Simsland Flower - TSM stories

di MelaniaTs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mel Flower la matriarca ***
Capitolo 2: *** Petunia e Taurus ***
Capitolo 3: *** Moon ***
Capitolo 4: *** Poppy e Narcissus ***
Capitolo 5: *** Narcissus ***
Capitolo 6: *** Hannah ***



Capitolo 1
*** Mel Flower la matriarca ***


Premessa: questa storia è in integrazione alle interazioni dei miei personaggi nel gioco sims mobile. Eventuali nomi di altri sims sono di proprietà degli altri giocatori. Copyright © EAGame the sims 

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Sims city è una città particolare, la società vive in un mondo virtuale dove gli essere viventi nascono e crescono nell'arco di tre giorni prima di diventare adulti. 

Così è accaduto alla matriarca dei Flower, Mel Iris.

Mel è una giovane donna, adesso venticinquenne molto carina ed affasciante, dall'aspetto meridionale che denota le sue origini mediterranee.  

Alta circa un metro e sessanta, occhi neri, capelli scuri come la pece e pelle olivastra, inizia la sua storia iniziando a lavorare in un caffè di sims city così da permettersi di arredare la sua piccola casa. 

Solo grazie all'arrivo di Sunflower  T. Mel trova un po' di serenità economica.

Sun lavoro  nel ristorante locale ed è un amico e coinquilino eccezionale. Conosce Josie con il quale ha il piccolo Moon e a tre giorni dalla sua nascita, quando il figlio da infante diventa giovane va via per girare il mondo con la sua Josie... lasciando decisamente nei guai la nostra Mel.

Ebbene sì! La effervescente Mel Iris nel frattempo ha conosciuto un uomo divertente, affascinante e suo coetaneo che le ha rubato il Corazon. Giuseppe! 

Con lui è subito affinità, amicizia, complicità e divertimento con tanta passione. Tanto che i due hanno iniziato una relazione, extra coniugale per lui, che li ha portati ad avere una figlia: Petunia.

Petunia si è rivelata subito una bambina bellissima e vivace, al terzo giorno dopo aver superato le tre fasi infantili, da neonata a bebè e poi bambina, si è potuta notare la somiglianza col padre. Capelli rossi, viso dall'ovale perfetto, occhi verdi sempre come il padre e una luce che la indica come una persona speciale. In pratica Petunia Flower! 

Mel però vuole allontanarsi da Giuseppe, sa che con lui non sarebbe storia e non vuole vivere in un limbo sapendo che non potrà mai averlo. Così inizia una relazione con Moon, nonostante sappia che non è altro che corrosiva. Moon è il figlio del suo più caro amico amico, Sun ed è più giovane di lei. 

Ha ormai diciotto anni, ha iniziato la specializzazione in ospedale ed ha per lei solo la cotta tipica verso una persona più grande. La loro relazione è devastante, soprattutto perché Moon si sente soffocare tanto quanto Mel che tornerà da Giuseppe, poiché lui è l'unico con cui realmente la giovane si trova a suo agio. I due giacciono di nuovo insieme dando alla luce due gemelli: Narcissus e Poppy 

Intanto in ambulatorio  Moon incontra una giovane studentessa che con la sua dolcezza farà breccia nel suo cuore corrotto. Lupetta Argento! 

Consci che insieme non stanno bene e non sono felici, notando che Moon è realmente felice solo con Lupetta Mel decide che è il caso di lasciarsi invitando Moon a spiegare le ali e andare a vivere da solo. 

Nel frattempo la sua relazione corrosiva con Giuseppe prosegue, tanto che i due hanno altri due figli, Ninfea Luna e Hyacinth Flower. È giunto il momento di mettere in chiaro le sue intenzioni, Mel non può andare avanti così e decide di allontanare Giuseppe senza farglielo intendere. 

Intanto la relazione tra Moon e Lupetta è sempre più solida, tanto che il giovane medico chiede all'Argento di sposarlo. Ella accetta, ma prima di lasciarlo andare via Mel chiede al giovane una sola notte insieme, così giusto per non avere in futuro dei rimpianti.

Dalla loro unica notte Mel ha il piccolo Dyonosos, un bambino fermo alla fase di crescita poiché Mel vuole goderselo dopo la sparizione di Ninfea Luna. Al momento infatti Dyojosos frequenta le scuole elementari e vive con la madre, a differenza di Narcissus e Poppy che sono andati a vivere da soli trascinandosi dietro Hyacinth.

E Petunia! Che fine ha fatto Petunia? Questa è un'altra storia che vi racconterò un altro giorno...

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Capitolo 2
*** Petunia e Taurus ***


Mel Iris ha intrapreso una storia con Giuseppe. È iniziato tutto come sempre per gioco, si sono concessi l'uno all'altro e come è giusto che sia capita che da una relazione possano nascere dei figli.

Petunia il nome scelto da Mel per sua figlia è stata luce, la prima figlia dei due è stata una grande gioia per sua madre. Nata come lei sotto il segno dei pesci, viene al mondo il 18 marzo, subito si nota la sua bellezza. Bellezza cresciuta attimo dopo attimo, il giorno dopo sgambetta come un bebè dai ricci capelli fulvi, eredità sicuramente paterna e anche il giorno dopo ancora cresce lei frequentando il college Argento. Vivace e gioviale fino a quando il 21 marzo finalmente non diventa una giovane adolescente bellissima. Corti capelli fulvi, tanta grinta e tanta ingenuità! Da qui parte la sua storia, la storia di Petunia raccontata direttamente da lei...

 

 

 

...Fin dalla mia nascita sono stata molto amata. Nonostante i miei genitori non stessero insieme nel vero senso della parola, avevano saputo darmi tanto amore. Per me era normale che papà non vivesse a casa con noi, ci ero abituata, cresciuta così. Anche quando sono diventata bambina e sono andata al collage argento mi era chiara una cosa, la mia non era una situazione strana o diversa. Tutti noi bambini di Simsland avevamo situazioni analoghe, con padri e madri che restavano giovani per tanto, che fossero per la maggior parte dei casi separati e che come nella mia situazione, uno dei due fosse anche sposato. Lo avevo saputo una volta grande che la zia Maria in realtà era la moglie del papà e non una sorella. Ma andava bene così perché le volevo bene come volevo bene a Nicola e Irene, in realtà miei fratellastri maggiori. Andavo d'accordo con loro due e papà mi amava, come aveva iniziato ad amare anche Naricssus e Poppy nati a una settimana di distanza da me. Loro due erano la mia vita, ero stata la loro sorella maggiore e con entrambi avevo giocato all'aeroplano. Questo significava che erano passati dieci giorni  dalla mia nascita e mamma riteneva che ero pronta per entrare a far parte del mondo di Simsland, per ora la mia vita si concentrava solo su di me e su Honey, una mia carissima compagna. Non ero uscita oltre le mura di casa e non avevo frequentato altro che il collage Argento. Invece adesso andavo a visitare l'abitazione di  una della famiglia più 'In' di Simsland: i Virgo. 

Avevo indossato un vestito alla coreana rosa, la gonna era corta e le ballerine erano basse. 

La prima impressione che ebbi alla festa fu: quanta gente c'è qui! La seconda: quanto sono fighi tutti. Ero rimasta ammaliata, era una casa stupenda tra i monti di Simsland, immersa nel verde e con lo scrosciare del fiume in sottofondo nonostante fossimo in tanti e nonostante ci fosse musica. 

Mi lasciai trasportare dagli invitati imitandoli in ciò che facevano partecipavo ai drink e restavo affascinata da tutte le belle persone che mi passavano davanti. Mamma diceva che era normale, poiché ormai ero adulta, che guardassi uomini e donne con occhi diversi. 

"Chi è lui?" Chiesi colpita da un uomo. 

"Scorpio Virgo." Mi disse una donna che scoprii essere Angy Virgo, la matriarca in persona. "Sta lontana da lui però, come primo amore potrebbe farti soffrire." 

"Cosa?!..." le sorrisi arrossendo per poi abbassare lo sguardo. "Però è carino." Ammisi, anche se qualcosa dentro di me mi invitò ad andare via. Allontanarmi perché quell'uomo era pericoloso. 

Uscii all'aperto e vedendo un fuocolare circolare andai a sedermi tirando fuori tutta l'aria che avevo trattenuto. Per essere la mia prima festa era andata bene. Adesso però ero stanca.

"Petunia Flower." Mi sentii chiamare. 

Sussultai. Chi poteva mai essere, non mi ero presentata a nessuno. Troppo timida ancora, così lentamente mi voltai e notai che un ragazzo alto e biondo stava prendendo posto attorno al fuoco proprio come me. 

 

 

 

Lo fissai attentamente, fisico massiccio, lineamenti perfetti, occhi blu e capelli biondi. Mi ritrassi leggermene mettendo un metro almeno di distanza tra di noi. "Taurus Virgo... eri il rappresentante al nostro college fino a due anni fa." Adesso era cresciuto, si notava dai lineamenti e dalla barba in viso che non era più un bambino. 

"Sai chi sono Petunia." Affermò con un sorriso.

Ovvio che lo sapevo, era stato rappresentante, era stato uno dei ragazzi più belli del collage e ancora adesso nei corridoi della scuola lo ricordavano. Anche io ovvio, ma non me ne facevo una colpa. Ero sicura che sul 100% delle alunne tutte, nessuna esclusa, si fosse presa una cotta per lui. Anche i ragazzi e le bambine, per non parlare delle prof. Ne ero certa, ne più e ne meno. Per questo non me ne facevo una colpa! 

"Eri sempre il rappresentante..." iniziai.

"Sono passati due anni!" Mi accennò. 

Feci una smorfia, perché scorreva così veloce e frenetico il tempo a Simsland? 

"E tu ti ricordi di me che non sono mai stata altro che una persona di contorno. Bravo Taurus Virgo." Gli dissi rispondendo gli a tono. Se volevo non farmi sopraffare dovevo tirar fuori le unghie. 

Lui rise alla mia risposta. "Ho i miei motivi." 

Storsi le labbra. "Sarebbero?" Ero più piccola di lui, sicuramente non gli avevo mai passato i compiti.

"Mi piacevi! Anche adesso, sei diventata tanto più bella di come ti ricordavo." Disse schietto.

 

 

 

Restai basita ad ascoltarlo, avevo il viso in fiamme e mi guardavo intorno. Dov'era la mamma? 

"Tua madre è andata via con quell'uomo. Giuseppe giusto?" 

Annuii... era ora di muovere i primi passi giusto. Ma potevano portarmi anche via con loro! Iniziai a gesticolare cercando di cambiare argomento.

"Cosa fai adesso? Lavori?" 

Annuì. "Sono un tecnico di laboratorio." 

"Wow! Complimenti, ma si è sempre visto bravo negli sport e nello studio." Affermai.

"Tu non lo eri? Cosa fai adesso?" Mi chiese.

"Io devo ancora prendere il diploma. Ho iniziato a lavorare al bar nella zona verde, ma miro a diventare uno degli chef di Simsland." Risposi orgogliosa. 

"Ah! Quindi cucinare è la tua passione. Scommetto che è anche un tuo hobbies." 

Scossi la testa ridendo. "No, il mio hobby è fare la sciocca fingendo di essere un influenser." 

Lui mi guardò stupito e rise a ruota. "Non ti prendi sul serio noto."

"Non ho nulla di speciale io." Risposi.

"Non è vero!" Affermò lui avvicinandosi a me. "Non è vero!" 

Sgranai gli occhi, era vicinissimo e notai subito che era seminudo. Mi coprii il volto per mascherare il rossore e l'imbarazzo. "Coprirti tutto."

Lui si guardò e rise. "Sono coperto! Lo stile di questa camicia è questo altrimenti le ali non funzionano." 

"Per l'amore del cielo. Sei a torso nudo!" Lo ripresi ancora non riuscendo a far meno di ridere questa volta. 

"Stai ridendo!" Disse lui scostandomi le mani dal viso, aveva anch'egli un sorriso stampato in volto. 

Annuii. "È meglio che vada ora, la festa si terrà per le lunghe e mamma non c'è più." Gli dissi, tremavo dentro, dovevo scappare me lo sentivo.

"Vai già via? La festa durerà tutta notte." Mi disse 

Sorrisi. "E io domani dovrò lavorare!" Affermai alzandomi.

Lui fece altrettanto e mi prese per mano. "Posso venire a trovarti domani mattina?" Chiese.

Al lavoro?! No, non poteva sarebbe stata una distrazione. "A mezzogiorno, quando stacco se proprio lo vuoi." Gli dissi titubante. 

Al che mi sorrise e senza che potessi far nulla mi diede un lieve bacio sulle labbra. "A domani Petunia Flower."

"Do-do... domani, sì. Ciao Taurus!" Dissi allontanandomi e scappando letteralmente dallo chalet. 

Andai a dormire agitata dopo aver discusso con la mamma perché mi avevano lasciata sola. 

"L'ho fatto per farti conoscere gente." Aveva detto. Ma io ero andata in panico, non conoscevo nessuno.

Anzi no! Avevo rivisto il ragazzo della porta accanto, amato da tutti, lodato dai professori e con una ragazza diversa ogni settimana se non ogni giorno. Lui aveva sempre avuto tutto ed era sempre stato bellissimo. Appunto tutte se ne erano innamorate a scuola.

Ma io ormai non ero più una studentessa, avevo la vita vera e dovevo portarla avanti. Così con questi presupposti andai a dormire serena.

Il giorno dopo lavorai al bar tutta la mattina, senza alcun intoppo. Qualche cliente che venne a prendere la colazione lo riconobbi della festa di sole poche ore prima. Avevano le facce stanche ma i sorrisi ancora in volto, segno che si erano divertiti.

A mezzogiorno staccai dal mio turno non restando delusa dal non aver rivisto Taurus. Non mi ero illusa poiché sapevo quante ammiratrici avesse, sicuramente dopo che ero andata via aveva conosciuto qualche altra bella ragazza disposa a fargli compagnia. 

Tolta la divisa uscii al fresco sole di mezzogiorno e mi avvia canticchiando a casa. Fin quando non mi sentii afferrare. 

Mi voltai trovandomi di fronte Taurus Virgo. Da dove era uscito? 

"Non mi senti chiamarti Petunia?" Mi chiese 

Scossi leggermente la testa. Non lo avevo sentito realmente, quindi.

"Buongiorno Taurus." Lo salutai 

Lui assentì col capo. "Sì, è un buongiorno adesso. Vieni torniamo dentro e prendiamo qualcosa al bar." Disse invitandomi a seguirlo. Feci spallucce e lo seguii sorridendo rassegnata, al bar facevano un ottimo caffè e se pagava lui tanto meglio. 

"Sono stato di parola. Ho aspettavo che finissi il turno." 

Entrai nel locale sorridendogli intanto che lui ci provava spudoratamente con dei complimenti. Devo ammettere che andarono anche a segno. Quando entrammo mi lasciò la scelta del tavolo e una volta seduti bevemmo del caffè lamazoom che usammo anche per brindare a noi. 

"Perché?" Chiesi.

"Perché ritrovarsi dopo tutto questo tempo è stata una fortuna." Disse lui ammiccante. 

Non poterti che assentire brindando con lui e continuando a parlare del più e del meno. Gli chiesi di se stesso e della sua famiglia e gli parlai dei miei fratelli dicendogli che a giorni sicuramente sarebbero cresciuti anche loro. 

Quando fu ora di lasciarlo andare Taurus mi chiese di potermi accompagnare e lo trovai assurdo rifiutare. Era una persona piacevole e riuscivamo a parlare di più cose.

Così una volta a casa lo invitai a pranzo e preparai uno spuntino anche per lui intanto che giocava con i miei fratelli che sembravano attirati da lui come le api col miele. Anche durante il pranzo, Poppy si sedette sulle sue gambe senza alcuna remora. 

Taurus però aveva così tanta pazienza che lo lasciò fare, quel ragazzo stava scoccando tante frecce a suo favore e neanche lo immaginava.

"Tua madre farà altri figli?" Mi chiese.

"Non lo so. Sicuramente ha ancora la culla e conti facendo dovrebbe avere ventotto anni al momento. Non è vecchia no?" Chiesi con una smorfia. 

Lui scosse la testa e rise. "Non si è mai vecchi per queste cose." Ammiccò. 

Risi sconsolata anche io. Dovevo stare attenta perché poi lanciava le sue frecciatine e non riuscivo a seguirlo quando si spingeva in quel modo. 

"Sei rossa in viso." Mi disse.

"Ti ricordo che sono cresciuta da poco!" Ammisi. "Non sono così..." gesticolai con le mani. "Maliziosa?!" 

"Eh già! Sei cresciuta da poco! Fortunato il tuo primo amore quindi." Mi disse diretto. 

Arrossii. "Senti..." arrancai.

Lui si alzò alzando la mano per fermarmi. "Pensaci! Ne riparliamo, ci sei alla festa di piopio?" 

Annuii. "Sono la figlia del proprietario di casa, ovvio che ci sarò." Dissi impacciata. "Però..." 

"Però cosa?" Chiese lui. 

Tirai su lo sguardo. "Per essere il primo può andare..." dissi rossa in viso. "Sappiamo com'è Simsland, non siamo padroni delle nostre vite e almeno la prima volta vorrei fosse mia. Tu sei una scelta niente male e ti conosco." Ammisi. 

"Anche adesso?" Mi chiese lui serio.

Chinai lo sguardo sui miei fratelli. "Ci sono loro." 

"Ma è la tua prima volta, farò piano e non ci sentiranno." Mi sussurrò prendendomi la mano. 

Lo osservai pensando che sarei stata una delle tante. Ma mi andava bene così, almeno il primo sarebbe stato qualcuno che conoscevo e che mi piaceva. Annuii e sospirai.

"Portiamo la culla fuori dalla stanza però... al momento è vuota." Gli dissi. 

Mamma mi aveva spiegato che per avere un figlio c'era bisogno di una culla nella stanza da letto, era quindi il caso di portarla fuori. 

"Ok! Fammi strada e ti seguo Tunia." Disse

"Ehi! Così mi chiama solo il mio papi." Lo ammonii oltrepassando la cucina e aprendo la porta della camera da letto. 

"Ho sentito i tuoi fratelli chiamarti così. Mi piace!" Mi disse. 

Feci per lamentarmi, ma lui me lo impedì baciandomi a tradimento e chiudendo la porta alle nostre spalle. 

Quello era anche il mio primo bacio. Mi avvinghiai al suo collo e lo ricambiai, mi piaceva quel bacio e rispondevo ad ogni suo gesto. Anche se era lui a condurre mi lasciava tutto il tempo per potermi abbandonare. E lo feci, perché ero sicura di aver dimenticato qualcosa, tutto sicuramente. Ormai ignoravo la presenza dei miei fratelli oltre la stanza.
 

Fu così che diventai una delle amanti di Taurus Virgo. Me ne vergognavo? No, assolutamente! Perché per quanto sapessi che non ci sarebbe stato futuro, nel bene e nel male sapevo chi avevo di fronte a me. La sua fama appunto lo precedeva e Taurus era stato un amante gentile... la prima volta! Perché le successive invece era stato molto esigente e passionale e non me ne vergognavo ma mi piaceva ciò che mi faceva e le sensazioni che mi faceva provare. 

Eravamo chiusi in quella stanza con tutto il mondo fuori, ma non sentivo nulla. Né i miei fratelli, né mia madre o gli altri coinquilini, Sun e suo figlio Moon per l'esattezza. 

L'unica cosa a distrarre entrambi ad un certo punto fu un lieve vagito. "I miei fratelli!" Sobbalzai dal letto.

Lui mi afferrò per la vita è mi riportò al suo fianco baciandomi il collo. "Lasciali, ci penserà tua madre." 

Mi lasciai coccolare da lui fino a quando il verso non si alzò forte nella stanza. Non più un lieve vagito, bensì un gemito lagnoso che si alzò nella stanza. Entrambi ci staccammo e ci tirammo su! Io di istinto subito mi coprii, lui invece si guardava intorno.

"La culla..." Disse lui ingoiando un po' di saliva. 

"...non l'abbiamo tolta..." sussurrai. 

Intanto il pianto del bambino si alzava nella stanza. Sgranai gli occhi! Mi ero distratta e stavo per pagarne le conseguenze. Un figlio uguale a responsabilità e pensieri. Un figlio equivaleva a crescerli da soli a Simsland, un figlio significava infine il salto d'età. 

Sei pronta a diventare grande? Mi aveva detto la mamma qualche giorno prima. Le avevo risposto di sì, diciassette anni non era essere grandi come lei. Ma adesso? Un figlio, una nuova crescita. Diciotto anni! 

"Fai qualcosa." Dissi a Taurus.

"C-cosa?" Mi chiese lui. Sembrava smarrito tanto quanto me. 

"Come cosa? Sei più grande di me, vivi da più tempo a Simsland...." Lo guardai con sfida arricciando la bocca. "Hai più esperienza di me."

Lui mi guardò avvicinando il viso al mio. "I figli sono un'esperienza che mi manca. Poi abbiamo solo pochi mesi di differenza..." mi disse quasi annoiato. 

Mi allontanai e aggiustandomi il lenzuolo alla bell'e meglio mi alzai raggiungendo la culla. Che facesse quello che voleva, per me se ne poteva andare, avevo altre priorità e altri pensieri. Cosa avrebbero detto mamma e papà? Li avrei delusi entrambi? Avevo fatto entrare io Taurus nella mia vita e nella mia stanza. 

Sicuramente non potevo più pensare di lavorare come barista, i soldi non li sarebbero serviti per me e il piccolo. Il mio sogno era diventare una chef, forse era giunto il momento di passare al ristorante in centro e dare una mano alla realizzazione del sogno. Lo diceva sempre papà, dovevo muovere i miei passi da sola per realizzarmi ed effettivamente di fronte a me c'era qualcosa che avevo fatto io da sola, cioè senza i miei genitori. Senza Taurus sarebbe stato impossibile anche solo pensare di fare un figlio.

Sospirai e lentamente mi avvicinai alla culla, alle mie spalle avvertivo Taurus stesso che stava alzandosi. Sinceramente non sapevo cosa dirgli, non gli avrei chiesto di scusarmi e non avrei dato colpe a lui solo perché entrambi sapevamo della culla in stanza. Poi il pianto del bambino mi distraeva abbastanza da noi due in quel momento. 

Arrivata sulla cesta allungai il collo per vedere dentro. Sgranai gli occhi sorpresa! C'era veramente un bambino, piangeva e sgambettava, richiamava la mia attenzione ed era così piccolo che la prima sensazione che mi venne fu di doverlo proteggere. 

"È bellissima." Sussurrò Taurus alle mie spalle. 

Sollevai la testa per osservarlo. "Cos... dove?" 

"Ho occhio Tunia! È una bambina." Disse lui con un sorriso. "La mia bambina." Disse poi più sicuro di se. 

Feci una smorfia. Sua? Guardai nella cesta osservando il fagotto che si sbracciava nello scialle di cotone. "In realtà sarebbe mia!" Gli dissi ricordandogli che i bambini restavano nella casa di nascita lì a Simsland. Allungai le braccia verso di lei scostandole lo scialle, sotto era senza nulla addosso. Eppure al mio tocco sembrava essersi ricomposto, lo osservai bene e feci una smorfia. 

"Avevo ragione io! È una bimba." Disse sornione Taurus. 

"Vuoi prenderla in braccio?" Gli chiesi.

"Non posso... sai che non posso." Mi disse con una sorta di amarezza nella voce.

Mi voltai verso di lui, poi ancora guardai il bebè. E se nel prenderlo in braccio si sarebbe rotto? Mi feci forza, Taurus aveva uno sguardo tra l'estasiato e il malinconico. Dovevo prendere la piccola in braccio, sia per me che per lui. Le riassettai quindi lo scialle e senza indugiare troppo o farmi paranoie la presi. Era così leggera e gracile, era... mia figlia! 

Pensai in quel momento mentre i nostri occhi si incontravano. Occhi blu, come quelli di Taurus! Quella era la mia bambina, la mia bellissima bimba. "Guardala che bella." Dissi emozionata mentre la piccola prendeva con forza il mio dito e lo stringeva. 

Lui annuì. "Stupenda." Sussurrò prendendomi per le spalle. 

"Nostra figlia." Affermai cullando la piccola. Ero felice, non lo avrei mai creduto ma ero felice. 

"Tua figlia Petunia." Ammise lui amareggiato. 

Al che restai sorpresa dalla sua affermazione. "Taurus... è vero, resterà qui e avrà il mio nome. Ma è anche tua. Lei è..." ci pensai un attimo. Lei era la prima figlia di Taurus Virgo, quindi doveva chiamarsi per forza di cose. "Spica! Tua figlia." 

"Spica?!" Chiese palesando la sua sorpresa. 

Annuii posando la piccola e mi voltai per poterlo guardare bene in viso. Era fermo dinanzi a me... "Nudo! Sei ancora nudo." Dissi coprendomi il viso. 

"Andiamo Tunia, sei seria!" Mi canzonò divertito. 

Scostai le mani rossa in viso. "Oltre quella porta c'è la mia famiglia, hanno sentito la bambina e tu... resti nudo e impassibile."

"Andiamo!" Affermò sicuro di se. "Hanno appunto sentito la piccola, non  entreranno." 

Sospirai, forse aveva ragione. Se avessero voluto già sarebbero entrati. "Sappi che potrai sempre venire a casa e incontrare Spica." Gli dissi, nonostante la prima reazione sembrava gli dispiacesse non poter prendere in braccio Spica, aveva esultato quando l'aveva vista infine, non era scappato dalla stanza. Mi era rimasto accanto. 

"Verrò!" Mi disse sorridendomi.

Assentii comprendendo che quella era la situazione imbarazzante cui mi sarei trovata con o senza la bambina. Non sapevo cosa dire,  ne come comportarmi. Dovevo ringraziarlo? Aspettare che andasse via. 

Restai ferma in silenzio aspettando un suo passo che non tardò ad arrivare. Mi sollevò di peso e mi portò a letto. "Cosa fai?" Chiesi.

"La culla è occupata. Adesso si che possiamo divertirci." Mi disse divertito prendendo a carezzarmi. 

Lo guardai sorpresa, poi mugugnando chiusi gli occhi. Ma si!

 

Fui travolta! Dalla presenza di Taurus nella mia vita e da quella di Spica. Mamma aveva preso abbastanza bene la nascita di Spica, anzi l'adorava. Diceva che i nipoti erano meglio dei figli ed ora che Narcissus e Poppy erano adolescenti potevo comprenderla. 

"Crescerà così presto anche Spica?" Chiesi alla mamma.

"Oggi inizierà a sgambettare e domani sarà come i tuoi fratelli oggi...."

Mi voltai verso mamma. "Solo due giorni?" Chiesi, cioè neanche. Solo il pomeriggio prima avevo avuto in braccio Spica e entro breve già mi avrebbe sgambettato. Non ero pronta?! 

"Tre giorni." Mi rispose secca mamma. "Domani i tuoi fratelli saranno dei giovani uomini." 

Sospirai. Così poco tempo avevo per abituarmi a Spica e poi vederla andare via? 

"Per questo ci hai avuti tanti di noi?" 

"I tuoi fratelli ci è voluto più tempo. Ma si Petunia, volevo non foste soli, credo chiederò più avanti a tuo padre di darti una sorella." 

Ingoiai il groppo. "Posso far venire a casa Taurus?" Chiesi.

"Certo, casa mia è casa tua e se a lui fa piacere perché no." 

"Ne approfitto che la culla è ancora occupata." Ammisi. 

Mamma rise e mi abbracciò. "Fai bene tesoro. Fai bene!" 

"Ho avuto il lavoro al ristorante grazie allo zio Sun, per ora farò l'assistente dello chef." La informai, forse un giorno avrei sostituito lo zio Sun al ristorante.

"Taurus?!" Disse la mamma. "Lui che lavoro fa?" 

"È un tecnico di laboratorio." La informai mentre scrivevo il messaggio. 

-Questa sera Spica diventa bebè. Mi raggiungi e aspettiamo insieme?-

La risposta arrivò fulminea. -Vengo direttamente da lavoro.-

Così fu! Passammo il resto della giornata insieme, a chiacchierare e fare l'amore. Taurus parlava con i ragazzi e si divertisca con loro ed io ero sempre più sconsolata. 

"Domani saranno nostri coetanei." Gli dissi 

"Non sei contenta?" Mi chiese 

"Si e no! È triste, guarda Spica è così piccola ma tra un po' muoverà già i primi passi." Gli risposi.

"Potrà venire quindi verso di me." Affermò lui.

Ripensai di nuovo alla sua espressione il giorno precedente. "Ti ama anche se non può stare con te." Lo rincuorai. 

"E tu?" Mi chiese. 

"Anche io la amo. Non me l'aspettavo!" Affermai.

Parve deluso, ma subito si riprese. Mi porse un blocco e attese che lo prendessi. 

"Ho scritto una storia, leggila e dimmi cosa ne pensi." 

Mi illuminai in volto. "Adoro leggere. Lo farò, promesso." Dissi andando a preparare da mangiare per entrambi. 

Alla sera Spica crebbe, rivelandosi una bella bambina con i ricci rossi e gli occhi azzurri. "Ha i miei capelli."

"E i miei occhi!" Terminò lui orgoglioso. 

"È bellissima e questo non cambia." Gli dissi giocando con la piccola.

"Devo chiedere alla mamma. Sai, credo che una volta adolescente possiamo anche aspettare a farla diventare adulta." Mi disse Taurus. 

Lo guardai sbigottita, potevamo aspettare? Potevamo goderci la bambina un po' di più? 

"Ti farò sapere. Adesso che ne dici se andiamo in camera?" Mi chiese.

"Scherzi? La culla è vuota." Gli ricordai. 

"E chi se ne importa. Sarà bello come Spica!" Mi disse mordendomi il mento.

Sorrisi civettuola. "Questa volta però voglio la pancia. Così poi non mi toccherai più!" Dissi divertita. 

"Staremo a vedere... staremo a vedere..." mi disse baciandomi. Al che capitolai, la culla non si era neanche svuotata che stavo per riempirla di nuovo. 

"Invecchierai... avrai ventuno anni." Cercai di ricordargli.

"E dai Tunia." Mi implorò. 

Sospirai. La pancia, volevo una normale pancia gravida. 

Pensavo mentre Taurus mi amava e mi faceva sua. Al mattino quando mi svegliai come avevo desiderato mi ero ritrovata una bellissima pancia da pregnante. Adoravo Simsland perché i propri desideri il più delle volte venivano esauditi. Mi sollevai in silenzio dal letto e mi riserbai verso la culla, alla ricerca del mio ultimo genito, questa volta era forse un maschio.  

"Taurus sveglia, vieni a vedere il piccolo." Lo chiamai. 

Lui annoiato si girò nelle lenzuola. "Non piange... altri cinque minuti." Mi disse.

"Ma dai dormiglione, non sei curioso?" Gli dissi. 

Lui rise e si sollevò. "Sì... andiamo, conosciamo nostro figlio."

In cuor mio speravo che fosse un maschio, in cuor mio rimasi anche delusa nello scoprire che era un'altra bimba. "Sapevo già come chiamarlo se fosse stato maschio. Aldebaran." Gli rivelai. 

"Dai Tunia! È perfetto così uguale." Mi disse lui baciandomi. "Dalle un nome." 

Ci avevo pensato e tanto a un nome, uno che mi convincesse. Alla fine le diedi un nome che mi ricordasse quanto fosse splendida. Pleiades, come l'ammasso stellare della costellazione del toro. 

Ma ci avrei provato ad avere un maschio, se Taurus me lo permetteva un terzo figlio pensando a un maschio lo avrei voluto. 

"Ti va questa sera di venire da me?" Mi chiese lui.

Lo guardai. "E le bambine?" 

"Tua madre è qui no? Poi lo sai che non possono uscire dalla casa se non sono adulte." Mi ricordò.

Feci una smorfia. "Guardami! Ho la pancia, sono grassa." Gli dissi

"Sei bellissima invece, bellissima e perfetta Tunia." Mi disse baciandomi. 

Taurus aveva questa particolarità, sapeva farmi sentire unica a trecentosessanta gradi. Solo due persone mi amavano così e quelle persone erano i miei genitori. 

Poteva un'altra persona con cui non avevo legami di sangue, riuscire a farmi stare così bene? Non lo sapevo, temevo sempre che ci fosse un tranello pronto ad attendermi. In fondo ero pur sempre una ragazzina ingenua, anche se avevo ormai raggiunto i diciannove anni grazie alla nascita di Pleiades. 

La serata a casa Virgo era stata perfetta, per la prima volta ero andata lì che non c'era un party e non era così caotica come mi era apparsa l'ultima volta. Taurus mi aveva portato al cerchio di fuoco ed avevamo parlato tutta sera.

"Una volta bambina possiamo non far crescere subito Spica, anche Pleiades, potrebbe rimanere bebè qualche giorno." Mi spiegò lui.

"Sarebbe bellissimo, resteranno bambine per un po'." Affermai. 

"Vorrei poter stare con loro e stringerle in un abbraccio." Mi rivelò lui.

Mi sentii in colpa, ancora! Scoprirai e lo baciai. Potevo chiedergli un altro figlio? 

"Più avanti... potremo provare a fare un maschietto." Buttai lì. 

Lui rise. "Facciamo che domani tu e le bambine vi trasferite al rifugio in montagna. È una casa che usiamo poco, poi con calma una volta lì facciamo il nostro maschietto." 

Feci una smorfia divertita. "Quindi è un sì?" 

"Si Tunia, ho solo una piccola richiesta." Rispose divertito.

"Che sia l'ultimo? Lo sarà. Te lo giuro, ti dirò. Se sarà un'altra femmina poi la chiamerò come una delle sorelle March. Perché se sono femmine basta la terza." Ammisi.

"In realtà volevo chiederti di restarmi fedele sempre... ma fa come ritieni meglio." Mi disse lui divertito. 

Fedeltà! Lo ero, diamine gli ero fedele. Vero la nostra storia era iniziata da poco. Ma ormai non riuscivo ad immaginarmi senza di lui, fedele a lui e solo sua anima e corpo. "Ti sarò sempre fedele Taurus." Ammisi baciandolo. 

Lui mi sorrise e mi strinse. "Hai letto la mia storia?" 

"Non ancora." Risposi con una smorfia divertita. 

Lui mi diede un buffetto e mi carezzò la pancia. "Andiamo su che è meglio!" Mi rispose prendendomi la mano guidandomi. 

Avrei fatto tutto ciò che mi chiedeva, quello che mi risultava difficile era il pensiero di abbandonare la casa materna in realtà. Ma ci avrei pensato il giorno dopo. 

Al mattino dopo a casa trovai i miei fratelli intenti a fare sport praticamente in mutande.

Spica era a far colazione aiutata da mamma e Pleiades dormiva nella sua culletta. 

Mia madre comprese che c'era qualcosa che non andava. 

"Cosa ti cruccia?" Chiese 

"Taurus vorrebbe che lasciassi la casa materna." Ammisi 

"Beh nonostante sta diventando amico dei tuoi fratelli... Si sente in imbarazzo qui forse. Ci sono pur sempre io, poi c'è Dyonisos e tu hai le tue bambine e infine c'è anche Moon." 

"Mamma a fine settimana Moon si sposa con Lupetta." Le ricordai, non era lui il problema. 

"Lo so! Ma questa non è casa sua e l'imbarazzo ci sta Petunia. Come anche che tu non voglia lasciarci, parlatene." 

"Andrei a vivere da sola con le bambine. Che per la cronaca abbiamo deciso di non far crescere subito, come te con Dyonisos." Le raccontai. "Credi sarò in grado io da sola." 

"Petunia le bimbe saranno autonome. Tu credi di riuscire a fare questo nuovo passo." 

Osservai mia madre poi mia figlia Spica che camminando mi venne incontro. La presi in braccio e la solleticai un po'. 

Chissà a cosa stava pensando.

Stetti con lei tutto il tempo fino a quando non avvertii il bip. Spica mi fissò ed io controllai la luce sul palmo della sua piccola mano. -Vuoi che Spica cresca?- 

Ecco! Dovevo rispondere si o no, adesso comprendevo come funzionava. Però.. per Taurus, per permettergli di crescere con le bambine lo avrei fatto. Avrei acconsentito affinché Spica diventasse una ragazzina. 

"Domattina tocca a Pleiades." Dissi pensando che sì! Potevo tenermi la piccola ancora un po' infante. 

Spica era curiosa in giro per casa e guardava ammirata gli zii giganti, ascoltava le sciocchezze che si dicevano (sulle ragazze) e seguiva passo passo ogni loro gesto. 

Ad un certo punto compresi che qualcosa non andava. Mio fratello Poopy continuava a girare per casa in mutande e...

"Pop's! Ti prego adesso Spica e grande, potresti coprirti in modo decente? Anche tu Narcissus, metti un pantalone." 

"Sei seria Tunia?" Mi disse Narcissus.

"Più seria della mamma che dice che non puoi portare una ragazza diversa ogni sera credo." Rispose Poppy.

Uomini nudi e ragazze di indubbia morale?! 

"Tranquilli! Tanto domani mi trasferisco nel rifugio di Taurus fino a quando non trovo casa." Dissi ai due.

Avevo deciso, dovevo andare via. Come diceva la mamma: un altro passo. 

"Visto? Non è stato difficile." Mi disse mamma con un sorriso complice.

Con i miei fratelli? Nulla era mai difficile...

 

Le giornate trascorsero rapide, lèssi finalmente il libro di Taurus. Più che un libro sembrava una novella dove la protagonista somigliava in tutto e per tutto a me! Ero in pratica io. Quando glielo rivelai Taurus mi ricordo che non era uno scrittore, quindi sì! Quelle poche righe erano dedicate a me e mi diceva cosa provava nei miei confronti. Quella notte facemmo di nuovo l'amore e concepimmo anche la nostra ultima figlia. Lily Beth! Avevo deciso sarebbe stata l'ultima perché non volevo più sperare nel l'arrivo di un maschietto che non sarebbe venuto.

A Taurus sembrava che le cose andassero bene così, era quasi sempre al rifugio e ci beavamo nel guardare le nostre bimbe bebè crescere. Avevamo deciso di prolungare il loro stato di una settimana. 

"Le facciamo crescere dopo il matrimonio di Moon e Lupetta." Sì quello era stato il tempo che ci eravamo imposti. 

Non potevamo fare loro la violenza di non farle crescere e farle vivere in un loop temporaneo che non si erano cercate. 

In quei giorni avevamo capito due cose fondamentali, le tre sorelle sarebbero state molto unite, proprio come le sorelle March. Come loro avevano anche carattere, entrambe diverse le une dalle altre, Spica faceva da brava sorella maggiore e pensava a mettere sempre il maschiaccio Lily Beth in riga. Pleiades che tranquilla cercava di emulare sempre me o Taurus. 

"È tutto così perfetto!" Pensai la notte del matrimonio di Moon. Le bambine si erano scatenate alla festa, quella più stanca ero però io. 

Pochi giorni e non avrebbero più avuto bisogno di noi.

"Potrebbe esserlo ancora di più Tunia." Mi disse Taurus mentre metteva a letto le piccoline. 

Spica nel suo angolino già aveva sciolto i codini e si era accoccolata nel letto. Delle tre era l'unica ad aver preso il mio stesso colore di capelli. 

"Non lo faccio un maschio." Dissi sicura.

"Assolutamente, adesso voglio pensare a noi." Mi rispose con un sorriso complice. "Sposiamoci anche noi Tunia." 

"A-anche noi?..." la frase restò lì in sospeso. Sposarlo? Certo che sì, lo volevo. "Sì, sì sposiamoci." 

"Settimana prossima. Diamo tempo a tua madre di riposare e ci sposiamo." 

"Così presto?" Chiesi 

"Non vuoi?" 

Gli sorrisi. "Va bene anche domani Taurus."

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Capitolo 3
*** Moon ***


Avevo detto si a Taurus, ci saremmo sposati e saremo diventata una famiglia. Non lo pensavo possibile dal momento che mia madre non si era mai sposata. Lei e papà erano stati amanti, lui era già sposato con sua moglie Maria appunto. Era quindi per me molto più inverosimile una normale famiglia anziché una coppia che viveva separata la propria vita.

Anche Taurus, parlava di suo padre in modo molto astratto. Le altre poche volte che ero stata a casa Virgo avevo conosciuto oltre suo fratello Scorpius,  le sue parenti alla lontana, Capricorn, Aries e Libra. Ma mai suoi padre di cui avevo sentito solo parlare come di un mito. Ci eravamo tenuti spesso sulle nostre, o almeno io così ero a casa di lui. Osservavo tutti, chiacchieravo con Libra e seguivo lui che giocherellava o parlava con sua figlia Asterope. Non gli avevo chiesto nulla della bambina, però avevo pensato che fosse adorabile, che assomigliasse a lui e che il mio quasi marito avesse la tendenza a fare figlie femmine. Questo mi convinse ancora di più a non avere altri figli, amavo le mie tre figlie e mi bastavano anche. Quindi basta!

La settimana che precedette il matrimonio fu frenetica, anti convenzionale come ero avevo scelto un outfit che non fosse sui toni chiari tipici delle spose. Mi ero infatti comprata un abito blu e verde, come anche le tre ragazze, insieme scegliemmo un abito blu non molto infantile dal momento che io e Taurus le avevamo fatte crescere, ma neanche troppo serio e sensuale. 

Lui anche avrebbe indossato un abito verde che sapevo ne avrebbe messo in risalto la bellezza. Sembrava che sarebbe stato tutto perfetto, le ragazze mi aiutavano nei preparativi, avevamo definitivamente cambiato casa trovandone una alla baia che potesse ospitare noi quattro e Taurus quando veniva a trovarci. I miei fratelli anche ormai grandi e grossi, con tanto di muscoli, vennero ad aiutarmi nel trasloco. 

Ero pronta al grande passo, così giovedì 8 aprile io e Taurus ci sposammo in via del tutto intima e privata, con le sole nostre figlie come testimoni ed il giorno dopo facemmo una grande festa con parenti e amici. 

Per la prima volta la comunità di Simsland conosceva non solo noi ma anche le nostre tre figlie, ero eccitata e felicissima. Cosa poteva esserci di più bello e perfetto? Forse non trovare Spica, ad un certo punto della serata, ci aspettavamo una scena teatrale da Lily Beth ma non da Spica. Alla fine scoprimmo che era andata a fare una passeggiata in spiaggia con una delle parenti di Taurus. 

Mi ero rassicurata, Aries e Libra ormai le conoscevano e nonostante fossero scatenate avevano tutta la mia fiducia. Non potevo dire altrettanto di Taurus che le conosceva bene, ma tanto mi era bastato. 

Doveva essere stato in quell'occasione che Narcissus aveva conosciuto Aries. E mi chiesi anche cosa era accaduto all'improvviso, sembrava così preso dalla sua nuova conoscenza, Zule e tanto per cambiare subito aveva fatto un cambio di direzione interessandosi alle due Virgo contemporaneamente, ovvero Aries e Libra. 

'Le donne sono tutte bellissime e meritano tutte le mie attenzioni.' Erano le sue parole, sospirai sperando solo che non mi mettesse nei guai con Taurus. In fondo fin tanto che non le erano parenti strette andava bene così, ormai tutti eravamo adulti e vaccinati anche Hyacinth (ultimo figlio di mamma e papà) era cresciuto e sembrava a breve sarebbe andato a vivere con i gemelli. Chi ero io per intromettermi nelle loro vite e dire come comportarsi? 

Ero sicura che Poppy ci pensasse per me, lui a differenza di Narcissus era posato e tranquillo, molto riflessivo e introverso. Sicuramente avrebbe tenuto a bada sia il suo gemello che il piccolo Hyacinth. 

Adesso potevo effettivamente rilassarmi e pensare a me stessa ed alla mia famiglia. 

Le parole della mamma mi tornavano sempre alla mente. È giunto il momento di seguire la propria strada e quella strada non era purtroppo passo passo con i miei fratelli. Tutti dovevamo crescere, cadere e farci male, amare e odiare, diventare genitori o meno. Tutti dovevamo andare avanti...

 

Moon Diás

 

Moon! Moon si sentiva fuori posto a casa Flower, non perché non ci si trovasse. Ancora bambino si era invaghito di Mel, la coinquilina di suo padre che non si era mai tirata indietro e quando suo padre aveva deciso di partire aveva acconsentito a prendersi cura di lui. 

Moon non pensava di avere bisogno di una badante in realtà. Aveva capito solo una volta che suo padre era andato via, quale carico si era presa sulle spalle Mel. Nonostante lui e Petunia fossero quasi coetanei (avevano solo tre giorni di differenza) e nonostante Moon sapesse dell'esistenza di Giuseppe Mancini, nella vita della matriarca il ragazzo aveva dall'inizio pensato che la gentilezza della donna dipendesse da una forma di amore superiore. 

Piccolo ingenuo. Si poteva definirsi così Moon, aveva creduto che Mel lo amasse, nonostante l'esistenza di Giuseppe. Ma con lui lei non era dolce e disponibile ad aiutarlo in qualsiasi cosa. Con lui ella giocava, si divertiva e... beh ci faceva anche cose intime. Erano arrivati ad avere ben tre figli e questo qualcosa doveva significare. Ecco Mel con lui queste cose non le faceva, ma Moon era sicura che lei lo amava. Lo invitava nel realizzare i suoi sogni e anche nel prendere la sua strada come medico. Il suo sogno nel cassetto. 

Così aveva iniziato la sua carriera, spronato dalla donna che pensava di amare e che lo snobbava alla bell'e meglio per un palestrato italiano, sposato per giunta. 

Era stato geloso di lui Moon, tanto da esplodere una sera e rivelare i suoi sentimenti alla sua padrona di casa. 

"Tu mi ami, anche io ti amo. Viviamo insieme e ci comprendiamo!" Disse il biondo.

Lei aveva fatto una smorfia. "Ti comprendo perché ti tratto come un figlio Moon, proprio come accade con Petunia e i gemelli." Gli aveva risposto.

Un figlio? Era così che lo trattava? Ma lui aveva già una madre per questo.

Certo era una madre di Simsland quindi non era stata molto presente nella sua vita. Ma lui aveva una madre, ne più ne meno. 

"Ti prego... dammi una possibilità. Tu e io! Non sono un bambino, aiutami a crescere a capire." 

"Capirai l'amore quando troverai la ragazza giusta." Rispose ella.

"Tu hai trovato l'amore?!" Chiese e la donna storse la bocca. 

"Non accontentarti di nulla di più dell'assoluto Moon. Vivi tranquillo e vedrai che il vero amore lo troverai senza accorgertene." Gli rivelò infine.

Al che Moon capì che quello che viveva la matriarca con l'Italiano doveva essere vero amore. Ci aveva fatto tre figli in fondo con lui e Petunia era la testimonianza vivente di come questo amore veniva trasmesso. 

"Solo una volta. Insegnami ad amare, voglio un figlio come Petunia così che anche io possa comprendere." 

Aveva chiesto.

Lei lo aveva guardato e poi aveva  fatto un cenno con la testa. "Questo posso concedertelo. Ma dovrai badare tu a lui e farlo restare bambino fin quando non comprenderai cosa significa amare." Disse. 

E Moon accettò e seguì il suo consiglio.

"Spiega le ali Moon e cerca la tua strada"...

 

La mia strada era il dottorato! Ero decisamente convinto che salvare vite umane fosse la mia missione. Per questo odiavo che mi si mandasse sempre in ambulatorio ad accogliere i primi soccorsi. Volevo diventare un medico affermato e non sarebbe stato controllando la febbre e facendo elettrocardiogrammi che ci sarei riuscito. 

Mi grattai la fronte sbuffando e scompigliandomi il ciuffo biondo e seguivo le direttive della capo reparto. Ero annoiato da quella vita! 

"Vai alla poltrona di accoglienza, ci sono un paio di pazienti." Mi disse e aggiustandomi gli occhiali proseguii annoiato seguendo gli ordini. 

Presi i miei strumenti e mi avvicinai alla poltrona dove l'infermiera fece accomodare la prima paziente. 

"Che problemi abbiamo qui?" Chiesi all'assistente.

"Alla signorina Argento fa male l'orecchio destro." Mi informò lei. 

Io assentii pensando che se la signorina Argento si fosse lavata le orecchie forse non avrebbe avuto alcun problema. Presi il binocolo per l'orecchio e mi voltai verso la paziente che scoprii non essere una bambina bensì una ragazza. Sicuramente allora il problema era più grande, una persona adulta sapeva prendersi cura di se stessa e della propria igiene. Quindi senza indugiare troppo le osservai le orecchie e le misurai la febbre, poteva essere un principio di influenza; ad un certo punto le dissi di aprire la bocca così da poterle controllare anche le tonsille e fu allora che incrociai i suoi occhi ed improvviso mi persi. Erano verdi, del colore vivo delle foglie degli alberi, dal taglio particolare e una luce dolce e genuina. Sembravano gli occhi di un cerbiatto, spaventato verso l'uomo, in quel caso era una ragazza spaventata verso un medico ed i suoi strumenti. 

"Mi spieghi meglio il tuo malore?" Gli chiesi cercando di tornare sulla terra. 

Lei assentì aprendo leggermente la bocca, quella era piccola e carnosa, si aveva delle labbra invitanti e ancora una volta mi distasassi. Ma cosa mi accadeva? 

"Sì! Quando starnutisco mi prende una fitta all'orecchio, dura pochissimo, ma capita ogni volta." 

Le sorrisi, anche la voce era deliziosa, in armonia col viso e con gli occhi che celavano una lieve vivacità messa adesso in ombra dal dolore.

"Apri la bocca e vediamo se hai qualche infiammazione. Se ci ho visto bene te la cavi con una cura di antibiotici." Le dissi aspettando che procedesse.

Le guardai la gola e dopo aver ritirato il bastoncino andai a gettarlo e lavarmi le mani. "C'è un accenno di infiammazione. Non voglio darti l'antibiotico, ma un antinfiammatorio e del paracetamolo farà al caso tuo. Prendilo due volte al giorno e al limite tieniti in contatto con l'infermeria per un controllo se non dovesse passare." 

La giovane annuì e mi sorrise. "Ma se è un'infiammazione perché l'orecchio?" 

Le sorrisi e le sfiorai l'altezza del naso lì all'incrocio tra le sopracciglia. "Credo dipenda dal setto nasale stretto. Forse ne hai sempre sofferto, ma se hai la febbre altri dolori vengono offuscati. Proviamo così e se non va bene faremo un esame approfondito alle vie respiratorie." 

Lei rise abbassando lo sguardo e prese dall'infermiera la ricetta medica che firmai con la diagnosi prima di procedere col prossimo paziente. 

"Per cosa sta la M?" Mi chiese fermandomi.

Io mi voltai curioso, la M? "Io sono Lupetta, non la signorina Argento. Lei?" 

Sospirai osservandola, presi la mia copia della sua visita e feci una smorfia divertito. "Puoi chiamarmi Moon, siamo coetanei Lupetta, non darmi più del lei." Le dissi congedandola. 

Lei assentì e stringendosi le carte al petto andò via. Al che ripresi il mio lavoro, otto ore filate in quel laboratorio a fare visite di cortesia. Noiose... anzi no! La visita della signorina Lupetta Argento non era stata noiosa per niente. 

Alla sera tornai a casa e come sempre raccontai a Mel della mia giornata. Non sembrava stupita del fatto che una ragazza avesse attirato la sua attenzione.

"Argento hai detto?" Mi chiese. 

Annuii, non so dove volesse andare a parare. Soprattutto perché non disse altro o pose altra domanda. 

"Pronto per la festa di domani?" Cambiò invece argomento. 

"Prontissimo! Suonerò la mia chitarra." Affermai sapendo che gli amici di Mel mi avrebbero ucciso per questo. Ma cavolo mi divertivo quindi dovevano accettarlo.

Solo il giorno dopo al party compresi la domanda di Mel la sera prima. Quel giorno oltre i Mancini, che già avevo conosciuto, e ai Virgo alla festa c'erano un po' di persone. Un paio di loro inoltre facevano Argento di nome. 

Restai basito, perché della ragazza che venne presentata come Marypoppins, c'erano un po' di somiglianze con Lupetta. 

"Lei è Marypoppins e lavora con i bambini Tesoro. Marypoppins lui è Moon, loro invece sono Honey Ale e Maja Shiny." Mi presentò la matriarca. "Adesso divertiti Moon, fatti conoscere da Simsland."

Feci una smorfia poi risi tra me, chissà perché tutte quelle ragazze! Anche se ammetto che mi divertii a suonare la chitarra per loro che mi incoraggiavano e a bere a destra e manca. La mia presentazione a Simsland in pratica andò benissimo e a fine festa potevo dire di essermi divertito molto. 

Sapevo che ne avrei pagato le conseguenze il giorno dopo al lavoro, ma al diavolo. Ero un ragazzo di diciotto anni con tutto il diritto di fare baldoria in giro. 

Mal di testa era ciò che mi prese la mattina al risveglio, chiamai in clinica giusto per cambiarmi il turno al pomeriggio. Prima dovevo far passare tutto quel malore, poi avrei pensato al resto. 

"Ambulatorio Diás!" Mi disse subito il mio supervisore.

Chissà perché me lo aspettavo e quel giorno mi andava anche più che bene. Ero ancora sul chi vive e prendermi cura del pronto soccorso era l'ideale. 

Iniziai il turno tranquillo e stavo anche per terminarlo così quando fu il turno della nuova paziente. 

"Lupetta?!" Sussultai guardandola. "Stai ancora male all'orecchio." 

Lei sorrise, il suo sguardo da cerbiatta era malizioso questa volta. Le guance che avevano più colorito rivelavano le efelidi che spargevano le sue guance e sembrava in attesa. 

Le misurai la temperatura mentre lei con calma lasciava che la controllassi.

"Volevo vederti in realtà." Mi disse. 

Le sorrisi. "Tra un po' stacco. Se ti va possiamo andare al bar qui vicino." 

"Veramente?" Mi disse lei speranzosa. 

"Certo, adesso dimmi. Hai avuto altri malori." 

"Assolutamente no! Sono stata accorta, anche al lavoro mettevo i tappi prima di mettere le cuffie." Rivelò

"Cuffie?! Che lavoro fai Lupetta?" Chiesi curioso 

"Sono una delle deejay della discoteca." Ammise

"Ah... dovresti tenere sempre cura delle tue orecchie allora." Le dissi secco.

"Mai andato in discoteca Moon." Mi disse lei.

Scossi la testa togliendo il camice e posandolo. "Sono uno specializzando e questo è il mio primo mese. Lavoro la notte Lupetta che io lo voglia o meno." Le spiegai indicandole l'uscita.

"Povero cucciolo." Mi rispose maliziosa.

La guardai, lo avevo detto che oltre lo sguardo innocente c'era tanto di più. "La Lupetta qui sei tu." Le risposi prendendola in giro. 

"Attento potrei mordere."  Feci una smorfia. "Sei uno noioso allora, un damerino perfettino che lavora di notte e dorme di giorno." 

Si decisamente sapeva provocarmi. "Anche tu allora, o fai turni pomeridiani?" 

"Capitano, come tu oggi eri qui al pomeriggio e la volta scorsa al mattino." Mi disse

"Questo perché presi un doppio turno. Domenica avevamo la festa a casa!" Le dissi facendole capire che io sapevo divertirmi. 

"Ah allora partecipi alle feste. Non ti ho mai visto a quelle dei miei amici e parenti." Mi disse curiosa.

"Io invece ho conosciuto Marypoppins." Ammisi 

Lei mi guardò sorpresa intanto che chiesi una bevanda lama per entrambi a Petunia. 

"Eri alla festa dei Flower? Quella in tema st Patrick." Affermò lei 

Annuii porgendole la bevanda. "Hai suonato la chitarra a Honey." 

Ancora assentì col capo. Al che lei mi tese la bevanda e toccò il mio bicchiere col suo. "Marypoppins dice che suoni abbastanza bene, dovremo suonare insieme qualche volta." 

Accettai di fare il brindisi osservandola oltre il bordo del bicchiere intanto che entrambi bevevamo. "Suoni la chitarra anche tu?" 

"Il pianoforte, per hobby." Mi spiegò 

Sorpreso la guardai e abbassando il bicchiere le presi le mani. Erano esili, curate e delicate. Mani da medico ma anche da pianista. "Fantastico." 

"Suoniamo insieme Moon?" Mi chiese lei quasi supplichevole. "Qualche volta.." 

Le sorrisi. "Mi va di fare coppia con te Lupetta, possiamo essere un duetto se ti va!" Ammisi sincero. "Qualche volta o quando ci pare o sempre..." 

Lei mi sorrise e senza rendermene conto le andai incontro e ci abbracciammo. Avevamo suggellato un patto e poteva nascere una nuova amicizia.

Forse era questo che intendeva Mel quando diceva che dovevamo guardarci intorno e vivere la vita reale. Mi piaceva, Lupetta mi piaceva e quindi crearmi dei momenti con lei.
 

A Simsland il tempo scorreva sempre veloce ed inesorabile. Per dei comuni esseri umani una nostra giornata poteva passare rapida, in meno di ventiquattro era come se fossero passati ventiquattro giorni. E se da un lato credevo ancora di provare qualcosa per Mel, dall'altro cresceva lentamente un sentimento profondo e sincero verso Lupetta. 

La mia Lupetta come amavo chiamarla io, lei mi sorrideva complice in quei casi e mi guardava comprensiva, era diventata la mia migliore amica. Sapeva di me e Mel e di come io volessi  in qualche modo 'conquistarla' e lei mi diceva che era giusto provare e, soprattutto, sbagliare da soli. Quando con modo fine mi faceva capire che stavo sbagliando la osservavo, lei era seria ed era come se fosse a conoscenza di qualcosa che a me mancava sapere.

"Perché dici così!" Le dissi una volta.

"Perché ci sono passata. Credevo di essere innamorata di un uomo, più grande di me, proprio come lo è per te Mel." Mi raccontò lei. "Non ti sto a raccontare tanto, ma gli ho dato tutto ciò che avevo, anche un figlio. Ma era ciò che avevo io e lui lo aveva già a casa. Ha una sua famiglia e una moglie e altri figli."

Mi raccontò Lupetta. "Ho chiesto a Mel di sposarmi. Anche noi abbiamo avuto un figlio." Le confidai allora. 

Lei mi aveva ascoltato per poi darmi la sua sentenza. "Non dovete sposarvi con un figlio, non è un obbligo." Mi disse quasi smarrita. 

"Si ma... forse così riesco a farle dimenticare Giuseppe." Spiegai.

"Lo incontra più questo Giuseppe?" 

Sospirai. "Dopo la nascita di Dyonisos sicuramente lo ha rivisto ed ha avuto Hyacinth." 

"Non credo di averlo ancora conosciuto allora." Disse lei.

"Perché è ancora un bebè!" Risposi 

"Quindi non ho conosciuto tuo figlio Dyonisos." Asserì

"Anche lui non puoi conoscerlo. Mel non vuole che cresca per ora." 

"Perché?" Chiese 

Feci un colpo di tosse. "Dice che devo imparare ad amare e che solo i bambini possono farti comprendere l'amore puro." 

"Che belle parole." Mi disse lei.

"Si ma... io non riesco a comportarmi con Dyonisos come fa lei. Le viene tutto così naturale e poi mi ammonisce sempre." Rivelai.

Lei rise, di quella sua bella risata cristallina. "Cosa ti dice."

"Che sono ancora infantile, che ancora non capisco e voglio solo divertirmi." 

"E intanto non vieni mai in discoteca." Mi riprese lei con una smorfia.

"È peggio di una mamma. Solo perché quando resto a casa mi metto a suonare la chitarra." Dissi corrucciato.

"Hai la sindrome di Edipo." Mi prese in giro. 

"Non è vero!" Le dissi risentito. "È forse vero che non ero pronto per diventare padre. Anche se credo non sarò mai pronto!" 

"Non si è mai pronti per diventare genitori. Però hai la sindrome di Edipo, la ami perché è la tua visione di mamma, ami l'amore materno che ti riserva."

"Ti ho detto che non la vedo come una mamma." Lea interruppi offeso, non ero così morboso, ingenuo e pietoso. Io in fondo avevo una madre! Ovvio non era una mamma esemplare, ma a Simsland a meno che il secondo genitore non si trasferiva definitivamente era sempre così. Si cresceva con un solo genitore, io ero cresciuto solo con mio padre. Lui sì che mi aveva dato tutto, lo ammiravo ed era il mio eroe. A differenza della mamma che era per me solo  una persona che una tantum si faceva vedere nella mia vita. 

"Okay, okay!" Disse lei arrendevole. "Allora dimmi cosa ami di lei." 

"Beh... è dolce e disponibile sempre. È..." ci pensai sopra mentre lei mi regalava un sorriso sornione. Dovevo trovare un aggettivo che non fosse un cliché. "È bella!" Annunciai.

Lej sbuffò guardandomi con una smorfia. "Tutte le donne sono belle." Disse risentita. 

E lei era bellissima così corrucciata. Le sorrisi e le ricambiai la smorfia. "E tu sei la più bella di tutte." 

Mi guardò basita poi mi diede uno scappellotto seduta stante come se si fosse riscossa. "Ma non dire sciocchezze!" Disse poi con un sorrisetto.

Mi avvicinai di più a lei e feci spallucce. "Non scherzavo, ero serio." Le dissi mantenendo il suo sguardo. "Sei veramente la più bella, dal primo giorno che ti ho visto ti ho notato. Tu hai una luce diversa dalle altre che ti rende speciale, bellissima." 

"Ti prego non prendermi in giro." 

"Non lo sto facendo! Sono sincero e ti sto dicendo la verità. I tuoi occhi sono così profondi e nascondono un mondo, il tuo sorriso illumina le mie giornate. Il tuo viso poi... è perfetto, a forma di cuore. Infine le lentiggini, amo le tue lentiggini. Ognuna ti definisce nel bene e nel male!" 

Lei sgranò gli occhi protendendosi verso di me. "Ami le mie lentiggini?" Annuii, era vero. Erano speciali ed avrei tanto voluto toccarle. "Solo quelle? Cioè c'è qualcos'altro?" 

Sorrisi, non avrei dovuto pensarci tanto. Era come se mi avesse dato il permesso per accedere al paradiso, così sollevai la mano e le sfiorai una guancia. "Amo la tua voce, così gioviale e cristallina, sempre allegra. Amo i tuoi capelli, sembrano così soffici ed hanno il colore dell'oro... ah si io amo questo colore." Conclusi passando una mano tra i suoi soffici capelli, si ogni riccio era morbido come lo immaginavo, chissà se mi fossi avvicinato se anche il loro profumo sarebbe stato amplificato. Dal momento che ella sembrava pendere dalle mie labbra continuai. "Inoltre amo la tua presenza, quando non ti fai vedere in clinica aspetto che tu appaia da un momento all'altro. Solo pensare che apparirai oltre quella porta mi mette di buon umore. Tu mi metti di buon umore, già solo con il pensiero. Si decisamente amo la tua presenza, io amo la tua persona io..." cosa stavo dicendo? 

Oh santo sims mobile! Io le avevo appena detto... no io mi ero appena accorto che... 

"Hai finito?" Chiese Lupetta con voce tremante. 

Avevo finito? La guardai basito? Osservai i suoi occhi e le sue gote leggermente arrossite, infine le labbra carnose. Avevo finito? No, assolutamente.

Mi tesi verso di lei e le sfiorai le labbra con un piccolo bacio per poi allontanarmi. Incrociai il suo sguardo per poi baciarla di nuovo. "Ti amo!" Le dissi. 

Era quello l'amore! Non quello che avevo creduto di provare verso Mel. Quello era l'errore! Perché io sbagliavo a definire Mel l'amore della mia vita. Tutto ciò che mi faceva provare Lupetta, anche quel fremito che mi era salito dalle labbra fino ad arrivarmi dentro, nessuna era riuscita a farmelo provare. 

Lei mi faceva vivere dal primo giorno che l'avevo incontrata in ospedale. "Tu sei vita, la luce dei miei giorni! Avevi ragione..." 

"Hai capito..." Disse lei.

"Cosa sapientona?!" Le dissi con una smorfia. Avremo litigato, quando iniziava a fare la so tutto io era sempre così. Ma questa volta non le avrei dato tanta corda, perché diamine aveva ragione lei. Avevo capito! 

"Sono la più bella! Sono io... non lei!" Mi disse serena. 

Restai basito. E questa!? Da quando era deciso che io dovevo amare lei? 

Mi avvicinai di più con sfida, poi senza avvertirla la baciai di nuovo questa volta senza remore. Lei ricambiò il mio bacio  stringendomi forte. Quella piccola peste nascosta dietro il volto di un angelo mi aveva incantato. 

Adesso mi era tutto più chiaro, lei aveva perseverato aspettandomi. Lei era venuta ogni giorno con una scusa o l'altra in ambulatorio, a farsi sentire con la sua presenza. Tanto che quando non c'era io attendevo, mi guardavo intorno, aspettavo; aspettavo che la mia Lupetta mi raggiungesse. 

"Cosa hai da dirmi Lupetta?" Chiesi scostandomi dal suo viso e dal suo profumo.

"Non devi vivere con lei, non è la moglie di cui hai bisogno... sono..." disse facendo una smorfia.

"Sei tu la mia sposa." Conclusi per lei. "Sì Lupetta, ho capito e sì hai ragione tu. Sposami... andiamo a vivere insieme e poi... farò crescere a Dyonisos, ne parlerò con Mel e..." Ero un treno in corsa, adesso che mi era tutto più chiaro sapevo cosa fare.

"Sciocchino di un Moon. Lei già lo sa, stava solo aspettando che tu aprissi gli occhi." Disse lei con una risata.

Tirai su gli occhi al cielo. Ovvio! Lei già sapeva, come Lupetta d'altronde. "Per ora non voglio un figlio." 

"Anche io, divertiamoci un po'." Disse lei.

"Direi proprio di sì mia Lupetta." 

"Anche io farò crescere Magnus, così saremo liberi dagli impegni."

Sì! Saremo stati due ragazzi che si sarebbero goduti il loro amore e la loro gioventù come era giusto che fosse.

Quando ne avevo parlato con Mel lei non era sembrata stupita della mia decisione, del mio rapporto con Lupetta né mi rimproverò perché volevamo sposarci. Fu anzi lei stessa a liberarmi da tutti i vincoli facendo crescere Dyonisos e dicendomi che al limite avremmo vissuto insieme da fratelli più che da padre e figlio. 

"Dagli il tempo di crearsi una sua identità poi lascerà a te e Lupetta i vostri spazi." Mi aveva detto consegnandomi le chiavi del rifugio. Avevo visto già una casa dove me la godevo da solo, senza nessuno, ma la mia matriarca sembrava avere un regalo per me. 

"Con calma quando tu e Lupetta sarete pronti andrete lì. Per ora vivetevi casa vostra." Ancora aveva detto Mel. 

Perché casa nostra era dove avremmo dovuto sposarci, era lì che mi ero accorto di amarla, lì le avevo chiesto di sposarmi, lì dove c'era stato il nostro primo bacio e anche la prima volta. E lì sempre avevamo preso decisioni importanti per noi due, darci una nuova occasione dai nostri errori. 

Non reputavo Dyonisos un errore, l'unico problema ero stato io, ancora troppo immaturo per un passo del genere. Ebbene con Lupetta avevo compreso ed ero riuscito a crescere ed ancora saremmo cresciuti insieme. 

 

Il sabato successivo io e Lupetta finalmente convolammo a dovute nozze. Ero eccitatissimo e molto felice, Narcissus e Poppy furono i miei testimoni. Il primo mi elogiò anche con un discorso scritto dal secondo. Ballai e festeggiai con Lupetta che indossava un bellissimo abito con i toni dorati, avremo festeggiato quel giorno e tutta la notte fino al lunedì successivo nella festa conclusiva alla tenuta Argento. 

Festeggiamo insieme agli amici e da soli, godendoci attimo per attimo quel nostro momento. Eravamo in una favola, una fiaba appena iniziata e che aveva sempre nuovi inizi. Come il trasferimmo al rifugio, una piccola casa a due piani piccola e accogliente, fatta appositamente solo per noi due. 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Poppy e Narcissus ***


Premessa: questa storia è in integrazione alle interazioni dei miei personaggi nel gioco sims mobile. Eventuali nomi di altri sims sono di proprietà degli altri giocatori. Copyright © EAGame the sims 

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Il ventitré ed il ventiquattro marzo nascemmo rispettivamente mio fratello Poppy ed io, Naricssus. Siamo fratelli, ma nostra madre ci ha sempre considerato gemelli. Effettivamente così ci sentiamo io e Poppi o Pop's come gli piace farsi chiamare. Noi due siamo molto uniti, anche se molto diversi lui è  con i capelli rossi e gli occhi scuri della mamma, io al contrario ho ereditato gli occhi verdi di papà ma i colori sono della mamma. Io sono molto estroverso e non mi vergogno di dire sempre ciò che penso, non sono timido, no assolutamente. Al contrario di Poppy che è timido ed introverso, anche se ammetto che questo suo carattere a me piace, come a lui forse piace il mio. È come se fossimo due rovesci della stessa medaglia, noi insieme siamo molto uniti ci appoggiamo a vicenda e abbiamo gli stessi interessi, nonostante siamo molto individuali l'uno dall'altro. Mi piace prendermi cura di me stesso, non che a Poppy non piaccia, infatti insieme facciamo ginnastica e abbiamo un sogno, quello di aprire una nostra palestra. Però andiamo oltre, io per esempio attraverso il buddhismo e lo yoga riesco ad ottenere un certo equilibrio interiore. Lo stesso equilibrio che mi fa essere sicuro in tutto ciò che faccio, nel lavoro e nei rapporti sociali. 

Tante volte ho consigliato a Poppy di seguire un po' questa dottrina, ma lui al contrario di me è frenetico. Non riesce a stare mai fermo e prendersi un attimo per respirare. Così intanto che io iniziavo a lavorare al centro benessere, lui aveva iniziato una carriera nel mondo delle discoteche come deejay. Il giorno e la notte! Qualcuno avrebbe potuto dire che io potevo essere quello più spericolato, il tipo da discoteca, ed invece no. Era Poppy con la sua irruenza e irrequietezza a fare un'attività che comunque gli dava modo di destrarsi in più campi. Tanto suonava quanto era a servire al bar, fino a scatenarsi in pista con i colleghi e i clienti del locale. 

Io invece no, ero volubile solo con le donne. Mi piacevano tutte, more, bionde e rosse, alte o basse, magre (basta non lo fossero troppo) o ben messe, poco imporrava, se una ragazza mi piaceva cercavo di corteggiarla sempre, nel bene e nel male. Però almeno durante le mie giornate quotidiane volevo la stabilità, me la davano il mio lavoro, la meditazione e ovviamente lo yoga. 

Io a differenza di Petunia non avevo frequentato il college Argento, quando ero cresciuto avevo chiesto alla mamma di poter partire, fare una full immersion in Oriente. In quel mondo mistico raccontato dagli anime e dai videogiochi. 

Così ero partito radicando la mia cultura nei templi buddhisti e studiando a chikyu no sims, ovvero la Simsland nipponica. Ero tornato più forte e sicuro di me, cresciuto dentro e con una pace interiore da far invidia al Siddartha. Tanto che quando Poppy discuteva con Petunia gli dicevo sempre di rilassarsi e pensare positivo. 

"Tunia dice che devo vestirmi, non posso stare a torso nudo perché ormai Spica è grande." 

"Tu perché non le rispondi che fai come ti pare?" Gli avevo detto.

"Sì ma... forse ha ragione lei." Balbettò lui. 

Lo guardai. "Tutti avranno sempre ragione su di te se non ti dai una scossa. Senti, ho visto una casa, al limite se non stai più bene qui potremmo trasferirci tutti e due, cosa ne pensi?" Gli proposi.

Poppy mi aveva guardato sgomento, dei due era quello più radicato alle radici, mai aveva lasciato l'uscio materno. 

"Vuoi andare via Nar's?" Mi aveva chiesto.

Sollevai un sopracciglio divertito. "Direi di sì. Non ti sta stretta questa casa Pop's? Mamma non ci fa mancare nulla, ma per mettere la tua scrivania e il mio angolo yoga deve comprare altre stanze. Credo che siamo grandi abbastanza per pensare a noi stessi, prenderci le nostre responsabilità e pagare noi  per i nostri capricci." Gli dissi mettendo in chiaro i miei pensieri. "Lei ad esempio è ancora giovane, quanto avrà? Venticinque anni? Con papà hanno avuto anche Hyacinth ed è imbarazzante vederli a flirtare o fare cose in giro."  Spiegai grattandomi il ciuffo scuro. 

"Aveva venticinque anni quando ha conosciuto papà. Ne ha trenta, un anno per ogni figlio avuto e forse hai ragione tu. Si credo sia il momento di lasciare casa." Ammise anche il mio fratello gemello. 

Gli sorrisi. "Tunia ha detto che lascerà casa, ma credo sia giusto andare via anche noi. Tanto sappiamo che nel bene o nel male faremo sempre ritorno qui da mamma." Ammisi divertito e lui annuì e rise con me. 

Non ci trasferimmo subito, trovammo casa e dovetti ammettere che prima di andare via mamma aveva voluto accertarsi che fosse un'abitazione e darci la sua 'benedizione.' 

Restammo fino al week end del matrimonio di Moon con Lupetta, dopodiché a metà settimana ci trasferimmo. Ognuno festeggiò a modo suo il trasloco, io conobbi una rossa da far paura, sexy ed intrigante alla festa del lunedì a Villa Argento, Zule Shiny. 

Avevo iniziato con la splendida rossa una bella amicizia, parlavamo tanto e lei mi raccontava delle sue storie ed esperienze, del suo matrimonio. Ero  bravo ad ascoltare, soprattutto quando si trattava di donne! Prendevo un buon té lo versavo ed ascoltavo paziente.

Fu così che compresi che Zule voleva andare avanti nella vita, ma che comunque era in qualche modo legata ancora a suo marito. Lo amava! Era quel sentimento tanto sopravvalutato che tutti decantavano.

Pensavo che Zule fosse una persona magnifica e mi dispiaceva quella sua situazione. Le volevo bene anche se da qui a dire che provavo 'amore' ce ne voleva. Sotto questo punto di vista ero cinico; pensavo che due persone si unissero solo per effimero desiderio e non per sentimento. Con Zule quel passo ancora non c'era stato, non eravamo compagni di letto. Solo compagni, forse perché nel mio piccolo percepivo ed avvertivo che ella ancora era legata al suo ex marito e fin quando ci sarebbe stato lui nella sua vita, non avrebbe mai potuto esserci altro. 

Intanto il tempo scorreva e finalmente Tunia e Taurus convolarono a giuste nozze. In questo situazione fortunatamente io e Pop's non facemmo i testimoni, questa volta eravamo gli spettatori che osservavano una scena dall'esterno. Le tre figlie di mia sorella erano splendide e dovetti ammettere anche le parenti di Taurus non erano da meno. 

"Ehi Pop's ma quella rossa non è la tua amichetta?" Chiesi a mio fratello indicando una delle due.

Lui che intanto si riempiva il piatto assentì. "L'ho incontrata un paio di volte quando veniva con Taurus da mamma. È simpatica!"

"Disponibile?!" Chiese disinteressato.

"Noo! Non conosco Libra in senso biblico, abbiamo solo chiacchierato." Mi disse. 

Scrollai le spalle, possibile che mio fratello non si desse mai una mossa con le ragazze? "Presentamela." 

"Nar's è una parente di Taurus..." mi ammonì.

"Oh che sei noioso. Giuro non me la porto a letto!" Dissi, o almeno non lo avrei fatto quella notte. 

"Ma tu non stavi uscendo con Zule?" Chiese lui.

"Stiamo uscendo insieme sì! Ti ho detto che voglio solo conoscerla, si chiamano relazioni famigliari." 

Poppy sbuffò. "E va bene, andiamo." Disse dirigendosi verso la rossa. 

Soddisfatto lo seguii gongolante ed una volta alla portata di Libra sfoggiai il migliore dei miei sorrisi per presentarmi a questa rossa tutto fuoco. 

Ahimè non ci sfiorammo neanche la mano che giunse Tunia ad interrompere la nostra conoscenza. 

"Avete visto Spica? Sono preoccupata c'è tanta gente e non vorrei si cacciasse nei guai." 

"Falla respirare Tunia." Dissi.

"Posso andare io a cercarla. Poppy vieni con me?" Si propose Libra. 

Scossi la testa, se avessi saputo che la rossa era così ben disposta mi sarei comportato diversamente. Storsi la bocca fino a quando non mi apparve Zule. 

"Voi andate, io raggiungo la mia bellissima dama." Annunciai lasciando i due. 

Misi da parte Libra, spica e tutto il resto delle costellazioni per stare con la mia amica, bere e brindare insieme e anche ascoltarla. Di nuovo mi parlò del suo matrimonio che non era stato come quello di Tunia, o come quello di Lupetta, ovvero doppio. 

La ascoltai e poi la accompagnai all'auto quando la festa terminò. Io purtroppo dovevo restare per aiutare a rassettare e non potevo andare con lei. 

Dopo che l'auto della sua famiglia si allontanò dalla baia mi voltai per tornare dentro e notai venire verso di me Spica con una donna dalla ricciuta chioma bionda. 

"Ehi signorina, i tuoi genitori ti hanno cercata tutta sera" dissi a mia nipote.

"Ero con la cugina di papà." Si giustificò lei venendomi incontro e dandomi un bacio. "Vado da loro così non si preoccupano più." 

Risi divertito intanto che anche la bionda mi raggiungeva. Ci scambiammo uno sguardo e sorrisi. "Quanti capricci per tutti questi ricci?" Chiesi ricordando un vecchio detto.

"Non ti è dato saperlo." Mi rispose con altezzosità.

"Potevate avvertire Tunia che vi allontanavate..." lasciando in sospeso la frase non conoscendo il suo nome. 

"Eravamo in spiaggia!" Rispose lei. "Aries!" 

La guardai. "Si giusto, sono dell'ariete. Tu?"

Lei sollevò un sopracciglio. "Aries è il mio nome!" 

Mi morsi l'interno guancia per non riderle in faccia. "Oh si scusami. Io sono Narcissus." 

"Spero solo di nome." Disse lei.

"Anche di fatto bella." La misi in guardia.

"Andiamo bene. Rientro alla festa da mio marito e mio figlio." Si congedò sempre con quella sua aria da so tutto io. 

Le feci il verso andando anche io dentro e seguendola scoprii che l'uomo dal quale stava andando era niente poco di meno che Helios, l'ex marito o marito bigamo, come lo intendevo io, di Zule. 

Decisi quindi di ignorare il gruppo che era rimasto a festeggiare e presi a sgomberare le sedie in più e  i cesti dei fiori. Volevo tornare a casa quanto prima. 

Fortunatamente avevo davanti il sabato e la domenica, così avrei potuto riposarmi...

 

Al contrario di me qualcuno al week end non riposava, anzi Poppy mi aveva stupido e sabato notte dalla discoteca aveva avuto la sfrontatezza di portarsi un estranea a casa dal lavoro e di farci anche un figlio, questo perché mio fratello 'maggiore' aveva dimenticato di avere una culla in camera.

"Ero ubriaco ieri sera. Hai visto la ragazza che è andata via?" Mi chiese stordito al mattino.

"Assolutamente no." Dissi con aria divertita. "Cioè fammi capire, io sto tranquillo e tu vai a letto con la prima che capita?! Cosa è successo?" Conclusi sarcastico. 

"Narcissus ti prego non giocare... un'aspirina, ho bisogno di un analgesico." Si lamentava.

"Pop's ti volevo ricordare che dopo la nascita di Ninfea mamma ha lasciato in nostra custodia la culla." Gli dissi passandogli acqua, un caffè e la confezione dei medicinali. 

Mio fratello alzò lo sguardo scuro nel mio divertito poi cominciò a scuotere la testa. "No! Oh no ti prego." 

"Oh sì! È una bambina, senti appena cresce  riporto la culla a mamma. Ma intanto anche per la prossima volta sta più attento." Gli dissi.

"E io cosa faccio nel frattempo!" Mi chiese Poppy smarrito. 

"Chiedi consiglio a chi ne sa più di te... non la mamma però, finalmente sembra che con Nero si sia messa alle spalle papà." Gli dissi allontanandomi dal tavolo.

"Mamma non metterà mai papà da parte." Affermò il rosso. 

Mi voltai e sorrisi. "Staremo a vedere come andrà. Chiama Petunia, sono sicura che ti verrà incontro, io adesso vado. Ho appuntamento con Zule." 

"Divertiti!" Mi disse lui sempre più sconfortato.

Io con la culla tra le braccia gli sorrisi. "Hai fatto tu per entrambi fratellone. A dopo!"

Ero divertito, andando contro ogni previsione Poppy aveva combinato il 'guaio' non io, coloro che tutti si aspettavano facesse casini. Bensì il mio fratellone fosse timido ed insicuro di se, con la testa nel mondo dei sogni e che stava sempre sul chi vive, era stato lui il primo a stupire tutti, me per primo. 

Allegro passai a casa di mamma, cui raccontai gli ultimi aggiornamenti poi spedito andai da Zule. 

La cosa che mi sorprese fu non trovarla sola, poco distante una ragazza, forse mia coetanea, dai capelli rossi era a parlare con il famoso Helios. 

Feci una smorfia e raggiunsi la mia amica Zule che feci per salutare con un bacio sulle labbra. Lei però si scostò subito evitandi quel mio gesto.

"Ehi tutto bene? C'è una festa dove sono invitato?" Chiesi sempre allegro.

"Oh Narcissus, tu sei fantastico e mi fai sentire bene..."

Feci una smorfia, quella frase preannunciava un ma che non tardò ad arrivare.

"Ma Helios è tornato, ha detto che mi ama ed ha conosciuto nostra figlia. Io..."

"Lo ami ancora lo so." Conclusi per lei 

"Mi dispiace Narcissus." Disse rammaricata.

"Non dispiacertene Zule. Ti capisco..." le dissi cercando di salvare l'orgoglio.

"Si ma..."

"Zule, io lo sapevo già. Lo avevo capito quando ti ho conosciuta che tenevi a lui, vai tranquilla. Vederti felice mi fa molto piacere, poi tra noi non ci sono state promesse ed io ci tengo alla nostra amicizia." Le dissi cercando di risollevarle il morale.

"Amici?" Chiese 

"Ovvio. Sempre amici Zule, quando hai bisogno tu chiama che io arrivo." Le dissi tranquillo e non era una facciata. Stavo veramente bene, forse perché appunto avevo da subito compreso cosa ella provava. Il fatto che Zule avesse provato a sopperire i suoi sentimenti non significava che doveva farlo e se il fato le aveva dato una seconda occasione ero felice che lei la prendesse. 

Lei mi osservò ancora rammaricata, al che sollevai le spalle non sapendo cosa altro dirle per farla stare meglio se non togliermi davanti ai piedi. "Senti adesso io vado, ho un impegno improrogabile e non vorrei tardare. Ci sentiamo domani, ok?!" Le dissi allontanandomi e non aspettando risposta.

Sarebbe stata lei l'impegno quel giorno, ma era meglio non dirglielo per non farla sentire ancora di più in colpa. 

Mi incamminai senza una meta precisa per Simsland fino a quando non arrivai nell'area verde. Ecco uno spuntino sarebbe stato l'ideale, così senza indugiare entrai nel bar e ordinai un panino da mangiare al tavolo. 

"Un caffè forte grazie!" Sentii dire. 

Effettivamente anche un caffè vicino ci stava bene. "Mi dia anche un caffè nero." Dissi pagando.

"Ma tu sei il fratello di Petunia, giusto?" Mi sentii dire.

Mi voltai e mi trovai di fronte una dei Virgo, come aveva detto che si chiamava? "Riccioli d'oro! Ciao, so sono io." Cambiai la banconota ed ammiccai alla barista. "Offro io alla signora." 

"Guarda non ho bisogno..." iniziò lei, al che alzai la mano. 

"Aries giusto?" Le dissi. "So che non hai bisogno, ma oggi è festa ed offro io, la prossima volta mi offrirai un pranzo luculliano." La presi in giro strizzandole l'occhio. 

Lei sospirò annuendo intanto che la commessa le passava una pasta dolce con un mokaccino. 

"Andiamo a sederci?" Le chiesi invitandola a seguirmi. 

"Devo tornare a casa da mio figlio." Mi disse venendomi dietro. Ed intanto ricollegai tutto, se Helios era tornato da Zule c'era il rovescio della medaglia.

"Comprendo. Mio fratello ha appena avuto una figlia e come ben sai Petunia ne ha tre, ma ti ruberò giusto il tempo di sorseggiare il caffè." Le dissi.

Lei si sedette senza fretta guardandomi di soppiatto, invece che bere il caffè prese il dolce dal piattino e lo spezzò ad un angolo con molta grazia ed eleganza. La osservai prima di dare un morso deciso al mio panino, poi notando che non parlava o si palesava decisi di fare il primo passo. 

"Tutto bene? Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare io sono qui." Le dissi... ero bravo sì. Ultimamente avrebbero potuto chiamarmi il buon samaritano. 

"Non ho bisogno grazie! Sto bene." Mi disse lei sulla difensiva. 

Io sollevai un sopracciglio, posai il mio panino ormai a metà nel piattino e presi il portafogli dal quale estrassi un biglietto da visita. "Calma, volevo solo essere gentile e secondo me sei anche troppo nervosa." Le dissi passandole il biglietto con dietro un timbro. "Se vieni al centro Vintasya con questo potrai avere un trattamento gratis, sicuramente un massaggio potrebbe aiutarti a sciogliere i nervi." Le consigliai.

"Niente mi aiuterà a sciogliere ciò che ho dentro." Rispose lei.

La guardai con una smorfia, doveva essere dura. In fondo quella donna era una delle mogli di Helios. "Ripeto se posso aiutarti, non ho nulla in programma per oggi, dopo questa colazione andrò a casa a giocare con la sims play." 

Lei posò la sua cialda sbriciolata e che non aveva mangiato sul piattino e mi guardò incredula. "Un ragazzone come te, carino e affascinante e con tante ragazze non ha nulla da fare al sabato?" 

"Non mi sembra ci sia la fila fuori al bar." La presi in giro. 

"Petunia mi ha raccontato tutto di voi Flower, sei quello che è stato in oriente, il cascamorto di casa, giusto?" 

Feci una smorfia. "Sì, sono il buffone di corte che corteggia ogni ragazza! Questo però non vuol dire che non prenda le cose importanti sul serio. Il mio appuntamento di oggi è stato annullato, contenta?" Le dissi bevendo il caffè. Mi stavo urtando e difficilmente accadeva, dovevo ritrovare il mio equilibrio interiore. 

"Oh!" Sussultò lei, la osservai e sembrava divertita. "Sei stato scaricato." 

Arrotolai la carta del panino rimasto a metà e la osservai. Quella benedetta era cattiva e sadica. "Si ma sono contento e mi va bene se Zule è felice." Ammisi alzandomi. "Addio Aries." 

Lei mi afferrò per la mano e mi guardò. "Zule? Zuleika Shiny?" Annuii con un sorriso finto, quella ragazza non si meritava la mia sincerità. "Eravate insieme? Era innamorata di te?" 

Sbuffai strattonando la mano che mi tratteneva. "No no. Non sono riuscito a penetrare il suo cuore, eravamo solo amici e tali rimarremo. Addio." E così dicendo mi allontanai uscendo dal bar.

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Capitolo 5
*** Narcissus ***


Raramente mi volto indietro, non per niente non mi ero voltato per vedere la reazione di Aries. Andavo spedito verso casa mia, l'area verde distava poco dalla zona residenziale di Colle Salmastro ed arrivare avrebbe richiesto poco tempo al mio passo veloce. Inspiravo ed espiravo per ritrovare il mio equilibrio interiore ed intanto cercavo di non pensare ad Aries e Zule ed al loro intreccio con Helios. Zule mi aveva detto che lui era tornato per restare, quindi Aries doveva saperlo giusto? 

"Aspetta!... Sei troppo veloce..." Mi giunse una voce affannata.

Mi fermai immediatamente, Aries mi aveva seguito? Respirai profondamente per poi voltarmi. "Cosa ci fai qui?" Le chiesi.

Fece una smorfia. "Hai iniziato un dialogo tra noi. Sai che fuori dalle feste vuol dire iniziare un legame, ti seguo perché mi hai proposto di passare la serata insieme." Mi disse poi.

Me ne ero già pentito! La osservai e le voltai le spalle riprendendo a camminare. "Non hai da badare a tuo figlio." Dissi ironico. 

"Ho chiamato casa, Taurus si è dato disponibile a tenerlo." Rispose 

"Che caro ragazzo!" Risposi cinico, strano che non fosse a casa con Petunia, anche se ripensando a Simsland era capace fosse nella sua di casa. "Tuo marito viveva con te?" Chiesi a bruciapelo.

Lei non rispose subito, piuttosto mi raggiunse e cercò di tenere il passo che io stesso rallentai. "No, viveva con la sua famiglia di appartenenza, dalla quale vengo anche io." Mi rivelò. "Però adesso è andato a stare da Zule." Sussurrò 

Adesso era tutto più chiaro. "Ti va di giocare a need for tweed?" Le chiesi.

"Corsa alla moda?" Chiese lei con un sorriso. "Ci gioco sempre a casa. Ma tu e Zule?" Chiese cambiando argomento. "Cosa c'è stato tra di voi?" 

Mi fermai e la guardai dritto negli occhi, erano azzurri e luminosi anche se un po' tristi. "Eravamo solo amici appassionati di arte." Le dissi sincero.

Se dicevo che tra noi due non c'era stato nulla ero sincero e basta. 

"Noi saremmo amici nerd allora." Affermò lei. 

La guardai annuendo, poi scossi la testa prendendole un riccio tra le dita. "No! Ho altri progetti..." 

"Me li racconterai?" Chiese curiosa.

"Dipende, se saprai ridere e divertiti e prendere le cose alla leggera direi di sì." Ammisi con un sorriso sornione. 

"Oh ma questa è la mia specialità!" Rispose lei nello stesso mio tono.

Sorrisi tra me, si sembrava leggermente più rilassata. Adesso due erano le cose o ero riuscito a farla distrarre e nascondeva realmente un animo sbarazzino, oppure stava nascondendo le sue emozioni. Non la conoscevo, per cui non potevo sapere quale delle due opzioni fosse quella giusta. 

Quella sera a casa mentre Poppy si prendeva cura di sua figlia io e Aries la passammo a giocare a need for tweed, ci accanimmo entrambi sul gioco. Lei era una fanatica della moda, indubbiamente mi stracciava. Io invece ero un fanatico dei giochi e perdere così miseramente non era da me. Ci azzuffavamo di parole e spintoni, fino a quando Poppy non ci chiese di moderarci per non far svegliare la bimba. 

Al che salutai Aries e le dissi che quando voleva sapeva dove trovarmi.

"Sei tu che devi chiamarmi ricordi?" Mi disse lei ed assentii. Giusto l'avevo chiamata io, avevo attivato io il legame. "Cosa siamo?"

"Amici!" Le dissi

Lei mi sorrise. "Effettivamente hai ragione. Uscire con te è divertente, in fondo siamo due sim attraenti che escono insieme in amicizia." Affermò abbracciandomi e salutandomi.

Al che ci pensai. "Certo! Due amici...niente di strano, tensioni o altro. Adesso vai che ti stanno aspettando a casa." Le ricordai.

Quando fummo soli guardai mio fratello. "Mamma ha detto che quando sarà vuota si riprenderà la culla." Lo avvertii andando a dare uno sguardo alla piccola. "Saprai mai chi è la madre?" 

"Il punto è che non la ricordo e devo aspettare come minimo che lei cresca. Me la guardi? Ho il turno in discoteca." 

"Certo, vai pure la piccola è in mani sicure, come l'hai chiamata?" Chiesi.

Lui si mise la giacca in pelle e si grattò la punta del naso. "Violet. Allora vado, buonanotte." 

"Buonanotte..." lo salutai io.

 

I giorni si susseguirono, mamma aveva deciso che Hyacinth doveva stare un po con noi adesso che era grande ed io iniziai con lui il solito rapporto di odio amore. Per l'amore del cielo, gli volevo bene, ma Hyachinth tendeva a voler fare il grande quando in realtà era ancora un giovane ingenuo. Io stesso non potevo reputarmi adulto nonostante l'aspetto, però a differenza sua avevo un lavoro, una casa ed una vita mia. Hyacinth invece non aveva nulla, se non i libri con i quali era uscito dal college, più lo indirizzavo a fare qualcosa più lui si alterava e mi veniva contro. Fortunatamente c'era con me Poppy che faceva da paciere e alla fine lo faceva ragionare, perché sì. Volente o nolente avevamo sempre ragione io o Poppy, quindi che si cercasse un lavoro e si facesse una vita propria. 

Io avevo la mia, infatti rividi Aries la domenica dopo, avevo deciso cosa volevo da lei ma non glielo dissi. Alla sera Violet crebbe davanti a noi due e non al padre che invece era al lavoro. Andai alla festa dei Virgo dove rividi Zule felice col suo Helios.

A Poppy piaceva il suo lavoro, molto. Ma da quando aveva conosciuto un'altra delle deejay sembrava andarci ancora con più piacere. 

"Si tratta di Lupetta?" Chiesi il mercoledì successivo.

"No, non è lei. Si chiama Elettra ed ha degli splendidi capelli rossi e gli occhi scuri e profondi. È stupenda, appena l'ho vista ho capito che era la mia metà!" Rispose Poppy trasognato.

"Santi numi ti prego! Non l'amore eterno..." lo fermai, non poteva iniziare a raccontami i suoi sogni romantici, assolutamente no.

"C'è di peggio, quello a prima vista." Concluse Aries.

"Ma lei che ci fa qui?" Chiese Poppy.

"Giochiamo a cerca il lama." Rispose per me Aries. 

"E chi lo ha trovato?" Chiese Pop's

"Ioooo!" Esultò la bionda. "Ed è bello grande." 

"Ho voluto che lo trovassi sappilo." Le dissi quindi, non era più brava di me nel gioco assolutamente no. 

"Siete amici nerd?" Chiese Poppy.

"Penso di sì." Rispose lei sorridendomi.

Feci altrettanto con finta innocenza. "Siamo amici elettrici!" Confermai.

"Esiste?!" Chiese mio fratello. 

"Assolutamente no." Rispose Aries dalla sua longeva attività a Simsland. "Non vuole farcelo sapere." 

"Vabbè, vado a dormire, vi prego di non fare tardi."

Mi tirai su dal divano anche io e sbadigliai. "Sono stanco anche io, sono le undici e mezza e sono sicuro che anche Aries vuole andare via." 

Lei mi guardò ed annuì. "Andate a dormire, io rassetto qui e vado." Ci disse infatti.

Al che sia io che Poppy andammo in camera a dormire, io avevo il letto giù, mentre Pop's stava su. Hyacinth era stato sistemato in un lettino nella camera vuota. Glielo avevo detto, se non iniziava a lavorare non avrebbe ottenuto nulla da casa nostra. 

Al mattino mi sentii sfiorare il braccio, forse Violet si era svegliata, eppure ero convinto la culla è il lettino fossero. Aprii gli occhi e mi trovai di fronte Aries. 

"Buongiorno, colazione?" Sussurrò

Mi tirai su dal letto. "Hai dormito qui?" Chiesi 

"Non sono riuscita ad andare via." 

Scossi le spalle e mi sollevai. "Se dormi anche stanotte al limite ci divertiamo un po' prima." 

Lei mi guardò, sembrava smarrita. "Vuoi giocare con la sims play?" 

Al che mi avvicinai e la attirai tra le mie braccia dandole un bacio sulle labbra, non casto. Non erano per me i baci casti, lei sembrò sgomenta e non reagì fin quando non si accorse che le stavo baciando seriamente il collo. Mi prese per le braccia come per scostarmi, gli occhi furenti nei miei. Poi come se avesse avuto un ripensamento mi tese le labbra così da invitarmi a baciarla, lo feci di nuovo e Aries ricambiò il bacio. 

Quando ci separammo mi guardò seria. "Cosa siamo Nar's?" Mi chiese. 

Misi un ginocchio sul letto dove mi sorressi e feci spallucce. "Siamo amici di letto Aries." Le confessai.  

Al che lei sembrò soppesare le mie parole intanto che si avvicinava. "E quando vorresti iniziare?" 

Le sorrisi. "Anche subito." 

Sorrise. "Ok! Ci sto... in fondo è una storia senza impegno. Giusto?" 

Annuii, una storia senza impegno era quello che avevo sempre cercato io ed era quello di cui lei aveva bisogno. 

"Allora cominciamo. Ne ho voglia Naricssus Flower!"  Mi disse.

Ancora la attirai tra le mie braccia e la baciai. "Ci divertiremo Aries, te lo prometto." 

Così dopo esserci concessi un paio di volte e dopo che la sveglia suonò per ricordarmi che sarei dovuto andare al lavoro, io e Aries ci salutammo. Lei tornò a casa sua, o al suo lavoro o qualsiasi cosa fosse la sua vita, io andai a farmi una doccia. Fui interrotto da mia nipote che mi chiamava forte. 

"Ziooo! C'è un bimbo che piange nella culla!" Urlò, presi il telo con calma e lo misi intorno ai fianchi prima di uscire.

"Siii."

"Zio dice che non è suo. Non è nostro zio Narcy." Mi disse la piccola.

"Infatti è mio tesoro." Le annunciai sereno. Lo sapevo, me lo aspettavo. A differenza di Pop's sapevo quello che facevo, quasi sempre. 

Salii su e andai a prendere il bambino dalla culla, gli cantai una ninna nanna e gli misi il pannolino, scoprendo che era una bimba. 

"Di chi è?" Chiesero i miei fratelli. 

Li guardai. "Controllate la fila giù e vedete a chi assomiglia." Risposi loro per poi issare su la piccola. "Ti chiamerai Ran, che in Giapponese significa orchidea, il fiore della seduzione e dell'erotismo. Proprio come tua madre una donna seducente ed erotica." Annunciai. 

"Sei stato con Elettra?!" Chiese Poppy. 

Guardai mio fratello. "Pensavo avessi di lei una visione eterea." 

"Anche sì!" Disse lui grattandosi il naso. 

Risi divertito intanto che Hyacinth sbuffava. "Non esiste una donna del genere." 

"Perfetto, non saprete mai di chi si tratta se non ve lo dico. Quindi per ora mi godo Ran." Affermai, ero sicuro che avrebbero detto loro a mia madre dell'esistenza della piccola, come ero certo che realmente mi sarei goduto la bambina. A differenza di Poppy infatti sapevo che avrei potuto averla dopo essere stato con Aries e non ne ero per nulla spaventato. 

Così ripresi in mano la mia vita, andavo al lavoro tornavo a casa mi prendevo cura di Ran, dopodiché incontravo Aries il nostro rapporto continuava a crescere era un continuo a prendersi in giro punzecchiarsi, giocare e andare a letto insieme. Quando il giorno dopo vide la piccola Ran non si scompose e non mi chiese nulla. In fondo sapeva benissimo non potesse essere Violet poiché era cresciuta ed era partita verso casa di mia madre. Infine Ran non perdeva occasione do chiamarmi papá! Dio quanto la amavo quando la faceva, adesso iniziavo a comprendere cos'era l'amore. 

Che Aries non chiedesse nulla a me andava fin troppo bene questo almeno fino a quando nell'arco di una settimana non arrivò anche Ren. Il suo nome aveva il significato del Fiore di loto, volevo che mio figlio avesse la mia stessa pace interiore, per questo avevo scelto quel nome. Quanto mi piacque aver anche lui tra le braccia e stare lì a godermelo, però... c'era un ma grosso quanto una casa. Ovvero Ran cresceva e la vedevo che iniziava ad avvicinarsi alla madre, l'istinto dei sims che ci faceva riconoscere un genitore nel bene e nel male doveva essersi attivato in lei. 

Osservavo di sottecchi le due che si avvicinavano o parlavano, lei che chiedeva ad Aries di intercedere con me. Sembravamo proprio una famiglia! 

Era bello! Troppo bello e mi piaceva fin troppo. 

La cosa non andava assolutamente bene, per quanto avessimo una fantastica affinità fisica non ero un sognatore con Poppy, o uno stupido ingenuo come

Hyacinth.

Io e Aries avevamo iniziato quella relazione consapevoli che saremmo stati solo amanti. Mai avevamo deciso di essere una coppia, i ragazzi poi... io li avevo voluti. 

Dovevo chiuderla quella storia. Avevo compreso una cosa importante, mi ero legato a lei molto più di quello che immaginato. Le volevo bene, avevo voluto dei figli suoi e, non me lo nascondevo, ne avrei fatto ancora. I nostri figli erano splendidi.

Purtroppo per me per lei ero stato solo un ripiego, con me aveva sopperito alla mancanza di Helios. Non ero uno stupido, sapevo di essere stato sin da subito una ruota di scorta. 

Quando fu sera senza girarci troppo intorno mandai Ran a mettere il fratello a letto, dopo di che affrontai l'argomento con Aries. 

"Sono tuoi." Le dissi secco.

Lei assentì. "Ran è identica a me. Se Ren mi somiglierà un po' sarà un bambino bellissimo." 

La guardai cinico. "Sarà bello anche se somiglierà a me sai!" Dissi sarcastico. "E gli insegnerò a spassarsela con le ragazze." 

"Oh si certo! Vedo la fila fuori casa." Mi prese in giro lei. 

Le tirai una ciocca di capelli sciolti e la osservai risentito. "Una alla volta, troppe mi fareste esaurire." "Ah sì!" Disse lei, non controbattei, differentemente la attirai verso di me e la baciai.

Tra di noi certe volte era meglio far parlare il corpo, le parole a lungo andare potevano diventare offensive e io non volevo offenderla o altro. Ma sì , era forse il caso di riprendere a frequentare qualche altra ragazza. 

Ci pensai quel giorno ed il giorno dopo andando al lavoro, così dopo aver ricordato ad un Ren ormai adolescente la buona educazione partii per il lavoro. Nel farlo mandai anche un messaggio a Libra Virgo, l'avevo sempre trovata carina e saremo potuti uscire insieme qualche volta. 

Fui deconcentrato tutta la giornata, forse anche perché il capo mi assegnò ben tre turni extra. "Abbiamo il festival stagionale Narcissus, vediamo di vincerlo." Mi aveva detto tutto eccitato. Questo almeno pregustava un aumento dello stipendio e soprattutto uno straordinario quel giorno.

Feci buon viso a cattiva sorte, era un buon modo per prendere anche le distanze da Aries, le scrissi infatti che quel giorno sarei tornato tardi dal lavoro e non avremmo potuto vedersi. 

Nel pomeriggio però ebbi una sorpresa da parte sua, me la trovai infatti al centro. 

"Sorpresa!" Mi disse e io la guardavo basito.

"Non hai più massaggi gratuiti." Intanto pensavo che la sua visitina  non ci voleva proprio.

Aries mi si avvicinò dandomi un lieve bacio e mi di sussurro all'orecchio che aveva portato con sé Libra.

"Siamo venute a fare un massaggio che posso comunque permettermi, ho detto a Libra che hai le mani di fata." Mi rispose intanto che anche la rossa ci raggiungeva, le feci un cenno di saluto con la testa e sospirai. 

"Va a prepararti se vuoi fare un massaggio." Dissi alla bionda. "Stessa cosa vale per te Libra, come dice il mio capo tanti clienti ci faranno vincere il festival." 

"Grazie Narcissus. Libra mi ha detto che lavoravi tutto il giorno quando ho accettato il tuo invito per un caffè. Quando pensi potremo vederci?" Mi chiese.

"Ti scrivo per farti sapere." Le dissi intanto che Aries in accappatoio mi raggiungeva e si sedeva sul lettino. 

"Come lo vuoi, con le pietre laviche o con le candele?" Le chiesi 

"Fa tu! Fammi vedere quanto mi conosci." Rispose lei. 

Al che annuii e guardai Libra. "Sarai la prossima." 

"Bene vado a cambiarmi e poi in sala d'attesa." Rispose allegra.

"Questo è lo spirito giusto!" Dissi tra me e me intanto che prendevo le pietre laviche e le poggiai sulla schiena di Aries. 

"Mi ha detto subito del tuo messaggio." Sussurrò lei. 

Io non parlai e le scostai i capelli scoprendole il collo, poi iniziai a passarle una pietra lungo la schiena. "Gli ho detto che ci sai fare..."

"Ti assumerò per una propaganda in caso decida di entrare in politica allora." Dissi abbandonando la pietra e carezzandole il collo con due dita. 

Mi chinai su di lei e le baciai il collo. "Vieni a casa questa sera?" 

"Pensavo non volessi gente intorno." Mi disse lei voltando il viso. 

Ci pensai su poi sospirando annuii. "Avrei comunque i ragazzi ed ho voglia di rilassarmi, con te sto bene." Le dissi sincero, non era solo sesso lo sapeva, era anche presenza. 

"Allora ci vediamo stasera." Mi disse alzandomi.

"Tocca a me?" Intervenne Libra, annuii. "Posso provare il massaggio con le candele?" 

"Puoi, ma quello con le pietre è il migliore." Intervenne Aries. "Vado a cambiarmi e poi bevo un po' di the nell'attesa." Concluse con un sorriso.

"Quindi..." mi disse Libra.

"Stenditi mia bella rossa." Ammiccai...

 

... alla sera la prima cosa che feci a casa fu raggiungere Aries che era già arrivata, lei e Ran erano concentrare sui loro discorso da donna sicuramente. A Ran premeva andare ad una festa almeno ed io non volevo ancora vi partecipasse. Sicuramente stava cercando di farsi aiutare da sua madre nel convincermi. 

"Papà vuole che vada al college, dice che per domani Ren sarà una ragazza e potremmo andare entrambi. Vuole allontanarci da casa!" Si lamentava.

"In tutta onestà tesoro anche io sono andata al college e fidati mi sono divertita tanto. Fossi in te non la vedrei in modo negativo." Le stava dicendo Aries. 

Restai quindi da parte ad ascoltare contento che non si prendessero parti. 

"Inoltre al college potrai fare festa tutte le sere, senza aspettare che i grandi ne facciano una o che tuo padre decida di portarti dietro. Lunedì sera ci sarà la festa dei diplomandi e noi adulti possiamo presenziare. Vedrai che ti piacerà." 

"Dici sul serio?" Chiese lei piacevolmente sorpresa.

"Sì, vedrai che ti piacerà." La rincuorò Aries.

"Quando scoprirà che le sue cugine, tutte, frequentano il college le piacerà ancora di più." Intervenni io andando ad abbracciare Aries. "Penso sia ora che tu e tuo fratello andiate a dormire." La congedai.

Aries non parlò, fin quando avrei avuto io potere decisionale sui nostri figli sarebbe stato sempre così. 

"Non immaginavo volessi mandarli al college, tu non ci sei andato." Mi disse quando fummo soli. 

"Infatti, vedi che capra incompetente sono." Le risposi baciandola. 

"Sei competente nel tuo campo." Mi disse. "E non parlo del sesso!" 

Io risi a quella sua affermazione e la portai in casa, ero bravo nella meditazione e nelle lingue orientali, in geografia ed anche in anatomia e biologia e non per il sesso, era vero anche questo. "Ti va di giocare?" 

Lei annuì, ero sicuro avesse compreso che c'era qualcosa che era cambiato. Passammo tutta la sera a giocare e divertirci, ci facemmo foto, ballammo e cantando e facendo le macchiette. Nessuno dei due parlò dei ragazzi o di Libra e a me andava più che bene che lei non intavolasse l'argomento. 

Passammo la notte insieme ed al mattino le dissi che avevo deciso di fare un regalo di inizio scuola ai ragazzi. 

"Domenica farò una festa di compleanno per loro.

Così ne vivranno una prima di andare al college."

"È una bella idea. Sono sicura che Ren sarà bellissimo..." 

Sorrisi complice e lei sbuffò, tanto sapevamo entrambi che sarebbe assomigliato a me. Aveva i miei colori, capelli scuri ed occhi verdi, il fascino del Latin lover in pratica.

L'attesa non fu lunga, verso mezzogiorno Ren diventò grande e i lineamenti ricordavano molto i miei anche se era chiaro lui fosse un bambino ancora. 

"Tesoro è tutto papà!" Presi in giro Aries.

Lei snobbandomi si allontanò verso di lui e ci si mise finalmente a parlare da quando era nato. 

Ecco, quello dovevo impedirlo.

"Andiamo alla festa dei Rossetti?!" Le chiesi richiamando la sua attenzione.

"Oh sì! Hanno una piscina molto invitante." Rispose lei eccitata. Poi rivolgendosi a Ren lo abbracciò. "Sei bello amore mio, anche se assomigli a tuo padre." Lui le sorrise imbarazzato per poi cercare di tenere un discorso.

"Domani papà darà una festa e tu sarai lì protagonista. Dimmi un po', chi sarà la donna che avrà il tuo cuore?" 

"Tutte!" Rispose subito Ren. "Papà dice tutte."

"La mamma Ren, la mamma. Non stare a sentire tuo padre fammi la cortesia." 

Io le feci il verso alle spalle per poi tornare serio prima che Ren scoppiasse a ridere. "Andiamo, altrimenti non troveremo posto." La incitai. 

Solo dopo tante raccomandazioni lasciammo la festa e ci dirigemmo a Villa Rossetti dove ci separammo. Non la vidi più se non quando andai a fare il bagno in piscina, era lì anche lei. 

"Mi raggiungi?" Chiese. 

Sorrisi e mi spogliai poi mi immersi. L'avrei raggiunta sempre, ed avrei fatto sempre l'amore con lei come in quel momento nonostante gli ospiti intorno. Avrei fatto di tutto con lei, anche un altro figlio da crescere insieme, uno, dieci, cento.... Ma non era così che doveva andare. Per me sarebbe stato solo un rapporto distruttivo.

"Domani alla festa non ci sarò." Le dissi mentre ci asciugavamo dal bagno. "Avrai modo di goderti i ragazzi." 

"Oh che grande grazia mi hai fatto." Disse divertita. "Perché non ci sarai?" Mi chiese.

"Credo che... questa sia l'ultima volta che noi ci vediamo." Le dissi quindi.

Lei mi guardò poi annuì. "Perché ti piace Libra. Potevi venire con lei alla festa." Rispose composta.

"Non ho mai negato che mi piacesse il gentil sesso." Dissi con tono neutro.

Lei mi guardò con sfida, come se avesse compreso. "Tu non vuoi neanche stia con i ragazzi. Per questo li hai mandati al college." Affermò.

"In realtà... volevo chiudere prima." Spiegai. "Non permetterti di avvicinarti a Ren come stava accadendo con Ran. Però non sono così egoista ed ho optato per il college, potrai vederli tutte le volte che vuoi lì senza dover passare per casa." 

Lei assentì con lo sguardo alto e fiero. Era bellissima e perfetta. "Sia chiaro!" Le dissi in ultimo. "Non sei tu il problema, al contrario sono io." Conclusi prendendo la mia maglia e infilandola per poi andare via e buttarmi tutto alle spalle. 

Come promesso il giorno dopo non andai alla festa, scoprii che neanche lei c'era stata solo quando rientrai la sera. Poppy fortunatamente non aveva fatto sentire loro nessuna mancanza dicendo che comunque Ran e Ren avevano ironizzato sull'assenza di noi genitori. 

"Dove sei stato?" Mi chiese. 

"In giro con Libra." Risposi 

"Oh!" Esclamò mio fratello maggiore. "Eh Aries." 

"Chiuso! Finito." Dissi secco.

"Eppure mi sembrava... cioè lei ti piace." Disse Poppy.

"Questo non vuol dire che dobbiamo stare insieme. Anzi, meglio non stare insieme quando uno dei due è una ruota di scorta." Conclusi rivolto a mio fratello. "Non sono disposto ad esserlo, preferisco essere il solito stronzo piuttosto di quello che sta lì a riempire buchi." 

Poppy si avvicinò a me e mi guardò. "Ma tu la ami?" Mi chiese diretto. 

Feci spallucce. "Sai ho capito cos'è l'amore, finalmente. Non è questa gran bellezza e questa favola che tu tanto decanti. È orrendo!" 

"Invece di dire così perché non ti dai una possibilità?" Mi accusò Pop's.

"Perché anche se ci fosse lei sarebbe sempre mia a metà ed io uguale!" 

"Si può sempre trasferire qui!" 

Scossi la testa e guardai mio fratello. "Sto uscendo con Libra adesso." Conclusi, tante cose era meglio non farle sapere. 

Non volevo la sua pietà, non volevo che cercasse di convincermi, non volevo auto commiserarmi. Volevo solo riprendere in mano la mia vita da prima di Aries. Lei era legata alla casa dei Virgo, se anche glielo avessi chiesto di stare con me non mi avrebbe potuto raggiungere e io non avrei mai potuto dirle di lasciare tutto per me. Non quando alla fine ero stato solo un avventura per non pensare ad Helios. 

Così chiuso l'argomento con Poppy andai a dormire. Il giorno dopo Ran e Ren si trasferirono al college Argento. 

I miei appuntamenti con Libra si susseguivano ed intanto il festival stava massacrandomi di lavoro. Mi sembrava comunque di stare guardando la mia vita da uno schermo. Riuscii a riprendermi soltanto una volta che Wumples ebbe lasciato Simsland, cinque giorni dopo. La prima cosa che feci fu affrontare Libra, la portai in disco e le dissi ciò che sentivo. 

Ci eravamo baciati, compreso però che qualcosa non andava e glielo dissi. 

"Senti, ti va se siamo solo amici. Ma amici e basta, nulla di più." 

"Amici come lo siete stati tu e Aries?" Mi chiese con una smorfia. 

"No no... amici come io e Zule, io e Marta o altre ancora. Non come Aries, diciamo che lei è un po' un caso a parte."

Lei mi aveva guardato poi sorpresa aveva annuito. "Hai capito! Va bene, possiamo essere solo amici. È raro trovare uomini che vogliono essere solo amici ma lo accetto, anzi. Non potrebbe che farmi piacere."  Disse lei "Torniamo a ballare?"

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Capitolo 6
*** Hannah ***


Hannah! Mi chiamò Hannah Lienderman e sono la figlia voluta e amata e tanto desiderata, dei miei genitori e dei miei fratelli. 
Mamma e papà hanno avuto una storia comune, si sono conosciuti all’università ed hanno avuto una storia con relative conseguenze. Lei è rimasta incinta e incurante della reazione negativa di mio padre lo lasciò dando poi alla luce un figlio, Heinrich. Mamma non volle sapere più nulla di mio padre, lo lasciò e cercò di rifarsi una vita. 
Quando mio fratello, Heinrich Shuber, compì due anni papà tornò da mia madre, chiedendole di poter conoscere il figlio e ritornare da lei. Titubante mia madre gli lasciò di nuovo la porta aperta, ricominciarono anche la loro relazione. Ma mamma non permise a papà di dare il suo nome ad Heinrich, aspettava paziente. Fino a quando non uscì incinta di Stefan. Mamma si aspettava che anche questa volta papà scappasse, ed invece lui restò. Restò e le chiese di sposarla. 
Ma mamma non voleva essere un obbligo, al che rifiutò il matrimonio, eppure concesse a papà di chiamare il loro secondo figlio col suo cognome: Lienderman. Passarono gli anni, mamma divenne un avvocato di successo, papà un imprenditore. Finalmente dopo dieci anni insieme decisero di convolare a giuste nozze, finalmente dopo l’ennesima richiesta mamma accettò di diventare la signora Lienderman. 
Fui cercata e voluta da mamma e papà dopo il matrimonio, e quando i miei fratelli ebbero rispettivamente 11 e 9 anni ecco che venni al mondo. Fui subito amata da tutti, ero una bambina allegra e vivace, lo ammetto anche un po’ viziata. Avevo tutto… tutto fino a quando a 8 anni non mi fu diagnosticato un problema cardiaco. 
Iniziò così la mia vita da reclusa, alla ricerca di una cura prima e di un rimedio poi, per la malattia congenita che avevo. I miei genitori si nascondevano per non farsi vedere piangere da me. I miei fratelli mi guardavano tristi perché erano inermi contro la mia malattia. Avevo otto anni e non correvo più spensierata tra i prati, non andavo più a cavallo, non uscivo con le amiche. Le mie amiche erano le infermiere della clinica dove spesso venivo ricoverata, le mie compagnie? Conoscenza dell’ospedale che andavano e venivano dalla mia vita. 
Gli anni passavano e i miei genitori cercavano di fare l’impossibile per darmi una vita normale, fino a quando un cancro non ci portò la mamma via. Avevo undici anni, papà andò in depressione e i miei fratelli mi promisero che non mi avrebbero abbandonata. Heinrich mi promise che avrebbe fatto di tutto per curarmi, perché non volevano perdere anche me. 
Heinrich mi spiegò che si sarebbe specializzato in cardio chirurgia a Zurigo, la patria della medicina, Stefan invece mi promise di restare al mio fianco. Di prendersi cura di me al posto di papà. 
A quindici anni le mie condizioni erano ancora stabili, papà si riprese grazie ad una donna, Pauline McDonnell, lei era bellissima e mi accolse come sua figlia. I due decisero di sposarsi e nell’occasione conobbi Clelie, la figlia di Pauline. 
Lei era più grande di me, ma più piccola di Stefan. Studiava all’ultimo anno di scuola superiore e sembrava contraria al matrimonio.
Come Stefan, ma non Heinrich. Quando tornò da Yale quell’estate per il matrimonio disse a tutti che andava bene così. Che era giusto nei confronti dei due adulti che avessero una seconda occasione. Il mio fratellone la sapeva sempre lunga e poi… poi si comprese che clelie ne era rimasta affascinata ed altrettanto fu per lui. Si erano innamorati ed io sperai che si mettessero insieme.
I sogni erano l’unica cosa che mi era rimasta e mi piaceva pensare che tutto aveva un lieto fine. Adesso avevo una nuova mamma e anche Stefan, iniziava ad avere delle ragazze e aveva lasciato il nido laureatosi in archeologia. 
Purtroppo Heinrich dopo il matrimonio sparì ed anche di clelie non ebbi più notizia poiché aveva iniziato l’università.
Stefan era partito per l’Egitto ed aveva conosciuto una ragazza con la quale aveva iniziato una relazione. 
Passarono gli anni e solo quando ebbi ventisei anni ed Heinrich fu tornato a casa scoprii ciò che era accaduto ai miei fratelli in quegli anni. 
Stefan si era per esempio sposato con la sua collega, ma questa era morta per un Incidente durante uno scavo. 
Mentre  Heinrich… ecco lui è Clelie si erano messi insieme ed avevano avuto due gemelli, Aaron e Margot (i nomi di mamma e papà), seppi che Clelie aveva studiato medicina anche lei, come che di comune accordo i due avevano deciso che i piccoli (dai cinque anni) li aveva tenuti lui in Svizzera dando modo a Clelie di potersi specializzare. 
Loro tutti avevano avuto una vita fatta di amore e di traumi. Ma avevano avuto una vita e adesso… adesso Heinrich era tornato dalla Svizzera con una cura per me! Mi avrebbe salvato la vita è come un principe mi avrebbe salvato dalla mia gabbia dorata. Il principe invece di un cavallo bianco aveva un camice, la gabbia invece di una torre era un ospedale. Ma andava bene così, sarei stata libera.
E così… la mattina del mio ventisettesimo compleanno mi sono svegliata nel mio letto d‘ospedale. 
Una settimana prima avevo avuto l’intervento che Heinrich aveva supervisionato, in quanto mio fratello non poteva operare. Adesso al mio capezzale c’era Clelie, la guardavo che mi sorrideva.
“Potrai avere dei figli, ma voglio assolutamente tenerti sempre monitorata.” Mi aveva detto.
La guardai raggiante, Clelie faceva il lavoro più bello del mondo: far nascere bambini. Era attenta e minuziosa e mi aveva dato la notizia più bella del mondo.
Alle sue spalle c’era Heinrich.
“Sei ufficialmente fuori pericolo. I test sotto sforzo sono andati tutti bene Hannah e dal momento in cui firmerai le tue dimissioni tu…” 
“Io…” sussurrai.
“Tu sarai libera Hannah, potrai correre, amare e scatenarti. Potrai prendere in mano la tua vita.” Affermò Heinrich.
Ecco… finalmente ero libera. Libera di esseee Hannah Lienderman. 

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