia, sputò il grumo di sangue che si era raccolto in bocca prima di replicare:

“Quale destino? Quello di morire solo per la colpa di essere nata come sono?”

Il capo Drüskelle strinse appena i suoi occhi infastidito, non gli piaceva quando le prede parlavano, le preferiva più inoffensive, anche se ogni tanto erano belli i diversivi.

Questa strega aveva decisamente fuoco nelle sue vene.

“Guarda guarda, qualcuno che tira fuori gli artigli...” la canzonò.

Avvicinò ulteriormente il viso a quello di lei e con la sua grande mano le strinse la parte inferiore del volto.

Lei fece di tutto pur di non mostrare il dolore che sentiva alla guancia, non voleva dargli la completa soddisfazione di vederla soffrire.

“Non ti servirà a nulla ribellarti strega..” ogni parola era detta con tale odio “Sei in trappola..” un ghigno si fece strada sulla sua bocca.

La sollevò in malo modo e la fece rimanere in ginocchio, le afferrò di nuovo il viso con la mano ruvida e la guidò verso qualcosa che sicuramente l’avrebbe resa innocua.

Lo sguardo della ragazza si focalizzò sulla colonna di fumo nero che saliva inesorabile da dietro gli alti alberi oltre quella piccola radura.

Il suo cuore saltò dei battiti e sentì quella furia scomparire rapidamente così come era arrivata.

In quella direzione c’era la sua casa.

In quella direzione viveva la sua famiglia.

Mandò una muta preghiera ai Santi, implorandoli e sperando che la sua famiglia non fosse in casa in quel momento.

Nel suo cuore però già sapeva la verità: sua madre, suo padre e il suo dolce fratellino avevano già incontrato il loro crudele destino senza nessuna possibilità di sottrarsi ad esso.

Lacrime calde rigarono il volto di lei.

Chiuse gli occhi e cambiò allora la sua preghiera ai Santi, chiese loro di poter raggiungere altrettanto in fretta la sua fine.

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Capitolo 2
*** Salvezza ***


Capitolo 2 - Salvezza

La ragazza non poteva di certo immaginare che le sue preghiere sarebbero state in parte ascoltate. No, non dai Santi, ma da un Grisha che si aggirava in quella zona.

Era vestito completamente di nero, era abituato a quel colore, lo distingueva e se usava il suo potere poteva passare abilmente inosservato.

Era venuto a conoscenza che lì vicino si era stanziata una famiglia con poteri, aveva intenzione di incontrarli e far loro una proposta.

Negli ultimi mesi aveva girato per il paese con l’intento di raggruppare quanti più suoi simili possibile, voleva allo stesso tempo avere qualcuno come lui vicino, ma anche dar loro una possibilità di più protezione.

Poteva essere un rischio girare con un numero sempre più consistente di Grisha, ma non si diceva che la forza stava anche nel numero?

Questo comportava per lui maggiore responsabilità, doveva tenere la guardia sempre alzata, non poteva permettersi di vacillare, era lì altrimenti che si potevano presentare gli errori.

Per non attirare troppe attenzioni era in viaggio da solo. Sua madre e il piccolo gruppo di Grisha, che aveva radunato fino a quel momento, si trovavano al sicuro a un paio di leghe di distanza.

Aveva raggiunto quasi il limitare della foresta e percepì gli ormai troppo familiari rumori di una colluttazione.

Si avvicinò ancora di qualche passo in modo da poter assistere a quello che stava avvenendo.

I suoi occhi neri come l’ossidiana si soffermarono su una scena che gli fece contrarre le viscere per la rabbia che provava.

Sei uomini ben piazzati attorniavano una ragazza in ginocchio.

Le forze erano nettamente squilibrate.

Una parola fece capolino nella sua mente e mormorò sottovoce:

“Drüskelle..”

Se quelli erano cacciatori significava che la ragazza era una Grisha.

Non c’era tempo da perdere, doveva intervenire.

Chiamò a raccolta il suo potere, l’oscurità rispose subito al suo comando, sempre pronta ad ubbidire a un suo minimo cenno.

Le tenebre si avvolsero attorno a lui come un lungo mantello nero, che arrivò a velare i pallidi raggi di sole.

Mentre avanzava con lentezza calcolata, ogni passo abilmente misurato, il Grisha oscuro preparava con le mani la sua arma più letale.

L’oscurità eseguì senza esitazione le sue indicazioni e formò davanti a lui una sottile linea scura, affilata però come una lama.

I cacciatori erano ora diventati delle prede, le sue prede.

Il capo dei Drüskelle ebbe giusto il tempo di portare lo sguardo su quella minaccia uscita dalla foresta e sembrò capire che lui e i suoi compagni non avrebbero messo più piede fuori da quella radura, nessuno di loro aveva la minima possibilità di contrastarlo.

Le eventuali parole che stavano per uscire dalle loro bocche rimasero lì bloccate, nessuno le avrebbe ascoltate, perché fu proprio allora che il Grisha oscuro lanciò il suo attacco.

La lama nera si divise in piccoli segmenti altrettanto affilati, che raggiunsero senza pietà e con assurda velocità i loro obiettivi.

Nessun cacciatore rimase in piedi, si accasciarono tutti a terra come dei sacchi vuoti.

I loro occhi fissi erano vuoti, privi di vita e inconsapevoli di cosa esattamente li avesse colpiti.

Nella radura c’erano solo lui e la ragazza, che era rimasta inginocchiata e a capo chino.

Probabilmente non aveva neanche assistito alla scena. Dopotutto era durata giusto una manciata di secondi.

 

La ragazza teneva ancora le palpebre abbassate, consapevole di quanto la sua fine fosse prossima.

Il corpo rigido in quella scomoda posizione, cercò di calmare i brividi di freddo che la percorrevano e si impose di smettere di piangere. Se quella era la sua ora non voleva dare ai suoi carnefici altra soddisfazione.

E fu proprio in quel momento che successe l’inaspettato.

Il suo udito percepì dei tonfi sordi, in tutto le sembrò di contarne sei.

Si concesse quindi di aprire gli occhi.

La scena che le si presentò attorno a lei, le confermò quanto aveva udito: i Drüskelle, che un attimo prima la accerchiavano, erano stati annientati e sembrava anche con molta facilità.

I loro corpi giacevano immobili sul candido manto di neve e i visi contratti in una smorfia di consapevolezza e dolore.

Continuò a scrutare il terreno finché alla sua sinistra non comparve un’ombra. Si decise ad alzare lentamente gli occhi e a scoprire chi fosse il suo proprietario.

Apparteneva a una figura alta, ma snella, nonostante il grosso mantello nero.

E infine successe, i loro sguardi si incrociarono, pura ossidiana da una parte e ghiaccio fuso dall’altra.

Durò un solo lunghissimo e intenso istante.

Il tempo sembrò aver rallentato la sua corsa a livello infinitesimale, come se volesse far durare quanto più possibile quella situazione.

Era accaduto qualcosa in quel momento, ancora però entrambi non potevano sapere l’importanza di quell’iniziale e minimo contatto.

Fu lui a distogliere per primo lo sguardo, terminando quella imprevista impasse.

Con calma e gentilezza aiutò la Grisha a rialzarsi, si spostò quindi dietro di lei e le slegò i polsi, che mostravano dei segni rossi dovuti alla corda troppo stretta.

Lei se li massaggiò per riattivare la circolazione, mentre i suoi occhi tornarono a guardare la colonna di fumo nero, che si stagliava ancora dietro le alte chiome degli alberi, anche se ora risultava più sottile.

Era a conoscenza della dolorosa verità, sentiva però la necessità di vedere con i suoi occhi e non lasciare solo scorrere la sua immaginazione. Voleva inoltre porgere un ultimo saluto ai suoi cari.

Probabilmente non stava pensando con lucidità e meno che meno pensava alla sua incolumità, era dopotutto appena scampata alla morte certa.

Le sue gambe si mossero verso quella direzione familiare, ma due forti braccia la trattennero.

Il Grisha oscuro aveva compreso le intenzioni di lei e l’aveva afferrata, non allo stesso modo rude dei Drüskelle, il suo tocco era più delicato, ma al contempo potente.

“Lasciami andare..” lo pregò lei, la voce non ben salda come avrebbe voluto. Le lacrime inoltre minacciavano di nuovo di uscire dai suoi occhi chiari.

“Non posso..” replicò lui accorato, il tono gentile “E’ troppo tardi. Non c’è altro che tu possa fare..”

Lei provò a divincolarsi un paio di volte, la presa rimaneva ben salda sulle sue braccia.

“Potrebbero esserci altri Drüskelle..” cercò di farla ragionare “Dobbiamo allontanarci da qui..”

La ragazza abbassò la testa e incurvò leggermente le spalle in segno di resa, sapeva che lui aveva ragione. Si concesse di far uscire un piccolo gemito di dolore, prima di fare un cenno con la testa in modo che lui capisse che poteva lasciarla andare. Non si sarebbe mossa.

Il Grisha oscuro raccolse da terra il cestino di vimini e rimise dentro le provviste che si potevano salvare e non erano state contaminate dal sangue dei cacciatori.

Raggiunse nuovamente la ragazza e appoggiandole una mano dietro la schiena la guidò fuori da quella radura.

 

Camminarono per diverso tempo, l’intenzione del Grisha oscuro era quella di tornare al rifugio, scrutando l’altezza del sole calcolò che ci sarebbero voluti due giorni e sarebbero arrivati entro le prime ore della sera.

Lei però si fermò di punto in bianco in mezzo al sentiero.

“Dove stiamo andando?” nel tragitto era rimasta sempre in silenzio, fino a quel momento.

“In un posto sicuro..” la rassicurò lui.

“Questo sentiero non lo sarà a lungo..” la voce era più salda ora, sapeva di cosa stava parlando “Più avanti ci sarà un bivio ed è una zona frequentata, soprattutto a quest’ora. Dobbiamo cambiare strada se non dobbiamo farci notare..”

Lui soppesò con cura le parole della Grisha. Aveva presente il bivio dato che lo aveva attraversato qualche tempo prima e non lo aveva trovato affollato, tuttavia questo non voleva dire nulla. Era preferibile quindi affidarsi a chi conosceva quella zona meglio di lui.

“Fai strada..” le concesse con un breve cenno della testa.

La ragazza svoltò a destra e andò verso il fitto degli alberi, completamente fuori dal sentiero.

Il silenzio tornò nuovamente tra di loro, si sentivano solo i loro respiri e i loro passi scricchiolanti sul basso manto di neve.

Lei sapeva chiaramente dove si stava dirigendo, avrebbe potuto continuare ad occhi chiusi, conosceva quel posto come le sue tasche. Questo perché se non era in casa ad aiutare la sua famiglia o al mercato per le spese, approfittava delle belle giornate per passeggiare.

Tutto sembrava immobile sotto il biancore della neve, ma al contempo sotto quel velo la natura stava instancabilmente preparandosi per il risveglio. Di lì a poco sarebbe sbocciata riempiendo di nuovo quella zona di meravigliosi colori.

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Capitolo 3
*** Grotta ***


Capitolo 3 – Grotta

La conoscenza del territorio guidava i passi della ragazza quasi automaticamente, nel frattempo però la sua testa richiamava inesorabilmente i ricordi della sua famiglia. Era straziante pensare di essere rimasta da sola, l’unica sopravvissuta a quella strage. Ma quello non era il momento di piangere, non erano ancora del tutto in salvo.

Era in compagnia di un Grisha potente, questo lo aveva capito e iniziava anche ad avere sospetti su chi fosse. Anche se lei e la sua famiglia non vivevano assieme ad altri simili da qualche tempo, le storie facevano sempre in fretta a circolare.

Lo cercò con la coda dell’occhio, lui la seguiva a qualche passo di distanza e ogni tanto scrutava con i suoi occhi scuri l’ambiente circostante, sicuramente alla ricerca di eventuali pericoli.

Nessuno fino a quel momento li aveva seguiti e questo voleva forse significare che si trattava di una squadra isolata di cacciatori che si erano spinti un po’ troppo oltre il confine. Ormai le studiavano tutte pur di mettere le mani sulle “streghe”.

Data la concentrazione di lui a scovare ogni singolo cambiamento, sentì il classico gorgoglio dell’acqua che scorreva, doveva esserci una fonte nei pressi.

Non si era sbagliato, dopo un centinaio di passi raggiunsero un piccolo e stretto torrente.

In quel punto le sue acque scorrevano limpide e poco impetuose.

Lo guadarono stando ben attenti a dove mettevano i piedi per evitare le poche aree ricoperte dal ghiaccio scivoloso.

Non si allontanarono dal corso d’acqua, costeggiarono infatti la sua riva destra mantenendosi sotto la copertura degli alberi.

A mano a mano che lo risalivano in direzione nord il Grisha oscuro notò che il letto del torrente si stava inabissando nel terreno e che le acque scorrevano più impetuose, segno che erano leggermente più in pendenza e che da qualche parte doveva esserci un consistente dislivello.

Aveva di nuovo ragione perché dopo pochi istanti si parò davanti a loro un’alta parete di pietra, al cui centro svettava in tutta la sua magnificenza una cascata di medie dimensioni.

Il sole, con i suoi ultimi raggi prima del tramonto, lanciava dei bellissimi bagliori di differenti sfumature.

Il Grisha oscuro rimase per un momento a contemplare quella visione. Nonostante avesse viaggiato a lungo in quegli anni, non gli era ancora capitato di vedere un posto simile.

Intanto la ragazza si era allontanata di qualche passo da lui e con la mano sinistra sfiorava la parete grigia di roccia ricoperta da fitti rampicanti verdi, alcune foglie erano già rigogliose sebbene non fosse ancora giunta la primavera.

Lui la raggiunse nell’esatto momento in cui lei si fermò, si assicurò che anche lui vedesse cosa stava per fare. Sempre con la mano sinistra sollevò una porzione di rampicanti, svelando così un’apertura nella roccia.

Non si sarebbe mai notata a prima vista, quell’ingresso era ben nascosto.

Non attesero oltre e si infilarono dentro lo stretto tunnel.

 

“Ecco il mio rifugio..” mormorò lei in tono orgoglioso non appena lo stretto corridoio si aprì in un’ampia caverna.

Il Grisha oscuro appoggiò il cestino di vimini e si guardò intorno.

Sul soffitto della grotta c’era una sottile faglia che lasciava passare quel tanto di luce sufficiente ad illuminare grossa parte dell’ambiente. Da lì si poteva persino sentire il fragore della cascata.

Si vedeva che il posto era frequentato in quanto per terra era presente un circolo di pietre, al cui interno vi erano i resti di un precedente fuoco. Accanto ad esse c’erano delle pietre focaie e l’occorrente per accenderne uno nuovo.

“Interessante..” commentò lui.

La ragazza gli fece cenno di accomodarsi su uno dei massi posti davanti al focolare, finché lei andava a recuperare in una nicchia un paio di coperte lasciate lì in precedenza.

“C’è qualcosa che posso fare?” domandò il Grisha oscuro in tono cortese e quando notò che lei aveva ora in mano delle borracce di cuoio, si offrì subito di andare a riempirle. Senza attendere risposta si avviò fuori dalla grotta.

Quando lui ricomparve la ragazza Grisha aveva già terminato di accendere il fuoco e aveva tirato fuori qualcosa di commestibile dal cestino di vimini.

Lui allungò la mano in cui teneva una sorta fazzoletto annodato e le disse semplicemente:

“Per la tua guancia..”

Lei lo prese e sentì che era freddo, ci aveva messo della neve per crearne un impacco.

Quel Grisha era di poche parole, ma aveva un tatto e un modo di porsi molto affabile.

“Grazie..” disse sinceramente.

Gli occhi scuri di lui incontrarono i suoi, avevano un leggero cenno di perplessità. Forse non riusciva a capire il motivo di quella parola?

“Per questo..” lei mosse il fazzoletto “E per avermi salvato la vita..”

“Vorrei solo essere arrivato prima..” nel dirlo abbassò lo sguardo, come se si sentisse in colpa.

“Non è tua la responsabilità della morte della mia famiglia..” la ragazza pensava sul serio quelle parole, infatti il suo tono di voce non era risentito “La sola colpa è di quei Drüskelle e della loro mentalità retrograda..”

Quella frase era come un balsamo per lui, quella ragazza sapeva esattamente cosa dirgli, nonostante fossero due estranei e nonostante il dolore che sicuramente stava provando.

“Tu sei l’Oscuro?” gli domandò a bruciapelo distogliendolo dai suoi pensieri.

“Sai chi sono?” replicò lui scrutandola negli occhi.

“Ho sentito delle voci..” spiegò lei scrollando le spalle “Voci di un Grisha capace di evocare le ombre a suo piacimento..”

“Se lo fossi..” concesse “Avresti paura di me?”

“Dovrei averne?”

Lui non riuscì a trattenersi e sulla sua bocca si allargò un sorrisetto.

Di solito era bravo a prevedere le risposte delle altre persone, in fondo aveva avuto modo di allenarsi per parecchio tempo. Questa ragazza però lo lasciava interdetto, non si comportava mai come si aspettava.

“Puoi chiamarmi Kiril..” le svelò “E per quanto riguarda l’evocare le ombre..” lasciò che fossero i fatti a confermarlo, alzò la mano e lentamente delle lingue di oscurità si mossero intorno a loro.

“Bel trucco..” commentò alla fine la ragazza, quasi per niente impressionata.

A dispetto di ogni singolo pensiero razionale lei non era in grado di provare paura di fianco a lui. Sarà stata la sua capacità innata di comprendere gli altri semplicemente osservandoli, saranno stati i modi gentili e riguardevoli di lui, sarà stato perché l’aveva salvata, ma in quel Grisha percepiva solo profonda solitudine. Da quanto lei sapeva Kiril era l’unico del suo genere e questo doveva averlo fatto sentire isolato.

Un po’ poteva comprenderlo, anche lei apparteneva a un genere raro di Grisha.

“Io sono Luda..” si presentò “Sono una guaritrice..”

Gli occhi del Grisha oscuro mostrarono solo per un breve momento uno sguardo colpito, nei suoi viaggi aveva incontrato pochissimi guaritori e solo i Santi sapevano quanto ci fosse bisogno di loro.

“Potresti quindi guarirti le ferite facilmente..” constatò.

Di certo non gli era passato inosservato cosa le avevano inflitto i Drüskelle, il labbro spaccato e la guancia leggermente gonfia e che già mostrava un accenno di blu per il colpo inferto. Per non parlare dei segni rossi ai polsi, le avevano legato la corda davvero molto stretta.

Lei automaticamente si posò una mano sulla guancia contusa, aveva smesso di utilizzare l’impacco freddo e le sembrava di stare meglio. Almeno non sentiva più quella parte del viso in fiamme.

“Sì, potrei..” ammise “Non voglio però, perché questo è un ricordo di quello che ho passato per quanto orribile sia stato. Non so se possa avere senso..” alzò le spalle.

Di nuovo Kiril rimase spiazzato da quella risposta, ma stavolta fu pronto a non lasciarglielo intravedere.

Si impose di stare attento con lei, perché stava notando con quanta facilità riusciva a parlarle, a sentire il dolore che provava e quindi a preoccuparsi per lei.

Non aveva senso però, l’aveva conosciuta solo da poche ore. Non poteva avergli fatto già quell’ effetto. Una parte profonda di lui tuttavia sentiva una connessione con lei e temeva che non se ne sarebbe andata via.

“Lo ha invece...” le rispose onestamente. “Dovresti riposarti ora..” le suggerì, cambiando discorso “Hai avuto una giornata pesante. Non ti preoccupare, rimango io di guardia..”

La ragazza avrebbe voluto ribattere che non era necessario, che lì nessuno sarebbe entrato a cercarli, ma apprezzò il gesto e in effetti si sentiva stanca. Non si fece ripetere due volte la proposta.

Afferrò la coperta e si sdraiò accanto al fuoco acceso.

I suoi occhi color ghiaccio incontrarono per un’ultima volta quelli scuri di lui prima di addormentarsi.

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Capitolo 4
*** Test ***


Capitolo 4 - Test

Luda si svegliò automaticamente all’alba, come se avesse un orologio interno ad avvertirla che era spuntato un nuovo giorno.

Trovò Kiril seduto sullo stesso masso posto vicino al focolare intento a bere da una delle borracce di cuoio.

In terra non vedeva stesa una coperta, aveva completamente evitato di dormire? Non sapeva se fosse il caso di chiederglielo.

“Buongiorno..” le disse lui, mentre lei si alzava da terra stiracchiando i muscoli indolenziti per essere rimasta a lungo nella stessa posizione.

Anche lei lo salutò cordialmente e dopo prese dal cesto di vimini un pezzo di pane e del formaggio, non aveva propriamente fame, doveva mettere però qualcosa sotto i denti visto che si prospettava una giornata di cammino.

Lui attese pazientemente che finisse e dopo l’aiutò a trovare qualcosa di più comodo rispetto al cestino di vimini per mettere dentro l’essenziale, come ad esempio dei viveri, una coperta e l’altra borraccia di cuoio.

Luda lasciò a malincuore quel posto, consapevole che probabilmente non lo avrebbe rivisto per molto tempo.

Stavolta fu Kiril a fare strada non appena lei finì di aggiornarlo sulla loro attuale posizione.

 

Fecero diverse soste e per passare le notti trovarono dei luoghi abbastanza riparati da eventuali intemperie e da occhi indiscreti. Se potevano, volevano evitare di entrare in un villaggio. Lo fecero solo per rinfoltire le provviste.

Durante il tragitto ebbero modo anche di parlare e conoscersi un po’ di più.

Kiril era però sempre il più riluttante a rivelare dettagli di sé, preferiva di gran lunga ascoltare la voce della ragazza. Era anche un modo per lei di chiudere i conti con il passato, affrontando direttamente la tragedia vissuta e tenendo in vita i ricordi più felici che aveva della sua famiglia.

Ci vollero tre giorni per percorrere a piedi la distanza che li separava dalla grotta al rifugio che il Grisha oscuro aveva trovato per i suoi simili e la madre.

Ormai erano giunti nei pressi del nascondiglio e Kiril si fermò.

“Luda, prima di portarti dagli altri devo constatare l’estensione delle tue capacità..” le spiegò con tatto e guardandola negli occhi. “In questo modo potrò riferire a mia madre quanto ho visto e lei sceglierà come continuare il tuo addestramento..”

Kiril in una precedente conversazione aveva messo la ragazza a conoscenza dell’esistenza di sua madre Baghra, ma non le aveva specificato nei dettagli la grandezza del suo potere. Solo che nell’ultimo periodo lui era riuscito a convincerla, con non poche difficoltà, ad aiutarlo con l’istruzione degli altri Grisha. Data la sua conoscenza antica era la più adatta per quel genere di ruolo.

Luda soppesò la richiesta e ritenne che lui avesse ragione, perciò acconsentì all’esecuzione di un test.

Il Grisha oscuro tirò fuori dal suo stivale destro una piccola daga con una lama di una decina di centimetri circa e il manico lavorato in osso. All’estremità era inciso il simbolo di un’eclissi.

Lei trovò quell’arma pericolosa e stupenda allo stesso tempo.

“Ho bisogno che tu ti concentri, mi farò un piccolo taglio e tu dovrai curarlo..” continuò a illustrarle in tono calmo.

Kiril non attese di ricevere risposta e con la lama affilatissima della daga si incise un taglio trasversale sul palmo della mano. L’unico suono che emise fu un quasi impercettibile sibilo fra i denti.

Il sangue rosso scuro aveva già cominciato a sgorgare dalla ferita quando Luda mise in pratica il suo dono.

Compose un semplice gesto con le mani e immediatamente la pelle cominciò a rimarginarsi fino a non lasciare nessun segno dell’accaduto.

Il Grisha oscuro durante quella procedura aveva sentito un lieve pizzicore, ed era esattamente quello che doveva sentire. Tutto era andato nel migliore dei modi, ora però toccava alla seconda fase del test. Luda sarebbe stata all’altezza?

“Davvero molto brava..” si complimentò sinceramente lui e in risposta la ragazza gli regalò un semplice sorriso.

“Ora alzerò di più la posta, mi farò una ferita più profonda e voglio sempre vedere come ti comporti..” chiarì prima di scostarsi sui lati il mantello nero e sollevandosi leggermente la casacca anch’essa nera, lasciando così intravedere un lembo di pelle chiara.

Lei capì le sue intenzioni e spalancò gli occhi allarmata.

“Stai scherzando, vero?” la voce era almeno di un livello più alta.

D’accordo che doveva dimostrare le sue capacità, ma non c’era di certo bisogno che lui si pugnalasse!

Kiril non la badò e con l’aiuto delle dita della mano libera controllò di puntare la daga in uno specifico punto, ovvero tra l’ultima costola e l’anca e ovviamente stando ben attento a non colpire nessun organo interno. Era una sfida, di certo non ci teneva a mettere in pericolo la sua vita più di quanto fosse necessario.

Una volta sicuro di aver trovato il punto giusto, fece penetrare nell’addome la lama quasi fino all’elsa, emettendo solo un lieve gemito di dolore. Il tutto sotto lo sguardo incredulo della ragazza.

“Per tutti i Santi!” esclamò lei a quel punto “Lo hai fatto sul serio! Sei pazzo?!”

“Sono stato chiamato in modi peggiori..” cercò di sdrammatizzare la situazione da lui stesso creata.

Luda stava visibilmente vivendo un principio di stato di panico, respirava più velocemente e le pupille erano dilatate.

“Luda, in questo momento mi sto fidando di te e delle tue capacità di guaritrice..” Kiril continuò ad usare quello stesso tono calmo per rassicurarla “Sono sicuro che tu possa farcela..” gli occhi di lui erano sinceri.

In quei giorni l’aveva conosciuta meglio e aveva anche carpito dei dettagli sul suo potere. Per sincerarsi delle sue intuizioni però non aveva altro modo se non praticare quella prova.

Ancora una volta non le lasciò tempo per replicare e con un gesto sicuro si sfilò l’arma dal corpo.

La ragazza ebbe giusto l’opportunità di prendere un paio di respiri profondi per riconquistare il controllo di sé stessa e per operare di nuovo la sua piccola scienza.

Stavolta il movimento delle sue mani fu più complicato ed esteso, doveva prima fare in modo di rimarginare la ferita all’interno del corpo di lui e procedere mano a mano verso l’esterno, guarendo strato su strato.

Kiril, per quanto possibile, rimaneva immobile, anche se il pizzicore che sentiva era davvero intenso e al limite del sopportabile. Era difficile non esteriorizzarlo, ma non voleva deconcentrare la guaritrice.

Luda terminò la sua opera e con orgoglio constatò di non aver tralasciato nulla, infatti sulla chiara pelle dell’oscuro non era rimasto nessun segno di dove la daga fosse penetrata.

“Visto? Neanche una minima cicatrice..” affermò il Grisha oscuro risistemandosi i vestiti. “Questo dimostra quanto il tuo potere sia esteso..” piazzò quei penetranti occhi scuri in quelli color ghiaccio di lei “E sei già a un buon livello..”

Sentire quelle parole fece molto piacere a Luda, questo però non la bloccò dal dire di getto:

“Non farlo mai più..”

“Altrimenti?” la sfidò lui, lo sguardo leggermente giocoso.

Durò solo un attimo, perché non appena Kiril si rese conto di quanto si era lasciato andare con la ragazza, si rimproverò con sé stesso.

Tornò serio ricordando le parole della madre “Non fidarti mai completamente di nessuno..”, un mantra che gli era stato ripetuto costantemente nella sua vita.

Tuttavia come poteva rimanere indifferente se al suo fianco c’era una ragazza come Luda? I racconti sulla famiglia che aveva condiviso con lui gli dimostrava quanto fosse solare, empatica, intraprendente. Solo uno sciocco non avrebbe provato nulla nei suoi confronti.

Kiril sentiva lentamente che i muri che aveva eretto attorno a sé stavano cominciando a incrinarsi. Era la prima volta che gli succedeva qualcosa di simile. Quanto a lungo avrebbe resistito? Ma la domanda corretta da porsi forse era questa: era giusto resistere?

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Capitolo 5
*** Crollo ***


Capitolo 5 - Crollo

Erano passati tre mesi da quella famosa prova, Luda era arrivata al rifugio, aveva avuto modo di conoscere Baghra e tutti gli altri Grisha presenti.

Con la madre dell’oscuro non era scattata subito quella sintonia che lei aveva sperato, nonostante la ragazza non avesse mai avuto grosse difficoltà ad approcciarsi al prossimo.

Era anche per questo che la sua famiglia la mandava al mercato, sapeva essere cordiale quando serviva, ma al tempo stesso sfuggente in modo da non creare inutili sospetti.

Le lezioni con Baghra a volte erano davvero intense e pesanti, c’era sempre qualcosa che doveva essere fatto meglio.

Luda però questo non lo riferì mai a Kiril, malgrado lui probabilmente sospettasse qualcosa, d’altronde conosceva il carattere della madre meglio di chiunque altro.

Il gruppo ora si era stanziato presso un antico santuario, tanto antico che nemmeno Baghra aveva idea di chi lo avesse costruito.

Kiril non era sempre lì presente, a volte compiva dei viaggi di qualche giorno e spesso riusciva a portare con sé altri Grisha.

Non aveva ancora trovato nessun altro guaritore. Luda, quindi, era l’unica del gruppo con quell’abilità.

Ogni volta che lui ritornava al santuario la cercava con lo sguardo, non poteva farne a meno.

La ragazza era intenta a sistemare delle provviste quando sentì un enorme boato. Corse fuori dalla stanza in cui si trovava e vide che dal corridoio alla sua destra si alzava una cappa di polvere e pietra sbriciolata.

Era crollata un’intera zona del nascondiglio e quella apparteneva a una delle parti comuni, era perciò piena di Grisha.

Si iniziarono a udire dei lamenti provenire da sotto le macerie e subito Luda si adopererò per andare a cercare i superstiti.

Una mano sulla spalla la bloccò, era Kiril che proferì in tono deciso:

“Tu non andrai lì, sei l’unica guaritrice e non possiamo rischiare che tu ti ferisca in caso di un altro cedimento..”

Luda dovette ammettere che lui aveva ragione.

“Sarò nell’altra sala comune e mi farò aiutare ad allestire quante più brandine possibili per i superstiti..”

Si divisero, ognuno con il proprio compito da svolgere.

 

I sopravvissuti continuavano ad arrivare con ferite più o meno gravi, si andava dalle contusioni, ai tagli alla testa o in altre parti del corpo, per non parlare delle ossa rotte.

Luda assieme a Nastia, l’unica plasmaforme presente nel gruppo e con la quale aveva instaurato un buon rapporto, aveva concordato un sistema per procedere: dei Grisha facevano avanti e indietro dalla zona del crollo, portavano i feriti da loro e dovevano dividerli in due file.

I meno gravi sarebbero stati curati da Nastia, più che capace di occuparsi di piccole abrasioni o di contusioni, a lei invece sarebbero toccate le situazioni più gravi. Si erano divise la sala comune in due parti.

Aveva perso il conto dei minuti che trascorrevano inesorabili, non aveva tempo di pensarci, la sua unica preoccupazione era quella di curare quanti più Grisha possibile prima di arrivare al limite.

Aveva appena finito di curare un fabrikator con la gamba fratturata, l’osso bianco che era fuoriuscito dalla sua posizione. Era stato difficile sistemare quella lesione.

Sarebbe dovuta passare al Grisha successivo che era steso nella branda affianco e che era privo di sensi, non era un buon segno.

Dovette però appoggiarsi un momento alla colonna sulla sua sinistra e riprendere fiato.

Aveva chiuso gli occhi per andare a cercare dentro sé stessa quegli ultimi brandelli di forza che le servivano per continuare.

Non le mancava tanto, altri cinque Grisha e avrebbe portato a termine il suo compito.

Sapeva che avevano finito di estrarre tutti dalle macerie e che purtroppo tre di loro non erano scampati alla morte.

Quando riaprì gli occhi si trovò davanti Kiril, non lo aveva neanche sentito arrivare.

“Ammiro la tua dedizione..” esordì “Stai facendo un ottimo lavoro, tuttavia hai bisogno di prendere una pausa..” le suggerì.

“Ce la faccio..” lo rassicurò guardandolo con occhi stanchi.

Per dimostrarglielo si staccò dalla colonna e andò dallo spaccacuore svenuto sulla brandina.

Aveva appena iniziato a compiere il gesto familiare con una mano per individuare il problema del Grisha, quando si sentì afferrare il polso.

Le arrivò immediatamente una forte ondata di potere, che si espanse in tutto il suo corpo con incredibile velocità. Si sentì subito rinvigorita e piena di energia come quando aveva appena iniziato a curare.

Guardò verso il basso, verso la mano di Kiril avvolta al suo polso e in seguito guardò lui stupita.

Forse solo in quel momento il Grisha oscuro si rese pienamente conto del gesto che aveva compiuto.

Era venuto meno a una promessa fatta a sé stesso e alla madre: non rivelare mai di essere un amplificatore vivente. Per quel motivo in un lontano passato aveva già rischiato la vita.

I minimi contatti come lo stringere una mano o toccare qualcuno non erano un problema, doveva esserci comunque una minima intenzione da parte sua. In ogni caso gli era stato inculcato che la prudenza non fosse mai troppa.

Senza dire niente lasciò il polso di Luda e si dileguò.

Lei avrebbe voluto seguirlo, ma doveva prima finire di curare gli ultimi cinque Grisha che le rimanevano.

Nessuno sembrava aver fortunatamente assistito all’accaduto.

Nastia era intenta con le sue cure e si trovava dall’altra parte della sala.

I feriti che le rimanevano tenevano gli occhi chiusi o non stavano guardando in quella direzione.

La sua mente cercava di spiegarsi cosa era successo e finalmente giunse alla soluzione: Kiril le aveva ampliato momentaneamente il suo potere.

 

Luda aveva portato a termine il suo compito e dopo essersi assicurata che fosse tutto in ordine andò a cercare Kiril.

Mentre completava il suo incarico, la sua mente aveva avuto modo di riflettere e ora sapeva esattamente cosa dirgli. Glielo stava suggerendo il suo cuore.

Lo trovò nel posto che lui amava di più, ovvero una fontana di pietra ricavata in parte da una parete dello stesso santuario. Era circondata dagli alberi e da alcuni rampicanti.

Le mani di lui appoggiate al bordo di pietra bianca, come se stesse cercando di attingervi la forza direttamente dalla roccia, quella che sentiva venirgli meno.

Le dava le spalle, ma sentì comunque la sua presenza.

“Kiril..” lo chiamò lei fermandosi a qualche passo di distanza.

Lui non le rispose, se lo avesse fatto avrebbe completamente ceduto, avrebbe subito un crollo anche lui, ma dei muri che aveva eretto con scrupolosa metodicità.

“Kiril..” provò lei di nuovo.

“Aleksander..” si lasciò sfuggire sospirando “Il mio vero nome è Aleksander..”

La guardò per un attimo prima di distogliere velocemente lo sguardo.

Luda a quella ulteriore confessione rimase spiazzata, le ci volle qualche istante per riprendersi e decidere che per lei non cambiava assolutamente nulla.

“Ki..” iniziò a dire per la forza dell’abitudine, si corresse “Aleksander..”

Sentire il suo nome pronunciato dalla voce di lei era come musica per le sue orecchie.

“Solo i Santi sanno tutti i reali motivi per cui tu abbia dovuto celare la tua vera identità e il tuo altro dono. Me ne vengono sinceramente in mente un paio..” sottintese, chiaramente riferendosi a Baghra, la madre di lui.

Aleksander, ancora voltato, sorrise. Luda aveva la straordinaria capacità di comprendere gli altri, anche lui.

“Non rivelerò mai a nessuno i tuoi segreti, rimarranno per sempre al sicuro con me, perché..” dovette fare una pausa, l’intensità delle parole che stava per pronunciare le faceva tremare la voce “Perché non potrei mai essere l’artefice della tua sofferenza..”

E lì avvenne, il crollo definitivo dei muri. Il Grisha oscuro li sentì perfettamente mentre si abbattevano e si sbriciolavano. Non c’era più nessun ostacolo e il suo cuore fu finalmente libero di vivere quell’emozione che aveva così a lungo osteggiato. Aveva semplicemente preso il sopravvento.

Vedendo che lui era rimasto fermo e senza la minima intenzione di risponderle, la ragazza si girò per andarsene.

“Luda..” la chiamò lui.

Il tempo di voltarsi nuovamente e lui l’aveva facilmente raggiunta, riducendo con poche falcate la distanza che li separava.

Le afferrò il viso fra le mani e accostò le sue labbra a quelle di lei lasciandosi guidare dal suo cuore.

Dopo un primo attimo di smarrimento e stupore per il gesto, anche Luda cedette e gli donò tutto quello che provava.

Lei dischiuse le labbra, gli consentì di entrare e di concedere al bacio di diventare più profondo e deciso.

Si fermarono per la mancanza di ossigeno.

Con dolcezza appoggiarono fronte contro fronte, erano occhi negli occhi, ossidiana penetrante e ghiaccio fuso si guardavano complici e consapevoli di quanto avevano appena vissuto: un intenso momento di condivisione di due anime.

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Capitolo 6
*** Amore ***


Capitolo 6 - Amore

Erano dovuti tornare a malincuore dagli altri, con la tacita promessa però che non avrebbero lasciato in sospeso quel “discorso” e che probabilmente gli avrebbero presto dato un seguito.

Era arduo concentrarsi, soprattutto quando erano nella stessa stanza, si cercavano a vicenda con lo sguardo, gli occhi che si incrociavano e giocavano complici. Erano attirati l’uno dall’altra come due calamite, ora che le loro anime si erano incontrate non volevano rimanere separate a lungo.

Fingere che non fosse capitato nulla e che tra di loro fosse tutto normale era veramente difficile.

Sarebbe stata una lunga giornata.

 

Aleksander aveva raggiunto la madre per aggiornarsi sui progressi degli addestramenti dei Grisha, se lei li avesse reputati pronti, lui avrebbe potuto proseguire con il suo piano.

Durante i suoi viaggi infatti ne approfittava per ottenere informazioni riguardo la situazione del Paese, delle guerre imminenti, degli scontri sempre più accesi che si tenevano presso i confini.

Secondo lui i Grisha sarebbero stati al sicuro solo nel momento in cui avessero dimostrato la loro utilità, anche in ambito militare.

Avrebbe fatto cambiare agli umani idea sul loro conto. Tutti i Grisha non sarebbero più vissuti nell’ombra, avrebbero reclamato la loro esistenza, avrebbero lottato per avere un luogo sicuro in cui vivere.

Di certo non si era scelto un compito facile, ma era testardo abbastanza da portarlo avanti.

“Aleksander..” lo chiamò la madre, quando erano da soli lei lo chiamava con il suo vero nome. “Mi hai sentito?”

“Scusami madre..” le rispose riscuotendosi dai suoi pensieri, inevitabilmente rivolti a Luda.

“Dove hai la testa? Ti vedo distratto..” gli occhi attenti di Baghra scrutarono il figlio “Non sarà per quella guaritrice?” intuì, come solo una madre poteva fare.

Colto sul fatto Aleksander non fu abbastanza rapido a mascherare i suoi pensieri.

“Credevo di averti insegnato meglio di così..” lo rimproverò scuotendo la testa “Non devi farti coinvolgere da loro, noi siamo diversi.. loro sono solo..”

“Mortali?” terminò per lei la frase, l’aveva sentita così tante volte quella predica che cominciava a infastidirlo.

“Esatto..” confermò Baghra “La loro vita è un mero puntino nella nostra esistenza. Dovresti ignorare quella Grisha per quanto le sue capacità siano notevoli..” concesse.

Aleksander scosse la testa, i sentimenti che provava per Luda erano intensi e non poteva ignorarli, soprattutto non dopo quel bacio.

Il discorso della madre sul tornare nella solitudine e di non andare incontro a delle emozioni così positive lo stava rendendo solo più irritato.

“Te lo proibisco..” terminò lei severa.

A quel punto lui non si trattenne più e le rispose:

“Credo di essere sufficientemente adulto da prendere decisioni di questo genere da solo..” il tono calmo, ma deciso “Io amo Luda..” dichiarò e non intendeva sentire repliche.

La madre rimase in silenzio, scosse solo la testa e lasciò che lui uscisse da quella stanza.

“Quello che avrei voluto dirti, invece, mio Aleksander, è vai e vivi finché puoi ciò che ti è stato concesso..” sussurrò Baghra alla porta chiusa.

 

Aleksander era tornato nella sala comune con l’obiettivo di trovare Luda. Appena la avvistò si avvicinò e le sussurrò all’orecchio un luogo d’incontro. Aveva bisogno di stare da solo con lei.

Nelle vicinanze del santuario aveva trovato una piccola casupola, i proprietari se ne erano andati da tempo, aveva constatato in uno dei suoi viaggi. L’aveva sistemata perché un domani poteva sempre rivelarsi utile.

Luda lo raggiunse poco dopo, non aveva avuto problemi a trovare il posto con le indicazioni ricevute.

Senza neanche darle il tempo di guardarsi intorno lui si era avvicinato e aveva iniziato a baciarla, lei gli rispose in automatico, ma sentiva che c’era qualcosa che non andava. Sia chiaro, non le dispiaceva, però i baci di Aleksander erano impetuosi, molto diversi rispetto a quello che avevano condiviso in precedenza.

Lo fermò appoggiandogli una mano sul petto.

“Cosa succede?” incrociò lo sguardo di lui “Parlami Aleksander. Si tratta di tua madre?” domandò indovinando.

“Mi ha solo ricordato certe promesse..” ribatté lui evasivo.

Non voleva ripensare alla conversazione tenutasi con Baghra, a quanto pareva però ne era rimasto influenzato.

“Riguardo me e il fatto che sia una semplice mortale..” suppose Luda.

Era come se il Grisha oscuro fosse un libro aperto per lei, non aveva bisogno di sentire una risposta da parte sua.

“Non posso sapere cosa ci riserverà il futuro e al momento non mi interessa..” dichiarò lei con tutta la forza che aveva “Quello che voglio è vivere con te questa esperienza in ogni modo umanamente possibile..” quelle parole non lasciavano spazio a dubbi e nemmeno i suoi occhi.

Volevano dare seguito a quel magico bacio.

Aleksander non se lo fece ripetere due volte e riprese a baciarla, stavolta in modo più dolce e lento, come se l’eco delle emozioni di lei avesse influito su quelle di lui gettando l’acqua sul fuoco dell’irritazione.

Si diressero verso il letto, fermandosi solo per aiutarsi a vicenda a rimuovere i vestiti.

Gli infilò le mani sotto la camicia, facendole scorrere lungo la muscolatura della schiena. La pelle era calda sotto le dita di lei e percepì distintamente quando lui venne scosso da un brivido di piacere.

Aleksander la prese in braccio e la adagiò delicatamente sul letto di legno scricchiolante.

Risero, ma non si fermarono.

Luda si spostò più indietro per fargli spazio e dopo essersi tolta la sottoveste appoggiò la schiena sulla morbida coperta.

Lui rimase per un momento fermo a contemplare quel corpo candido e a suo parere senza difetti.

Si adagiò con calma sopra di lei, dopo aver rimosso l’ostacolo costituito dai pantaloni.

Luda accolse il viso di Aleksander nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla, mentre lui affondava con delicatezza e lentezza in lei, lasciandosi completamente avvolgere in quell’abbraccio.

Iniziò così la loro danza, in cui erano i loro cuori a battere il ritmo. Si erano sincronizzati e stavano cantando una canzone tutta loro: l’unione di due anime gemelle che si erano finalmente trovate.

La stanza attorno a loro era fredda, lui non aveva avuto modo di accendere il fuoco, ma in quel momento non aveva assolutamente importanza, erano troppo presi dall’esternare quello che provavano attraverso i baci, le carezze e il darsi rispettivi brividi di piacere.

Aleksander non voleva procedere in fretta, voleva prendersi tutto il tempo necessario per assaporare e scoprire il corpo meraviglioso di lei.

La strinse a sé ancora di più come per tentare di toglierle ogni via di fuga, ma lei non aveva la minima intenzione di allontanarsi da lì. Era esattamente dove voleva, fra le sue braccia.

Così gli mise le mani dietro al collo, le gambe attorno ai fianchi di lui si strinsero, per sentire ancora di più quella magnifica tortura e si lasciò andare in un beato abbandono.

Il ritmo era aumentato e loro cercavano di tenere il passo con i loro corpi che si muovevano in completa sintonia. Erano l’uno la metà dell’altro, le loro figure si incastravano perfettamente.

Raggiunsero l’apice del piacere nello stesso momento, non c’era da stupirsi, avevano condotto quel viaggio insieme e non poteva finire diversamente.

I loro occhi si incontrarono, ossidiana e ghiaccio, le loro bocche si sorrisero, erano contenti e appagati da quanto avevano appena vissuto.

“Non sei più da solo..” gli sussurrò lei non volendo sciogliersi da quell’abbraccio, gli occhi di lui si illuminarono.

“Sei la mia anima gemella..” le rispose Aleksander regalandole un ultimo dolce bacio.

 

Avevano trascorso la notte in quell’abitazione, isolandosi dal mondo.

Lui si svegliò e voltò la testa verso sinistra per guardarla dormire.

Non riusciva a vederle l’intero viso, in parte coperto dai lunghi capelli castano rossicci. Quei capelli dal naturale profumo meraviglioso e inebriante. Alcune ciocche erano delicatamente appoggiate sulla sua candida schiena rimasta scoperta dalla coperta.

Non riuscì a resistere e si allungò per posarle un delicato bacio sulla spalla nuda.

Lei si riscosse aprendo gli occhi color ghiaccio.

“Buongiorno..” la salutò lui dandole un veloce bacio sulla bocca, che lei non rifiutò. “Dobbiamo tornare..” le ricordò a malincuore.

“E’ proprio necessario?” domandò lei di getto, passandosi una mano per togliersi l’ultimo velo di sonno.

Aleksander sorrise, anche lui non voleva che quel momento finisse, voleva invece che il tempo si fermasse, che non scorresse via inesorabilmente avvicinandolo così di minuto in minuto alla possibilità di perderla.

Scacciò quel pensiero funesto e tornò a baciarla.

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Capitolo 7
*** Compromessi ***


Capitolo 7 - Compromessi
 

Erano passati due mesi e il piano del Grisha oscuro era proseguito fino ad avere un decisivo punto di svolta, perché ora Aleksander non solo alloggiava al Grande Palazzo di Os Alta, la capitale di Ravka, ma era addirittura diventato consigliere militare del re.

Ottenere quel risultato aveva richiesto non poche capacità di persuasione e di inventiva.

Diversi tentativi, infatti, di assicurarsi udienza dal re erano falliti, probabilmente poiché.. beh, era un Grisha e gli umani, a qualunque ceto sociale appartenessero, li giudicavano solo per quello, senza neanche dare loro il beneficio del dubbio e la possibilità di dialogare.

Aleksander ancora non sapeva spiegarsi cosa era successo il giorno dell’udienza, quali astri si erano congiunti per far sì che il re lo ricevesse. Lui di sicuro quel giorno non l’aveva sprecato e aveva giocato bene le sue carte, mostrando umiltà e reverenza di fronte al sovrano, magari anche un po’ di spavalderia. Fece un sorrisetto ricordando quel primo dialogo.

Cosa vuole un Grisha dal re di Ravka?” gli aveva domandato indolente il re comodamente seduto sul suo trono.

La domanda corretta, moy tsar, è cosa può fare questo Grisha per vincere la guerra..”

Sì, era stato spavaldo, ma aveva attirato la sua attenzione e alla fine aveva ottenuto quello che voleva. Quando il monarca aveva sentito la prima parte dei suoi piani era rimasto impressionato.

Un netto progresso rispetto a quanto stava facendo l’attuale generale dell’esercito, ovvero perdere un sacco di uomini valorosi e concedendo ai nemici molte facili vittorie.

Era proprio da capire come un personaggio così incompetente fosse riuscito ad ottenere una simile carica, ma soprattutto come faceva a continuare a mantenerla.

Da quando Aleksander aveva acquisito il suo ruolo, la situazione generale era migliorata, infatti gli ultimi scontri erano stati vinti.

Presto il Grisha si sarebbe giocato l’asso nella manica, ovvero il mettere in campo i Grisha perfettamente addestrati. Al momento non erano numerosissimi, ciò nonostante in battaglia avrebbero potuto fare notevole differenza.

Aleksander prima di giungere a un definitivo scontro sul campo, avrebbe ovviamente tentato la strada diplomatica. Di certo non voleva vedere morire qualcuno dei suoi Grisha, il suo primo istinto era quello di proteggerli.

Aveva finalmente raggiunto la sua meta, un piccolo appartamento al piano terra, situato nel centro della città bassa di Os Alta.

Si guardò attorno con circospezione per sincerarsi di non essere stato seguito e alla fine bussò un codice particolare alla porta di legno scuro.

Il passaggio si aprì dell’ampiezza giusta per farlo entrare e venne subito richiuso.

“Ti vuoi far desiderare, Aleksander?” domandò scherzosamente, ma neanche troppo, Luda guardandolo negli occhi. “Sai da quanto ti sto aspettando?”

Lui scosse la testa divertito.

“Ti conosco ormai da mesi, eppure riesci sempre a sorprendermi, moya lyubov’..” l’aveva chiamata teneramente mio amore e lei per poco non si sciolse. Adorava quando lui diventava così dolce nei suoi confronti.

Lui avvicinò le labbra a quelle di lei, ma all’ultimo momento Luda si tirò indietro.

“Non così in fretta..” gli disse mantenendo quel tono scherzoso “Dobbiamo parlare di..”

“Oh in questo momento non sono minimamente interessato a parlare..” la interruppe lui prendendola facilmente in braccio e conducendola verso il letto.

A quanto pareva gli aggiornamenti avrebbero dovuto aspettare, le loro anime pretendevano di nuovo di unirsi in ogni modo umanamente possibile.

 

Le due anime gemelle erano comodamente sdraiate sul letto: la testa di Luda poggiata sulla spalla di lui e la sua mano posata sopra al cuore del Grisha oscuro. Le piaceva sentire attraverso la pelle il battito forte del suo Aleksander.

Lui invece le accarezzava teneramente la schiena nuda.

Ogni volta che facevano l’amore era straordinario, si frequentavano da due mesi, eppure ogni volta era come la prima.

Erano entrambi delle tele bianche da dipingere e i colori non erano altro che i loro baci e le loro carezze.

Ogni volta veniva realizzato un dipinto diverso, c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Era veramente difficile per loro non poter stare insieme quanto volevano, ma Aleksander era stato categorico su quell’argomento, non voleva correre rischi inutili e non voleva mettere a repentaglio la vita della persona che al momento considerava più importante oltre a sua madre.

La sua carica lo poneva al centro dell’attenzione e, anche per quei pochi incontri che si concedevano, erano estremamente accorti e prendevano ogni genere di precauzione.

Aleksander non era l’unico ad avere una missione nella capitale, anche Luda era venuta in città per portare a termine un preciso compito: trovare altri Grisha e convincerli ad unirsi alla loro causa.

Se riusciva nell’intento faceva subentrare allora lo spaccacuore Borimir e la chiamatempeste Leya, fra i più dotati del loro gruppo e che potevano decisamente sostenere un addestramento al posto di Baghra.

La madre dell’oscuro, infatti, era rimasta in un altro nascondiglio e da loro facilmente raggiungibile.

“Credo che presto il re mi farà andare sul campo..” Aleksander ragionava ad alta voce “Ha constatato le mie capacità e credo voglia finire una volta per tutte questa ennesima guerra contro Fjerda..”

“Vuoi farci scendere in campo..” concluse logicamente Luda.

Lui annuì.

“Tenterò prima l’ultima chance diplomatica, ma se i fjerdiani non accetteranno saremo costretti all’attacco..”

Il Grisha oscuro aveva abbozzato un piano per quel conclusivo e possibile scontro, lo aveva condiviso con la guaritrice, la quale non aveva trovato nulla da aggiungere.

“La mia abile guaritrice si è tenuta impegnata?” la canzonò scherzosamente, il petto di lui che vibrava leggermente per la risata trattenuta.

Lei in risposta alzò la testa dal petto di lui e lo guardò socchiudendo appena gli occhi.

“La tua abilissima guaritrice..” lo corresse “E’ riuscita a convincere altri cinque Grisha. Hanno iniziato l’allenamento con Borimir..”

Aleksander si sporse per darle un dolce bacio.

“Non aveva il minimo dubbio sulle tue capacità di persuasione, moya lyubov’..” le accarezzò amorevolmente la guancia.

Si rimisero in quella comoda posizione con l’unica eccezione che Luda tenne la sua testa appoggiata alla mano, il gomito piegato, in questo modo poteva tenere d’occhio le espressioni di Aleksander.

“A cosa stai pensando?” lei aveva notato il breve passaggio di un velo fosco sul volto del suo amato.

“Ai miei nomi..” rispose lui sospirando “Ne ho avuti così tanti e ne avrò molti altri, è difficile a volte tenere il passo con tutti..” continuò con sincerità “Sono solo un molteplice susseguirsi di maschere..”

La guaritrice sapeva che lui si era presentato con nomi diversi nel suo passato, lo aveva fatto anche con lei dopotutto. Non gliene faceva una colpa, quali altre alternative aveva vista la sua possibilità di vivere per molti anni e di vivere molte vite.

“Non mi importa chi tu sia con gli altri..” disse lei onestamente “Ne va della tua sicurezza e non puoi presentarti con lo stesso nome dopo cento anni..” cercò il suo sguardo fino a incrociarlo “L’importante è che non dimentichi chi sei nel profondo, il vero te, quello che io ho imparato a conoscere e ad amare..” la mano accarezzava delicatamente il petto di lui dove era inciso il tatuaggio del suo vero nome: Aleksander. Era esattamente sopra il suo cuore. Se lo era fatto proprio per il motivo spiegato da Luda, non dimenticarsi mai chi era.

Gli occhi di lui si illuminarono a quelle parole, era incredibile come lei lo capisse e come sapesse sempre trovare le parole giuste da dirgli.

“Ti amo..” disse semplicemente e in tono affettuoso.

“Lo avevo immaginato..”

Risero e iniziarono a scambiarsi una serie di piccoli baci, che presto sarebbero potuti diventare qualcosa di più, se lui non si fosse fermato.

“Ho fatto delle ricerche in biblioteca..” le disse mentre lei lo scrutava incuriosita “Sugli amplificatori..” specificò “Io non voglio dovermi separare da te e il nostro nemico è di sicuro il tempo..”

Luda si sentì completamente sciogliere a quella frase. Lui voleva darle la possibilità di vivere più a lungo, voleva stare con lei, magari per sempre.

Lei non si trattenne e lo baciò con tutta la passione e l’amore che sentiva di provare per lui.

 

Aleksander camminava lentamente attraverso i corridoi del palazzo reale, nella sua mente indugiava ancora il ricordo del tempo passato con la sua Luda.

Il re voleva vederlo e con estrema urgenza.

D’accordo, era alle sue dipendenza ora, ma di certo non poteva arrivare alla sala del trono trafelato, fu solo più accorto nel scegliere il percorso più breve.

La grande sala era stata adibita temporaneamente anche a stanza della guerra, perciò al centro vi era un ampio tavolo ingombro di carte, rapporti e con la disposizione dettagliata degli eserciti.

Il sovrano si accorse della presenza di Aleksander e gli disse:

“E’ ora che tu dimostri completamente le tue capacità, Eretico Nero..”

Il Grisha oscuro non sapeva come era venuto fuori un simile appellativo, era di nuovo l’ennesimo tentativo da parte degli umani descrivendolo con poche parole e limitandosi alla superficie. Al momento non gli dava fastidio, anzi gli faceva percepire che almeno in minima parte lo temevano.

“Moy tsar?” il tono di Aleksander era volutamente quello per una domanda.

“Andrai a Ryevost e vincerai questa guerra..” chiarì e ordinò il re.

Il momento della verità era finalmente giunto.

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Capitolo 8
*** Ryevost ***


Capitolo 8 - Ryevost

Il momento tanto atteso era arrivato, quel giorno Aleksander e gli altri Grisha avrebbero dimostrato il loro valore, lui continuava però a sperare che non si arrivasse a uno scontro diretto.

Il re aveva accolto con stupore e leggero scetticismo la proposta del Grisha oscuro, alla fine però si era convinto e gli aveva dato carta bianca. Voleva proprio che finisse quella guerra contro Fjerda.

Aleksander cavalcava davanti alla colonna, al suo seguito il re aveva ordinato ci fosse un drappello di soldati umani e lui sapientemente non aveva posto obiezioni.

Nel gruppo dei suoi simili era ovviamente presente anche Luda, poteva vederla qualche fila più indietro vicino alla chiamatempeste Leya.

Erano stati di nuovo prudenti e avevano deciso di non cavalcare fianco a fianco, nonostante lo volessero con tutte le loro forze.

Arrivarono alla piana in cui i due eserciti, Ravka da una parte e Fjerda dall’altra, si stavano affrontando. Dalla prima linea si sentivano già i rumori di una battaglia in corso.

Erano arrivati al momento giusto.

Aleksander scese con eleganza dal cavallo e si diresse con passo sicuro verso la tenda del generale. Sì, esatto, quel generale incompetente.

Entrò nella tenda senza farsi annunciare e lo individuò subito. Era dietro un basso tavolo su cui era stesa la mappa della città e dei dintorni di Ryevost, in modo da avere sotto controllo la situazione. Erano presenti altre due figure di alto grado, notò il Grisha oscuro.

L’alto ufficiale fu il primo ad alzare lo sguardo su di lui e lo squadrò dalla testa ai piedi prima di rivolgergli la parola in maniera ostile:

“E tu chi saresti?”

“Il consigliere militare del re..” rispose semplicemente Aleksander “Da questo momento prendo io il comando di questo esercito..”

Il volto del generale diventò paonazzo, gli occhi gli uscirono quasi dalle orbite, l’espressione arrabbiata e incredula allo stesso tempo.

“Come osi?!” la voce quasi un urlo.

Aleksander non si lasciò intimidire e dalla tasca della sua casacca pesante nera estrasse una lettera con timbro di ceralacca rossa intatta.

L’alto ufficiale gliela strappò letteralmente di mano in maniera brusca.

“Quello che ha in mano è un ordine diretto del re e ho tutto il diritto di essere qui..” Aleksander gli risparmiò la fatica di leggere il messaggio, ma il militare non soddisfatto lo lesse con scrupolosa attenzione.

Si vedeva che quell’uomo si stava trattenendo dal dare in escandescenze e il Grisha oscuro ne era quasi divertito.

Il comandante si limitò a sistemarsi la divisa e a dirigersi verso l’uscita, non voleva però lasciarsi scappare l’occasione di umiliare in qualche modo quel Grisha che aveva osato sfidarlo:

“Accomodati pure, Eretico Nero..” sputò quasi quelle parole.

Aleksander rimase impassibile.

Non c’era tempo da perdere, ogni minuto era prezioso, soprattutto in battaglia e soprattutto se Aleksander doveva dimostrare il valore dei suoi simili, non come una semplice diversione del genere umano, ma come un popolo fiero di vivere e anch’esso capace di combattere.

Quel giorno, se tutto fosse andato secondo i suoi piani, i Grisha sarebbero stati vittoriosi e finalmente avrebbero ottenuto quello che più agognavano: un posto sicuro in cui vivere.

Ad Aleksander bastò un semplice cenno ai suoi simili e loro iniziarono a disporsi ordinatamente come concordato, tutti sapevano cosa fare.

Lui era ovviamente in testa al gruppo, era dopotutto il più potente fra di loro e voleva correre in prima persona i rischi. Non come certi generali che se ne stavano al sicuro nelle loro tende senza neanche di fatto vedere la battaglia.

Anche Luda sarebbe stata presente e abilmente protetta da un gruppo di Grisha con poteri attivi.

Era l’unica guaritrice e nel caso in cui la situazione fosse degenerata doveva stare al riparo, fintantoché operava la sua piccola scienza.

Era diventata molto abile e forte ormai, nonostante non avesse ancora un amplificatore.

Quello sarebbe stato il passo successivo.

Aleksander sarebbe andato anche in capo al mondo pur di trovargliene uno. Non voleva perderla, non voleva perdere quell’amore così puro, che aveva inconsapevolmente a lungo cercato.

I Grisha seguirono il loro leader in maniera ordinata mentre attraversavano silenziosamente l’accampamento e si dirigevano verso la prima linea.

Quando raggiunsero il punto più vicino alla battaglia Aleksander richiamò a sé la tanto familiare oscurità, che accorse velocemente e impaziente di non deludere il suo padrone. Seguiva ogni sua indicazione, si espanse fino a coprire i raggi del sole.

Era come se stesse calando la notte in pieno giorno.

Questo permise una sorta di copertura per i suoi simili e a quella veduta spaventosa entrambi gli schieramenti si fermarono.

Era proprio quello che Aleksander voleva, la loro completa attenzione.

Come velocemente era apparsa l’oscurità scivolò via al suo semplice comando.

Il Grisha oscuro fece un passo in avanti e dichiarò con voce energica:

“Chiunque sia il comandante dell’esercito fjerdiano..” scrutò i volti dei soldati che aveva di fronte “Si faccia avanti. Ho un accordo da proporgli..”

“E quale sarebbe?” replicò una voce con pesante accento fjerdiano.

“Far tornare a casa quanti più uomini possibile e senza ulteriori perdite..”

Nessuno si fece avanti, quello che il Grisha oscuro ricevette in risposta furono invece due frecce che, oltrepassando la stoffa abilmente intrecciata della sua casacca pesante nera, si conficcarono nel suo petto.

Aleksander si era aspettato una simile reazione, fatto stava però che aveva sottovalutato il male e la forza del colpo lo aveva fatto vacillare sulle gambe. Riuscì però a rimanere in piedi, il fiato corto, una freccia doveva aver intaccato un polmone.

Una bassa risata dilagò nell’esercito nemico, mentre i suoi Grisha rimasero impassibili e pronti a passare all’azione.

Aleksander sentiva già il pizzicore familiare e guaritore di Luda, lui ignorò il dolore e afferrando le frecce una alla volta le estrasse.

Il formicolio si espanse nel suo petto e rimarginò completamente le ferite.

Quanto avrebbe voluto girarsi verso di lei e complimentarsi per la sua efficienza e metodicità, era decisamente un’abile guaritrice.

Aleksander si erse in tutta la sua statura e scrutò con lo sguardo lo schieramento opposto, in cui si sentivano chiaramente mormorii di stupore.

“La mia richiesta rimane la stessa..” dichiarò non variando minimamente il tono di voce “Che il vostro comandante si faccia avanti..”

Il Grisha oscuro sentì l'ordine in lingua fjerdiana e si preparò a ricevere un’altra volée di frecce.

Non si fecero attendere a lungo e stavolta lo penetrarono in più punti del corpo, un dardo si conficcò anche nella parte superiore della coscia. Questo lo destabilizzò e dovette inginocchiarsi.

Lo schieramento di Fjerda stava facendo di tutto pur di farlo arrendere, ma non sapevano contro chi si erano messi.

I Grisha al suo comando avevano l’ordine di non intervenire, non erano però contenti di vedere la loro guida ferita in quel modo.

Men che meno lo era Luda.

Dalla sua posizione protetta aveva la chiara visuale sul suo amato e quando le frecce lo colpivano era come se colpissero lei.

Questo rendeva solo più forte la sua volontà di guarirlo.

Compose gli abituali gesti con le mani per inviargli tutta l’energia guaritrice che aveva. Riuscì ad avvolgere completamente la punta delle frecce con il suo potere, in questo modo quando sarebbero state estratte, i dardi avrebbero guidato verso l’esterno il suo dono riparando ogni minimo danno.

Quando Aleksander si rialzò e risultò completamente incolume, nello schieramento nemico si scatenò il panico.

I soldati della prima fila volevano allontanarsi in fretta dalla loro postazione e solo per puro e semplice rigore militare non lo fecero, le loro facce però erano terrorizzate.

D’altronde i fjerdiani erano un popolo superstizioso e il Grisha oscuro aveva abilmente giocato su quel dettaglio.

“Posso andare avanti all’infinito in questo modo..” sostenne in tono sicuro, mentre si sistemava la casacca “E’ così che si comporta l’esercito di Fjerda?” li canzonò “Il vostro comandante è così codardo da non voler uscire allo scoperto?”

Stavolta ci fu una reazione diversa. Dalla prima fila emerse un uomo non più giovane e con un principio di capelli grigi. Nonostante l’età era alto e possente.

“Chi sei tu?” chiese con un forte accento.

“Il consigliere militare del re..” rispose cordiale il Grisha oscuro “Il quale vi chiede l’immediata resa..” il suo tono risoluto.

Il comandante rise di gusto, a quanto pareva esisteva qualche fjerdiano meno superstizioso.

Aleksander non desisté:

“Comandante..” lo richiamò all’ordine “Non mi costringa a usare le maniere forti..” i suoi occhi scuri scrutarono la prima fila di soldati “Porti i suoi uomini a casa..”

Il generale lo squadrò con disgusto e sputò ai suoi piedi:

“Non prendo ordini da un Drüsje..”

Si girò e si allontanò per tornare al suo schieramento e sicuramente pronto a far riprendere la battaglia da dove era stata interrotta.

Aleksander sospirò e richiamò di nuovo a sé le tenebre, preparando la sua micidiale arma, il taglio.

Quell’uomo non gli aveva dato altra scelta.

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Capitolo 9
*** Fuga ***


Capitolo 9 - Fuga

Dalla battaglia di Ryevost passò un altro mese e inizialmente andò tutto benissimo, soprattutto per i Grisha.

Acclamati come vincitori, anche se la maggior parte non aveva partecipato attivamente allo scontro, non venivano più ignorati, o peggio demoralizzati, isolati o perseguitati per il solo fatto di essere nati con i poteri.

Quella era una situazione sconosciuta per loro, ma anche piacevole.

Piano piano però si andò deteriorando qualcosa, l’esercito di umani presenti a Ryevost avevano visto le capacità del Grisha oscuro e anche loro ne erano rimasti inevitabilmente impressionati.

Purtroppo non tutti in senso positivo.

Ed è qui che iniziarono i problemi.

Si riscontrarono di nuovo casi di violenza contro i Grisha più o meno isolati o addirittura casi in cui gli umani si rifiutavano di vendere loro qualcosa da mangiare.

Sempre più suoi simili riportavano queste allarmanti notizie ad Aleksander.

Anche il Grisha oscuro aveva notato un certo cambiamento nei suoi riguardi.

Ora lo chiamavano esclusivamente l’Eretico Nero e le riunioni del consiglio a cui poteva partecipare erano sempre meno.

Qualcosa decisamente non stava andando per il verso giusto.

La pace apparente era durata fin troppo poco.

Quando attraversava i corridoi del Grande Palazzo avvertiva le occhiate e percepiva i mormorii delle persone, alcune lo guardavano terrorizzate e distoglievano subito gli occhi puntandoli altrove se lo incrociavano; altri, e si trattava della minoranza al momento, sostenevano il suo sguardo senza apparente timore.

Come ad esempio il generale incompetente.

Nonostante non avesse vinto lui la guerra aveva mantenuto inspiegabilmente la sua carica militare e bazzicava spesso nei dintorni del palazzo.

In Aleksander andava espandendosi un senso di allarme, non tanto per lui, che sapeva benissimo come difendersi, era più preoccupato per i suoi simili e inevitabilmente per Luda.

I rapporti sui continui soprusi a discapito dei Grisha erano all’ordine del giorno e nessuno faceva niente per impedirlo.

A loro chiaramente non importava.

A palazzo cercavano inoltre di non fargli giungere certe voci, ma lui aveva i suoi informatori, tra cui umani fidati che simpatizzavano per i Grisha ed erano più che lieti di aiutarli. Anche se erano in questi casi portatori di cattive notizie.

Aleksander contrariamente al solito non aveva un piano, vedeva tutto il suo duro lavoro andare in frantumi, l’influenza che aveva avuto fino a poco tempo fa sulle più alte cariche del Grande Palazzo andava deteriorandosi.

E aveva decisamente dei sospetti su chi potesse esserne l'artefice.

Avrebbe potuto sfidare quando voleva quel generale, ma il Grisha oscuro era consapevole che così facendo avrebbe solo potuto peggiorare la situazione.

Inoltre questa era la condizione a Os Alta, non poteva parlare invece per tutta la nazione di Ravka.

Era qualcosa di radicato negli umani, il non fidarsi completamente del prossimo.

Un giorno gli giunse la notizia che avrebbero addirittura cominciato a rastrellare alcune città di Ravka, in cerca di tutti i Grisha conosciuti per portarli non si sapeva esattamente dove.

Le condizioni si inasprivano sempre più di ora in ora, non c’era niente che lui potesse fare se non mettere in salvo più suoi simili possibile.

Era imperativo in questo momento tornare alle vecchie abitudini, quelle di nascondersi e di non farsi notare.

Era solo una momentanea resa, sarebbero tornati un domani più forti di prima.

E stavolta non avrebbero fallito. Lui non avrebbe fallito.

Fosse stata anche l’ultima cosa che gli restava da fare, dopotutto gli anni lo avevano reso solo più paziente e testardo.

 

Quel giorno il Grisha oscuro aveva ricevuto una pessima notizia, infatti, era stato informato di un possibile rastrellamento nella città di Sikursk, situata a sud-est rispetto alla capitale.

Era stato fatto tutto il possibile per impedirgli di venire a conoscenza di quella comunicazione e lui lo aveva saputo solo per puro caso.

La preoccupazione per quella notizia era dovuta al fatto che sua madre si trovava proprio lì, almeno stando alle ultime informazioni che aveva avuto sul suo conto.

In ogni caso anche altri Grisha erano in pericolo e avrebbe dovuto trovare il modo di avvisarli.

Aleksander riuscì a defilarsi dal Grande Palazzo, anche se era pieno giorno e raggiunse l’appartamento nella città bassa, curandosi chiaramente di passare il più inosservato possibile.

Appena ebbe oltrepassato la porta controllò dalla finestra che nessuno lo avesse seguito fin lì.

Non voleva assolutamente attirare l’attenzione sulla sua amata e metterla ancora più in pericolo.

Se solo a palazzo fossero venuti a conoscenza di quel forte legame, di sicuro qualcuno ne avrebbe approfittato.

Quando Aleksander fu certo della sicurezza di quella casa, si girò verso Luda.

Era ferma in piedi dall’altra parte della stanza ed era in lacrime.

Gli si strinse il cuore a vederla in quelle condizioni, doveva essere successo qualcosa di molto grave perché lei avesse una simile reazione.

“Hanno ucciso Leya..” gli spiegò con voce rotta.

Il Grisha oscuro accolse quella notizia con estremo rammarico, Leya era una delle più promettenti chiamatempeste che avesse mai visto e si era battuta bene a Ryevost, non si era risparmiata.

“Le hanno tagliato la gola e l’hanno lasciata lì per strada come se fosse spazzatura..”

Aleksander strinse le mani a pugno, era orribile quello che era capitato a quella Grisha.

Questo rendeva ancora più evidente la minaccia e l’urgenza di allontanarsi da quel posto.

“Com’è possibile, Aleksander?” Luda scuoteva la testa, come se non fosse all’altezza di digerire quella terribile notizia “Perché non ci è concesso vivere un po’ in pace?”

Aleksander non aveva una risposta giusta da darle, se non che nel mondo esistevano purtroppo tante persone malvagie e senza scrupoli, ma anche individui che non accettavano chi era diverso e questo solo perché era stato insegnato loro così.

I pregiudizi erano difficili da sradicare completamente.

Lui lasciò che Luda si sfogasse, la teneva abbracciata stretta a sé, il suo mento appoggiato delicatamente sopra la testa di lei.

Quanto avrebbe voluto che quello fosse sufficiente a proteggerla, non desiderava altro che tenerla al sicuro e non farle provare quel genere di emozioni.

Lentamente la ragazza Grisha si calmò, avere lui vicino l’aiutava. Inoltre con il capo appoggiato al petto di lui le consentiva di sentire il suo battito del cuore, calmo, forte e regolare.

Solo in quel momento Luda si rese conto che Aleksander doveva essere andato da lei per un motivo. Doveva essere successo qualcos’altro per farlo accorrere in quel modo e in pieno giorno.

Non avevano in programma di incontrarsi, o perlomeno non fino a tarda sera.

Aveva corso un rischio.

Gli chiese spiegazioni rimanendo ancora in quella posizione, non ancora pronta a sciogliersi da quell’abbraccio. Lui le raccontò quello di cui era venuto a conoscenza.

“Ho bisogno che qualcuno vada ad avvisare Baghra..” continuò Aleksander, il tono lasciava trasparire la sua apprensione.

Solo con lei si lasciava andare in quel modo e non celava quello che provava veramente, perché sapeva che lei avrebbe compreso tutto. Con lei non aveva più paura di mettersi a nudo.

“Ci vado io..” si offrì Luda senza esitazione.

Lei sapeva quanto contasse la madre per lui, era l’unica altra Grisha con il suo stesso potere.

Gli aveva detto più volte che non era solo, e lei lo intendeva veramente, ma solo la madre poteva comprendere anche il lato magico di Aleksander.

Lui si staccò dall’abbraccio per guardarla. Gli occhi scuri di lui non mostravano altro che ammirazione, amore e preoccupazione.

“E’ troppo pericoloso..” stabilì scuotendo la testa.

“Neanche qui sono più al sicuro, Aleksander..” gli fece notare lei “E’ meglio che me ne vada e in questo modo avrò qualcosa da fare..” cercò di convincerlo.

Aleksander era decisamente combattuto, era restio a lasciare che Luda andasse in giro da sola.

Lui intendeva trovare il modo per allontanarsi definitivamente dal Grande Palazzo e raggiungere con lei uno dei rifugi.

Da quella base avrebbero in seguito potuto procedere alla ricerca di un amplificatore.

Nonostante la situazione lui non aveva smesso di cercare in biblioteca e aveva trovato due valide alternative, che avrebbero permesso a Luda di diventare ancora più forte e di vivere una vita più lunga rispetto a quella che aveva ora.

“D’accordo..” concesse lui riluttante alla fine “Se vedi però che la situazione diventa troppo pericolosa ti chiedo di andartene via senza esitare..”

“Mi conosci..” disse lei semplicemente e lasciando intendere che sarebbe stato difficile per lei fare una cosa del genere. Come lui non era solita ad arrendersi facilmente.

“Non voglio stare in pensiero più di quanto sia necessario..” gli aveva preso dolcemente le mani fra le sue e la guardava negli occhi chiari.

“Ti prometto che farò attenzione..” dichiarò seriamente.

Prima di lasciarsi si scambiarono un bacio profondo e appassionato, come se in quel contatto potessero trasmettere tutto l’amore che provavano l’uno per l’altra.

Chissà quanto tempo sarebbe passato prima che si potessero rivedere.

 

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Capitolo 10
*** Addio ***


Capitolo 10 - Addio

Era ormai notte inoltrata quando il Grisha oscuro raggiunse il posto che stava cercando: una casetta poco fuori dalla città di Sikursk.

Era quello il luogo concordato con Luda.

La ragazza Grisha uscì all’esterno solo dopo aver sentito il verso del cavallo e solo dopo essersi assicurata che fosse il suo amato.

“Aleksander..” lo chiamò andandogli incontro.

“Sei qui..” disse lui in tono sollevato e la abbracciò con trasporto “Ero preoccupato..”

Erano due giorni che non si vedevano e molte cose potevano andare storte.

“Sto bene..” lo rassicurò lei sciogliendosi dall’abbraccio.

In quel momento si sentirono dei rumori in lontananza, sembravano dei carri e il vociare di uomini.

“Soldati..” riconobbe subito lei “Probabilmente hanno raggiunto la città. Ieri hanno razziato il villaggio e radunato tutti i Grisha..” lo informò.

Lei era arrivata giusta in tempo per informare Baghra e aiutarla nell’evacuazione. Purtroppo, non erano riuscite a far andare via tutti.

“Baghra?” le chiese lui con una nota di apprensione.

“Ha guidato gli altri al santuario..” gli rispose.

Entrarono in casa, lì fuori non era sicuro e avevano ancora tante cose da fare.

 

Il nitrito di un cavallo interruppe il loro metodico lavoro, non era da solo, infatti dai rumori all’esterno si stava chiaramente radunando un manipolo di uomini e con tutta probabilità soldati.

“Eretico Nero!” una voce forte lo chiamò “So che sei lì dentro!”

Aleksander e Luda si scambiarono un’occhiata di intesa, non c’era neanche il bisogno di parlare, avrebbero usato lo stesso piano utilizzato a Ryevost.

Dopotutto in quell’occasione aveva funzionato, molti soldati dell’esercito di Ravka avevano infatti reagito alla stregua di quelli fjerdiani.

Aleksander le strinse forte le mani e le diede un dolce bacio prima di dirigersi verso la porta.

Luda invece si posizionò vicino a una finestra per avere una chiara visuale, ma avendo cura a non farsi vedere. Non sapevano ancora della sua presenza.

 

Un’intera squadra era stata mandata a prenderlo, gli uomini si erano schierati, vi era chi reggeva la fiaccola per fare luce e vi erano gli arcieri, già con le frecce incoccate.

Davanti a tutti vi era l’uomo che l’aveva chiamato, il capo probabilmente.

“Sei tu, Eretico Nero..” constatò l’uomo con voce sprezzante.

“Vengo in pace..” dichiarò lui in risposta.

“Il re ti vuole indietro vivo..” continuò l’altro, in mano teneva delle manette appositamente costruite per i Grisha.

Un lungo bastone ai cui lati erano agganciati degli anelli.

Gli umani sapevano che per poter operare la piccola scienza, i Grisha dovevano prima toccarsi entrambe le mani.

Quelle manette glielo impedivano.

Teoricamente.

“Ma forse hai opposto resistenza e..” fece un segnale ai suoi uomini e un paio di frecce lasciarono la loro posizione per conficcarsi dentro la parte centrale del corpo del Grisha oscuro.

La casacca nera lunga e pesante, fermata in vita da un cinturone, non fu sufficiente a proteggerlo. Le punte, infatti, penetrarono, ma almeno non troppo in profondità.

Lui estrasse i dardi non riuscendo a trattenere un lamento di sofferenza. Fortunatamente già sentiva il formicolio guaritore di Luda in azione.

Quando si rialzò gli arcieri gli puntarono di nuovo contro gli archi, pronti a farli scattare ancora.

“Per favore..” li pregò “Non voglio farvi del male..”

Ed era vero, non voleva ricorrere alla violenza se non era necessaria.

Altre tre frecce però vennero scoccate, lo raggiunsero e si infilarono in diversi punti del petto. Nonostante la potenza del contraccolpo Aleksander riuscì a rimanere in piedi.

Di nuovo si tolse i dardi uno ad uno e di nuovo Luda operò su di lui a distanza la sua piccola scienza.

“Ho un messaggio per il re..” buttò a terra l’ultima freccia con un gesto di irritazione, stavano per fargli raggiungere il limite della sua pazienza. “Se lui o i suoi uomini uccideranno un altro dei miei..”

Non poté finire la frase perché in quel momento la porta della casa si aprì con violenza.

Lui inevitabilmente si voltò a guardare e con terrore vide uscire un soldato, il quale tratteneva Luda con la forza e le puntava all’addome un grosso pugnale con una lama lunga almeno quindici centimetri.

“Luda!” Aleksander esclamò visibilmente allarmato.

“Ecco la streghetta che lo stava ricucendo..” disse il soldato, mentre trascinava la ragazza Grisha lontano da lui fino a raggiungere i suoi compagni.

Lui avrebbe voluto intervenire, ma non poteva rischiare di colpire anche lei con il taglio.

Di solito il suo potere era preciso, ma in quella situazione erano entrate in gioco anche le emozioni.

“Mi dispiace..” mormorò lei piano.

Quel militare era entrato senza fare il minimo rumore dalla porta sul retro e quando lei si era accorta della sua presenza, era già troppo tardi.

“Mani dietro la schiena!” gli ordinò il capo del drappello. “O la prossima freccia non ti lascerà scampo..”

Ad Aleksander non importava la sua incolumità, tutto quello a cui riusciva a pensare era trovare il modo di salvare lei.

Il Grisha oscuro portò le sue mani dietro la schiena come gli era stato ordinato, non voleva dare a quei soldati nessun pretesto a cui attaccarsi.

Gli occhi scuri di lui avevano agganciato quelli chiari di lei e non intendevano lasciarli. Voleva cercare di rassicurarla.

Avrebbe trovato il modo per salvare entrambi.

“Hai due premi per il re..” disse rivolgendosi al leader dei soldati “Vuoi diventare tenente? Portaci al palazzo..”

“Mi servi solo tu, non la tua guaritrice..” replicò l’altro, colpendo dietro la gamba e facendolo cadere in ginocchio.

Il capo gli tornò di fronte e sogghignò prima di aggiungere:

“Pensavate di poter addestrare delle streghe tra di noi?”

Avevano quindi scoperto quello che stavano facendo ad Os Alta, eppure erano stati attenti.

“Vuoi la mia collaborazione?” Aleksander tentò il tutto per tutto “Portaci lì entrambi. Intesi?” era ancora il consigliere militare, anche se ormai quello era solo un titolo senza valore.

Le mani del Grisha oscuro cercavano instancabili un modo per liberarsi, ma quel bastone era resistente e la posizione in cui si trovava decisamente scomoda.

“Te l’ho detto..” replicò calmo il leader “Non erano questi gli ordini..”

La consapevolezza non preparò a sufficienza Aleksander per quello che stava per succedere.

Il soldato che tratteneva Luda conficcò senza scrupoli il pugnale nell’addome di lei, che emise un gemito di dolore.

“No!” urlò Aleksander lasciando trasparire tutto il suo dolore “No!” gridò ancora.

Il soldato lasciò la sua presa e Luda si accasciò a terra, le gambe troppo deboli per sorreggerla.

Gli occhi chiari di lei incontrarono quelli scuri di lui.

“Hai ancora un messaggio per il re?” il capo dei soldati gli domandò indifferente.

Mossa assolutamente sbagliata.

La furia subentrò fulminea nel corpo del Grisha oscuro.

“Sì..” rispose a bassa voce, prima di apporre tutta la sua forza sul bastone fino a riuscire a spezzarlo con un sonoro schiocco “Questo!”

Si rialzò in piedi libero dalle manette e scatenò con tutta la sua potenza il taglio.

Tutti i soldati si accasciarono al suolo senza vita.

Ad Aleksander non importava, scattò in avanti per raggiungere subito la sua Luda.

 

Luda diventava visibilmente più debole e più pallida, il respiro irregolare e sempre più flebile.

“Resisti amore mio..” lui la teneva saldamente, mentre spronava il cavallo ad andare più veloce.

Le stava anche dando incondizionatamente accesso al suo potere di amplificatore, avrebbe usato qualunque mezzo pur di riuscire a salvarla.

“Aleksander..” lo chiamò lei con un filo di voce “Se io non dovessi..”

“Non dirlo neanche..” la interruppe “Siamo quasi arrivati...”

In lontananza vedeva le rovine del santuario, l’ultimo nascondiglio in cui si erano rifugiati sua madre e alcuni Grisha scampati.

Era l’alba.

 

“Un guaritore!” disse Aleksander a voce alta, mentre portava in braccio Luda e attraversava le sale del santuario “C’è un guaritore?!”

“Il meglio che abbiamo è un plasmaforme..” gli rispose Naya avvicinandosi e quando si rese conto di chi l’oscuro stesse trasportando le morirono le parole in bocca.

Lui adagiò delicatamente la sua amata su una branda.

“Stavamo aspettando Luda..” concluse Naya dispiaciuta.

Le parole della Grisha furono una doccia fredda per Aleksander, lentamente metabolizzava che la donna che amava non sarebbe sopravvissuta ancora a lungo.

Un sonoro crack rombò nel suo cuore, non poteva essere vero, non ora, non in questo modo, era troppo presto.

“Lasciatemi da solo..” ordinò e tutti i presenti nella sala se ne andarono senza obiettare, avevano percepito il legame tra i due innamorati e lasciarono loro tutto lo spazio necessario per quell’ultimo straziante addio.

“Aleksander..” lo chiamò di nuovo lei.

“Sono qui..” le prese una mano fra le sue, era insanguinata.

Quel colore vermiglio che di solito significava vita, in quel caso era una sentenza di morte.

La ferita era troppo profonda e Luda era troppo debole per auto guarirsi, anche se lui le avesse dato accesso al suo potere amplificante.

“Non dovresti parlare..” le consigliò “Devi risparmiare le forze..” il Grisha oscuro aveva gli occhi lucidi, un groppo in gola gli rendeva difficile parlare.

“Lo sento..” disse lei con voce flebile “Le mie forze.. vengono meno..” lo guardò con occhi stanchi ed esangui.

Stava inesorabilmente perdendo la sua battaglia.

Lui non riusciva a parlare, nella sua testa continuava a ripetere una preghiera ai Santi perché non gliela portassero via. Non lo aveva mai fatto, ma per lei avrebbe pregato chiunque.

“Non rimpiango nulla..” lei riuscì a trovare il modo di sorridergli, di sicuro quello sforzo le era costato molto “Ti amo e lo farò per sempre..”

Le ultime parole un debole sussurro, ma lui le udì.

Lacrime calde cominciarono a scendere sul viso di Aleksander, non provava minimamente a trattenerle mentre osservava gli ultimi istanti di vita della sua amata.

Percepì quando il cuore di lei smise di battere, perché anche il suo lo fece.

Una parte della sua anima se ne era andata, la parte migliore di lui l’aveva appena abbandonato.

Aveva fallito e non era riuscito a proteggerla, una voragine nera iniziò ad aprirsi al posto del suo cuore.

Fu allora che sentì la campana del santuario, un pericolo si stava avvicinando.

L’esercito.

Li avevano trovati.

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Epilogo

Aleksander aveva creato la faglia tramite l’utilizzo del merzost.

Aveva erroneamente pensato di poterlo evocare e di avere le capacità di poterlo gestire come il suo antenato.

Non aveva considerato quanto in profondità il merzost sarebbe arrivato per nutrirsi. Oltre al suo potere, già grande, la magia aveva infatti utilizzato il dolore della perdita appena subita, e quella era purtroppo immensa.

Aleksander non aveva dato ascolto agli avvertimenti della madre, aveva agito d’istinto e testardamente.

Quello era stato l’unico modo per affrontare i soldati che avevano circondato il santuario, aveva però dato più probabilità ai suoi simili di mettersi in salvo, inclusa Baghra.

Tuttavia non sapeva dove si fossero diretti.

Sarebbe stata una preoccupazione per dopo, ora aveva un altro compito da portare a termine e decisamente più importante.

Guardò in basso dove aveva adagiato con cura il corpo senza vita di Luda.

Prima di affrontare i soldati aveva chiesto alla plasmaforme di operare la sua piccola scienza e di preservare il corpo della sua amata.

C’era solo un posto in cui poteva portarla, solo un posto in cui poteva farla riposare per sempre.

 

Aleksander aveva raggiunto la grotta, il nascondiglio che solo Luda conosceva e che aveva condiviso con lui malgrado all’epoca lo conoscesse appena.

Da come lei guardava con occhi sognanti quel posto, si capiva che lo considerava come casa.

Un luogo sicuro in cui tornare.

E adesso ci sarebbe rimasta per sempre.

Il Grisha oscuro osservò la sua anima gemella disposta vicino al cerchio che ospitava il focolare, ora era spento perché dal soffitto filtrava sufficiente luce per illuminare il nascondiglio.

Il potere della plasmaforme era ancora attivo su di lei, sembrava dormisse.

Aleksander le diede le spalle e appoggiò la mano sulla parete che intendeva utilizzare.

Per il lavoro che aveva in mente sarebbe stato più utile un fabrikator, ma non avrebbe mai permesso a nessun altro di mettere piede lì dentro.

Quel posto apparteneva a loro.

A lei.

La roccia era fredda al suo tatto, lui cercava di percepire le venature della parete e capire dove indirizzare il taglio.

Doveva essere assolutamente preciso o poteva rischiare di far crollare il soffitto.

Dopo un’ultima occhiata lanciò il suo potere e notò stupito che lungo la linea non si era creata una singola crepa.

Era come se anche la roccia grigia rispondesse a lui.

Sembrava che anche lei non aspettasse altro che creare un posto per ospitare l’eterno riposo della guaritrice.

Utilizzò il taglio altre tre volte, creando così una nicchia nella parete, piena però di schegge e pietra frantumata.

Si mise a scavare tra i detriti a mani nude, dapprima con cura e attenzione e successivamente sempre più velocemente.

Si fermò solo quando rimase senza fiato.

Le sue mani erano piene di graffi e non gli importava.

Quel dolore era benvenuto, avrebbe almeno dato il cambio a quello che sentiva nel suo cuore.

Il vuoto che lei aveva lasciato era incalcolabile.

Chiuse gli occhi per cercare di impedire alle lacrime che chiedevano prepotentemente di uscire.

Non avrebbe ceduto, non ancora.

Andò a prendere Luda, era avvolta con cura nel suo mantello preferito e l’adagiò con premura nella nicchia che aveva creato.

“Mi hai insegnato cosa significa veramente amare qualcuno incondizionatamente..” gli occhi di nuovo umidi di lacrime, la voce bassa e leggermente incrinata “Non potevo osare di sperare di più nell’incontrarti..”

Le accarezzò dolcemente la guancia fredda, prima di posarle un ultimo bacio di definitivo addio sulle labbra.

“Non ti dimenticherò mai, moya lyubov’..”

Una lacrima sfuggì al suo controllo e lui la lasciò scorrere sulla pelle del viso, mentre dentro di sé sentiva calare il vuoto più assoluto.

Era di nuovo da solo.

 

Quattrocento anni dopo

Il generale Kirigan, così si faceva chiamare ora Aleksander, venne attirato dalle urla e dalle esclamazioni di stupore, che si sentivano fuori dal suo padiglione.

Non poteva già essere tornata la velasabbia, era partita da troppo poco tempo.

Senza esitazione uscì anche lui a vedere da cosa era dovuto tutto quel trambusto.

Quello che vide lo lasciò senza parole.

Una colonna di pura luce si stagliava all’interno della faglia.

Un’evocaluce.

Non c’era alcun dubbio.

Aveva aspettato a lungo un simile momento.

Il vento si alzò leggero e quella brezza portò con sé una voce conosciuta e amata:

“Speranza, Aleksander..”

Era un flebile sussurro, ma sufficientemente udibile dal Grisha oscuro.

Aleksander aveva ormai imparato a controllare le sue emozioni esteriori, non poteva dominare però il suo cuore, che in quell’istante saltò un battito mentre la sua mente evocava un nome: Luda.

 

Fine

*********
Con questo epilogo si conclude ufficialmente la fanfiction.
Vi ringrazio per aver seguito la mia storia e spero che vi sia piaciuta <3
Vi consiglio di tenere d'occhio il mio profilo, perché potrebbe esserci in arrivo una sorpresa... magari non sono ancora pronta a lasciare Aleksander e Luda ;)
A presto!

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