Ascolta il tuo Rosso, vedi il tuo Rosso

di BALERION1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: L'inizio, e... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il rosso, il buono e il cattivo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Rosso di sera, citazione si spera ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Quando i rossi opposti s'attraggono ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: La notte porta rosso consiglio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: L'alba del giorno rosso {quello vero} ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: L'inizio, e... ***


CAPITOLO 1: L’inizio, e...

Una notte tetra, nubi spettrali e la luna ROSSA: l’atmosfera ideale per l’oscuro signore, intento ad attuare l’ennesimo diabolico piano.
Visti i precedenti fallimenti, non poteva permettersi il lusso di riposare, doveva agire. Soprattutto in vista della grave notizia che gli è appena giunta all’orecchio. Come ogni sera restava chiuso nelle sue stanze, lasciando a chi lo serviva l’ingrato compito. Il rumore di piedi scalzi sul legno si fece sempre più vicino, fermandosi a poca di distanza da lui.
“E arrivato?” chiese lei.
Lui annui, poi aggiunse “Portalo qui.”.
“Sei sicuro che sarà all’altezza? Abbiamo usato espedienti più efficaci, che hanno fallito. Ed ora questo.”.
“Ho qui tutto ciò che mi occorre. Ed ho appena richiesto di avere…… il meglio.” Rimarcò l’ultima frase, mentre tirava fuori la sfera incompleta per compiacerne di averla in suo possesso.
Uscì in volo dalla barriera del castello e si diresse dove le fu detto che l’avrebbe trovato. Nel mentre continuava a pensare cosa avrebbe potuto fare per loro. Era stato dipinto come un professionista, a detta del padrone “il meglio del meglio”. Tuttavia, lei non si capacitava di comprendere la logica e utilità di questa decisione.
Ci volle poco per arrivare, il punto in cui si era materializzato non era lontano. Quando fu abbastanza vicina da intravederlo, notò un curioso particolare: era tutto ROSSO.
 
                                                    Tokyo, Casa Higurashi
E giorno, suona la sveglia e Kagome, ancora assonnata, è costretta ad alzarsi. Per quanto fosse sua intenzione tornare a casa per riprendere gli studi, non poté fare a meno di rammaricarsi di non poter passare ancora del tempo nel suo comodo letto, dopo tanto tempo. Ogni buona occasione pero doveva sfruttarla sapendo che, presto o tardi, Inuyasha si sarebbe fatto vivo per riportarla indietro. Così dopo la colazione, vestita in ordine, cartella in spalla e via, pronta per il nuovo giorno.
Stava ancora scendendo i numerosi gradini che separavano casa sua dalla strada, quando ebbe per un secondo l’impressione di essere osservata, dagli alberi alla sua destra. Si voltò per guardare, ma quasi subito si riavvio, senza stare a rimuginarci. Di certo non era Inuyasha: non è da lui spiarla così, anche perché lui tende a fargli sapere quando viene a trovarla. E dal momento che nel presente non ci sono demoni, altrimenti lo avrebbe percepito, concluse trattarsi di uno scherzo della sua immaginazione, complice anche il prolungato soggiorno in epoca Sengoku.
Arrivata a scuola, dovette di nuovo confrontarsi con gli argomenti delle materie arretrate, ma per fortuna niente test. Trovava strano pero il comportamento delle sue amiche: appena arrivata l’avevano salutata in maniera schiva, e durante le lezioni le parve che continuassero ad osservarla a sua insaputa.
Infine suonò l’ultima campanella e Kagome ebbe conferma dei suoi sospetti quando vide quelle tre, raggruppate lontane da lei, che confabulavano qualcosa. Si fece così avanti “Avanti ragazze: vuotate il sacco!”.
Al che, furono prese di sorpresa da quella frase così schietta, insolita per Kagome. Si resero conto che i loro tentativi di provare ad essere naturali non erano convincenti e lei sen era accorta. Negare o sviare l’argomento non sarebbe servito, quindi non ebbero molta scelta, anche perché era loro intenzione dal principio parlarne.
“Il fatto è Kagome….” cominciò Yuka.
“Si come possiamo dire.…” aggiunse Ayumi.
“In poche parole….” s’intromise Eri.
Kagome si sforzava di comprendere tanta esitazione, ed infine, dopo qualche altro secondo d’attesa, le tre all’unisono le rivolsero una sola semplice affermazione……
                                     “Abbiamo conosciuto il tuo RAGAZZO!”.
 
Al che ci vollero un paio di secondi per elaborare, prima che la ragazza si lasciò scappare un grido sconcertato, così forte da essere udito anche da fuori della scuola, ed attirando su di se gli sguardi di chi era ancora in classe. Presa dall’imbarazzo, cercò di glissare il più possibile, uscendo in fretta e furia e tirandosi dietro le tre amiche. Dovettero allontanarsi di parecchio da scuola, prima che Kagome prese coraggio per avere ulteriori spiegazioni, oltre a sbollire la vergogna che si portava addosso per la scenata di prima.
A quanto pare il giorno prima le tre, uscite da scuola, erano state avvicinate da uno strano individuo dichiarando di star cercando proprio lei. Pur essendosi identificato solo come un suo vecchio amico in visita, notarono quanto il suo aspetto potesse essere analogo al tipico ragazzo duro di strada, in altre parole un teppista. Di conseguenza, giunsero alla preventiva conclusione che si trattasse del tanto fantomatico ragazzo misterioso, di cui pero non avevano mai avuto l’occasione di incontrare. Naturalmente era poco più che una teoria, ma prese dall’eccitazione del momento finirono col ritenerla una verità assoluta. Al che le tre si pentirono per l’affermazione di prima, rendendosi conto di quanto fossero state precipitose. Si scusarono, Kagome accetto, sbollendo l’agitazione e schivando anche un mezzo infarto. Ripensando a mente lucida, si rese conto che sin dall’inizio non c’era motivo di preoccuparsi: era tornata a casa solo la sera precedente e, prima di allora, Inuyasha era rimasto con lei dall’altra parte. Di conseguenza si trattava di qualcun altro, tuttavia, escludendo Inuyasha, nessuno che conosce ha lontanamente l’aspetto o il carattere di un teppista, o quantomeno renda l’idea.
La prima domanda fu, giustamente, che aspetto avesse. Anzitutto era uno straniero, probabilmente americano o inglese, per quanto parlasse correttamente giapponese. Un ragazzo adolescente, tra i 16 e 17 anni, alto 1,70m circa, magro, atletico e di bell’aspetto. Occhi azzurri, carnagione di un bel colorito, capelli castano chiaro, mossi e lunghi quasi alle spalle. Segni particolari: una vistosa cicatrice, sulla tempia destra, proprio all’angolo dell’occhio. Aveva una moto bianca e grigia metallizzata, con diversi disegni geometrici blu.
Di sicuro non era Inuyasha, e nemmeno chiunque altro lei conosca. Detto questo, le ragazze si preoccuparono, ormai consapevoli di aver fornito indicazioni a uno sconosciuto.
“Cosa voleva sapere di preciso?” chiese Kagome.
Eri rispose “Ci ha chiesto dove abiti.”.
Yuka aggiunse “Ci era sembrato strano che lo avesse chiesto. Dal momento che hai sempre vissuto al tempio, doveva saperlo. E lui ha risposto che vi siete conosciuti fuori città.”.
“Pero mia madre non ha menzionato nessuno che fosse venuto a cercarmi a casa.”.
Poi s’intromise Ayumi “Forse ha provato a cercarti in ospedale. Gli abbiamo anche detto dei tuoi continui malanni.”.
A quella risposta, Kagome non poté evitare di pensare a suo nonno con ilarità. Tuttavia, c’era ben poco da ridere: uno sconosciuto che la cercava sapeva il suo indirizzo, e lei non aveva la minima idea di chi sia, cosa voglia, e quando si ripresenterà. Ad essere sincera, rimpiangeva non poco i pericoli dell’altro mondo, se non altro quelli poteva scagliare una freccia e disintegrarli, e in ogni caso aveva i suoi compagni. Quanto alle ragazze, questa situazione le stava davvero facendo prendere dal panico, unito al senso di colpa. Lei provò a tirargli su il morale, ipotizzando che poteva essere semplicemente un amico del suo ragazzo, e che avesse chiesto di lei con il vero intento di trovare lui. La cosa funziono, almeno in parte. Ma per sicurezza, le ragazze presero categoricamente la decisione di accompagnarla a casa, almeno per sta volta.
Dopo due giorni, Kagome ricominciava la giornata con la solita routine mattutina. Con l’eccezione che Inuyasha si era presentato di buon mattino, finora non ci sono state novità in merito al misterioso ragazzo che la cercava. Aveva evitato di parlarne con la famiglia, per non allarmarli inutilmente, e lo stesso avrebbe fatto con Inuyasha, anche perché oramai la faccenda non gli dava più tanto pensiero. Come al solito dovette faticare abbastanza per convincere il ragazzo a lasciarla andare, e soprattutto per farlo restare a casa. Ogni cosa sembrava tornata alla “normalità”. Eppure mentre scendeva i soliti gradini, non poté fare a meno di guardare tra gli alberi, nella stessa direzione dell’altro giorno. Il suo sesto senso continuava a ronzargli in testa per rammentarle quell’unico piccolo particolare. Ad ogni modo, distolse lo guardo, scosse la testa e si riavviò.
Le ore scolastica passarono veloci, e in men che non si dica suonò la campanella. Come per Kagome, Eri, Ayumi e Yuka avevano ormai abbandonato l’argomento dell’altro giorno e di questo la ragazza ne fu felice. Ma mentre stava per voltarsi dal suo banco verso la porta, ebbe l’impressione che qualcosa al di fuori della finestra si fosse mosso rapidissimo. Si accostò al vetro per guardare fuori, senza pero vedere nulla d’insolito. Pensò che il suo istinto di sopravvivenza da era feudale gli avesse giocato un ulteriore scherzo. Eppure, per tutto il tragitto continuò a sentire uno strano presentimento. La parte peggiore fu la scalinata, mai prima d’ora gli sembravano così inquietanti quegli alberi. Mancavano pochi gradini per arrivare in cima, quando sentì un grosso ramo spezzarsi con un suono secco, subito dopo un tonfo. Ebbe il tempo di voltarsi, solo per intravedere una macchia rossa sgusciare via. La prima cosa a cui pensò e che Inuyasha avesse fatto di testa sua, seguendola di nascosto. Così inspirò quanta più aria possibile e gridò a pieni polmoni il più forte “A Cuccia” della sua vita.
Quasi istantaneamente si sentì un forte schianto con tanto di boato, provenire fuori da casa. Al che, percorse gli ultimi gradini quasi a passo di danza, e con un sorrisetto malizioso, compiaciuta di aver fatto centro. Infatti, ai piedi del grande albero, c’era una voragine di circa mezzo metro, a misura e forma d’uomo.
“Bene, bene, bene. Che cos’abbiamo catturato?” parlando con tono altrettanto malizioso.
A malapena Inuyasha riuscì a mugugnare qualcosa, talmente era pressato nel terreno.
Al che lei sbottò irritata “La prossima volta imparerai a non seguirmi di nascosto, e mettendomi l’ansia addosso!”.
In quel momento sentì Sota che le si avvicinò di corsa “Ma sei impazzita?!”.
“Sota, non t’intromettere! Ho avuto i miei buoni motivi.”.
“Di che stai parlando?! Lui stava solo inseguendo Buyo, che si era arrampicato sull’albero.”.
Infatti, ebbe il tempo di finire la frase, che dall’alto sentirono miagolare. Alzarono lo sguardo, ed il gatto era lì su un ramo.
“Buyo?”.
“E scappato mentre ci giocava.”.
A quel punto Kagome restò perplessa e sconcertata “Ma quindi…. È sempre rimasto a casa?”.
“Certo che è rimasto sempre a casa. Non sei stata tu a dirglielo?!”.
Quanto rammarico sul suo volto, mentre volgeva lo sguardo verso al povero ragazzo. Mortificata, lasciò cadere la cartella e si buttò in ginocchio, di fianco lui per soccorrerlo.
Questa volta Inuyasha era conciato davvero male: ne aveva subiti tanti di schianti finora, ma mai violenti come questo. Era come se tutta la potenza sprigionata, fosse proporzionata alla forza di volontà e il risentimento che Kagome aveva in quel momento. Rimase spossato per il resto della serata, al punto che i due preferirono aspettare il mattino per tornare indietro, dandogli il tempo di rimettersi. E in tutto questo tempo Kagome non poté fare a meno di scusarsi, sinceramente dispiaciuta.
Giunse infine il giorno di ripartire. Inuyasha si sentiva meglio, anche se la schiena gli doleva ancora un poco, come il risentimento verso Kagome per ieri sera. Ripensandoci, si rese conto di quanto la sua reazione fosse stata sospettosamente esagerata.
Così, quando lei lo raggiunse all’entrata del tempio del pozzo le chiese “Non mi hai ancora detto come mai ti sei comportata così ieri?”.
Non aveva tutti i torti, dopo averlo punito ingiustamente, si era limitata a scusarsi senza dare nessuna spiegazione. “E che mi era sembrato di averti visto, finita la scuola, e mentre salivo la scalinata, poco prima che gridassi.”.
“Potrebbe essere qualcun altro?”.
“No, non credo. A parte te, non c’è nessuno che sia così sfuggente. Sarà stato di sicuro un abbaglio. Andiamo?”.
Rimase dubbioso su quella vaga risposta, sapeva pero che qualora si trattasse di una cosa ben più grave Kagome glielo avrebbe detto, e comunque oramai dovevano andare. Una volta dall’altra parte, i problemi del presente non avrebbero più potuto impensierirla, a parte gli esami naturalmente. Un piccolo balzo, e via: dritti spediti ancora una volta, verso l’epoca Sengoku.
Non potevano sapere, che appena dopo la loro partenza, qualcuno arrivò davanti alla porta di casa. Suonò il campanello, e la mamma di Kagome andò ad aprire.
“Buon giorno.”.
“Buon giorno. Posso aiutarla?”.
“Sto cercando la signorina Igloo-razzi.”.
“Come?!” chiese la signora estremamente confusa.
“Ops! Mi scusi, volevo dire……. Higurashi. Signorina Higurashi. Abita qui, giusto?”.
E nel mentre gli rispose, si accorse che la voce del ragazzo era uguale a quella di Inuyasha.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il rosso, il buono e il cattivo ***


Prima di cominciare, propongo un quiz: saprete riconoscere il personaggio cross-over dalla prima battuta? E quali erano i vostri primi sospetti, nel primo capitolo?
Fatemi sapere.
 
CAPITOLO 2: Il rosso, il buono e il cattivo
 
Il Villaggio, Provincia di Musashi
Cavalcando il mare lucente, Inuyasha e Kagome si ritrovarono sul fondo del pozzo. Per quanto fosse ormai una cosa normale, alle volte dava ancora una strana impressione che quel pozzo, come l’albero sacro, siano le sole cose presenti da entrambe le parti, a testimonianza del legame tra le due epoche, distanti quasi 500 anni.
Ebbero appena il tempo per tirare fuori la testa, che una piccola voce li colse di sorpresa “Ragazzi finalmente!”. Per poco non fece scivolare di sotto Inuyasha.
“Siete in ritardo!” proseguì Shippo.
“Scusa piccolo Shippo.”.
“Siamo rimasti ad aspettarvi fino a tardi, ieri sera.”.
“E non rompere. Siamo arrivati no? Che differenza fa?” rispose irritato Inuyasha.
Prima che la situazione prendesse una brutta piega, Miroku s’intromise col suo solito fare pacifista “Dai non litigate subito. Inuyasha e la divina Kagome avranno probabilmente avuto un buon motivo per rimandare a oggi.”.
Sta volta s’intromise Sango, mentre lo scrutava appena contrariata “E la mia impressione o in bocca a te suona alquanto strano?”.
“Perché devi sempre avere questi pregiudizi quando parlo?” facendo la vittima.
“Pero, in effetti…” frenò i suoi pensieri, vedendo che la ragazza lo guardava ancora più male di prima “Dai, stavo scherzando.”.
“Abbiamo avuto un inconveniente.” spiegò Kagome, raccontando dello sfortunato incidente della sera precedente. Chiarito il mistero, il riunito gruppo di eroi si avviò, percorrendo il cammino verso un nuovo capitolo delle loro avventure.
 Camminarono, tenendo sempre i sensi all’erta per non farsi sfuggire qualsiasi minima traccia che potesse condurli all’ennesimo frammento della sfera, meglio ancora a “quell’immonda canaglia”.
Per due giorni, un bel niente, così come a metà del terzo. Ma ancora non sapevano, che presto il loro cammino monotono avrebbe preso una piega inaspettata. Stavano camminando fino a pomeriggio inoltrato, quando giunsero in vista di un villaggio, l’occasione per poter dormire sotto un tetto. Ma, mentre più si addentravano verso il centro, più si resero conto che la gente si soffermava ad osservarli. Non era la prima volta che capitava di attirare l’attenzione, pero mai così tanto. E poi non avevano lo sguardo sospettoso o impaurito, erano semplicemente curiosi. Nonostante il disagio pero, il gruppetto non voleva comunque rinunciare a una notte di sonno al caldo. Finché non giunsero a una locanda, ed entrando non successe niente, completamente ignorati da chi era all’interno. Questo almeno, fino a quando Inuyasha non mise piede dentro per ultimo. Fu allora che si resero conto, che era solo il loro compagno ad attirare l’attenzione e non tutto il gruppo. A questo punto, era quantomeno doveroso indagare e andarono a parlare col proprietario. In genere, quando capitano fatti strani, se ne parla maggiormente nei luoghi più frequentati, di conseguenza chi ci lavora è più informato. Fu Miroku a domandare, in quanto il più bravo del gruppo a conversare. A quanto pare di recente, in un altro paio di villaggi della zona, si vociferava che fosse arrivato un forestiero. Uno strano individuo con una caratteristica che lo rende riconoscibile a colpo d’occhio: indossa un costume rosso. Il che spiega il motivo di tanto interesse destato dalla presenza di Inuyasha. Chiesero una più dettagliata descrizione dello straniero. Ma mentre erano intenti ad ascoltare, non si resero conto di cosa accadeva alle loro spalle: le porte da saloon si aprirono cigolando, stivali scalpitarono rumorosamente, ed una strana figura pronunciò ad alta voce una sola semplice frase……
“HEI, MCFLY!”
Fece stremire i presenti, salvo Kagome, che per qualche ragione quella frase le sembro famigliare. Lei e il gruppo, che erano ancora di schiena, si voltarono lentamente, ed in quel momento videro l’individuo più strano che abbiano mai incontrato. Solamente la ragazza riuscì ad identificare il tipo di abiti che indossava: poncho western marrone, con segni geometrici bianchi, foulard azzurro al collo e cappello modello Juan marrone. Era tenuto così inclinato in avanti, che praticamente lo teneva quasi sulla faccia, impedendo così di vederla. Erano pero fuori dal contesto le braccia che, come per le gambe, erano coperte da un indumento super aderente rosso, e guanti neri. In fine, sulla schiena pare avesse allacciate due katane, di cui si vedevano spuntare i manici.
Stava davanti la porta, ritto, mani sui fianchi, e completamente impietrito. Per qualche secondo nessuno mosse un muscolo o emise un fiato, elaborando ancora la situazione. Poi il tizio si avvicinò a grandi passi verso il bancone, a poco più di un metro dal gruppo, e strinse le mani sul cinturone, ai lati della fibbia.
“Tu non sei Marty Mcfly. E nemmeno porti le famose Bruin Leather targate 1985. La sceneggiatura è molto deboluccia.”.
Nessuno dei presenti aveva capito un accidenti di quello che aveva appena detto.
“Che c’è? Ho qualcosa tra i denti? O mi state mostrando i vostri, aspettando che sia io a chiedervelo?”.
Alla fine Kagome si decise a parlare “Tu vieni dal futuro.”.
“OH NO! Mi hai scoperto!” replicò quello, fingendosi agitato “Come hai fatto? Eppure sono perfettamente mimetizzato.”.
“Vuoi dire che lui proviene dalla tua epoca?!” chiese sconcertato Miroku.
“Stento anch’io a crederci, ma dal modo in cui si veste e come parla, non potrei dire altrimenti.” replicò Kagome, altrettanto incredula.
Anche gli altri si trovarono spiazzati da quest’affermazione: Kagome era la prima ed unica persona dell’altro mondo che conoscevano, e solo lei e Inuyasha potevano andare e venire attraverso il tempo. Adesso invece, spunta fuori quest’altro tizio che non ha assolutamente niente in comune con lei.
“Come hai fatto ad arrivare fin qui?” pretese di sapere Miroku.
“Posso dire in taxi?”.
A questo punto Inuyasha ne aveva abbastanza. Pur essendo più alto di lui di 20 centimetri, riuscì a sollevarlo da terra, afferrandolo dal poncho.
“Rispondi alla domanda!”.
Quello alzò le mani in segno di resa “Ok hai vinto: è una cabina telefonica magica…”.
Lo strattonò prima che potesse finire la frase “Falla finita!”.
“Uh dolcezza. Mi spiace, ma dovrai aspettare qualche altro capitolo per saperlo. E comunque… caspita sono davvero morbide.” disse con una voce così effemminata, mentre toccava le orecchie del ragazzo.
Lo getto in avanti, facendolo sbattere contro la parete. Quello ne uscì con un “Ahi!”, e poi si rialzò “Wow! Comportamento aggressivo dominante estremo, Cesar Millan. Questo potrebbe essere il coronamento della tua carriera.”.
“Sono stanco di queste buffonate! Comincia col dire chi sei!”.
“Come chi sono? Credevo fosse ovvio: Clint Eastwood interpretato da Michael J. Fox. Ma personalmente preferisco definirmi una trinità.”.
“Come scusa?!” emise una voce dalla porta.
Girò lo sguardo, e fuori dalla porta c’erano proprio Terence Hill, Carrie-Anne Moss e la trinità in persona, con le armi puntate.
“Calma, lasciatemi spiegare: il fatto è che Thomas Francis Wilson ha interpretato Biff, Griff e Buford. Uno in tre e tre in uno. Praticamente una trinità.”.
Chiarito il disguido, rinfoderarono l’arsenale e si voltarono per dileguarsi, quando….
“Hei Girotti!”.
Girandosi per guardare, vide il tizio fare un cuore con le mani e sussurrare “Ti amo.”. Lui ricambiò il salutò con un sorriso smagliante, per poi andarsene.
“Pero a ben pensarci, ha interpretato anche Biff giovane, adulto e vecchio. Quindi, una trinità in una trinità…. fanno una NONITA.”.
Inuyasha era al limite. Sarebbe potuto balzargli addosso da un momento all’altro, per gonfiarlo di botte, o anche peggio, per fagli smettere di dire cose senza senso. Prima che potesse accadere, Miroku, Sango e Shippo lo convinsero che era meglio lasciar perdere. Chiunque egli fosse, non poteva essergli ne d’aiuto, ne sembrava volere il loro. Solo Kagome era meno disposta a ignorare la questione. Per quanto fosse completamente folle, si trattava pur sempre di qualcuno che viene dal suo tempo, non poteva lasciare che passasse il resto dei suoi giorni in epoca Sengoku. Senza contare che se ci era riuscito quel tizio, nulla esclude che possa accadere a qualcun altro. Ad ogni modo, restava aperta la questione di passare la notte al villaggio. Benché non fosse del tutto piacevole la presenza di quel tizio, si trattava solo di una singola notte, avrebbero potuto sopportarlo, o quantomeno provarci. Naturalmente Inuyasha non poté fare ameno di ostentare il suo disappunto. Sentiva che per qualche ragione, quel tale ce l’avesse con lui, ed era intenzionato a tampinarlo il più possibile. Bastò infatti un momento di distrazione, che quello ci riprovò “Dai compare, non fare il permaloso. Così urti la mia sensibilità.” mettendogli le braccia al collo, mentre era girato di spalle.
Se lo scrollò di dosso irritato, poi pero si ritené fortunato, quando quel tale dichiarò di averne abbastanza anche lui.
“Ok! Ho capito, pensavo che potevamo essere super amici, ma a quanto pare non sono il tuo tipo.” quest’ulteriore frase ebbe un che di repellente. “Va be, siccome non è mia intenzione rovinarvi il soggiorno, sarà meglio che prenda e vada. Ciao ciao.”.
Così quello si avviò verso la porta, seriamente intento a mantenere la sua parola. Si sorpresero di quanto fosse stato troppo facile. Temevano che Inuyasha avrebbe finito col perdere il controllo, per poi riempirlo di botte, o che per evitarlo avrebbero dovuto rinunciare a passare la notte al villaggio. Stavano per tirare un sospiro di sollievo, quando…
“Aspetta!”. Era infatti troppo facile, quello si fermò di fronte alla porta e si voltò.
“Com’è che hai detto che ti chiami?”.
“Mi chiamo Inuyasha.” rispose non poco irritato.
La reazione dello straniero fu quella di portarsi una mano al mento con fare pensieroso “È buffo. Prima che arrivassi qui, ho conosciuto un tizio che mi ha chiesto di salutarti. Un amico ha detto.”.
Ciò attirò non poco l’attenzione del mezzo demone, come anche quella dei suoi compagni. Chiese chi fosse.
Lui rispose “Un tipo alto, pallido, sexy e tenebroso.”.
Una simile descrizione era approssimativa, ma aveva un che di famigliare. Fu solo quello che aggiunse in seguito, a far tremare loro i polsi.
“Aveva anche un nome piuttosto fico: marabù… ragù…” pausa di riflessione e poi “Aku-qualcosa…”.
Gli occhi di Inuyasha si spalancarono, mentre dal profondo riaffiorava una rabbia che non si era mai estinta, ed il ricordo di quel volto. Gli altri rimasero più vittime dello stupore e sconcerto. Così, solo al ragazzo in rosso sfuggì quel nome maledetto, pronunciato con tanto odio.
“NARAKU!”
 
Nota dell’autore: all’inizio, avevo pensato di andare oltre questo punto, ma credo sia meglio finire qui. Altrimenti sarebbe venuto troppo lungo, così quello che verrà dopo. Così ne approfitto per alzare l’asticella della suspense. Ricordatevi del quiz, mi raccomando.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Rosso di sera, citazione si spera ***


Capitolo 3: Rosso di sera, citazione si spera
 
Non potevano crederci.
{Già! Chi lo avrebbe mai detto? A proposito, la parentesi graffa indica una breccia nella quarta parete. Tenetelo a mente ragazzi.}.
D’istinto, Inuyasha si frappose tra i suoi compagni e lo straniero, con gli artigli serrati e pronto a rispondere alla prima provocazione. Anche gli altri si misero sulla difensiva.
“Cos’hai a che fare con Naraku?!” chiese Miroku.
“Lunga storia.” rispose il tizio “Pero, mi spieghi che centra la rana col cattivo di Samurai Jack?”.
Sta volta fu Inuyasha a rispondere, esaurita la pazienza “Non te lo chiederemo una seconda volta! Se sei davvero in combutta con quel bastardo, ti conviene dire tutto quello che sai, prima che ti faccia a pezzi!”.
Quello non fu affatto intimidito, anzi. Inclino di poco la testa indietro, atteggiandosi con una risatina palesemente finta e poi disse “Se, reprovace chicco.”.
L’ultima goccia. Il ragazzo scattò furioso, per squarciarlo in due ad artigliate. Quello fece un grido sorpreso e poi schivò con una capriola laterale. E prima che Inuyasha gli fosse di nuovo addosso, il tizio alzò le mani in avanti gridando “UN MOMENTO!”.
“Senti, stiamo togliendo troppo spazio alla trama, perciò conviene passare al momento clou del capitolo. Vuoi Naraku? Ti dirò come arrivare da lui. Ma prima dovrai riuscire a stendermi in duello.”.
“E sia!” ringhiò il mezzo demone, mentre portava la mano alla spada.
“Si ma non qui.” s’intromise Miroku. Poi arrivò Sango ad assecondarlo “Ha ragione Inuyasha, qui è troppo pericoloso per lottare.”.
“La ragazza ha visto Dragon Ball.” commento il tizio “C’è un grande spazio aperto, fuori dal villaggio, dove potremo scannarci senza problemi. Dammi mezz’ora, e ci rivediamo lì.”.
“Perché aspettare? Facciamola finita ora!” sentenzio Inuyasha.
“Lo vedrai quando sarai là. E bada, mezz’ora, non prima. Niente spoiler. OK?!” gli intimò, puntandogli il dito contro.
Al ragazzo non restò che sottostare alle richieste dell’avversario, aggrottando la fronte per l’irritazione. Così quello si diresse verso la porta, mantenendo la stessa identica posa. E quando si trovò proprio in prossimità dell’uscita, si fermò e....
“STOP! BUONA LA PRIMA!” rivolgendosi a chi era ancora presente nella locanda, ed aveva assistito a tutto “Ottimo lavoro, personaggi di sottofondo senza identità. Una performance da Oscar. Bene, pausa caffè, ci rivediamo tra 10 minuti, o quando avranno inventato il caffè.”. Poi si voltò, ed uscì, lasciando tutti confusi, compresi il gruppo di amici, eccetto Inuyasha che era ancora molto irritato.

25 minuti dopo
Nel momento d’attesa, i ragazzi erano rimasti alla locanda, intenti a rimuginare sulle mille domande che avevano in testa. Chi è quel tizio? Cosa centra con Naraku? Forse è stato inviato da lui? E se è così, com’è riuscito a portare nel loro mondo, una persona proveniente da quello di Kagome?
Le risposte non dovevano attendere ancora. Mancavano ormai pochi minuti, ed intanto si resero conto che di fuori iniziava ad esserci movimento. La gente usciva in massa, dirigendosi fuori dal villaggio. Quando chiesero spiegazioni, gli dissero che la voce sul duello si era sparsa in fretta e, a quanto pare, lo straniero aveva invitato tutti ad assistere, con la promessa di un ricco compenso. Cosa strana. A Inuyasha pareva solo l’ennesima buffonata di quel pagliaccio.
Ad ogni modo, era il momento. Anche i ragazzi si avviarono verso lo spazio aperto, fuori dal villaggio, ma ancor prima di aver superato le case, videro un’enorme sagoma proprio nel posto da raggiungere. Si trattava di un gigantesco stadio sportivo. Tutte le persone erano assembrate fuori dai cancelli, e guardavano la gigantesca struttura completamente stupiti. Più di tutti Kagome, che era rimasta a bocca spalancata e paralizzata dall’incredulità.
“Ti conviene chiudere, prima che gli alieni ti entrino in bocca, facendoti cariare i denti.” parlò una voce familiare, alla sua sinistra. Ed infatti era lui.
Dopo ancora qualche secondo d’incredulità generale, i ragazzi capirono perché aveva chiesto mezz’ora. Poi Kagome chiese come avesse fatto, e quello rispose “Extreme Makeover, cara. Vedete quante cose utili può insegnare la TV.”.
A Inuyasha la cosa non piaceva troppo “Che significa tutto questo?!”.
Quello semplicemente disse “È triste ammetterlo ma: sono l’unico personaggio del mio universo che preferisce essere pagato in attenzioni invece che contanti. Quindi perché darcele di santa ragione senza pubblico, quando ne abbiano uno a pochi passi?”. Al che tirò fuori un telecomando e un microfono, con cui aprì i cancelli ed invitò la folla ad entrare, parlando tramite gli altoparlanti.
Anche l’interno era quello di un campo da football, l’unica differenza erano le porte a Y con dei cartelloni attaccati nel centro: su quello di destra c’era una gigantografia di Inuyasha, mentre sull’altro un cerchio rosso, diviso da una linea verticale, con interno nero e due occhi bianchi.
I ragazzi, assieme al resto delle persone, si sedettero sugli spalti laterali di sinistra, mentre il tizio e Inuyasha, scendevano verso il centro del campo. Sul posto, i due sfidanti si misero l’uno di fronte all’altro, distanti almeno 4 metri.
Lo straniero tirò fuori qualcosa dal poncho e lo lanciò al ragazzo, dicendogli di metterselo all’orecchio. Lo fece, ma non si fidava per nulla. Per sua fortuna, era solo un microfono auricolare collegato agli altoparlanti.
“Bene gente!” cominciò a parlare il tizio, riferito al pubblico “Siamo in diretta da…. qualche parte, alla copia scala 1 a 1 del Mosaic Stadium di Regina, Saskatchewan, per assistere al duello, in questo capitolo della fan fiction. Da un lato abbiamo, lo sfidante: l’uomo canide, Inuyasha!”.
Per quanto fosse bizzarra la situazione, i ragazzi non persero l’occasione per fare il tifo al loro compagno. Addirittura, Kagome pensava che avrebbe potuto anche cimentarsi come cheerleader, assieme a Sango e Kirara, se solo avesse avuto il vestito adatto.
“E al lato opposto, il campione, punta di diamante della squadra di casa, il mitico…”. Inspiegabilmente, quello si fermò e rimase per qualche secondo senza dire una parola, poi…
“A proposito, non mi sono ancora presentato. Potresti per favore voltarti solo un secondo, devo prima fare una cosa e mi vergogno un pochino quando mi guardano.”.
Inuyasha non ne poteva più delle sue buffonate, ma lo fece lo stesso, seppur ulteriormente irritato, con il ringraziamento di quell’altro. A sua insaputa, il tizio si stava levando poncho e cappello, per poi mettersi un completo giacca e cravatta, interamente bianchi, e una maschera di carta con il volto di un umo anziano e di colore. Naturalmente, questo non valeva per le altre persone, che stavano a guardarlo dubbiose. Finito, fece un cenno, e il ragazzo si voltò. E appena lo vide, quello aprì le braccia e disse, con tanto di musica angelica “Bruce…
IO SONO DIO.”.
E subito dopo, dalle spalle di Inuyasha, c’era Jim Carrey che gridava “Bingo! Yahtzee! È questa la risposta finale? La nostra indagine dice: Dio! Bing, bing, bing, bing, bing!”.
Reazione: silenzio di tomba. Semplicemente restavano tutti a guardare senza avere la benché minima idea di cosa volesse dire. Deluso, il tizio si afflosciò in avanti, e mentre sbuffava disse “Lo sapevo: dovevo vestirmi da Chuck Norris. Va be. Grazie comunque per il cameo Jim!”.
“È stato un piacere. Grazie per il Grand Canyon e buona fortuna per l’apocalisse.” rispose l’attore, prima di allontanarsi.
“La seconda di sicuro.”.
Alla fine accadde l’inevitabile: Inuyasha scoppiò di rabbia “ADESSO BASTA! IO TI DISTRUGGO!”.
 
“Avanti Bruce, tu non sfiderai il Signore Di…” prima che potesse terminare la frase, il ragazzo gli tirò un pugno in faccia, così forte da scaraventarlo per 3 metri e mezzo, finendo con le gambe all’aria. Quello si tirò su malconcio e tenendosi le mani sul naso. “Non ci credo, hai davvero tirato un pugno all’onnipotente? E va bene, basta stronzate! Cuciniamoci questo cazzo di chimichanga!”.
Da dietro la schiena tirò fuori uno strano oggetto, che poi prese con entrambe le mani {Questo ho sempre desiderato farlo.}.
Era un morpher, dalla prima serie dei Power Rangers, con al centro lo stesso simbolo circolare del cartellone. Lo tese con le braccia in avanti, gridando la formula
“MASSIMO SFORZO!”.
La sua figura svanì in un intenso, ma breve, bagliore rosso, che fece alzare un gran polverone. Poi riprese a parlare dagli altoparlanti. “Mi chiamano “Merc with a mouth”, Il mercenario chiacchierone.”.
La polvere si assestò, rivelando la figura di un uomo, illuminata di spalle da un riflettore. Era coperto, dalla testa ai piedi, con una tuta di spandex rosso e nero. Le katane appese sulla schiena, e due enormi pistole sui fianchi. Infine la maschera, che copriva completamente il volto, compresi gli occhi, nascosti da una patina bianca.
“Mi chiamo Pool, DEADPOOL!”. Poi partì una musica rap, con tanto di luci da discoteca, che lui si mise a canticchiare e ballare.
CAPTAIN DEADPOOL (NHA, JUST DEADPOOL)
Merc with a mouth
One foot in the grave
But i’m still alive
Try to kill me, I’ll just revive
Then i’ll put another bullet right between your eyes.”.
La verità e che non c’era nessuna musica di sottofondo, come il riflettore di spalle, solo nella sua immaginazione. Quindi lui stava ballando e canticchiando da solo. Cosa che fece ulteriormente confondere i presenti, ed innervosire Inuyasha. A un certo punto, lui si accorse che era tutto finto, interruppe il balletto, tutto spaesato e commentò “Non stavo sognando di essere Keanu Reeves in Dracula, vero?”.
Inuyasha scattò di nuovo, svelto come una saetta, per dargli un altro pugno in faccia, anche più forte di prima. Quello rimase immobile, come intontito, ma ad appena un centimetro di distanza, fece una contromossa e fu lui, sta volta, a tirare un pugno al ragazzo. Non era così forte, quanto bastava per farlo arretrare un poco. Fu davvero una vera sorpresa. Dagli spalti si alzò un sussulto generale. Anche Inuyasha restò sconcertato, mentre si toccava la guancia.
“Adesso siamo pari.” commentò il mercenario, mentre si passava il dito sul naso in segno di scherno, per poi assumere una posizione da combattimento stile Kung Fu.
Kagome e gli altri cominciarono ad avere uno strano senso d’inquietudine. Quel tizio, che fino ad ora si era comportato come un pagliaccio pazzo squinternato, ora cominciava a mostrare il suo vero lato… {Oscuro? Sul serio, stai citando Star Wars? Qui l’unico che può fare citazioni sono io, ok capo?! Lo so che stravedi per la saga, pero un po’ di contegno. D'accordo, per sta volta te la do buona, solo perché è pur sempre una frase mitica, della saga più figa dell’universo.}.
 
{Quanto a voi, amici lettori (si sta volta scrivo io le note dell’autore), vi abbiamo fregati di nuovo. Doveva esserci un po’ più di action in questo capitolo, ma alla fine è venuto troppo lungo, un'altra volta. Quindi vi aspetto al prossimo. Saluti, il vostro signor Pool di quartiere 😉😘.}.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Quando i rossi opposti s'attraggono ***


Prima di cominciare, propongo un altro quiz: provate a riconoscere le citazioni e a indovinare a cosa corrispondono.
Fatemi sapere {Ma fatelo davvero sta volta😉😎}.

Capitolo 4: Quando i rossi opposti s’attraggono
 
Inuyasha teneva gli artigli serrati e i muscoli tesi. Quel pugno gli ha fatto capire che il suo avversario poteva non essere solo quello che sembra. Quanto a Deadpool, si dilettava cantandosi la colonna sonora da solo: Duel of the Fates, John Williams, Star Wars Episodio 1-La minaccia fantasma. {Te l’ho detto che soltanto io posso farlo.}.
I due si guardavano fissi negli occhi, studiandosi a vicenda, sotto gli occhi del pubblico.

In un istante, ebbe inizio.
Inuyasha attaccò di nuovo per primo, fendendo l’aria. Il mercenario rosso pero, riusciva a schivare i vari fendenti e pugni, riuscendo anche ad assestarne alcuni. In un certo senso i due si equivalevano: Deadpool sembrava disporre di agilità e riflessi migliori, oltre a essere un eccellente artista marziale, per contro la natura demoniaca di Inuyasha gli conferiva forza e resistenza sovrumane, assieme al micidiale Sankon-Tessou. In aggiunta, il mercenario disponeva della sua famosa parlantina facile come ulteriore arma segreta, alquanto efficace per stuzzicare il focoso carattere dell’avversario. Così andò avanti per qualche minuto, quando Inuyasha intuì che ci voleva un cambio strategico. Con un balzo saltò all’indietro, conficcandosi gli artigli nel polso sinistro.
“Sadismo. Mi piace!” commentò DP.
Allora il mezzo demone, roteando gli artigli insanguinati, lanciò i suoi Hijin-Kessou. Lasciò sorpreso il mercenario, non abbastanza pero da impedirgli di estrarre le sue Deasert Eagle e fare fuoco, distruggendo buona parte dei fendenti con precisione chirurgica. Evitò quelli mancati con una ruota a sinistra, mentre Inuyasha tornava a terra, ancora sconcertato. Appena toccò il terreno, Deadpool sparò un colpo che per poco non lo prese al piede.
“Sta bene il piede?!” schernì, per poi sparargli contro una raffica di proiettili calibro 50. “Devi ringraziare Schwarzenegger, per aver introdotto la regola che i proiettili non finiscono mai.”.
Ma anche Inuyasha aveva buoni riflessi, ora messi a dura prova, non aveva mai dovuto fare i conti con la velocità di un proiettile. Intano, dagli spalti, cresceva la tensione: escludendo Kagome, nessuno aveva mai visto una pistola in vita sua.
Al ragazzo serviva aiuto. Così portò la mano al fianco, ma un proiettile vagante {Era calcolato…. un pochino.} colpì l’elsa, facendo schizzare la spada lontano, e strappando un altro sussulto alla folla. Provò a raggiungerla, ma fu ostacolato, quando una bomba a mano esplose a poca distanza. Fortunatamente, la veste del topo di fuoco aveva attutito la forza dell’esplosione e le schegge. Questo permise a Deadpool di frapporsi tra lui e la spada. Senza, non poteva farcela, così non rimase che improvvisare: avanzò ruotando su se stesso come una trottola, usando ancora il Sankon-Tessou. Inutili furono i colpi del mercenario, che venivano neutralizzati, costringendolo a scansarsi, per non divenire carne da spezzatino. Inuyasha riprese Tessaiga, trasformandola per rivelarne la vera forma in tutta la sua potenza.
“PORCA D’UNA TROTA ESTROGENA!” esclamò DP, con gli occhi sbarrati “Hai usato viagra e gel durex per affilarla?! Fico! Poi ci provo anch’io.”.
Riprese a sparare, tuttavia i proiettili rimbalzavano contro la grande spada. E Inuyasha ne approfittò per scagliare la Cicatrice del Vento. Naturalmente Deadpool fu colto alla sprovvista. Quell’attacco era troppo veloce per poterlo evitare ed era ovvio che nessuna pallottola lo avrebbe fermato. Sta volta dovette improvvisare lui. Alla fine, l’unica soluzione che gli venne in mente fu di lanciare un’altra bomba a mano, sperando che la forza dell’esplosione annullasse il colpo. Il piano ebbe in parte successo, poiché lo scoppio fece disperdere un poco le ondate di energia, con anche l’effetto collaterale di far volare Deadpool lontano, con qualche scheggia di granata in corpo, impedendogli di essere travolto.
“Ha anche una cazzo di onda energetica, eh? Allora lo ha visto Dragon Ball.” riuscì a commentare, ancora steso di schiena e malconcio. Inuyasha gli fu di nuovo addosso a spada alzata, pronta a calare su di lui. Poiché aveva perso le pistole, dovette rimettersi in piedi ed estrarre le sue due katane, bloccando il colpo appena prima di essere tagliato a metà. Ma sostenere il peso di quella spada colossale, era comunque molto faticoso.
“Lo diceva Egon che non bisogna mai incrociare i flussi.”.
Riuscì pero a divincolarsi da quella posizione ed ingaggiò in duello. Sta volta Inuyasha si trovava in difficolta: per quanto riuscisse a maneggiare Tessaiga con destrezza, e avrebbe potuto tagliare in due l’avversario con un colpo solo, le enormi dimensioni erano d’intralcio contro un avversario agile a distanza ravvicinata. Per fortuna la sua veste era anche a prova di lama. Così, dopo un breve quanto sfrenato duello, Inuyasha riuscì a ribaltare la situazione. Approfittando di un istante, assesto un’artigliata sulla spalla del rivale, che mentre si toccava la ferita, diede l’occasione al ragazzo di colpirlo con tutta la forza con il lato della spada. Il colpo scagliò Deadpool così lontano, da volare tra la porta a Y, sfondando anche il cartellone appeso. Inuyasha scagliò un'altra cicatrice del vento, che sta volta il mercenario non fu in grado di schivare. Così, DP rimase investito in pieno, e Inuyasha e compagni si convinsero che fosse finita: con un colpo simile o si perde qualche arto o si muore, specie se si tratta di un umano. Invece, mentre si diradava la polvere, sentirono di nuovo quella voce “Quello era un Goal con una battuta di Baseball?! Dovevo metterci anche un canestro.”.
Anche se vivo, camminava malconcio, pieno di graffi, alcuni anche profondi, e con solo i manici delle spade in mano. “Ma hai comunque sbagliato lato!” commentò mentre indicava l’altro capo del campo, in cui stava ancora la porta con il cartellone recante il simbolo del mercenario. Naturalmente, si stavano domandando com’era scampato, infatti Inuyasha chiese per tutti.
Quell’altro rispose “Syrio dice: mettersi di lato restringe il bersaglio.” indicando alle spalle, quel che restava del pilone metallico della porta a Y: a quanto pare vi si era riparato dietro. “Con me pero non attacca ‘Non oggi’!”.
“Ti resta poco da blaterare buffone! Non hai più armi!”.
“È qui che ti sbagli. Non mi servono armi, perché sono il detentore della grande magia: un potere noto in tutto l’universo come…... la CITAZIONE!”. Al che Inuyasha e compagni rimasero un poco confusi, non comprendendo appieno il significato della frase. Kagome si invece, e provvide a spiegare, meglio che poteva.
La cosa non era d’interesse per il mezzo demone. Ancora non lo sapeva, ma presto si sarebbe rifatto un idea più chiara.
“E per la prossima.” riprese Deadpool “Restando in tema…”. Allungò la mano destra, mostrò un grosso anello oro e nero, con dei diamanti incastonato a formare una S.
Poi divaricò le gambe, piegò leggermente le ginocchia e si portò le mani, una chiusa a pugno nell’altra, all’altezza dell’inguine. Una posizione al quanto indecorosa, e il pubblico non poté restare indifferente.
{Eh, eh, eh! Aspetta allora che vedano questo.}. A pieni polmoni il mercenario gridò una frase…
“MAXIMUM SCHWARTZ!”
I diamanti sull’anello brillarono di una luce rossa, che poi avvolse il mercenario. Durò un paio di secondi, rivelando che l’uomo si era trasformato: il suo fisico era così muscoloso da essere quasi raddoppiato in volume, come quello di un culturista. In aggiunta portava stivali di pelliccia con legacci, copri fronte di cuoio, simile a una cintura borchiata, e pannolone da barbaro. Poi, dall’anello, una specie di raggio energetico di luce rossa, si allungò fino a raggiungere una misura pari a Tessaiga.
“Vedo che il tuo sforzo è grosso come il mio.” disse, con una voce profonda, proporzionata alla nuova corporatura “Pero, vediamo se sai anche maneggiarlo bene.”.
In tutto questo, tra la posa indecente e queste ultime battute a doppio senso, la maggior parte della gente distoglieva lo sguardo o arrossiva dall’imbarazzo, soprattutto le donne. Lo stesso valeva per Kagome e il gruppo. Perfino Inuyasha, seppur ancor più irritato, era rimasto per qualche secondo impietrito per quanto era confuso e sconcertato. Questa sua distrazione, per poco gli impedì di parare il primo colpo. Era evidente che anche la forza fisica era aumentata, in proporzione alla nuova poderosa stazza del mercenario. Da qui, i due andarono avanti a scambiarsi poderosi fendenti, che pero non parvero dare troppa difficoltà a Inuyasha. Nonostante tutto, la sua forza demoniaca era pari, se non appena superiore, a quella dell’avversario. Per di più, i duelli con armi di grandi dimensioni sono la sua specialità, per cui questo nuovo stile di combattimento risultò essergli ben più congeniale. Fu così per un po’, fin quando Deadpool sorprese di nuovo, ritraendo la spada di luce e cominciò a sparare proiettili di energia dall’anello. Per Inuyasha non fu difficile evitare e parare i colpi, ma ciò lo obbligò ad arretrare, così reagì scagliando una Cicatrice del Vento. Deadpool rispose creando una barriera a cupola, contro cui l’attacco scivolò sopra come acqua.
Per qualche ragione, il mercenario sembro pero rabbrividire. “Questa cosa comincia a sembrare troppo Hal Jordan.” commentò con tono di ribrezzo.
Il ragazzo non restò impensierito. Approfittando della distrazione del mercenario, caricò a tutta forza per colpire frontalmente. Ad un paio di metri di distanza, prima di vibrare il fendente, la lama di Tessaiga divenne rossa, con cui frantumò la barriera, riuscendo anche ad amputare la mano destra dell’avversario. Avrebbe anche potuto tagliarlo in due con un altro fendente, se quello non si fosse allontanato con salto all’indietro. La cosa strana e che anziché agonizzare di dolore, guardava il moncone sanguinante incuriosito.
“Be, se non altro Luke Skywalker va già meglio. Oppure è Sauron?” commento quasi sarcastico.
A Inuyasha non interessava ascoltarlo e preparò un'altra Cicatrice del vento. Aveva alzato la spada sopra la testa, quando all’improvviso prese una chiave inglese dritta in faccia. Nonostante la sua natura da mezzo demone, una botta del genere avrebbe fatto male a chiunque. Dopo qualche secondo sdraiato a terra, tenendosi la faccia agonizzante, lui si rialzò incavolato nero.
 Intanto, Deadpool aveva di nuovo cambiato abbigliamento: giubbotto di pelle marrone, con tante toppe decorative, asciugamano bianco portafortuna al collo, e sedeva su una carrozzina motorizzata. Con l’unica mano rimasta, giocherellava con un’altra chiave inglese.
“Schiva, piega, scansa, tuffati e schiva! Se seguite le 5 regole, nessuna palla su questa terra potrà colpirvi.”.
“Schifoso bastardo! Ti farò a pezzi!”.
“Uh. Baci tua madre con quelle labbra. Pare le chiavi inglesi non sono il tuo forte. Prova numero 2!”. Il mercenario getto alle sue spalle l’attrezzo e tirò fuori un’action figure di Scarlet Witch.
“Se riesci a schivare le macchine, riesci a schivare una palla!” gridò prima di premere il pulsante per le luci. Improvvisamente, dal cielo cadde una pioggia di macchine, che sfortunatamente Inuyasha non fece in tempo a schivare, rimanendo così seppellito sotto tonnellate di metallo. Kagome e gli altri non poterono fare a meno di trasalire, mentre la polvere e il trambusto cessarono.
“Sei utile, più o meno, quanto un lecca-lecca al gusto di merda!”, commentò Deadpool, fingendosi contrariato. Poi si accorse di un auto caduta vicino a lui alla sua sinistra, con sotto un’altra carrozzina sfasciata, e le gambe secche di Sam Worthington che spuntavano fuori, tipo strega dell’ovest.
{Ups! Ehm, scusa James…. Ma tanto lo sappiamo che tornerà in Avatar 2.}.
DP pensava che ormai fosse fatta, ma si ricredette quando vide i rottami cominciare a muoversi. Allora si avvicinò, quanto più velocemente poteva con la carrozzella. {Avete mai visto le Bizzarre avventure di JoJo? Allerta spoiler.}.
Con molta fatica, Inuyasha era riuscito ad uscire dai rottami, molto malconcio. Non riuscì ad evitare un enorme calcio in faccia, che lo fece volare via. Quando tirò su la testa, si trovò coperto da un enorme ombra. Era un Amp-suit di Avatar, con il parabrezza sfasciato e alla guida Deadpool, con un cappotto lungo rosso, barba e capelli bianchi stile Stephen Lang.
“Hei, Sunny Sully! Hai paura di prendere dei calci nel sedere?”.
Ormai allo stremo della rabbia, il ragazzo caricò a spada tratta per trafiggere l’avversario. Il mercenario pero blocco la lama con una presa a due mani, per poi scagliarla lontano. Inuyasha, supponendo che quella mostruosità metallica fosse lenta e ingombrante, provò a surclassarlo con la sua agilità nel corpo a corpo. La deduzione si rivelò errata: Deadpool cominciò a tempestare il ragazzo con tecniche di arti marziali, eseguite da calci e pugni robotici, fino a ridurlo al tappeto. Doveva riprendere la spada, ma era troppo lontana per poterla raggiungere e il rivale lo aveva afferrato e sollevato per i lunghi capelli. Indebolito e gridando per il dolore atroce, non poté fare altro che provare a reggersi per i capelli.
“Asta la vista, Baby!” scelse DP come ultime parole, mentre tirava indietro il braccio sinistro, preparandosi a colpire. Ma poi…
“Aspetta un momento! Ma questa è identica alla scena del film, quindi…. Oh Merda!”. Una freccia sacra colpì il mercenario in pieno petto, facendogli mollare la presa e cadere lo sfortunato ragazzo. L’impatto scaraventò l’enorme robot indietro.
Da lontano, Kagome era scesa in campo, non volendo più rimanere a guardare, in posa con l’arco alla mano e sguardo truce. Anche gli altri erano giunti immediatamente per soccorrere il loro compagno. Lo aiutarono a rimettersi in piedi, mentre Shippo recuperava Tessaiga ritrasformata. Erano intenti ad assisterlo, quando si accorsero che il colosso metallico si stava mettendo seduto.
“Ahi. L’amore fa davvero male.”. Deadpool aveva la freccia ancora conficcata nel petto, eppure non solo non era morto o quasi, ma addirittura sembrava non prendere la cosa seriamente, mentre giocherellava con l’estremità piumata.
"Quello cos’era? Un modo sottile per dire che ti piaccio? O, più probabile, sotto quell’uniforme da tipico personaggio femminile manga, hai anche tu un bel culetto rosso bombato?". Quest’ultima frase fece irritare, e non poco imbarazzare, la ragazza, oltre a Inuyasha. Stanco, anche fisicamente, volle scrivere la parola fine a questo duello. Facendo un cenno, fece intuire alla ragazza cosa fare. Lei prese un’altra freccia e tese l’arco, lui invece riprese Tessaiga da Shippo e, con le forze che gli rimanevano, la sollevò trasformata.
“Uh! Una mossa combo. Forte! Ma so come rispondere!” detto questo, il mercenario uscì dall’esoscheletro e si mise in testa una parrucca di capelli dorati, tutti dritti come aculei di un istrice. In quel istante, dal corpo dell’uomo, un grande potere iniziava a crescere a dismisura. I ragazzi lo percepirono e ne rimasero sbalorditi. Nonostante le stranezze e i trucchi adoperati finora, quel tale non aveva mai dato prova di possedere un’aura di alcun genere, mentre adesso era così forte da essere visibile anche alle persone comuni, avvolgendolo come una fiamma dorata. Poi lui si mise in un’ennesima strana posizione: di profilo, con le ginocchia piegate e le mani unite all’altezza dei polsi. Una posizione che Kagome parve riconoscere, anche se non riusciva a crederci. La sua prima reazione, fu quella di allontanarsi e intimare anche agli altri di farlo, Inuyasha pero riuscì a farla desistere. Aveva un piano e lei si fidava di lui.
Tra le mani di DP, una sfera di luce azzurra iniziò a crescere. “Ora vi faccio vedere come si fa! Guarda: ONDA ENER… GE… TI… CA!!!”.
Sparò un’abbagliante raggio energetico di immane potere e dimensioni, come aveva intuito Kagome, e in cui Inuyasha sperava. In perfetta sincronia, i due scagliarono una freccia sacra combinata con il Bakuryuha.
 
Note dell’autore: ancora una volta il capitolo è venuto più lungo del previsto, quindi anziché mettere il finale, ho deciso di inserirlo nel prossimo. Giusto anche per lasciarvi a immaginare come andrà a finire.
PS: visto il mio ritorno al lavoro, mi ci vorrà di più per scrivere e pubblicare, vi chiedo di essere pazienti.
{PPS: dai c***o ragazzi recensite! Devo già partecipare forzatamente a questa Fan fiction di m***a gratis. Almeno di essere pagato in attenzioni, non chiedo tanto. 😖😬}.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: La notte porta rosso consiglio ***


CAPITOLO 5: La notte porta rosso consiglio
 
Sorse un sole rosso. Segno che era stato versato del sangue.
Il campo era sgombro e dello stadio rimanevano solo macerie e terreno bruciato. Poi un cumulo di pietre e terra iniziò a tremare. Una mano riuscì ad emergere, disseppellendo anche il resto del braccio fino alla spalla, rivelandosi troncata dal resto del corpo. Zampettando con le dita come un insetto, l’arto amputato cominciò a muoversi e trascinarsi alla ceca. Tastando il terreno con le dita, in qualche modo riusciva ad orientarsi e districarsi tra i detriti. Finché non raggiunse la testa mozzata di Deadpool, che poi aprì gli occhi… {E NO, E! Non ci provare! Vengo a prenderti a casa come Robert Englund!}.
In quel momento, la mano con il guanto artigliato balza in avanti…. Esce dallo schermo del mio PC! .... Prova ad afferrarmi! …. MI PRENDE, MI PRENDE! AIUTO!!!
 
STACCO PUBBLICITARIO
{Scusate tanto, ma quando ci vuole, ci vuole. Ricominciamo. Battimani. 👏👏}.
 
Era sera, e Inuyasha si riprendeva dalla sfida. Anche se l’incontro era terminato con esito positivo, aveva preso una bella batosta. Tant’è che, accertatosi di aver vinto, crollò a terra esausto. Solo con l’aiuto di Kagome gli fu possibile rispedire il colpo avversario con le poche forze rimastegli, distruggendo anche mezzo stadio. Per quanto riguardava Deadpool, non era rimasta traccia, si presume sia stato disintegrato e, di conseguenza, niente informazioni sul suo coinvolgimento con Naraku.
Non volendo lasciare solo il loro compagno, il gruppo avevano deciso di cenare nel loro alloggio, avendo così anche modo di meditare assieme sul recente avvenimento. Poi arrivò il momento di controllare le fasciature, cominciando dalla fronte, dove un pugno robotico ben assestato gli aveva lasciato un grosso livido. Se ne occupò Kagome, alzò la benda per guardare, quando fu interrotta dal rumore di uno schiaffo secco. Voltandosi vide Sango adirata e Miroku con l’impronta della mano ben stampata in faccia. Era fin troppo evidente: il monaco aveva allungato le mani per l’ennesima volta.
“Maiale!”.
“Ma che ho fatto?”.
“Mi prendi per una stupida?! Credevi che non me ne fossi accorta che stavi toccando?!”.
“Io non ho fatto niente sta volta, giuro.”.
La ragazza non gli credeva, come poteva? Era fin troppo evidente, per quanto lui sembrava sinceramente sorpreso, e in genere tendeva a non fare il dispiaciuto. La sua attenzione si spostò poi su Kirara che ringhiava. Poi sentì strattonare la manica sinistra del kimono e voltandosi….
“Scusa, è stata colpa mia.” parlò la testa di Deadpool distesa sul pavimento.
Sango balzò in piedi inorridita, rendendosi poi conto del braccio del mercenario ancora aggrappato alla manica, che se lo scrollò di dosso.
Al che rimasero stupiti nel vedere che Deadpool non era morto, ma ancor di più erano inorriditi nel vederlo in quelle condizioni. Inuyasha, seppur ancora dolente, si mise in piedi con Tessaiga alla mano.
“COSA?! Come fai ad essere ancora vivo?!”.
“Potrei essermi scordato di dirvi che sono un Highlander. E un'altra cosa…”.
Inuyasha sobbalzò di colpo, sentendo che qualcosa gli aveva pizzicato il sedere. Guardando dietro, vide l’altro braccio del mercenario che ancora stringeva la presa. Poi sentì la voce di DP farsi effemminata e commentare “Umm, che chiappe sode! Pensavo fosse tutto pantalone.”.
Si levò il braccio di dosso, ma non prima di aver tirato un calcio in bocca alla testa mozzata, che rimbalzò per tutta la stanza come una palla da tennis. Finché, quella non si fermò e lui semplicemente sbottò “Sei disgustoso!”.
“È l’unica cosa che sai dire?!” rispose la testa, con il labbro sanguinante attraverso la maschera “Hai idea di quanto sia stato difficile arrivare fin qui, con solo la testa e due mani?! Senza contare le scale: va be, soltanto quattro gradini, pero vedi te.”.
Il ragazzo stava per piombargli addosso. Avrebbe tritato la testa parlante a colpi di artigliate, se non fosse che quello lo intimò di fermarsi, tirando su le mani più che poteva “Oh piano, piano, piano amico! Posso dirti di Naraku!”.
“Che cosa?”.
“Si, non te lo ricordi? Ho detto che se vincevi, avrei vuotato il sacco. Anche se, tecnicamente hai barato, facendoti aiutare dalla tua gang.”.
“E perché dovrei fidarmi di te?!”.
“Perché questo è anche l’espediente che serve per mandare avanti la trama.”.
Quella risposta era tutt’altro che convincente, ma furono i compagni a farlo desistere.
“Ascolta Inuyasha dovremo starlo a sentire.” parlò Kagome.
“Ha ragione. So che non ti piace, e non mi dispiacerebbe se lo facessi fuori.” commentò Sango, alludendo a prima.
“Ma dal momento che è qui, possiamo farci dare le informazioni su Naraku.” concluse Miroku.
Alla fine era la cosa più giusta da fare, e lui lo sapeva. “E va bene! Avanti, comincia a parlare.”.
“Una sola cosa prima.”.
“Che cosa vuoi?!” rispose irritato il ragazzo.
“Mi serve del nastro isolante e qualcuno che vada a raccogliere gli altri pezzi?”.
La richiesta non era poi così strana, e di certo meno che parlare con una testa recisa. Così, dopo una ventina di minuti a rovistare tra le macerie del ex stadio, trovarono gli altri i pezzi di Deadpool, esclusi un paio di dita di mani e piedi, tre costole, fegato e, stranamente, il secondo braccio destro. Portati dentro, il mercenario cominciò a riattaccarseli con il nastro adesivo che Kagome teneva nello zaino, avendo le braccia ancora mobili. Aveva insistito per non essere aiutato, anche con gran sollievo dei presenti che si erano rifiutati o erano troppo riluttanti per farlo. Aveva ormai ricucito circa metà del busto, comprese braccia e testa, quando Kagome, presa dalla curiosità chiese “Ma davvero ti basta questo per guarire?”.
“No. In realtà il mio fattore rigenerante, che è il più potente nel mio universo, mi permette di guarire da qualsiasi cosa. Se perdo i pezzi ricrescono, ma ci vuole tempo, e poi mi sono portato dietro pochi costumi di ricambio, quindi devo cercare di riciclare il più possibile.”.
“A proposito straniero…” stava per chiedere Miroku, ma il mercenario lo fermò “Deadpool, amico. Lasciamo da parte Clint Eastwood, per ora.”.
“Va bene, Dea… Pull?” venne interrotto ancora, cosi come gli altri, perché non riuscivano a pronunciarlo bene, allora lui rispose “Lasciamo perdere e chiamatemi Wade.”.
“Wade?” commentò Kagome.
“È il mio nome: Wade Winston Wilson. Va bene anche solo Wade, o DP. Ma niente signor Wilson, quello è già occupato.”.
“Ma scusa e quell’altro strano nome?” chiese perplesso Shippo.
“Sarebbe il nome del mio personaggio.”.
“Tornando a prima.” riprese Miroku “Volevo chiederti che cosa sei? Voglio dire, non hai l’aspetto di un demone, né un aura di qualche genere, ma nessun essere umano comune dispone di abilità e poteri pari ai tuoi.”.
“Perché io sono un mutante.”.
“Un cosa?” replicò Inuyasha perplesso.
“Una metafora razzista degli anni 60.” concluse la frase il mercenario, con una risatina.
“Un momento.” s’intromise Kagome. Poi, dopo un momento di riflessione “Sarò pazza a dirlo, ma tu sembri davvero uno di quei super eroi dei fumetti d’America.”.
Da qui la conversazione si avviò verso un territorio completamente ignoto agli altri che non fossero la ragazza e Wade.
“Esatto! È ganza la ragazza! Ma, prima di tutto: io sono canadese, sulla carta e anche dal vivo, grazie a quel gran bel pezzo di manzo. Secondo: super? Sì. Eroe? …. Dipende da come mi scrivono.”.
“Ma non ha senso: se sei davvero il personaggio di un fumetto, a rigor di logica tu non esisti.”.
Wade fece una faccia estremamente perplessa, al punto che si poteva benissimo intravedere anche con quella maschera.
“A sì? Non esisto? La metti così? Allora, puoi farmi un favore: potresti avvicinarti e darmi la mano? Tranquilla non mordo.”.
Kagome fece come chiesto. Deadpool le prese delicatamente la mano, poggiandovi sopra l’altra. “Allora, se è vero che non esisto, significa che…” fece una piccola pausa, sollevò la mano destra poi…
“Questo non è reale!” disse mentre, rapido come una scheggia, poggiò la mano sul petto della ragazza.
Naturalmente, lei non poté evitare di gridare, mentre gli altri guardavano adirati la scena. Allora a Inuyasha andò il sangue dritto in testa, uno scatto d’ira, e tirò un pugno in faccia al mercenario, così forte da staccargli la testa incerottata, non ancora rinsaldata. Testa che colpì la parete e cadde a terra “Haya! Sei contento ora?!”.
“Se ci provi di nuovo! …” sbottò Inuyasha, ma prima che potesse finire la frase Wade lo interruppe “Cosa? Continuerai a staccarmi la testa? Imitando Tommy Lee Jones e Tony Shalhoub? E poi, ha detto lei che non esisto, adesso si ricrederà.”.
Al ragazzo non interessavano i discorsi, per lui privi di senso, del mercenario, facendogli solo alzare il nervoso. Avrebbe potuto farlo a fettine con gli artigli, ma si limitò solo a tirargli un altro cazzotto, lasciandogli un grosso bernoccolo. Dopo di che, Miroku riuscì a far acquietare gli animi.
Così riprese il discorso da dov’era stato interrotto, spiegando più nel dettaglio la questione dei mutanti e del “luogo d’origine” di Wade, con piccolo aiuto da parte di Kagome.
Poi il mercenario concluse “Cioè, a dire il vero non è esatto: sono nato normale, senza poteri, li ho avuti solo dopo aver subito la mutazione. Questo non fa di me un mutante vero e proprio.”.
“Allora, da quel che ho capito.” chiese Shippo “Se come dice Kagome vieni da un altro mondo che non è il suo, come hai fatto ad arrivare qui?”.
“Non ne ho idea. L’ultima cosa che ricordo e che stavo cadendo nel vuoto. In quel momento pensai, che mi sarei aspettato di finire ovunque: dal paese delle meraviglie, o a New York vestito da sposa. Invece eccomi qua.”.
“Se hai finito, adesso esigo che tu mi racconti in che rapporti sei con Naraku.” pretese Inuyasha.
“Non hai ancora capito? Mi ha mandato a farvi fuori.”.
A quella risposta sprezzante, il ragazzon non poté fare a meno di aggrottare la fronte per l’irritazione. Wade se ne accorse “Calma pero, fammi spiegare prima di sfoderare il tuo enorme arnese. Ups, scusa doppio senso involontario.”.
L’ennesima provocazione. Sta volta fu Miroku a dargli una bastonata in testa, intimandogli di evitare ulteriori frasi indecenti, soprattutto davanti alle ragazze.
Al che, Deadpool gli rispose semplicemente “Senti chi parla.”. Una simile risposta non poteva essere più azzeccata per il monaco, che se ne rese conto anche dopo aver notato lo sguardo delle ragazze, in complicità con il mercenario.
“Comunque quel tale.” proseguendo il discorso “In qualche modo, ha saputo della mia reputazione e ha voluto ingaggiarmi. Prima ha cercato di corrompermi con una biglia scheggiata, poi ha ritrattato dicendo che mi avrebbe fatto tornare a casa. Così, volenti o nolenti, mi sono ritrovato invischiato nella trama di quest’anime.”.
“Allora lascia che ti dia una dritta: di Naraku non ci si può assolutamente fidare.” così disse Sango, parlando per esperienza personale.
“Infatti.” aggiunse Inuyasha “Questo è solo un altro dei sui sporchi giochi.”.
“Aspetta. E se provassimo a farti passare attraverso il pozzo?” s’intromise Kagome, spiegandosi meglio.
“No. È stato molto chiaro, solo lui può farlo. Io pero ho altri piani.” lo disse, mentre aveva finito di incerottarsi le gambe di nastro adesivo. Poi si mise a gambe incrociate e riprese “Da quel che ho capito: lui vuole farvi fuori, voi volete fare fuori lui, ma lui è più fetente di Ditocorto. Perciò, se non voglio trascorrere altri 400 anni in una cella frigorifera, in un periodo in cui ancora non l’hanno inventata, dovrò aiutarvi ad aiutare me. O era il contrario?”.
“E ti aspetti che ci fidiamo di te?” avanzò sospettoso Shippo, in veci del gruppo.
Al che, Wade fece una risatina e poi rispose “Ascolta marmocchio, perfino io sarei un pazzo a fidarmi di me, e credetemi non avete idea di quanto lo sia. Comunque, io so dove si trova la sua Batcaverna, e posso portarvici. Sempre che voi, non preferiate proseguire con la continuity per i prossimi……. uno o due centinaia di episodi.”.
Ancora una delle sue frasi incomprensibili, pero il succo del discorso era chiaro. Si trattava di un grosso azzardo, ma se Wade restava fedele alla sua parola, per quanto fosse difficile da credere, sarebbe stata la svolta decisiva per loro. Rimase solo da decidere se era fattibile correre il rischio.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: L'alba del giorno rosso {quello vero} ***


Capitolo 6: L’alba del giorno rosso {quello vero}
 
Infine, si raggiunse ad un accordo. Dopo aver discusso approfonditamente in privato, i 4 ragazzi rimisero piede nella loro stanza, dove avevano lasciato solo il mercenario. Si sedettero e, dopo ancora qualche esitazione e gli sguardi dubbiosi, Miroku parlò in vece del gruppo.
“D’accordo… Wade. Ci affidiamo a te.”.
Poi s’intromise Inuyasha “Sia chiaro: tu non mi piaci, e non mi fido per niente. Ma se davvero puoi portarci da Naraku, correrò il rischio.”.
“Lo stesso vale per me.” Aggiunse Sango.
“Anch’io.” Parlò poi Kagome “O meglio, stento ancora a credere che tu sia qui, e che sei reale. Ma per il resto, ho la sensazione che tu non sia così male, sento che c’è del buono in te.” {Ancora insisti con Star Wars, eh?!}.
Per quanto riguarda Shippo, non sapendo scegliere quale posizione prendere, decise di astenersi.
“Quindi è fatta?” rispose Deadpool “Wow! Ci è voluto incredibilmente poco, OK. Sicuri pero che non ci sia nient’altro di cui l’Entaconsulta voglia discutere?”.
C’era chi scuoteva le spalle e chi si guardava perplesso, ma nessun’altra obiezione.
“Proprio niente?”.
Poi Wade alzò il braccio sinistro, nella cui mano teneva la piccola Kirara “Mi scusi, signor Pool?”. Come farebbe un ventriloquo, muoveva la micetta come un pupazzo, e parlava con una vocetta.
“Sì, piccolo Pokémon?”.
“Ma come mai indossa questa sgargiante tutina rossa?”.
Prima di rispondere, rise con un “Ohohoh!!!” in stile Babbo Natale, poi “Domanda eccellente. Ma sai, questo dovresti chiederlo…. A LUI!” mentre puntava il dito contro Inuyasha.
Poi proseguì visibilmente irritato “Ladro e infame! E non provare ad uscirne con frasi del tipo: è il giorno di Natale, o che serve per non far vedere ai cattivi le macchie di sangue! C’è solo un nome per questo fenomeno, e si chiama PLAGIO!”.
Per l’ennesima volta, il ragazzo non comprese le parole del mercenario, soltanto che voleva attaccare di nuovo briga. Pare che il suo presentimento, ossia che Wade ce l’avesse con lui, fosse fondato.
“Ve lo spiego facile {Per voi che state leggendo naturalmente.}.” mentre gesticolava, indicando ripetutamente se stesso, poi il ragazzo “Io vesto di rosso, lui veste di rosso, io sono il protagonista, lui è il protagonista, io ho 2 spade, lui quella mostruosa compensazione.” Indicando Tessaiga “Solo questo basterebbe ad Akinator per affermare che siamo quasi uguali!”.
“Io e te non siamo uguali! Sei solo un demente che crede vestirsi da Ninja sia fico.”.
“Disse quello che si crede un OC perché qualcuno ha mischiato Aladdin con Cappuccetto Rosso e il cane Beethoven. Quando ho detto che solo Naraku poteva riportarmi a casa, ho tralasciato di dire che, in ogni caso, non sarei potuto andarmene prima di aver risolto una piccola faccenda personale.”.
“Vuoi dire che, solo perché avete alcune cose in comune, tu lo vorresti uccidere?” pensò ad alta voce un perplesso Shippo.
Come risposta ottenne “Ho ucciso un intero universo per molto meno. Ed era il mio.”.
Veramente assurdo. Credevano di non potersi aspettare niente di più assurdo da lui, dopo quello che era successo finora. Ma questo era il colmo della follia, per non dire anche infantile. La loro reazione fece trasparire chiaramente il loro disappunto. Deadpool se ne accorse, così proseguì “Ditemi una cosa allora: se all’improvviso spuntasse fuori un altro come lui.” indicando Miroku “Credete gli andrebbe a genio?”.
Al che, il monaco ammise che effettivamente poteva essere strano e fastidioso, magari anche problematico, se davvero dovesse mai apparisse un suo sosia {Come se non sapesse che è già successo una volta. Aspetta! … ho appena fatto spoiler.}. Per contro, le ragazze ritenevano una simile visione terrificante. Riuscivano a malapena a convivere con un solo Miroku e le sue ossessioni, due…. preferirono non immaginarlo.
A Inuyasha non importava, se quello voleva un’altra batosta, ne sarebbe stato più che felice. Lo disse mentre sfiorava Tessaiga con la mano. Naturalmente, Kagome lo notò ed era intenta a dissuaderlo, almeno per il momento che non era in piena forma.
“Sì, ma non adesso, ce ne occuperemo una volta sistemato Naraku.”. In quel momento di pausa, Kagome ebbe il tempo di sospirare di sollievo, prima che Wade aggiunse “Lasica pero che ti rammenti le sacre parole, che una volta disse Clancy Brown (attraverso Alessandro Rossi): IL GIORNO DELL’ADUNANZA È VICINO MACLEOD, NE RESTERA SOLTANTO UNO.”.
“Hai finito di dire STRONZATE?!”.
Qualcosa non andava, e non erano solo le occhiatacce da parte dei presenti a farglielo notare. Sicuramente Inuyasha non è un gentleman, ma in genere non capitava mai che lui usasse un linguaggio scurrile così esplicito.
Nella totale confusione si chiese “Ma che CAZZO succede?!”.
Ancora un’altra insolita parola fuori posto. Sta volta le ragazze reagirono coprendosi la bocca per la vergogna, ed anche Wade.
Al che, s’intromise una voce robotica dalla parete “John Spartan, lei viene multato di due titoli per violazione della legge sulla moralità verbale.”. Così disse la macchina anti-parolacce, dopo un sonoro strillo, e rilasciando due multe.
Il ragazzo ebbe un forte sospetto, mentre girava la testa verso il mercenario lentamente e con lo sguardo truce. Fissandosi negli occhi, Deadpool provava ad apparire innocente, per quanto fosse fin troppo palese che questa era opera sua.
“Vuoi che ti auguri Buona Vita?”.
 “Ti prendi gioco di me?! Piantala con queste bravate!”.
“È soltanto la mia influenza. Tranquillo, imparerai a controllarla. E ti assicuro che non scatenerai una crisi finanziaria globale tra lockdown, mascherine, tamponi e innumerevoli autocertificazioni, che nessun carabiniere chiederà mai.”
“VAFFAN…” riuscì trattenersi per un pelo “Falla finita!!!”.
Dopo qualche minuto le acque si calmarono, e ci si rese conto che stava venendo tardi, quindi si prepararono per dormire, o quantomeno provarci. Soprattutto Inuyasha, infastidito dalla sua presenza ed intenzionato a non distogliere l’attenzione su Wade quasi quanto l’altro gli stesse addosso.
 
Il giorno dopo, ore 06:43
Mancava poco all’alba. Nonostante il rocambolesco giorno precedente, il gruppo di amici era riuscito tranquillamente a prendere sonno. Meno Inuyasha che, oltre a mantenere lo stato di guardia, come suo solito, teneva un ulteriore occhio di riguardo per la presenza di Deadpool.
Intanto di fuori, il primo raggio di sole stava per spuntare all’orizzonte, pero…
 
Nants!!!!! Ingonyama!!! bagithi baba!!
Sithi uhm ingonyama
Nants!!!!! Ingonyama!!! bagithi baba!!
Sithi uhhmm ingonyama
Ingonyama
Siyo Nqoba
Ingonyama

 
Vennero svegliati di soprassalto, dall’abbagliante luce emessa da un proiettore cinematografico che proiettava un’alba africana, e due enormi casse acustiche che suonavano a tutto volume Circle of Life. Pur confusi e accecati, non ci volle molto a capire che stava succedendo. Quella tortura durò solo pochi secondi, poiché Wade spense tutto e mettendosi al centro della stanza disse con voce autoritaria “Dentro gli uccellini e fuori i calzini. Coraggio! Alzare il culo e in sella al mulo. Siete Marines. Dovete improvvisare, adattarvi e raggiungere lo scroto! Cioè no! Scusate altro doppio senso involontario. Volevo dire scopo… lo scopo… No! Un altro… Be’ insomma avete capito!”.
Si stavano già pentendo della decisione presa soltanto la sera prima. Se non fosse in stato di confusione, Inuyasha gli sarebbe saltato addosso per strangolarlo.
Qualche minuto dopo, avevano ancora le orecchie che fischiavano, mentre si apprestavano a far colazione. Fu allora che la loro attenzione fu attratta da una minuscola tenda da campeggio triangolare 2x2 metri, con insegne della bandiera del Canada. Appena il tempo di rimuginarci sopra che la testa di Wade fece capolino dall’entrata invitando i ragazzi a raggiungerlo.
Questo spiegava per lo meno come mai non avesse voluto passare la notte con loro, ed anche come. Arrivati all’entrata, Inuyasha scostò la tenda per parlargli faccia a faccia. Salvo poi restare senza parole nel vedere l’interno enorme e con tutti i confort.
“Dai che aspettate? L’arrivo dei Weasley? Entrate, entrate!” invitò il mercenario.
Persuasi, tutti e 6 entrarono guardandosi attorno, tutto lo sfarzo incredibile.
“Ma come…”.
“Harry Potter 4.” anticipò la domanda Wade, presentandosi in vestaglia “Ricordi? Il potere infinito della citazione. L’unico problema è che posso usarlo solo una volta, perché poi non è più divertente.”
Poi si diresse al grande tavolo rotondo, al centro della stanza, coperto da un lungo telo, sempre con i colori del Canada. “Questo invece è mio!” prese il telo e lo sollevò rapido “TADAM!!! Dal Canada con spore!”.
L’intero tavolo era pieno zeppo di roba strana da mangiare, che Wade si apprestava a elencare come la tipica colazione canadese: uova, bacon, salsicce, patate fritte, pane tostato, latte e cereali, caffè e, ovviamente, pancake e waffle con sciroppo d’acero. I ragazzi non si aspettavano una cosa simile. Tanta abbondanza, pur avendo un aspetto invitante, era estranea ai loro occhi, li lasciava parecchio confusi. Tuttavia, una simile preparazione avrà richiesto tempo ed impegno, e non sarebbe stato per nulla cortese rifiutare l’invito, così si accomodarono. Ancora una volta, Kagome era quella meno spaesata, trattandosi di cibo della sua epoca. Lo stesso non si poteva dire di Sango e Miroku, pur se non altro DP aveva avuto l’accortezza di mettere le bacchette. Mentre Inuyasha e Shippo improvvisavano, arrangiandosi come potevano. Nonostante tutto sembravano gradire, con particolare attenzione per i waffle e lo sciroppo d’acero.
Nel mentre, Kagome si era accorta che per tutto il tempo Wade aveva tenuto costantemente la maschera. Provò a farglielo notare, ma lui rifiutò di toglierla, al che lei chiese sarcastica “E come pensi di fare?”.
“Ragazza, se il maestro Kakashi e Goblin Slayer ci riescono, allora posso farlo anch’io. E poi fidati non ti conviene guardare cosa c’è qui sotto. Certo, sempre che tu non voglia girare la famosa scena della giostra, in Piccola peste 2.”.
Al che, anche gli altri iniziarono a domandarsi che faccia avesse DP. Non era un argomento di cui parlava molto volentieri, anzi aveva chiesto espressamente di evitare di sollevare domande. L’unica cosa che sospettavano, vista la sua insistenza nel affermare non fosse una buona idea scoprirlo, e che il suo aspetto potesse essere sgradevole o ripugnante.
“Ora ragazzi!” attirò l’attenzione Wade “Visto che staremo insieme, dovremo andare d’accordo. E per questo bisogna parlare di una cosa molto importante.”.
Dal tono, sembrava che per una volta il mercenario volesse parlare di un argomento serio, quindi prestarono attenzione.
“Io non ce la faccio! Sinceramente non riesco a chiamarvi per nome, quindi ve ne darò di nuovi.”.
Come non detto, un’altra delle sue scemenze, era inutile anche solo pensare il contrario.
“Per primo, tu cane. D’ora in poi, sarai chiamato col nome di….. Leonardo! DiCaprio naturalmente. Anche se hai più cose in comune con Raffaello, perciò sbrigati a diventare tartaruga.”.
Ovviamente Inuyasha restava indignato, pur non capendo niente per l’ennesima volta. Adesso Kagome “Tu invece sarai Kappa, come l’Agente K. E volendo potrei essere il tuo Will Smith, e fare coppia.” lei invece sapeva di cosa parlava, l’idea gli fece lievemente ribrezzo.
“Allunga-mani.” riferendosi a Miroku “Tu sarai Johnny Depp, pur non essendo un pirata, è uguale. A quello due cose non cambiano mai: il doppiaggio italiano e la maestria nell’arte della fattanza.”.
Poi Sango “Ragazza boomerang, Lara Croft, soltanto perché Keira Knightley è troppo lungo da scrivere.”.
“E in fine, tu piccoletto.” indicando Shippo “Bart Simpson, causa doppiaggio della prima stagione.”. Anche a loro non piacque molto l’idea.
Poi Wade sentì qualcosa strattonargli lievemente la manica della vestaglia, e vide che si trattava di Kirara “Scusa, non ho un pokedex con me, appena lo trovo ti dirò che Pokemon sei.”. Al che la micetta fece una faccia delusa. Almeno qualcuno era contento dell’idea di Deadpool.
 
Finita la colazione, per quello che potevano essendo fin troppo abbondante, ma dopotutto apprezzata, era ora di prepararsi a ripartire. Ma messo piede fuori dalla locanda, trovarono il capo villaggio con una decina di persone intenzionate a parlare con Wade. Si trattava della questione del “ricco compenso” per aver partecipato al duello del giorno prima. Il primo pensiero dei ragazzi, conoscendo il mercenario, e che ne abbia combinata grossa. Con la scusa che avrebbe messo non poco, invitò i ragazzi ad andare avanti, così s’incamminarono, accompagnati da presentimenti non molto positivi {E il sapore di sciroppo d’acero, ancora in bocca.}.
Poco fuori dal villaggio, videro il mercenario raggiungerli camminando all’indietro salutando le persone. Raggiunse il gruppo e a bassa voce gli intimò nervosamente di affrettare il passo.
“Lo sapevo che non c’era da fidarsi di te.” si lamentò Inuyasha.
“Piccolo intoppo!”.
“Fammi indovinare” aggiunse Miroku “Non c’è nessun compenso.”.
“Certo che c’è, ma non ho soldi.”.
“E allora che gli hai dato?”.
“Qualcosa da mangiare: una fornitura a vita di chimichanga.”.
“È buono?” chiese Shippo.
“Se ti manca il senso del gusto o hai il covid. Scattare!”.
Intuendo il messaggio, il rinomato gruppo di amici partì per la prima avventura insieme, quanto più in fretta poterono.

Eilà bestie, sono tornato. Causa quarantena ho trovato tempo e voglia per continuare a scrivere, vedrò di mantenere il ritmo, a presto😎😉.

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