Antithesis (vecchia versione)

di Jigokuko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avviso importante: NUOVA VERSIONE! ***
Capitolo 2: *** 0 - Cosa sono? ***
Capitolo 3: *** 1 - Il Fantastico Duo degli Smemorati ***
Capitolo 4: *** 2 - Io non esisto ***
Capitolo 5: *** 3 - La sfiga colpisce dritta in faccia ***
Capitolo 6: *** 4 - Morire e non accorgersene ***
Capitolo 7: *** 5 - Quella a cui piace fuggire ***
Capitolo 8: *** 6 - Le foto mosse sono le più belle ***
Capitolo 9: *** 7 - Vetro scarlatto ***
Capitolo 10: *** 8 - Sono inutile? ***
Capitolo 11: *** 9 - Viva o morta? Lo stabilirà l'autopsia ***
Capitolo 12: *** 10 - Pattini a rotelle e (non) appuntamenti ***
Capitolo 13: *** 11 - La patente ***
Capitolo 14: *** 12 - Notte insonne ***
Capitolo 15: *** 13 - Dannazione! ***
Capitolo 16: *** 14 - Bere non sempre fa male ***



Capitolo 1
*** Avviso importante: NUOVA VERSIONE! ***


Ciao a tutti! Lo so, ho abbandonato questa storia per un po' troppo tempo, ma hey sono tornata!!
Non proseguirò da qui, però, infatti ho deciso di ricominciare tutto dall'inizio perché voglio cambiare tante cose e l'unica soluzione per porvi rimedio è questa. Quindi questa la segnalerò come incompiuta e la nuova versione potrete leggerla qui, spero tornerete a seguirla!

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Capitolo 2
*** 0 - Cosa sono? ***


Antithesis:

0


Cosa sono?

 

Agli umani, a volte, piace giocare alle divinità, cercando di spingersi oltre limiti invalicabili.
Se provi ad alterare il passato, è probabile che il fato te lo lasci fare, ma non è detto tu sia libero. Esso stesso potrebbe usarti per la restituzione di un favore. Che sia tu, od il te stesso di un altro mondo, universo o linea temporale.
Due sole cose sono certe: non si può sfuggire al destino e, prima o poi, la punizione giungerà.

Tentò di portarsi una mano alla fronte a causa del mal di testa, accorgendosi solo dopo di trovarsi a testa in giù. La schiena era appoggiata su una superficie fredda, forse di metallo, mentre le caviglie erano rinchiuse in qualcosa di indefinito.
Era semibuio, non riusciva a vedere quasi niente.
Si sentiva male. Non per l'essere capovolto -o capovolta?-, bensì per un forte dolore che prendeva l'interezza dell'addome, fino a raggiungere le spalle e la gola. Quella provocava più malessere di tutti.
Dove si trovava? Perché era lì? Voleva solo andarsene, ma andare dove? Fino a prova contraria non possedeva un posto in cui rifugiarsi ed essere al sicuro.
Ma al sicuro da cosa?
Una forte fitta alla testa fece fuoriuscire dalla sua gola un urlo.
La voce era femminile, acuta. Almeno ad un quesito aveva risposto.
Ce n'erano però altri che l'attanagliavano: cosa le stava provocando quel dolore tanto atroce? Cos'erano tutte quelle immagini che scorrevano nella sua testa come un film, ma ad una velocità tanto elevata da non farle capire assolutamente nulla? E soprattutto... chi era?
Forse la più importante era proprio quella; aveva perso la memoria, completamente. Fino a pochi secondi prima non sapeva nemmeno essere di sesso femminile, ed ancora non sapeva affatto che aspetto avesse.
Qualunque cosa le cingesse le caviglie e la tenesse in quella posizione assurda si sciolse all'improvviso, facendola cadere e sbattere la testa su un pavimento liscio e gelido. Il suo intero corpo iniziò a farle un male atroce ed il suono di una sirena quasi la assordò tanto fu forte.
Sembrò scattare qualcosa dentro di lei. Si alzò velocemente in piedi ed iniziò a correre per quella stanza, proseguendo a tentoni nel buio fino a trovare una porta. La maniglia non funzionava, perciò le diede una spallata, la quale con sua sorpresa funzionò, aprendole la strada su un corridoio piuttosto lungo, sempre nell'oscurità.
Non sapeva dove l'avrebbe portata, né perché stesse scappando, ma l'istinto le diceva di andarsene il più in fretta possibile da quel posto.
Scese scale su scale, percorse infiniti corridoi e girò a vuoto per un bel po', finché non trovò una porta che sembrava dare sull'esterno.
"Finalmente", pensò, mentre l'apriva.
Ciò che si trovò davanti era una coltre di nebbia così fitta da non riuscire a vedere nemmeno ad un palmo dal naso. Capì solamente che era giorno.
La sua corsa non si fermò neanche con la foschia, nonostante rischiò di inciampare più volte, riuscendo sempre a salvarsi all'ultimo.
O almeno finché non centrò dritta dritta un palo con la fronte, tanto forte da cadere a terra come un sacco di patate e rimbambirsi al punto da non capire più nulla.

Che sciocco inizio.


Angolo autrice

Buonasera anche se non lo è.
E rieccomi qui, con un'altra storia su 5D's. Ho pensato molto su come gestire questa, ma non ho concluso assolutamente nulla a parte due o tre cose che mi hanno permesso di iniziare.
È inutile, quando creo qualcosa o qualcuno, per definirne i dettagli e decidere che fare devo scriverci su, solo in questo modo arrivano le idee.
Quindi, signori, vi presento "Antithesis": progetto ambizioso, personaggi forse, partito da qualche idea randomica che mi sembrava figa, appiccicata con lo sputo alla trama originale di 5D's.
Però, vi avverto: non considerate per nulla gli eventi successivi alla costruzione del Ponte Dedalo, perché manipolerò tutto come mi pare e piace, cambiandone l'ordine o cancellandoli, perché sì.
A differenza della mia precedente fic "La Voce della Speranza", probabilmente i temi saranno affrontati in modo meno soft, ma non credo sfocerò mai nel rating rosso. Credo.
Più che altro, penso di avere la percezione del rating alto un po' sballata, considerando la mia "Rosemarie e il Diavolo": """capolavoro""" del gore esageratissimo e grottesco, ma che a me sembra una favoletta da raccontare la sera prima di andare a letto.
Nel caso ditemelo voi se è meglio cambiare le cose nel proseguire il racconto(?).

Riguardo a questa storia, ho ancora un paio di cose da specificare: userò il mio nuovo stile di scrittura, così non sarà più tutto monoblocco e risulterà maggiormente ✨aesthetic✨, e i capitoli saranno lunghi le solite 3000 parole o più, ci sarà probabilmente anche dello slice-of-life in stile YGO per permettermi di prendere dimestichezza sia con i personaggi dell'anime che con gli OC nuovi, ma farò di tutto per non annoiarvi.
Qualche duello mi piacerebbe ficcarcelo dentro, ma non ho idea di come scriverli senza sfociare in una lista della spesa. Se sapete scriverli, istruitemi(?).
Per quanto riguarda i nomi, invece, userò per la maggior parte quelli giapponesi, ma potrei usare quelli inglesi a mio piacimento perché mi va.
Detto questo, enjoy!
Chi sarà la tizia che ha dato la craniata ad un palo? Lo scopriremo nel prossimo episodio. Forse.

Jigokuko

Edit dell'11/05/21: questa qui è un'illustrazione che può essere trattata come copertina per la storia. Probabilmente me ne stancherò in due secondi, ma per ora godetevela(?). Cliccatela per una risoluzione migliore.

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Capitolo 3
*** 1 - Il Fantastico Duo degli Smemorati ***


Antithesis:

1


Il Fantastico Duo degli Smemorati
 

- Chissà perché, ma mi aspettavo che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male con questa nebbia.

Un paio di occhi metallici, quasi argentati, la stavano fissando.
Li ignorò totalmente, massaggiandosi la fronte dolorante con una mano e mugolando.

- Che dolore...

Solo dopo, realizzò meglio: quegli occhi appartenevano ad un ragazzo dai capelli blu lunghi fino alle spalle che, accovacciato accanto a lei, la osservava con fare preoccupato.
Fece uno scatto improvviso, mettendosi a sedere e rimanendogli a debita distanza.

- Perché mi stai guardando così?! – Si lamentò, assottigliando lo sguardo. – Sei forse un mio nemico?-
- Eh...? No, nemmeno ti conosco! – Rispose lui, con fare sorpreso. – Non è che la caduta ti ha fatto male...?-

La ragazza abbassò lo sguardo, sospirando. Quel tizio era strano, ma non poteva giudicarlo così... non conosceva nemmeno sé stessa, figuriamoci gli altri!
E, se fosse c'entrato con chiunque l'avesse rinchiusa in quel posto buio, probabilmente non avrebbe perso tempo in quel modo, ma l'avrebbe subito portata via di peso.
Dopotutto, ad occhio e croce sembrava davvero altissimo e sicuramente anche più forte di lei.

- ... Hey, rispondimi, per favore. Sono preoccupato per te.-
- Sto... bene, credo? Era solo una craniata ad un palo, c'è di peggio...-

Lui spalancò gli occhi, comprendendo tutto. Ecco com'era finita a terra... uscendo dal garage, l'aveva già trovata a pancia all'aria accanto all'unico lampione lì presente.
Quando la sfiga colpisce...

- Senti... io abito qui, vieni con me, posso medicarti.-
- Medicarmi? Non ne ho affatto bisogno!-
- Ma se hai del sangue su tutta la faccia...-

Lei batté le palpebre un paio di volte, per poi passarsi una mano sul viso, ritrovandosi poi le dita sporche di sangue.

- ... Ah.

Fu un gemito secco. Lo guardò, osservò nuovamente la mano, poi ancora lui, che le mostrava un sorriso sincero.
Finì col pulirsi sulla maglietta, macchiandola inevitabilmente e pentendosene subito dopo, ma alla fine accettò la proposta del tizio.

- Bene! Vieni con me.

Si tirò in piedi, porgendole la mano sinistra. Quando gliel'afferrò, fu come avvertire una scossa. Da come la guardava con le labbra schiuse, probabilmente l'aveva sentita anche lui, ma nessuno dei due ne fece parola.
Scesero le scale, trovandosi nel garage dove apparentemente abitava lui. Si guardò intorno con circospezione, notando la presenza di alcuni computer, quella che sembrava una moto spoglia ed un paio di divani.

- Ah, dimenticavo! Io mi chiamo Bruno.-
- Io sono— – ... Qual era il suo nome, in effetti? – Sono...-
- Sei?-
- Ecco... non lo so.-

Bruno sembrò trasalire a quella risposta, ed il suo viso assunse un'espressione dispiaciuta, seguita da un sospiro.

- Vuoi dire che non sai chi sei? – Lei fece no con la testa, confermando. – A quanto pare siamo in due, allora.-

Le mostrò un sorriso estremamente malinconico, mentre rovistava in una valigetta per il pronto soccorso alla ricerca di cerotti e disinfettante. Lei si sedette su un divano, non distogliendo lo sguardo da lui.

- Con tutta probabilità nemmeno mi chiamo "Bruno", questo nome mi è stato dato dalla Pubblica Sicurezza.-
- Quindi... anche tu hai perso la memoria.-
- Proprio così. Permetti? – Si riferiva allo scostarle i capelli per medicarla. La risposta fu affermativa. – È orribile non conoscere nulla di sé stessi. Potrei aver fatto qualunque cosa prima di dimenticare, eppure non ricordo nulla.-

Non sapeva perché si stesse confidando dopo nemmeno venti minuti dal loro burrascoso incontro, eppure le stava parlando con sincerità di quello che sentiva. Forse perché anche lei si trovava nella sua medesima situazione?
Nei suoi occhi azzurri vedeva lo stesso smarrimento, malinconia e confusione che aveva avuto lui i primi tempi, sembrava quasi come specchiarsi.
Quando scostò la frangia e tamponò il taglio con del cotone imbevuto di disinfettante, rise alla sua smorfia, scacciando via quei pensieri negativi. Non era ora di arrabbiarsi per sé stesso, in quel momento voleva solo aiutare lei.

- Ecco fatto.- Le attaccò un cerotto per concludere l'opera, sorridendo soddisfatto.
- Grazie... Bruno.- Per la prima volta, la vide sorridere con imbarazzo e stringersi nelle spalle, con le mani poggiate sulle ginocchia.
- E di cosa? È solo un cerotto. – Le fece l'occhiolino. – Piuttosto... dovresti lavare la maglietta, è sporca di sangue. Se la lasci lì, la macchia non se ne andrà più.-
- Oh, beh— è vero, però— cioè— non vorrei arrecare altro disturbo, e poi non avrei null'altro da mettere.- Si agitò, muovendosi nervosamente.
- Posso prestarti la mia giacca finché non sarà pulita, quella che porti tu mi sembra corta.-
- Ah, grazie— Ma davvero, non c'è bisog—- Non la fece finire di parlare, due secondi dopo se l'era già tolta e gliel'aveva poggiata sulle gambe.
- Puoi cambiarti in bagno.-

Fu costretta ad accettare. Aveva la sensazione che, se avesse rifiutato nuovamente, l'avrebbe presa di peso e ce l'avrebbe chiusa dentro comunque.
Lo specchio rifletteva una ragazza -e fin qui c'eravamo...-, apparentemente molto giovane, probabilmente di un'età compresa tra i sedici e i diciannove anni. Aveva occhi azzurri tendenti ad una lieve sfumatura blu, mentre i capelli, liscissimi e lunghi fin quasi alle ginocchia, erano di un gradiente che partiva da un nero corvino e finiva nello stesso azzurro delle sue iridi. Sul davanti due ciuffi più corti raggiungevano le spalle, mentre la frangia rimaneva di un solo colore, il tutto tenuto in ordine da un cerchietto bianco.
La pelle era bianchissima ed al collo portava un choker con un anello argentato. Indossava una giacca di pelle nera corta sui fianchi e la maglietta incriminata era di un verde acceso; i pantaloncini, anch'essi neri, erano ornati da due catene di metallo attaccate alla cintura, mentre le gambe erano fasciate fino alle cosce da delle parigine spaiate: la sinistra era a righe verticali verdi e nere, mentre la destra era completamente nera con solo due sottili righe verdi in orizzontale.
A completare lo strano look, un paio di stivaloni in pelle, rigorosamente neri, pieni di fibbie e lunghi fino alle ginocchia. Avevano sia un tacco che un platform vertiginosi e, vedendoli, dedusse di non essere proprio di alta statura.
A Bruno arrivava comunque al di sotto della spalla, e portava semplici scarpe da ginnastica! Era lei troppo bassa o lui troppo alto?
Si tolse prima la giacca e poi la maglia, scoprendone una seconda a rete con le maniche lunghe. Tra i buchi, però, notò qualcosa di strano, per cui si tolse anche quella per controllare cosa ci fosse sotto.
Vedendo il suo busto scoperto, sbiancò, indietreggiando fino a scontrarsi con il muro dietro di lei.
Aveva la pelle segnata da un enorme e profondo taglio a forma di "Y", le cui braccia si estendevano dalle spalle allo sterno, mentre la coda proseguiva fino al pube deviando per evitare l'ombelico. Inorridita, provò a sfiorarlo con le dita, ma dovette desistere subito a causa del dolore lancinante che le provocava.
E subito si ricordò di una cosa: al suo risveglio, anche la gola le faceva male, ed era ancora coperta dal choker. Prese un profondo respiro, slacciandoselo.
Come pensava, anche lì era presente un taglio, proprio in prossimità della vena giugulare.
Nonostante entrambi fossero molto profondi, neanche una goccia di sangue osava fuoriuscire. Ma com'era possibile...? Con delle ferite del genere ancora aperte, chiunque non sarebbe sopravvissuto.
Scosse il capo, rimettendosi velocemente il choker e infilandosi la giacca di Bruno, chiudendola fino in cima. Le stava davvero enorme, avrebbe potuto benissimo usarla come vestito.
Raccolse la maglietta macchiata ed uscì, trovandolo seduto alla scrivania, mentre trafficava con il computer.

- Che succede...? Sei pallida.-
- N-Nulla, ho solo osservato la mia immagine riflessa nello specchio per un po'. Fino a prima non sapevo nemmeno che aspetto avessi.-
- Oh... capisco.-

Decise di chiuderla lì, ma aveva notato quanto in realtà sembrasse spaventata. Doveva aver visto qualcosa di molto strano per avere quella reazione, non voleva però metterla a disagio con una marea di domande.

- Cosa stai facendo?- Chiese, avvicinandosi.
- Sto lavorando ad un programma per le duel runner!-
- Un... che?-
- Le moto non hanno bisogno solo di un buon motore e componenti per andare veloci, è fondamentale anche avere un buon software che possa sfruttarli al meglio.-
- ... Capito. – No, in realtà non aveva capito proprio nulla, soprattutto dopo aver dato uno sguardo al monitor, sul quale erano raffigurati una miriade di parametri, grafici ed altre cose a lei incomprensibili. – Quindi sei una specie di informatico?-
- Un po' questo ed un po' meccanico, ma di solito mi aiuta Yusei.-
- Yu...sei?- "Che nome strano", pensò.
- È un mio grande amico. Vive qui con me assieme a Jack e Crow.-
- Ah, quindi qui ci vivete in quattro!-
- Esattamente, ma al momento sono tutti e tre fuori a provare le moto... sarebbero già dovuti essere qui, però è probabile stiano facendo tardi a causa di quella spessa nebbia che si è alzata all'improvviso.-
- E che mi ha fatta schiantare contro un lampione. – Affermò, facendo ridere il ragazzo. – Senti... non è che posso rimanere qui a guardarti mentre lavori? Sembra interessante anche se complicato.-
Glielo chiese timidamente, distogliendo lo sguardo.
- Ma certo! – Le cedette la sedia, prendendone un'altra per sé stesso. – Vedi questi parametri? Modificandoli di pochissimo, le prestazioni possono cambiare completamente: un piccolo errore e possono crollare, oppure aumentare al punto da far scoppiare il motore, e...-

Un po' si pentì di averglielo chiesto, dovette ammettere. Bruno aveva iniziato a parlare a raffica ed a spiegarle ogni singola azione che faceva, il perché, i pro ed i contro... ma non riusciva a dirgli di fermarsi, le sarebbe dispiaciuto interrompere il suo discorso appassionato.
Aveva compreso subito quanto amasse ciò che stava facendo nonostante fosse, a detta sua, qualcosa di estremamente complesso e faticoso da realizzare.
Perciò era rimasta lì ad osservarlo in silenzio, con la guancia poggiata sul pugno chiuso. Dopo un bel po' stava iniziando a venirle sonno, ma tre forti rombi la destarono.
La saracinesca del garage si alzò ed in fila entrarono una duel runner rossa e bianca dotata di uno strano schienale ricurvo, una nera e gialla ed un'altra stranissima contraddistinta da una sola ruota che ospitava al suo interno il conducente -e lì, si chiese come facesse a vederci-, completamente bianca. Dalla prima scese un giovane il quale, tolto il casco, si era rivelato avere scompigliati capelli neri caratterizzati da alcune striature dorate, carnagione olivastra, magnifici occhi blu ed un particolare marchio dorato sulla guancia sinistra.
Fu il primo a notarla. Rivolse uno sguardo indagatorio al giovane che l'aveva trovata e poi le si avvicinò.

- Ciao. Ehm... chi sei?- Domandò, con un tono ed un'espressione neutra.
- Sono una che si è schiantata contro un lampione.-
- Come sarebbe a dire? – Una seconda voce li raggiunse. Proveniva da un altro ragazzo molto alto, con i capelli biondi e gli occhi ametista, sceso poco prima dalla bizzarra moto ad una ruota. – Bruno, facevi prima a dire che te la sei portata a letto, non farle raccontare stupidaggini!-
- Jack, ma che stai dicendo?! Non me la sono portata a letto!-
- Ha la tua giacca!-
- Posso spiegare—!-
- Smettetela di urlare e fatela parlare!- Il terzo arrivato si intromise nel discorso, frapponendosi tra Bruno e quello che a quanto pare si chiamava Jack. Era il più basso di tutti, aveva i capelli rossi fermati da una fascia verde, occhi grigi ed il viso costellato da marchi dorati simili a quelli del moro.
Calò un silenzio tombale, e subito tutti gli sguardi le si posarono addosso. Si sentì avvampare; voleva sparire dentro quella giacca enorme.
- Ecco... in realtà è tutto molto strano anche per me, ma voglio farla breve: non ho idea di chi io sia. Sono fuggita da un posto sconosciuto e, a causa della nebbia, correndo non ho visto un lampione, poi l'ho centrato perfettamente con la fronte. Bruno mi ha trovata ed incerottata, ma come una stupida ho macchiato la mia maglietta di sangue, perciò ha voluto che la lavassi e nel frattempo mi ha prestato la sua giacca perché non avevo altro.- Lo disse tutto d'un fiato, quasi tremando.
- Aveva più senso che te la fossi portata a letto.- Il biondo lanciò un'occhiataccia al suo salvatore, mentre il primo che le aveva parlato gli fece cenno di tacere.
- Hai perso la memoria? – Lei annuì. – Allora hai bisogno di aiuto.-
- Yusei, non vorrai mica appiopparci anche lei, non abbiamo spazio.- Quindi lui era Yusei...
- Non sto dicendo questo. Forse dovremmo affidarla al Dipartimento di Pubblica Sicurezza, potrebbero riuscire ad aiutarla.-
- E se succedesse come nel mio caso? Niente di niente sul mio conto.- Intervenne Bruno.
- Il tuo è un caso più unico che raro, non è detto sia analogo. Potrebbe semplicemente aver battuto la testa ed ora i suoi genitori la stanno cercando.-
- Ragazzi... prima di darla subito in pasto alla polizia, non sarebbe meglio chiedere prima a lei?- A parlare, stavolta, fu il rosso, che ad esclusione doveva essere Crow.
- A te starebbe bene?- Domandò Yusei.
- Beh... non lo so...-
- Ormai si è fatta sera, hai tempo per pensarci fino a domani mattina, va bene? Stanotte puoi dormire qui se non hai un altro posto dove andare.-
- Siete sicuri che io non sia un disturbo?- Guardò prima tutti e tre i motociclisti, poi Bruno e alla fine di nuovo Yusei.
Quest'ultimo si voltò a guardare i compagni: Crow sospirò e sorrise, mentre Jack inizialmente sembrava contrariato, ma dovette rassegnarsi. Bruno, invece, era subito stato a favore.
- È solo per una notte, non devi preoccuparti... ehm... come ti chiami?-
- Non lo so.-
- Dovremmo pur chiamarti in qualche modo. O dovremmo rivolgerci a te all'infinito con "Hey"?- Chiese quello vestito di bianco.
- E se le trovassimo un nome provvisorio? – Propose Crow. – Ne vorresti uno?-
- Perché no? Ma non saprei quale.-
- Che ne dici di "Akane"? È carino.-
- Akane... uhm... suona bene. Grazie mille, Bruno.- Gli rivolse un sorriso, facendogli distogliere lo sguardo per l'imbarazzo.
- Allora, Akane... ci presentiamo ufficialmente: io sono Yusei, quello che dice cose idiote è Jack e l'altro è Crow.-
- Piacere di conoscervi, ragazzi. Grazie per la vostra gentilezza.-

A dire il vero, non avrebbe voluto accettare, ma poi dove sarebbe andata? Lei, indifesa, da sola, senza alcuna memoria ed in una città completamente sconosciuta?
Era grata di aver prima incontrato Bruno e poi Yusei, Jack e Crow, i quali erano stati tanto gentili con lei nonostante fosse una completa sconosciuta che, per quanto ne sapevano, avrebbe potuto mentire sul suo conto.
Dopo cena, il biondo ed il rosso erano andati a dormire abbastanza presto, lasciando gli altri due a lavorare al computer, mentre lei tentava di addormentarsi sul divano, ma senza successo. A notte fonda, stremato, anche Yusei era andato a dormire, lasciando Bruno da solo.
Non riuscendo a prendere sonno, Akane -ancora le suonava strano sentirsi chiamare così- decise di uscire dal garage per farsi un giro nei dintorni e prendere una boccata d'aria. La nebbia era completamente scomparsa ed il cielo illuminato dalla luna piena era splendido, l'astro emetteva una luce intensa tanto che, anche se non ci fossero stati i lampioni, era sicura si potesse comunque vedere tutto benissimo.
Non si allontanò molto, limitandosi a sedersi a bordo della fontana tra Poppo Time ed il Cafe La Geen, sperando che il rumore scrosciante dell'acqua potesse in qualche modo indurle il sonno.

- Ancora niente?- Alzò la testa, incontrando gli occhi metallici di Bruno.
- Non riesco proprio a dormire.- Ammise, con un sospiro.
- Prova con questa, è camomilla. – Non le aveva notate prima, ma aveva portato con sé due tazze fumanti, una delle quali gliela stava porgendo. – Per quanto possa fare effetto quella solubile...-
- Grazie mille.- Accettò la bevanda, bevendone un sorso con imbarazzo. Lui le si sedette accanto, stringendo la sua tazza con le mani per riscaldarsi.
- Hai freddo? Mi spiace, è colpa mia.-
- Non preoccuparti, sto bene. – In quell'istante, una folata di vento gelido lo investì, facendolo rabbrividire dalla testa ai piedi. – Sopporto alla grande il freddo...!-
- Non ci credi nemmeno tu. – Mormorò, rivolgendogli un sorriso. – Uhm... prima hai detto di aver perso anche tu la memoria, com'è accaduto?-
- Il come non lo so, il quando è sei mesi fa, circa...? Ricordo solo di essermi svegliato su una spiaggia e l'unica cosa che conoscevo di me era il mio amore per le duel runner.-

Akane era quasi invidiosa di Bruno. Lui di sé conosceva qualcosa, mentre lei nulla, era come essere un corpo vuoto, inutile, e questo la faceva arrabbiare.
Dalla frustrazione, bevve un grosso sorso di camomilla e puntò gli occhi azzurri a terra, indurendo lo sguardo.

- Che ti succede? – Nessuna risposta. – Akane...?-
- Non è niente, davvero.-
- A me sembri piuttosto arrabbiata. – Come aveva fatto a capirlo così facilmente?! – Se qualcosa ti turba, puoi dirmelo...-
- Sono solo... triste? Mi sembra di non avere un minimo senso come esistenza. Senza i miei ricordi chi sono?- Si morse il labbro, cercando di trattenere le lacrime.
Una mano le si posò sulla spalla, e quando lo guardò incontrò il suo sorriso.
- Non ti devi preoccupare, recupererai i tuoi ricordi.‐
- Eppure nemmeno tu li hai.-
- Allora vorrà dire che li cercheremo insieme, ti va?-
- Davvero vuoi aiutarmi...?-
- Ci aiuteremo a vicenda!-
- Va bene, ci sto.- Tornò a sorridere, tutta contenta.
- Dovremmo trovare un nome per il nostro duo.-
- Eh?-
- Qualcosa come "La Fantastica Coppia Degli Smemorati, Pronta A Combattere Il Male"!-
- Forse dovremmo accorciarlo un po'... quando mai abbiamo combattuto il male?-
- Non si sa mai, no?-
- Che ne dici di un semplice "Il Duo degli Smemorati"? Con quel "coppia" sembriamo sposati.-
- Il "fantastico" mi piaceva, però...-
- Vada per "Il Fantastico Duo degli Smemorati", allora.-
- Evvai!-

Senza pensarci, il ragazzo l'abbracciò, rischiando di far finire entrambi nella fontana. Fortunatamente, riuscirono a reggersi, o Akane avrebbe dovuto di nuovo prendere in prestito vestiti enormi da qualcun altro.


Angolo autrice
Hewwo, ed eccoci con il primo capitolo. In realtà lo avevo già scritto prima di pubblicare il numero 0, ma ho prima voluto revisionarlo e portarmi avanti con il prossimo, voglio essere un po' più costante stavolta.
Cosa ne pensate finora? "Akane" vi sembra un personaggio interessante? Sembra non sia solo una "semplice smemorata", che sono quelle enormi ferite? Se volete scoprirlo, continuate a seguire la storia, lol.

P.S.: Nel capitolo precedente ho aggiunto un'illustrazione che include anche la nostra protagonista, andatela a vedere.

Jigokuko

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Capitolo 4
*** 2 - Io non esisto ***


Antithesis:

2


Io non esisto

Sentiva un vociare, più voci maschili discutevano tra loro. Non capiva i loro discorsi... in realtà non stava capendo niente.
Tutto era buio -oh, no, ancora?!- e sentiva di essere stesa su qualcosa di morbido e mediamente comodo.
Qualche istante dopo, si ricordò di avere gli occhi chiusi, perciò li aprì, guardandosi attorno spaesata. Era in un garage, c'erano due moto parcheggiate e lei era stesa su un divano.

- Buongiorno!

Una voce la fece sussultare ed in contemporanea rimettere insieme i pezzi. Giusto: il giorno prima era scappata da chissà dove e quello che le aveva appena augurato il buongiorno era colui il quale le aveva incerottato la fronte.

- Buongiorno... – Mugugnò, mettendosi a sedere. – Che ore sono?-
- Quasi le dieci. Hai dormito bene?- Le chiese l'altra metà del "Fantastico Duo degli Smemorati".
- Sì... direi di sì. Sono solo un po' frastornata.-
- Buongiorno, Akane. Hai preso una decisione, allora?- Yusei sbucò da dietro il divano, poi le si sedette accanto.
- Oh, quella... so che può sembrare strano, ma... sento di non potermi fidare della polizia. – Abbassò lo sguardo, torturandosi le ginocchia con le mani. – Cioè, non fraintendetemi! Non sono una scappata di galera o simi—-
- Che tu non sia mai stata in carcere lo si può ben intendere.-
- Eh?-
- A Nuova Domino, se hai visitato la Struttura tutti vengono a saperlo a causa di questi marchi dorati sul viso.- Rispose il moro, indicando il suo.
- Ah! Sei stato in carcere...? – Si ritrovò a sussultare, poi guardò Bruno, intimorita. – Quindi anche Crow...-
- Non preoccuparti, nessuno di loro ti farà del male, sono brave persone.- Rispose lui, cercando di tranquillizzarla.
Akane guardò Yusei nei suoi bellissimi occhi blu, riuscendo a calmarsi. Non aveva un viso che esprimeva cattiveria, anzi, tutt'altro.
- Scusa, ho finito per giudicarvi troppo in fretta.- Mormorò, mortificata.
- Non c'è bisogno di scusarti, è normale accada, dopotutto questi marchi ci segnano a vita, volenti o nolenti. – Le rivolse un sorriso, forse il primo che gli aveva visto fare. – Comunque, dobbiamo capire come farti riavere i tuoi ricordi, o almeno trovare un tuo parente o conoscente, ma senza l'aiuto della polizia risulterà un po' complicato... e pericoloso.
Hai detto di essere scappata, no? Qualcuno potrebbe cercarti, se ti esponessi troppo, non si sa cosa possa accadere.-
- Quindi girare per la città distribuendo a tutti volantini con la sua foto sarebbe una pessima idea?-
- Certo che sì. Anzi, aspetta! – Yusei si alzò di colpo dal divano. – Akane, vieni con me, presto!-

La corvina non se lo fece ripetere due volte.
Si rimise in fretta gli stivali e, seguita da Bruno, tenne dietro a Yusei, il quale uscì da Poppo Time in fretta e furia; attraversò la piazza e si diresse verso il bar di fronte, dove all'esterno stava Jack seduto ad un tavolino.
Era in compagnia di una ragazza dai capelli scuri e con degli spessi occhiali tondi a fondo di bottiglia sul naso, mentre beveva una tazzina di caffè con tutta la calma del mondo e lei gli parlava a raffica.

- Carly!- Yusei la chiamò, agitando il braccio.
- Uh? – La ragazza si voltò, impiegando un po' per metterlo a fuoco. – Ah, ciao Yusei!-
- Avrei bisogno del tuo aiuto. Cioè, non io, lei.- Disse, sedendosi al tavolino ed indicando Akane, rimasta in piedi assieme a Bruno.
- B-Buongiorno.- La diretta interessata fece un breve inchino. Carly sorrise.
- Dato che sei una giornalista e sicuramente sei più informata sugli eventi di Nuova Domino, ti è per caso giunta voce riguardo ad una ragazza scomparsa ultimamente...?-
- Ragazza scomparsa, uhm... in città le cose strane accadono all'ordine del giorno, tra rapine o cose simili, ma una sparizione è di certo un evento molto raro. Se mi fosse giunta una notizia del genere me ne ricorderei... perché me lo chiedi?-
- Ehm... – Akane si fece avanti. – Riguarda me: ieri sono scappata da un posto in cui forse mi tenevano prigioniera, ma non ricordo assolutamente nulla degli eventi accaduti prima.-
- Stai solo perdendo tempo. – Jack parlò per la prima volta, posando la tazzina vuota sul piattino. – Dovresti parlare con la polizia e basta, qualcuno potrebbe aver denunciato la tua scomparsa.-
La ragazza abbassò lo sguardo, sospirando.
- Però—-
- Niente però! Fallo, Akane!- Quasi le urlò in faccia, irritato da quel suo inutile rimuginare.
- Akane, giusto...? Jack ha ragione: la Sezione di Pubblica Sicurezza non è più corrotta come una volta, ora potrebbe davvero aiutarti.-

Rialzò gli occhi, incontrando quelli grigi di Carly nascosti dietro a quelle spesse lenti. Quei due avevano ragione...
Doveva fidarsi di più delle autorità. Dopotutto, si era o non si era fidata di ben due ex carcerati, i quali si erano dimostrati bravissime e gentili persone, che l'avevano accolta come niente fosse?
Però... se le cose erano così al contrario, allora la polizia avrebbe potuto essere cattiva.
No! Cosa andava a pensare...?
Se, appunto, persino loro le stavano chiedendo di affidarsi alla Pubblica Sicurezza, allora si sentiva un po' più sicura.
Mentre ci pensava su, una ragazza uscì dal bar con un block notes in mano; aveva corti capelli castani, occhi dello stesso colore ed era vestita da cameriera. Quando vide Carly, prima di rivolgersi a Jack sembrò lanciarle un dardo infuocato con lo sguardo.

- Un altro Montagna Occhi Blu, grazie.- Senza degnarla di uno sguardo, il biondo ordinò l'ennesimo caffè della mattinata.
- A-Arriva subito!- Rispose lei, fiondandosi di nuovo nel locale.
- Allora, hai preso una cavolo di decisione?- Continuò poi, squadrandola con i suoi occhi d'ametista.
- Jack, non penso dovremmo metterle tanta fretta...- Subentrò Bruno, che fino a quel momento era stato zitto ad ascoltare.
- No, ha ragione invece. I miei familiari potrebbero starmi cercando, per cui... voglio chiedere aiuto alla polizia.- Disse, risoluta.

L'espressione tagliente di Jack si trasformò in un sorriso, il quale venne ricambiato.
In quel momento, uscì di nuovo la cameriera con il suo ordine, ma con lei c'era anche un uomo che doveva essere il proprietario. Subito, puntò verso Akane, fermandosi a pochi centimetri da lei e piantandole gli occhi addosso.

- Tu!-
- Io...?- Si indicò.
- Vuoi venire a lavorare per me come cameriera?-
- Cosa... perché?-
- Perché con una cameriera così carina arriveranno un sacco di clienti, soprattutto a pochi mesi dal Gran Prix! Fidati, verranno tutti per te.-
- Capo! Ma io? Non sono abbastanza carina?- Si intromise l'altra ragazza.
- Stephanie, finché avrai quell'atteggiamento timido e quell'aspetto semplice non verrà mai nessuno. Se ti tingessi i capelli di due colori, forse... – Lei sembrò congelarsi e, dopo aver sbuffato, tornò dentro. – Ti lascio il mio biglietto da visita, se sei interessata chiamami, o vieni qui!-

Akane di certo non si aspettava che fossero gli investigatori stessi a venire da lei, ed ora in quel momento era accerchiata da un sacco di gente che la osservava facendo solamente crescere il suo imbarazzo.
A Bruno, Yusei, Jack e Crow, si erano aggiunti Carly, un poliziotto chiamato Trudge ed il Capo Investigatore Mikage.
Questi ultimi le giravano attorno con insistenza, fissandola da capo a piedi. Le avevano scattato un sacco di foto e preso le impronte digitali, ma quando nel loro database non trovarono alcuna informazione, la confusione era cresciuta a dismisura.

- Assolutamente niente. Sembri non esistere, ragazzina.- Bofonchiò l'agente, posandosi le mani sui fianchi.
- Bruno, sei sicuro di non conoscerla? Le vostre situazioni sono estremamente simili.- Domandò la ragazza dai capelli cobalto, facendogli scuotere la testa.
- Anche se fosse, non potrei ricordarmelo, e guardarla non mi fa venire in mente nulla, a parte il nostro incontro di ieri.-
- Lo stesso per me.-

E così, era accaduto ciò che temeva: nemmeno lei, come il ragazzo seduto poco lontano e che la guardava con quelle iridi metalliche, sembrava esistere. "Akane", quel nome provvisorio, era ormai diventato definitivo.
Con un movimento meccanico si mise le mani nei capelli e si rannicchiò su sé stessa; gli occhi pizzicavano e la gola bruciava, ma non riuscì a versare alcuna lacrima. Perché?
Cos'aveva fatto di male nella sua precedente esistenza per meritarsi tutto questo?
Tutti i presenti la guardarono con preoccupazione, in particolare Bruno: comprendeva alla perfezione le sue sensazioni, la rabbia, lo sconforto, la paura... le aveva provate anche lui, anzi, ancora le provava, aveva solo imparato a nasconderle.

- Forse qui c'è troppa gente. – Prese parola, alzandosi in piedi e raggiungendola. Le si sedette accanto e le poggiò una mano sulla spalla in segno di conforto. – Non lo dico con cattiveria, ma penso dobbiate andarvene...-
- Bruno ha ragione. – Intervenne Yusei. – Penso sarebbe meglio riparlarne domani, quando le acque si saranno mitigate.-

Compresa la situazione delicata, gli agenti decisero di andarsene. Con i quattro ragazzi, sebbene Jack avesse tentato di mandarla via, rimase Carly.

- E adesso che si fa?- Domandò Crow, sospirando.
- Non possiamo mica accollarcela, non siamo un ricovero per senzatetto e senzamemoria!-
- Jack, non puoi essere un po' più delicato con Akane?- Lo rimproverò Bruno, continuando ad osservare la ragazza mentre singhiozzava.
- La difendi solo perché ti piace!-
- E smettila! Voglio solo aiutarla perché so cosa si prova a non conoscere nulla di sé!- Abbaiò lui, imbarazzato ed al contempo adirato.
- Certo che voi uomini siete solo dei gorilla, qui c'è una ragazza che soffre ed a voi interessa solo litigare! – Al marasma si aggiunse anche Carly, che sgridò entrambi con inaspettata autorità. I due si chetarono, non prima di essersi lanciati un ennesimo sguardo omicida. – Akane, se non hai un posto dove stare, perché non vieni da me?-
- ... Eh? – Due occhi azzurri sbucarono da sotto la frangia corvina, andando ad incontrare le lenti a fondo di bottiglia della ragazza. – Ne sei sicura...?-
- Ma certo! Lascia perdere questi energumeni, tra ragazze staremo sicuramente meglio.- Ridacchiò, porgendole la mano.
- Io penso sia una buona idea. – Si aggiunse Yusei. – Noi quattro facciamo sempre un sacco di baccano, non avresti vita facile vivendo sotto lo stesso tetto di quel presuntuoso di Jack!-
- Hey, parla per te! Quante volte hai rischiato di far esplodere tutto testando il nuovo motore?- Replicò il biondo.
Quel teatrino bastò per farle accantonare tutti i pensieri negativi e farla ridere. Carly le stava ancora porgendo la mano con un sorriso, perciò gliel'afferrò.
- Accetto l'offerta. Se... non ti dispiace, ovvio...-

Dopo aver salutato i ragazzi, le due uscirono dal garage.
Akane era davvero stupita: farsi degli amici risultava così facile o era stata solo molto fortunata ad incontrare quelle persone? Mentre camminavano, lanciò uno sguardo al lampione contro cui aveva sbattuto il giorno prima, il quale veniva colpito dalla luce del tramonto.
Doveva ringraziarlo? Può darsi.

- Ah— – Si fermò di colpo. – Ma se vengo a vivere con te dovrai farti carico di me, non ho neanche un soldo!-
- Perché non accetti il lavoro da cameriera?-
- Potrei fare un disastro dopo l'altro, non ho idea di come si faccia...-
- Si può sempre imparare, no? – Le fece l'occhiolino. – Su, vai a parlare con il proprietario!-

Carly la convinse, anzi, costrinse a tornare al Cafe La Geen, dove la cameriera di quella mattina stava pulendo i tavoli all'interno del locale, mentre l'uomo che le aveva offerto il suo biglietto da visita stava dietro al balcone a trafficare con la cassa.

- Oh, buonasera! – Trillò lui, non appena la vide entrare. – Allora, hai pensato alla mia proposta?-
Akane annuì, con un po' di imbarazzo e le mani giunte in grembo.
- Mi piacerebbe lavorare qui, o almeno provarci...-
- Perfetto, ottimo, fantastico, inizierai domattina!-
- Eh? Già domani?!- Quella risposta la stupì molto: di certo non si aspettava tanta fretta.
- Ovvio, se devi imparare alla perfezione il mestiere in attesa del Gran Prix, è meglio iniziare il prima possibile. Io ti voglio come volto del locale, quindi dovrai diventare la migliore in poco tempo.-
- E va bene, cercherò di dare il meglio di me.- Lanciò un'occhiata a Carly. In che guaio l'aveva cacciata?!
- Non devi "cercare", ma "dare", intesi?-
- E-Eh, s-sì!- Rispose con titubanza.
- Benissimo, fatti trovare qui alle sette.-
- Okay, capo.-

- Visto? È andata bene!- Disse l'occhialuta, mentre accendeva l'auto.
Bene? Quell'uomo mi spolperà...-
- È per questo che lo dico. Al giorno d'oggi trovare lavoro è uno strazio, e a te lo hanno offerto perché sei molto carina... è normale che all'inizio testino la tua pazienza trattandoti come uno straccio.-
- Che paura.-

Il tragitto fino a casa di Carly durò relativamente poco, meno di un quarto d'ora. Durante il viaggio le aveva spiegato che fino ad un anno prima viveva nella sua auto, ma che poi era riuscita ad affittare un piccolo appartamento il quale, seppur di ridotte dimensioni, era comunque confortevole e c'era spazio per una seconda persona.
Le aveva anche raccontato di essere una giornalista e che aveva conosciuto Jack e gli altri in una situazione un po' "particolare", così l'aveva definita lei. Di quel biondo burbero, in realtà, aveva parlato davvero tanto, iniziando col dirle del suo passato da Re dei duelli, poi il tutto era sfociato in "un giorno ci sposeremo ed avremo uno, no, due figli!". Avrebbe giurato di averla vista emanare cuoricini dalla testa... ma forse era solo la stanchezza, quella.
In conclusione, quella ragazza le stava davvero simpatica, con la sua aria sognatrice e la continua parlantina, l'aveva trovata perfetta per il ruolo di reporter, eppure da come diceva lei era tanto se le facevano scrivere qualche articolo per tappare i buchi ogni tanto.

- Et voilà!

Carly aprì la porta di casa, facendole strada. L'appartamento era davvero piccolo come detto in precedenza, ma in compenso era molto carino, semplice ed ordinato. Nessuna moto in giro, macchie di olio motore sparse sul pavimento e chiavi inglesi nei posti più improponibili, almeno.
All'ingresso erano poste due grandi piante a foglia larga, c'era una cucina che faceva anche da soggiorno, un bagno, una camera da letto ed una stanza vuota, un po' grande per essere un ripostiglio.

- Purtroppo ho un solo letto, sembra che dovremo dormire insieme.-
- Per me non è un problema, almeno è matrimoniale e non staremo strette.-

Dopo aver cenato, le era stato prestato un pigiama provvisorio, non avendo altri vestiti oltre a quelli che indossava.
Le stava largo, ma non abbastanza da scoprire quell'enorme taglio atto a deturparle l'addome; per quanto riguardava quello sul collo, tutti i suoi lunghi capelli riuscivano a camuffarlo abbastanza bene.
E così non se li era sognati in un momento di poca lucidità. Essi erano ancora lì, impressi sulla pelle intenti a provocarle dolori lancinanti ad ogni tocco, anche se lieve. Si ritrovò a chiedersi chi glieli avesse fatti, mentre si guardava allo specchio, inorridita dalla loro visione.
Iniziò a mettersi in fretta gli altri abiti, ma una fitta alla testa la costrinse ad accasciarsi in ginocchio sul pavimento, con le mani a tentare di reggerla, come se potesse alleviarle in qualche modo il dolore. Immagini velocissime cominciarono a scorrere davanti ai suoi occhi. Non capiva nulla, anzi, la confondevano ancor di più. Solamente alla fine qualcosa risultò più nitido: un paio di occhi grigio scuro, quasi neri, severi, le si erano puntati addosso, poi tutto sparì com'era iniziato. Nel nulla.
Era come la visione avuta il giorno prima, con l'unica differenza che quegli occhi non aveva fatto in tempo a vederli perché piombata a terra.
Riuscì a tirarsi su facilmente, ma nonostante ciò il cuore le martellava nel petto ad una velocità esorbitante, facendola boccheggiare.
Ci stava mettendo troppo a cambiarsi, non poteva rimanere lì altro tempo, o la sua nuova inquilina si sarebbe potuta preoccupare. Non era il momento di raccontarle delle fitte e mostrarle le ferite... ancora non si fidava al cento per cento.
Quando finalmente il battito cardiaco si calmò e finì di rivestirsi, tutto divenne buio all'improvviso e ne susseguì un urlo.

‐ Carly?!- La chiamò, uscendo in fretta dal bagno.
- È scattata la luce, non vedo niente!-
Riuscì ad udire la provenienza della sua voce, ovvero dalla cucina, perciò vi si diresse. Lei, invece, riusciva a vederci quel quanto che bastava a poterla raggiungere.
- Sono qui...!- Disse, toccandole una spalla.
Carly si voltò e l'abbracciò di colpo, stritolandola. Dovette trattenersi e sopportare il dolore.
- Ah, per fortuna sei qui! Ho preso un tale spavento... di solito non succedono mai queste cose a Nuova Domino. – Pochi secondi dopo, le luci si riaccesero, così la lasciò. – Chissà cosa sarà accaduto, che si sia spento il reattore?-
- Perché lo trovi così strano? Hanno solo tolto la corrente per un minuto.-
- L'Energia Moment che alimenta tutta la città non è come la normale energia elettrica, è infinita e perfettamente stabile, per questo è inusuale.-
- Oh... capito.-

Più tempo passava in quella città, più scopriva cose particolari che facevano parte della vita quotidiana degli abitanti: dal giocare a carte in sella alle moto -pericolosissimo!-, all'intera rete stradale che si modificava proprio per ospitare tali sfide, e l'Energia Moment, atta ad alimentare letteralmente ogni cosa di quel posto.
Anche lei faceva parte di tale sistema, prima di dimenticare ogni cosa? Si divertiva a sfrecciare su una duel runner e giocare a quel complicato gioco? Oppure veniva da un altro luogo, dove non era presente nulla di tutto ciò?
Non si era nemmeno resa conto di star fissando il vuoto con un'espressione apatica in viso.

- Akane, ci sei?- La voce dell'amica -poteva considerarla tale?- la destò.
- Ah, eh, sì! Stavo... pensando...- Come al solito, una risposta frettolosa, riferita con imbarazzo.
- Forse è meglio se andiamo a dormire, sarai stanca.-
- Credo tu abbia ragione.-

E così si trovarono entrambe coricate nel lettone: Carly a sinistra ed Akane a destra, entrambe con le coperte tirate al limite ed un'abat-jour accesa. Quella sera faceva proprio freddo.

- Io... ancora mi chiedo perché tu mi abbia chiesto di venire a vivere qui.- Mormorò, con la bocca coperta dal lenzuolo.
- Perché non potevo lasciare una ragazza indifesa come te con quei quattro manigoldi!- Rispose l'altra, anche lei nascosta a tal punto.
- Solo... questo?- Rivolse gli occhi azzurri alla sua figura stesa, osservandola.
Senza occhiali, Carly non vedeva assolutamente nulla, ma quello sguardo penetrante lo percepiva benissimo, come una lancia puntatale contro.
- E... e mi sentivo sola, ecco! – Disse, tutto d'un fiato e girandosi su un fianco per darle la schiena. – Jack non mi dà più attenzioni come prima...-
- Jack...? Ti piace il biondo spilungone?- A dire il vero, l'aveva capito già da un po', precisamente dal loro viaggetto in macchina, ma voleva sentirselo dire chiaramente dall'interessata.
- No, beh, ecco— – Si era appena data la zappa sui piedi. Complimenti, Carly Nagisa, ottimo lavoro. – Solo... è da un po' che ha smesso di considerarmi nel modo in cui faceva prima.-
- Ho capito.-
- Capito che?!- Si voltò e poté scorgere sul viso pallido di Akane un sorrisino beffardo.
- Tu non preoccuparti...-
- Mi preoccupo eccome, invece!-


Angolo autrice

Giuro che il rimando a Håkan e Shinji (suo fratello apparso tipo una volta, ricordate??) inizialmente non era stato intenzionale, poi ho cavalcato l'onda. Belli i crossover tra le mie stesse storie, eh?? :D
Non so se ci saranno altre citazioni riguardo ad altra roba su 5D's che ho scritto, però sarebbe divertente ficcarcele dentro ogni tanto e vedere se siete stati attenti a coglierle (quindi, intanto che aspettate nuovi capitoli, andate a rileggere "Stella Cadente" e "La Voce della Speranza" -lei ha bisogno di una revisione, ma col cazzo che mi metto a sistemare più di venti capitoli-. ;))

Parlando di questa storia (era ora!), la vera e propria "trama" potrebbe iniziare già al prossimo capitolo, come al solito io i primi li uso sempre per introdurre i personaggi e le loro situazioni, ma gli eventi partono sempre un po' più avanti. Devo solo decidere cosa far accadere e cosa no.

Il fatto che Carly abiti in un appartamento dopo il Dark Signers Arc non è proprio campato per aria: in un episodio (filler, ma shh) la si vede scrivere un articolo di giornale in quella che sembra una casa che non avevo mai visto, quindi ho dedotto sia la sua abitazione(?). Nel caso non lo sia non mi importa, questa è la mia versione delle stagioni 3 e 4, faccio quel che mi pare. uwu

Detto ciò vi saluto, ci risentiamo al prossimo capitolo!

P.S.: A proposito di "Stella Cadente"... sto cercando qualcuno bravo in inglese che abbia voglia e pazienza di tradurla, dato che volevo postarla anche su ao3. Lo farei io, ma sono una capra. :V

P.P.S.: Avete visto la vittoria dei maneskin all'Eurovision? Personalmente mi hanno fatto non poco cagare e trovo che quella canzone sia uno sputo in faccia al rock bravo solo ad attirare ragazzine che vogliono sentirsi alternative, ma dall'altra parte sono felice perché abbiamo battuto i francesi (POOOOOOOOO POPOPO PO PO POOOOOOOOOOO) e mi aspetto valanghe di trash per l'anno prossimo.
Viva l'Ucraina.

Jigokuko

 

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Capitolo 5
*** 3 - La sfiga colpisce dritta in faccia ***




3


La sfiga colpisce dritta in faccia
 

Un'ennesima spazzolata. Fino a quel momento, non si era mai resa conto di quanto fossero morbidi i suoi lunghissimi capelli bicolore.
Ma per quanto fossero belli, lisci e lucenti erano decisamente ingombranti; già non li sopportava più. Ad ogni movimento, li aveva sempre tra i piedi.
Non avrebbe optato per le forbici, però: la bellezza della chioma fluente superava di gran lunga la voglia di tagliarli, perciò optò per una soluzione intelligente ed al contempo stupida per non averla pensata prima, ovvero raccoglierli.
Si interrogò per un tempo che le parve infinito sul come legarli e, dopo aver provato una coda di cavallo, codini -con quelli era imbarazzante-, ed una singola treccia, la scelta era ricaduta sul farsene due, belle strette e che le rimanessero dietro la schiena, senza provocarle alcun disagio.
L'importante era nascondere gola, petto ed addome a tutti i costi.
Dopo essersi vestita, guardò fuori: il sole era ancora piuttosto basso. E come dargli torto? Erano le sei e mezza e doveva presentarsi al Cafe La Geen alle sette, perciò doveva darsi una mossa.
Prima di uscire sbirciò in camera da letto per salutare Carly, ma dato che stava ancora dormendo della grossa decise di non disturbarla.
Per ironia della sorte, si era ritrovata a ricordare il percorso da seguire a piedi alla perfezione, scoprendo di avere una memoria fotografica ben sviluppata. O forse si ricordava bene le cose perché il suo cervello era stato svuotato da tutto il resto, come quando si eliminano i file superflui dagli hard disk?
Quante sciocchezze... il cervello umano non era certo un disco rigido...
A parte gli, a parer suo, inutili pensieri, c'era qualcosa a darle veramente fastidio, quella mattina: l'aria fredda che le schiaffeggiava il viso e la faceva rabbrividire ad ogni lieve folata. Ma in che mese erano?
In effetti, non se n'era preoccupata, né aveva guardato un calendario negli ultimi due giorni. Doveva rimediare, o sarebbe sembrata una stupida agli occhi del capo.
Non aveva proprio intenzione di raccontare a tutti il suo "problema", anche se ormai l'aveva sbattuto in faccia a circa una decina di sconosciuti, però si decise che quell'informazione sarebbe stata più o meno top secret d'ora in poi, onde evitare che qualcuno la usasse per farle credere di essere conoscenti e poi farle un torto.
La sua supposizione non era errata, aveva davvero una buona memoria, infatti era riuscita ad arrivare al locale non solo in orario, ma anche senza mai sbagliare la strada.
"Vai così, Akane!", pensò, fiera di sé.

- Buongiorno.- Disse, aprendo la porta. Il suono del campanellino attirò il proprietario dalla cucina.
- Oh, ciao! Sei arrivata puntualissima. Bene, è un buon inizio.-
- La ringrazio.-
- Sul bancone c'è la divisa che ti ho preparato: indossala, e se la taglia non è giusta ne ordinerò una che ti stia meglio.-

In camerino, le diede un'occhiata e tirò un sospiro di sollievo: la camicetta bianca aveva le maniche corte a sbuffo, il collo non era troppo alto da intralciare il choker, né era corta al punto da scoprirle l'addome. Da legare attorno al colletto, a differenza del papillon di Stephanie -al momento non presente-, v'era una cravatta nera. La preferiva, era molto più carina.
La gonna nera, provvista di grembiule, le arrivava poco sopra alle ginocchia e fasciava i fianchi, mettendole in risalto il seno, complici le bretelle. Ad una di esse, ad altezza cuore, vi attaccò un cartellino su cui aveva precedentemente scritto il suo nome.
Ai piedi tenne i suoi stivaloni tutti fibbie e platform, le scarpe in dotazione proprio non le piacevano, parevano pantofole. Nel complesso, tutto le calzava a pennello.
Quando tornò alla sala principale, ad aspettarla c'era il proprietario che prima si sistemò gli occhialetti tondi sul naso, poi iniziò a batterle le mani come se fosse appena entrata una modella. Si divertivano ad imbarazzarla, lui e i suoi eccessivi complimenti?

- Ti stanno d'incanto, meglio di quanto pensassi!

Era un uomo strano, null'altro da dire: aveva capelli viola tagliati corti, una leggera barbetta, un paio di occhiali tondi sul naso piuttosto spessi ed un grembiulone nero gli fasciava il corpo fin troppo snello. Eppure dal suo aspetto non lo avrebbe mai immaginato così... chiassoso, ecco.

- Mi sono permessa di tenere i miei stivali, li preferisco. – Mentre parlava, si rese conto di una cosa: mancava qualcuno. – L'altra cameriera non c'è?-
- Oggi è il suo giorno libero. Meglio così: potrò insegnarti io stesso il mestiere. Sai, sono contento tu abbia accettato la mia proposta, credevo saresti scappata a gambe levate... a volte sono un po' troppo esuberante.- Per la prima volta, lo vide fare un sorriso imbarazzato.
- Non si preoccupi. Mi sono resa conto di aver bisogno di un lavoro, perciò ho deciso di accettare questa proposta.-

In due ore si presentarono circa cinque o sei persone, le quali erano state servite proprio da lei, sotto l'occhio attento dell'uomo. Seppur all'inizio avesse fatto un po' di confusione, dopo le prime due ci aveva preso meglio la mano, riscoprendosi decentemente portata per quel lavoro.
Anche se quei pochi clienti avevano fatto semplici ordinazioni singole, non osava immaginare quali casini avrebbe potuto combinare con più persone da servire in contemporanea. Al solo pensarci le percorrevano brividi lungo tutta la schiena. Quando poté finalmente sedersi ad un tavolo per riprendere fiato, al tavolino esterno si era presentato qualcun altro.

- Lui è il nostro miglior cliente. – Sentenziò il capo. – Spende sempre un patrimonio al giorno in caffè, fagli vedere che sai fare.-
- Agli ordini.-

Si tirò su, si sgranchì la schiena indolenzita e, taccuino e penna alla mano, uscì fuori.
Riconobbe subito quella figura altissima pure da seduta, vestita tutta di bianco, le ciocche bionde perfettamente acconciate ed un paio di grosse "A" scintillanti appese alle orecchie. Nel momento in cui Akane si avvicinò, a lui bastò percepire la sua presenza per fare un ordine.

- Il solito Montagna Occhi Blu.- Né un grazie, né uno sguardo. Non si era minimamente reso conto che fosse lei.
Si ritrovò a pensare che fosse proprio un idiota. E a Carly piaceva quel tizio?
Decise di imitarlo, non rivolgendogli parola.
Quando tornò al bancone, il capo ci aveva già posato una tazzina fumante sopra, stupendola.
- Ordina sempre e solo quello.- Le disse, ridacchiando.

Prese con sé l'ordinazione e gliela portò. Ma, invece di tornarsene dentro, prese posto al tavolo con lui spostando rumorosamente la sedia, in modo da farsi notare.
Jack Atlas aveva appena preso in mano la tazzina e stava per bere un sorso, quando il suono stridente gli fece alzare lo sguardo. I suoi occhi ametista, puntati sulla sua figura, ebbero un guizzo di stupore misto a confusione.

- Tratti sempre così le donne?- Fu lei a prendere parola per prima, impedendogli di iniziare il discorso.
- Di che parli? E perché sei vestita in quel modo?-
- Perché da oggi lavoro qui. E gradirei un grazie per lo sforzo che faccio per portarti il caffè, o magari che degnassi di uno sguardo chi ti sta servendo.-
- Io, il grande Jack Atlas, non ho tempo per queste sciocchezze.-
- Maleducato.-
- Ripetilo.-
Ma lei non lo fece. Anzi, rincarò la dose.
- Te la farai scappare, continuando a trattarla male.-
- Chi dovrebbe scappare, scusa?!- Non ci stava capendo più niente. Perché quella tipa cambiava discorso tanto in fretta?
Lo sai di chi parlo. – Si interruppe, puntando i suoi occhi azzurri in quelle iridi viola intenso. – Se ti sta a cuore, devi smettere di ignorarla, o prima o poi si stancherà.-
Una luce sembrò passargli davanti agli occhi. Aveva capito, e ciò l'aveva fatto arrabbiare parecchio.
- Senti. – Si sporse, afferrandole la cravatta e tirandola a sé, in modo da avere un contatto visivo diretto. – Anche se Yusei, Crow e quello stupido di Bruno ti hanno accolta tanto facilmente, io-non-mi-fido-di-te. Non so cosa tu voglia, né chi sia in realtà, ma se sei in affari loschi, tieni fuori Carly, o te la dovrai vedere con me. Intesi?-
Lei, in quel lasso di tempo non aveva chiuso le palpebre nemmeno una volta e sul suo volto si era dipinto un sorriso, fin troppo simile ad un ghigno.
- Non si picchiano le ragazze.-
- Potrei fare un'eccezione. – La lasciò andare e, risistematosi al proprio posto, tracannò tutto il caffè in un sorso. – E portami un altro Montagna Occhi Blu.-
- Con piacere.-

Akane era... sbalordita da sé stessa. Da dove era sbucato tutto quel sangue freddo? Le bruciavano gli occhi da tanto li aveva tenuti aperti, e dovette stropicciarseli per rimediare.
Era quella la sua vera personalità? Spavalda, diretta, dalla lingua tagliente?
A dire il vero, non le sarebbe dispiaciuto essere così: una donna forte, alla quale nessuno avrebbe mai potuto mettere i piedi in testa, libera, sicura di sé ed indipendente.
Forse stava fastasticando troppo. Il resto del tempo si era solo ritrovata ad essere timida, tranquilla e tutt'altro che forte. Piuttosto una piagnucolona.
Tutto ciò, però, le aveva confermato alcuni dubbi: Jack sembrava tenere a Carly, ma allora perché la allontanava da lui?
Che volesse proteggerla? Ma da cosa, di preciso? Che fosse lui ad essere implicato in affari loschi?
Sentiva di avere un debito con quella che ormai era diventata la sua prima amica, perciò voleva poterlo estinguere scoprendo perché quel tizio, il quale ancora non capiva come facesse a piacerle, la trattasse così.

Jack Atlas non si fidava di "Akane", o quale diamine fosse il suo vero nome... era piombata in casa sua all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse, come qualcosa di superfluo, che non sarebbe dovuto essere lì in quel momento.
Aveva lo stesso problema di Bruno, situazioni identiche, eppure i due asserivano di non essersi mai visti, ma nonostante ciò andavano inspiegabilmente troppo d'accordo. Pensava che l'avesse presa tanto in simpatia proprio per ciò che li accomunava, ma lui non riusciva a fidarsi, a considerarla alleata. Soprattutto a vederla tanto vicina a Carly.
Carly. Proprio lei. Dopo gli eventi riguardanti i Predestinati Oscuri si era fermamente ripromesso di tenerla lontano da tutto il male, non voleva di certo morisse ancora, stavolta definitivamente. Era troppo importante perché la perdesse di nuovo.
Proprio per quel motivo, ora che Akane viveva assieme a lei, le avrebbe sempre tenuto gli occhi incollati addosso, in attesa di un eventuale passo falso. Quando lei gli servì il secondo caffè, la osservò di sbieco, torvo, sparire all'interno del locale, poi tornò a gustarsi quella bevanda degli dei. La prima tazzina gli era proprio andata di traverso.

Era ormai mezzogiorno e Crow aveva finito le consegne del mattino, perciò stava tornando a casa. Durante il tragitto in sella alla sua Blackbird, stava ripensando ad una cosa che aveva visto qualche ora prima, mentre usciva.
Jack. Che afferrava Akane per la cravatta. Vicinissimi.
Cosa stavano facendo quei due?! Subito la sua mente aveva iniziato a viaggiare nel cosmo delle ipotesi, ma l'unica che aveva trovato plausibile era quella di una strana tensione sessuale tra loro. E menomale che Jack sembrava odiare quella ragazza!
Purtroppo non era riuscito a sentire di cosa stavano parlando, ma il sorrisetto di lei e lo sguardo serio di lui... si guardavano dritti negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo. Inequivocabili.
Era rimasto imbambolato a fissarli per un lasso di tempo che gli parve lunghissimo, ricordandosi di dover andare a lavoro solo nel momento in cui si erano separati. Quel pensiero gli aveva colpito nella capoccia per tutte le tre ore, non poteva più tenerselo dentro.
"Questa poi. Devo dirla a Yusei e Bruno. All'istante."
La voglia di raccontare fulmineamente quello che gli sembrava il gossip della vita agli altri due coinquilini superò quella di rispettare i limiti, perciò un giro di acceleratore e subito il cavallo d'acciaio acquistò velocità, protraendosi in avanti come una freccia appena scoccata.

Ci mise la metà del tempo, anche grazie alle nuove geniali modifiche attuate da Bruno al suo motore, semplicemente perfette. Alzò la porta del garage e vi parcheggiò dentro in fretta e furia, sotto gli sguardi confusi dei presenti.
Bene, Vortice della Fenice non c'era.

- Yusei, Bruno! De-devo dirvi una cosa, non potete capire cosa ho visto, roba da fondersi il cervello! – Era agitatissimo, lanciò via casco ed occhiali e si mise in cerca dei due, trovandoli seduti sul divano. – Ah, ciao Aki!-
Quasi lo urlò, ansimante. La ragazza lo salutò con un cenno della mano.
- Si può sapere che ti prende?- Yusei lo osservò, confuso.
Aveva tra le mani gli appunti di scuola di Aki, intento ad aiutarla nello studio, mentre Bruno gli stava dando man forte.
- Akane e Jack.-
- Akane e Jack cosa?- Domandò Bruno, assottigliando lo sguardo.
- Non lo so— cioè— non ho capito molto, ma tra quei due c'è qualcosa di strano. Stamattina, al bar qui di fronte, li ho visti seduti allo stesso tavolino. Lei era vestita da cameriera e lui la stava tirando a sé per la cravatta e si guardavano negli occhi! Secondo me c'è tensione sessuale.- Disse, tutto d'un fiato.
Il meccanico schiuse le labbra in segno di stupore, non sapendo cosa dire, mentre l'espressione di Yusei era a dir poco indecifrabile. Aki, invece, era solo confusa.
- Ti sarai sbagliato.- Disse il moro.
- Ti dico di no! Ancora ci vedo bene, sai?-
- Scusate, ma... – La rossa si intromise nel discorso. – chi diavolo è questa Akane? Credevo che la cameriera del Cafe la Geen si chiamasse Stephanie.-
- Ah, vero... tu non la conosci. Akane è una ragazza che Bruno ha conosciuto due giorni fa...-
Dopo che Yusei ebbe finito di spiegare come stavano le cose alla ragazza, il discorso tornò su ciò che Crow aveva visto.
- Mah, secondo me hai frainteso le cose... Jack non mi sembra il tipo da fare così per conquistarsi una ragazza. Soprattutto se, come avete detto voi, fino a ieri le era stato ostile. – Disse lei. – Quel sorrisetto di Akane avrebbe potuto semplicemente essere di sfida.-
- In quel poco tempo che ho passato con lei Akane mi è sembrata così dolce e tranquilla... di certo non una che reagisce in quel modo a degli insulti. Non lo so...- Bruno era confuso, quasi... amareggiato.
L'ipotesi di Crow gli pareva aberrante, quella di Aki poco sensata, ma più plausibile. O forse era solo ciò che sperava lui.
Perché? Non ne aveva idea, ma il solo pensiero di Jack assieme a lei lo... intristiva, ed un po' lo faceva arrabbiare. L'unico modo per arrivare ad una risposta esatta era parlare con l'interessata.
Dopotutto erano il "Fantastico Duo degli Smemorati", no? Legati da un comune destino, si sarebbero dovuti dire tutto per riuscire ad aiutarsi a vicenda.
- ... Ragazzi, io esco un po'. Vi dispiace?- Chiese, alzandosi dal divano e poggiandovi sopra gli appunti che teneva.
- Vai pure Bruno, qui finisco io di dare una mano ad Aki.- Rispose Yusei.
- Grazie, Yusei.-

Gli sorrise, iniziando a scendere le scale per raggiungere l'uscita del garage lasciata aperta. Nel momento in cui la varcò, dovette schivare a bruciapelo la moto di Jack, il quale, entrando in tutta fretta, aveva rischiato di prenderlo in pieno.
Non fece in tempo a lamentarsi, nemmeno lo ascoltò, scendendo in fretta da Vortice della Fenice e raggiungendo gli altri.
Voleva proprio evitare di vederlo in faccia dopo il racconto di Crow, perciò continuò per la sua strada, ma perdendosi un dettaglio: Jack era giunto lì per dire loro che l'agente Trudge aveva appena subito un grave incidente.

Svoltato l'angolo, scorse la minuta figura di Akane in lontananza, la quale stava pulendo il marciapiede con una scopa. Quando anche lei lo notò, agitò in alto il braccio per salutarlo e sorrise.
Il meccanico prese un profondo respiro ed attraversò la strada, raggiungendola.

- Ciao, Bruno!-
- Hey, Akane... quindi lavori qui adesso?-
- Esatto! Mica potevo farmi mantenere da Carly.-
- Sono felice che tu sia riuscita a sistemart— – Si ritrovò lei vicinissima ed i suoi occhioni azzurri a fissarlo, sembravano scavargli l'anima. – che stai facendo?- Domandò, in evidente imbarazzo.
- Tu non me la racconti giusta. Hai qualcosa che non va.-
- Eh? – Sbatté velocemente le palpebre, indietreggiando di un passo. – Beh... in effetti volevo parlarti di una cosa, ma se devi lavorare ti lascio fare.-
- Ah, non preoccuparti, in realtà per oggi ho finito! Stavo giusto per andarmi a cambiare.-
- Allora ti aspetto qui.-

Lei gli rivolse un sorriso, poi sparì all'interno del bar, tornando nei camerini. Lì, si levò la divisa ed indossò di nuovo i suoi vestiti, ma qualcosa la trattenne, un rigonfiamento in una delle tasche della sua giacca di pelle che non aveva notato prima.
La aprì, trovandoci al suo interno un medaglione dorato dalla forma ovale, di quelli che si aprono e hanno le foto all'interno. I suoi occhi si illuminarono all'istante: e se al suo interno ci fosse stata una foto che avrebbe potuto legarla al suo passato?
Tentò di aprirlo, ma era come bloccato ed il meccanismo sembrava assente. Doveva essersi rotto, perché l'intero oggetto era pieno di graffi ed addirittura in parte ammaccato.
Guardandolo bene, però, sulla superficie lucente c'era un'incisione, una frase scritta molto in piccolo ed in parte rovinata, ma ancora più o meno leggibile.
"A ... a mia am ... a".
"Alla mia amata"? Le era stato donato da qualcuno che l'amava? Un genitore, un parente stretto, od un ipotetico partner?
Si ritrovò a sbuffare. Poteva avere davanti l'oggetto che l'avrebbe portata ad una svolta e quel coso non voleva aprirsi! Perché la sfiga la colpiva sempre in faccia nei momenti critici?
Rimise il medaglione in tasca. Aveva qualcos'altro di cui preoccuparsi in quel momento, ovvero Bruno.
Cos'aveva intenzione di dirle? Sembrava preoccupato... in realtà, un argomento di cui parlare lo aveva anche lei, ma prima voleva ascoltare lui, perciò uscì dal camerino, salutò il capo e tornò dal ragazzo.

- Allora? Cosa volevi dirmi?-
- Beh—- Si interruppe, ma poi entrambi si voltarono a causa di un forte rombo proveniente dall'altro lato della strada. La Yusei Go, Vortice della Fenice e la Blackbird erano sfrecciate via a tutta velocità.
Bruno decise però di ignorarle al momento, se non era stato avvertito forse non era niente di che.
- Crow mi ha raccontato una cosa.-


Angolo autrice

I capelli lunghi. Splendidi, ma decisamente una piaga dell'umanità. Ed io posso ben dirlo, con la mia matassa di ricci lunghi al punto da sedermici su ogni volta. Io ed Akane ci intendiamo.

E scusate se ad un certo punto ho trasformato il capitolo in un cinepanettone, ma Crow che fraintende le cose non potevo non mettercelo, volevo assolutamente ficcare un po' di allegria per distaccare l'attenzione dai continui "chi sono?" della povera Akane...

Per quanto riguarda il capitolo in generale, abbiamo un assaggio della trama originale di 5D's, ovvero l'incidente di Trudge, che io ho ricollocato come mi pare e piace, infatti nell'anime Bruno sarebbe arrivato dopo minimo una decina di episodi, qui è presente già da un bel po'.

Ee niente, quella lassù è un'animazione di Akane che ho fatto con l'intenzione di usarla come banner "creativo" per la storia. Lo so che fa schifo, ma non avevo mai provato ad animare nulla. Ho pure evitato di farle le trecce o impazzivo seriamente.
Questo a lato invece è con il completo da cameriera fatto in neanche due ore e senza impegno (cliccatelo per un'alta risoluzione). Spero vi piacciano comunque, disegnarla mi diverte. 😀👍🏻

Che dite, è meglio il banner animato o la semplice scritta "Antithesis" dei vecchi capitoli? Fatemelo sapere!

Jigokuko

 

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Capitolo 6
*** 4 - Morire e non accorgersene ***




4


Morire e non accorgersene
 

Akane osservò Bruno in faccia, confusa da quell'affermazione. Cosa c'entrava Crow...?
Era successo qualcosa di grave? Era quello il motivo per cui lui, Jack e Yusei erano appena sfrecciati via a tutta velocità davanti a loro?

- Mi ha detto di aver visto te e Jack in atteggiamenti... strani. – Disse, con imbarazzo. Effettivamente non sapeva quali parole utilizzare. – Come se ci fosse qualcosa tra voi.-

Nel frattempo, entrambi avevano preso a camminare in direzione di casa di Carly. No, casa sua, ormai. Ci avrebbe messo un po' ad abituarcisi.
Ed il sole, in quel momento, stava cominciando a nascondersi tra le nuvole, come se anch'esso stesse provando l'imbarazzo di Bruno.

- Attegiamenti strani? In che senso... strani?- Davvero non capiva. Aveva ben in mente la scena di quella mattina, ma non le era sembrata poi così inusuale.
- Beh— lui ha parlato di roba sessu—-
Il meccanico non riuscì a terminare il discorso che la cameriera scoppiò improvvisamente a ridere, così tanto da avere le lacrime agli occhi ed il viso rosso.
- Ma cosa andate a pensare?! Stava minacciando di picchiarmi e Crow va a tirare fuori argomenti del genere?-
Anche Bruno stava per mettersi a ridere con lei, ma poi si arrestò sul nascere, avendo compreso maggiormente il senso della frase.
- ... Jack vuole picchiarti?!- Quasi lo urlò, sconvolto.
- A quanto pare... – Disse, con un'alzata di spalle. – sembra non gli piaccia che io stia vicina a Carly. Secondo lui la invischierei in affari loschi, ma quali se di me non so NIENTE?!-
Con l'ultima parola si scompose e ne seguì un verso esasperato che somigliava più ad un ruggito.
- Odio il suo atteggiamento a volte... è sempre così manesco. Sai quante volte mi ha preso a pugni?- Disse lui, con la medesima indignazione.
- La prossima volta che lo fa dimmelo, così gli tiro uno dei miei stivali! Sono pesantissimi, perfetti per la sua zucca vuota.-

Entrambi si guardarono dritti negli occhi, per poi scoppiare a ridere.
Tra le persone che aveva conosciuto in quei tre giorni, Bruno era il suo preferito. A prima vista sembravano totalmente opposti: lui altissimo, lei fin troppo piccola, lui dall'aspetto semplice, lei esageratamente piena di dettagli.
Invece no, avevano così tante cose in comune e linee di pensiero simili... dalla stessa amnesia, il "non esistere", l'essere odiati da Jack Atlas...
Di certo, al momento quel ragazzo con un amore spropositato per i motori era l'unico di cui poteva un minimo fidarsi.
Al secondo posto c'era Carly: simpatica, gentile, le stava dando una mano ad integrarsi in quella bizzarra società nel caso avrebbe dovuto restarci e, soprattutto, le aveva dato un tetto sulla testa senza problemi.
Poi c'era Yusei, con gli occhi più belli che avesse mai visto -per ora-: anche se a prima vista sembrava un po' sulle sue, quelle iridi di tanzanite era sicura nascondessero la persona più buona del mondo.
Seguiva Crow: non avevano scambiato molte parole in quel piccolo frangente di tempo, ma anche lui le sembrava una brava persona -a parte quel terribile fraintendimento di poche ore prima-.
Ultimo e meno importante, Jack: odioso. Punto.
A metà tragitto, i primi tuoni iniziarono a farsi sentire e la pioggia non tardò ad arrivare, la quale si scatenò in un istante.

- Vieni!

Disse lei, prendendolo per mano ed iniziando a correre più veloce che poteva. Corsero a perdifiato, ma l'acquazzone imperversava sempre più forte e, arrivati a destinazione, ormai erano entrambi fradici dalla testa ai piedi.

- Dannazione. – Si lamentò, aprendo la porta di casa. – Proprio adesso doveva piovere?-
- Si vede che non è giornata...-
- Non è mai giornata! Su, entra, o ti prenderai un raffreddore.-
- Vale anche per te.- Disse, mettendole le mani sulle spalle e spingendola dentro.

Quando Akane richiuse la porta, Carly sbucò dal soggiorno, rimanendo a bocca aperta quando li vide grondare acqua da tutte le parti.

- Che ti è successo, Akane?! ... E perché c'è anche lui?-
- Bruno mi stava accompagnando perché dovevamo parlare, ma poi è arrivata la pioggia mentre eravamo a metà strada. – Spiegò lei, strizzandosi una delle trecce, dalla quale uscì una marea di liquido. – Ah, e devo parlare anche con te!-
- Forse è meglio se mi dici tutto dopo, ora dovete asciugarvi, o vi ammalerete entrambi.-

E così, si ritrovarono tutti e due seduti sul pavimento della cucina, mentre la ragazza puntava loro contro il getto d'aria calda del phon in un tentativo di eliminare più acqua possibile dai capelli e vestiti.

- Comunque, – Iniziò la corvina. – quello che dovevo dirti riguarda Jack.-
Carly sembrò sbiancare, per poi deglutire.
- J-Jack?- Balbettò.
- Penso ci tenga a te, sai? In un modo strano, ma... sì.-
La ragazza rimase imbambolata con le labbra socchiuse, così a lungo che il calore del phon quasi non ustionò il viso a Bruno.
- Ahi, – Si lamentò lui, coprendosi la faccia con le mani. – brucia!-
- Scusa, scusa!- Strillò lei, spegnendo l'elettrodomestico. Era rossa come un peperone.
- Però non ho capito perché voglia tenerti lontana... beh, non mi resta altro che scoprirlo!-
- Non è necessario, davvero...! E-e poi dovevi proprio dirmelo ora? È ancor più imbarazzante con Bruno qui!-
- Glielo avrei raccontato comunque, in realtà... – La ragazza lo guardò.
Lui si sentiva tra due fuochi al momento, forse avrebbe fatto meglio a rimanere sotto la pioggia. – Avevo intenzione di parlarne mentre stavamo venendo qui.-
- Se può farti piacere posso tenere la bocca chiusa, non lo dirò a nessuno.- Disse lui, rivolgendosi alla giornalista, la quale sospirò.
- Ormai è fatta.-

Le tre duel runner, incuranti della pioggia, sfrecciavano in strada ad una velocità esorbitante. Yusei era in testa, mentre Jack e Crow stavano poco più indietro, ai lati.
Solo pochi minuti prima il biondo era tornato a Poppo Time in tutta fretta -quasi investendo il povero Bruno...-, dicendo che era stato chiamato da Mikage in seguito ad un grave incidente di Trudge. Subito, si erano messi in marcia per raggiungere di corsa l'ospedale e verificare di persona le sue condizioni, finendo per scoprire un'amara verità.

- Ragazzi.- Mormorò l'agente, mentre veniva trasportato su una barella.
Era davvero ridotto male: nonostante fosse stato ricoperto di bende, esse erano impregnate di sangue a livello di testa ed addome, e le chiazze sembravano espandersi a vista d'occhio.
- Non affaticarti!- Urlò Crow.
- Non... usate... i Synchro... è pericoloso.-

Subito dopo svenne a causa dell'emorragia, e gli infermieri impedirono ai Predestinati di seguirli oltre, lasciandoli in mezzo al corridoio.
Yusei guardò in basso, e si morse il labbro con nervosismo.

- È colpa mia. – Disse. – Avrei dovuto accettare quella volta.-
- Non sei solo tu, Yusei. Anche io e Jack abbiamo detto di no.- Sopraggiunse il rosso.
- Crow ha ragione, noi non c'entriamo nulla. Non siamo poliziotti, non era compito nostro.-
- Ma, se avessimo accettato, ora Trudge non si sarebbe schiantato a folle velocità contro un guardrail!-
- Infatti ci sarebbe potuto essere uno di noi là spiaccicato. – Gli inveì contro Jack. – L'unica cosa che possiamo fare adesso è fare tesoro di quell'informazione, ovvero "non usare i Synchro".-
- "Non usare i Synchro"... cosa potrà mai significare?- Domandò Crow, a braccia conserte.
- Ve lo dico io.-

Da in fondo al corridoio sbucò Mikage, la quale aveva con sé un tablet. Ci trafficò su per qualche secondo e, raggiunti i ragazzi, fece partire un video da esso.
Mostrava i dati del duello ripresi dalla duel runner del poliziotto al momento dello scontro: inizialmente, aveva evocato Guerriero Goyo come di consueto, ma l'avversario aveva bloccato l'attacco distruggendo il suo stesso mostro, al posto del quale ne sorsero ben altri cinque e riempirono il terreno di gioco.
Il filmato si interruppe all'inizio del turno nemico, nel momento di attivazione dell'effetto di uno di quei mostri.

- Noi lo chiamiamo "Ghost". – Disse la giovane investigatrice. – Purtroppo non sappiamo com'è andata a finire, solo i duellanti che hanno vissuto l'esperienza possono raccontarcelo.-
- Ce ne sono stati altri?!- Chiese Yusei, allarmato.
- Molti, solo in quest'ultimo mese abbiamo avuto una decina di casi riconducibili proprio a questo Ghost; le scatole nere delle moto ci hanno mostrato tutte la stessa cosa, dalla distruzione di una carta, all'evocazione di tutti quei mostri, e poi il freeze completo delle immagini. Purtroppo l'incidente di Trudge è stato uno dei finali migliori, alcuni sono anche morti per questa storia.-

Roba da far accapponare la pelle. Yusei stava iniziando a provare un grande senso di collera, mescolata alla paura.
Paura di imbattersi in quel mostro. Paura di finire tra le vittime della sua carneficina.
Paura che un mare di innocenti potesse arrivare a morire a causa delle sue battaglie distruttive.
Ormai, da quando aveva scoperto di essere un Predestinato, si sentiva in dovere di proteggere la sua Nuova Domino ed il Satellite da coloro che ne minacciavano l'equilibrio, e tale "Ghost" sembrava proprio essere uno di essi.
Puntò i suoi occhi blu prima in quelli di Jack e successivamente in quelli di Crow, ricevendo da entrambi un cenno di assenso.

- Mikage. – Le disse, avvicinandosi di un passo e posandosi la mano a ridosso del cuore. – Io— no, noi, faremo tutto ciò che è in nostro potere per annientare Ghost. Il Drago Cremisi ci ha assegnato questi marchi per proteggere Nuova Domino, ed è quello che abbiamo intenzione di fare.-
La ragazza guardò tutti e tre con un sorriso stampato sulle labbra.
- Grazie, ragazzi. Il vostro aiuto significa molto per il nostro dipartimento, ma anche per i cittadini stessi.-

Akane tremava come una foglia in quel momento. Era ormai asciutta, eppure nemmeno il dividere quella pesante coperta con Bruno la stava facendo sentire meglio.
Erano entrambi seduti sul divano avvolti da essa fin sopra la testa, e lei ci spariva dentro, messa in ombra dalla stazza di lui.

- Che freddo...- Sussurrò, rannicchiandosi ancor più su sé stessa.
- Sicura non ti sia venuta la febbre a causa del vento e della pioggia? – La ragazza scosse il capo, strizzando gli occhi. – Fa sentire.-
Le mise una mano sulla fronte, sotto la frangia. Di certo non si aspettava fosse gelida in quel modo, le persone febbricitanti avevano la pelle bollente di solito!
Si spostò a toccarle la guancia, ma niente, anche quella sembrava un blocco di ghiaccio.
- Sei congelata...!-
- Te l'ho detto che non ho la febbre! – Disse, con evidente imbarazzo dipinto in volto. – E... ti dispiacerebbe spostare la mano?-
- Ah— scusa!—- Subito la tolse, arrossendo a sua volta ed evitando il suo sguardo.

In quei pochi attimi di silenzio, un calo di tensione identico a quello del giorno prima li colse alla sprovvista. L'intero appartamento era rimasto al buio e veniva illuminato esclusivamente dal portatile acceso di Carly sul tavolo e dalla -dato che pioveva ancora- poca luce proveniente da fuori.

- Ancora? – Si lamentò la giornalista. – Due blackout in due giorni è al limite dell'inverosimile...!-
- Che stiano facendo dei lavori al reattore?- Ipotizzò il ragazzo.
- Lavori o no, non può andare avanti così...-

Un suono li distrasse dalla conversazione, facendo voltare entrambi verso Akane, la quale nella penombra stava ansimando pesantemente, come se non riuscisse a respirare. Bruno provò a chiamarla, ma lei non rispose, sembrava non sentirlo.
La luce tornò e la situazione risultò ancor più grave: la ragazza aveva gli occhi spalancati, lo sguardo assente ed aveva smesso di ansimare, anzi, il suo petto non si muoveva più, non stava proprio respirando! In quel momento, Carly si alzò dalla sedia e la raggiunse, allarmata.

- Akane, Akane!- La scosse lui, prendendola per le spalle.

Il nulla cosmico per un'interminabile decina di secondi. Poi, all'improvviso, riprese vitalità.
Quando tornò ad essere cosciente, quasi si spaventò a vedere le loro facce ad un palmo dal suo naso, con quelle espressioni terribilmente preoccupate.

- Grazie al cielo non sei morta...!- Bruno tirò un sospiro di sollievo, lasciandola andare.
- Morta...?- Li guardò, estremamente confusa.
- Avevi smesso di respirare all'improvviso, sembravi un cadavere...- Aggiunse la mora.
Akane guardò prima l'uno e poi l'altra, con la paura negli occhi. Cosa le stava succedendo?
- Forse è meglio se andiamo in ospedale.- Disse lui.
- Cosa? No! Sto bene!- Non l'ospedale! Non poteva di certo rischiare che qualcuno vedesse le sue ferite prima di sapere a cosa sono dovute!
- Bruno ha ragione, e se dovesse succederti ancora, magari in un momento in cui sei sola?-
- Ma... io...- Abbassò lo sguardo.
- Siamo preoccupati per te.- Parlarono all'unisono.

Non riuscì ad opporre resistenza. Carly e Bruno si scambiarono uno sguardo d'intesa e la presero per le braccia, trascinandola con la forza prima fuori di casa, poi giù per le scale ed infine sul sedile posteriore dell'auto di lei, dove si mise anche il ragazzo per tenerla d'occhio, mentre la prima guidava.
Akane guardò lui, e successivamente si accasciò contro la portiera come una bambola di pezza.
Non ci capiva niente. In un attimo le veniva terribilmente freddo, poi la sua pelle si congelava, le veniva un ennesimo mal di testa atroce e smetteva addirittura di respirare!
L'unica cosa "positiva", tra tante virgolette, era che non aveva avuto alcuna visione allucinogena e confusionaria. Non voleva mai più vedere quegli occhi quasi neri, le facevano paura, temeva di doverli vedere di persona prima o poi e che, giunto il momento, le avrebbero fatto del male.
Arrivati all'ospedale, i due continuarono a trascinarla come un sacco di patate: ancora non si era ripresa totalmente da quella strana condizione e camminare le risultava faticoso.
Quando il medico incaricato la vide così pallida, si sistemò gli occhiali e la fece accomodare su un lettino. La ragazza rimaneva seduta con la schiena inarcata e le braccia avvolte attorno all'addome, con il terrore di doversi spogliare.

- Signorina, cosa le è successo? – Chiese l'uomo. Ma lei non rispose. – Signorina...?-
Ancora tacque, volgendo lo sguardo altrove.
- La mia amica ha smesso completamente di respirare per qualche secondo, ed è rimasta incosciente.- Carly, vedendola tanto cocciuta a non voler parlare, si fece avanti lei.
- Capisco... dovrò auscultare i polmoni allora. Potrebbe alzare la maglietta?- Ancora si rivolse alla paziente, in un tentativo disperato di essere preso sul serio dall'interessata.

Akane annuì piano, tirandola fuori dai jeans per permettergli di sollevarla a ridosso della schiena, mentre davanti se la stringeva tra le mani con una forza con cui avrebbe potuto strapparla.
Lo stetoscopio a contatto con la pelle era gelato, e la fece sussultare. Iniziò anche a tremare; la paura di essere scoperta cresceva ogni istante sempre più, tanto che...
Si scansò, scese dal lettino e letteralmente fuggì dalla stanza del pronto soccorso, lasciando i tre completamente interdetti e con una domanda spontanea: come aveva fatto a correre via così velocemente, se per arrivare lì l'avevano quasi dovuta portare in braccio?
Bruno, dopo qualche secondo di smarrimento, prese ad inseguirla con al seguito Carly, la quale però annaspava.

- Fermati, ti prego!

Urlò lui, quasi investendo un'infermiera che stava passando di lì, ma erano parole al vento. Era come sorda alle sue grida.
La corvina si voltò con il fiatone, quel secondo che bastò per scontrarsi a folle velocità con qualcuno e finire culo a terra, facendosi un male cane.
Riaperti gli occhi, si ritrovò due occhi blu puntati contro.
Yusei?!
Anche lui era finito malamente sul pavimento, e si stava lamentando con una mano sul petto, proprio dove si era scontrata lei.

- Yusei?! Che ci fai qui?- Nel frattempo, Bruno e Carly li avevano raggiunti.
- Dovrei farla io a voi questa domanda...- Rispose, guardando i tre.
- Akane è stata ma—-

Il discorso di Bruno venne interrotto non dall'arrivo di Jack, Crow e Mikage, ma dallo scattare in piedi della ragazza ed il suo inveire contro il rosso, precedentemente afferrato per la canottiera gialla/arancio che indossava.

- Ma come ti viene in mente?!- Gli urlò in faccia.
- Eh?! Cosa?!- Tentò di divincolarsi lui, senza successo.
- Hai detto a tutti che io e quello stupido di Jack abbiamo fatto "roba sessuale"!-
Crow iniziò a ridere nervosamente, guardando il meccanico alle spalle della ragazza.
- Quindi glielo hai detto...-
Nel frattempo, le due ragazze sgranarono gli occhi, mentre l'altro diretto interessato si guardava intorno confuso tentando, invano, di fare mente locale. Quando diamine avrebbero fatto quelle cose?!
Yusei, invece, era rimasto perfettamente calmo. Chissà perché, ma un casino del genere se lo aspettava.
- Beh, invece di fare gossip tra noi, ho pensato fosse meglio chiedere a—- Di nuovo, lo interruppero.
Stavolta fu Mikage a farlo.
- Non ti permettere di toccare Jack, ti arresto!- Urlò, sbraitando.
Akane mollò Crow e, spaventata, corse dietro a Bruno, aggrappandosi alla sua giacca.
- Io non ho fatto niente con lui! E non voglio un tatuaggio in faccia!- Gridò lei, a sua volta.
- Per favore, calmatevi tutti. – Sopraggiunse Yusei. – Vi ricordo che siamo all'interno di un ospedale... fate silenzio.-

Tutti si ammutolirono all'unisono, anche a causa di tutti gli sguardi confusi e contrariati da parte di medici, infermieri e pazienti che passavano in quel corridoio.

- E vi ricordo anche che abbiamo appena scoperto di essere probabilmente in balia di altri nemici.

"Altri"? "Nemici"?
Di cosa stava parlando? Akane non ne sapeva nulla... il loro gruppo era stato minacciato da qualcuno in passato? Ma perché? Sembravano persone normalissime...
Dov'era capitata, con quel bel bacio al lampione accanto a casa loro?

- Cos'è successo, Yusei?- Chiese Bruno,  non essendo stato presente al momento della notizia.
- Trudge ha avuto un grave incidente, ed il suo avversario aveva un mostro particolare che usava lo stesso pattern riscontrato in altri scontri accaduti di recente. – Rispose il giovane. – Per questo io, Jack e Crow volevamo indagare per bene sulla situazione.-
- Contatemi in squadra.-

Trudge... il poliziotto del giorno prima, quell'omone grande e grosso? Finito in ospedale a causa di un duello?
Allora ci aveva visto giusto: i duelli turbo non sembravano, erano pericolosissimi. Adesso era preoccupata per quei ragazzi -un po' meno per Jack-, sperava solo con tutto il cuore che non finissero come quel pover uomo.
Strinse ancor di più la stoffa della giacca di Bruno, il quale le rivolse uno sguardo indagatorio. Ancora non capiva perché fosse scappata dal medico.


Angolo autrice
Che strazio, mi è morto il mouse ed ora sono costretta ad usare la mia odiosissima tavoletta grafica senza schermo al suo posto, ma una (1) notizia positiva c'è, ovvero che ieri notte ho scoperto di essere quattordicesima nella classifica dei recensori di questa sezione, quindi ho potuto mettere questa storia tra le consigliate per la lettura. Se andate a vedere il programma recensioni, quindi, vedrete me e "Antithesis" nel marasma. E nulla, anche se ci ho messo mezz'ora per capire come si facesse sono contenta di questo traguardo. uwu

Inoltre, ieri ho assistito alla confessione di mio cugino, seduta in mezzo tra mia madre e mia nonna che sparlavano di suo padre (ha i genitori separati) ad ogni suo movimento, IN CHIESA. La quantità di cringe ed imbarazzo non ha avuto limiti, ad un certo punto ho quasi urlato loro di star zitte apposta per farmi sentire da lui perché letteralmente dalla mia parte di famiglia sono l'unica a non odiarlo, escludendo mio padre. Bruh.

Non credo che Carly e Bruno abbiano mai interagito nel corso dell'anime, ma hey, sono qui per questo.
Sono entrambi personaggi che non hanno mai avuto poi così tanto screentime (a parte come elementi di sfondo) ed approfondimento, perciò voglio essere io a farlo scrivendo questa storia. Voglio poter ampliare il background di tutti (o quasi) e creare in loro sfaccettature nuove che nell'anime non si sono viste. Spero di riuscire nel mio intento. :"

Il fatto che le duel runner abbiano delle "scatole nere" secondo me non è campato per aria: potrebbe servire in caso di incidenti durante i duelli come in questo caso.
Credo però anche che le moto costruite in modo illegale (es. quelle di Crow e Yusei) non ce l'abbiano.
È un discorso che andrebbe approfondito, ma non credo sia tanto importante ai fini di trama, quindi fatevi le vostre idee(?).

Al prossimo capitolo!

Jigokuko

 

 

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Capitolo 7
*** 5 - Quella a cui piace fuggire ***




5


Quella a cui piace fuggire
 

Una settimana dopo, Akane aveva iniziato a prendere più dimestichezza con il suo lavoro da cameriera, anche grazie alla presenza di Stephanie, con la quale si divideva i clienti. Gli strafalcioni, però, non erano certo mancati, tra tazze distrutte, ordini errati ed inciampi a causa di quegli stivali altissimi.
Il rapporto con la sua collega era... strano. Non potevano definirsi nemiche, ma nemmeno amiche, anche se la cameriera più esperta la guardava spesso con occhio truce, soprattutto quando si avvicinava a Jack.
Perché la guardava quando gli serviva gli ordini, mentre lei veniva sempre liquidata subito, senza essere degnata nemmeno di uno sguardo?
Invidia. Ecco cosa provava Stephanie nei suoi confronti.
Ed Akane se n'era accorta quasi subito: era un'ottima osservatrice, non le sfuggiva mai nulla.

- Avete scoperto qualcosa?- Domandò al biondo, dopo avergli servito il primo caffè della mattinata.
- Perché dovrei dirlo a te?- Le rispose, facendole gonfiare le guance dal nervoso.

Rientrò con il cabaret sottobraccio, più adirata che mai. Stava già ponderando di sputargli nel prossimo Montagna Occhi Blu, così sì che quelle tremila yen sarebbero valse a qualcosa.
Dannato Atlas.
Stephanie intanto le aveva lanciato un ennesimo dardo avvelenato con gli occhi.

- Hey Stephanie, – Le si avvicinò, avvolgendole le spalle con un braccio e tirandola a sé. Nonostante fosse naturalmente di statura molto bassa, le sue scarpe le regalavano circa tredici centimetri in altezza, permettendole di raggiungerla. – mi sono accorta quanto male mi guardi se sono vicina a Jack.-
- Ah, no—- Provò a negare, ma lo sguardo della ragazza valeva più di mille parole: "smettila", suggeriva solo.

La corvina la lasciò andare e tornò a lavorare come se niente fosse, lasciandola completamente impietrita. Per un attimo le aveva fatto davvero paura e non ne capiva il motivo.
La guardò mentre serviva una brioche alla crema ad un signore con un dolce sorriso sul volto, uguale ma dall'intenzione opposta a quello rivoltole prima.
Un battito di mani la fece sussultare. Era stato il capo.

- Stephanie, ti senti male?-
- No, no, torno a lavorare!-

- Uff, sono stanca. Oggi è venuta un sacco di gente.- Si lamentò Akane, asciugandosi il sudore dalla fronte.
- È tutto merito tuo e del tuo essere così carina!-
- Capo, la smetta, per favore! Lo sa che mi imbarazzo!-

L'uomo rise di gusto, tentando di mascherarsi con la mano davanti alla bocca.
Ormai il sole stava calando e la luce arancione del tramonto aveva invaso il cielo, segno che il suo turno era ormai finito. Come di consueto, prese la scopa dallo sgabuzzino ed iniziò a spazzare il pavimento, quando all'improvviso si ritrovò inginocchiata a terra con le mani strette attorno al manico di legno in un tentativo di sostenersi.
Dal giorno in cui era stata trascinata in ospedale non aveva più avuto nessun tipo di attacco, ma quello era diverso dal solito: a farle male non era la testa, bensì l'addome, come se qualcuno stesse tentando di aprirle il taglio con un coltellaccio.

- A-Akane, hey!- Subito, allarmato come non mai, l'uomo la raggiunse.
- Non si preoccupi... è solo... un capogiro. Ora mi passa.- Le ultime tre parole quasi le morirono in gola.

Gli aveva detto una bugia, lo sapeva, ma non poteva andargli a dire "no stia tranquillo, ho solo lo stomaco squarciato in due ed ora fa un po' male"; sarebbe stato più che assurdo. Passò un interminabile minuto prima che il dolore potesse sparire all'improvviso proprio com'era arrivato.
Ancora non capiva il senso di quegli attacchi sempre diversi, se solo avesse avuto qualche indizio in più sul suo conto... se solo quel maledetto medaglione si fosse aperto! Da quando l'aveva trovato, ci si era messa d'impegno per cercare di vederne il contenuto, ma nemmeno colpirlo con un martello nel punto in cui ci sarebbe dovuto essere il meccanismo di apertura aveva funzionato.
Era frustrante.
Mollò la scopa a metà del lavoro e si diresse in fretta al camerino, sorpassando Stephanie e sbattendole la porta in faccia, per poi chiuderla a chiave.
Ne ignorò i lamenti irritati.
Solitamente usciva sempre dopo di lei, ma in quel momento voleva solo andarsene da lì, perciò si cambiò velocemente ed altrettanto in fretta se ne andò dalla caffetteria.

- Mi scusi capo, domattina arrivo un po' prima e finisco di pulire.

Non aspettò nemmeno una sua risposta, girò i tacchi ed attraversò la strada, diretta a Poppo Time.
Era preoccupata per i ragazzi e la questione "Ghost", motivo per il quale dopo il lavoro aveva preso l'abitudine di andarli a trovare ed essere messa al corrente di eventuali novità sul caso.
In quella settimana aveva fatto la conoscenza anche di altre persone: la prima fu Aki, una ragazza più o meno della sua età incredibilmente bella -sul serio, la prima volta che la vide ne rimase imbambolata-. Non avevano interagito molto, ma ci era andata subito d'accordo.
Al gruppo si erano aggiunti anche due ragazzini gemelli: Rua e Ruka. Il primo, fin troppo iperattivo, l'aveva riempita di domande, mentre la sorella si era limitata a presentarsi con fare timido, per poi tirare le orecchie al fratello per il suo essere così invadente.
Li aveva trovati adorabili.

- Buonasera, ci sono novità?

Entrò nel garage allegra come al solito, ma si fermò a metà della rampa di scale quando assistette alla scena al piano di sotto: erano tutti lì, Bruno, Crow, Jack, Aki ed i gemelli, e per ultimo c'era Yusei, in quel momento il più strano di tutti.
Era seduto sul divano, con il suo casco rosso stretto in grembo. Dall'alto non lo vedeva in viso a causa dei capelli, ma percepiva una strana tensione che aleggiava nell'aria.
Si ammutolì e scese le scale, confusa dalla situazione.

- C-che succede...?- Domandò, con voce quasi tremante.
Tutti la guardarono tranne il corvino, non sapendo come risponderle.
Poi, quest'ultimo si decise a parlare.
- Ho combattuto contro Ghost, Akane.-
La ragazza rimase a bocca aperta. Yusei aveva perso...?
- E...? Sei stato sconfitto?-
- No, ma è come se fosse così. È stato spaventoso.
Aveva quel mostro... "Imperatore Meklord Wisel"... a-aveva rubato Drago Polvere di Stelle e aggiunto la forza del mio drago ai suoi punti di attacco.-
- Un mostro che ruba quelli dell'avversario?!- Nonostante Duel Monsters fosse all'apparenza un normale gioco, in quel poco tempo di permanenza a Nuova Domino aveva imparato a dargli molto più peso, e che in certe situazioni, seppur assurdamente, una partita a carte poteva davvero valere quanto una vita.
- Se non avessi avuto Drago Stellare Maestoso ora sarei anche io in ospedale dopo essermi schiantato contro le transenne dell'autostrada. – Lo disse con amarezza nella voce. – Abbiamo anche scoperto che quello contro cui ho combattuto era un robot, quindi c'è qualcuno che non vuole sporcarsi le mani di persona dietro a tutta questa storia.-

Yusei aveva paura. Pura e semplice paura.
Ne aveva provata quando era venuto a conoscenza di quel pericoloso personaggio, ma ora che ci aveva avuto a che fare lui stesso... era molto peggio di quanto potesse immaginare. Gli aveva rubato Polvere di Stelle, il mostro sui cui aveva sempre riposto tutte le sue speranze. E se nel suo deck non ci fosse stata nessuna carta che potesse permettergli di recuperarlo?
Dritto, spiaccicato contro un guardrail. I danni erano reali, come quelli contro gli Immortali Terrestri, e più dolorosi di quelli che genera Aki.
Il robot aveva chiamato Wisel "Synchro Killer" per via del suo effetto. Ed in una città in cui quasi tutti i deck facevano affidamento sui synchro, chi mai poteva avere scampo?

- Nessuno si salverà.-
Sul viso del giovane apparve un impercettibile sorriso.
Mosse il cavallo bianco e mangiò l'alfiere nero dell'avversario.
- Hai perso, idiota! – Strillò il bambino, adirato per aver perso la pedina. – Sai quanto ci è costato costruire un duelbot capace di usare il deck degli Imperatori Macchina?- Mosse un pedone avanti, mettendo in salvo la torre.
- Taci e pensa alla partita, stai perdendo.-
Lo rimbeccò l'altro, muovendo la regina e divorandogli il suo ultimo destriero.
- Che io perda una partita a scacchi non è nulla in confronto al tuo miserabile fallimento. Ma appena arriverà la mia stele... vedrai! Non servirai più a niente. – Mosse la torre, mangiandogli un disgraziato pedone. – Questi siamo io e te.- Ghignò.
- Lester, smettila di rimproverare Primo. – Il vecchio sembrò essersi risvegliato improvvisamente dal sonno, ancora seduto sul suo trono. – L'importante è formare nuovi segmenti del Circuito, e lui ci è riuscito combattendo contro Yusei Fudo. Guardate.-

Il più anziano li richiamò a sé per mostrare loro i nuovi punti creatisi dal duello contro il Predestinato.
Un ologramma mostrava il simbolo di un infinito incastrato in un cerchio, tutto trasparente, a parte alcuni segmenti evidenziati di bianco.

- Pft, così pochi? È perché ha perso! Se avesse vinto ne sarebbero nati di più.-
- Abbiamo tempo, Lester... devi solo essere paziente.-

Nel frattempo, Primo era tornato al tavolo su cui stava la scacchiera. Mosse di nuovo la regina e buttò giù il re.

- Scacco Matto.

Ormai il sole era sceso totalmente ed aveva fatto spazio ad una mezzaluna che svettava nel cielo e si distingueva dalle comuni stelle. Come al solito, la volta celeste era uno spettacolo naturale e riusciva a surclassare le luci proiettate dalla città.
Akane e Bruno avevano finito per rimanere da soli a parlare, seduti su una ringhiera nei pressi della spiaggia.

- Mi spiace sia andata a finire così... ti avevo invitata per cenare tutti insieme ed invece a causa di Ghost è stato un mortorio. Yusei ne è rimasto davvero scosso.-
- Ah, ma non fa nulla, non è colpa tua! È stato solo un caso che sia apparso proprio oggi... sono davvero preoccupata, chi può esserci dietro?- Si strinse nelle spalle, guardando dritto davanti a sé.
- Akane. – Lui si fece serio all'improvviso. – Sta lontana da Duel Monsters.-
- Eh?- Lo guardò, sbattendo le palpebre.
- ... Davvero, stanne fuori. Può sembrare un gioco innocuo, ma hai visto cos'è capace di fare.
Tu non dovresti essere una duellante. Non voglio che anche tu finisca all'ospedale.-

... si preoccupava a tal punto? Quel ragazzo era davvero buono con lei anche senza averne motivo... sinceramente, non pensava di meritarselo.
Chissà cos'aveva mai fatto prima di dimenticare tutto, forse il luogo da cui era scappata era la sua prigione? Passava il tempo, ma le domande rimanevano.

- E tu? Duellerai?- Chiese.
In effetti, non gli aveva mai domandato se lo facesse anche lui.
- Se avevo un deck ora non so nemmeno quale sia, preferisco limitarmi a riparare le duel runner.- Le rivolse un sorriso.
- Allora promettimi che ne staremo fuori entrambi!-
- Akane...-
- Ti prego.-
Bruno si ritrovò a sospirare, poi distolse lo sguardo da quelle iridi azzurre fin troppo intense.
- Hai più avuto altri attacchi? – Sviò il discorso all'improvviso, lasciandola interdetta. Lei scosse il capo e tentò di parlare per riportarlo sui binari, ma lui la interruppe. – Spero tu non sia affetta da qualche grave malattia e tu abbia dimenticato di averla... sono preoccupato per te.-
- Non è successo nulla.-
- Ti è mancato il respiro per quasi mezzo minuto!-
- Questo lo dici tu.-
- Ti stavo a dieci centimetri. – Akane sbuffò. – Perché sei scappata dall'ospedale...?-
Non gli rispose e scese dalla ringhiera su cui stavano seduti.
- D-dove stai andando?!-
- A casa.-
- Non sai la strada da qui...!-

La ragazza fece orecchie da mercante ed attraversò la strada senza guardare, evitando per miracolo una macchina di passaggio in quel momento. Bruno si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo, ma quando mise un piede sull'asfalto per raggiungerla, un fiume di auto glielo impedì.
Mentre imprecava mentalmente, la vide quasi compiacersi della situazione e svoltare l'angolo. Era la via sbagliata.

- Accidenti a lei.

Riuscito finalmente a passare dall'altro lato, si mise alla sua ricerca, evitando di chiamarla per nome. Akane era più furba di quanto sembrasse, se avesse sentito la sua voce si sarebbe potuta mettere a correre, conoscendola.
La cercò in lungo ed in largo, ma nulla. "Suvvia, Bruno, quanto sarà difficile trovare una ragazzina con le trecce bicolor e due stivali simili a trampoli?".
Ma dov'era andata?
Venti minuti. Venti interi minuti a girare intorno allo stesso complesso di edifici, e più pensava a come fosse riuscita a sparire in così poco tempo, più iniziava a credere che quella tipa fosse la reincarnazione di Flash.
Flash sui tacchi!
Alla fine, tornò al punto di partenza, trovandola esattamente lì, seduta sulla medesima ringhiera, con lo sguardo fisso per terra ed un'espressione indecifrabile in viso.

- Immagino tu non abbia trovato la strada di casa.-
- ...-
- Vuoi dirmi perché sei corsa via così? Per poco non ti facevi investire!-
- Mi hai fatta arrabbiare.- Si lamentò, stringendosi nelle spalle e continuando a guardare verso il basso.
- Ti ho solo fatto una domanda...!- Tentò di giustificarsi lui, ma invano.
- Perché non posso avere i miei segreti?-
- Io... – In quel momento, si sentiva in totale imbarazzo. – non credevo ti desse così fastidio...-
- E invece sì.-
- M-mi dispiace! Davvero, non volevo offenderti, se me lo avessi detto subito non avrei insistito!-

Lei incrociò le braccia e gonfiò le guance. Sembrava una bambina che si sforzava il più possibile di tenere il muso.
In effetti non aveva ancora capito quanti anni avesse; il suo viso e l'altezza la facevano somigliare ad una bimba, ma aveva le forme di un'adulta o di qualcuno in tarda adolescenza. Il fatto che sembrasse avere un'età compresa tra i dodici e i vent'anni lo confondeva parecchio.
Più ci passava del tempo insieme, più "Akane" gli risultava strana, ma di uno strano positivo.
Era capace di essere distinta dalla massa solo esistendo, e questo gli piaceva molto di lei.
... un po' meno quando letteralmente fuggiva dai suoi problemi, seminando tutti come una velocista. Che fosse stata una molto sportiva in passato?
Dell'abbigliamento non sembrava, ma mai giudicare un libro dalla copertina.

- Mi perdoni...?- Le chiese, con le mani giunte.
- No.- Rispose lei, tentennando.
- Quella sembra proprio una bugia, lo sai?-
- E invece è cos— ahi!-
Bruno le aveva appena pizzicato una guancia, interrompendola.
- Akane, noi siamo un duo. Quando dico che non volevo offenderti è vero... però la prossima volta parla se non vuoi che insista, o potrebbero investirti per davvero. Intesi? – Nessuna risposta. – Almeno guardarmi se vuoi contraddirmi.-
Ma lei non lo guardò, anzi, tentò di voltarsi ancor di più.
- Beh, chi tace acconsente. Sono contento di aver fatto pace con te!-
- Cos— no!- Si voltò, guardandolo malissimo.
- Oh, finalmente mi hai guardato in faccia! – Rise lui. – Adesso smettila di fare quel finto broncio, sei più carina quando sorridi.- Non appena lo disse, però, arrossì di colpo, capendo di aver detto qualcosa di fin troppo fraintendibile.
- "Carina"? Ma se oggi ho pietrificato Stephanie con un sorriso.-
- Stephanie è l'altra ragazza con cui lavori, giusto? Che le hai fatto?- Domandò, cercando di sviare il più possibile dall'argomento iniziale.
- Oh... in realtà nulla. L'ho solo presa da parte e le ho fatto capire di essermi stufata delle sue continue frecciatine ogni volta che mi avvicino a Jack.-
- Oddio, c'entra sempre lui.- Si lamentò.
- Eh, appunto! A quanto pare sembra diventare verde d'invidia perché quando gli servo il caffè mi guarda, mentre a lei no. Come faccio a farle capire che non vorrei nemmeno averci a che fare con quel cafone?-
- Non capisco come possa essersene invaghita così... lei viene ignorata, a te tratta male e non lo ha conosciuto al di fuori di quel breve tempo in cui sta seduto al bar.-
- Beh, a dire il vero io non capisco come gli altri tuoi amici lo considerino un così buon amico.-
- Non ne ho idea... in realtà tratta davvero male solamente noi due, forse perché siamo due tizi loschi di cui non sa nemmeno il vero nome. Forse pensa che siamo una minaccia.-

- E-Etciù!-
- Jack, contieniti! Ho visto il tuo moccio attraversare tutto il garage.-
- Evita le stronzate, Crow!- Il biondo tirò su col naso e tornò a stappare la bottiglia di birra.
- Ti sei preso il raffreddore?- Chiese Yusei, poggiando la sua, vuota, sul tavolo.
- No, probabilmente qualcuno mi starà elogiando. Tipo uno dei miei innumerevoli fan.-
- Seh, come no, ormai l'unica corona che puoi indossare è quella del Burger King.- Lo provocò il rosso, ridendo sotto i baffi.
- Tu, brutto idiota! Se ti prendo ti tiro il collo in una maniera da farti diventare di un'altezza decente!-
- Mi stai dando della persona bassa?!-
- No, sto solo dicendo che se andassi in giro con un cappello a cono tutti ti scambierebbero per un ornamento da mettere in giardino.-

Il loro assurdo battibecco si arrestò all'improvviso quando sentirono qualcuno ridere. Increduli, si girarono entrambi verso Yusei.
Era proprio lui, quello con le guance imporporate a causa dell'alcool, il quale rideva genuinamente e con le lacrime agli occhi?
Lo stesso che fino a poche ore prima sembrava voler finire sottoterra a causa di Ghost?

- Forse abbiamo fatto bene a farlo bere.- Disse Jack.
- Hai ragione.-

Qualche tempo dopo, rientrò a casa Bruno e rimase sinceramente sorpreso dell'atmosfera allegra. Quando se n'era andato, sembrava di essere ad un funerale.

- Ce ne hai messo di tempo, è quasi mezzanotte!- Disse Crow.
- Ho avuto un... problema con Akane.-
- Che tipo di problema?- Domandò Yusei, ripresosi da quell'attacco di ridarola.
- Stavolta te la sei portata a letto per davvero? – Chiese Jack. – Anche se penso ancora sia già successo il primo giorno in cui è stata qui.-
Bruno decise direttamente di ignorarlo. Aveva pure bevuto, inutile dargli corda.
- Le ho fatto qualche domanda e lei, infastidita, ha avuto la brillante idea di scappare. L'ho dovuta cercare per un sacco di tempo, quando corre è velocissima!-
- Sei riuscito almeno a ritrovarla?- Domandò il moro, ora preoccupato per la ragazza.
- Sì... alla fine è tornata al punto di partenza.-
- Certo che è proprio strana... non sono ancora riuscito ad inquadrarla.- Disse Crow.
- Probabilmente nemmeno lei ha ancora inquadrato sé stessa. Diamole tempo.-

Come al solito, Bruno la capiva appieno. Non era facile ritrovarsi in un corpo ed in una mente sconosciuti, all'improvviso, e talvolta si facevano cose strane e sconnesse tra loro, cercando di trovare un'identità precisa.
Akane era ancora in quella fase, ma confidava che pian piano sarebbe emersa com'era per davvero e la confusione sarebbe venuta meno. In realtà sperava accadesse il più presto possibile e che passasse in secondo piano quella sua grande amnesia.
Prima o poi, quei ricordi li avrebbe recuperati, le aveva promesso di aiutarla, no?


Angolo autrice

Hello. Come state?
Qualche mese fa, mentre riguardavo 5D's per scrivere questa storia, mi sono resa conto, guardando i manifesti pubblicitari che ogni tanto apparivano durante il WRGP, che in uno di essi c'è scritto "2021", e mi chiedevo se sta a significare che la terza serie dell'anime sia ambientata proprio quest'anno.
Onestamente non mi stupirei troppo che il Signore degli Inferi sia uscito dalle profondità della terra l'anno prima, dopotutto era il 2020.
In conclusione, aspettatevi la comparsa di un'isola nel cielo che si schianterà sul Giappone.

 

A parte questo, ultimamente ho scoperto un gruppo chiamato "Igorrr"; fanno canzoni al limite dell'assurdo in un miscuglio di generi impossibili da immaginare. E niente, mi sono FISSATA.
Li amo, gli unici francesi, assieme ai Gojira, a non meritarsi il mio odio.
Ma perché vi sto parlando di loro? Che ve frega a voi?
In realtà nulla, ma una loro canzone, "Problème d'émotion", rappresenta tantissimo il vibe che questa storia ha e soprattutto avrà in futuro. Andatela a sentire, perché è stupenda.
E no, non preoccupatevi del titolo in francese, tutte le loro canzoni sono cantate in una lingua inventata, ciò li rende ancor più fighi.

Io per ora vi saluto anticipandovi che ho già fatto un disegno per il prossimo capitolo e con una reference di Akane. :D

Jigokuko
 

 

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Capitolo 8
*** 6 - Le foto mosse sono le più belle ***




6


Le foto mosse sono le più belle

 

Certo che nell'acqua gelata si stava proprio bene. Intorpidiva tutto il suo corpo magrolino ed ossuto, facendole dimenticare per un attimo la realtà in cui era costretta a stare, ed inibendo il dolore che provava.
Le venne addirittura sonno, in quella vasca, tanto da non accorgersi nemmeno di star scivolando sempre più giù, lentamente, come se stesse sprofondando in un oceano di cuscini. Gli occhi si chiusero piano.
Scese, scese, finché l'acqua non le entrò nel naso.
E si riprese con uno scossone, tirandosi su di colpo ed iniziando a boccheggiare, credeva di affogare!
Poi si poggiò con il braccio sul bordo della vasca, spiaccicando la guancia sul pugno chiuso. Sbuffò forte.
Ora non ci voleva più stare, lì.
Si alzò in piedi e vide il suo corpo nudo riflesso nello specchio, con i capelli resi ancora più lisci dal peso dell'acqua, che inesorabilmente sgocciolavano. Nemmeno dopo tutti quei giorni i tagli avevano iniziato a rimarginarsi, neanche un po'.
Eppure non usciva nemmeno una goccia di sangue, facevano solo un male atroce, niente di più.
Uscì dalla vasca, bagnò inevitabilmente il pavimento e raggiunse la sé stessa riflessa nella parete. La scrutò, lei le fece la linguaccia, e ricambiò con una smorfia infastidita. Quella tizia le stava antipatica.
Proprio per quel motivo, decise che d'ora in poi l'avrebbe ignorata e continuato a farsi i fatti suoi, ovvero asciugarsi e rivestirsi.
Presentatasi in cucina tutta in ordine, vi trovò Carly con un grosso scatolone poggiato sul tavolo, nel quale frugava dentro. Le si avvicinò, curiosa di sapere cosa contenesse.
All'interno poteva vedere tante cose tipiche da adolescente: c'erano dei quaderni, alcuni album fotografici, CD di boyband con dei tizi vestiti in modo ridicolo, una vecchia radio di Hello Kitty, qualche manga, un MP3 con le cuffie scassate... tutta roba simile.

- Ah, eccola qui!- L'occhialuta tirò fuori un'altra scatola molto più piccola, di colore bianco.
- Che cos'è?- Chiese Akane, in un moto di curiosità.
- Una cosa per te.-

La ragazza rimase sorpresa, accettò la scatolina e le tolse il coperchio, ansiosa di vederne l'interno.
C'era un vecchio, molto vecchio, cellulare. Era di un colore rosa rovinato con alcuni graffi, lo schermo quadrato sovrastava tre tasti, aveva una fotocamera esterna e, rigirandoselo tra le mani, si accorse che facendolo scorrere in orizzontale usciva una tastiera qwerty.

- Ho pensato ti servisse un telefono. Questo è vecc—-
- È bellissimo!- Troncò subito la sua frase, piena di eccitazione. Non aveva mai visto una cosa simile.
- Davvero ti piace?- Carly ne rimase piuttosto sorpresa.
- Certo, è una figata! Posso usare una tastiera e fare foto, wow, sei sicura di volermelo dare? Deve costare una fortuna...-
- Akane, quel modello ha più di dieci anni ed era già vecchio persino quando lo comprai io sette o otto anni fa. Al giorno d'oggi così usurato varrà duemila yen se sei fortunata... a dire il vero non so nemmeno se funziona ancora.-

Carly passò l'intera mattinata a spiegare alla sua coinquilina come funzionava quell'aggeggio datato Medioevo. In realtà, nemmeno ricordava avesse tutte quelle funzioni; oltre a mandare SMS e fare chiamate aveva una versione primitiva di Facebook, un lettore musicale, alcuni giochi come Snake, la fotocamera e con essa la possibilità di usare una foto scattata come sfondo nella schermata principale. Ovviamente con una qualità pessima.
L'"allieva" aveva ascoltato con estremo interesse e memorizzato ogni singola cosa dettale dall'amica, ma la funzione che più l'aveva colpita era rimasta il poter scorrere lo schermo di lato ed usare il cellulare in orizzontale per scrivere. Aprirlo e chiuderlo in quel modo lo faceva sembrare provenire direttamente dal tremila ai suoi occhi.
Più ci trafficava, più le piaceva quell'aggeggio rosa confetto, nonostante il colore non la entusiasmasse poi tanto. La sua amica, nel frattempo, aveva trovato un altro oggetto interessante nella scatola dei ricordi adolescenziali.

- Cos'è quello?- Chiese la corvina, ora con l'attenzione spostata su quel cubo variopinto.
- Si chiama Cubo di Rubik. Muovendo i vari segmenti – Intanto le mostrava come giravano. – bisogna spostare tutti i quadratini dello stesso colore in un'unica faccia. Non sono mai riuscita a risolverlo!-
- Posso provarci?-

La ragazza glielo passò con poca voglia, odiava quel coso, era troppo complicato per lei che, dopo un po', perdeva sempre la pazienza.
Akane se lo rigirò un paio di volte tra le mani per capirne il funzionamento e, all'improvviso, iniziò a far ruotare i pezzi molto velocemente. In pochi secondi la prima faccia era già completa, poi toccò alla striscia intermedia ed infine alla parte finale, il tutto in circa due minuti.
A Carly per lo stupore quasi caddero gli occhiali dal naso e glielo rubò di mano, cercando in ogni dove un punto in cui fosse incompleto. Constatatolo, ne rimase ancor più sorpresa.

- Co-Come— – Balbettò, con un filo di voce. – Come ci sei riuscita?!-
- Mh... provandoci? Non lo so, è stato casuale...-
- Come "casuale"? Serve imparare una precisa tecnica per risolverlo! – Detto ciò, lo scompose ancora, incasinandolo per bene. – Riprovaci.-

Akane eseguì il medesimo procedimento e lo risolse impiegando lo stesso tempo della volta precedente. Non aveva idea di come ci riuscisse, solo le veniva estremamente naturale quel processo: faccia in alto, striscia al centro e faccia in basso, tutto qui. Niente di più semplice.

- Visto? Secondo me questa tecnica la conoscevi già prima di perdere la memoria e, trovandoti davanti un Cubo di Rubik, qualcosa nei tuoi ricordi si è sbloccato!-
- È possibile questa cosa...?- Chiese lei, genuinamente confusa.
- Certo! O almeno credo... non so nulla di amnesie, a parte quello che viene mostrato in televisione.- Disse Carly, ridacchiando.
- Oh, wow! – Akane era stupita e contenta per l'informazione: aveva appena fatto un piccolo passo verso il conoscere meglio sé stessa, e questo la mandava su di giri. – Devo subito farlo vedere a Bruno!-
Scattò in piedi, fiondandosi verso la porta d'uscita.
- A-Aspetta! Torna per l'ora di pranzo, però.-
- Oh... come mai?- Domandò, fermandosi, ma continuando a correre sul posto.
- Ti porto in un posto.-

La ragazza riprese la sua corsa, velocissima come aveva avuto modo di scoprirsi nelle ultime settimane. Le piaceva parecchio la velocità, ed essere lei stessa a produrla, con le sue gambe, la trovava una cosa incredibile.
Riusciva a tenere tranquillamente il passo ed addirittura superare le biciclette, ecco perché nessuno era mai riuscito a prenderla quando scappava. Apprezzava non poco quel "superpotere", doveva ammetterlo.
Per raggiungere Poppo Time impiegò meno della metà del tempo che ci avrebbe messo camminando, eppure non era per nulla stanca, anzi, sarebbe potuta andare avanti per un altro bel po'.

- Buon sabato a tutti!- Cinguettò, scendendo le scale con un sorrisone stampato in viso.
- Ciao, Akane! Che ci fai qui? Non era il tuo giorno libero?- La salutò Crow, con un grembiule addosso e la padella ricolma d'uovo.
- Infatti, ma sono qui per un altro motivo.- Disse, salutando Yusei con un movimento della mano, il quale aveva la testa nascosta nel motore della sua duel runner. Il ragazzo ricambiò.
- Di che si tratta?- Una chioma bluastra sbucò dalla porta del bagno, poi il suo possessore raggiunse la ragazza.
- Allora! – Lei era su di giri. – Ho saputo qualcosa su di me!-
- Davvero?! Ma è fantastico!- D'istinto, Bruno le afferrò le mani, e i due iniziarono a saltellare felici come dei bambini.
- Ti va di raccontarcelo?- Domandò Yusei, pulendosi il viso da una macchia di olio motore.
- Ho scoperto di saper risolvere questo coso... – Mentre lo diceva, lo estraeva dalla tasca. – Carly mi ha detto che si chiama Cubo di... Kubrik-Tetris-qualcosa.-
- Di Rubik, Akane.- La corresse Crow, ridacchiando per lo strafalcione.
- Sì, quello— guardate.-

Detto ciò, passò l'oggetto in mano a Bruno, il quale si impegnò a disfare per bene le sei facce, e quando lo ricevette indietro lo risolse immediatamente ed allo stesso modo.

- Visto?-
- Che forza!- Disse il meccanico, con gli occhi che brillavano.
- Secondo lei riesco a completarlo con così tanta facilità perché prima di perdere la memoria avevo imparato a farlo... e ritrovarmelo davanti può aver sbloccato il ricordo.-
- A pensarci, non sembra un'idea tanto sbagliata... – Disse Yusei. – Dopotutto anche Bruno sa perfettamente come mettere le mani sui motori, eppure non ricorda nient'altro.- Lo guardò cercando conferma, ed il diretto interessato annuì velocemente.
- Carly mi ha dato anche una cosa super figa!- Tutta contenta, dall'altra tasca tirava fuori il vecchio cellulare.
- "Super figa"? Avrà un milione di anni quel coso.- Commentò Crow, addentando un pezzo di frittata.
- Sei solo invidioso, il mio cellulare è bellissimo. – Gli fece la linguaccia, facendolo ridere. – Oltre a telefonare e mandare SMS ha un sacco di giochi, ci puoi sentire la musica, andare su Facebook e fare le foto.-
- ... che è quello che fanno tutti i nuovi modelli, ma meglio.- Disse lui, facendole gonfiare le guance.
- Crow, smettila di prenderla in giro, nemmeno il tuo telefono è così all'avanguardia, eh! – Bruno le venne in soccorso, schernendolo. – E poi per essere provvisorio va più che bene...-

Akane lo ringraziò mentalmente. Ancora una volta, si era dimostrato così carino e gentile con lei... guardò il rosso, il quale mordicchiava la forchetta infastidito per la sconfitta impartitagli e non riuscì a trattenere una risata.
Poi, le venne un'idea. Fece scorrere di lato la tastiera, comando il quale apriva la fotocamera se non si doveva scrivere nulla e successivamente afferrò Bruno per la spalla, tirandolo a sé per farlo avvicinare alla sua altezza e finendo quasi per farlo cadere.

- Dì cheese!-
- Eh?!-

Preso alla sprovvista, la foto uscì tutta mossa ed anche un po' sfocata, con lui che la guardava confuso, in procinto di volare per terra e lei perfettamente in posa con un sorrisone furbo stampato sul suo visino.

- Questa foto diventerà subito il mio nuovo sfondo, non mi piaceva quell'immagine azzurrina generica...- Disse, armeggiando con i tasti del cellulare per impostarlo.
- Ma è uscita tutta mossa.- Disse lui, osservandola.
- Mi piace comunque, ha carattere!-

Dopo aver scambiato il numero di telefono con i tre ragazzi, li salutò e riprese a correre, stavolta per la strada di casa, con quel sorrisone che non riusciva a levarsi dal volto.
Jack, seduto al tavolino esterno del Cafe la Geen con la sua solita tazza di caffè, la osservava torvo mentre si allontanava, chiedendosi cosa stesse tramando per essere tanto felice.

- Allora? Dove mi porti?

Akane entrò in casa spalancando la porta e quasi urlando quella frase, con l'unico risultato di far spaventare a morte Carly, alla quale si rizzarono addirittura i capelli.

- Mi hai fatto venire un infarto!-
- Scusa, scusa, – Ridacchiò lei. – è che sono contenta...! Guarda, ho anche impostato lo sfondo.- Parlando a raffica e cambiando velocemente argomento, prese il cellulare e le mostrò la foto fatta assieme a Bruno.
All'amica si formò un sorriso beffardo sul viso, e nemmeno gli spessi occhiali potevano mascherare quell'espressione maliziosa.
- Ma che carini.~- Disse, accentuando l'ultima parola.
Subito, l'immagine le venne levata da davanti agli occhi e fu sostituita da uno sguardo assassino enfatizzato dagli occhi azzurrissimi di chi lo possedeva.
- Dacci un taglio. – Si lamentò. Le dava fastidio quando gli altri pensavano che tra lei e Bruno ci fosse qualcosa oltre la loro amicizia. – Dov'è che andiamo, quindi?-
Carly dapprima fece una smorfia scontenta, poi sul suo viso tornò il sorriso.
- Vedi, domani sera c'è un evento per festeggiare l'imminente Grand Prix: ci saranno squadre di duellanti provenienti da tutto il mondo, ed io volevo parteciparvi per fotografarli ed intervistarli. Mi piacerebbe venissi con me...-
- Uh? E che ci vengo a fare io?-
- Sarà una grandissima festa, e sono invitati anche i ragazzi! Siccome ci sarà davvero tanta gente, avevo bisogno di qualcuno che potesse aiutarmi a fare le foto.-
- Immaginavo ci fosse sotto qualcosa...-
- Eddai, ti prego! Ho anche chiesto ad Aki di vederci al centro commerciale per cercarti un abito adatto. Lei ha sicuramente più gusto di me e sarebbe capace di aiutarti.-
- ... E va bene, mi hai convinta. Certo che potevi dirmelo prima, però!-
- Perché, avevi altri impegni?-
- No, ma—-
- E allora non c'è problema! Vedrai, ti troveremo un vestito semplicemente perfetto!-

Ad Akane toccò assecondarla, non voleva che la sua amica ci rimanesse male... e poi, perché no? Sarebbe stata una domenica sera un po' diversa dal suo solito guardare la televisione fino ad accasciarsi sul divano.
Un po' era anche eccitata di vedere quali fossero gli avversarsi contro cui avrebbero dovuto sfidarsi Yusei e gli altri; non credeva che scavezzacollo del genere pronti a giocare a carte in sella alle moto fossero diffusi non solo a Nuova Domino, ma addirittura in tutto il mondo.
Chissà se anche lei era tra quelli prima di dimenticarsi tutto, o che anche solo fosse abituata a salire su una duel runner con qualcuno, magari proprio con chi le aveva dato il medaglione inespugnabile...
Di sicuro non era una domanda a cui avrebbe trovato facilmente risposta.

Lo stesso pomeriggio, le due si trovarono con Aki al centro commerciale e subito la rossa le condusse in un negozio che vendeva prettamente vestiti da sera, molto eleganti o più semplici e sobri.

- Avevi in mente qualcosa?- Le chiese.
- In realtà no... di solito sono abituata a pantaloncini e maglietta. Mi basta coprire il petto, ecco.-
- Ho capito.-

La ragazza non disse altro, e si addentrò nei meandri del negozio, seguita dalle altre in religioso silenzio. Iniziò ad ispezionare uno ad uno un sacco di modelli, ma trovare qualcosa di non troppo vistoso, adatto a lei e che soprattutto non fosse scollato risultò essere un'impresa.
Il primo candidato fu un tubino nero; si fermava poco prima delle ginocchia, aveva le maniche corte ed un colletto un po' alto, ma Akane lo scartò subito: era troppo stretto e scomodo, si sentiva costretta in quel... coso.
Passarono veramente tanto tempo a cercare qualcosa ed i cambi d'abito, dopo un po', alla poverina sembravano più di cento.
Altro tempo e tanti tentativi più tardi, dopo la decisione di dividersi e setacciare più velocemente gli appendiabiti, la testa scura di Carly sbucò da dietro uno di essi, mentre si agitava sventolando della stoffa gialla.

- ... Giallo?- La corvina sbiancò. Quel colore era un bell'azzardo.
- Su, provalo! Secondo me ti starà benissimo.-

Non ne era proprio convinta, ma pur di andarsene in fretta da lì entrò nel camerino per l'ennesima volta e lo indossò. L'abito, di tessuto leggero, era di un giallo pastello molto chiaro e per niente acceso o fastidioso da guardare.
La gonna, decorata in basso da una larga striscia nera ornata da ghirigori dorati, veniva mantenuta aperta dal sottogonna di tulle, scoprendo le ginocchia.
Un cinturone nero con fibbia dorata le si stringeva sui fianchi accentuandoli, mentre la parte superiore somigliava ad un soprabito; le maniche erano svolazzanti e raggiungevano il gomito, mentre la scollatura non era abbastanza profonda da scoprirle i tagli.
Su di lei faceva un effetto strano... ma piacevole. In effetti, contro ogni previsione, quel vestito le stava proprio bene; il giallo non era per nulla il suo colore preferito, però quella precisa tonalità si abbinava perfettamente al colore dei suoi capelli.
Quando uscì, sia Carly che Aki rimasero a bocca aperta vedendola così, suscitandole imbarazzo.

- È bellissimo su di te...! – Disse Aki. – Devi assolutamente prenderlo!-
- Aki ha ragione, cadranno tutti ai tuoi piedi domani.-
- N-Non è quello l'obiettivo!- Rispose Akane, stropicciandosi la gonna tra le mani ed arrossendo.

Alla fine, obbligata dalle amiche, decise di fare una pazzia e prenderlo, bastava uscire di lì, voleva solamente andare a casa in quel momento.

- Ti servono anche delle scarpe da abbinarci, non vorrai mica venire con quei... cosi.- Disse la rossa, alludendo ai suoi amatissimi stivali.
- Perché, cos'hanno di sbagliato?- Chiese lei, con tutta l'innocenza del mondo.
- Hanno che non ci stanno bene per niente... – Ribadì Aki. – Andiamo a cercare qualcosa di meno ingombrante, ti aiuto io!-

E per l'ennesima volta, dovette assecondare in silenzio. Quel giorno aveva capito una cosa: non era una tipa da shopping, fosse stato per lei sarebbe andata in giro sempre e solo con gli stessi abiti.
Iniziò anche a pentirsi di aver accettato l'invito a quella festa, ma chi glielo aveva fatto fare? Non era nemmeno una fotografa!
Maledetta lei stessa ed il suo farsi convincere tanto facilmente... iniziava a credere di essere un po' troppo buona. Era solo una serata in cui avrebbe dovuto fare delle foto a dei tizi che non avrebbe più rivisto, che senso aveva agghindarsi come una bambolina?
I suoi lamenti interiori vennero interrotti dalla vista di un paio di scarpe in lontananza; pur di far presto, quindi, si fiondò dritta in quella direzione, finché non le raggiunse.
Erano un paio di stivali lunghi circa come i suoi, anch'essi di colore nero ma molto più sobri, infatti non erano lucidi né pieni di fibbie e chiusi da lacci come delle normali snickers. Avevano anche un tacco non troppo vertiginoso di un giallo abbastanza simile a quello del vestito.

- Secondo voi possono starci bene?- Guardò prima Carly e poi Aki, alla ricerca di una conferma.
- Certo... i colori si abbinano perfettamente e tutto quel giallo viene bilanciato!- Disse la giornalista.
- Aki, tu invece che ne pensi?-
- Penso che Carly abbia ragione, non appesantiscono la tua figura come quelli che porti ai piedi.-
- Ho capito che non ti piacciono, ma basta insultare i miei bellissimi stivali...- Borbottò la corvina, fingendosi arrabbiata.
- Scusa, scusa, non deriderò più quegli zamponi.- La rossa le fece l'occhiolino.

L'epopea di Akane alla ricerca di un outfit da sera finiva così, con un vestito e delle scarpe dal colore dominante assurdo per i suoi standard; il giorno dopo si sarebbe presentata come tutta un'altra persona e non sapeva se quello potesse essere un bene. Lei era quella con gli abiti alternativi, che non portava cose del genere!
Tornata a casa, lo teneva tra le mani, guardandolo per l'ennesima volta.
Dai, uno sforzo poteva anche farlo, per una volta.


Angolo autrice

... SCUSATE.
Sono sparita per quasi un mese con questa storia, lo so. È che ultimamente ho avuto talmente tanti imprevisti e cali d'ispirazione che ho finito per metterci un casino a scrivere un capitolo pure leggermente più corto del solito.
In teoria l'uscita era stata programmata per la scorsa settimana, e ci stavo riuscendo, ma poi mi è salito un blocco del cazzo e, nello stesso momento in cui se n'era andato, il mio cane ha deciso di scappare, quindi ho perso un'intera giornata a correre avanti e indietro per il mio paese e nella campagna circostante alla sua ricerca. Con le infradito, al terzo giorno di ciclo e mi sono pure spaccata un'unghia.
E ovviamente non avendolo trovato ho pianto fino alle tre di notte, quindi altro tempo perso!
Per fortuna poi la mattina dopo è riuscito a tornare a casa da solo e stavolta senza farsi investire—

Okay, non ve ne frega niente della mia epopea, quindi parliamo del capitolo. Lo so, non è un granché perché è di passaggio (per questo mi scuso il triplo...), però abbiamo comunque qualche chicca: Akane ora ha un telefono!
Personalmente adoro i cellulari dei primi anni duemila, ognuno era diverso a modo suo e particolare, onestamente trovo molto più futuristici quelli che i modelli attuali. :')
Poi ha scoperto di saper risolvere il Cubo di Rubik, e di questo ne è felicissima perché sembra essere un passo avanti nel recuperare la memoria.
Siate felici con lei. Datele amore.

Sto anche diventando famosa(?) su Twitter (più o meno), infatti qualche tempo fa avevo seguito una tizia che poi si è messa a retwittare i miei disegni e sto salendo di followers, quindi se volete aggiungervi anche voi mi chiamo RosenGaldr. uwu
Pubblico per la maggior parte fanart di ygo (o a volte fire emblem), sennò c'è il mio account di disegno su instagram (distorted.platinum) dove metto anche disegni di OC.

Poi adesso vi racconto un'altra cagata delle mie: in un momento di noia ho ricominciato Tomodachi Life, mettendoci solo miei OC e qualche personaggio canon per accoppiarli, ed è venuto fuori che Artemis si era innamorata di Håkan, E SUBITO LE HO FATTO UN COCKBLOCK e poi sia Yuichi che Ryoko hanno un cappello a forma di testa di cavallo.
Avevo dimenticato quanto mi facesse ridere quel gioco, però la maggior parte delle coppie ancora devono formarsi perché i personaggi si ostinano a non fare amicizia, oof.

Vabbé, ho già parlato troppo, io vi lascio con il disegno che vi avevo promesso la volta scorsa più la seconda parte della reference di Akane, ciau! :D

Jigokuko
 


 

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Capitolo 9
*** 7 - Vetro scarlatto ***




7


Vetro scarlatto
 

E così, il fatidico giorno dopo era ormai lì ed Akane non aveva più tanta voglia di andare a quella festa; le erano saliti tutti i dubbi del mondo in una volta sola.

- Akane, per favore, esci dal bagno!- La voce di Carly si fece sentire al di là della porta.
- No... non vengo più. Mi sta male il vestito.-

Per un po', calò il silenzio e la ragazza pensò che l'altra se ne fosse andata, ma il suono della serratura che si sbloccava la fece ricredere. Una volta aperta la porta, la figura della sua amica entrò come un uragano, trovandola seduta sul pavimento con i capelli tutti scarmigliati ed i lacrimoni agli occhi.

- Scema, siamo in ritardo...!- La rimproverò, tirandola per un braccio in un tentativo di farla alzare.
- Carly, ma davvero mi stanno bene questi vestiti? Dimmi la verità...-
- Ma che domande fai? Certo che ti stanno bene, a te calzerebbe anche un sacco della spazzatura. – Nella sua voce, un'impercettibile nota di invidia. Akane era talmente carina... proprio tutto il contrario di lei. Finalmente, riuscì a tirarla su. – Come mai tutta questa insicurezza improvvisa?-
- Non lo so... non sono abituata a vestirmi così. Di giallo poi.- Il colore dell'abito rimaneva un chiodo fisso nella sua testa.
- Sai, in realtà nemmeno a me piace molto mettermi in ghingheri... non sono una tipa da ambienti altolocati o cose simili, ma un'umile e squattrinata giornalista che solo un anno fa viveva dentro la sua auto. – Mentre parlava, Carly iniziò a spazzolarle i capelli. – A questi eventi mi sento sempre fuori posto, perciò non devi preoccuparti, perché non sei sola.-

La più piccola si voltò, riuscendo a scorgere in modo nitido gli occhi grigi di Carly nascosti dietro quegli spessi occhialoni ed incontrare il suo sorriso.
Senza pensarci, l'abbracciò e la strinse forte a sé, come se non volesse mai più lasciarla andare. In quei giorni passati con lei, aveva imparato ad adorarla sempre di più; amava la sua allegria, la sua gentilezza ed anche la sua sbadataggine. La faceva sempre ridere e per questo era davvero contenta di averla conosciuta, non poteva chiedere compagna di appartamento migliore.

- H-Hey, ma che ti prende? Così arriviamo in ritardo...!- Balbettò l'altra, agitata a causa del gesto improvviso.
- Scusa... è che sono... contenta, ecco... di averti conosciuta. – Rispose lei, asciugandosi una lacrimuccia con il dito. – Sei la mia migliore amica!-

All'inizio, la giornalista si ritrovò ad arrossire confusa, ma appena ebbe unito tutti i pezzi del discorso, fu lei a stritolare Akane in un abbraccio.
Un legame di amicizia molto stretto non era mai stato contemplato nella sua breve esistenza; nessuno si era mai legato a lei in tal modo, a quella un po' sfigata che invece di pensare alle mode ed ai ragazzi aveva sempre preferito scattare foto e scrivere articoli.
Certo, da quando aveva conosciuto Jack Atlas quel secondo argomento era rientrato nei suoi pensieri, ma il giornalismo... quello sarebbe sempre rimasto il suo primo amore, e non c'era Re che potesse farle cambiare idea.

- Anche tu, Akane, sei la mia migliore amica!

Crow incrociò le braccia spazientito. Si guardava intorno e batteva il piede a terra dal nervoso, arrivando ad attirare l'attenzione di Aki.
Quella sera, la ragazza era bellissima nel suo lungo vestito rosso ed i guanti bianchi messi a coprire il Segno della Zampa del Drago, ma non era lì tanto per, infatti aveva accettato l'invito solamente al fine di capire i duellanti turbo.
Cosa sentivano, cosa li accomunava tutti, voleva anche lei entrare in sintonia con Yusei come aveva fatto Sherry. In quei pochi turni erano riusciti a conoscersi molto più di quanto avrebbero fatto a parole.
Aki voleva questo. Far risuonare anima e cuore al medesimo ritmo di quelli di Yusei.

- Che succede, Crow? Sei strano.- Domandò Ruka, preoccupata dal suo comportamento un po' insolito.
- Succede che: chissà dov'è finito quell'irresponsabile di Jack! Se scopro che ha sperperato per l'ennesima volta i nostri soldi per comprarsi un inutile ed assolutamente non necessario vestito nuovo lo strozzo con queste mani.- Rispose il rosso, aprendo e chiudendo le dita con rabbia. Rua non riuscì a far a meno di ridere.

Tutti quei flash le stavano facendo venire il mal di testa.
C'era un sacco di gente a fotografare il Team Unicorn e lei, piccola com'era, non era riuscita a riprenderli nemmeno una volta, e neanche Carly sembrava avercela fatta.
Ad un tratto, voltandosi sconsolata, riuscì a scorgere tra la folla Yusei, Aki, Crow, Rua e Ruka, ed iniziò a sbracciarsi per attirare la loro attenzione.

- Allora ci siete anche voi!- Disse Rua, correndo incontro alle due.
- Stai benissimo vestita così.- Sopraggiunse Rua, facendo arrossire Akane.
- G-Grazie...- Mugolò lei, dondolando un po' su sé stessa.
- Bruno e Jack non sono venuti?- Domandò Carly, guardandosi intorno alla ricerca di chi mancava, mentre ritirava su una spallina del vestito.
- Bruno ha detto di voler rimanere a casa per apportare i ritocchi finali al nuovo programma, mentre Jack... non lo sappiamo.-
- Stavate parlando di me?-

Tutto il gruppo si voltò al suono di una voce conosciuta: poco lontano, Jack aveva finalmente degnato tutti della sua presenza. Non aveva i soliti vestiti, ma Akane lo trovò ancor più ridicolo del solito con quel cappello piumato, il gilet e tutti quei ghirigori sull'intero completo.
Dovette tapparsi la bocca con la mano per non scoppiare a ridergli in faccia. Come faceva a mostrarsi tanto fiero, con quella roba esilarante addosso?
Con la coda dell'occhio, però, vide Carly imbambolata alla sua sola vista. Doveva cambiare occhiali, assolutamente.

- JACK! – Sbraitò Crow. – QUANTO HAI SPESO PER QUEL COMPLETO?- Il suo urlo fu così forte da far girare un gruppo di persone verso la loro direzione.
- Che importa il prezzo? Quando un abito è fatto su misura per il grande Jack Atlas acquista valore solamente ad essere indossato da me.- Tutto attorno a lui, giurò di aver visto dei brillantini fluttuanti come solo in un cartone animato succedeva.

La corvina prese ad indietreggiare per l'imbarazzo e si trascinò via la collega di fotografie tenendosela a braccetto. Meglio stare lontano da loro finché continuavano a dirsele di santa ragione.

- Facciamo delle foto, eh? Guarda, adesso il Team Unicorn è libero!-
Carly, finalmente, si risvegliò da quello stato di semi-trance e, fiutato lo scoop, subito si fiondò verso i tre ragazzi, rivolgendosi in primis a quello che sembrava essere il loro capo.
- Oh, ehm— saalve, io mi chiamo Carly e sono una giornalista, posso scattarvi qualche foto?-

Il duellante, ricevuto il consenso dei compagni, stette per accettare, ma non riuscì a spiccicare parola a causa di -letteralmente- una mandria di gente che investì la poveretta e l'allontanò da loro.
Fu sostituita all'istante da un'intera troupe televisiva che si avvolgeva tutta intorno ad una donna dai lunghi boccoli biondi, alta e con un abito color borgogna. Senza nemmeno preoccuparsi di ciò che aveva appena fatto, iniziò ad intervistare il Team Unicorn.

- Ma chi è quella stronza?- Domandò Akane, mentre aiutava l'amica a rialzarsi.
- Si chiama Angela. Crede di poter fare un po' tutto quello che vuole solo perché famosa, e se si tratta di ridicolizzare me, la questione si fa ancor più seria.-
- Si merita una lezione.- Disse, con un tono gelido.
- ... Eh? Che vuoi fare?- Carly la guardò. Sembrava tutta un'altra persona; i suoi occhi azzurri, di cui amava il colore, ora la stavano quasi spaventando.

La ragazza incrociò le braccia, rimanendo immobile a fissare quel parruccone di paglia che si atteggiava in modo un po' troppo frivolo per essere una giornalista. Ne osservava ogni dettaglio, dal più evidente al più insignificante.
Giunse ad una conclusione quasi all'istante.
Aspettò la fine delle domande e, non appena vide uno spiraglio tra cameraman e fonici, vi si infilò e raggiunse la donna da dietro, per poi picchiettarle con l'indice sulla spalla.
Quando lei si voltò, non esitò a tirarle un sonoro schiaffo in pieno viso, facendola rimanere allibita.

- Comportati meglio con i colleghi.

Angela fu sul punto di risponderle per le rime ma, visti i suoi occhi, si congelò, limitandosi ad inveirle addosso con le parole.

- Tu... stammi lontano! Qualcuno prenda questa pazza!

Il grido della bionda fu sufficiente ad attirare l'attenzione sia degli invitati presenti che dei poliziotti lì di guardia.
A quel punto, Akane fece ciò che le riusciva meglio di qualunque altra cosa: darsi alla fuga. Evitò degli uomini in divisa facendo lo slalom, per niente rallentata dagli stivali con il tacco, e riuscì ad allontanarsi da coloro che cercavano a tutti i costi di braccarla.
Vicino all'uscita, però, a causa di una leggera distrazione finì per scontrarsi contro quello che inizialmente le sembrò un muro di mattoni. In quello stesso momento, la fotocamera che teneva in mano scattò per errore una foto con il flash.
Stava per cascare all'indietro, ma venne tenuta in piedi da due mani che la sorreggevano per le spalle.
Esse risultarono appartenere ad un... ragazzo? Uomo? Il figuro indossava una tuta da motociclista blu con delle protezioni grigie; era altissimo, forse addirittura due metri, i capelli bluastri erano tirati all'indietro ed i suoi occhi erano completamente nascosti da un paio di grossi occhiali rossi a specchio, quindi in essi poteva solo vedere il suo faccione deformato e confuso.
Si fissarono -o almeno, lei era convinta che anche lui lo stesse facendo- per un lasso di tempo apparentemente infinito, immobili in quella posizione. Nello stesso momento in cui provò a prendere parola, il motociclista si autointerruppe e, invece di lasciarla andare, la tirò improvvisamente a sé, avvolgendola con le braccia.
Akane stava per urlare di essere lasciata, ma subito dopo, proprio accanto a loro, una gigantesca duel runner sfondò la vetrata e li sfiorò per un pelo. Se lei fosse stata lì, sarebbe stata sicuramente investita.
Alzò la testa e lo guardò nuovamente con le labbra dischiuse, sconvolta dall'accaduto.

- Stai bene?

L'uomo parlò. Aveva una voce molto particolare, profonda, quasi... finta? Ma al contempo estremamente naturale. Non capiva.
Chi era quel tizio strano? Voleva vedere i suoi occhi.
Non riuscì a rispondere, si limitò ad annuire e lui la lasciò andare.
Quel "magico" momento fu interrotto dalle urla e gli strepiti delle persone; un pazzo aveva appena buttato giù un finestrone con la sua gigantesca moto e nessuno dei due aveva battuto ciglio prima. Diceva cose deliranti, pretendeva che quel gala venisse interrotto perché "il Gran Prix non doveva diventare un evento mondano per ricconi".
La polizia lì presente -nel marasma riconobbe anche l'agente Trudge, il quale era stato dimesso dall'ospedale solo pochi giorni prima- adesso aveva lui come obiettivo, il violento schiaffo tirato alla giornalista ormai non valeva più nulla.

- Devi cogliere l'occasione e scappare, quando avranno finito con quel tizio ricominceranno a darti la caccia.

Il misterioso giovane la risvegliò dal suo leggero stato di trance toccandole una spalla con la mano. Lei si voltò a guardarlo, poi con gli occhi iniziò a cercare Carly, ma nulla, si erano separate nel momento in cui era corsa via ed il polverone alzatosi le impediva la visuale.

- La mia amica...! Non la vedo!-
- Sta sicuramente bene, nessuno si è fatto male.-
- Come fai a dirlo?!-

Invece di risponderle le afferrò il polso e la costrinse a seguirlo. Aveva una stretta forte e decisa, ma contemporaneamente delicata al punto da non provocarle il minimo dolore.
Suo malgrado, si fece trascinare per tutta la sala principale, poi per un corridoio e, furtivamente, riuscirono ad eludere ogni controllo. Mentre scendevano una rampa di scale, tutto l'edificio tremò e si sentì un boato fortissimo, poi più niente.

- C-cosa è stato?

Continuò a non risponderle finché non si ritrovarono nel parcheggio sotterraneo da cui era arrivata assieme a Carly. In giro riconobbe le moto di Yusei, Crow e Jack, assieme ad altre decine tutte diverse tra loro.

- Evoco Drago Rosa Nera!

Non appena Aki posò la carta sul duel disk, il drago prese vita e con i suoi rampicanti spinati frustò la moto che stava per venirle addosso, lanciandola con violenza di nuovo fuori dall'edificio e provocando un forte boato.
Yusei non riuscì a fare a meno di tirare un sospiro di sollievo, per fortuna non si era fatta male, anzi, aveva fatto in modo di mandare via quel pazzo, il quale in quel momento si era dato alla fuga con al seguito un'orda di poliziotti.

- Andiamo anche noi!- Urlò il moro, chiamando a raccolta i suoi amici.

Tutti e sei si riunirono e poi presero a percorrere la stessa strada che poco prima avevano fatto anche Akane ed il misterioso individuo. Infatti, giù nel parcheggio, li incontrarono.
Lo sconosciuto stava in piedi davanti a loro come a sbarrare la strada, mentre la ragazza si trovava a pochi metri da lui, ancora in uno stato confusionale.

- Chi sei?! Spostati, non abbiamo tempo da perdere.- Disse Jack, non prima di aver scoccato uno sguardo avvelenato verso Akane.

Lo superarono e fecero per correre via, ma l'uomo parlò ancora.

- È inutile.-
- ... Cosa?- Chiese Yusei, bloccandosi.
- Se vai là fuori e combatti contro Ghost, hai zero possibilità di vittoria. Ha poteri che neanche immagini.-
- Ma io devo combattere contro di lui. – Impercettibilmente, strinse i pugni. – È il mio compito.-
- Un modo di sconfiggerlo c'è, Yusei. Si chiama Accel Synchro.-
- Accel... Synchro?- "Ma di che parla?", si chiese.
- Duella contro di me, e lo proverai sulla tua pelle.-

Nonostante avesse gli occhi nascosti, quel sorrisetto lo etichettava all'istante come un tipo molto sicuro di sé, Akane lo notò subito.
Ma l'Accel Synchro cos'era? Un tipo di evocazione? Una nuova meccanica di gioco...?
Non restava che scoprirlo.

- Davvero lo lasciate andare così, voi due?! Non sappiamo quali siano le sue vere intenzioni, nemmeno lo abbiamo visto del tutto in faccia...!- Sbraitò Aki, stringendo la ringhiera di metallo tra le mani, rivolta a Jack e Crow, appena arrivati in sella alle loro moto.
- Aki, Yusei è capace di badare a sé stesso... se ha accettato c'è sicuramente un motivo valido.- Disse il rosso, scendendo dalla Blackbird.
- E poi, solo duellando potrà capire le sue vere intenzioni.- Si aggiunse il biondo.
- Ma—- La ragazza si voltò di scatto verso di lui, in un tentativo di replica.
- Sono sensazioni che solo i duellanti turbo possono comprendere.-

Ancora quel discorso. Le era subito tornata alla mente Sherry, la quale aveva detto le stesse identiche cose.
Perché sembravano voler discriminarla tutti? Per capire Yusei appieno era davvero l'unica via...?
Senza dire una parola, tornò a guardarli.
Anche Akane stava guardando quella specie di gara di corsa, ma più che limitarsi ad osservarli, li fissava immobile. Vedeva Yusei, sulla sua moto rossa, arrancare nel tentativo di emulare alla perfezione l'avversario.
La sua era blu scuro, tendente al viola, con alcuni elementi di un verde acqua molto intenso o argentati, mentre la parte superiore, dov'era seduto, era bordeaux; aveva una forma molto aerodinamica ed era costruita in modo che il guidatore quasi dovesse sdraiarcisi sopra per fendere ancora meglio l'aria e guadagnare più velocità possibile.
Magistrale, ecco com'era la guida di quel tizio. Anche il più ignorante in materia avrebbe capito che quella era la performance di un professionista.
Più Yusei accelerava, più l'altro lo superava, erano arrivati ad una velocità esorbitante a cui era quasi difficile assistere.
Ma la corvina continuava a vederli perfettamente ed a seguirli con gli occhi, finché il loro duello finalmente non iniziò per davvero.
Il primo turno fu disputato da Yusei, ed esso proseguì in modo... strano? O almeno, per lei.
Non capiva niente di Duel Monsters, ma a giudicare dai versi increduli emessi dai ragazzi dietro di lei doveva proprio essere così. Quel duellante aveva prima evocato due mostri chiamati "Synchro", poi la velocità con cui guidava la moto era cresciuta esponenzialmente, e finì per andare così forte da sparire ricomparire subito dopo dietro l'avversario, non più con due mostri, ma con uno solo, il quale sembrava ancor più potente dei precedenti.
Ne rimase estremamente affascinata: come aveva fatto? Era stato incredibile.
Il suo essere tanto misterioso arrivò al culmine nel momento in cui si era fatto sconfiggere piuttosto che lasciarlo distruggere.

- Perché hai attivato quell'effetto? Se non l'avessi fatto il duello sarebbe continuato!-
- Non era mia intenzione disputare un vero duello. Volevo solo mostrarti l'Accel Synchro.-
- Mostrarmi l'Accel Synchro...?-
- Devi superare i tuoi limiti, Yusei Fudo, o non sarai mai in grado di tenere testa a Ghost.-
- E come posso fare? Quella cosa con la moto... sei sparito, e poi riapparso!-
- Eheh... – Rise lui. – Pensi davvero che sia così gentile da spiegarti tutto?- Detto ciò, rise di nuovo ed accelerò di colpo, sparendo all'orizzonte.

- È sospetto, non mi convince.- Disse Jack, sollevando lo sguardo dal monitor della duel runner ed incrociando le braccia.
- A me non sembra cattivo...- Rispose Akane, voltandosi in sua direzione.
- Se è per questo anche tu rimani sospetta.-
- Ma lui... lui mi ha salvato la vita! Se non avesse rischiato di venire investito assieme a me quel pazzo mi avrebbe presa in pieno, un nemico mi ci avrebbe spinta sotto la moto, non allontanata!-
- Come posso fidarmi? È TE che ha salvato, chi me lo dice che non siete in combutta?-
- Noi non—-
- Smettila di sprecare fiato, non ti crederò mai!-

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Con una frase, tutta la spavalderia della ragazza se la diede a gambe, i suoi occhi azzurri si spalancarono e le guance pallide si inumidirono.
L'aveva fatta piangere, Jack Atlas era stato scortese al punto di farla scoppiare in lacrime.
Scansò gli altri presenti e corse via; voleva solo sparire. Mentre i gemelli la seguirono, Crow scoccò un'occhiata assassina al biondo e si accodò ai bambini.
Aki decise di rimanere per spiegare la situazione a Yusei una volta tornato.
Akane si rintanò dietro una colonna nel parcheggio sotterraneo, scivolò fino a sedersi sul pavimento e continuò a piangere.

- Hey... – Disse Rua. – Non piangere, dai.-
- Mio fratello ha ragione, non ne vale la pena.- Si aggiunse Ruka.
- Vorrei dire "lascialo perdere, è fatto così", ma capisco che può essere dura. Mi spiace che Jack ti tratti così male, Akane.- Continuò Crow, porgendole un fazzoletto.
Lei alzò lo sguardo, mostrandogli gli occhi arrossati e lucidi.
- Voi... anche voi mi odiate?- Tirò su col naso.
- Certo che no! Sei così simpatica e gentile, come potremmo?-
- Ben detto Rua! Per quanto riguarda noi due, sarai sempre nostra amica.-
- Siamo in tre, Ruka, non dimenticarti di me, eh. Vedrai, io e Yusei non appena saremo a casa daremo del filo da torcere a quello stupido, si pentirà amaramente di quello che ha detto. Ora però sorridi, non è bello veder piangere qualcuno.-


Nota riguardo la descrizione della Delta Eagle:

Lo so che non è fatta così, non sono scema.
Ma il suo design mi piace talmente poco che ho deciso di dargliene uno nuovo per questa storia, ispirato alla Kawasaki Ninja H2R, aka moto di serie più potente al mondo. Gli si addice, no?
Trovate un'illustrazione di essa più una bonus alla fine delle note.


Angolo autrice

Ma salve amici. Visto che brava? Non vi ho fatto attendere un altro mese per questo capitolo. uwu

Se riconoscete a chi ho rubato la frase d'entrata di Jack sappiate che vi amerò a vita.

Angela mi è sempre stata sulle palle, però non ho mai capito se facesse l'inviata in tv o scrivesse per un giornale e basta come Carly, non me lo ricordo— anche se non è così, facciamo finta che sia stata promossa(?) a reporter.

E qui appare Antinomy (ma facciamo finta di non sapere il suo vero nome), che... salva Akane!
Perché l'ha fatto? Chissà... ma almeno non l'ha fatta spappolare, quindi bravo An- no, spoiler!

Il duello tra lui e Yusei l'ho saltato a piè pari perché non mi va di scrivere cose superflue, se volete rivedervelo c'è l'episodio 74.

Ee niente, io vi saluto qua lasciandovi alle illustrazioni. Ciaoh.

Jigokuko

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Capitolo 10
*** 8 - Sono inutile? ***




8


Sono inutile?
 

Carly era furiosa, come non mai.
Quella mattina non aveva nemmeno preso la macchina ed a Poppo Time ci era andata a piedi, pesando ogni passo come se fosse un macigno, ma spedita come una velocista.
Perché nessuno poteva far piangere in quel modo Akane e farla franca, nemmeno Jack Atlas.
Ricordava bene quando, la sera prima, Crow l'era andata a cercare e poi le aveva spiegato a grandi linee cos'era successo. Allora l'aveva seguito fino a quel parcheggio sotterraneo, trovando la sua amica in lacrime, seduta a terra e circondata dai gemelli, Aki e Yusei che tentavano, inutilmente, di consolarla. Ma Jack non c'era, aveva preso Vortice della Fenice e se n'era andato a casa come se niente fosse, come se non avesse alcuna colpa.
Da lì, Akane non aveva smesso per un secondo di piangere, nemmeno per dormire, e sentirla singhiozzare tutta la notte ad un certo punto aveva fatto venire i lacrimoni anche a lei.
Odiava avere conflitti con le persone a cui teneva, ma era davvero stufa che una ragazza d'oro come la sua coinquilina venisse costantemente denigrata perché etichettata a "sospetta". Lui non la conosceva, non ci era stato a contatto per giorni interi.
Akane, nonostante a volte avesse atteggiamenti un po' fuori dalle righe, non avrebbe mai fatto male neanche ad una mosca. E ne aveva avuto piena conferma solo la sera prima, vedendola contenersi per dare quello schiaffo ad Angela.
La reazione della donna era stata fin troppo eccessiva; l'aveva colpita a rallentatore, chiunque se ne sarebbe accorto vedendo la scena. Se c'era riuscita lei, orba com'era...
Perciò, stavolta avrebbe messo da parte sia i sentimenti che la timidezza e lo avrebbe affrontato a viso aperto, anche a costo di tirargli una testata.
Spalancò la porta del garage e subito quattro teste tutte di colore diverso si voltarono in sua direzione. La giornalista scese le scale quasi di corsa e raggiunse Bruno, intento a mangiare del ramen istantaneo.

- Oh, ciao, Ca— – Si ritrovò davanti al viso la mano aperta della ragazza, con un mazzo di chiavi sopra. – ... chiavi? Cosa aprono?- La guardò, confuso.
- Casa mia.- Intanto, gli altri tre osservavano la scena, con altrettante domande in testa.
- E...?- Di solito per lui era facile elaborare le informazioni, ma lì la situazione si stava facendo proprio assurda.
- Devi andare a consolare Akane, è da ieri sera che continua a piangere. Non riesco a farla smettere...- Con le ultime parole, il tono di voce duro usato da Carly vacillò.

Il ragazzo dischiuse le labbra ed i due si guardarono negli occhi per un bel po'. Lei lo stava supplicando con lo sguardo.
Ci volle un profondo respiro perché si decidesse a prendere quelle chiavi, alzarsi dalla sedia e mollare lì il suo pasto. Cercò con gli occhi le iridi di Yusei e Crow, i quali risposero con un cenno di assenso. Al programma ci avrebbe lavorato in seguito.
Si mise il casco e salì in sella alla sua piccola e poco potente duel runner, per poi partire.
La giornalista intanto si era voltata verso Jack e gli aveva scoccato un'occhiataccia talmente potente che sembrava essere stata sparata da un cannone. Lo raggiunse e lo afferrò per un braccio, iniziando a trascinarlo fuori da Poppo Time. Nonostante si lamentasse e proclamasse di essere lasciato, si lasciò comunque condurre da lei.

- Che c'è?- Le chiese, distaccato, non appena si fermò.
- E me lo chiedi anche? Jack, hai fatto disperare la mia amica, perché la tratti così male?!- Disse lei, esasperata.
- Perché non mi fido, quante volte devo ripeterlo?-
- Questo non ti giustifica affatto! Anche lei è un essere umano con dei sentimenti...-
- Tu non capisci.-
- Sai, mi ricordavo di te come una persona migliore di così, e invece sei davvero come ti mostravi quando eri il campione della città.-

Stava per lasciar perdere ed allontanarsi, ma stavolta fu lui a trattenerla lì ed a costringerla a guardarlo in quei meravigliosi occhi ametista.

- Ancora, tu non capisci, Carly. Non riesci a comprendere quanto potrebbe essere pericolosa una persona che di sé non ha mai raccontato nulla? E se la sua presunta amnesia fosse solo una scusa? Se sotto a quell'aspetto apparentemente fragile ed innocuo si nascondesse un mostro?-
- Smettila... Akane non è un mostro.- Cercò di distogliere lo sguardo, ma le sue iridi erano magnetiche.
- Non ti rendi nemmeno conto che voglio solo proteggerti. – Jack Atlas che si abbassa a dire tanto? Stava sognando? – Saperti là, costantemente da sola con lei, mi manda su tutte le furie.-
- Jack...-
- Perderti ancora non è nei miei piani, sappilo. E soprattutto non per mano di una bambina sui trampoli.-

Lo disse con il suo solito tono quasi cattivo, ma quelle parole le aveva pronunciate nella più totale sincerità. Non voleva ferirla.
A dire il vero, era l'unica a cui non avrebbe mai avuto il coraggio di torcere un capello.
Carly si morse il labbro, incapace di dire altro. Si sentiva in colpa per aver lasciato battere così forte il suo cuore dopo l'ultima frase.
Stava facendo male ad Akane, amando Jack e sentendosi importante per lui?
Abbassò la testa, riuscendo finalmente ad interrompere quel contatto visivo capace di mandarla al macello, ed iniziò a singhiozzare. Subito le lenti degli occhiali si appannarono e le lacrime scesero lungo la sua pelle.
Jack tirò un profondo sospiro e le accarezzò piano la guancia, bagnandosi la mano.

- Smettila di piangere. – Si maledisse per averlo detto in modo rude, ma non sapeva affatto come parlare in tono più morbido. – Carly... basta.- Ancora niente, almeno ci aveva provato.
- Perché le cose devono essere così difficili...?-
- La vita è costellata di difficoltà, dovresti saperlo tanto quanto me.-
- E allora tu non aggiungerne altre!- All'improvviso, lei alzò la voce.
Il biondo la guardò un po' confuso.
- Scusa... – Mormorò. – Non volevo urlare. Però... però quello che penso è vero.-
- Continuerai a piangere se non mi fermerò di tormentarla? – Carly annuì piano. – ... Allora la smetterò. O ci proverò, almeno.-
- D-davvero?!- Subito, sembrò illuminarsi.
- Per chi mi hai preso? Sono il grande Jack Atlas, mantengo sempre le promesse!-
- Sarà meglio per te, o pubblicherò un articolo diffamatorio nei tuoi confronti!-
- Tanto non lo faresti mai.-

Aveva ragione, eccome se ce l'aveva. Rimaneva sempre impotente in fatto di azioni quando c'era lui, sembrava avesse il potere di stregarla con la sua sola presenza e di questo se ne pentiva, perché sapeva di non poter mai difendere Akane al cento per cento.
Sperava solo mantenesse davvero quella promessa.

Il cielo non era proprio bello, probabilmente entro sera avrebbe piovuto.
Che brutta giornata... e pensare che all'inizio quella mattina sembrava più o meno uguale a tutte le altre.
A parte il mal di testa; si era svegliato molto presto solo per quello e a quanto pare si era addormentato prima del ritorno degli altri, perché di quella storia ne era venuto a conoscenza solo al suo risveglio.
In realtà, non ricordava proprio nulla della sera prima, né quando fosse effettivamente andato a dormire.
Parcheggiò la piccola duel runner ed iniziò a salire le scale nel palazzo fino a raggiungere l'ultimo piano. Poi, arrivato davanti all'appartamento in cui abitavano Akane e Carly, usò le chiavi prestategli da quest'ultima per aprire la porta ed entrare.
C'era completo silenzio ed evitò di fare rumore per non svegliarla nel caso si fosse addormentata.
Prima andò in cucina senza successo, poi passò davanti alla porta del bagno ma era aperta e quindi vuota, finché non vide una sagoma seduta sul letto nell'ultima stanza.
Era senza dubbio Akane, l'aveva riconosciuta dai lunghissimi capelli bicolor che sciolti si spargevano su tutto il materasso. Era rannicchiata su sé stessa, circondata da fazzoletti usati e si stringeva le gambe con le braccia nascondendoci la testa dentro.
Addosso aveva un vestito giallo pastello dall'aria elegante ed i piedi erano nudi. Che non si fosse cambiata dalla notte prima?
Non sapeva esattamente cosa fare per attirare la sua attenzione; lei lo aveva chiaramente ignorato, perciò decise di "seguire il suo istinto".
Si sedette sul bordo del letto accanto a lei e, vedendola ancora immobile, l'abbracciò di colpo. Dopo alcuni secondi, la tirò lievemente a sé ed appoggiò il mento sulla sua testa.

- Mi dispiace tanto...

Sussurrò, accarezzandole i capelli.
Akane finalmente diede un segno di vita: tirò su col naso e tentò di chiudersi ancor più a riccio.

- Avrei voluto esserci per difenderti.

Un singhiozzo ed un lamento acuto. Stava per mettersi a piangere, di nuovo.
E dire che aveva appena smesso... cosa le stava succedendo? Perché l'aveva presa così male?
Normalmente aveva imparato ad ignorare le frecciatine di Jack ed anzi dargli pan per focaccia, ma quella frase, "non ti crederò mai"... davvero sembrava sospetta a tal punto?

- Akane, non c'è bisogno che tu pianga. Sono solo parole.-
- Allora perché mi fanno così male?- Alzò la testa, puntando gli occhi azzurri in quelli grigi di lui.
- È perché hai dato loro un peso. Sono state dette solamente per dare aria alla bocca.-
- Bruno, secondo te dico bugie...?-
- Beh, se mentissi saresti un'attrice straordinaria! Ma non lo credo affatto, tu sei sincera.-
- Non mi trovi sospetta, quindi?-
- Assolutamente no! Se fossi stata sospetta di certo non ti avrei raccolta dopo quella tua facciata contro il lampione!-

L'aspetto della ragazza in quel momento non era certo dei migliori: tutta la pelle del viso era arrossata ed umida di lacrime, l'area intorno agli occhi era gonfia assieme alle labbra ed il naso si era irritato per il troppo soffiare.
Da quanto tempo durava il suo pianto? Credeva che il "piange da ieri sera" detto da Carly fosse un'affermazione esagerata, ma a vederla gli sembrava fin troppo plausibile. Probabilmente non aveva nemmeno potuto dormire, considerando anche com'era vestita.

- Io... sarò sempre dalla tua parte, qualunque cosa accada. Siamo il Fantastico Duo degli Smemorati, no? – Vedere il suo viso tutto rosso illuminarsi per lo stupore e poi la sua testa fare su e giù in segno di affermazione lo fece sorridere. – Akane... però dovresti dormire adesso. Carly mi ha detto che non hai chiuso occhio.-
- N... Non è vero!- Replicò lei, con una punta di imbarazzo.
- Vorresti dirmi che hai dormito con questo addosso?- Le rispose, afferrando un lembo della gonna. In quel momento era sicuro che il rossore delle sue guance non fosse dovuto solamente alle lacrime.
- ... Sì.-
- Ecco perché secondo me non dici bugie. Non ne sei capace.- Assottigliò lo sguardo, mostrando un ghigno divertito.
- Antipatico!- Biascicò lei, stropicciando la stoffa tra le mani.
- Guardati, nemmeno riesci a parlare da quanto sei stanca. Su, dormi.-
- Mh... prima però devo cambiarmi, o rovinerò l'abito.-

Gattonò sul materasso in modo maldestro e, raggiunto il bordo, mise i piedi sul pavimento per andare verso il bagno.

- Comunque ti sta be—

Non fece in tempo a finire la frase: con uno slancio si alzò di colpo e l'afferrò avvolgendola con le braccia prima che cadesse a terra. Poi, la fece di nuovo sedere sul letto.
All'inizio pensò fosse solo stanca, ma guardandola cambiò idea: si era messa le mani nei capelli, aveva spalancato gli occhi ed ansimava rumorosamente.

- Akane, hey!

Provò a chiamarla, ma non venne affatto sentito.

"Sei inutile."
"Certo che non sai fare proprio nulla."
"Dammi una mano, muoviti."
"A cosa serv—" - Akane...-
"Non dimenticare..." - Akane.- "Intesi?!"
"Sei solamente stata in grado di" - Akane!- "Mi fai infuriare."

Tutto attorno era ovattato, le sembrava di essere in una stanza dalle pareti totalmente bianche ed insonorizzate, con il cuore che le martellava nelle orecchie.
Assieme ad una voce maschile, rabbiosa ma poco profonda, aveva visto ancora quel paio d'occhi grigio scuro, di quel colore che caratterizzava il cielo nel pieno di un temporale. Nubi tempestose.
Tutte le immagini avevano iniziato a vorticarle attorno, provocandole un mal di testa atroce come se avesse bevuto tutta la notte e si fosse svegliata in preda ad una tremenda sbornia.
Ma in mezzo al vortice, un altro suono estraneo che rompeva le frasi d'odio dette dalle iridi nerastre. Akane...
Il suo nome, giusto.
Bruno...! Certo, Bruno!
Stava sognando, vero? Quindi si era davvero addormentata di colpo?
No, non stava dormendo, quelle erano le sue solite allucinazioni accompagnate da dolori atroci. Routine, insomma.
Si sentì toccare la spalla e tutto svanì in un istante: ricomparvero la camera da letto ed il viso di Bruno, terribilmente preoccupato per il suo comportamento.

- Che ti è successo?!- Alzò la voce, pentendosene successivamente.
- Nulla, mi è solo... girata la testa.-
- Dimmi che non ti succederà più, per favore. Mi hai spaventato a morte.-

Lei scosse il capo.
Aveva lasciato perdere per un solo motivo: non farla irritare. Lo aveva capito quella volta in spiaggia, di non insistere troppo; se si fosse alzata e poi corsa via in quelle condizioni avrebbe solo aggravato la situazione.

- Te li porto io i vestiti, dove li tieni?-
- ... In bagno, sullo sgabello accanto alla vasca.-

Bruno annuì e, seppur riluttante, la lasciò sola. Ricomparve poco dopo con la maglietta a fiori ed i pantaloncini che costituivano il suo pigiama.

- Carini...- Disse, con una punta di ironia.
- Ah, non prendermi in giro!-
- E chi lo sta facendo?- Rise, passandole gli indumenti.
- Esci però.-
- Va bene, capo. Ma sappi che se ti sentirai ancora male entrerò, poco importa se sei nuda!-

Evitò l'occhiataccia ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. Mentre aspettava ci fu l'ennesimo, insolito, calo di tensione con tanto di sfarfallio di luci, ma non ci diede poi tanto peso. In ogni caso non era al primo posto delle sue preoccupazioni al momento.
Solo quando venne chiamato di nuovo dalla ragazza entrò nella stanza, trovandola cambiata. Fu davvero strano vederla con vestiti semplici, abituato com'era a quell'outfit tutto pelle, catene e fibbie. I capelli erano stati portati in gran parte davanti e non indossava nemmeno il choker.

- Hey, Bruno. – Mormorò, giocherellando con la coperta che le copriva le gambe. – Mi... mi faresti ancora compagnia?-
- Akane, – Rispose lui, tornando a sedersi nel punto dov'era stato fino a prima. – pensi davvero che ti avrei mollata qui da sola?-

Lei si limitò a sorridere timidamente ed ad afferrare un lembo della sua giacca, per poi appoggiare la testa contro il suo petto.

Carly rientrò a casa non molto tempo dopo. Si recò subito in camera da letto e trovò una scena a dir poco adorabile: Akane, addormentata, aveva letteralmente imprigionato Bruno tra le sue braccia, il quale poverino doveva stare seduto in una posizione scomodissima.
Quando la vide sospirò, rassegnato.

- Come sta?- Sussurrò la giornalista, avvicinandosi di qualche passo.
- Ora meglio, ma—-
- Aspetta, non parliamo qui. Vieni di là, così non rischiamo di svegliarla.-
- Va bene.-

Dopo essersi liberato da quella morsa letale, la raggiunse in cucina e si sedette al tavolo. La ragazza le offrì una tazza di tè e gli si accomodò di fronte.

- Non so come ringraziarti... solo tu riesci a tranquillizzarla, a quanto pare. Avete legato molto.-
- Forse è perché ci accomuna una situazione simile.- Ipotizzò lui, evitando al massimo ogni altro argomento.
- Io ho parlato con Jack, invece.-
- E scommetto che ti ha ignorata millantando la sua superiorità.-
- ... In realtà no, – A pensarci, deglutì, ma cercò di non darlo a vedere. – mi ha promesso di impegnarsi a cercare di non tormentarla più.- Sorvolò totalmente l'inizio del discorso, sarebbe stato imbarazzante.

Bruno era davvero sorpreso da quell'affermazione. Jack Atlas che ascoltava qualcuno? Fantascienza!

- ... Wow, mi stupisce. Spero si adoperi nel mantenerla, però.-
- Comunque, cosa mi stavi per dire prima riguardo Akane?-
- Ecco... – Si fermò un attimo, cercando le parole adatte. – Ha avuto un altro attacco.-
- CO— – Carly quasi urlò, ma si tappò subito la bocca. Non poteva rischiare di svegliarla proprio in quel momento. – ... come l'altra volta?-
- No, è stato leggermente diverso: stavolta respirava, ma molto rumorosamente, e si teneva le mani nei capelli come se provasse dolore. Poi, solo dopo averla toccata, si è calmata e ha iniziato ad agire come se niente fosse. – La ragazza si morse nervosamente l'unghia del pollice mentre ascoltava. – Dobbiamo riuscire a scoprire che cos'ha. Sono davvero preoccupato per lei...-
- Anche io lo sono, ma è davvero difficile estorcerle delle risposte quando le si domanda qualcosa. Cambia sempre argomento, o scappa. Per questo conto sul tuo aiuto.-
- Sono disposto a darti una mano, ma fa le stesse identiche cose anche con me... forse dobbiamo solo darle tempo per aprirsi.-
- Spero solo non si decida a parlare quando sarà troppo tardi, e che la sua non sia una strana malattia di cui non sappiamo l'esistenza.-

La conversazione tra i due non continuò troppo a lungo, Bruno finì la sua tazza di tè e salutò Carly, la quale lo ringraziò ulteriormente per l'aiuto fornito.
Rimasta sola, decise di farsi un bagno rinfrescante e nel mentre pensare alla giornata appena trascorsa: era partita veramente male, poi... poi l'incontro con Jack. Il suo discorso... ogni volta che ci ripensava il cuore iniziava a scalpitare e le sembrava di essersi immersa nella melassa.
Che sensazione strana e piacevole... e menomale che avrebbe dovuto rimproverarlo.
Successivamente il morale era caduto di nuovo a terra: sapere della crisi di Akane l'aveva davvero messa in allarme; non voleva che alla sua amica accadesse qualcosa di brutto.
Si asciugò i capelli e decise di andare in camera da letto per vedere come stava. Quando la vide in una posizione tutta scomposta quasi le venne da ridere.
Si avvicinò piano piano e notò che la maglietta del pigiama si era sbottonata, ma ciò che la colpì fu la pelle: era segnata da un taglio di cui non vedeva la fine, netto e preciso.
E ce n'era un altro, proprio sulla gola, molto lungo, evidentemente profondo ed irregolare.

- AKANE! – Urlò, in preda al panico. La ragazza si svegliò di soprassalto, guardandola in completa confusione. – Cosa sono quelle ferite?!-


Angolo autrice

Nell'anime non viene specificato, ma presumo che Bruno non ricordi le sue "trasformazioni" in Antinomy, infatti in quelle scene sembra sempre in una specie di trance, quindi ho deciso di implementare questa cosa anche qui.
In ogni caso, ricordo che questa storia si dissocia dall'originale, quindi prendete tutto quel che scrivo per buono. ;)

Hello. Allora, ho tanta roba da dire, ma prima partiamo con quella riguardo a questa storia, che magari è la più interessante: mi fermo per un po'.
No, non per mesi e mesi, tranquilli. Voglio solo finire il nuovo capitolo della mia storia originale perché l'ultimo aggiornamente risale ad inizio luglio, quindi voglio un attimo dare più spazio a Rosemarie, il suo bambino demoniaco, il cocainomane ed il nascondicadaveri.
Poi torno eh, una minipausa farà bene alla creatività. ;)

In cima alle cose off-topic abbiamo che HO UN PORTATILE NUOVO! Sì, mia madre ci ha messo ben due anni a comprarmene uno, ma siamo arrivati ad una conclusione a questa storia. Il mio vecchio andava benissimo, ma era del 2008 e di conseguenza windows 10 lo supportava solo a 32 bit. Lo strazio di non poter installare alcun programma... :)
Poi, ricordate la morte del mio mouse? Ho sistemato anche quello, gli ho cambiato i tasti ed ora è come nuovo. Chef kiss.

Riguardo alle mie fisse, ho finito di leggere il manga di AKIRA, capolavoro cyberpunk dai disegni e la storia assurdi. Ho trovato davvero tantissime somiglianze con 5D's, quindi vi consiglio caldamente di recuperarvi questa perla se vi sono piaciute le tematiche della serie. Quel pazzo di Kaneda è entrato nel mio cuore.
Tra le mie letture recenti c'è anche Berserk. Per anni lo avevo un po' bistrattato a causa di un roleplayer cringissimo che ruolava Gatsu dandogli una spada-pene (NON STO SCHERZANDO), ma poi mia zia mi ha letteralmente obbligata a leggerlo ed ora ci sono infoiata. Grazie.

Ee niente, per oggi ho finito.
Concludo con un ringraziamento speciale(?) all'amministratore di EFP suinogiallo per aver inserito "quasi tutti" tra la lista dei personaggi selezionabili, dato che "un po' tutti" era buggato.

Ciau!

Jigokuko

 

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Capitolo 11
*** 9 - Viva o morta? Lo stabilirà l'autopsia ***




9


Viva o morta? Lo stabilirà l'autopsia
 

Gli occhi grigi di Carly, così profondi che nemmeno le spesse lenti potevano nasconderli, le trasmettevano infinita preoccupazione.
La guardava in faccia, poi abbassava lo sguardo e subito tornava a fissarle il viso.
Inizialmente non comprese la situazione, rintronata com'era, ma poi si rese conto di avere una gran porzione di petto scoperta, così come la gola. Si alzò di scatto e si mise a sedere, impanicandosi.

- N-non guardare...!- Alzò le braccia, in un vano tentativo di nascondersi.
- Come posso non guardare, Akane?! Li hai visti quei tagli?-
- Certo che li ho visti...- Sospirò, arrendendosi e facendo cadere gli arti lungo i fianchi.
- Da quanto ce li hai?- Carly tentava di dosare per bene le parole, senza farla agitare troppo.
- Io... io non lo so... erano già lì...-
Da brava giornalista, la ragazza iniziò a mettere insieme tutti i pezzi, dalla visita medica, al choker onnipresente, al vestito necessariamente accollato.
- Perché me l'hai tenuto nascosto? E... per quanto prosegue quello sul petto?- Quest'ultima domanda la fece con una paura folle di vederla squarciata in due.
- Non volevo essere d'intralcio.-

Akane prese un profondo respiro e si sfilò la maglietta. Più il tessuto saliva e scopriva nuovi lembi di pelle, più gli occhi di Carly si sgranavano.
Quelle splendide iridi azzurre erano fisse su di lei, vuote. Come temeva, l'incisione proseguiva giù fino al pube, deviava a ridosso dell'ombelico e le sue braccia si estendevano quasi alle spalle.
Una perfetta "Y".

- Lo sai a cosa serve questo particolare taglio? – Tentò di dirlo in modo fermo, ma le tremavano le mani. – Per le autopsie, Akane.-
- A-autopsie?! – L'interessata balbettò, con gli occhi spalancati. – Io... io sono morta?-
- ... Per fortuna no, dato che stiamo parlando.-

La corvina si rivestì con dei movimenti meccanici, in pieno silenzio.
Non sapeva cosa dire, né cosa fare, era completamente sconvolta da quella notizia. Chi aveva avuto il coraggio di affettarla come si fa con i cadaveri?
Lo stesso che le aveva fatto quel taglio tutto frastagliato sulla gola?
Si morse il labbro, tenendo la testa bassa. Osservava le sue mani tremare, la paura crescere.
Le veniva ancora da piangere, il mistero sul suo passato continuava ad infittirsi sempre più e lei non riusciva a fare alcun passo avanti e scoprire cose nuove di sé. Ogni cosa sembrava inutile, ed ormai stava pensando che non sarebbe mai arrivata a capo di tutta quella storia; avrebbe sopportato per la sua intera vita quelle visioni allucinogene ed aspettato che le sue ferite si richiudessero -anche se ne dubitava-.
Si asciugò gli occhi con il dorso della mano e si distese nuovamente nel letto, in posizione fetale e con la coperta tirata fin sopra le spalle. Poi guardò Carly, la quale era rimasta lì ad osservarla in apprensione.

- Carly... promettimi una cosa. – Dichiarò, a bassa voce. – Non dirlo a Bruno.-
- Eh? E perché no? Vuoi dirglielo tu?-
Lei scosse il capo.
- Se lo venisse a sapere si preoccuperebbe ulteriormente per me, non voglio essergli d'intralcio, deve aiutare i ragazzi con le moto in vista del Gran Prix, e se dovesse costantemente starmi dietro rischierebbero di non essere pronti in tempo.-
- Ma è qualcosa di importante...! Non eravate un duo? Le informazioni vanno condivise.-
- Lui... pensa troppo a me. Se questi tagli, la mia perdita di memoria, portassero a qualcosa di pericoloso... non voglio che ne rimanga coinvolto. In realtà, non volevo coinvolgere nemmeno te, Carly.-
- Ormai l'hai fatto— anzi, mi sono coinvolta da sola! Manterrò il segreto, però sappi che ti starò accanto nonostante tutto ed avrò il diritto di rompere il silenzio qualora dovesse succederti qualcosa. Chiaro?-
- Immagino di non avere scelta...- Spostò lo sguardo da un lato, evitando di guardarla in faccia.
- Esatto! E ora dormi, stanotte non hai chiuso occhio.-
- Va bene, capo.-

Ed effettivamente riuscì a dormire, iniziando quel tardo pomeriggio e svegliandosi il mattino dopo, in tempo per andare al Cafe La Geen.
Come al solito, lasciò dormire la sua amica, si cambiò gli abiti in bagno e senza aver fatto colazione uscì di casa, pronta per una nuova giornata di lavoro.
Durante il tragitto le piaceva molto prendersi del tempo per pensare e quella volta non fece eccezione. Dopotutto, di cose ne erano successe veramente troppe in poche ore.
In primis, ancora pensava a quel duellante senza nome né sguardo, a quando l'aveva salvata, sia dal pazzo con la moto sia dai poliziotti. Il modo in cui l'aveva stretta a sé, come se non volesse lasciarla andare per nulla al mondo, era stato quel gesto a fargli guadagnare fiducia da parte sua.
Lui era buono, lo sapeva, e nemmeno quel cretino di Jack Atlas avrebbe potuto farle cambiare idea.
A ripensarci, perché aveva pianto per così tanto a causa sua? Non se lo sapeva spiegare, e stranamente gli altri ricordi della serata erano vaghi, come immersi nella foschia, fino all'arrivo di Bruno non ricordava quasi niente.
Non comprendeva nemmeno come quel ragazzo riuscisse a calmarla con solo qualche frase ed un abbraccio. Lo avevano fatto anche Carly, Crow, Rua, Ruka, ma nulla.
Anche di lui si fidava parecchio, proprio per quello non voleva che sapesse delle sue ferite; l'avrebbe spaventato, forse si sarebbe allontanato da lei... oppure il suo grado di preoccupazione sarebbe schizzato alle stelle.
Doveva rimanere un segreto, e tale sarebbe stato fino alla fine.
Quando aprì la porta in vetro, il suono del campanellino venne rapidamente sovrastato da un urlo.

- Ti sembra il modo di presentarti, Akane?!

Non aveva mai sentito il suo capo arrabbiarsi, ed ora stava sgridando lei!
Iniziò a guardarsi intorno, spaesata, alla ricerca di una risposta sensata.

- Io—-
- No, è inutile che provi a scusarti, questo tuo comportamento è inaccettabile.-

Le venne un nodo alla gola.
Che fosse venuto a sapere dello schiaffo tirato alla giornalista due giorni prima? Effettivamente quando glielo aveva dato non aveva fatto caso ad eventuali telecamere nei dintorni, ma era altamente probabile l'avessero filmata, quella donna lavorava per la tv!

- È che An—-
- Non ti sei presentata al lavoro ieri, e non hai nemmeno risposto a chiamate e messaggi, il tutto senza dare un avvertimento in anticipo.
Sarai qui da poco, ma le regole vanno rispettate e questo è un comportamento gravissimo, da te non me lo sarei mai aspettato, Akane.
Ieri non c'era nemmeno Stephanie e ho dovuto fare tutto da solo. Cosa ho assunto a fare due cameriere?!-

La ragazza schiuse le labbra, realizzando. Che idiota, avrebbe dovuto pensarci subito; davvero le importava così poco del suo lavoro?
Il giorno prima non aveva dato alcuno straccio di notizia di sé perché troppo occupata a piangere per un motivo inutile, aveva completamente ignorato tutto ciò che le stava intorno ed ora ne stava subendo le conseguenze.
Abbassò il capo, mortificata.

- Mi... mi dispiace, davvero. Ho avuto una domenica difficile.-
- Non mi importa se la domenica ti sei sbronzata al punto di andare in coma etilico, ieri saresti dovuta venire a lavorare, anche su una barella.-
- Non è come pensa lei—-
- Hai anche il coraggio di rispondermi indietro? Non ti facevo così sfacciata. Ora dimmi, cosa dovrei fare con te? Licenziarti?-
Akane si morse il labbro, trattenendo un insulto.
- ... Ha ragione, non avrei dovuto rispondere così. È tutta colpa mia, non succederà più.-
- È ovvio che non succederà un'altra volta, questo non è più il tuo posto di lavoro.-
- Eh, ma perché?! Sono sempre stata attenta e mi sono impegnata al massimo! Per quale motivo ora vuole togliermi il posto?-
- Perché non posso fidarmi di te.-

"Non posso fidarmi di te".
Fiducia.
Non si fidava di lei.
Un'altra persona non si fidava di lei.
Cosa cazzo è la fiducia?
Era una maledizione, la sua?
Sembrava così inaffidabile?

Strinse i pugni fino a tremare. Non voleva reagire.
Sapeva che se l'avrebbe fatto, non sarebbe finita bene. Era una strana sensazione, ma doveva assecondarla.
Perché se nemmeno lei si fidava di sé stessa, chi mai avrebbe potuto farlo?
Fece per girare i tacchi ed andarsene, ormai era inutile stare a replicare; in quanto suo capo, poteva decidere di fare ciò che voleva e lei, essendo una misera dipendente alle prime armi, non poteva dire nulla, solo accettare gli ordini.
Quando si voltò, nello stesso istante entro nel bar un uomo. Non era molto alto, né di bell'aspetto; i capelli neri erano tagliati molto corti, portava un paio di occhialoni dalla montatura scura e doveva essere sulla trentina.

- Credo di aver udito per caso una conversazione poco piacevole.- Disse, grattandosi il mento con pollice ed indice.
- Mi scusi, purtroppo la mia dipendente non è stata professionale. Non accadrà più, l'ho licenziata.-
- Proprio per questo sono intervenuto! – Alzò la voce, afferrando Akane per un braccio. – Non la può licenziare così su due piedi, signore. Consideri bene i suoi sentimenti: vengo qui spesso ed Akane è sempre stata cordiale e brava nel suo lavoro, se glielo toglierà così subirà sicuramente gravi perdite.
L'altra cameriera non è al suo livello, mi creda, questa ragazza può facilmente diventare la sua punta di diamante.-

La diretta interessata rimase totalmente sbalordita da quel cliente: teneva così tanto al servizio di una completamente inesperta come lei? Perché mai? Cos'aveva di tanto speciale?

- Le dia un'altra possibilità, la clientela ne sarebbe felice.-
- Mh... – Il capo rimase zitto qualche secondo, rimuginandoci sopra. – E va bene, ma questa è la tua ultima chance, Akane. Intesi?-
- L-La ringrazio. Non accadrà più, glielo prometto!-

Lei fece un inchino e successivamente si andò a cambiare.
Certo che l'aveva proprio scampata bella, chissà cosa le avrebbe detto Carly se avesse perso il lavoro... probabilmente l'avrebbe sgridata per i successivi tre giorni e poi etichettata come "irresponsabile".
Che dire, se lo sarebbe meritato.
Quando tornò dal camerino con la divisa addosso, non ci pensò due volte ad iniziare immediatamente le sue mansioni, iniziando proprio dal cliente che l'aveva "salvata".

- La ringrazio infinitamente, questi glieli offro io. – Nelle precedenti settimane l'uomo prendeva sempre il solito: brioche al cioccolato e cappuccino, perciò aveva deciso di regalarglieli. – Spero siano di suo gradimento.-
- M-Ma no, non posso accettare, davvero!- Rispose lui, in evidente imbarazzo.
- Senza di lei ora non avrei nemmeno un lavoro, mi sembra il minimo regalarle la colazione.-
- Sei una ragazza veramente dolce e gentile...-

Akane rispose con un sorriso e rientrò, aspettando altri clienti. Il resto del turno lo passò tranquillamente, e pian piano il clima di tensione tra lei ed il suo datore di lavoro si affievolì fino a sparire, e a fine giornata era già tutto come prima. Addirittura si scusò con lei per essere stato tanto rude e non averle dato il tempo di parlare!
Sapeva quanto in realtà quell'uomo fosse buono, per quel motivo si era spaventata a morte vedendolo così arrabbiato... ma alla fine aveva capito il perché di quella collera, dopotutto la colpa era sua.
Quel "non posso fidarmi di te", però, se l'era legato al dito.

Indossò i suoi normali vestiti, salutò come di consueto e si avviò ad attraversare la strada. Voleva proprio raccontare ai ragazzi la sua disavventura di inizio turno, e poi il giorno prima Bruno le aveva detto che anche Yusei e Crow erano molto preoccupati per lei, quindi una visitina per dire anche solo "hey, sono ancora viva, state tranquilli!" non avrebbe fatto male.
Quando aprì la porta del garage iniziò a sentire un vociare ed immaginò fossero lì anche Aki ed i gemelli, ma quando scese le scale la realtà era ben diversa: per primo vide Crow stravaccato su uno dei divani, Jack dalla parte opposta assieme a Yusei e poi una duel runner tutta bianca e rossa che sembrava un cavallo, Bruno accovacciato a terra mentre ci metteva mano ed in piedi una donna. Era vestita di bianco e aveva lunghissimi e lisci capelli biondi, quando si girò verso di lei notò anche un paio di occhi verde smeraldo molto intensi... a giudicare dalla fisionomia del volto sembrava straniera.
Chi era quella tipa?

- Oh? Ciao, Akane!- Crow si mise composto in fretta e furia e la salutò con un gesto della mano, seguito a ruota da Yusei e poi da Bruno, il quale finalmente la degnò di uno sguardo. Jack si limitò a darle una breve occhiata.
- Ciao a tutti, e a...?- Mostrò un sorriso di circostanza, poi guardò la donna, in attesa di una risposta.
- Sherry LeBlanc, piacere.-

Le si avvicinò a grandi falcate e si strinsero la mano. In quello stesso istante, entrambe sentirono una leggera scossa attraversare la loro pelle e rimasero immobili per qualche secondo.

- Oh, scusa, la tuta avrà caricato la mia mano di energia elettrostatica.-
- N-non fa niente—-

Akane agitò le mani, e lo sguardo serio della bionda la fece sentire ridicola. Non le piaceva quell'atteggiamento stoico che mostrava.
Sherry si avvicinò alla moto bianca e si chinò accanto a Bruno, ormai ci stava trafficando da un po'.

- Allora? Hai scoperto qualcosa?- Gli chiese, sfiorando la carrozzeria con le dita.
- Sì, ho capito che è un problema della centralina, per questo oltre al duel disk non funzionante ha iniziato a dare tutti questi errori ed i fari non si accendono più.-
- È risolvibile, vero? Non posso rimanere senza duel runner proprio ora che il Gran Prix è imminente.-
- Certo, ma potrei metterci un bel po'... non è così facile sistemarla: risolto un problema ne salta sempre fuori un altro, e per giunta ogni moto è diversa.-
- Dannazione, ed io che pensavo di sbrigarmela in un pomeriggio... ed ora come torno a casa?-
- Su questo non devi preoccuparti, posso accompagnarti io o uno di noi tre.-

La corvina smise di ascoltare la conversazione ed essa diventò come un irritante ronzio alle sue orecchie. In quel momento si sentiva terribilmente fuori posto; tutta la sua voglia di raccontare le sue peripezie ai ragazzi era svanita in un istante a causa della sola presenza di quella donna.

- Hey, Akane. – Una voce familiare la destò dai suoi pensieri, facendole alzare lo sguardo e puntarlo contro quelli grigi del meccanico. – Ti va di venire a vedere? Ti spiego come si aggiusta una centralina! Sai, non è facile, ma potresti capi—-
- ... No.-
- Come mai?- Lui sbatté le palpebre, confuso da quella risposta secca.
- Sono... stanca, oggi ho lavorato molto. Torno a casa.-
- Ah... va bene. A domani allora, magari potrai vedere la duel runner di Sherry in azione, è un fulmine!-

Lo ignorò, risalì le scale ed uscì dal garage.

- Mi sa che hai fatto un casino.

La frase di Crow spezzò quel silenzio imbarazzante creatosi.

Carly quel pomeriggio aveva deciso di dare un'occhiata alle foto che Akane aveva scattato due sere prima. Quelle fatte da lei le aveva già passate all'editore il giorno prima, mentre quelle dell'amica le aveva completamente dimenticate.
Non che fosse un problema, mentre le scorreva una ad una nella cartella del pc scoprì che erano una peggio dell'altra – forse avrebbe dovuto spiegarle meglio il funzionamento di una macchina fotografica prima di mandarla allo sbaraglio ad un evento tanto importante.
Stava per abbandonare tutto e spegnerlo, quando uno scatto attirò la sua attenzione: la foto era più mossa -per quanto potesse esserlo- delle altre, ma poteva scorgere abbastanza chiaramente una figura maschile dalla stazza imponente e vestita di blu, con il volto quasi totalmente oscurato dalla luce del flash riflessa su quelli che sembravano degli occhiali rossi.
La osservò per un po', cercando di capire chi fosse, finché non le venne un'illuminazione: era stato per un secondo, ma quando Akane era fuggita, l'aveva vista assieme ad un uomo molto alto che l'aveva tirata a sé, poi quel pazzo in moto aveva sfondato la vetrata ed entrambi erano spariti nel marasma.
Effettivamente, indossava una tuta blu e degli occhiali rossi... ma chi era?
Decise di stampare la foto per non perderla -una sicurezza in più, era già capitato troppe volte che il suo computer eliminasse file a caso- ed aspettare che l'amica tornasse a casa dal lavoro.

Qualche minuto dopo, ecco che la porta di casa si sbloccò e vide la corvina entrare strascicando i piedi.

- Akane, – Si alzò in piedi la giornalista. – guarda qui!-
Le andò in contro, dandole la foto. La ragazza però la strappò in due pezzi senza averla nemmeno guardata.
- Ma che fai?!-
- ... Eh? – Abbassò lo sguardo, ritrovandosi la carta in mano. – ... Ah! Oddio, mi dispiace, non volevo! Ero sovrappensiero... ma cos'è?-
Carly se la riprese e, dopo averla riassemblata con lo scotch, la posò sul tavolo.
- È l'ultima foto che hai fatto l'altra sera... chi è questo qui?-
Akane la riprese in mano e se l'avvicinò al volto, studiandola.
- Non ho idea di come si chiami, ma è un duellante formidabile: usa un'evocazione chiamata "Accel Synchro"... ha sfidato Yusei in un duello assurdo.-
- "Accel Synchro"? Mai sentita una roba simile... sarà un nemico?-
- No! Sono sicura al cento per cento che non lo sia, mi ha salvato la vita! Senza di lui sarei stata schiacciata da quella duel runner impazzita!-
- Un tizio ti salva... e poi sfida Yusei? Mi domando chi sia, sembra una persona interessante. E chissà, un buon marito per te!-
- Ma che dici?! Non so nemmeno come si chiama, né l'ho visto in faccia!-
- Eddai, scherzavo... – Ridacchiò. – Che ne dici di trovargli un soprannome, allora? Così non dovremo sempre chiamarlo "coso" o "quello che ti ha salvato".-
- Un soprannome...? Non saprei quale dargli, sinceramente.-
- Beh, può essere qualcosa che ti ha colpito di lui. Avrete pur parlato, no?-
- Sì... aveva una voce strana: profonda, pacata ma gentile. Era anche taciturno, non rispondeva mai alle mie domande e si limitava a trascinarmi in giro preoccupandosi che lo seguissi. La prima cosa che ho visto di lui è stata quel visore scarlatto che rifletteva il mio faccione confuso.-
- Mh... "quello con la voce figa"?-
- Troppo lungo... idea! Che ne dici di "Dark Glass"? È tenebroso, un po' oscuro... e quegli occhiali sono il suo unico tratto facciale.-
- "Dark Glass"? Mi piace, sembra un supereroe!-
- Speriamo lo sia, allora.-


Angolo autrice

MI TRAVOOOOLGEEE E MI SCONVOOOOOLGI
POI MI ASCIUGHI E SCAPPI VIA
... Ok scusate, mi ricompongo.
Colpa di una mia amica che mi spamma i Negramaro.

MA CIAO. Giuro che non scherzavo quando avevo detto che non sarei sparita per mesi, e invece... :')
A volte, il destino sa essere bizzarro. (Cit. Me stessa)

Comunque, parlando della storia: Akane ha i tagli da autopsia, sì, e ha pure fatto un casino.
Ringraziamo quel tipo diversamente bello che le ha salvato il culo, sennò poi chi li sentiva Carly e Bruno.
È apparsa pure Sherry (QUEEN), e lei ci è rimasta male. Chissà perché.

Ho anche scritto una nuova storia divisa in due parti che trovate nel mio profilo, un what if incentrato su Antinomy.
Il prossimo ed ultimo capitolo esce domani, ci terrei leggeste questa storia perché mi sono impegnata molto a scriverla e mi piacerebbe sapere un parere. :)

E nulla, io vi saluto qui, alla prossima! :D

Jigokuko

 

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Capitolo 12
*** 10 - Pattini a rotelle e (non) appuntamenti ***




10


Pattini a rotelle e (non) appuntamenti
 

Bruno era appena tornato al garage dopo aver accompagnato Sherry a casa. Gli aspettava una notte carica di lavoro, e di ciò ne era estremamente entusiasta; lavorare su una moto che non fosse la Yusei Go, la Blackbird o Vortice della Fenice lo mandava su di giri – se avesse potuto, avrebbe volentieri messo mano su tutte le duel runner di Nuova Domino ed oltre.
Aggiustare una centralina richiedeva un enorme impegno ed era sempre difficile capire completamente quella di un modello su cui non aveva speso più di mezza giornata, ma confidava di potercela fare almeno per il pomeriggio successivo: Yusei si era anche offerto di dargli una mano, quindi le speranze erano alte.
Per quanto fosse bravo nei motori o nell'informatica, però, una cosa non aveva compreso di quel pomeriggio: la frase di Crow.
Che intendeva con "hai fatto un casino"? Detto subito dopo che Akane se n'era andata poi...
Nel momento in cui lo disse non ci aveva fatto troppo caso, ma gli tornò subito alla mente mentre tornava a casa, perciò decise di chiederglielo direttamente, con tutta l'innocenza -o stupidità- del mondo.

- Crow, in che senso avrei fatto un casino?-
Il rosso quasi si affogò con l'acqua che stava bevendo.
- Eh? Ma sei scemo, Bruno?-
- Cosa ho detto di male?! Spiegamelo, per favore.-
- Hai offeso quell'adorabile cameriera. Non posso crederci che hai davvero pensato fosse stanca.-
- Io... non ci ho fatto caso, credimi. Forse perché ero assorto nelle riparazioni— e come mai si sarebbe dovuta offendere, scusa?-
- Dimmi una cosa: cos'è per te Akane?-
- Mh... – Esitò un po', preso alla sprovvista, poi si decise a rispondere. – Una cara amica, qualcuno con cui ridere e scherzare... mi piace stare in sua compagnia, niente di più.-
- Io credo che lei ti veda in modo diverso... o forse mi sbaglio. Si è ritrovata totalmente spaesata e tu sei stato il suo primo appiglio, è chiaro come il sole che ti veda come una sorta di riferimento. Può anche darsi ci sia di più; se non è già successo, potrebbe iniziare a provare qualcosa per te, vedi di non farla soffrire.-

Bruno ci ripensò più e più volte durante tutto il tempo speso a riparare la moto di Sherry. Quindi c'era una possibilità che Akane potesse innamorarsi di lui? Che scemenza... lei si comportava allo stesso modo con tutti, e loro erano un duo il cui unico obiettivo era recuperare i ricordi di entrambi.
Un'ipotetica relazione avrebbe potuto mandare tutto all'aria. E a lui non piaceva in quel senso, rovinare un rapporto come il loro sarebbe stato da stupidi.

- Lei è Vianey, mia nipote. Si è appena trasferita a Nuova Domino e da oggi lavorerà assieme a voi.

Akane e Stephanie quella mattina si erano ritrovate una sorpresa inaspettata: una ragazzina.
Era piccolina, aveva capelli verde scuro tagliati a caschetto e occhi di un viola intenso, un filo di trucco sul visetto sorridente ed uno smartphone pieno di stickers in mano.
Non avrà avuto più di sedici anni.

- Piacere di conoscervi!- Esordì lei, facendo un piccolo inchino. La divisa da cameriera che indossava era uguale a quella di Akane con la cravatta, ma la gonna leggermente più lunga e le scarpe erano quelle in dotazione, mentre le gambe snelle venivano fasciate da delle parigine bianche.
- Sapete, lei è una famosa sui social network... ha l'influenza o come si dice— ci aiuterà a pubblicizzare il locale su internet, non è fantastico?-

Le due annuirono all'unisono. Nessuna ci capiva qualcosa di quella roba: Stephanie non sapeva nemmeno accendere un computer, mentre la collega aveva sentito parlare di roba talmente complicata da Bruno e Yusei che il solo vedere qualcosa di vagamente simile ad un pc le provocava il mal di testa. In una parola: negate.

- Ragazze, ci facciamo un selfie tutte insieme? Come primo post sarebbe perfetto: mostrare delle cameriere carine attira un saaaacco di gente!-
- Post? Selfie? – La corvina sgranò gli occhi, totalmente allo sbaraglio. – Cos'è questa roba?-
- Akane, certo che sei proprio scema: un selfie è un autoscatto, come quella orrenda foto tutta mossa che hai come sfondo del telefono. Un post è... è... cos'è un post?- Disse la castana.
- Anche tu cadi dal pero, Stephanie!-
- Siete proprio da antiquariato, voi due! – Ridacchiò la -forse- più giovane. – Non preoccupatevi, ci penserò io, ora venite qui e facciamo questa benedetta foto.-

C'era poco da dire, la nipote del capo aveva un bel caratterino e sapeva come prendere facilmente le redini della situazione; infatti, per quello scatto impegarono diversi minuti ed infinite prove. Doveva essere assolutamente perfetto a detta sua, o non avrebbe raggiunto affatto il pubblico desiderato da suo zio.
Motivo per il quale quella mattina avevano iniziato più tardi, ma all'uomo non era sembrato importare affatto... allora credeva davvero alle potenzialità dei social network.
Mentre spazzava il pavimento, Akane pensava sarebbe servito a poco e niente pubblicizzare il locale su internet; da quello che aveva visto alla televisione, a fare successo solitamente erano le top model o i duelli, e loro non avevano né l'uno né l'altro... sperava solo che al capo non venisse l'assurda idea di farle mettere in bikini od in generale svestire ulteriormente.
Mica voleva far prendere un infarto ai clienti con le sue orribili ferite!
Un improvviso schiamazzo proveniente da fuori la spaventò a morte, stessa reazione quella di Stephanie, ed entrambe corsero all'uscita del bar.

- J-Jack Atlas?!

Vianey non era riuscita a non urlare quando, uscendo, si era ritrovata quel tizio alto, biondo e bellissimo seduto ad uno dei tavolini esterni, in attesa di una cameriera.
L'ex campione della città andava a prendere il caffè da suo zio e non le era mai stato detto?!

- Tu... tu sei Jack Atlas, vero? I-in carne ed ossa?- Si stropicciò gli occhi, ancora stralunata.
- Ma certo, e chi sennò? Nessuno può imitarmi!-
Akane, sulla porta, non riuscì a trattenere un "e menomale" sottovoce.
- Oh, mi spiace, dovrei darle del lei...! Che... che cosa vuole ordinare?-
- Il solito.-
- Mi perdoni... quale sarebbe "il solito"?-
- Il tuo capo lo sa, digli che sono qui.-
- S-subito!-

La ragazzina corse dallo zio, prese l'ordinazione e la portò al cliente.

- Posso chiederle una cosa?- Tremava, con il cellulare stretto tra le mani.
- ... Dipende.- Mentre sorseggiava il caffè, Jack le rivolse una fugace occhiata.
- Mi chiedevo se... potessi farle una foto mentre sta bevendo il nostro Montagna Occhi Blu.-
- E perché mai, scusa? La mia immagine costa!-
- La prego...!-
- Assolutamente no.-
- E quanto dovrebbe costare la tua immagine, ora che Yusei ti ha spodestato a calci in culo? Un soldo bucato?- Intervenne la corvina, sbucandogli dietro.
- Tu sta zitta, torna a piangere per notti intere.-
- Cos'hai detto?!-
- Ora sei pure sorda?-
- Cafone!-

Mentre i due litigavano, Vianey ne approfittò per rubare uno scatto e postarlo in fretta sui social.
"Venite al Cafe La Geen, unico luogo in cui potrete sorseggiare il delizioso caffè Montagna Occhi Blu e vedere Jack Atlas litigare con le nostre splendide cameriere! Divertimento assicurato!"
La didascalia era tutto un programma.

Aki ci aveva pensato a lungo, ed alla fine si era decisa; voleva una connessione con Yusei complessa ed immediata come lui l'aveva avuta con Sherry. La bramava, la desiderava.
Voleva capire appieno cosa provava quel ragazzo che le aveva letteralmente salvato la vita solo un anno prima. Dove sarebbe finita, senza il suo aiuto?
Aveva sempre creduto di poterlo comprendere, anche grazie al marchio che li accomunava, ma a quanto pare non era del tutto così.
Ciò che le mancava per completare il profilo psicologico di Yusei Fudo era quella sensazione: essere una duellante turbo. Ma lei ne era davvero capace? I suoi poteri non avrebbero reso tutto più pericoloso?
Eppure lo desiderava così tanto... il solo sfiorare quel pensiero le faceva battere il cuore.
Aki Izayoi avrebbe imparato a duellare sulle moto e niente poteva impedirglielo, avesse dovuto metterci anche cent'anni.

Quando prese la decisione, decise di riferirla subito a Yusei -omettendo il vero motivo della sua scelta, ovviamente-. Lui dapprima ne rimase sorpreso, ma dopo aver realizzato che lei avrebbe preso presto la patente, si dimostrò al settimo cielo: non vedeva l'ora di poterla vedere sfrecciare su una moto tutta sua, e magari duellarci contro senza dover subire i suoi poteri distruttivi.
Spronata dalla reazione positiva sia sua che degli altri suoi amici, la rossa si mise subito sotto con lo studio; in primis, la teoria era molto importante e confidava nel riuscire a passare facilmente l'esame, ma... ce l'avrebbe fatta con la pratica? Questo si domandava.
"Una volta che avrai preso dimestichezza, sarà un gioco da ragazzi!", le aveva detto Crow. La faceva facile... aveva imparato a guidare in quella trappola mortale del Satellite, le strade perfettamente lisce di Nuova Domino erano una barzelletta per lui!

Prima di farle prendere in mano una duel runner ed andare completamente allo sbaraglio, Yusei aveva avuto un'idea, ovvero insegnarle ad allenare l'equilibrio sui pattini a rotelle, motivo per il quale quel giorno erano andati alla pista di pattinaggio che si trovava all'interno del luna park della città.
Nonostante avesse invitato solo lei, i gemelli avevano deciso di imbucarsi, i quali avevano costretto Bruno a partecipare che, a sua volta, si era trascinato dietro Akane.
Aki stava in piedi a fatica pur rimanendo immobile, mentre lui le volteggiava intorno, stupendola ogni secondo di più – di preciso, quando aveva imparato ad andare così bene sui pattini?!

- È tutta una questione di baricentro, – Le passò dietro, smuovendo l'aria attorno a lei. – devi mantenere il peso del corpo in avanti per non cadere.-
- La fai facile, io non ho mai messo dei pattini in vita mia...!- Gli rispose, stringendosi nelle spalle.
- Se vuoi posso tenerti la mano.- Lui si fermò a pochi passi, con la mano tesa in avanti.
La rossa avvampò.
- No... non ce n'è bisogno, posso farcela.-
- Fammi vedere allora, raggiungimi.- Disse il moro, indietreggiando di qualche metro.

La ragazza prese un profondo respiro e si preparò a raggiungere Yusei, che la stava aspettando con un sorriso rassicurante in viso.
Poteva, doveva riuscirci; dopotutto erano pochissimi metri, camminando li avrebbe fatti in massimo cinque secondi, con i pattini ai piedi sicuramente meno.
"Su, Aki, al massimo farai una figura di merda".
E con tale pensiero, si diede la spinta, spostando il baricentro in avanti come le era stato detto. ... si stava muovendo, ce l'aveva fatta!
A metà strada, però, perse l'equilibrio e finì per capitombolare. Si stava già immaginando spiaccicata sul pavimento di legno, ma Yusei si precipitò verso di lei e l'afferrò in tempo.

- Non sei troppo brava a pattinare, vero Aki?- Glielo disse con talmente tanta innocenza che lei rimase imbambolata a guardare quegli occhi di tanzanite per una quantità di tempo apparentemente infinito, dimentica di quella velata presa in giro.
- Diciamo che non è proprio il mio forte...-
- Allora riproviamo, ma stavolta ti sostengo io, okay?-

Più che una domanda, quella fu un'affermazione, perché subito dopo le prese una mano ed iniziò a condurla.
Non osò protestare; nonostante fosse chiaramente in imbarazzo, quando mai le sarebbe ricapitata una cosa del genere...? Assieme a lui, il pattinaggio era subito passato in secondo piano, e tutto rimaneva focalizzato su quella stretta delicata che le trasmetteva un insolito calore.
Accidenti, cos'aveva fatto alla temutissima Rosa Nera?

- Ve lo dico io: abbiamo fatto bene a lasciarli da soli.- Disse Akane, camminando con le mani in tasca.
- Non vedo perché la nostra presenza avrebbe dovuto disturbare l'allenamento... io volevo assistere.-
- Ma quale allenamento, quello era un appuntamento, Bruno!- Si aggiunse Rua, con le braccia dietro la testa.
- E proprio tu hai insistito per andare con loro...- Commentò la sorella, sospirando.
- ... Beh, avevo sentito parlare di luna park e non ho resistito... comunque, che facciamo?-

La corvina si guardò intorno. C'erano tantissime attrazioni in quel parco, era davvero enorme, ma lei non aveva idea di cosa fare... finché qualcosa non attirò la sua attenzione: delle urla.
Provenivano da una grande struttura metallica sulla quale sfrecciavano velocissimi dei vagoni pieni di persone.

- Co... cos'è quella giostra?- Domandò, con gli occhi che brillavano.
- Sono montagne russe. Non ne hai mai sentito parlare?- Disse Ruka.
- No, ma voglio andarci, sembra bellissimo!-
- Io passo, sembrano una trappola mortale.- Bruno alzò le mani, in segno di resa.
- Ah, ma dai! Grande e grosso come sei, hai paura...?- Lei gonfiò le guance.
- Se vuoi ci vengo io con te, Akane.-
- Davvero, Rua? Grazie mille! Guarda, Bruno, dovresti prendere esempio da lui.- Gli mostrò la linguaccia.

...

- Mi dispiace...!-
- Non è possibile, non sei abbastanza alto?-

Akane sospirò, sconsolata. Voleva proprio salirci là sopra, ma non se la sentiva proprio di andare da sola... avere compagnia le avrebbe fatto comodo, era un peccato che Rua non raggiungesse per un soffio l'altezza minima.

- Ci tieni così tanto a provare le montagne russe? – Una mano le si posò sulla spalla, e quando rialzò il capo vide Bruno che la guardava. Annuì piano. – Allora ti accompagno io.-
- ...Eh? Non avevi paura?-
- Non preoccuparti, posso sopportarlo per un minuto, ma quella tua faccia imbronciata proprio no.-
- Grazie, grazie, grazie, sei un angelo!-

Prima di mettersi in fila, i due si accordarono con i gemelli che si sarebbero ritrovati successivamente all'edificio ospitante i tappeti elastici.
Mentre aspettavano in fila, il ragazzo ripensò a quella conversazione avuta con Crow una settimana prima; gli aveva suggerito di essere meno mamma chioccia nei confronti di Akane, ma come poteva lasciarla con quell'espressione sconsolata per il resto della giornata? Non se lo sarebbe mai perdonato. Vederla così felice, che fremeva per salire sull'attrazione era impagabile e, doveva ammettere, anche divertente: sembrava un giocattolo a molla impazzito, aveva tutt'altro atteggiamento rispetto a quando l'aveva soccorsa la prima volta. Era più felice e spensierata, per non parlare di quella lingua lunga che sapeva usare le parole un po' troppo bene.
L'attesa durò circa un quarto d'ora, lasso di tempo in cui lei non si era mai fermata di saltellare in giro, neanche una volta. Arrivato il loro turno, insistette per mettersi a tutti i costi in prima fila, proposta alla quale il meccanico dovette acconsentire obbligatoriamente, con l'aiuto di una preghierina ed un segno della croce mentali.
Nemmeno lui era mai salito su una montagna russa -o almeno, non dopo la perdita di memoria-, ma aveva genuinamente paura di quella cosa, soprattutto per l'imminente giro della morte e quell'enorme discesa che li stava aspettando.
La sbarra di protezione si abbassò e, prima della partenza, diede un'occhiata a lei: aveva un sorrisone enorme stampato in viso.
Un semaforo accese le tre luci ed il vagone iniziò a muoversi lentamente... per nemmeno un secondo, perché subito dopo scattò in avanti ed accelerò in modo esponenziale. Vennero lanciati in una discesa ripidissima, poi in una salita estremamente alta, percorsero un paio di giri della morte ed addirittura un breve tratto completamente al buio.
La ragazza rise sguaiatamente per tutto il tempo, mentre lui aveva urlato a squarciagola, terrorizzato.
Quando la corsa finì ed uscirono, si guardarono negli occhi zitti ed immobili per quasi un minuto. Poi, la corvina si agitò in un istante.

- Wow, wow, wow! Fighissimo, assurdo, fantastico! Rifacciamolo, ora!-
- No, per favore, è stato tremendo!- Si lamentò lui, ancora sconvolto.
- Scherzavo...! – Finalmente si mostrò calma e tranquilla. – Grazie ancora per essere venuto con me, lo apprezzo molto.-

Entrambi si scambiarono un sorriso.

Yusei era davvero sbalordito: da quando gli altri se n'erano andati, Aki in poco meno di un'ora aveva fatto tantissimi progressi.
Se all'inizio era costretto a tenerle la mano solo per rimanere in piedi, ora riusciva addirittura a percorrere qualche metro da sola, senza cadere e ad una velocità abbastanza sostenuta. Infatti, in quel momento stavano pattinando fianco a fianco lungo il perimetro della pista.
Nel profondo era perfettamente convinto che ce l'avrebbe fatta: quella ragazza possedeva grande intelligenza ed era, in modo inaspettato, abbastanza spericolata da potersi impegnare e mettere da parte la paura, nonché enormemente determinata.
Aki era forte nonostante non se ne rendesse del tutto conto, ed i suoi poteri non c'entravano nulla.

- Sei stata davvero brava, sono fiero di te.-
- Dici sul serio, Yusei?- Entrambi si fermarono, e le guance di lei presero un colore simile a quello dei suoi capelli.
- Certo, non è da tutti migliorare così in fretta. Fidati di me, imparerai a guidare una duel runner in men che non si dica mettendoci la stessa buona volontà di oggi.-

Quelle parole, seppur semplici, le avevano fatto battere forte il cuore. Se Yusei credeva in lei, tutto sarebbe andato bene, lo sentiva.
Lui riusciva sempre a donarle una certa forza ed ogni preoccupazione spariva, come una botta di vita che l'aiutava a stare in piedi.
Dopo l'allenamento, decisero di ricongiungersi con gli altri, perciò andarono nell'edificio dove i gemelli li avevano avvertiti di essere.
Entrati, trovarono Akane e Ruka che saltavano e ridevano su uno dei tappeti elastici mentre si tenevano la mano, Rua faceva capriole su quello accanto e Bruno seduto su una sedia lì accanto, apparentemente sconvolto.

- Che ti succede?- Gli domandò Yusei.
- Akane è matta: mi ha costretto a salire sulle montagne russe ed ora è la che, come se niente fosse, saltella in mezzo a dei bambini come se avesse la loro età.-

Lì, il moro scoppiò a ridere. Non avrebbe mai pensato che il suo amico potesse aver paura delle montagne russe, né che Akane avesse un lato così bambinesco.
... A dire il vero, nessuno aveva ancora capito la sua età, ma si presumeva avesse passato almeno i quindici anni, però tutto rimaneva abbastanza ignoto.

Alla fine, anche Aki era voluta salire sul tappeto elastico ed i quattro avevano saltato per talmente tanto tempo che i due rimasti giù dovettero costringerli a farli scendere.
Akane si era divertita davvero tantissimo quel giorno; stare in compagnia degli amici in un luna park era proprio ciò che le ci voleva per staccarsi, almeno un po', da quei costanti dolore e brutti pensieri martellanti nella testa e nel corpo.
Era stato davvero difficile scendere da quel tappeto elastico e tornare alla sua vita normale. Sperava di tornarci un giorno.


Angolo autrice

HELL-O!

Saluto a tema halloween, anche se ormai è passato. In teoria questo capitolo doveva uscire quel giorno oppure prima, ma negli ultimi giorni sono stata impegnatissima a fare robe con il computer che mi hanno sfiancata al punto da farmi passare la voglia di scrivere la sera come faccio di solito. Mi sentivo un po' Yusei, Bruno e se ce li volete mettere anche Yusaku e Ryoken da Vrains. :')

A parte questo, mi sono fissata coi flipnote.
Avete presente quel giochino integrato nel DSi dove si disegna ed anima? Proprio quello.
La versione per 3DS è più figa e semplice da usare e voglio imparare bene per fare quelle animazioni fighissime che si vedono su youtube. Ho fatto una cagatina di prova a tema Akane, ve la lascio sotto.

Per quanto riguarda il capitolo: nuovo personaggio!
La volevo proprio una cameriera carina che non fosse Akane. Mi spiace Stephanie, ma sei cess— ahem. :)
Più che cessa è piatta come personaggio, non si sono neanche impegnati a darle un bell'aspetto. Okay che è solo relegata a simp di Jack, però le cose vanno fatte bene...
Spero vi piaccia Vianey con il tempo. :D
Bruno che ha paura delle montagne russe sembra stupido, lo so, ma statemi a sentire:

/an·ti·no·mì·a/
 
sostantivo femminile
Rapporto di contraddizione, reale o apparente, rilevato fra due proposizioni elaborate dal pensiero; nella logica contemporanea, enunciato tale che sia la sua affermazione, sia la sua negazione comportano necessariamente un risultato contraddittorio.
GENERIC.
Contrasto, opposizione; contraddizione.

Ho pensato sarebbe stato divertente accentuarla ancor di più. ;)

Detto ciò, io vi saluto lasciandovi con il mio stupidissimo flipnote.
Alla prossima!

Jigokuko

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Capitolo 13
*** 11 - La patente ***




11


La patente

 

Erano passati ormai tre giorni dalla gita al luna park ed in quel lasso di tempo Yusei aveva insegnato ad Aki come gestire al meglio una duel runner in vista dell'esame su strada. Come pensava la stessa, guidare una moto era tutt'altro che facile, al contrario di come sembrava vedendo i suoi amici che ne possedevano una. Si era capottata tante di quelle volte in quei due giorni... aveva totalmente perso il conto, ma fortunatamente non aveva mai riportato gravi ferite a parte qualche graffio od escoriazione, nulla che non si potesse curare con un po' di disinfettante ed un cerotto.

Akane, invece, aveva continuato a lavorare al bar come al solito, servendo clienti, scambiando occhiatacce con Jack e dando una mano a Vianey con gli ordini. Inaspettatamente, con quella ragazzina c'era subito stato feeling e le due andavano estremamente d'accordo – anche se la corvina continuava a non capirci nulla di social network.
Quella mattina era stata piuttosto pesante; la campagna pubblicitaria fatta dalla nipote del capo aveva effettivamente dato i suoi frutti e negli ultimi giorni i clienti erano aumentati in modo considerevole.
Uno di essi aveva, per errore, fatto cadere una tazzina rompendola in mille pezzi, ed Akane stava rimediando raccogliendoli e spazzando i residui di ceramica via dal marciapiede, quando vide la figura di Bruno attraversare la strada e correre verso di lei.

- Ti prego, non dirmi che anche tu vuoi ordinare qualcosa, siamo pieni!- Si lamentò lei, senza permettergli di spiccicare parola.
- In realtà avevo bisogno di chiederti una cosa, sempre se hai tempo, ovvio.-
- Ormai sei qui...- Lo esortò a continuare, appoggiandosi al manico della scopa.
- Domani pomeriggio Aki svolgerà l'esame pratico per prendere la patente ed avevamo intenzione di andare tutti a vedere. Vuoi venire anche tu? Posso passare a prenderti.-
- Purtroppo domani devo lavorare tutto il giorno e non posso di certo mollare, guarda quanta gente abbiamo...! Se non rimango a dare una mano il capo mi lincia.-
- Oh, peccato... fa nulla, allora.-
- Dille "in bocca al lupo" anche da parte mia.-
- Sarà fatto!-

Tra decine di altri ordini ed un considerevole numero di disastri, anche quel turno di lavoro era finalmente terminato e le tre cameriere potevano permettersi di riposare.
Il primo giorno in cui era arrivata Vianey, lei ed Akane avevano scoperto di abitare vicine, quindi le due avevano preso l'abitudine di percorrere la stessa strada sia per andare al lavoro che per tornare, e quel pomeriggio non era escluso.

- Akane, posso farti una domanda? – Le chiese all'improvviso la giovane, guardandola con i suoi occhioni viola. – Chi è quel figo con cui hai parlato stamattina?-
La corvina rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva; non se l'aspettava proprio un quesito del genere.
- Si chiama Bruno.- Rispose, tornando composta.
- È il tuo fidanzato?-
- Ma che— assolutamente no!-
- Non dirmi che hai bidonato un bonazzo del genere. È così alto, ha degli occhi bellissimi ed un tono di voce adorabile... per non parlare dei capelli lunghi, amo i capelli lunghi!-

Spalancò gli occhi. Non aveva capito mezza parola della prima frase, mentre la seconda aveva avuto solo l'effetto di metterla in imbarazzo.

- Siamo amici, Vianey. Non farti strane idee.

Entrambe si fermarono davanti al condominio in cui abitava la ragazzina.

- Allora me lo prendo io, sis.~

Ridacchiò lei, entrando nel palazzo.
Akane gonfiò le guance.

- Non preoccuparti, puoi farcela.

Aki aveva il batticuore. Non per amore, ma a causa dell'ansia.
La notte prima non aveva chiuso occhio, continuava a chiedersi se sarebbe stata all'altezza di ciò che volevano gli esaminatori, se davvero era brava a guidare quella moto, oppure Yusei glielo diceva solamente per non offenderla?
Non lo credeva il tipo da prendere in giro in modo tanto subdolo, soprattutto dopo essersi ritagliato così tanto tempo per assisterla in ogni progresso. Lui era sempre stato lì, a sostenerla ed a donarle un sorriso rassicurante tutte le volte in cui anche solo pensava di mollare.
Perché per lei continuava ad essere un punto di riferimento, una stella brillante da seguire, mentre viceversa non era così? Sentiva di non poterlo ancora raggiungere appieno, perciò era estremamente motivata a prendere quella dannata patente e finalmente cominciare a sentire le emozioni dei duelli turbo.

- Aki, sei stata un fulmine ad imparare. Se metterai in pratica ciò che ti ho insegnato e già sai, per te non ci sarà alcun problema.

Si guardarono negli occhi e la ragazza prese un profondo respiro.
Aveva ragione lui: sapeva guidare e, più che sé stessa, avrebbe dovuto convincere Trudge, il quale la stava aspettando con un ghigno in volto.
Poco contava la loro conoscenza, in quel momento erano avversari, non si sarebbe certo scomposto davanti a lei.
Si abbassò la visiera del casco e mise in moto la due ruote.

- Grazie del sostegno Yusei, grazie a tutti. Non deluderò nessuno, lo prometto.-
- Così ti voglio. Ora va e spacca, ricorda a tutti quanto vali.-

Il corvino stava alludendo a quegli altri tizi che, solo nei minuti precedenti, erano stati sbaragliati dal poliziotto ancor prima di arrivare alla fine del percorso, i quali l'avevano derisa in modo costante semplicemente perché donna. Gli aveva dato parecchio fastidio sentirli parlare così della rossa, soprattutto vedendoli fare letteralmente schifo a portare quelle povere duel runner; sentiva i loro motori urlare pietà al punto di volersele portare a casa.
"Le donne non dovrebbero guidare le duel runner, è roba da uomini", "vuoi usare quelle tette per distrarre gli avversari? Sarebbe l'unico modo che avresti per vincere". Era stato sull'orlo del prenderli a pugni in faccia più di una volta a causa di affermazioni simili, ma Aki l'aveva fatto desistere dicendogli che non era importante abbassarsi al loro livello, robe del genere le scivolavano addosso.
Ma l'aveva vista soffrire e cercare di nasconderlo guardando lontano ed estraniandosi, e si era ripromesso di dar loro una lezione.
... o almeno finché Jack, stufo del loro ciarlare, non aveva pensato la sua stessa cosa, con la differenza che aveva agito prendendoli per davvero a pugni sulle tribune.
"Dite ancora qualcosa sulla mia amica e vi ammazzo!", aveva urlato, sollevandoli entrambi per il collo delle tute.
Tutti risero a quella scena, Aki compresa, e subito l'aveva vista meno tesa.

Il duello contro Trudge fu complicato, nessuno dei due era intenzionato a mollare la presa, ma nonostante ciò la ragazza aveva combattuto magistralmente e senza lasciarsi sopraffare dal dover guidare ed al contempo controllare la partita. Erano rimasti tutti in religioso silenzio a guardare i suoi mostri pianta destreggiarsi con ferocia e leggiadria contro i muri ed i segugi avversari, distruggendone uno dopo l'altro e minimizzando i danni.
E, con un attacco dello splendido Drago Rosa Nera potenziato da Spina della Malignità, riuscì a surclassare Guardiano Goyo ed azzerare i Life Points del poliziotto. Una vittoria su tutti i fronti.

- Promossa. Complimenti.

Non ci poteva credere. Ci era riuscita davvero, aveva ottenuto la patente!
Era al settimo cielo e tutta l'ansia si era volatilizzata in un attimo alla vista di quella minuscola tessera in plastica con la sua faccia ed i suoi dati personali.
Yusei era subito sceso dai gradoni con tutta l'intenzione di abbracciarla, ma a pochi metri da lei i gemelli lo precedettero. I due si guardarono con un sorriso imbarazzato, mentre gli altri loro amici li raggiunsero per congratularsi.

Ormai il sole era quasi totalmente calato e, dopo i dovuti festeggiamenti, tutti se n'erano tornati alle loro abitazioni... o quasi.
Infatti, Aki e Yusei erano ancora assieme. La rossa aveva insistito tanto perché l'accompagnasse a fare un giro per collaudare come si deve sia la Bloody Kiss -nome dato alla sua duel runner-, sia l'appena ricevuta e tanto agognata patente.
Yusei non era stato capace di negarglielo, vederla così felice trasmetteva le stesse vibrazioni positive anche a lui, e come poteva rifiutare un giro in moto?
Come già dimostrato più volte, aveva imparato a guidarla davvero bene e non c'erano stati intoppi; anche lei stessa era molto più sicura e meno incerta, perciò il viaggio era andato alla perfezione.

Si fermarono quando il cielo era già tinto di rosso fuoco e viola scuro, nei pressi della spiaggia.
Lei assicurò la moto sul cavalletto e corse sulla sabbia come una bambina, mentre i capelli le volavano tutti dietro le spalle; poi, trovato un punto che le piacesse, quasi si lanciò a terra in un tentativo di sedersi. Yusei la raggiunse poco dopo e con molta più calma si mise alla sua destra, guardando il mare che, riflettendo il sole basso, sembrava essersi tramutato in oro.
Rimasero in silenzio per un tempo indefinito... pareva che nessuno dei due avesse il coraggio di dire una parola, con la paura di far finire quel momento così etereo. La verità era che Aki voleva dire così tante cose, eppure le si fermavano tutte in gola. Ormai aveva capito da un bel po' che i suoi sentimenti nei confronti del ragazzo seduto accanto a lei erano molto più profondi della semplice stima verso un amico.
Lei, di quegli occhi blu, ne era innamorata, profondamente. Yusei era stato il primo a non fuggire davanti ad un suo sguardo truce... anzi, aveva avuto addirittura il coraggio di definirla "bella" in uno dei momenti più bui della sua vita, mentre era guidata solo da rabbia cieca e manipolata da un uomo tremendo, il quale l'aveva risparmiata solo per la sua forza.
"Forza": quella parola non si adattava veramente a lei, di forti c'erano solo le sue abilità psichiche, ma il loro involucro era debole... e solo.
Ora non era più da sola, gli amici che si era fatta grazie al segno del Drago Cremisi avevano riempito il suo vuoto all'apparenza incolmabile. Quel marchio aveva finalmente smesso di essere una maledizione.

- Oggi è stata una bella giornata... – Commentò lui, all'improvviso, facendola sussultare. – per te, intendo. Sarai felice.-
Aki annuì, avvolgendo le braccia attorno alle gambe.
- Beh, finalmente avrò meno da studiare, ormai la segnaletica stava iniziando ad apparirmi pure in sogno...-
Entrambi ridacchiarono, guardandosi negli occhi.
- Ti devo confessare una cosa, Aki: – La rossa lo guardò, avvampando. – la mia patente è falsa.- Poi, spalancò gli occhi. E lei che aveva pensato ad una confessione, si diede cento volte della scema.
- Eh?!- Esclamò, allibita.
- Guido da quando abitavo al Satellite e lì, beh... possedere una duel runner non era nemmeno legale, figuriamoci prendere la patente. Per questo, prima di scappare da là, me ne sono fatta fare una falsa in caso di controlli. Devo dire che l'hanno fatta proprio bene, non se n'è mai accorto nessuno. – Più lei rimaneva sconvolta, più lui assumeva un'espressione divertita. – In realtà me l'ha presentato Crow quel tizio, ha fatto anche la sua. Erano tempi duri quelli, a volte era necessario infrangere le leggi se volevi sopravvivere.-
- In una normale situazione avrei protestato, ma... io non posso capire cos'avete passato tu, Jack e Crow, e non potrò mai. Devi aver passato un vero inferno.-
- Aki... nemmeno io potrò mai capire il tuo di inferno, la sofferenza è diversa per ognuno di noi. Come io ho passato la prima parte della mia vita come un recluso, tu l'hai passata con l'etichetta di "mostro", eppure ora siamo qui, le nostre strade si sono incrociate nonostante fossimo così diversi... è finalmente arrivato il momento di guardare avanti e lasciarsi alle spalle ciò che siamo stati.-

Aki ascoltò ogni singola parola facendone tesoro. Yusei aveva ragione, era giunto il futuro che tanto avevano agognato da bambini, quello in cui potevano essere ciò che volevano, in cui erano liberi.
Il corvino si alzò e dandosi delle pacche si scrollò la sabbia dai pantaloni, poi le porse la mano, la quale venne afferrata dopo un po' di esitazione. L'aiutò ad alzarsi e successivamente le sorrise.
Ormai il sole era scomparso.

Tornata a casa e data la buona notizia ai genitori, Aki si fece prima un bagno caldo, poi indossò vestiti comodi e si distese nel suo letto, a guardare il soffitto.
Il discorso avuto con Yusei le balenava ancora in testa, soprattutto il suo finale: grazie a lui si era separata da quell'ambiente che la stava estraniando dal resto del mondo, ma a volte si domandava cosa ne sarebbe stato di lei se fosse rimasta con Divine.
Divine... quell'uomo che aveva creduto come un secondo padre, colui che l'aveva invece sempre usata per la sua ambizione di prendere il controllo della città. Come aveva potuto essere tanto cieca?
In quel momento, ora che aveva ritrovato sé stessa, le sembrava impossibile avergli creduto, ma chissà quante persone lo avevano seguito credendo di poter ritrovare la via. Lei stessa lo aveva fatto.
Si girò su un fianco e, stringendo il cuscino tra le braccia, si addormentò pensando per l'ennesima volta a quegli splendidi occhi blu.

Una singola mossa del cavallo ed il re era bello che caduto. Lester strinse denti e pugni, adirato dalla faccia apatica di Primo; gli dava più fastidio il suo non festeggiare la vittoria che l'aver perso clamorosamente.
Ma, dopotutto, come poteva il più grande esibirsi in festeggiamenti quando quest'ultima era la cinquecentoquarantatreesima vittoria di fila contro quel piccoletto impertinente? Ad una certa ci si stufa, e così era stato per lui.
Alla vista di quella sua faccetta per nulla adorabile, afferrò la scacchiera e la lanciò giù dal tavolo, facendo rotolare tutti i pezzi sul pavimento.

- Sono stanco di giocare a scacchi, sei scarso.-
- Ma che hai fatto, idiota?! E se si fosse rotta?-
- Tanto non gioco più con te, te l'ho detto.-
- Chi lo dice che te lo avrei chiesto?!-
- Lo fai sempre.-
- C'è anche Jakob, ti ricordo che siamo in tre!- Strillò il rosso, indicandolo.
- Lascialo dormire, i vecchi hanno bisogno di riposo.-

Ed infatti, il più anziano dei tre stava ronfando seduto sul suo trono, con l'unico occhio visibile serrato ed un lieve russare proveniente dalla sua gola. Quell'uomo dormiva -o almeno così sembrava- per il novanta percento della giornata, comunicando con gli altri suoi compagni relativamente poco, per questo Lester importunava costantemente Primo in preda alla noia.
Quest'ultimo proprio non sopportava quel piccoletto, eppure spesso lo assecondava solamente per non subire le sue lagne. Averlo come avversario negli scacchi era snervante: durante le partite ciarlava continuamente atteggiandosi a chissà quale maestro, e subito dopo perdeva clamorosamente nei primissimi turni. Quando si faceva fin troppo insopportabile, un arrocco atto a confonderlo non glielo toglieva nessuno.

- Primo, Lester, invece di temporeggiare dovreste portare avanti la nostra missione. Il Circuito non si completerà da solo.

Ed ecco che il vecchio borbottava nel sonno. Il più piccolo non capiva mai cosa gli passasse per quella testa pelata: prima diceva loro che c'era tempo e di avere pazienza, poi di non temporeggiare... sperava di non diventare così una volta raggiunta la sua età.

- Primo è l'unico con una stele, ma è un incompetente. Se solo avessi la mia, quel dannato circuito sarebbe già bello che finito!- Si lamentò, ringhiando contro quello di mezzo.
- Allora va e sfida Yusei Fudo a scacchi se ci tieni così tanto. Oh, aspetta, fai pena.-
- TU—-
- Smettila di strillare, ho già un piano per annientare sia lui che i suoi amici.- Lui ghignò, estraendo la spada dal fodero ed alzandosi il cappuccio sulla testa.
- E cioè affettarli con quella? Abbiamo bisogno di lo—- Il rosso dovette zittirsi a causa della lama puntata alla gola.
- Sta zitto, una buona volta.-

L'arma venne ritirata ed il suo possessore uscì dalla stanza.

- GRR! – Lester batté i piedi sul pavimento, con i pugni stretti. – NON LO SOPPORTO QUANDO FA COSÌ!-
- Calmati, l'importante è che non fallisca la missione.- Jakob aveva finalmente aperto l'occhio.
- Ha già fallito una volta, capiterà di nuovo. Non vedi che è un incompetente?-
- Devi dargli tempo, i suoi avversari non sono da poco. L'importante è generare nuovi segmenti.-
- Smettila di contraddirti!-
- Non mi sto contraddicendo.-
- Prima dici che abbiamo tempo, poi non più ed ora ne abbiamo di nuovo. Lo hai detto tu, vecchio.-
- È vero che ne abbiamo, ma non abbastanza da vedervi giocare tutto il giorno a scacchi. Avresti dovuto elaborare un piano per quando la tua stele approderà finalmente in questo mondo.-
- E perché quella creatura non si muove a mandarla qui?!-

- Dalle temp—-
- BASTA CON QUESTO "TEMPO"!-
- Sei solo un bambino, Lester, strillare continuamente non porterà a nulla.-
- Io— Primo è più immaturo di me, eppure lo tratti sempre come se fosse un angioletto, invece è solo un buono a nulla che si crede chissà chi!-
- Non faccio alcun favoritismo, siete entrambi importanti per me. Primo non è meno maturo di te, è solo in un'età ribelle. Fidati, tra qualche anno ti comporterai allo stesso modo.-
- Io non diventerò mai come lui, Jakob, né tantomeno come te.-

Il più anziano a quella frase soffocò una risata. Lester non poteva essere più maturo di Primo, era così ingenuo a pensare quelle cose.

Arrocco: mossa negli scacchi che permette di scambiare il re ed una delle torri se non sono mai stati mossi.


Angolo autrice
Anche a me sta iniziando ad apparire in sogno la segnaletica perché, vedete, sto studiando pure io per la patente. Non per la moto perché non so nemmeno andare in bici, figuriamoci se mi fido a guidare un cavallo d'acciaio impazzito. MAI.
In realtà non volevo fare nemmeno quella per la macchina, ma indovinate chi hanno costretto? :) Me.
Almeno l'istruttore è simpatico e spiega bene, dai. Spero di fare presto tutti gli esami e prenderla così non mi romperanno più le palle, anche se ho una paura matta di guidare. ;-;

Comunque l'headcanon che Yusei e Crow abbiano una patente falsa si ricollega al discorso delle scatole nere di qualche capitolo fa: è così che funziona al Satellite. Perché giunti a Nuova Domino non ne hanno prese di legali?
Avreste voglia voi? No, probabilmente. :/
No okay, non penso abbiano avuto tempo di andare alla motorizzazione tra Predestinati Oscuri e preparativi per il WRGP, tutto qui. Magari un giorno le faranno reali.

In questo capitolo ho messo un altro po' di Yuaki perché sono letteralmente il mio ossigeno e mi mancava da morire il loro amore, quindi ecco a voi, sclerate con me anche per le piccole cose. :))))))

E alla fine uno spezzone con i tre imperatori. Nell'anime non sono molto caratterizzati, ma quel poco che c'è ho voluto prenderlo ed estremizzarlo un po': Lester bambino rompicoglioni che se la crede ma fa pena, Primo un ragazzino edgy mezzo apatico che sotto sotto è un genio e Jakob, aka il vecchio che dorme sempre da seduto ed ogni tanto spara cazzate.
Spero vi piacciano descritti in questo modo. :')

Io qui la chiudo augurandovi buon natale e buon anno in anticipo: non si sa mai se aggiornerò direttamente l'anno prossimo, dipende tutto dalla mia voglia di vivere.
Alla prossima! :D

Jigokuko

 

 

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Capitolo 14
*** 12 - Notte insonne ***




12


Notte insonne

 

Le luci bianche correvano velocissime per tutta quell'assurda stanza dal cielo blu. Lester ne seguiva prima una con l'occhio, poi la perdeva di vista e passava ad un'altra... andava avanti così da ore, più precisamente da quando Primo se n'era andato.
Ovviamente Jakob ronfava su quel trono altissimo, ed era difficile da ammettere che un po' quel mezzo apatico del suo compagno gli mancasse; non aveva nessuno da denigrare, né con cui giocare a qualsiasi cosa. Avrebbe accettato anche un'ennesima ed a senso unico partita a scacchi pur di non annoiarsi più.
Sbadigliò, cambiando nuovamente la stella da seguire, finché non venne distratto. Uno stralcio del mondo reale gli si mostrò mentre Primo apriva quella porta invisibile e, ancora con il viso nascosto dal velo, balzava al suo posto e vi ci si metteva con l'occhio serrato.

- Per l'ennesima volta non hai concluso nulla, vero?- Gli domandò con impertinenza.
- Lasciami in pace, Lester.- Lui rispose con la solita freddezza, già stufo della sua presenza.
- Ti atteggiavi come se stessi per andare a completare la missione tutto da solo, ma come al solito sei tornato con un pugno di mosche. Al Circuito non si è aggiunto nemmeno un segmento, neanche mezzo!-
- Ci vuole tempo, è un'impresa titanica la nostra.-
- ANCORA CON QUESTO TEMPO!-

L'urlo del più giovane risuonò in quella strana dimensione talmente forte da far tremare le luci, le quali rallentarono la loro corsa per qualche secondo. Il suo interlocutore si abbassò il candido cappuccio, mostrando un'espressione estremamente seccata, l'occhio rosso sfavillante di rabbia.
Non sopportava il dover fare da balia ad un bambino così capriccioso, solamente capace di lamentarsi e prenderlo in giro; tra loro era l'unico che effettivamente faceva qualcosa per quella dannata missione e questo era il ringraziamento.
Lester, con un piede sulla seduta ed uno sul bracciolo del suo trono, si vide arrivare la lama della spada di Primo quasi in faccia, la quale si conficcò dritta nello schienale. Spalancò l'unico occhio visibile e, ancor più fomentato, gli stette per urlare di nuovo addosso, ma l'altro parlò prima.

- Se non la smetti con i tuoi capricci giuro che ti taglio quell'inutile testa che ti ritrovi.-
- Non oseresti.- Digrignò i denti, le mani strette a pugno.
- Lo farei cento, no, mille volte.-
- E allora provaci! Sei così inutile che non riusciresti nemmeno a farmi un graffio—-
- Smettetela.-

Una voce profonda si intromise all'improvviso. Il rosso provò a replicare, ma un singolo sguardo del più anziano lo fece ammutolire al punto che si sedette composto nonostante la lama conficcata nel trono ad ostacolarlo. Primo invece rimase perfettamente com'era prima, con gambe e braccia incrociate. In fin dei conti ringraziava quel vecchio per aver messo a nanna il moccioso.

Uno sbadiglio. Ormai aveva smesso di contarli, ma la luce bianca del monitor le faceva venire ancor più sonno ed ogni tre per due si alzava gli occhiali, stropicciava un occhio con il pugno e li riabbassava, in un ciclo infinito, un serpente che si morde la coda.
Eppure lo stava facendo per la sua migliore amica che, ormai da ore, dormiva serena nell'altra stanza. Aveva accettato di non dire a nessuno il suo segreto, ma ciò non implicava lo starla a guardare mentre rimuginava continuamente sull'origine di quelle tremende ferite.
Perciò, armatasi di infinita pazienza e tanto caffè, Carly aveva cominciato a consultare gli archivi online del giornale per cui lavorava, alla ricerca di un articolo che potesse combaciare con la sua storia, ovvero quella di una ragazza giovane, forse addirittura minorenne, sparita o scappata, magari già senza memoria, da un ospedale, oppure una clinica.
Le aveva chiesto qualche informazione in più sul posto in cui aveva aperto gli occhi quella prima volta, ma ricordava solo di essere fuggita "per istinto" e di non aver fatto per niente caso alla conformazione di quel luogo.
Iniziò proprio dalla giornata attuale ed aveva cominciato ad andare a ritroso, maledicendosi per non aver scoperto prima quelle cose: si sarebbe risparmiata molto più lavoro.
Un altro sorso di caffè del discount e scartò l'ennesima edizione del quotidiano. Ancora nulla, ed ormai l'alba stava iniziando a fare capolino.
Era arrivata, dopo aver passato tutta la sera e l'intera notte a cercare, a pochi giorni dalla famosa testata contro il lampione di Akane, ed ormai ci stava perdendo le speranze. Doveva assolutamente andare a dormire, non ce la faceva più.
Con gli occhi che faticavano a rimanere aperti, lesse il titolo della prima pagina:
"Cadavere scomparso durante un'autopsia".
Subito il suo intero corpo sembrò riprendere vita, ed in fretta e furia iniziò a leggere l'articolo. Raccontava di una giovane ragazza uccisa dal fidanzato con una coltellata la quale, dopo essere stata incisa per eseguire l'autopsia, il medico addetto all'opera si era allontanato pochi minuti dalla sala, ma al suo ritorno il cadavere era scomparso nel nulla. L'ipotesi era che il colpevole fosse proprio il suo assassino, il quale non era stato ancora trovato dalla polizia.
Accoltellata. Tagli da autopsia.
Tutto sembrava combaciare.
... "Akane", o qualunque fosse il suo vero nome, era stata uccisa da un uomo che avrebbe dovuto amarla? Ma come faceva ad essere ancora viva dopo una gola tagliata?! Quello non riusciva a spiegarselo, né che questo ipotetico killer non si fosse ancora presentato per "riprendersela", sempre se quell'articolo parlava proprio di lei.
Si alzò in fretta e furia e corse in camera da letto, proprio dove l'interessata stava dormendo; afferrò un lembo della coperta e la lanciò via, scoprendola da capo a piedi. Lei, completamente frastornata, aprì gli occhi, guardandola interrogativa.

- Akane, so che è il tuo giorno libero e vorresti dormire, ma devo assolutamente farti leggere una cosa!

Carly la prese per un braccio e la trascinò prima giù dal materasso, poi in cucina, dove sul tavolo stava il portatile ancora acceso.

- Come ti avevo detto, ho iniziato a cercare tra gli archivi del giornale per cui lavoro un articolo che potesse ricollegarsi a te—-
- Aspetta, ma sei stata sveglia tutta la notte?- Le domandò l'amica, una volta adocchiata la caffettiera quasi vuota.
- Non ha importanza, anche io oggi sono libera.-
- Per questo avresti dovuto riposare... sei sempre esausta.-
- Akane, l'ho fatto per te. Leggi qui sullo schermo.-

La corvina sospirò e finalmente si degnò di dare uno sguardo a ciò per cui era stata letteralmente buttata giù dal letto. Dapprima lesse il titolo con leggerezza, quasi non facendo nemmeno caso al suo significato, ma passando all'articolo vero e proprio iniziarono a venirle i brividi all'intero corpo, tanto che si avvolse con le braccia, terrorizzata da quell'ammasso di pixel neri e bianchi, come se l'antagonista di quella storia potesse uscire dal computer da un momento all'altro.

- Quella... sono io?

Era una domanda al vento, perché nemmeno la giornalista conosceva la risposta. La sua voce tremava e, con paura, aveva fatto un passo all'indietro.
Le frasi appena lette le rimbombavano in testa e tutti gli elementi che aveva iniziavano ad ordinarsi: il medaglione rovinato con la scritta "alla mia amata", il taglio ad "Y" che la deturpava, il segno di un accoltellamento, anche la data della fuga combaciava.
Quell'oggetto a cui si era tenuta aggrappata per tutto quel tempo, con la speranza di poter ritrovare la sua identità, forse le era stato regalato proprio dal suo assassino? Non poteva essere vero, quel medaglione un tempo doveva essere stato splendido, impossibile fosse il regalo di un pazzo.

- Stai bene?

Carly la guardò, da dietro i suoi occhialoni si intravedeva un'estrema preoccupazione. Si aspettava una reazione simile, ma il terrore negli occhi dell'amica quasi la faceva pentire di essersi messa a cercare informazioni su di lei; alla fine sapeva che sarebbe giunta ad una conclusione tragica, quelle ferite non avrebbero mai portato a nulla di buono, anche se non fosse stata la reale protagonista di quella notizia. Akane non le aveva risposto e si era appoggiata al muro con la schiena, le dita strette contro la maglietta del pigiama ne stropicciavano il tessuto, le gambe tremanti.

- Hey, – Lei si alzò dalla sedia e la raggiunse, poggiandole entrambe le mani sulle spalle. – non devi aver paura, non sappiamo se sei davvero tu.-
- E se lo fossi?- Aveva una voce tremante.
- Lo scopriremo, ma non puoi vivere nel terrore, ti farai solo del male.-
- Carly, come faccio a non aver paura? Li hai visti anche tu i tagli, fanno impressione... e soprattutto non accennano a rimarginarsi...-
- Ti prometto che farò di tutto per avere più informazioni su questo caso. Fosse l'ultima cosa che faccio, scoprirò chi sei.-

Detto ciò, la tirò a sé e la strinse forte in un abbraccio, facendo attenzione a non farle male. La giornalista si era davvero affezionata a quella ragazza e non sopportava di vederla triste, né che si tenesse tutto dentro come faceva di solito; odiava tirarle fuori le parole con la forza, sapeva di darle fastidio, eppure continuava a farlo per il suo bene, perché tacendo troppo si finisce col farsi male.
Dopo qualche secondo, Akane si decise a ricambiare ed affondò la testa nella spalla dell'amica, iniziando lentamente a calmarsi. Aveva ragione Carly: non erano sicure, e se quel fantomatico "assassino" la stesse veramente cercando, sicuramente l'avrebbe già trovata con tutte le foto di lei che Vianey aveva disseminato nel web per fare pubblicità al locale.
Ormai non era più da sola, non aveva più così senso aver paura di lui, anche se quella sulla sua testa rimaneva una spada di Damocle; sentiva che prima o poi tutto sarebbe venuto violentemente a galla, ma non sapere quando la terrorizzava.
Percepiva qualcosa di sbagliato, superfluo, ma più ci rimuginava, più i suoi pensieri si offuscavano.

Lavorare solo in due stava davvero diventando pesante con l'ammontare di gente che aveva portato lì con poca e semplice pubblicità; un po' stava maledicendo suo zio per aver dato un giorno libero ad Akane di sabato, ma ripensandoci la vedeva sempre stanchissima al termine dei turni, quindi si era subito rimangiata il pensiero.
Vianey si destreggiò tra i tavoli con due vassoi ricolmi di bibite e tazzine in bilico su entrambe le mani, mentre il parlottare dei clienti copriva quasi completamente la musica trasmessa dalla radio locale. Portò il primo vassoio al quinto, consegnò le consumazioni e poi passò al settimo, rischiando di scontrarsi con Stephanie durante il viaggio di ritorno.
Erano solo le nove e già c'era il pienone.

- Zio, non potresti darci una mano a servire ai tavoli?- Domandò all'uomo al bancone, gonfiando le guance.
- E poi chi ci sta alla cassa, il gatto?- Rise lui, riempiendole il vassoio di brioches e succhi di frutta.
- Posso starci io!-
- Assolutamente no! Non hai idea di come funziona, faresti un casino, e con tutte queste persone impazienti preferirei evitare. Va' a lavorare, muoviti!-

La ragazzina sbuffò e, scontenta, tornò a consegnare le ordinazioni. Al tavolo numero tre c'era un bambino che strillava cercando di attirare l'attenzione della madre, la quale però preferiva fotografare il suo ridicolmente costoso Montagna Occhi Blu da tremila yen. Già si immaginava la didascalia: "io come Jack Atlas!", con tanto di cuoricini.
Fosse stato per lei avrebbe preso a sberle entrambi.
Quando terminò di servire i clienti a lei assegnati, uscì dal locale a prendere una boccata d'aria e riposarsi anche solo per un minuto, ma ad uno dei posti esterni incontrò un volto un po' troppo familiare.

- Ingrata, non lavori e vieni qui per darne di più a noi?

Akane aveva la schiena ricurva, i gomiti poggiati sul tavolo ed i pugni chiusi che le deformavano il viso incastrato tra essi.
Tirò un profondo sospiro, poi le rivolse uno sguardo.

- Uff.-
- "Uff"? È questa la tua risposta? – La più piccola le si avvicinò. – Ma che hai?-
- Storia lunga, non me la sento di parlarne. Mi porteresti un tè freddo alla pesca?-
Vianey sospirò a sua volta, scrivendo tutto sul suo blocchetto.
- E va bene, basta che la smetti con quella faccia depressa. Se i clienti si accorgono che sei una delle nostre cameriere non verranno più.-

Detto ciò, sparì nuovamente all'interno del bar.
Non aveva detto nulla a Carly quando era uscita di casa; dopo averla costretta a dormire, si era vestita ed era andata al Cafe La Geen senza un motivo valido... forse perché in quel luogo si sentiva particolarmente sicura, circondata da tanta gente che la teneva sempre impegnata e lontana dai suoi crucci. Le piaceva davvero lavorare lì, nonostante si stancasse piuttosto in fretta -stranamente, se si metteva a correre non accadeva mai, però-, si sentiva utile e ben voluta e tornare a casa da Carly sapendo di aver fatto qualcosa di positivo la riempiva di gioia.
I suoi pensieri si bloccarono all'improvviso quando sentì due grandi mani afferrarle le spalle con decisione; si voltò di scatto con l'intenzione di urlare, ma quando vide il sorriso sul viso di Bruno si placò in un istante. Aveva preso un tale spavento... il respiro si fece pesante e portò una mano al petto, come se avesse paura di rigettare il suo stesso cuore.

- Credevo non lavorassi oggi! Sono contento di vederti.- Lui afferrò la sedia all'altro lato del tavolino e la portò vicino alla sua, per poi sedersi.
- Mi annoiava stare a casa... – Rispose monocorde, sforzandosi di cacciare via tutta quella negatività accumulata nelle ultime ore. – Tu che ci fai qui?-
- Abito dall'altro lato della strada, ti sei dimenticata anche quello?- Rise, canzonandola.
Lei si ammutolì a causa della figuraccia, guardandolo male.
- Ecco il tuo— Ooh.-

A Vianey si illuminarono gli occhi quando vide quel bellissimo ragazzo seduto accanto alla sua amica fare quella risata adorabile. Posò il bicchiere di tè davanti ad Akane, ma rimase lì.

- Ma buongiorno.~- Gli disse, sbattendo velocemente le palpebre ed in un tono mellifluo.
- Ciao a te!- Bruno le rispose con la sue genuina gentilezza, cieco a quel chiaro segno di flirt.
- Mi chiamo Vianey, piacere.- Porse la sua manina e la stretta venne ricambiata.
- Piacere mio. Io sono Bruno, sei un'amica di Akane?-
- Diciamo che potrei essere anche amica tu—-

Si interruppe all'improvviso perché afferrata per il colletto della camicia da Stephanie, la quale pareva piuttosto arrabbiata con lei a giudicare da quelle fiamme che sembravano uscirle dagli occhi. La ragazza guardò prima i due seduti al tavolo, si stupì e poi tornò a trascinare la ragazzina per riportarla dentro.

- ... Ma io non ho ordinato. – Disse lui, agitando un braccio. La cameriera si fermò. – Lo stesso che ha preso lei. – E ripartì. – Comunque, ti vedo piuttosto fiacca... forse non era meglio che rimanessi a casa a dormire?-
Akane, la quale stava bevendo il suo tè, posò gli occhi su di lui senza staccare le labbra dalla cannuccia; si decise a farlo solo dopo aver ingurgitato un altro sorso.
- No... non sarei riuscita a riaddormentarmi.-
- Qualcosa ti ha svegliata? – Lei sussultò, riafferrando la cannuccia. – ... è un altro di quei segreti che non vuoi dirmi? Se c'è qualcosa che ti turba puoi parlarmene, lo sai, non ti giudico.-

La corvina tacque e lui cercò in tutti i modi di trattenere uno sbuffo esasperato.
Avrebbe così tanto voluto insistere, perché odiava profondamente quando si chiudeva a riccio; era chiaro che fosse sconvolta, lo vedeva nel suo atteggiamento come lo aveva visto nel momento in cui le fece quello scherzo innocente. Terrore, quello urlavano le sue iridi celesti.
Sapeva di non poter portare avanti la conversazione, non ci avrebbe messo nulla a mollarlo lì e a darsela a gambe. Poi chi l'andava a riprendere, veloce com'era? Doveva solo aspettare che fosse lei ad aprir bocca ed a vomitare tutte quelle cose che le stavano facendo male.
Non le parlò più, lasciandola consumare in pace la bevanda; nel frattempo arrivò anche la sua e si mise a berla. Nel momento in cui Stephanie gliela portò, comunicò loro di andarsene il prima possibile dopo aver finito perché si stava formando una fila immensa al bancone.
Il meccanico trovò assurdo che quel minuscolo bar fosse sempre così pieno, non aveva mai visto tanta gente nei mesi precedenti.

- Akane, ti va di rimanere a pranzo? Ci sono tutti, ci divertiremo! Posso anche insegnarti qualche gioco di carte.-
- Carte? Non ci capisco nulla di Duel Monsters...!-
- Non intendevo quello, infatti. Useremo le carte da gioco, come quelle da poker, capisci? Niente testi chilometrici e regole incomprensibili.-
- Quelle le preferisco di certo, ogni tanto io e Ca— – Si interruppe un attimo, per poi riprendere. – Carly! Non le ho nemmeno detto di essere uscita...!-

Con estrema goffaggine, iniziò a frugarsi nelle tasche alla ricerca del cellulare, che quando trovò per poco non fece volare via. Ci armeggiò distrattamente per un po', mandò un messaggio all'amica e lo rimise al suo posto.

- Sei sicuro che posso rimanere...? Non do fastidio?-
- Certo che no, sei la benvenuta.-

Finito il tè, entrambi pagarono e poi si recarono a Poppo Time. Quando Bruno aprì la porta del garage, però, un gran trambusto lo mandò in confusione.
Che stavano combinando laggiù?
Vide entrambi i computer accesi e Yusei che armeggiava come un matto prima sulla tastiera di uno e poi dell'altro, Crow che apriva tutti i cassetti e ci frugava dentro e Jack... Jack non stava facendo proprio nulla, oltre a leggere il giornale come se a pochi metri non stesse accadendo la Terza Guerra Mondiale.

- Ma che state facendo?- Domandò lui, scendendo le scale con Akane al seguito.
- BRUNO! – Il rosso urlò, sembrava in preda al panico. – Qualcuno ci ha rubato il programma per le duel runner e poi ha cancellato tutto!-
- E rifatelo, no?- Il biondo girò pagina.
- Hai idea di quanto ci abbiamo messo, Jack? Non riusciremo mai a finire in tempo partendo da zero, né riprodurlo uguale.- Lo rimproverò il moro.

Il meccanico sbiancò alla notizia. Avevano finito proprio la sera prima, possibile che qualcuno fosse lì in agguato pronto a farlo? Si mise le mani nei capelli, disperato dall'ammontare di lavoro che gli stava aspettando... finché non sentì una mano toccargli il braccio.

- Bruno, l'altro giorno non mi avevi parlato di un bac-qualcosa? Che salvava i dati?-
- ... Akane. – Lui la guardò e le posò le mani sulle spalle. – Sei un genio!-

La stritolò in un abbraccio poi, mentre lei ancora barcollava, si fiondò giù per le scale e si diresse verso la televisione. Iniziò a frugare nel porta cd e da esso tirò fuori un vecchio hard disk perfettamente nascosto; aveva pensato fosse un po' troppo prudente fare una cosa simile, ma per fortuna aveva eseguito lo stesso quel backup.

- Siamo indietro di una settimana... ma almeno buona parte del programma è ancora qui.-
Yusei tirò un sospiro di sollievo ed anche Crow finalmente si era calmato.
- Se avete di nuovo da lavorarci su io torno a ca—-
- No! – Bruno tornò da lei, le prese una sedia e la condusse accanto alla sua postazione, dandole anche un block notes ed una penna. – Mi serve il tuo aiuto, sei veloce a scrivere?-
- Beh, sì... a prendere le ordinazioni mi sono allenata.-
- Bene, ho bisogno che tu scriva tutto ciò che ti detterò prima di dimenticarlo. Mi raccomando, precisa: facendo così risparmieremo un sacco di tempo.-

Akane annuì ed il lavoro iniziò; mentre i due ricominciavano a scrivere il programma, lei di tanto in tanto riportava ciò che Bruno le diceva con precisione maniacale.
Nemmeno mangiarono talmente erano assorti nella mansione e, al giungere del tramonto, avevano già compiuto il lavoro di due giorni e potevano ritenersi soddisfatti... grazie anche alla fortuna di aver fatto quel backup che li aveva salvati da mesi e mesi di sudore e notti insonni.

- Sei stata brava, dobbiamo farti i complimenti!- Le disse il meccanico, facendola arrossire per l'imbarazzo.
- Ma non è vero, ho solo scarabocchiato su della carta...-
- Bruno ha ragione, Akane. Grazie a quegli appunti il programma sarà di nuovo completato in men che non si dica. – Yusei si aggiunse, sorridendole. – Però mi chiedo chi avrebbe potuto rubarlo...-
- Forse qualcuno che conosce la vostra bravura e spera non partecipiate al Grand Prix?- Ipotizzò lei, guardando entrambi.
- Può darsi... certo che quel tempismo perfetto è fin troppo inquietante. Dovremmo indagarci su.-


Angolo autrice

Ma salve, gente, buon 2022! Stavolta lo pubblico io il primo capitolo dell'anno. :D
Oddio mi fa così strano essere già nel 2022, a volte credo (e spero) che sia ancora il 2019. Mi manca quell'anno, era stato così bello. ;-;

A parte questo, abbiamo un capitolo ricco(?) di cose: ancora un po' Iliaster perché sto scoprendo di amare scrivere di quei tre che litigano... tra l'altro Jakob lo sto trasformando sempre più in mio nonno, anche lui si addormenta sempre da seduto—
Poi Carly sembra aver scoperto qualcosa: ma sarà la pista giusta? O solo un'abnorme coincidenza? Chi lo sa. 🎶
Infine, il programma è stato rubato, ma grazie al cielo Bruno aveva fatto il backup dei dati. Non come me, che non ho mai voglia e se succede qualcosa al mio telefono adios. Succede anche nell'anime è vero, ma qui la situazione sarà un po' diversa, non starò a dilungarmi.

Come ultima cosa, il mio esame teorico per la patente è sempre più vicino. Non so ancora la data ma già ho l'ansia. Hehe. Mi ammazzo.
Alla prossima, se non sarò morta. :D

Jigokuko

 


 

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Capitolo 15
*** 13 - Dannazione! ***




13


Dannazione!
 

Carly entrò nell'ufficio del direttore tutta trafelata e con una decina di fascicoli uno sopra l'altro che le oscuravano la visuale, inciampò nel tappeto e quasi non glieli lanciò tutti addosso. Riuscì a limitare il danno stringendoli a sé e poggiandoli in bilico sulla scrivania.
In tutta fretta li stabilizzò e poi si sistemò gli occhiali, ignorando quel ciuffo di capelli ribelle scappatole dalla piega e la maglietta sgualcita.

- Direttore, le ho portato il caffè, i pasticcini e tutti questi fascicoli, ora potrebbe starmi a sentire?-
- Nagisa, avrei prima bisogno di—-
- Sono seria, la prego... è una questione importante per me. Ed io non sono più una stagista, non è mio compito portarle tutta questa roba.-

La ragazza si tappò subito la bocca, pentita dell'ultima frase. Non era di certo da lei comportarsi così, rispondere indietro sembrava fantascienza! Akane doveva averla contagiata, dannazione...
L'uomo alzò un sopracciglio ed i suoi occhi scuri spuntarono da sopra il giornale che gli nascondeva il volto.
Ecco, si era appena mangiata l'occasione di parlare con lui faccia a faccia, sarebbe stata sbattuta fuori dall'ufficio tra tre... due... u—

- Sentiamo.-
Spalancò la bocca istantaneamente. Ci aveva sentito male?!
- Eh?-
- Si muova, non ho tutto questo tempo da dedicarle.-
- Ce-Certo! Ecco... avrei bisogno di più informazioni riguardo questo articolo che abbiamo pubblicato un po' di tempo fa.-

Si frugò nella tasca dei pantaloni, ne tirò fuori un foglio tutto piegato e glielo passò. Il direttore lo lesse attentamente, mentre lei lo osservava pervasa dall'ansia.

- Cronaca nera. A lei cosa importa, se si occupa di duelli?-
- È una notizia molto particolare.-
- Solo questo?- Lui sbuffò col naso.
- No, ma ecco— ho bisogno di sapere i nomi delle persone coinvolte nel caso.-
- La vittima era minorenne e la famiglia non ha voluto divulgare le informazioni, lei non è tenuta a sapere.-
- Per favore, mi dica anche solo un nome. È importante, gliel'ho detto...-
- E perché lo sarebbe?-
- Questo... – Lei strinse i pugni, sentendosi messa all'angolo. Non poteva assolutamente dirgli la verità, che probabilmente la sua migliore amica era proprio la vittima di quella terribile storia. – non glielo posso dire, mi spiace.-
- Allora che ci fa qui? Pretende di sapere, ma alle mie domande non risponde. Mi sta facendo perdere tempo che potrei impiegare lavorando o, prima che si freddi, bevendo il caffè che mi ha portato. Esca di qui e ringrazi se non l'ho licenziata.-

Chiusasi la porta alle spalle, sospirò rumorosamente. Punto e a capo.
Cosa gli costava darle almeno un nome? Non doveva mica farci un articolo sopra, od ostacolare le indagini della polizia!
... Beh, la seconda era probabile, ma avrebbe solo accelerato i tempi restituendo ai genitori il loro cadavere, anzi, figlia, perché quella ragazza era più viva che mai.
Non si sarebbe di certo fermata al primo ostacolo. Una vera giornalista avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di trovare le informazioni per un buon articolo e lei non sarebbe stata da meno, soprattutto se venendone in possesso avrebbe potuto aiutare una cara amica.

Durante la pausa pranzo, tornò a perlustrare la pagina originale sul suo computer alla ricerca di qualcosa che potesse tornarle utile, ma non c'era davvero nulla in quel breve testo, nemmeno la data del decesso della vittima, solo quella della sua sparizione. Esasperata ed ormai sull'orlo di una crisi nervosa, avrebbe mandato tutto all'aria se non fosse stato per un dettaglio; come aveva fatto a non accorgersene prima? Che scema!
Ogni articolo aveva il suo autore, no? E lì, in bella vista, poteva proprio leggere un nome: Junichi Murakami.
Non conosceva bene quel tizio, ci aveva parlato sì e no due volte da quando lavorava lì ed entrambe avevano come argomento il caffè che gli avrebbe dovuto portare.
Sospirò. Non sarebbe stato facile.
Chiuse il portatile e, tenendoselo sottobraccio, iniziò a gironzolare per tutta la redazione alla ricerca dell'ufficio di quel giornalista. Murakami era famoso e piuttosto rinomato tra i dipendenti, si diceva fosse bravissimo sia a scrivere gli articoli, sia a trovare ogni singola informazione riguardante il caso trattato, un vero fanatico ed amante del proprio lavoro, peccato fosse un disadattato.
Quando finalmente giunse alla stanza incriminata, si fiondò direttamente in essa dimenticandosi addirittura di bussare. L'uomo che vide era esattamente lo stesso delle ultime volte: magrissimo, con gli occhi neri inglobati da due spaventose occhiaie, i capelli viola, quasi neri, tagliati a scodella e vestito come se stesse per andare ad un funerale. Un perfetto mix tra il ridicolo e l'inquietante. Ridinquietante.
Nonostante l'entrata piuttosto brusca di lei, non fece una piega, né smise di mangiare i suoi onigiri. Carly ne approfittò per sedersi su una delle sedie e poggiare il computer sulla scrivania.

- Ho bisogno di te, urgentemente!-
Il collo di lui era così sottile che vide perfettamente il boccone di riso scendergli giù per la gola.
- Me? Perché mai? Chi sei? Cosa vuoi?-
Quattro domande a raffica, già le girava la testa.
- Questo articolo: – Intanto glielo mostrava sullo schermo. – devo sapere i nomi, almeno uno.-
- Rispondi agli altri miei quesiti.-
- ... – Respira, Carly, respira. – Carly Nagisa, ventidue anni, reporter di duelli, sei l'unico che può aiutarmi. Sì, tu, per favore.-
Finalmente, lui si degnò di prestare attenzione all'articolo.
- Ooh, bellissima vicenda questa, assurda. Non capita mai scompaiano cadaveri; sì, insomma, lei era già morta, si sapeva perché, però hey, la vita riserva sempre delle sorprese.
Cosa credi abbiano fatto alla vittima? – Chi glielo diceva che forse era la sua coinquilina? – Rituali satanici? Sbrindellata? Non lo so, ma vorrei saperlo! La mente di chi si mette in testa di rubare un morto deve essere proprio distorta, heheh. Ed il fidanzato, magari è stato lui, o forse si è suicidato. Boh, chissà, mi interessa meno, ma mi interesserebbe di più se fosse vivo e l'avesse presa per tenerla con sé come una bambola. C'è un russo che faceva roba simile: apriva le tombe dei bambini e ci faceva delle bambole! Troppo figo, eh? Ne aveva più di quaranta in casa.-

La ragazza era scioccata da quel tizio. Ecco perché era un disadattato.
Respirò profondamente, irritata da quella raffica improvvisa di parole e domande. Non aveva tempo, che senso aveva stare a sentire tutte quelle cose? Ce n'era solo una che voleva sapere: dei nomi, o solamente uno, qualunque cosa potesse permetterle di continuare le indagini in modo autonomo e senza alcun intralcio da parte di terzi.

- ... Non mi importa.-
- Sei venuta tu, da me, per mostrarmi questo. Certo che sei strana, Carly Nagisa ventidue anni reporter di duelli.-
Senti chi parla.
- Non ho bisogno di tutti questi fronzoli, né di riflessioni strane su un russo che violava tombe. L'ho detto prima cosa serve: un nome.-
- Nome di chi?-
- Di chiunque sia coinvolto, attivamente o non, nella tragedia o la sparizione della ragazza.-

Lui tirò indietro il busto, stravaccandosi sullo schienale della sedia girevole. Stava sorridendo e Carly ne rimaneva sempre più confusa.
Voleva andarsene di lì.

- E perché dovrei dartene uno?-
- Questioni personali.-
- Se è personale vuol dire che conosci la vittima, perciò non ha senso venire da me, no?-
- Io... io non conosco la vittima.-
- Ancora peggio: la famiglia mi ha chiesto di mantenere la più completa privacy almeno finché non verrà ritrovato il cadavere. Dubito succederà, perciò il nostro incontro è ancora meno sensato, Carly Nagisa ventidue anni reporter di duelli.-
Solo Carly, dannazione! – Strillò, esasperata. – Cosa ti costa dirmi uno, un solo nome?!-
- Il rispetto per una fine tragica.-
- Tu non puoi capire quanto sia importante per me ottenere più informazioni riguardo questa storia.-
- Come posso capire ciò che non so? Sei stupida.-
- Lascia perdere.-

Carly si alzò di scatto dalla sedia, prese con sé il computer e filò via, con ancora più domande in testa e rabbia in corpo.
Doveva aspettarselo da uno così dedito alla sua professione, aveva perso altro tempo prezioso ed il mistero di Akane era rimasto fitto come la tela di un ragno.

Il Montagna Occhi Blu aveva il solito, perfetto, sapore, eppure non riusciva a gustarselo come avrebbe voluto. Gli sembrava di star bevendo il caffè peggiore al mondo.
Ma forse non era colpa della bevanda.
Buttò un occhio verso Carly, seduta a pochi centimetri da lui; aveva la testa incastrata tra le mani chiuse a pugno, gli occhiali storti ed un'espressione indecifrabile. In più si stava martoriando le labbra con i denti da quando l'aveva raggiunto al bar.
Jack Atlas non era certo la persona più empatica di questo mondo, ma che ci fosse qualcosa di strano glielo si leggeva in faccia.

- Mi vuoi dire cos'hai?-
Lei sussultò, quasi cadendo dalla sedia.
- N-Niente—!- Si guardò intorno come spaventata, stringendosi nelle spalle. Il biondo alzò un sopracciglio.
- Se proprio vuoi nascondermi qualcosa abbi almeno la decenza di non destare sospetti.-
- Jack, non ti sto nascondendo nulla...!-
- C'entra quell'impiastro che ti tieni in casa, non è vero?-
- Lei non è un impiastro! – Sbottò, ma poi tornò a mettersi le mani nei capelli. – Lasciala stare...-
- È coinvolta, ho capito. Avanti, parla.-
- Non posso...-
- Per favore. – Lei scosse il capo. – Non mi piace vederti così.-

Il cuore saltò un battito.
No, non poteva cedere tanto facilmente, soprattutto con lui. Anche se non la tormentava più, il suo risentimento verso Akane non se n'era di certo andato, a rafforzare la sua ipotesi quella parola di poco prima: "impiastro".
Le dava parecchio fastidio sentirla chiamare così, non se lo meritava, lei che faceva di tutto per tenerla lontano e non doverla coinvolgere in questioni difficili.
Alzò la testa e lo guardò negli occhi, sospirando pesantemente. Lui le mise una mano sulla spalla, osservandola a sua volta.

- Sto aspettando.-
- Ho promesso di non parlare, Jack, non voglio essere una pessima amica.-
- Ed io prometto a te che non dirò nulla a nessuno.-

Carly tornò a martoriarsi il labbro con i denti. Si sentiva debole e meschina a cadere ai suoi piedi tanto facilmente; non era brava di suo a mantenere i segreti, ma per Jack era come un libro aperto di cui lui conosceva a menadito ogni singola parola... o quasi.
Sentiva che se ne sarebbe pentita.

- Non posso dirtelo qui.

Alzò la testa e notò Stephanie affacciata goffamente dallo stipite della porta. Le lanciò un'occhiataccia e la ragazza si ritirò, sconfitta.

Jack finì di bere il suo caffè ed i due si allontanarono insieme. La giornalista aveva insistito tanto perché rimanessero soli e nessuno li sentisse e lui l'aveva accontentata.
Cosa poteva nascondere di così top secret?

- Giurami che non ne parlerai a nessuno, nemmeno ad Akane stessa.-
- Carly, me lo hai già detto quindici volte.-
- Voglio essere sicura! Mignolino.-
- Che diamine... – Nonostante lo trovasse ridicolo, l'accontentò. – Mignolino.-
- Tu, Jack Atlas, giuri di stare zitto, qualunque siano le conseguenze?-
- Senti, possiamo andare avanti?-
- Giura!-
- ... Giuro.-
- Bene... – Ritirò la mano, stringendosi nelle spalle. – anzi, non c'è nulla di "bene". Vedi, sono profondamente preoccupata per Akane... lei, lei ha dei tagli enormi! La sua gola è attraversata da una ferita lunghissima e sul busto ha i segni di un'autopsia.- Lo disse tutto d'un fiato.
- Come, scusa? – Lui era incredulo. – Sono tagli profondi? – Lei annuì. – Ed è ancora viva?-
- È una domanda che io e lei ci poniamo ogni singolo giorno. Quelle ferite le fanno malissimo, sono impressionanti, eppure è viva e vegeta.-
- Quando l'hai scoperto, tu?-
- Il giorno successivo al gala in cui l'hai fatta piangere.-
- E ti sei portata dietro questo peso per tutto il tempo perché non vuole che tu ne faccia parola? Dannazione a lei—-
- No, non è colpa sua! Sono stata io ad impicciarmi... come sono stata io ad accrescere le ansie di entrambe.-
- Che altro hai fatto?-
- Ho... ho iniziato ad indagare, volevo trovare la sua vera identità, ma mi sono imbattuta in un orribile fatto di cronaca nera che ha fin troppi punti in comune con la sua situazione.-

La giornalista gli raccontò per filo e per segno tutto ciò che aveva scoperto e dell'incontro con quel tizio fuori di testa avvenuto il giorno prima, lasciando il suo interlocutore sempre più interdetto e confuso dalla questione.
Per lui erano solamente ulteriori prove sul fatto che non ci si potesse fidare di quella ragazzina comparsa all'improvviso in mezzo alla nebbia. Aveva la sensazione che fosse superflua, come se quel mondo non avesse davvero un posto per lei.
C'era qualcosa di strano, niente sembrava avere senso.
E, dopo essere venuto a conoscenza di tutte quelle cose, il dover partire l'indomani iniziava a pesargli parecchio. Si era concordato con Crow per raggiungere Yusei in quello strano posto fuori città, ma davvero voleva lasciare sola Carly?
Lei gli aveva assicurato che non sarebbe successo nulla, ma aveva i suoi dubbi. Alla fine a Crash Town c'era andato, ma raccomandandole di chiamarlo al primo problema.

Era stata una giornata lunga e pesante, come lo erano state tutte le precedenti da almeno un mese a quella parte. Fiumi di clienti erano accorsi per vedere le du— tre adorabili cameriere del Cafe La Geen e provare i nuovi dolci sul menù.
Aveva spesso maledetto Vianey ed il suo saperci fare con la pubblicità, ma dato che la sua paga era aumentata di un bel po' si era sempre rimangiata tutto. Per qualche soldo in più lavorava volentieri.
Il sole stava tramontando e la sua amica aveva appena svoltato l'angolo per dirigersi a casa propria, quindi era rimasta sola con i suoi pensieri, i quali come al solito avevano iniziato a viaggiare ben spediti. Sebbene avesse ancora paura, alla storia dell'assassino ci pensava poco; si era convinta che avvelenarsi la vita vivendo nel terrore non avrebbe portato a nulla di buono.
E poi, era felicissima, quella sera particolare: il capo le aveva dato la giornata libera e non vedeva l'ora di passarla divertendosi invece che a dormire come faceva di solito. Non era per niente stanca e nella sua testa si era già fatta mille programmi.
Salì le scale per raggiungere l'appartamento saltellando e canticchiando ed entrò in casa ugualmente euforica. Posò le chiavi all'entrata e raggiunse Carly in cucina, la quale era seduta a tavola con una padella sul fuoco.

- Non ci crederai, il capo mi ha detto che domani sono libera! Ti va se passiamo la giornata insieme, solo io e te? Vorrei andare in quella gelateria aperta da poco vicino alla spiaggia, Vianey mi ha detto che fanno del gelato pazzesco! Poi potremmo farci un giro per il parco...! E—

Ma l'euforia dell'amica non sembrava essere la stessa. Era diversa, di solito aveva sempre condiviso la sua felicità... tranne in quel momento.
La giornalista si arricciava i capelli tra le dita, nervosa come non mai. Aveva rotto il loro patto, era stata infame ai massimi livelli, soprattutto sapendo per chi le aveva disobbedito. Ma non poteva tacere, non proprio ora, od Akane si sarebbe sentita ancor più tradita – i fatti suoi li raccontava a destra e a manca, ma proprio a lei riusciva a tenere nascosto qualcosa?!

- Akane, – La corvina ancora saltellava qua e là. – devo parlarti. – Ma lei continuava a ridere e parlare a raffica. – Akane, fermati, davvero!-
- ... Ma cos'hai? Sei strana.- Finalmente si fermò, rimanendo in piedi a guardarla confusa.
- È che—-
- Che?-
- Dannazione, ho fatto un casino!-
- Eheh... ti sei impicciata in qualche affaraccio?- Ridacchiò lei, con sarcasmo.
- No! ... O forse sì... scusami, davvero.-
- Come faccio a perdonarti se non mi dici perché ti stai scusando?-
- Io— io ho... ho detto a Jack delle tue ferite e dell'articolo.-

Akane si immobilizzò.
Aveva capito male? No, invece aveva capito benissimo.
Sentì chiaramente il sangue salirle fino alla testa, poi sbottò. Urlò un'imprecazione che nemmeno lei stessa udì e lanciò violentemente il telefono che aveva nella mano destra, fracassandolo sul pavimento. Cieca e sorda al richiamo della coinquilina, girò i tacchi e corse fuori di casa come una furia.
L'istinto le aveva detto di andarsene e così aveva fatto. Correre la faceva sempre sentire bene, perciò aveva continuato a farlo per almeno mezz'ora senza mai fermarsi, senza alcuna meta.
Non aveva nemmeno la forza di piangere, le tremavano le mani, solo l'ira scorreva nelle sue vene. Perché? Perché?
Diamine, perché?!
Perché glielo aveva raccontato?! Proprio a lui! Lui, che la odiava! Lui, che non si fidava di lei! Lui, che a breve avrebbe spifferato ogni singola parola solo per metterla in cattiva luce!

Il garage era silenzioso, troppo silenzioso.
Prima se n'era andato Yusei, poi anche Jack e Crow erano partiti. Non aveva ben capito per dove, ma ad essere sincero nemmeno gli importava – finalmente un po' di riposo!
Il programma era stato completato ancora una volta, le duel runner non c'erano e di conseguenza non aveva proprio nulla da fare. Doveva ammettere che un po' di tranquillità l'aveva desiderata, ma forse quella era troppa. Alla lunga lo avrebbe stancato.
Decise di farsi una passeggiata prima di prepararsi una misera cena, perciò si mise le scarpe e salì le scale. Aperta la porta, però, si spaventò.
Nella penombra, davanti l'entrata, una figura minuta, vestita di nero, con la testa china e le trecce.

- ... Da quanto tempo sei qui?- Il meccanico la squadrò con un sopracciglio alzato.
- Scusa.- Lei fece un profondo sospiro.
- Non mi hai risposto...-
- È che non voglio tornare a casa. Ma non importa, mi cercherò un posto.-
- Scema, devi essere pazza se pensi che ti lascerò gironzolare da sola di notte.-
- Non ti voglio disturbare...!-
- Ma sei comunque venuta.-
- Non avevo intenzione di bussare.-
- Che importa?-

Stavolta fu più veloce di lei. Le avvolse un braccio attorno alle spalle e la costrinse ad entrare, poi richiuse la porta.
A rischio della vita, le avrebbe strappato una spiegazione, una vera, non le avrebbe permesso in alcun modo di fuggire.


Angolo autrice

Maacciao. Come va? Questo capitolo doveva uscire prima, ma ho avuto qualche problema di che-palle-non-mi-va-di-scrivere ed è slittato di quasi due settimane.
... sorry.

Comunque, stavolta abbiamo un po' di Carly, la quale ha OVVIAMENTE fatto un casino. Non poteva mica andare tutto bene, vi ricordate che nell'anime si era pure quasi fatta arrestare? :')
Sì, siamo nell'arco in cui Yusei e company sono in gita a Crash Town, ma a noi interessa vedere che succede a Domino nel frattempo.

Dato che non ho altro da dirvi, vi saluto, alla prossima! :D

Jigokuko


 

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Capitolo 16
*** 14 - Bere non sempre fa male ***




14


Bere non sempre fa male

 

Akane si guardò intorno con le mani giunte.
Le sembrava di essere tornata alla prima volta in cui aveva messo piede in quel garage; sola con Bruno, il quale l'aveva costretta a seguirlo. Era così strano entrare lì e non sentire Crow salutarla energicamente, né vedere Yusei con la testa immersa in una duel runner o dietro lo schermo di un computer.
Puro e semplice silenzio in uno spazio che per una persona sola sembrava troppo grande.
Ormai i suoi coinquilini erano partiti da qualche giorno e si chiedeva se tutta quella tranquillità non lo annoiasse.
Strascicò i piedi, sconfitta ancor prima di poter pensare ad una mossa, ovvero scappare. Era in trappola, o così sembrava.

- Adesso ti siedi con me e mi spieghi perché in questi ultimi giorni non c'è stato un momento in cui ti ho vista serena.-
Lei si voltò a guardarlo, puntandogli addosso quei penetranti occhi azzurri.
- Non è niente.-
- Bugia, palese.-
- Perché mi parli così...?-
- Scusami se sono rude. Ma voglio aiutarti, e questo lo sai anche tu. Non puoi andare avanti così, continuare a tenerti le cose dentro ti farà esplodere.-

La corvina sospirò, distogliendo lo sguardo. Con la sua stazza, Bruno poteva diventare parecchio soffocante e quelle iridi grigie peggioravano solo la situazione.
Lui rimase immobile a guardarla, pensando al da farsi. Era chiaro come il sole che qualcosa la turbasse... ma cosa, esattamente? Non aveva indizi e forse l'unico modo per estorcerle anche solo una parola era "barare".
Probabilmente se ne sarebbe pentito subito dopo, ma tanto valeva provare; se la situazione fosse degenerata, avrebbe quantomeno cercato di arginare il danno.
Perciò, si fece avanti a passo lesto e, con sorpresa di entrambi -forse più di lui stesso-, le afferrò una mano. La strinse, non troppo forte, ma al punto da sentire le nocche premere decise contro il suo palmo. Era così morbida...

- Se tutto quello che stai passando in silenzio ti fa stare tanto male, perché non lo dimentichi per una sera? Vedi questo mio gesto come un secondo modo per scusarmi.

Senza dire altro, si mosse portandosela dietro. Non dovette fare alcuna fatica, perché lei lo seguì senza protestare.
Al piano di sopra, la fece accomodare a tavola, poi iniziò a frugare nella dispensa.
Akane si era ormai arresa a lui; non avrebbe mai parlato, ma aveva deciso di assecondarlo e vedere dove volesse arrivare. Dimenticare per una sera? In che modo?
Capì subito quando vide quella bottiglia di vino bianco posarsi davanti ai suoi occhi. Alzò lo sguardo, fissando interrogativa il meccanico.

- ... Vuoi farmi ubriacare?-
- Cosa vuoi che sia, una volta ogni tanto? – Le sorrise. – Tranquilla, ti faccio compagnia. Bere da soli è solo triste.-

Forse avrebbe dovuto dirle che a lui l'alcol non faceva poi così effetto... conoscendola, però, tutto il suo discutibile piano sarebbe fallito.
Stava già programmando di scusarsi almeno venti volte il giorno seguente, non era da lui essere tanto infame.
Riempì due bicchieri ed uno lo offrì a lei.

- Stiamo per bere vino del discount nei bicchieri di plastica, non è già abbastanza pietoso?- Gli domandò, prima di mandarne giù un sorso.
- Mi hai preso alla sprovvista, la prossima volta ti farò trovare lo champagne, va bene?-
- Come se avessi i soldi per comprarlo.-

Lo derise.
Nonostante la scarsa qualità dell'alcolico, aveva apprezzato il suo sapore -o forse le era piaciuto perché non aveva mai assaggiato di meglio-, e senza rendersene conto aveva già tracannato un bicchiere. Lui l'aveva seguita in modo più moderato... almeno uno dei due doveva rimanere sobrio.
Mentre parlavano, Akane continuava a versarsi da bere tra una frase e l'altra, assorta com'era nel discorso si era già scolata mezza bottiglia in poco tempo.
Quando iniziò a biascicare, Bruno capì che forse non era il caso farla bere di più; perciò, nonostante le proteste, le strappò l'oggetto dalle grinfie, beccandosi una grossa occhiataccia.

- Ridammela.-
- Certo che no.-
- Dai.-
- No.-
- Ti prego...-
- Ho detto no.-
- Ma ho sete.-
- Sei ubriaca.- Che effettivamente era ciò a cui voleva arrivare, ma probabilmente la situazione era un po' sfuggita di mano.
- Ma che dici... non è ver—- Un singhiozzo.
- Stai barcollando da seduta, non voglio tu finisca in coma etilico.-
- Bruno, non puoi capire! Morirò se non mi ridai quella bottiglia, vuoi che muoia? Insensibile, cattivo!-
- Calmati... no, sta ferma, ti fai male così.-

Nel tentativo di raggiungerlo, era salita in ginocchio sul tavolo ed allungava le braccia cercando di riprendersi la bottiglia. In una situazione normale le sarebbe stato facile mantenere l'equilibro, ma in quello stato chiaramente non ne era capace, motivo per il quale poco dopo finì per sbilanciarsi e cadere all'indietro.
Il meccanico riuscì ad afferrarle miracolosamente il polso prima che la tragedia potesse compiersi... per fortuna era leggera come una piuma. Lei lo guardò negli occhi, sbatté le palpebre un paio di volte ed infine si abbandonò in una risata cristallina.

- Akane, invece di ridere siediti per favore, non posso tenerti stretta in eterno...- Si lamentò lui a causa della sua posizione scomoda al di là del tavolo.
- Solo se mi dai altro vino.~-
- Allora cadi pure.-

Finse di lasciarla allentando la presa e facendola spaventare. Scatenò un verso stridulo e si aggrappò in fretta al suo braccio con la mano libera, fissandolo con un'espressione quasi sconvolta.
Bruno le rivolse un sorriso vittorioso e lei si rassegnò mettendo il broncio e, finalmente, sedendosi composta su quella sedia di legno.
La calma durò un battito di ciglia; tempo di mettere la bottiglia in frigorifero e la ragazza stava già armeggiando con la zip dei suoi stivali, riuscendo nell'intento di levarseli dopo parecchio tempo. Si alzò in piedi ed iniziò a sciogliere le trecce, lamentandosi di quanto le dessero fastidio.
Poi, si diresse verso di lui e si lasciò cadere in avanti, finendo per poggiare la testa contro il suo petto.

- Non ne posso più...-
- Che ti succede?- Non c'era tempo per imbarazzarsi della situazione attuale.
- Sono stanca, di tante cose. Io voglio sapere chi sono. Qual è il mio nome.- Si aggrappò alla sua maglia blu, stropicciandola tra le dita.
- E lo saprai. Ti ho promesso che lo cercheremo insieme, ricordi?-
- È straziante, Bruno.- Dopo aver sospirato, si allontanò di qualche passo e lo guardò di nuovo negli occhi, stavolta con un'espressione indecifrabile.
Lo so.-

Oh, se lo sapeva.
"Bruno", quel nome, non lo aveva mai sentito veramente suo, eppure era costretto a rispondere quando si appellavano a lui in tal modo. Lo percepiva così fuori posto, distante... Akane doveva sentirsi allo stesso modo; seppur gli piacesse molto il suo nome provvisorio, avrebbe voluto conoscere quello vero, sapere se il suo significato fosse adatto a lei.
Mentre ci stava pensando, la figura minuta della ragazza gli scomparve da sotto agli occhi e, prima che potesse trovarla con lo sguardo, lei aveva già aperto la porta d'ingresso ed era sgattaiolata fuori.
Subito partì all'inseguimento, terrorizzato dall'idea che potesse finire in guai seri ubriaca com'era, ma quando varcò l'uscita la trovò lì in piedi, ferma a pochi metri, con la testa rivolta verso l'alto e gli occhi alla Luna.
Quella sera c'era il plenilunio, ed era splendido; la sua luce illuminava Akane allo stesso modo di quella loro prima sera insieme.

- È triste che presto potremmo non vedere mai più né la Luna, né le stelle. – Bruno, confuso da quelle parole, fece un passo in avanti. – Ci sarà concesso guardare solo il buio dalle nostre palpebre serrate.-

Akane aveva iniziato a comportarsi in modo troppo strano, anche per un'ubriaca. Non barcollava più, non biascicava, sembrava essere tornata completamente lucida in un battito di ciglia.
Si voltò di colpo e la luce le colpì la schiena, mettendone l'esile figura in penombra.

Il cielo cadrà, e noi saremo stati i più grandi alleati del nostro nemico.

Il meccanico spalancò gli occhi. Quella singola frase gli era risultata molto più inquietante di tutto il resto. Perché l'aveva detta? Cosa sapeva, lei?
Rimase in silenzio per un attimo, poi... rise, avvicinandosi ulteriormente. No, non poteva sapere qualcosa, stava solamente delirando... era una ragazza comune che soffriva di amnesia, non era collegata a nessuno dei tragici eventi accaduti nell'ultimo periodo.
... Vero?
Una folata di vento gelido si alzò all'improvviso, facendo volare i suoi capelli neri e azzurri, ma lei non si mosse di un millimetro.

- Vieni, torniamo dentro; non hai nemmeno le scarpe, ti prenderai un raffreddore.

Akane eseguì l'ordine e, barcollando, lo raggiunse e si attaccò al suo braccio. Ora faceva di nuovo fatica a stare in piedi.
La condusse sana e salva fino al divano, sul quale si sedettero entrambi, finché lei non crollò con la testa sul cuscino.

- Bruno...~ il vino era buono.-
- Se non lo fosse stato non ne avresti bevuto così tanto.- Le rispose lui, sospirando.
- Ho solo pensato che... potevo... diciamo... non ricordo più cosa volevo dire— ah, sì! ... Dimenticato di nuovo. Mh... lasciarmi andare. Ecco, sì, per una volta volevo smettere di essere brava. Ho bevuto per questo. E per non pensare, come hai detto tu. Grazie.-
- Pensare...? Cosa ti è successo?-
- Mi fidavo di lei. Sono arrabbiata. Forse ho rotto il telefono. Me ne sono andata d'impulso. Non voglio tornare a casa.- Mentre diceva tutte quelle frasi una dietro l'altra, si rannicchiava sempre più su sé stessa, avvicinando le gambe al petto.
- ... Carly? È stata lei a farti arrabbiare? – Annuì. – Così tanto da non voler tornare da lei?- Annuì di nuovo.
- Era il mio segreto. Lo ha scoperto e poi lo ha detto a Jack. Non voglio che si sappia, lo racconterà, mi odia. Si fa sempre convincere, è completamente persa per quel buzzurro, e lui sa di poterle estorcere ciò che vuole.-
- È davvero così grande questo segreto?-
- Sì.-
- Ascolta, Carly tiene davvero tanto a te, sono sicuro che il suo intento non fosse cattivo, invece di scappare come fai di solito avresti dovuto ascoltarla. Sei troppo impulsiva.-

A quell'ultima frase, Akane ruotò la testa di colpo, scagliandogli dei dardi avvelenati con lo sguardo. Si mise seduta e fu subito in procinto di alzarsi e correre via, ma prontamente venne afferrata per un braccio da Bruno, il quale l'aveva battuta sul tempo. Era colpa del vino, la stava rallentando; ci sarebbe mai arrivata alla porta, in quello stato?

- Lo vedi? Fai sempre così: quando ti si presenta una difficoltà, invece di affrontarla scappi. Non funzionerà a lungo, prima o poi verrai messa all'angolo.-
- Io— – Quando vide la preoccupazione nei suoi occhi tutta la rabbia in circolazione sembrò svanire e rilassò il corpo. – mi dispiace... non lo faccio a posta, ho sempre questo impulso di andarmene e prima che possa ribattere sto già correndo via dal problema. So che a lungo andare questo mio atteggiamento potrebbe risultare fatale, ma non riesco a cambiare. Ho paura di così tante cose...-

Bruno scrutò il suo viso esasperato ed in parte impaurito. Non riusciva a capire cosa le facesse davvero paura, perché dannazione a lei, continuava a non dirgli nulla e a tenersi tutto dentro! Era frustrante, ma tirarle fuori le parole a forza sarebbe stato meschino; le voleva troppo bene per farlo.
Le prese il viso con le mani e la guardò dritta in quegli occhi celesti. Erano senza vita come quelli di una bambola, ma ugualmente belli, quasi inquietanti. Lei rimase confusa dal gesto e sbatté più volte le palpebre.

- Non so di cosa tu abbia paura, né quale sia quel segreto tanto grande che ti porti dietro, ma sappi che, qualunque cosa accada, io per te ci sarò. Sarei una persona cattiva se abbandonassi qualcuno che sta soffrendo al mio stesso modo, ed io non voglio esserlo.
Puoi non raccontarmi nulla se vuoi, però ricordati di avere qualcuno pronto ad aiutarti, solo questo.- Finito di parlare, delicatamente le lasciò il viso e poi sorrise sinceramente.
- Grazie, Bruno... grazie per non perdere mai la pazienza con me.-

Si sentiva davvero fortunata ad aver incontrato una persona come lui. Accadde tutto per caso, eppure quello che l'aveva raccolta da terra in mezzo alla nebbia si era rivelato essere qualcuno capace di comprendere a pieno ciò che avrebbe passato di lì a poco. Chissà chi era prima di perdere la memoria... si comportava allo stesso modo? Oppure non era lontanamente simile all'uomo conosciuto da lei?
Sicuramente erano domande che anche lui stesso si faceva, glielo aveva letto nello sguardo sin dal loro primo incontro.

Quando riaprì gli occhi, si stupì di avere non una, ma ben due coperte di lana addosso e, soprattutto, non avere caldo nonostante fosse metà giugno. Si alzò sulle braccia, cercando con lo sguardo indizi sul suo strano risveglio, arrivando all'unica conclusione che qualcuno stesse cucinando, a giudicare dallo sfrigolare dell'olio e l'odore arrivatole alle narici.
Seguendo la scia arrivò fino al fornello, trovando Bruno intento a cucinare della pancetta, ma aveva qualcosa di strano. Infatti, invece delle solite giacca e maglietta stava indossando un maglione blu dall'aria pesante.

- Perché sei vestito in questo modo?- Chiese, genuinamente confusa.
- Stanotte è caduto quasi mezzo metro di neve, fuori fa un freddo cane... buongiorno, comunque. Ti ho preparato la colazione.-
- Buongio— mezzo metro di neve?! Mi stai prendendo in giro?-
- Puoi sempre verificare uscendo.-

Nonostante lo scetticismo, decise di ascoltarlo ed aprire la porta d'ingresso. Se ne pentì subito, perché venne investita all'istante da una folata freddissima capace di congelare anche il sangue nelle vene.
Bruno non stava mentendo, era davvero caduto un mare di neve... l'intera piazza era ricoperta da una spessa coltre bianca talmente alta da ostruire le porte di case e negozi.
Cosa diamine era accaduto quella notte? Solo il giorno prima faceva caldissimo!

- È normale che nevichi così tanto a giugno in questa città?- Domandò, mentre si sedeva a tavola e strofinava le braccia nel tentativo di scaldarsi.
- Credo non sia normale in tutto il mondo un cambiamento climatico così improvviso, Akane...-
- Eppure è successo.- Commentò, con un velo di inquietudine.
- Non preoccuparti, – Le mise una mano sulla spalla. – hai già troppe cose a cui pensare.-

Aveva ragione. Con tutti i problemi che si era fatta, aggiungerne un altro l'avrebbe solo schiacciata sotto il peso delle preoccupazioni e delle ansie.
Doveva smettere di pensare troppo, o una volta per tutte – avrebbe volentieri finito quella bottiglia di vino scadente, ma qualcosa le diceva che solo nominandola Bruno l'avrebbe mandata a quel paese. Rassegnata, iniziò a tagliare nervosamente il bacon che lui le aveva preparato poco prima.

- Grazie per la colazione comunque, prima ho dimenticato di dirtelo.-
- Non c'è di che. – Le rivolse un sorriso. – Sto andando a fare la spesa, vuoi qualcosa in particolare a pranzo?-
- Posso venire con te?-
- Congeleresti con quei vestiti leggeri...-

Ancora una volta, non aveva torto. C'era mai un momento in cui non la facesse sentire stupida? Si sentiva così ignorante quando parlava con lui; sapeva un sacco di cose complicate ed aveva sempre una risposta giusta all'istante, mentre lei... lei era solamente capace di fuggire dai problemi, intimidire per qualche strano motivo Stephanie e risolvere il Cubo di Rubik in due minuti. Che non era da tutti, ma a cosa mai poteva servirle nella vita?!

Fuori casa, Bruno non ci pensò due volte a telefonare a Carly. Dopotutto Akane gli aveva detto di aver lanciato via il telefono ed essere corsa via, doveva essere preoccupatissima...

Per favore, dimmi che non è successo nulla ad A—-
- Calmati, è con me da ieri sera.-
- Oh, grazie al cielo... è scappata talmente in fretta che non ho avuto il tempo di elaborare la sua reazione. Se fosse rimasta fuori durante la nevicata di stanotte non me lo sarei mai perdonato.-
È vero che hai raccontato un suo segreto a Jack?-
- Io... sì. Ho sbagliato, lo so, ma ero talmente stressata da essermi fatta convincere. È che ho una paura immensa per lei, con—-
- Aspetta, non dirlo anche a me, o la farai arrabbiare ancora di più. Voglio saperlo solo dalla diretta interessata.
E poi... ma dico, sei pazza?! Proprio a Jack dovevi spifferare tutto? Lui la odia!- Alzò la voce, rimediandosi un'occhiata di sbieco da parte di un passante.
- Lo so, lo so, probabilmente è per questo che si è imbestialita così tanto. Sono stata stupida, una pessima amica, ma ormai il danno è fatto... lui però mi ha promesso di non farne parola con nessuno. Spero sia più capace di me a mantenere i segreti.-

La conversazione terminò con un grosso sospiro da parte del meccanico. Sperava davvero che Jack ne fosse capace, o che avesse almeno la decenza di mantenere la parola data a Carly senza infrangere la promessa solo per fare un torto ad Akane.
Per quanto odiasse la violenza, non ci avrebbe pensato due volte a prenderlo a pugni in caso fosse accaduto; era stanco di veder soffrire quella ragazza così apparentemente fragile e piena di preoccupazioni dovute alla perdita di memoria.

C'era da dire che la neve là fuori era invitante. Guardando la distesa bianca dalla finestra le veniva proprio voglia di fare un pupazzo di neve, oppure lanciarvisi di schiena e fare un angelo... si strinse ancor di più nella coperta che l'avvolgeva sulle spalle. Un gran peccato che i suoi vestiti fossero tutti estivi; non era nemmeno a casa sua e non c'era Carly pronta a prestarle qualcosa di più pesante ed adatto.
Carly...
Ripensò alla sfuriata del giorno prima e finì per sentirsi terribilmente in colpa. Le aveva urlato in faccia e molto probabilmente distrutto quel telefono che aveva ritrovato a posta per lei. Che stupida...
Doveva smettere di essere così impulsiva e finalmente dare ascolto a Bruno. La sua amica non le avrebbe mai fatto del male, sennò che senso aveva ospitarla a casa sua così a cuor leggero?

- Hai freddo?

Fece un sussulto. Era talmente persa nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorta del ritorno di Bruno con le borse della spesa.

- Solo un po'... – Rispose, con lieve imbarazzo. – ti stavo aspettando, volevo dirti che ho preso una decisione.-
- Che tipo di decisione?-
- Domani tornerò a casa, voglio chiedere scusa a Carly. Come hai detto tu, è anche colpa mia se la situazione è degenerata in questo modo... le voglio troppo bene per comportarmi come una bambina e tenerle il muso.
Ho anche deciso che smetterò di arrovellarmi il cervello con tutte quelle domande del tipo "chi sono?", "qual è il mio nome?", "cosa facevo prima?", o mi porteranno soltanto ad un esaurimento nervoso – come d'altronde stavano già facendo, oserei dire. Voglio concentrarmi a vivere questa vita come se fosse stata sempre l'unica.-
- Non sai quanto sono fiero di te. Ora devi solo dimostrarmelo con i fatti... a cominciare dal non scappare più.-
- Lo farò, stanne certo!-


Angolo autrice
Oh, madonna. Scusate, davvero.
Ci ho messo due mesi e mezzo a scrivere un capitolo normalissimo, potete pure linciarmi. È che ho avuto un blocco gigantesco e non riuscivo proprio a scrivere nonostante avessi le idee ben chiare, è stato terrificante.

Riassumendo quello che è successo... Bruno l'ha fatta bere per farsi dire delle cose e lei gliele ha dette, peccato non fossero quelle che si aspettava. Akane sa qualcosa? Chi lo sa. uwu
Secondo voi a cosa faceva riferimento quella sua frase inquietante?
Per farmi perdonare ho deciso di illustrarvela in due panel, ve la lascio sotto.

Per il resto voglio dirvi che probabilmente tra un po' mi prenderò una piccola pausa per riordinare le idee. A causa di un sogno ho deciso di modificare pesantemente una parte futura della storia e devo capire come inserire questo cambiamento tra la parte prima ed il finale, quindi potrei metterci un po', ma vedremo.

Io vi saluto flexando i miei 0 errori alla teoria per la patente e con i disegni (cliccateli per una risoluzione maggiore), ciaoh. :D

Jigokuko
 

 

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