Delicatezze

di Scintilla19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I - Dipendenza ***
Capitolo 2: *** Parte II - Astinenza ***



Capitolo 1
*** Parte I - Dipendenza ***


Delicatezze


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Parte I - Dipendenza 

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Un’altra giornata di estenuante lavoro volgeva finalmente al termine al Quartier Generale. 
Erano le 20.00 in punto e il diligente Watari aveva appena finito di servire la cena: tre ampi vassoi di diverse dimensioni ricolmi di ogni tipo di dolci e cioccolate di alta pasticceria.
Light Yagami, seduto a tavola insieme a Ryuzaki, stava facendo le sue solite rimostranze, cercando di ottenere qualcosa che potesse mangiare anche lui senza rischiare di andare in crisi iperglicemica.
«Ti ho già detto che sono stufo di mangiare dolci, Ryuzaki. Adesso, per pietà, possiamo cenare come si deve?» chiese il giovane, insolitamente sfatto e scarmigliato dal continuo battibeccare, poiché il detective pretendeva di far mangiare dolciumi anche a lui al posto della consueta, sana cena a base di riso e pesce. 
«E poi non mi piacciono i dolci. Io odio i dolci» protestò con fin troppa enfasi per sembrare credibile.
In verità, il giovane Yagami non li detestava poi così tanto, ma ogni volta che Ryuzaki lo costringeva a condividere quella sua pessima abitudine alimentare, puntualmente, la cosa sfuggiva loro di mano... e questo, Light, per ben tre sere di fila, non lo tollerava.

«Basta fare i capricci, Light-kun. Questi non li hai ancora assaggiati... Dovresti fare un tentativo» lo rimbeccò Ryuzaki, deciso a spuntarla anche quella volta.
«So per certo che non mi piacciono» replicò irritato Light, incrociando le braccia e guardando indispettito da un’altra parte.
«Scommetto che riesco a trovarne uno che ti farà impazzire» lo sfidò il detective, osservando rapito e con l’acquolina in bocca il vassoio pieno di leccornie.
Ne adocchiò uno che poteva fare al caso suo: un cubetto di torta Sacher adagiato su un minuscolo piattino argentato. Un piccolo capolavoro di pasticceria.
Lo prese avvicinandosi a Light, che lo scrutava sospettoso con la coda dell’occhio.
«Sai, Light-kun, molti disprezzano la torta Sacher perché unisce il gusto dolceamaro del cioccolato fondente a quello più aspro della marmellata» spiegò, prelevando il cubetto di dolce con due dita. «Io invece sostengo che in campo culinario bisogna sperimentare combinazioni insolite per affinare il proprio gusto. Assaggia.»
Il detective avvicinò il dolce alla bocca di Light, che era impossibilitato a ritrarsi più di quanto lo schienale della sedia gli consentisse, cosicché fu costretto a schiudere le labbra e accogliere il bocconcino di torta, seppur controvoglia.
Il detective si scostò con un sorrisetto, ma senza smettere di osservarlo, mentre Light gustava quell’insolito sapore, trovandolo, suo malgrado, assolutamente delizioso.
Si leccò le labbra.
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto, Light-kun» commentò Ryuzaki, lanciandogli un’ultima, rapida occhiata e tornando subito dopo ai suoi dolci.
«Combinazioni insolite, hai detto?» sussurrò Light, puntellando gli avambracci sul tavolo e sporgendosi verso il detective. Gliene erano giusto venute in mente un paio e...
No.
Light allontanò in fretta quei blandi pensieri che gli erano fugacemente passati per la testa e si erse impettito in tutta la sua statura, per quanto la posizione da seduto gli consentisse, incrociando nuovamente le braccia e accavallando per giunta le gambe, in modo da rendere chiaro il messaggio anche col muto linguaggio del corpo.
«Ryuzaki, non mangerò dolci anche stasera» dichiarò, sperando di risultare fermo e risoluto come intendeva essere.
Ryuzaki, in tutta risposta, raccolse uno sbuffetto di panna col dito da una fetta di torta e se lo portò voluttuosamente alle labbra. Light finse di non vederlo e si schiarì la voce: qualcosa nello sguardo di Ryuzaki lo aveva turbato più di quanto fosse disposto ad ammettere.
«Ryuzaki, non credi che dovremmo... Darci un taglio?» lo rimproverò, riferendosi velatamente a ciò che lo turbava. 
Ma Ryuzaki non era in vena di cogliere riferimenti, anzi, purtroppo per Light, aveva occhi solo per il suo vassoio di dolciumi e non sembrava affatto disposto a dargli retta.
«Smetterla, dici?» chiese pensieroso, quando ebbe registrato la richiesta di Light. «E come? Non sai che certe cose provocano dipendenza?» continuò, ondeggiando davanti al viso di Light una splendida crostatina alla crema ricoperta di pezzetti di frutta, selezionata dopo una scrupolosa analisi del piatto da portata.
«Ryuzaki, i dolci non provocano alcun tipo di dipendenza!» ribatté il ragazzo, esasperato.
«Provalo» ribatté il detective, sporcando col suo indice intinto di crema le labbra di Light, che istintivamente ci passò sopra la lingua per ripulirsi prima di parlare.
«Ryuzaki! Ti ho già detto che non mi va di mangiare dolci...» sibilò furente.
Ryuzaki gli rivolse un sorriso a bocca chiusa e si chinò su di lui, accarezzando gentilmente le sue labbra con un chicco d’uva prelevato dalla crostatina.
«Non ne sembri molto convinto, Light-kun» ribatté, quando riuscì ad insinuare senza difficoltà l’acino tra i denti di Light.
Per un lungo istante si guardarono in silenzio, mentre il risentimento di Light veniva addolcito dal sapore zuccherino della frutta e dall’immancabile desiderio di averne ancora, facendolo inevitabilmente capitolare…
«Allora, ti va di sperimentare ancora? Se sono le calorie che ti preoccupano, conosco ottimi metodi per bruciarle in fretta...»
Light lo tirò per il colletto della maglia, guardandolo dritto negli occhi.
«Questa sarà l’ultima volta, Ryuzaki. Davvero.»
«Davvero.»

 

 

 

Continua…

 

 

Ehm ehm…

Lo so, è il 2021 e io sto ancora scrivendo di questi due. Sono scandalosa.
MA, a mia discolpa, nel mio arsenale mancava qualcosa di ""dolce"" su L e Light e questa storiella aspettava da troppo di vedere la luce, e quindi eccola qua. Vi aspettano tre shot in totale, più una bonus… forse.
In attesa del prossimo aggiornamento con i miei soliti tempi biblici... c'è ancora qualcuno che shippa la Lawlight? 
Grazie intanto per aver letto fin qui :)

 

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Capitolo 2
*** Parte II - Astinenza ***


Delicatezze
 

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Parte II - Astinenza 

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C’era un silenzio innaturale, quella mattina, al Quartier Generale. 
Non era il silenzio sonnacchioso delle 6.00 del mattino, né la quiete dovuta all’assenza degli agenti non ancora in servizio. Era un silenzio generato dal malumore che rendeva l’aria carica di elettricità, come quando sta per scoppiare un temporale epocale. 
L e Light se ne stavano chiusi all’interno di quella bolla che si ingigantiva ogni minuto che passava. Non era un caso che fossero gli unici in ufficio a quell’orario improbabile: l’incompatibilità dei rispettivi bioritmi faceva sì che spesso lavorassero anziché dormire, e viceversa - benché quest’ultimo caso si verificasse in circostanze assai particolari. Ma più di tutto era stata l’incompatibilità delle rispettive abitudini alimentari ad averli esasperati ad un punto di non ritorno, tanto che quella notte, così come le precedenti, i due avevano dormito poco e niente, come spesso succede quando si è rosi dai morsi della fame, motivo per cui si erano messi al lavoro ben prima che il sole sorgesse.
Light Yagami non ce la faceva più: quella manfrina andava avanti decisamente da troppo per due persone adulte ed era stufo di vedere il muso lungo di Ryuzaki ogni volta che si girava per parlare delle indagini, soprattutto perché - evidentemente - era lui la causa di quel malumore.
Così, dopo l’ennesimo tentativo fallito di collaborare serenamente con Ryuzaki, si sistemò meglio sulla sedia, prese la sua tazza fumante di tè e si decise finalmente ad affrontarlo di petto.
«Dovresti mangiare qualcosa, Ryuzaki» gli disse a bruciapelo, sorseggiando la sua bevanda come per dargli il buon esempio.
«Tipo cosa?» rispose fin troppo prontamente lui, quasi non avesse aspettato altro che quell’invito. 
La scrivania di Ryuzaki era infatti insolitamente disadorna di qualsiasi dolce prelibatezza che era solito consumare in abbondanza.
«Non saprei» rispose retorico Light, «solitamente siamo circondati da montagne di dolci e tu non fai che mangiare da mattina a sera» polemizzò, sottolineando la responsabilità di Ryuzaki in quell’insana condotta che imponeva a entrambi. 
«Già, ma visto che a Light-kun dà fastidio, ho pensato di assumere abitudini alimentari più sane» gli ricordò Ryuzaki, sottolineando a sua volta la parte di responsabilità che Light aveva in quella faccenda.
Il ragazzo si innervosì a quella insinuazione: se per lui era un sollievo non trovarsi più al cospetto dei sofisticati bocconcini con cui Ryuzaki amava tentarlo, lo stesso non si poteva dire per quest’ultimo, che da allora lo trattava come il cattivo della situazione, la qual cosa lo irritava a morte. 
«Devi aver frainteso, Ryuzaki» lo corresse Light, «digiunare così a lungo non è un’abitudine sana e non era certo ciò che intendevo suggerirti» spiegò con amabile pignoleria, deciso a dimostrargli che, se c’era un cattivo lì dentro, questi non era certo lui.
«Eppure Light-kun è stato parecchio drastico nell’esprimere il suo totale dissenso verso certe abitudini, per cui ho pensato che una risposta altrettanto drastica fosse l’ideale per adattarsi al nuovo regime in tempi ragionevoli.»
Light alzò gli occhi al cielo: possibile che fosse quello che rodeva tanto a Ryuzaki? Il suo commento di qualche giorno prima l’aveva indispettito al punto da attuare una ripicca così infantile?
«Certo che non conosci proprio mezze misure, Ryuzaki» gli disse con fare paternalistico. 
«Nemmeno tu, Light-kun» alluse Ryuzaki, sogghignando all’espressione contrariata che Light assumeva ogni qualvolta veniva punto sul vivo. «Anche se è strano…» buttò lì Ryuzaki, picchiettandosi il mento con l’indice e guardando un punto vago sul soffitto.
«Cosa è strano?» domandò rassegnato Light, conscio che l’altro avrebbe comunque trovato il modo di farglielo sapere, se anche lui non l’avesse chiesto.
«È strano che tu non mostri affatto i sintomi dell’astinenza come invece mi sarei aspettato» disse Ryuzaki, abbassando lo sguardo su di lui.
«Non vedo come potrei, Ryuzaki» reagì immediatamente Light. «Non sono mai stato dipendente dai dolci… né da altro» precisò, avvicinandosi pericolosamente al punto della questione, attorno al quale giravano in tondo da quando quella cosa tra loro si era interrotta.
«Eppure non sembrava così, l’ultima volta che lo abbiamo fatto…» lo provocò malizioso Ryuzaki.
Light si limitò a rispondere con uno sguardo obliquo e lasciò cadere la provocazione, riprendendo a sorseggiare il suo tè ormai intiepidito.
Non era certo da lui restare indifferente alle frecciatine di Ryuzaki, ma dopo i lunghi mesi di convivenza si era messo bene in testa che, certe volte, Ryuzaki andava ignorato, punto e basta. Anche se moriva dalla voglia di rispondergli per le rime, o magari... prenderlo a pugni.
Ma dopotutto, l’aveva avuta vinta lui, alla fine. Se Ryuzaki si ostinava a provocarlo era solo perché, sotto sotto, stava rosicando. 
Non per niente, da giorni se ne stava accovacciato sulla sua poltrona a rosicchiarsi le unghie con sguardo pesto e incattivito, incapace di fare altro. 
«Lo sapevi, Light…» riprese a un certo punto Ryuzaki, «che i dolci stimolano la produzione degli ormoni del piacere… come quelli del sesso?»
Light sentì un brivido di fuoco irradiarsi dalla nuca fino alle punte dei piedi, mentre la sua memoria richiamava non richiesto il vivido ricordo dei baci languidi di Ryuzaki lungo la sua schiena nuda, il fruscio delle lenzuola aggrovigliate attorno ai loro corpi e la mano di Ryuzaki che premeva sulla sua incastrandovi le dita…
Improvvisamente, la sedia su cui era tranquillamente adagiato fino a un attimo prima gli divenne tanto scomoda da sembrare una prigione.
Prese un’ultima sorsata di tè, posando poi la tazza, e si sistemò meglio sulla poltrona, cercando di far passare quel fastidioso formicolio sotto pelle…
«Mi stai chiedendo una dose di endorfine?» domandò pungente, saltando alle conclusioni di quell’implicito ragionamento.
Ryuzaki si voltò e lentamente si spinse verso di lui, fermandosi solo quando i piedi della sua sedia finirono incastrati tra le rotelle di quella di Light.
«Ti irriterebbe così tanto essere un sostituto dei miei dolci?» sussurrò ad un soffio dal suo orecchio, così vicino che sarebbe bastato voltarsi per scontrarsi con quella bocca provocatrice e… morderla.
«Non ti eri detto d’accordo a voler smettere?» sibilò Light, senza muoversi di un centimetro né distogliere lo sguardo dallo schermo del proprio PC, cercando di simulare indifferenza alla vicinanza di Ryuzaki ma riuscendo solo a manifestare invece tutto il suo disagio.
«Perché sei così nervoso, Light-kun? Eppure non sei tu quello in crisi di astinenza» lo prese in giro Ryuzaki, sciogliendo l’incastro e ripristinando la consueta distanza tra loro.
Light sentì la tensione allentarsi di colpo, lasciandolo insoddisfatto, e una rabbia frustrante cominciò a montargli nel petto, come ogni volta che si costringeva a non reagire adeguatamente alle provocazioni di Ryuzaki.
Nessuno come lui era in grado di innervosirlo così nel profondo.
Lo faceva di continuo. Quando si avvicinava, quando gli parlava, persino quando lo baciava… Ma soprattutto, proprio come quei dannati dolci, lo innervosiva di più quando se ne privava. 
Incredibile come quei pochi secondi in cui gli si era avvicinato avessero risvegliato quel desiderio prepotente che cercava disperatamente di reprimere e che ora esigeva immediata soddisfazione al pari del bisogno di bere o respirare.
I due tacevano ormai da diversi minuti. Nell’ufficio non si sentiva alcun rumore, eccetto il perpetuo rosicare dei denti di Ryuzaki sulle unghie e, per gli uditi particolarmente fini, anche quello più metaforico di Light.
Gli rodeva così tanto che fu forse quello il motivo per cui il suo stomaco emise senza preavviso un distinto brontolio, che a causa del silenzio generale sembrò quasi un boato.
Ryuzaki lo guardò come se avesse appena scoperto un segreto inconfessabile. 
Poi, con finta noncuranza, riprese a fissare il suo schermo, torturandosi le dita delle mani e dei piedi scalzi.
«Quel tè sembra una colazione troppo leggera per soddisfare la fame di Light-kun» constatò, la voce velata da una sottile ironia. «Sicuro di non volere un biscotto?»
Fu il turno di Light di avvicinarsi. Aveva la recondita sensazione di essere caduto in una trappola, ma in quel momento, nulla sembrava importare al suo cervello quanto l’urgente bisogno di qualunque cosa Ryuzaki volesse offrirgli.
«Peccato che qui non ci sia niente da mangiare, Ryuzaki.»
Lo sguardo famelico che il detective gli rivolse fu una risposta più che eloquente alla domanda che non aveva il coraggio di formulare.
E poi, ci fu solo il sapore della pelle di Ryuzaki sulle sue labbra.



 

Continua…

 

Ehm ehm…

Questa storiella doveva concludersi il 31 ottobre secondo i miei buoni propositi. 
Siamo al 31 dicembre, quindi direi che sono giusto in tempo per l’anno prossimo!
Grazie per aver letto fin qui :)


 

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