Ti Ammazzerei...

di frenzazero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** non aprire quel foglio ***
Capitolo 2: *** Non ci posso credere... ***
Capitolo 3: *** Parola di...Nanny!!! ***
Capitolo 4: *** Che la lotta abbia inizio!!! ***
Capitolo 5: *** Surreale! ***
Capitolo 6: *** Vincerò io!!! ***
Capitolo 7: *** Questione di...FATTI! ***
Capitolo 8: *** Elettricità portami via!!!! ***
Capitolo 9: *** Giochiamo a carte scoperte ***



Capitolo 1
*** non aprire quel foglio ***


Ti ammazzerei, sì, ti ammazzerei Oscar. Come diavolo fai a non accorgertene? Come fai a non vedermi? Come diavolo fai a star dietro ad uno come lui? Uno pieno di sé, consapevole del suo fascino ma soprattutto consapevole del suo crudo destino di innamorato nell’ombra senza alcuna possibilità di poter vivere il suo amore, corrisposto è vero ma alla luce del sole e completamente. Poveraccio, alla fine mi fa pure un po’ pena e un po’ di amarezza, anche perché forse, e dico forse, siamo più simili di quel che penso o voglio pensare. Lui è innamorato di lei, lei è impegnata con un altro, io sono innamorato di te e tu ami lui. Che tiro assurdo mi ha riservato la vita eh? Che gioco è? A ben pensarci però, lui almeno è corrisposto, io no. E qui di nuovo ti ammazzerei Oscar. Io mi comporto con te come tu ti comporti con lui, e lui si comporta con te come tu ti comporti con me. Un giro assurdo, doloroso, sciocco, per tutti e tre…anzi 4, tiriamo in ballo anche lei. Ma com’è possibile tutto questo? Com’è possibile che nessuno dei 4 abbia la forza di mollare, di rompere questa catena assurda e che fa male, tutti innamorati ma delle persone sbagliate e senza neanche accorgerci del nostro sentimento e di quello altrui. E qui non ammazzerei più te, Oscar, ma mi ammazzerei, sì, mi ammazzerei! Troppe volte ho pensato di aprirti il mio cuore una volta per sempre e troppe volte ho pensato “ma si, o la va o la spacca” e poi come un codardo, di fronte ai tuoi occhi sognanti e ai tuoi pensieri per lui, mi sono fermato, per il tuo bene. O per il mio? Mi sono fermato e ho aperto le orecchie e tutti i sensi possibili per poterti accogliere, ascoltare, consigliare, alleggerire, ma nel frattempo lo facevo per me, per poter godere della tua presenza, della tua persona, con l’innata speranza che ti accorgessi del mio amore per te, racchiuso tutto nell’esserci oltre ogni cosa e nel volerti oltre ogni cosa. Ti ammazzerei Oscar, si ti ammazzerei, perché io ti voglio, e non dico vorrei, ma proprio voglio, così come sei. E non ti accorgi della bellezza che sei, con i tuoi numerosi pregi e altrettanti difetti eh, d’altronde come tutti noi. Ma io ti voglio così. E ti ammazzerei per come vorresti cambiare per lui, e come in realtà cambi davvero sguardo quando c’è lui o quando ti sfiora solo lontanamente il suo pensiero, e i tuoi meravigliosi occhi azzurro cielo si offuscano e non vedo più la tua luce ma la sua. Ed è un peccato, Oscar, sì proprio un peccato, che lui non ti apprezzi per come sei, non accolga la meraviglia che ha a portata di mano, così fragile ma allo stesso tempo forte, così attenta ma allo stesso tempo sbadata, così sicura ma allo stesso tempo indecisa, così determinata ma allo stesso tempo aperta al mondo, e questo lo hai imparato con il tempo e con le varie esperienze della vita, ed un po’ mi ci metto in mezzo pure io!! E a questo punto ammazzerei pure lui. Si, lui. Lui conosce la Oscar dolce ed impacciata nel mostrare e dimostrare affetto? No. Conosce la Oscar che tu hai voluto fargli vedere, integerrima e impermeabile ai sentimenti. Ma questa non sei tu Oscar, pensi che così possa amarti di più?O anche semplicemente amarti per qualcosa che non sei? Parliamo della Oscar vivace, giocherellona, scherzosa, combina guai, ne è a conoscenza? No. Lui conosce il tuo lato ligio alle regole e ai comportamenti da tenere in ogni occasione che si presenti, la cosiddetta “etichetta”. Lui ti conosce come donna nonostante i tuoi vestiti e i tuoi comportamenti da uomo? No. Lui ti vede come un uomo, al suo pari, quando il tuo sembrare uomo ti rende invece talmente donna. Ti ammazzerei Oscar proprio per questo, sì’, per questi lati che io conosco a memoria e che tanto amo di te, senza giudizi, senza obiezioni, senza critiche. Ti ammazzerei per come guardi lui e non guardi me. E mi ammazzerei per come io nonostante tutto continui a guardarti….Ti ammazzerei Oscar, si, ti ammazzerei, perché….
 
E dopo aver letto tutto d’un fiato e cercando come un'ossessa il proseguimento di quelle righe girando e rigirando quel diavolo di foglio trovato per caso mentre cercava un libro, si sentì svenire,vedeva quella camera girare tutta e meno male che accanto alla sua scrivania c’era sempre  quella sedia a cui lui teneva molto..e dopo essersi accomodata con qualche problemino nel centrare subito la seduta ed essersi slacciata la camicia in modo quasi violento, tirò su gli occhi al cielo e con una mano teneva la fronte e con l’altra cercava di farsi più aria possibile, perché in quel momento ne aveva proprio bisogno…due parole continuavano a rimbombare nella sua testolina bionda…TI AMMAZZEREI...
 
Tu non lo sai che cosa sei
Tu non lo sai che cosa sei per me
Ti giuro che impazzirei
A stare solo un giorno senza te

Perché lo sai, lo sai che io
Ti voglio esattamente come sei
Amore mio, se ci sei tu
Vorrei che il tempo non passasse più

T'ammazzerei, t'ammazzerei
Quando ti dai le arie da playboy
Ci tieni a me oppure no
E allora, amore, non lo fare mai

RAFFAELLA CARRA' - TI AMMAZZEREI


 

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Capitolo 2
*** Non ci posso credere... ***


 
Buonasera a tutti...intanto grazie per aver letto e recensito questa storia nata così di getto, per quanto riguarda il primo capitolo in particolar modo, seguito dall'ascolto della grande Raffa..che mi ha riportato la voglia di scrivere, ora però che sono partita, non so ancora dove e a cosa mi porterà...oddio, speriamo bene!!  intanto beccatevi ora una Oscar un pò instranita...



Cap. 2      Non ci posso credere…
 
Sguardo bloccato sull’immenso soffitto, braccia a penzoloni e no, non poteva crederci. Non voleva crederci.  Innanzitutto la sua incredulità era legata alla superficialità che l’aveva investita, permettendole di dare spazio alla curiosità prettamente femminile, aprendo in modo anche scocciato e frettoloso, poiché non trovava  subito ciò che desiderava, quel dannato foglio ripiegato e lasciato lì da solo, poverino, sulla sua scrivania.
“Un  libro..Oscar, un libro dovevi cercare.. sai quei fogli rilegati con una copertina, con un titolo davanti… non era difficile…no, non lo era… ma che mi è preso? Mi sono fatta prendere dalla solitudine di un foglio? Mi faceva pena?  Ma che vado a pensare…” borbottava tra sé e sé mentre faceva ricadere le braccia a penzoloni senza sosta.  Niente, non c’era niente che la potesse distogliere da quella posizione, oltretutto veramente scomoda, nemmeno il fatto che stesse occupando la stanza di Andrè da un tempo indefinito, e da questi pensieri, da queste domande che continuava a porsi senza darsi risposte e senza far nulla per cambiare la situazione in cui si era cacciata. Soprattutto era bravissima ad analizzare il contorno, la forma ma non la sostanza di ciò che aveva letto, per non parlare della sua curiosità  famelica  e quasi morbosa di trovare e leggere il proseguimento di quella… quella… lettera d’amore?  “Ma che vado a pensare…amore? Andrè, amore, io, lui,lei.. no no, non è possibile… non c’è nessun collegamento tra queste parole.. tutte parole al vento…” e mentre riformulava incessantemente questi giochi di parole, apriva e chiudeva quel dannato foglio, rileggeva alcuni tratti che in qualche modo la facevano sentire bene, e pure quel "Ti ammazzerei" le era entrato dentro come un uragano. Era pur sempre una minaccia, una minaccia d’amore però… “Eh no, basta con sta storia..sei solo un misero foglio, che ora ripiegherò e lascerò qui, sì proprio qui…” e mentre batteva su quel foglio come se fosse una spalla di qualcuno da consolare, udì in lontananza il suo nome rimbombare come il battito del suo cuore in quell’esatto momento.
“Oscar… hai trovato quel libro?” Andrè stava tirando giù la maniglia della sua porta continuando a parlare “o almeno credo tu sia qui, mi hai lasciato in giardino ad aspettarti e sono passato pure dalla tua camera, ma non ricevendo risposta…” queste ultime parole si ritrovò a dirle praticamente in faccia ad Oscar, che in un attimo si alzò dalla sedia dove si era appollaiata stile fannullona, e prendendo la maniglia della porta semplicemente aggiunse borbottando con il suo tono acido: “Eh no Andrè, in questo tuo delirio di camera, non ho trovato proprio un bel niente… ho cercato in lungo e largo ma niente… solo tempo perso, solo tempo perso…guarda, ti ammazzerei.. si si ti ammazzerei…” finì la frase velocemente e soprattutto velocemente allungò il passo verso non sapeva nemmeno lei la direzione.
“Mi ammazzerebbe?” e perplesso si guardò intorno ispezionando la sua camera, che tutto si poteva dire, piccola, piena, poco luminosa, ma disordinata proprio no. “Ogni cosa ha il suo posto, e c’è un posto per ogni cosa”  una frase inculcata dalla cara Nanny da sempre, e mentre ripeteva questo concetto come una litania, vide che qualcosa non era più al suo posto… il suo foglio incompleto era finito sulla sedia, ed effettivamente anche la sedia non era al suo posto…
“Ora sì, che mi ammazzerei….” pronunciò buttandosi letteralmente sulla sua sedia preferita con quel diavolo di foglio a coprire quella faccia che aveva ben cambiato colore in un attimo…

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Capitolo 3
*** Parola di...Nanny!!! ***


Buongiorno a tutti!!! Ecco qui partorito il terzo capitolo... sto cercando di proseguire e di non incagliarmi nel banale o ripetitivo.. insomma speriamo...e soprattutto non so nemmeno bene come la dirotterò, ma "finchè la barca va, lasciala andare..."  ahahahahahaha!! Grazie a tutti e buon weekend! 


Cap 3.  Parola di Nanny!
 
Calmo, calmo, devo stare calmo. Suvvia, respira, che sarà mai? Dai Andrè, non è mica detto che Oscar, abbia letto quel foglio…in fondo si tratta di Oscar, non di una donna in preda alla curiosità e alla morbosità di mettere il naso nelle cose altrui. In particolar modo le mie!! Non riesce a vedere al di là del suo naso o ad accorgersi dei miei sguardi, figurati dai.. Non è mica Nanny…. Oddio, e meno male, a quest’ora sarei già morto ucciso da una serie di mestolate in testa non indifferenti! e a questo pensiero iniziò a passarsi una mano sulla testa, come a lenire un qualcosa che  non era arrivato, almeno non ancora. Passava da momenti di riflessioni solo mentali a momenti confusionari ma ad alta voce…e soprattutto non di molte parole!
“no…no… no… e ancora no!!!” soffocava queste sillabe  dietro quel dannato foglio, nascondendoci il viso e ululando parole incomprensibili, se avesse potuto sarebbe sparito dalla faccia della terra. Solo una persona era in grado di decifrare e capire gli ululati di Andrè… sì, proprio lei… la temibile Nanny.. non le sfuggiva nulla, sotto a quei suoi occhialetti tondi c’era uno sguardo indagatore e recettivo e non sfuggiva nulla neanche alle sue orecchie ben aperte a tutto ciò che la circondasse…soprattutto se si trattava della sua bambina e del suo bambino..
“Andrè, screanzato che non sei altro, cosa stai blaterando sdraiato su quella sedia in modo così poco educato?” eccola lì, ferma ad aspettare con le mani sui fianchi battendo a terra le punte dei piedi a ritmo e non ricevendo alcuna risposta e nessun accenno corporeo da parte del suo adorato bambino, iniziò così la sua personale marcia proprio in direzione del foglio, quel dannato foglio!!!!  E con la sua innata eleganza e delicatezza che la contraddistingueva “Dammi qua..” tentando di strapparlo dal viso, ma Andrè ebbe la meglio, in un attimo stropicciò il foglio e si tirò su in piedi, mettendosi sull’attenti e prendendola in giro:
“Andrè 1, Nanny 0… sono super veloce…” cercando di sorridere e di nascondere quel foglio in modo il più possibile scaltro e indifferente, ma niente sfuggiva alla cara Nanny e questo Andrè lo sapeva bene.. “Caro il mio Uomo super veloce, vedi di muovere queste tue belle gambette super veloci e correre da madamigella Oscar, non so cosa tu le abbia fatto, so solo che mi ha completamente investita ripetendo  queste parole – Andrè ti ammazzerei, sì si ti ammazzerei…- “ e in un attimo sfilò quel foglio ormai diventato una pallina dalle mani del suo nipotino adorato, facendogli passare due minuti di panico e terrore per poi alla fine colpirlo in testa con quella stessa carta: “Ora vedi di andare a risolvere la situazione con lei o vi ammazzo a tutti e due, parola di nanny!” girandosi di spalle in procinto di tornare alle sue mansioni disse “Ancora una cosa, sarà forse il caso di tenere alcune considerazioni per sé su Madamigella Oscar e  sui tuoi sentimenti e le vostre vicissitudini amorose, non di scriverle su un pezzo di carta… pensa fosse finito nella mani del generale Andrè… e ora corri!” concludendo come sempre a suo modo, un bel scappellotto in testa e via!

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Capitolo 4
*** Che la lotta abbia inizio!!! ***


Eccomi qui, con un capitolo partorito stanotte e rimesso in sesto stamattina prima di affrontare la domenica!!!! Insomma spero vi piaccia... :D un abbraccio e buon inizio settimana!!!!


CAP 4. CHE LA LOTTA ABBIA INIZIO

 
Ma tu guarda in che razza di situazione mi ritrovo…prigioniera io, Oscar François de Jarjayes, in camera mia… Andrè ti ammazzerei, sì si… da quando ho letto quel pezzo di carta non mi do pace..rinchiusa tra queste quattro mura..come se ciò potesse bastare a non farmi sentire questo scombussolamento dentro, come è possibile Andrè, amico mio, che tu possa provare qualcosa per me? Com’è possibile che tu abbia colto questa spirale amorosa? E ancor di più com’è possibile che tu sia tormentato per me, per ciò che sono e faccio per lui?e come fai ad amarmi nonostante io non ne sappia nulla, e per di più non conosca nulla di questo enorme sentimento… è amore vero? Il tuo volermi così come sono, il tuo volermi proteggere e difendere, il tuo esserci..accanto.. da sempre.. in ogni mio piccolo o grande che sia, momento di questa vita a tratti assurda, tu ci sei stato e ancor di più, ci sei! Ma domanda fondamentale, e io? Io per te? Dovrei essere almeno un po’ arrabbiata e infastidita con te, e invece mi accorgo di no… sono solo spaventata..confusa, a tratti persa e disincantata…Perché quelle parole lette mi rimbombano ogni istante e non ho il coraggio di uscire da qui, affrontarti e guardarti negli occhi? Questi occhi che tu dici di amare…che parola buffa: amare, amore.. d’altronde è cio che penso di provare io per lui, giusto Oscar?  Interrogava così se stessa di fronte al suo specchio, oggetto da sempre odiato, ma in quel momento sentiva il bisogno di scrutare ogni sua movenza o smorfia, di guardarsi e finalmente vedersi e di guardare quei suoi occhi che, stando a ciò che diceva Andrè, avevano una luce propria e che si offuscavano per colpa di quell’uomo che lei pensava di amare. “Pensi di amarlo, Giusto Oscar??” lo specchio non mente su ciò che riflette, e lei cosa e chi vedeva riflesso?  e mentre continuava a scrutarsi, venne riportata alla realtà da un tocco delicato ma riconoscibile alla sua porta..
Apro o non apro? pensava Oscar guardandosi gli occhi che in un attimo erano cambiati, erano vivi, velati di preoccupazione e di curiosità, ma vivi…
Mi aprirà o non mi aprirà?  pensava Andrè con il cuore in gola e mille propositi in testa sul come affrontare la cosa, sia se lei gli avesse permesso di entrare, sia se lei si fosse negata.. fare lo spavaldo, il simpatico o il dispiaciuto, colpevole e arrendevole?
“Avanti!” una semplice parola pronunciata con il suo solito tono distaccato e fermo lo riportò con i piedi per terra e con la mano tremolante aprì quella porta che fino ad adesso lo nascondeva da lei, ma ora non poteva più sfuggire. Entrando con la sua calma innata e solo apparente poiché dentro aveva un mare in tempesta, alzò lo sguardo  e la vide, lì, dietro la sua scrivania, testa bassa, occhi impegnati nella lettura di qualcosa, tanto impegnati da non degnarlo neanche di uno sguardo… “Dimmi Andrè…” continuando imperterrita a non alzare nemmeno per sbaglio il viso, usando quel tono che lui tanto odiava di indifferenza e di distacco totale, tanto da provocargli fastidio ma non la voglia di mantenere le distanze, anzi, si appoggiò alla scrivania con entrambe le mani vicino a quei fogli che si sorprese di vederli vuoti.. si prese coraggio e come capitava spesso, diede fiato alla prima cosa che gli passava per la testa…
“Oscar, potrei sapere perché vai blaterando ai quattro venti per tutta la casa il tuo desiderio di volermi ammazzare? Che cosa avrò mai fatto da meritarmi questo e soprattutto uno scappellotto dalla nonna?” disse tutto d’un fiato, tichettando le dita in modo da creare una sorta di suspance.
E finalmente tirò su lo sguardo, doveva farlo, colpita e affondata… i suoi occhi erano entrati direttamente in quelli verdi che così verdi non li aveva mai visti.  Il tempo sembrava essersi fermato o addirittura tornato indietro rievocando quelle parole d’amore su di lei, per lei, ed uno strano calore si stava impossessando delle sue guance e dello stomaco, ma non poteva permettersi tutto ciò, d’altronde non era stata lei a sbandierare su un foglio qualcosa che forse sarebbe dovuta rimanere tra le persone interessate e custodite bene, non lasciate lì su un tavolo, alla mercia di chiunque. Qualcosa doveva pur dire per togliersi da quel momento così imbarazzante e troppo confusionario ancora. E no, non poteva accettare, no no. Schiarendosi la voce con due tre colpetti di tosse, rispose per le rime…
“Andrè, non so bene a cosa tu ti riferisca o a cosa ti sia stato riferito, e in ogni caso uno scappellotto ti sta sempre bene… ma io stavo soltanto esprimendo un desiderio ad alta voce… ANDREIATROVAREIRE… ecco cosa farneticavo…si, ANDREIATROVAREIRE… cosa c’è di cosi strano Andrè?” cercando di mantenere il più possibile quel contatto visivo, per infondere sicurezza e dimostrarglielo, dimostrargli che cosa in realtà non lo sapeva più..forse mantenere la sua immagine di forte e indistruttibile.. erano nuovamente occhi negli occhi, continuò ad ammirare quel suo verde così bello, sì bello,ma il suo sguardo piano piano andava a posarsi su altro, si accorse che al di là di quei pozzi color smeraldo, c’era altro, un naso perfetto, e una bocca sottile ma di un sorriso inesprimibile, lo stava perlustrando, guardando, ammirando… tanto che iniziarono a tremargli le mani oltre che la voce, non riusciva più a sostenere il peso di quello sguardo che ora aveva un potere sconosciuto in lei, troppo, era tutto troppo, così si ributtò a capofitto nella lettura di quei fogli dinnanzi a sé senza però capirci molto di ciò che stava accadendo intorno e  soprattutto dentro di lei.
“Figurati Oscar, niente non c’è nulla di strano… a parte i fogli davanti a te vuoti e tu che continui a scrutarli alla ricerca di non so che cosa… e questo mi fa anche capire come tu non abbia trovato il libro che ti ho mandato a prendere in camera mia, che era posto sul lato destro della scrivania, in bella vista pure…” massaggiandosi i capelli dietro l’orecchio prosegui mentre il cuore di Oscar, ne era certa, aveva perso qualche battito...
“sarai stata talmente presa da questo tuo desiderio di voler andare ad incontrare i reali al più presto…” con indifferenza ma soprattutto con un sorriso stampato in faccia fece scivolare quel dannato libro sulla sua scrivania proprio accanto alle sue mani quasi sfiorandole, si soffermò ancora un attimo tenendo quel libro con una mano sopra la copertina e battendola sopra tuonò minaccioso:
“Oscar, sappi che ti ammazzerei, si ti ammazzerei, se tu dovessi rovinare questo gioiello della letteratura contemporanea… intesi? E non ci sarebbe Nanny che tenga o che mi tenga lontano da te…io ti troverei dovunque, Oscar, sappilo e tienilo in mente…andrei, si con il tuo permesso andrei…” non fece in tempo a sentire la risposta che già ciondolava sorridendo a cuor leggero fuori da quella camera pensando e bofonchiando… Andrei, i re…muahhh…  Cara Oscar, ora sì che inizia la lotta tra  me e te….
Ebbe un attimo di frastornamento e di confusione, non capiva più molto, sentiva solo in lontananza ridere Andrè, e questo la turbava parecchio, come d’altronde tutto il resto… ma in un lampo si ridestò e si disse ad alta voce : “Va bene, Andrè l’hai voluto tu… il mio desiderio di ammazzarti è vivo più che mai, come hai osato prenderti cosi gioco di me? Come hai osato guardarmi in questo tuo modo magnetico? Come hai potuto dimenticarti quel dannato foglio li?” si fermò un attimo e poi riprese… “O lo hai lasciato li apposta?” 

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Capitolo 5
*** Surreale! ***


Ebbene si, sono tornata.. ho lasciato questa storia nel cassetto e come per magia l'altro giorno ho riacceso pc e ricominciato a buttare giu qualcosa... speriamo vi possa piacere... ovviamente ancora non saprò dove andrò a finire...ahahahhahahahahaha... un abbraccio a tutti e grazie a chi leggerà! 

Cap. 5
Il primo round si era concluso a favore di  Andrè, e questo Oscar lo sapeva bene, e a dirla tutta non le dispiaceva così tanto. D’altronde era nata per lottare, per battersi sempre e comunque, e soprattutto vincere, non una battaglia ma bensì la guerra, certo era abituata a battersi ad armi pari, e qui di pari non vedeva proprio nulla al momento.. solo tanta confusione su tutti i fronti! la guerra che davvero era in atto era in particolar modo verso se stessa, verso quella parte più profonda del cuore che stava scoprendo di avere piano piano.. il merito pensava fosse di Fersen, il primo uomo che aveva guardato come tale, che le aveva strappato qualche sorriso solo nel pensarlo e che le aveva fatto fremere quel cuore nel petto, impaziente nel poterlo incontrare e godere anche solo del suo saluto in mezzo ai corridoi del palazzo. Ma questa lotta non coinvolgeva più solo lei e il suo cuore, aveva scoperto qualcosa che in quelle ore l’aveva assolutamente scombussolata, nulla di tutto ciò era nei suoi piani più remoti,  il suo amico di e da una vita, la amava..e la cosa che più le dava noia e la infastidiva era la sua sicurezza, come sempre, lui mostrava fermezza, ma come poteva realmente essere convinto di amarla? E di sapere cosa potesse essere l’amore? Come poteva credere di avere la verità in mano rispetto ad una cosa che non avevano mai preso in considerazione nei loro discorsi? Come poteva esserci arrivato per primo? Perché lui arrivava sempre prima di lei nonostante tutto? E perché continuava a pensare a quelle parole d’amore così belle, così profonde, ma che non corrispondevano a ciò che provava per Fersen? Ma lei le provava quelle dannate cose? Ma dannazione, perché Andrè doveva aver lasciato quel maledetto foglio apposta?
Tutti questi pensieri vennero interrotti dal suo bussare alla porta, come non riconoscerlo… e corrispose ad un colpo al cuore tremendo
“Oscar… mi hanno mandato su a dirti che c’è un ospite per te, il conte Hans Axel di Fersen…” poche parole dirette e veloci, neanche il tempo di rispondere che Andrè gia era scappato via, lontano da lei..
Rimase ferma dove si trovava senza muovere nemmeno un muscolo, nonostante sentisse il cuore battere ad un ritmo più frettoloso, come se volesse uscire dal suo corpo e correre via, correre verso quell’uomo che soltanto ora stava iniziando a vederlo come tale…Andrè… non sapeva ancora se questa sua voglia fosse dettata dal volerlo picchiare o altro…
“ma basta Oscar, che ti prende? Non posso far  aspettare un ospite… e poi, lui, il lui che da sempre desidero…o almeno credo…” Finì questi pensieri guardandosi allo specchio e cercando di rimettersi in sesto e poter affrontare Fersen..
“a noi due…” ma noi chi??? Scese le scale con una calma invidiabile, con la coda dell’occhio intravide quel capello nero corvino dietro ad una colonna e di colpo accellerò il passo imbattendosi in altri capelli non cosi familiari
“Buongiorno Conte di Fersen, a cosa devo la vostra visita?” mentre si avvicinava per versare del liquido alcoolico pronto sul tavolino per loro
“Oh cara Madamigella Oscar, la mia visita oggi è puramente di piacere, non fraintendetemi, non voglio mancare di rispetto, ma volevo semplicemente scambiare due parole con Voi… sono giorni che non vi intravedo neanche e volevo rimediare a questa assenza…” e mentre prendeva molto volentieri quel bicchiere di vino, sfiorò le mani di Oscar, che subito ritirò per prendere il suo bicchiere e posto sulla poltrona senza neanche guardarlo in viso… calò il silenzio, e questo breve momento di imbarazzo sembrò durare un’eternità, Fersen prese posto di fronte a lei, e lei nel frattempo pensava solo a far ruotare il vino in modo vorticoso come i suoi pensieri in testa… poi si decise a rispondere…
“caro Fersen, mi fa piacere questa visita inaspettata e di piacere…senza fraintendimenti… come state?” domanda difficile come d’altronde la risposta e in quel momento per entrambi, particolarmente tesi per motivi diversi
“Vedete madamigella, non è semplice dar credito a ciò che si prova, giornate piene e a tratti frenetiche, ma senza realmente dei motivi… a volte anche vuote, soprattutto in mancanza dei vostri sorrisi e sguardi vivaci  nei corridoi…” non smetteva di guardarla in viso ricercando quei sorrisi e quegli sguardi che tanto lo facevano sentire supportato, ma quel che riusciva ad intravedere era solo la sua chioma bionda che copriva quel suo viso riverso totalmente nel bicchiere…
“vi trovo pensierosa, cosa succede?” domandava mentre sorseggiava il vino
E fu in quel momento che si sentì un rumore di vetri infranti, e proprio questo attirò lo sguardo di Oscar, ed eccoli li, i capelli che tanto conosceva e quelle spalle così larghe di nuovo davanti ai suoi occhi…
“Andrè che succede?” le uscì una voce bassa e vibrante
E senza neanche girarsi rispose: “Si, si, Oscar tranquilla, un bicchiere mi è scivolato dalle mani..continua pure la tua chiacchierata, non volevo disturbarvi…conte…”
Non diede neanche il tempo di rispondere che prese i cocci e si allontanò furtivo verso le cucine.
“il vostro sguardo Oscar è cosi.... per... lui?” domandò tutto d’un fiato e guardando il vino nel bicchiere il conte di Fersen ad una Oscar colpita e più pensierosa di prima, e soprattutto poco interessata alla domanda un po' fuori luogo e invadente, e rispose con naturalezza un semplice “non lo so, Conte, non lo so…”
Aveva finalmente salutato il Conte di Fersen, la loro chiacchierata in realtà fu piena esclusivamente di silenzi e sospiri, un incontro veramente surreale viste le sue convinzioni sui suoi sentimenti verso quell'uomo, e ora stanca di quella giornata così fuori dal normale per lei, si stava dirigendo trascinando le sue stanche membra  nella sua stanza , aprì la porta e tirando su lo sguardo vide quel libro sul suo scrittoio. Il libro, il libro colpevole di tutto ciò che era capitato nelle ultime ore.
“ma guarda un po' per cosa mi ammazzerebbe il caro Andrè… questo dannato libro” bofonchiando queste parole si gettò sul letto con il libro in mano e continuò  "cosa crede il caro Andrè che io possa aver paura della sua velata minaccia di ammazzarmi???"  che cadendo sul materasso si aprì e ne uscì fuori un altro foglio bianco ripiegato…
“eh no, eh no… un altro foglio no!!!!” disse a voce alta nascondendo il viso sotto il cuscino, mentre tastava il letto alla ricerca di quel pezzo di carta.
Si fece coraggio e lo aprì quasi socchiudendo gli occhi per paura di leggere cose che non voleva più sapere, ma che in realtà non vedeva l’ora di scoprire
“…Ti ammazzerei Oscar perché sei una testona, piena di te e sempre pronta ad obbedire agli altri e a non ascoltare mai una mezza mia parola o un mio consiglio,per non parlare di quello che senti tu dentro di te,  quando lo ascolterai? mai! Ti ammazzerei per quel tuo sguardo di fuoco e quella tua voglia perenne di combattere, ogni cosa per te diventa una battaglia e una guerra, prendi tutto così, una sfida!!  E vogliamo parlare di quei tuoi occhi blu come il cielo capaci di diventare neri offuscati dalla tua brama di vincere qualsiasi cosa ti si presenti davanti… ma stavolta sei così sicura di poter vincere? di poter disarmare il tuo cuore e di vincermi?”
Infilò immediatamente il foglio dentro al libro e richiudendolo forte sbraitò con quei famosi lampi negli occhi: "Di una cosa sono sicura caro Andrè, di poterti vincere e disarmare sempre!!!" 

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Capitolo 6
*** Vincerò io!!! ***


Oddio, vi dico solo che questo capitolo è nato in quest'oretta poichè non riuscivo a dormire, quindi non so come sia venuto fuori, ma stavolta ho voluto subito prendere e aggiornare anche se si tratta di un capitolo breve e di passaggio. Insomma spero che vi piaccia e che non ci siano troppi errori!!! Grazie a chi leggerà e vorrà lasciare un commento! 

Sono Oscar Francoise de Jarjayes , il colonnello delle guardie reali, amica e confidente della regina, vincitrice assoluta contro uomini di ogni tipo, di duelli con spada e armi in generale, tengo a bada le lingue taglienti di ogni persona all’interno di questa Corte,  tengo testa a mio padre e alla temibile Nanny  e mi sto bloccando cosi? Basta riflettere e pensare, rimuginare, far scoppiare la testa, avere in subbuglio il cuore e poi per che cosa? Ora ti faccio vedere io mio caro Andrè. Vuoi la guerra e guerra sia!
Continuava a bofonchiare allo specchio Oscar mentre si vestiva in abiti da casa, con i suoi pantaloni color nocciola e la camicetta bianca e stivali neri, pronta per iniziare quella che aveva chiamato GUERRA tra sé e sé, anche se nel suo mirino c’era, inconsapevole per ora, Andrè Grandier. Chiuso l’ultimo bottoncino della camicia e mettendo bene il colletto finì dicendo ad alta voce :”e ora tocca a noi!” con un bel sorriso stampato in faccia decise di prendere la sua amata spada e richiuse la porta della stanza in un attimo e si diresse nei piani inferiori cosi velocemente che la nonna sentì solo l’aria gelida al suo passaggio e si girò cercandola ma invano, non vide nemmeno la sua ombra.
“Ma chissà dove sta andando Madamigella così velocemente…” sbuffò nanny guardando verso il soffitto mentre asciugava le pentole.
Arrivata davanti a quella porta non ci pensò nemmeno un istante a  bussare o ad aspettare almeno un cenno da chi era all’interno, la spalancò con forza e velocità, usata anche nel suo sguardo alla ricerca della spada dell’avversario, non ebbe nemmeno il tempo di dire qualcosa che la vide subito, posata vicino a quella dannata sedia accanto a quella dannata scrivania, con un balzo la prese e la lanciò ad Andrè, il quale sentendo dei rumori provenire da dentro, rientrò in fretta dal suo balconcino, non fece in tempo a mettere un piede in stanza che si ritrovò addosso  la sua spada, e per prenderla al volo rischiò di cadere all’indietro, ma il suo equilibrio ebbe la meglio, la sua camicia un po' meno, poiché si tirò fuori dai pantaloni e si aprì vertiginosamente sul petto.
Non ebbe nemmeno il tempo di poter aprire la bocca che Oscar si era precipitata di fronte a lui, ponendo la sua spada tra i loro sguardi, una lama lucente lì divideva, Andrè si ritrovò a fil di spada di fronte a quei suoi occhi che avevano una luce completamente diversa, furono pochi secondi ma eterni per entrambi, Oscar ebbe un attimo di scompenso trovandosi di fronte un’immagine del suo amico scomposta e ansante e quei suoi occhi che sapevano di tutto, Andrè  invece dopo un attimo di confusione tirò fuori il suo sorriso e la sua fermezza delicata nel suo sguardo pieno di calore e di accettazione di qualsiasi cosa potesse celarsi dietro alla sua Oscar che in quel momento non riconosceva o almeno non ricordava più cosi da un bel po', da quando doveva scegliere chi essere.
Il suo sguardo troppo intenso non riusciva a reggerlo Oscar così spostò la sua attenzione su quel minimo riflesso della sua spada, e vide i suoi occhi diversi dal solito, carichi, vivi, accesi, e in quell’istante si ricordò per cosa era li
“Andrè ho voglia di combattere…lo sai no che d’altronde amo le sfide, le battaglie… vediamo se sei ancora capace di disarmarmi e di vincermi…” usò un tono che a stento riconosceva, un timbro caldo ma fermo, deciso, combattivo e con un tocco di sensualità non voluto. Questo non passò inosservato ad Andrè il quale spalancò gli occhi, deglutì piu e piu volte e poi riusci a dire con un filo di voce:
“Beh Oscar io sono pronto… magari però se togli la spada da così vicino posso esserti utile come avversario…” e tentò di prendere la mano di Oscar nel tentativo di abbassare l’arma, ma Oscar fu più veloce di lui, l’imbarazzo si era impossessato di lei, riuscì a non darlo a vedere poiché calò la spada e si girò di scatto andando verso la porta che aprì e si richiuse alle spalle così rapidamente che Andrè non ebbe il tempo di metabolizzare nulla e mentre cercava di mettere insieme i suoi pensieri e qualche parola sentì solo in lontananza
“Andrè muoviti, non rimanere impalato lì, vuoi vincermi o no?” e mentre correva sentiva le sue guance avvampare ed il suo cuore palpitare come non mai, e iniziò a sussurrarsi :”guerra, guerra, battaglia, sfida, guerra guerra…” e continuando a marciare in direzione del giardino disse: “non sarà quel tuo sguardo o quel tuo sorriso o quel tuo petto che ho intravisto, a farmi perdere con la spada, giammai! Vincerò io la sfida, la battaglia e la guerra caro mio bel Andrè”
 

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Capitolo 7
*** Questione di...FATTI! ***


(AUGURIIIIIII DI BUON ANNO) 


Ho detto ad Oscar di essere pronto, ecco in realtà non credo di esserlo. Ho intravisto IL SUO sguardo, quello sguardo fulminante di tanti anni fa, tagliente e determinato nello stesso tempo, insomma si può tradurre in “toglietevi da sotto”. Ecco, non mi ci toglierei proprio potessi scegliere….. uh che vado a pensare!!! Smettila Andrè non è proprio il caso…

Ciondolando la testa per scacciare l’ultimo pensiero che mi ha annebbiato la mente, mi muovo verso il giardino dove Oscar mi sta aspettando in tutta la sua bellezza, più è arrabbiata e più è bella, più vuole essere uomo e  più è donna.
Eccola lì, la intravedo girata di spalle, già da cosi so e riesco a percepire la sua impazienza, non so come ma so che è cosi e io mi diverto a spazientirla, quindi rallento, sorridendo, di più il mio passo.
Sto per avvicinarmi e dirle semplicemente che sono arrivato quando si volta di scatto facendomi fare un balzo all’indietro dallo spavento improvviso, e mi ritrovo a dare una sonora sederata a terra che mi lascia senza fiato, ma mai quanto avere il viso di Oscar a due millimetri dal mio e dalla mia bocca. Occhi negli occhi mi dice a fil di voce: “ti diverte ancora cosi tanto farmi spazientire? E poi una cosa, stai perdendo riflessi ed equilibrio amico mio…”  mi dice mentre mi fissa

amico mio? Sei davvero un amico per me? Ma che frasi infelici? Sono a due millimetri da te e la mia sicurezza di un attimo fa sta vacillando, ti fisso ed i tuoi occhioni verdi invece di mostrare rabbia o fastidio, sorridono, splendono e sono una calamita… oddio devo allontanarmi…
“Andrè sei sempre il solito…” non finisce questa frase che mi ritrovo spintonato dal suo indice sulla fronte con l’intento ben voluto di farmi di nuovo perdere l’equilibrio ma stavolta non la passa liscia.
“Ah si?” rispondo io ben fiero e sicuro di quello che andrò a fare, mi aggrappo alle sue braccia e la tiro delicatamente ma in modo deciso verso di me, senza pensare troppo alle possibili conseguenze di tal gesto e faccio pure lo spavaldo dicendo
“beh amica mia, anche tu in fatto di equilibrio stiamo vacillando eh…” non mi sembra vero, me la ritrovo addosso, il pensiero di prima si è materializzato, una sensazione di benessere mai provata, ma tanto desiderata almeno da parte mia… mi perdo nel riguardarla tremendamente vicina a me...

Oddio mio, è stato lui o io ho fatto la mia parte, lasciandomi trascinare se non dando una spintina al mio corpo per scivolare su di lui? E ora perché continuo a rimanere ferma senza muovermi? Sento sotto di me il suo corpo, sotto le mie mani i suoi pettorali, bruciano i miei palmi… devo fare qualcosa assolutamente
“caro mio Andrè, ma pensi davvero che sia così sprovveduta? L’ho fatto apposta per non farti sentire inferiore…” dice tirandosi su in un lampo spolverandosi la camicia e allargando le braccia tirando su una gamba  “vedi, il mio equilibrio è sviluppato finemente”  e lasciandomi ancora a terra inebetito continua “e ora è giunto il momento di fare davvero sul serio, ti dimostrerò con la spada chi dei due ha più equilibrio… mio caro Andrè, fatti non parole…fatti” con un tono da maestrina anche abbastanza irritante in realtà.
Mi tiro su in fretta e furia nonostante lo stato mentale un po' offuscato, tiro fuori la spada ma Oscar avvicinandosi mi dice mentre appoggia la sua mano sull’elsa della spada
“Oltre all’equilibrio e ai riflessi stai diventando anche troppo lento per i miei gusti Andrè… mettila via, per oggi hai dato..” facendomi pure l'occhiolino
Non mi da neanche il tempo di risponderle che si è volatizzata, e  io rimango con la spada in mano e il suo profumo nelle narici e i suoi sguardi impressi negli occhi
“Non potrai scappare per sempre Oscar” dico ad alta voce mentre non smetto di fissare l’orizzonte. “e poi non giocar troppo con il fuoco perché rischi di bruciarti… fatti…fatti… vedremo questi fatti…” mentre fischietto soddisfatto andando verso il laghetto.
Bene bene bene… ho dato gran prova di me stessa oggi, ma che mi prende? A parole sono stata brava ad intorcinare  Andrè, ma io? Ho perso il controllo del mio corpo…e se lui se ne fosse accorto?  si ripeteva Oscar chiusa nuovamente in camera sua... 

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Capitolo 8
*** Elettricità portami via!!!! ***


E' proprio il caso di dire chi non muore si rilegge....ihihihihihihi, ho avuto problemi di computer, di ingresso qui sul sito dal computer ed infine anche di ispirazione, ma domenica riguardando le ultime puntate del cartone animato, mi si è sbloccata la vena artistica, se cosi si puo dire, e ho partorito una breve ff, e mi sono ributtata in queste mie due lasciate cosi nell'oblio... spero che rispolverando un pò questa storia possa continuare a piacervi!!! E' un capitolo ancora di passaggio eh, ma insomma almeno mi sono sbloccata.. speriamo vi piaccia e non deluda le vostre aspettative!!! 



Tante domande, tanti dubbi e tanti pensieri ultimamente riempivano casa  de Jarjayes, dalla testa dura di Oscar, alla testa tra le nuvole di Andrè alla testa della dolce ma super attenta e preoccupata Nanny. Erano stati giorni molto frenetici,  a malapena riusciva a vederla la sua bambina, e quando riusciva a intravederla le si riproponeva ogni volta davanti la medesima immagine: occhi spenti, persi e sguardo a terra, vuoi dalla stanchezza, vuoi dal troppo lavoro, vuoi dalle pene d’amore… sapeva molto bene quanto quel damarino di Fersen, non facendo nulla, l’avesse colpita in pieno in quel suo enorme ma celato cuore, non immaginava però fino a questo punto, fino a vederla così affranta, pensierosa e poco attenta a ciò che la circondasse.

D’altro canto trovava anche molto strano il comportamento del suo bambino, sfuggente, assente e sempre di corsa, nonostante nel suo lavoro di attendente fosse impeccabile  e onnipresente, stava finendo di fare queste scombigliate riflessioni intrecciate tra di loro sui suoi bambini presi singolarmente, quando vide dall’alto della scalinata principale della villa quei due bambini rincasare, chi da sinistra e chi da destra, nonostante fossero rientrati insieme dalla reggia, unico punto fermo in questa confusione. Si nascose un pelino dietro alla colonna per poter seguire meglio ciò che aveva attirato la sua attenzione e il suo sesto senso, eccoli li belli come non mai, quasi fossero uno lo specchio dell’altro. Camminata sicura, mani lungo i fianchi, capelli lucenti al sole e occhi brillanti, pure il riflesso che ne usciva da li era uguale, riflesso verde e pensieroso per lui, riflesso azzurro e pensieroso per lei. Ma la cosa più sconvolgente era vedere ora il riflesso verde in quei pozzi azzurri ed il riflesso azzurro in quelle immensità verdi, tingersi di rosso, rosso  fiamma, improvvisamente accendersi all’unisono.Ed eccola li anche quell’elettricità nell’aria dell’essere uno di fronte all’altro, a pochi passi di distanza, occhi incollati, sorrisi aperti e guance colorate, in quel preciso istante quelle  due figure che lei intravedeva singolarmente non esistevano più, quei sguardi assenti, veloci, spenti, lasciavano spazio a quella luce che illuminava loro e tutto cio che li circondasse, quell’onda elettrica giunta in modo rimbombante a lei fin lassù accuattata come una ladra.  “eh no, eh no, cosi non va proprio bene” mormorava stringendo senza neanche aggorgersene quella colonna fredda e cercando di allungare le sue orecchie per carpire cio che da li a breve sarebbe successo, viste le premesse.

“Andrè…” tono canzonatorio accompagnato da un mezzo sorriso 

“Oscar…” rispose battendo i tacchi e tenendo ben strette le braccia sui fianchi 

“E’ passato un pò di tempo dall’ultima volta che abbiamo duellato, o almeno mi avevi proposto di farlo, ma è andata come è andata insomma…  o rimembro male?” facendo una smorfia ammiccante

“Io rimembro solo che ti sei arrugginito e ti sei rallentato caro Andrè… non è bello battersi sapendo già di vincere, suvvia…” ancheggiando in modo così femminile ed involontario provocando in Andrè un pericoloso avvicinamento di viso, e appoggiando una mano su un fianco per fermare quell’andamento 

“quel che rimembro io è differente, io rimembro una tua sonora scivolata su di me, e meno male che sono io l’arrugginito…” fissandola da così vicino che Oscar senti il cuore bloccarsi all’istante 

“ Vo gli a mo ri pre n de re da do ve si a mo sci vo la ti…. nono, volevo dire da dove abbiamo lasciato e cioè da come ti batterò senza scampo?” aveva balbettato parole confuse a caso ma si era ripresa con la sua battuta finale, tentando l'ardua impresa di risultare impassibile e sicura di sè,  nonostante l'unica sicurezza al momento fosse proprio il blocco dei battiti del suo cuore.

Facendosi più vicino Andrè, quasi ad un soffio dall’orecchio le rispose

“Mi piacerebbe battermi e vincerti una volta per sempre, ma devo occuparmi di Cesar e poi la nonna giorni fa mi aveva chiesto di aiutare una cameriera in alcune faccende domestiche, Oscar….” 

a quelle parole sentirono un tonfo provenire da dietro la colonna in cima alla scalinata e solo un urlo

“Madamigella Oscar, Andrè, Madamigella Oscar per te!”

Presero subito le dovute distanze e Voltarono piano piano il loro viso verso quel suono rimbombato dovunque nell’ingresso, e trovarono un corrispondente viso furente ed accigliato della nonna che ripresa dalla caduta, si era alzata in piedi sbucando da quella colonna, con braccia appoggiate ai fianchi, posizionandosi di fronte ai suoi bimbi, sovrastandoli dall'alto, due bimbi colti in flagrante a commettere qualcosa di più grande di loro. 

Scese precipitosamente a due a due gli scaloni, prese per l’orecchio quell’omaccione del suo bambino e guardando madamigella Oscar con il suo sguardo imbarazzato le disse: “Non ti preoccupare bambina mia, ci penso io a questo screanzato di mio nipote” stringendo ad ogni parola di più quel suo orecchio “ecco perchè ti voleva ammazzare un pò di tempo fa Madamigella, non per quella lettera eh,  ti diverti a farla cadere e a farle male eh?” e mentre lo trascinava via  non diede il tempo nè ad Andrè nè  ad Oscar di risponderle, sentiva solo inveire e blaterare la nonna “no no Andrè, così no, avevo percepito eh, ma non questo, non lei, tu, no, no. D’ora in poi dopo il lavoro passerai il tuo tempo con Amelie, lo sapevo eh, eh si che lo sapevo, ma non pensavo cosi, tu, ma come ti sei permesso di andare oltre quelle righe scritte in un momento di confusione….che le hai fatto?” scuotendo desolata la testa

Questa ultima domanda arrivò ben chiara e precisa alle orecchie di Oscar che, scambiandosi furtivamente l’ultimo sguardo con Andrè, giratosi prima di essere accompagnato dolcemente dalla Nonna fuori dalla casa, si pose la stessa domanda. “Che mi hai fatto?” “e soprattutto chi è questa Amelie?”  prosegui’ a voce alta stringendo i pugni e battendo i piedi 

“eh no, nonna, eh no lo dico io a te, ma che ne sai della lettera?” 

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Capitolo 9
*** Giochiamo a carte scoperte ***


Perdonate il ritardo e l impaginazione ma non riesco ad usare PC e il telefono non va molto!!!!! CAP 9 GIOCHIAMO A CARTE SCOPERTE “Nonna così mi fai male!!” “e questo è ancora poco Andrè, il male che proverai sarà devastante... come faccio a fartelo capire, se non a suon di mazzate???!!” lo guardava con occhi lucidi e pieni di amore e dolore insieme per quel suo bambino così innamorato, ma della persona sbagliata e questo le riduceva il cuore a pezzettini. “Andrè... io lo dico per te..per te e per lei...” proseguì “vi ho visti... e mi è bastato per capire che non ci siamo, se dovesse scoprire o capire qualcosa il Generale sarebbero guai per entrambi, ma soprattutto per te, tu non puoi permetterti di amarla Andrè... non puoi...” ruotando con stanchezza il capo da sinistra a destra, chiaro segno del suo pensiero: NO. “Nonna, purtroppo io la amo già...” sguardo a terra e voce tremante “Non so cosa tu abbia visto da parte sua, ma non credo che sia Amore, tranquilla, nel suo cuore c’è Fersen e so che tu lo sai bene nonna..” “Non importa cosa ho visto o cosa so, ma voglio e ripeto voglio, che tu la smetta immediatamente perchè andrai incontro solo a guai, a dolore e a morte. E io non voglio” “ma tu cosa ne sai della lettera nonna?” fissandola negli occhi tramite i suoi occhiali tondi ignorando le ultime parole. “Stai al tuo posto e occupati di Amelie.. ed è un ordine!!” tono duro e deciso. Non ebbe neanche il tempo di controbattere che lo lasciò li e la vide rientrare immediatamente a riprendere cio che aveva lasciato in sospeso. “Morte...” a quella parola che aveva udito stava per cadere a terra e le mani a stringersi il petto forte forte, si era accuattata dall’inizio della chiacchierata tra nonna e nipote, non aveva avuto il coraggio di farsi vedere e di intervenire anche perchè realmente non sapeva cosa dire. Quella parola MORTE le rimbombava in testa e tutto quello che avrebbe voluto era cancellare ciò che aveva letto e scoperto, e cancellare quei dubbi dal suo cuore, ributtarsi nel lavoro e nel suo pensiero d’amore verso il conte. Guardò ancora un attimo il suo Andrè. Sguardo fisso a terra intento a dare calci all’aria, e decise. Decise che avrebbe fatto così, cancellare tutto. Non sapeva solo se lo avrebbe fatto per lui o per se stessa. E con le mani a stringersi il petto si tolse da dove era e andò a passi velocissimi a prendere Cesar. Mentre lanciava calci al vuoto alzò per caso lo sguardo e la vide, eccola li, brava nello scappare dalle situazioni e da se stessa. “Ho detto alla nonna che il tuo non è Amore... ora vedremo...” e sul suo viso comparve un sorriso ben deciso e combattivo. .Il mattino dopo si alzò ancora prima del solito, dopo aver fatto colazione con la nonna via a preparare i cavalli tenendo sempre d’occhio l’arrivo di Oscar nelle cucine. Quando la intravide scendere le scale dell’ingresso, finì velocemente con Cesar e volò in cucina dalla porta di servizio e facendo finta di nulla entrò di corsa dicendo: “Nonna perdonami mi sono dimenticato di chiederti prima dove posso trovare Amelie stamattina?” quasi scontrandosi con Oscar che stava prendendo il suo posto a capotavola per iniziare la colazione “Oh scusa Oscar...madamigella Oscar” occhi negli occhi per attimi che sembrarono lunghi dei secoli “Niente Andrè” non si era scomposta di un millimetro e si sedette prendendo la tazza per il te e guardando davanti a sè “Andrè” interruppe questo momento la nonna con il suo tono di voce di rimprovero “Amelie la trovi nella stanza della servitù, sarà intenta con la bianche...” non riuscì a finire la frase che si ritrovò un bacio stampato sulla guancia e una carezza sulla cuffietta “Grazie nonna, vado. Oscar ti aspetto poi nelle scuderie” Come si richiuse la porta della cucina la tazza che aveva tra le mani cadde a terra frantumandosi in tanti pezzi, facendo prendere un coccolone alla nonna che era girata di spalle intenta a borbottare contro il nipote screanzato che continuava a chiamare la sua bambina Oscar e non madamigella “Oscar ti sei fatta male?” accorrendo subito a prendere il necessario per pulire e controllare la sua adorata bambina “no nonna, aspetta che ti aiuto a raccogliere i cocci...” inginocchiata sotto al tavolo immobile guardando verso le porte della cucina rimase lì impalata, mentre da dietro la porta c’era qualcuno che appostato con le orecchie sorrideva a 32 denti “Colpita e affondata!” Il giorno dopo non andò meglio...rientrarono entrambi sui loro cavalli dopo aver passato una giornata distanti e in silenzio. “Oscar se hai bisogno di un bagno caldo dimmelo che lo dico subito ad Amelie..” le disse appositamente di spalle mentre stava portando i due cavalli nelle scuderie Non ricevendo alcun tipo di risposta si girò e la vide varcare l’ingresso senza voltarsi e senza aver dato alcun cenno. La raggiunse correndo, eccola li, lei bella e austera in fondo alla scala in procinto di salire l’ultimo scalino “Oscar...” urlò provocando solo un suo bloccarsi “Grazie, me ne occupo io Andrè.” e proseguì dritta per la sua strada. La cena si era consumata abbastanza velocemente, non aveva per nulla fame Oscar, e prima di rientrare nelle sue camere si rivolse alla nonna: “Nonna, più tardi puoi farmi portare un amaro da Andrè..” e aggiunse guardando fuori dalle finestre “da quando siamo rientrati non l’ho più visto...” “Certamente Oscar appena lo trovo te lo mando su... vado subito a cercarlo” le disse ma in realtà non si mosse e aspettò un po di tempo per preparare lei il tutto e portarglielo lei, ben sapeva dove si trovasse il nipote.. anche se sapeva molto più di quello che Andrè pensasse e ora voleva capire anche lei!!! “Toc Toc” e quel bussare subito le era parso diverso e strano, ma il battito del suo cuore accellerato lo stesso. Si ricompose e si sedette dando le spalle alla porta e guardando fuori dal suo balconcino “Vieni Andrè, è aperto...” agitazione e voglia di vederlo al massimo e un sorriso comparve sul viso “Bambina mia perdonami ma non l’ho trovato, così ho fatto che prepararti tutto io...” la guardava di sottecchi mentre appoggiava i bicchieri sul tavolino e vide solo le spalle alzarsi e abbassarsi “Grazie Nanny, ora faccio io” senza voltarsi ma continuando a guardare davanti a sè Solitamente la voce della nanny è sempre stata graditissima e di aiuto per i suoi stati d’animo, ma in quel momento quell’amorevole voce non era ciò che avrebbe voluto sentire nel modo più assoluto. Strinse forte i pugni sui braccioli della poltrona e di colpo prese un pezzo di foglio “E va bene Andrè... giochiamo a carte scoperte”

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