The White crow

di dragun95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO



La notte era illuminata dalle fiamme che si alzavano dal villaggio, totalmente avvolto dal fuoco che da molto lontano sarebbe apparso come una grande pila di fiamme.

Sulla collina vicina si poteva osservarlo per intero ed era esattamente quello che Valtur stava facendo, osservare imperscrutabile ciò che lui aveva appena fatto. Nonostante il suo volto fosse coperto da una maschera nera a becco di corvo con i fori degli occhi protetti da lenti rosse.

"Un'altro villaggio dato alle fiamme" non provava niente in quel momento, rimorso, tristezza o disgusto per ciò che aveva fatto. Nonostante avesse spezzato delle vite di ciò che un tempo fossero persone, era la cosa più giusta da fare.
Se non lo avesse fatto la piaga si sarebbe propagata altrove, provocando altra morte, più di quanto aveva dovuto portare lui. Ormai gli abitanti di quel villaggio erano perduti per sempre.
Si portò le mani ad abbassarsi il cappuccio nero della sua divisa liberando i lunghi capelli bianchi come la neve che iniziarono a venire mossi dal vento che soffiava sulla collina e che stava facendo propagare le fiamme.

Dal cielo un volatile planò fino ad atterrare sulla sua spalla. Ma non era un vero uccello, ma bensì una macchina a forma di corvo.

«Hai finito Valtur?» una voce uscì dalla bocca del corvo meccanico, dovuto al comunicatore posto dentro di esso. Di solito gli Inquisitori li usavano per comunicare con i loro membri.

-Si....ho finito- rispose lui continuando ad osservare le fiamme.

«Era necessario! La piaga deve essere contenuta» disse l'interlocutore dal corvo, intuendo il possibile stato d'animo dell'uomo. La piaga di cui stava parlando era meglio conosciuta come "Piaga verde" o "Piaga delle spine", una malattia incurabile è contagiosa apparsa misteriosamente da più di un secolo.

-Non c'è bisogno che me lo ricordi- precisò lui portando la mano al manico della lunga spada che teneva legata al fianco, la sua arma principale. Sapeva che se avevano mandato un corvo messaggero erano per due motivi: informazioni sull'andare della missione o per comunicare altre notizie.

-Dunque, dovete affidarmi un'altro incarico o posso riposarmi per almeno un giorno?-

«Mi spiace deluderti ma devi dirigerti in un posto» lui sospirò sotto alla maschera, sapendo che sarebbe finita in quel modo.

-Dove devo andare questa volta?- chiese infine, non poteva certo rifiutare una missione, più tempo passava e più la cosa poteva peggiorare a livelli spaventosi se non si agiva subito.

«Nidolan» mase piuttosto stupito di sentire quel nome, poiché era di una delle poche città e forme una delle più grandi del mondo o almeno così aveva sentito. Se avevano segnalato una possibile infezione lì allora doveva essere una cosa seria.

«Abbiamo già una squadra in città. Ma vorremmo che ti unissi a loro per dargli supporto» lui annuì, in un luogo grande più si era e meglio era.


Viaggiare non era certo una novità per lui, lo faceva sempre per eseguire gli incarichi che gli passavano. Anche se di solito li raggiungeva a piedi, per questa volta aveva deciso di usare un mezzo di trasporto. 

Il mezzo in questione era una vera novità. Era una lunga carrozza che poteva portare almeno trenta passeggeri, trainata da un grande cavallo corazzato alto più di tre metri completamente in ferro, si trattava di un costrutto artificiale o chiamato anche Golem. 
Si sporse leggermente fuori dal finestrino per vedere meglio la marionetta, trovava incredibile che riuscissero a crearne una di quella dimensione.

"Di certo stanno puntando a fare le cose in grande" pensando a quanto doveva essere grande la pietra magica che lo alimentava, non che la parte vitale del costrutto.

Spostando lo sguardo nel resto del mezzo vide di essere solo. Probabilmente gli altri passeggeri avevano preferito allontanarsi da lui, dopo aver visto uno degli Inquisitori sedersi in quella parte della carrozza.
Dato che i loro metodi per combattere la piaga risultavano molto violenti e sanguinari, non erano visti di buon occhio. Per lui però non erano nient'altro che punti di vista, lui aveva la sua visione la quale era diversa da quella degli altri, ma infondo non gli importava visto che tutti erano diversi.

"Chissà che cosa sta succedendo là?" Si chiese sistemandosi meglio sul sedile della carrozza cercando di rilassarsi. Ci avrebbe messo ancora un po' per arrivare, ma alla fine avrebbe avuto tutte le spiegazioni quando sarebbe arrivato a Nidolan.





Note dell'autore

Nuova storia di genere fantasy, con un'altra già in lavorazione forse non dovrei ma non ho resistito, la storia potrebbe essere un po' cruda e anche Horror.

Come penso si sarà capito, il mondo è afflitto da una piaga mortale, come la peste nera se vogliamo fare un paragone. Facendo inoltre la conoscenza del protagonista: Valtur.
Su di lui per ora sappiamo che fa parte degli Inquisitori e che dal suo abbigliamento ricorda un medico della peste.

Ma per il resto sul suo passato e di cosa sia questa letale "Piaga delle spine" contro cui dovrà combattere, dovrete soltanto aspettare e continuare a leggere. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 Arrivo a Nidolan 


Il mezzo di trasporto si fermò lentamente fino ai cancelli della città. Subito le guardie poste davanti ad esso imbracciarono i fucili per controllare chi fosse scese, in caso fosse stato pericoloso.

Una di loro si fermò davanti ad una delle carrozze rinforzate aspettando che i passeggeri scesero. Di certo non si aspettava che un'Inquisitore venisse fuori con passo silenzioso fermandosi davanti a lui. 
Subito tutti rimasero inquieti e bloccandosi sul posto, la guardia che avrebbe dovuto controllare i passeggeri iniziò a sudare freddo, guardando la spada che portava legata al fianco.

-S..scusi ma..devo vedere....il suo pe..permesso- chiese titubante, Valtur portò lentamente la mano sotto alla giacca e subito tutti si misero in allerta, in caso decidesse di fare qualcosa di pericoloso.
Ma invece, estrasse una lettera che porse all'uomo. Lui la prese con le mani tremanti dandole una lettura veloce.

-Posso andare?- chiese infine. La guardia annuì, il permesso per entrare era valido e tutto in regola, così fece cenno agli altri di farlo passare.
Valtur fece un cenno del capo per ringraziare e come era sceso si mosse silenzioso superando la guardia e il resto degli uomini osservando l'imponente cancello della città, che sarà stato alto più di dieci metri aprirsi davanti ai suoi occhi con fare lento.

-Perché hanno chiamato un'altro Inquisitore?- sussurrò una delle guardie rivoltai ai suoi compagni.

-Erano già arrivati qualche settimana fa. Iniziò a preoccuparmi-

-Non era un semplice Inquisitore- li corresse una terza guardia -Avete visto il simbolo sulla suo abito- alludendo al disegno presente sulla giacca all'altezza del cuore di un corvo con le ali aperte che si incrociava con una spada. 

-Quello è il simbolo della loro divisione armata. I Purificatori-

Se c'era una cosa per cui Nidolan era famosa, erano senz'altro i suoi edifici. Alti e dallo stile gotico, con i tetti che finivano a punta e dalle ciminiere che sbuffavano fumo, era anche chiamata "la città delle torri".
Camminando per le strade poteva notare che i suoi abitanti non sembravano per nulla schiacciati dal luogo in cui vivevano, visto che la gente passeggiava e acquistava in tranquillità. 

"Non male per una città basata sulla metallurgia e i costrutti" si ritrovò a pensare notando che appena passava la gente si ritirava come se avessero visto un'appestato, ma non era di certo una novità per lui.
Ormai il suo ordine erano abituato ad essere visti come dispensatori di morte brutali e sanguinose, anche se in realtà facevano solo il loro dovere.

Avrebbe dovuto incontrarsi con un'altro Inquisitore all'alloggio in cui pernottava, ma si fermò per la strada notando che un'ombra era passato sopra di lui. Non era di un volatile visto che non aveva sentito il battito di ali. Si guardò intorno notando un vicolo con delle lanterne appese ai muri e vi entrò dentro.
Subito saltò su una delle pareti per usarla come trampolino e saltare in alto afferrando una delle lanterne. Fece oscillare il corpo per darsi altro slancio per arrivare alla parete adiacente e continuare a saltare tra le due arrivando ad aggrapparsi fino al tetto dell'edificio e issarcisi sopra.

Appena mise piede sul tetto si guardò intorno, ma il fumo prodotto dalle ciminiere offuscava la sua visuale. Respirò a fondo restando concentrato su ciò che poteva sentire intorno a se, quando sentì il suono del cane di una pistola che veniva tirato indietro a pochi centimetri dalla sua testa.
Restò immobile sentendo la canna d'arma premergli contro la nuca, anche se per via della maschera non si poteva dire se fosse in preda al panico o completamente calmo.

-Hai abbassato la guardia!- disse la voce di chi imbracciava la pistola puntandola alla testa di Valtur, che riconobbe la voce femminile. Si voltò lentamente ritrovandosi ad osservare la figura vestita identica a lui solo che al posto del cappuccio indossava un cappello nero con una tesa circolare larga da cui sembravano spuntare delle corna ricurve.

-Ne sei sicura Blossom?!- l'Inquisitrice abbassò lo sguardo notando che alla mano destra di lui era agganciata una piccola balestra con dardi a ripetizione, che stava puntando all'altezza del suo seno prosperoso.
Dopo qualche istante gli tolse la pistola dalla testa e lui fece lo stesso con la balestra.

-Ti hanno mandato come rinforzo eh-

-Preferivi qualcun'altro?- chiese lui, l'altra scosse la testa per poi fargli segno di seguirlo.


I due saltarono lungo i tetti della città fino a fermarsi su quello di una locanda. Blossom si calò fino ad una finestra aperta ed entrando nella stanza.

-Non diamo fastidio?- chiese lui entrando a sua volta.

-Affatto l'ho affittata io- rispose lei togliendosi il capello e la maschera rivelando il volto di una bella donna dai capelli medio corti di colore rosa pesca tra cui spuntavano una copia di corni neri ricurvi e un paio di orecchie bovine. Infatti non era umana, ma apparteneva alla razza dei Minotauri.

-Capisco- rispose Valtur appoggiandosi al muro e togliendosi il cappuccio per liberare i capelli -Allora quale sarebbe la situazione?-

-Beh...al momento abbiamo individuato e neutralizzato qualche infetto. Per fortuna nei soggetti l'epidemia era ancora agli inizi o poco più avanzata-

-Immagino che la popolazione non ne sia al corrente. Altrimenti ci sarebbe già il panico!- la minotaura annuì, prendendo la bottiglia di liquore e versandone il contenuto in due bicchieri, porgendogliene uno. 

Si tolse anche lui la maschera, scoprendo un volto dai tratti affilati e la carnagione bianca come la neve lo stesso colore dei suoi capelli e un paio di occhi rosso cremisi, i tratti comuni di una persona albina. 
Ma  le orecchie lunghe e lievemente a punta che spuntavano da sotto la massa di capelli, tradivano la sua vera natura.

-Quindi dovrò procedere nell'ombra?- domando portandosi il bicchiere alle labbra, mentre Blossom annuiva.

-Il governatore della città ha chiesto la massima discrezione. Considerando le trattative in corso-

-Trattative?-

-Si, a quanto pare la piaga si sta espandendo vicino ai territori elfici. Un rappresentante elfico è in visita alla città con la sua scorta per discuterne insieme- Valtur serrò la mascella, non voleva essere invischiato nelle dispute con gli elfi e di questo tutto l'ordine degli Inquisitori lo sapeva benissimo. 
Visto che lun mezzelfo non erano ben visti dal popolo elfico, ma tanto neanche lui voleva avere niente a che fare con loro.

"A saperlo non sarei venuto!" Disse tra se e se bevendo un'altro sorso dal suo bicchiere.

-Inoltre anche il Vicario Evereth parteciperà alla riunione- si strozzò facendosi andare ciò che stava bevendo di traverso quando sentì pronunciare il nome di uno dei Vicari degli Inquisitori.

-Mi stai prendendo in giro?-

-Per niente. Altrimenti perché avrebbero inviato un'intera scorta? Oltre a fare il nostro lavoro di ripulitura siamo anche le sue guardie del corpo- Valtur si dovette sedere, troppe notizie bomba tutte insieme che quasi gli stava scoppiando la testa.

-Com'è andato l'altro incarico?- chiese Blossom cercando di spostare l'argomento, lui sospirò incrociando le dita delle mani.

-Un'altro villaggio distrutto. Niente superstiti- la minotaura strinse i pugni per la rabbia, a sapere che la piaga delle spine si era portata via un'altro villaggio. Lui si alzò andando alla finestra, la notte stava già calando e per le strade i lampioni si accendevano per illuminarle. 

-Tu invece...come stai?-

-Sto bene- rispose subito continuandoa guardare fuori dalla finestra.


Estrasse la testa dalla bacinella d'acqua tirando all'indietro i capelli che gli si erano appiccicati al volto. Dopo la chiacchierata con Blossom, aveva preso una camera nella stessa taverna in cui stava lei.
Trovandola ben fornita in quanto bagno e comodità, anche se era sicuro che i proprietari non gradissero la presenza di loro Inquisitori.

Si strizzò i capelli senza interessarsi di bagnare il pavimento. Per poi andare alla finestra guardando il cielo, in parte coperto dai fumi delle ciminiere industriali.

"Passi il fatto che sia una città avanzata. Ma da qui non si riesce a vedere bene il cielo" sospirò girandosi e sedendosi sul letto, voleva riposare almeno un paio di ore prima di mettersi a lavoro.

Si tolse gli stivali in pelle con la suola rinforzata in acciaio posizionandoli davanti alla sedia della stanza su cui aveva già appoggiato la giacca e la maglietta perfettamente piegate. 
Rimase con addosso solo i pantaloni insinuandosi nel letto sotto alle coperte portando al suo fianco la sua fidata spada. Ormai aveva preso l'abitudine di tenerla vicino anche mentre dormiva, rimanendo ad osservare la candela di cera posta sul lume da notte per un secondo prima di soffiarvici sopra per spegnerla.





Note dell'autore

Ecco il nuovo/primo capitolo, dove vediamo il nostro protagonista che arriva in città è già tutti gli stanno alla larga, beh per gli Inquisitori questa reazione è molto comune, non sono proprio amati.

Inoltre facciamo la conoscenza di un'altra Inquisitrice che non è umana ma bensì una Minotaura. Di Blossom posso dire che è una persona abbastanza rilassata, ma là si scoprirà di più con l'andare della storia.
Inoltre scopriamo che ci sarà un'incontro con gli elfi per discutere di qualcosa di importante tra cui anche un pezzo grosso degli Inquisitori.

Per sapere chi sia questo Vicario, dovrete aspettare niente spoiler. Ringrazio anche solo chi legge la storia e ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Incubi e incontri


Poteva sentire il tanfo di carne bruciata che impregnava l'aria raggiungergli le narici facendogli storcere il naso. Non aveva più la sua maschera e nemmeno la sua uniforme, completamente nudo come la natura l'aveva fatto, in balia di quell'odore di bruciato.
Anche se ormai avrebbe dovuto essere abituato a sentirlo, storceva il naso ogni volta nessuno ci si abituava realmente a quell'odore, si poteva solo sopportare. Guardando davanti a se capì da dove proveniva, da delle croci fatte di spine a cui erano appesi dei corpi carbonizzati e completamente irriconoscibili.

Si guardò indietro vedendo solo un sentiero lastricato di rosso che dava verso le tenebre, non aveva altra scelta che andare avanti. Riprese a camminare notando che più avanzava è più i corpi si facevano numerosi.

«Mostro» sentì udire dalle sue orecchie senza fermare il suo passo.

«Ci hai uccisi»

«Hai dato tutto alle fiamme!» solo allora capì che le voci erano quelle dei corpi, che continuavano a farsi più numerosi. D'un tratto delle fiamme si alzarono dai lati del sentiero come se avessero voluto evitare che deviasse da esso.

«Perché lo hai fatto?»

«Ti maledico!» Nonostante le voci e le fiamme a circondarlo, non provava alcuna paura o rimorso, l'aveva fatto per evitare che la piaga si propagasse o sarebbe stata la fine.

Un urlo disumano proruppe dalle sue spalle, facendolo irrigidire sul posto. Mentre un'ombra lo sovrastò coprendolo completamente nonostante la sua statura, guardò la sagoma ai suoi piedi notando quelle che sarebbero sembravano un paio di corna. 
Non aveva bisogno di voltarsi per riconoscerlo visto che era una presenza fin troppo familiare per lui.

Lentamente si voltò trovando a guardarlo un paio di occhi rossi con la pupilla a forma di mezza luna nera e una lunga fila di denti affilati come rasoi.


Aprì gli occhi ritrovandosi a fissare il soffitto della sua stanza, mettendosi seduto sul materasso emettendo un profondo sospiro. Da quanto poteva capire guardando la finestra era ancora notte e il sole non era sorto.
Si alzò dal letto andando alla finestra ed aprendola per prendere una boccata d'aria. 
A causa delle ciminiere di lavorazione l'aria era era talmente impregnata del fumo di produzione che si poteva sentire anche tramite il gusto e di certo non era piacevole. In quel momento maledisse i suoi sensi più sviluppati visto che al contrario delle altre persone poteva sentire più cose.

Sapendo che non sarebbe riuscito a rimettersi a dormire tanto facilmente, si rivestì con la sua uniforme per poi uscire dalla finestra. Per fortuna la sua stanza era quasi all'ultimo piano della locanda, per lui fu un gioco da ragazzi arrampicarsi fino in cima al tetto per iniziare l'esplorazione.

Correre a tutta la velocità che le sue gambe potevano permettergli per poi saltare sfidando la forza di gravità avvertendo il vento che l'aria gli sferzava contro, era una delle sensazioni che il Mezzelfo adorava di più. Sentirsi libero come il vento.
Tra gli odori della notte il suo naso sentì quello inconfondibile di qualcosa di carbonizzato, che lo costrinse a fermarsi. 

Togliendosi la maschera iniziò ad annusare l'aria sentendo la scia di quell'odore, dopo essersela rimessa corse verso dove vi si trovava.

Si fermò sul bordo di uno dei tetti, guardando sotto di se. Una coppia di guardie armate stava di guardia all'entrata del vicolo, mentre dietro di loro tre Inquisitori erano vicino ad un telo nero, sotto cui si poteva distinguere una sagoma. 

"Bingo" pensò portando il piede oltre il bordo lasciandosi cadere giù.

Le guardie stavano controllando che qualche civile non entrasse nel vicolo ma non si sentivano per niente tranquilli a fare la guardia con un corpo carbonizzato alle loro spalle, proprio per niente.

-Perché dobbiamo stare qui?- chiese uno dei due tamburellando le mani sul calcio della sua arma.

-Perché abbiamo avuto l'ordine di fare la guardia- rispose il secondo.

-L'ho capito....ma non potrebbero farlo loro? voglio dire gli serviamo davvero?- sussurrò lanciando uno sguardo alle tre figure dietro di loro. Improvvisamente un'ombra piombo davanti a loro mettendoli in allarme.

-Fermo dove sei!- affermò uno dei due puntando il fucile contro Valtur che si stava rimettendo in piedi, il suo sguardo fu sufficiente a far trasalire le guardie. Anche attraverso le lenti della maschera le guardie potevano sentire che quel tipo aveva qualcosa di inquietante.

Uno degli altri Inquisitori si intromise mettendosi davanti al nuovo arrivato, scrutandolo da sotto la sua maschera.

-Identificati!- affermò guardando Valtur, che in risposta scostò la giacca mostrando lo stemma ricamato all'altezza del cuore.

-Mostrami la tua arma!- estrasse la sua spada a due mani dalla cintura questi aveva una lama seghettata a pinne di squalo su ambedue i lati di colore nero, con la guardia a croce. Il manico lungo era rinforzato con un tessuto rossastro e un pomo a spina.

L'inquisitore prese l'arma tra le mani studiando in primis la lama vedendo dei riflessi rossastri sul nero e poi sulla guardia al cui centro era incastonata una gemma a spirale rossa.

-Il tuo nome?- domandò riconsegnandogli l'arma.

-Valtur Uuner. Diciottesima divisione dei Purificatori-

-Si, ci avevano avvertiti del tuo arrivo. Se vuoi dare uno sguardo- l'altro gli fece cenno di procedere e lui non se lo fece certo ripetere. Superò le guardie facendo un cenno del capo all'altro Inquisitore, notando mentre si avvicinava che i muri del vicolo presentavano segni di bruciature.
Davanti al telo nero c'era un'altra persona accovacciata, che stava prendendo appunti su un taccuino in cuoio.

-Cos'abbiamo?- chiese rivolto alla persona che rispose scostando appena il telo rivelando un corpo carbonizzato che presentava sul braccio sinistro, quelle che sembrano delle grosse spine anch'esse carbonizzate.

-Direi che si trattava di un'infetto che stava iniziando a mutare- rispose con un tono di voce femminile. Dal suo modo di fare e dal fatto che stesse prendendo appunti guardando il corpo capì che era un membro degli Scribi. 
Un'altra divisione degli Inquisitori. Ma al contrario dei Purificatori, tutti i membri di quella divisione avevano una formazione medica e si occupavano di studiare la piaga in cerca di risposte e una possibile cura. 

-Avete trovato altri casi simili?- là scriba si alzò chiudendo il taccuino e sfregandosi i guanti in pelle rinforzati in ferro, per loro che stavano a contatto con gli infetti la protezione era tutto. 
Per questo la loro uniforme che ricordava il vestito di una suora ma con parti più spesse e corazzate, inclusi stivali e guanti rinforzati. La loro maschera al contrario degli altri aveva un becco più corto e sottile che ricordava molto quello di un'ibis che di un corvo e con lenti più grandi e spesse sui fori per gli occhi.

-Si...ma nessuno era impazzito- l'albino incrociò le braccia sospirando, la cosa non prometteva niente di essere per niente facile.


Sbadigliò sotto alla maschera guardando fuori dalla carrozza. Quel giorno Blossom lo stava portando a far visita al Vicario, il quale lo avrebbe aggiornato sul da farsi.

-Hai dormito poco, oppure perché hai fatto un giretto notturno?- spostò lo sguardo vedendo l'altra occupante della carrozza seduta davanti a se, con le gambe accavallate l'una sull'altra, nonostante il l'uniforme n'era abbastanza succinta si potevano vedere che dalle ginocchia in giù erano zampe bovine.

-Tu non ti fai mai gli affari tuoi?-

-Non quando supervisione questa spedizione, Valtur!- rispose secca incrociando le braccia sotto al seno.

-Ho avuto un brutto sogno. Così ho deciso di uscire- rispose senza darci molto peso, la donna non aggiunse o disse altro, limitandosi a restare in silenzio. Considerati gli orrori che dovevano affrontare e il modo in cui farlo, molti Inquisitori alle prime armi che sopravvivevano ad una prima missione si ritiravano a causa dello stress e il senso di colpa per le loro azioni.
Anche lei non era esente da ciò, avvolte aveva degli incubi per le azioni che aveva svolto per l'ordine.

Spostò la tenda rossa del finestrino della carrozza per guardare dove fossero. Al momento stavano attraversando un lungo ponte di ferro posto su un lungo fossato a cerchio. Quest'ultimo collegava la parte interna di Nidolan, ovvero la parte centrare della città dove vi residevano i nobili e alcuni delle fabbriche più importanti. Separate da tutto il resto.

Rimase ad osservare l'architettura imponente e lavorata del ponte sulle cui balaustre vi erano delle armature di ferro alte due metri ed armate con spade e lance che tenevano davanti a loro come se gli stessero dando il benvenuto. 

-Sono golem?-

-Si, Golem guardiani. Sono posti su tutti e cinque i ponti che collegano la parte interna col resto di Nidolan-.

Quando la carrozza si fermò i due poterono scendere, ritrovandosi davanti ad un grande edificio che ricordava molto una chiesa da come erano decorato il tutto più appuntiti e gotici rispetto al resto della città.
Ad attenderli all'entrata vi era la Scriba che il mezzelfo aveva incontrato la notte precedente.

-Valtur, credo tu abbia già incontrato Nerissa?- chiese Blossom presentandoli.

-Ci siamo visti la notte scorsa- anche la diretta interessata annuì facendo un lieve inchino.

-Venite vi conduco da Vicario Evereth- facendo strada la Scriba li guidò all'interno dell'abitazione. 

Dentro tutto era di lusso, pareti bianche con fronzoli in ottone finemente lavorato, arazzi e quadri alle pareti. Sul pavimento c'era persino un lungo tappeto rosso che aiutava a guidare la strada nel corridoio.
Arrivati davanti ad una porta Blossom si avvicinò bussando, aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.

-Avanti- gli disse una voce dall'altra parte. Quando la porta si aprì entrarono dentro ad un grande studio alla cui scrivania in mogano posta al centro della stanza vi era seduto il Vicario.





Note dell'autore

Eccomi di nuovo qui con un'aggiornamento veloce. Che dire questo capitolo inizia con un brutto sogno, ma in effetti considerando il lavoro degli Inquisitori credo sia normale.

Abbiamo finalmente una prova dei sintomi che porta la Piaga delle spine, anche se forse dal nome si capiva. Scoprendo poi che esiste un ramo degli Inquisitori che si occupa di studiare l'epidemia: Gli Scribi.
Mentre Valtur e Blossom si dirigono nella zona centrale della città per incontrare il Vicario si imbattono nella Scriba già incontrata dal Mezzelfo e scopriamo anche che si chiama Nerissa.

Ma ora chi sarà questo Vicario e come accoglierà il Purificatore? Questo verrà rivelato nel prossimo capitolo, a presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Notizie poco piacevoli



-Ben arrivati Inquisitori. Prego accomodatevi- disse il vicario, i tre si accomodarono nello studio facendo un breve inchino davanti all'uomo.

Nonostante il tono di voce, l'aspetto del Vicario era di un'uomo che all'apparenza non avrebbe avuto più di trent'anni dalla carnagione ambrata. Il viso delicato era incorniciato da dei capelli color cioccolato lievemente riccioluti, occhi verdi e labbra sottili su cui sventava una piccola cicatrice che gli segnava anche l'occhio destro.
Il suo abbigliamento comprendeva una tunica bianca e rossa, come tutti i Vicari dell'ordine.

-Purificatore Valtur. Ben arrivato, ti stavamo aspettando- disse l'uomo sorridendo al mezzelfo che rispose con un leggero inchino del capo. 
Sapeva che nonostante l'aspetto giovane la persona che gli stava davanti era più grande di lui, nonostante l'aspetto direbbe il contrario.

-Grazie Vicario Evereth, anche se non mi aspettavo di incontrarvi qui- ammise sapendo che di solito i Vicari subentravano solo quando vi era in fase una trattativa che riguardava gli Inquisitori. Fungendo da mediatori e portavoce.

-Si, posso immaginarlo. Ma prima sentitevi pure liberi di togliervi le maschere- i tre allora si tolsero le maschere dal volto allacciandole alle cinture. 

-Immagino che tu sappia perché ti hanno mandato qui?- chiese l'uomo incrociando le mani davanti al volto.

-Per darvi supporto contro la piaga che si sta diffondendo in città- a quella risposta il Vicario annuì, per poi lanciare uno sguardo a Nerissa per chiedergli di aggiornarlo sulla situazione.

Quello fu la prima volta che la vedeva senza maschera, era una ragazza molto bella dalla pelle bianco pallido in contrasto con i lunghi e lisci capelli neri, da cui spuntavano delle pinne dello stesso colore al posto delle normali orecchie umane.
L'albino intuì che doveva trattarsi di una sirena, ma gli occhi rossi unito alla carnagione e ai canini lunghi che intravide appena dalle sue labbra erano le caratteristiche di un vampiro.

-Fino ad ora abbiamo individuato e neutralizzato una ventina di abitanti infetti. Per fortuna nessuno di loro era in uno stato avanzato della malattia- spiegò la corvina restando composta al suo posto.

-Non sappiamo il punto da cui è partita l'infezione?- a quella domanda l'uomo scosse la testa.

-Inoltre gli infetti si trovavano in zone diverse della città- l'albino sospirò, senza una zona precisa non potevano isolare una sola parte della città. Il governatore aveva chiesto la massima riservatezza e un'improvviso isolamento avrebbe di certo portato il panico e quindi a un possibile aumento dell'epidemia.
La cosa non giocava a loro favore, visto che non potevano conoscere il preciso numero degli infetti che sarebbero potuti aumentare velocemente, ed in cuor suo il Mezzelfo sperava di non dover fare una pira come l'ultima volta.

-Capisco, in tal caso mi unirò alle perlustrazioni- concluse Valtur ricevendo un consenso con la testa da Evereth.

-Potete lasciare me e Valtur da soli?- le due donne annuirono e dopo essersi rimesse le proprie maschere uscirono dalla stanza, lasciando i due all'interno.

L'albino rimase fermo dove si trovava, non capendo perché il Vicario avesse voluto restare solo con lui. Non credeva centrasse la sua precedente missione, aveva compiuto il suo dovere bloccando un'altro focolaio dell'epidemia. 
L'altro si alzò dalla poltrona camminando per la stanza fino alla finestra mettendosi a guardare fuori.

-Credo tu sappia perché sono qui! Tra due giorni ci sarà un'incontro con un rappresentante del popolo elfico per discutere dell'epidemia- 

-Si. Blossom mi ha informato di ciò-

-Vorrei che anche tu prendessi parte alla riunione. Come membro della mia scorta- concluse lui, subito sul volto di Valtur si dipinse un'espressione di disgusto misto a rabbia.

-Preferirei fare solo la ronda e occuparmi degli infetti- si aspettava una simile risposta, il mezzelfo non provava molta simpatia per il popolo dalla natura. Ma in fondo non poteva certo biasimarlo, essere stato abbandonato dalla sua stessa madre perché diverso.

-Ho bisogno di gente fidata e capace. E tu sei tutte e due queste cose, per cui mi assisterai a questo incontro- il tono di Evereth era autoritario e impassibile. L'albino avrebbe voluto ribattere ma non poteva di certo disobbedire a un suo superiore, così annuì chinando il capo. 


Un vortice di frustrazione e irritazione stava turbinando dentro di lui come un vortice, non gli piaceva per niente l'idea di stare nella stessa stanza con un paio di elfi spocchiosi e superbi. E di questo suo stato d'animo anche le due donne se ne erano accorte.

La Minotaura non voleva di certo intromettersi nei suoi problemi interiori, anche se lo conosceva da un paio di anni, aveva capito che non lo avrebbe ascoltata e che l'unico modo era di fargli sbollire la rabbia da solo.

"Come mai è così furioso?" Gli chiese sottovoce Nerissa rivolta all'altra, quest'ultima scrollò le spalle.

"Non gli piacciono gli elfi. Ma se vuoi i dettagli dovrai chiederli tu stessa" la Seimpyr preferì non aggiungere altro, poteva chiaramente vedere l'aura di rabbia che aleggiava intorno al bianco, preferendo non toccare un tasto che avrebbe potuto farlo scattare per sbaglio.

-Possiamo tornare indietro ora?- chiese lui rivolto alle due, ma la rosa scosse il capo.

-Prima vogliamo presentarti una persona- rispose facendolo sbuffare.

I tre si diressero in un'ala dell'edifico con una porta in ferro, ai lati di quest'ultima erano presenti due grossi Golem che non appena li videro si mossero spingendo il portone per aprire loro la strada.

Entrarono in una grande stanza adibita a laboratorio metallurgico, con contenitori di metalli grezzi, fogli con istruzioni per i modelli dei Golem.

-Perché mi avete portato qui?- chiese il Mezzelfo guardandosi intorno, avvicinandosi ad uno degli scaffali e prendendo una grossa scheggia di pietra azzurra con sfumature bianche, si trattava di una pietra magica ed era anche abbastanza grande.

-Scusa...uhm potresti metterla giù- voltò lo sguardo su chi lo aveva chiamato. Era un ragazzo di vent'anni dall'aspetto.

-Ti presento Ederis- lo presentò Nerissa. Mentre l'altro lo studiava, il ragazzo gli arrivava al petto, aveva un fisico magro e slanciato dalla carnagione verde foglia ad eccezion fatta per le mani che erano nere, i suoi capelli a punta erano di un color rame, così come le sue sopracciglia che svettavano sopra a un paio di occhi completamenti neri.

-Salve...io sono Ederis, un'Alchimista- disse lui porgendogli la mano.

-Lo avevo capito dal tuo aspetto- rispose l'altro, guardando i Golem costruiti solo a metà e non ancora completati -Questi sono opera tua?- il ragazzo annuì, gli Alchimisti erano famosi per la loro capacità innata di poter modellare la materia a patto che quest'ultima fosse inanimata.

-Ederis è uno degli alchimisti, che il governatore ha messo a nostra disposizione- spiegò Blossom, mentre il povero ragazzo si sentiva a disagio visto che l'Inquisitore continuava a fissarlo come se avesse voluto tagliarlo con una spada.

-Avevano finito i pezzi grossi?- la Minotaura si spiattellò la mano sulla maschera alla domanda dell'albino.

-Lascialo perdere è un musone- rispose Blossom facendo sbuffare l'altro. L'alchimista non disse nulla limitandosi a guardare i due, era la prima volta che cooperava con gli Inquisitori, anche se aveva sentito di loro e non erano cose belle. Non aveva paura di dire che fosse terrorizzato e a disagio a stargli vicino.


-Hai qualcosa in contrario per quanto riguarda la cooperazione con Ederis?- gli fece quella domanda quando i due furono di nuovo nella carrozza in ritorno verso la parte esterna di Nidolan. Lui guardò la Minotaura negli occhi incrociando le braccia al petto.

-È giovane. Troppo anche solo per aver giaciuto con una donna!-

-Wow, non ti faceva uno di quei tipi che credono che per essere un vero uomo si debba dormire con una donna- lo provocò lei.

-Non intendo questo!- affermò serio -Sai anche tu perché il governatore ci ha messo a disposizione un ragazzino. Non vuole fornirci uno dei suoi migliori alchimisti, perché non si fida di noi!-

-Lo so benissimo. Ma non possiamo farci niente- ammise lei. Neanche in una situazione così delicata come quella il governatore non si fidava a pieno di loro o dei loro metodi.

-Cambiando discorso questa sera mi unirò alla ronda- disse infine guardando fuori notando le persone per le strade che svolgevano una normale giornata, incuranti del pericolo che la Piaga delle spine stava girando tra di loro.

Quella stessa sera, stava armeggiando con i pochi oggetti che si era portato dietro. Gli era stato insegnato a viaggiare leggero e con poche cose utili per la sua missione, così da non essere appesantito o ingombrato.
Si sistemò la giacca assicurandosi la scorta di freccia legate alla gamba sinistri e indosso una cintura con appese delle sfere a metà tra il vetro e il bronzo contenente del liquido arancione. 
Doveva fare attenzione con quelle sfere visto che contenevano una sostanza che si incendiava subito a contatto con l'aria.

Prese in mano Durendart. Questo era il nome che aveva dato alla sua spada, l'aveva forgiata con le sue stesse mani e la considerava come un'altra parte del suo corpo. Vi passò sopra il pollice per tastarne l'affilatura per poi specchiare nel nero della lama, in cui i suoi occhi rossi sembravano risaltare ancora di più.

Per un singolo istante gli sembrò che le sue pupille avessero assunto una forma a mezza luna. Scosse il capo rinfoderando la spada alla cintura ed uscire dalla finestra per salire sul tetto.

-Puntuale!- disse Blossom vedendolo issarsi sul tetto, lo stava aspettando anche lei pronta per la ronda di controllo.

-Come facciamo con la perlustrazione?- lei gli porse una cartina della città.

-Io la zona Ovest tu quella ad Est. Se trovi un'infetto in forma completamente mutata o parzialmente impazzito, lancia il segnale- il suo tono era serio e duro.

-Si, so come funziona- rispose tenendo la mappa.

-Buona caccia!-

-Tutto inizia col fuoco e finisce nel fuoco- disse quel meme che uscì dalla sue labbra così normalmente come se fosse stato un respiro.





Note dell'autore

Ecco un nuovo capitolo in cui facciamo finalmente la conoscenza del già citato Vicario, che di aspetto sembra giovane, ma vi assicuro è una di quelle persone che sembra più giovane rispetto agli anni che ha.
Scopriamo inoltre che la situazione in città al momento sembra sotto controllo per quanto riguarda la piaga, ma non ne sarei così sicuro.

Inoltre apprendiamo che a Valtur non vanno a genio gli elfi, ma del perché li odia così tanto, lo si scoprirà più avanti. E facciamo anche la conoscenza di un nuovo personaggio:Ederis un'Alchimista e credo che la sua razza abbia detto tutto, cosa ne pensate?

Finalmente nel prossimo si va a caccia di Infetti in città, così vedremo in cosa consiste davvero la piaga, ma questo lo si vedrà nel prossimo capitolo.
Grazie anche solo per aver letto e a presto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Battaglia nella notte


Dall'alto i tetti sembrano tutti uguali, anche se da come aveva visto quel poco della città, Valtur aveva capito che era a forma circolare e che le strade si assomigliavano tutte come un labirinto.

Non sapeva se fosse un'effetto voluto, anche se di certo iniziava a chiedersi chi avesse progettato il tutto. Uno a cui piacevano i labirinti o gli indovinelli.
Scacciò quel pensiero, non era quello il momento per perdersi in domande inutili, doveva trovare gli infetti dalla piaga che avrebbe potuto essere in giro. Ma le dimensioni non erano certo di aiuto, per sua fortuna aveva in tasca un'arma segreta.

Portando la mano da sotto la giacca ne estrasse un contenitore a disco in argento delle stesse dimensioni di un orologio da taschino collegato all'abito con una catenella.
Aprendolo con un movimento del polso; all'interno vi era un fiore simile ad un loto di un colore azzurro con al centro altri petali chiusi a sfera come un bocciolo.

Rimase ad osservare aspettando che il fiore facesse qualcosa, ma non successe niente in quella zona.
Così continuò a spostarsi saltando sui tetti evitando di non attirare l'attenzione. Fuori c'era ancora qualche persona ubriaca o alle taverne della città ancora aperte, di certo non voleva creare il panico.

"Ancora niente?" Mentre si faceva quella domanda, alcuni dei petali cambiarono colore da azzurro a nero.

Quel fiore era conosciuto come "loto della verità" o anche "il fiore degli Inquisitori", quest'ultimo nome gli era stato dato perché venivo coltivato e usato da loro, per via delle sua incredibile sensibilità. 
Di fatti per individuare dei possibili infetti si servivano o delle informazioni certe o quel fiore, che non appena percepiva la presenza di un'individuo infetto dalla piaga cambiava colore e i petali al centro si aprivano indicando il punto dove si trovava l'infezione.

-Trovato- sussurrò cominciando a correre nella direzione indicata dal fiore, quando il bocciolo al centro iniziò ad aprirsi lentamente, segno che era più vicino. Saltò su un tetto in pendenza scivolandovi fino al bordo dove si appese restando aggrappato.
La strada in cui si era fermato erano circondata da negozi ormai chiusi. 
Diede un'altro sguardo al fiore che era totalmente dischiuso, l'infetto doveva essere lì.

Da una delle stradine vide una figura che correva, si trattava di una ragazzina di circa dodici anni, dai capelli neri e gli occhi azzurri. Dalla sua espressione sembrava terrorizzata continuando a guardarsi indietro, senza prestare attenzione alla strada finendo per cadere a terra.

Una sensazione di pericolo iniziò ad investirlo come un'onda, mentre un'altra figura si stava trascinando verso la bambina venendo illuminata dai lampioni.

Si trattava di una donna anche lei con i capelli neri e lunghi. Ma un particolare inquietante gli saltò subito all'occhio. Il suo braccio destro così come la spalla erano ricoperti di spine verdi nerastre grosse quando dei coltelli che spuntavano dalla carne.
Le stesse spine erano presenti anche sul collo e il lato destro del volto.
Su tale lato le vene del corpo con le spine si erano tinte di un colore verdastro. 

"Dannazione, un'infetta mutata parzialmente" imprecò riconoscendo gli aculei causati dalla piaga. La donna infetta guardò la bambina ringhiando con la schiuma alla bocca, guardandola con gli occhi completamente bianco lattiginosi. Segno che aveva perso anche la ragione.

"Non va bene" doveva mettere il salvo la bambina, ma prima prese una freccia con la punta a sfera caricandola nella sua balestra e sparandola in cielo. Quest'ultima esplose provocando una nube bianca per segnalare la sua posizione.

-Mamma cosa ti prende?- la piccola bambina era terrorizzata mentre vedeva il suo genitore o quel che ne restava avanzare verso di lei come una bestia. Proprio quando l'infetta stava per avventarsi su di lei delle frecce la raggiunsero al fianco e alla gamba facendole lanciare un grido di dolore.

-Meglio per te se non sprechi fiato!- il Purificatore si mise davanti alla bambina con la balestra da polso puntata davanti a se. L'infetta lo guardò mentre da sotto alla schiuma che le riempiva la bocca iniziarono a cadergli i denti che vennero sostituiti da delle spine nere.
Lanciò un grido facendo per avventarsi su di lui, ma il Mezzelfo le lanciò in volto un sacchetto pieno di sale. Appena venne in contatto con esso l'infetta si portò le mani dove era stata colpita, mentre il sale produceva un'effetto ustionante su di lei.

Approfittando di quella distrazione Valtur prese la bambina sotto braccio per poi saltare su uno degli edifici raggiungendone il tetto per mettere distanza tra loro e l'infetta.

"Sta mutando più velocemente di quanto pensassi" doveva ucciderla prima che la mutazione fosse completa, per sua fortuna aveva chiamato i rinforzi, ma doveva occuparsene ora.

-Che è successo alla mia mamma?- la piccola bambina era ancora spaventata e la presenza del Purificatore non la aiutava per niente. Lui si tolse la maschera guardandola negli occhi.

-Come ti chiami piccola?-

-Karmen- 

-Mi spiace dirtelo, ma la tua mamma non c'è più! Ormai non è altro che un mostro pronto a infettare e uccidere tutto ciò che gli capita- disse rimettendosi la maschera ed estraendo la spada con un sibilo metallico.

-Cosa...vuoi f...fare?- il tono era terrorizzato e con le lacrime agli occhi, più che comprensibile visto cosa stava passando. 

-Darle la pace- rispose soltanto, prendendo una delle sfera dalla cintura e lanciandola vicino all'infetta. 


Appena la sfera si spaccò una vampata di fiamme si produsse da essa facendo indietreggiare la donna.
In quel momento il Mezzelfo saltò giù dal tetto, correndo attraversò le fiamme venendone avvolto mentre spingeva avanti la spada per un'affondo infilzando l'infetta al fianco. 
Questa gridò di dolore, urlandogli in faccia ed alzando il braccio mutato per colpirlo, Valtur ruotò abbassandosi per evitarlo, estraendo la spada ed assestargli un calcio spedendola a terra.

Nonostante avesse attraversato un muro di fuoco non stava bruciando. Proprio perché i suoi abiti erano totalmente ignifughi, oltre che impermeabili e a prova di spine. Erano stati progettati proprio per resistere alle mutazioni degli infetti dalla piaga.

Intendo la donna si rialzò, la ferita al fianco non presentava emorragie come se fosse stata cauterizzata. Urlò a pieni polmoni muovendo il braccio e lanciandogli alcuni degli aculei presenti su di esso.
L'albino alzò il braccio ed una fiammata si generò dal palmo della sua mano bruciando e polverizzando le spine.

-Non funziona!- affermò scattando in avanti muovendo la lama dal basso verso l'alto ferendo l'infetta al torace, al contatto con la lama la carne venne lacerata e cauterizzata. 

Questo perché le armi degli Inquisitori erano forgiate con l'Ignis, un metallo che sopportava bene le alte temperature e che si surriscalda facilmente. Ogni volta che un'arma forgiato con questo metalli veniva mossa abbastanza forte producendo calore d'attrito con l'aria produceva sia ferite da taglio che da ustione, cauterizzando le ferite.

Valtur ruotò su se stesso per tagliargli la testa con un fendente circolare, ma l'infetta si abbassò giusto in tempo. In quel momento dal braccio mutato uscirono fuori dei rovi spinati che si avvolsero intorno al Mezzelfo.
Quest'ultimo imprecò mentre veniva sollevato in aria e lanciato contro un muro schiantandovi contro.

"Cazzo, mi ha fregato" sputò riprendendo aria nei polmoni dopo l'impatto rimettendosi lentamente in piedi. L'infetta nel frattempo stava agitando i rovi come delle fruste in modo confusionario e violento, mentre avanzava verso di lui, il suo unico scopo era quello di distruggerlo per averla attaccata.
Quando si udì uno sparo e un proiettile la colpì al ginocchio spappolandoglielo e facendola cadere a terra.

-Vuoi una mano Purificatore?- gli gridò Blossom sul tetto insieme ad altri quattro Inquisitori. La Minotaura aveva appoggiato sulla spalla, il fucile con cui aveva appena sparato. 
Lui si rimise in piedi facendo scrocchiare le ossa del collo e sistemandosi la maschera.

-No!- rispose seccò afferrando il manico della spada con ambedue le mani e caricando a testa bassa. 
I rovi si mossero verso di lui per afferrarlo nuovamente, ma questa volta non si fece cogliere impreparato, gli bastarono un paio di fendenti per farli a pezzi.
Senza lasciarle il tempo di reagire ruotò su se stesso facendo una piroetta, lanciando la spada che si conficcò nel petto dell'infetta, quest'ultima emise un rantolo strozzato prima di cadere all'indietro di schiena.

Si avvicinò verso di lei tenendo la guardia alzata, anche se l'aveva trafitta al cuore doveva ancora fare una cosa per portare a termine la purificazione. 
Rimase in piedi sopra al corpo prendendo il manico di Durendart con una mano e con l'altra una delle sfere alla cintura e rompendola sul corpo. 
Entrambi vennero avvolti da una violenta fiammata, gli altri rimasero a guardare increduli, mentre dopo un'istante una figura veniva fuori da quell'inferno.

L'albino si incamminò verso di loro con la spada appoggiata sul fianco, totalmente incurante di alcune fiamme che ancora avvolgevano i suoi abiti. In quel momento sembrava proprio un giudice infernale venuto fuori dall'inferno stesso.

-Che fate lì impalati? Bruciate le altre parti!- gli altri Inquisitori si riscossero iniziando a bruciare i pezzi dell'infetta recisi per completare il lavoro. Dopo avergli dato l'ordine Blossom scese giù con un balzo.

-La bambina?-

-L'abbiamo controllata e non risulta essere infetta. Ma la terremo sotto controllo per un po'- rispose la Minotaura, sentendo lo sguardo della piccola che li osservava dal tetto. Potevano percepire nello sguardo che gli stava lanciando: dolore, tristezza, disperazione. Ma anche rabbia e odio nei loro confronti.

-Pensaci tu a fare rapporto- gli disse lui voltandosi per andarsene.

-Non avevi scelta. Era l'unico modo per evitare che contagiasse altri condannandoli al suo stesso fato-

-Anche se è vero, non rende la cosa più facile- rispose lui incamminandosi.


Si lasciò cadere sul letto della sua stanza, dopo aver fatto un bagno nel fuoco con tutti gli abiti e la sua arma per eliminare ciò che poteva restare dell'epidemia su di lui.

Lo sguardo della bambina era ancora stampato nella sua mente, come se stesse rivedendo ancora quel momento. Scosse la testa decidendo di farsi un bagno per togliersi dalla mente quella storia.
Andò nella stanza adiacente a quella dove alloggiava trovando all'interno una grossa vasca in legno riempita d'acqua. Si liberò degli ultimi indumenti che indossava lasciando il suo corpo completamente nudo, per poi entrare nella vasca.

Rabbrividì al contatto con l'acqua gelata ma si rilassò subito dopo, dopo tutto quel movimento l'immersione in qualcosa di freddo lo aiutava molto.
Si rilassò restando a mollo in acqua chiudendo gli occhi per godersi la sensazione, ma l'immagine di odio della bambina non voleva andarsene dalla sua testa. Non era insolito che gli altri lo odiassero perché aveva ucciso i loro cari infettati dalla piaga, anche se questi avrebbero potuto ucciderli a loro volta.

Mentre ci pensava su, iniziò a chiedersi di come doveva essere il loro rapporto della bambina con sua madre, sicuramente molto forte da come era preoccupata per lei. A quel pensiero non poté che ritornargli in mente il rapporto con la sua madre biologica e l'ultima volta che l'aveva vista.

Il suo volto rigato di lacrime, non di tristezza ma rabbia. Rabbia nei suoi confronti, mentre lo lasciava appeso ancora in fasce al ramo di un'albero spoglio e contorto. C'era la luna piena ed era di un colore rosso sangue, le labbra di sua madre che pronunciavano un qualcosa di incomprensibile.
Mentre i suoi capelli biondo chiarissimi venivano oscillati dal vento, lo malediva con ogni singola fibra della sua anima.

Riaprì gli occhi quando sentì qualcosa vicino a lui. Si trattava di un'altro corvo meccanico appollaiato sul bordo in legno della vasca.

«Ho ricevuto il rapporto della ronda. Ottimo lavoro!»

-La ringrazio Vicario Evereth- rispose soltanto, guardando il corvo meccanico come se si stesse aspettando una domanda, per lo più la solita. Sapere come si sentiva dopo aver posto fine ad una vita.

-Gradirei che non mi faccia quella domanda!- rispose subito per poi restare soprappensiero per qualche secondo -Per caso c'è una chiesa da queste parti?-

«Si c'è ne sono in città»

-Può darmi il posto della più vicina-

«Dovrebbe essere segnata sulla mappa, che ti ha dato Blossom»

-La ringrazio. Le auguro una buona notte- disse infine immergendosi di più nell'acqua.

«Buona notte anche a te. E ricordati che tra due giorni ti voglio qui puntuale per la riunione. Altrimenti mando Blossom a prenderti» Valtur ringhiò appena, non gli dava per niente di partecipare alla riunione, ma non aveva scelta.






Note dell'autore

Finalmente in questo capitolo diamo uno sguardo ad una persona infetta dalla tanto citata Piaga delle spine, ed ecco perché si chiama così. E anche cosa comporta esserne infettati.

Vediamo anche la capacità di combattimento di Valtur nell'affrontare gli infetti. Il Mezzelfo se la cava anche quando arrivano gli altri. Ma nonostante tutto vediamo che anche se è dedito al suo dovere per far in modo che la Piaga non si diffonda, non trova facile uccidere ciò che un tempo erano persone.

Inoltre scopriamo che il protagonista è stato abbandonato dalla propria madre in fasce, che lo ha lasciato appeso ad un'albero. Questo spiega anche perché odia tanto gli elfi.
Ringrazio anche solo chi ha letto il capitolo e ci vediamo al prossimo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
La confessione



Evereth smise di parlare al microfono per comunicare con il corvo meccanico. Al suo fianco Blossom lo osservava senza indossare la maschera, vedendolo alzarsi e andava alla finestra.

-A parte l'infetta abbattuta da Valtur, ci sono stati altri casi?-

-No, anche se non so se sia una bene o no- l'uomo annuì, non sapere il numero esatto era davvero snervante, anche dal fatto che non avevano idea di quanto quella situazione sarebbe andata avanti. Avrebbero potuto continuare così anche per mesi fino ad essere costretti a bruciare l'intera città.

"Sarebbe l'ultima cosa che vogliamo fare" sospirò prendendo una bottiglia di vino da sotto la scrivania e versandone il contenuto in un bicchiere.

-Gradisci?- a quella richiesta la Minotaura scosse la testa.

-Sai che non mi piace bere in servizio- si aspettava questa risposta da lei, dopotutto era sempre stata una persona seria e diligente che sapeva cacciare via le emozioni quando necessario. Ed era anche ciò che più l'attirava di lei.

-Mi chiedo solo...secondo te è un bene far partecipare Valtur alla riunione?- ecco la fatidica domanda. 
A Blossom non piaceva tanto l'idea che il Mezzelfo prendesse parte alla riunione non tanto perché non si fidasse di lui, ma aveva il timore che l'odio di lui per gli elfi sarebbe potuto sfociare in un'attacco fisico.

Se così fosse stato i rapporti con gli elfi sarebbero peggiorati, anche se i loro rapporti con gli umani non erano mai stati dei migliori. Di certo però non voleva rischiare una guerra diplomatica con loro, non avevano tempo per occuparsi sia degli elfi che della piaga.

-Il suo odio nei loro confronti è giustificato- rispose facendo ondeggiare il vino nel bicchiere.

-Anche se fosse, se fa un passo falso ci potremmo rimettere tutti!- disse seria, lui annuì poggiando il bicchiere sulla scrivania e avvicinandosi.

-Sono sicuro che saprà trattenersi. E poi in caso puoi fermarlo tu- sorrise guardandola negli occhi, lei sospirò annuendo.

-Allora io vado- prima che la Minotaura potesse muoversi, le mani di Evereth si serrarono sui suoi fianchi facendola sobbalzare. I loro occhi si incrociarono, mentre avvicinava il viso al suo.

-Sicura che non vuoi restare?- gli domandò respirando sulle sue labbra, lei spostò il volto per non guardarlo negli occhi.

-Non so se dovremmo- ammise lei trattenendo il fiato quando sentì le sue labbra sfiorarle la pelle del collo esposta, delicatamente le fece girare il volto baciandola. 

In quel momento voleva solo Blossom stretta tra le sue braccia mentre la coccolava e la riempiva di amore per tutta la sera. Strette le mai ai suoi fianchi facendola sedere sulla scrivania continuando il bacio, in risposta lei portò le mani tra i suoi capelli ricambiandolo.


Quella mattina Valtur si svegliò di buon ora ed era già in strada, passeggiare per quelle strade affollate e strette non gli piaceva molto. Erano troppo soffocanti per lui, che preferiva gli spazi aperti e incontaminati.
Intorno tutti si giravano dall'altra parte quando passava, certo avrebbe potuto passare dai tetti per non essere visto da troppi occhi indiscreti, ma avrebbe potuto attirare troppa attenzione di giorno. 

"A proposito che scusa avranno usato per nascondere gli incidenti degli infetti?" Si chiese soprappensiero, non badando alla strada ed andando a scontrarsi contro un'altra persona.

-Scusa colpa mia- rispose subito riprendendo a camminare, ma a quanto pareva quella persona non era della stessa opinione.

-Fermò lì, stupido popolano- il Mezzelfo si voltò facendo un lieve ringhio davanti agli abiti indossati dalla persona con cui si era appena scontrato, di colore verde e oro. 
I colori degli elfi alti, infatti appena la figura abbassò il cappuccio rivelando di essere un'elfa. Proprio l'ultima creatura che l'albino avrebbe voluto incontrare.

-Dovresti inginocchiarti e chiedere umilmente scusa!- affermò la femmina di elfo, aveva dei lunghi capelli biondi legati in una coda alta, come il resto della sua specie era molto bella con dei magnetici occhi oro e lunghe orecchie a punta che sbucavano ai lati dei capelli.

-Mi sono già scusato- gli elfi erano tutti altezzosi, ma dalla spada e la leggera armatura che copriva le forme del suo corpo, doveva trattarsi di una guerriera. E ciò la rendeva ancora più cocciuta e permalosa.

-Tipico di voi barbari, mancate di umiltà! Dovresti toglierti la maschera e chiedermi scusa a viso aperto, sporco Corvo- l'appellativo "Corvo" era un nomignolo che usavano per chiamare gli Inquisitori, forse datogli per via delle maschere che indossavano. 

Quella tizia non gli stava andando giù per niente. Aveva chiesto scusa quando si era scontrato accidentalmente e lei lo trattava così, in quel momento avrebbe voluto ripagarla con un pugno in faccia.

Ma si trattenne perché aveva altro da fare e non voleva attirare l'attenzione delle persone, così stringendo i denti si girò riprendendo a camminare ignorandola.

-Dove credi di andare?- allungando il braccio l'elfa gli afferrò la spalla, ma fu un grosso errore. In risposta gli afferrò il polso per poi fargli lo sgambetto, facendola cadere di faccia contro il terreno. 
Fu un'azione totalmente istintiva, anche se non gli era dispiaciuto vederla a terra dolorante. Ma temendo che la cosa potesse complicarsi di più e per non creare ulteriori problemi preferì dileguarsi subito. Anche se era certo che questo non avrebbe giovato alla riunione imminente.

Seguendo la mappa arrivò alla sua destinazione: una chiesa. Una delle tante che vi erano in città. Senza indugiare oltre vi entrò dentro, sentendo l'odore delle candele di cera accese.
Si avvicinò ad esse accendendone una e portando le mani davanti al volto per dire una preghiera. 

Rimase fermo per qualche istante con le mani unite quando si sentì osservato. Voltandosi trovò un prete che lo guardava, ma non con la paura negli occhi, quanto più con stupore. Non doveva aver visto molti Inquisitori entrare lì dentro.

-Salve Padre- saluto con un inchino del capo.

-Salve figliolo, cosa porta un Inquisitore qui?- 

-Vorrei confessarmi- rispose Valtur, senza aggiungere altro. Il prete lo guardò per qualche istante per poi fargli segno di accomodarsi nel confessionale.


Le mani nere di Ederis si posarono sui due tipi di metallo grezzo. Il giovane prese un profondo respiro per concentrarsi mentre i metalli iniziavano ad assumere una consistenza liquida, l'Alchimista unì le mani fondendoli insieme in uno solo.
Dopo di che iniziò a plasmarlo, il metallo seguiva perfettamente i movimenti delle sue mani e la forma che lui voleva dargli: un'elmo da cavaliere.

Finito di plasmare prese un secchio bagnando il metallo con un misto di acqua fredda e olio. Esaminò più da vicino il suo operato per poi annuire. Quando il lavoro lo soddisfo mise la testa sopra al resto del corpo del costrutto appena creato.

-Niente male- Ederis sobbalzò vedendo Nerissa che molto vicina stava osservando il suo lavoro. Non ricordava che fosse nella stanza, era entrata così silenziosamente che non l'aveva nemmeno sentita.

-Da quanto sei qui?- chiese rosso per la reazione che aveva appena fatto.

-Da un po. Davvero ben fatto, sopratutto le rifiniture!- si complimentò guardando i dettagli sulla corazza di ferro. Trovava incredibile che con la sola forza del pensiero riuscissero a plasmare materiali con tanta precisione e rifinitura.

-Grazie...anche se non sono così bravo- sospirò andando allo scaffale per prendere il pezzo più importante, il cristallo magico che avrebbe animato il Golem. Sapeva di non essere uno dei più bravi Alchimisti di Nidolan, anzi le sue abilità erano piuttosto nella media.

-Dovresti essere più sicuro. Non è da tutti avere una capacità innata come questa- le parole della Seimpyr lo fecero arrossire, non gli capitava spesso di ricevere complimenti e non gli dispiacevano per niente sopratutto se fatti da una ragazza carina.

-Grazie- lei gli sorrise riprendendo ad annotare qualcosa sul tacuino che si portava dietro.
Sapeva che gli Scribi si occupavano dello studio dell'epidemia, ma una parte di lui si stava chiedendo di pura curiosità che cosa avesse annotato sopra quelle pagine.

-Sei curioso di sapere cosa sto scrivendo?- distolse subito lo sguardo altrove -Tranquillo, non sei il primo che si fa questa domanda- sorrise mostrando lievemente i canini, ereditati dal suo genitore vampiro.
Passarono qualche minuto in silenzio, quando finalmente Ederis si convinse a parlare.

-Voi Scribi, vi occupate di studiare la malattia giusto?- la corvina annuì.

-Come si può contrarre di preciso?- lei chiuse il taquino rimettendolo al suo posto allacciato alla cintura.

-Beh presumibilmente si può contrarre per via aerea. Ma questa è un'ipotesi che dopo più di un secolo non ha trovato conferma, sulla trasmissione iniziale siamo ancora incerti- ammise per poi continuare -Tuttavia un soggetto infetto può contagiare un'altro sano, tramite una ferite provocata dalle spine o dal contatto col sangue infetto-

-Non avete trovato una cura?-

-No sfortunatamente. L'unica cosa davvero efficace contro di loro è il fuoco!- rispose abbassando lo sguardo, in quanto Scriba Nerissa non era propriamente portata per il combattimento, questo era compito della divisione armata. 
Lei si occupava dei resti, ma il dover uccidere quello che un tempo era un'essere vivente sano usando il fuoco, lei non aveva mai fatto una cosa simile.


Valtur entrò nel confessionale inginocchiandosi davanti alla parete divisoria che lo separava dal prete che lo avrebbe confessato.

-Perdonatimi padre. Immagino che sia insolito che un'Inquisitore chieda di essere confessato- 

-Sono qui per questo figliolo. Ma prima perché vuoi confessarti?- domandò l'uomo stringendo il rosario.

-Credo per chiedere perdono. Per i peccati che ho commesso!-

-Il perdono può essere trovato....sebbene tu ti sia macchiato di molti peccati, almeno dalle azioni che ho potuto udire su di voi!- anche se non voleva ammetterlo aveva un po' di paura nei conforti degli Inquisitori.

-Non posso darvi torto. So bene che molti vedono in noi solo dei violenti piromani che si nascondono dietro ad una missione- il Mezzelfo alzò lo sguardo sull'ombra della figura dietro al divisorio, era certo che lui pensasse una cosa simile come tutti gli altri.

-Mi dica padre, ha mai incontrato di persona, un'infetto colpito dalla piaga?- lui strinse il rosario scuotendo la testa.

-No-

-Allora è fortunato....io ne ho visti molti e posso dirvi che costoro non erano più umani- si fermò un momento leccandosi le labbra per umidificarle -Quelli che avevo davanti avevano perso completamente la loro umanità! Erano solo mostri che avrebbero contagiato altri innocenti se non li avessi fermati!-

-Anche se dici così, dal tuo tono sembra che provi rimorso- notò il prete, mentre l'albino intrecciava le dita delle mani.

-Non le mentirò. Ogni volta che ne bruciavo uno, ne salvo almeno altri dieci....ma non ho mai tratto alcun piacere nel farlo! Perché alla fine siamo noi ad essere lì mentre esalano l'ultimo respiro. Ricordandoci che in origine erano persone come noi!- 

-Sembra che ciò metta alla prova la tua fede- affermò, mentre l'altro alzava la testa guardando la figura del prete. 

-Fede....io credo nel fuoco che purifica padre- rispose lui alzando la testa, Valtur era una persona che credeva nel suo compito e nel fuoco che poteva ed era necessario per spazzare via la piaga. Ma non sapeva bene nemmeno lui se la sua fosse una convinzione e la sua personale fede.





Note dell'autore

Bene a quanto pare vediamo che Evereth e Blossom se la intendono molto e anche in maniera intima. Ma su loro due credo che approfondirò la loro storia più avanti.

Qui facciamo anche la conoscenza di un membro del popolo degli elfi per la precisione gli Elfi alti come li chiamano alcuni. Di certo l'elfa si è scontrata con la persona sbagliata e poi Valtur non ama le persone con quel carattere. Anche se questo non so quanto possa aver influenzato i rapporti alla riunione che dovrebbe iniziare a breve.

Intanto anche Nerissa ed Ederis si mettono a chiacchierare e scopriamo anche come si può contrarre la Piaga da un paziente infetto.
Infine Valtur decide di confessarsi, scoprendo che non è del tutto insensibile a ciò che fa e che ha anche un lato del carattere che prova rimorso per le sue azioni anche se erano necessarie.

Ringrazio anche solo chi legge e ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Richiesta di aiuto



Il governatore Yorn stava seduto alla sua scrivania ad occuparsi delle scartoffie. La maggior parte dei quali riguardavano i rapporti degli Infetti dalla piaga nella sua città. 
Il nano si portò la mano alla testa calva come a lucidarla nervosamente, tutto ciò che stava passando era assurdo, neanche i suoi predecessori avevano dovuto affrontare una cosa del genere.

"Altri infetti, maledizione!" Pensò lanciando i fogli sulla scrivania, lasciando andare il peso sullo schienale della poltrona. Dovette fare un respiro profondo per cercare di calmare l'agitazione che iniziava a passare in tutto il suo corpo.

Erano passate qualche settimana da quando aveva chiesto aiuto agli Inquisitori, per risolvere il problema della Piaga prima che dilagasse sempre di più nella sua città. Sopratutto perché sapeva che più era grande il luogo del focolaio dell'infezione e più vittime ci possono essere.

-Mi chiedo se ho fatto davvero bene a chiamarli?!- scosse la testa passandosi la mano sulla folta barba castana. Anche se non li avesse chiamati sapeva che sarebbero venuti da soli a conoscenza dell'infezione nella sua città.

Un bussare alla porta lo fece riscuotere dai suoi stessi pensieri, chiedendosi chi fosse a disturbarlo.

-Chi è?-

-Il duca Kruagag- rispose dietro alla porta con un grugnito.

-Entrate- gli disse il governatore facendolo accomodare. Il duca entrò con passò deciso con in mano il suo bastone da passeggio placcato in argento con il manico a forma di cinghiale.
Del duca saltava subito all'occhio il fatto che non fosse umano, ma un Suiham una specie di suinidi antropomorfi. Infatti il suo volto era quello di un cinghiale dal manto marrone scuro con delle zanne ricurve che gli uscivano dalla mascella inferiore e una zazzera sulla testa di colore verdastro.

-Grazie per avermi ricevuto Governatore- disse grugnando con un lieve inchino spostandosi il lungo mantello in pelliccia che indossava, insieme agli abiti eleganti e molto costosi.

-Posso fare qualcosa per voi, duca?-

-Volevo solo informarvi che abbiamo trovato una scusa per l'infetta della notte scorsa- il nano sembrò essere sollevato da ciò, ma era sicuro che presto i cittadini avrebbero iniziato a fare domande. A questo ritmo temeva che sarebbe potuto scoppiare il panico in città. 
Yorn scese dalla sedia camminando lungo la stanza a lunghe falcate, per quanto le sue gambe corte potessero permettergli pensando sul da farsi. Il duca nel mentre lustrava con l'alito alcuni dei gioielli d'oro che portava.

-I cittadini sono agitati. Gli Inquisitori vagano per le strade liberamente- 

-Lo so Kruagag- sospirò, la fama degli Inquisitori li precedeva ovunque e quando arrivavano era segno che la piaga era alle porte. Questo lo sapevano tutti quanti.

-Credo sia stato un'errore chiamarli- disse infine il Suiham cinghiale.

-Ne sarebbero venuti a conoscenza comunque. La loro rete di informazioni è molto vasta!-

-Avremmo potuto usare i Golem  per occuparci degli infetti. Inoltre non credo sia una buona idea coinvolgerli nella riunione con gli elfi- continuò il duca, ma Yorn non era proprio in vena di parlare di ciò.

-Stiamo parlando della Piaga delle spine, Kruagag. Chi meglio di loro può saperne di più di noi!- il Governatore non li stava certo difendendo. Non si fidava di loro, ma doveva ammettere che erano i soli che sapevano gestire la Piaga anche se in modo brutale.
Il duca rimase in silenzio mentre le sue narici si aprivano per respirare, alla fine prese dalla tasca interna della giacca il suo orologio da taschino in oro, guardando l'orario.

-Capisco...vogliate scusarmi, ma devo controllare come va la costruzione dei Golem- 

-Certo duca Kruagag- il Suiham fece un'inchino uscendo dallo studio, emettendo un grugnito di disapprovazione. Non approvava per niente che quegli Inquisitori circolassero liberi nella sua città.


Aprì gli occhi sentendo una piacevole sensazione di morbidezza e appagamento, dopo la notte di passione passata. Blossom si rigirò nel grande letto trovando l'altra parte vuota. Da una parte si sentiva felice ma dall'altro non credeva che quella relazione fosse idonea, lui era un Vicario e lei un membro della sua scorta. Anche se le relazioni tra gli Inquisitori non erano vietate dal loro ordine.
Certo si conoscevano da anni, ma aveva paura che ciò li avrebbe distratto dai loro compiti, anche se nonostante questo lei lo avrebbe protetto fino alla morte.

Si mise seduta coprendosi con il lenzuolo iniziando a cercare il resto della sua uniforme. Le sue orecchie ruotarono come radar sentendo il suono di passi che si avvicinava da dietro la porta della stanza.
Subito si mise in piedi legandosi il lenzuolo per coprirsi, prendendo la sua frusta nera poggiata sul comodino vicino al letto. Stringendo di più la presa sul manico sentendo i passi che si facevano più vicini, pronta a tutto.

La porta si aprì mostrando la figura del Vicario a torso nudo con addosso solo i pantaloni e con in mano un vassoio con sopra due tazze fumanti.

-Spero di non averti svegliato- rispose incurante della posa armata che aveva assunto, anche se in realtà la trovava tremendamente attraente. La Minotaura sospirò scuotendo la testa, sedendosi sul letto, dopotutto chi poteva essere se non lui alla fine.

-Ti ho portato del caffè- le porse una delle tazze che lei accetto volentieri sfiorando la sua mano quando la prese arrossendo appena. Lui la trovava adorabile quando arrossiva.
Per poi sedersi vicino a lei bevendo la sua tazza di caffè, rimasero in silenzio per qualche minuto. Eppure guardando Blossom era certa che qualcosa lo stesse facendo riflettere vista la ruga sulla sua fronte che appariva quando era nervoso.

-Cosa ti turba?- chiese lei poggiando la tazza sul materasso. Lui annuì emettendo un breve sospiro.

-A quanto pare la riunione di domani è stata posticipata a qualche giorno-

-Come mai?- chiese lei perplessa.

-Sembra che il rappresentante degli elfi non si senta sicuro di partecipare. Ma non so se sia perché la piaga stia dilagando anche qui o per pura superbia?- sapeva bene che gli elfi alti erano superbi e molto altezzosi, ragionarci non era per niente facile.

-Inoltre ho ricevuto una chiamata da parte di una mia vecchia conoscenza in città: Lady Rowanne-

-Per cosa?- chiese non riuscendo a trattenere una punta di rabbia nella voce.

-Mi ha chiesto aiuto per un problema. Crede che uno o più infetti stiano prendendo di mira la sua villa- rispose lui.

-Solo la sua Villa?- 

-Si da quello che mi ha detto lei- rispose alzando le spalle.

-È per questo che c'è la tua arma?- indicando lo spadone appoggiato alla parete, dopotutto prima di essere un Vicario era stato un Purificatore anche lui, quindi sapeva come combattere. Ma il castano scosse la testa accarezzandole il volto.

-Gli ho detto che avrei mandato qualcuno dei nostri miglior Inquisitori presenti. Pensavo che Valtur sia adatto a questo ruolo- lei annuì arrossendo per non guardarlo mentre lui avvicinò il suo volto alle sue labbra, ma lei lo bloccò con la mano davanti al volto alzandosi di colpo.

-Allora perché non lo informi!- gli disse seria prendendo i suoi vestiti incominciando a vestirsi, lui a quella reazione sorrise alzandosi e stringendola da dietro.

-Gli ho già inviato un messaggio per informarlo. E non c'è bisogno di essere gelosa- gli disse baciandole l'orecchio, in risposta lei gli pestò forte il piede facendolo gemere di dolore.


Dopo essersi confesso il Mezzelfo era salito su uno dei tetti, voleva fare una passeggiata ma non voleva passare per quelle strade. Anche se in parte si sentiva meglio per aver parlato con qualcuno, il perdono non era facile da ottenere quando sei odiato da tutti. 
Sapeva che gli altri incolpavano loro per la morte dei loro cari invece che la Piaga, ma forse era perché speravano che ci fosse una cura per farli tornare normali. E forse era ciò che speravano di trovare anche loro.

"Avrà mai una fine tutto ciò?" Si chiedeva spesso dopo aver ucciso un infetto, la possibilità che tutto finisse e si potesse tornare ad una vita abbastanza normale. Forse alla fine era quello che sperava anche lui.

Fece per passare ad un'altro tetto, sentendo il suono dell'aria che veniva tagliata, istintivamente alzò la mano di scatto prendendo al volo un pugnale. Intorno al manico vi era legato un messaggio con sulla cera usata per chiuderlo un simbolo: un gufo che stringeva un pugnale a doppia lama tra gli artigli.

-Le Ombre- ruppe il sigillo tirando fuori il messaggio iniziando a leggerlo.


«Buongiorno Valtur, ti scrivo per informarti che la riunione è stata posticipata a qualche giorno, ma tu farai comunque parte della mia scorta quel giorno! Quindi ti farò sapere il nuovo giorno.
Ma parlando di cose più importanti, ho bisogno che ti rechi da una mia vecchia conoscenza in città: Lady Rowanne.
Sembra che possa avere un problema con la piaga e ha richiesto il nostro aiuto. Ovviamente ti spiegherà lei tutti i dettagli. Una carrozza verrà a prenderti al tuo alloggio.
Buona fortuna.» 


Dopo aver letto il messaggio lo accartocciò, tirando fuori dalla manica un fiammifero accendendo mentre lo estraeva dando fuoco al messaggio per non lasciare tracce.

Tornò subito alla taverna in cui pernottava vedendo davanti ad essa una carrozza. Come un ragno si lasciò scivolare giù dal tetto aggrappandosi alle finestre fino ad arrivare a terra. Appena giù il cocchiere lo guardò chiedendogli.

-Il signor Valtur Uuner? Mi è stato affidato il compito di scortarvi alla magione di Lady Rowanne- l'albino lo guardò annuendo mentre lo sportello della carrozza si apriva per farlo salire.
Appena fu sopra notò che dentro c'erano  anche altri due Inquisitori, evidentemente il Vicario aveva deciso di affiancarli a lui. Appena si mise seduto la carrozza poté partire. I tre si guardarono a vicenda senza dire una sola parola. Fu proprio l'Inquisitore a sinistra a spezzare il silenzio.

-Credo sia il caso di presentarci. Io sono Garren- disse togliendosi la maschera. Era un uomo di trent'anni dai capelli medio corti neri con le punte di un'insolito colore verde lime, occhi ambrati che si abbinavano alla carnagione color cioccolato e labbra leggermente carnose.
Anche l'altro si tolse la maschera, era una donna dalla carnagione chiara con lunghi capelli rosso scuro legati in una treccia a sfera dietro alla testa e occhi marrone scuro, sul mento svettava una piccola cicatrice da bruciatura.

-Janet- anche il Mezzelfo si tolse la maschera per cortesia nei confronti dei suoi compagni.

-Valtur- 

-Si lo sappiamo, il Vicario ci ha detto che ti avremmo affiancato in questo incarico- disse subito la rossa.

-Voi sapete qualcosa di questa Lady Rowanne?- chiese l'albino incrociando le braccia, ma i due scossero la testa.

-L'unica cosa che sappiamo è che si tratta di una maga di nobili origini e vecchia conoscenza del Vicario-

-Capiremo che genere di persona sia e cosa sta succedendo quando arriveremo!- affermò Janet e anche il Mezzelfo si ritrovò d'accordo con lei.
La carrozza li portò a destinazione fermandosi davanti alla sontuosa magione che si trovava nella parte interna della città. 

-È normale che tutte le abitazioni nella zona centrale siano così enormi?- domando Garren alzando la testa.

-Parliamo di nobili. Quindi direi di sì- rispose Valtur, se avevi soldi e potere potevi permettersi molte cose, anche se lui  non se ne era mai interessato più di tanto. La loro compagna gli fece cenno di tacere indicando la figura di una cameriera che uscita dalla porta con fare meccanico.
Ad un'attento sguardo capirono di non trovarsi davanti ad una persona viva, ma ad un'altro Golem. Solo che questo aveva le fattezze di una donna vestita con un'apposita abito da cameriera, con volto che sembrava una maschera di cera con solo i fori per gli occhi. 

Il costrutto allungò il braccio per fargli cenno di seguirla. I tre senza dire niente fecero come diceva.

"Non credevo che un potessero eseguire anche compiti simili" si ritrovò a pensare l'albino, sapeva che i costrutti di Nidolan erano ad un altissimo livello ma non credeva fino a quel livello.
Li condusse lungo la magione che era arredata in stile vittoriano, molto raffinato e con il bianco come colore predominante. Arrivati ad una porta la cameriera la aprì facendo un inchino per dirgli di accomodarsi.
Appena entrarono i tre vennero letteralmente circondati, da un'esercito soffice e morbido come una nuvola.




Note dell'autore

Qui facciamo la conoscenza di nuovi personaggi tra cui il Governato della città il nano Yorm e del duca non che rappresentante della razza Suiham: Kruagag, che a quanto pare non sopporta avere gli Inquisitori in città.
Poi vediamo che Evereth ha ricevuto una richiesta di aiuto da una sua vecchia conoscenza e che Blossom sembra piuttosto gelosa di ciò.

Infine vediamo altri due nuovi volti degli Inquisitori che affiancheranno il protagonista ad una missione, affidatagli dal Vicario che riguarda una sua vecchia conoscenza.

Chissà che genere di persona sarà questa Lady Rowanne? E cosa li avrà mai circondati? Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Ringrazio anche solo chi legge il capitolo e a presto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
Madre e figlia


Di certo non si sarebbero aspettati una volta varcata la porta di essere circondati, o meglio non era insolito per loro essere accerchiati dagli Infetti. Ma non gli era mai capitato da dei Pecarhin. 

Quelle docili creature pecorine avevano un muso più affusolato, con dei grandi occhi dolci e delle piccole corna ai lati della testa. La loro lana vaporosa e soffice poteva variare dal colore crema al nocciola e lavanda. Di certo erano creature molto carine e coccolose alla sola vista.

Nella stanza ce ne saranno stati almeno trenta esemplari, che si guardavano intorno masticando l'arredamento e i cuscino dei divani. Subito iniziarono a chiedersi se avessero sbagliato stanza e il costrutto li avesse portato in una specie di stalla di lusso.

-Ben arrivati, vi stavo aspettando- disse una donna seduta su una poltrona intenta ad accarezzare uno dei soffici animali.

-Lady Rowanne?- la donna annuì.

-Prego accomodatevi- disse cordiale continuando ad accarezzare il Pecarhin. I tre si fecero strada tra le soffici creature sedendosi sui divani della stanza.

-Ha un bel gregge- ammise Garren, facendo sorridere la donna, un sorriso ammaliante e sensuale proprio come chi gli stava davanti. 
Rowanne era una donna matura ma molto attraente dalle forme generose strette in un lungo vestito dai toni blu scuro e argento, con una profonda scollatura. 
La sua bellezza era tale da togliere il fiato con il suo viso di porcellana, incorniciato da lunghi capelli color ossidiana e un paio di occhi azzurri come il mare. Le labbra leggermente carnose presentavano un neo sotto al labbro a destra.

-Grazie. Se volete sentitevi liberi di togliervi le maschere- Garren e Janet chinarono il capo per ringraziare prima di rimuoversi le maschere dal volto. Solo Valtur preferì non farlo.

-Grazie ma preferisco tenerla!- la donna fece un sorriso guardandolo, i suoi occhi avevano di certo un che di magnetico.

-Tu devi essere il "Corvo Bianco" di cui Evereth mi ha parlato!- lui annuì, anche se non aveva mai capito se ad affibbiargli quel soprannome, fosse stato un'altro membro dell'ordine degli Inquisitori o un civile.

-Conosce da molto il Vicario?- domandò mentre un Pecarhin poggiava la testa sulle sue ginocchia come a chiedergli delle carezze, ma appena il mammifero sentì il suo sguardo fece un verso staccandosi spaventato.

-È un vecchio amico. Ma non di quel tipo....se è ciò che state pensando!- disse lei con voce leggermente tagliente mantenendo il sorriso. Alzando la mano fece levitare alcune tazze piene di te, porgendole ai suoi ospiti. 
Valtur essendo in parte un'elfo poteva vedere cose che gli altri non vedevano ad occhio nudo, tra cui l'essenza magica che una persona o una creatura possedeva. 

"Di certo è una maga potente" pensò vedendo che quella della donna era molto più evidente e levigata rispetto di quella dei suoi compagni che sembrava più grezza.

-Immagino che vogliate sapere perché ho chiesto il vostro intervento?- 

-Per la piaga sicuramente- rispose il Mezzelfo, lei annuì portandosi una ciocca di capelli che le era finita davanti al volto dietro all'orecchio. Tra i tre lui gli sembrava quello più forte e osservando la sua essenza magica poteva capire che era il più portato per la magia.
Se un'Inquisitore si dimostrava portato nelle arti magiche, gli venivano insegnati alcuni incantesimi di base, principalmente di fuoco e in alcuni casi di ghiaccio.

-Prego seguitemi- disse alzandosi elegantemente e uscendo dalla stanza scostando appena il suo gregge con i tre al seguito, subito dopo essere usciti, chiuse la porta a chiave sigillandola con dei pesanti blocchi meccanici.

-Gli attacchi sono avvenuti vicino alle stalle dove tengo i miei cuccioli. Molti dei miei Pecarhin sono stati massacrati e anche una delle mie cameriere è stata contagiata- 

-Mi dispiace- disse Janet abbassando il capo.

-Ho bruciato personalmente l'infetto e tutti quelli che aveva infettato. Ma gli attacchi sono continuati...così ho mandato via la servitù, per tenerli al sicuro- spiegò capendo perché la cameriera era un Golem, eppure dai suoi occhi si potevano leggere la tristezza e il senso di colpa. 

Valtur non aveva avuto molte interazioni con la gente nobile, ma la maggior parte che aveva conosciuto era menefreghista verso gli altri e si interessava solo di se stessa. Rowanne invece le sembrava diversa, una di quelle rare persone nobili che si preoccupa del benessere di chi li serviva.


Li condusse fuori dalla villa, sul retro vi era l'area dedicata alle stalle per i Pecarhin. Una zona con un grandissimo prato adatto perché gli animali potessero pascolare liberamente, con erba fresca e totalmente fuori dalla portata dei fumi delle ciminiere.

-È qui che sono avvenuti gli attacchi?-

-Si, i miei piccoli sono animali docili, non potevano molto- ammise portandosi una mano al volto.
Valtur in quel momento si tolse la maschera dal volto prendendo una grande boccata d'aria e gustandola a pieno. Era da quando era arrivato che non sentiva un'aria così pura e pulita al contrario di quella che girava in città.

Sentendosi però subito osservato intensamente dalla donna, non capendo se fosse interesse per le sue evidenti origini o qualcos'altro.

-L'infetto che avete ucciso, presentava spine su tutto il corpo?- chiese cercando di ignorare lo sguardo.

-No, solo su alcune parti- questo voleva dire che era un mutato parzialmente, ma da come aveva descritto le aggressioni doveva aver perso la ragione.

-Per caso siete riuscita a vedere l'altro?- chiese il moro guardando i segni provocati dal fuoco. La nobile maga scosse il capo.

-No, ma la cameriera che è stata attaccata prima di morire, mi ha detto che si trattava di un'animale- gli animali contagiati dalla piaga potevano essere anche più pericolosi delle persone, visto che indipendentemente dalla specie potevano essere più agili o forti.

-Faremo la ronda per stanarlo. Ma è meglio che tenga i suoi animaletti al sicuro!- le raccomandò l'albino.

-I restanti sessanta capi sono tenuti in stanze con porte pesanti e sprangate. Non mi preoccupo- ammise incrociando le braccia sotto al seno.

-Come mai ne ha così tanti?- chiese Garren rivelando una natura curiosa.

-Produzione tessile, sopratutto in lana di Pecarhin-

-Credevo che la città prosperasse con i Costrutti- disse Janet confusa.

-Si, ho anche una o due fabbriche di costruzione dei Golem. Ma faccio sopratutto commercio di tessuti e produzione di abiti- spiegò lei continuando a guardare l'albino che iniziò a chiedersi seriamente se non ci stesse provando con lui.

-Vuole dirmi qualcosa?- chiese infine stanco di essere guardato, non che la donna non fosse attraente anzi anche lui ne era rimasto piuttosto colpito. Ma non era di certo il tipo che ci provava con qualcuno solo per uno sguardo ricevuto, sopratutto se non attirava il suo interesse.

-Scusami stavo solo pensando che forse tu e mia figlia siete simili- ammise lei portandosi la mano alla guancia.

-Figlia?- in quel momento un nitrito giunse alle loro spalle. Appena si voltarono videro un grosso stallone nero con la folta chioma rossa e sei zampe con gli zoccoli rossi. 
Si trattava di uno Slepnir, uno dei destrieri più forti e veloci nonché molto richiesti e costosi tanto che solo un nobile poteva permettersene uno.

In groppa a quel possente stallone c'era una ragazza sui venticinque anni o poco più, dal fisico prestante dalle curve generose come la madre. Con cui aveva in comune il colore dei capelli solo che le sue punte erano bianche, li teneva tirati tutti sul lato sinistro e legati in tante trecce così da lasciare scoperta la parte destra.
Sulla quale presentava un corno di colore azzurro lo stesso della sua carnagione.

A vederla più che un'essere umana sembrava una Oni, una specie delle terre orientali fisicamente molto forti e resistenti, famosi per le loro abilità con le spade e la padronanza delle magia.

-Lasciate che vi presenti. Questa è mia figlia Brunilde- la presentò sua madre mentre scendeva dal suo destriero, mettendosi a guardare i nuovi arrivati incrociando i suoi occhi neri con quelli dell'albino.

-Così voi saresti gli Inquisitori....non mi sembrate dei preti!- rispose storcendo le labbra.

-Questo perché non lo siamo. Non facciamo parte della Chiesa!- rispose secco il Mezzelfo. 
Ed era vero, gli Inquisitori nonostante il nome non sottostavano alla Chiesa, ma agivano indipendentemente senza essere vincolati o avere legami con essa.
I due continuarono a guardarsi, come due combattenti che cercano di trovare un punto debole nell'altro per vincere un combattimento.

-Tu saresti?-

-Valtur Uuner- ad una prima occhiata Brunilde credeva che si trattava di un elfo, ma guardandolo meglio non era così.

-Sei un mezzo sangue?-

-Proprio come te!- rispose beccandosi un'occhiata di fuoco dalla ragazza, continuando a guardarsi in cagnesco.


-Va bene, abbassiamo le tensioni- disse subito Rowanne mettendosi tra i due percependo l'aria ostile che rivaleggiava. 
La donna pensava che essendo entrambi dei mezzi sangue potessero andare d'accordo, ma sembrava che i loro caratteri si scontrassero come delle biglie che veniva lanciante l'una contro l'altra.

"Forse mi sbagliavo" pensò storcendo le labbra.

-Lady Rowanne, inizieremo la perlustrazione tra un paio di ore- la informò lui, guardando la donna.

-Per la vostra sicurezza è il caso che vi chiudiate in camera-

-Cosa perché dovr...- iniziò Brunilde ma sua madre le tappo prontamente la bocca con la mano.

-Certamente, tra qualche ora verrà servita la cena. Sarei felice che vi uniste a noi-

-Ne saremo onorati- rispose Garren facendo annuire anche gli altri due. Intanto lo Sleipnir su cui era arrivata la ragazza trotterellò verso il Mezzelfo portando il muso per annusarlo. Ma non appena Valtur alzò la mano per accarezzarlo l'animale nitrì impennandosi sulle zampe posteriori ed indietreggiare da lui.
Subito la mezza-Oni si avvicinò al suo destriero prendendolo per le redini per tenerlo buono, stupendosi della sua reazione.


Per la cena la padrona di casa gli aveva messo a disposizione un'intera stanza adibita ad armadio con molti abiti della sua collezione tra cui scegliere. Per non essere scortesi gli Inquisitori decisero per quel breve momento di cambiarsi di abito.
Valtur stava litigando con il bavero a foglia della camicia che indossava, abbinata ad una giacca dai toni blu, pantaloni del medesimo colore, scarpe in pelle nera.

-Come fanno ad indossare questi abiti?- si chiese sentendosi strano e imprigionato in quegli indumenti troppo vistosi, la loro uniforme li copriva interamente per la loro difesa, ma di certo per lui era molto più comoda.

-Non sono così male- rispose Garren che indossava una giacca marrone sabbia chiusa con una doppia serie di bottoni in puro avorio, pantaloni abbinati con cintura con la fibbia in argento e stivaletti.
Il Mezzelfo roteò gli occhi sistemandosi i gemelli in argento ai polsi, proprio in quel momento Janet fece la sua entrata.

-Non una parola!- disse secca. Indossava un'abito da sera con una lunga gonna a doppio strato dai toni rossi e arancioni come delle fiamme, la parte superiore le lasciava scoperta la schiena e si chiudeva con un laccio intorno al collo per farlo restare alzato. 
I due Inquisitori annuirono guardandola piuttosto stupiti, sopratutto perché non stava male con quell'abito nonostante la cicatrice da ustione sul mento e il collo.

-Ti sta veramente bene!- affermò Garren mentre l'altro annuì concordando con lui. La rossa sbuffo facendo segno ai due di andare perché era ora di cena.

La sala da pranzo della villa era una delle stanze più lunghe e larghe della magione, con al centro un lungo tavolo in mogano che avrebbe potuto ospitare almeno una cinquantina di persone. La stanza era decorata con arazzi e lampadari in cristallo che le davano un'aria più calda e regale.

-Ben arrivati- li salutò Rowanne insieme a sua figlia entrambe in abito da sera, le due facevano certamente la loro bella figura l'una a fianco all'altra, completamente opposte ma comunque entrambe molto ammalianti.
La prima con un lungo abito intero a tubino che le stringeva i fianchi e busto, scendendo fino ai piedi di un colore blu notte con merletti in argento sopra alla scollatura che metteva in evidenza il seno. La sua acconciatura era totalmente sciolta con dei riccioli che le ricadevano sulle spalle e una collana con diamanti neri ad impreziosirle il collo.

La figlia al contrario indossava un'abito rosso con motivi azzurri che ricordavano delle onde, il quale le copriva le spalle fino a sopra le ginocchia dove era presento una lunga spaccatura che metteva in evidenza le lunghe e snelle gambe, mentre la vita era stretta da un doppio nastro bianco e rosso che serviva a tenere fermo il vestito. A completare il tutto c'erano i sandali neri che le calzavano i piedi.
I suoi capelli erano tenuti legati in una lunga treccia laterale è impreziosita con un fermaglio alla fine a farfalla in oro e gemme e degli orecchini in pietra nera le abbellivano le orecchie.

-Prego sedetevi, la cena sarà servita a breve- disse la maga schioccando le dita per spostare le sedie così che si accomodassero. Mentre si sedeva Valtur fece ricadere l'occhio sul Brunilde la quale lo notò.

-Che guardi, pervertito?- inforcando le sopracciglia, incrociando le braccia.

-Io niente, e poi sei tu che ti metti in mostra- rispose sedendosi e poggiando la sua spada contro il tavolo, mentre la mezza-Oni ringhiava infastidita. 

-Scusate ma le armi sono proprio necessarie a tavola?- si intromise Rowanne sistemandosi il tovagliolo sulle ginocchia.

-Ci sentiamo più sicuri a portarcele dietro- risposero, dopotutto non sapevano quando sarebbe apparso l'infetto e cosa fosse, per cui preferivano tenerle a portata di mano.

-Se basta usare il fuoco non sarebbe più facile bruciarli con la magia?- chiese Brunilde alzando la mano e facendo comparire una fiamma bluastra sul suo palmo, ma una folata di vento la fece spegnere.

-Brunilde, ti ricordo che non si usa la magia a tavola- la riprese la madre con tono autoritario, tanto che la figlia abbassò il capo dispiaciuto. Per fortuna in quel momento la porta si aprì e una gruppo di cameriere golem entro nella stanza con i vassoio della cena.





Note dell'autore

Nuovo capito dove facciamo la conoscenza della vecchia amica del Vicario. Lady Rowanne che si dimostra subito una persona cordiale non che una maga potente da come ha potuto constatare Valtur, anche senza vederla in azione.

Poi scopriamo anche un po' di fauna di questo mondo come i Pecarhin docili animali da lana e gli Sleipnir, possenti stalloni a sei zampe. Oltre a questo incontriamo anche Brunilde la figlia mezza Oni di Rowanne.

Subito lei è Valtur entrano in tensione, forse per via dei loro caratteri leggermente opposti ma chissà, intanto gli Inquisitori vengono invitati a cena e devo ammettere che immaginarmeli in abiti eleganti è stato strano. 
Ora bisognerà scoprire con che genere di infetto avranno a che fare, ma questo lo si scoprirà nel prossimo capitolo.

Ringrazio anche solo chi legge e a presto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
L'ombra della cospirazione



Kruagag varcò il grosso cancello di una delle fabbriche facendo tintinnare la punta del suo bastone da passeggio ad ogni suo passo, il suo piano stava procedendo, ma gli Inquisitori erano tra i piedi.
Anche se aveva previsto una simile reazione da parte del governatore, la cosa lo faceva seriamente innervosire. 
Appena entrò nell'edificio le sue narici sentirono l'odore di calore e metallo fuso, visto che si trattava dell'aria della fonderia dove veniva lavorato il metallo prima che fosse passarlo agli alchimisti per la creazione dei costrutti.

Il duca controllava la maggior parte delle fabbriche di costruzione dei Golem in tutta Nidolan, proprio queste ultime erano la maggior fonte della sua ricchezza e potere. Appena mosse qualche passo nella struttura, un'alchimista lo affiancò, facendo un inchino con la testa.

-Duca Kruagag. Non vi aspettavamo ad un'ora così tarda- ammise l'alchimista con lo sguardo basso visibilmente agitato.

-Come procede la produzione?- chiese subito continuando a camminare.

-Abbiamo finito la lavorazione giornaliera e ci stiamo preparando per quella successiva di domani- 

-Vi state concentrando anche sulla costruzione dei nuovi modelli?- l'alchimista deglutì rumorosamente.

-Su quelli stiamo avendo rallentamenti, per via dei modelli standard di produzione giornaliera. Non abbiamo molto tempo per altri modelli se non diminuiamo quelli- ammise dispiaciuto, il duca grugnì indispettito, odiava i ritardi e anche i pochi risultati.

-Chiamate altri Alchimisti e mettili a lavorare più ore su entrambe i programmi!- affermò prendendo il suo orologio da tasca e guardandolo.

-Duca Kruagag, gli operai sono sfiniti così come i nostri Alchimisti. Non credo sia una buona idea- cercò di farlo ragionare l'alchimista, ma come risposta ottenne quello di ricevere una bastonata in faccia che lo fece cadere a terra.

-Non mi interessa! Chiama tutti quelli che trovi e dirgli di mettersi a lavoro se non vogliono perdere il posto!- grugnì irritato per essere stato contradetto, per poi andare in uno dei suoi uffici che aveva in ogni sua fabbrica.
Chiuse la porta con dei lucchetti e un meccanismo magico per non essere disturbato, mentre andava dietro alla scrivania poggiando il suo bastone contro di essa, per quanto avrebbe voluto riposarsi doveva controllare ancora una cosa.
Portò la mano sotto alla scrivania premendo un pulsante nascosto, un'istante dopo una botola si aprì dal pavimento riprese il bastone da passeggia ed entrò nel passaggio segreto.

Scese la scala sotterranea, arrivando ad un corridoio illuminato da delle lampadine alimentate a gas, continuando fino ad una grande porta chiusa.
Da sotto la camicia estrasse un'oggetto in oro con cinque punte, lo infilò nella serratura posta al centro della porta rigirandola tre volte fino a sentire uno scatto metallico.

La porta si aprì automaticamente, mostrando dietro di essa un gruppo di almeno sette costrutti grossi come armadi e pesantemente corazzati e armati con armi grosse e pesanti. Intenti a fare la guardia all'entrata.

Il Suiham rimase impassibile davanti ai guardiani che sarebbero stati pronti a uccidere chiunque fosse entrato senza permesso.

-Oh che sorpresa, duca- disse qualcuno facendosi strada tra i Golem ed abbozzando un lieve inchino quando il duca varcò la soglia.

-Non cominciare Josef!- disse secco Kruagag, guardando l'uomo davanti a se. Era piuttosto giovane con un volto appuntito con capelli marroni tutti tirati all'indietro in ordine, i suoi occhi neri lasciavano però trasudare la follia. 
L'uomo si rimise dritto, il camice nero e i guanti che indossava dava l'aria di essere un dottore al primo sguardo, ma il sorriso sul suo volto faceva decisamente venire i brividi.

Josef fece accomodare il duca, nel suo laboratorio. Appena vi entrò si guardò intorno, c'erano strumenti e oggetti medici imbrattati di sangue, mentre alcune persone che sembravano medici o scienziati facevano avanti e indietro.

-Immagino vorrà sapere i risultati delle ricerca!- disse il dottore seguendo il Suiham con le mani nelle tasche del camice, lui grugnì in consenso. Con uno schiocco di dita uno dei costrutti passò all'uomo un plico di fogli.


La tenuta di Rowanne era di certo uno spazio molto ampio, Valtur doveva ammettere che la donna doveva essere una delle più ricche in città per potersi permettere persino uno spazio verde per i suoi animali. 
Il Purificatore e gli altri due stavano controllando la parte esterna sperando seriamente che l'Infetto si facesse vedere presto, più aspettavano e più c'era il rischio che si potesse spostare da un'altra parte.

-Forse è il caso di dividerci per coprire più terreno- propose Garren dietro di lui, gli altri annuirono.

-Ricordati di dare il segnale se lo avvisti- gli ricordò Janet, ma il moro stava già correndo verso il muro della tenuta iniziando a salire per raggiungere il tetto e controllare dall'alto.

"Non ci ha nemmeno ascoltati!" Sbuffò, non aveva davvero niente contro di lui. Lui stesso era uno di quelli che preferiva agire e risolvere subito la situazione. Ma non sopportava quelli energici e con la lingua lunga, forse perché erano il suo opposto di carattere.

Spostò lo sguardo sull'altra Inquisitrice che era al suo fianco, di certo in confronto al ragazzo, di carattere gli sembrava più calma e silenziosa.

-Che dici rimaniamo uniti?- chiese lei. Annuì osservando la sua sua uniforme, la quale era più rinforzata rispetto alla sua e con degli spallacci neri con motivi a piume. Attaccato al suo braccio stava uno scudo scapezzato di medie dimensioni con i bordi affilati, dal colore anche quest'ultimo era forgiato in Ignis con al centro una grande gemma rossa.

-Non mi aspettavo che avrebbero mandato anche un'Esecutrice- ammise riconoscendo lo scudo che usavano in combattimento.

-Non credi che valiamo quanto voi?-

-Ovvio che no! Solo che questa città non avvantaggia voi della divisione pesante- in confronto agli altri gli Esecutori usavano divise più pesanti e rinforzate ed erano equipaggiati oltre alle loro armi anche con degli scudi.
Sebbene questo li rendeva meno agili rispetto ai Purificatori, compensavano la poca agilità e l'incapacità di usare incantesimi con abilità nel corpo a corpo e nell'uso dello scudo in battaglia oltre che una maggiore resistenza.

-Siamo stati addestrati per adattarci a posti anche peggiori di questo- lui si trovò costretto ad annuire, visto che i luoghi in cui aveva abbattuto gli infetti erano i più disparati e avvolte non erano nemmeno villaggi o centri abitati.

-Anche se ad essere onesta pensavo avrebbero inviato qui Leon- disse la rossa poggiando la lancia in Ignis che aveva nell'altra mano sulla spalla.

-Ho sentito parlare di lui. Il migliore della vostra divisione....anche se non l'ho mai incontrato di persona- ammise il Mezzelfo, prendendo la balestra dalla cintura e caricandola con i frecce, guardandosi intorno.

-Anche tu sei molto famoso tra gli Inquisitori. Sopratutto per quella tu....- prima che potesse finire la frase gli afferrò la maschera con una presa salda come il ferro, portandola a pochi centimetri dalla sua. Nonostante le lenti, riusciva a percepire lo sguardo di fuoco che gli stava lanciando.

-Non dirlo!- gli disse con tono tagliente che non accettava repliche prima lasciarla andare. Janet si sistemò la maschera senza aggiungere niente, era chiaro che il l'albino non voleva parlarne e come poteva dargli torto. In pochi nell'ordine non conoscevano la sua storia ed era qualcosa di davvero triste.

-Come mai usi una balestra al posto di un'arma da fuoco?- chiese forse per cambiare discorso e anche curiosità. Visto che di solito i Purificatori usavano armi da fuoco unite alle loro solite armi da mischia. L'albino sembrò pensarci sopra per qualche istante per poi fare una scrollata di spalle.

-Se devo essere onesto non lo so. Mi ci trovo bene, tutto qui- rispose. Forse il fatto che preferisse usare le frecce era dovuto alla sua discendenza elfica, ma questo la rossa preferì tenerselo per se.


Josef condusse il duca nel laboratorio mentre elencava i suoi risultati riportati sul plico di fogli.

-La lavorazione dei prototipi è stata ultimata- concluse tirandosi su gli occhiali da vista, mentre camminava il duca vide dei vassoi con delle siringhe piene di un liquido verdastro.

-Per quanto riguarda la sperimentazione, invece?- 

-I soggetti da lei forniteci stanno progredendo velocemente- mentre lo dice due Golem trascinavano di forza un uomo dall'aspetto denutrito e spaventato nella stanza, il poveretto era incatenato con catene ai polsi e piedi.
I costrutti lo legarono con delle cinghie e catene al tavolo operatorio per tenerlo fermo, mentre due dottori vestiti con abiti lunghi che ricoprivano tutto il corpo e dei guanti in acciaio prendevano una delle siringhe dal vassoio.

Kruagag prese un fazzoletto dal fascino della sua giacca portandolo al muso per tapparsi bocca e naso, mentre al povero malcapitato veniva iniettato il sangue contaminato.

-Quindi il progetto "Catena Imperium" ha dato risultati?- a quella domanda l'uomo abbassò il volto, cercando le parole.

-Come ho detto abbiamo già pronti i prototipi...ma i primi test dimostrano che non stanno funzionando- il duca si fermò sul posto sentendo quella risposta voltandosi lentamente a guardare l'uomo, di certo non era quello che sperava di sentire.

-Avete provato a capirne il problema?-

-Certamente, ma stiamo parlando di qualcosa di mai fatto mio signore- il duca iniziò ad esporre le zanne per la rabbia, sentendo che il progetto stava avendo più intoppi di quanto sperasse.

-Che mi dici del manoscritto, non c'è proprio niente su di esso?- lo invogliò il Suiham grugnendo infuriato tanto che avrebbe voluto un verso acuto stava per uscire dalla sua bocca per la frustrazione.

-Lo stiamo ancora studiando, ma al momento siamo ad un punto fermo....sebbene gli infetti perdano la ragione agendo con ferocia e istinto come le bestie. Non sono certo che possano essere controllati!- concluse, vedendo il duca puntargli contro una pistola dritta in mezzo agli occhi. Nonostante questo però Josef rimase perfettamente calmo a quel gesto di pura rabbia sostenendo il loro sguardo.

-Gli Inquisitori stanno iniziando a ripulire tutti gli infetti che abbiamo scatenato. Mi servono risultati SUBITO, prima che ficchino troppo il naso!-

-Anche se lo dice, io non posso farci niente- rispose sistemandosi gli occhiali. Kruagag lo guardò per poi rimettere la pistola nella giacca, per quanto non si fidasse di lui quel pazzo gli era più utile da vivo che da morto, per il momento.

-Per quanto riguarda il regalo che abbiamo preparato per Lady Rowanne?- 

-È già stato spedito mio signore. Sono certo che la duchessa sarà molto colpita- rispose con un sorriso da folle in volto, mentre il povero malcapitato legato al tavolo iniziava a presentare le vene di colore verdastro dove gli era stata fatta l'iniezione. 


Brunilde era nelle sue stanze intenta a sistemarsi i capelli allo specchio, si era tolta l'abito da sera indossando una vestaglia di seta semi trasparente.
Eppure non riusciva a non pensare ai tre Inquisitori, il fatto che degli sconosciuti girassero intorno alla sua casa liberamente era qualcosa che la stressava molto. Mentre prendeva la spazzola un Pecarhin le si avvicinò facendogli un verso per chiederle attenzione.

Oltre all'aspetto aveva ereditato anche da sua madre l'amore per gli animali, sopratutto quelli carini. Infatti teneva nella sua stanza qualche esemplare perché gli piacevano e anche per proteggerli in caso qualcosa.

-Voi non sembrate preoccupate- sospirò accarezzando l'animale e beandosi della sensazione di morbidezza che la sua soffice lana poteva dargli. 
Rowanne entrò nella stanza della figlia, anche lei si era tolta il vestito da sera ed indossando una camicetta da notte di colore lavanda fronzoli neri.

-Sei ancora sveglia tesoro- 

-Si madre...non riesco a dormire- ammise senza guardarla.

-È per via degli Inquisitori?- non rispose alla domanda, ma il fatto che la mezza-oni avesse iniziato a grattarsi il corno era una risposta più che sufficiente. Di fatti aveva il vizio di farlo quando era nervosa.
La donna le si avvicinò dando qualche carezza agli animali e prendendo la spazzola per i capelli sulla toeletta.

-Su girati, ti sistemo i capelli per la notte- le sorrise, mentre la figlia arrossiva, ma anche se si vergognava la lasciò fare.
La donna iniziò a pettinare con cura i capelli della figlia, gli piaceva molto essere una madre amorevole ma giusta che sapeva dare la giusta dose di affetto e protezione verso la propria figlia. Eppure sentiva che qualcosa la turbava e forse sapeva bene di che si trattava.

-Stai pensando all'Inquisitore bianco, vero?!- la figlia si irrigidì alzando la schiena e diventando di un color porpora, mentre la donna ridacchiava a quella reazione.

-Beh non c'è bisogno di vergognarsi. Dopo tutto è davvero un bel bocconcino- disse con un sorriso mesto.

-COSA! Non mi interessa in quel senso e poi....mi mette a disagio- rispose alzandosi in piedi di scatto per poi rimettersi seduta prendendo la spazzola che le era rimasta impigliata tra i suoi capelli quando si era alzata. Rowanne non si scompose poggiando delicatamente le mani sulle sue spalle, più la vedeva è più gli ricordava suo padre.

-È per via dei vostri caratteri che si scontrano. In effetti pensavo che saresti andati d'accordo, ma anch'io alla fine posso sbagliare- rise cercando di sdrammatizzare, sentendo però la mano della figlia poggiarsi sulla sua e scuotere la testa.

-Non è solo per quello....la sua essenza ha qualcosa di strano e inquietante, Mistral non si spaventa facilmente, ma in sua presenza....- ricordando di come il suo destriero si fosse impennato di paura davanti all'Inquisitore. 
Anche Rowanne dovette dargli ragione, quando aveva intravisto l'essenza magica del Mezzelfo notando in essa un qualcosa che le fece venire un brivido lungo la schiena.

"Quindi anche lei lo ha notato. Mi domando se non dipenda da qualche protezione o peggio?" Si chiese finendo di acconciare i capelli di sua figlia, cercando di non darlo a vedere. Forse avrebbe dovuto chiedere informazioni a Evereth quando lo avrebbe rivisto.

Mentre formulava quel pensiero, un forte verso arrivò fino alla stanza. Brunilde lo riconobbe, era il verso di Mistral e stava soffrendo, subito corse fuori dalla stanza saltando i Pecarhin che si erano radunati spaventati.

-Brunilde ferma!- le urlò sua madre, ma era troppo tardi era già uscita. La ragazza corse fuori dalla villa incurante di essere in vestaglia, aveva il cuore in gola e la paura per ciò che fosse successa al suo migliore amico. 

Raggiunse la stalla dove teneva il suo destriero, ma si bloccò davanti a quello che vide, il suo Sleipnir era a terra morto con una creatura intenta a divorarne le carni. La mezza-oni strinse i pugni mentre un urlo si faceva strada dalla sua gola uscendo dalla sua bocca, perdendosi nella notte.






Note dell'autore

Direi che in questo capitolo abbiamo molte rivelazione, prima di tutte è che Kruagag è uno di quei ricchi senza cuore che non gli interessa degli altri. Poi scopriamo che ha un piano di cospirazione e che sembra esserci lui dietro gli infetti e agli attacchi ai danni di Lady Rowanne. Inoltre vediamo anche un suo collaboratore Josef che sembra il classico scienziato pazzo.

Intanto scopriamo che il gruppo armato degli Inquisitori ha due tipologie distinte: i Purificatori che sono la divisione leggera e gli Esecutori che sono quella pesante. Di loro vediamo che hanno uniformi più corazzate e degli scudi.

Ma li vedremo meglio in azione nel prossimo, insieme al tipo di Infetto che ha ucciso il povero destriero di Brunilde. 

Ringrazio anche solo chi ha letto il capitolo e a presto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
Il dovere di un'Inquisitore 



La scena che si stava presentando davanti a lei era atroce. Nel vedere il suo fidato destriero morto davanti a se, la rabbia iniziò a pulsagli nelle vene come lava che eruttava da un vulcano,  mentre la creatura che aveva ucciso Mistral la puntava.

La mezza-oni alzò la mano creando una fiamma blu e lanciandogliela contro, ma la creatura saltò di lato evitandola. Prese a creare altre sfere di fuoco lanciandole a ripetizioni, ma ancora la creatura si dimostrò veloce evitandole ogni volta.

-Sta fermo e fatti ammazzare!- gli ringhiò creando un'altra fiamma, ma subito il suo avversario fece forza sulle zampe saltandogli addosso. Brunilde sgranò gli occhi notando che era troppo vicino per lanciandogli contro la fiamma. 
In quel momento una catena catturò la creatura al lazzo mentre una lama ricurva attaccata ad essa, si conficcava nella sua carne fermando la sua corsa.

La ragazza spostò lo sguardo su chi teneva la catena, si trattava di Garren che avendo sentito l'urlo si era diretto nella sua direzione giusta in tempo. Prima che lei potesse dire qualcosa sua madre le afferrò di forza per i fianchi tirandola indietro.

-Qui ci penso io. Voi tornate dentro!- gridò trattenendo l'infetto con una mano mentre con l'altra prendeva la sua cintura a cui erano appese le sfere incendiarie lanciandole a terra, causando delle fiamme che fecero indietreggiare l'infetto.

Rowanne non se lo fece ripetere due volte ed approfittando delle fiamme, trascinò di pesò sua figlia con una forza che Brunilde non sapeva che possedesse dentro alla villa.
Solo allora Garren poté decidersi a fare sul serio, saltando giù dal tetto e pestando la catena per fare perno, estraendo una seconda lama collegata anch'essa ad una catena.

Solo in quel momento vide meglio ciò che aveva davanti. Un grosso lupo che doveva essere un Mannaro visto che sembrava avere una postura eretta con zampe anteriori ricordavano molto delle braccia umane. 
Ma tutto il suo corpo era di un colore grigio verdastro ricoperto di spine sopratutto sulla schiena. Le zampe anteriori e il torace non sembravano più fatte di carne, ma ricordavano un'ammasso di rovi intrecciati insieme. Gli occhi erano completamente bianchi con i denti che erano stati sostituiti da delle spine ricurve.

"Merda un'infetto completamente mutato" deglutì sapendo quanto fossero ancora più pericolosi di quelli mutati solo parzialmente dalla piaga, visto che era più infettivo e forte. 
E come se non bastasse si trattava di un mannaro contagiato, la cosa non giocava a suo favore gli servivano rinforzi.

Il mannaro afferrò la catena strattonandola con forza, il moro saltò sentendo la catena in tensione per non finire a gambe all'aria. Appena toccò terra lanciò la seconda lama avvolgendola intorno alla zampa dell'infetta e con uno strattone farlo cadere.
Subito estrasse le lame tirando indietro le catene facendolo ringhiare di dolore. 

Approfittandone alzando la mano verso il cielo creò una fiamma che sparò in aria, per dare il segnale della sua posizione. Subito però dovette rotolare perché l'infetto gli stava saltando addosso.

Dopo aver rotolato staccò le lame dalle catene unendole insieme formando un disco affilato e lanciarglielo contro. L'arma da lancio lo ferì alla schiena rimbalzando sulle spine e ritornando in mano al suo proprietario. 
Il Mannaro voltò lo sguardo su di lui aprendo la bocca che si divise in quattro sezioni come un fiore esponendo le numerose spine al suo interno, da cui uscì un rovo che un tempo era la lingua. Questi si allungò di colpo saettando verso l'Inquisitore.

Sgranò gli occhi abbassandosi si colpo e con una mossa fulminea alzare una delle lame tagliando di netto la lingua. Approfittandone scattò puntando al collo per decapitarlo, ma non si aspettava che i rovi si cui erano formate le braccia si muovessero e allungassero per catturarlo.
Garren si rigirò le lame nel senso esterno alle sue mani e con una giravolta, ridurre in pezzi i rovi. Ma il mannaro in quel momento aveva accorciato la distanza tra loro, non ebbe il tempo di fare niente se non incassare l'artigliata che lo colpì in pieno sulla maschera spedendolo a terra.

Strinse i denti rimettendosi subito in piedi con una capriola, ma la velocità del suo avversario fu superiore alla sua. L'Inquisitore venne placcato e bloccato a terra, appena fu sopra alla sua preda il Mannaro infetto aprì la mandibola a quattro sezioni azzannandogli la maschera.

Il moro dovette ringraziare che anche le loro maschere fossero molto resistenti altrimenti si sarebbe spezzata solo per l'artigliata. Ma non credeva che sarebbe resistita al morso dell'infetto, ma visto che lo bloccava a terra col suo corpo non era in grado di muoversi. 

"Dove sono gli altri?" Si chiese sentendo la sua maschera iniziare a scricchiolare, intravedendo delle fratture, deglutì sentendo la paura farsi strada in lui cercando di divincolarsi dalla presa mentre iniziava a pregare Uriel di salvarlo. 
La sua preghiera fu ascoltata visto che una freccia si conficcò nell'occhio del Mannaro costringendolo a mollare la presa, quando si voltò per vedere chi lo avesse colpito ottenne invece di ricevere un colpi di scudo sul muso che lo fece finire a terra.


-Tutto bene?- chiese Valtur guardando l'altro, la sua maschera era crespata ma ancora intatta.

-Sono stato meglio!- affermò guardando la sua compagna combattere contro l'infetto. Janet si difendeva con lo scudo parando i colpi e rispondeva con la lancia, anche se il mannaro era molto veloce. L'Esecutrice ruotò muovendo la lancia circolarmente ferendo la zampa dell'infetto per farlo finire in ginocchio per poi colpirlo sotto alla mascella con lo scudo.

-Andiamo ad aiutarla!- Valtur prese il pomo a forma di spina di Durendart staccandola dalla spada rivelando che era collegato ad un filo sottile di colore nero, l'altro annuì unendo le sue falci e lanciando il disco contro l'infetto ferendolo al muso.
Il Mezzelfo fece girare il filo attaccato al pomo, per poi lanciarlo facendolo avvolgere contro il braccio sinistro del Mannaro piantando la spada a terra per limitarne i movimenti.

-Colpiscilo!- la rossa sfregò il bastone della lancia contro la gemma sul suo scudo e questi prese fuoco. Facendo forza sulle gambe si lanciò in avanti caricando il mannaro al torace che guaì di dolore mentre lo lanciava a terra. Subito saltò per conficcargli la lancia nel collo ma l'infetto si protesse con il braccio libero lasciando che la lama affondasse nelle sue carni.

Maledicendolo estrasse la lancia per un'altro affondo, ma il mannaro in risposta le sputò contro alcune delle spine che erano nella sua bocca. 
Con un gesto fulmineo si portò lo scudo davanti al volto per difendersi dalle spine, ma anche avendole parate venne colpita con una zampata finendo a terra mentre il Mannaro spostò lo sguardo sull'albino.
Intuendo cosa volesse fare Valtur staccò la spada dal terreno e tenendola pestando con forza il filo per cercare di bloccarlo.

In quell'attimo Garren gli saltò sul collo tenendosi con le gambe incrociate ad esso e arpionandogli le parti superiori della mascella con le lame, tirando con forza per fargli tenere aperta la bocca.

-Ragazzi è vostro!- gli gridò cercando di non farsi disarcionare, subito il Mezzelfo estrasse la spada lanciandosi contro il Mannaro, sentendo i suoi denti diventare più affilati mentre con un fendente tranciava di netto la zampa che cadde a terra facendogli emettere un guaito di dolore. 
Janet ruotò la sua lancia per la parte del bastone vuota incastrandola nello scudo ancora in fiamme creando così una lancia a doppia lama.

Ruotò la lancia dietro la schiena effettuando un'affondo colpendolo alla zampa sana per farlo finire in ginocchio e con un'altra rotazione colpirlo con la lama fiammeggiante al fianco. L'infetto stanco e irritato di quei tre, ruggì e gli aculei sulla sua schiena crebbero di colpo colpendo in pieno Garren che era ancora sopra di lui disarcionandolo.

-GARREN- l'Esecutrice cercò subito di raggiungerlo ignorando però l'avversario che infuriato stava per saltargli addosso. Valtur lo intercettò conficcandogli la spada nel fianco e ruotando abbassandosi quando cercò di prenderlo con il solo braccio rimasto. Subito estrasse la spada dal fianco con uno strattone, colpendogli le gambe con un calcio basso per fargli perdere l'equilibrio per allontanarsi.
Impugnò Durendart con entrambe le mani pronto a continuare il combattimento, ma quando l'infetto provò a muoversi non vi riuscì, abbassò il muso notando che le sue zampe posteriori erano congelate.

Mentre si chiedeva chi fosse stato, l'albino sentì un brivido percorrergli la schiena, percependo dietro di se l'essenza magica di qualcuno molto arrabbiato. Voltò la testa trovando la figura di Lady Rowanne che si avvicinava con passo elegante, il suo volto calmo e sorridente aveva lasciato il posto ad un'espressione inforcata di rabbia che ardeva anche nei suoi occhi.

-Direi che avete fatto abbastanza ragazzi!- disse intimandogli di stare indietro, il Mezzelfo preferì non contraddirla sentendo quanto fosse furiosa. Alzò la mano verso il Mannaro e una scarica elettrica scaturì dalle sue dita elettrificandolo.

C'erano poche cose che facevano davvero arrabbiare Rowanne, ma una di quelle era di toccare o far piangere la sua preziosa figlia. E quell'abominio aveva osato fare entrambe le cose, non sarebbe stata soddisfatta finché dell'infetto non fosse rimasto altro che cenere.

-Per te è ora di morire!- il tono era lapidario mentre concentrava la sua essenza magica e schioccò le dita. 
L'infetto venne inghiottito da un gigantesco vortice di fuoco scarlatto che si formò in un secondo intorno a lui. Quando il vortice cesso dopo quasi un minuto, tutto ciò che rimase era un cerchio di terra completamente bruciato e nero con al centro il corpo ormai carbonizzato del Mannaro.

"Devo ricordarmi di non farla mai arrabbiare" si disse Valtur completamente stupito di quanto ci avesse messo a far fuori un'infetto completamente mutato, così come Brunilde che era arrivata vicina a lui assistendo a ciò che aveva fatto sua madre in un'impeto di rabbia.


Il Mezzelfo si avvicinò agli altri per vedere come stesse Garren. Lui si mise seduto, nonostante le spine la sua uniforme aveva retto bene eccetto la maschera che piena di fratture e aveva anche perso una delle lenti per gli occhi.

-Stai bene ragazzo?- chiese Rowanne avvicinandosi. Lui annuì togliendosi la maschera, ma subito sugli tutti sgranarono gli occhi sussultando. Non capì subito ma appena si portò la mano alla testa apprese il perché di quella reazione: era stato ferito.

-Oh...cazzo- disse guardandosi la mano imbrattata di sangue. Non aveva sentito il dolore per via l'adrenalina del momento, ma poteva sentire che la piaga era già in circolo mentre le vene sulla ferita iniziavano a tingersi di verde.
Alzò lo sguardo sugli altri, avevano un'espressione dispiaciuta e combattuta allo stesso tempo. Sorrise rimettendosi in piedi come se nulla fosse.

-Sembra che sia giunta la mia ora- disse portandosi la mano alla ferita, il suo tono non era per nulla disperato o spaventato, anzi era calmo e rilassato per poi tranquillizzarli.

-Tranquilli ragazzi. Faccio da solo- iniziò a togliersi la sua uniforme. In quel momento Rowanne gli si avvicinò, chiedendogli. 

-Posso fare qualcosa per te? Un'ultimo desiderio?- lui sorrise alla sua proposta.

-Una cosa ci sarebbe....il mio villaggio è stato spazzato via dalla piaga anni fa. Io fui il solo superstite. Credo che il Vicari Evereth vi indicherà il posto preciso....se è possibile vorrei che metteste una lapide per me e tutti gli altri abitanti-

-Sarà la lapide più bella è sontuosa che troverò- gli prossime la corvina, lui gli fu molto grato mentre finiva di togliersi totalmente l'uniforme. Lanciò le sue armi all'albino.

-Posso chiederti di darmi le tue sfere- Valtur annuì slacciandosi la cintura con le sfere incendiarie e lanciandogliela. Lui la prese al volo facendogli un cenno del capo per ringraziarlo, voltandosi infine verso Janet che ricambiò lo sguardo. 
Non disse niente, si limitò a togliersi la maschera mentre i suoi occhi si inumidivano per le lacrime, quello per lui fu una risposta sufficiente.

-Grazie di avermi sopportato- la rossa strinse i pugni, avrebbe voluto colpirlo ma si trattenne. Brunilde che era rimasta da parte si fece avanti.

-Ti va davvero bene così? Questa fine, morire tra le fiamme per non diventare ciò che voi stessi uccidete- eruppe lei non capendo come facesse a continuare a sorridere nonostante la sua fine imminente -È davvero così facile per voi gettare la vostre stesse vite? Credete che espierete i vostri peccati o è per le persone che cercate di difendere ma che invece vi detestano e vi chiamano assassini- 

Sua madre le si avvicinò stringendola forte a se, sapeva che sua figlia fosse in parte emotiva e vedere una persona buttare la sua vita con un sorriso era di certo qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

-Una vita per salvarne cento. Questo è il dovere di un'Inquisitore- rispose lui lanciando un'ultimo sguardo ai suoi compagni battendosi la mano sul petto all'altezza del cuore e facendo loro un'inchino per ringraziarli. 

-Tutto inizia col fuoco e finisce nel fuoco- sussurrò lasciando cadere le sfere a terra ed essere avvolto dalle fiamme scaturite da esse. 
Valtur rimase ad osservare le fiamme, conficcando la spada a terra e inginocchiandosi in preghiera. Janet fece lo stesso, persino madre e figlia si inginocchiarono in segno di rispetto, lasciando una preghiera silenziosa all'Inquisitore caduto per fermare la piaga.


Quando le fiamme si furono consumate, i Golem ripulirono il tutto. Mentre lo facevano l'albino era davanti ai resti carbonizzati dell'infetto. Le sue orecchie sentirono dei passi eleganti avvicinarsi.

-Come sta sua figlia?- chiese venendo affiancato dalla contessa.

-Scossa. Ha perso il suo miglior amico e visto una persona togliersi la vita-

-Comprensibile. Ma ho il sospetto che si riprenderà- disse lui, riconoscendo il carattere forte di Brunilde al che anche Rowanne annuì.

-Mi dispiace per il tuo compagno- 

-Non ha fatto niente di diverso da ciò che avrebbe fatto un'altro Inquisitore. Me incluso!- rispose abbassandosi a esaminare la carcassa carbonizzata con aria sospetta.

-È insolito che un mannaro si trovi in città- ammise lei, al che il Mezzelfo gli dovette dare ragione. Quella specie abitava nelle foreste e i luoghi rocciosi, non aveva alcun senso che fosse a Nidolan. 
Aveva ipotizzato che potesse trattarsi di un'animale esotico di qualche nobile scappato, ma il fatto che fosse completamente mutato dalla piaga non aveva senso.

-Quanto ci vuole perché un'infetto raggiunga questo stadio?- domandò infine la donna.

-In genere il primo sintomo che si manifesta subito sono le vene che si tingono di verde. Le spine iniziano a spuntare sul corpo dopo un paio di ore....ma per una mutazione completa come questa, ci saranno voluti almeno tre o quattro giorni- non riusciva a spiegarselo. Se fosse davvero stato un'animale in fuga le guardie sarebbero state avvisate e i cancelli che circondavano la città erano troppo alti e sorvegliati perché si fosse potuto arrampicare indisturbato.

"Come ha fatto ha finire qui e a questo stadio?" Si stava scervellando per capirlo, quando notò qualcosa di strano sul corpo carbonizzato. Si avvicinò portando la mano al collo del mannaro, afferrando qualcosa di circolare, staccandolo dai resti e rimettendosi in piedi per osservarlo meglio.
Era un cerchio di metallo con al centro quella che sembrava una gemma, anche se era in parte danneggiato dal fuoco per capirlo meglio.

-Che cos'è?- chiese Rowanne avvicinandosi per a osservarlo anche lei. Valtur scosse la testa.

-Non ne ho idea!-. 




Note dell'autore

Finalmente abbiamo una vista di ciò che fa la Piaga delle spine ad un'individuo completamente mutato da essa. Cosa ne pensate?

Mi dispiace molto per il destriero di Brunilde, ma dovevo farla arrabbiare. Per fortuna Garren è arrivato in tempo ma anche lui ha avuto problemi in combattimento, dimostrando che anche un infetto mutato può sopraffare un'Inquisitore.
Per sua fortuna Valtur e Janet sono arrivati e vediamo anche lo stile di un membro della divisione pesante degli Inquisitori e di come si comportano in gruppo.

Anche se alla fine è stata Rowanne a finire l'Infetto dimostrando anche che è meglio non farla arrabbiare.
Qui vediamo anche la fine di un'Inquisitore e sul fatto che non teme di sacrificare la sua vita per il bene comune, perché questo il loro dovere. Ma ora la domanda è cosa sarà l'oggetto che era addosso al Mannaro infetto?

Dovrete aspettare per scoprirlo. Ringrazio anche solo chi legge il capitolo e a presto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
Dubbi e scetticismo



Evereth seduto alla sua scrivania, stava ascoltando l'andamento della missione alla tenuta di Lady Rowanne il mattino successivo al ritorno dei due inquisitori che lo informarono dei fatti accaduti e della caduta di Garren mentre faceva il suo dovere.

-Capisco- disse soltanto abbassando il capo lanciando uno sguardo a Blossom che era al suo fianco. Anche lei aveva abbassato gli occhi stringendo i pugni. La perdita di un compagno era qualcosa che metteva sempre a dura prova lo spirito e lui lo sapeva bene, avendone perso molti di amici e compagni.

-La sua arma?- Janet si avvicinò alla scrivania tirando fuori le falci a catena del compagno posandole sulla scrivania. Lui vi ci poggiò sopra l'indice forse in segno di rispetto per il ragazzo.

-Le farò subito portare al quartier generale insieme ad un comunicato su ciò che è successo. Così che possano creare la sua targa d'onore- per ogni Inquisitore caduto l'ordine faceva fondere le loro armi così da poter creare una targa in Ignis col suo nome, in sua memoria così ne possa essere ricordato ed ammirato per aver compiuto il suo dovere.

-La ringrazio- rispose la rossa abbassando il capo grata. Blossom le si avvicinò poggiandole la mano sulla spalla.

-Vuoi andare a riposare un po'?- chiese dolcemente. Sicuramente dopo ciò che aveva passato perdendo il suo amico sarebbe voluta stare da sola.

-Si, grazie- la Minotaura la strinse in un veloce abbraccio, per poi farla uscire chiudendo la porta.
Il Mezzelfo era rimasto dentro e al suo posto, aspettando di poter parlare. Il Vicario se ne accorse e si mise più comodo sulla poltrona, guardando il Purificatore negli occhi.

-È strano vero? Intendo l'Infetto completamente mutato- l'altro annuì ed in effetti anche gli altri due erano rimasti piuttosto stupiti della notizia.

-I nostri fiori non hanno avvertito la sua presenza da quando siamo arrivati! Come può essere successo?- sbraitò la rosa, battendo lo zoccolo contro il pavimento innervosita. Anche se si fosse mosso nei canali di scolo sotto terra lo avrebbero comunque percepito in parte essendo in una fase avanzata della malattia.

-Più che altro cosa ci fa qui un Mannaro. Tutto questa storia è troppo strana!- concordo l'uomo grattandosi il mento. In quel momento Valtur aggiunse un'altra scoperta.

-Dopo che l'infetto è stato abbattuto. Gli ho trovato questo addosso- si avvicinò mettendo sul tavolo un piccolo scrigno rinforzato. Aprì il lucchetto aprendolo e mostrando l'oggetto rincollare che aveva preso dai resti del Mannaro. 
Evereth lo guardò, prendendo dei guanti corazzati ed indossandoli prima di maneggiare quell'oggetto che era stato a stretto contatto con la piaga. Ad una prima analisi visiva sembrava un collare in metallo con una gemma bruciata al centro.

-C'è l'aveva addosso?-

-Conficcato dentro alla carne- ammise. Anche Blossom si avvicinò ad osservarlo.

-Sembra un collare. Che c'è l'avesse prima di essere infettato?-

-Quando mai hai visto un Mannaro con un collare?- gli chiese a sua volta il Mezzelfo beccandosi un'occhiataccia dall'Inquisitrice. Il Vicario alzò la mano mettendo a tacere il possibile battibecco, rimettendo l'oggetto nello scrigno e richiudendolo.

-Portalo ad Ederis. Forse lui saprà dirci che cos'è o cosa può essere- l'altro annuì riprendendo lo scrigno e con un breve inchino uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Appena fu uscito il castano sospirò buttando la testa indietro, troppe cose strane stavano accadendo per i suoi gusti. Blossom gli si avvicinò poggiando la mano sulla sua spalla per cercare di calmarlo, facendo incrociare i loro sguardi.
Era grato che fosse lì con lui e che lo sostenesse, quando l'aveva incontrata la prima volta così seria e diligente gli sembrava che lui non gli sarebbe andato a genio, quante cose erano cambiate da quel momento.

-Credi che l'alchimista ci darà risposte?-

-Lo spero, sta diventando tutto troppo fumoso- rispose alzandosi dalla poltrona, superandola per andare alla finestra. Guardò fuori in entrambe le direzioni con aria guardinga per poi spostare le tende.

-Forse dovremmo chiedere supporto- propose lei.

-Le Ombre sono già a lavoro da quando siamo arrivati. Appena avranno qualcosa ci avvertiranno!- la informò lui, stupendola un pochino ma dopotutto il Vicario non era di certo uno che si faceva cogliere impreparato. 
Allungò la mano accarezzandole il volto per poi stringerla a se in un'abbraccio accarezzandole i capelli, Blossom si bloccò per un minuto per poi stringerlo a sua volta ricambiando il suo abbraccio. 
Entrambi speravano di non dover seppellire altri dei loro compagni, anche se sapevano che non era una speranza certa.


Valtur si diresse verso l'officina della tenuta per poter consegnare l'oggetto all'Alchimista, sperando che potesse dargli qualche altra informazione. Voleva fare presto e andarsene a bere qualcosa, lo faceva ogni volta che perdevano uno dei loro, anche se non li conosceva, brindava alla loro morte per ricordarli e omaggiarli.

Allungò la mano sulla maniglia quando sentì delle voci dentro la stanza. Riconobbe quella di Ederis ma non degli altri, apri lentamente per vedere cosa stesse succedendo.
Il ragazzo era insieme a due uomini che dall'aspetto della divisa che indossavano sembravano delle guardie, ma il colore era scarlatto e presentavano una vistosa piuma bluastra sopra al berretto.

-La questione è semplice ragazzino!- il tono secco dell'uomo fece incuriosire il Purificatore chiedendosi di cosa stessero parlando.

-Vogliamo solo avere informazioni e caratteristiche sul metallo delle loro armi- continuò il secondo, poggiandola mano sul bancone. 

-Ma io non so, se il metallo che usano sia naturale o una lega- si giustificò deglutendo nervoso. 

-In questo caso prendine una e analizzala. Sei nella dimora di uno dei loro Vicari- fu allora che capì che stavano parlando dell'Ignis.

-No...non credo sia...una buona idea- ammise Ederis tamburellando le dita sul ripiano iniziando a sudare nervoso, quei due non gli piacevano per niente, sopratutto dal loro atteggiamento.

-Andiamo. Se lo farai ti aspetta una bella ricompensa- cercò di persuaderlo uno dei due. Quando si sentirono entrambi avvolti da due braccia e in mezzo a loro comparve la maschera di Valtur che era sgattaiolato nella stanza silenzioso come un'ombra cogliendo tutti di sorpresa.

-Mi spiace deludervi, ma tutte le informazioni sull'Ignis sono un segreto del nostro ordine. Pertanto se qualcuno dovesse scoprirlo...non potremmo far altro che metterlo a tacere. Non so se mi spiego?- disse quelle ultime parole con un tono tagliente e glaciale che fece venire i brividi. Le due guardie si staccarono indietreggiando spaventate, per poi uscire subito dalla stanza.

-Chi erano quelli?- chiese guardando il ragazzo che sospirò.

-Guardie d'Elitè. Si occupano di proteggere la parte centrare della città, dove abitano i nobili...pensavano di poter sapere da me di cos'era fatto il metallo che usate- dato che solo loro sapevano il processo di lavorazione di quel metallo, molti volevano sapere i loro segreti per poterlo riprodurle. Ma questo era uno dei segreti più gelosamente custoditi dagli Inquisitori.

-Capisco....ti ho portato una cosa- poggiò lo scrigno aprendo per mostrargli l'oggetto che conteneva. Il giovane lo guardò per qualche istante.

-Era addosso ad un'Infetto dalla piaga- il giovane indietreggiò subito prendendo dei guanti da saldatore rinforzati in acciaio, non voleva toccare a mani nude cose che erano state a contatto con la piaga.

-Tranquillo il calore lo ha sterilizzato- gli rispose l'albino. Il ramato lo prese delicatamente iniziando a scrutarlo con occhio attento per capire cosa fosse, aveva già capito anche dall'aspetto che si trattava di un cerchio di metallo. Si mise a osservare più da vicino ciò che c'era al centro, storcendo appena le labbra.

-Questa sembrerebbe una pietra magica- 

-Come quelle che usate per alimentare i Golem?- l'altro annuì, anche se il fuoco l'aveva  danneggiata molto e inscurita non poteva dirlo con totale conferma. Eppure sentiva che fosse una di quelle dal semplice tocco, avendone usate un sacco per i suoi costrutti.


Ascoltare il suono del piano forte mentre ripuliva i suoi attrezzi da lavoro. Questo era ciò che piaceva a Josef, mentre puliva i bisturi e le pinze che erano stati sterilizzati in una bella doccia di fiamme.
L'uomo sembrava muoversi sulle note del piano mentre con un panno ripuliva l'acciaio, facendo dei passi eleganti come di un valzer. Il suono dello strumento vennero però mischiate a quelle di ringhi in sottofondo.

Si voltò indossando una maschera antigas in cuoio sul viso andando vicino alla gabbia contenente una persona. L'individuo però si abbatté contro le sbarre elettrificate che lo respinsero all'istante.
L'uomo era lo stesso a cui avevano iniettato il sangue contagiato e aveva già iniziato a presentare i sintomi come spine sul volto e collo unite ad un comportamento animalesco e aggressivo.

-L'infezione procede abbastanza veloce- ammise dando le spalle alla gabbia e tornando ad uno dei tavoli chirurgici, sopra di esso stava il manoscritto datogli dal duca Kruagag.  
Si infilò i guanti neri prima di prenderlo, nonostante la copertina in pelle fosse ancora abbastanza buona le pagine al suo interno erano ingiallite dal tempo. Lo aprì lentamente, l'inchiostro in alcune pagine era talmente sbiadito che non si capiva più niente, ma alcune che erano ancora leggibili faceva riferimento alla piaga delle spine.

"Mi chiedo dove l'abbia rimediato e sopratutto chi lo ha scritto?" Sapeva che la piaga era comparsa più di un secolo fa e da quanto era rovinato il manoscritto i conti tornavano sopratutto se fosse stato in un posto umido, anche se non gli avevano detta altre informazioni se non di studiarlo il più possibile.

Lo chiuse rimettendolo a posto e tirando fuori un guanto in pelle nera con sul dorso una pietra magica tagliata circolarmente e levigata, rispetto a quelle più grezze. Lo indossò sulla mano destra, riavvicinandosi alla gabbia contenente la cavia.

-Indietreggia- gli ordinò allungando il guanto verso di lui, l'infetto in risposta si avventò sulle sbarre per aggredirlo, venendo elettrificato.

-Ho detto indietreggia!- non lo ascoltò continuando a scagliarsi sulle sbarre. Josef sospirò togliendosi il guanto e sedendosi su una sedia. Strofinando il pollice e l'indice contro il setto nasale frustrato per i risultato così fallimentari.

«Sperimentazione del prototipo numero 23: i soggetti infetti non rispondono ai comandi, nonostante il collare. Risultato della sperimentazione: fallito» scrisse il tutto su un foglio per tenere conto degli esperimenti. 
Si appoggiò al tavolo con le mani espirando, nonostante i soggetti fossero istintivi e privi di ragione non riusciva a controllarli.

-Lo avevo detto al duca che non era fattibile- si sistemò gli occhiali da vista. Avevano saputo che il regalo per lady Rowanne era stato un fallimento ed era sicuro che il duca sarebbe stato di pessimo umore. Altre pessime notizie non ci volevano in quel momento.
Intanto l'infetto continuava a innervosirlo cercando di abbattere le sbarre, Josef stufo alzò la mano scagliando una palla di fuoco sulla gabbia dando fuoco ad essa e a ciò che si trovava dentro.


Rimase ad osservare il bicchiere ormai vuoto dopo averne bevuto il contenuto. Dopo aver portato l'oggetto ad Ederis, se ne era andato a fare un giro per la città, decidendo che non avrebbe partecipato alla ronda quella sera.
Si era fermato in un bar, sedendosi al bancone per ordinato da bere. Il locale era deserto a parte lui, forse perché tutti i presenti se ne erano andati dopo averlo visto entrare.

-Voi Inquisitori siete una rovina per gli affari!- alzò lo sguardo ritrovandosi davanti la proprietaria del posto. Una donna abbastanza minuta ma dal fisico prestante dalle forme sode, il volto era incorniciato da dei capelli neri corti e occhi del medesimo colore, con un neo sotto all'occhio destro e labbra carnose ma non troppo.

-Io sono venuto solo per bere- rispose lui facendogli segno di dargliene un'altro. Sbuffò mettendogli davanti la bottiglia.

-Prego serviti da solo- gli disse prima di sparire nel magazzino. Prese la bottiglia lanciando uno sguardo al suo fondoschiena prima che sparisse, doveva ammettere che non era niente male. 
Aprì la bottiglia versandone il contenuto nel bicchiere e alzandolo come a fare un brindisi prima di mandarlo giù tutto d'un fiato. Non era certo il primo compagno che perdeva ed era sicuro che non sarebbe stato l'ultimo, ma anche se non li conosceva voleva comunque onorarli.

-Un brindisi solitario?- chiese una voce al suo fianco, spostò lo sguardo rosso vedendo la figura di una donna o quasi.

La parte superiore del corpo era di una donna ma presentava delle squame smeraldine sulle braccia, spalle e alcune sul ventre. Mentre la parte inferiore al posto delle gambe aveva una lunga coda di serpente che sarà stata lunga quasi quattro metri. 
Se ne stava seduta tranquillamente indossando una gonna nera che la copriva dalla vita in giù almeno per quello che poteva e un reggiseno in oro a sostenere le sue forme, coperto in parte da una mantella nera.

-Sul serio?- chiese poggiando la testa contro il pugno. Mentre la donna si girava a guardarlo, alla fine era molto bella con un viso delicato incorniciato da dei capelli color sabbia intrecciati in tanti rasta e con strisce di un colore più scuro, ma ciò che colpiva di lei erano gli occhi gialli da serpente.

-Qualche problema?- chiese la Lamia prendendo la bottiglia e versandosi anche lei un bicchiere.

-A parte capire se sei reale o un'allucinazione?- subito dopo averglielo chiesto si sentì il braccio stretto dalla punta della sua coda. 

-Sono abbastanza reale per te?- facendo uscire dalle labbra una lingua biforcuta ed infilandola nel bicchiere per raccogliere l'alcool.

-Potresti essere uno scherzo della mia mente....a voi Lamie non piace stare in mezzo alle persone!- affermò mentre seguiva il bordo del bicchiere con l'indice.

-Chissà, alla fine siamo noi a decidere cosa fare- rispose versandogli un'altro bicchiere e versandosene un'altro a sua volta -Eccoti una moneta per i tuoi pensieri- prese dal suo reggipetto una moneta, lanciandogliela. 

Valtur la prese al volo: era una moneta circolare di colore violaceo con su inciso la testa di una donna con tre volti uno davanti e due sui lati il tutto di colore nero, mentre sul retro era presente il disegno di una mezza luna rovesciata.
Non disse niente se non storcere le labbra guardando quella moneta scoccando un'occhiataccia alla Lamia.

-Esattamente cosa dovrei farmene di una moneta di Hekate?!-

-Non sei uno che ha fede e prega?- sibilò assaggiando l'aria con la lingua.

-Lo faccio....ma non per lei!- disse secco riprendendosi la bottiglia e versandosi un'altro bicchiere, non aveva voglia di parlare di queste cose in quel momento.

-Eppure lei veglia su di te, nonostante tutto- 

-Non gli ho chiesto io di....- si zittì vedendo che della Lamia non vi era alcuna traccia come se non fosse stata lì, subito si guardò intorno per cercarla controllando anche se l'alcool non fosse andato a male. Ma si rese conto che era tutto vero, dato che in mano aveva ancora la moneta che gli aveva lanciato.

-Ehy corvo, sei ancora qui?- gli chiese la proprietaria tornando dal retro e riscuotendolo dai suoi pensieri. Il Mezzelfo lascio scivolare la moneta nella manica della sua uniforme.

-....stavo pensando ad una cosa!- disse infine guardandola negli occhi.

-A si? E sentiamo a cosa pensavi?- chiese poggiandosi contro il bancone ricambiando lo sguardo. L'albino a quel punto si sporse lungo il bancone catturando le sue labbra con le sue in un bacio improvviso.






Note dell'autore

La notizia della caduta di Garren ha straziato l'animo del Vicario, alla fine non è uno insensibile che non si preoccupa degli altri Inquisitori. 

Vediamo inoltre il manoscritto citato dal duca Kruagag e Josef che cerca di comandare un'infetto, che forse quella specie di collare trovato da Valtur c'entri qualcosa con quello che sta facendo?

Alla fine il nostro Purificatore si ritrova in un bar a bere e incontro una Lamia (una specie fantasy abbastanza conosciuta o quasi) e da come si rivolge a lei non sembra fidarsi sopratutto quando gli ha dato la moneta di Hekate. 
Non sopporta di sentire quel nome, ma che legame avranno con lui e le Lamie? Queste domande troveranno risposte prima o poi.

Ringrazio anche solo chi ha letto il capitolo e a presto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
Aria di guai



Evereth era stato portato davanti al governatore per poterlo informare dell'andamento per l'eliminazione della piaga. Il nano sperava che avessero buone notizie, ma non lo erano poi così tanto.

Nonostante gli sforzi degli Inquisitori gli infetti continuavano ad apparire, come se non avessero una fine. Ciò non faceva altro che aumentare il pessimismo e la preoccupazione del governatore. 

-Per il momento la piaga è tenuta sotto controllo. Ma non avete capito da dove tutto è partito?-

-Sfortunatamente non è così semplice. Potremmo aver ucciso il primo portatore ma il modo in cui si diffonde intorno ci è ancora ignoto- ammise il Vicario dispiaciuto. Yorn batté il pugno contro la scrivania a quella risposta, l'altro non si scompose minimamente a quella reazione. Ne aveva viste di peggiori, ma se non altro non si era ancora scagliato su di lui o gli aveva lanciato qualcosa contro.

-Ho sentito che anche la villa della duchessa Rowanne ha subito degli attacchi- disse infine lisciandosi la barba, il castano annuì.

-Per fortuna siamo intervenuti. Anche se in questo caso l'infetto era nello stato finale della piaga- rispose senza però far parola di ciò che avevano trovato. Il nano sembrò agitarsi mentre si lisciava più nervosamente la barba.

-Potrebbero essercene altri come quello?- 

-Tutti gli infetti abbattuti erano ancora lontani da quello stato. Ma non mi sento di escluderlo!- il governatore scese dalla poltrona avvicinandosi al mobile aprendone il cassetto tirando fuori una bottiglia di liquore versandosene un bicchiere e mandandolo giù in un colpo. Le sue origini naniche lo spingevano a consumare alcool quando era agitato e comunque lo reggeva molto bene.

-Vi ringrazio di averla aiutata. Quella donna è una delle punte di spicco di Nidolan e anche un'amica- 

-Lo è anche per me- rispose Evereth, offrendogli un bicchiere ma lui rifiutò cordialmente. Non voleva una ramanzina da Blossom sul fatto di aver bevuto durante il suo lavoro, anche perché era certo che lei lo avrebbe scoperto.

-Ho avuto notizia che l'ambasciatore elfico ha deciso di incontrarci nuovamente tra tre giorni. Come stabilito anche voi parteciperete- lui annuì -Nel frattempo continuerete la caccia agli infetti, anche se spero non si protragga troppo a lungo- ammise infine ed era quello che anche il Vicario sperava.

Uscito dall'ufficio percorse il corridoio della tenuta mentre alcuni domestici indietreggiavano appiattendosi contro il muro quando lo videro. Entrò in una grande stanza destinata a sala d'aspetto. 
Appena fu dentro Blossom si voltò a guardarlo. Lui in risposta si avvicinò lasciandosi cadere sul divano imbottito.

-Problemi?- chiese la Minotaura guardandolo.

-Tra tre giorni ci sarà il nuovo incontro con il rappresentante elfico- lei storse le labbra.

-Immagino che dovremmo avvisare Valtur?- annuì poggiando la testa sulle sue gambe, facendola arrossire, ma lei non gli disse niente e ne cercò di spostarlo. 
Anzi gli portò la mano ad accarezzargli dolcemente i capelli per farlo rilassare. A quel contatto lui rispose strofinando la testa contro il suo ventre, facendola sussultare.
Il contatto e il calore del corpo della Minotaura era molto piacevole, Evereth avrebbe voluto restare a goderselo per tutto il giorno. Ma sfortunatamente un colpo di tosse portò l'attenzione di entrambi verso la porta.


Davanti c'erano Rowanne con dietro sua figlia, la quale arrossì alla vista delle coccole che i due si stavano facendo. Blossom avvampò fin sopra le corna alzandosi di scatto e facendo cadere Evereth per terra.
La duchessa rise a quella reazione portando la mano davanti alla bocca per nasconderlo.

-Se abbiamo interrotto qualcosa possiamo tornare più tardi- disse tranquilla, ma l'Inquisitrice scosse la testa.

-No affatto- rispose subito cercando di calmarsi per far sparire il rosso. Il Vicario intanto si era rialzato sorridendo alla donna.

-Rowanne che bello vederti!- disse aprendo le braccia e stringendola in un forte abbraccio che venne ricambiò. La duchessa sentì però lo sguardo di Blossom su di se come a dirgli di tenere a posto le mani. 

-Ti ringrazio per l'aiuto che ci avete dato- disse sciogliendo l'abbraccio.

-Figurati era nostro dovere se c'è di mezzo la piaga- rispose per poi lanciare un'occhiata a chi l'accompagnava, il suo aspetto e il corno gli ricordavano qualcuno che aveva già visto.

-Tu sei la piccola Brunilde?- chiese stupito di vederla così grande -Sei cresciuta molto. L'ultima volta che l'ho vista era alta all'incirca così- portò la mano all'altezza del ginocchio ricordando quando era solo una bambina e adesso era cresciuta diventando ormai una donna.

-Ciao Zio Evereth- disse lei alzando la mano per salutarlo, in evidente stato d'imbarazzo. Sorrise facendo cenno a Blossom di avvicinarsi.

-Blossom ti presento la mia vecchia amica Rowanne e sua figlia Brunilde- 

-Lieta di conoscervi- si presentò lei con un'inchino, che venne ricambiato dalla duchessa che iniziò a scrutarla.

-Così tu sei Blossom....ero curiosa di conoscerti. Questo qui non fa altro che parlare della sua Minotaura- ammise la donna facendo arrossire l'Inquisitrice che scoccò un'occhiata al Vicario, questo rispose con una scrollata di spalle e un'occhiolino che la fece avvampare ancora di più.

-Come al solito le vostre uniformi mancano di un po' di stile e colore. Dovresti permettermi di ridisegnarvele- disse la duchessa portandosi la mano sotto al mento con già qualche idee per dei ritocchi.

-Ti ho già spiegato che non sono io a decidere Rowanne- rispose. Mentre la rosa si fece avanti.

-È vero. Inoltre queste uniformi sono state ideati dagli Inquisitori. Servono per proteggere e non per una sfilata!- affermò seria incorniciando le braccia al petto, la corvina incrociò il suo sguardo continuando a sorridere.

-Dico solo che potrebbero essere più belle. Le persone hanno il diritto di sentirsi belli ogni tanto, sopratutto noi donne- la Minotaura incassò il colpo mentre una vena iniziava a pulsagli sulla fronte per la rabbia.

-Certo, ma non siamo solo visi adorabili e sorrisi. Possiamo anche essere forti e coraggiose...sempre se a voi capiti mai di dimostrarlo?- Evereth deglutì sentendo che l'aria iniziava a diventare esplosiva, una sola parola di troppo da parte di una delle due è sarebbe potuto saltare tutto in aria. 

-Per il vostro bene pregherei di non testare mai la mia forza in combattimento. Non è che forse siete gelosa per via del mio legame con Evereth?- lei iniziò a muovere lo zoccolo contro il pavimento, segno che si stava arrabbiando, mentre la coda bovina frustava l'aria.

-Gelosa! Affatto....visto che non vi guarda con quell'interesse. Inoltre non crede dovrebbe dare il buon esempio a sua figlia- Rowanne si avvicinò ancora di più fino ad avere i loro visi a pochi centimetri di distanza, per guardarla meglio negli occhi con uno sguardo tagliente.

-Modererei i toni, Bovina. Anche se chi non ha mai dato alla luce un figlio non può capire cosa si prova- Blossom strinse i denti avvicinando il volto fino a sfiorare le loro fronti ricambiando lo sguardo di sfida della donna. Il Vicario iniziò seriamente a credere che sarebbero passate alle mani o peggio alla magia da un momento all'altro e anche Brunilde lo pensava visto che si riparò dietro di lui intimorita dall'aria che stava aleggiando.

"Zio Evereth non dovresti...fermarle?" Gli sussurrò la Mezza-oni. Ma nemmeno lui era sicuro di poterle fermare, anzi aveva paura di essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.


Un grugnito fece smettere lo sguardo di sfida facendo voltare tutti i presenti. Il Duca Kruagag stava poggiato sul suo bastone oltre alla soglia della porta. I due Inquisitori non poterono non chiedersi subito chi fosse, dato che dal vestito sembrava un nobile.

-Duca Kruagag-

-I miei ossequi Lady Rowanne e miss Brunilde- solutori il Suiham con un lieve inchino -Ho sentito che avete avuto problemi di recente-

-Si ma per fortuna gli Inquisitori mi hanno aiutata- gli occhi del duca si posarono sulla figura di Evereth. Il quale appena sentì il suo sguardo era sicuro di non andargli per niente a genio, una cosa piuttosto normale.
Quando il Suiham spostò successivamente lo sguardo su Blossom, lei si sentì strana. Dallo sguardo che gli stava lanciando sembrava che stesse cercando di spogliarla con gli occhi.

-Se non altro fanno ciò per cui sono qui!- disse infine, facendo accigliare appena il Vicario. Era ufficiale quel tipo non gli piaceva.

-Siamo specializzati in questo dopo tutto- rispose Evereth, ricevendo in risposta un grugnito.

-Vogliate scusarmi ma ho degli affari da sbrigare- disse guardando il suo orologio da taschino.

-Si figuri Duca Kruagag- disse gentilmente la duchessa mentre il duca lanciava un'altra occhiata alla Minotaura e leccandosi le labbra prima di uscire.

-Chi era il suino?- chiese subito il Vicario.

-Si chiama Kruagag Sarribs, uno dei duchi dì Nidolan. E un mio concorrente negli affari...diciamo così- rispose la mora sedendosi sul divano insieme a sua figlia.

-Anche lui commercia in abiti?-

-No. Si è arricchito con le fabbriche dei Golem-

-Se non sbaglio ha provato a comprare la nostra fabbrica più grande madre- ammise Brunilde. Quel tipo sembrava proprio avere una grande sete di potere, visto che possedevano una delle fabbriche più grandi per la costruzione dei costrutti e che aveva cercato di prendersela.

-A me non è piaciuto come mi guardava!- affermò secca la Minotaura alludendo agli occhi lussuriosi del Suiham. Anche ad Evereth non era piaciuto per niente il modo in cui aveva guardato la sua donna, tanto che avrebbe voluto dagli un pugno sul grugno.

-Spero che Valtur si sia comportato bene- disse poi sperando che non avesse fatto casini.

-A parte qualche frecciatina con Brunilde è stato molto professionale- la figlia sbuffò gonfiando le guance per quelle parole.

-Mi spiace solo per la vostra perdita- disse abbassando gli occhi, i due Inquisitori ringraziarono per le condoglianze -Mi ha chiesto di poter mettere una lapide dove prima sorgeva il suo villaggio-

-Farò in modo di darti il punto esatto il prima possibile- lei ringrazio, era una donna che manteneva la parola data e di certo lo avrebbe fatto anche quella volta. 

-Per caso avete capito cos'è quell'affare che aveva addosso l'infetto?- chiese infine, quella domanda la stava assillando da quando era lo aveva trovato addosso all'infetto. Ma il castano scossero la testa.

-Lo stiamo facendo studiare dall'alchimista messoci a disposizione dal governatore. Ma non abbiamo ancora niente di certo- ammise, tutte quelle domande senza risposta non erano un vantaggio per nessuno di loro.

-Che dice Yorn, a proposito di quell'oggetto?- i due non dissero niente alla domanda, ma quel silenzio da solo fu una risposta più che evidente.

-Non lo avete informato-

-Sai che di natura non ci fidiamo di nessuno ad eccezione di alcune persone fidate- precisò alludendo a lei -Ma in questa storia stanno apparendo troppi misteri per una semplice infezione della piaga. Per cui preferiamo fare delle indagini per conto nostro!- lei non disse niente, facevano bene a non fidarsi a pieno di tutti, visto che nemmeno gli altri si fidavano di loro.

-Quando sapremo qualcosa informeremo anche voi. Sempre se necessario- disse Blossom lanciando un'occhiata di fuoco alla duchessa che la ricambio. Evereth temeva che avrebbero dovuto fermarle, ma le porte si aprirono nuovamente facendo interrompere ancora la discussione


Delle guardie elfiche fecero irruzione nella stanza con in mano le spade. I presenti rimasero interdetti da quell'azione, mentre Blossom lanciava uno sguardo al Vicario che la ricambiò. Il pensiero di entrambi fu uno solo, sperare che Valur non centrasse niente con la cosa.

Un'altro elfo si fece avanti, rispetto agli altri era vestito con un'abito bianco e verde con delle decorazioni in oro. Era molto bello come il resto della sua razza, con lunghi capelli biondo chiaro quasi bianchi legati in una lunga treccia, le orecchia a punta spuntavano ai lati della testa, occhi azzurri come il ghiaccio e sulla fronte portava un diadema di rami d'oro intrecciati.

Proprio dal diadema capirono che non solo era un'elfo di nobili origini, ma anche il rappresentante giunto in città per parlare alla riunione.

-Siete voi gli Inquisitori?- chiese guardando i due, che subito fecero un'inchino in segno di rispetto.

-Si. Io sono Evereth e lei è...-

-Non mi interessano i vostri nomi. Corvi- le interruppe subito, provocando un moto di rabbia all'Inquisitrice che strinse i denti.

-Sono Svalfar Crisante, ambasciatore e portavoce del popolo degli alti elfi- si presentò guardando i due dall'alto in basso.

-Piacere di conoscerla...possiamo fare qualcosa per voi?- chiese Evereth ignorando lo sguardo di superiorità che gli stava lanciando.

-Silvally una delle mie guardie l'altro giorno ha subito un torto da parte di uno dei vostri membri. Branco di selvaggi- indicando l'elfa al suo fianco. Un lampo percorse la schiena del Vicario, sentendo lo sguardo di Blossom su di essa come se gli stesse dicendo che l'individuo di cui stavano parlando fosse Valtur.

-Se è così allora mi scuso da parte sua per una simile azione- non voleva certo che scoppiasse un caso diplomatico.

-Non voglio le vostre scuse! Ma che ripaghiate l'onore al membro del mio popolo. Per tanto chiedo che l'Inquisitore che l'ha offesa, combatta di persona con Silvally in un Holmgang!- disse serio il nobile elfo. 
Gli Inquisitori cominciarono a sudare freddo, era di certo l'ultima cosa che avrebbero voluto. 

-Signor Svaltar, non crede sia il caso di ripensarci. Avreste cose più importanti e anche più urgenti di cui discutere, invece di attaccarvi a vicenda- cercò di intromettersi la duchessa.

-Stia al suo posto, questi sono affari privati tra noi e questi barbari!- rispose subito lanciandogli uno sguardo di sufficienza e storcendo le labbra in segno di disgusto verso Brunilde, cosa che non piacque né a lei né tanto meno a sua madre.

-Pretendo uno scontro leale tra il vostro Inquisitore e la mia guardia! Altrimenti lasceremo subito Nidolan annullando la riunione e richiederemo un pesante tributo di risarcimento per l'offesa che il vostro Ordine ha fatto al nostro popolo!- il tono dell'elfo era talmente serio ed arrogante che non lasciava intendere ombra di dubbio che lo avrebbe fatto. Dentro di se Evereth sospirò sapendo che se in caso fosse stato davvero Valtur avrebbe dovuto pagare lui il tributo in combattimento, sempre se prima lui e Blossom non lo avrebbero ucciso prima.






Note dell'autore

Nuovo capitolo più calmo ma anche con colpi di scena.

Vediamo un breve colloqui tra Evereth e Yorn su ciò che è successo alla villa di Rowanne. E poi la cara duchessa interrompe le effusioni romantiche tra il Vicario e Blossom, situazione piuttosto imbarazzante per i due.

E subito le due donne iniziano a battibeccare tra di loro, rischiando di andare oltre le parole. Alla fine gli Inquisitori incontrano Kruagag che non nasconde il suo disappunto nel l'averle nella sua città.

E proprio come la Minotaura aveva paura che succedesse, scoppia il possibile incidente diplomatico con gli elfi. Ora che il portavoce degli alti elfi ha preteso che Valtur sfidi Silvally la guardia che ha umiliato in un combattimento. 
Di certo non credo che il nostro protagonista potrà sottrarsi a ciò. Ma vedremo meglio cosa succederà nel prossimo.

Grazie anche solo per aver letto il capitolo e a presto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
Holmgang 



Aprì gli occhi mettendosi seduto di colpo col respiro accelerato e ansimante a causa del sogno che aveva appena fatto. Poteva sentire che i suoi occhi erano mutati ed istintivamente si portò la mano a controllarsi i denti sentendo al tatto che si erano fatti più aguzzi come zanne.

Inspirò un paio di volte per calmarsi, gli incubi avevano sempre il difetto di far venire fuori una parte di se che detestava. Si guardò intorno ricordandosi che la notte precedente l'aveva passata insieme alla proprietaria del bar in cui era finito a bere.
Al suo fianco la donna era completamente addormentata e nuda dopo la notte passata insieme. 
Non sembrava che gli fosse dispiaciuto passarla con lui e neanche al Mezzelfo dispiacque, nonostante la fama dei Inquisitori sapeva di essere un'individuo di bell'aspetto. Anche se lui non ci badava molto.

Scese dal letto stiracchiandosi, lasciando il corpo esposto all'aria della stanza. Fuori dalla finestra era giorno e per lui era meglio togliere le tende.
Riprese velocemente i vestiti sparsi per la stanza rivestendosi e lanciare uno sguardo alla donna ancora addormentata. Le si avvicinò coprendola delicatamente con il lenzuolo per non svegliarla per poi uscire dalla finestra salendo sul tetto.

Saltò sul tetto vicino trattenendo uno sbadiglio, aveva bisogno di qualcosa di forte per svegliarsi meglio. 

"Ho bisogno di un caffè!" Pensò saltando su un edificio più basso eseguendo una capriola per non farsi male. Intorno a lui le persone stavano iniziando ad uscire e i negozi ad aprirsi, di certo chi aveva un'attività come fornaio era il primo ad alzarsi per preparare il pane soffice e caldo.
A quel pensiero il suo stomaco iniziò a brontolare dato che la sera scorsa non aveva mangiato niente ma solo bevuto, non proprio l'ideale.

Si fermò arrestando la sua corsa rimanendo in ascolto del vento mattutino che soffiava, sentendo però anche qualcos'altro. Lentamente portò la mano al pomo di Durendart.
Un movimento alle spalle lo fece ruotare estraendo la spada che si scontrò contro la lama leggermente ricurva e spessa di un kukri di colore nero. Il Purificatore riconobbe il metallo Ignis guardando la figura che la teneva.

Era bassa e minuta con un folto mantello nero che sembrava composto da piume, sotto di esso indossava come lui un'uniforme che la copriva da capo a piedi ma questa era un pezzo unico con delle cinghie in cuoio sulle braccia e busto, le mani erano protette da guanti artigliati così come gli stivali che indossava. 
Alla vita era legata una cintura con i foderi delle sue armi, mentre il volto era coperto dalla maschera con un becco molto corto o ed uncinato come quelli di un gufo che era l'animale che ricordava la loro maschera.

-Oh, le Ombre- disse disincastrando le loro armi e rinfoderare la spada, riconoscendo il membro della divisione spionaggio degli Inquisitori.

-Ciao anche a te Fiocco di neve- la voce dell'Ombra lo fece sospirare, sapeva a chi apparteneva e soprattuto chi lo chiamava in quel modo.
Portò le mani al volto rimuovendo la maschera. Il suo volto era quello di una donna dalla pelle di un'insolito color cenere, era molto graziosa con lunghi capelli bianco zinco legati in una treccia a sfera, occhi marroni scuro, un nasino all'insù e labbra sottili. Ma il tratto più distintivo erano le lune orecchie a punta.

Si sicuramente un'elfa, ma dato il colore della pelle e la stazza minuta si trattava di un'elfa oscura. Un ramo della discendenza degli elfi in netto contrasto con quelli alti con cui non si sopportavano molto.
La loro razza era famosa per essere cacciatori formidabili ed estremamente silenziosi e letali, anche per questo erano ottime spie oltre che ottimi costruttori di trappole e armi magiche

-Akerith anche tu qui?- chiese sbadigliando.

-Notte passata in bianco o con una donna?- l'albino sapeva già che lei sapeva della sua scappatella della notte scorsa.

-Non mi pare che la cosa mi sia vietata. O volevi la mia compagnia?-

-Puoi fare quello che vuoi Valtur, basta che non infrangi la legge. E poi non ho bisogno di te!- rispose l'elfa oscura. Dopotutto ciò che fanno gli altri Inquisitori nel loro tempo libero era affare loro, sempre ammesso che non uccidano persone non infette per divertimento o commettano altri crimini.

-Eppure non mi pare che l'ultima volta ti sia dispiaciuto. Da come ti stringevi a me- disse per poi sentire qualcosa che gli toccava in basso. Abbassò lo sguardo vedendo che gli stava puntando la punta del suo coltello proprio sul cavallo dei pantaloni.

-Sai non dovresti provocare chi ha in mano un coltello!- gli disse guardandolo negli occhi, lui sostenne il suo sguardo per un tempo che non seppero calcolare del tutto immobili. Mentre lo sguardo del Mezzelfo non lasciava trapelare alcuna emozione di ansia o paura nonostante l'oggetto pericolosamente vicino ad una parte sensibile del suo corpo.

-Tralasciando ciò, perché sei venuta a cercarmi?- chiese infine, Akerith tolse il coltello rinfoderandolo con un movimento del polso, riavvolgendosi nel mantello.

-Il Vicario Evereth ha richiesto la tua presenza all'istante. Sei decisamente nei guai, Fiocco di neve!- disse invitandolo a seguirla. Lui non sapeva come potesse essere nei guai col Vicario, non aveva fatto niente per meritarsi la sua ira.


Silenziosa come un'ombra l'elfa lo condusse fino alla residenza del Vicario. Mentre camminava dietro di lei non poté che stupirsi ogni volta che incontrava un membro della loro divisione, la loro capacità di passare inosservati e di nascondere la loro presenza era tale che persino alcuni membri dell'ordine ignoravano che esistessero.

-Da quanto siete qui?-

-Siamo arrivate insieme al Vicario, iniziando già a raccogliere informazioni- rispose facendo cenno dietro di lui. Spostò lo sguardo non vedendo o percependo niente, ma era chiaro che lei voleva dirgli che vi erano altre Ombre nascoste.

Tutti i membri della divisione di spionaggio che formano le Ombre erano esclusivamente donne di corporatura esile e avvolte minute. Proprio per essere più leggere e leggiadre possibili per non farsi sentire ma allo stesso tempo come una rosa nascondono delle spine mortali.
Si fermò davanti alla porta facendosi di lato, lasciandolo il passo. Il Mezzelfo guardò la maniglia nervoso, ma strinse i pugni aprendo la porta. Appena varcò la soglia poté sentire che l'aria nella stanza era satura di nervosismo e rabbia, mentre individuava il Vicario e Blossom che stava al suo fianco.

-Lasciaci soli- il tono della Minotaura era serio e fermo, molto più del solito. Akerith chinò la testa uscendo e chiudendo la porta.
In quel momento Valtur sentì di essere appena finito dalla padella alla brace. Rimase immobile come un blocco di ghiaccio mentre Evereth sospirò togliendo le mani davanti al volto.

-Inquisitore Valtur, sai perché ti ho convocato?- lui scosse la testa.

-Akerith mi ha solo detto che volevate la mia presenza...e che sono nei guai-

-Oh non hai idea di quanto tu sia nei guai!- sbottò Blossom battendo il pugno sulla scrivania, stupendo non poco il Purificatore a quella reazione. Sapeva che quando si arrabbiava era pericoloso, ma non capiva cosa avesse fatto per meritarselo.
Il castano le posò una mano sulla testa iniziando ad accarezzarla, a quel tocco lei sembrò rilassati appena.

-Ora voglio forti una domanda e in quanto ex membro dei Purificatori. Vorrei che tu mi rispondessi sinceramente...va bene?- non sapeva più cosa pensare, una domanda come quella gli faceva intuire che qualunque cosa fosse successa doveva essere grave. Deglutì appena annuendo con la testa, non aveva il coraggio di mentire ad un suo superiore sopratutto quando l'aria era così tesa.

-L'altra sera è venuto a parlarmi il rappresentante del popolo degli alti elfi. Ha detto che uno dei nostri ha aggredito una delle loro guardie....tu ne sai qualcosa?- lui iniziò a sudare freddo, ricordandosi della "scaramuccia" di tre giorni fa con l'elfa guerriera lunga sulla strada e di come l'avesse sbattuta a terra. 
Lo aveva totalmente rimosso probabilmente per non pensarci visto che aveva altro da fare, ma era stato un vero stupido a credere che quell'elfa avrebbe lasciato perdere. Ed infatti erano andati dritti a lamentarsi con la carica degli Inquisitori più alta in città.

-Si, sono stato io....ma non è stata un'aggressione- si giustificò subito.

-A no e allora cos'è stato?- la Minotaura era sul piede di guerra con lui e di certo non poteva biasimarla visto il casino che aveva creato, proprio un bel casino.

-Fallo spiegare- disse Evereth serio cercando di far calmare la sua compagna. Il Mezzelfo prese un profondo respiro prima di rispondere.

-Quel giorno stavo andando in chiesa per confessarmi, ma durante l'andata ho urtato lievemente l'elfa distrattamente. Io mi sono subito scusato, ma quella ha iniziato ad assillarmi che avrei dovuto togliermi la maschera e inginocchiarmi per chiedergli scusa- riprese fiato massaggiandosi il collo -Avrei voluto colpirla...ma mi sono trattenuto e ho cercato di andarmene visto che mi ero già scusato. Ma lei mi ha afferrato per la spalla cercando di trattenermi...a quel punto ho reagito d'istinto sbattendola a terra-

-Istinto?- chiese lei scettica, cosa che fece adorare l'albino.

-Senti Blossom, odio quei megalomani e narcisisti orecchie lunghe questo è vero. Ma non sono stupido! Non attaccherei mai uno di loro sapendo che c'è una riunione in programma, rischiando di metterci nei guai!- rispose lui serio, non avrebbe mai compromesso volontariamente gli Inquisitori.

-Istinto o no, ora il loro rappresentante pretende che l'Inquisitore coinvolto affronti l'elfa umiliata in un Holmgang- il Purificatore non si stupì più di tanto a quella richiesta, visto che era uno dei duelli più tradizionali per porre fine ad una disputa in modo onorevole e per quanto fossero superbi gli elfi, l'onore per loro contava molto. 
E ciò a lui andava benissimo poter umiliale quell'arrogante guerriera elfica in uno scontro leale così da dimostrare la sua forza senza rappresaglie visto che erano stati loro a chiederglielo.

-Ma preferirei che tu ti scusassi invece di combattere- quelle ultime parole del Vocario uccisero subito il suo entusiasmo. Anzi lo fece solo arrabbiare di più.

-SCUSARMI? L'ho fatto subito in modo calmo e quella puttana mi ha detto che dovevo prostrarmi per farlo. E voi mi state chiedendo di fare come dice?! Preferisco risolverla con i pugni e la spada questa faccenda!- sbottò lui sbattendo le mani sulla scrivania, sentendo la sua rabbia crescere e i denti farsi più aguzzi tanto da dargli fastidio alle gengive, mentre le unghie graffiavano la scrivania allungandosi anch'esse.

Un'istante dopo ciò che aveva detto si sentì afferrare il collo, guardando il Vicario che con una mossa veloce gli aveva stretto il collo in una morsa decisamente molto salda, tanto che lo fece deglutire.

-Ora calmati e ascoltami bene!- esordì con un tono serio e tagliente che non lasciava obiezioni. I due si guardarono negli occhi per un breve minuto, dopo di che l'albino espirò cercando di rilassarsi mentre i denti e le unghie tornavano normali. 

-Per quanto comprenda la tua rabbia nei loro confronti, non possiamo permetterci un'altro problema di cui occuparci oltre che alla piaga. Anche se non ti piace dovrai scusarti, per il bene degli Inquisitori- Solo allora il Vicario lasciò la presa sul suo collo.

-E se loro non accettassero le scuse?- chiese toccandosi il collo, non aspettandosi quella reazione. Sapeva che il Vicario era un ex membro della sua unità ma nonostante il tempo passato era ancora forte.

-In tal caso, dovrai per forza combattere l'Holmgang- sospirò l'uomo. Blossom rimase a guardarli stupita anche lei della sua reazione, visto che lui era sempre calmo e comprensivo.


Il suono di uno sparo rimbombò per tutta la stanza, mentre Josef guardava il corpo del suo aiutante con un foro in testa. 

"Come previsto non l'ha presa bene!" Sospirò guardando Kruagag con la pistola fumante in mano, i suoi occhi trasudavano rabbia e odio. Mentre buttava via l'arma estraendone un'altra subito puntandola verso lo scienziato.

-Duca forse dovrebbe calmarsi- disse lui per niente spaventato al fatto di avere un'arma puntata contro. 

-Hai fallito, Josef. Il tuo esperimento si è rivelato un totale fallimento!- grugnì molto deluso da lui.

-Io lo avevo detto che forse non era fattibile- a quella risposta il Suiham gli poggiò contro la fronte la canna della pistola poggiandogliela contro. Aveva snudato le zanne mostrando il lato bestiale e per nulla elegante della sua razza.

-Dimmi perché non dovrei ucciderti qui all'istante?-

-Perché le sono più utile da vivo! E poi Duca....crede che io non abbia pensato ad un piano B!- Kruagag lo guardò negli occhi ancora con la voglia di ucciderlo, ma si calmò abbassando la pistola rimettendola nella giacca.

-Che piano di preciso?- l'uomo sorrise a quella domanda invitandolo a seguirlo con un'inchino.


Tutti gli Inquisitori giunti in città si ritrovarono insieme in una sola stanza. In tutto saranno stati al massimo una decina incluso il Vicario. L'atmosfera all'interno era decisamente molto tesa, tutti erano nervosi per l'arrivo degli alti elfi. Di certo quello con i nervi più a fior di pelle di tutti era proprio Valtur.

I suoi però  erano dovuto alla rabbia, se avessero potuto vedere sotto alla maschera gli altri avrebbero notato le vene che gli pulsavano sulla fronte.
Aveva accettato di scusarsi per il bene della serenità dell'ordine e anche perché era colpa sua se erano finiti in quella situazione. Ma ciò non gli poteva certo impedire di essere incazzato nero.

"É una mia impressione o mi sembra più incazzato lui del Vicario?" Chiese uno degli Inquisitori del gruppo rivolto agli altri al suo fianco.

"Considerando che dovrà abbassare il capo davanti agli alti elfi e tutti sanno quanto li detesti. Non mi stupisce"

"Spero solo che questa storia non lo faccia uscire in bestia. Avete sentito il resoconto di quella sua missione al nord"

"O in quel villaggio tre anni fa" disse un'altro intromettendosi nella conversazione sotto voce.

-Lo sapete che vi sento vero?!- gli disse l'albino facendo irrigidire quelli che avevano parlato, che trasalirono di colpo allo sguardo del Purificatore.

-Paintatela di parlare tutti, chiaro!- rispose secca la Minotaura con le braccia incrociate contro il seno lanciando un'occhiata a Rowanne. La maga era lì perché aveva insistito di assistere in quanto cittadina e nobile di Nidolan, il Vicario non ebbe il coraggio di opporsi a ciò ma lei non lo trovava giusto dato che si trattava di una faccenda degli Inquisitori.
Evereth guardò l'orologio appeso al muro per vedere l'ora, alla fine la porta si aprì e gli elfi fecero il loro ingresso in modo elegante ed ordinato.

-Vedo che siete in orario! Se non altro è già qualcosa- disse Svalfar davanti al resto degli elfi.

"Ma se sono loro ad essere in ritardo di venti minuti!" Sbuffò mentalmente il Mezzelfo.

-Dunque chi di loro è il barbaro che ha offeso Silvally? Spero che sia tra di voi, Corvi!- Evereth poteva percepire che tutti i suoi compagni si stavano innervosendo per essere stati insultati da uno che li guardava dall'alto in basso.

-E qui....ma Svalfar...-

-Per te è Signor Svalfar- precisò il rappresentante facendo apparire una piccola vena pulsante sulla fronte del Vicario, ma che tuttavia stette al gioco.

-Signor Svalfar. Non credo sia necessario combattere, siamo qui per discutere di qualcosa di più urgente: La piaga delle spine- si fermò per un secondo -La quale mette a rischio tutti noi, non solo il suo popolo. L'Inquisitore che ha fatto un torto alla vostra guardia è disposto a chinare il capo e porgergli le sue scuse...ma questo combattimento al momento non è necessario- 

-Invece è proprio necessario!- si intromise la guardia offesa mettendosi davanti a lui -Si tratta del mio onore che mi è stato sottratto da voi Corvi. Ed io esigo di avere la possibilità di riottenerlo! Se non con lui...- estrasse la spada con un sibilo metallico puntandola contro il vicario.

-Allora contro di voi!- a quel gesto tutto gli Inquisitori erano pronti a sguainare le loro armi, vedendo quell'arrogante femmina di elfo sfidare il loro Vicario. Ma lui gli fece cenno di non farlo, anche se era consapevole che avrebbero voluto, sopratutto Blossom era certo che avrebbe voluto avventarsi su di lei.

Prima che potesse dire qualcosa una mano afferrò la lama elfica, i due alzarono lo sguardo trovando la figura di Valtur.

-Con tutto il rispetto Vicario Evereth. Questi pomposi narcisisti non demorderanno finché non avranno ciò che vogliono- disse guardando gli alti elfi che subito incrociarono gli occhi per quelle parole poco velate su di loro. 
Lentamente il Purificatore si tolse il cappuccio liberando i capelli per poi portare le mani alla maschera togliendosela dal volto così che potessero vedere chi avessero davanti.

-Sono Valtur Uuner, l'Inquisitore che ti ha offeso. E accetto l'Holmgang!-.







Note dell'autore 

 In questo nuovo capitolo scopriamo finalmente l'aspetto di un membro della divisione spionaggio degli Inquisitori: le Ombre.
E a sorpresa si tratta di una vecchia conoscenza del protagonista con cui si direbbe fosse stato intimo. Ma anche lei ha un certo caratterino.

Alla fine Valtur ha dovuto ammettere le sue colpe per quanto riguarda la faccenda degli elfi, anche se è stato del tutto accidentale. Il Vicario gli ha intimato di scusarsi senza combattere e dopo che lui cerca di ribattere, Evereth mostra il suo disappunto con la forza.
Kruagag è insoddisfatto dei fallimenti del suo collaboratore, ma lo scienziato ha un'alternativa al piano "Catena Imperuim", ma lui ha un piano B e questo potrebbe essere preoccupante.

Alla fine Valtur ha accettato l'Holmgang, dato che gli elfi non vogliono sentire scuse oltre al duello. Come reagiranno a scoprire che l'Inquisitore è un mezzo sangue e come finirà questo duello?
Dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo. A presto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
L'abominio 


La villa era fornita anche di uno spiazzo al chiuso per potersi allenare, ed era proprio lì che si stavano dirigendo per disputare l'Holmgang tra Valtur e Silvally. 
Mentre camminava poteva sentire gli sguardi di disgusto e disprezzo che gli elfi gli rivolgevano. Gli elfi alti consideravano il lignaggio di sangue sacro, la purezza dello stesso era la cosa più importante. 
Per questo alla vista di un mezzo sangue come lui provavano emozioni di disgusto, ancora di più se si trattava di un Mezzelfo.

Valtur era sicuro che la guerriera si sentisse ancora più umiliata nello scoprire di essere stata disonorata da un mezzo sangue. E ciò non poteva che farlo sorridere interiormente ancora di più.
Appena arrivarono la guardia spintonò il Purificatore con una spallata per poter passare lanciandogli uno sguardo di fuoco. Lui rimase calmo muovendo lievemente la spalla.

-Qui possiamo eseguire il duello senza problemi- disse Evereth guardando il rappresentante degli elfi che annuì, ansioso che iniziasse il duello per vedere la sua guardia trionfare.

-Avete delle richieste per questo scontro prima di cominciare?- chiese Svalfar con noncuranza. Il Vicario che annuì, incrociando le braccia al petto.

-I due contendenti non si potranno uccidere a vicenda! E non si potrà usare la magia, solo armi o corpo a corpo. Se uno di loro userà la magia perderà automaticamente- gli elfi sobbalzarono a quelle richieste, essendo abili utilizzatori di magia la loro forza veniva limitata. Evereth aveva richiesto che non fosse un combattimento all'ultimo sangue perché sapeva che la guardia elfica sarebbe arrivata ad uccidere il Purificatore e viceversa, ma non voleva spargere sangue inutilmente.

-E va bene. Ma dovranno usare solo armi elfiche e non le vostre. Inoltre quando la mia guardia vincerà, voi dovrete versarci un tributo di venticinque lingotti in oro o argento- esordì l'elfo e subito gli inquisitori si innervosirono.

-Non vi basta il vostro oro?-

-Perché dovremmo darvene noi?- gli animi iniziarono a scaldarsi, ma il castano riportò l'attenzione su di se con un colpo di tosse.

-Va bene. Ma se vinciamo, voi anticiperete la riunione per parlare della piaga tra tre giorni e non dovrete più infastidire il nostro membro. Accordo fatto?- allungando la mano verso di lui, Svalfar la guardò storcendo le labbra per poi infilarsi un guanto bianco e stringerla sancendo l'accordo.

-Le tue armi!- gli impose Blossom. L'albino estrasse la spada porgendogliela, seguita dalle sfere e la balestra.
Silvally era già posizionata al centro dello spiazzo con in mano una coppia di spade elfiche dal taglio singolo ad una mano ciascuna.

"Concludiamo questa storia!" Si disse togliendosi la giacca e i guanti restando a torso nudo per poi avvicinarsi al centro mettendosi davanti alla sua avversaria. Un'altra guardia elfica gli si avvicinò estraendo le sue spade come quelle della compagna e piantandole nel terreno davanti a lui prima di farsi da parte.
L'albino le afferrò estraendole, sentendo quanto fossero leggere come piume ma resistenti. Inoltre dal colore doveva trattarsi di Mithril il famoso metallo elfico molto ricercato per le armi e corazze.

-Io farò da giudice, visto che siete nella mia città- esordi Rowanne guardando i due contendenti che si stavano ancora guardando a vicenda.

-Cominciate!-.


Appena venne dato il via, il Mezzelfo ebbe l'impulso di avventarsi su di lei. Ma in un combattimento l'astuzia era importante ancora di più della forza, per cui si trattenne limitandosi a girare in tondo agitando ogni tanto una delle spade.
Anche Silvally lo osservò muovendosi in cerchio, per poi rigirarsi le spade tra le mani e lanciarsi in avanti tentando un fendente al fianco.

L'Inquisitore lo intercettò con la spada deviandolo, l'elfa allora seguì il movimento della spada eseguendo un colpo circolare che tuttavia venne evitato facilmente spostando la testa indietro.

"È veloce!" Ringhiò lei, incalzandolo con una serie di affondi che vennero parati o deviati. Dopo aver deviato il medesimo affondo decise di contrattaccare eseguendo una torsione del busto mirando alla gamba sinistra di lei.
Silvally sgranò gli occhi saltando indietro sentendo la lama cozzare contro il metallo della protezione sulla gamba.

Riprese fiato a debita distanza, se non fosse stato per la prontezza di riflessi o la protezione avrebbe ricevuto una ferita grave. Strinse i denti pensando che quel misero mezzo sangue avrebbe potuto ferirla gravemente.
Valtur espirò, tagliando l'aria con le lame e incrociandole davanti a lui aspettando la prossima mossa, ma l'elfa guerriera rimase al suo posto senza muoversi.

"Si è fatta più prudente" constatò iniziando a lanciare una spada in aria e riprendendola al volo. Nel vederlo giocare con la spada gli elfi iniziavano a chiedersi se li stesse prendendo in giro. Fece qualche passo in avanti lanciando nuovamente in aria la spada per poi riprenderla al volo, ma quando stava per eseguire lo stesso movimento, invece la lanciò dritta ai suoi piedi.

A quel gesto Silvally indietreggiò guardando la spada per un secondo. Era proprio quello che lui voleva, in quell'attimo di distrazione si lanciò verso di lei. 
Le grida degli altri elfi le fecero portare l'attenzione nuovamente sul suo avversario che aveva percorso la distanza che li separava, afferrando l'arma a terra. La guerriera intercettò il fendente dal basso sentendo il metallo delle due lame cozzare tra di loro, la forza prodotta fu tale da far rimbalzare la spada elfica verso l'alto.

"Merda" imprecò l'elfa stringendo la presa sulla lama fatta rimbalzare per non perdere la presa su di essa. 
Strinse i denti calando in basso la spada, mirando alla spalla dell'Inquisitore, lui parò il colpo con la sua lama per poi con un movimento del polso far perdere la presa sulla sua spada lanciandola via insieme alla propria.
La donna sentì subito dopo un forte dolore alla guancia, Valtur gli aveva dato un pugno al viso facendola finire a terra.

"Quello doveva fare male!" Fischiò Rowanne guardando gli altri Inquisitori. Le maschere rendevano impossibile leggere i loro volti, ma era sicura che fossero compiaciuti. Al contrario gli elfi erano infastiditi.

-Avanti alzati!- gli intimò lui. Silvally si rimise in piedi con un movimento di bacino, iniziando a menare fendenti, più veloci di prima. Alcuni di questi riuscirono a oltrepassare la sua difesa procurandogli alcuni tagli sulle braccia e torace. Non erano profonde ma abbastanza da fargli storcere le labbra.

Lui parò un'altro colpo, dandole un calcio allo stomaco e saltare indietro mettendo distanza tra di loro.
Ebbe il tempo di espirare e respirare prima che l'elfa si lanciò nuovamente contro di lui. Rimase fermo aspettando il nuovo attacco intercettandoli con la spada deviandolo a terra, per poi assestarle una testata, sentendo il rumore di qualcosa che si rompeva.
Appena indietreggiò per il colpo, gli assestò un pugno nello stomaco mozzandogli il fiato, finendo con un montante che la sollevò in aria e ricadere a terra.

-A questo punto direi che lo scontro sia finito!- disse la Minotaura rivolta al Vicario che annuì. La maestria degli elfi era famosa, una guardia normale sicuramente non avrebbe potuto batterla, aveva solo avuto la sfortuna di sfidare un'Inquisitore. 
Silvally deglutì potendo sentire lo sguardo del suo rappresentante e dei suoi compagni su di lei, carichi di delusione e vergogna per come fosse stata sopraffatta. 
Strinse i pugni rabbiosa rimettendosi in piedi e muovendo la spada creare una raffica di vento che colpì in pieno Valtur mandandolo a sbattere contro la parete.


-Quella è magia!-

-Ha barato- gli altri Inquisitori insorsero tirando fuori le armi, guardandogli elfi. Rowanne schioccò le dita creando degli spuntoni davanti a loro per fermare ogni tentativo di attaccarli.

-Silvally ha usato la magia per tanto il vincitore è Valtur!- a quelle parole anche gli elfi si infuriarono iniziando a inveire contro di loro e sulla guardia dandole dell'incompetente senza onore. In quel momento di agitazione mentre il Vicario e Rowanne cercavano di mantenere la calma Nerissa si avvicinò al Purificatore per vedere come stesse.

-Valtur tutto bene?- chiese iniziando a vedere se avesse qualcosa di rotto. Quando improvvisamente il Mezzelfo alzò la testa i suoi occhi erano cambiati diventando due pozze rosse con delle pupille a mezza luna. Sentiva che doveva calmarsi o non sarebbe riuscito a trattenersi, ma non ci riusciva.
Lui stava combattendo lealmente e quell'elfa aveva osato colpirlo a tradimento. Senti i denti diventare zanne, ormai era oltre la sua soglia di sopportazione. Un ruggito eruppe dalla sua gola attirando l'attenzione dei presenti.

-Nerissa allontanati!- le gridò Blossom. Il Mezzelfo si rimise in piedi dopo quell'urlo disumano. Il suo intero corpo era scosso da fremiti come se fosse attraversato da elettricità, le unghie delle mani si allungarono come artigli mentre la pelle iniziava a rompersi in più punti cadendo a terra, i capelli si allungarono e delle corna crebbero sulla sua fronte.
Il suo fisico si fece più magro e slanciato, le vertebre si fecero più prominenti tanto che si potevano intravedere la forma sottopelle, che divenne più robusta e coriacea.
appena alzò il i denti snudati più che una persona sembrava una bestia. Vedendolo in quella forma tutti arretrarono di un passo.

-La maledizione dell'abominio- sussurrò Sfalvar. Valtur lanciò uno sguardo all'elfa urlando a pieni polmoni e lanciarsi contro di lei. Questa si mise subito in posizione di difesa ma la velocità era tale che non riuscì a difendersi venendo caricata con le corna e lanciata in aria.
La mano artigliata si strinse sulla gamba della guerriera che istintivamente gli piantò la lama elfica nel braccio. Questa penetrò per solo qualche centimetro ottenendo di farlo incazzare di più. Subito strinse la presa sulla gamba rompendola e facendo urlare Silvally, che venne sbattuta ripetutamente a terra come un ramoscello, sotto lo sguardo sconvolto dei suoi compagni.

Una frusta nera si avvolse contro il braccio di Valtur fermandolo. Al contrario degli elfi gli Inquisitori non si erano bloccati ed erano già pronti ad agire.

-Scusa Valtur, ma ora devi calmarti!- disse Blossom tenendo la frusta, in quel momento altri quattro inquisitori armati di bastoni accalappia umani catturarono contemporaneamente il braccio libero e il collo del loro compagno. Che in risposta iniziò ad agitarsi per liberarsi mentre gli altri cercavano di tenerlo fermo, ma si vedeva che facevano fatica, anche Blossom che era fisicamente forte sembrava in difficoltà.

"Così non va, devo metterlo a nanna" richiamò la frusta agitandola con un movimento e questa si drizzò diventando un bastone. Lo fece ruotare dietro la sua schiena colpendolo contro sotto il mento costringendolo a lasciare la guerriera che venne subito soccorsa da uno degli Inquisitori.

Tutti gli altri lasciarono la presa su di lui, mentre la Minotaura lo fronteggiava colpendolo a ripetizioni in punti sensibili, ma la pelle sembrava più coriacea.
Si abbassò per evitare un'artigliata flettendo le gambe e colpirlo con una testata sotto al mento. Ancora a mezz'aria conficcò il bastone a terra, usandolo come mezzo per rimanere aggrappata e colpirlo con un doppio calcio al torace. 
Pensava che fosse sufficiente a mandarlo al tappeto, ma invece lui gli afferrò una gamba tirandola verso di se e azzannarla. Blossom gridò di dolore sentendo i denti che penetravano l'uniforme fino alla carne, ingoiò il dolore cercando di divincolarsi per provare a fargli mollare la presa.

In quel momento una grossa lama si abbatté sulla spalla di Valtur costringendolo a mollare la presa ed urlare di dolore, l'arma era riuscita a oltrepassare la spessa pelle e squarciargli le carni. 
Voltò la testa vedendo uno spadone a mannaia con un cerchio a cappio vicino alla parte non tagliente sulla punta, e chi lo brandiva era Evereth. Il Vicario non aveva più uno sguardo calmo ma tagliente come la grossa lama che brandiva.

-È ora che tu ti dia una calmata, Purificatore Valtur!- 


Urlò muovendo la spalla ferita per costringendolo a estrarre lo spadone e girarsi tentando un'artigliata. Che venne parata facilmente usando la parte piatta dell'arma come uno scudo indietreggiando a ogni colpo. 
Al successivo appena gli artigli toccarono il metallo ruotò la spada facendoli scivolare e girandosi puntò alla gamba chiudendo il cerchio alla punta dell'arma su di esso come un'accalappia umani. Un secondo dopo Valtur si sentì la gamba catturata tirata in avanti cadendo indietro sulla schiena.

-Sta giù!- in risposta alzò la testa spalancando la bocca. Sentendo una sensazione di pericoli si portò lo spadone davanti per farsi da scudo un'istante prima che il Purificatore sputasse una violenta fiammata.
Tutti sobbalzarono sorpresi anche gli elfi che credevano che lo avesse incenerito, ma invece il Vicario uscì illeso da quella zampata, muovendosi di lato e con un movimento catturare il collo dell'abominio con il cerchio a cappio e saltargli sulla schiena con tutto il suo peso.

Valtur cercò di toglierselo di dosso, ma gli altri Inquisitori gli bloccarono repentinamente braccia e gambe immobilizzandolo.

-Valtur, ora ascoltami!- gli gridò tenendogli indietro la testa ancora bloccata -Riprendi il controllo, questo non sei tu ma la tua rabbia. Non vuoi davvero fare del male ai tuoi compagni o agli innocenti! Devi calmarti!-

-È inutile parlarci, va abbattuto!- si intromise Svalfar portando la mano alla spada, ma venne messo subito a tacere da uno sguardo degli Inquisitori. 
Improvvisamente Valtur lanciò un urlo agghiacciante mentre il suo corpo ricominciò ad essere scosso da violenti tremori, mutando ancora. Ma questa volta stava tornando normale.
Evereth scese dalla sua schiena liberandolo dal cappio della sua arma. Appena tornò normale il Mezzelfo respirò affannosamente, la ferita aperta sulla spalla stava ancora sanguinando. 

-M...mi...dispia..ce- riuscì a dire soltanto prima di crollare a terra. Tutti si precipitarono a vedere come stesse, per fortuna era solo svenuto.

-Portatelo in una stanza e curategli le ferite- ordinò loro il Vicario e gli altri trasportarono subito via il Purificatore. Intento l'uomo spostò l'attenzione sugli elfi, avvicinandosi a loro a grandi falcate arrivando davanti al loro rappresentante che deglutì leggermente.

-Mi scuso per questo inconveniente. Ma comunque constaterà che siamo noi i vincitori Signor Svalfar!-

-Cosa?-

-Le regole erano niente magia. E la vostra guardia ne ha fatto uso, per cui è squalificata!- chiarì Blossom scoccando un'occhiataccia all'elfa.

-Per tanto spero manteniate la vostra parola!- disse secco il Vicario, sostenendo lo sguardo del rappresentante elfico.

-Come possiamo fidarci dopo quello che abbiamo visto? quell'abominio è pericolo dovreste abbatterlo invece che curarlo- lo riprese l'elfo, il Vicario stanco gli afferrò il viso con la mano sentendo le ossa degli zigomi scricchiolare sotto la sua presa ferrea. Gli altri elfi indietreggiarono spaventati da quella mossa improvvisa.

-Signor Svalfar ciò che facciamo con i nostri compagni è affare degli Inquisitori. Inoltre mi avete dato la vostra parola che avreste anticipato la riunione se il nostro membro avesse vinto, e spero sul vostro onore che la manteniate!- avvicinò di più il volto dell'elfo al suo sentendo un flebile si.

-La ringrazio. E un'ultima cosa...provi ancora a dire che dovremmo abbattere un nostro membro e il vostro popolo dovrà iniziare a preoccuparsi anche degli Inquisitori. Sono stato chiaro?!- lo disse con un tono che non ammetteva repliche prima di lasciarlo andare e voltarsi per andarsene, seguito da Blossom e Rowanne che avevano assistito alla scena, sebbene le due non andassero d'accordo entrambe si lanciarono un sorriso di soddisfazione ad aver assistito a quella scena.






Note dell'autore

Ecco il tanto atteso duello per l'onore tra Valtur e Silvally, spero vi sia piaciuto. È inoltre scopriamo anche che il protagonista è affetto da una maledizione che lo fa diventare un'abominio. Da cui appunto la maledizione prende il nome.

A quanto pare sembra perdere il controllo in quella forma, arrivando ad attaccare i suoi compagni. E per soccorrere Blossom il Vicario è dovuto intervenire impugnando il suo spadone, dimostrando tutta la sua forza, riuscendo a tenere testa e bloccare Valtur con facilità.
Per fortuna il nostro Purificatore riesce a tornare in se. E alla fine Evereth fa un discorso al rappresentante degli elfi, in sostanza: mai scherzare con gli Inquisitori.

Spero che il capitolo sia piaciuto anche solo a chi legge. A presto.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
A CARTE SCOPERTE
 
 
Vedeva tutto nero, da quando aveva aperto gli occhi, quel colore era stato l’unica cosa che percepiva. Spostò lo sguardo intorno ma non vedeva altro che tenebre, iniziando seriamente a chiedersi se fosse morto.
Se quello era l’inferno allora era molto diverso da come se lo era immaginato, niente fiamme che bruciano o dannazione per l’eternità, solo oscurità che lo circondava.                                                                                            
Ma dopo quel pensiero delle scintille iniziarono a scoppiettare intorno a lui, diventando in una manciata di secondi delle grosse fiamme alte quanto delle torri circondandolo in un’anello di fuoco.
L’attenzione di Valtur però non fu catturata dalle fiamme, bensì da una figura che era davanti a lui: l’Abominio.             
La parte di se creata dalle maledizione era proprio davanti a lui, ma non si mosse si limitò a fissarlo a sua volta. Scrutò quelle grandi pozze rosse alzando lentamente il braccio e la creatura fece altrettanto. Intuendo che quello non era altro che un riflesso di se stesso. Abbassò il braccio seguito dall’altro, avrebbe tanto voluto saltargli addosso e piantargli Durendart nel petto. Ma non aveva niente con se, era completamente nudo armato solo con le sue stesse mani, anche se in quel momento uccidere la parte di se stesso che più odiava a mani nude era una visione molto allettante.

-Quanto vorrei che sparissi- sussurrò lui. Delle crepe iniziarono a formarsi sul petto dell’abominio, le quali si irradiarono in tutto il corpo come un vetro rotto. Per poi spaccarsi in tanti minuscoli frammenti sotto lo sguardo dell’albino. Lui si limitò a fissare la scena con indifferenza per poi alzarsi iniziando a sentire un certo caldo, vedendo una figura uscire dalle fiamme.
Era di dimensioni titaniche e completamente di fuoco, anche se la fisionomia sembrava di un’uomo in armatura, solo che aveva quattro grosse ali piumate di fuoco sulla schiena e sopra alla sua testa si poteva vedere un anello di fuoco con quello che sembrava il grande manico di una spada dietro alla schiena.
“La Fiamma” pensò istintivamente sgranando gli occhi davanti al gigantesco essere alato. Mentre le fiamme dietro di lui si tinsero di un colore viola, facendolo voltare, vedendo una seconda figura uscire da esse. Serrando la mascella alla sua vista.   
    Questa volta era una figura femminile alta quanto la prima, con indosso un soffice e succinto abito nero che nascondeva le sue forme. I capelli sembravano fatti di pura nebbia nera incorporei ma tangibili allo stesso tempo, aveva ben tre maschere d’oro, una sul volto e le altre due ai lati della testa sulla cui sommità c’era una mezzaluna nera.

«Hekate» Disse la figura fiammeggiante guardando le pozze nere della figura femminile

«Uriel» rispose lei a tono guardandolo. I due titani svanirono nelle loro rispettive fiamme, che subito scesero a terra come delle onde addosso al Mezzelfo.
 

Scattò in piedi con l’agilità di una tigre mettendosi subito in posizione di difesa per poi gemere di dolore un secondo dopo. Si portò la mano alla zona dolorante notando di essere stato medicato e di essere in una camera da letto.

-Mi hai spaventata- Disse la voce di Nerissa. La Scriba era sul pavimento completamente fradicia e con un catino vuoto in mano. Ora al posto delle gambe aveva una coda di pesce dalle squame nere e pinne dal taglio appuntito e fibrose come le ali di un pipistrello.

-Vuoi una mano?- lei scosse la testa facendo forza sulle braccia per trascinarsi verso una sedia della stanza e issarvici sopra.
e sirene era conosciute per avere al posto delle gambe una coda di pesce, ma questa coda se si asciugava mutava in gambe umane che potevano usare per muoversi sulla terra. Ovviamente una volta bagnate tornavano alla loro forma originale.

-Come ti senti?- gli chiese lei.

-Ho ancora dolore- rispose portandosi la mano alla spalla ferita.

-Dammi il tempo di asciugarmi e poi ti cambio la fasciatura-.   

La scriba rimosse le bende sulla spalla, vedendo la ferita ancora aperta. Si stava rimarginando piuttosto velocemente e proprio per questo aveva preferito non suturarla. Prese una boccetta versandovi sopra dell’unguento per poi ribendarla, era sicura che in una notte si sarà già rimarginata.

La porta della stanza si aprì e Evereth fece il suo ingresso. Vedendolo subito il Purificatore abbassò il capo, forse per la vergogna di non essere riuscito a mantenere il controllo sulle sue emozioni e aver rischiato di ferire tutti quelli che gli erano vicino indiscriminatamente.

-Ti sei svegliato Purificatore Valtur. Eravamo in pensiero per te- ammise l’uomo sorridendogli. Come se il fatto di aver provato ad ucciderlo solo qualche ora fa, non fosse mai accaduto.

-Vicario Evereth sono terribilmente dispiaciuto. Spero di non aver ferito nessuno dei nostri- disse balbettando agitato, il solo pensiero di aver potuto far del male ad un suo compagno, lo faceva stare male.

-A parte l’elfa che era messa peggio hai morso la gamba di Blossom. Ma non era grave si rimetterà subito, in tempo per la riunione con gli elfi. Alla quale parteciperai anche tu non credere di poterla scampare!- l’altro annuì, dopo quello che aveva combinato era giusto seguire le sue istruzioni. Soprattutto visto che si sentiva in colpa per aver ferito la Minotaura non che donna del Vicario. Per quanto lui capisse come si sentiva sapeva che non avrebbe esitato a staccargli la testa qualora avesse ucciso Blossom anche per sbaglio.

-Tutti abbiamo un punto di rottura Valtur. Vedi di rimetterti presto…oh dimenticavo questa è tua- gli lanciò qualcosa prima di girarsi e uscire. L’albino prese l’oggetto al volo vedendo che si trattava della moneta di Hekate.
 

-Questo sarebbe il tuo piano B?- chiese Kruagag guardando il costrutto davanti a se. Sarà stato alto più di tre metri costruito con una pesante armatura corazzata molto spessa e dall’aria minacciosa.

-E’ molto massiccio si. MA NON è QUELLO CHE TI AVEVO CHIESTO!- sbraitò il Suiham puntando la pistola contro l’uomo che alzò lentamente le mani, ma la sua espressione era sempre calma e rilassata.

-Stia calmo Duca. Ora capirà tutto- cercò di calmarlo per poi alzare la mano con il guanto comandando il Golem. Quest’ultimo si mosse andando verso ad una grossa cassa di ferro ed estraendone un’ascia della medesima grandezza.

-Un’arma? È questo a cui avevi in mente?-

-Non una semplice arma!- rispose lo scienziato invitando il duca ad avvicinarsi per osservarla meglio. Appena il Suiham si avvicinò per guardarla più attentamente, vide che la lama e il manico erano cosparsi di tanti aculei uniti insieme al metallo. Il duca voltò la testa verso il castano, che lesse il dubbio nei suoi occhi.

-Questi sono…-

-Le spine degli infetti!- concluse per lui e subito il duca fece un salto indietro per allontanarsi da quell’arma potenzialmente mortale e contagiosa. Mentre Josef lo guardò orgoglioso.

-Controllare gli infetti è impossibile. Ma le loro spine rimangono pericolose ed estremamente contagiose anche dopo la morte dell’ospite- spiegò lo scienziato sistemandosi gli occhiali da vista.

-Ora…immagini un esercito di Golem pesanti armati con armi forgiate con le spine degli infetti. Un solo graffio sarebbe potenzialmente contagioso- continuò l’uomo. A quel pensiero sul volto del cinghiale si stampò un sorriso complice, l’idea di avere guerrieri con armi infettive lo entusiasmava. Se non altro era una buona alternativa al fallimento della “Catena Imperium”.

-L’unico problema sono gli Inquisitori. Sono troppo pericolosi!- affermò il duca quando una figura avvolto in un mantello nero e con un elmo dello stesso colore che gli copriva la testa esclusi gli occhi gli si avvicino sussurrandogli qualcosa nell’orecchio.

-Come cazzo è possibile?!- lo scienziato si stupì di quella reazione violenta del duca.

-Qualche problema?-

-Sembra che gli Inquisitori abbiano messo le mani su uno dei collari. Non era compito tuo far in modo che non accadesse!- l’uomo alzò la mano creando una barriera, fermando un proiettile sparatogli contro. Di certo questa volta non sarebbe riuscito a fermarlo facilmente.

-Si calmi duca. Possiamo usare la nostra squadra assassina per recuperare il collare e visto che ci siamo…potremmo far fuori il Vicario degli Inquisitori- gli propose Josef, sebbene avesse ancora le zanne esposte per la rabbia il Suiham ci pensò sopra per poi annuire. Sbarazzarsi di quei dannati Inquisitori è di certo un’ottima idea.

-Hai ragione Josef. Stando così le cose fai preparare tre squadre. Voglio il Vicario morto e anche quello bianco!- affermò per poi lanciare una cosa all’uomo. Lui prese la scatolina aprendola e vedendo che si trattava di una penna in oro.

-Una piccola ricompensa se il tuo lavoro fosse andata bene. Te la sei guadagnata!- lo scienziato sorride abbassando il capo in segno di ringrazziamento per poi infilarla nel taschino superiore del camice.
 
 

Valtur se ne stava sdraiato sul letto intendo a giocherellare con la moneta. Sebbene non gli piacesse era come se non riuscisse a liberarsene, aveva il presentimento che se ci avesse provato gli sarebbe tornata sicuramente indietro.

-Quella è una moneta di Hekate?- chiese Nerissa che stava buttando via le garze vecchie e sporche di sangue. Il Mezzelfo si limitò ad annuire passandosi la moneta tra le dita.

-Non credevo la venerassi- ammise lei.

-Non lo faccio infatti, anche se mi protegge non l’ho chiesto io! Inoltre anche tu sembri venerare qualcun’altro!- disse lui guardando la collana che era rimasta fuori dalla divisa della ragazza che raffigurava un serpente marino attorcigliato in una spirale.

-Quello è il simbolo del Leviatano- Sapeva che le Sirene veneravano il Leviatano simbolo distruttivo del potere degli oceani. Gli Inquisitori dato il loro legame con il fuoco per epurare gli infetti, affidavano la loro fede in Uriel, l’arcangelo della fiamma che purifica il male. Ma a Valtur non interessava a chi gli altri rivolgessero le loro preghiere, dato che erano cose personali e non gli sembrava giusto criticare le scelte altrui.

-Era di mia madre. Me lo ha lasciato prima di morire- ammise lei.

-Scusa non volevo rivangare brutti ricordi- rispose subito, la corvina scosse la testa.

-Tranquillo…sono passati anni da quando una malattia me l’ha portata via. Il dolore alla fine passa- anche se aveva detto così agli occhi del Mezzelfo non sembrava del tutto sincera. Aveva sofferto molto in tenera età e ciò lo aveva portato a sviluppare una specie di sesto senso per le persone che stavano male interiormente.

-Ti va di parlarne?- Quella domanda spiazzò totalmente la Scriba. Soprattutto perché anche se lo conosceva solo per sentito dire e non direttamente non si sarebbe aspettata che gli chiedesse di parlargli del suo passato. Anche se sembrava freddo in realtà sotto era molto caloroso. Lei arrossì diventando di un color ciliegia.

-Sicuro di voler sentire la mia storia?- lui annuì. La sirena vampiro si sedette su una sedia davanti a lui prendendo un profondo respiro prima di cominciare.

-Mia madre era una cameriera, lavorava nella villa di un nobile vampiro. Lui era già sposato con due figli, ma ciò non gli impedì di divertirsi con mia madre…finché lei non rimase incinta di me- disse sospirando -Mia madre sapeva che con un’erede illegittimo, la moglie avrebbe provato ad uccidere sia lei che il bambino che portava in grembo, per cui una notte scappò via senza voltarsi indietro-

-Quindi tuo padre non sapeva?- lei scosse la testa per poi continuare.

-Anche senza di lui io e mia madre siamo stati bene da sole. Ma lei si ammalò e morì…poi però tocco anche al villaggio in cui abitavano a causa della piaga. Forse è per questo che mi sono unita agli Inquisitori…trovare una cura e provare a curare i malati, come lo era mia madre- Valtur ascoltò in silenzio senza interromperla.

-Neanch’io ho mai conosciuto mio padre- gli disse. Se lei gli aveva raccontato la sua storia era giusto che lui facesse altrettanto.

-Io sono un mezzo sangue…una cosa vista come un disonore per gli alti elfi come saprai. Così mia madre mi abbandonò lasciandomi appeso su un ramo appena nato- lei deglutì portandosi la mano a coprirsi la bocca, di certo non si sarebbe aspettata che la sua vita fosse iniziata in modo così tragico.

-Mi dispiace-

-Sarei morto su quell’albero se il mio maestro non mi avesse trovato e adottato. Sai era anche lui un membro degli Inquisitori: un Forgiatore- I Forgiatori erano la divisione incaricata della lavorazione del metallo Ignis e la forgiatura delle armi degli Inquisitori, ogni arma che un membro dell’ordine brandiva era opera loro.

-Quindi sei entrato nell’ordine quando eri molto giovane-

-Si, ma non subito come Purificatore. Orsten questo era il nome del Forgiatore che mi ha cresciuto, mi ha insegnato alla lavorazione del metallo forse per farmi seguire le sue orme- ammise lui ricordando tutti i momenti passati nella forgia a battere il metallo insieme al suo maestro.

-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- a quella domanda lui si portò la mano al collo massaggiandolo, come se stesse cercando le parole.

-Forgiare armi mi piaceva, anzi lo faccio tutt’ora come passatempo…ma credo che volessi diventare un membro del gruppo armato perché volevo viaggia ed esplorare il mondo oltre che aiutare gli altri. Almeno questo era il mio pensiero iniziale e ancora infantile- allungò la mano prendendo la brocca d’acqua che era appoggiata sul mobile vicino al letto iniziando a berla a canna, sentiva di avere la gola molto secca.

-Alla fine ho compreso la vera natura del mio ruolo quando ho dovuto dare alle fiamme un intero villaggio- Nerissa non osò dire niente, anche se non era una guerriera come il Mezzelfo anche lei sapeva che il loro ruolo era molto duro soprattutto emotivamente e interiormente, cosa che le altre persone non riuscivano a comprendere.

-Allora perché non hai lasciato dopo la tua prima missione?- chiese lei guardandolo.

-Dopo aver visto quegli orrori e il modo in cui si diffondevano. Ho capito che se non fossi stato io a provare a fermarli…nessun’altro lo avrebbe fatto!- rispose serio. Quel giorno il Mezzelfo aveva trovato lo scopo della sua vita, impedire che la piaga si propagasse, anche se ciò avrebbe voluto dire mettere in gioco la proprio per salvarne molte altre.

Vedendolo serio dopo aver detto quelle parole, la ragazza si sentì come ispirata da lui ritrovandosi ad arrossire. Lei però si riscosse subito rimettendosi in piedi.

-Scusa ma ora devo andare, sembri stare bene ma non sforzarti troppo- gli raccomandò Nerissa prendendo le sue cose e andando verso la porta.

-Va bene. E salutami l’Alchimista- lei si bloccò diventando di un color peperone.

-N.n…non sto andando da lui…okey- rispose infilandosi la maschera e uscendo dalla stanza. Lui scosse la testa sdraiandosi e poggiando la testa sul cuscino, sospirando di quella piacevole sensazione di morbidezza.
“Non è brava a mentire!” affermò avvolgendosi tra le coperte per cercare di dormire almeno un po’.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
Nuovo capitolo. Valtur si risveglia e nonostante ciò che è successo durante l’Holmgang il Vicario sembra preoccupato per lui e senza aver rancore nei suoi confronti, forse. Qui facciamo la conoscenza di due entità molto potenti che paiono contendersi il protagonista, cosa ci sarà sotto?
Intanto apprendiamo che le Sirene venerano il Leviatano, la famosissima creatura marina. Inoltre scopriamo anche il passato sia della Scriba che del nostro Purificatore, che dire nessuno di loro due ha avuto un bell’inizio di vita soprattutto il protagonista.
Ecco svelato il Piano B di Josef: armi spinose e contagiose. Di certo un bel piano alternativo. Inoltre il duca ha dato l’ordine di assassinare gli Inquisitori, vedremo se avrà fortuna oppure no.
Grazie anche solo a chi legge la storia e ci vediamo al prossimo capitolo.       
A presto.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
LAMA INSANGUINATA
 

 
Ederis stava finendo di assemblare il suo Golem, dopo aver unito insieme il corpo, l’unica cosa che mancava era il cuore. Prese con delle pinze un frammento di pietra magica inserendola all’interno del meccanismo toracico del costrutto.
La pietra trasmise essenza magica in ogni parte del Golem e questi si attivò di colpo.

-Bene…prendi quella scatola e spostala dall’altro lato della stanza- ordinò l’Alchimista indicando l’oggetto. Il costrutto si mosse meccanicamente afferrando la scatola e trasportandola dall’altro lato della stanza. Il giovane sorrise soddisfatto, anche se non era un costrutto di alto livello almeno funzionava e questo per lui era già abbastanza.

Si appoggiò al bancone da lavoro prendendo la sua tazza piena di tisana alle erbe, prendendone una bella sorsata, mentre il suo sguardo gli cadeva sullo scrigno che conteneva l’oggetto portatogli degli Inquisitori. Ogni volta che era li finiva sempre per lanciargli uno sguardo, come se avesse paura che l’oggetto al suo interno potesse animarsi e attaccarlo improvvisamente.                                   
Forse il fatto che fosse stato a contatto con un infetto dalla Piaga gli aveva provocato una piccola agitazione, anche se lo aveva maneggiato più volte per capire cosa fosse. E forse ci era arrivato.   
Nonostante la pietra al centro fosse stata danneggiata dall’intenso calore, aveva riconosciuto subito che era una pietra magica e che il cerchio sembrava una variante del contenitore che usavano per il nucleo dei Golem. 
Ma il perché fosse addosso ad un Infetto. Aveva sviluppato una teoria.

“Che chiunque lo abbia fatto…stia cercando di controllare gli Infetti?” Il collare sembrava un qualche tipo di oggetto di controllo. Ma non sapendone molto riguardo alla Piaga delle spine o di come funzionasse la mente di chi ne veniva infettato non poteva dirlo con totale sicurezza. Il giovane aveva sentito solo voci su ciò ed in effetti gli unici che ne sapevano di più erano proprio gli Inquisitori. Di certo avrebbe dovuto informarli delle sue scoperte o forse prima era meglio avvisare il Governatore? Dopotutto anche se lo aveva affiancato a loro, lavorava ancora per lui.
Anche se Ederis sapeva che avevano scelto lui perché lo reputavano sacrificabile, visto il talento mediocre e non poi così eccezionale, speravano che potesse bastargli lui. O forse pensavano che in caso di errore gli Inquisitori lo avrebbero arso vivo. Un convinzione errata che era venuto anche a lui quando gli avevano comunicato il suo nuovo incarico.
Ora si pentiva amaramente di aver anche solo potuto fare un pensiero simile su di loro, nonostante la fama che li precedeva, erano più umani e comprensivi di quanto si pensasse.

-E’ il caso che avverta prima Nerissa!- il solo pensiero di parlare con la Scriba lo faceva arrossire, quella ragazza oltre a essere carina era anche dolce e intelligente. Sperava che prima che se ne andasse di poterla invitare a bere qualcosa con lui.

“Nah sono certo che avrà di meglio da fare piuttosto che uscire con uno come…me” sospirò al suo stesso pensiero. Di certo una creatura bella come lei avrebbe potuto avere decine di spasimanti migliori di lui, scosse la testa portandosi la tazza alla bocca.Sentendo improvvisamente una forte fitta al torace che gli fece perdere la presa.                                             
La tazza cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Abbassò gli occhi vedendo che una lama gli aveva trapassato il torace, deglutì sentendo il sapore acre e ferroso del sangue in gola prima che risalisse macchiandogli le labbra. Deglutì sentendo la porta aprirsi e vedendo la maschera di Nerissa che entrava nella stanza.

Era notte fonda e tutti dormivano, ad eccezione di alcune figure. MA non si trattava degli Inquisitori impegnati in ronde notturne. Anche se il loro abbigliamento poteva trarre in inganno da lontano.
 Erano in quattro con indosso un lungo mantello color della notte e degli elmi che coprivano anche il volto con delle maschere in ferro modellate a formare un volto con espressione neutra.

-L’obbiettivo è qui?- chiese uno del gruppo.

-Si! Il Duca vuole che uccidiamo il Vicario-

-E per quanto riguarda la donna?- chiese un’altra figura riferendosi alla Minotaura.

-Lei la vuole viva. Su questo è stato categorico- i quattro assassini scesero silenziosamente fino alla finestra della camera da letto, forzandola con facilità e senza fare rumore entrare dentro come delle ombre.                   
Il letto era occupato da una parte da Blossom mentre l’altro lato era vuoto. Dalla stanza adiacente arrivò una luce, segno che probabilmente si stava facendo una bagno.

«Voi pensate al Vicario» disse uno degli assassini indicando la porta agli altri due. Mentre insieme all’altro si sarebbero occupati della donna. Mentre i due entravano nel bagno, l’altro prese delle catene, avvicinandosi al letto dell’Inquisitrice ignara di quanto stava succedendo.

I due estrassero delle lame ricurve da sotto i mantelli aprendo lentamente la porta del bagno ed entrarvisi. Ma si stupirono di non trovare nessuno, solo la vasca da bagno riempita d’acqua. 

-Dove accidenti è finito?- Si chiesero guardandosi intorno, la stanza era larga, ma non c’erano posti per potersi nascondere. La finestra era aperta ed entrava l’aria della notte, si scambiarono un’occhiata veloce per poi avvicinandosi ad essa, chiedendosi se non fosse saltato giù. 

Quando furono di spalle, dalla vasca saltò fuori Evereth prendendo di sorpresa uno dei due alle spalle e bloccandogli il collo in una morsa di ferro. Colto di sorpresa l’assassino provò a pugnalargli il braccio ma il Vicario afferrò la mano che reggeva la lama. Il secondo provò ad intervenire, ma il castano si spostò facendo cozzare la lama contro l’elmo del suo prigioniero.
Con una forte torsione spezzò il collo all’assassino che stava trattenendo, lanciandolo addosso al suo compagno che finì a terra. Sfruttando quella distrazione, agguantò un asciugamano mettendoselo in vita.

-E’ indecoroso entrare in un bagno occupato!- affermò lui, fermando al volo un coltello che gli era stato lanciato contro. Guardò l’Assassino per poi rilanciargli indietro il coltello facendogli perdere la presa sul secondo coltello che teneva. L’assassino provò a reagire ma si ritrovò il collo stretto nella morsa della sua mano. Evereth non perse tempo e lo sollevò di peso sbattendolo dentro alla vasca da bagno.
                                         
Sentendo il trambusto gli altri due si voltarono attirati dal frastuono. Blossom aprì gli occhi di scatto e scostando le coperte assestò un poderoso calcio in pieno viso al nemico più vicino sbattendolo contro la parete. La maschera aveva impresso sopra la forma del suo zoccolo mentre il collo era piegato in modo innaturale.

-Speravo di farmi una dormita come si deve e invece!- sospirò lei tenendo il lenzuolo per coprirsi, mentre spostava lo sguardo verso l’altro individuo che tirava fuori una spada. Che subito gli venne fatta volare via di mano da un colpo di frusta, la Minotaura mosse in polso e la frusta si avvolse intorno al collo del malcapitato come se fosse viva. L’Inquisitrice subito dopo richiamò la frusta con uno strattone provocando uno schizzò di sangue squarciando il collo.

-Devo ricordarmi di non disturbarti mentre dormi!- disse Evereth uscendo dal bagno.

-Gli altri due?-

-Morti mia cara- rispose lui guardando i corpi degli altri due. 

-Se sono entrati qui, potrebbero avere altri obbiettivi. Dobbiamo avvisare gli altri!- affermò iniziando a vestirsi subito in fretta e furia.

“Spero che Valtur stia bene” pensò al suo compagno ancora a riposo.

 
Quella sera il Mezzelfo cercava di dormire senza successo, aveva come il sospetto che stesse per accadere qualcosa. Proprio per questo anche se aveva gli occhi chiusi teneva tutti i sensi in piena allerta. Si rigirò tra le coperte sentendo qualcuno entrare nella stanza, il passo era leggero, sicuramente un altro non lo avrebbe sentito.
Rimase fermo allungando lentamente la mano sotto le coperte stringendo il manico di Durendart. Attese fino a che le figure non fossero sufficentemente e a quel punto gli lanciò contro la coperta intrappolando uno degli aggressori, dandogli il tempo di rotolare fuori dal letto e mettersi in posizione di guardia.

-Bene cos’abbiamo qui…Assassini?- si chiese a giudicare dal loro abbigliamento e dalle lame che brandivano, erano in tre e lui era da solo.     
Non sarebbe stato di certo un problema sistemarli, ma si stava ancora riprendendo dallo scontro della sera prima e la ferita alla spalla non si era ancora del tutto rimarginata. 
Essendo in possibile svantaggio non ebbe scelta. Afferrò il manico di Durendart con entrambe le mani per poi dividere la spada in due ottenendo una coppia di spade con la lama seghettata a pinne di squalo.

-Fatevi sotto!- l’assassino alla sua destra fu il primo a farsi avanti puntando al suo fianco, Valtur lo intercettò deviandolo per poi parare il fendente di un’altro assassino con la seconda lama.
                                       
I due aggressori lo incalzarono contemporaneamente costringendo il Purificatore sulla difensiva. Ad ogni colpo che deviava o parava sentiva la spalla che gli dava una scossa di dolore facendogli stringere i denti.
Un movimento venne catturato dal suo occhi, alzando la spada deviando un pugnale lanciatogli contro dall’assassino rimasto in disparte. In quel momento di distrazione gli altri due cercarono di infilzarlo, ma lui riuscì a parare le lame per poi sentirsi il fiato mancare, quando gli assestarono un doppio calcio allo stomaco facendolo sbattere contro il muro. 
           
Si rimise dritto sentendo i denti diventare accuminati come zanne e gli occhi che iniziavano a cambiare forma. Si morse il labbro sentendo il suo stesso sangue per contenere la rabbia.

“Stanne fuori” si disse, mentre i due assassini si avventavano insieme per trafiggerlo al torace. Di scatto gli andò incontro deviando le lame e conficcargli le spade nella pancia in perfetta sincronia. I due emisero dei rantoli mentre l’albino estraeva le lame dai loro corpi riunendole in un’unica spada e puntando quello rimasto.
                                                 
Il terzo si preparò a combattere quando qualcuno gli saltò sulle spalle, si trattava di Akerith. L’Ombra aveva bloccato le braccia dell’assassino avvolgendogli le gambe sotto alle ascelle, in un secondo fece uscire da sotto il mantello i suoi Kukri che piantò nel collo dell’assassino estraendoli provocando degli schizzi di sangue. E con un colpo di bacino saltò via mentre il corpo del malcapitato stramazzava al suolo.

-Che ci fai qui?- gli chiese stupito che fosse nelle sue vicinanze.

-Il Vicario mi ha detto di sorvegliarti, perché non ti capitasse niente durante la guarigione- spiegò l’elfa oscura.

-Grazie dell’aiuto- disse l’albino riprendendo fiato.

-A buon rendere- rispose mentre toglieva l’elmo all’individuo vedendo che fosse una persona normale.

-Chi sono questi tipi?- gli chiese ma lei scosse la testa togliendosi la maschera.

-Dovrebbero trattarsi della divisione di assassinio di qualche nobile- in quel momento il Vicario entrò nella stanza insieme a Blossom.

-Anche tu hai ricevuto un agguato- disse la rosa. Lui la guardò per chiedergli se anche loro avevano subito e l’Inquisitrice annuì.

-E gli altri, hanno subito attacchi?-

-Andiamo a controllare- rispose secco Evereth prendendo la sua spada e anche gli altri fecero altrettanto con le armi in mano.
 

La Scriba si bloccò come se fosse stata di pietra con gli occhi ridotte a due fessure, alla vista dell’Alchimista pugnalato alle spalle da una figura ammantata. Quest’ultima estrasse la lama spingendo di lato il ragazzo lanciando l’arma contro di lei.
Nerissa ebbe appena il tempo di riprendersi per spostare la testa. La maschera le volò via quando venne urtata dalla lama facendola finire a terra. Subito si rimise in piedi spostandosi di lato evitando una pugnalata e ripararsi dietro ad un tavolo da lavoro per non distanziare l’aggressore. Ma questo non servì visto che le l’assassino saltò agilmente sul tavolo colpendola con un calcio al volto. La Seimpyr sbatte contro uno scaffale, sentendosi afferrare per i capelli e tirarsi all’indietro.
Gridò di dolore afferrando uno dei bisturi che portava alla cintura piantandolo istintivamente nel braccio che la tratteneva. L’aggressori ringhiò strattonandola più forte fino a lanciarla nuovamente a terra, strappandole una ciocca di capelli.
Deglutì per il dolore, cercando di rialzarsi. Ogni suo muscolo gli diceva di scappare, lei non era un membro del gruppo armato non aveva esperienza di combattimenti. Quando i suoi occhi videro Ederis a terra sanguinante, vederlo in quello stato gli fece provare una grande rabbia.
L’assassino le si avvicinò di nuovo estraendosi il bisturi dal braccia e sollevandola per i capelli per piantarle il suo stesso strumento medico nel petto. La Corvina gli fermò il polso di colpo, le sue pupille erano diventate due fessure nere. 
 
Espose i lunghi canini, spezzando il polso al suo aggressore e prima che questi potesse urlare, gli saltò al collo mordendolo alla trachea. Sentì i suoi denti affondare nella carne tenera come burro e il sapore del sangue che gli finiva in gola, il suo istinto gli stava dicendo di bere, ma la sua rabbia gli stava gridando tutt’altro.
Con un violento strattone della testa, squarciò la gola dell’assassino provocando un grondante fiotto di sangue che la macchiò da capo a piedi. Ansimò sputando a terra il sangue che le era rimasto in bocca rimanendo a fissare il corpo senza vita dell’assassino.
Non aveva mai ucciso nessuno prima, ed ora era sporca di sangue. Sebbene lo avesse fatto per sopravvivenza sentì un conato di vomito risalirgli in gola, ma lo ricacciò indietro spostando l’attenzione su qualcosa di più importante: Ederis.
Si rimise in piedi barcollando andando da lui. Avendo una preparazione medica si rese subito conto che la ferita al petto dell’Alchimista era molto grave. Si strappò una manica della sua uniforme poggiandola sulla ferita e premendo per provare a fermare l’emorragia.

-Ne.rissa…sei qui- disse prima di sputare sangue.

-Non parlare. Risparmia le forze- gli disse subito cercando di fare più pressione per diminuire la perdita di sangue.

-Allo..ra…quando q…uesta storia sarà…finita. Potremmo..uscire, insieme?- chiese tra gli ansimi. La corvina arrossì ma scosse la testa, non era il momento per pensare a quelle cose.

-Quando starai meglio allora usciremo insieme…Ederis- sorrise lei senza ricevere risposta.

-Ederis?- alzò la testa ma gli occhi dell’alchimista erano ormai vacui e spenti, così come la sua vita.
 
-Nerissa tutto bene?- fecero irruzione nell’officina gli altri Inquisitori armati. Trovando davanti a loro il corpo dell’assassino con la gola squarciata. La Seimpyr era accovacciata davanti ad Ederis ferito, subito gli altri si precipitarono per aiutarli, ma lei li precedette.

-Non c’è più nulla da fare- gli disse con la voce rotta dal pianto. Blossom sgranò gli occhi deglutendo mentre le si avvicinava, poggiandole la mano sulla spalla, in risposta l’altra si girò i suoi occhi erano rigati di lacrime di sangue.

-Io…non ho potuto…fare niente- disse tra i singhiozzi ancora imbrattata di sangue.

La Minotaura, spostò lo sguardo su Valtur e Akerith che stavano guardando il corpo dell’assassino. Il segno del morso era evidente che corrispondeva ai denti della Scriba. Nerissa si gettò contro il petto della compagna piangendo più forte, lei in risposta la strinse accarezzandogli la testa per farla sfogare.
Evereth si avvicinò allungando la mano per chiudere gli occhi ancora aperti dell’Alchimista e coprirlo col suo mantello in segno di rispetto. Gli altri due si avvicinarono anch’essi abbassando il capo, inginocchiandosi come il Vicario. Tutti gli altri membri che giunsero vedendo la scena estrassero le loro armi inginocchiandosi anch’essi.                                                         
Nessuno disse niente, il solo silenzio era un simbolo di rispetto e onorificenza verso una persona che sebbene non facesse parte dell’ordine, li vaveva aiutati anche se solo in minima parte. In quel momento tutti gli Inquisitori incluse le Ombre nascoste resero un omaggio silenzioso ad Ederis.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco un nuovo capitolo anche se piuttosto triste. Alla fine l’attacco degli assassini di Kruagag è stato un fallimento, ha sottovalutato la forza degli Inquisitori.
Ma alla fine c’è stata un’altra perdita: Ederis. E vediamo quanto ciò abbia fatto arrabbiare Nerissa facendo uscire la sua discendenza vampirica. Ammetto che mi dispiace per l’Alchimista, ma alla fine in guerra ci sono sempre delle perdite anche tra chi non combatte.
Ora se Kruagag è fortunata che non abbiano scoperto il suo legame con il collare, questo di certo gli mette un bersaglio sulla schiena. Se attacchi un’ape preparati ad affrontare l’intero sciame.
Ringrazio anche solo chi legge la storia e a presto.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16
STRATEGIE DI GUERRA
 
 
Rowanne era stata buttata giù dal letto da una delle sue cameriere, la quale gli aveva consegnato una lettera urgente. Non appena vide il simbolo degli Inquisitori capì che qualcosa non andava. Aprendo la busta, il messaggio che conteneva era di recarsi immediatamente da loro.
La cosa la fece preoccupare sul serio. Si vestì in fretta e furia mettendosi un filo di trucco, anche se era stata convocata improvvisamente voleva essere almeno presentabile.

-Allora dove l’avrò messo?- si chiese aprendo una dei cassetti del suo comò tirandone fuori una specie di bacchetta formata da un rampicante e una pietra ruvida all’estremità. Si abbassò tracciando un cerchiò con la pietra, intorno a se, per poi chiudere gli occhi iniziando a pronunciare una formula arcana mentre pensava al luogo dove voleva essere.                   
Quando li riaprì si trovava nell’ufficio della dimora del Vicario, l’incantesimo di teletrasporto aveva funzionato.Evereth era seduto alla scrivania con la testa alzata e uno sguardo di puro ghiaccio in volto. Non era per niente un buon segno.

-Che è successo?- chiese subito la duchessa, guardando il suo amico incrociare meccanicamente le braccia al petto.

-Questa sera io e qualcun’altro dei miei membri, abbaiamo subito un tentato assassinio- rispose secco, tanto che la donna sgranò gli occhi.

-Cosa?...da parte di chi?-

-E’ quello che vorremmo sapere!- Blossom si palesò alle sue spalle come se fosse uscita dall’ombra.

-Mi stai accusando di qualcosa?- le chiese Rowanne mettendosi faccia a faccia con la Minotaura sostenendo il suo sguardo. Quando un tagliacarte si conficcò in mezzo ai piedi delle due facendole spostare l’attenzione sul Vicario. Il quale si era alzato dalla scrivania.

-Durante l’aggressione quei bastardi hanno ucciso Ederis. L’Alchimista che Yorn ci ha messo a disposizione- la donna trattenne il fiato, non preparata a quella notizia.

-Ci serve il tuo aiuto Rowanne, adesso più che mai!- era serissimo. In ogni guerra c’era sempre chi moriva anche tra i civili. Ma il fatto che nell’agguato che era destinato a loro, ci avesse rimesso Ederis, era qualcosa che il Vicario non riusciva a perdonarsi.

-Cosa volete che faccia?- Evereth schioccò le dita e Akerith entrò nella stanza trascinandosi dietro un sacco a grandezza umana adagiandolo a terra. L’Ombra scoprì la testa rivelando il corpo di una degli assassini.

-Lo riconosce?- la duchessa lo guardò ma scosse la testa. Allora gli fece vedere l’elmo che indossava, ma dopo aver guardato anche quello la sua espressione non cambiò.

-Non riconosco l’uomo. Anche se non posso ricordarmi di tutte le guardie o cittadini della città. Dell’elmo invece, sembra di fattura simile a quello in dotazione alle guardie d’elite, che fanno da scorta ai nobili-

-Potrebbe essere stato un nobile?- chiese la Minotaura.

-In genere gli altri nobili, fanno decorare le uniformi e l’attrezzatura delle loro guardie, per distinguersi, in base ai loro gusti. Ma questo non l’ho mai visto!- A tale risposta il Vicario si portò la mano al mento per poter pensare. Dopo un minuto di silenzio guardò Akerith ce si mise subito sull’attenti.

-Chiama le altre Ombre, portatemi tutto ciò che scoprite su tutto il ceto nobile di Nidolan, incluso il governatore. Voglio risposte entro il mezzogiorno di domani- il tono era imperativo, segno che non avrebbe dato loro un minuto di più.

-Si Vicario Evereth- facendo un inchino veloce l’elfa oscura sparì subito mimetizzandosi con le ombre.

-Vuoi indagare anche su Yorn?!-

-Voglio sapere. E per questo non possiamo escludere nessuno!- rispose stringendo i pugni fino a sentire le unghie penetrargli nella carne. Blossom gli si avvicinò stringendogli una mano, sentendolo calmarsi almeno un pochino. Vedendoli insieme sulle labbra della duchessa si dipinse un piccolo sorriso.

“Sono carini insieme. Come lo eravamo io e Masamune” ripensando al suo ormai defunto compagno e padre di Brunilde. Mentre li guardava non gli scappò il fatto che l’Inquisitrice avesse poggiato la mano sul suo ventre per una manciata di secondi.
 

Sentiva il corpo bagnato e freddo, forse perché era immersa completamente dentro la grande vasca da bagno. Per Nerissa non era un problema, visto che respirava sott’acqua.
Non ricordava più da quanto tempo fosse in immersione, forse dalla sera scorsa. La morte di Ederis l’aveva scossa terribilmente, non era riuscita a dormire e non credeva ci sarebbe riuscita per un po’.
Veder morire l’Alchimista fu un duro colpo per lei, anche se non era il primo che vedeva morire si sentiva distrutta. Non aveva potuto fare niente per aiutarlo e questo le stava logorando il cuore e l’anima, la sua incapacità di salvare una vita. 
L’Acqua iniziò a tingersi di rosso sangue, per via delle lacrime che aveva iniziato a versare. Quando sopra al velo dell’acqua vide il volto di Valtur che la stava guardando. Spaventata riemerse, coprendosi con le braccia.

-V…Valtur!-

-Mi chiedevo se stessi dormendo o no- disse prendendo una sedia e sedendo vicino alla vasca dandole le spalle.

-Che ci fai qui?- gli chiese mentre afferrava un accappatoio per coprirsi.

-Vedere come stavi- rispose lui continuando a darle le spalle. La Seimpyr abbassò la testa e le sue pinne fecero lo stesso abbassandosi. Non riusciva a spiccicare parola, avrebbe voluto sfogarsi ma la sua gola era secca.

-Io…- non riuscì a dire altro. Valtur capì subito, il disagio interiore che stava passando.

-Perdere qualcuno non è mai facile. Immagino che ciò ti riporti alla mente tua madre- sentendolo lei scoppiò di nuovo a singhiozzare.

-Non ho potuto…salvarlo…sono una Scriba. Ma non…posso salvare…nessuno- disse tra i singhiozzi. Il Mezzelfo si girò prendendo un asciugamano a passandoglielo per asciugarsi le lacrime.

-Non sempre riusciamo a salvare qualcuno. Anche se ci proviamo, anche noi abbiamo dei limiti- gli disse guardando in basso. La cruda e dolorosa verità.

-Credo che tu gli piacessi. Anche se immagino che tu stessa te ne fossi accorta- la corvina annuì lentamente. Vedere un suo compagno in quello stato lo faceva stare male.

-Ti è mai capitata una cosa del genere? Intendo che ti piacesse qualcuno?- lui in risposta si portò la mano a grattarsi i capelli.

-Dovresti parlare con Blossom di queste cose…ho avuto qualche scappatella, ma qualcosa di serio…- anche se rispose così ci pensò su un’attimo sembrando lievemente confuso sulla risposta appena data.

-Non doveva morire- disse infine la Scriba stringendosi la coda al petto con le braccia. Sentì la sua mano che le toccava la testa, portandola a guardarlo.

-Hai ragione! Anche se in guerra ci sono vittime anche tra i civili…non se lo meritava! Quando scopriremo chi ha organizzato, il tutto. Ti assicuro che gli faremo passare le pene dell’inferno!- Il tono con cui lo aveva detto era talmente glaciale che le fece venire i brividi lungo la schiena, quando vide che le sue pupille erano cambiate.
 
Si mise sull’attenti pensando che stesse per cambiare forma come l’ultima volta, ma invece i suoi occhi tornarono normali, facendola sospirare di sollievo.

-G..grazie Valtur- lui gli sorrise alzandosi.

-Facciamo parte di divisioni diverse, ma siamo entrambi parte degli Inquisitori. Dobbiamo aiutarci a vicenda- L’albino si sentiva abbastanza in sintonia con la Scriba, forse perché erano entrambi ibridi oltre che Inquisitori. Ma al momento l’unica cosa che voleva sapere era chi aveva osato attaccarli.
 

La notte lasciò il posto alla mattina, fino ad arrivare a mezzogiorno. Evereth era seduto nell’ufficio con le braccia incrociate, insieme a lui c’erano come sempre Blossom, Rowanne e Valtur. Il Vicario aveva insistito che anche il Mezzelfo sentisse ciò che le Ombre avrebbero scoperto, dato che era stato preso di mira anche lui.
La tensione nella stanza era tale che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Ma l’albino non sembrava ansioso, visto che era concentrato a leggere un libro nell’attesa. La Minotaura diede uno sguardo al titolo sulla copertina: BRASHAK.

-Leggi davvero un libro simile?- gli chiese la rosa.

-Non credevi che fossi uno colto? Oppure che non sapessi leggere?- gli fece di rimando lui senza staccare lo sguardo dal libro.

-No…è solo che non mi aspettavo ti interessassero, le razze ancestrali- gli rispose, riferendosi al fatto che ciò che leggeva, si riferiva ad uno dei popoli più antichi.
In quel momento una figura uscì dall’ombra, attirando l’attenzione dei presenti che istintivamente si misero in posizione di guardia. Ma si calmarono quando riconobbero che era Akerith.

-Voi spaccate il secondo- si complimentò la Duchessa notando che era arrivata proprio nell’istante in cui l’orologio segnò mezzogiorno.

-Che avete scoperto?- chiese subito il Vicario avvicinandosi all’elfa oscura. Lei estrasse da sotto il mantello una pila di fogli.

-Informazioni e dettagli su tutto il ceto nobile della città. Inclusa anche Lady Rowanne- la Duchessa si accigliò.

-Mi credete responsabile?- domandò facendo un passo in avanti, sentendosi offesa che potessero sospettare di lei, che era stata una vittima.

-No. Sei una persona corretta e di animo nobile. E so che non metteresti mai in pericolo tua figlia- rispose Evereth difendendola –Ma le Ombre quando devono cercare informazioni, sono molto scrupolosi su tutti quanti- spiegò controllando i fogli.
L’elfa le si avvicinò abbassando il capo e porgendogli un foglio. La corvina lo prese, si trattava del documento che parlava di lei. La Duchessa anche se offesa ringraziò l’inquisitrice.

-Che avete scoperto?- chiese Blossom guardando la compagna.

-Beh, posso dire che alcuni nobili hanno i soliti vizzi: gola, avidità, alcool, donne e cose simili- rispose lei scrollando le spalle e togliendosi la maschera dal volto.

-Qualcuno di loro ha fatto qualcosa che salti all’occhio?- gli domandò Blossom che si era sporta oltre la spalla del compagno per guardare anche lei i documenti.

-Si. Sembra che il duca Kruagag, ha assunto alle sue dipendenze e in totale segretezza. Un certo: Josef Trélos-

-Josef Trélos…ha assunto davvero, quel pazzoide?- la domanda di Rowanne attirò l’attenzione dei presenti.

-Lo conosci?-

-Si. Era un mago e un genio brillante. Molto portato per la scienza e la medicina-

-Era?- la Duchessa annuì.

-Ad un certo punto ha iniziato a parlare di esperimenti bellici. Voleva creare armi anche a costo di usare cavie umane per i suoi fini. Alla fine è stato radiato e spogliato nei suoi titoli, finendo nel dimenticatoio- spiegò lei.

-Cosa ci fa un duca influente come quel cinghiale con un pazzo del genere?- la stessa domanda iniziò a farsi strada tra i presenti.

-Altro su Kruagag?-

-Si…più di un mese fa abbia speso più di quindicimila monete d’oro, per l’acquisto di qualcosa?-

-Cosa poteva costare tutto quel denaro?- si intromise Valtur che era rimasto zitto ad ascoltare.

-Non siamo riusciti a scoprire cosa sia…ma il luogo da cui proveniva- serrò le labbra cercando di trovare le parole, prima di sganciare la bomba.

-Era vicino…all’Isola Maledetta- quella sola frase, fu sufficiente a far passare l’atmosfera della stanza da tesa a preoccupata.
 

-Intendi dire quell’Isola, da cui nessuno è mai tornato indietro per raccontarlo?- l’Ombra annuì. La cosa si faceva inquietante, se l’oggetto che il duca aveva acquistato proveniva davvero da lì, di certo era qualcosa di pericoloso.

-Non so voi, ma ho l’impressione che quel collare e questo misterioso oggetto possano essere collegati- suppose il Mezzelfo, il silenzio nella stanza fu sufficiente a dargli ragione.

-Ha acquistato l’oggetto più di un mese fa. E ci chiamano due settimane dopo che lui ha assunto Josef che è un folle scienziato. Troppe coincidenze di seguito per non collegarle-

-Inoltre non sembrava molto contento di vederci- ricordò Blossom incrociando le braccia al seno.

-Ma sono solo supposizioni, ci servono prove per incastrarlo!- affermò Rowanne, facendo la voce della ragione. Potevano essere solo coincidenze e il fatto che non gli piacessero gli Inquisitori non era insolito. Sfortunatamente la donna aveva ragione, senza prove non potevano fare niente.

-Una domanda…uhm..Akerith..Yorn è coinvolto in ciò?- chiese la Duchessa, guardando l’elfa oscura.

-Dalle ricerche non è emerso niente di anomalo, a parte la sua passione per i liquori. Vede regolarmente Kruagag quando lui gli fa visita per le novità riguarda la produzione dei golem e cose così. Ma non hanno altri legami, quindi dubito che sia coinvolto- le parole dell’Inquisitrice le fecero tirare un respiro di sollievo, sperava veramente che un suo amico non c’entrasse niente con quei fatti.

-Come facciamo a trovare delle prove? Non credo che quel cinghiale ce le darà di sua spontanea volontà!- sbuffò Blossom che avrebbe tanto voluto farlo parlare a costo di rompergli tutti i denti.

-Forse dovremmo infiltrarci in casa sua e cercarle- propose Valtur.

-Dubito che le tenga davvero in casa propria. Sarebbe troppo scontato!- Nonostante l’aspetto il Suiham non gli sembrava uno sprovveduto. Di certo se fosse stato lui avrebbe nascosto il luogo dove svolgeva il tutto, dove nessuno si aspetterebbe e che fosse ben sorvegliato.

-Quante fabbriche ha Kruagag?- chiese poi il Vicario.

-Almeno una ventina, la maggior parte in città appartengono a lui- rispose Akerith guardando i dati.

-Ne possiede una molto grande?- lei annuì. Il Vicario si portò una mano al mento pensieroso.

-Akerith va a chiamare gli alti elfi. Digli che gli voglio parlare e niente bidonate!- l’Ombra chinò il capo per poi sparire subito. Mentre tutti guardarono il castano chiedendosi che cosa avesse in mente.

-Ha in mente un piano Vicario Evereth?- domandò il Mezzelfo, ricevendo un cenno di affermativo. Invitando tutti i presenti ad ascoltare ciò che aveva appena escogitato.
 
 
 
Note dell’autore
Di ceto i nodi stanno iniziando a venire al pettine. Dato che gli Inquisitori hanno iniziato a sospettare di qualcuno all’interno della città. Anche se al momento sono solo supposizioni.
Valtur ha confortato Nerissa, la quale era a pezzi per non essere riuscita a salvare Ederis. Ora di certo Valtur la cosa se l’è legata al dito.
Infine gli Inquisitori, scoprono finalmente il collegamento tra Kruagag e Josef. E che il duca ha acquistato qualcosa di molto importante che proviene da un luogo senza ritorno. Chissà cos’è? Ora vedremo la mossa che faranno gli Inquisitori per provare a incastrare il Duca.
Ringrazio anche solo chi legge e ci vediamo al prossimo capitolo. A presto.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17
L’INIZIO DEL PIANO
 
 
Kruagag era sempre stato un tipo dall’ira facile, che fosse stato per non essere riuscito ad ottenere ciò che voleva o che gli avessero preso qualcosa che lui aveva puntato. Avvolte si arrabbiava anche solo per una cosa banalissima. Esplodendo in una scenata, arrivando anche a tirare fuori un’arma.

Ma riusciva benissimo a nascondere questo lato del suo carattere al resto della città. Un’altra cosa che adorava erano i dolci e quando era furioso finiva per abbuffarsi, proprio come in quel momento.                                               
Mandò giù un pezzo di torta in un solo boccone, infilando il muso nella grande torta glassata. La pelliccia era sporca di glassa e briciole pan di spagna.
“Dannati ratti schifosi. Quegli incompetenti avrebbero dovuto ucciderli!” i suoi assassini d’elite si erano rivelati incapaci di uccidere due persone e riportagli indietro un semplice oggetto. E ciò lo faceva infuriare aumentando anche la sua fame.
Afferrò un vassoio di bignè infilandoseli tutti in bocca emettendo qualche grugnito.                                                                                                   
Di certo due tentati assassini sarebbero risultati troppo sospetti e l’ultima cosa che voleva era un’indagine interna.

Tracannò la brocca di vino mandandolo giù in un colpo sospirando rilassato.

“Dovrò aspettare e ideare un nuovo piano. Tanto non credo sospettino di me!” su questo ne era certo. Ma non poteva andare avanti così, ora che aveva delle armi infettive con la piaga delle spine, doveva capire in che modo utilizzarle.

-Forse è il momento di togliere di mezzo quell’idiota di Yorn- mettendosi in bocca un’altra fetta di torta. Quando qualcuno busso alla porta.

-Avanti- disse mentre si puliva il muso con un tovagliolo per togliersi i rimasugli di ciò che stava mangiando. Nella stanza fece il suo ingresso un messaggero.

-Duca Kruagag, mi duole disturbarla. Ma ho delle notizie dal governatore- si scusò l’uomo.

-Di che si tratta?- chiese infastidito bevendo un bicchiere di vino.

-Sembra che la riunione con gli elfi per discutere della piaga. Sia stata anticipata tra due giorni, inoltre il Governatore richiede la sua partecipazione a tale riunione come rappresentante-

-Credevo dovesse partecipare Rowanne, come rappresentante nobile?- disse il Suihan grattandosi l’orecchio.

-Sembra che la figlia della Duchessa si sia sentita male e per starle vicina ha dovuto rinunciare alla partecipazione. Così ha ceduto a voi il suo posto- spiegò il messaggero.

“Che mammina protettiva” sbuffò Kruagag, non era per niente in vena di fare da spettatore per un dibattito con degli altezzosi orecchie lunghe. Ma subito quel pensiero venne sostituito da quello di un’ottima opportunità.

-Grazie, puoi andare ora- il messaggero fece un’inchino per poi uscire chiudendo la porta. Il Suihan si alzò muovendosi verso i suoi alloggi. Era la sua occasione per liberarsi del governatore e avere più potere, gli serviva solo contattare Josef per avere qualche accessorio.
 

Rowanne entrò nella biblioteca della sua villa, di ritorno dall’ufficio del governatore. Trovando ad attenderla Evereth con Blossom, la quale stava litigando con un Pecarhin che le stava masticando l’uniforme.

-Com’è andata?- gli chiese il Vicario, mentre un golem cameriera gli versava una tazza di tè.

-Tutto liscio per ora- rispose sedendosi elegantemente sulla poltrona, prendendo la tazza di tè che gli veniva data dal golem. Ne bevve un sorso sentendo il calore della bevanda e i suoi effetti rilassanti pervadersi in tutto il suo corpo.

Il piano che aveva spiegato era rischioso, ma se riusciva, la vittoria sarebbe stata loro.

-Il governatore non si è insospettito?- la Duchessa scosse il capo.

-Sa quanto tenga a mia figlia e che ucciderei per lei. E ha accettato di cedere il mio posto a Kruagag- disse le ultime parole lanciando uno sguardo all’Inquisitrice, non era di sfida o rabbia, ma la cosa le sembrò strana.

-Perfetto!- esordì il Vicario compiaciuto il suo piano stava procedendo.

-Siamo sicuri che non sospetterà niente?- la Minotaura era un po’ scettica, anche se sembrava un’idiota, quel tipo era furbo e sicuramente fregarlo non sarebbe stato facile.

-Potrebbe…ma quel cinghiale ha un punto debole- rispose per lei Rowanne versandosi del late nel te e mescolandolo lentamente in maniera circolare, mentre faceva cenno alla cameriera di servire una tazza anche alla Minotaura.

-Avidità, Arroganza e Superbia- elencò le tre cose sulle dita della mano, con le labbra a formare una riga piatta e senza alcuna emozione. Il castano annuì riconoscendo l’arroganza e la sicurezza del duca, anche se cercava di nasconderla dietro ad una facciata benevola.

-Insieme queste tre cose formano un mix letale di eccessiva fiducia. Non credo se ne accorgerà…mi stupisce che tu sia riuscito a convincere gli alti efli-  ammise la donna.

-Mi dovevano un favore. Inoltre non credo vogliano guai con noi- rispose Evereth ricordando quanto li avesse terrorizzati dopo l’Holmagang, cosa di cui anche la Duchessa ricordò ridacchiando.

-Vado a dare le ultime indicazioni - si alzò dalla poltrona andando da Blossom e rubandole un bacio veloce, facendola arrossire, prima di lasciare le due sole.

-E’ sempre stato così caloroso?- gli chiese la rosa dopo qualche minuto di silenzio.

-Gentile e cordiale, si. Credo sia tu a renderlo così “Caloroso”- ridacchiò la Duchessa facendo il segno delle virgole ricevendo uno sbuffo da parte dell’Inquisitrice. Ridacchiò con la mano davanti alla bocca abbassando lo sguardo sul ventre della Minotaura.
 

-Non glielo hai detto?-

-Che cosa?-

-Di aspettare un figlio da lui!-  Blossom la guardò di scatto, girando il collo così veloce le ossa scrocchiarono. Il sorriso che la donna mostrava non era di scherno o rimprovero, era raggiante come un raggio di sole che la illuminava.

-O forse il figlio non è suo?- chiese poggiando un dito sul mento.

-CERTO CHE E’ SU…- si bloccò voltando lo sguardo agitata, per non guardarla mentre si portava d’istinto la mano sul ventre. Rowanne sorrise andando a sederle vicino, percependo la sua agitazione.

-Di quanto sei?- gli chiese dolcemente.

-Due settimane…l’ho scoperto dopo…essere arrivata qui- rispose abbassando il capo e giocherellando con la sua maschera tra le mani.

-Hai paura di dirglielo perché non sai come possa reagire? O di come possa reagire il vostro Ordine?- a quella domanda scosse la testa.

-Non siamo come la Chiesa. Gli Inquisitori non proibiscono le relazioni tra altri membri se questo sentimento è ricambiato o di farsi una famiglia…- disse riprendendo fiato per continuare -Tuttavia ci obbligano a prendere la responsabilià e il perdono. In caso la persona amata finisca infettata dalla piaga e vada abbattuta-

-Capisco- rispose capendo la responsabilità di abbattere chi si ama e il perdono nel caso in cui a dover eseguire quell’ingrato compito fosse stato qualcun’altro.

-Quando è diventato un Vicario, ho giurato di proteggerlo ad ogni costo. Ed è quello che voglio fare…ma ora che ho una vita che cresce dentro di me…ho paura- ammise infine, stringendo più forte la maschera mentre delle calde lacrime iniziavano a scenderle dagli occhi. La Duchessa prese un fazzoletto asciugandole le lacrime.

-So come ti senti…anch’io era spaventata quando ho saputo di aspettare Brunilde. Ma quando la sentivo crescere dentro di me e l’ho stretta tra le mie braccia…è stata la sensazione più bella che abbia mai provato- il modo gioioso in cui descriveva tale sensazione, alla luce la faceva apparire come un Venere per quanto era bella.               
                                                                   
-Forse dovresti farti da parte in questa missione- le disse infine, la a Minotaura abbassò lo sguardo portando la mano al ventre, scuotendo il capo.

-Sarei solo più in pensiero sapendo che non sono li con lui. Perché so che mi ci difenderemo a vicenda…ma ho anche paura per il bambino, sono confusa- la Duchessa annuì.

-Fa ciò che ti dice il tuo cuore allora- rispose serena staccandosi uno dei suoi orecchini e mettendolo a lei.

-In piccolo regalo di buon auspicio da parte mia- si portò la mano all’orecchio sentendo l’orecchino in oro con una gemma arancione sopra.

-Grazie…- rispose guardandola. Non le era piaciuta la prima volta che l’aveva vista, forse per via del legame con Evereth o il fatto che sembrasse una nobile tutta fronzoli e sfarzo. Anche se alla fine era una persona che si preoccupava per i cittadini e dei suoi servitori, cosa molto rara per un nobile. 
Nonostante il loro scontro iniziale capì che anche se i loro punti di vista erano diversi era anche lei una donna forte che non si lasciava mettere i piedi in testa facilmente.

-Abbiamo ancora due giorni, prima dell’inizio del piano. Speriamo di essere pronti- ammise infine Rowanne.

-Il tempo è poco. Ma a noi basta e ne faremo buon uso!- la Duchessa annuì dandole ragione. Forse era la prima volta che entrambe fossero in accordo, anche se non si sopportavano non c’era davvero odio tra le due.

-Spero che la vostra squadra sia all’altezza!-

-Rowanne, sottovaluta decisamente la nostra divisione di spionaggio!- questa volta fu il turno dell’Inquisitrice sorridere.
 
 
Due giorni dopo, tutto sembrava tranquillo nella fabbrica di assemblaggio e lavorazione. Gli operai e gli Alchimisti lavoravano seguendo le indicazioni dategli dal duca, senza accorgersi che qualcuno li osservava.

«Secondo l’intuizione del Vicario dovrebbe essere qui?» chiese un’Ombra, rivolta alle altre, erano in tutto cinque.

«Guardate quei poveretti» tutte le Ombre abbassarono lo sguardo su chi stava lavorando notando che sembravano stremati e al collasso.

«Il duca li fa lavorare fino allo stremo»

«Abbiamo altro a cui pensare» li ammonì Akerith, facendogli segno di proseguire, lanciando però un’ultimo sguardo ai lavoratori. Anche se non lo ammetteva non sopportava che venissero sfruttati fino alla morte, da un’individuo spregevole e senza scrupoli. Ma per quanto volesse aiutarli, la loro missione veniva prima di tutto.

Grazie alle loro capacità di occultamento arrivarono all’ufficio personale del duca senza farsi vedere o sentire. Scassinarono la serratura per entrare.

«Sicuri che non tornerà?» domandò una di loro restando iniziando a guardarsi intorno.

«La riunione dovrebbe iniziare tra pochi minuti. Non credo avrà tempo da perdere qui!»

«Non perdete tempo e cercate» li ammonì l’elfa oscura iniziando a rovistare nell’ufficio, notando dietro alla lussuosa scrivania in mogano, il ritratto del duca in una posa gloriosa con una cornice in oro.

“Il pittore doveva avere uno stomaco d’acciaio, per non vomitare mentre ritraeva” pensò con un’espressione disgustata, non sapeva se fosse più ripugnante il soggetto o il quadro in se. 
Scosse la testa continuando a cercare tra i mobili dell’ufficio e i vari documenti.

«Qui non c’è niente!» disse frustrata una del gruppo.

«Continuate a cercare» rispose l’elfa, guardando la scrivania e trovando qualcosa quando ci guardò più da vicino. Schioccò le dita attirando l’attenzione delle altre facendole segno di stare in guardia.
Le altre presero le armi e Akerith prese un profondo respiro premendo il pulsante che aveva trovato. Appena sentì un meccanismo attivarsi, fece un balzo indietro estraendo il suo coltello, mentre la botola si apriva sotto

-State pronte a tutto!- disse secca rivolta alle altre iniziando a scendere nella botola.
 
 
 
Note dell’Autore
Eccoci ad un nuovo capitolo, sembra che il piano degli Inquisitori sia già iniziato. Le Ombre si sono infiltrate senza problemi…per ora.
Scopriamo poi che Blossom è incinta e che ha paura di dirlo ad Evereth, per fortuna Rowanne la consola. Alla fine la Duchessa essendo lei stessa una madre, non poteva stare indifferente e sembra che le due abbiano trovato un briciolo di rispetto reciproco.
Kruagag non si aspetta niente del piano. Ma sicuramente ne ha uno tutto suo che vuole mettere in atto, che avrà in mente? Per scoprirlo dovreste aspettare il prossimo capitolo.
Ringrazzio come sempre anche solo che legge e ci vediamo al prossimo capitolo.
A presto

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18
IMPREVISTO MORTALE
 
 
Il ticchettio dell’orologio lo stava mandando fuori di testa, Valtur avrebbe tanto voluto prenderlo e fracassarlo al suolo per il fastidio che gli dava. Forse in parte era dovuto al nervosismo che la riunione sarebbe iniziata a momenti, mentre il loro piano era già scattato.
 
-Calmo Inquisitore Valtur- gli disse Evereth che era calmo e stoico come sempre.
 
-Più facile a dirsi che a farsi- ammise lui sospirando.
 
-La naturalezza è il segreto. Comportiamoci normalmente- rispose lui facendogli segno di incamminarsi. Lungo il corridoio videro che il duca Kruagag era vicino alla porta, sfarzoso ed elegante come al solito. Blossom avrebbe tanto voluto dargli un pugno, ma la stretta del Vicario sul suo braccio la fermò.
 
«Resistete, so come vi sentite. Ma ne va della riuscita del piano» sussurrò guardando sia la Minotaura che il Mezzelfo. Entrambi dopo un’istante di esitazione annuirono.
 
-Duca Kruagag. Che piacere vederla- disse il Vicario con un tono cordiale facendo un lieve inchino. Il Suihan lo guardò come se non fosse nulla senza ricambiare il saluto.
 
-Spero che gli elfi siano già dentro- grugnì battendo il bastone al suolo e aprendo il portone. Ma non prima di scoccare un’occhiata veloce all’Inquisitrice. Cosa che non piacque ad Evereth.
 
«E’ tutto pronto comunque!» gli sussurrò Blossom e lui sorrise annuendo, Varcando anche loro la soglia. Nella stanza seduti al grande tavolo circolare, c’erano già il Governatore Yorn e il rappresentante degli alti elfi Svalfar. Evereth prese il suo posto ad uno degli angoli del tavolo seguito dalla sua scorta che si fermarono in piedi dietro di lui, mentre il duca affiancava il Governatore.
 
-Bene. Ora che siamo tutti presenti, possiamo iniziare questa riunione- esordì il nano. In quel momento il piano era ufficialmente iniziato.
 
 
Scendere per quella botola fu la cosa più facile. Akerith guidava il gruppo andando per prima in avanscoperta, essendo un elfa oscura aveva un buon occhi per aggirare le trappole che potessero essere piazzate li.
Non ne aveva trovate di alcun tipo e questo non era di certo un buon segno. La scala terminò in un lungo corridoio illuminato, lei fece segno di fermarsi, prese un profondo respiro e saltò sul muro usando i guanti artigliati e delle lame sulle suole degli stivali per restare aggrappata.
Le altre la seguirono così da restare sopra alla luce delle lanterne per non essere individuate. Proseguirono con cautela e nel più assoluto silenzio in quel modo fino ad arrivare ad un grande portone chiuso.
 
«Cosa facciamo ora?» chiese una del gruppo. Era chiaro che non potevano aprirla senza la chiave, avrebbero potuto scassinarla, ma considerando che non sapevano che cosa ci fosse dietro era meglio di no.
 
«Modalità ombra!» subito si avvolsero nei loro mantelli, la loro essenza magica tremò mentre usavano la magia per diventare tutt’uno con le ombre diventando leggere e incorporee, passando così sotto alle fessure del portone indisturbate. La scelta si rivelò azzeccata, quando videro che a guardia della porta c’erano dei possenti golem pesanti e ben armati.
 
“Siamo nel posto giusto!” affermò ritornando tangibile e svanendo dietro ad un’angolo del corridoio, per fortuna non si erano accorti di loro.
 
«Dividiamoci, voii a sinistra e voi due con me!»
 
«Come sapremmo cosa stiamo cercando?» chiese un’Ombra di nome Erin.
 
«Prendete tutti i documenti importanti e ciò che vi sembra sospetto! E se incontrate Josef Trélos, catturatelo!» ordinò l’elfa oscura. Le altre annuirono e si divisero andando ognuno nella propria direzione.
Le tre Ombre si spostarono lungo il corridoio stando attente a non entrare in contatto con la luce rimanendo nella parte oscura cosi da non essere individuate. Non sapevano se quel luogo avesse altre trappole nascoste, per cui erano costantemente in allerta. C’erano molte porte e dovevano controllarle tutte quante se volevano sperare di trovare qualcosa in fretta e il tempo era contro di loro.
La modalità era la stessa: Forzare le serrature o entrare diventando ombre come avevano fatto al portone, dando un veloce sguardo in giro.
 
«Cosi ci impiegheremo troppo!» disse la terza Ombra.
 
«Non abbiamo scelta» gli rispose Akerith, anche se lei stessa sapeva che era troppo lento come procedimento. Si abbassò per scassinare la serratura, quando la maniglia girò e la porta si aprì di scatto, lei fece appena in tempo ad appiattirsi contro il muro. Dalla stanza venne fuori proprio la persona che stavano cercando.
Josef guardò alla sua sinistra ma non vide nessuno, scosse le spalle andando nella direzione opposta. L’elfa lo guardò rimanendo attaccata al soffitto, assottigliando gli occhi.
 
«Dobbiamo catturarlo» ricordo Erin, ma l’altra gli fece cenno di no con la mano.
 
«Seguiamolo per ora» le altre annuirono seguendo l’uomo fino ad una stanza e riuscendo ad insinuarvisi dentro prima che la chiudesse dietro di lui.
 
 
Le altre due erano entrate in una stanza dopo aver messo fuori gioco chi vi stava dento. La stanza era più grande delle altre che avevano visitato e c’erano molte attrezzature mediche.
 
«Questo posto è inquetante, Chiu!» disse rivolta all’altra, guardandosi intorno. L’altra annuì dando uno sguardo all’attrezzatura, che era soprattutto medica come: bisturi, strumenti chilurgici e siringhe. Prese una siringa alzandola verso la luce per guardarne meglio il contenuto, il quale era di un colore verdastro scuro.
 
«Questo sembrerebbe del sangue infetto!» disse riconoscendo il licquido all’interno. Una grande figura apparve dietro di lei. Avvertita dal linguaggio corporeo della compagna, l’ombra estrasse delle lame a mezzaluna spostandosi di lato evitando un colpo di mazza che altrimenti l’avrebbe schiacciata.
Colui che le aveva attaccate era un grande golem corazzato. Questi alzò di nuovo la mazza, ma Chiu lanciò in coltello nella giuntura del braccio bloccando i suoi movimenti quel poco che bastava. Approfittando di ciò saltò afferrando il braccio e usandolo come appiglio si diede uno slancio con un colpo di reni, sopra alla testa del costrutto. Questi provò a togliersela di dosso, ma lei si tenne stretta con le gambe.
L’altra Ombra si mosse per aiutare la compagna, conficcando le sue lame nelle giunture delle gambe facendolo cadere in ginocchio. Il Costrutto reagì muovendo la mazza verso di lei, subito si avvolse nel mantello diventando un’ombra e sfuggendo al colpo.
 
Chiu conficcò la lama nella giuntura dell’elmo e usando tutta la forza che il suo corpo aveva la usò per fare leva riuscì con fatica a staccargli la testa. Da quella posizione riusciva a vedere il nucleo del costrutto. Avrebbe potuto porre fine a quello scontro in un secondo, quando avvertì uno spostamento d’aria alla sua destra.
Balzò indietro evitando per un pelo la mazza che sfregò contro la sua maschera facendogliela volare via.
 
-Chiu tutto bene?- l’altra annuì. Con il volto scoperto, il quale era di una ragazza scimmia ma comunque molto graziosa e carina, con i capelli color dell’alba raccolti in modo da non dargli fastidio e da cui spuntavano delle orecchie di scimmia, a mandorla di color castano con i contorni rossi. Questo perché lei apparteneva alla razza dei Wukong.
 
-Finiamola qui!- disse scrocchiandosi le ossa del collo, abbassandosi per poi scattare correndo verso il Golem. Questo nonostante la mancanza della testa provò nuovamente a colpirla. Ma lei fece un balzò incredibile fino al soffitto conficcandovi il coltello per rimanere aggrappata.
La sua compagna cogliendo l’occasione piantò le lame nel braccio che reggeva la mazza bloccando la giuntura per poi scartare indietro lanciando un altro coltello in aria.
Chiu lo afferrò al volo usando la sua coda schimmiesca, prendendo la mira lo lanciò all’interno dell’armatura. Si sentì il rumore di qualcosa che andava in frantumi e il costrutto cadde a terra smettendo di funzionare.
 
-Queste guardie sono pericolose!-
 
-Ma non intelligenti per fortuna!- rispose la Wukong lasciandosi cadere ed atterrando elegantemente a terra. Tolto quell’inconveniente ripresero a guardare la stanza, trovando dei fogli con delle annotazioni, tra cui la frase: Sangue contaminato e esperimento “Catena Imperium”.
Era sufficiente per loro a provare che quello era sangue di infetti dalla piaga delle spine, quando poi si concentrarono poi su una grande cassaforte ben sigillata grande quasi quanto la stanza. Chiedendosi cosa potesse contenere al suo interno.
 
-Vediamo cosa stavano proteggendo- appena si avvicinarono sentirono l’odore acre del sangue vecchio che proveniva da essa. Storsero il naso mentre la compagna iniziava a scassinare il meccanismo. Appena la porta si aprì le due sgranarono gli occhi.
All’interno c’era una grande gabbia ferro con chiuse dentro delle persone infette, alcune mutate parzialmente e altre completamente. Fecero un passo indietro inorridite da quello che stavano vedendo, il duca stava seriamente facendo esperimenti su persone vive facendole infettare dalla piaga.
 
-Questa è pura follia!- l’Ombra diede ragione alla sua compagna. Dovevano assolutamente ripulire quel posto, ma prima dovevano prendere tutto ciò che avevano trovato.
Ad un tratto Chiu tirò fuori dal mantello una grossa clessidra con all’interno un liquido rosso scuro, sapevano entrambe cos’era quell’oggetto e a vederlo la compagna annuì.
 
 
Josef se ne stava nella stanza, con la testa china sui documenti che stava controllando. Senza sapere che qualcuno lo osservava nell’ombra, questa era un’occasione irripetibile.
 
«Muovetevi con calma!» disse Akerith alle altre toccando il fermaglio che teneva unito il suo mantello. Lo scienziato nel frattempo stava scrivendo su un foglio, infilò la mano nella giacca tirandone fuori il manoscritto ed aprendolo. Appena lo sguardo dell’elfa si posò sulla copertina capì che doveva essere importante.
 
«Dobbiamo prendere quel diario!» affermò seria. Mentre lo diceva l’uomo alzò la mano nella loro direzione creando una palla di fuoco e sparandogliela contro. Mentre le altre due si spostarono rimanendo nascoste, Akerith uscì dall’ombra per evitare l’attacco.
 
-Quindi abbiamo uno sporco corvo. Come sei entrata?- gli chiese l’uomo girandosi a guardarla, lei estrasse i suoi coltelli.
 
-Non devo risponderti. Ma tu hai qualcosa che ci interessa!- rispose agguerrita. Lui sospirò pulendosi gli occhiali.
 
-Le dimostrazioni di forza non sono il mio forte…quindi!- si infilò il guanto di controllo e due robusti Golem ai lati della stanza si mossero frapponendosi tra di loro.
L’Ombra sgranò gli occhi, mentre i costrutti brandirono delle grosse spade.
 
-Ora che farei, topolino?- chiese infilando il manoscritto all’interno del camice. In risposta lei, schioccò le dita e le altre due saltarono sui golem iniziando a colpirli con dei fendenti, ma questi non sembrarono sortire effetti di alcun tipo.
 
-Povere sceme, sono troppo duri per i vostri stuzzica denti- rise Josef per poi ritrovarsi la sagoma di Akerith davanti. Strinse la mano sul coltello menando un fendente al fianco dell’uomo, ma subito si sentì scagliata indietro da una forte folata di vento. Strinse i denti strisciando la schiena sul pavimento e con una capriola rimettersi subito in piedi.
 
-Stupida guerriera. Sono un mago, pensavi seriamente che mi sarei fatto cogliere impreparato!- l’elfa strinse i denti, sentendo un grido acuto, spostò lo sguardo vedendo una delle sue compagne venire trapassata dalla lama del golem. Non ebbe il tempo di sgranare gli occhi, sentendosi afferrare e gettare indietro da Erin prima che l’altro costrutto calasse la spada dove si trovava rompendo il terreno.
 
-Erin stai bene?- chiese subito rimettendosi in piedi, vedendo la sua compagna gemere. La voltò notando che la lama aveva squarciato il mantello e l’uniforme ferendola superficialmente. Non era grave ma sgranò gli occhi quando vide che le vene dalla ferita iniziarono a tingersi di verde.
 
“La Piaga, come?” si chiese subito, portando l’attenzione sulle spade, notando che le lame erano diverse. Erano piene di aculei neri, ciò a fece deglutire stringendo i denti.
 
-Vedo che lo hai capito. Sei molto sveglia signorina Corvo- applaudì l’uomo, un applauso lento, che fece solo aumentare la rabbia dell’elfa oscura.
 
-Quindi sei tu l’ideatore di queste cose!-
 
-Esatto! Ti presento le mie armi infettive. Ammetto che non erano il progetto originale. Ma avvolte i piani B sono molto efficaci- disse lui soddisfatto. Akerith avrebbe voluto tanto saltargli addosso e ucciderlo con il solo usilio delle sue mani nude o anche dei denti.
Quando la mano di Erin si strette alla sua richiamando la sua attenzione.
 
-Comandante…non voglio…diventare un mostro- disse prendendo il suo coltello a lama ondulata portandolo all’altezza del cuore. L’elfa le afferrò la mano per trattenerla, ma sapeva che non poteva impedirglielo. Sia lei che la sua compagna lo sapevano benissimo cosa diceva il codice degli Inquisitori. Si guardarono negli occhi, l’Ombra sapeva che anche se non avrebbe voluto, andava fatto, per non farla soffrire.
 
-Tutto inizia col fuoco…-
 
-…e finisce nel fuoco- concluse Akerith chiudendo gli occhi, sentendo la lama affondare e la stretta della mano di Erin che si faceva sempre meno salda fino a svanire del tutto così come la sua vita.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco qui il nuovo capitolo. Vediamo che la riunione è iniziata e mentre Evereth e gli altri partecipano, le Ombre si danno da fare.
L’inizio è andato bene e sono anche riuscite a trovare Josef. Ma nei piani non sempre va tutto liscio e infatti vediamo che dopo essersi divise hanno avuto dei grattacapi con dei Golem corazzati.
Inoltre abbiamo scoperto le identità di altre due della divisione spionaggi: la Wukong Chiu ed Erin. Sfortunatamente lo scienziato si è rivelato molto complicato da catturare e le donne hanno avuto una crudele dimostrazione delle armi Infettive. Perdendo due membri tra cui anche Erin che ha preferito togliersi la vita piuttosto che diventare un mostro.
Di certo ora Akerith è ufficialmente sul piede di guerra con lo scienziato. Dubito fortemente che ne uscirà vivo.
Vedremo cosa succederà e di come faranno a riferire il tutto al Vicario prima che il duca decida di fare qualunque cosa.
Ringrazio come sempre anche solo chi legge la storia e a presto.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19
L’ULTIMA MOSSA
 
 

-Mi spiace per la tua amica corvaccia- gli disse Josef con finto tono dispiaciuto. Akerith non gli rispose, rimase ad osservare la sua amica e compagna morta.
Si rimise in piedi dopo averla spogliata della sua uniforme e aver preso i suoi coltelli. Tirò fuori un’ampolla piena di un liquido oleoso versandolo sul corpo di Erin per poi dargli fuoco con un fiammifero acceso. Rimase ad osservare le fiamme per un singolo istante per poi riportare lo sguardo sullo scienziato, nonostante la maschera il suo sguardo era di puro odio e istinto omicida.
 
-Pagherai per questo!- disse fredda e tagliente, facendolo ridere di più.
 
-Mi spiace deluderti, ma sei in svantaggio numerico e inferiorità offensiva- gli ricordo lui sistemandosi gli occhiali sugli occhi. Forse avrebbe potuto catturarla e usarla come cavia, anche se sicuramente il Duca avrebbe richiesto le loro teste su un vassoio d’argento.
 
-Prima però toglimi una curiosità- esordì l’elfa oscura, attirando la sua attenzione.
 
-Hai detto che queste armi le hai create tu!- il sorriso sul volto di Josef si fece ancora più largo.
 
-Esatto, sono una mia creazione! Ottenuta unendo insieme le spine degli infetti e del semplice acciaio. Devo ammettere anche dopo la morte degli ospiti le spine rimangono molto pericolose. Per una mente geniale possono risultare un magnifico strumento, se sai come usarlo!- affermò lui guardando le sue creazioni.
 
-Direi più una mente MALATA!-
 
-Cosa ne può capire una misera assassina del mio genio- rispose storcendo le labbra a quel commento. Ma forse Akerith aveva trovato un possibile punto debole. La fiducia e il parlare delle sue creazioni forse poteva aiutarla a guadagnare tempo.
 
-Prima hai accennato che queste armi sono un piano B. Immagino che quello prima fosse incentrato sul collare, che abbiamo trovato sul quell’infetto completamente mutato!- l’uomo applaudì alle sue deduzioni. Quell’atteggiamento le stava seriamente facendo saltare i nervi, ma era proprio in quella situazione che doveva restare lucida.
 
-Deduzione corretta. In origine doveva essere un modo per controllare gli Infetti della piaga-
 
-E’ impossibile!- affermò l’Ombra.
 
-Si…sfortunatamente è così. Ma questo cambio di piano è stato un vero cambio di visione- ammise l’uomo. L’Elfa continuò a guardarlo con astio mentre percepiva l’essenza magica delle sue altre compagne avvicinarsi. Ma prima doveva spillare più informazioni possibili da quel pazzoide.
 
-Kruagag deve averti pagato bene per i tuoi servigi! Immagino che c’entriate anche per l’attacco alla villa di Lady Rowanne…perché proprio lei?-
 
-Ha deciso il Duca, di mandargli quel Mannaro infetto. Immagino che se l’avesse tolta di mezzo avrebbe potuto avere le sue fabbriche, considerando che quel cinghiale è fissato col potere!- ammise Josef.
 
-E il Governatore è invischiato in tutto ciò?- il castano rise sguaiatamente, una risata da vero pazzo che gli fece venire il disgusto alla donna.
 
-Quello stupito barilotto non saprebbe guardare ad un passo dal suo naso. Ammesso che non si tratti di liquore o cibo! Non sa un bel niente di tutta questa storia- si fermò sistemandosi gli occhiali che sembravano scendere di loro iniziativa.
 
-Devo ammettere che sono deluso da voi! Mi aspettavo delle bestie e invece…i Crociati sono più minacciosi di voi!- sentendo quel nome l’Ombra serrò la mascella, infuriata per essere stati paragonati al braccio armato della Chiesa.
 
-Beh caro pazzoide, loro avrebbero pietà di te…noi invece NO- rispose gelida mentre si faceva scrocciare le ossa del collo.
 

 
Ora che aveva sentito quello che voleva, non aveva più bisogno di farlo parlare. Si avvolse nel mantello scattando verso di lui.
Josef diede l’ordine ai golem di muoversi per ucciderla, Akerith vide i costrutti muovere le armi contro di lei, sapeva che una singola ferita anche piccola per lei sarebbe stata la fine. Saltò ruotando verticalmente su se stessa infilandosi nello spazio tra le due armi sentendole passare sopra e sotto di lei.
Quando ritoccò terra colpì i due costrutti alle gambe, per poi saltare indietro evitando degli altri fendenti e contrattaccare. Continuò a colpirli in quel modo con colpi veloci ed evitando i loro attacchi.
 
-La tua resistenza e futile quanto noiosa sai?!- gli disse lo scienziato stanco che continuasse ad evitare tutti gli attacchi, voleva che i costrutti la finissero subito. Ma dopo un po’ notò che i movimenti dei Golem si facevano più lenti.
Aggrottò la vista notando che sulle gambe dei costrutti, era apparsa della brina di ghiaccio negli stessi punti in cui li stava colpendo. Capì che quella misera insetta stava usando la magia di ghiaccio per rallentarne i movimenti.
 
-Che aspettate uccidetela- gli diede l’ordine furioso, allungando il braccio con il guanto. Era proprio quello che Akerith sperava. Lanciò i suoi coltelli contro gli elmi dei golem portando il busto all’indietro evitando un’altra coppia di fendenti. Mentre fletteva la schiena nella sua mano iniziò a crearsi una scheggia di ghiaccio.
Quando ebbe in visuale il guanto dello scienziato portò indietro il braccio lanciando la scheggia. Preso in contropiede l’uomo non riuscì a reagire in tempo e la mano gli venne trapassata dalla scheggia rompendo anche la gemma sul guanto di comando. Josef urlò di dolore tenendosi la mano ferita.
 
-Maledetta puttana- guardò il guanto ormai rotto, ora non poteva più impartire ordini ai golem. L’Ombra si avvolse nel mantello superandolo e arrivandogli alle spalle.
 
-Non ci casco!- si voltò lanciando una palla di fuoco, ma colpì invece solo il mantello. Un secondo dopo sentì si sentì afferrare per i polsi, ritrovandosi la maschera dell’Inquisitrice davanti. Sentendo che le sue mani diventavano sempre più fredde, lei gliele stava congelando con la magia.
Quando furono del tutto congelate l’elfa oscura, aumentò la presa fino a mandarle in frantumi facendo urlare di dolore lo scienziato.
 
-Le mie mani- gridò prima di ricevere una ginocchiata in volto che gli mandò in frantumi gli occhiali, facendolo finire a terra.
 
-Credo proprio che tu abbia perso!- affermò guardando le sue compagne che erano arrivate, dare fuoco ai due golem bruciando anche le armi infettive in loro possesso. L’Ombra sorrise prendendo per il colletto l’uomo e sollevandolo alla sua altezza, guardandolo negli occhi, infilando la mano nel camice tirando fuori il libro.
 
-Ecco quello che cercavamo. Allora vuoi dirci cos’è?- Josef gli sputò in faccia in segno di risposta e lei rispose dandogli una testata.
 
-Pensate seriamente di poter uscire di qui vive…e anche se ci riusciste. Chi vi crederebbe!- vista la loro cattiva fama, sapeva che senza prove nessuno li avrebbe ascoltati, inoltre avevano sconfinato in una zona privata di proprietà di un nobile. Era la loro parola contro quella del Duca.
In risposta Akerith prese in mano il fermaglio a piuma che usava per tenere fermo il suo mantello.
 
-Sai cos’è un “Opale memorico” vero?- gli occhi di Josef si sgranarono mentre osservava la pietra e conoscendone loro potere: registrare immagini e suoni al loro interno e trasmetterli ad un’altra pietra.
Questo voleva dire che aveva ripreso tutta la sua conversazione e di come aveva rivelato tutto quanto.
 
-Fregato dottore- disse togliendosi la maschera mostrandogli un sorriso vittorioso. L’uomo strinse i denti quando iniziò ad avere la schiuma alla bocca, le tre Ombre saltarono indietro, vedendo che aveva le convulsioni che si facevano sempre più violente finché non smise di muoversi. Josef era morto.
 
-Che diavolo è successo?- chiese Chiu. L’altra si avvicinò guardando nelle sue tasche e trovando la penna d’oro, notando che un liquido trasparente gocciolava da essa.
 
-Credo sia stata questa. Doveva essere intrisa con un veleno che può venire assorbito dalla pelle- spiegò.
 
-Che sia stato il duca?-
 
-Non mi stupirebbe. Una precauzione per liberarsi di questo pazzoide…per nostra fortuna qui teneva anche i suoi appunti!- rispose l’elfa aprendo lievemente in cassetto notando che c’era una trappola. Niente che non potesse disinnescare.
 
-Prendiamo quello che possiamo e andiamocene. Il Vicario ha già ciò che gli serve, per incastrare quel suino!-
 
-Possiamo far saltare tutto?- non c’era bisogno nemmeno di fare quella domanda.
 

 
Intanto nella sala della riunione c’era un acceso dibattito tra gli elfi e il Governatore. Yorn cercava di mettere le cose in chiaro rispondendo a tono e anche Svalfar rispondeva allo stesso modo.
Al contrario gli Inquisitori erano in silenzio come degli spettatori che assistevano ad una rissa, tenendo d’occhio la situazione e anche i movimenti del Duca.
 
-Se la Piaga si diffonde da qui sarà più vicina ai nostri territori e sarà colpa vostra!- rispose il rappresentante guardando il nano dall’alto in basso.
 
-Colpa nostra un baio di barili vuoti! Considerando il modo in cui si diffonde potrebbe anche raggiungere i vostri territori da tutt’altra parte- rispose il nano che sembrava sul punto di tirare un pugno a quel pomposo orecchie lunghe. Era la prima volta gli Inquisitori vedevano il lato combattivo del Governatore, un cambiamento decisamente interessante.
 
-Voi cosa ne pensate Evereth?- si rivolse a quel punto al Vicario e l’alto elfo subito si irrigidì deglutendo nervoso.
 
-Sicuramente ha ragione il Governatore. Tolto il fatto che la piaga è già qui, potrebbe raggiungere i vostri territori anche in altri modi- concordò Evereth, portando le mani davanti al volto.
 
-E se dovesse succedere c’è un solo rimedio…-
 
-…il fuoco- concluse l’elfo rabbrividendo al solo pensiero di dover dar fuoco alla sua gente e le sue terre. Nel frattempo il Vicario aveva sentito che qualcosa sotto alla sua veste di riscaldava, diventando tiepida. Sapeva benissimo che cosa fosse.
 
-Sfortunatamente si…volete dire qualcosa miei cari signori?- chiese lanciando infine l’esca. In quella situazione il duca Kruagag alzò la mano per chiedere la parola.
 
-Kruagag, non credo sia…- iniziò Yorn.
 
-Stia tranquillo Governato. Prego duca Kruagag, parli liberamente- gli disse il Vicario con tono pacato sistemandosi meglio sulla sedia. Il Suiham si schiarì la gola poggiando il bastone contro il bordo del tavolo.
 
-Ho sentito molto su voi Inquisitori. E sono tutte cose orribili…c’è anche chi sostenga che esista una cura a questa piaga- rispose il duca girandosi una dei suoi anelli. Il Vicario sostenne lo sguardo del Suiham, mentre gli elfi deglutirono ricordandosi che fosse lo sguardo dell’ultima volta.
 
-Ho sentito anch’io questa storia, principalmente diffusa dalla Chiesa!-
 
-Quindi la Chiesa starebbe mentendo?- domandò il Duca. Anche se alcuni credevano che gli Inquisitori facessero parte della Chiesa in realtà erano totalmente indipendenti. Al contrario tra le due fazioni non scorreva per niente buon sangue.
 
-Per quanto io stesso siano un’uomo di fece. I metodi della Chiesa sono più brutali dei nostri, inoltre non fa altro che diffondere la sua parole in modo totale, trattando tutti quelli che vi si oppongono come eretici con la spada- la risposta che diede fece zittire tutti nella stanza. Forse perché era stato totalmente franco. Dovuta anche al fatto che aveva già affrontato alcuni membri della Chiesa in passato.
 
-Quindi secondo voi, il vostro operato sarebbe migliore del loro? Non vedo molta differenza!- Blossom si stava davvero innervosendo, tanto che avrebbe voluto lanciare in aria il tavolo e ribattere. Ma invece fu Valtur a rispondere.
 
-La DIFFERENZA è che noi facciamo il possibile per fermare la Piaga delle spine. Mentre loro seguono solo i loro interessi!- il Duca si concentrò sul mezzosangue. Non sapeva perché ma quella creatura lo irritava e gli faceva venire i brividi allo stesso tempo, soprattutto da quando lo aveva visto prima della riunione.
 
-Come qui in città? Bel modo di fermare la Piaga, peccato che stia ancora circolando. Sporco Ibrido- gli rinfacciò il Suiham, mentre l’albino serrava la mascella. Scambiandosi un fugace sguardo col Vicario.
 
-Kruagag ora basta! Nonostante la fama stanno davvero sorvegliando Nidolan- si intromise nuovamente Yorn stanco di quell’atteggiamento.
 
-Ma Governato io dico solo la verità. Nonostante siano qui da settimane non hanno ancora debellato la piaga o abbiano anche solo capito come abbia fatto ad arrivare oltre le nostre mura!- li rimproverò. Al che il Vicario si sporse sul tavolo poggiando i gomiti su di esso e incrociando le mani davanti al volto.
 
-Abbiamo abbattuto molti infetti. Incluso anche quello che si trovava tra le mura interne. Ma credo che lei lo sappia già Duca- rispose riferendosi alla faccenda alla tenuta di Lady Rowanne. Kruagag annuì guardando il castano con irritazione.
 
-Ho sentito che fosse un’Infetto più forte degli altri-
 
-Credo che faccia meglio a stare in silenzio Duca- rispose il Mezz’elfo facendolo voltare verso di lui -Dopotutto una persona del suo calibro…dopotutto lei non è di certo un guerriero- Il duca prendendo il suo bastone e circunnavigando il tavolo arrivando vicino agli Inquisitori.
In quel momento gli altri presenti sembravano nervosi, anche gli elfi rimase in silenzio come a capire come sarebbe finita quella discussione.
 
L’aria all’interno della stanza si fece ancora più tesa. Tanto che una sola scintilla sarebbe stata sufficiente a farla esplodere. Kruagag era diventato rosso di rabbia, come si permetteva dello sporco plebeo parlargli come se avesse davanti qualcuno del suo stesso livello. Lo trovava davvero inaccettabile.
 
-E’ questo il modo in cui addestrate i vostri membri? Nel totale disappunto di chi è superiore. Fossi in te non alzerei troppo la cresta solo per aver ucciso un Mannaro infetto- gli rispose a tono il Duca avvicinandosi così da avere i loro visi a pochi centimetri. Fu allora che vide sul volto del Purificatore un sorriso beffardo e trionfante, lo stesso era apparso anche su quello degli altri due.
 
-Ha appena detto un Mannaro infetto. Mi dica duca Kruagag…lei come faceva a sapere di che specie si trattava?- gli chiese allora Evereth sorridendo.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo. Ormai siamo prossimi alla fine.
 
Josef ha fatta decisamente una brutta fine, mai far arrabbiare un Inquisitore. Anche se alla fine è stata proprio la penna regalatagli dal duca come ricompensa per i suoi servigi a portarlo alla morte. Questo fa capire quanto lo scienziato fosse importante per lui, ovvero per niente. Ma se non altro hanno ottenuto il manoscritto.
 
Vediamo che la riunione è piuttosto animata e il Vicario si è deciso a gettare la propria esca a cui il Kruagag ha abboccato. Sebbene previdente la sua tendenza agli scatti di ira e irritabilità gli hanno fatto commettere un passo falso.
Lo scontro finale ormai è alle porte e vedremo che cosa succederà, di certo un bel casino questo è certo.
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio anche solo che legge e ci vediamo al prossimo aggiornamento.
A presto.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20
LA RESA DEI CONTI
 
 
Il Duca sgranò gli occhi, sentendo lo sguardo dei presenti su di se. Si morse la lingua guardando con astio il Vicario e quel suo odioso sorriso.
 
-Me lo ha comunicato il Gover…- iniziò venendo bruscamente interrotto.
 
-Balle, abbiamo avvisato il governatore che fosse solo un Infetto completamente mutato. Non avevamo detto proprio niente di che specie si trattasse- gli rinfacciò Blossom, mentre il Suiham iniziava seriamente a sudare freddo.
 
-L’unico modo in cui potevate sapere la specie dell’infetto, è che voi centriate qualcosa!- disse secco e gelido il Vicario. Il Duca deglutì ancora più agitato digrignando i denti.
 
-Di cosa stanno parlando Kruagag?- chiese subito Yorm, guardandolo. Ma lui scosse la testa in segno di negazione.
 
-Soltanto accuse senza fondamento dettate dalla loro incompetenza- rispose sicuro di se, senza prove non potevano dimostrare niente e la sua parola aveva molto più valore della loro. Se volevano provare a portarlo a fondo, lui li avrebbe prima seppelliti.
 
-Se queste sono le vostre accuse dovreste avere delle prove! Allora dove sono?- il tono era disfida, mentre gli puntava contro il bastone.
Evereth portò la mano nella giacca, in modo tranquillo e molto meccanico, tirandone fuori una sfera di una sfera della stessa grandezza del palmo della sua mano, perfettamente li scia e di un colore bianco con sfaccettature dell’arcobaleno. Poggiandola sul tavolo.
 
-Sapete che cos’è un “Opale memorico” vero?- alcuni nella stanza annuirono mentre altri come il Governatore scossero la testa –Lasciate che vi spieghi: si tratta di una gemma capace di immagazzinare al suo interno immagini e suoni e trasmetterli da un opale all’altro-
 
-Ora lasciate che vi mostri cosa hanno registrato la nostra divisione di spionaggio- così dicendo tutti si concentrarono sulla sfera, sulla cui superficie iniziò ad apparire l’immagine di un uomo. Kruagag sgranò gli occhi vedendo che si trattava di Josef.
 
 
-Prima hai accennato che queste armi sono un piano B. Immagino che quello prima fosse incentrato sul collare, che abbiamo trovato sul quell’infetto completamente mutato!- disse una voce femminile
 
-Deduzione corretta. In origine doveva essere un modo per controllare gli Infetti della piaga-
 
-E’ impossibile!- affermò la voce femminile.
 
-Si…sfortunatamente è così. Ma questo cambio di piano è stato un vero cambio di visione-
 
-Kruagag deve averti pagato bene per i tuoi servigi! Immagino che c’entriate anche per l’attacco alla villa di Lady Rowanne…perché proprio lei?-
 
-Ha deciso il Duca, di mandargli quel Mannaro infetto. Immagino che se l’avesse tolta di mezzo avrebbe potuto avere le sue fabbriche, considerando che quel cinghiale è fissato col potere!- ammise Josef.
 
-E il Governatore è invischiato in tutto ciò?- il castano rise sguaiatamente.
 
-Quello stupito barilotto non saprebbe guardare ad un passo dal suo naso. Ammesso che non si tratti di liquore o cibo! Non sa un bel niente di tutta questa storia-.

 
 
Quando la registrazione finì tutti i presenti nella sala avevano gli occhi talmente sgranati che sarebbero quasi usciti fuori dalle orbite. Il duca era quello più sconvolto con la mascella completamente aperta tanto che si potevano vedere le zanne e il resto dei denti e il palato.
 
-Ecco qui il collare accennato nella registrazione, che abbiamo trovato addosso al mannaro infetto- la Minotaura poggiò il contenitore con dentro il collare sul tavolo mostrandolo al Nano.
 
-Direi che hai perso. Suino!- disse secco il Vicario con un sorriso vittorioso.
 
Kruagag superato lo shock iniziale iniziò a diventare rosso di rabbia, letteralmente, mentre il suo volto si tingeva in aumento con la sua rabbia. Quei maledetti inetti avevano smascherato il suo piano davanti a tutti e quell’idiota di Josef aveva parlato troppo senza rendersi conto di essere stato fregato. Si maledisse per non aver ucciso subito quel pazzoide dopo aver ricevuto le armi infettive che aveva creato.
 
-Kruagag spero tu abbia una spiegazione convincente per tutto questo!- si intromise il Governatore mettendosi in piedi sul tavolo. In risposta lui alzò lentamente la mano schioccando le dita.
La parete dietro di lui venne sfondata con forza e dei grandi Golem pesanti fecero il loro ingresso nella stanza. Subito tutti i presenti scattarono in piedi chi si trovava seduto al tavolo guardando i costrutti con timore.
 
-Ecco la mia spiegazione- il Duca alzò il suo pastone puntandolo contro il Nano e un secondo dopo si udì uno sparo. Yorm cadde dal tavolo tenendosi lo stomaco dolorante, ferito dal proiettile sparato dal bastone.
 
-Ne avevo abbastanza di te- gli disse freddo. Blossom prese subito la sua frusta menando un colpo verso il Suiham, ma venne intercettato da uno dei Golem che lo respinse. L’anello al dito medio del Duca si illuminò e subito i Costrutti si misero davanti a lui per difenderlo.
 
-Kr…Kruaga..dannato- sputò il Nano gemendo di dolore, mentre Valtur lo prendeva di peso portandolo indietro per metterlo al sicuro. Prima si sfoderare Durendart.
 
-Finalmente posso smettere di fingere e anche liberarmi di voi Corvi!- disse il Duca sentendosi al sicuro dietro le sue guardie. Chi tra i presenti nella stanza era armato sguainò subito la sua arma. Evereth portò la mano al manico del suo spadone, ma non lo afferrò, limitandosi a guardare i Costrutti e cosa più interessanti le armi che impugnavano.
 
-Queste sono le famose armi infettive-
 
-E tramite loro voi morirete!- affermò Kruagag furioso. Il Vicario aveva notato il luccichio dell’anello che portava e il fatto che i Golem si fossero mossi subito dopo che questi iniziò a brillare. Doveva trattarsi di un controllo a distanza.
 
-Perché creare armi così pericolose?- si fece avanti il Mezzelfo guardando il Suiham negli occhi, più lo guardava e più quel mezzo sangue lo faceva incazzare. Svrebbe tanto voluto ordinare ai suoi costrutti di farlo a pezzi. Ma il suo ego gli stava dicendo di rispondere alla domanda, per potersi vantare.
 
-Per un motivo solo: Potere. Chi ha il potere ha tutto e chi non c’è l’ha allora deve per forza servire chi lo possiede!- mentre lo diceva alzò la mano verso l’alto come a dire che lui adesso possedeva il potere per controllare tutto.
 
-Hai portato la Piaga in questo luogo per questo! E le vite di chi sta in città?- chiese Blossom furiosa.
 
-Quegli insetti non valgono nulla! Dovrebbero essere lieti che le loro misere vite servano al mio scopo- Rispose il Duca, rivelando il suo lato megalomane a tutti quanti.
 
-Come sei entrato in possesso del sangue contaminato?- chiese Svalfar ripresosi e intromettendosi. Anche se sicuramente si trattava di una domanda istintiva.
 
-Se ne è occupato Josef ad ottenerlo. Non so come abbia fatto- rispose Kruagag scuotendo la testa. Ora sapevano come la Piaga delle spine era entrata a Nidolan.
 
-Pensi davvero di farla franca?- gli chiese il Vicario afferrando lo spadone e sollevandolo davanti a se –Come speri di ottenere il potere così? Se la Piaga continua a diffondersi, altri Inquisitori verranno qui per debellarla o anche la Chiesa potrebbe insospettirsi!-
 
-Mi basterà far ricadere la colpa su di voi. Sono certo che le autorità e i Crociati, crederanno più a me! Ma ora basta parlare…Uccideteli!- Dopo aver dato l’ordine i Costrutti si mossero iniziando ad attaccare chiunque avessero davanti a loro.
 
 
-Portate il Governatore fuori di qui!- gridò Evereth agli elfi disarmati, mentre deviava il colpo di uno spadone nemico. Gli elfi non se lo fecero ripetere e dopo aver preso il Nano lo portarono verso la porta ma questa non si aprì. Qualcuno l’aveva bloccata.
 
-Non uscirete vivi da qui!- rise il Duca.
 
Evereth deviò un altro colpo, per poi ruotare su se stesso parando l’arma di un secondo Golem. Ad occhio e croce dovevano essercene almeno sei o sette. Blossom lo affiancò subito trasformando la sua frusta in un bastone e iniziando a colpire i Costrutti alle loro giunture, ma anche queste ultime erano corazzate.
 
“Non va per niente bene!” ringhiò abbassando la testa di lato evitando il colpo di un’ascia, per poi ruotare e colpire il nemico alla testa.
Evereth parò un fendente rivolto al fianco dell’Inquisitrice colpendo la sua stessa arma con una ginocchiata per far rimbalzare lo spadone e approfittando della guardia scoperta colpirlo al ginocchia spezzandogli la protezione.
Grazie a quella destabilizzazione la Minotaura piantò il suo bastone nel terreno e usandolo come leva lanciarsi in avanti colpendo il Costrutto con un doppio calcio in pieno petto facendolo cadere di schiena.
 
Nel mentre anche Valtur stava affrontando i Costrutti, ma la loro forza lo stava seriamente mettendo in difficoltà. Si abbassò per evitare un colpo di ascia, sentendo la lama di spine infette passargli sopra alla testa, in risposta menò un affondo colpendolo al torace ma la punta rimbalzò sulla corazza.
 
-Ma porca…- si morse il labbro mentre saltava indietro evitando un fendente dall’alto, per poi scartare di lato. Sentendo gli elfi urlare quando uno di loro venne tagliato in due da uno dei Golem. Se la stavano cavando meglio di quanto immaginasse visto che erano guerrieri, ma il loro nemico era troppo corazzato.
 
-Avanti, vediamo chi di voi muore per ultimo!- rise il duca dietro a due Costrutti che erano rimasti indietro a proteggerlo. Quell’atteggiamento fece seriamente incazzare il Mezzelfo, che dopo essere scartato di lato evitando un altro attacco. Saltò sul braccio del Golem stringendo la spada per la lama e colpendo l’elmo con la guardia con forza tale da farlo cadere via.
Ma proprio mentre stava per colpire all’interno verso il nucleo, il costrutto reagì. Venne colpito al fianco sentendo qualcosa rompersi e venendo spedito contro una colonna della stanza per la forza del pugno.
 
-Valtur- gridò l’Inquisitrice vedendo il suo compagno colpito in pieno, ma quella distrazione le fu fatale. I due Costrutti che con cui stava combattendo sferrarono dei fendenti in simultanea. Sarebbe stata fatta a fette se Evereth non si fosse messo in mezzo parandoli con il suo spadone. Ma non fu in grado di reggere a pieno la forza dei suoi avversari che lo sbalzarono indietro, insieme alla Minotaura che era dietro di lui rovinando entrambi a terra.
 
Blossom si riprese dal colpo concentrandosi subito sul Vicario che era sopra di lei. Il castano si riprese qualche istante dopo, ma i Golem li avevano già accerchiati.
 
-Addio Inquisitori- li salutò Kruagag vedendo i Costrutti alzare le armi sopra i due. Valtur che stava assistendo alla scena a carponi per l’impatto causato dallo schianto con la colonna sgranò gli occhi, anche se fosse stato veloce non sarebbe riuscito a fare niente in tempo. Si portò la mano nella giacca in cerca di qualcosa ma sgranò gli occhi quando non la trovò.
I Costrutti calarono le armi ed Evereth strinse a se Blossom per proteggerla col suo corpo, mentre la Minotaura iniziò a pregare Uriel. Ma quando le armi furono a pochi centimetri da loro rimbalzarono contro uno scudo a cupola trasparente.
 
-COSA?!- grugnì il Duca, confuso vedendo i due indenni. Anche loro si chiesero subito cosa fosse stato, quando una fiammata porpora investì in pieno i Golem.
 
-Direi che sono arrivata giusto in tempo- la figura di Rowanne apparve nella stanza. Indossava un bizzarro abito da sera, fatto di cerchi di metallo uniti insieme come le cotte di maglia, con sopra un mantello in pelliccia per abbellirlo. Approfittando della distrazione i due Inquisitori ne approfittarono per rialzarsi e correre al fianco della duchessa.
-Ce ne hai messo di tempo- la riprese Blossom, ma grata che fosse arrivata.
 
-Mi stavo preparato. Sono felice che il mio regalo ti sia tornato utile- la rosa si potò la mano all’orecchino che si era illuminato. Capendo che era stato quello a creare la barriera e a proteggerli. Guardò la donna sorridendogli dal profondo del cuore e lui ricambiò lo sguardo per poi passarlo sul duca.
 
-Vedo che avete fatto il cattivo, Maialino!- il suo tono e lo sguardo divennero di ghiaccio. Sotto quello sguardo il duca grugnì intimorito. Ma strinse i denti lanciando un incantesimo creando un getto d’acqua, spegnendo le fiamme. I Golem erano ancora intatti anche se surriscaldati, mentre le spine delle armi erano armai andate e inutilizzabili.
 
-Credete di avermi messo in difficoltà? Affatto!- schioccò le dita e altri Golem fecero il loro ingresso nella stanza, facendo sobbalzare tutti i presenti. I quali si chiesero in contemporanea quante armi infettive e Golem potesse avere il Duca.
 
Valtur si rimise in piedi in modo traballante. Sentiva che il fianco gli stava gridando di dolore. Sicuramente il colpo di prima gli aveva rotto una o più costole, deglutì ingoiando il sangue che aveva in bocca. Non poteva indietreggiare ora doveva combattere, ma Durendart non era più tra le sue mani.
 
“Ora che faccio? Rifletti! Rifletti!” si disse mentalmente.
 
«Non arrenderti!» disse una voce nella sua testa facendogli sgranare gli occhi.
 
«Non è ancora giunto il momento di reclamarti Valtur. Perciò combatti!» disse ancora la voce rimbombando nella sua mente tanto che dovette mordersi il labbro fino a farsi uscire il sangue.
 
«Sai già cosa devi fare! Perciò lascia perdere il tuo odio verso di me. Fa ciò che ti dice il tuo istinto» digrignò i denti tanto che emisero uno stridio. Ma poi prese un profondo respiro calmandosi. Lentamente si tolse la maschera e gli abiti di dosso incurante dei nemici intorno a lui.
 
“Non stai mai zitta. Non è vero Hekate?!” subito dopo quel pensiero un ruggito uscì dal fondo della sua gola, mentre iniziava a mutare ancora una volta nell’Abominio.
 
 
 
-Cosa diavolo?- si chiese Kruagag vedendo per la prima volta il Purificatore trasformato. Valtur ruggì saltando in avanti e placcando uno dei Golem spedendolo a terra, per poi saltare sul soffitto rimanendone attaccato con gli artigli.
Nella sua mano si accese una fiamma che scagliò contro un altro Golem, prendendolo in pieno. Usò il soffitto come appoggiò per darsi lo slancio e lanciarsi contro un altro costrutto mandandolo a terra.
 
-Dannazione! Uccidete quel mostro- ordinò il Duca innervosito della situazione. La maggior parte dei Golem si concentrò su Valtur che a causa del numero dei nemici saltò indietro contro un muro per poi spostarsi di lato recuperando la sua spada e menare un fendente contro uno dei Costrutti che parò il colpo venendo trascinato indietro per qualche centimetro.
Il Purificatore allora fece forza saltando in alto e appallottolandosi durante la discesa menò un altro colpo che fece incrinare la lama dell’arma infettiva. Una sensazione di pericolo lo costrinse a saltare via mentre altri Golem lo stavano per attaccare.
 
-Così non andiamo da nessuna parte!- disse Rowanne creando uno scudo per bloccare i Costrutti.
 
-Dobbiamo prendere l’anello al medio del duca. Credo sia con quello che li controlla- rispose il Vicario.
 
-Più facile a dirsi che a farsi- rispose Blossom che stava menando colpi con la sua frusta. Il Duca era protetto dai Costrutti che erano aumentati e mentre loro dovevano occuparsi degli altri e senza venire feriti, non era di certo facile.
 
Nella foga del combattimento gli occhi rossi di Valtur videro un luccichio rossastro. Si appesa nuovamente al soffitto voltando la testa verso di esso, mettendo a fuoco e ingrandendolo vide che si trattava di un contenitore triangolare grosso come il palmo della sua mano. Ringhiò lanciandosi subito dove si trovava e prendendolo da terra qualche istante prima di atterrare.
Appena Evereth vide cosa aveva recuperato il Purificatore, sgranò gli occhi.
 
-O cazzo. Rowanne crea una barriera subito- gli disse velocemente prendendo Blossom per la vita sollevandola e spostarsi dietro alla Duchessa.
 
-Cosa perché?-
 
-Fallo e basta!- gli disse secco. Mentre usava la frusta della Minotaura per afferrare il resto delle persone che non erano dietro alla donna e portarli vicino a loro, prima che la Duchessa erigesse la barriera difensiva.
 
-Cosa credete di fare, passare alla difensiva rimanda solo l’inevitabile- grugnì Kruagag notando però che avevano dimenticato il Mezzelfo ancora trasformato. Che lo avessero lasciato fuori perché troppo pericoloso? Oppure lo reputavano sacrificabile? La cosa non lo stupì, dopotutto chi si sarebbe mai preoccupato di quel mostro.
 
Valtur strinse il contenitore tra i suoi artigli per poi lanciarlo verso il centro della stanza. Quando il duca si concentrò su tale oggetto, l’Albino aprì la bocca piena di denti aguzzi eruttando una fiammata e colpendo in pieno il contenitore triangolare.
 
 
 
Il piano della tenuta esplose di colpo distruggendo anche il soffitto, in un boato che venne udito fino alla parte esterna di Nidolan. Gli abitanti si svegliarono di colpo spaventati da quella esplosione, mentre le guardie della tenuta si mobilitarono subito.
 
Per fortuna dei presenti la barriera eretta da Rowanne resse l’esplosione. Quando il fumo si diradò i presenti videro oltre la barriera che il posto era andato completamente distrutto e bruciato, il tetto era sparito saltato via come un tappo.
 
“Quanto sostanza c’era lì dentro?” si chiese il Vicario guardando la stanza bruciata e tutti i Golem distrutti e i loro pezzi in giro. Vedendo che non c’era più pericolo la Duchessa fece sparire la barriera, voltandosi verso Evereth.
 
-Scusami il termine. Ma cosa cazzo è stato?- chiese la corvina, col respiro pesante per la paura. Se la sua barriera non avesse retto sarebbero diventati tutti quanti delle macchie decorative per le pareti.
 
-Si…ecco, sai cos’è il Nitro vulcanico?-
 
-Intendi quella sostanza estremamente infiammabile oltre che incendiaria ed esplosiva?- lui annuì.
 
-Ne abbiamo sempre una piccola boccetta con noi. Almeno se un Inquisitore si trovasse costretto e sia tanto pazzo da usarla- rispose velocemente blossom.
 
-Voi usate quella roba? Siete completamente pazzi!- esclamò Svalfar venendo appoggiato dal resto della sua scorta.
 
Quando le guardie sopraggiunsero aprendo la porta, la Duchessa iniziò a spiegargli tutto, mentre il Vicario si inginocchiava su un corpo ormai carbonizzato. Dagli anelli o meglio da ciò che restava sulle dita doveva trattarsi del corpo del Duca, dentro di se gioia sapendo che non poteva più far male a nessuno.
Ma lo faceva stare male, che Valtur fosse dovuto morire per fermarlo. Il Mezzelfo era fuori dalla barriera quando aveva innescato l’esplosione, non era possibile che fosse sopravvissuto anche se si trovava nella sua forma Abominevole.
Alzò lo sguardo su Blossom che era inginocchio col capo chino. Si avvicinò a lei stringendola da dietro, sentendola singhiozzare.
 
-Abbiamo perso un altro amico- disse tra le lacrime per Valtur. Il castano la strinse maggiormente e lei ricambiò la stretta sapendo come si sentisse, anche lui addolorato per un’altra perdita.
 
-Mi dispiace per il vostro compagno- Rowanne fece le condoglianze ai due, chiudendo gli occhi in una preghiera silenziosa per il Purificatore.
 
-Grazie- rispose Evereth per entrambi. Blossom si alzò chinando il capo per ringraziarla, quando le sue orecchie bovine si mossero sentendo qualcosa. Tese l’orecchio sentendo il suono di un respiro affannoso.
 
-Che succede Blossom? Senti qualcosa?- gli chiese lui notando le sue orecchie muoversi. L’Inquisitrice si staccò da lui sentendo il suono fino a ciò che restava di una delle finestre sporgendosi oltre il bordo. Appena abbassò gli occhi scoppiò in lacrime con un grande sorriso dipinto sul volto nello vedere una mano artigliata bianca, saldamente attaccata alle mura.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Infine ecco lo scontro finale tra il Duca e gli Inquisitori. Vediamo di come hanno smascherato Kruagag davanti a tutti e lui che chiama a raccolta i suoi Golem e le armi infettive per farla finita.
Devo ammettere che è risultato più lungo, ma non volevo dividerlo in due parti. Preferivo fare la battaglia finale in un solo capitolo.
 
Anche se la difficoltà iniziale alla fine sono riusciti a vincere grazie anche alla mossa geniale di Valtur, che nonostante la sua forma mutata ha trovato un po’ di razionalità. Ma starà bene ora? Per questo particolare, dovrete aspettare il prossimo capitolo che sarà quello finale.
 
A presto.

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


EPILOGO
 
 
 
Quando riuscì a riaprire gli occhi la sua vista era totalmente sfocata e a metà, l’unica cosa che riusciva a distinguere era solo uno sfondo bianco. Iniziò seriamente a chiedersi se fosse morto per l’esplosione o la caduto dall’alto, quando una figura nera molto sfocata entrò nel suo campo visivo.
 
-Hekate- sussurrò, convinto che fosse venuta a reclamarlo. Ma quando la mise più a fuoco, vide che era del volto di Nerissa. Appena lei lo vide sveglio i suoi occhi si tinsero di lacrime scarlatte.
 
-Valtur, sei sveglio. Come ti senti?- gli chiese subito poggiandosi vicino al suo letto per controllargli i segni vitali e le fasciature. Il Mezzelfo era fasciato in molti punti del corpo e anche il collo e la parte destra del viso erano completamente bendati.
 
-Vado a chiamare agli altri- così dicendo la Scriba usci dalla porta scomparendo. Lui alzò il braccio sentendo una forte scarica di dolore, nonostante le fasciature non si sentiva più l’occhio destro.
Allora isolò i suoi che arrivavano al suo orecchio sinistro per provare a sentire col destro. Quello gli funzionava ancora.
 
-Akerith, vieni fuori- l’Ombra uscì dalle tenebre della stanza, senza la maschera sul volto, guardando il Purificatore. Voleva sospirare ma aveva paura che gli avrebbe fatto male il petto se lo faceva.
 
-Sono messo così male?-
 
-Dimmelo tu? La tua idea è stata una vera PAZZIA!- gli rimproverò l’elfa oscura sedendosi vicino a lui.
 
-Ora ti preoccupi per me?- gli chiese. Era sollevato che fosse preoccupata per lui, infondo erano compagni. La sentì mettersi a carponi su di lui per guardarlo negli occhi mentre estraeva il suo kukri, mostrandoglielo in segno di minaccia. I loro occhi si specchiarono e lui riuscì a leggere la rabbia e la preoccupazione in essi.
 
-Mi preoccupo per tutti quanti, Fiocco di neve. Ma se ti succede qualcosa lei piangerebbe! E questo…non te lo perdonerei- gli sussurrò, prima di scendere dal letto e svanire nelle tenebre, qualche istante prima che la porta si aprì.
 
-Inquisitore Valtur- il Vicario fece il suo ingresso nella camera insieme a Blossom e Nerissa.
 
-Sono vivo- rispose soltanto vedendoli. L’uomo sorrise a quelle due parole.
 
-Già, l’onda d’urto dell’esplosione ti ha sbalzato fuori prima che le fiamme ti avvolgessero completamente…ti credevamo in cenere!- ammise infine la Minotaura con sguardo truce, ma sollevata che fosse ancora vivo.
 
-Da quanto sono stato fuori gioco?- chiese dopo un minuto di silenzio.
 
-Quasi tre giorni- rispose la Scriba, mentre gli passava un bicchiere con un liquido rossastro. Lui lo guardò per poi mandarlo giù tutto d’un fiato, facendo una smorfia per il sapore amaro e pessimo che aveva.
 
-Quali danni ho riportato?- domando guardando la corvina, che abbassò lo sguardo. Come a cercare le parole.
 
-Le fiamme ti hanno colpito sulla parte superiore del corpo e la parte destra del volto. Il torace e il braccio non erano messi malissimo, anche se ti resteranno le cicatrici…ma l’occhio- si fermò, ma l’albino sapeva già cosa volesse dire. Annuì capendo che non avrebbe più potuto vedere da destra.
 
-Che ne è stato del Duca e delle armi Infettive?-
 
-Morto nell’esplosione insieme alle sue armi- rispose il Vicario per poi aggiungere –Le Ombre hanno trovato i documenti delle sue ricerche e ucciso Josef, i documenti sono stati subito distrutti e hanno anche recuperato un Manoscritto. Credo sia l’oggetto per cui il duca abbia speso tutto quell’oro-
 
-Un Manoscritto?!- ripeté il Mezzelfo cercando di mettersi seduto ma gemendo subito per l’azione.
 
-Già. Non sappiamo se c’entri qualcosa con il suo progetto di controllare gli infetti o se fosse una sua idea fin dall’inizio- rispose Blossom.
 
-Per capirlo lo faremo portare alla sede degli Inquisitori. Forse i nostri esperti riusciranno a capirci qualcosa!- a quelle parole Valtur annuì, avrebbe dovuto tornarci per fare rapporto anche lui. Almeno quando sarebbe riuscito a riprendersi dalle ferite dello scontro, per lui la mancanza di un’occhio non era una grave perdita se alla fine era servito a mantenere il suo dovere.
 
-Ti lasciamo riposare ora. Vieni mia cara- Evereth allungò la mano verso Blossom che arrossì afferrandola.
 
-Rimettiti presto- gli disse prima che entrambi uscissero seguiti da Nerissa. Il Purificatore si rimise sdraito, mettendo la testa più comodo sul cuscino e chiudendo gli occhi. Con quelle bende muoversi era difficile, ma se non altro la medicina aiutava a diminuire il dolore.
Cercò di rilassarsi, quando percepì una figura sopra di se, aprì gli occhi pensando di ritrovarsi di nuovo Akerith. Invece si trattava della Lamia che aveva visto qualche giorno fa al bar.
 
-Ci rivediamo- disse lei tirando fuori la lingua biforcuta. Lo sguardo dell’albino era freddo e per nulla spaventato anche se in quella situazione in cui era in netto svantaggio.
 
-Sei venuta a reclamarmi, in nome di Hekate?- il tono era di puro ghiaccio. Lei sibilò come infastidita da quella domanda.
 
-Non è ancora giunta la tua ora. E di certo non sarò io ad affrettarla, Mezzelfo!- gli rispose incrociando le braccia sotto al seno e tirandosi lontano da lui ai piedi del letto.
 
-L’hai sentita di nuovo vero?- chiese infine alludendo alla voce della dea.
 
-Anche se fosse?- rispose di rimando lui, non volendone parlare.
 
-Accettala ragazzo, farai prima- gli disse la donna serpente sibilando. Mentre lui sentì di avere qualcosa di freddo e duro nel palmo della mano sinistra, voltò la testa vedendo che era la moneta di Hekate. Riportò velocemente lo sguardo la lamia, ma quest’ultima era sparita così com’era apparsa.
 
Era chiaro quello che gli voleva dire: accettare la protezione della dea.
Guardò la moneta con una smorfia, nascondendola sotto al suo cuscino, non aveva voglia di vedere e ne ascoltare più niente riguardante Hekate fino alla sua guarigione.
 
 
 
Yorn tracannò un intero bicchiere di alcool in un sol sorso. Gemendo di dolore subito dopo. Il Governatore di Nidolan era sdraiato nel letto della sua villa ferito dopo gli eventi successi alla riunione di due giorni fa, ma ancora vivo.
 
-Non dovresti bere se sei stato ferito allo stomaco- lo riprese Rowanne che era andato a trovarlo per vedere come stesse. Lui non l’ascoltò testardo com’era versandosi un altro bicchiere.
 
-Devo pur farmi passare questi ultimi giorni di merda- rispose senza peli sulla lingua, mandando giù il bicchiere, gemendo nuovamente –Questa roba mi farà bruciare lo stomaco!-
 
La Duchessa sospirò a quell’atteggiamento. Ma forse lo faceva per non essersi accorto del complotto di Kruagag, una volta smascherato le guardie perquisirono tutte le fabbriche e le abitazioni che il Suiham possedeva. Il pomeriggio dopo la sua morte alla riunione avevano trovato moltissimo materiale per affermare con assoluta certezza che era a causa sua se la Piaga delle spine era arrivato oltre le porte della città.
 
-Sono stato cieco, Rowanne! Non ho visto la cospirazione che Kruagag stava tessendo contro di me, proprio nella mia città-
 
-Ha ingannato molti Yorn- disse per rassicurarlo di non essere l’unico che ci era cascato.
 
-Ciò non toglie che ci sono cascato e sono quasi morto! Come faccio a governare la città, se non mi accorgo di certe cose!- disse guardando il suo bicchiere vuoto.
 
-Credo sia il momento di assumere un’assistente, che mi aiuti- disse infine, sorprendendo la donna, erano anni che gli diceva di prendere un’assistente fidato, ma lui aveva sempre rifiutato. Affermando che ce la faceva benissimo da solo.
 
-Finalmente direi. Hai già in mente qualcuno?- il Nano annuì.
 
-Tu Rowanne-
 
-IO!- ripeté a bocca aperta. Sapeva che il Governatore la teneva in grande considerazione essendo amici, ma non credeva di essere la sua prima scelta.
 
-Dopo tutto questo ho capito che mi serve qualcuno di fidato. E nessuno è meglio di te in questo! Ti chiedo di aiutarmi a rendere questa città più sicura…per noi e tutti i suoi abitanti- la Duchessa restò in silenzio a pensarci sopra. Di certo quella era una grande opportunità, grazie alla sua esperienza avrebbe potuto aiutare la città ancora di più e soprattutto tenere al sicuro sua figlia.
 
-Solo se mi lascerai fare le cose a modo mio!- gli disse lei con un sorriso.
 
-Certamente- gli rispose Yorn sorridendo, sperando che quella decisione avrebbe potuto aumentare la serenità e la sicurezza di Nidolan.
 
 
 
Quella sera, l’unica cosa che balenava nella testa di Blossom era: Paura e Nervosismo.
Dopo lo scontro con i Costrutti aveva chiesto a Nerissa di vedere se il suo bambino stesse bene. Con grande sorpresa della Seimpyr nello scoprire che lei fosse in dolce attesa e fortunatamente il piccolo non aveva subito danni.
Di questo lei se ne era subito rallegrata, se non fosse stato per l’orecchino datale dalla Duchessa forse sarebbero morti tutti e tre.
 
-Sei ancora sveglia- alzò la testa trovando il Vicario.
 
-Non avevo sonno- disse guardando la tazza con cui aveva bevuto una tisana, ormai completamente vuota.
 
-Ho dato un primo rapporto della situazione e ho dato il Manoscritto ad Akerith perché lo porti alla base il più velocemente possibile- gli disse mentre prendeva una sedia.
 
-Mi hanno anche informato che di recente i Crociati hanno preso l’abitudine di andare a caccia di Inquisitori. E di stare attenti- l’espressione della donna si fece più tesa. L’ultima cosa che ci mancava e che i cani della Chiese iniziassero a infastidirli per gioco più che per dovere.
 
Accorsosi del suo cambiamento le si sedette davanti.
 
-Qualcosa non va?- gli domandò dolcemente poggiando la mano sulla sua. La Minotaura alzò lo sguardo facendo incontrare i loro occhi. Doveva dirglielo, aveva il diritto di saperlo, dato che era anche suo figlio.
 
-Sono incinta-
 
-Come scusa?- gli chiese Evereth come se non avesse capito.
 
-Sono incinta di nostro figlio Evereth- gli ripeté più forte quasi gridando. Per poi sentirsi stretta in una morsa. L’abbraccio che il Vicario le stava dando era forte per stringerla a se ma non tanto da soffocarla, poteva sentire il suo calore corporeo contro il suo corpo. Quel piacevole tepore le fece venire le lacrime agli occhi.
 
-Da quanto lo sai?- gli chiese staccandosi appena dall’abbraccio. Lei abbassò lo sguardo.
 
-Dopo essere arrivati qui. Volevo dirtelo…ma non sapevo…come- ammise lei dispiaciuta.
 
-Avremmo un bambino…è stupendo- anche il Vicario aveva le lacrime agli occhi per quella notizia. Lei si sentì sollevato nel vederlo reagire così, ma aveva ancora paura.
 
-Evereth…ho paura- ammise lei poggiando la testa contro il suo petto.
 
-Il nostro dovere verso gli Inquisitori…e ora ci si mettono pure i Crociati. Io…- lui gli poggiò la mano sulla testa accarezzandola per farla calmare. Continuò fino a quando vide che la sua coda aveva smesso di agitarsi freneticamente, segno che si era tranquillizzata.
 
-Lo so. Fa paura anche a me…ma vedrai troveremo una soluzione- cercò di rassicurarla.
 
-Come?- gli chiese alzando la testa.
 
-Quando torneremo, parleremo con i Consiglieri e il Primo Inquisitori. Farò in modo che tu e il bambino stiate bene- dopo averlo detto venne travolto dal bacio di Blossom che lo strinse per dimostrargli la sua gratitudine. A cui lui ricambiò sia il bacio che la stretta.
 
 
 
Nell’aria c’era odore di fumo e sangue fresco. L’Inquisitore gemette afferrando la lancia che gli attraversava la spalla e lo aveva piantato nell’albero dietro di lui.
 
-Merda- disse cercando di estrarla, quando un dardo lo colpì alla gamba facendolo urlare. Strinse i denti mentre sentiva dei passi avvicinarsi a lui. Subito cercò la sua arma, ma questa era a qualche metro da lui.
Uno stivale in acciaio si posò con tutto il suo peso sull’arma di Ignis. Lui alzò gli occhi attraverso i fori della maschera trovandosi un cavaliere in armatura bianca e argento con una croce rossa che gli ornava il petto, e un elmo a bocca di rana che gli copriva e proteggeva la testa con una lunga piuma bianca che lo ornava.
 
-Sembra che il corvo abbia le ali spezzate!- disse il cavaliere davanti a lui, dietro c’erano altri due cavalieri con la medesima armatura. L’Inquisitore gli risolse uno sguardo d’odio, lui e il suo gruppo erano stati attaccati da una squadra di Crociati, che forse stava dando la caccia proprio a loro.
 
-Le mie ali…saranno spezzate. Ma…non prima, che abbiamo spezzate…le vostre spade, cani della Chiesa- I suoi compagni saranno anche morti, ma prima avevano portato molti Crociati insieme a loro.
Un secondo dardo si conficcò nell’altra gamba facendolo urlare, mentre il Crociato che gli stava davanti teneva in mano la balestra con cui gli aveva appena sparato il dardo.
 
-Osi opporti a noi cavalieri, Eretico!-
 
-Eretico?- susurrò guardando i tre cavalieri –Noi stiamo combattendo per salvare vite contro una piaga che le miete da più di un secolo! Voi invece cosa fate a parte perseguitare chi non ha il vostro stesso pensiero?-
 
-Silenzio corvo. Stai per morire come il cane che sei- il Crociato estrasse la spada in acciaio Damasco che presentava dei motivi sulla superficie come dei movimenti che si creano sul velo dell’acqua.
 
-Prega chiunque tu veneri. Perché ti ci sto per mandare- l’Inquisitore rise divertito usando la mano l’ibera per alzarsi la maschera tanto da scoprire la bocca e sputare a terra.
 
-Oh, io mi unirò alle fiamme purificanti di Uriel!- disse estraendo un fiammifero acceso dalla manica, gettandolo a terra per dare fuoco a qualche foglia secca. Portando i tre a guardare quella piccola fiammella
 
-Ma voi verrete con me!- mentre erano distratti prese dalla tasca dei pantaloni un contenitore triangola lanciandolo sulla fiamma accesa. Quando il contenitore si ruppe e ciò che vi era dentro venne a contatto col fuoco, i quattro presenti vennero investiti da un’esplosione di fuoco e fiamme.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ed ecco l’Epilogo di questa storia. Che dire spero che vi sia piaciuta.
 
Valtur è vivo anche se ha subito qualche ferita non da poco e rivediamo la Lamia che aveva già incontrato che gli dice di credere in Hekate.
Poi Yorn chiede a Rowanne di essere il suo braccio destro per proteggere al meglio la città dopo gli intrighi di Kruagag, e la Duchessa accetta. Blossom si è decisa a dire della sua gravidanza ad Evereth e lui l’ha presa molto bene, che dire dopotutto la ama molto.
Nella parte finale vediamo i già citati Crociati, il gruppo armato della Chiesa e di quanto siano spietati nei confronti degli Inquisitori.
 
Questa storia giunge al termine. Ma è solo la prima parte di una serie. Nel prossimo vedremo ancora i personaggi apparsi come Valtur e nuove facce o qualcun altro?
Non intendo rovinare la sorpresa con gli spoiler. Per saperlo meglio dovrete aspettare la prossima storia.
Intanto ringrazio tutti quelli che hanno seguito o anche solo letto la storia, sperando che l’abbiate apprezzata.
 
A presto.
 

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