Michelangelo&Tommaso

di butdaddyiloveme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ganimede ***
Capitolo 2: *** la scuola di Atene ***
Capitolo 3: *** gli amanti ***
Capitolo 4: *** giudizio universale ***



Capitolo 1
*** Ganimede ***


A tutti quelli che si sentono sbagliati
A tutti quelli che si ritroveranno sempre
A tutti quelli che non hanno il coraggio di amare
A Harry e Louis che saranno per sempre la più bella opera d'arte.














 

A Sara, insegna anche agli angeli a sorridere.
Ciao capitano.








 











 

*premessa*
quando una frase o una parola è scritta in corsivo vuol dire che è in italiano





























 

Caro Louis (Tommaso)

Non sai chi sia Ganimede, vero?
Ovviamente non lo sai...
Questa vicenda mitologica servì da emblema significante per la natura dell'amore tra uomini, un amore filosoficamente più elevato rispetto a quello rivolto alle donne.
Ganimede era un bellissimo principe troiano (molti direbbero più di te, ma io ne dubito). Zeus si invaghì di lui e per averlo avrebbe fatto qualunque cosa. Così si camuffò da aquila e lo rapì.
Il nostro amato Michelangelo ne fece due versioni, entrambe inviate insieme a delle lettere, ovviamente a Tommaso.
Il primo disegno raffigura il povero principe che cerca in tutti i modi di combattere l'aquila: il pittore la interpreta come la sua lotta contro la sua omosessualità che non riesce ad accettare ritenuta peccaminosa e punibile ai suoi tempi. Mentre nella seconda versione, Ganimede si abbandona al tocco del Dio come se Michelangelo volesse far sapere al suo amante che finalmente era riuscito ad accettare sé stesso.
Vedi Louis, io la mia sessualità l'ho accettata da tempo, ma quando guardo quei disegni sublimi non riesco a non pensare a te, a noi due, a quanto ci proviamo e falliamo, a quanto io combatta per sconfiggere la voglia di averti nella mia vita, la voglia di svegliarmi al mattino e averti vicino o semplicemente sapere dove sei.
E davvero, io ci ho provato, devi credermi, ho provato a combattere contro il mio Zeus, con tutte le mie forze ho tentato di starti lontano, a non pensarti e vivere la mia vita come facevo prima: nella mia beata ignoranza. Ma non ci riesco Louis, non riesco a vivere senza te che colori le mie giornate, non importa cosa siamo, mi importa sapere che se io avessi bisogno tu correresti da me.
E prima ne ero certo, avevo la certezza che tu saresti venuto per qualsiasi motivo, ma ora? Non ho la certezza di niente, né di cosa siamo né di cosa saremo, ho combattuto per tenerti con me o andare avanti, ma ho perso. Sono stanco di lottare contro il mio Dio, ho deciso che è arrivato il momento di abbandonarmi alla mia aquila e non pensare a come sarà il futuro, che tu ci sia o meno perché hai fatto svanire tutta la mia fiducia.
Mi dispiace ma neanche Michelangelo e Tommaso riuscirono ad amarsi come volevano.

Harry (Michelangelo).

Louis non riuscì ad aprire la bocca.
Non riuscì capacitarsi che era ormai troppo tardi.

 

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Capitolo 2
*** la scuola di Atene ***


Il cielo si stava pian piano colorando di ceruleo mentre la melodia prodotta degli uccelli veniva coperta dai suoi dei clacson e sporadicamente di qualche sirena che tentava di passare in mezzo a tutto quel caos. I raggi di sole arancioni, rimanenti dall'alba di un ' ora prima, entravano dalle imposte bianche e tinteggiavano le pareti sbiadite e spoglie della stanza di un color pesca.
I raggi baciavano il viso dell'angelico ragazzo dormiente sul letto colorando i suoi capelli castani di caramello. Il quale adorava, durante l'inverno gelido, venir accarezzato dal debole calore del sole, amava anche i suoni del traffico: le macchina sfreccianti, le sirene sfuggenti e perfino gli insulti urlati dai finestrini.

Perché questa era la sua città.

La sua Roma.

Purtroppo però un tonfo lo svegliò.

Si alzò di soprassalto per correre in cucina indossando solo un pigiama e i segni del cuscino stampati sulla guancia.

"Liam cosa succede?" Chiese il ragazzo entrando nella piccola cucina rossa.

"Mi è scivolato dalle mani il piatto. Scusami Louis, Ti ho svegliato?"

"Si" Sussurrò posando le mani a spremere le tempie cercando di alleviare il mal di testa lancinante dovuto agli alcolici della sera prima. "Ma che ore sono?"

"Circa le otto ".

"Cazzo Liam, è domenica, come fai a tornare ubriaco alle tre di notte e svegliarti alle sette del mattino?" Sbuffò poggiando la tazza di caffè, passata l'amico, sull'isola della cucina e sedendosi, con non poche difficoltà, su uno degli alti sgabelli neri.

"Non so, penso sia abitudine" disse buttando gli ultimi resti del piatto ormai rotto e affiancandosi silenziosamente all'amico.

"Sei un disastro davvero, non ti sopporto più"

"Impossibile" Sbuffò Liam pizzicandogli il braccio.

Liam per buona parte della vita di Louis era stato una costante, lui e sua sorella abitavano nella casa affianco alla sua ed era sempre sembrato naturale viversi. Dopo vari anni di amicizia e alcuni di lontananza, era sembrato logico scappare a Roma per studiare architettura, così si accontentarono di un piccolo appartamento trasandato. Ed è lì che incontrarono Zayn, un tatuatore che aveva un piccolo studio in una di quelle stradine e il loro duo si trasformò in un trio.

La prima volta che Louis incontrò il nuovo ragazzo ne rimase affascinato: profondi occhi marroni, capelli color pece, tatuaggi sparsi per tutto il corpo e l'attrazione era sicuramente ricambiata ma dopo varie uscite e  diverse notti passate nello stesso letto, si arrese, Louis non era una persona fatta per dare l'esclusiva ed era meglio troncare la storia sul nascere o l'equilibrio che si era da subito creato in quella casa si sarebbe dissolto.
Non era una persona cattiva, non faceva promesse che non manteneva, aveva sempre amato la vita e soprattutto se stesso, amava viversi le persone, non solo fisicamente, estrapolava tutto quello che poteva ma poi?

Poi non c'era più niente da apprezzare.

"Zayn dorme ancora e penso lo farà per il resto della mattina, io devo studiare, vuoi unirti a me?" Domandò Liam alzandosi e dirigendosi verso la porta della cucina.

"No, sai che la domenica mattina è sacra per me" sbadigliò Louis stiracchiandosi "hai detto che è una bella giornata, no? Farò un giro a piedi oppure potrei visitare qualche museo, non l'ho mai fatto da solo"

"Penso sia un'ottima idea. Torni per pranzo?" urlò Liam dal corridoio senza aspettare la risposta dall'amico che si alzò con fatica dalla sedia trascinandosi in bagno e poi in camera pentendosi della sua decisione di uscire.

-

Erano le 10 quando dopo una lunga camminata Louis si trovò davanti all'entrata dei Musei Vaticani, prese il secondo caffè della mattinata da un carretto giallo che si affacciava sulla strada, pagato decisamente troppo.

Non aveva mai amato particolarmente l'arte. Il suo interesse era superficiale o legato solamente all'architettura, ma girare fra milioni di statue, dipinti e arazzi gli regalava una sensazione piacevole che riteneva sacra, soprattutto prima di fare qualche esame importante.
Era una routine: lui e Liam vagavano senza meta in qualche museo evitando parlare per calmare la paura di un possibile fallimento.

Mentre aspettava il proprio turno per entrare, gli riaffiorarono alla mente i ricordi della prima volta che visitò quel museo con i suoi amici. Liam si perse, intento a guardare un gruppo di ragazze che cercavano di rinnovare un affresco (non è mai stato chiaro se fosse più interessato all'arte del restauro o alle ragazze stesse) e lo ritrovarono soltanto alla fine della visita.
Zayn, che di arte ne capiva ben poco, si stancò dopo pochi minuti di quel posto sacro e magico, continuando a punzecchiare Louis per tutto il resto del tragitto, senza lasciargli godere il suo momento di pace.

Così tanto assorto nei suoi pensieri che si rese conto fosse il suo turno solamente nel momento in cui una guardia lo risvegliò dal suo stato di trance. Entrò nell'imponente struttura, levandosi gli occhiali da sole poggiati sul naso per infilarli al collo della maglietta blu scuro, un po' scolorita, slabbrata e sicuramente troppo leggera, anche con una giacca, per essere indossata a febbraio inoltrato. Prese il portafogli dalla tasca per pagare il suo biglietto e sorrise alla donna intenta ad indicargli l'entrata del percorso per arrivare alla prima ala.

Percorse i corridoi e le stanze con le mani infilate nelle tasche della giacca sportiva verde. Uscì nel piccolo giardino circolare che non aveva mai notato prima. Una folata di vento gelido si insinuò sotto la leggera maglietta di cotone e, sfiorando i numerosi tatuaggi nascosti, gli provocò un brivido che lo convinse a rigirarsi ma il suo interesse venne immediatamente attirato da una meraviglia che riuscì subito a identificare come il Laocoonte, la rappresentazione del sacerdote troiano assassinato con i suoi figli da due serpenti marini. La scultura, anche se meno imponente di come lo studente se l'era sempre immaginata, era da togliere il fiato: l'espressività di quell'opera riusciva a trasmettere il dolore che quei poveri individui stavano provando, l'attorcigliarsi dei serpenti rendeva la scena realistica e in continuo movimento. L'unica cosa che riuscì a fargli distogliere lo sguardo dopo minuti infiniti fu il freddo che, insinuatosi sotto la pelle, divenne tanto insopportabile da svegliarlo dal suo stato di contemplazione permettendogli di continuare la sua visita.

Tra bambini urlanti che correvano da una parte all'altra delle sale rovinando i suoi attimi di intimità con l'imponente edificio e bambine che arrossivano ogni qualvolta lo sguardo si posava per troppo tempo su una figura nuda, Louis riuscì ad entrare in una delle sue stanze preferite: era un lungo corridoio addobbato da entrambi i lati da cartine geografiche rappresentanti varie zone della penisola, anche se di questo Louis non ne era mai stato davvero certo perché l'unica cosa che aveva sempre ammirato era il soffitto rosso e oro, in contrasto con la semplicità del resto della stanza che raffigurava migliaia di avvenimenti ricchi di dettagli come cerimonie o eventi storico-religiosi. Avrebbe voluto stendersi sopra quel pavimento di marmo con figure geometriche definite da colori basici e freddo come il ghiaccio a guardare quella meraviglia trovando sempre nuove storie da stampare nella mente e inventarci avventure per scriverci racconti nelle lettere che avrebbe spedito alle sue sorelline per farle addormentare.
  Arrivato alla fine del lungo corridoio con il collo leggermente dolorante per la posizione scomoda assunta e gli occhi pieni di bellezza, si guardò un'ultima volta indietro per salutare mentalmente quello splendido capolavoro per raggiungere le ultime stanze prima di tornare al suo spoglio appartamento. Così dopo troppi labirinti entrò, sbattendo il gomito e imprecando rumorosamente nonostante lo sguardo accusatorio di una guardia, nelle famose e uniche stanze di Raffaello, precisamente la stanza della Segnatura che, stranamente quella mattina forse per l'orario inusuale o per il periodo dell'anno, sembrava quasi del tutto vuota, ma non si sarebbe mai aspettato che fra le opere più belle di Raffaello l'unica cosa in grado di attirare la sua attenzione sarebbe stato un ragazzo scolpito da Canova, il quale stava osservando immobile la Scuola Di Atene scrutando ogni singolo personaggio con uno sguardo attento e le mani unite dietro la schiena.

Dopo un primo momento di smarrimento Louis lo affiancò, guardando la medesima opera senza fiatare per minuti infiniti finché:

"Non mi piace Raffaello"

"Mi scusi?"

"Ho detto: non mi piace Raffaello" si corresse Louis in inglese senza girarsi.

"A tutti piace Raffaello" ridacchiò il ragazzo sconosciuto spostandosi i lunghi boccoli marroni dal viso con una mano smaltata tiffany abbinato alla sua carnagione chiara. Louis si voltò, sorridendo alla vista degli occhi verdi del giovane, rimanendo stupito dalla sua bellezza che da vicino era ancora più eclatante.

"Allora? Posso sapere la motivazione del tuo odio?" ridacchiò il ragazzo girandosi per continuare a guardare l'affresco.

"Non so, volevo solo parlarti" confessò alzando le spalle e distogliendo lo sguardo facendolo vagare per il resto della sala senza uno fine. Dopo troppi secondi di silenzio senza risposta si rese conto che il ragazzo non era più al suo fianco ma era intento a continuare la sua visita. Decise di seguirlo, finendo per girare varie stanze, alternando lo sguardo dalle opere ai loro corpi, nascondendo sorrisi imbarazzati quando i loro sguardi si incrociavano, fino ad arrivare al corridoio esterno all'edificio che porta alla Cappella Sistina.

"Posso chiedere il tuo nome?" domandò Louis sicuro di sé.

"Harry" sorrise porgendo la mano riempita di anelli che tintinnarono fra loro producendo un rumore metallico.

Harry, poche lettere, abbastanza comune ma a quel ragazzo, che di banale non aveva proprio niente, stava d'incanto.

"Louis" rispose stringendo la mano

"Allora Louis, rimorchi spesso ragazzi nei musei?" chiese allontanandosi, lasciando l'altro interlocutore immobilizzato.

"No, direi di no" rispose a sé stesso sorridendo.

Camminarono silenziosamente fra i corridoi e Louis non riusciva a trovare niente da dire, riusciva solo a contemplare il fisico statuario del ragazzo.
Entrarono nell'imponente stanza, silenziosa e fredda. Louis dimenticò del suo accompagnatore, intento ad ammirare la Creazione Di Adamo finché...

"Michelangelo è più di tuo gradimento?" bisbigliò Harry all'orecchio del liscio che si girò di scatto trovandosi più vicino di quello che avrebbe immaginato.

"Pensavo non sapessi l'italiano" rispose senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi verdi.

L'altro si avvicinò pericolosamente.

"Sono un ragazzo pieno di sorprese"

"Usciamo, andiamo nei giardini" aggiunse voltandosi per uscire dalla piccola porta e senza pensarci Louis lo seguì, osservando la sua camminata composta, ascoltando il suono dei suoi stivaletti neri che sbattevano contro il marmo delle scale a chiocciola e i capelli che ondeggiavano sopra le sue spalle fino ad arrivare agli splendidi giardini.
Per la gioia dell'aspirante architetto, il tempo era migliorato e il sole riscaldava la pelle. I due ragazzi si sedettero su una panchina lontana dai turisti rumorosi che stavano pranzando al bar dei Musei. Louis prese una sigaretta dal pacchetto e l'accese dentro la maglietta per poi girarsi verso Harry per offrirgliene una.

"No grazie, sono vegetariano" disse muovendo una mano per rifiutare l'offerta. Il Louis inarcò le sopracciglia confuso "Cosa c'entra il non voler mangiare animali con il fumo?"

"Sai quanto lavorano la carne? Quanti medicinali nocivi ci sono? Non ha senso non mangiare prodotti trattati e poi fumare" disse muovendo una mano per spostare il fumo che il vento portava sul suo viso.

"Non ha senso"

"Si che ha senso" affermò infastidito, quando notò che l'altro aveva iniziato a ridere "Ti diverte così tanto?"

"Una volta sono uscito con un ragazzo che mi confessò di non bere latte perché l'uomo è l'unico mammifero a berlo dopo il periodo neonatale, non l'ho più richiamato" rispose cercando di rimanere serio ma fallendo miserabilmente quando il suo interlocutore buttò la testa all'indietro riempiendo i giardini silenziosi con una fragorosa risata.

"È un modo carino per dirmi che non ti rivedrò mai più?" disse asciugandosi le lacrime.

"Non so" Louis si girò verso Harry, dopo aver gettato il mozzicone nel cestino verde posizionato affianco alla panchina "Tu vuoi rivedermi?".

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Capitolo 3
*** gli amanti ***


Erano passati 6 mesi da quando Niall aveva deciso di aiutare il padre con l'azienda di famiglia, erano riusciti ad ampliarla fino in Italia e la proposta di studiare storia dell'Arte in una città come Roma era un'offerta che Harry non poté rifiutare.
Era sempre stato innamorato di quel paese, della cultura e della lingua.
Sua madre aveva vissuto in Italia gli anni della sua adolescenza poiché i suoi zii vi abitavano e cercò di trasmettere ai propri figli le tradizioni e usanze che fecero subito proprie.

Harry era destinato a Roma.

Roma era destinata ad Harry.

E quella Mattina di febbraio ai musei Vaticani sembrava essere d'accordo con lui quando quel bellissimo ragazzo dagli occhi blu entrò nella stanza Della Segnatura facendo concorrenza alla luce dell'affresco de' "La liberazione di San Pietro".

Aveva fatto bene a lasciargli il suo numero, l'avrebbe chiamato, lo sapeva e continuava a ripeterlo ad ogni gradino della scalinata che lo stava conducendo a casa finché una voce non lo distolse dai suoi pensieri:

" Harry?" lo richiamò una figura affacciata alla porta del suo appartamento "hai fatto più tardi del solito, mi stavo preoccupando".

"Scusami Ni, ho incontrato una persona, ho fatto tardi " si giustificò il ragazzo entrando nell'appartamento e poggiando il cappotto sull'appendiabiti nero.

"Mi stai dicendo che oltre a te esistono altre persone che sprecano la propria domenica mattina in un museo invece di dormire?" sorrise il ragazzo sistemandosi gli occhiali sul naso.

"A quanto pare esistono altre persone acculturate oltre a me in questo posto, Niall".

"E posso sapere chi è questa persona?" l'amico si incuriosì poggiando una mano sotto il mento e avvicinandosi a Harry che, involontariamente, sorrise.

"Ero nella Stanza della Segnatura e stavo guardando la Scuola Di Atene e cercavo, come al solito, di ricollegare ogni filoso al nome dell'artista" iniziò a raccontare il ragazzo gesticolando in maniera concitata.

"Harry non mi interessa questa parte" sbuffò Niall impaziente.

"Oh, sì giusto... Ho incontrato un ragazzo. Si chiama Louis ed è davvero bellissimo, intelligente e simpatico. Abbiamo passeggiato per i giardini e parlato per non so quanto tempo, poi siamo arrivati davanti a San Pietro, abbiamo preso due strade diverse e mi ha chiesto il numero, dicendo che mi avrebbe chiamato al più presto.
È stato stupendo Ni e non parlo solo fisicamente, siamo così simili, non c'è stato un momento di imbarazzo fra noi, anche se parlavamo del più e del meno" finì sorridendo al biondo che aveva un ghigno sul volto.

"Non stai un po' gonfiando la cosa? Lo fai spesso sai"

"Io non gonfio le cose" si arrabbiò il ragazzo "e se mi facessi la grazia di spostarti potrei andare a lavarmi" fece per andarsene, ma Niall gli bloccò il polso tirandolo vicino.

"Mi sto solo preoccupando per te, non voglio che le cose si ripetano" gli rispose serio.

"So cosa è meglio per me. Grazie Niall" ribatté serio il riccio prima di staccarsi e chiudersi nel bagno scivolando per sedersi sul pavimento appoggiando la testa alla porta.

Non sopportava la sensazione che le cose nella sua vita gli sfuggissero di mano, era innamorato dell'amore, aveva sempre creduto che esistesse una persona che si mescolasse perfettamente con lui, anche se per arrivare a quella conclusione aveva vinto una sanguinosa lotta interiore nata dalla scoperta della sua omosessualità. Si era sempre sentito diverso, fin da quando a 12 anni invece della ragazzina con i capelli biondi si infatuò del ragazzo corvino seduto di fronte alla lavagna che gli chiedeva sempre di aiutarlo a fare i compiti. Il coming out con la propria famiglia non c'era mai stato, lui non lo nascondeva e loro non negavano l'evidenza, in una società in cui veniva visto come un malato i suoi genitori avevano sempre cercato di proteggerlo dai mostri che c'erano fuori le mura della loro villetta.
  Infatti il vero problema era svegliarsi ogni mattina ed entrare nell'unica piccola scuola del suo insignificante paesino dell'ovest dello Yorkshire pieno di ragazzi con la mente chiusa che non perdevamo occasione per prenderlo in giro.
Ma proprio lì, tra i Titani condannati ad un'esistenza nel Tartaro, come descritto nella Teogonia di Esiodo, incontrò Niall: un ragazzo che si trasferì durante il secondo anno dall'Irlanda che non riuscì mai ad integrarsi.

E come nei più scontati film adolescenziali, i due ragazzi emarginati divennero inseparabili.

Così inseparabili da scappare in Italia per iniziare finalmente a vivere sul serio.

E anche se una volta uscito dalla doccia si era autoconvinto che Louis l'avrebbe cercato non riusciva a smettere di pensare che forse il suo amico avesse ragione.

-

Non è facile vivere insieme ad altre persone soprattutto se, come Louis, si amava la tranquillità e la solitudine. Lui era così: amava avere persone intorno, ma la miglior compagnia era e sempre sarebbe stata sé stesso, "sei la persona con cui passerai il resto della tua vita, tanto vale amarti più di chiunque" glielo ripeteva in continuazione sua zia. Non aveva mai capito se lo facesse perché alla tenera età di 50 anni non aveva marito e tanto meno figli ma solo 5 gatti che si portava ovunque o perché credeva veramente a quelle parole, ma a Louis poco importava, era diventato il suo motto di vita e fino a quel momento lo aveva sempre salvato.
Bisogna arrivare a compromessi per vivere insieme ad altre persone, è così e lui ne era consapevole, ma non riuscì a contenersi quando entrato in casa un denso fumo usciva dalla piccola cucina con un odore terribile di plastica bruciata

"Cosa è successo qui?'' urlò Louis preoccupato.

"Ho messo la ciotola dentro il microonde e dopo qualche minuto usciva del fumo, non ho fatto letteralmente niente" si giustificò il corvino gesticolando verso il microonde presente sul ripiano della cucina.

Il ragazzo spalancò gli occhi "Ti rendi conto che hai messo una ciotola di plastica nel microonde? Potevi farci saltare tutti in aria!" urlò il maggiore, "adesso sistemi tutto e butti quell'affare. Io non voglio saperne nulla, se vuoi una mano chiedi a Liam" disse avviandosi verso il corridoio ascoltando le imprecazioni a bassa voce di Zayn.

Entrò nella modesta camera buttandosi sul letto disfatto e lanciando le scarpe sulla sedia con ancora presenti i vestiti sporchi di sudore e birra della sera prima. La sua mente iniziò inevitabilmente a vagare e analizzare le ultime ore vissute e l'incontro con quel curioso ragazzo dagli occhi verdi: era oggettivamente un bellissimo ragazzo, ed fu la prima cosa che lo colpì, ma quell'esuberanza, quel modo poco scontato di vestirsi con tutti quegli anelli e fantasie esuberanti, per non parlare dello smalto, non pensava di aver mai visto un ragazzo con dello smalto tiffany, i modi eleganti nel compiere qualsiasi gesto come se stesse danzando, non era facile farlo sentire a disagio, ma Harry sicuramente c'era riuscito.
Louis si annoiava facilmente, Liam aveva sempre chiamato le sue relazioni 'fisse momentanee' non lo faceva per divertimento, non gli piaceva far soffrire le persone, ma lui si annoiava: la solita monotonia, le solite pesantezze e gelosie che lui non riuscì mai a comprendere.
È colpa sua se dopo 2 settimane le persone, maschi o femmine che siano, diventavano noiose?
  No
O perlomeno, è quello che si ripeteva tutte le volte.

La stanchezza e le poche ore di sonno si fecero sentire grazie alle palpebre pesanti che portarono il ragazzo ad un sonno profondo.

-

Dopo qualche ora Louis si svegliò circondato dal buio del pieno inverno e uscì dalla sua camera incuriosito dal profumo di tè che si stava diffondendo nell'appartamento inebriandogli i sensi.
Entrò nella cucina trovando i suoi coinquilini seduti sulle sedie con un giornale di elettrodomestici in mano.

"Buonasera amore" ridacchiò Zayn senza alzare gli occhi dal giornale "Ho fatto il tè e sto cercando un nuovo microonde".

"Sono arrivate un paio di chiamate" disse Liam porgendogli una tazza con il liquido caldo all'interno "Sta sera c'è una festa" aggiunse sorridendo.

-

Fin da adolescente Louis aveva sempre amato festeggiare: andare nei locali, bere, ballare e conoscere nuove persone da aggiungere alla lista delle 'fisse momentanee'.
Trovarsi a Roma aveva sempre alimentato questa passione e i suoi coinquilini buttavano solo benzina sul fuoco, ma in fin dei conti avevano 23 anni, erano belli, carismatici e simpatici... se non ora, quando?
Ma quella sera di febbraio, per la prima volta nella sua vita, l'ultimo posto in cui Louis voleva ritrovarsi era in qualche locale pieno di gente ubriaca e sudaticcia: forse per il pisolino pomeridiano che aveva sempre odiato fare perché lo destabilizzava completamente e si sentiva strano per tutto il resto della serata oppure per la lunga mattinata di lezioni che avrebbe dovuto affrontare l'indomani mattina.
Ma, per l'ennesima volta, si era lasciato convincere dai suoi amici. Decise che per quella sera bere e sedersi in un angolo ad osservarsi intorno sarebbe stata la scelta migliore.
Ma la sua bolla di tranquillità venne scoppiata quando Liam si avvicinò al suo orecchio:

"Lou ma che cosa stai facendo? Perché sei da solo?" chiese confuso e incuriosito l'amico.

"Non sto facendo niente, questa serata è estremamente noiosa e domani ho lezione".

Liam anche se non convinto della scusa del suo migliore amico annuì e ritornò tra la folla scatenata che saltava a ritmo di una qualche canzone commerciale.
Dopo vari drink finiti per sbaglio sulla sua camicia e ubriachi che tentavano l'approccio decise di tornare a casa, camminando per le strade della confusionaria Roma.

Appena arrivato a casa Louis decise che era decisamente arrivato il momento di fare quella chiamata:

"Pronto?"

"Ciao"

"Ciao Harry", quelle quattro lettere fecero illuminare gli occhi blu del ragazzo e di certo Louis non poteva sapere che a qualche chilometro di distanza il ragazzo stava aspettando la sua chiamata da ore, tormentandosi senza sapere se avrebbe mai più rivisto o risentito quel bellissimo ragazzo e a sventolare il telefono in faccia al coinquilino per mostrare che per una volta si era sbagliato.

"Ho pensato di chiamarti, un po' di compagnia non fa male a nessuno" fece una pausa "È quasi mezzanotte. Come mai sei ancora sveglio? Non hai lezione domani?" aggiunse il maggiore

"Sfortunatamente sì ma non riesco a dormire... sarà il troppo caffè" mentì il ragazzo che nonostante fosse stanco da morire non voleva perdere occasione per parlare con il ragazzo.

A Louis gli si scaldò il cuore nel sentire la difficoltà del riccio nel trovare una scusa, non era da lui sorridere al telefono. Pensandoci non erano mai stati da lui nemmeno le chiamate, le attenzioni e la semplicità ma con Harry era diverso, le sue paure diventavano certezze: Harry gli piaceva, non sono per portarselo a letto. Semplicemente, gli piaceva la sua compagnia anche solo per chiacchierare e Louis amava parlare di sé stesso da sempre.
Quando era piccolo amava stare al centro dell'attenzione: dava spettacolo, recitava poesie e intonava canzoni per ricevere applausi e complimenti. Era sempre stato talmente egocentrico che alla Vigilia di Natale, che cadeva nel giorno del suo compleanno, pensava che tutte le luci utilizzate per decorare la sua Woodlands fossero solo per lui. La situazione, però, cambiò quando arrivarono le sue due sorelle che si circondarono delle premure dei parenti nonostante avessero un animo meno vanitoso... e fu proprio in quel momento in cui scoprì l'esistenza della Vigilia di Natale.
Ma nonostante questo, le sue manie di protagonismo non cambiarono affatto, quando entrava in una stanza aveva bisogno di sentire tutti gli occhi su di lui, anche se la sua bellezza non era particolare: non era né alto né imponente fisicamente, ma aveva dei modi di fare affascinanti che non passavano di certo inosservati e le sue svariate conquiste ne erano una prova. Anche il suo coming out con la famiglia era stato plateale, non si sarebbe mai dimenticato la faccia dell'anziana nonna conservatrice quando urlò "Sono bisessuale" fra le risate delle sorelle e lo sguardo scioccato di tutti, non tanto per la sua rivelazione, ma per il modo scenografico di farlo.

"Allora ti farò compagnia finché non ti addormenti"

Ridacchiarono insieme e fu solo in quel momento che Harry prese coraggio e disse:

"Domani sera sono libero... sai volevo... insomma... hai capito" balbettò imbarazzato senza concludere la frase, coprendosi le guance con una mano per la vergogna dallo sguardo divertito di Niall che non aveva ancora lasciato la stanza.

"No Harry, non ho capito" mentì Louis ridendo in maniera velata.

Harry prese coraggio incanalando un enorme quantità d'ossigeno. Non era mai stato bravo a fare questo genere di cose. Non ricordava nemmeno quando fosse stata l'ultima volta in cui aveva chiesto a qualcuno un appuntamento; sperava con tutto il suo cuore che questa volta, svestendosi di tutte le sue insicurezze e oltrepassando i propri confini completamente disarmato, il ragazzo ne valesse la pena.

"Domani sera ti andrebbe di uscire? Conosco un bel posto" disse a corto di fiato, allontanandosi dal telefono per maledirsi mentalmente.

La risposta del suo interlocutore non tardò ad arrivare: "Ne sarei davvero onorato".

-

Louis arrivò in ritardo a lezione. Si era addormentato a notte fonda al telefono con Harry.
Era uscito di casa indossando la prima felpa e il primo paio di jeans presenti sulla sedia. Non era suo solito fare tardi, anzi lo odiava, soprattutto se si trattava di entrare a lezione nella grande aula con tutti gli occhi puntati addosso, ma non di certo in maniera positiva. Amava le attenzioni, sì, ma in quel momento avrebbe voluto sotterrarsi.

La mattinata passò in fretta e come sempre uscì dall'università per incontrarsi con i propri amici per pranzare insieme nel solito piccolo ristorante.
Si sedette al tavolo con gli altri due, dopo averli salutati iniziarono a chiacchierare:

"Sta sera c'è una festa, andiamo?" chiese Zayn distratto da una macchia sulla tovaglia.

"Io ci sto" rispose l'altro.

"Passo, ho un altro impegno sta sera" sussurrò Louis sperando che la conversazione non scaturisse un
interesse nei suoi amici.
Ovviamente si sbagliava.

"Questo impegno ha un nome?" domandò Liam curioso "Una nuova 'fissa momentanea', Lou?"

"Si, il suo nome è Harry e non è una fissa momentanea" ammise con un po' di ansia per la reazione dei due coinquilini che con stupore iniziarono a ridacchiare.

"Certo... 'questa volta è diverso'" rise il corvino mimando delle virgolette "è quello che dici sempre e dopo due settimane massimo scappi via"

Louis ci mise qualche secondo per elaborare la risposta dell'amico. Certamente non si sbagliava, era sempre stato così e non l'aveva mai negato, però Harry non era come tutti, lo sapeva...

"Smettetela di ridere, sono serio. Lui non è come tutti e non sopporto che voi minimizziate i miei sentimenti" sputò il ragazzo mentre strinse i pugni.

"Ti conosciamo, ogni volta che incontri qualcuno è speciale poi ti rendi conto che la vita di coppia non fa per te. Sei più tipo da una botta e via e Zayn è una prova" rispose Liam asciugandosi una lacrima e cercando di tornare serio.

"Sapete che c'è? Io non devo nessuna spiegazione della mia vita sentimentale a voi due. Neanche avevo intenzione di dirvelo, siete sempre i soliti. Se mi volete scusare, ho delle lezioni da seguire." Si alzò dal tavolo e si incamminò verso la porta riuscendo a sentire dei lamenti dei coinquilini.

Nessuno dei presenti poteva sapere che da lì a poco gli amici avrebbero dato ragione a lui.

-

Harry non era mai stato bravo a guidare: era riuscito a farsi bocciare ben tre volte ed era convinto anche del fatto che alla fine la patente gliel'avessero data per pietà e disperazione. Trasferirsi a Roma aveva inciso in questa suo odio per la guida, infatti non aveva una macchina, aveva soltanto pensato che fosse necessario imparare a guidare a sinistra perché, come diceva sempre sua madre, "non si sa mai nella vita". E quella sera di metà febbraio ringraziò mentalmente sua madre ma soprattutto Niall per avere l'auto dell'azienda del padre da prestargli: una semplice Supra nera lucida e professionale. Di certo non poteva andare a prendere Louis in qualche sudicio mezzo pubblico per il loro primo appuntamento.

Arrivò sotto casa del ragazzo in perfetto orario, decise di scendere sistemandosi il completo nero abbinato ad una camicia celeste sbottonata fino alla fine dello sterno.

Si guardò un'ultima volta al finestrino aggiustandosi i lunghi ricci marroni e andò verso il portone del condominio per suonare. Non era in una brutta zona ma niente a che fare con il suo splendido condominio dato dall'azienda di Niall. Nonostante tutte le spese fossero divise a metà, Harry era sempre stato molto riluttante a definire quel posto come "casa", senza il suo migliore amico probabilmente non sarebbe mai riuscito a trovare un appartamento né tantomeno il coraggio per andare a vivere in Italia.

Dopo pochi minuti una voce uscì dal citofono sbiascicando un "Louis sta scendendo" e un rumore meccanico annunciò l'uscita di Louis dal portone. Il riccio rimase sorpreso da quella visione: un completo nero che faceva risaltare il cristallino dei suoi occhi, tanto luminoso da far concorrenza a tutte le stelle del cielo. A Harry venne in mente una mostra di Caravaggio: sfondo scuro, parete scura, colori scuri e qualche luce perché quei dipinti non avevano bisogno di nient'altro, emanavano luce propria ed erano così profondi ed espressivi che Louis non poteva essere descritto in altro modo.

Rimasero qualche minuto a fissarsi, il riccio non poteva sapere che il suo accompagnatore era rimasto estasiato quanto lui da quella visione celestiale da cui era impossibile levare gli occhi. Si risvegliarono soltanto quando un'anziana signora cercò di entrare nell'edificio e i due ragazzi le aprirono cortesemente la porta.

"Stai molto bene sta sera" disse Louis entrando in macchina.

"Anche tu, mi piacciono i capelli così" rispose il riccio cercando di non arrossire intento ad avviare la macchina per recarsi al ristorante prenotato: Caravelle, una pizzeria splendida e in cui era impossibile prenotare, ma a questo ci aveva pensato l'assistente imbranato di Niall.

"Grazie mille"

-

La serata proseguì senza intoppi: si sederono al tavolo e ordinarono. Lou si proclamò come 'l'Esperto' di vini finendo per ordinare una bottiglia dal gusto decisamente terribile, ma ad Harry non importò troppo.

Parlarono della loro vita. Harry gli raccontò dei suoi zii che vivevano in un piccolo paesino in Piemonte, di sua madre che aveva vissuto vari anni in Italia e che avesse insistito con suo padre per trasmettergli la cultura e soprattutto la lingua perché "non si sa mai".

Delle lezioni stancanti ma bellissime e gli si illuminarono gli occhi quando Louis gli chiese "Perché proprio Roma?"

A quel punto Harry sorrise e arrossì prima di bere l'ultimo sorso di vino cercando coraggio: "Caravaggio si rivolgeva a Roma ad una subcultura apertamente omosessuale; sofisticata, sicura di sé e ricca al punto da poter indulgere nelle sue fantasie e da sviluppare propri codici e ironie.".

Louis rimase spiazzato dalla frase alquanto senza senso del riccio, quest'ultimo ridacchiò e continuò il suo discorso "Margaret Walters su Caravaggio" sorrise continuando "Vivevo in una piccola cittadina in Inghilterra, ero uno degli unici omosessuali dichiarato e a 16 anni i ragazzi possono essere molto cattivi. Non avevo molti amici oltre Niall e mi rifugiavo in biblioteca a studiare dipinti" il sorriso piano piano si spense al riaffiorare di quei ricordi.

"Ovviamente conosci Caravaggio, i suoi modelli erano principalmente uomini e nudi questo perché la sua omosessualità era un dato di fatto. Lui ha amato Roma, perché le sue preferenze erano naturali qui. Sognavo di vivere in questo posto per sentirmi come lui" soltanto a quel punto il riccio riuscì ad incastonare gli occhi con quelli del suo interlocutore che lo stavano fissando con uno strano luccichio.

"Harry è bellissimo sentirti parlare di arte, ti brillano gli occhi e la tua storia è sicuramente più poetica della mia che ho scelto Roma perché è stupenda" rise Louis senza distogliere lo sguardo.

La cena proseguì nel migliore nei modi. Harry insistette per pagare e Louis si lasciò convincere solo quando l'altro disse "la prossima volta paghi tu". Camminarono per le stradine e si fermarono soltanto quando si trovarono di fronte a San Pietro illuminata e a quel punto diventò impossibile per i due non prendersi la mano e sorridersi, sembrava una serata magica, c'era qualcosa nell'aria di quel 13 febbraio che sarebbe rimasto nel cuore di Louis per sempre e ancora non poteva sapere che sarebbe stato l'unico appiglio nelle notti eterne per molto tempo...

Il viaggio verso casa del maggiore era avvolto da un silenzio confortevole con il sottofondo della radio che passava canzoni degli anni 70 rese piacevoli solo dal canticchiare di Harry e le mani dei due che non si erano mai lasciate. Arrivati sotto casa si guardarono negli occhi e Louis fece quello che aspettava di fare dal primo momento: i loro nasi si sfiorarono e si baciarono finché si separarono solo quando i polmoni iniziarono a bruciare per la mancanza d'aria.

"Fa che questo non sia il nostro primo e ultimo bacio"

"Non succederà mai H, ti devo ancora una cena" disse il maggiore scendendo dall'auto e avviandosi verso il portone. Si voltò un'ultima volta e vide l'altro ragazzo affacciato al finestrino aspettando la sua entrata. Fece quello per cui sua madre lo malediva ogni volta che ne aveva occasione: reagì d'impulso e tornò indietro strappando un ultimo bacio al ragazzo e sussurrandogli:

"Cosa c'è di diverso in te, Harry Styles?" non aspettò una risposta, corse verso il portone e dopo un paio di rampe di scale riuscì ad entrare nel suo appartamento sfiorandosi il labbro quasi incredulo per la serata appena passata.

 

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Capitolo 4
*** giudizio universale ***


Da quel 13 febbraio la vita di Louis cambiò radicalmente anche se lui non se ne accorse minimamente. Lui e Harry si incontravano fra una lezione e l'altra per scambiarsi un bacio o un sorriso. Visitare ogni giorno un posto diverso e ascoltare il riccio parlare a vanvera di tutto, ripetendo ogni volta le stesse cose, ma l'altro non aveva nessuna intenzione di farglielo presente perché amava i suoi occhi quando parlava di arte. Avevano abolito i ristoranti e preferivano prendere una pizza e una birra consumandole per strada o in auto. Il minore aveva questa fissa di scrivere dei bigliettini con frasi di poeti e nascondergliele nelle tasche del più grande. Harry gli confessò di aver avuto solo un ragazzo, con cui aveva avuto una lunga storia e, anche se Louis aveva davvero voglia di saperne di più, il riccio cambiò immediatamente il discorso domandandogli di essere il suo accompagnatore per un convegno privato che si sarebbe tenuto nel luogo del loro primo incontro a cui il maggiore non pensò due volte prima di accettare.

Ogni giorno sembrava davvero magico, nonostante Louis aveva ancora rancore verso i suoi amici che non riuscivano a vedere in Harry più di uno qualunque anche se le 'due settimane di Louis' erano passate già da un pezzo. Non erano cattivi, ma semplicemente non era facile immaginarsi il castano con una persona stabile al suo fianco. Ma se ne sarebbero fatti una ragione, Louis lo sapeva anche se non amava litigare, anzi tutt'altro, non per paura, ma preferiva parlare civilmente e trovare un punto di incontro. Questa era una qualità che aveva sempre elogiato di se stesso e ne erano grate anche le persone vicino a lui.

In quel pomeriggio di marzo Liam e Zayn stanchi della lontananza decisero di armarsi di sorriso per fare finalmente pace:

"È permesso?" chiese uno dei due mentre l'altro non aspettò una risposta e aprì la porta.

Entrando trovarono il ragazzo che si muoveva per la camera intento a scegliere i vestiti per la sera stessa prima di voltarsi e guardarli confuso.

"Io e Zayn volevamo scusarci, non sopportiamo non parlarti e dovevamo ascoltarti quando dicevi che Harvey è diverso" disse il ragazzo.

Louis si girò verso i due con le sopracciglia corrucciate e lo sguardo severo.

"Si chiama Harry" rispose stizzito

"Che?" dissero in coro gli amici

"Il mio ragazzo, si chiama Harry non Harvey" disse tornando a fare quello che stava facendo prima che venisse interrotto

"Ragazzo? Wow Lou ci siamo davvero sbagliati" rispose incredulo il castano

Fu proprio in quel momento che il liscio si girò e sorrise agli amici capendo che sarebbe stato impossibile rimanere offeso per altri giorni.

-

"Quindi dove vai sta sera con il tuo ragazzo?" chiese Zayn enfatizzando l'ultima parola.

"Ai Musei Vaticani, studia storia dell'arte e sta sera c'è un evento privato. Sembra un'idea carina visto che è il luogo del nostro primo incontro", sorrise Louis aggiustandosi la cravatta.

Erano in camera del più grande, dando gli ultimi ritocchi all'abbigliamento perché, come diceva sua madre: 'sono i piccoli dettagli che differenziano un capolavoro dall'eccellenza'. Zayn era seduto sul letto a fumare una sigaretta e Louis lottava con la cravatta finché non entrò Liam e con un "Ci penso io" la aggiustò aggiungendo "ora sei scopabile".

"A proposito di sesso" iniziò il corvino buttando dalla finestra il mozzicone della sigaretta prendendosi le occhiatacce degli altri due. "Deve essere bravo questo ragazzo a letto per non lasciarti scappare" finì incrociando le braccia affiancato da Liam che fece lo stesso movimento.

"Ehm..." arrossì Louis e iniziò a radunare le sue cose intento a scappare di casa.

"O mio dio non ci sei ancora andato a letto?" urlò il castano per poi scoppiare a ridere "Non ci posso credere! Tu?! Mamma mia".

"Adesso devi presentarcelo assolutamente, lo sai?" aggiunse l'altro amico asciugandosi una lacrima per le troppe risate.

Continuarono a punzecchiarlo finché il campanello non suonò e prima di uscire il ragazzo si guardò allo specchio.:Aveva un completo nero reso più luminoso da un leggero strato di glitter e delle scarpe dello stesso colore, la paura che avesse esagerato con i brillantini si face sentire finché, aprendo il portone, trovò Harry con un completo color panna con una decorazione floreale tendente al grigio, i pantaloni a sigaretta cadevano a pennello sui suoi stivaletti lucidi neri accostati perfettamente alla camicia color pece. Louis si incantò nel vedere la mano, smaltata di perlato riempita di anelli mai visti prima, passare fra i suoi capelli lunghi che quella sera sembravano incorniciargli perfettamente il viso.
Harry non passava di certo inosservato, aveva questo stile così strano e nonostante la sua timidezza in tutto era così sicuro e orgoglioso di mostrare i suoi vestiti al mondo, anche se nessuno lo capiva ancora.

"È uscita dalla stanza. Subito m'è parso di avere il cuore dappertutto." Fu la prima cosa che disse il riccio "In questo caso dal portone" aggiunse prima di baciarlo.

"Devi smetterla di citare persone che non conosco, mi fai sentire un'ignorante e anche di usarle al femminile" si finse offeso entrando nell'auto.

"Vladimir Nabokov, ovviamente. Cambiandolo non ha lo stesso effetto, ne abbiamo già parlato" rise mettendo in moto l'auto.

Louis non era mai riuscito a capire il perché Harry continuasse a citare frasi d'amore di poeti sconosciuti, si giustificava dicendo che non riusciva trovare le parole per descrivere il suo sentimento e che l'unico modo fosse citare grandi poeti, d'altronde lui parlava di quadri, non d'amore.

Il viaggio fu veloce fra un sorriso, un bacio di troppo dato aspettando il verde ai semafori e una mano del riccio posata sulla gamba dell'altro e, anche se lui lo definiva 'una cosa da adolescenti', non gli dispiaceva affatto. Non si rendevano nemmeno conto di quello che provavano l'uno dell'altro e giustificavano questo attaccamento morboso come 'l'effetto delle prime uscite', ed era come se si conoscessero da sempre, quella voce, quei modi, quei sorrisi erano un misto fra quotidianità e nuove scoperte, nessuno ci avrebbe rinunciato, Louis non si pentiva di essersi buttato a capofitto in una relazione perché Harry, il suo Harry, non gli avrebbe mai fatto del male.

O almeno era quello che immaginava...

-

Questo invito era stato tanto bello quanto inaspettato.
Nessuno dei due si era mai vergognato di farsi vedere per strada in atteggiamenti abbastanza intimi, nonostante ne uno ne l'altro pretendesse più di un bacio, non piacevano ad entrambi le effusioni in pubblico ma nonostante questo gli insulti erano all'ordine del giorno anche se non avevano mai ferito i due.
Però portarlo ad una serata con persone importanti era davvero un gigantesco passo avanti e quando timidamente Louis lo chiese al suo fidanzato si giustificò semplicemente con "Sono tutti gay qui Louis, siamo artisti, non frega a nessuno con chi vai a letto" il che aveva reso tutto molto più semplice.

I Musei Vaticani erano come sempre splendidi, il maggiore raccontò al suo fidanzato la storia di quella struttura e per la prima volta riuscì a stupirlo.
L'interno di notte era ancora più magico: molte ali erano chiuse ma le stanze rimanenti, adornate con lampadari antichi e luci, valorizzavano perfettamente tutte le opere ed era impressionante immaginare che per una somma spropositata di soldi era possibile fare aperitivo nel Braccio Nuovo fra le statue o un rinfresco nel Salone Sistino e Louis se ne sarebbe fatto un vanto per sempre.

Dopo vari alcolici più costosi dell'appartamento di Niall e discorsi infiniti, i due fidanzati riuscirono a fare una visita nei musei rifiutando gentilmente la guida perché 'tanto solo Harry conosce le cose interessanti'. Tornarono per la prima volta nel luogo del loro incontro e quando Louis si girò e soffiò all'orecchio del suo ragazzo "Non mi piace Raffaello" il riccio non riuscì a trattenersi nel baciare l'altro sussurrandoli "tutto il mio essere non regge più, e sento chiaramente che non posso vivere senza te " ma una voce chiamò Harry, interrompendo il loro momento di intimità creato in mezzo a mille persone; ma dopo tutto lui era qui per la scuola, si allontanò, non prima di aggiungere "Ci vediamo alla Cappella Sistina fra cinque minuti" e stampandogli un segreto bacio a fior di labbra.

La stanza del ritrovo era decisamente più bella di sera, aveva un effetto magico e ipnotico per Louis: tutti quei colori, quei bellissimi ritratti e la mano di Michelangelo che avrebbe riconosciuto fra mille nonostante, a differenza del suo fidanzato, di arte non capiva molto. Si ritrovò a pensare a quanto potesse essere fortunato in quel momento, ad una serata esclusiva, con il ragazzo più bello mai visto, era impossibile riuscire ad esprimere tutto questo a parole. Osservava le lunette e le vele desiderando solo di potersi avvicinare e toccare con mano quella bellezza.

Dopo quelle che sembravano ore si sentì afferrare i fianchi da dietro e sorrise capendo, senza voltarsi , chi fosse a baciargli la nuca, il profumo di vaniglia e mandorle così delicato era inimitabile.

"Ciao amore" bisbigliò Harry "Ti sei innamorato vero?" indicando il Giudizio Universale.

"Assolutamente si, sembra una gigantesca orgia" sussurrò sorridendo.

"Ah si?" rise di gusto "Vedi lì in alto?" continuò puntando il dito verso un punto sulla parte superiore.

"Sì, ma... Harry quelli sono degli uomini che si baciano è davvero un'orgia!" urlò leggermente Louis con uno sguardo confuso.

"Shh, abbassa la voce ci stanno guardando tutti" affermò divertito il riccio facendo tornare il ragazzo nella posizione di prima fra le sue braccia "Devi sapere che quando Michelangelo affrescò questa opera era ormai vecchio e agli sgoccioli della sua carriera, soprattutto con il suo giovane rivale, il tuo tanto odiato Raffaello"

"Ti ho già detto che non-" cercò di ribattere Louis, fallendo miseramente.

"Zitto, fammi finire. Michelangelo era innamorato di Tommaso de' Cavalieri, testimoniato da varie lettere e poesie. Così, decise che nel luogo più religioso di tutto il mondo, in uno degli affreschi più importanti, fosse giusto mettere effusioni omosessuali" e chiuse il discorso con un delicato bacio.

"Te lo sei appena inventato" esortò il più grande incredulo dal racconto.

"Non me lo sono inventato sei solo tu troppo ignorante in materia" scherzò facendolo voltare e poggiando la fronte sulla sua.

"L'amor mi prende e la beltà mi lega;

la pietà, la mercé con dolci sguardi

ferma speranz' al cor par che ne doni."

"Michelangelo?" intuì il ragazzo arrossendo leggermente.

"Michelangelo" affermò l'altro prima di catturare per l'ennesima volta in quella serata le labbra del suo fidanzato.

E si baciarono a lungo per tutte le volte che avrebbero voluto farlo Michelangelo e Tommaso, rendendo memoria alla sessualità che non veniva ancora accettata, ma tollerata soltanto da alcuni, facendo quello che per anni miliardi di uomini non avevano avuto la possibilità di fare. E in quel momento Louis non riuscì a trattenere:

"Harry Styles tu sei il mio Michelangelo"

"E tu sei il mio Tommaso, Louis Tomlinson".

-

La serata continuò lentamente e quando iniziarono ad aprire ali del museo chiuse al pubblico e visitabili solo con un 'piccolo' incentivo economico, a Harry si illuminarono gli occhi e trascinò Louis per tutto il tempo ascoltando, aggiungerei per la prima volta nella sua vita, la guida. Solo quando tornarono nella Galleria di Urbano VIII, il ragazzo incastonò gli occhi blu con quelli verdi un po' rossi dovuti alle eleganti lacrime asciugandone con le dita i rimasugli di bagnato dalle guance.

"Ho sempre sognato fare sesso fra le statue" confessò il riccio.

"Tu che?" disse l'altro interlocutore fermandosi di colpo e spalancando gli occhi.

"Si sai, essere guardato da opere d'arte, non è una cosa strana" ribatté infastidito continuando a camminare senza voltarsi.

"Invece è una cosa decisamente strana e perversa Harold, non ti immaginavo con questi strani gusti sessuali, nella mia fantasia eri più angelico" affermò divertito velocizzando il passo per affiancare il suo fidanzato e insultandosi mentalmente dopo essersi reso conto di quello che avesse effettivamente detto.

"Ah sì? Fai fantasie su di me?" ghignò divertito il riccio fermandosi e incrociando le braccia al petto.

"Mi sembra inevitabile amore" concluse il discorso con uno sguardo malizioso negli occhi.

Dopo quello scambio intimo di battute e pensieri Harry non parlò più, lasciò Louis fra i suoi quasi-colleghi architetti e lui "scappò" verso degli altri per parlare della bellissima visita privata appena conclusa. Quando divenne impossibile per Harry evitare il suo fidanzato gli chiese cortesemente di tornare a casa prima per evitare traffico dato che il museo avrebbe chiuso da li a poco, anche in macchina la distanza fra i due sembrò infinita e quando divenne straziante Louis decise di rompere il silenzio:

"Mi spieghi cosa ti prende? Perché c'è chiaramente qualcosa, visto che nell'ultima ora sembrava di giocare a nascondino, cazzo" sbuffò Louis buttandosi sul sedile.

"Non imprecare in italiano, mi dà fastidio lo sai"

"Non cambiare discorso per favore"

Il riccio accostò per la strada, spense la macchina e girandosi dal lato del passeggero, chiese:
"Con quante persone sei andato a letto Louis?" chiudendo gli occhi e poggiando le dita sulla fronte.
"Scusami cosa c'entra ora?"
"Rispondimi. Con quante persone sei andato a letto?" ridisse alzando di poche ottave la voce.
"Non lo so con quante persone sono andato a letto, ma lo trovo davvero irrilevante, in questo momento"
"Io sono andato a letto con una sola persona nella mia vita Lou, tu con quante trenta? quaranta?
avevo l'intenzione di portarti a casa mia sta sera, Niall non c'è, tornerà domani pomeriggio. Ma se sta sera andassimo a letto e domani mattina mi svegliassi solo? Perché abbiamo fatto sesso e non ho più nulla da offrirti?" urlò il ragazzo facendo involontariamente incrinare la voce nell'ultima domanda e voltandosi senza aspettarsi una risposta.
D'altro canto Louis rimase incredulo dalla poca sicurezza e dei dubbi del suo ormai fidanzato. Non poteva negare le sue numerose storie, le manie di protagonismo e il suo deficit di attenzione per una persona, ma davvero poteva pensare questo di lui? Non avrebbe dovuto sentirsi ferito, non avrebbe dovuto dubitare di lui perché ci stava mettendo tutto se stesso in quel rapporto e non gli pesava, non si era nemmeno reso conto che stava dando tutto se stesso ad un ragazzo con cui si frequentava.

"Harry, quando ci siamo conosciuti, non ho mai nascosto le mie imperfezioni e non ho mai mentito su nulla. Io non avevo aspettative questa sera, non volevo portarti a letto e di certo non sarei scappato nel mezzo della notte. Sono ferito dai tuoi dubbi, perché non me ne hai parlato? Ci siamo promessi da subito che per far funzionare questo" disse muovendo il dito fra i loro due petti "l'unica cosa che serviva per il momento era la sincerità e tu non l'hai fatto.
Non scapperei mai da te amore, non dopo tutto questo" concluse prendendo fra le mani il volto del ragazzo e stampandogli un bacio sulla fronte.
"Scusami, ho esagerato" confessò pentito e solo in quel momento si rese conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.
"È lecito avere dubbi, ma devi parlarmi sempre di quello che ti gira in quella testolina, promesso?"
"Promesso" affermò serio sigillando quel patto con un dolce bacio "Adesso andiamo a casa".

-

Sofisticato.
L'unico termine con il quale Louis riuscì a descrivere l'appartamento del suo fidanzato e del suo coinquilino era soltanto: sofisticato.

Anche se riuscì a formulare quel pensiero soltanto al suo risveglio, la sera prima a stento riuscì ad individuare la stanza Harry.
Erano entrati in casa in un groviglio di baci e risate e avevano continuato fino al letto, eh beh... alla vista del corpo nudo di Harry, il maggiore si diede mentalmente una pacca sulla spalla per aver atteso un pochino di più rispetto ai suoi standard.
Louis aveva fatto davvero del gran bel sesso in tutta la sua vita, non c'era dubbio di questo, con uomini e donne (una volta anche contemporaneamente) ma era sempre stato fugace, veloce, adrenalinico. Ma con Harry sembrava essere la prima volta: il modo in cui gli baciava ogni lembo di pelle raggiungibile, la lingua che delineava il contorno della moltitudine di tatuaggi, le curve che si mescolavano perfettamente e le loro voci che producevano una sinfonia sommergente lo portarono a dire: "Grazie per avermi mostrato come si fa l'amore".

-

Svegliarsi non era mai stata una cosa che Harry amava fare, se apriva gli occhi troppo tardi, la sua giornata era automaticamente rovinata, al contrario alzarsi troppo presto gli provocava un mal di testa lancinante. Ma aprendo gli occhi quella mattina alle otto con il sole che entrava dalle finestre scalfendo i contorni dei suoi zigomi perfetti lo trovò piacevole, ovviamente non per il sole in faccia ma per il bellissimo ragazzo presente alla sua sinistra...
... o almeno così pensava prima di allungare il braccio e trovare l'altra parte del letto fredda e vuota. Sgranò gli occhi e con uno scatto si girò trovandosi effettivamente solo. Ci era cascato, si era ripromesso che non sarebbe successo, eppure ci era cascato in pieno e continuò a maledirsi con la testa affondata nel cuscino finché un profumo di dolce e caffè si espanse per tutta la camera obbligandolo ad alzare il volto e trovare quello di Louis leggermente assonnato.

"Pensavo fossi scappato" disse il riccio sedendosi sul letto e sorridendo inevitabilmente

"Sono uscito per comprare la colazione. Spero non ti dispiaccia averti rubato una tuta e le chiavi per uscire" rispose l'altro levandosi le scarpe e il cappotto per poi baciare le labbra del più piccolo.

"Buongiorno amore" disse il riccio rispondendo al bacio e legandosi i capelli in uno chignon traballante.

Passarono la mattinata nudi a letto, facendo l'amore e scambiandosi sorrisi sinceri. Harry si trovava fra le gambe di Louis: erano entrambi seduti e il maggiore da dietro gli stava lasciando morbidi baci e carezze lungo tutta la schiena parlando di niente e tutto...
"Sei mai stato ad Amsterdam?" gli chiese continuando a solleticare con il leggero strato di barba la schiena del suo fidanzato.
"In verità no, ma mi piacerebbe davvero andarci"
"Ti ci porto se vuoi" proferì facendolo voltare leggermente per far incontrare i loro occhi.
"Louis l'università? I nostri impegni? Con quali soldi poi?" disse il ragazzo scuotendo la testa in segno di dissenso ma con un sorriso sul volto.
"Prendiamo un volo low cost, dormiamo in un B&B e stiamo solo un weekend"
"Tesoro io vorrei davvero, ma ora non è il momento, ci penseremo ok?" chiese retoricamente continuando a sorridere.

Per un po' di tempo fra i due calò un imbarazzante silenzio, rotto soltanto da Harry che dopo essersi vestito si lamentò per la fame e decise di andare a cucinare mentre Louis, rivestitosi anche lui, vagava per casa sfiorando con l'indice le fotografie presenti in sala finché una in particolare non lo rapì: l'immagine rappresentava Harry e Niall, più giovani, sorridenti vicino ad un barbecue con dei grembiuli piuttosto osceni e il viso leggermente arrossato probabilmente dovuto alla troppa birra.
Si girò sorridendo e mostrandola all'altro ragazzo che stava condendo dell'insalata.

"Mangiavi animali morti qui? Eri ancora sano mentalmente?" scherzò Louis avvicinandosi
"Ah-ah. Si stavo cucinando 'animali morti' "affermò mimando delle virgolette.
"Che tipo è Niall? Non me l'hai ancora presentato" si incuriosì, poggiando la fotografia al proprio posto.
"Beh, Niall è quella classica persona che sta bene con tutti, è gentile, fin troppo aggiungerei, non cerca mai liti, è sempre pronto per aiutare tutti e ha una risata davvero contagiosa. Senza di lui la mia adolescenza sarebbe stata una noia e probabilmente non sarei nemmeno qui adesso, mi sprona sempre a inseguire i miei sogni. Secondo me andreste davvero d'accordo" concluse sorridendo al pensiero del bene che volesse al suo migliore amico. "Invece Liam e Zayn?"
"Sono completamente poli opposti" ridacchiò sedendosi sullo sgabello dell'isola bianca "non so come facciano ad andare così d'accordo. Liam lo conosco da sempre, abbiamo sempre avuto la passione per l'architettura in comune e penso che con la sua presenza nella mia vita io abbia evitato molte volte il carcere, è l'unica persona con la quale non litigo mai, nonostante io abbia un pessimo carattere. Pensa che si è inventato una tattica per evitare di litigare: ogni volta che uno dei due alza troppo la voce o dice qualcosa di offensivo l'altro dice 'reverse' e si rende conto di star esagerando, è davvero sciocco, ma molto efficace. Però per qualche anno abbiamo deciso di prendere strade diverse, sai, quando passi tutto il tempo con qualcuno, soprattutto quando il tuo carattere si sta formando e fai le prime esperienze, non sai più quando inizia l'uno e finisce l'altro. Ci siamo detti che se fosse stato destino ci saremmo riuniti e così è stato. Quando ci siamo trasferiti qui abbiamo incontrato Zayn che sorprendentemente si è perfettamente integrato con noi nonostante sia maledettamente impulsivo, cocciuto e narcisista. Inizialmente ci siamo anche frequentati sai?"
Harry quasi si strozzò nel sentire l'ultima frase.

"Sei andato a letto con il tuo coinquilino e non me l'hai mai detto?" chiese stizzito il ragazzo.
"Beh si, non abbiamo mai parlato delle nostre relazioni e sinceramente non lo ritengo nemmeno importante come passaggio della mia vita. Ci siamo frequentati, siamo andati a letto un paio di volte e poi ci siamo resi conto che non avrebbe mai funzionato" si giustificò.
"Penso che avresti dovuto dirmelo anche se non è stato importante. Per correttezza"
"Non mi hai mai parlato del tuo ex ragazzo e adesso mi tratti come se avessi omesso un tradimento" urlò leggermente lasciando cadere le posate nel piatto ormai vuoto.

Harry poggiò i gomiti sul tavolo e le mani sul visto a massaggiarsi le tempie impiegando qualche istante per prendere aria e rispondere:
"1 a 0 per te" iniziò girandosi verso l'altro "Ho avuto una sola relazione, con un ragazzo, si chiama Theo, eravamo la coppia modello agli occhi di tutti: sempre insieme, non litigavamo mai e le nostre famiglie andavano d'accordo. Ma era solo una facciata, non facevamo niente oltre che stare in casa, non voleva mai parlare, non gli interessava la mia vita, le mie passioni e qualche volta diventava anche violento, ma lo giustificavo per la sua vita difficile e non ne parlavo nemmeno con Niall per non rovinare la facciata della coppia perfetta.
Dopo tre anni mi sono reso conto che tutto quello che provavo non era amore, ma semplicemente quotidianità e, anche se non l'ho mai ammesso, pena per la sua situazione. Decisi che sarebbe stato meglio per entrambi lasciarci, ma lui non la pensò nel mio stesso modo: continuava a chiamare a casa, venire sotto casa, pedinare i miei amici e implorarmi di tornare con lui.
Dopo poco Niall mi convinse a venire qui e realizzare il mio sogno. Non te l'ho detto prima perché non ne vado fiero, non l'ho mai amato e mi ha influenzato la vita per troppo tempo" concluse abbassando lo sguardo in segno di vergogna.

A Louis servì un momento di silenzio per riuscire a metabolizzare il tutto, ma alla fine decise di alzarsi e sedersi sopra il suo ragazzo per abbracciarlo, perché a volte le parole non servono.

-

Dopo una mattinata esclusi dal mondo in un letto troppo comodo, tornare alla vita normale e immergersi nella fredda aria invernale diventò un vero e proprio dramma per Louis, ma studiare e far sapere ai propri amici che fosse vivo divenne inevitabile. Niall stava per tornare a casa e nonostante l'insistenza di Harry per fargli conoscere il suo coinquilino, rifiutò l'offerta perché aveva bisogno di stare un po' da solo e pensare prima di tornare a casa.

Camminare con la musica nelle orecchie e far vagare la mente era sempre stato terapeutico per lui, però, quella mattina, non sembrava funzionare: la confessione di Harry era stato un sollievo per la sua curiosità, ma altrettanto un'agonia perché nonostante la forza per andare avanti era un grande segno di intelligenza, si sentiva in colpa per essersi reso conto che quello che provava per Theo non era amore, ma una relazione tossica. Però erano passati solo sei mesi dalla loro rottura, era possibile dimenticare in sei mesi tre anni? Anche se per lui non c'era amore ed era già finita da tempo? Forse buttarsi a capofitto in una relazione senza pensarci era sinonimo di follia, ma sembrava tutto così giusto con Harry, il modo in cui i loro corpi si univano e le loro voci risuonavano, le loro chiacchierate infinite e i loro occhi che si mescolavano, non avrebbe sprecato questa occasione al primo sciocco ripensamento.

Ritornò a casa, che era stranamente vuota e appena varcata la porta il telefono iniziò a squillare:

"Ciao amore"

"Ciao mamma, come stai?" disse sorridendo inevitabilmente

"Bene tesoro, è un bel po' che non ti sento. Ho provato a chiamarti e ha risposto Liam e mi ha detto che hai passato la notte fuori" si interessò incuriosita la donna, sorpresa dal comportamento del figlio.

"Si, ho dormito da un amico" rispose sperando che quella conversazione si concludesse il prima possibile.

"Strano, conosco tutti i tuoi amici e Harry non mi sembra di averlo mai sentito"

"Mamma! Dai smettila" sgranò gli occhi e si mise una mano sulle guance, diventate rosse, anche se nessuno poteva vederlo.

"Scusami hai ragione, non dovevo ficcare il naso nelle tue cose, solo che ti ho sentito così felice in questo periodo e mi hai sempre raccontato tutto. Perché non me l'hai detto?" chiese la donna cambiando tonalità di voce sembrando dispiaciuta.

"Non volevo tenerti fuori, solo che tu trovi sempre il lato brutto delle persone che mi interessano e sinceramente il tuo parere mi importa troppo e questo ragazzo mi piace davvero..." confessò fermandosi e sedendosi su una panchina.

"Fammelo conoscere, sarò gentile. Promesso" ridacchiò la donna.

"La prossima volta, promesso."

"Promesso allora. Ora vado ad aiutare i due mostriciattoli a fare i compiti. Ciao tesoro"

"Ciao mamma" concluse la telefonata più sicuro e più sereno di prima ma nell'esatto momento in cui ripose il cellulare e si mise una mano nella tasca notando un pezzo di carta fuoriuscire.

È più perfetto conoscere la verità, anche se a nostro svantaggio - Cartesio
H.
 

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