Rosso e Argento

di Padmini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Decisione ***
Capitolo 2: *** Godric's Hollow ***
Capitolo 3: *** Succo di frutta e messaggi misteriosi ***
Capitolo 4: *** Segreti rivelati ***
Capitolo 5: *** Incubi ***
Capitolo 6: *** Tempesta ***
Capitolo 7: *** Il Vero Amore ***
Capitolo 8: *** Biscotti e Pastelli ***
Capitolo 9: *** Raccogliere i ricordi ***
Capitolo 10: *** Buon Natale ***



Capitolo 1
*** La Decisione ***


La Decisione

Non c’era nulla che non andasse quel giorno. Il cielo era sereno, non erano previsti temporali e tutti si stavano solo preparando per l’imminente notte di Halloween.

Severus Piton, però, chiuso nel suo appartamento a Spinner’s Ends, non riusciva a stare fermo, andava avanti e indietro per la stanza, incapace di trovare pace. Aveva parlato con Silente qualche tempo prima, quindi avrebbe dovuto essere tranquillo, no? Nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio la parola di Albus Silente, uno dei migliori, no, il miglior mago che il mondo magico avesse mai visto. Allora perché aveva quel pensiero in testa che continuava a tormentarlo? Un dettaglio, sarebbe bastato un dettaglio per distruggere il piano meticolosamente predisposto da Silente?

Si sedette, si prese il volto tra le mani e chiuse gli occhi, pensando a cosa avrebbe potuto fare Albus per aiutarlo. Quando avevano parlato della profezia e della decisione del Signore Oscuro di prendere di mira i Potter, lui aveva preferito non dirgli nulla riguardo il suo piano per proteggerli, limitandosi a pretendere da parte sua fedeltà e fiducia illimitate. In un’altra occasione avrebbe rifiutato e se fosse stato un altro mago a porre quelle condizioni magari si sarebbe esercitato volentieri con l’incantesimo levicorpus, ma non poteva non fidarsi di Albus Silente e, cosa ancor più importante, c’era la vita di Lily in gioco.

Fidati, Severus, fidati di me, saranno al sicuro, torna pure alla tua vita, non dovrai temere le conseguenze di questo tuo errore.

Eppure, nonostante quelle parole, non riusciva a dormire, ma non capiva il perché. Sentiva che qualche pezzo del puzzle, così attentamente pianificato da Silente, sarebbe impazzito, stravolgendo il quadro, mandando all’aria tutto. Il punto era: quale pezzo? Sicuramente un dettaglio che sarebbe andato al di fuori del suo controllo, qualcosa su cui Silente non avrebbe avuto poteri. Cosa? Chi? Chi andava contro le regole? Chi agiva senza pensare alle conseguenze?

Severus si alzò di scatto dalla poltrona, il suo respiro si era fatto affannoso, come se avesse corso.

“Se Silente volesse mettere al sicuro qualcuno userebbe un incanto fidelio, non c’è dubbio” disse ad alta voce, ripetendo ciò che continuava a ripetersi da giorni “Se facesse un incanto fidelio sarebbe lui il custode segreto, giusto?” continuò, iniziando a passeggiare avanti e indietro per la stanza “L’Oscuro Signore non ha mai osato sfidarlo, quindi …”

Si fermò, il suo corpo si congelò mentre un pensiero prendeva forma nella sua mente.

“No, no, no … non è possibile! Non è possibile che Silente abbia davvero … Oppure sì?”

Il suo sguardo si spostò verso la finestra, come se cercasse di visualizzare il sassolino che sarebbe stato la causa di un’imminente frana.

Non attese oltre, si smaterializzò nell’appartamento che, da quanto aveva capito, era abitato da quel decerebrato di Sirius Black.


 

Non temporeggiò nemmeno un istante. Se in un’altra circostanza avrebbe pensato e ripensato se bussare alla porta di quell’odioso grifondoro, quel giorno non poteva avere ripensamenti o dubbi.

“Black! Apri! Subito!”

Bussò, bussò, bussò ancora, prese a pugni la porta, la fretta, la disperazione, l’ansia gli avevano dato coraggio, lo stavano privando di ogni briciola di orgoglio.

Dopo un minuto, che a lui parve un’ora, sentì i passi di Sirius e, pochi istanti dopo, il cigolio della porta che si apriva. Al di là della soglia, un imbronciato grifondoro lo squadrava da capo a piedi, tenendolo sotto tiro con la bacchetta puntata, pronta per un eventuale incantesimo di difesa o attacco.

“Si può sapere cosa vuoi, Mocciosus?” gli chiese, più scocciato che in vena di scherzi.

“Entra, sbrigati, entra, non ci devono vedere insieme.” sbottò Severus, spingendolo dentro e chiudendosi la porta alle spalle.

“Infatti, non mi sembra una buona idea che un Mangiamorte come te sia venuto da me.”

“Sei in pericolo. Lo sai, vero? Non sei così stupido da non saperlo.”

“Siamo tutti in pericolo, Mocciosus. Da quando Tu-sai-chi è al potere siamo in pericolo. Nota bene, in quel “siamo” non includo anche te. Tu, a quanto pare, sei tra i suoi servitori più fedeli!”

Severus sospirò.

“Va bene, lo so, lo so. Non sono qui per parlare di questo. Devo sapere una cosa molto importante e ti chiedo di essere sincero.”

“Sì, certo. Adesso vengo a dire a te delle informazioni importantissime dell’ord-”

“Non c’entra l’ordine. O, almeno, non del tutto.”

“Mocciosus …”

“Silente ti ha chiesto di aiutarlo a nascondere i Potter, giusto?”

Sirius aprì la bocca ma non rispose.

“Immagino che debba prenderlo per un sì. Sei diventato il loro custode segreto, giusto?”

Durante gli anni a Hogwarts Severus aveva imparato a intuire i pensieri altrui dall’espressione del loro viso e, in particolare, aveva imparato a conoscere Sirius Black, colui che, più di tutti, lo prendeva di mira con i suoi scherzi crudeli. Non c’era spavalderia nel suo sguardo, non c’era il suo solito atteggiamento da divo, poteva chiaramente intuire che qualcosa dentro di lui si era spezzato, un dubbio stava insinuando nella sua mente, stava controllando tutti i passaggi mentali che lo avevano portato a prendere determinate decisioni, cercando la falla, il punto debole che avrebbe fatto crollare il castello delle sue certezze. Notò che il braccio che teneva la bacchetta, che fino a quel momento aveva tenuto ben teso e in perfetta posizione, stava leggermente abbassandosi, come se i suoi pensieri fossero troppo occupati altrove. Severus ne approfittò, non lasciò che rispondesse e, senza preavviso, estrasse la bacchetta e la puntò verso di lui. Non pronunciò la formula, ma il legilimens funzionò: vide tutti i suoi pensieri, i suoi ricordi, lo vide mentre chiedeva a Peter Minus di prendere il suo posto come Custode Segreto. Interruppe il contatto. Peter Minus? Peter Minus? Quel codardo, incapace e piagnucoloso? No, non poteva essere, non poteva essere. Certo, sarebba stata la scelta meno prevedibile, chi mai avrebbe pensato che potessero scegliere lui come custode segreto? Nessuno, ma nemmeno nessuno avrebbe mai pensato che proprio quel Peter Minus, solo poche settimane prima, si sarebbe fatto tatuare il Marchio Nero. Nessuno lo sapeva, era un Grifondoro in mezzo a una maggioranza netta di Serpeverde, ma per qualche strana ragione il Signore Oscuro aveva deciso di accoglierlo tra i suoi sottoposti. Ci aveva pensato a lungo e, quel giorno, la risposta era arrivata, improvvisa e dolorosa come un crucio.

Severus arretrò di qualche passo, il suo cervello stava lavorando rapidamente, doveva concentrarsi sulla prossima mossa. Andare dal Signore Oscuro sarebbe stato inutile e dannoso, ma Peter Minus sarebbe stato un facile bersaglio da sottomettere per ottenere la verità.

Sirius era impallidito, aveva capito che Severus gli aveva frugato nella mente e aveva trovato ciò di cui aveva bisogno. Fu una questione di istanti, Severus si smaterializzò nell’istante in cui Sirius gli lanciò uno stupeficium, che si perse nell’aria.


 

Sapeva dove trovare Peter Minus e per questo motivo fu grato di essere nella cerchia ristretta di Mangimorte che condividevano con il Signore Oscuro le informazioni più riservate, che partecipavano alle riunioni. Lui era entrato da relativamente poco, il suo Marchio Nero era ancora fresco, anche se non come quello di Minus, ma era riuscito a scalare rapidamente i ranghi, grazie alle sue capacità e anche grazie all’aiuto di Lucius Malfoy, fino a riuscire ad ottenere un posto tra i più fedeli e utili. Si era allontanato dalla fanteria, non aveva più a che fare con quei poveri stolti, il cui solo obiettivo era obbedire ciecamente a chi era più intelligente e potente. Per questo motivo era stato presente alla cerimonia del Marchio Nero di Minus. Per questo sapeva dove trovarlo.

Si smaterializzò in casa sua e, come previsto, lo fece sobbalzare.

“Oh … Severus, sei tu …” squittì, con quella sua voce acuta, così fastidiosa.

Per un istante valutò di domandargli qualcosa, poi la razionalità ebbe la meglio e scagliò anche su di lui un incantesimo per leggergli la mente. Non gli servì scavare a lungo, i pensieri erano semplici e lui non aveva alcuna barriera per difenderli. Lo vide mentre, tronfio d’orgoglio, rivelava al Signore Oscuro la posizione dei Potter, una semplice villetta nel villaggio di Godric’s Hollow.

“Tu l’hai già fatto … l’hai …” represse un insulto “Dimmi la posizione esatta. Dimmela.”

“Di cosa stai parlando?” chiese, ignaro delle informazioni che Severus era riuscito ad estrapolare dalla sua mente.

“So tutto, Minus. Tutto. Ora, non perdere tempo, dimmi l’indirizzo esatto della casa dei Potter. Immediatamente.”

“Perché dovrei?” balbettò lui “Per lasciarti prendere tutto il merito?”

“No, idiota!” sbottò lui, infastidito “Ormai avrai i meriti e l’onore per aver tradito i tuoi amici, non preoccuparti” disse, sapendo che non avrebbe colto il suo sarcasmo.

“Allora perché vuoi saperlo?”

“Tu sei nuovo, Minus, non sai come funzionano le cose. Dimmelo, ho bisogno di raggiungere l’Oscuro Signore.”

“Per aiutarlo?” chiese Minus, ancora sospettoso.

“MINUS!” gridò Piton “Vuoi davvero sperimentare un incantesimo senza perdono?”

Peter Minus arretrò di qualche passo.

“Lo faresti davvero?”

“Minus, voglio quell’informazione. Ora.”

Severus estrasse nuovamente la bacchetta e la puntò contro la gola del codardo grifondoro il quale, ancor più spaventato, estrasse dalla tasca interna della sua giacca un foglietto piegato.

“Q-qui …” mormorò, porgendoglielo.

Severus lesse l’indirizzo, lo memorizzò, gli restituì il biglietto e, senza salutare, si smaterializzò a Godric’s Hollow.

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Capitolo 2
*** Godric's Hollow ***


Godric's Hollow

 

Godric’s Hollow, Casa Silente, 2 novembre 1981

 

Quanto tempo era passato? Minuti? Ore? Giorni? Cercò di muovere un braccio, di cercare di capire dove si trovasse, ma tutto gli faceva male. Si rilassò e provò a ricordare: il Signore Oscuro aveva ucciso il bambino, lui non era stato capace di impedirlo, poi c’era stata quell’esplosione. Cos’era successo?

“Ben svegliato, Severus”

La voce di Albus Silente lo prese alla sprovvista. Cosa ci faceva lui a Godric’s Hollow?

“Ti trovi nella casa della mia famiglia, Severus” rispose lui, prima ancora che riuscisse ad aprire gli occhi “Non sarebbe stato prudente trasportarvi più lontano, almeno per ora.

“T-trasportarci?” chiese, incredulo, e finalmente aprì gli occhi.

Era disteso su un comodo letto, non indossava più i suoi abiti ma quello che sembrava un pigiama color malva.

“Mi sono preso la libertà di dotarti di un vestiario più adeguato e più comodo” rispose Silente, ancora una volta anticipando i suoi pensieri.

Severus si mise lentamente e faticosamente a sedere, ignorando il dolore pulsante alla testa e il colore ripugnante del suo pigiama.

“Bevi questo, ti farà stare meglio.”

Si voltò di scatto, non era stato Silente a parlare, ma Lily, con un bicchiere in mano, contenente quella che sembrava pozione rinvigorente.

La donna lo guardava dall’alto al basso, era in piedi di fronte a lui e nel suo sguardo c’erano sentimenti contrastanti, difficili da interpretare. Non sembrava in collera, ma nemmeno tanto felice di vederlo.

“S-stai bene?” chiese, prendendo il bicchiere con la pozione che lei gli aveva porto.

“Sì” rispose lei “Sono solo svenuta, anche se ancora non capisco come sia potuto accadere.

“Tuo figlio?! Lui dov’è?” chiese ancora, allarmato. Doveva essere morto, giusto?

“Sta dormendo nella stanza accanto.” rispose lei “Ha giocato tutto il giorno, era esausto.”

“Quindi sta bene? È vivo. Ora scusami, ma devo tornare da lui.”

La voce di Lily era dura, anche più dolorosa di uno stupeficium in pieno petto, ma sapere che era ancora viva lo fece stare meglio. Sospirò, sorrise e posò la schiena sui cuscini dietro di lui.

“Che sollievo, eh?” chiese Silente, interpretando i suoi pensieri “Non siamo certi di ciò che sia realmente successo, ma immagino che tu ce lo possa raccontare …”

Severus annuì, ma il movimento gli provocò dolore.

“Bevi, Severus” lo riprese Silente “È una pozione rinvigorente, l’ha preparata Lily per te.”

Davvero era stata Lily a preparare quella pozione? La osservò, valutandone l’aspetto, il colore, la densità, l’odore, tutto era perfetto. D’altra parte, anche se non ai suoi livelli, Lily era una pozionista eccezionale. Bevve la pozione d’un fiato, immaginandola mentre la preparava apposta per lui. Con quale sentimento, però? Dal suo sguardo non sembrava felice di vederlo, eppure si era presa cura di lui, forse perché glielo aveva chiesto Silente? In quel momento non gli importava, l’unica cosa di cui gli importava era che fosse viva e che potesse stare con suo figlio.

“Anche Harry sta bene” annunciò Silente, sorridendo benevolo.

“Harry?” chiese lui, posando sul comodino accanto al letto il bicchiere ormai vuoto.

“Il figlioletto di Lily e James” spiegò Albus “Ah, James, purtroppo …”

“Sì, l’ho visto” lo anticipò Severus “M-mi dispiace, io …”

Un lampo gli attraversò la mente.

“I-il Signore Oscuro … lui ....”

“Intendi dire Voldemort?”

Severus trasalì, ma Silente non ci fece caso.

“Non è del tutto chiaro cosa sia successo in casa Potter, due giorni fa, ma Voldemort è svanito, sembra che sia stato sconfitto.”

Sconfitto? Severus lo guardò sbalordito. Come era possibile? Che quell’esplosione potesse esserne stata la causa?

“Indagheremo più a fondo, per ora l’importante è che il suo regno di terrore sia finito” continuò Albus, ridacchiando “Ti sei perso i primi festeggiamenti - un tantino eccessivi, forse - ma sono certo che si continuerà a celebrare per questa notizia per molto tempo ancora. Gli Auror sono già alla caccia dei Mangiamorte ed entro pochi giorni molte celle di Azkaban non saranno più vuote”.

“I- io … Mi troveranno, mi …”

“Tu sei al sicuro, Severus. Avevo già spedito un gufo al Ministero, intercedendo per te, quando venisti da me a chiedermi di aiutarti. Non sei più considerato un Mangiamorte, perciò non corri alcun pericolo. Puoi stare tranquillo.”

“M-ma …”

“Lily è viva. Harry è vivo. Voldemort è stato sconfitto. Solo questo conta, per ora.”

“S-sì, ma se io …” iniziò Severus, incapace di darsi pace “James è morto per colpa mia! Lui …”

Lo detestava, lo aveva odiato con tutto se stesso per come lo aveva sempre trattato e per avergli portato via Lily, ma ora era morto e qualcosa dentro di sé gli diceva che, tutto sommato, non era nemmeno stato lui a portargli via la donna che avea tanto amato, era stato lui stesso a farla scappare.

 “Non devi fartene un cruccio” rispose Silente “Non è del tutto colpa tua. Tu hai cercato di rimediare, come sai ti avevo assicurato che i Potter sarebbero stati al sicuro, ma mi sono fidato della persona sbagliata, a quanto pare. Anche se Grifondoro, era pur sempre un Black!”

Black? Sirius Black? Si mise di nuovo seduto e lo fissò con gli occhi sgranati per la sorpresa.
“Black? Intendi Sirius Black?!”

“Sì” rispose Silente, con tono grave “Mi fidavo di lui, era il migliore amico di James, il padrino di Harry, sono stato io a informarlo del pericolo che correvano i suoi amici e lui è stato entusiasta quando gli ho proposto di fare da Custode Segreto. Mi sono sempre vantato di saper valutare le persone e credevo di conoscerlo, ma a quanto pare li ha traditi. Ciò che non riesco a spiegarmi, però, è la tua presenza qui, anche se ho fatto un paio di ipotesi. Per caso sei riuscito a convincere Voldemort a portarti con sé?”

Severus tremò ancora sentendo quel nome, anche se la consapevolezza che fosse sparito lo aiutò a non darlo a vedere.

“No. Non mi aveva detto nulla, non mi aveva informato di aver trovato i Potter.”

Silente annuì, aspettando con pazienza che Severus si spiegasse.

Nel frattempo, nella sua mente, si stava consumando una battaglia tra i suoi sentimenti e la sua razionalità. Black. Quel Black. Quel Sirius Black. Uno degli individui più odiosi con cui aveva avuto la sfortuna di avere a che fare. Un idiota, un vanesio, uno sbruffone, un ingenuo, da quello che aveva potuto constatare nelle ultime ore. Ore? I suoi pensieri si persero.

“Quanto tempo è passato dall’esplosione?” chiese, allarmato, guardando alla finestra per cercare di cogliere indizi sull’ora.

“Sei rimasto incosciente per quasi 48 ore” rispose Silente.

“Capisco … e Black? Lui ora …”

“È un ricercato. Appena gli Auror lo troveranno lo porteranno ad Azkaban, da cui non uscirà molto presto.” spiegò Silente, con un tono triste nella voce.

Severus annuì, ma la sua mente era già altrove. Black era ricercato per tradimento?

“A quanto pare il giovane Peter Minus - ricordi quel ragazzino che era sempre con loro, a Hogwarts? - ha scoperto il suo tradimento ai danni dei Potter,” continuò a spiegare Silente “lo ha affrontato e, da quanto ho saputo, è stato disintegrato nello scontro: Black lo ha fatto esplodere, uccidendo anche diversi babbani.”

Severus scosse la testa. No, non era possibile, non poteva essere possibile. Nella sua mente cominciarono a delinearsi diversi scenari, e nessuno di questi corrispondeva al racconto di Silente. Black non aveva tradito i Potter, sapeva benissimo che aveva ceduto il ruolo di Custode Segreto a Minus. Quindi … Silente non lo sapeva? Era davvero necessario rivelarglielo? Nonostante pensare a lui gli facesse venire in mente solo pensieri negativi, era davvero giusto vederlo finire ad Azkaban con la reputazione rovinata per sempre per una menzogna? Pensò a Lily, al suo dolore nel constatare che il suo amico l’aveva tradita quando non era così. Lui aveva il potere di rivelare la verità e decise di farlo, anche a costo di aiutare chi lo aveva sempre maltrattato. Avrebbe potuto sopportare tutto questo, per amore di Lily.

“No, Silente, devi fermarli. Devono trovarlo, ma non per punirlo. Io so la verità”

Silente lo fissò. Gli occhi di Severus erano fermi, determinati, non stava mentendo.

“Se ti raccontassi a voce ciò che è successo, probabilmente non mi crederesti” disse, risoluto “Avanti, prendili” disse, senza distogliere lo sguardo “Prendi i miei ultimi ricordi, prendili ed esaminali. Lì troverai nient’altro che la verità.”

“Ti crederei, Severus.” gli rispose Albus, sorridendo “Anche se ultimamente i fatti hanno messo alla prova la mia perspicacia, sento che posso fidarmi di te.

“Voglio che ciò che è successo sia chiaro e visibile da tutti.” ribatté lui, sempre più sicuro “Così vedrai tu stesso che non sei tu quello che ha riposto la sua fiducia sulla persona sbagliata.”

Silente spalancò gli occhi, era chiaramente turbato. Ciò nonostante non perse la calma, tirò fuori la bacchetta dalla veste insieme ad un paio di fiale e, con estrema lentezza, iniziò ad estrarre i ricordi dalla mente di Piton. Un filo argenteo scivolò fuori dalla sua tempia e Silente lo mise con cura dentro la fiala, che si premurò di chiudere.

“Ancora” disse Severus, chiudendo gli occhi “Ne ho un altro.”

Silente ripeté l’operazione e un altro filo di vapore argentato finì chiuso nella sua ampolla.

“Ora, Severus, non ho con me l’occorrente per creare un pensatoio improvvisato, perciò …”

“Non servirà.” lo interruppe “Quei ricordi li vedranno gli Auror, li vedrà il Ministro, li vedrà chi di dovere. Lei, nel frattempo, mi leggerà la mente. Avanti, lei è il miglior Legilimens al mondo. Sa che non potrei imbrogliarla in nessun modo.”

Silentè annuì.

“Come vuoi, Severus.”

Mise nella tasca della veste le ampolle piene dei ricordi di Piton e gli puntò la bacchetta contro, chiudendo gli occhi ed eseguendo non verbalmente l’incantesimo per leggergli la mente.

Vide Severus andare a casa di Black, parlare insieme a lui, scoprire la verità e andare da Peter Minus, un Mangiamorte, che aveva venduto i suoi amici per la gloria.

“Capisco … ora capisco … Sirius è stato un ingenuo. Nessuno avrebbe mai pensato che Minus … Questo cambia tutto. Ora gli Auror sapranno che dovranno cercare Sirius per sapere come realmente è andata tra lui e Minus.”

Severus annuì.

“Scriverò al Ministero” disse, con tono risoluto “Non appena vedranno i tuoi ricordi, potranno agire di conseguenza. Prima, però …”

Di nuovo puntò la bacchetta contro Severus.

“Vorrei capire cosa è successo due giorni fa in casa Potter …”



 

Godric’s Hollow, Casa Potter, 31 ottobre 1981

 

Godric’s Hollow era immersa nell’oscurità e in un silenzio innaturale.Severus si trovò di fronte a una villetta a due piani. Per un istante si perse ad immaginare Lily, la sua vita lì dentro, i giochi in famiglia, le risate di un bambino di un anno che magari aveva appena imparato a camminare … Tutto quello stava per finire o era arrivato in tempo?

Si avvicinò a passo spedito e aprì la porta. Il silenzio era sospetto, era troppo profondo per essere naturale. Fece qualche passo avanti, ma vide subito il corpo di James, disteso a terra, gli occhi castani rivolti al soffitto. Non impugnava una bacchetta, probabilmente il Signore Oscuro lo aveva preso alla sprovvista, ma lui non era fuggito, si era parato di fronte al nemico per permettere a Lily di fuggire.

Restò in ascolto. Percepì il vento che faceva frusciare le foglie, un cane abbaiò in qualche via lontana. In casa regnava il silenzio più assoluto? No! Ecco! Percepì il rumore felpato di passi. Si spostò tra le stanze e individuò la scala che portava al piano superiore. Le luci erano accese e vide subito la figura del Signore Oscuro che si stagliava sul legno chiaro delle scale. Si fermò, sperando che lui non l’avesse sentito. No, continuava a camminare. Seguendolo, iniziò a sentire altri rumori, un suono che non sentiva da tanto, troppo tempo: la voce di Lily.

Lily parlava sottovoce, sembrava calma anche se la situazione era drammatica. Nonostante fosse spaventato, ammirò Lily per il suo coraggio e, anche se a malincuore, dovette ammettere con se stesso che era una degna Grifondoro. Inspirò profondamente e, cercando di non fare rumore, iniziò a salire le scale. Quando arrivò al piano superiore notò immediatamente l’ombra che minacciava la pace della stanza del bimbo di Lily.

“Spostati!”

“No, ti prego! Harry no!”

Severus affrettò il passo e arrivò davanti alla porta, il Signore Oscuro, sordo alle preghiere della donna, aveva alzato la bacchetta, tra qualche istante avrebbe scagliato la maledizione senza perdono …

Non pensò, alzò in un attimo la sua bacchetta e, chiedendole perdono per il male che le avrebbe fatto, scagliò uno stupeficium su Lily. La vide inarcare la schiena e cadere nello stesso momento in cui stava per colpirla il fascio di luce verde dell’Avada Kedavra. L’aveva salvata o era morta? Trattenne il fiato, troppo spaventato per fare altro, vide il braccio del Signore Oscuro alzarsi nuovamente, mentre scavalcava il corpo esanime di Lily, per poi abbassarsi sul piccolo, seduto nel suo lettino, che lo fissava incuriosito.

Anche in quel caso avrebbe dovuto fare qualcosa, ma non riuscì a muovere un muscolo.

“Avada Kedavra”
La voce del mago uscì come un sussurro, quasi il sibilo di un serpente e Severus era talmente vicino da poter vedere il copricino del bimbo cadere senza vita sul materasso, ma tutto ciò che vide fu un lampo verde, un’esplosione che lo sbalzò indietro, facendolo sbattere contro la parete e perdere i sensi.



 

Nella stanza calò il silenzio. Severus si sentiva più tranquillo, mentre Silente sembrava turbato. Quelle informazioni erano vitali, ma nei suoi occhi iniziarono a delinearsi immagini e pensieri che andavano al di là delle conoscenze di Piton, previsioni e congetture che non riuscì a vedere e tantomeno a comprendere.

Severus aprì la bocca per parlare, ma Silente alzò una mano, così tacque.

“Per ora devi solo pensare a riprenderti. Sei stato ferito gravemente a causa dell’esplosione e stai iniziando a riprenderti. Ora ho da fare, devo contattare il Ministro e il Capo degli Auror. Lily ti porterà qualcosa da mangiare poi, dopo una notte di sonno, potremo parlare ancora.”

Severus sospirò. Non avrebbe potuto far nulla per fargli cambiare idea, tanto valeva tornare in forze, prima di affrontare ciò che sarebbe successo.

Silente si alzò e uscì dalla stanza e, pochi minuti dopo, arrivò Lily, con un vassoio su cui era posato un piatto di zuppa fumante e uno con un paio di fette d’arrosto con patate.

“Lily … io … io sono …”

“Non dire nulla, Severus” rispose lei, duramente “Per favore” aggiunse, cercando invano di trattenere le lacrime “Per ora pensa solo a mangiare. Ne riparleremo, ma … non ora.”

Lily prese il bicchiere che aveva contenuto la pozione rinvigorente, lo pulì con la magia e lo riempì d’acqua fresca.

“Mangia. Bevi. Riprenditi. Al resto penseremo con calma.”

Non attese risposta, uscì dalla stanza, sicuramente per tornare dal figlio, lasciando Severus solo con i suoi pensieri.

 

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Capitolo 3
*** Succo di frutta e messaggi misteriosi ***


Ciao a tutti! Spero che questa fanfiction vi piaccia, sto cercando di andare avanti pian piano, per non svelare tutto subito, spero di avervi un po' incuriositi! Buona lettura <3
Mini


 
Succo di frutta e messaggi misteriosi

La mattina successiva, Severus si alzò. Riuscì a cambiare colore e tessuto del suo pigiama: dalla seta color malva a un cotone di un bel nero. Indossò la vestaglia, che da verde pisello tramutò dello stesso colore del pigiama, coordinò anche le ciabatte e uscì dalla stanza.

Temeva che Lily se ne fosse già andata, ma era ancora lì, la trovò in soggiorno, seduta sul tappeto accanto a Harry. Sembrava serena, ma conosceva troppo bene il colore dei suoi occhi per non accorgersi che, dietro il sorriso che ostentava, si celava un profondo turbamento.

Non era la prima volta in cui non sapeva cosa dire, di fronte a lei, perciò decise che restare in silenzio sarebbe stata la cosa migliore da fare. Si limitò a tossire piano, giusto per segnalare la sua presenza.

A quel suono, Lily alzò appena lo sguardo, mentre Harry continuò a giocare con una piccola palla.

“Buongiorno, Severus.” disse Lily, con tono piatto.

“B-buongiorno.” rispose lui, incerto.

“Non resteremo qui a lungo, almeno spero.” spiegò, alzandosi in piedi e andando alla finestra “Vorrei riuscire a recuperare qualche abito, qualche oggetto da casa mia, ma al momento sembra impossibile.”

Severus annuì, pur sapendo che, dal momento che era voltata, Lily non avrebbe potuto vederlo. La donna continuò ugualmente a parlare, sembrava che stesse aspettando l’ingresso di qualcuno che non fosse Harry per potersi sfogare, indipendentemente dalla sua identità. Scostò le tende e osservò qualcosa fuori, lontano, che Severus immaginò fosse la sua casa.

“Il Professor Silente è partito ieri sera” disse “Ci ha detto che possiamo stare qui quanto vogliamo. Per quanto mi riguarda, me ne andrò il prima possibile.”

Lily si voltò, chiudendo le tende con un gesto secco, e tornò a inginocchiarsi accanto a Harry. Quel comportamento incuriosì Severus, che si avvicinò a sua volta di fronte alla finestra e scostò le tende. Ciò che vide lo sconvolse.

La casa dei Potter non era vicinissima a quella dei Silente, ma si vedeva chiaramente anche da lì e ancor più visibile era la folla che stazionava di fronte all’abitazione, devastata dall'esplosione che lo aveva ferito. Decine di maghi e streghe erano ammassati di fronte al recinto che delimitava il cortile e non sembravano disposti ad andarsene.

“Vuoi che io …” iniziò Severus. Parlò quasi senza riflettere, desiderava in qualche modo rimediare, abbattere il muro che li aveva divisi da anni.

“No” rispose lei, secca “Preferirei di no.”

Severus non rispose né reagì, lasciò che lei avesse la possibilità di parlare.

“Senza offesa” continuò lei, voltandosi appena “Preferisco stare da sola e ora, più che mai, lontano da te.” aggiunse, sfogando con la voce una notevole quantità di rabbia repressa.

Sospirò e, raggiunto il divano, si sedette.

“Non è colpa tua, non del tutto almeno. Sono io che … devo ancora … affrontare tutto questo.”

Severus annuì.

“Io torno in camera.”

Non disse altro, si soffermò solo qualche istante ad osservare Harry, poi si voltò e quasi corse a rifugiarsi a letto.

Una volta solo, Severus si sedette sulla poltrona posta di fronte al letto e accanto alla finestra. Chiuse gli occhi e riportò alla mente l’immagine di Harry. Doveva ammetterlo, era davvero un bel bambino: nonostante avesse decisamente preso i capelli da James, neri come la pece e arruffati, non c’era dubbio che gli occhi fossero quelli di Lily: avevano lo stesso taglio, lo stesso colore e perfino la medesima espressione mentre sorrideva, felice e spensierato, ancora ignaro di ciò che era accaduto alla sua famiglia.

Cosa era accaduto alla sua famiglia … Qualcosa di tremendo, qualcosa che era successo ad altre famiglie, famiglie sconosciute, mamme e  papà che non avevano niente a che fare con lui, drammi e lutti familiari su cui non aveva responsabilità, che non lo toccavano. Per tanto tempo si era giustificato così. Aveva sempre saputo che, lavorando con il Signore Oscuro, inevitabilmente avrebbe saputo di omicidi, di famiglie spezzate o distrutte dalla follia omicida dei suoi tirapiedi. Lui no, lui sarebbe sempre stato in una posizione di prestigio, non avrebbe mai dovuto abbassarsi a fare il lavoro della manovalanza, le sue mani sarebbero state relativamente pulite. Aveva pensato di continuare così per sempre, la sua sete di sapere sarebbe stata placata e lui non avrebbe avuto rimorsi di coscienza. La fortuna di essere riuscito a spiare Sibilla Cooman e di ascoltare parte della profezia era tornato a suo favore, se il Signore Oscuro avesse scelto la famiglia Longbottom lui non avrebbe obiettato, la vita di tre esseri umani sarebbe stata spazzata via, ma a lui non sarebbe importato. Invece no. Invece il Signore Oscuro aveva scelto la famiglia Potter e, di conseguenza, Lily ci era andata di mezzo.

Si fermò a riflettere su questo punto, immaginò un universo parallelo, in cui un uomo come lui, altrettanto affamato di conoscenza e di potere, altrettanto ambizioso, avesse ascoltato la conversazione tra Silente e la Cooman alla Testa di Porco, l’avesse riportata al Signore Oscuro e lui avesse scelto la famiglia Longbottom, ma se quell’uomo fosse stato innamorato di Alice? Non avrebbe fatto esattamente ciò che aveva fatto lui per Lily? La vita di Lily Evans aveva davvero più importanza di quella di qualsiasi altra persona?

Sì, per lui, sì, e che il resto del mondo andasse all’inferno.

Eppure … 

Lily avrebbe approvato un pensiero del genere? No, di certo no …

Non ricordò quando aveva smesso di pensare e quando il sonno aveva preso finalmente il sopravvento. Sognò Lily, i suoi ricordi con lei, soprattutto il giorno in cui lo aveva abbandonato. Pipistrelli dagli occhi verdi lo perseguitavano, gli davano dell’egoista, del codardo, fino a quando un calderone, grande quanto il Lago Nero, si materializzò sotto i suoi piedi e iniziò ad attirarlo a sè. Severus tentò di opporsi, gridò, lottò contro la forza misteriosa che lo strattonava … finché si svegliò.

“Waaaaa!”

Si mise a sedere, pensando e pensando aveva finito con l’addormentarsi in poltrona. Cosa lo stava tirando, quindi? Di chi era quel grido … Abbassò lo sguardo e vide, accoccolato ai suoi piedi, Harry.

“Co-cosa …”

Perché era lì? Dov’era Lily? Probabilmente si era addormentata e il piccolo ne aveva approfittato per svignarsela.

“Cucco! Cucco!”

Severus aggrottò le sopracciglia. Era evidente che il bimbo voleva qualcosa e che stave cercando di esprimersi per ottenerla, ma lui non possedeva un traduttore universale per tradurre le sue parole in un linguaggio comprensibile.

Sospirò, suo malgrado gli sfuggì un timido sorriso. Quel bambino era davvero dolce, i suoi occhi erano ipnotici, sarebbe rimasto a guardarli tutto il giorno.

“Cucco!”

“Sì, Harry, ho capito: cucco. Il problema è che non ho idea a cosa tu stia …”

Sorrise. Lui era capace di leggere la mente delle persone. Estrasse la bacchetta e la puntò verso di lui, scoprendo che “cucco” voleva dire “succo”.

“Niente male, Harry” disse, annuendo impressionato “In effetti avrei potuto capirlo. Vuoi il succo?” chiese, prendendolo in braccio e alzandosi.

“Cucco! Cucco!” ripeté lui, battendo le manine felice.

“Va bene, cucco sia.”

Sospirando, si avviò verso  la cucina, cercando di fare il più piano possibile, per non svegliare Lily, ma con Harry in braccio non sembrava una cosa tanto semplice da realizzare. Il bimbo sembrava felice di stare con lui, rideva, si muoveva tra le sue braccia e chiacchierava senza posa.

“Va bene, Harry, va bene. Adesso però stai buono, non vorrai svegliare tua mamma, vero?”

Passarono davanti a Lily, addormentata sulla poltrona, e proseguirono.

Una volta in cucina posò il bimbo a terra e iniziò a cercare il succo, che trovò quasi subito, in uno degli sportelli alti.

Si procurò un bicchiere, ma non appena iniziò a versare il succo, Harry lo vide e gli si buttò addosso, facendogli cadere qualche goccia di succo sulla vestaglia.

“Ah, piccolo …” lo guardò male, stava per dirgli qualcosa di sgradevole, ma il suo sorriso lo contagiò. “Piccolo monello!” concluse, facendosi sfuggire un sorriso “Ecco il tuo succo. Anzi, cucco. Bevi piano, mi raccomando!”

Porse il bicchiere al bimbo, che si era fatto d’un tratto serio. Harry prese il bicchiere con due mani, con estrema attenzione, infine iniziò a bere a piccoli sorsi, godendosi ogni goccia.

Severus lo osservò, non avrebbe mai pensato che si potesse essere tanto felici per una cosa semplice come un succo di frutta. Guardò la bottiglia e, dopo qualche minuto di tentennamento, si decise e, preso un secondo bicchiere, si versò un po’ di succo.

“Vedo che state facendo baldoria senza di me, eh?”

Severus si voltò di scatto. Lily era davanti alla porta della cucina e li osservava teneramente.
Harry alzò il suo bicchiere per mostrarlo alla madre, fiero di riuscire a bere senza sporcarsi troppo. Lei distolse lo sguardo da Severus per rivolgere al figlio un dolce sorriso.

“Molto bene, Harry!” disse, lodandolo “Deve essere proprio buono, quel succo, vero?”

Il bimbo annuì, poi tornò a bere, concentrandosi totalmente sull’azione che stava compiendo.

“Hem … io … tu … stavi dormendo, Harry è venuto in camera mia e …” iniziò Severus, tentando inutilmente di celare il suo disagio.

“Va bene, Severus.” lo interruppe lei “Sei stato molto gentile.”

“D-di nulla. Vuoi un po’ di succo?” chiese, alzando  la bottiglia.

“Volentieri.”

Non c’era dolcezza nella sua voce, non c’era rabbia, non c’era nessuna emozione. Severus immaginò quali tormenti dovessero affliggerla in quel momento. Doveva affrontare il dolore per la morte di James mentre tutto il mondo festeggiava la sparizione del Signore Oscuro, convivendo con l’uomo che era stato la causa indiretta del suo stato di vedovanza. Non doveva essere facile, ma lei era una roccia e riusciva a trasmettere calma anche al figlio, che continuava infatti a giocare e a bere il succo senza problemi. Lui però la conosceva bene, aveva imparato a decifrare il cambiamento nei suoi occhi, a scoprire le sfumature delle sue emozioni quando si riflettevano nelle sue iridi.

“Cosa hai intenzione di fare?” chiese, cercando di essere il più neutrale possibile. Non voleva che lei lo percepisse come un impiccione, era semplicemente in pensiero per lei.

“Come ti ho detto, vorrei andarmene da qui. Lontano. Lontano da Godric’s Hollow. Non per sempre, ovviamente, ma per ora qui ci sono troppi ricordi, ho bisogno di staccare.”

“Lo capisco. Se vuoi …”

“Ti ringrazio, Severus, ma no” rispose lei, prima che lui potesse offrirle un qualsiasi tipo di aiuto.

Lily si avvicinò alla finestra, anche da lì si poteva vedere il suo giardino, dove si poteva ancora vedere qualche gruppetto di maghi e streghe arrivati in visita al luogo dove il lungo periodo di terrore aveva avuto fine.

“Appena quella folla si sarà dispersa, andrò a casa e prenderò un po’ di cose, qualche vestito, tutto ciò che riuscirò a salvare, poi me ne andrò.”

“Hai già un posto dove andare?” chiese Severus, in ansia.

“Chiederò ospitalità ad Alice” rispose lei “Spero che possa farmi stare da lei per qualche tempo, fino a quando non troverò una sistemazione migliore.”

“M-ma puoi stare qui! Con me! Se Silente ti ha portata qui avrà avuto i suoi motivi, giusto?”

“Non mi importa. Non …”

Lily si voltò verso di lui. Severus lesse nei suoi occhi l’indecisione. Sembrava combattuta tra il dirgli la verità, ovvero che non voleva stare con lui un minuto di più, e la sua gentilezza, che la portava a non voler ferire nessuno, mai, in nessun modo.

“Te l’ho detto, io …”

Lily non fece in tempo a terminare la frase, che entrambi videro il patronus di una fenice entrare in cucina.

“Silente?” esclamò Lily, sorpresa.

Entrambi si voltarono per guardarla e anche Harry posò il bicchiere di succo per poi correre verso quella strana apparizione e poterla afferrare. Il patronus parlò con la voce pacata ma autoritaria di Albus Silente.

“Non muovetevi da lì. Non uscite nemmeno in giardino. Non muovetevi da quella casa per nessun motivo al mondo.”

Detto questo, la fenice svanì.

“Cello! Cello!” gridava Harry, mentre Lily e Severus si voltarono uno verso l’altro, lui quasi felice, lei terrorizzata, entrambi speranzosi che Silente sarebbe arrivato presto per spiegargli cosa voleva dire con quel messaggio misterioso.


P.S. "Cucco" è il modo in cui i miei figli (1 e 2 anni e mezzo) dicono succo :)

 

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Capitolo 4
*** Segreti rivelati ***


Vi ringrazio per le recensioni, sono uno stimolo per fare sempre meglio! Spero che anche questo capitolo vi piaccia e soprattutto che vi piaccia la piega che sta prendendo la storia, che, come avrete capito, sarà molto diversa dall'originale. Alla prossima!
Un abbraccio
Mini

 



Segreti rivelati


“Non muovetevi da lì. Non uscite nemmeno in giardino. Non muovetevi da quella casa per nessun motivo al mondo.”

La voce di Silente, che proveniva dal suo patronus a forma di fenice, risuonò nella stanza come un’esplosione. Lily e Severus rimasero immobili, mentre Harry iniziò a fare qualche passo per cercare di afferrare la fenice, che nel frattempo svanì.

“Non ci credo.” mormorò Severus “Non è possibile, non …”

“Cello?” domandò Harry, rivolgendosi alla madre.

“L’uccello se ne è andato, Harry. Vuoi giocare … a nascondino?” chiese, dal momento che non aveva altri giochi con cui distrarlo.

Severus la osservò. Sembrava tranquilla, ma notò che i suoi occhi non stavano fermi, cercava di trasmettere serenità al bimbo, ma anche lei, come lui, era persa in un mare di domande. Sospirò, sperando che Silente si facesse vivo il prima possibile per dare spiegazioni su quel messaggio misterioso.

 

Non dovettero aspettare molto, Severus fece giusto in tempo a prepararsi un tè, quando Silente si materializzò in cucina.

Severus e Lily sobbalzarono, Harry si limitò ad osservare quello strano signore che aveva già visto e, per qualche strano motivo, gli infondeva sicurezza.

“Vi chiedo scusa per il brutale messaggio” disse, prendendo la teiera e versandosi il tè in una tazza presa dal lavello “Temevo che voleste andarvene e, fidatevi, non è il caso.”

“Posso chiedere come mai o anche questo ci è negato?” chiese Severus, senza celare un certo nervosismo nella voce.

“Pensavo che ci fossi già arrivato, Severus.” rispose Silente, pacato “Piuttosto vorrei sapere perché non hai apprezzato il colore del tuo vestiario” disse, lanciando un’occhiata alla sua mise, ridendo sotto i baffi “In ogni caso, è per la vostra sicurezza. Ora voi siete nascosti, questa casa è sotto incanto fidelius e io sono il custode segreto” disse “Avrei dovuto farlo anche con voi” aggiunse, rivolgendosi a Lily “Mi dispiace.” concluse.

Restarono in silenzio mentre lui beveva il tè. Severus immaginò che, mentre lui dormiva, Silente avesse aggiornato Lily e guardandola capì che era proprio così.

 

“So di dovervi delle spiegazioni, ma non perderò tempo ripetendo ciò che già sapete. Mi limiterò ad aggiornarvi sulle novità. Mentre ero qui non sono stato informato sulle attività del giovane Sirius Black, ma a quanto pare la sera del 31 è andato da Peter Minus e lo ha affrontato apertamente. C’è stato uno scontro, i testimoni affermano che Minus accusasse Sirius di tradimento e gli Auror gli hanno dato la colpa di quello e della morte di dodici babbani. Lo hanno rintracciato e portato ad Azkaban.”

Severus aggrottò le sopracciglia, Lily trattenne il fiato.

“Ma …” iniziò, ma Silente la fece tacere alzando la mano.

“Non si trova più ad Azkaban, ora” li rassicurò Silente, sorridendo “I tuoi ricordi, Severus, insieme a quelli che gli Auror hanno preso allo stesso Sirius, lo hanno scagionato.”

“Allora dov’è ora? Dov’è Minus?” chiese Lily, incapace di trattenersi.

“Minus è tutt’ora latitante, ma lo stanno cercando. Sappiamo, grazie a Black, che è un animagus non registrato, perciò gli Auror stanno cercando anche tra i ratti.”

Lily si coprì il viso con le mani, disperata. Aveva saputo da Silente dello scambio e del tradimento di Peter, ma ancora non riusciva a credere che James fosse morto a causa di quel topo di fogna. Silente non si scompose, lasciò che lei assimilasse la notizia e si accucciò accanto a Harry, per poterlo guardare negli occhi.

“Guarda, Harry …” disse, tirando fuori dalla tunica un piccolo peluche a forma di fenice “Questo è per te! Presto potrai riavere qualche tuo gioco, ma per ora dovrai accontentarti, temo.”

“Cello! Cello!” gridò lui, entusiasta, allungandosi per afferrarlo, mentre Silente faceva volare la piccola fenice su e giù per farlo divertire.

“... e Black?” chiese Severus, impaziente.

“Ah, sì, certo. Black. L’ho mandato a casa di Alice e Franck Paciock, per sicurezza.”

Severus aggrottò le sopracciglia.

“Posso chiederne il motivo?” chiese.

“Semplice, lo stesso per cui io sono qui, ora” rispose Silente, alzandosi e lasciando la fenice a Harry “Voldemort è stato sconfitto, non ci sono dubbi” esclamò, facendo tremare i due adulti “Ma ci sono ancora i suoi Mangiamorte. Gli Auror si sono subito attivati per catturarne il più possibile nel minor tempo possibile, ma ce ne sono ancora in circolazione e, come potrete immaginare, cercano vendetta. Prima di tutto su di te, Severus. Non ci ha messo poco a circolare l’informazione che tu fossi a casa dei Potter e che Lily e Harry siano vivi anche per merito tuo. Come puoi immaginare, questo ha fatto infuriare molti Mangiamorte al livello di Bellatrix Lastrange e Fenrir Grayback. Per questo motivo siete in pericolo anche voi” spiegò Silente, rivolgendosi a Lily “e quindi anche Alice e Frank, dal momento che i più fedeli sapevano, se non della profezia, almeno del fatto che anche loro erano uno degli obiettivi di Voldemort.”

“Potrebbe smettere di dire quel nome?” chiese Severus, con voce isterica.

“Ti turba, Severus?” chiese Silente, sorridendo “Eppure eri un suo Mangiamorte. Immagino che tu non lo abbia mai chiamato per nome.”

“Ero. Appunto. Ho smesso di esserlo da tempo.”

Lily sospirò forte, ma non disse nulla.

“In ogni caso, siete tutti potenzialmente in pericolo, almeno finché i Mangiamorte più pericolosi non saranno trovati e portati ad Azkaban.” spiegò Silente, tirando fuori il suo orologio da taschino.

“Molto bene.” disse “Dovrebbero essere qui tra poco.”

Severus e Lily si guardarono, poi si rivolsero a Silente.

“Dovrebbero, chi?” domandarono in coro.

Silente si limitò a ridacchiare, evidentemente sentirli porre la stessa domanda insieme lo aveva divertito. Rimise a posto l’orologio e in quel momento si sentirono i rumori di diverse persone che si materializzavano in soggiorni.

Severus estrasse la bacchetta dalla vestaglia e corse verso gli intrusi, ma si fermò quando vide Siriusi Black accompagnato da Alice e Franck Paciock, con quello che doveva essere il loro figlioletto, in braccio al padre.

“Alice!!” gridò Lily.

“Lily!” gridò anche lei.

Le due donne si corsero incontro e si abbracciarono.

“Ho saputo di James … mi dispiace, mi dispiace così tanto!”

Lily sciolse un attimo l’abbraccio, giusto il tempo per guardarla negli occhi, poi la riabbracciò e scoppiò in lacrime. Erano lacrime a lungo trattenute. Severus la osservò, era evidente che fino a quel momento si era trattenuta, ma la presenza di un’amica l’aveva rassicurata a tal punto da farla cedere. Alice non disse nulla, strinse la sua amica e, lentamente, la guidò verso il divano, dove la fece sedere. Silente prese in braccio Harry e fece segno con il mento di seguirlo in cucina, per lasciare le due donne sole. Severus, Frank e Sirius lo seguirono in silenzio.

Una volta soli, Silente parlò.

“Sarà dura, immagino che vi sentiate frustrati dal non poter agire, ma per ora è meglio così.”

“Capisco tutto, Professore” disse Frank “Ma noi siamo Auror, facciamo parte dell’Ordine della Fenice! Non dovremmo nasconderci!”

Silente sospirò piano, mentre posava a terra Harry, che subito camminò verso Frank per poi aggrapparsi alle gambe del nuovo bimbo.

“Vuoi giocare con Neville, Harry?” chiese Frank, posando a terra il figlio.

I due bimbi si guardarono negli occhi camminarono altrove, borbottando parole incomprensibili.

“La guerra è quasi finita, ormai, ma ci sono molti nemici” spiegò Silente “Ripeto, capisco la tua frustrazione, ma pensa a tuo figlio. Tu e Alice rischiate più di qualsiasi altro Auror perché siete dei bersagli al di là del fatto di appartenere all’Ordine.”

“Non capisco” mormorò Frank “Deve darci più di una spiegazione, Silente” disse, severo.

“Posso dartela io, Frank” iniziò Severus, e solo a quel punto sembrò che Frank si accorgesse della sua presenza.

“Tu, qui! Cosa ci fai tu qui?” chiese, guardandolo male.

“Il fatto è che è colpa mia, se voi siete qui. Con voi intendo tu, Alice e …”

“Neville” disse Frank, arrabbiato.

“Neville. Ma anche Lily e Harry … e James.” concluse, sedendosi.”

Silente invitò anche gli altri a sedersi e si sedette a sua volta, in ascolto.

Severus chiuse gli occhi. Gli costava molto dover ammettere ciò che aveva fatto, in che modo era implicato in quella situazione, a cose normali non avrebbe parlato, ma Silente aveva giocato sporco e, mettendolo nella stessa stanza con coloro che stavano soffrendo anche a causa sua, non gli aveva lasciato scelta.

“Quando lavoravo ancora per il Signore Oscuro, per caso mi imbattei in Silente, a Hogsmeade. Era in compagnia di Sibilla Cooman …”

“La cosiddetta veggente?” chiese Frank.

“A quanto pare lo è davvero” spiegò Silente “Quel giorno ci trovammo alla Testa di Porco e la stavo intervistando per il posto di insegnante di Divinazione a Hogwarts. Stava andando male e stavo per congedarla, quando …”

Severus guardò Silente, che parlava lentamente, quasi facesse fatica a rivelare informazioni riservate.

“Avanti!” sbottò Frank, che a sua volta si era reso conto della reticenza del preside “James è morto e io, Alice e Neville siamo bloccati qui con Lily e Harry. Meritiamo di conoscere la verità!”

“Va bene! Va  bene!” esclamò Severus “La Cooman riuscì davvero a fare una profezia, quel giorno” continuò, più calmo “Non vi ripeterò parola per parola, vi basti sapere che predì che un bambino, nato a fine luglio dello scorso anno, figlio di una coppia che per tre volte lo aveva sfidato e per tre volte ne era uscita indenne, sarebbe stato, un giorno, una grave minaccia per lui.”

Severus nascose il viso tra le mani.

“Io ero lì, fuori dalla finestra. Sentii tutto e … riportai questa informazione al Signore Oscuro.”

Silente aprì la bocca. Stava davvero per rivelare che la profezia diceva anche altro? No. Si limitò ad annuire. Severus si massaggiò il viso, poi abbassò le mani e le incrociò in grembo.

“Lui … lui decise che avrebbe ucciso quel bambino e tutti coloro che gli sarebbero parati davanti.” continuò severus “Gli ci volle un po’, ma alla fine scoprì che poteva restringere il bersaglio tra due bambini”

“Neville e Harry?” chiese Frank, che cominciava a capire.

“Esatto. Non so per quale motivo, scelse Harry.”

Silente restò in silenzio, sembrava davvero in difficoltà, ma nessuno ci fece caso.

“A quel punto sei andato da Silente per chiedergli di proteggere i Potter, giusto? Perché ti eri pentito di aver condannato a morte un bambino!” continuò Frank.

Severus si limitò ad annuire. Preferiva evitare di raccontare le vere motivazioni che lo avevano spinto a cambiare fedeltà.

“Immagino che vi rendiate conto che si tratta di informazioni strettamente riservate” mormorò Silente, che sembrava concentrato su uno dei suoi anelli, con il quale stava giocherellando mentre Severus parlava “Non dovrete farne parola con nessuno. Con nessuno. Lo verrei a sapere, vi avverto. Immagino il vostro desiderio di capire perché siate capitati in una situazione tanto spiacevole e lo appoggio, ma …”

“Sì, certo” concluse Frank per lui “Non lo diremo a nessuno.”

Frank si passò la mano sui capelli.

“Vi sono grato per ciò che mi avete detto. Non cambia la situazione, ma ora almeno so con chi devo provare rancore!” esclamò, guardando Severus.

“Suvvia, suvvia” cercò di placarlo Silente “Ora non dobbiamo provare rancore verso nessuno. L’epoca buia è finita, dobbiamo concentrarci sulla ricostruzione.”

“Almeno voi siete salvi” disse Sirius.

Tutti si voltarono, si erano quasi dimenticati che lui fosse lì.

“Frank, immagino che tu sia arrabbiato, ma pensa a Lily e a Harry. Loro hanno perso James e, se non fosse stato per Severus” fece una pausa, stupito da quanto stava dicendo “Se non fosse stato per lui anche Lily e Harry potrebbero essere morti!”

“Ho capito, ma …” continuò Frank.

“Severus ha sbagliato, su questo non ci sono dubbi “Esclamò Silente “Ma ha rimediato al suo errore. In realtà non ce ne sarebbe stato bisogno se Peter Minus non fosse stato un traditore, ma questo è un altro discorso.”

“Peter Minus?” chiese Frank, incredulo “Quel ragazzetto che vi seguiva ovunque, a Hogwarts? Un traditore, lui?”

“Sì.” rispose Sirius, sospirando “Ero io il custode segreto di Lily, James e Harry. Sarei stato in grado di affrontare i Mangiamorte, probabilmente sarei morto se mi avesse torturato voi sapete chi, ma non avrei mai tradito. Questo loro lo sapevano, per questo pensavo di essere un bersaglio facile. Così, non so per quale motivo mi sia venuta in  mente un’idiozia simile, decisi di passare il segreto a colui che nessuno avrebbe mai considerato un buon candidato, colui che nessuno avrebbe mai potuto considerare nemmeno un Mangiamorte: Peter Minus. Lui era così felice … quel bastardo traditore! Corse immediatamente a informare voi sapete chi. Severus venne da me, scoprì lo scambio e, sapendo che Minus era già tra le loro fila, venne a Godric’s Hollow. Il resto lo sapete.”

“Bene!” esclamò Silente, alzandosi “Ora sapete tutto ciò che dovete sapere” disse, sfregandosi le mani “Voi sei resterete qui. Lei, signor Black, verrà con me. Avrò bisogno di tutto l’aiuto possibile per trovare Peter Minus.”

“Ottimo!” disse Sirius, alzandosi. Sembrava sollevato dal fatto di non dover restare “Prima vorrei salutare Lily …” aggiunse, andando in salotto.

Silente restò con Severus e Frank.

“Quanto ancora dovremo stare qui?” chiese Frank.

“Tutto il tempo che sarà necessario. D’ora in poi voi sarete sotto la mia protezione, ma non preoccupatevi, vi terrò costantemente informati e vi fornirò viveri e tutto ciò di cui avrete bisogno. Ora, se non vi dispiace, dobbiamo andare. Sirius?” chiamò “Andiamo.”

Uscì dalla stanza, lasciando Severus solo con Frank. I due si guardarono per qualche istante, ma l’imbarazzo per la situazione prese presto il sopravvento, così si alzarono e raggiunsero Lily e Alice in salotto, proprio mentre Silente e Sirius si materializzavano.

Nella stanza calò un silenzio imbarazzato. Severus guardò Lily: aveva gli occhi rossi e gonfi dal recente pianto, ma sembrava più serena.

“Se non vi dispiace, vorrei riposare …” mormorò, rivolta ad Alice.

“Non preoccuparti, tesoro” le rispose lei, posandole una mano sulla spalla “ Vai pure a dormire, baderemo noi a Harry. Anzi, ci penserà Neville!” aggiunse, sorridendo.

I due bambini stavano giocando insieme e sembravano andare molto d’accordo.

“Grazie, Alice” rispose lei, alzandosi “A più tardi.” e uscì dalla stanza.

Alice le sorrise in risposta e Frank si sedette accanto a lei.

Severus non avrebbe potuto sentirsi più a disagio.

“Andrei anch’io …” mormorò, ma i coniugi Paciock lo ignorarono.

Sospirano, anche Severus uscì dal salotto per raggiungere la sua stanza, sperando che tutto ciò finisse presto.

 

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Capitolo 5
*** Incubi ***


Buongiorno a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo! Pian piano la storia sta andando avanti, ognuno dovrà afrontare i suoi sentimenti, una guerra è finita e c'è da festeggiare, ma anche da ricostruire e forse c'è speranza anche per i rapporti creduti ormai perduti da tempo ...


 

Incubi

 

Erano passate alcune ore da quando Silente se n’era andato con Black, e le ore si erano tramutate in giorni, giorni in cui Severus era rimasto tutto solo in camera, rifiutandosi di vedere chicchessia. Non che gli avesse chiesto di uscire. Sapeva che qualcuno gli portava da mangiare, perché alle ore dei pasti sentiva bussare e, quando andava ad aprire, trovava semplicemente un vassoio con colazione, pranzo, tè pomeridiano e cena.

Ogni giorno se ne stava come una bestia in gabbia, incapace di stare fermo, camminava su e giù per la stanza, senza posa. Ogni tanto sbirciava fuori dalla finestra, osservando il viavai dei pellegrini che andavano a osservare il luogo dove il peggior mago oscuro della storia aveva trovato la sua fine. Monitorava giornalmente anche il Marchio Nero. Da quando si era ripreso, dopo l’esplosione in casa Potter, ogni tanto lo guardava, e aveva notato che, giorno dopo giorno, si faceva sempre meno evidente, come se stesse lentamente perdendo il colore, la magia nera che lo aveva creato.

La notte cercava di dormire, ma gli incubi non volevano lasciarlo in pace.

 

Quella sera si mise a letto, sperando di dormire, dopo tante notti insonni e tormentate. Quasi sperò di cadere in un letargo che finisse con la loro liberazione da parte di Silente, ma i sogni, gli incubi, tornarono a fargli visita.

Vide Lily, che indossava la divisa di Grifondoro, sgridarlo perché frequentava brutte persone, la rabbia nei suoi occhi prendeva forma e diventava un fiume di lava incandescente che lo travolgeva, sopraffacendolo, impedendogli di respirare, mentre il calore saliva e saliva iniziava a mancargli l’aria.

Precipitò nel buio e si svegliò.

Si mise a sedere, la stanza era immersa nel buio della notte e anche la casa era silenziosa.

Si stese e si girò, sperando di riaddormentarsi subito. Aveva appena appoggiato il viso al cuscino, quando la porta si spalancò ed entrò Lily. Era furiosa, i suoi capelli fluttuavano nel vento, anche se vento non ce n’era. Sembrava che la sua stessa rabbia si stesse tramutando in energia.

“Sei un ipocrita! Un codardo! Sono viva solo perché sei ossessionato da me! Se quel mostro avesse scelto Alice non avresti mosso un dito per aiutarla! James è morto a causa tua! Ti odio! Ti odio!”

I suoi occhi verdi presero fuoco e le fiamme iniziarono a cadere come una pioggia, incendiando dapprima il tappeto, poi le coperte. Il fuoco iniziò a circondarlo, il letto si sgretolò, divorato dalle fiamme, lui precipitò in un abisso buio.

“Svegliati.”

La voce di Lily lo destò. Si sedette, era nel suo letto. Era sveglio. Si mise a sedere e si voltò verso di lei, cercando di capire quali sentimenti fossero celati dietro la sua voce. I suoi occhi erano di ghiaccio, il suo viso una maschera d’odio indistruttibile. Stava per parlare, per implorare perdono, ma Lily lo precedette.

“Non hai mai rinnegato le tue scelte. Hai tradito il tuo signore perché temevi per me, ma era una paura egoistica perché io per te sono speciale. Non hai mai provato nulla per tutte le altre vittime di quel mostro, ti importava solo di te stesso. Mi fai schifo, non potrò mai perdonarti.”

Stavolta il viso di Lily non venne deformato dal fuoco, era reale, era vero. Iniziò a respirare affannosamente, sentiva che gli mancava l’aria. Aveva ragione lei? Aveva davvero ragione? Lui aveva pensato davvero solo a se stesso? Sì, in effetti sì. Stare al servizio del Signore Oscuro era stato comodo, era in una posizione privilegiata, osservava il mondo cadere nel caos mentre lui se ne stava nel suo nido, protetto da tutto e da tutti. Davvero quello che aveva fatto per lei non contava? In fin dei conti aveva fatto il doppio gioco e addirittura aveva rischiato di dover affrontare il Signore Oscuro, il secondo mago più potente di tutti i tempi - era certo che Silente fosse il primo, su quello non aveva dubbi - per salvarla. Davvero non contava? Forse sì? Guardò Lily, ma lei era sparita. Trattenne il fiato, si voltò di scatto e nel farlo posò male la mano sul materasso, scivolò e cadde, trascinandosi dietro tutte le coperte. Rovinò malamente sul tappeto.

 

Si svegliò. La faccia era schiacciata sul tappeto, la schiena era arcuata in una posizione scomoda, dal momento che metà delle gambe erano ancora sul letto. Era sveglio, stavolta? In qualche modo riuscì a liberarsi dalle coperte e a mettersi in piedi. Fece qualche passo, prese la bacchetta e con un gesto della mano rimise a posto lenzuola e coperte. Fatto questo guardò l’ora, mancavano pochi minuti alle sei di mattina, fuori era ancora buio. Si avvicinò alla finestra e scostò la tenda, il prato era illuminato dalla luce dei lampioni e brillava del bianco della brina. Stavolta sì, stavolta era sveglio.

Sospirò e tornò di fronte al letto. Aveva sonno, non c’erano dubbi, non era riuscito a dormire per più di mezz’ora senza essere tormentato da incubi di cui Lily era la protagonista e non era la prima notte che lei gli appariva in sonno per dirgli quanto lo odiava.

Si avvicinò allo specchio, accese la luce della candela e si osservò. In quel buio il suo viso pallido e magro gli apparve ancor più spettrale, le borse sotto gli occhi erano sempre più evidenti, ormai sembrava un vecchio, non dimostrava minimamente i suoi anni.

Sospirò.

Doveva parlarle. Doveva farlo. Come aveva deciso di andare oltre il suo orgoglio chiedendo aiuto a Silente, così doveva trovare il coraggio di parlare con lei. Non sarebbe stato facile incontrare i suoi occhi, ascoltare in silenzio le sue recriminazioni, darle ragione, perché avrebbe avuto ragione. Si strofinò il viso, aveva ancora sonno, forse parlarle in quel momento non sarebbe stata una buona idea, giusto?

Si massaggiò gli occhi, talmente forte da vedere mille piccole luci nel buio.

No, non era il sonno arretrato.

No, non era l’ora.

No, non era nessuna delle scuse che aveva cercato e messo una vicino all’altra, creando un muro, pur di non doverla affrontare.

La verità era una e una soltanto.

Lui era davvero un codardo.

Lo era? Lo era davvero?

Aveva affrontato Voldemort, per Lily. Si sentì molto coraggioso, riuscendo anche solo a pensare quel nome. Lo aveva quasi affrontato, non poteva sapere che sarebbe esploso, per quanto ne sapeva avrebbe dovuto affrontare la sua ira, giusto? Aveva commesso un gesto disperato, per lei! Era coraggio, quello, o follia?

Così come aveva deciso di andare a casa di Lily per salvarla, decise di andare nella sua stanza per parlarle. Con poche falcate raggiunse la porta, una rincorsa per un salto da centinaia di metri, aprì la porta …

Si fermò.

Davanti a lui, nel buio, c’era Lily.

Che fosse un sogno?

“Lily …” iniziò, ma non riuscì a proseguire perché lei gli sorrise. Sorrise! Era un sorriso tirato, ma pensò che fosse meglio di nulla.

“Posso entrare?” chiese, guardando oltre lui, dentro la stanza.

“Oh, certo … certo …”

Severus era senza parole. Stava per andare da lei, ma lei lo aveva preceduto. La osservò mentre entrava e si metteva a sedere sulla poltrona accanto alla finestra.

“Sono venuta a vedere come stai” disse “Non ti vediamo da giorni e poi ti ho sentito cadere.”

Severus non rispose, si limitò a guardarla spaesato, non riusciva a capire perchè Lily volesse parlare con lui dopo tanti giorni di silenzio.

“Non volevamo disturbarti” spiegò Lily “Ma anche noi avevamo bisogno di stare … be’, senza di te.” concluse, con una semplicità disarmante.

Severus annuì.

“Abbiamo parlato molto, di tante cose, anche di te.” continuò, prendendo un lembo della tenda e giocherellando con il tessuto “Nessuno sa come approcciarsi a te, in fin dei conti eri un … Mangiamorte …” lasciò la tenda e iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli “Sarò franca, noi tutti siamo indecisi se considerarti ex Mangiamorte perché … lui è caduto o perché hai chiesto aiuto a Silente prima che cadesse.”

Severus non parlò, si accorse di essere rimasto in piedi davanti alla porta aperta, perciò si affrettò a chiuderla, ma non andò a sedersi, nemmeno sul letto, tutta la sua attenzione era su Lily. Sapeva che era ridicolo e irrazionale, ma quasi temeva di vederle uscire fuoco o lava dagli occhi.

“Per Alice e Frank sei un estraneo e nemmeno tu li conosci, se non per sentito dire, dal momento che il loro bimbo avrebbe potuto …” si fermò, incapace di continuare. Si schiarì la voce “Ho pensato molto a ciò che hai fatto, ho dovuto elaborare il lutto per James e capire cosa provo per te … non è stato facile, considerando che dovevo cercare di essere serena per Harry.”

Severus annuì ancora. Sapeva che doveva limitarsi ad ascoltarla, non aveva diritto di parlare, almeno per il momento.

“Sono sempre stata sincera con te, non inizierò a mentirti adesso” riprese lei, dopo un lungo silenzio “Non fraintendere, apprezzo quello che hai fatto per noi” mormorò, alzando appena lo sguardo “Ma …” riabbassò lo sguardo, poi lo rialzò e lo guardò dritto negli occhi.

Severus tremò, sembravano due pezzi di pietra.

 “Non riesco a smettere di pensare che, se non fossi stata io a rischiare la vita, tu non avresti mosso un dito. Se lui avesse preso di mira Neville tu non avresti fatto nulla, ora ci sarebbe una famiglia in meno e tu sai chi sarebbe ancora al potere e io e James dovremmo ancora combattere per un futuro migliore per Harry e tu te ne staresti nel tuo laboratorio a fare le tue pozioni e a cercare il potere come un cagnolino al servizio del padrone che gli dà il biscottino quando è soddisfatto del suo operato!”

Aveva detto tutto d’un fiato, senza fermarsi. Quando lo fece, sospirò lentamente, poi lo guardò e rimase in silenzio. Severus capì che era il suo turno. Ciò che lei gli aveva detto era vero, corrispondeva esattamente a ciò che si era aspettato che dicesse, ciò che aveva sognato (anche se nei suoi sogni era molto più doloroso).

“Hai ragione.” cominciò lui “Non so che altro dire se non che hai ragione.”

Lei sgranò gli occhi, ma la sorpresa non durò a lungo. Severus pensò che fosse stupita dalla sua ammissione, che si aspettasse che lui negasse le sue colpe. Vide i suoi occhi addolcirsi e ritrovare il loro colore autentico.

“È vero. Se il Signore Oscuro avesse deciso di uccidere …” esitò. Proprio non riusciva a ricordare il suo nome.

“Neville”

“Neville. Ecco, se avesse deciso di uccidere lui, non mi sarebbe importato. Lo ammetto.”

Sospirò, cominciava a non sentirsi fiero di se stesso. Vide Lily aggrottare le sopracciglia. Cattivo segno.

“Sei stata sincera tu, lo sarò anch’io. Non voglio essere ipocrita, non dirò che mi interessavano davvero tutte le persone che sono morte e che soffrivo quando sapevo che i Mangiamorte torturavano o commettevano omicidi. Io, semplicemente, non ci pensavo.”

Lily aprì la bocca, ma la richiuse subito. Voleva che Severus si spiegasse.

“Da quando sono qui, però, ho riflettuto su questo. Lo hai detto tu, ero concentrato su me stesso, sulle mie pozioni, sul potere. Avrebbe potuto sparire il mondo attorno a me e io non me ne sarei reso conto. Ora, però, è tutto diverso. Ha iniziato ad essere diverso quando ha preso di mira te e la tua famiglia.”

Severus abbassò lo sguardo.

“Lo sai, quando chiesi aiuto a Silente pensai solo a te. Non a Harry. Non a James. Solo a te. Mi vergogno di questo, ora, so che tu non lo approveresti …”

“Ti vergogni perché sai che io non lo approverei o perché sai che è sbagliato?” chiese lei, piccata.

La domanda lo trafisse come una freccia, anche se sapeva che l’avrebbe posta.

“Sai anche tu qual è la risposta” disse “Non ne vado fiero, ma è così. So che non è molto, che non è nobile, che non è degno di una persona buona, ma può essere un inizio, no? Un primo passo per diventare una persona migliore.”

Lily sorrise dolcemente, i suoi occhi si illuminarono.

Si alzò.

“Ora devo andare.”

Severus restò immobile, trattenne il fiato. La sua voce era soave, come una carezza, ma dentro di lui aveva ancora paura che potesse uscire, stavolta davvero, l’odio infuocato che aveva tormentato i suoi incubi nelle notti precedenti.

“I-io …” iniziò, senza sapere in realtà cosa dire.

“Se più tardi vorrai raggiungerci per colazione o per pranzo, ti aspettiamo.”

“S-sì, certo …” mormorò lui, ancora incredulo.

“Cerca di riposare, Sev.”

Lily non aggiunse altro. Si alzò e raggiunse silenziosamente la porta, la aprì senza far rumore e uscì come un’ombra, chiudendosela poi alle spalle.

Severus restò ancora immobile, come una statua. Era successo davvero? Si pizzicò un  braccio. Sì, era sveglio.

Espirò rumorosamente e a lungo, lasciando che il suo corpo, che fino a quel momento era rimasto teso, si lasciasse andare con un lungo brivido. Severus si posò al muro e lentamente scivolò in basso, fino a sedersi sul pavimento. Forse, dopotutto, un po’ di speranza c’era. Abbassò lo sguardo sul pigiama nero che indossava. Era così felice che decise di fare una pazzia. Prese la bacchetta e cambiò il colore del tessuto, da nero a un bel verde, come gli occhi di Lily.

Sev. Lo aveva chiamato Sev.

 

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Capitolo 6
*** Tempesta ***


Eccomi qui! Stavolta sono molto ispirata, perciò ecco già un nuovo capitolo. La storia non proseguirà moltissimo, almeno in apparenza, in questa fase ci saranno tanti discorsi, tante cose da dirsi e soprattutto c'è chi avrà bisogno di ascoltare e guardarsi dentro.
Dal prossimo capitolo andremo un po' avanti, per il momento ... Buona lettura! Spero che vi piaccia la piega che sta prendendo la storia!
Un abbraccio
Mini



 

Tempesta



La botta lo svegliò. Si ritrovò a terra, semi disteso accanto al muro. Com’era arrivato lì? Perché indossava un pigiama verde? In un attimo i ricordi si fecero strada nella sua mente. Aveva avuto tanti incubi, era caduto da letto, aveva parlato con Lily, che sembrava averlo perdonato o, per lo meno, avergli dato una speranza per un futuro perdono. Così, quando lei era uscita lui, esausto, si era lasciato andare e, senza rendersene conto, si era addormentato sul pavimento. Si alzò, era ancora assonnato, ma non aveva intenzione di restare chiuso da solo in camera un minuto di più. Si avvicinò alle finestre e, scostate le tende, vide che ormai il sole era sorto e, tendendo l’orecchio, iniziò a sentire i rumori della casa che ormai si era destata dal sonno notturno.

Chiuse gli occhi e udì le voci dei  bambini che ridevano mentre giocavano, una voce profonda, maschile, probabilmente Frank Paciock, e due risate femminili, Alice e Lily. Ricordò cosa gli aveva detto Lily poche ore prima, che non sapevano come comportarsi con lui. Nemmeno lui, ad essere onesto, sapeva come rapportarsi a loro. Doveva davvero uscire? Esitò, ma si ricordò anche che Lily lo aveva invitato, perciò decise di liberarsi dalla clausura che si era auto imposto.

Accanto al letto trovò una pila di vestiti, che fino a quel momento aveva ignorato. Erano abiti da mago, di tutti i colori, ne scelse uno verde scuro e andò ad indossarlo davanti allo specchio. Era una veste semplice, con un mantello molto elegante. Gli piacque. Si guardò compiaciuto, senza riuscire a trattenere un sorriso, poi uscì dalla porta, quasi di corsa, come se temesse di cambiare idea.

A passo spedito raggiunse il salotto, dove trovò i bambini intenti a giocare sul pavimento con il pelouche della fenice.

“Buongiorno!” disse.

I due bambini si voltarono e lo guardarono a lungo in silenzio per cercare di capire come comportarsi. Harry aveva già visto Severus e aveva avuto a che fare con lui, perciò non lo considerava un estraneo, perciò si voltò verso Neville gli sorrise, rassicurandolo.

Vedendo che i due bimbi non sembravano intimoriti, Severus decise di proseguire e raggiunse la cucina, dove Lily stava amabilmente chiacchierando con Frank e Alice. Il clima era rilassato, ogni tanto ridevano, ma quando lo videro e si voltarono verso di lui, riuscì a percepire il mutamento nell’atmosfera. Sembrava di essere passati da una spiaggia assolata al punto più remoto del polo sud.

L’unica che sembrava volergli parlare era Lily, che pareva anche a disagio per la situazione.

“Ben svegliato, Sev.” disse, prendendo la teiera e versando del tè in una tazza “Vuoi bere qualcosa? Ho fatto anche dei biscotti!”

Lily sembrava allegra, era gentile e affabile, ma sembrò l’unica a volerlo accogliere sinceramente. Alice alzò gli occhi al cielo e si voltò di spalle, Frank sbuffò e uscì dalla stanza, per andare dai bambini e per non essere costretto a parlare con lui.

“Buongiorno anche a voi” borbottò Severus “Che allegria, eh?”

“Allegria?!” esclamò Alice, voltandosi di colpo “Allegria? Dimmi, stupido Piton, dimmi perché mai dovrei essere allegra! DIMMELO!”

Alice sembrava furente, un calderone pronto ad esplodere. Era evidente quanto avesse trattenuto la rabbia, fino a quel momento, per poterla far eruttare contro di lui.

“Non credere che io sia felice della tua presenza qui!” continuò, puntandogli il dito contro, come una maledizione “Io e Frank abbiamo accettato l’aiuto di Silente perché ci fidiamo di lui, ma non ci fidiamo di te, che sia chiaro. Ti teniamo d’occhio.”

“Vi fidate di Silente? Davvero?” chiese Severus, scocciato “Allora dovreste fidarvi anche di me, visto che lui si fida!” concluse, incrociando le braccia al petto.

“Silente è …”

“... un ingenuo? È questo che stavi per dire?” chiese lui, sorridendo beffardo.

“No, certo che no!” balbettò lei, leggermente in difficoltà “Non mi importa cosa pensa lui, io non mi fido!”

“Alice, per favore …” iniziò Lily “Ne abbiamo parlato, pensavo che …”

“Pensavi male, Lily” le rispose lei, piccata “Sì, abbiamo detto che avremmo convissuto civilmente con lui, non abbiamo detto che lo avremmo perdonato. Cosa che tu, a quanto pare, sei riuscita a fare!” aggiunse, con un sarcasmo tagliente.

Severus trattenne il fiato. Davvero lo aveva perdonato?

“Questo” disse Lily “Non mi sembra convivere civilmente con lui.”

Alice divenne rossa per l’imbarazzo.

“Ah … be’, sì. Ci ho provato ma, mi dispiace, non ce la faccio. Non posso guardarlo e non pensare a tutto ciò che rappresenta!”

“Per favore, Alice. So che è difficile, ma fallo per Neville. Lui ha bisogno di un ambiente sereno, non capisce ancora queste cose, non sa perché eravamo in guerra e ora meriterebbe di godersi la pace per cui abbiamo combattuto!”

“Tu la fai troppo facile, Lily! Non so se essere più disgustata da lui o delusa da te!”

“Ciò che faccio io non ti riguarda, Alice” rispose lei, senza perdere la calma “Tu non conosci Severus, non hai mai avuto a che fare con lui prima e, se sarai fortunata, non dovrai avere a che fare con lui nemmeno in futuro, quando Silente ci libererà. Capisco che tu possa provare per lui solo odio e sfiducia, ma questa è una cosa che riguarda solo te e Frank, non me.”

Aveva parlato con voce calma ma ferma.

“Ah, davvero?” chiese lei, quasi attaccandola “Dimmi come posso passare sopra il fatto che, per colpa sua, avrei potuto perdere tutto?!” chiese, furente.

“A quanto pare non è successo, giusto?” chiese Lily, con una semplicità disarmante “Tu sei viva, Frank è vivo, Neville sta bene. L’unico che ci ha rimesso, per ora, è James. Non so se lo hai dimenticato, è morto meno di un paio di settimane fa!” aggiunse, gli occhi ridotti a due fessure.  Chiuse gli occhi, respirò piano per riprendere il controllo e li riaprì, stavolta parlando con calma “Sai che ti voglio bene, Alice. Sai che rispetto i tuoi sentimenti e non farei mai nulla per cambiarli, ma vorrei che tu rispettassi me e … quello che stai facendo non mi sta aiutando.”

“Allora spiegami come hai fatto a perdonare colui che è responsabile della morte di James!”

“Ti ho spiegato che è complicato, Alice, non farmelo ripetere” rispose Lily, sottovoce “È già difficile per me dover affrontare tutto questo. Ciò che voglio è essere felice, poter dimenticare il dolore e vivere serenamente con Harry.”

“Non ho parole, Lily. Lui era un Mangiamorte!” esclamò indicandolo con poca gentilezza “Come puoi anche solo pensare a lui come un essere umano?”

“Forse perché è un essere umano?” chiese Lily, senza riuscire a celare il sarcasmo “Un essere umano che ha commesso degli errori e che ha cercato di porvi rimedio. A me basta questo. E comunque …” aggiunse poi, guardando anche Severus, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio allo scontro “Non l’ho perdonato” disse piano “Non ancora.”

Severus trattenne ancora il fiato, confuso, ma non osò aprire bocca. Forse avrebbe chiesto più tardi a Lily delucidazioni in merito.

Alice sospirò, scosse la testa, poi non potè fare a meno di sorridere.

“Hai ragione.” disse infine “Mi fido di te più di quanto mi fidi di Silente, se posso essere sincera. Mi dispiace, Piton” disse, rivolta a Severus “Non avrei dovuto attaccarti così, ma ora che l’ho fatto mi sento meglio e, se un giorno Lily decidesse di perdonarti, potrei anche prendere in considerazione l’idea di pensare a te come a un non Mangiamorte.” concluse, in evidente difficoltà.

“Alice?”

La voce di Frank arrivò dal salotto.

“Alice, vieni a vedere!!” chiamò ancora, ridendo.

“Arrivo! Vieni anche tu, Lily?”

Lily esitò, guardò prima lei, poi Severus, infine tornò a guardare lei.

“Dammi un minuto. Arriviamo.”

Severus si servì una tazza di tè e si mise a sedere. Era confuso. Credeva che Lily lo avesse perdonato, invece …

Quando Alice fu uscita, Lily si chiuse la porta alle spalle.

“No, non ti ho perdonato.”

“Ma …”

“So benissimo che volevi chiedermelo, Sev.” rispose lei, prima che lui potesse parlare “Ti conosco. Ebbene, ora ti dirò tutto ciò che vuoi sapere.”

“Bene! Bene!” esclamò lui, sul punto di perdere la pazienza “Stamattina eri gentile, eri … dolce! Mi hai sorriso, mi hai chiamato Sev! Pensavo che contasse, no? Pensavo che …”

Lily alzò un sopracciglio.

“Avvertimi quando avrai finito di fare il bambino capriccioso.”

“Cosa …” iniziò lui, senza parole.

Lei lo fulminò con lo sguardo.

“Severus, sei uno dei maghi più potenti che io conosca, sei un geniale pozionista e potresti rivaleggiare perfino con Silente in legilimanzia e occlumanzia … ma per certe cose hai bisogno che ti si prenda per mano come un bambino!” disse, senza riuscire a celare una certa dose di rabbia.

“Non capisco …”

“Ovvio. Non capisci. Non hai mai capito!”

Lily si passò una mano sul viso, esasperata.

“Il tuo problema, come ti ho detto ieri sera, è che sei così concentrato su te stesso che non vedi nient’altro e ti accorgi solo di ciò che ti colpisce direttamente!”

Severus aprì la bocca per ribattere, ma lei lo zittì alzando un dito.

“Eh no! Eh no! Adesso ascolterai!”

Lily era furente, iniziò a passeggiare avanti e indietro per la stanza, cercando di far sbollire la rabbia. Quando fu abbastanza certa che non lo avrebbe picchiato, si fermò e guardò Severus.

“Quando eravamo a Hogwarts non facevi altro che lamentarti di James e Sirius e degli scherzi che ti facevano. Povero Sev, poverino, hanno preso di mira te! Non ti sei minimamente reso conto che erano degli idioti che prendevano in giro e tormentavano chiunque! Chiunque! Ma a te non importava, ti indignavi solo quando la cosa ti riguardava in prima persona, vero? Non ho mai fatto mistero del disgusto che provavo verso gli scherzi che facevano a tutti, per me erano dei bambini viziati e prepotenti e te l’ho sempre detto!”

“L-lo facevano a tutti?” chiese lui, stupito da quella rivelazione “Quindi … anche a te?”

Si sentì in colpa, non avrebbe mai potuto pensare che quei babbuini potessere aver preso di mira anche lei, se lo avesse saputo …”

Lily incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio.

“Ti sembro il tipo che si lascia prendere in giro?” chiese “Prova a domandare a Sirius come si è procurato la cicatrice che ha sullo zigomo sinistro …” spiegò, sorridendo compiaciuta.

Severus sospirò di sollievo.

“Non ti accorgevi di ciò che ti accadeva attorno, giustificavi perfino i tuoi compagni di dormitorio. Avery e Mulciber, se non ricordo male. Anche loro erano dei bulli, al pari se non peggio di James e Sirius. Sai cosa? Mi ricordo benissimo come tu considerassi i loro “solo degli scherzi” e invece condannassi ciò che facevano James e Sirius come crimini. Non ti sei nemmeno accorto che, mentre Avery e Mulciber sono diventati Mangiamorte, quelli che tu hai sempre additato come malvagi invece hanno rischiato la vita e sono entrati nell’Ordine della Fenice per combattere tu sai chi!” continuò, alzando man mano la voce “Non ti sei accorto che, mentre tu continuavi a covare rancore verso di loro, loro sono cambiati! Sono cresciuti! Hanno commesso degli errori e hanno cercato di porvi rimedio! Sirius ora potrà anche continuare a crescere e a migliorare mentre … oh! James non può più e, indovina un po’? Per colpa tua!”

Era furente. Aveva il fiatone, ma non sembrava aver finito. Severus si ritrovò intimorito da tanta rabbia, perciò decise di lasciarla continuare.

“Il tuo problema è che, se qualcosa non ti colpisce direttamente non lo vedi! Sei così egocentrico che il tuo ego oscura tutto il resto! Anche il tuo atto di coraggio, il tuo ribellarti a tu sai chi è stato determinato dal fatto che aveva preso di mira me! Te l’ho detto anche stamattina! Per questo sono arrabbiata con te! Per questo ora ti odio!”

Severus trattenne il fiato, non si sarebbe aspettato di sentire la parola “odio”, non dopo ciò che era successo quella mattina.

“Lo sai però perché sono arrabbiata? Lo sai perché ti odio, ora? Perché sarebbe più facile ignorarti, sarebbe più facile dimenticarmi della tua esistenza. Sarebbe più facile far finta di non provare nulla per te e chiuderla per sempre quando finalmente potremo uscire di qui … ma non è possibile!! Vorrei poter ignorare questi sentimenti, ma devo affrontarli se voglio riuscire a perdonarti, se voglio riuscire a volerti ancora bene come un tempo! Perché io voglio davvero perdonarti, voglio davvero provare affetto per te, ma devi provarmi che sei disposto a crescere e a migliorare davvero!”

Ansimò ancora, il suo viso era rosso come i suoi capelli.

“Il problema è che non posso dimenticarti perché nonostante tutto ciò che hai fatto, nonostante tutto ciò che è successo, io ho continuato a tenere a te!”

Severus era senza fiato. Lei provava ancora qualcosa per lui. In quel momento erano sentimenti di rabbia e odio e, doveva ammetterlo, era comprensibile, ma lei voleva attraversare quella foresta di spine per arrivare a lui, per andare oltre e riuscire a ritrovare la pace in un mondo in cui anche lui sarebbe stato presente. Si rese conto che il suo corpo era scosso da tremiti. Paura? Felicità? Non avrebbe saputo dirlo.

“Dopo tutto questo tempo?” chiese infine, con un soffio.

Lei sospirò. Aveva sfogato la rabbia e ora stava piangendo silenziosamente, il viso rigato da lacrime pesanti come macigni.

“Sempre.”

 

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Capitolo 7
*** Il Vero Amore ***


Eccomi!! Sono tornata dopo lunga assenza. Questo capitolo è la svolta, il punto su una storia che è finita e un indizio per un nuovo inizio, per tutti. L’amore non è solo quello tra fidanzati, tra marito e moglie o tra i genitori verso i figli e Severus lo capirà, riuscendo finalmente a far pace con se stesso e ottenendo anche più di ciò che si sarebbe aspettato …

Fatemi sapere cosa ne pensate

Mini



 

Il Vero Amore


I giorni seguenti non furono facili. Gli unici che non capivano cosa stesse succedendo erano Harry e Neville, che godevano della reciproca compagnia, ignorando gli adulti che si evitavano o si guardavano in cagnesco.

Di tanto in tanto Harry sembrava rendersi conto dell’assenza di James, allora iniziava a cercarlo e, non trovandolo, andava in crisi e cominciava a piangere, così Lily lo prendeva da parte e gli sussurrava dolci parole all’orecchio. Severus non sentiva cosa gli diceva, ma Lily aveva il potere di calmarlo. Severus sentiva stringersi il cuore vedendo quel bimbo che cercava un padre che non avrebbe più visto. In quei momenti ricordava la sua infanzia, come avrebbe voluto che suo padre invece fosse lontano, invece era sempre lì, violento e cattivo.

Severus non aveva avuto occasione di rivalutare James, nella sua testa era sempre il ragazzino viziato che lo aveva tormentato durante gli anni di Hogwarts, ma forse, per crescere, avrebbe dovuto dargli una possibilità. Aveva fiducia nei bambini e se Harry sentiva così profondamente la mancanza di suo padre, era plausibile che James, dopotutto, fosse cambiato. Anche Lily lo aveva scelto, già ai tempi della scuola, perciò dubitare di lui voleva dire dubitare di lei, e quello non era possibile, non in quel momento, non dopo la fiducia che lei aveva riposto in lui dopo tutto ciò che aveva fatto.

 

Erano trascorsi quasi due mesi, mancava una settimana a Natale.

Con il passare dei giorni, il tempo si era dilatato: ogni ora sembrava infinita e ogni giorno la sera sembrava non arrivare mai. In questo tempo le relazioni tra i coinquilini sembrarono sistemarsi e, un po’ per pigrizia, un po’ per solitudine, anche Alice e Frank iniziarono a parlare tranquillamente con Severus. Anche Lily sembrava più rilassata, nonostante i momenti in cui, costretta a vedere i suoi amici in intimità, si rendeva conto che lei, invece, era sola.

Lily non parlava mai, non piangeva, non esprimeva in alcun modo la sua sofferenza ma Severus, che la conosceva fin troppo bene, sapeva interpretare i suoi silenzi e i suoi falsi sorrisi. Aveva sempre rispettato la sua intimità, ma quel giorno aveva deciso di intervenire o, almeno di parlarle. Sapeva che lei aveva bisogno dei suoi spazi, di riflettere, ma sentiva che, in qualche modo, aveva anche bisogno di sfogarsi.

 

Mezzanotte era passata da un pezzo, la famiglia Paciock si era ritirata nella sua stanza e anche Harry si era addormentato, vegliato da un’insonne Lily, che lo guardava dormire nel suo lettino, seduta accanto a lui.

Severus, che aveva già riposato, le si avvicinò silenziosamente, premura quasi inutile, dal momento che lei non lo avrebbe comunque sentito. La osservò a lungo, il suo profilo era illuminato dalla fioca luce della lampada. Guardava il volto di Harry, assorta in chissà quali pensieri. Probabilmente, dedusse Severus, stava pensando a quanto suo figlio assomigliasse al padre, a quanto avrebbe sofferto vedendolo ogni giorno, lì a ricordargli la mancanza di James. Come a confermare le sue ipotesi, una singola lacrima sfiorò la guancia di Lily che, resasi conto di star piangendo, si ridestò da quel momento nostalgico e si accorse della presenza di Severus.

“Ah … sei qui …” mormorò, lavando via furtivamente la lacrima fuggitiva.

Severus esitò, come di fronte a un precipizio sul fondo del quale non sapeva se avrebbe trovato pietre pronte a distruggerlo o un’acqua cristallina che lo avrebbe accolto. Si tuffò.

“Possiamo parlare?”

Lily si voltò lentamente. Si prese il suo tempo, osservò Severus, poi Harry, infine tornò a guardare Piton e, lentamente, annuì. Si chinò su Harry per dargli un bacio che lui non avrebbe sentito, si alzò con cautela per non svegliarlo, e raggiunse Severus, poi entrambi uscirono dalla stanza e, in silenzio, raggiunsero il salotto.

 

Severus e Lily si sedettero, uno di fronte all’altro, ma rimasero in silenzio per qualche minuto, godendosi quella pace. Lily sembrava in imbarazzo, si era resa conto che lui l’aveva sorpresa a piangere. Severus era inquieto. Aveva desiderato di vivere quel momento da settimane, eppure non sapeva cosa dirle, qualsiasi cosa sarebbe stata banale. Fu lei a risolvere il problema, parlando per prima.

“Mi manca, Sev” disse, con la voce rotta dal pianto “Mi manca James. Non è facile essere felice per Alice e Frank, quando io …”

Si coprì il viso con le mani, si vergognava di quel pensiero egoista.

“Non stai sbagliando nulla” disse lui, facendosi coraggio.

Lei alzò lo sguardo e lo osservò speranzosa, cercando nei suoi occhi un po’ di comprensione.

“Loro sono felici e non si rendono conto di ciò che ti stanno facendo.”

Lily annuì, mentre si puliva il viso e gli occhi dalle lacrime.

“Lo so, fanno esattamente ciò che è giusto che facciano. Questa situazione non è facile per nessuno e loro si stanno comportando esattamente come farei io nella loro situazione. È inutile far pesare sui bambini i nostri problemi, loro prima di tutto devono essere sereni.”

Lily era convinta di ciò che diceva, ma dal suo sguardo e da come le tremava il corpo, Severus capì che, nonostante i buoni propositi, per lei era davvero difficile tenere fede a quelle parole. Era una guerriera, stava lottando con coraggio contro i suoi veri sentimenti per proteggere suo figlio. Quelle parole colpirono Severus nel profondo. Lui credeva di amare Lily, ma non aveva mai assistito ad una manifestazione d’amore tanto vera e profonda. Si chiese quante notti avesse sfogato così il suo dolore senza che lui se ne rendesse conto.

Si avvicinò, provò in quel momento qualcosa che mai avrebbe pensato di provare e capì che, nonostante fosse sempre stato convinto del contrario, non l’aveva mai amata davvero.

Lily era il suo punto di riferimento, la sua ancora, il suo faro nella notte e tutto ciò era vero.

Lui aveva ricevuto il suo amore, ma non glielo aveva mai dato. Lui, che era cresciuto in una casa dove gli unici sentimenti che gli avevano insegnato a conoscere erano paura e rabbia, non aveva mai davvero provato Amore.

Lily c’era stata per lui quando nessun altro c’era, lo aveva sostenuto ed era rimasta dalla sua parte fino in fondo, solo i suoi saldi principi e il suo senso della giustizia le avevano impedito di avanzare con lui anche nelle tenebre, ma quell’oscurità non aveva ucciso il sentimento autentico che provava per lui, che era ancora vivo e che non aspettava altro che essere riportato alla luce.

Severus si sedette accanto a Lily è l’abbracciò, la strinse in modo diverso da come si era sempre immaginato. Per la prima volta nella sua vita, sentì di Amare davvero qualcuno e quel qualcuno era Lily.

Nella sua mente, se fosse riuscito a ricucire i rapporti con lei, l’avrebbe stretta a sé per possederla, per non farla più scappare. Quella notte, però, la strinse per proteggerla, per cullarla, per darle il suo Amore, non per ottenerlo; per darle la sua protezione contro un male che lui stesso aveva contribuito a generare, non per essere protetto dalle sue stesse paure.

Lily percepì quel cambiamento, quella stretta che non era una gabbia ma una coperta; era calore, non fuoco distruttore.

Nessuno disse nulla, restarono così, semplicemente abbracciati, godendosi il reciproco Amore: quello di Lily che stava rinascendo dalle ceneri della delusione e quello di Severus, che stava germogliando in quel momento per la prima volta.

Non furono necessarie parole.

Se Lily aveva avuto bisogno di parlare, di gridare, di spiegare perché provasse rabbia, non sentì al contrario il bisogno di spiegare a parole ciò che provava in quel momento, ma Severus capì che, finalmente, aveva trovato la pace necessaria per perdonarlo e per amarlo come aveva sempre fatto.

 

Restarono abbracciati per molto tempo, non quantificabile. Avrebbero potuto essere pochi minuti come ore, a loro non importava. Quando sciolsero l’abbraccio tennero comunque unite le mani e gli sguardi, ritrovando quella luce di complicità che da sempre aveva caratterizzato la loro amicizia. Fu come guardarsi per la prima volta, quando entrambi avevano capito che il loro sarebbe stato un rapporto profondo e sincero, fu come tornare bambini, sui prati che avevano visto i loro giochi spensierati, fu come una boccata d’aria fresca.

Severus capì che il loro amore era ora reale, ma che non avrebbero mai potuto essere una coppia. Guardando Lily negli occhi capì che sarebbero sempre rimasti amici, l’uno presente per l’altro, pronti a sostenersi a vicenda nei momenti di difficoltà e a condividere le gioie della vita.

Era ora di andare avanti. Per entrambi.

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Capitolo 8
*** Biscotti e Pastelli ***


Buongiorno! Eccomi di nuovo qui! Lo scorso capitolo è stato piuttosto cupo, ma con il finale volevo farvi intuire che il successivo sarebbe stato più leggero. Ok, non è proprio leggerissimo, anche questo ha il suo carico emotivo bello pesante, ma spero che vi faccia sorridere e commuovere!

Un abbraccio

Mini



 

Biscotti e pastelli

 

Lily si era allontanata lungo il vialetto e poi per la strada, così Severus era rientrato con Harry per fargli fare colazione. Non avevano molto cibo, ma riuscì a mettere insieme qualcosa, alcuni biscotti con un po’ di latte che riuscì a riscaldare sembrarono bastare a Harry, che li mangiò di gusto, mentre lui si beveva un caffè. Mentre guardava quel bimbo mangiare i suoi biscotti con la massima calma, Severus pensò che, tutto sommato, non sarebbe stato così difficile tenerlo d’occhio. Insomma, sembrava tranquillo, vero? Cosa avrebbe mai potuto andare storto?

Per quei dieci, quindici minuti, tutto in effetti fu calmo, la casa era immersa nel silenzio. I secondi venivano scanditi dall’incessante ticchettio della pendola. Severus guardò l’ora: 7.12.

Tic-toc-tic-toc-tic-toc.

Che pace. Il caffè non era per niente buono, ma cercò di godersi il suo calore, l’aroma, il sapore … Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio.

“Mamma …”

Tenne gli occhi chiusi, ma aggrottò le sopracciglia.

“Mamma …”

Ancora? Guardò l'orologio, che segnava le 7.15. Harry aveva già iniziato a chiamare la mamma e la sua vocina da unenne si faceva sempre più acuta e lamentosa, frantumando quel momento di pace.
“Mamma!! Mamma! Mamma!!”

Stavolta aveva anche alzato il volume e quando Severus aprì gli occhi lo vide rosso in viso per la rabbia con le prime lacrime che già gli rigavano il viso.

Come? Quando? Come era successo? Prima era calmo, e ora? Ora già sentiva la mancanza della madre? Era già capitato che restasse solo con lui mentre Lily faceva altro in un’altra stanza … Che sapesse che non era presente in casa? Ragionando rapidamente, capì che Harry, anche a causa della clausura forzata a cui erano stati sottoposti da quando il Signore Oscuro aveva iniziato a cercarli, non doveva essere abituato a stare senza la madre per troppo tempo.

“Adesso cosa faccio?” sussurrò “Cosa faccio?”

Finì di bere il suo caffè e si alzò per prendere in braccio Harry, che però saltò giù dalla sedia e corse fuori dalla cucina, poi attraverso il salotto fino a raggiungere l’ingresso, dove si fermò, in lacrime davanti alla porta.

“M-mamma! Mamma! Mamma!!”

Harry batteva i pugnetti contro il legno della porta, disperato, come se fosse stato separato dalla madre da ore, mentre Severus sentiva che la sua voce diventava secondo dopo secondo più irritante. Avrebbe voluto gridare, dirgli di tacere … e gli venne in mente suo padre, suo padre che si lamentava quando lui piangeva, che picchiava sua madre perché era una strega, che non aveva una briciola d’amore per lui. Si guardò allo specchio appeso all’ingresso e vide suo padre, poi guardò Harry e vide se stesso.

“M-mamma …” piagnucolò lui, voltandosi.

Severus sentì il suo cuore battere forte, Vide se stesso e sentì che doveva dare a Harry ciò che lui non aveva mai ricevuto. Si inginocchiò accanto al bimbo e lo abbracciò dolcemente.

“Shhht … va tutto bene, la mamma tornerà presto, molto presto, non preoccuparti, tornerà. Ora ci sono io, puoi fidarti di me, sei al sicuro con me.”

Harry sembrò calmarsi e abbandonò la testolina sulla spalla di Severus.

“Mamma è impegnata ora, sta prendendo le vostre cose …”

Capì che il piccolo si stava rilassando sentendo la sua voce, quindi continuò, si alzò in piedi con lui in braccio e camminò verso il divano, dove si sedette.

“Sta prendendo i vestiti, i giochi, le fotografie … tutte le cose che sono in casa vostra e che non avete potuto portare via con voi. Ora andrete ad abitare da un’altra parte, ma sarete felici, te lo prometto, farò di tutto perché sia così.”

Lo giuro, pensò.

Harry era immobile e Severus sperò che si fosse addirittura addormentato, ma quando meno se lo sarebbe aspettato, il piccolo alzò la testa e lo guardò negli occhi.

“Cololi?”

Severus tirò un sospiro di sollievo, era riuscito a conquistare la fiducia di Harry, che ora addirittura gli stava chiedendo … cololi? Colori, forse?

“Vuoi disegnare?” azzardò, sperando di aver indovinato.

Harry annuì solennemente con espressione molto seria mentre Severus sorrise.

“Mi dispiace, non ho colori, ma …”

Harry non cambiò espressione, continuò a fissarlo serio, convinto che lui sarebbe riuscito a rimediare all’assenza dei colori.

Severus si guardò attorno, in cerca di ispirazione e, guardando fuori dalla finestra, vide il giardino coperto di neve e ricordò che, sotto la coperta bianca, giacevano dei legnetti caduti durante l’ultima tempesta. Severus aprì la finestra e, agitando la bacchetta, richiamò a sé diversi rametti spezzati, che schizzarono fuori dalla neve, bucando lo strato immacolato. Una volta ottenuto un numero sufficiente, li trasfigurò in pastelli di tutti i colori.

“Mi sembrava di aver visto dei fogli, da qualche parte …” mormorò “Tu aspetta qui, Harry, io torno subito.”
Cercò in soggiorno, in cucina e poi tornò nella sua camera, dove trovò alcuni fogli. Quando tornò, per poco non esplose. Harry, impaziente, aveva iniziato a collaudare i suoi nuovi pastelli e aveva iniziato a decorare le pareti con scarabocchi e linee.

“Harry … cosa …”

Sospirò e già sentì la rabbia salire. Stupido moccioso, perché non aveva aspettato? Perché non aveva capito che dovevano fare a modo suo? Si avvicinò e stava per afferrargli bruscamente il braccio per interrompere quel disastro, quando Harry si voltò e gli sorrise, poi raccolse un pastello e glielo porse, come per invitarlo ad unirsi a lui. La rabbia, magicamente, svanì. Perché prendersela tanto? Dopotutto aveva la possibilità di ripulire tutto con la magia, giusto? Anzi, forse per fare dispetto a Silente avrebbe le pareti lasciato così com’erano. Prese il pastello che lui gli porgeva, si mise seduto accanto a lui e iniziò a disegnare. Guidato dall’ispirazione disegnò un calderone, poi delle boccette piene di pozioni e man mano che procedeva, prendeva coraggio: posò il pastello e raccolse i colori più accesi per colorare il contenuto delle boccette con le rispettive pozioni. Finito quel lavoro, raccolse colori più scuri e iniziò a disegnare un gufo. Non erano disegni perfetti, non aveva mai provato seriamente a disegnare, perciò si accontentò di ciò che riusciva a fare. Ogni tanto guardava Harry, che sembrava anche più assorto di lui, anche se ciò che riusciva a ottenere erano macchie di colore senza senso, ma sembrava divertirsi e questo bastava e Severus si ritrovò a pensare che, tutto sommato, si stava divertendo anche lui.

Il tempo passò rapidamente, a metà del lavoro fecero una pausa e tornarono in cucina per godersi un succo di frutta con altri biscotti. Severus avrebbe preferito altro, ma decise di unirsi a lui e in effetti dovette ammettere che, dopo aver disegnato tanto, i biscotti erano l’ideale.

Tornarono in salotto e, constatato che una delle pareti era completamente ricoperta dei segni incomprensibili di Harry e dei suoi disegni, decisero di spostarsi su un’altra e anche lì continuarono ad esprimere la loro creatività.

Dopo poco si stancarono anche di quel gioco e Harry sembrò attratto dal peluche fenice che gli aveva regalato Silente, lo prese tra le mani, lo coccolò un po’ e iniziò a farlo volare, tenendolo per mano, per tutta la stanza, correndo tra i mobili. Severus spostò qualche mobiletto per permettergli di scatenarsi in sicurezza, poi si alzò e andò a sedersi in poltrona, dove si rilassò chiudendo gli occhi.

 

Quanto tempo era passato? Era rimasto vigile per, quanto, dieci minuti? In quel lasso di tempo aveva sentito la voce di Harry e in qualche modo era riuscito a capire che non era in pericolo, poi però tutto si era fatto nebuloso. Non c’era altra spiegazione, doveva essersi addormentato.

Chi lo stava toccando? Agitò le braccia per scacciare l’intruso, senza aprire gli occhi. Sentì una risata acuta. Aprì gli occhi e vide Harry, con la faccia completamente ricoperta di segni di tutti i colori, che rideva brandendo un paio di pastelli colorati. Allarmato, si toccò il viso e quando si guardò le dita le vide sporche di colore.

“Tu!” gridò, arrabbiato “Tu, piccolo …”

Harry, che si era arrampicato sulle sue gambe per colorargli il viso, scese rapidamente e corse via, ridendo di gusto. Come poco prima, la gioia del bimbo contagiò Severus, che vide svanire la rabbia in un istante, sostituita dalla voglia di vendicarsi.

“Vieni qui, piccolo delinquente!” gridò, ridendo “Vediamo se ti passa la voglia di dipingermi la faccia!!”

Severus inseguì Harry per tutto il salotto e infine riuscì a catturarlo, lo disarmò dei pastelli e iniziò a fargli il solletico sulla pancia, mentre lui, senza fiato per la corsa e le risate, si dimenava tra le sue braccia.

“Sei proprio un malandrino, eh?”

Severus si rese conto che non era mai stato così felice in tutta la sua vita, non aveva mai sperimentato tanta gioia e spensieratezza ed era stato proprio un bambino ad insegnargli come trovarla, un bambino che, al contrario di lui, aveva ricevuto l’amore dei suoi genitori, un bambino sereno e felice.

“Anch’io avrei voluto essere come te, da bambino” disse, interrompendosi per abbracciarlo “Avrei voluto essere un bambino felice, ma ora posso anche essere solo … felice?”

La risata di Harry si calmò pian piano e anche il suo respiro, si stava rilassando in braccio a Severus e, dopo un lungo sbadiglio, si addormentò.

Severus sorrise, mentre una lacrima di commozione scivolava lentamente sulla sua guancia pallida. Non osò muoversi, nonostante fosse seduto a terra, con le gambe incrociate e il piccolo Harry addormentato tra le braccia, si sentiva straordinariamente bene, incredibilmente in pace con se stesso e, per la prima volta nella sua vita, profondamente e realmente felice.



 

Non erano passati che pochi minuti, quando la porta d’ingresso si aprì ed entrò Lily, che portava una borsa e, nascosto nella tasca, quello che sembrava un peluche per Harry.

“Sono tornata …”

Aveva parlato ad alta voce, per farsi sentire ovunque fossero, ma l’aveva trasformata in un sussurro non appena li aveva visti.

Severus si guardò rapidamente attorno, non era per nulla uno spettacolo dignitoso: le pareti piene di disegni, le loro facce ricoperte di segni colorati e loro due, seduti in quel modo ridicolo in mezzo al tappeto. Avvampò per l’imbarazzo, ma non potè fare a meno di pensare che, tutto sommato, fosse divertente.

“Posso spiegare …”

 

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Capitolo 9
*** Raccogliere i ricordi ***


Eccomi! Finalmente ho trovato un po’ di tempo per scrivere! Questo capitolo sarà molto, molto triste, ma non preoccupatevi, il prossimo sarà molto più leggero e divertente, anche se non so quando riuscirò a pubblicarlo. Spero che questo vi piaccia, lasciatemi una recensione <3

Un abbraccio e buona lettura

Mini


8. Raccogliere i ricordi

 

I giorni passavano e nulla cambiava, tranne l’atmosfera che, grazie alla riconciliazione tra Lily e Severus, si era fatta più leggera. La neve aveva iniziato a scendere lentamente una mattina presto, quando era ancora buio, e tutti si erano svegliati con il giardino già bianco. Nei giorni seguenti aveva continuato a nevicare saltuariamente e il manto bianco era cresciuto, fino a diventare una soffice coperta candida e lucente.

Tutti guardavano fuori dalle finestre, consapevoli di non poter uscire ma desiderosi di poterlo fare e di prendere una boccata d’aria fresca dopo settimane di prigionia.

Silente ogni tanto mandava un gufo, ma non dava informazioni e si limitava a raccomandare di stare nascosti e portare pazienza. Ormai tutti stavano temendo di dover trascorrere lì il Natale, quando, proprio la sera del 23, Albus Silente bussò alla porta.

 

Ormai era buio, le poche luci della strada illuminavano la neve che ormai ricopriva ogni cosa e aveva appena iniziato a nevicare, quando qualcuno bussò alla porta.

Tutti, ad eccezione di Harry e Neville, che continuarono a giocare, si guardarono negli occhi. Nessuno poteva bussare se non Silente, il Custode Segreto, quindi o era lui o qualche Mangiamorte lo aveva ucciso ed era riuscito a trovarli. Severus non aspettò, con pochi passi raggiunse la porta e, senza aprire, urlò per farsi sentire da fuori.

“Chi è?”

Una pausa, poi si sentì la voce di Silente.

“Albus Silente.”

Stavolta fu Piton a esitare. La voce era quella dell’anziano Preside, ma chi poteva affermare con sicurezza che non si trattasse di qualcuno sotto l’effetto della pozione polisucco?

“Nome completo?”

“Albus Percival Wulfric Brian Silente”

Piton annuì, ma voleva un’ultima prova. Doveva pensare a qualcosa che solo loro due sapevano, un’informazione che nessun Mangiamorte si sarebbe mai sognato di chiedere ad un prigioniero sotto tortura.

“Cosa mangiammo la sera in cui venni a chiederle aiuto per mettere al sicuro la famiglia Potter?”

Si ricordava bene quella sera, era angosciato, spaventato, ma il sapore di quel cibo aveva avuto il potere di tirarlo su di morale. Lily, Alice e Frank lo guardarono perplessi, ma in effetti era una domanda abbastanza strana da poter essere quella giusta per capire se dall’altra parte della porta ci fosse davvero Albus Silente.

“Tagliatelle al ragù” rispose pacato Silente “Prendesti ben tre porzioni. Poi per dolce un sorbetto al limone.”

Severus sospirò e finalmente aprì la porta.

Di fronte a loro, circondato dal buio della notte e dai fiocchi di neve candidi che andavano a sciogliersi nella sua barba, c’era proprio Albus Silente.

L’anziano mago non si fece invitare, entrò a passo svelto e con un colpo di bacchetta chiuse la porta.

“Regalo di Natale, eh?” chiese, sorridendo mentre li osservava “Vedo che l’atmosfera è meno tesa. Bene. Bene.”

Silente si tolse il pesante mantello coperto di fiocchi di neve e, asciugatolo con un colpo di bacchetta, lo posò su una poltrona; sfregandosi le mani raggiunse il caminetto per scaldarsi.

“Già da oggi potete tornare alle vostre vite.” continuò “Anche gli ultimi Mangiamorte sono stati catturati o sono stati assolti per aver collaborato e sono sotto stretta osservazione da parte degli Auror. A dir la verità, Rosier, l’ultimo Mangiamorte pericoloso, è stato catturato un paio di settimane fa, ma volevo essere certo che non correste pericoli, così ho diffuso la notizia che voi foste ospiti in casa di Augusta Paciock. Tranquillo, Franck” aggiunse rapidamente Silente, vedendo la sua espressione sconvolta “Augusta era stata trasferita in un’altra casa e aveva preso il suo posto Malocchio Moody. In ogni caso non ci sono stati attacchi di nessun genere, perciò posso essere certo che tutti voi siate fuori pericolo.”

Alice si lasciò andare, abbandonandosi sul divano, dove la raggiunse Frank, che l’abbracciò stretta. Lily si voltò istintivamente verso Harry, lo raggiunse e lo prese in braccio, mentre Severus si limitò a sorridere, restando in piedi dove si trovava.

“Bene!” esclamò Silente, sfregandosi le mani con più energia “Voi Paciock potete già tornare a casa vostra, Augusta ha provveduto a prendersene cura per tutto questo tempo, sarà come se non vi foste mai mossi di lì. Severus, lo stesso vale anche per te, ho dato un’occhiata di tanto in tanto alla tua casa a Spinner’s End ed è tutto in ordine.”

Severus annuì, poi guardò Lily, in attesa che Silente parlasse anche a lei.

“Quanto a te e a Harry, mia cara Lily, non potete tornare nella vostra vecchia casa. Il ministero ha deciso che sarà considerata monumento storico e inoltre i danni procurati dalla magia oscura che ha distrutto il primo piano non possono essere riparati.”

Lily annuì e dalla sua espressione si capiva che si era preparata a quella eventualità e aveva già trovato una soluzione.

“L’idea non mi piace, ma almeno per il momento, in attesa di una soluzione migliore, andrò a Potter Manor. Da quando i genitori di James sono morti è rimasta vuota.”

Severus sospirò, leggermente deluso, nel profondo del suo cuore aveva sperava che lei gli chiedesse aiuto, ma avrebbe dovuto aspettarselo. Erano riusciti a riconciliarsi dopo anni di distanza e questo doveva bastargli. Lily era sempre stata indipendente e ora che Silente li aveva liberati da quella gabbia di protezione era sicuro che volesse cercare di farcela con le sue forze. Inaspettatamente, Lily si rivolse a lui e gli porse un foglietto.

“Questo è l’indirizzo, se mai volessi venire a trovarci.”

Severus restò senza parole, ma prima che potesse trovarle, Silente lo tolse dall’imbarazzo.

“Molto bene, molto bene!!” esclamò, sfregandosi le mani “Vi lascio ai preparativi per la partenza, potete uscire di casa … già ora. Arrivederci!” e, senza aspettare risposta, si materializzò.

Alice e Frank si stavano guardando negli occhi, un dialogo silenzioso pieno di speranza, ma anche di sensi di colpa. Fu Alice a rivolgersi a Lily.

“Lily … noi …”

Sembravano entrambi a disagio e Lily immaginò che si sentissero combattuti tra il tornare ad una vita normale e aiutarla restando con lei ancora un po’.

“Andate, ora!” rispose lei, senza esitazione e con un sorriso rassicurante “Io e Harry ce la caveremo. Probabilmente partiremo domani mattina, prima vorrei andare alla mia vecchia casa per recuperare qualcosa … qualsiasi cosa possa essere utile. Vai anche tu, Severus” continuò, rivolgendosi poi a lui “Me la caverò.”

Stavolta Severus scosse la testa.

“No, non ho nessuno che mi aspetta, ti aiuterò. Mentre tu ti occuperai di recuperare abiti e oggetti dalla casa io starò qui con Harry. Non credo che un luogo del genere sia sicuro, per lui.”

Lily aprì la bocca per protestare, ma si rese conto che aveva ragione.

“Ti ringrazio” rispose, con un gran sorriso.

“Allora … noi andiamo” disse Alice, prendendo in braccio Neville.

“A presto” rispose Lily, continuando a sorridere, mentre i Paciock si materializzavano.

Severus si chiese quanto quel sorriso fosse vero. Sicuramente era felice di poter uscire di lì, ma sentì che dietro a quella serenità apparente c’era anche la paura di dover affrontare il mondo senza James.

 

Il mattino successivo si svegliarono tutti presto. Dopo tutto quel tempo, l’affluenza al luogo dove era caduto il Mago Oscuro che aveva terrorizzato la Gran Bretagna era calata, così Lily poté uscire e raggiungere quella che una volta era casa sua per recuperare il salvabile, mentre Severus la salutava tenendo Harry in braccio.

Percorrere quei pochi metri che la separavano dal giardino dove suo figlio aveva mosso i primi passi incerti era stato più difficile del previsto. Aveva incrociato due pellegrini i quali, ancora con le lacrime agli occhi, avevano distolto lo sguardo dopo averla riconosciuta. Erano stati tanto coraggiosi da andare a vedere il luogo del disastro, ma non avevano avuto il fegato di guardare negli occhi lei, colei che più di tutti aveva perso quel giorno, colei che, mentre gli altri festeggiavano, piangeva lacrime amare.

Si era preparata mentalmente a quel momento, perciò passò oltre e, quasi correndo, attraversò il vialetto che, dal cancello che dava sulla strada, la portò al piccolo portoncino, ancora chiuso. No, Voledmort (si era costretta a pronunciare e a pensare a lui con il suo nome) non era entrato da lì ma dalla porta sul retro. Decisa a non varcare la soglia che aveva attraversato anche lui, girò il pomello e, spalancata la porta, entrò, per poi chiudersela alle spalle con un colpo secco.

Dentro, la casa era silenziosa, gli unici rumori percepibili erano il suo respiro e i suoi passi, mentre si avvicinava alle scale e, lentamente, gradino dopo gradino, guadagnava il primo piano.

“Avanti, Lily, puoi farcela.”

Si era detta questa frase motivazionale più e più volte, in attesa che Silente tornasse per liberarla, insieme agli altri, da quella prigionia protettiva, ma ora, detta ad alta voce, che tremava per il dolore, sembrava tutto più difficile.

“Dai, fallo per Harry. Fallo per James. Lui non vorrebbe vederti così, giusto? Lui ti vorrebbe vedere felice.”

Annuì, era riuscita a convincersi. Estrasse la bacchetta e una borsa su cui aveva praticato l’incantesimo di estensione irriconoscibile e, passando davanti alla cameretta di Harry, entrò davanti a quella che condivideva con James. La camera dove aveva rischiato di morire sarebbe stata la più difficile da affrontare, perciò decise di lasciarla per ultima.

La porta della sua ex camera da letto si aprì cigolando. La luce del sole illuminava i mobili impolverati e tutto ciò che aveva lasciato lì quella notte: gli abiti, gli oggetti, un paio di fazzoletti usati sul comodino, un libro aperto sull’ultima pagina che era riuscita a leggere prima di sentire la voce di James che la avvertiva che lui era entrato.

Sul comò c’erano due cornici con due foto: una era stata scattata a Parigi, un autunno in cui si erano concessi una vacanza, l’altra risaliva al giorno del loro matrimonio. In entrambe le foto lei e James erano felici, sorridevano senza sapere che un giorno un tragico destino li avrebbe separati. Osservando il sorriso beffardo di James, Lily ripensò a quante volte lui aveva provato a chiederle di uscire e a quanto volte lei lo aveva rifiutato. A quei tempi lui era un bulletto presuntuoso, figlio unico di due genitori talmente sorpresi del suo arrivo in così tarda età da viziarlo fino all’inverosimile. Lui aveva sempre saputo che lei, un giorno o l’altro, aveva ceduto e un osservatore esterno avrebbe potuto pensare che così era stato, in realtà era accaduto proprio il contrario. Lui, James, aveva ceduto, aveva capito che con il suo atteggiamento sprezzante non l’avrebbe mai conquistata così, abbandonando il suo fare da bullo, aveva deciso di crescere, di maturare e di mettere il suo coraggio al servizio di qualcosa di più grande. 

Entrambi avevano perso i genitori e si erano ritrovati improvvisamente soli perché, anche se Lily aveva ancora Petunia, si era arresa all’idea di averla persa anni prima, quando era arrivata la lettera per Hogwarts al compimento dei suoi undici anni.

Così, dopo aver superato il dolore, avevano deciso di sposarsi e costruirsi una famiglia lontano dalle rispettive case, volevano mettere fine al passato e iniziare in un luogo nuovo. Dopo il matrimonio era arrivato Harry e tutto sembrava andare per il meglio. Certo, la loro vita era oscurata dalla nube temporalesca che Voldemort aveva imposto sulla Gran Bretagna, ma lei era sempre stata fiduciosa, far parte dell’Ordine della Fenice la faceva sentire utile, la faceva sperare in un domani libero dal terrore e dalla morte … poi tutto era precipitato.

Aveva raccolto tutti i suoi abiti, anche quello da sposa, accuratamente custodito in una borsa, la biancheria intima, i suoi gioielli, i suoi trucchi, le pozioni per la pelle, le lenzuola per il letto e qualche coperta. Infilò l’ultimo abito nella borsa ed uscì. Le lacrime avevano bussato ai suoi occhi, ma lei non aveva aperto. No, era troppo presto.

 

Scese le scale di corsa, quasi scappando da quei ricordi ingombranti. Ignorò il cibo, ormai andato a male, e si concentrò su piatti, bicchieri, posate, pentole e altri oggetti utili per la cucina. In salotto raccolse rapidamente tutti i libri dagli scaffali e i pochi giochi di Harry. Non le avevano detto dove avevano trovato il corpo di James, né lei l’aveva voluto sapere, perciò percorse quei pochi metri quadrati frettolosamente e in poco tempo raccolse tutto.

Risalì le scale e andò in bagno, dove trovò gli asciugamani e qualche altro effetto personale. Fece tutto senza guardarsi allo specchio, non voleva confrontarsi con il suo stesso dolore, non ancora almeno.

 

Fuori dal bagno si chiuse la porta alle spalle e osservò quella che portava alla camera di Harry, la stanza alla quale aveva pensato di più e nella quale temeva di più di entrare. Prese un profondo respiro e, cercando tutto il suo coraggio, la raggiunse.

L’esplosione aveva creato un buco enorme sul soffitto, dal quale erano cadute foglie e rami, che aveva riempito il pavimento, coprendo le tegole cadute, i mattoni e i giocattoli di Harry. Il lettino era ancora lì, al centro della stanza. Si chinò, spostò la coperta di foglie gialle e marroni e sfiorò il cuscino basso su cui aveva posato la testa Harry per tante notti serene. Il legno delle sbarre era lucido, ma lei riconobbe immediatamente il punto in cui posava la mano quando, la sera, cantava tutte le ninne nanne che conosceva per farlo dormire. Iniziò a cantare per quel lettino vuoto, a voce sempre più alta, per sovrastare le urla crudeli di quell’uomo che aveva perso tutto ciò che aveva di umano e le aveva portato via James e che, in quel momento, le risuonavano nella testa come una maledizione. Cantò, e cantando la sua voce si ruppe da un pianto fatto di lacrime curative, per lenire la ferita del suo cuore spezzato.

Mentre era stata costretta a condividere quelle poche stanze con gli altri non aveva mai osato piangere, non così almeno. Non voleva turbare la felicità di Alice e Frank, non voleva turbare Harry e Neville e, soprattutto, non voleva farsi vedere debole da Severus. Quest’ultimo motivo era forse il più futile, ma era per tutte queste ragioni che, se piangeva, lo faceva solo di notte, da sola, e sempre trattenendosi. Finalmente, però, poteva gridare, piangere fino allo sfinimento, seppellire per sempre il ricordo di quella notte perché l’altro, quello di James, sarebbe rimasto nel suo cuore per sempre. Cantando raccolse i pochi abiti di Harry che non erano stati danneggiati dall’esplosione o dalle intemperie, qualche gioco, il suo peluche preferito, ormai distrutto, lo aggiustò con un colpo di bacchetta e lo mise nella tasca della giacca, per darglielo una volta rientrata. Mentre agitava la bacchetta in aria per raccogliere gli oggetti camminava, mentre camminava cantava e mentre cantava piangeva e quando raggiunse le ultime note della canzone in cui le formiche finalmente si possono riposare nel formicaio, al riparo dalla pioggia, si sentì liberata, leggera e pronta per essere felice.

L’ultima cosa che fece, prima di uscire con il suo bottino ben custodito nella borsa, fu passarsi una mano sul viso, per pulire le ultime lacrime, un saluto alla vita passata, un benvenuto a una nuova vita, tutta ancora da scoprire.




 

Poco dopo, con il suo bottino nella borsa e il peluche di Harry in tasca, tornò alla casa dei Silente. Aprì la porta e si annunciò.

“Sono tornata …”

Iniziò gridando, per farsi sentire ovunque fossero Severus e Harry, ma la sua voce si spense quando li vide, sul tappeto del salotto, Severus con lo sguardo colpevole di chi l’ha combinata grossa e un aspetto che avrebbe fatto ridere chiunque con Harry addormentato tra le sue braccia.

Scoppiò in una risata spensierata, di gioia e divertimento e rise ancora più forte quando Severus parlò.

“Posso spiegare …”

 
 

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Capitolo 10
*** Buon Natale ***


Eccomi! Finalmente, dopo aver lasciato parcheggiato questo capitolo per fin troppo tempo, l'ho terminato! Spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio
Mini

 

Buon Natale

 

Quando Lily riuscì a smettere di ridere, posò ciò che aveva in mano e si avvicinò a Severus per prendergli Harry dalle braccia.

“Lo porto a dormire a letto” disse “Così noi possiamo rilassarci un po’.”

Severus annuì e l’aiutò a prenderlo in braccio, per poi guardarla allontanarsi verso la camera che aveva ospitato il bimbo per tante notti e che, presto, non l'avrebbe più rivisto. Il suo sguardo venne attirati dalla borsa che Lily aveva lasciato all’ingresso, ma non si mosse, si limitò ad appoggiare la schiena alla poltrona e a tirare un sospiro di sollievo.

Pochi minuti dopo tornò Lily e Severus notò che il pelouche che sporgeva dalla sua tasca era scomparso, presumibilmente lo aveva lasciato a Harry per farlo dormire tranquillo.

Pochi minuti dopo tornò Lily, che si accomodò accanto a lui, sul pavimento.

“Sei stato molto bravo, con Harry” sussurrò “Se devo essere sincera, temevo che perdessi la pazienza.”

Severus rise piano.

“Ci sono andato vicino” rispose, passandosi un dito sulla guancia e osservando il colore che vi rimase attaccato “Credo che la tua influenza mi abbia fatto bene.”

Lily non rispose, si limitò ad osservarlo e Severus, accortosi che lei stava aspettando il seguito, arrossì lievemente, imbarazzato. Lily inclinò la testa e continuò a fissarlo, incoraggiandolo a parlare.

“Oh …” mormorò lui “Io …”

“Non hai ricevuto molto amore da tuo padre, da bambino, vero? Mi ricordo com’era, quando eravamo piccoli.”

Severus si limitò ad annuire.

“Posso capire cosa hai provato. Non è facile decidere di dare amore, quando siamo feriti.”

Lily lo guardò più intensamente e lui capì a cosa si stava riferendo, ma entrambi rimasero in silenzio, soppesando nella loro mente il significato di quelle parole.

Si guardarono per qualche altro istante, poi si rilassarono ed entrambi chiusero gli occhi. Rimasero così, seduti a terra, con la stanza nel caos ma con il cuore e la mente in pace.

Qualche minuto dopo, Lily spalancò gli occhi e si voltò verso Severus.

“Oggi è Natale!” disse “Me ne stavo dimenticando!”

Lily arrossì, non aveva minimamente pensato a fare un regalo per Severus.

“Stai pensando ai regali, vero?” intuì Severus.

Lily annuì tristemente, ma Severus le sorrise.

“Hai già fatto tanto, non credi?” le chiese “Sarebbe ora che qualcuno donasse qualcosa a te …”

Lily non rispose, intenta a riflettere, mentre osservava un punto indefinito di fronte a sé.

“Sarà meglio che mi dia una pulita, che ne dici?” le chiese, alzandosi “Magari sarebbe anche il caso di pulire le pareti.” aggiunse, andando verso il bagno.

Lily sembrò ridestarsi da un lungo pensiero profondo e rise piano.

“No, no, lasciamole così! Sono certa che a Silente piaceranno.” spiegò, alzandosi a sua volta “Ora però è il caso che prepari qualcosa per pranzo, non credi? Saremo in una situazione precaria, ma è pur sempre Natale …” Lily si alzò a sua volta e andando però verso la cucina. “Non so quanto riuscirò a preparare con il poco cibo che abbiamo a disposizione, ma farò del mio meglio.”

 

Più tardi, verso mezzogiorno, si ritrovarono in sala da pranzo. Lily era riuscita a preprare un pranzo molto gustoso: non avendo un tacchino intero, riuscì a recuperare gli avanzi di carne e preparò un polpettone, accompagnato da patate e carote al forno. Fu tutto delizioso e Severus e Harry si gustarono ogni boccone. Alla fine del pasto, a sorpresa, Lily tirò fuori il pudding di Natale, gustoso e ricco di cioccolato.

“Sei stata bravissima, Lily” disse Severus, alzandosi per sistemare i piatti sporchi con un movimento di bacchetta “Sei stata fin troppo gentile. Non so come farò senza la tua cucina.”

Lily sorrise, ma non rispose, mentre i pensieri continuavano a girarle in testa.

Dopo aver pulito la sala da pranzo e la cucina, si andarono ad accomodare sul divano, mentre Harry giocava seduto sul tappeto di fronte a loro. Sia Lily che Severus sembravano aspettare qualcosa, un segnale: sapevano entrambi che presto avrebbero dovuto dividersi, ma non sembravano propensi a farlo. Il tempo passava, i secondi scanditi dal ticchettare della pendola, il cui rumore sembrava amplificato dal silenzio quasi totale della stanza, rotto solo dai giochi di Harry e dallo scoppiettare del fuoco nel caminetto.

“Ho un’idea” propose Lily, all’improvviso “Che ne dici di scrivere delle lettere?”

Seversu la guardò con sguardo interrogativo, così lei si spiegò meglio.

“Lettere a chi ci ha lasciato durante questa guerra, a chi vorremmo lasciare un messaggio, poi le bruceremo, così quel messaggio arriverà.”

Severus l’aveva ascoltata pensando già a chi avrebbe voluto scrivere una lettera.

“Letta!” esclamò Harry, mentre Lily prese tre fogli, un pastello per Harry e due piume e un calamaio per lei e Severus, poi si inginocchiò sul tavolino e, facendo attenzione che lui non potesse sbirciare, iniziò a scrivere.



 

Caro James,

non so dove tu sia ora, Silente ci diceva che la morte è un punto di partenza, che si può scegliere se rimanere o andare oltre. Se ti conosco almeno un pochino, so che non potresti resistere alla prospettiva di una nuova avventura, perciò so che sceglierai di andare avanti.

Se ti stai chiedendo come stiamo, io e Harry ci siamo salvati, siamo vivi e ti siamo grati per ciò che hai fatto per noi. Un giorno lontano ci rivedremo, nel frattempo ti saluto, sarai sempre nei nostri cuori.

Con immenso Amore,

Tua per Sempre,

Lily

 

Lily smise di scrivere, lasciò la penna puntata sulla y che terminava la sua firma e restò ad osservare ciò che aveva scritto in silenzio. Non era molto, aveva già detto addio a James tante volte, ma quello era davvero il momento in cui avrebbe lasciato il passato alle spalle e il ricordo di James nel suo cuore per potersi dedicare alla sua vita e al suo futuro.

Levò la penna dal foglio, lo piegò e lo infilò dentro ad una busta che sigillò con la ceralacca. Nessuno avrebbe dovuto mai leggere quelle parole, erano un messaggio tra lei e James, privato. Si alzò, si avvicinò al caminetto e lanciò la busta tra le fiamme con un gesto rapido e fluente, per evitare ripensamenti, quindi tornò al tavolino, dove prese un’altra lettera, che stavolta avrebbe inviato.

Severus le sorrise e tornò alla sua.

 

Cara madre,

se sto scrivendo questa lettera a te è perché la mia vita sta finalmente trovando un senso.

Credevo di inseguire la fama, la notorietà, ma la verità è che stavo inseguendo un inganno.

L’Oscuro Signore mi aveva irretito tra le sue ombre come una sirena tentatrice, aveva fatto leva sulla mia ambizione per farmi suo e io, senza rendermene conto, avevo venduto a lui la mia anima, in cambio del potere.

Il prezzo da pagare è stato alto, ho perso di vista ciò che era importante e solo quando ho rischiato di perderlo davvero mi sono reso conto del sentiero che avevo deciso di intraprendere, che mi avrebbe condotto nell’abisso.

Se queste parole ti raggiungeranno sarà merito di Lily, è lei che mi ha aperto gli occhi, lei mi ha fatto capire quanto fossi stato cieco e folle, lei mi ha dato una seconda possibilità per redimermi e per sperare in una vita migliore.

Non voglio sprecare questa opportunità, non voglio commettere gli errori del passato, non voglio che il mio passato condizioni il mio futuro.

Essere ambiziosi non è un male, ma voglio perseguire i miei obiettivi con le mie sole forze e sono certo di riuscire ad arrivare lontano.

La vita non è stata generosa con te, ma sappi che tutto ciò che di buono farò nella vita sarà anche merito tuo e di Lily, la vostra influenza mi aiuterà a trovare e a dare agli altri il meglio di me e farò di tutto perché questo avvenga.

Con immenso Amore

Il tuo devoto figlio

Severus

 

Anche Severus, come Lily, sigillò subito la sua busta e la gettò tra le fiamme. Non appena vide che anche l’ultimo pezzetto di carta si era trasformato in cenere si sentì più leggero,il suo cuore sapeva che sua madre aveva ricevuto le sue parole e che era riuscito definitivamente a chiudere una porta sul suo passato, pronto ad aprirne una su un futuro diverso.

Poco distante, Lily aveva ripreso a scrivere, ma stavolta, tenendo la busta ben sigillata in mano, non si diresse verso il caminetto.

“Scusatemi” disse “Non avendo un gufo dovrò chiedere in prestito quello di Alice. Torno presto.”

Lily diede un bacio sulla testa a Harry, poi si smaterializzò.

“Mamma! Mamma!”

“Hem … la mamma torna presto, Harry” rispose Severus, già pronto a doversi sorbire le interminabili urla del nanerottolo. Con sua grande sorpresa, però, Harry si strinse nelle spalle e tornò a giocare con una pallina di carta.

Ottimo, pensò Severus. Forse la mattinata trascorsa insieme lo aveva spinto a fidarsi di lui. Era una cosa buona, giusto?

Erano passati appena cinque minuti, Severus era riuscito solo a riordinare il caos di carte, penne e colori sul tavolino, quando Lily si era materializzata in salotto.

“Ho fatto!” disse, sorridendo “Ora aspetto solo la loro risposta.”

“La … loro risposta?” chiese Severus “Loro chi?”

“Ho invitato Sirius e Remus a vivere a Potter Manor” rispose Lily “Non ho un altro posto dove andare, almeno per il momento, e quella casa è davvero troppo grande per me e Harry soli, per questo ho pensato che Sirius e Remus potessero trasferirsi da noi.”

Severus annuì, ma Lily era inquieta, come se volesse dire qualcosa ma avesse paura di farlo.

“Ti ascolto” disse Severus, sorridendole.

Lily arrossì, imbarazzata dal fatto di essere stata scoperta.

“Io … io pensavo che … lo so che andrai a vivere a Spinner’s Ends, ma … è un periodo particolare e probabilmente vorrai stare solo, ora, ma …”

Lily si morse un labbro, indecisa se continuare o meno, poi prese un profondo sospiro e decise di buttarsi, ormai non poteva più tornare indietro.
“Se vuoi, se vorrai, sarai il benvenuto. Ecco.”

Severus la guardò, stupito. Non si sarebbe aspettato nulla del genere da lei. Il suo sguardo stupito si sciolse poi in un sorriso.

“Ti ringrazio” disse infine “Lo apprezzo molto, è davvero importante per me ma, come hai detto tu, ho bisogno di restare solo per un po’. Devo capire cosa fare della mia vita, come trovare posto in questo nuovo mondo, libero dall’ombra dell’Oscuro Signore.”

Lily lo guardò, leggermente preoccupata.

“Non stare in ansia per me” disse lui, intuendo i suoi sentimenti “Non voglio trasformarmi in un eremita, verrò a trovarvi e magari riuscirò a risolvere le questioni in sospeso anche con Black e Lupin.”

Lily sembrava più tranquilla, ma qualcosa in lei tradiva preoccupazione.

“Starò bene, davvero.” la rassicurò Severus “Non voglio chiudermi in me stesso, non voglio restare solo e commettere nuovamente gli errori del passato. Ora so che ci sarai se avrò bisogno di te e io ci sarò se sarai tu in difficoltà.”

Lily lo abbracciò di slancio e le sembrò di essere tornata indietro di anni, due amici che si sostengono a vicenda e si comprendono davvero.

Nel frattempo, volando nel cielo invernale, un grosso gufo trasportava la lettera di Lily per Remus e Sirius.

 

Caro Remus,

Caro Sirius,

spero che stiate bene e che siate insieme in questo momento difficile.

Se vi state chiedendo come stiamo noi, ora le cose stanno migliorando. Pian piano sto accettando la scomparsa di James e la prospettiva di vivere senza di lui e so che anche voi state affrontando le stesse difficoltà, per questo motivo vi vorrei invitare a vivere a Potter Manor. Al momento non ho altro posto dove andare e immagino che anche voi siate nella mia stessa situazione, perciò ho pensato che vivere insieme potrebbe aiutarci a far guarire le ferite e a farci forza reciprocamente. 

Io mi trasferirò lì domani mattina. Ho già preparato i bagagli (ovvero tutto ciò che sono riuscita a salvare dalla casa distrutta) e lascerò casa Silente per andre finalmente a casa “mia”. Spero che lo sia, o che lo sarà e spero che voi vogliate farne parte.

Con Affetto

Lily e Harry

 

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