Hunters vs Shadow....hunters

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Dopo aver ricevuto quella sorta di benestare dalla Dea Fortuna , che forse più che aiutare loro, voleva avere una più che chiara rivincita su Chuck, e quei due “nuovi eroi” , le avrebbero fatto comodo, il viaggio di ritorno dall’Alaska sembrava davvero essere infinito. I due fratelli si erano dati il cambio alla guida diverse volte anche se Dean, ogni volta che Sam si metteva al volante non si risparmiava raccomandazioni di ogni genere per salvaguardare la sua preziosa auto.
Arrivati in Sud Dakota, dopo aver guidato per oltre 10 ore, Sam lasciò la guida al maggiore.
“Sono sfinito, Dean. Sono le 4 di notte. Prendiamo qualcosa da mangiare in quell’autogrill e poi fermiamoci da qualche parte a dormire. Ripartiamo domani, ok!?” suggerì il minore.
“Ok! Ma niente sosta motel. È vero siamo di nuovo “fortunati” ma le nostre casse sono ancora al verde e non credo che ci sia qualche pollo da spennare a quest’ora.“ asserì deciso vedendo il minore annuire in accordo. “Quindi si dorme nella mia Piccola.”
“Ok! Ma ti prego mangiamo qualcosa prima.” fece Sam.
“Come vuoi , ma come minimo devo vederti mangiare un doppio cheesburger e patatine comprese. Non mi fermo per la tua erba morta!”
“Mangerei anche uno di quei tuoi assurdi panini Elvis dalla fame che ho!!” lo sorprese Sam mentre l’altro scoppiò a ridere.

Così fecero e poi Dean parcheggiò in un posto dove avrebbero potuto recuperare qualche ora di sonno.
Sam si sdraiò come al solito sui sedili posteriori. Dean su quelli davanti ma dopo solo appena un’ora stentata di sonno, il maggiore riaprì gli occhi. Si sporse verso il fratello e dopo averlo spintonato un po’ si rese conto che Sam era davvero caduto in un sonno profondo. Sorrise e poi si mise a guardare fuori. Era una notte tersa, le stelle erano ben visibili e doveva ammetterlo: quel cielo era qualcosa di meravigliosamente impressionante.
Si sorprese a pensare che voleva godersi ancora un po’ di quella pace, di quei momenti solo “lui e Sam”, anche perché sapeva che quello che avevano davanti era una delle battaglie più dure e difficili che avevamo mai affrontato.
Affrontare Chuck! Dio in persona. Ego divino smisurato compreso.
Così decise, senza nemmeno consultare Sam – sai che novità!! - che avrebbe cambiato itinerario. Il Bunker e tutto il resto avrebbe aspettato almeno due o tre giorni. Cavolo!, se se lo meritavano.

Mise in moto la macchina sperando che Baby lo assecondasse e facesse meno rumore possibile e così fu. Il motore fece appena le fusa quando si mise in moto. Dean sorrise soddisfatto accarezzando il volante e riprese il viaggio.

Quando Sam iniziò a stiracchiarsi sul sedile posteriore, aprì piano gli occhi e si rese conto che erano ancora fermi. Dean era seduto al posto di guida e fissava davanti a lui.
“Ehi!” fece il minore. “Dove siamo?!...non mi pare il Kansas questo!” disse sbirciando distrattamente fuori ma guardando ad entrambi i lati e non davanti a lui, ancora scombussolato dal sonno.
“No, decisamente non è il Kansas, Dorothy!” lo prese in giro l’altro, e allo stesso tempo ammiccando al parabrezza.
Sam si strofinò gli occhi per svegliarsi del tutto e quando mise a fuoco il panorama che aveva di fronte, strabuzzò dalla sorpresa.
“Cazzo! Dean, ma siamo a ….”
“New York, fratellino. Nella Grande Mela e non per lavoro, almeno questa volta!” finì per lui, Dean.
“Cavolo, Dean!!” esclamò stranito Sam, rinsavendo dalla sorpresa e passando sul sedile davanti. “Hai fatto una deviazione di oltre venti ore per...” ma non riuscì a finire perché Dean lo fissò e puntò il dito indice come a volerlo , in effetti, fermare.
“Uno: dovresti chiederti come mai ho viaggiato per oltre venti ore con te svenuto sul sedile di dietro, caro il mio “a me bastano sei ore di sonno”!” lo accusò ma senza un reale rimprovero.
“Dean...ero...ero davvero sfinito e...”
“E due: andiamo Sammy!! quello che ci aspetta appena metteremo di nuovo piede nel bunker ha tutto l’aspetto di essere l’ennesima apocalisse solo che saremo esclusivamente noi contro Chuck. Due o tre giorni al massimo!” sembrò voler garantire. “Solo per riprendere fiato. Magari rinfoltire le nostre finanze in qualche bel bar di Manhattan!!”
“Manhattan?!” fece curioso Sam.
“Ho sempre voluto sbirciare sotto la gonna della Grande Signora!” scherzò il maggiore. “Vedere se porta le mutande o meno o se sono quelle della nonna!!” rincalzò.
Sam sorrise sommessamente scuotendo la testa sconsolato. “Sai che per un’affermazione del genere potrebbero arrestarti per vilipendio ad un monumento storico?!”
“Vuoi farmi causa, Matlock?!” lo provocò Dean e poi divenne stranamente serio dopo aver sospirato affondo. “Andiamo Sammy!” quasi supplichevole , senza nemmeno cercare di imitare gli “occhi da cucciolo” che spesse il minore usava contro di lui.
“Tre giorni al massimo!!” asserì , ormai convinto, Sam.
“Nemmeno un minuto di più!” rispose Dean mettendo le mani sulle chiavi ancora inserite nell’accensione.
“E avvisiamo Castiel per evitare che ci dia per dispersi o...morti di sfortuna!!” richiese ancora.
“Già fatto!!” si lasciò scappare il maggiore e quando si rese conto di quello che aveva detto si voltò cauto ma con una espressione decisamente finta innocente verso il fratello.
“Che figlio di...” esclamò Sam, ma il resto non si sentì coperto dal rombo dell’Impala che ripartiva veloce.

Arrivarono nella Grande Mela che era sera inoltrata. Si fermarono in un motel niente male e lasciarono Baby ben al sicuro nel parcheggio sorvegliato dell’albergo. Dopo una doccia veloce, tirarono fuori i vecchi completi che usarono quando si finsero produttori discografici a Los Angeles, solo perché li ritennero più anonimi per lo stile newyorkese che i loro giacconi e le camicie di flanella. Con quel outfit sarebbero passati più inosservati.
Erano circa le undici di sera quando Dean adocchiò un locale, o meglio , venne colpito dal nome di quel locale: Hunter’s Moon
Battè il dorso della mano sulla spalle del fratello finchè anche lui notasse il nome del locale.
“Beh!! credo che sia un segno!” scherzò Dean, incamminandosi verso l’ingresso seguito da Sam che sorrideva dell’entusiasmo del maggiore.

Quando entrarono, una sorta di deja-vù bello e al tempo stesso malinconico li colpì in pieno. Il locale sembrava una versione rivista e corretta della compianta Road House di Ellen. Tutto in legno, odore di birra, panini e condimenti, un angolo appartato per il tavolo da biliardo, qualche luce qui e là e poi gente di ogni tipo che ti guardava facendoti i raggi x ma che comunque non ti avrebbe rivolto la parola per non fare domande o dare risposte. Il posto ideale!!
Quando si sedettero al bancone, la barista, una ragazza di colore decisamente carina, gli mise davanti due birre ghiacciate.
“Ai viaggiatori, le prime due le offre la casa!” fece sorridente mentre fece per allontanarsi.
“Viaggiatori?!” le fece eco Dean, sorpreso almeno quanto Sam.
“Bellezza, l’odore del carburante e dell’asfalto non va’ via con una sola doccia!!” e andò via per servire altri clienti.
Sam arricciò le labbra in un sorriso stentato mentre Dean, con discrezione cercò di annusarsi. “Credevo di aver usato parecchio bagnoschiuma!!” sussurrò facendo ridere Sam.
Il maggiore poi si guardò in giro e notò che il tavolo da biliardo si era appena liberato. Lo indicò a Sam. “Che ne dici, fratellino?”
Sam arcuò le sopracciglia. “Dean...” fece per mostrargli la poca voglia di inventarsi qualcosa per racimolare un po’ di soldi.
“No, niente sceneggiate. Stasera , solo una partita tra me e te. Domani da qualche altra parte magari ci rifacciamo. Che ne dici?!” fece sperando in un sì.
“Spacco io!” acconsentì il minore, afferrando la sua birra , allontanandosi dal bancone e precedendo il fratello al tavolo.
“Vedremo!!” rispose Dean ma sorrise. “Ehi, tesoro...possiamo avere qualcosa da mangiare al tavolo da biliardo?”
La ragazza si voltò verso di lui e inspirò profondamente, poi guardò Sam che le era appena passato davanti e fece lo stesso gesto.
“Doppio cheesburger per te e un’insalata mista condimento a parte per lui?”
Dean strabuzzò letteralmente. “Wow!! mi fai quasi paura. Ma come...”
“E’ il mio lavoro!” rispose senza esitare la ragazza, mettendosi all’opera per l’ordinazione.

I due fratelli, nel frattempo, iniziarono la loro partita e dopo circa dieci minuti, la barista portò loro da mangiare.
“Grazie...” fece Sam, sperando che lei dicesse il suo nome.
“Maya. Mi chiamo Maya!” disse infatti lei.
“Cavolo...questo panino è grandioso!” fece Dean appena poco lontano da loro, con la bocca già piena.
Sam scosse la testa. “Ciao , Maya. Io sono Sam e quello che si è appena innamorato del tuo panino, è Dean. Lui è...”
“Tuo fratello!” lo anticipò la ragazza.
Sam boccheggiò appena, mentre a Dean sembrò andare del pane di traverso.
“Ma come...” azzardò Sam. “Ci conosci per caso?!” mettendosi un po’ di più sull’allerta , così come aveva fatto Dean, che iniziò anche a guardarsi in giro.
“No...ma avete battibeccato come due fratelli per decidere chi avrebbe spaccato. Due amici avrebbero semplicemente tirato a sorte. Non siete partner, almeno sentimentalmente. Quelli li riconosco a pelle. Sicuramente lavorate insieme e lui...” fece indicando Dean che ascoltava con attenzione. “...lui è quello che cerca sempre di decidere per entrambi!”
I due fratelli rimasero senza parole.
“Hai ragione, Dean. Mette quasi paura!!” disse Sam. “Veggente, strega, mentalista??” azzardò scherzoso.
“Oh no!! Licantropo!” fece lei strizzandogli l’occhio e con un tono altrettanto scherzoso, andò poi via con movimenti leggeri e sinuosi.
Sam sorrise a quell’ironia mentre Dean la fissò vedendola allontanarsi.
“Wow!! fratellino ...potrei innamorarmi!” disse mandando giù un sorso di birra.
“Beh!! vedi disinnamorarti in fretta perché a quanto pare la tua barista è occupata!” gli fece notare Sam, indicando la ragazza che si accostò senza disagio ad un ragazzo biondo che le si era appena avvicinato. I due iniziarono a parlottare e ridacchiare come se tra loro ci fosse qualcosa di molto...intimo.
“Cavolo!!” fece dispiaciuto il maggiore , tornando a prendere la sua stecca. “Dai, Sammy!!, riprendiamo e  vediamo chi paga stasera.”
“Ti ricordo che ho appena battuto Fortuna in persona!”
“E io ti ricordo che la prima volta ci sei riuscito perché l’ho distratta e la seconda ti ha fatto il culo!!” precisò, facendo comunque ridere il fratello.

La serata passò così, semplicemente. Come non accadeva da anni.
A Sam toccò pagare il conto con grande soddisfazione del maggiore.
Lasciarono una mancia per la barista e uscirono dal locale.
“Sai, Dean….credo che tu abbia barato!” scherzò Sam.
“Sammy ma che brutta cosa da dire!” convenne fintamente offeso, l’altro. “Credi davvero che abbia spostato la palla 5 mentre mangiavi!”
“Come fai a sapere che mi riferivo alla palla 5?!” lo accusò a quel punto.
“Perchè solo se mandavo in buca quella palla ti saresti giocato definitivamente la partita!” si difese Dean.
“Ma che bastar….” ma non fece in tempo a finire la scherzosa offesa che un urlo di paura e dolore riecheggiò in tutta la strada. “Ma che..” esclamò Sam.
“Da quella parte!” fece eco Dean, correndo verso il punto in cui avevano sentito gridare.
Un altro urlo….più straziante.
Dean e Sam si gelarono per un attimo sul posto.
Dean guardò Sam. “Sei a posto?!” e Sam capì. Aprì meglio il giacchetto e da una tasca interna sfilò il pugnale curdo.
“E tu?!” domandò al maggiore.
Dean , per tutta risposta, sfilò da sotto la maglietta, la sua fidata colt in madreperla.
“Ok!” asserì Sam, avanzando al fianco del fratello. “Occhi aperti!”
“Addio week end tranquillo!” rispose sbuffando Dean.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Con circospezione si addentrarono nel vicolo e scorsero un corpo a terra, che pareva oramai privo di vita, mentre su di esso un corpo informe sembrava se ne stesse ancora nutrendo.
“Ma che diavolo è quel coso!?” sibilò Dean tra i denti.
“Non lo so e per questa volta sarò felice di fare a modo tuo!” rispose Sam attirandosi addosso uno sguardo perplesso del maggiore. “Prima spariamo, poi facciamo domande!” spiegò.
Dean guardò ancora quell’essere e non potè che essere d’accordo. “Io lo distraggo, tu gira intorno a quei cassonetti e lo prendi alle spalle.”
“Dean...” fece perplesso.
“Tranquillo, non ho intenzione di ballarci un lento. Mi avvicinerò il giusto per farlo girare e darti il tempo per farti fare il giro!” lo rassicurò.
Sam lo fissò e poi studiò la strada che doveva fare. Guardò ancora Dean. “Non fare stronzate!” fece deciso e iniziò a spostarsi.
Non appena Sam si spostò di qualche metro , anche Dean fece la sua mossa.

“Ehi!! amico!!” gridò mettendosi in un punto dove il mostro lo avrebbe potuto vedere. Un punto in cui avrebbe dato le spalle a Sam. “Sai che fai davvero schifo ed è davvero da schifo quello che hai fatto a quella poverina?” spostandosi ancora.
Di tutta risposta , il mostro gli ringhiò contro , sbavando bava mista a sangue. Davanti a quel corpo vivo e pieno di energia, l’essere perse immediatamente interesse per quello morto di cui si stava ancora cibando. Avanzò verso Dean, che comunque teneva in mano , ben stretta, la sua pistola. Una leggera brezza improvvisa attraversò il vicolo trasportando alle narici del cacciatore l’odore fetido del mostro.
“Cazzo!! ma che….” ma lasciò da parte la sua sorpresa per avvisare Sam. Ormai il minore doveva essere già in posizione. Ne era certo. Quindi gridò: “Puzza di zolfo!!” e mentre lo faceva , rimetteva la pistola sotto il giaccone e sfilò dalla manica la lama angelica, che lucente , fendé l’aria con un sibilo.
“Ora!!” fu l’avvertimento da parte di Sam alle spalle del mostro che si era rivelato essere una sorta di demone.

I due cacciatori stavano per scattare all’unisono quando qualcosa di grosso e veloce piombò sul demone informe, schiacciandolo al pavimento. Dopo di che scattò indietro verso delle casse di legno ammassate, lasciandolo libero, giusto il tempo perché una lama luccicante, sbucata dal nulla, lo raggiunse in pieno torace inchiodandolo alla parete di mattoni a gridare e dissolversi in fumo e scintille.

Sam e Dean si ritrovarono l’uno di fronte all’altro a fissarsi interdetti, ancora armi strette in mano, ancora in allerta, ancora confusi e presi di sorpresa da quello che era appena successo. E mentre loro si fissavano in cerca di una spiegazione , dal buio sbucò un ragazzo biondo, lo stesso del bar.
“Ma che cosa era quel coso? E tu chi sei?” fece alterato Sam fissando il ragazzo che li sorpassava senza nemmeno degnarli di uno sguardo. Ma si bloccò sul posto quando Sam gli rivolse quelle domande irate.
“Tu mi vedi?” chiese stringendo gli occhi a fessura.
“Certo che ti vedo e ti sento anche!!” rispose Sam.
“Sam..” lo richiamò perplesso Dean.

 “Ma lui no. Perchè tu mi vedi e lui no?” chiese ancora il biondino.
“Cosa??!” esclamò sempre più perplesso Sam.
“Sammy!!” lo richiamò ancora Dean. “Ma con chi...” fece cercando di afferrare il fratello per la manica del giaccone dato che Sam era andato dietro al ragazzo che andò a recuperare la sua arma ancora conficcata tra i mattoni sporchi di icore demoniaca.
Sam si voltò verso il maggiore. “Questo tipo dice che tu non lo vedi e si sorprende perché lo veda solo io!!”
“Sam...”
“Avrà la metà dei nostri anni e vuole prenderci per il culo!!” asserì nervoso. “Ragazzino queste pantomime noi le facevamo quando tu nemmeno dicevi la tua prima parola.”
“Cazzo , Sammy….hai di nuovo le allucinazioni?!” sbottò stranito Dean, fermando finalmente il fratello che gesticolava e si incavolava con il vuoto.
A quell’uscita di Dean, Sam si bloccò sul posto, fissandolo interdetto.
“Cioè...tu mi stai dicendo che non lo vedi….davvero?”
“Sam...vedere chi?” chiese cauto. “Con chi cazzo stai parlando?” ora preoccupato dall’insistenza del minore. “E ti prego, dimmi...dimmi che non è un altro dei tuoi amici immaginari!! Non mi va davvero di sotterrare un’altra Sirenetta!!”
Sam stava per rispondergli quando da dietro le casse ammassate dove prima era saltata quell’ombra che aveva atterrato il demone, arrivò una voce femminile.
“Ehi, Jace...mentre voi decidete chi deve vedere chi...che ne dici di portarmi i vestiti? Sai com’è?...il freddo comincia a sentirsi!”
“Ops!! hai ragione...scusa Maya!” e chinandosi dietro un cassone recuperò una busta che lanciò in direzione della voce.
Qualche minuto dopo, venne fuori da quella sorta di rifugio, una ragazza. La barista del locale.
“Tu? Tu….cosa ci fai la dietro?” fece Dean vedendola mentre si sistemava la maglietta aderente.
“Lei..lei la vedi?!” si intromise Sam.
“Certo che la vedo, Sam!!” rispose con sufficienza. “Ma solo...solo lei. Perchè tu..chi vedi?”
“Lui!!! non lo vedi lui?” indicando frustrato il suo fianco. Vuoto agli occhi di Dean.
“Sam, porca miseria….non c’è nessuno qui oltre noi e la ragazza!!!” quasi gli gridò contro il maggiore, non potendo non notare il sorriso divertito sul volto della barista. “Ti diverte? Sul serio???” la accusò.
Lei scosse la testa e poi fissò il vuoto tra Sam e Dean.
“Che ne dici di smettere di far andare fuori di testa questi due??!...non credo che siano mondani comuni, dato come hanno affrontato il Devrak!” asserì Maya.
“Mondani?!” fecero i due fratelli all’unisono e un attimo dopo tra loro, si palesò, anche agli occhi di Dean, il ragazzo del bar.
“Whoooaa!!” fecero colti di sorpresa da quella improvvisa presenza.
“Tu??!” esclamò il maggiore. “Chi cazzo sei? Chi cazzo siete??!” domandò decisamente in allerta. Armi puntate.
“Il mio nome è Jace e lei è..” ma venne interrotto da un sempre più allarmato Dean.
“...sì, sì..Maya, lo sappiamo. Ma cosa siete?”
Jace guardò la ragazza, scosse la testa e sorpassò i due cacciatori.
“Ehi!!” lo richiamò Sam, anche lui decisamente preso contropiede da quella situazione assurda più del demone che avevano appena visto ritornare all’Inferno. “Sta parlando con te!!”
“Riprendete la vostra strada ragazzi….e dimenticate tutto questo!” fece il biondino.

Il maggiore dei cacciatori fece un passo veloce e afferrò il ragazzo da un braccio per fermarlo. Un secondo dopo si ritrovò con quella stessa lama puntata alla gola mentre Jace aveva la lama angelica di Dean puntata al fianco, oltre la pistola che Sam aveva prontamente sfilato dalla schiena di Dean, puntata alla testa.
Appoggiata al battente di una porta, Maya, sorrideva e sembrava godersi quella sorta di duello. “Testosterone!!!” sussurrò.
“Non ti conviene muoverti, ragazzino!” sibilò Dean, toccandolo appena con la sua lama.
“Non lo farà!” convenne Sam, caricando la pistola. “Non sembra stupido.”
“Due contro uno. Non è molto leale!” asserì l’avversario, senza mostrare però alcun timore per quella situazione.
“Siete in due anche voi, ma non sembra che a lei importi molto di quello che potrebbe accaderti!”
“Oh...credimi. Non vi conviene che entri in ballo anche lei!!” disse quasi a monito, Jace.
“Ma davvero?” replicò Sam. “Non mi sembra così pericolosa.”
I due sconosciuti risero in contemporanea e questo fece infuriare ancora di più il maggiore dei cacciatori.
“Ok!! ora basta. Parla!!” ringhiò puntando meglio la lama, mentre sentiva che anche l’arma alla sua gola aumentava la pressione.
“Oh, andiamo Jace!! C’è il locale pieno. Ho lasciato Simon al bancone e devo rientrare prima che faccia casino con le ordinazioni. E poi devo tornare al Taki’s. Diglielo e basta. Infondo hai visto come stavano affrontando il Devrak. Questi due la sanno lunga!!”
“Si, Jace, questi due la sanno lunga!!” ironizzò Dean.
Jace fece un respiro profondo e poi con movimenti cauti allontanò la sua strana lama dalla gola di Dean e allargò la braccia in segno di tregua. Lo stesso fecero gli altri due.
“Chi siete?!” domandò con più calma , Sam.
Jace ripose l’arma alle sue spalle. “Shadowhunter...” disse indicando sé stesso. “Licantropo.” indicando Maya alle sue spalle.
I due cacciatori strabuzzarono gli occhi. E Dean..”Tu...tu non scherzavi...lì dentro!?” si ritrovò a chiedere alla ragazza.
“Mai stata così seria!” fece lei facendo brillare per pochi attimi, di un verde intenso, i suoi occhi.
“Cazzo!!” sussurrò Sam, per poi riprendersi immediatamente – infondo di lupi mannari che ormai controllavano le loro trasformazioni con o senza luna piena , ne conoscevano - “Ok! Ci può stare, ma tu? Shadowhunter? Che cosa...”
“Fattelo bastare, amico!” rispose risoluto, Jace facendo per andarsene.
“Aspetta aspetta...perchè ti vedevo solo io?” chiese ancora Sam. Curioso come al solito.
Jace si fermò quasi di fronte alla ragazza che lo guardò dubbiosa, arcuando appena le sopracciglia. “Questa è una bella domanda!” fece lei.
Il ragazzo si voltò, scrutandoli.
“Senti..” fece , con tono stranamente calmo Dean. Il fatto che Sam solo lo avesse visto, incuriosiva, anche se in modo più ansioso, pure lui. “Mettila in questo modo: siamo in questo vicolo perché tutti noi volevamo cercare di salvare quella vita..” disse indicando il corpo straziato dietro di loro. “...siamo arrivati tutti tardi e lei...lei è sulla coscienza di ognuno di noi. Ma questo non toglie che a quanto pare combattiamo la stessa battaglia contro le stesse stronzate immonde che l’Inferno sputa fuori.”
Dopo quell’affermazione Maya si avvicinò all’amico. “Hanno ragione, Jace. Siamo arrivati tardi! Dovevamo essere più veloci.”
Jace le lanciò un’occhiata. Tentennò ancora. “Lo sai che Alec ha un incontro da noi stasera e mi ucciderà se porto altri mondani strani all’Istituto!?” confessò esasperato.
“Ha accettato Clary che è rimasta in pianta stabile, accetterà loro che sono di passaggio!” gli fece presente strozzando l’occhio. “E poi lui è ancora ad Idris!!, magari te la sbrighi prima del suo arrivo!”
“Ok! Ok! Sono curioso anche io!” e così dicendo si voltò verso i due che aspettavano ancora una risposta. “Come vi chiamate?!”
“Winchester. Dean..” fece il maggiore indicando sé stesso. “..e Sam!” indicando il fratello.
“D’accordo. Winchester. Dean e Sam!” ironizzò sulla presentazione. “Seguitemi.”
“Dove andiamo?!” chiese Sam.
“All’Istituto di New York!” rispose quasi frustrato. “Maya...ci pensi tu qui?” chiese indicando il cadavere martoriato e ricevendo un assenso in risposta.

I due fratelli stavano per chiedere altro ma il fatto che il ragazzo si stava già allontanando li fece desistere.
“Sam..perchè mi sento come se stessi per entrare nell’ufficio del preside dopo aver fatto una stronzata?” provò a scherzare Dean.
“Dean...non dovresti sentirti a disagio. Tu ci vivevi nell’ufficio del preside!” rispose Sam mentre Dean annuiva consapevole di quella verità scolastica.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Quando i tre arrivarono a destinazione, i due cacciatori esitarono un attimo nel proseguire. Non che non fossero abituati ad entrare in ruderi che sarebbero diventati “motel abusivi”, ma in una Cattedrale? Sul serio?? Questo mancava!!
“Ehi!?” li richiamò Jace. “Vi date una mossa? Non ho il glamour e nemmeno voi, quindi vorrei evitare che ci vedano entrare qui dentro!”
I due si ridestarono. “Ok! Ok!” fece Dean non proprio convinto.
Mentre Sam, al suo solito… “Ehi? cos’è il...glamour?”
Maledetta curiosità nerd!!, ma non appena entrarono e le possenti porte si chiusero alle loro spalle videro Jace girarsi verso di loro , avanzare e nel mentre tirare fuori dal suo giacchetto una sorta di bacchetta con la punta che si illuminò al solo contatto.
“Che cosa...” azzardò Dean mettendosi sull’allerta pensando ad un’arma strana, ma si rese conto che il ragazzo non la puntò verso di loro, si alzò la manica e lasciò che la luce illuminasse una sorta di marchio, al punto da diventare quasi incandescente, sul suo avambraccio e un secondo dopo posò entrambi le mani sulle spalle dei suoi due sempre più stupiti ospiti.
Era certo che Dean non poteva scorgere nulla. E sapeva che Sam vedeva lui, ma non poteva sapere fino a che punto , quel gigante, aveva la “vista”

Sam e Dean stavano per sottrarsi a quel contatto, ma non appena le mani di Jace li toccarono, non riuscirono più a farlo e non perché una qualche magia li tenesse bloccati ma semplicemente perché davanti ai loro occhi tutto quello che era decrepito, distrutto, mangiato dalle termiti e lasciato alla noncuranza del tempo, pian piano prese vita e divenne estremamente tecnologico. Davanti ai loro occhi si palesarono schermi , computer, mappe digitalizzate della città, segnalatori, pannelli di controllo di ultima generazione e ….persone.
“Porca put...” stava per esclamare Dean, quando decine e decine di ragazzi con lo stesso stile di Jace, tatuaggi compresi, apparvero davanti a loro. Tutti indaffarati a dare e ricevere dati. A registrare comunicazioni. A riferire di luoghi in cui c’era qualcosa o qualcuno su cui intervenire.

Devrak nell’Est side..”
Demone possessore nella periferia di Manhattan…”
Abbiamo ricevuto comunicazione che la squadra di Simon ha fermato il vampiro fuori controllo a China Town….”
L’inquisitore Lightwood vuole rapporto sugli ultimi eventi prima del suo arrivo di oggi..”

“Dean?” sussurrò Sam senza spostare lo sguardo da ciò che stava vedendo.
“Mmmh..” mugugnò, forse incapace di proferire altro.
“Dimmi che questo lo vedi anche tu? Dimmi che anche tu hai visto quello che...”
“Cazzo!! se vedo la tua stessa cosa, fratellino!!” rispose basito Dean, mentre Jace si allontanava da loro e raggiungeva uno dei  suoi “colleghi” per esporgli quello che era successo e che c’erano due ospiti nell’istituto.
“Winchester?? da questa parte!!” li richiamò Jace. “Il capo dell’Istituto ci sta aspettando.”

I fratelli si ripresero e seguirono il ragazzo verso quello che sembrava essere l’ufficio principale. Lo videro entrarci e lo seguirono.
“Izzy??!” lo sentirono chiamare. “Ci sei?!”
“Arrivo!” fece una voce femminile dalla stanza attigua. Un attimo dopo ne vennero fuori due bellissime ragazze. Una dall’aspetto esotico, quasi “spagnoleggiante”. Vestito attillato. Labbra carnose e rosse. Capelli corvini e lunghi, lasciati liberi. L’altra, rossa di capelli, il trucco più leggero, un abbigliamento più formale anche se comunque...attraente.
“Ehi , ci sei anche tu!” disse Jace avvicinandosi alla rossa e lasciandole un bacio sulla tempia.
“Sì, dovevo mettere chiarezza su qualche altro ricordo. Izzy aveva un po’ di tempo libero e allora ne ho approfittato. Poi hai chiamato tu!” fece lei.
“E come è andata?!” chiese interessato, forse apprensivo.
“Bene...più che bene. Se continua così , fra qualche settimana tornerà perfino a farti il culo sul campo d’addestramento.”
“Isabel!!” fece lei in imbarazzo.
“Non vedo l’ora!” fu invece la risposta di Jace accarezzando le spalle della ragazza al suo fianco.

Alle loro spalle, i due cacciatori si schiarirono la voce, per palesarsi.
Jace si voltò e sospirò. “Sì..sì. Lo so che siete qui. Izzy, loro sono i Winchester. Dean e Sam!” indicandoli e ironizzando ancora sul modo con cui si era presentato Dean.
“Ehi!! dopo un po’ non fa più ridere!” fece Sam.
“In verità, non ha mai fatto ridere!” convenne Dean.
“Sì, come dite voi.” li assecondò con sufficienza. Poi: “Winchester ...lei è Isabel Lightwood, capo dell’Istituto di New York.” fece mentre Isabel si avvicinava ai due per stringere loro la mano. Sam ricambiò cordialmente. Dean si attardò con la mano a stringere quella della ragazza.
“Salve!” ammiccò.
Sam scosse sconsolato la testa. Jace invece gli si fece vicino e mise fine alla stretta. “E oltre ad essere il capo qui , è anche mia sorella ed è impegnata.” precisò con tono di avvertimento.
“E allora mi riprendo la mano!” fece Dean.
“Lei, invece è Clary Fairchild!” disse presentando anche l’altra ragazza e prima che Dean potesse “provarci” anche con lei. “Ed è impegnata con me!”
Dean si bloccò sul posto ed entrambi i fratelli alzarono semplicemente la mano a mo’ di “ciao!”
“Ok! Presentazioni fatte!” fece Isabel andandosi a sedere alla sua poltrona. “Jace mi ha già informato di quello che è successo e di come siete intervenuti.”
“Inutilmente purtroppo!” fece mortificato Sam.
“Già!” si accodò Jace. “Ero all’Hunter’s Moon  perché sapevamo che ci sarebbe stato un attacco. I tempi coincidevano. Ma questa volta non hanno attaccato nel buio. Quella strada era illuminata. Sono andato da Maya per farmi affiancare, per poterlo accerchiare. Siamo usciti, abbiamo sentito le urla e siamo corsi. Loro...” spiegò indicando i cacciatori. “... erano già sul posto, ma era già tardi per quella poveretta.”
“Era un demone...noi ne abbiamo visti tanti ma mai in quella forma. Cosa...” fece stranito Sam.
“Un demone Devrack. Attaccano in luoghi bui, appartati. Tendono a rimanere nelle fogne. È difficile se non raro vederli in superficie!” rispose Jace.
Dean che fino a quel momento era restato in silenzio, si fece avanti. “Scusate ...scusate un attimo. Sentite!...Non che non mi affascini tutto questo e sono uno a cui piace farsi nuovi amici specie se questi amici sanno usare le armi, ma non giudicatemi male se vi chiedo...” e prese un respiro: “Chi cazzo siete e che cazzo di posto è questo?!”
“Dean!!” lo richiamò Sam.
“No...no...no...Sammy..stammi a sentire. Non dirmi che tu non muori dalla voglia di chiedere chi sono e cosa fanno?!” fece rivolto al fratello. “Spade luminose, licantropi come guardia spalle, questo posto che sembra un reparto segreto della CIA. Andiamo!!!” fece allargando le braccia in segno di esasperazione. “Per non parlare della cartina di tatuaggi che si portano addosso!!”
Punto sul vivo di ciò che era una parte delle loro tradizioni fondamentali Jace sbottò. “Hai qualcosa contro i tatuaggi?!” fece, fronteggiando il maggiore dei Winchester che di certo non arretrò. Anzi!
“Sentite ragazzi...” cercò di intromettersi Sam per cercare di riportare la calma.
“Jace, calmati...” provò anche Clary.
“No..non ho niente contro i tatuaggi!!” continuò Dean aprendosi di poco la camicia per mostrare il tatuaggio sul suo petto. “Se servono a qualcosa di utile!” precisò.
“Dean..andiamo!!” tentò ancora Sam.
“Tu non hai idea di quanto siano importanti questi tatuaggi per noi. Tu non hai idea di chi siamo noi, stupido mondano!!” ringhiò lo shadowhunter.
“Ehi!!” e a questo punto fu Sam a reagire. “Non ti allargare!” fece serio. “Tu…”puntualizzò orgoglioso. “..non hai idea di chi siamo e di cosa facciamo, quindi datti una calmata!”
I tre ormai sembravano sul punto di intavolare una discussione molto più animata e ...fisica, quando uno schiocco potente vibrò tra di loro. Uno scintillio argentato li accecò per un attimo, mentre il rumore secco quasi come un colpo di pistola li costrinse a tacere.
Presi di sorpresa, i tre si voltarono verso l’origine di quel rumore.
Isabel, in piedi alla sua scrivania, si ritirava lentamente e sinuosamente la sua frusta di adamas che magicamente tornava ad attorcigliarsi al suo polso destro.
“Bene bambini!” fece soddisfatta. “Ora che ho la vostra attenzione...” e si rivolse poi ai due cacciatori ospiti. “Siamo Shadowhunters. Questi tatuaggi che vedete sono rune angeliche e ci permettono di salvare vite e salvare anche la nostra all’occorrenza. Sono il segno del nostro retaggio angelico.”
“Retaggio angelico?!” chiese stranito Sam.
“Siamo discendenti dei nephilim che nell’antichità vivevano tra gli uomini.  Il nostro compito è proteggere i mondani, gli essere umani...” precisò quando si rese conto dalle espressioni dei suoi interlocutori, almeno di due di loro, che non avevano idea di chi o cosa fossero i mondani. “...tutti coloro che vengono attaccati da presenze demoniache, forze oscure o mostri fuori controllo. Per noi, il mondo dei mondani è tanto importante quanto quello dei Nascosti.” spiegò.
“Ok..” fece Sam, mentre Dean sbolliva ancora l’adrenalina. “..posso aver capito la questione dei mondani, la discendenza angelica e tutto il resto.Abbiamo avuto a che fare con storie molto più strane... Ma cos’è il mondo dei Nascosti?!”
“E’ il nostro mondo!” fece Clary. “Il mondo dei Nascosti è la realtà in cui vivono vampiri, licantropi, streghe e stregoni, Shadowhunter, esseri del mondo fatato. Tutti cerchiamo di mantenere un equilibrio così da convivere in pace e tranquillità. Anche se non sempre va’ così, purtroppo, come è successo stasera.”

“A quanto pare la tua memoria non assomiglia più ad un formaggio svizzero!!” fece una voce alle loro spalle.

Gli occupanti della stanza si voltarono insieme.
“Fratellone!!” esclamò Isabel sorridendo allegramente.
“Ehi..straniero!!” si accodò Jace mentre si accingeva ad abbracciare calorosamente il nuovo arrivato. Poi fu il turno di Isabel e poi di Clary.
“Come va? Come stai?” le chiese interessato sinceramente.
“Ogni giorno meglio.” sembrò rassicurarlo la ragazza.
“Bene..ne sono davvero lieto.” convenne l’altro abbracciandola di nuovo. “Ok! Veniamo a noi. Come mai nell’ufficio del capo dell’Istituto ci sono due mondani che , a prima vista, mi sembrano decisamente ….” e si fermò un attimo come per cercare la parola giusta.
“...incazzati??!” azzardò Dean.
Il ragazzo lo scrutò e sorrise impercettibilmente. “Avrei usato un termine meno volgare, ma il senso sarebbe stato lo stesso!” e poi: “Alec Lightwood.” fece porgendo la mano verso Dean.
Il cacciatore lo fissò. Il ragazzo appena entrato era alto, capelli corvini, occhi indagatori ma non davvero severi, lo sguardo fiero e per un motivo che al momento Dean non riuscì a spiegarsi , sentì che doveva stringere quella mano. Che poteva fidarsi. E lo fece. La strinse. Quell'atteggiamento così militaresco, quella voce sicura e decisa, quello sguardo sempre indagatore , in un modo assurdo, per un attimo gli ricordarono suo padre. John. E lui si era sempre fidato di John. NOn sempre era d'accordo con lui. Ma la fiducia era ben altra cosa.
“Io sono...” stava per dire il suo nome quando vide Jace avanzare. “Tu prova a dire qualcosa e riprendiamo da dove ci hanno fermati!” lo minacciò puntandogli il dito contro e quando vide che il biondino si ritrasse sorridendo alzando le mani in segno di resa, porse di nuovo la mano all’uomo di fronte a lui. “Dean Winchester.” e fece spazio al fratello.
“Io sono Sam Winchester.”
Alec li fissò per un attimo. “Perchè il vostro cognome non mi è nuovo?, e non mi riferisco alle armi da fuoco.”
“Io...non saprei...” tentennò Sam. Ne avevano fatte davvero così tante durante le loro cacce che non poteva mai dire in che modo il loro nome potesse spuntare fuori. Se per riconoscimento o rancore.
“Mi verrà in mente! Che ci fate qui , comunque?” proseguì.
“Siamo cacciatori.” iniziò Sam. “Andiamo dove , come dite voi, le forze oscure e demoniache si accaniscono sugli innocenti. Siamo qui di passaggio. Eravamo in un locale e quando siamo usciti abbiamo sentito gridare. Siamo intervenuti ma era tardi e abbiamo solo visto quell’essere mentre continuava ad accanirsi sulla vittima. Poi è arrivato lui...” continuò indicando Jace.
“Sì..Luke Skywalker e la sua spada laser!” si inserì Dean, provocatorio.
“Ti piacerebbe averne una!” lo provocò Jace facendo brillare la sua spada angelica al solo tocco dell’elsa.
“Grazie. Ho la mia!!” lo contrastò il cacciatore, facendo scivolare fuori dalla manica del giacchetto la sua lama angelica fino ad impugnarla con decisione.
“Ed eccoli che ricominciano!” esclamò frustrata Isabel. “Ok! Smettetela o il mio prossimo colpo di frusta non andrà a vuoto come il primo ma farà in modo che non possiate sedervi per una settimana!!” li minacciò autoritaria, attirando la loro attenzione.
“A quanto pare siamo dalla stessa parte. Anche se in modi e tradizioni diverse. Ora..” fece Alec rivolgendosi a tutti, sorridendo all’autorità della sorella. “Le notizie su questi attacchi inusuali da parte di demoni di ogni specie sono arrivate fino ad Idris e in tutta Alicante , così vorrei capirci qualcosa e cercare di risolvere prima che un resoconto effettivo venga sottoposto al Clave…”
E mentre Alec parlava , Sam , a cui si era avvicinata Clary, sussurrò un imbarazzato: “Idris? Alicante? Clave?”
La ragazza sorrise, comprensiva e rispose con lo stesso tono discreto: “Idris è la nostra patria di origine, Alicante è la città reggente. Si trova tra la Francia e la Svizzera! E il Clave in pratica è il gruppo diplomatico che è al governo.” disse e Sam ringraziò annuendo.
“Anche se sono diventato l’Inquisitore di Alicante non mi va che casa mia o la mia famiglia siano bersaglio di quelle presenze immonde senza che io possa essere di aiuto in qualche modo.” continuò Alec abbracciando le spalle della sorella.
“Gli attacchi stanno aumentando e avvengono in zone , posti e tempi sempre diversi. Non riusciamo a tracciare un modus operandi!” riferì Jace.
“Voi...tracciate un modus operandi dei demoni?!” chiese Sam.
“E non solo. Venite!” rispose Isabel facendo strada e portandoli verso la sala ricerche. Si mise ad un pannello di controllo e dopo pochi istanti davanti a loro apparve un ologramma della città con evidenziati in rosso i punti dei vari attacchi avvenuti.
“Wow!!” esclamò rapito Sam.
“Questo batte decisamente il nostro tavolo radar a mezzo regime!” sussurrò, rivolto a Sam, tra i denti, Dean.
“Decisamente!!” convenne il minore.
“Cosa abbiamo?!” si informò Alec.
A quella domanda rispose Jace. “Due attacchi nei settori di est e ovest della città, due nella periferia a sud e da quello che ha comunicato Luke sono  da collegare a questi eventi. E poi c’è quello di stasera.”
“Avete parlato di attacchi di demoni diversi.” fece Sam.
“Sì..” rispose Clary. “I primi erano ad opera di demoni possessori.” fece mostrando un immagine del demone in questione. “Poi c’è stato quello di stasera da parte di un demone divoratore, da come lo avete descritto.” e poi mostrando un’ultima immagine: “E poi gli attacchi in periferia, i più efferati, sono stati ad opera di un demone..” ma non appena l’immagine apparve sullo schermo accanto a Clary…
“Cazzo!!” esclamò istintivamente Dean, attirandosi gli sguardi di tutti , compreso quello del fratello.
“Che c’è?” fece Sam ma senza ricevere risposta. “Dean??!” lo richiamò vedendo che il maggiore non riusciva a staccare gli occhi da quell’immagine demoniaca. “Ehi? Dean?”
Il maggiore sembrò destarsi. “Demoni torturatori. Che cavolo ci fanno qui sopra quei figli di puttana?” disse.

“La domanda giusta sarebbe: cosa ci fanno nell’istituto un mondano che vede oltre il glamour e uno che sa dei demoni torturatori sputati fuori dal seminterrato dell’Inferno?”

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Capitolo 4
*** 4 ***


“Ehi!! finalmente!!” fece radiosa Clary andando incontro al nuovo arrivato. “Magnus!!”
“Ciao Biscottino!” la salutò con affetto, abbracciandola.
Il nuovo arrivato era un tipo a dir poco stravagante. Anche se elegante, i suoi abiti erano decisamente fuori dall’ordinario. Uno stile tra il barocco e il punk. Fuori dall’ordinario, appunto! Per non parlare di quella sorta di cresta finta disordinata che aveva al posto dei capelli. L’eyeliner nero a sottolineare il taglio asiatico degli occhi. Anelli vistosi su quasi tutte le dita e un atteggiamento palesemente eccentrico. “Jace!!” lo salutò.
“Magnus!” ricambiò formale ma contento.
L’uomo, poi, si voltò verso Isabel. “Ola Chica!”
“Ola mi amor!!” rispose la ragazza abbracciandolo. “Mi sei mancato così tanto!”
“Non è colpa mia se qualcuno qui, senza fare nome, non riesce a delegare niente!!” riferì sapendo di attirarsi lo sguardo di rimprovero di quel “qualcuno” e mentre tra le sue mani faceva apparire due rose rosse da donare alle ragazze al suo fianco.
“Ci mancava solo …uno stregone!”
“Come scusa!?” si fece avanti Alec.
“Alexander...” lo richiamò Magnus.
“Problemi con gli stregoni?” sibilò irato Alec.
“No, assolutamente. Ma quando questo….damerino magico... avrà finito di dispensare nomignoli e fiori, potremmo capire come mai dei demoni che dovrebbero marcire all’Inferno, invece se ne vanno tranquillamente in giro per New York a massacrare gente innocente.”
A quella, che alle orecchie di Alec era arrivata come un’offesa non conoscendo il “vizio” di Dean di dare soprannomi a tutto e tutti, il giovane Inquisitore scattò.
“Ehi, cacciatore o no...” iniziò il monito.
“Alexander...” provò ancora Magnus poggiando la sua mano sul braccio di Alec che lo ignorò bellamente.
“..modera il linguaggio quando parli con...”
“..con uno stregone?!” lo provocò Dean.
“Con mio marito!” lo spiazzò Alec.
Sam alzò lo sguardo dalla mappa che stava studiando mentre quegli scambi avvenivano e la prima cosa che vide fu lo sguardo divertito degli altri e quello spiazzato di Dean. Lo vide muovere le labbra in cerca di dire qualcosa che non riusciva a dire. Il minore sghignazzò.
“Ohw!!” uscì solo dalla bocca del cacciatore.
“La cosa ti crea problemi?!”
“Assolutamente!” fece alzando le mani in segno di resa.
“Quindi possiamo fare un passo indietro e provare a presentarci come si deve?” si intromise Magnus dopo aver battuto amorevolmente la mano sulla spalla del marito come a dirgli tacitamente: “Ok, mi hai difeso. Ti amo anche io. Ora, però, rimetti a posto arco e frecce!
“Sì..sì , certo!” rispose Dean sospirando e porgendo per primo la mano. “Ascolta...scusa...La mia non voleva essere un offesa..ma eravamo venuti a New York per un weekend di tregua da un periodo di merda e ci ritroviamo immersi tra demoni, morti, voi che sembrate i Men in Black del soprannaturale.” si giustificò.
“Ti capisco e capisco il tuo stato d’animo.”
“Dean Winchester.” fece il cacciatore, stringendo la mano magica.
“Magnus Bane.” si presentò il mago ricambiando la stretta. E poi , sembrò riflettere. “Hai detto Winchester?”
“Sì!” rispose quasi intimorito Dean. “E lui è Sam. Mio fratello!”
“E di grazia ...cosa ci fanno , immagino , data la vostra età, degli eredi degli Uomini di Lettere, fuori da un bunker ?” asserì ad un Dean sempre più preso contropiede. “Da quello che so i Letterati stanno al margine della storia e non al centro della tempesta!” recitò con esagerazione come ai tempi fece anche Sinclair per spiegare il suo disappunto nei riguardi dell’agire dei Letterati e prima di prendere prigioniero Dean.
“Come fai a sapere di noi? A conoscere gli Uomini di Lettere?” chiese Sam che li aveva raggiunti quando aveva sentito nominare i Letterati.
“Ragazzi miei...sono in giro da un bel po’ di tempo e ne conosco e ne ho conosciuti di, chiamiamoli così, club segreti del libro.” e nel mentre si avvicinò a loro anche Alec.
“Me ne avevi parlato di questo...circolo. Winchester!!!….ecco perché il vostro nome non mi era nuovo.” esclamò ai due cacciatori e poi rivolto al marito. “Devi avermi fatto il loro nome...”
“Ho conosciuto un brav’uomo tra di loro. Henry?” chiese aspettando una reazione da parte dei due. “Venni a sapere che un demone aveva ucciso quasi tutti i Letterati della sede di Normal nel '58 e che di Henry non se ne seppe più nulla!” ricordò e notando lo sguardo amareggiato dei due fratelli di fronte a lui.
“E’ morto per salvarci. Era nostro nonno. Il padre di nostro padre.” riferì Sam.
“Letterato. Come il padre del padre e del padre ancora!” asserì ancora il mago. “Siete eredi, quindi!” constatò.
“Così sembra da qualche anno a questa parte!” rispose Dean. “Anche se non sempre pare essere una cosa facile da portare sulle spalle.”
“Quale eredità è facile da portare?!” convenne Magnus.
“Quella con molti zeri e nessun obbligo morale!” ironizzò Dean.
“Concordo!” lo sorprese lo stregone, facendolo sorridere. “Comunque la mia domanda iniziale non cambia!” disse ancora.
“Già!” si intromise Alec. “Che significa che tu vedi oltre il glamour e tu...”
“Siete simpatici, in gamba da quello che vedo. Ma possiamo evitare questi particolari da “segreti del cuore”?!” provò a svicolare Dean.
“No, non possiamo!” rispose autoritario l’inquisitore assumendo la sua posa tipicamente militaresca. Gambe divaricate, spalle indietro, braccia incrociate al petto.
“Ok..ok...se rispondere ci farà rimettere al lavoro, la risposta è questa: mi hanno detto un po’ di cose prima e quindi credo che io vi abbia visto subito perché ho sangue di demone dentro di me..” disse Sam e poi indicando Dean. “...e lui è stato 40 anni all’Inferno a stretto contatto con quei figli di puttana demoniaci.”
Alec era senza parole mentre Magnus sembrò averli presi a studiare.
“Tu...” fece rivolto a Sam. “...sei riuscito a trovare la forza di sopire gli effetti del sangue demoniaco. Come? Cos’è che non mi dici?”
“Io...io..non ci sono nato con quel sangue. Un demone me lo fece bere quando ero neonato…ma il potere che mi dava, quando poi sono cresciuto, mi rendeva diverso. Perdevo il controllo. Ero pericoloso. A causa di quel sangue ho commesso errori che non potrò mai perdonarmi e ho smesso di usarlo e grazie a lui...” indicando il maggiore. “...ora quel sangue è solo qualcosa di inerte che mi circola nelle vene.”
“Sì...ed è così. E’ decisamente...inerte! Presente ma inerte!” assicurò muovendo sinuosamente la mano davanti a Sam, dopo aver schioccato le dita. “E tu?”
“Sul serio?” fece sarcastico Dean.
“Assecondami!” rispose Magnus mentre Alec ascoltava attento ogni parola.
“Ok! In breve. Un bastardo alleato del demone che lo ha avvelenato con il sangue, lo ha rapito e lo ha ucciso colpendolo alle spalle. Io non l’ho accettato e ho fatto un patto con un demone degli incroci: la mia anima in cambio della sua vita.”
“Tu cosa...” esclamò colpito Alec memore dell’accordo che fece con Asmodeus quando fu costretto a rinunciare all’amore per Magnus per di ridare proprio allo stregone la magia che aveva perso. Per restituirgli quel volersi sentire completo.
Davvero l’amore, di qualsiasi genere fosse, spingeva a fare sacrifici estremi e dolorosi?
“Già!”continuò Dean. “E dopo un anno, dei graziosi segugi infernali mi hanno dato un passaggio per i piani bassi dove i demoni , uguali a quelli che si stanno dando alla pazza gioia qui a New York, non hanno bisogno di tramiti per divertirsi e che dire?? beh! Con me lo hanno fatto per 40 anni!” concluse sorridendo amaramente ad un tale passato.
Alec sospirò colpito da un simile racconto. Magnus lo scrutò con attenzione. Dean se ne rese conto.
“Cos’è?..non ti piacciono i miei vestiti?” scherzò anche se era nervosismo quello che voleva celare.
“No. Non guardavo i vestiti….Mi stavo solo chiedendo semplicemente dovi trovi la forza per restare in piedi dopo un simile trascorso o quanto forte tu debba essere per riuscire a farlo. ” e anche se articolato , sembrava un complimento. “O chi ti dia una simile forza!” precisò studiandolo.
Dean non rispose. Lanciò uno sguardo fugace al minore al suo fianco e gli vide fare un leggero sorriso. Ne conosceva il significato : “Sarò sempre la tua forza, come tu sarai sempre la mia!
“Magnus tu credi a questa storia?!” azzardò Alec.
“Senza ombra di dubbio Alexander! Il loro trascorso...la loro storia traspare in ogni scintilla della loro aura!”
“Ok! Per me va bene allora.” concluse il compagno. “Possiamo riprendere il nostro lavoro.”
A quel punto riprese la parola, Sam. “Ascoltate ...mentre Dean si metteva in ridicolo prima con Jace e poi con te...” disse guardando Alec che trattenne un sorriso.
“Grazie, fratellino!”
“Di niente!” ribattè veloce. “Dicevo...” riprese indifferente dello sguardo offeso del maggiore. “Io, Clary e Izzy ...”
“Izzy??” fece Alec
Sam capì il senso quella domanda. “ Mi ...mi ha detto lei che...che posso chiamarla così!” cercò di giustificarsi.
“Ci credo, ma tu credi a me. Il suo fidanzato...” disse indicando un giovane che era appena giunto e si era unito ai ragazzi accanto allo schermo piatto. “..è un tipo geloso che può diventare decisamente mordace...letteralmente!” lo avvisò il giovane Lightwood.
“Cos’è? un vampiro??!” scherzò ironico Dean.
Inquisitore e stregone divennero seri d’improvviso. “Oh!! allora avete già conosciuto Simon!” disse Magnus, indicandolo.
“Cosa?” sibilò Dean spostando lo sguardo verso il ragazzo indicato da Magnus e che si abbracciava a Isabel.
“Izzy...Isabel è fidanzata con un vampiro?!”
“E qualcuno vocifera perfino vicina alle nozze!” disse sottovoce lo stregone.
“Ehi..devi smetterla. E’ giovane ed è appena diventata capo dell’Istituto. Ha tempo per il resto.”
“Mi sbaglio o quando ci siamo sposati anche tu eri da poco  a capo dell’Istituto?, e  mi sembra che tu avessi la sua età quando ho fatto di te uno shadowhunter onesto e accasato.” replicò ironico il compagno.
“Sta’ zitto, Bane. È della mia sorellina che stai parlando.” lo zittì forse in imbarazzo. “Veniamo alle cose serie. Forza, Sam..che stavi dicendo?”
“Sì..sì..” si ridestò il più giovane dei Winchester. “Ma sarebbe meglio andare al tavolo.” suggerì avviandosi.
Gli altri lo seguirono con curiosità.
Non appena giunti al tavolo tecnologico su cui la mappa della città ancora brillava, Alec salutò il cognato e presentò i due ospiti.
“Dean, Sam..lui è Simon Lewis. Delegato per conto del Clave...” e dopo aver notato lo sguardo perplesso dei due, specificò: “Una sorta di ambasciatore tra il nostro governo e i clan dei vampiri di New York.” e poi: “Simon, loro sono Sam e Dean Winchester e..”
“Sì: cacciatori mondani, uomini di lettere, ex drogato di sangue demoniaco..” indicando Sam. “...ex scampato all’Inferno etc etc...” indicando Dean e poi rendendosi conto di come gli altri lo stavano fissando. “Salve! Sono Simon. Vampiro..ricordate? Super velocità? Super forza? Super udito?” fece presente.
“Super impiccione!” scherzò Magnus
“Quante volte ti ho detto che non mi va che usi i tuoi poteri, qualunque dei tuoi poteri, qui dentro?!” e guardò  con ammonimento la sorella.
“Lo so , lo so...ma di notte a volte mi viene fame e lui è così veloce ad andare in cucina a recuperare qualcosa da mangiare!” si giustificò la ragazza facendo spallucce.
“Già...in effetti è comodo! Questo posto sembra un labirinto peggio del nostro bunker.” convenne Dean, mentre Sam se la rideva con discrezione.
“Comunque...” riprese l’Inquisitore. “Sam...mostra che hai scoperto.”
“Sì!!” fece il ragazzo. “Mmh!! Clary potresti fare quella cosa per vedere i punti degli attacchi avvenuti?” chiese aiuto non sapendo utilizzare quella tecnologia e i simboli su essa applicati.
“Certo!” fece la shadowhunter. Pigiò su qualche icona e mosse le mani sul piano illuminato e un attimo dopo i punti delle aggressioni vennero evidenziati.
“Bene!” fece Sam. “Questo è l’attacco di stasera.” fece indicando il punto più alto. Poi indicò i due più esterni come quelli avvenuti ad est e ovest della città e infine i due omicidi nella periferia a sud.
“Ok. E?” fece per primo Dean che non capiva dove il fratello volesse arrivare.
“Cosa dovremmo vedere?!” fece Jace.
“Non lo vedete?” fece stranito Sam.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Gli ascoltatori tacquero per un momento, poi fu Magnus ad interrompere quella sorta di stasi.
“Forse posso aiutare!” e fece come suo solito. Schioccò le dita per attivare la sua magia e mosse le mani in modo quasi ipnotizzante. All’improvviso davanti agli occhi di tutti non vi erano più solo 5 punti rossi, ma un pentacolo illuminato di un rosso accesso.
“Perchè questo non mi sembra affatto un bel segno?!” fece Jace ricevendo uno sguardo di assenso da parte del fratello maggiore.
“Perchè non lo è!” fece Magnus. “C’è l’istituto al centro.” disse indicando la posizione dell’edificio sotto glamour, giusto al centro del simbolo illuminato.
“E’ una gigantesca trappola del diavolo!” riferì Dean.
“Una trappola del Diavolo?!” fece Simon.
“Il pentacolo ha molti usi in magia. Può essere un portale per una delle dimensioni dell’Inferno. Ma può anche essere una sorta di gabbia. Al suo interno , un demone può ben poco.” spiegò Magnus.
“Già!” fece Sam.
“Tempo fa, una cosa del genere è stata già fatta per evitare che dei demoni raggiungessero una porta dell’Inferno o che da quella porta ne uscissero. Niente di soprannaturale entra o esce dai suoi confini.” raccontò in breve Dean mentre nella sua mente brevi flash di ciò che accadde nel cimitero di Skull gli si illuminarono ben chiari.
“Vuoi dire che siamo rinchiusi in questa specie di barriera magica?” chiese Isabel.
“Non solo noi. Se quei bastardi infernali hanno agito così è perché vogliono qualcosa che è qui e si sono assicurati che nessuno disturbi i loro piani e tanto meno che nessuno possa venire in vostro aiuto. Devono volere talmente tanto quello che stanno cercando che si sono chiusi all’interno della trappola.” riferì  Sam.
“Allora mi correggo. Vuol dire che siamo chiusi con un’orda di demoni senza avere la possibilità di ricevere aiuto esterno?!” replicò la Lightwood.
“Non avrei saputo dirlo meglio.” convenne Dean.
“Ok..la questione è: che cosa avete qui che possa interessare a dei demoni fuori controllo?” chiese Sam.
“Noi non abbiamo manufatti che possano interessare loro. Non...” fece Isabel e poi fermandosi come se avesse appena realizzato.
“Cosa? Cosa c’è?” chiese Alec.
“Izzy?” si accodò Magnus.
La ragazza guardò i due e sospirò ormai consapevole. “Perchè siete qui Alec?” chiese al fratello e al cognato.
“Non capisco!” fece lo stregone.
“La vostra visita era già prevista!” comunicò Isabel.
“Beh!, sì!! stasera dovremmo avere un incontro con...” e anche lui restò fermo a metà frase e guardò il marito.
Magnus comprese.
“Ohw!” fecero entrambi. Consci dell’evidenza.
“Ehi!?” li richiamò Simon.
“Potete condividere con la classe?!” si ritrovarono a dire insieme Jace e Dean che subito dopo si guardarono seccati, tornando ad ignorarsi di nuovo.
“Io e Magnus siamo qui oggi perché avremmo dovuto avere un incontro con un potente rappresentante del mondo dei nascosti.”
“Sarebbe a dire?” fece Dean.
Alec provò a spiegare semplicemente. Di certo non poteva sapere quanto invece quei due cacciatori ne potevano già sapere.
“In questo periodo, diciamo, che ai posti di comando ci sono stati parecchi sconvolgimenti. Chi governava è stato abbattuto e chi aspirava a governare c’è riuscito o ci sta ancora provando. E un avvicendamento al potere è toccato anche all’inferno e stasera avremmo dovuto incontrare la nuova ...reggente!” scelse come  titolo dovuto.
“Oh cazzo!!” lo fermò Dean ridendo quasi nervosamente.
“Come scusa?” si stranì Jace.
“Non ci posso credere!” si accodò Sam. “Voi...voi state aspettando..”
“Rowena McLeod” finì per lui, Dean.
“Come fate a conoscere la nuova regina degli Inferi?!” si stupì Alec

“Perchè ho tirato fuori dai guai i loro bei culetti sodi da cacciatori più di una volta!!” fece la voce dal tono tipicamente inglese della “regina”

Il gruppo si voltò, sorpreso da quell’improvvisata.
Alec le andò incontro come figura diplomatica più alto in grado, seguito da Isabel.
“Vostra Altezza ...come mai già qui? E’ in anticipo e purtroppo l’istituto è in uno stato di allerta e potrebbe essere pericoloso per la sua incolumità.” asserì con diplomazia.
“La vostra simpaticissima Catarina Loss si stava confrontando con quella parte del mio regno che voi chiamate Labirinto a spirale , ma che io chiamo semplicemente Manicomio infernale e così ho rubato un passaggio. E poi, mio caro, credimi, molti direbbero che in mia presenza sono gli altri ad essere in pericolo. A partire da quei due gentiluomini alle tue spalle!” fece indicando Sam e Dean, che chiamati in causa si avvicinarono.
“Rowena!” fece cordiale Sam, sorridendole sinceramente.
“Mio dolce Samuel. È sempre così bello rivederti.” ricambiò lei.
“Dimmi che non ci sei tu dietro questo casino, Rossa!” si fece avanti Dean, al suo solito modo.
“Sempre così affettuoso, Winchester.” rispose piccata lei.
“Affettuoso? Con te? E poi dove starebbe il divertimento tra noi?” replicò lui ricevendo in cambio un cenno di assenso.
“Voi vi conoscete a quanto pare!” si intromise Magnus portandosi di fronte all’illustre ospite.

I due sembrarono scrutarsi, studiarsi. Magia contro magia. Enorme potere contro enorme potere.
“Sempre così troppo sopra le righe , Bane?!” alludendo lei all’aspetto estetico.
“Sempre così troppo oltre le tue competenze, Mcleod?” invece lui, al suo nuovo titolo.
Sembrava una sfida e nei loro sguardi brillava quasi la scintilla magica che da lì a poco avrebbe scatenato una battaglia che avrebbe potuto distruggere tutto quello che c’era attorno a loro.
Poi un leggero sorriso piegò le labbra di entrambi.
“Ciao Bocconcino!”
“Ciao Gattino!”
Dopo di che si abbracciarono con trasporto. Quando misero fine alla loro stretta amichevole si resero conto di essere sotto lo sguardo attonito di Alec e i due fratelli.
“Bocconcino?” replicò divertito Dean come era divertito Sam.
“Gattino?!” fece invece meno divertito Alec guardando con una certa gelosia il marito.
“Tranquillo Alexander. Tra me e questa splendida strega c’è solo una secolare amicizia. Ci siamo tirati fuori dai guai a vicenda un numero indefinito di volte!” disse a sua difesa.
“Già. Poi tra noi si è messa quella serpe di Camille.” ricordò lei fintamente offesa di quel tradimento.
“E da quello che ricordo tu spasimavi per quel ricco possidente scozzese!”
“Oh per tutti gli inferi! Non mi nominare quel farabutto!” poi un’espressione triste le si palesò sul viso. “Ma dimmi...sono vere le voci sulla dolce Dorothea? Lei è...” ma non finì.
Magnus arricciò le labbra in segno di dispiacere. “Sì, purtroppo si. Dot è morta.”
“Che peccato. Se non fosse stato per lei, il mio soggiorno a Salem sarebbe stato così noioso!” fece con amarezza per quel ricordo, mentre poggiava una mano sul braccio di Magnus, diminuendo la loro distanza.
“Ok ok..quando avete finito di ripercorrere il viale dei ricordi, che ne dite di risolvere il casino in cui ci ritroviamo tutti!?” si intromise Alec mettendosi tra lei e il marito. Lei si accorse del gesto e così prima di raggiungere i suoi due vecchi amici, lanciò la frecciatina.
“Mi era giunta voce che il mio adorato gattino ormai era diventato domestico, ma che ad addomesticarlo fosse stato un valoroso quanto geloso guerriero dal volto angelico, lo ignoravo!” e andò via strizzando l’occhio. “Ricorda il nostro giuramento di condivisione, Bane!!” lanciando uno sguardo ammiccante ad Alec.

Alec strabuzzò gli occhi e stranito quanto furente guardò il marito che sorrideva stranamente compiaciuto.
“Stai scherzando, vero? Sta scherzando!!?” esclamò quando vide Magnus non fare una piega al ricordo di quell’assurdo giuramento. “Magnus??”
Lo stregone lo afferrò per un braccio, fermandolo.
“Alexander, non esiste universo in cui io possa mai pensare di stare con qualcuno che non sia tu. Tanto meno, ne esiste uno in cui ti permetterei di stare con qualcuno che non sia io. Ci amiamo e ci apparteniamo e questo dovresti ormai saperlo da tempo.” asserì con quel tono di voce che riusciva sempre a placare l’animo dello shadowhunter, poggiandogli la mano tra guancia e collo.
Alec sospirò tranquillo perdendosi negli occhi dell’altro. “Scusami!” disse calmo compiendo lo stesso gesto del marito. “Il fatto è che questa storia mi sta confondendo. Ti rendi conto che siamo praticamente in trappola , aspettando che dei demoni ci attacchino?”
“Alexander...abbiamo affrontato cose brutte ed esseri ancora peggiori. E abbiamo sempre vinto. Affronteremo e supereremo anche questo. Insieme, lo sai, possiamo farlo.”
“Insieme!” convenne Alec.

Appena distanti dal gruppo che faceva la conoscenza di Rowena, Sam e Dean, si presero qualche minuto per loro e per fare il punto di quella situazione assurda.
“Ok! Prima di tutto...” iniziò Sam. “La prossima volta che ti dico “andiamo a casa!”, per favore ...andiamo a casa!”
“Cavolo come ti conosco!! stavo aspettando di sentirtelo dire!!” fece sarcastico il maggiore. “Ora veniamo alle cose serie: credi davvero che quei figli di puttana demoniaci siano qui per Rowena?!”
“Ascolta Dean...lo sai che non tutti all’Inferno sono stati ben lieti di vedere Rowena seduta sul trono sapendo che fino a poco prima era pappa e ciccia con noi due….quindi qualcuno potrebbe aver architettato tutto questo sapendo che lei sarebbe stata qui.” riflettè il più giovane.
“Quindi è solo un caso che noi due ci siamo finiti in mezzo?”
“Strano a dirlo, ma si. Questa volta il casino non lo abbiamo causato noi!”
“Questo non significa che ce ne possiamo fregare!” fece deciso il maggiore. “Possiamo fregarcene?!” azzardò a chiedere dubbioso.
“Mai pensato di fregarmene.” rispose Sam.
“Lo immaginavo!” convenne Dean.
“E poi...hai visto questo posto?...wow! Se all’inizio il bunker era come un luna park, questo è...” e inspirò alla ricerca del posto giusto.
“Disneyland?!” lo aiutò Dean
“Con tanto di giri bonus!!” asserì Sam entusiasta.
“D’accordo...e come li aiutiamo questi bimbi sperduti?” ironizzò Dean.
“Ok...prima cerchiamo di capire perché ce l’hanno con Rowena perché è chiaro che non può essere una coincidenza che lei sia qui e che la trappola sia stata attivata adesso con tutti i demoni bloccati all’interno diretti verso questo posto.”
“Ben detto. Cerchiamo di capire chi non è contento di gridare “Lunga vita alla regina!””
“Già!” e così, in accordo, si avvicinarono al resto della squadra, mentre Magnus e Alec erano ancora appartati a parlare.
“Ehi!! Giulietta e Romeo!! perché non vi unite alla compagnia?” li richiamò Dean attirandosi addosso uno sguardo truce da parte del ragazzo e uno divertito da parte dello stregone. E poi: “Chissà chi è Giulietta tra i due?!” sibilò tra i denti in modo che solo Sam potesse sentirlo. Il minore strabuzzò gli occhi in imbarazzo.
“Ma vuoi smetterla? Che problemi hai??” lo rimproverò.
“Nessuno. Sono solo curioso. Il damerino è uno stregone secolare chissà con quanta esperienza, lui...” ammiccando ad Alec. “..è un poppante di quanti? 20..25 anni ?”
“Per l’amor di Dio, Dean...” lo fulminò severo Sam.
In quel momento passò alle loro spalle, Simon e ghignando , con discrezione: “Credimi, amico. Ti sorprenderebbe sapere chi è Giulietta tra i due!!” e si allontanò sorridendo , lasciando capire che il suo udito da vampiro li aveva scoperti.
“Che figura!!” sussurrò frustrato  Sam, mentre Dean impertinente come non mai, posò lo sguardo sulla coppia , specie su Alec ed esclamò un almeno discreto: “Chi l’avrebbe mai detto!!”
Alec lo sentì e guardandolo stranito: “Che intendi?!”
Dean scosse la testa, arricciò le labbra e rispose semplicemente: “Niente, pensieri miei!!”

“Ok! Finite l’evacuazione.” fece Isabel, dopo che congedò uno shadowhunter che le aveva portato un documento da firmare.  Poi : “Sappiamo che questo pentacolo tiene sia noi che questi demoni che si stanno avvicinando, all’interno. Che stanno cercando di arrivare a qualcosa, e che molto probabilmente vogliono arrivare alla regina. Ma non sappiamo il perché.”
“Esatto!” convenne Sam. “Questo ci porta ad una semplice domanda.”
“Che diamine hai combinato lì sotto, Rowena?!” si affiancò Dean.
“Che fine ha fatto il mio titolo regale?!” replicò offesa l’ex strega che in poche battute si era il persa il titolo di regina.
“Il tuo titolo te lo puoi infilare su per il….” ma venne prontamente interrotto da Alec.
“Ok..ok...il concetto è chiaro. Può bastare! Qui dentro, che siano umani o meno, diamo rispetto ad ogni titolo diplomatico.” fece e poi si rivolse alla “regina”. “A parte il modo poco educato con cui Winchester le si è rivolto, il senso della domanda rimane quello: che ha fatto per inimicarsi la sua stessa gente?”
Rowena acconsentì di rispondere e sospirò pensierosa: “Niente di che….ho ristrutturato qualche sala tortura, creato zone di svago per i miei demonietti più giovani, iniziato le pratiche per chiudere le porte dell’Inferno, fatto nuove nomine e tolto incarichi inutili...” e stava continuando con nonchalance.
“Aspetta...aspetta...che hai detto?” la bloccò Sam.
“Sì, sai com’è?! Con quello che succede quassù sarebbe inutile continuare con i corsi per i demoni degli incroci..”
“Non scherzare, Rowena!!” la richiamò Dean.
“Rowena davvero puoi chiudere le porte dell’Inferno? Di Edom e  di tutte le altre dimensioni?!” si intromise Magnus, decisamente colpito. Improvvisamente scevro da quell’atteggiamento frivolo con cui si era presentato. Sembrava quasi un altro uomo.
Rowena era abituata a vedere la serietà di Sam, la divertente ironia di Dean ma non la seria preoccupazione che vedeva ora sul volto del suo secolare amico. Quindi anche lei divenne seria.
“Voi lo sapete..” fece rivolta ai due Winchester. “..era una cosa che già il mio Fergus voleva attuare. Niente più demoni alla luce del sole. Ne avevate e ne avete già tanti dentro di voi da combattere ogni giorno. Quelli che potevano venir fuori dall’Inferno o da una delle sue tante dimensioni, sarebbero stati superflui. Così...perchè non tenerli tutti sotto controllo?”
“Non mi sembrano tutti sotto controllo!” fece Jace.
“Non ho detto di aver chiuso già le porte ma che ho iniziato.” replicò prontamente. “Il rituale di suggellamento delle porte dell’Inferno non è né facile, né breve.”
“No. Non lo è affatto!” convenne Magnus. “Ma hai il potere per farlo?”
“Di quanto potere stiamo parlando?!” intervenne Alec, decisamente allarmato nell’avere all’interno dell’istituto un essere, a quanto pareva, molto molto potente.
“Decisamente tanto. Per questo mi chiedo: puoi farlo davvero?!” domandò lo stregone alla vecchia amica.
Rowena drizzò le spalle. “Quando sono morta...definitivamente..” fece guardando Sam che , ancora in colpa, abbassò lo sguardo. “...avevo dentro di me un numero notevole di spiriti demoniaci, spettri furiosi, anime dannate. Tutto il loro oscuro potere invece di consumarmi come pensavo, è diventato parte di me e quando ho attraversato l’ingresso infernale la mia magia e quel potere sono diventati un tutt’uno rendendomi ancora più forte e potente e lo stare in quei luoghi oscuri mi ha resa potente al punto da poter intraprendere il rituale per la chiusura dei portali infernali. Cosa che a quanto pare non va’ giù a tutti i miei fedeli sudditi.” spiegò cercando così di chiarire di quanto potere stavano parlando.
“In pratica potresti radere al suolo questo posto con uno starnuto?!” fece presente Simon.
“Beh! Allora siete fortunati che non ho allergie!” ironizzò lei.
“Ma che fortuna!” sussurrò Clary.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Per un attimo tutti restarono in silenzio. A riflettere su come muoversi per fronteggiare l’imminente pericolo.
“Ok..cominciamo con il dare fondo alle vostre scorte di sale. “
“Sale?!” fece stranita Isabel.
“Sale di qualsiasi tipo. Dal salgemma al semplice sale da cucina. Lo mettiamo alle finestre, alle porte...” rispose Dean ma Sam lo bloccò.
“Dean...hai visto questo posto? E’ immenso. Non riusciremo mai a coprire tutta l’area.”
“Da qualche parte dobbiamo pur iniziare Sam!! Inizieremo dalle entrate principali.”
“Magari...fate capire anche a noi?!” si intromise Jace.
Sam lo guardò. “Il sale tiene fuori gli spiriti demoniaci, o li tiene dentro a seconda dei casi.”
“Sì, se magari ne vuoi torturare uno e non vuoi che ti svanisca da sotto gli occhi sul più bello!” riferì con fare ironico Dean, mentre Sam si ritrovò ad annuire in accordo.
“Ok...ma Sam ha ragione. L’istituto è immenso. Non abbiamo abbastanza sale per coprire tutti i settori.” convenne Clary.
“Avremmo bisogno di una portata di fuoco molto più potente di una semplice barriera di sale!” si fece avanti Isabel, dopo aver palesato la mappa olografica dell’istituto.
“O magari di almeno una decina di bombe anti-demone!” fece Sam.
“Quelle sarebbero davvero utili!” si accodò Dean.
“Che cosa è una... bomba anti-demone?!” chiese Clary anticipando solo quello che anche gli altri volevano sapere.
“Il nerd sei tu! Spiega.” fece Dean rivolto al fratello che lo guardò male.
“E’ un ordigno magico la cui componente principale è la grazia di angelo, più qualche altro ingrediente. Li polverizza in un istante. Di certo qui avrete ogni sorta di componente per pozioni o roba del genere. Ma temo siate scarsi nella grazia di angelo. A meno che gli angeli di cui tanto siete devoti non vogliano fare una donazione pro bono.”
“Non credo! Ma possiamo compensare in altro modo.” fece Jace compiaciuto appoggiato anche solo con il sorriso del fratello maggiore che si fece avanti.
“Seguitemi!” disse il giovane inquisitore.

Arrivarono nei sotterranei e Alec li fece entrare in una stanza. Bianca su tre lati e nella quarta parete un enorme vetrata lasciava visuale libero su una enorme sfera, bianca brillante striata di azzurro, che fluttuava sospesa in un sorta di stanza di contenimento. Colori così familiari per i due cacciatori mondani.
“Che diavolo è...quella cosa?!” fece Dean mentre si affiancava alla colonna del pannello di controllo posto al centro della stanza.
“Puro concentrato di potere angelico. La sua energia sostiene tutto l’istituto e non solo.”
“Puro concentrato di….” balbettò Sam, estremamente colpito.
“Penso che questo basti.” asserì Magnus compiaciuto. “Vi procureremo gli altri ingredienti e io incanalerò l’energia che vi serve per attivare le vostre bombe!” disse e a quel punto intervenne un preoccupato Alec.
“Ehi..aspetta!! no!! Assolutamente no!”
“Perchè?” fece Magnus.
“E’ folle. L’ultima volta che hai incanalato la magia del nucleo, sei crollato sfinito e sei stato debole per giorni. Non sappiamo che effetto avrebbe su di te l’energia angelica oltre alla magia di questa bombe!” si oppose preoccupandosi il ragazzo. “Potrebbe andare peggio e io non...”
“Alexander...come pensi di poter usare il nucleo senza che io...”
“Perchè devi essere tu a rischiare?!” quasi ringhiò. Non era rabbia la sua ma solo paura.
E mentre Magnus stava per rispondergli, Simon sbucò dalla porta e li avvisò che c’erano numerose presenze demoniache anche al di fuori del sigillo pentacolare.
“A quanto pare stanno chiamando rinforzi!” fece Isabel.
“Ma se non possono entrare, a cosa serve?!” domandò Clary.
“Evidentemente sono lì in attesa che un minimo varco si apra!” suggerì Dean.
“Posso aiutare Magnus. Sono pur sempre una strega potente!” si offrì Rowena. “Lui incanalerà l’energia del nucleo, io potenzierò con un’altra barriera quella già creata dal pentacolo mentre voi fate le vostre cose da...soldatini coraggiosi.”
“No, non puoi!” fece Magnus.
“Perchè no?” si stupirono Sam e Dean. “Rowena ha già innalzato una barriera simile e ha funzionato alla grande.” continuò Sam, ricordando quello che la strega fece ad Harlan.
“Perchè se quel pentacolo funziona come un “blocca poteri demoniaci”, Rowena in questo momento non ha nessun potere!”
“Cosa!!??” esclamarono quasi tutti.
“E’ impossibile!” fece la strega regnante e così dicendo con un gesto della mano cercò di sbalzare via senza troppa forza Dean, che istintivamente si mise sulla difensiva. Ma con somma sorpresa di tutti, rimase esattamente al suo posto.
“Ehi??! Fai sul serio??!” sbottò furioso il cacciatore.
Rowena lo ignorò e provò e riprovò. Ma niente! Dean sembrava irremovibile.
“Oh per tutti i demoni! Sono scarica!” ammise affranta.
“Io direi.. inutile!” puntualizzò Dean vendicandosi del mancato “attacco”.
“Sempre gentile, bifolco!” replicò lei, offesa.
“Magnus ...allora anche tu sei senza poteri?!” azzardò Jace.
“Io non sono un demone. Solo i miei natali lo sono. Rowena invece è come se fosse mutata a causa di quello che le è successo. Lei ormai è pura essenza infernale.” spiegò.
“Questo ci riporta al punto di partenza. Non puoi farcela da solo. Non te lo lascerò fare!” asserì Alec e sembrava davvero irremovibile mentre metteva le mani sulle spalle del marito.
“Alexander, non possiamo...”
“No. Non rischierò di perderti. Se dovremo affrontare quei demoni, se dovremo combattere con loro faccia a faccia , lo faremo. Ma tutti insieme.”asserì deciso facendosi materializzare tra le mani il suo fidato arco.
“Puoi giurarci!” gli diede man forte il fratello.
“Insieme!” fecero gli altri shadowhunters e Simon.
“Lungi da me voler interrompere il vostro momento alla Band of Brothers, ma penso che ….Robin Hood , qui….abbia ragione!” si intromise Dean.
Niente! Era più forte di lui. Doveva trovare un soprannome a tutti e ad ogni situazione.
“Dean che intendi?!” gli chiese il fratello.
“Facciamoli entrare e combattiamo. Sia quelli dentro che fuori dalla trappola.”
“Cosa?” fece una parte di loro, non proprio convinti del piano a dir poco suicida.
“Dean ma che stai dicendo?” riprese Sam.
“Sammy...ricordi quando Henriksen ci portò in quella stazione di polizia? Facemmo entrare tutti quei figli di puttana demoniaci e avemmo la meglio!” gli riportò alla mente.
“Ma erano persone possedute e c’è bastato un esorcismo mandato a ripetizione. Questi sono demoni decisamente dopati, come credi di rimandarli all’Inferno?”
“Con un portale!” si intromise Magnus che forse aveva intuito l’idea del nuovo alleato.
“Che significa , Magnus?!” chiese Alec.
Ma lo stregone prima di rispondergli si rivolse all’amica strega.
“Se ti mando all’Inferno, nel senso buono del termine..” fece ironico rivolto a Rowena. “..con un portale e te lo lascio aperto alle spalle il più possibile, riuscirai a formulare un incantesimo per richiamare a te i demoni e a tenerli lì con un bel guinzaglio a strozzo?!” volle esserne sicuro.
“Puoi giurarci Gattino!” fece lei, decisa.
“Ok...qualcuno di voi potrebbe spiegare anche a noi?!” chiese apprensiva Isabel.
Dean si fece avanti. “Ok! Lei è arrivata qui con uno dei vostri cosiddetti portali. Ciò significa che trappola o non trappola, questi portali funzionano, ma di sicuro ce ne vorrà uno bello potente per riportare indietro la regina e tutti i suoi cani di corte.”
“A questo ci penso io!” disse Magnus. “Il nucleo mi darà il giusto potere!”
“Magnus...” provò di nuovo a fermarlo il compagno.
“Tranquillo Alexander...in questo modo sarà solo come la sbornia che ho preso la notte del nostro primo anniversario di matrimonio!” scherzò cercando così di tranquillizzarlo.
“Oh sì!..Fu una notte decisamente movimentata!!” fece il più giovane. Poi si rese conto che forse si era espresso male, dal modo in cui gli altri lo stavano fissando ghignando maliziosi. “Ehi!! ha solo ballato tutta la notte… Avete capito male..non è quello che...non volevo dire che noi...” e sbuffò alle risatine che lo circondarono. “Ok! Torniamo al piano!” tagliò corto, per cercare di nascondere il palese imbarazzo.
Ad aiutarlo ci pensò Sam che riprese a spiegare il piano che aveva capito aveva avuto il fratello.
“Con uno dei vostri super computer tracciamo il punto esatto in cui passa la linea del sigillo. Ci dividiamo in quattro squadre, nord sud est e ovest, interrompiamo l’incantesimo e lasciamo che quei bastardi infernali si riversino qui dentro…” e intervenne Dean.
“Ad aspettarli non ci sarà nessuno tranne il portale che li risucchierà dritti dritti da sua maestà!” e poi: “Per tutti gli altri che riusciranno a scampare al portale, faremo detonare un unica potente bomba anti-demone.”
“Può funzionare?!” domandò incerto Simon.
“Deve funzionare!” gli rispose Isabel.

A quel punto Jace riportò tutti al tavolo della sala tecnica. Premette qualche tasto e immediatamente la perfetta circonferenza della trappola del diavolo si illuminò sulla mappa della città di New York. “Guardate, si sono spostati dal punto a nord.”
“Attaccano solo dai lati e dal davanti!” intervenne Sam.
“Massimizzano l’attacco!” disse Alec.
“Furbi!” sussurrò Dean. “Bastardi demoniaci ma furbi!”
“D’accordo. Izzy e Simon a est, il confine della trappola è proprio tra la 5th e Bellevue. Alec, tu e Sam, ad ovest..tra la Roosvelt e la Lincon. Io e Dean  andiamo in Hester’s Street. La linea passa giusto dietro l’Hunter’s Moon.” affidò gli incarichi Jace.
“Ehi!! io non lascio mio fratello!” disse Dean.
“Dean..va bene così. Compensiamo le forze e le conoscenze. Cacciatore – shadowhunter!”
“Lo so..ma non mi piace lo stesso!” replicò Dean, dando controvoglia fiducia al piano d’attacco che lo vedeva distante dal fratello. “Ehi, Robin Hood? Guardagli le spalle e vedi di non mancare nessun bersaglio con le tue freccette!”
“Mai mancato un bersaglio!” parve volerlo rassicurare, l’arciere.

“E io?” si fece avanti Clary.
Questo bloccò un po’ tutti. Specie gli Shadowhunter che erano gli unici a poter capire perché quella esclusione.
Prima che Jace potesse giustificarsi in qualche modo, così da non demoralizzare la sua compagna , intervenne Magnus.
“Biscottino, io avrò bisogno di te qui. Non puoi abbandonarmi. Dovrò stare giù al nucleo ma per attivarlo al momento giusto per il portale, avrò bisogno di qualcuno qui su che mi dica esattamente quando tutti e tre i punti saranno interrotti. Di certo non può farlo Rowena che dovrà trovarsi con me nel momento esatto in cui le aprirò il portale e poi , senza offesa...” disse rivolgendosi alla strega. “...non penso che tu abbia conoscenze così tecnologiche. Io  ho provato ad usarle una volta e ho avuto l’emicrania per una settimana!!” concluse sperando di essere stato convincente.
Rowena abbozzò un mezzo sorriso non proprio convinta ma sapeva che l’amico stregone aveva ragione. Non avrebbe saputo dove mettere le mani.
Clary fissò i suoi amici, la sua famiglia  e poi i due cacciatori. In ultimo posò lo sguardo sul suo ragazzo che le sorrise incoraggiandola.
“Ok, se è qui che servo. E’ qui che starò!” e Jace annullò lo spazio tra loro per abbracciarla e poter così minare un silenzioso “grazie” al cognato stregone.
Dean notò quel muto scambio, ma lo tenne per se.

“D’accordo..prepariamoci!” riprese Jace e gli altri lo seguirono senza esitare.
Dean sinceramente colpito dalla sua autorità scherzò: “E’ bello essere il fratello maggiore, vero?” fece rivolto al biondino , strizzandogli l’occhio.
“Ti sbagli. E’ Alec il maggiore.” rispose non capendo il senso di quella domanda.
Dean strabuzzò gli occhi e poi li puntò immediatamente sul minore al suo fianco e si accorse che Sam lo guardava con gli occhi stretti in una fessura. Il maggiore fece spallucce e andando via esclamò un deciso: “Non farti idee strane, Sammy!”

Le varie squadre si misero all’opera e si armarono prendendo quello che poteva servire ad ognuno di loro per la missione.
Alec fece il pieno di frecce, Isabel sistemò la sua frusta e il suo pugnale angelico, Jace prese la copia esatta della sua spada angelica e ne passò una anche a Simon.
“Cazzo!!” imprecò Dean. “Qualche altra lama angelica ci farebbe comodo, ma l’Impala è ancora nel parcheggio del motel.”
“Allora vediamo di non perdere quello che abbiamo!” suggerì ironico Sam

“Ehi!!” li richiamò Jace. “Cacciatori….servitevi!” disse mostrando loro la sala delle armi. Dean e Sam avanzarono quasi con timore verso quella nuova stanza che veniva mostrata e in cui tutti stavano prendendo qualcosa.
“Wow!!” esclamò Dean. “Hai ragione Sammy...è Disneyland con un sacco di giri gratis!” completamente rapito da tutte le armi che lo circondavano.
“Dean??” lo richiamò il minore.
“Si?”
“Niente lanciarazzi o cose simili!” lo ammonì.
Dean sbuffò, imbronciandosi. “Che palle!!” e si limitò a prendere qualche pugnale da poter sistemare sotto il giacchetto. Lo stesso fece Sam mentre posava il pugnale curdo sul tavolo di fronte a lui.
“Particolare?” fece Isabel. “Era da tanto che non vedevo un pugnale curdo!”
Sam ne fu stupito. “Le incisioni enochiane sulla lama lo rendono..”
“..letale per i demoni o qualsiasi essere soprannaturale di primo livello.” lo stupì ancora. “Non penso farebbe fuori un demone superiore.”
“No, purtroppo no. Ma diciamo che gli rende la vita difficile!” disse sorridendo Sam.
“Il giusto per darsela a gambe o farlo fuori in un’altra maniera!” ironizzò lei.
“Concordo!” concluse il cacciatore.

“D’accordo...se siete tutti pronti..vediamo di mettere fine a questa storia!” dichiarò Jace e poi si avvicinò alla sua ragazza. “Ehi...amore. Finito qui, faccio aprire un portale da Magnus e ti porto a Parigi come ti avevo promesso!” fece a voce bassa, lui.
“Ti prendo in parola, Herondale!” baciandolo dolcemente.

In un altro punto della stanza Simon stringeva le mani di Isabel. I due non si dicevano niente. A quanto pare a loro bastava guardarsi negli occhi per infondersi coraggio.

E poi c’erano Alec e Magnus.
“Ricorda il nostro patto, Shadowhunter. Devi tornare sempre da me.”
Alec gli afferrò il bavero della giacca e strinse appena. “Perchè non dovrei? Guarda chi ho ad aspettarmi!” fece riprendendo ciò che lo stregone tempo addietro disse a lui. Abbracciandolo subito dopo.
Ciò che si dissero nel silenzio di quell’abbraccio nessuno potè sentirlo, ma Sam, allenato quel poco che bastava da Eileen, riuscì a capirlo dal movimento delle loro labbra: “Ti amo!”

In disparte, a guardare quella che sembrava essere una sorta di tradizione, Sam e Dean, osservavano quei nuovi guerrieri e le loro usanze prima di andare in guerra.
“Se ti aspetti che ti abbracci, Sammy, per farti coraggio, scordatelo!” dichiarò Dean.
“I tuoi abbracci te li puoi tenere ma promettimi solo che torneremo a casa insieme. Non mi va di pulire il bunker da solo!”
“Cercherò di fare del mio meglio. A condizione che tu mi faccia la stessa promessa!”
“Contaci, idiota!”
“D’accordo , stronzetto.”
“Senti, Dean...a parte gli scherzi...” fece di nuovo serio Sam.
“Cosa?” rispose il maggiore, perplesso.
“Non pensi che potremmo , sì...chamare Castiel? Sarebbe davvero di aiuto!” azzardò dato il posto in cui si trovavano.
Dean comprese e sapeva che l’amico sarebbe stato di enorme aiuto ma si guardò intorno.
“Sam, io lo chiamerei senza esitare , se la cosa coinvolgesse solo noi. Ma pensaci! Uno: Cass è a più di venti ore da qui e noi non abbiamo venti ore, siamo fortunati se ne abbiamo un paio. Due: questi tipi, anche se in gamba, lo ammetto...” fece ironico. “..hanno scritto “Gli Angeli sono il nostro Unico Credo!” da tutte le parti. Su ogni runa che si portano addosso! Per loro gli angeli sono guerrieri alati con tanto di divisa alla gladiatore.” gli fece notare. E poi: “Hai idea in che caos mentale li metteremmo se vedessero Cass? Trench , vestito come un ragioniere, senso dell’umorismo pari a zero, doppi sensi a volte volgari buttati lì a caso...”
“Quelli sono colpa tua!” lo ammonì il minore.
“Forse...” si difese sorridendo. “Comunque...fanno il loro lavoro. E da quello che vediamo qui, lo fanno bene e con tutte le loro forze. Ma non penso siano pronti ad accettare gli angeli come li conosciamo noi. Sia nel bene che nel male. Quindi se possiamo aiutarli senza mettere in mezzo Cass, credo sia la cosa giusta da fare.”
Sam sembrò rifletterci. Guardò la squadra poco distante da loro. Diede una rapida occhiata a quel posto. Dean aveva ragione.
“Ok! Hai ragione. Sì, hai ragione!” e fece cenno al maggiore di seguirlo verso il resto del gruppo.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Quando tutti furono pronti ad andare, Magnus aprì i portali che li avrebbero portati alle varie postazioni ma poi li richiamò. “Guerrieri!” e il gruppo si voltò e in quel momento non c’era distinzione tra cacciatori, vampiri o shadowhunters. “Tornate a casa!” fece con tono augurale ma non potendo evitare di posare, in ultimo, lo sguardo sul marito.
“Il piano è questo!” rispose Dean mentre gli altri si limitarono ad annuire.
Poi, due a due, sparirono nei vortici magici. Naturalmente , data la loro inesperienza con quel tipo di trasporto, Jace mise una mano sulla spalla di Dean, e lo stesso fece Alec con Sam non appena i due cacciatori si scambiarono un ultimo sguardo di intesa.

Dopo di che, tutte le squadre presero le loro direzioni mentre Magnus e Rowena raggiungevano il nucleo e prepararono una grande ciotola dove posero gli ingredienti che avrebbero dovuto far parte della bomba magica. Clary, invece, prendeva posizione allo schermo su cui evidenziò di nuovo l’area coperta dal pentacolo magico.
Pochi secondi dopo arrivò il primo segnale.

Clary..” fece la voce di Isabel. “Siamo sul posto..individuiamo il segnale e lo interrompiamo con il sale.
Subito dopo seguì la voce di Jace. “Sul posto anche noi. Winchester sta spargendo sale sulla linea di demarcazione della trappola. Le presenze dei demoni sono già evidenti. Ci prepariamo ad affrontarli!
Diverso fu quello che arrivò dalla  postazione di Alec. “Linea interrotta...i demoni ci stanno già attaccando. Ci muoviamo verso l’istituto. Convergete anche voi!

Anche qui...attaccano!!” gridò Simon. “Ci spostiamo verso l’Istituto.
Simon muoviti!” arrivò la voce di Isabel.

Sotto attacco anche noi. Questi maledetti sembra non aspettino altro che passare sui nostri cadaveri!” riferì affannato Jace.
Parla di meno e muovi il culo con quella spada laser….o non arriveremo nemmeno alla fine dell’isolato...” giunse il richiamo deciso di Dean.

Nel frattempo, nella sala del nucleo ..
“Magnus...tutti i punti sono stati raggiunti e interrotti. Vai!!” gridò la shadowhunter e in quello stesso istante, lo stregone iniziò a recuperare la potenza dalle linee di energia che pian piano dal nucleo raggiunsero lui, le sue mani , che abili e sinuose, iniziarono ad incanalarne quella forza. Ma una cosa era re-indirizzare le ley lane verso il nucleo, come fece per rimediare a ciò che le contaminò anni addietro, una cosa era incanalare quell’enorme potere e gestirlo nel modo giusto.
Il potere che sentiva pervaderlo e attraversarlo era qualcosa che non aveva mai provato. Sentiva che era troppo, davvero troppo. Per un attimo pensò di non poterlo contenere, che quella magia angelica lo avrebbe incenerito o che lui ne sarebbe stato sopraffatto e inghiottito. Sentiva che stava per cedere, quando….
“Gattino, tira fuori le unghie!!” lo destò la voce acuta di Rowena.
E così fu!
Magnus scosse la testa come per riprendere il controllo, guardò l’amica e sorrise grato. I suoi occhi da gatto, simbolo della sua magia, sfavillarono di rinnovata energia e potenza e così, di nuovo in sè, roteò la mano destra , manipolando parte di quella energia magica che stava controllando e un vortice energetico si aprì poco distante dalla strega. “Ora tocca a te, Bocconcino!!”
“Saluta i miei ragazzi per me, Magnus e dì loro che mi mancano!” fece lei, facendogli l’occhiolino e sparendo un secondo dopo, attraverso il portale verso cui Magnus teneva ancora la mano tesa per tenerlo aperto come da piano.
“Clary….Rowena è passata!” gridò verso l’interfono che lo collegava alla ragazza. “Dì a tutti di tenere la testa bassa ora!!” e ridendo nervosamente: “Voleranno demoni ovunque tra un po’!!”
Prontamente lei comunicò il passaggio  della strega alle squadre in missione. 

“Ok!” fece Alec. “Winchester...torniamo all’Istituto!”
“Fammi strada!” disse Sam e  i due iniziarono a correre verso l’edificio senza però smettere di lottare o schivare i colpi che i demoni ancora riservavano loro.
Dopo un paio di isolati, incrociarono la strada con Isabel e Simon, mentre di Jace e Dean ancora non c’era traccia.
“Jace...Jace??” dove siete?” lo richiamò impensierito alla trasmittente. “Noi siamo già al punto di incontro diretti all’istituto. Jace??!”
Isabel, altrettanto preoccupata, mentre avanzavano ancora, chiese: “Senti qualcosa?! La tua runa...è...” e rimase in sospeso, aspettando una risposta.
“No..no...non sento niente!” fece il maggiore dei Lightwood. “ O meglio ...l’ho perso per un po’ e adesso lui sembra...”
Sam notò quel dire/non dire e si avvicinò, chiedendo spiegazioni. Gliele dovevano dato che c’era Dean con Jace e se qualcosa era successo a Jace, qualcosa poteva essere successo anche al fratello.
“Ok!! che succede?” disse mentre spingeva tutti verso un vicolo per restare più fuori dalla portata dei demoni. “Che cosa è questa cosa della...runa? Cosa deve sentire?” disse guardando Isabel e indicando Alec.
“Ascolta, questa è una cosa...” iniziò l’inquisitore.
“..che mi interessa, dato che Dean è con Jace.” disse irremovibile.
“Alec..” lo incoraggiò la sorella a spiegare.
Il ragazzo sospirò non proprio convinto. “D’accordo...io e Jace siamo legati da una runa che chiamiamo Parabatai. Ci connette emotivamente e fisicamente. Siamo uno parte dell’altro. Se gli succede qualcosa, io riesco a percepirlo. E così è per lui.”
“E che cosa significa che tu per un po.’.. tu non sentivi niente?!” volle sapere il cacciatore.
“Che sta bene. Non percepisco dolore o altra negatività. Il fatto che non ci risponde può essere solo dovuto al fatto che...” e stava per finire quando la voce di Jace lo fermò.

“...che ci siamo dovuti buttare in una piscina, fratello. Sai com’è per noi? Rune e acqua non vanno d’accordo.” 

La voce di Jace arrivò alle loro spalle decisa e forte. Il biondino sorrise mentre andava ad abbracciare un Alec decisamente sollevato. Lo stesso fece Dean quando vide Sam. “Un demone stava per attaccarmi alle spalle, ma Winchester  ha fatto un placcaggio di tutto rispetto. Solo che la palla ero io.”
“Lo prendo come un grazie!” fece il cacciatore rispondendo anche tacitamente al gesto di ringraziamento silenzioso da parte del maggiore dei Lightwood.
“Ok..” riprese Alec. “Clary ci ha avvisati che Rowena è passata, quindi ora Magnus le darà il tempo per l’incantesimo e per attivare la vostra bomba contro i demoni rimasti. A quanto pare ci consiglia di tornare indietro a testa bassa!!” riferì indicando i demoni che cominciavano ad essere palesemente trascinati verso la fonte energetica che lo stregone teneva aperta.

Avevano appena lasciato il vicolo quando Sam voltandosi come per controllare ogni visuale , notò un’ombra che si avvicinava velocemente e sembrava che puntasse dritto verso Isabel. All’improvviso su quella stessa ombra sfavillarono due occhi rossi brace talmente luminescenti che per un attimo Sam riuscì perfino a distinguere la sagoma del demone e degli artigli che aveva al posto delle mani.
Il cacciatore capì e agì d’istinto.
“Izzy!!!!” gridò  coprendo con poche veloci falcate lo spazio tra lui e la shadowhunter che scattò , anche se sorpresa, in allerta. Ma non ebbe tempo di reagire perché Sam le era già addosso. La coprì con il proprio corpo.
Tutto avvenne in pochi attimi allucinanti e concitati. A spezzare il sibilo dell’attacco del demone solo i richiami allarmati del resto del gruppo.
“Izzy!!” fecero i due fratelli.
“Isabel!!!” più allarmato Simon.
Mentre Dean non potè che richiamare spaventato il nome del fratello e un chiaro panico lo assalì quando vide che i due crollarono a terra. Sam immobile sopra Isabel come per proteggerla ancora.
Jace attivò senza esitare la sua spada serafica pronto all’attacco del demone che ora puntava verso di loro, ma le frecce d’adamas di Alec furono più veloci e precise e trafissero l’avversario con un centro perfetto. L’essere demoniaco svanì in una nuvola nera mentre Dean e Simon corsero verso i due ancora a terra.
“Sammy!!” fece Dean preoccupato, mentre girava piano quel gigante del fratello per rendersi conto delle condizioni di Sam.
“Piccola!!” si avvicinò Simon aiutando Isabel a mettersi seduta e strabuzzando gli occhi quando vide una chiazza rossa all’altezza dello stomaco della fidanzata. “Oddio...sei ferita!!!” si allarmò e immediatamente anche i due fratelli le si avvicinarono in apprensione.
Lei si guardò , si toccò sopra la macchia , si guardò le mani. “No..no..non è mio!” e stranita guardò al suo fianco.

I quattro erano talmente presi l’uno dall’altro che per pochi momenti avevano escluso i due cacciatori. Alec spostò immediatamente lo sguardo verso di loro e capì ciò che era accaduto e le conseguenze.
Dean spostava piano il giacchetto di pelle del fratello. “Ok! Fratellino. Fammi fare la conta dei danni!”
“Cazzo!!!” sibilò tra i denti mentre Dean premeva sulla ferita che altro non era che i profondi tagli lasciati dagli artigli del demone. Sam aveva un fianco completamente squarciato.
“Già! È la parola giusta!” fece ironico cercando di distrarlo come faceva sempre. “Che ne dici...ti faccio il mio giochino?” scherzò e si girò verso gli altri richiedendo qualcosa per tamponare la ferita. Simon si sfilò la felpa, anche perché gli altri avevano solo giacche di pelle e fibbie.
“Smettila...non ho 4 anni...”
“Assecondami..” fece mentre piegava in due la felpa.
“No..” si lamentò il minore sapendo già dove il fratello voleva andare a parare.
“Toc toc !”
“Dean...” e mugugnò dolore. “No!!”
“Andiamo...Ti avevo detto di stare con gli occhi aperti e tu hai voluto fare l’eroe. Me lo devi. Toc toc!!” mentre spostava cautamente la maglietta di Sam dagli squarci sulla pelle.
“Ti odio!!” ansimò Sam.
“Lo so… Toc toc!” ripulendo piano il sangue che colava prima di fare quello che sapeva avrebbe causato un dolore abbastanza profondo.
“Chi ...” e in quel momento Dean premette la stoffa sulla ferita sanguinante, digrignando i denti quando Sam gridò di dolore. “Figlio di putt...” imprecò sibilando di sofferenza.
“Ok! Ok!...ora ti portiamo all’istituto e lì ti rimetteranno in piedi.” intervenne Alec. “Catarina lo guarirà, te lo assicuro!”. Disse rivolto a Dean.
“E’ il vostro dottore?!” fece Dean mentre premeva ancora sulla ferita.
“Strega dottore. Accoppiata vincente per chi va in battaglia come noi contro esseri come questi.” fece Jace e il cacciatore si ritrovò a pensare a quello che faceva Castiel per lui e Sam. Avrebbe voluto scherzare dicendo che loro avevano un “angelo dottore”, ma sapendo la devozione che quei tipi avevano per gli stronzi alati, si morse la lingua e si concentrò sul fratello.
“Ehi!!” lo richiamò Simon che era accoccolato accanto a Sam mentre gli altri tre erano di guardia per evitare che qualche altro demone piombasse loro addosso.
Dean alzò lo sguardo a quel richiamo.
“Perde troppo sangue. E ci sono almeno sei isolati da qui all’istituto e inoltre con tutti questi demoni che svolazzano verso il portale, la strada di ritorno non sarà affatto facile. Potrebbe non riuscire a farc...” ma Dean lo fulminò con lo sguardo.
“Non esiste, ragazzino. Sam è un guerriero e non sarà questo a fermarlo!”
“Dean..Dean...” lo richiamò il minore. “Simon ha ragione. Vi rallenterei e con.. tutti questi demoni...dovete essere più veloci possibili!” tentò di convincerlo. “Dean...ascolta..” provò ancora Sam.
“Sammy prova solo a dire che devo lasciarti qui e finisco io quello che ha iniziato il demone, chiaro?!” fece con tono ammonitivo.
“Non potete….lasciare l’istituto senza protezione...” gemendo per il dolore e sentendosi sempre più debole a causa della perdita di sangue. “L’incantesimo deve essere...”
“Ok..ora smettila...” ringhiò il maggiore, sistemandogli la benda di fortuna sul fianco leso. “Io e te!, ricordi?” e mettendogli la mano sulla spalla: “Io e te! Sempre!”
“Oppure...” si intromise Simon.
“Oppure?” fecero eco i due fratelli shadowhunters colpiti entrambi da quel legame  fraterno che tanto somigliava al loro.
“Ascoltate.. sono un vampiro, quindi sono abbastanza forte e veloce per caricarmelo in spalla e arrivare all’istituto prima che peggiori e schivando i demoni che ci sono in giro.” suggerì.
“Ce la faresti davvero?!” chiese Alec.
“Sì, è più forte di quello che in molti pensano!” lo appoggiò Jace che infondo lo aveva allenato per tutto il tempo in cui Clary era stata lontana e anche dopo il suo ritorno.
“Ti fidi?!” fece quindi , Simon, rivolto a Dean.
Il cacciatore lo fissò ad occhi stretti, poi tornò a guardare il fratello sofferente.
“Mi sono già fidato di un vampiro tempo fa, gli ho affidato la vita di Sam e non mi ha deluso. E’ morto per lui. Io non ti chiedo questo ma solo di portarlo via da qui, al sicuro.” gli disse.
“Lo farò!” rispose il vampiro e poi spostò lo sguardo verso la compagna che lo fissava orgogliosa.
“Mi fido!” disse allora il cacciatore e aiutò Sam ad alzarsi e ad appoggiarsi a Simon.
“Dean...” sussurrò Sam, decisamente debole.
“Tranquillo, Sammy. Ci vediamo tra un po’!”
Sam sorrise e poi gli allungò il pugnale di Ruby. “Serve più a te che a me...ora come ora!”
“D’accordo….” si intromise Alec. “Simon...vai!, noi raggiungeremo l’istituto il prima possibile.”
Un attimo dopo del vampiro e Sam non rimase che uno spostamento d’aria.
“Tranquillo...” fece Isabel. “Vedrai che tra qualche momento Clary ci dirà che sono già lì!”
“Sì, ma noi adesso vediamo di darci una mossa.” fece Jace incoraggiando tutti a muoversi.

Nel frattempo all’istituto, Magnus mentre con una mano continuava a tenere sotto controllo l’energia angelica del nucleo, con l’altra teneva aperto il portale usato da Rowena e da cui l’eco del potente incantesimo demoniaco richiamava i demoni assediatori.
Era decisamente stanco, tutto quel potere cominciava a piegargli le gambe e a prosciugargli, paradossalmente, le forze. Non sarebbe durato a lungo. Ma strinse gli occhi e si focalizzò sul centro del proprio essere per cercare di mantenere il controllo.

Al piano di sopra , poco distante dalla console da cui Clary teneva sott’occhio i movimenti di demoni e cacciatori mondani e non, all’improvviso si materializzò Simon con un Sam ormai quasi privo di conoscenza. Il vampiro lo poggiò cautamente a terra e chiamò l’amica di sempre.
“Clary!! aiutami!”
“Oh mio Dio!! che gli è successo!?” chiese accorrendo prontamente, accanto ai due.
“Un demone stava per attaccare Izzy ma lui le ha fatto da scudo e il demone lo ha ferito gravemente.” raccontò. “Dov’è Catarina?!”
“E’ bloccata nel Labirinto a spirale e fin quando non verrà chiuso il portale che Magnus tiene aperto per Rowena, Catarina non potrà crearne un altro. Sarebbe come creare un entrata di servizio per i demoni che stanno bandendo.”
“Cavolo!!” si allarmò il vampiro. “Ho promesso a Dean che lo avrei salvato. Non...non posso...”
“Portiamolo giù da Magnus...forse lui...” suggerì incerta.
“Sì...sì..ok!” e caricandoselo di nuovo in spalla, raggiunsero lo stregone.

Magnus, percepì la loro presenza oltre a sentire chiaramente un grugnito doloroso da parte di Sam che veniva messo a terra.
“Che gli è successo?!” gridò cercando di non distrarsi troppo dal mantenere quell’equilibrio magico.
Clary restò accanto a Sam, tenendogli coperta la ferita mentre Simon si avvicinò appena all’amico mago.
“Ha salvato la vita di Izzy, ma è stato ferito gravemente. Catarina non può creare portali per raggiungerci...” e poi sapendo di domandare tanto, data la situazione in cui si trovava Magnus, tentò lo stesso. “...tu sei la sua unica speranza per sopravvivere. Io...io ho promesso a Dean che lui...che Sam non sarebbe morto.”
“No..no...” ansimò Sam. “E’ più importante che il portale... rimanga aperto..e...e Rowena porti a termine l’incantesimo. Io...io non sono...”
“Importante?!” azzardò Magnus. “Oggi non morirà nessuno!” fece autoritario.
“Mmmhh!” mugugnò il ferito. “Pensa al..portale!!”
“Benedetti eroi!” fece ironico lo stregone.
Simon gli vide piantare bene i piedi a terra e tirare indietro le spalle. Era come se stesse caricando un colpo.
“Magnus cosa...”
“Avvicinami Sam e scoprigli la ferita.” ordinò.
“Ma non puoi interrompere l’incantesimo!!!” esclamò il vampiro.
“Non ho mai detto che lo farò!” replicò l’altro.
“Magnus ….è pericoloso!” si intromise Clary. “Rischi di collassare!!”
“Tranquilla Biscottino. Sono più forte dell’ultima volta! Sommo stregone di Alicante, ricordi!!??” si adulò per tranquillizzarli. “Ora fate come dico. Portate qui Sam. Forza!!” gridò mentre le ombre dei demoni continuavano a passare ovunque e a finire risucchiati nel portale magico.
Simon e Clary , misero Sam poco distante dallo stregone, il quale dopo avergli dato una rapida occhiata e aver notato la vistosa ferita esclamò stupito: “Ha avuto un vis a vis con un demone o con una falciatrice indemoniata!?”domandò ironico.
“Non credo ci sia differenza tra le due!!” rispose Simon  altrettanto ironico.
“Puoi aiutarlo?!” domandò Clary preoccupata dall’evidente pallore che vedeva sul volto del mondano.
“Ci provo!” sussurrò lo stregone. Chiuse gli occhi, si concentrò e respirò affondo. Drizzò le spalle , mise il petto in fuori come a volersi imporre a quell’energia che controllava con la destra. Fece un leggero movimento e il potere che teneva a bada con la mano ingioiellata si spostò sul suo torace. Ora, la mano libera, la spostò verso il corpo inerme di Sam e un attimo dopo, un’onda magica raggiunse il cacciatore ferito. Lo attraversò, agì sulla ferita esposta risanandola completamente. E più la ferita guariva , più Sam riprendeva sia colore che coscienza, fin quando non si riprese completamente.
Nel momento esatto in cui Sam riaprì gli occhi, conscio di quello che era successo, Magnus riprese la sua posizione originale, controllando quella sorta di rituale con tutte e due le mani.
“Sam...come stai?!” si informò Simon.
“Sto...sto bene!” rispose. “Solo un po’ indolenzito, ma sto bene!” fece mentre si rialzava aiutato da Clary. Si tastò il fianco su cui nessuna ferita c’era più. Dell’attacco subito rimaneva solo la camicia a brandelli e la vistosa chiazza di sangue scurito. Poi guardò Magnus, decisamente sbalordito. 

Quanto potente era quello stregone? Lo aveva guarito salvandogli la vita, nel mentre teneva aperto un portale magico e contemporaneamente teneva sotto controllo una enorme energia angelica incanalandone la potenza per quello stesso portale.

E mentre Sam lo osservava, Magnus capì che era il momento di mettere fine a tutto. Muovendo ritmicamente braccia e mani, lo stregone attrasse a sé quanta più energia possibile e non appena si rese conto che gli ingredienti che aveva nella ciotola davanti ai suoi piedi  sfrigolavano energicamente convogliò tutta quella forza magica tra quegli elementi. Strinse i pugni e : “Chiudete gli occhi!!” gridò ai presenti e poi aprì di scatto le braccia.
Un’invisibile onda d’urto magica esplose da lui espandendosi per oltre quattro isolati al di fuori dell’Istituto. Se lì fuori ci fosse stato qualche altro demone sfuggito al richiamo di Rowena, di certo non sarebbe sfuggito alla potenza della bomba atomica anti demone.
E solo quando si rese conto nessun altro demone doveva fare ingresso nel portale magico, lentamente abbassò le mani così da interrompere gradualmente la magia che stava attuando.
“Ben fatto, Bocconcino!” disse a mo’ di saluto a Rowena.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Dopo un po’ la squadra di cacciatori giunse all’istituto.
Guardarono per un attimo quello che stava accadendo. I demoni ormai erano stati quasi del tutto richiamati dall’incantesimo di Rowena. Alcuni di loro erano stati fermati nel tragitto o nel loro vano tentativo di restare aggrappati a qualche pilastro dell’antico edificio o dalle frecce di Alec , o dalla lama angelica di Dean, o la spada serafica di Jace o proprio dalla frusta di adamas di Isabel.
“Credo che ce l’abbiamo fatta!” asserì Jace.
“Lo penso anche io!” convenne l’inquisitore.
“D’accordo. Io devo accertarmi di come sta Sam!” si fece avanti Dean.
“Naturalmente. Vieni ti accompagno!” si offrì Isabel
“Io faccio un giro all’interno!” comunicò Jace.
“Ok. Allora io controllo il perimetro esterno!” fece Alec. “Assicuriamoci che l’area sia completamente bonificata!”

Dean e Isabel scesero nell’area del nucleo e lì trovarono Clary, Sam, Simon e poco distante dai tre, Magnus che sembrava ancora rapito dal bagliore della sfera angelica.
“Sammy!!” lo richiamò sollevato di rivederlo in piedi e decisamente in forma.
“Ehi...” e avanzò per raggiungere le braccia del fratello. “Magnus mi ha salvato.” disse indicando la pelle scevra da ogni ferita.
Dean si sciolse da quell’abbraccio ma per qualche secondo non smise di osservarlo, come a volersi assicurare che stesse davvero bene e quando anche lo sguardo confortante del minore lo rassicurò,  guardò lo stregone che ancora dava loro le spalle. “Mi sa che devo a quel damerino magico un enorme grazie!”
“Sì, lo credo anche io. Io l’ho già fatto. Ma per favore...evita di chiamarlo damerino magico!”
“Ok..ok..” e così dicendo si affiancò al mago.
Anche se solo di profilo, Dean si rese conto che Magnus aveva il volto madido di sudore, il torace affannato, gli occhi lucidi e decisamente...spaesati.
Evidentemente l’energia usata e ricevuta lo avevano profondamente provato. Anche fisicamente. Il suo respiro era decisamente affannato.
“A quanto pare ti devo un grazie.” fece il cacciatore.
“Mmmmhh!” fu la risposta a labbra strette da parte dello stregone.
“Per Sam, intendo!” disse ancora , vedendo che l’altro rimase con sul viso un sorriso stentato.  Ma a Dean bastò.
Fece per andarsene e dargli il tempo e lo spazio di cui evidentemente lo stregone aveva bisogno per recuperare, quando…
“Alexander..”
“Come?”
“Dov’è….Alexander  ?!” chiese con la voce stanca. Quasi un sussurro.
“Ha detto che avrebbe fatto il giro per controllare il perimetro esterno dell’istituto. Ma tranquillo ..lui sta benissimo.” ci tenne a dirgli, pensando che Magnus fosse preoccupato dato che il compagno mancava. “Il tuo arciere del cuore ha una mira micidiale!!”
“Chiamalo...” e la voce era decisamente rotta dall’affanno. Era quasi un rantolo.
“Ehi...stai bene?” si preoccupò, a quel punto, il cacciatore.
“Chiama Alexander...per favore!” solo allora Magnus si voltò verso di lui e Dean spalancò gli occhi poiché il viso dello stregone era rigato da del sangue che gli usciva dal naso, dall’angolo di un occhio.
“Cazzo!!” esclamò, e fece appena in tempo ad allungare le braccia verso l’altro che Magnus gli si afflosciò letteralmente addosso. “Ehi...ehi...no..no..no..” sorreggendolo nella caduta. “Aiutatemi. Chiamate aiuto!!” richiamò per allertare gli altri che nel frattempo si stavano raccontando ciò che era successo.
“Per l’angelo!!” si allarmò Isabel accorrendo per prima, seguita da tutti gli altri.
“Portiamolo nel reparto medico!” fece Jace. “Simon avvisa Alec. Stava controllando il perimetro esterno dell’istituto.” ordinò e il vampiro corse immediatamente.
“Il portale è chiuso e il nucleo è in equilibrio. Possiamo richiamare Catarina dal labirinto a Spirale.” fece Clary.
“Lo faccio immediatamente. Userò i canali ufficiali come capo dell’istituto. Non potranno trovare scuse.” convenne la ragazza, mentre Dean aiutava Jace a trasportare a braccio , lo stregone.
Lo poggiarono sul primo letto disponibile.
“Andiamo..andiamo stregone da strapazzi... non fare scherzi….” lo provocava Dean sperando in un’altrettanta scherzosa reazione da parte dello stregone.
“Quando ci vuole? dov’è Catarina???!” si infuriava invece Jace.
“Sono qui!!” fece una voce decisa alle sue spalle. “Tutti fuori, ora!!...Izzy, tu dammi una mano!!”
“Dimmi cosa fare!”
“Collegalo ai macchinari e applicagli le rune celebrali. Dobbiamo capire che gli sta succedendo.” disse indicando i vari oggetti da utilizzare, mentre lei “caricava” la magia tra le sue mani per eseguire quello che sembrava una sorta di check-up medico.

Al di là della grande vetrata che dava sulla camera medica, Jace con accanto Clary e Dean, Sam, guardavano in ansia quello che stava accadendo.
“Starà bene, Clary..vedrai che se la caverà. Lui è...è Magnus Bane, Sommo stregone di Alicante. Ci vuole ben altro per...” ma non riuscì a finire la frase. Clary si strinse a lui, in apprensione.
“Che possiamo fare? Non possiamo starcene qui a guardare e non fare niente!!” sbottò Dean.
“Stare calmi e aspettare per adesso è l’unica cosa che possiamo fare!” rispose Jace.
“Col cavolo. Lui ha salvato la vita di mio fratello e non me ne sto qui senza fare niente se c’è anche una se pur minima cosa che posso fare per aiutarlo!!” ringhiò furioso il cacciatore.

Nel frattempo Simon riuscì a raggiungere Alec nel giardino esterno nella parte est dell’istituto.
“Alec!!” lo chiamò.
“Ehi! Che ci fai qui? Dov’è Sam?!”
“Lui...lui sta bene. Ma...”
“Ma? Ma cosa?”
Simon deglutì. Alec anche. “Che è successo?!” quasi sussurrò.
“Magnus.” disse solo il giovane vampiro.

Non servì altro. Alec corse via, in direzione del reparto medico dell’edificio. Quando girò l’angolo dell’ennesimo corridoio, vide subito Dean e gli altri che guardavo con preoccupazione oltre il grande vetro.
“Dov’è?!” chiese istintivamente prima di avvicinarsi.
Jace indicò all’interno. “Catarina e Izzy si stanno prendendo cura di lui.”
Alec si avvicinò lentamente , quasi come se avesse paura di vedere al di la di quella vetrata. C’era già passato e quando ci pensava, faceva ancora male.
Quando, infatti, posò lo sguardo sul marito completamente inerme, nel letto, collegato a fili e rune, sentì lo stomaco tremargli.
“No...no..no...” sibilò terrorizzato precipitandosi subito dopo nella camera. “Catarina?” fece richiamando la strega medico.

Tutti gli altri non appena videro che Catarina si avvicinò ad Alec per riferire della situazione di Magnus , non resistettero ed entrarono.
“Come sta?!” chiese l’inquisitore.
Catarina sistemò una runa sulla tempia dello stregone e poi si fece vicina al ragazzo in apprensione che come al solito quando era in ansia curvava le spalle e incrociava le braccia al petto.
“Questa volta non è come quando si ammalò a causa della magia di Lorenzo. Questa volta l’energia, il potere e la magia che ha dovuto incanalare e controllare è stata talmente forte e invasiva che lo ha sopraffatto completamente. E quando a fine incantesimo l’ha dovuta lasciare andare, il suo fisico ne ha risentito profondamente, a tal punto che la sua stessa magia non riesce a riportarlo indietro. A guarirlo.” cercò di spiegare. “La sua situazione , ora come ora, è la versione più tragica di quella in cui ti trovasti tu quando provasti a rintracciare Jace quando era nelle mani di Valentine!” gli ricordò amaramente.
“Contatta Lorenzo!” asserì Jace.
“Ascoltatemi, l’unica cosa di cui non ha bisogno Magnus è altra magia. Ne ha incanalata talmente tanta che se ne usassimo ancora per guarirlo, avremmo l’effetto contrario.” spiegò decisa  ma triste la donna.
“Quindi non possiamo fare niente?!” azzardò Clary.
“Al momento. Niente!” affermò con amarezza.
“Mi stai dicendo che lui ...Catarina, dimmi che ne verrà fuori!” azzardò Alec spaventato da una simile possibilità.
Catarina non rispose. Abbassò solo tristemente lo sguardo verso terra e prima di allontanarsi, poggiò la mano sul petto dello Shadowhunter : 
"Magnus è immortale non invincibile!" e poi andò via, per fare altri controlli. 

“Scusate….” si intromise Dean. “ ..per chi non  ha studiato medicina magica?”
“In pratica ..” fece Isabel mentre Alec si avvicinava al letto del marito. “..quello che ha fatto lo ha talmente indebolito e sfinito che nemmeno la sua magia riesce a guarirlo. L’aver utilizzato a lungo l’energia del nucleo, l’aver tenuto aperto il portale per Rowena e l’aver salvato Sam...è stato troppo.” disse tristemente.
“Ok..cosa possiamo fare? Non possiamo stare qui senza fare niente!” disse Sam. “Ho visto una biblioteca immensa in questo posto...ci sarà sicuramente un qualche libro in cui ci sia qualcosa che possa esserci utile per aiutarlo!”
Clary si affiancò al giovane cacciatore. “Sam ha ragione. Stare qui non aiuterà Magnus. Cerchiamo qualsiasi cosa possa servire.” e insieme a Simon e Isabel , si mossero verso la biblioteca.
Jace e Dean rimasero per un attimo in silenzio, in disparte. Per motivi diversi, incapaci di allontanarsi dagli altri due. Il primo , a causa del suo legame Parabatai. Il secondo, dal suo immancabile senso di colpa.

Alec nel frattempo si era seduto sul bordo del letto, accanto al corpo del marito. Gli aveva preso la mano, stringendogliela. Baciò l’anello che si erano scambiati come pegno del loro amore.
“Torna da me. Torna da me. Ti prego. Torna da me. Combatti e torna da me.” sussurrò con disperazione. “Non ce la faccio senza di te...non posso farcela. Non voglio farcela!!”
Dean, a quelle parole si ritrovò a fare un passo indietro. Come un flash , nella sua mente si riaccese il ricordo di sé stesso che diceva a Sam che non voleva affrontare la vita da cacciatore da solo. Che non voleva vivere se Sam  moriva.
Un legame diverso, un tipo amore diverso. Ma al tempo stesso, talmente forte da fare atrocemente male nel momento in cui lo si sentiva spezzarsi.

“Alec...” provò a destarlo dalla supplica rivolta al compagno incosciente.
Lo shadowhunter si voltò di scatto. Lo fissò con aria truce, severa, di rimprovero.
“Che cosa vuoi ancora?” disse rabbioso mentre posava delicatamente sulle lenzuola la mano che teneva stretta tra le sue, per poi alzarsi e imporsi al cacciatore. “Quello che potevate fare qui,  lo avete fatto. E come vedi ha comportato dolorose conseguenze. Se non avesse dovuto guarire anche tuo fratello, lui…”
“Ehi, questo non è giusto!!” ringhiò Dean, a quell’uscita.
“.... lui non sarebbe ridotto così. Ma questo non è un problema vostro. Prendete le vostre cose e andate via.” ordinò perentorio, indicando l’uscita della camera.
“Alec , no..” provò ad intervenire anche Jace, che sapeva che quello che stava dicendo il fratello era del tutto dettato dallo stato di frustrazione in cui si trovava.
“Beh! Stammi a sentire tu adesso. Noi possiamo anche andarcene, ma credimi..se non fosse stato per me o per Sam, ora staresti piagnucolando sia per lui che per tua sorella e tuo fratello!!” gli fece presente con sarcasmo , Dean.
Alec accennò una sorta di attacco fisico, prontamente fermato da Jace.
“Andiamo...vediamo cosa sai fare senza il tuo arco!” lo provocò il cacciatore.
“Ok, basta così.” fece autoritario Jace  che senza lasciare la presa al braccio del fratello maggiore , lo costrinse ad uscire dalla stanza. “Va’ a prendere un po’ d’aria. Qui, sistemo io le cose.”
“Io non voglio andare...” asserì severo verso Jace.
“Ok! O ti fai un giro o, inquisitore o meno, ti chiudo nelle celle dell’istituto. In queste condizioni non servi a nessuno, tanto meno a Magnus!” lo ammonì. Alec lo guardò torvo , strattonò la presa con cui il minore lo teneva ancora e andò via.
“Non puoi allontanarmi da Magnus.” sibilò furente, cercando di rientrare nella stanza.
“Scommettiamo?” lo sfidò Jace. “Con le armi potrai essere anche più abile, ma nel corpo a corpo non hai scampo contro di me, fratello!”
Alec sbuffò frustrazione e rabbia ma la diede vinta al minore e poi aveva bisogno di pensare a come aiutare il compagno.

Una volta che Jace lo vide svoltare verso il corridoio che portava alle scale del tetto, tornò nella stanza.
“Ma che problemi ha?!” esclamò Dean.
Jace sospirò e poi indicò Magnus. “Ti basta come risposta?!” fece retorico. Poi, con calma, affiancò il cacciatore. “Senti...perdonalo. Alec non è così. Affatto. Ma Magnus...” e il suo tono si fece amaramente pacato. “Magnus è stato il suo primo amore. Ed è stato l’unico. Credo che in modi e maniere diverse , quei due si siano salvati a vicenda. E ora per Alec...insomma ...vedere Magnus così, sentirsi dire che dovrebbe prepararsi a perderlo...non oso immaginare cosa possa provare. Io percepisco la sua disperazione ma so che è solo la punta di quello che sta provando.” cercò di giustificare il fratello. “Io persi Clary tempo fa eppure sapevo che era viva e stava bene e nonostante questo, soffrivo come mai avevo sofferto.”
“Ho notato qualcosa ma...” cercò di capire il cacciatore.
“In breve: usò il potere delle rune in una maniera che agli Angeli non piacque. Venne punita e venne privata di ogni ricordo del nostro mondo, di chi ne faceva parte, della sua identità e delle sue origini. Di me e del nostro amore.” ricordò.
“Ma ora lei...”
“Devo aver talmente sfiancato gli Angeli con le mie suppliche che devono essersi stancati di ascoltarmi. Qualche mese fa Clary mi ha riconosciuto e lentamente i suoi ricordi stanno tornando. Ma il punto è: che se io soffrivo l’Inferno e Clary era comunque viva, tu prova solo ad immaginare cosa sta provando Alec sapendo che la persona che più ama al mondo, la persona senza cui non riuscirebbe a vivere, potrebbe morire.” e questa ultima affermazione colpì Dean in pieno.
In maniera diversa lui era Alec, e Sam era Magnus. E Dean sapeva che le volte in cui si era ritrovato a vivere senza Sam, quelle volte in cui credeva di aver perso per sempre Sam, era stato solo caos e disperazione.
Sospirò riflettendo sulla situazione e uscì dalla stanza.

Quando raggiunse il tetto dove gli avevano detto di aver visto Alec, Dean avanzò con cautela alle spalle dello shadowhunter. Era lì con buone intenzioni ma voleva evitare comunque di prendersi, magari, una freccia dritta in fronte.
“Ehi..Freccia Verde!” lo richiamò vedendo che il ragazzo sospirò pesantemente a quel richiamo ironico.
“Senti...Winchester, mi dispiace per quello che ho detto prima. Non ce l’ho con te e soprattutto con Sam, anzi, gli sarò per sempre grato per aver salvato Izzy, ma vattene, ok?!!”
“Scuse accettate, ma no. Non me ne vado!” rispose semplicemente e affiancò lo shadowhunter che sbuffò fuori un respiro frustrato.
“Dean...”
Il cacciatore restò in silenzio alcuni momenti, fissando lo sguardo verso il panorama che sebbene notturno non oscurava le luci della baia newyorchese. Si poggiò al parapetto mentre istintivamente Alec si mise dritto e incrociò le braccia al petto.
“Quando avevo quattro anni...” iniziò Dean.”...salvai Sam dall’incendio in cui morì nostra madre. Da allora le nostre vite cambiarono completamente. La mia cambiò completamente. Sam divenne la mia missione. Proteggerlo, tenerlo al sicuro da tutto e tutti è sempre stata ed è ancora la mia ragione di vita. Niente è più importante di mio fratello, della sua vita. Nemmeno la mia stessa vita. Ho venduto la mia anima all’Inferno per lui. Ho sopportato maledizioni primordiali e ogni tipo di dolore affinché lui potesse avere la possibilità di vivere, lottare e vincere.” raccontò con nel tono della sua voce decisione e sicurezza.
Non vi era menzogna in quello che diceva e Alec questo potè capirlo facilmente.
“So che quello che c’è tra te e Magnus è forte e anche tanto. L’ho capito, non sono così...stronzo.. come può sembrare!” fece sorridendo appena senza però guardare ancora il ragazzo che invece fissava lui, concentrato su quel racconto che stava sentendo. “Quindi ora ti chiedo...” e così dicendo si mise dritto anche lui così da fronteggiare l’altro. “E’ questa l’unica cosa che sei in grado di fare per l’uomo che dici amare?, senza il quale, a quanto pare non potresti vivere?” tentò di provocarlo e riuscendoci dato che una sorta di scintilla di rabbia brillò negli occhi dello shadowhunter.
“Tu non...” fece ancora confuso, Alec e allora Dean decise di scuoterlo a modo suo.
“Cazzo!!!” sbottò con aria delusa. “Clary con tutti gli altri..perfino Sam...si sono catapultati nella biblioteca per cercare un modo per salvarlo e tu? Tu che fai? Te ne stai qui a fissare l’orizzonte, struggendoti, infuriandoti….invece di essere lì con loro e trovare una soluzione che ti riporti Magnus?!” e poi tentò ancora. “Non sei l’uomo che mi hanno descritto fin ora. Quello che vedo e che ho davanti a me è solo un poppante a cui stanno portando via il giocattolino prefer...” ma non riuscì a dire altro perché un diretto gli colpì in pieno il viso facendogli fare un paio di passi indietro.

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Capitolo 9
*** 9 ***


“Tu non sai un cazzo di me e Magnus..” ringhiò.
Dean cercò di riprendere l’equilibrio, ma un secondo pugno lo investì ancora in pieno.
“Non credo di perdermi molto!!” provocò ancora, dolorante al viso,.
“Tu non hai idea di quanto sia potente quello che ci lega!” e colpì di nuovo e di nuovo il cacciatore indietreggiò barcollando.
“Non deve esserlo tanto… dato che non merita nemmeno che tu….che tu provi a salvarlo!!” provocò ancora, affannato. E a quel punto Alec lo afferrò per il bavero del giacchetto e lo schiacciò contro il parapetto in un chiaro gesto di volerlo buttare di sotto.
“Andiamo...” ringhiò Dean. “Incazzati...reagisci...continua pure a colpirmi...” e così fece Alec. Colpì di nuovo. “...butta fuori la rabbia così, ...così ti resterà solo la lucidità di quello che provi adesso!!”
“Tu non hai idea di che cosa si prova alla sola idea di perdere chi ami più della tua stessa vita!?” gridò ancora, nel panico, dimentico del racconto che Dean gli aveva appena fatto. E colpì di nuovo il viso del cacciatore che si lasciò colpire.

Poi, Dean, però, quando si accorse che un ennesimo colpo stava per raggiungerlo, lo bloccò a mezz’aria. Fissò lo sguardo negli occhi disperati del suo avversario.
“Ho perso mio padre, morto al posto mio...” iniziò il cacciatore, recuperando l’attenzione di Alec e il suo respiro. “Ho riavuto mia madre solo per tenere il suo corpo senza vita tra le braccia, per non so quanto tempo. Un mostro sadico ha sparato in testa all’uomo che ha cresciuto me e Sam come un padre. Sono rimasto in ginocchio nel fango a pregare un Dio che non mi ha mai ascoltato e i tuoi tanto adorati angeli affinché mi restituissero il mio migliore amico ucciso davanti ai miei occhi. Giovani amici che ormai erano come fratelli e sorelle sono stati massacrati solo perché tenevano a me...” confessò mentre nella sua mente scoppiavano le immagini di Kevin, di Charlie, di Jo ed Ellen. Di tutti coloro che avevano perso. “Ho perso un ragazzo che era come un figlio, e ogni volta che credevo di aver perso per sempre Sam...la mia mente perdeva un po’ della sua ragione e il mio cuore si sbriciolava fino a diventare polvere. La mia anima bruciava fino a diventare cenere! Credimi...lo so che cosa stai provando. Si chiama Inferno!” continuò e recuperò fiato così come anche Alec stava facendo. La mano che Dean teneva lontano dal suo viso , aveva perso forza. Il respiro dello Shadowhunter era tornato più lento, non sereno, ma lento.
Dean tacque e lasciò che il giovane riflettesse. Ritornasse lucido.
“Io ho paura!!” confessò contro all’improvviso il ragazzo. “Sono terrorizzato!!!” disse ancora stringendo la presa su un braccio di Dean, ma non per lotta ma come per aggrapparsi.
“Chi non ne ha quando la persona che ama è in pericolo!!” provò a riportarlo alla ragione , ora.
“Non posso perderlo!” iniziò con affanno l’altro. “Non voglio!”
“E allora non farlo!” sibilò affannato anche Dean dato che comunque i pugni presi erano andati a buon fine. “Non fartelo portare via.”
“Sembra così...impossibile... riuscire a salvarlo!” asserì frustrato, Alec. La frase spazzata dal respiro ansante.
Dean si rimise dritto, mise le mani sui polsi di quelle mani ancora strette al suo giacchetto, strinse ma non per spostarle ma solo per trasmettere forza.
“Impossibile significa solo...” iniziò Dean.
“...tentare ancora!” finirono insieme.
Alec se ne stupì. Dean sorrise compiaciuto.
“A quanto pare abbiamo qualcosa in comune.” disse Dean e quando si rese conto che Alec era relativamente più tranquillo, riprese a parlare.
“Ascolta….la vostra dottoressa magica ha detto che quello che sta passando Magnus è la versione peggiore di quello che hai passato tu. Cosa voleva dire? Può aiutarci?”
Alec scosse la testa al ricordo di quell’evento. “Tempo fa Jace venne rapito da un nostro nemico, Valentine. Grazie al legame della nostra runa Parabatai cercai di rintracciarlo, ma Valentine lo teneva ben protetto da incantesimi e barriere magiche oltre che a tenerlo su una barca...”
“Già...a quanto pare i vostri tatuaggi non vanno d’accordo con l’acqua.”
“Per niente!….comunque io usai una pietra runica per intensificare la ricerca, ma questo mi mandò in coma e quasi mi uccise. Il potere di quella runa mi bloccò tra la vita e la morte e solo quando riuscirono a trovare Jace, riuscirono a salvarmi.” raccontò.
“Come fecero a salvarti?!” chiese ancora.
“Ero ormai quasi morto ma Magnus non si arrese, non tralasciò niente, nessun incantesimo, non mi abbandonò mai. Di nascosto mi portò via perfino dall’Istituto portandomi al suo appartamento. Jace riuscì a raggiungerci lì e riuscì a riportarmi indietro solo recitando il nostro giuramento Parabatai. Fu un tentativo all’ultimo minuto ma andò a buon fine. Il nostro legame fu abbastanza forte da salvarmi.” disse concludendo il suo racconto e si indignò quando vide un sorriso derisorio sulle labbra del suo interlocutore. “La cosa ti fa ridere?!” chiese indignato.
“Non nel senso che pensi tu. E’ che voi shadow-cosi ...”
“Shadowhunter. Siamo shadowhunter!!” lo corresse seccato.
“Sì, come dici tu...sembrate così tosti e pronti all’attacco e poi non vedete le cose più ovvie. Non seguite la strada più ovvia.”
“Ma di che diamine stai parlando??!” domandò frustrato Alec.
“Hai detto che il giuramento che Jace ha pronunciato per te ti ha riportato indietro..”
“Sì, è così!”
“E non riesci a capire che un giuramento ben più potente, ben più forte potrebbe riportare Magnus da te?”
“Ma io e Magnus non abbiamo un...”
“Lo hai sposato? E’ tuo marito?” lo fermò il cacciatore.
“Sì , e con questo?”
“Stupido moccioso. Io e Sam, quello che ci lega, ci ha sempre riportati uno dall'altro. Tra voi , tra te e Magnus, c’è “IL” giuramento. Quello che lega te e lui è il più forte tra i legami.  E tu non ci hai nemmeno pensato?” asserì ironico.
Alec lo fissò. Per un attimo stranito. Poi strabuzzò gli occhi.
“Le nostre promesse nuziali!”
“Bingo, shadow-coso!!!” disse mentre Alec stava già correndo verso la stanza di Magnus.

Il ragazzo oltrepassò Jace e gli altri che erano di nuovo nel corridoio, davanti alla stanza dello stregone. Entrò di fretta e si diresse senza esitare al capezzale del marito.
“Ma che succede?!” fece un attimino allarmata Izzy.
“Tranquilli….” rispose Dean, appena giunto anche lui. Il resto del gruppo, Sam compreso, si voltò verso di lui. “Credo che abbia un’idea su come riprendersi il suo principe azzurro magico!!” riferì massaggiandosi la mascella arrossata e decisamente dolorante.
Sam gli andò incontro immediatamente.
“Ehi?? ma che cavolo ti è successo?!” chiese riferendosi al rossore palese sui punti del viso dove i pugni di Alec erano andati a buon fine.
“Tutto bene. Ma a quanto pare prendermi a pugni serve sempre a far rinsavire le persone!” scherzò per tranquillizzare il fratello che a quell’uscita non potè non pensare a quando, soggiogato alla possessione di Lucifero, aveva quasi ammazzato di botte Dean e che il non reagire del maggiore lo aveva fatto rinsavire.
Dopo di che, i due fratelli raggiunsero la grande vetrata e con gli altri, in silenzio, assistettero fiduciosi a quello che stava per accadere nella stanza.

Alec prese la mano del marito tra le sue, carezzò piano l’anello nuziale e lo baciò dolcemente. Chiuse gli occhi come a cercare concentrazione, come se stesse visualizzando il momento esatto in cui le parole che stava per pronunciare lo avevano fatto tremare e sorridere la prima volta che le aveva sentite e ricambiate.
“L’amore che provo per te ..è un amore senza confini...in salute e in malattia..nella gioia come del dolore...ti amerò come mio pari..ti proteggerò da ogni male..aprirò a te il mio cuore senza vergogna..e quando parlerai, io ascolterò...ti sosterrò quando cadrai...e quando volerai, con te raggiungerò le vette più alte. Magnus, io sono e per sempre sarò il tuo marito devoto!” finì di recitare mentre mai aveva smesso di fissare il volto addormentato del compagno.
Il respiro dello stregone era quasi impercettibile. Nessun movimento. I suoi occhi non sembravano nemmeno muoversi al di sotto delle palpebre chiuse.
Alec strinse le sue mani tra le proprie, sperando che l’altro ricambiasse. Si sarebbe accontentato anche di un lieve spasmo. Ma niente!

“Forza damerino magico!!” sibilò Dean tra i denti. “Non rendere inutili i pugni che mi sono preso per te!!”
Sam lo sentì comunque e gli mise una mano sulla spalla.

“Non puoi lasciarmi...non te lo permetterò. Ero disposto a lasciare tutto e vivere ad Edom con te e tu ora...ora vuoi lasciarmi? Così?” fece visibilmente irato. “Magnus...tu tornerai da me, intesi??” parve ordinare Alec mentre infilava le braccia attorno al busto dello stregone per issarlo e poterlo stringere a sè.
Poi , di nuovo silenzio. Forse sconforto. Probabilmente rassegnazione.

“Perchè non dovrei? Guarda chi ho ad aspettarmi?”

La voce debole di Magnus arrivò comunque come un bellissimo tuono a chi stava aspettando trepidante un qualsiasi segno di ripresa.
“Dobbiamo cambiare battuta!!” esclamò Alec al colmo della felicità.
E mentre al di fuori della stanza un coro festoso riempiva i corridoi antistanti , nella camera, Alec, abbracciava il marito , ormai salvo e che, anche se ancora debole, ricambiava l’abbraccio.
“Speravo in qualcosa di meglio, ma diciamo... che per adesso mi accontenterò di un abbraccio!” riuscì perfino a scherzare.
“Giuro che ci rifaremo. Ti farò prima rimpiangere questo scherzo ma poi ci rifaremo!!” rispose senza sciogliere l’abbraccio , Alec.

“Ok, ragazzi...ricomponetevi!!” li riportò alla realtà, la voce di Catarina. “Alec, voglio che tu esca ora. Devo visitarlo!”
“No, io resto!” disse serio l’altro.
“No, tu esci o ti mando fuori io senza che nemmeno tu te ne renda conto!” replicò ancora più seria.
“Sono l’inquisitore di Alicante. Quindi tu...” si impose autoritario.
“Io sono il medico di tuo marito. Il tuo “quindi” per me non conta. Fuori di qui shadowhunter!” e ad una così sottile e diplomatica minaccia, l’inquisitore non potè che obbedire, non prima di aver lasciato un bacio leggero sulle labbra del compagno. “Torno dopo!”
“Ci conto!” rispose pacato Magnus, sempre più lucido.

Alec uscì dalla stanza e dopo aver ricevuto il saluto e il felice conforto di tutti, riferì che si allontanava per fare rapporto al Clave. Isabel, come capo dell’Istituto lo seguì mentre Clary e Simon invitarono Sam a fare un giro per l’edificio. Dean invece disse che sarebbe andato a recuperare la loro roba in albergo e naturalmente sarebbe tornato con l’Impala così da partire direttamente dall’Istituto.
“Ehi, Winchester , ti va un po’ di compagnia?” si offrì Jace.
“E a te, dopo, ti va di fare un giro su una macchina da sballo?” rispose Dean guadagnando l’uscita. “Dopo aver conosciuto la mia Piccola, non vorrai più portali magici per spostarti!”

Durante il tragitto, i due, ebbero modo di parlare.
“Sai...ti facevo tipo da “ammazza mostri e basta”?” disse Jace. “E invece , a quanto pare, hai anche un cuore tenero sotto la scorza da duro!”
Dean sorrise, senza sentirsi offeso, anche perché comprese che non c’era la volontà di offendere da parte di Jace.
“Tempo fa non avrei fatto differenza tra vampiri, demoni, lupi mannari...ero stato cresciuto così. Per me ogni tipo di mostro era tale e quindi meritava di morire. Niente se, niente ma.” fece con una punta di amarezza.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Il cacciatore si voltò a guardarlo. Strinse le labbra in un gesto di riflessione. Forse cercava di capire fino a che punto poteva fidarsi.
Scelse di usare la strada della franchezza e dalla reazione che avrebbe avuto, avrebbe deciso se continuare quella conversazione.
“Un anno in Purgatorio passato a combattere per salvarti la vita, può cambiare la visione su molte cose.”
Jace si fermò , restando per qualche passo dietro all’altro. La postura di quell’uomo durante quella risposta, il tono della sua voce mentre pronunciava quelle parole. Il modo in cui si era battuto quella notte, in cui fremeva per poter tornare dal fratello, in cui aveva spronato Alec a reagire alla sorte di Magnus….
“Sembra peggio del tempo che hai passato all’Inferno!” disse allora.
Dean annuì a quella constatazione.
“All’Inferno sapevo di non avere via di scampo e che la mia corsa era finita.”
“Come hai fatto ad uscirne?”
Dean di getto stava per dire che era stato salvato da un angelo , ma si limitò a sorridere flebilmente: “Un amico. Il migliore che potessi sperare di trovare!”
“E quindi il Purgatorio ti ha fatto cambiare idea sui nascosti?” e poi ricordando che Dean non li chiamava così: “Sì, insomma sugli esseri soprannaturali?”
“Ho capito che molti di loro fanno di tutto per non essere malvagi, lottano strenuamente contro quell’istinto oscuro. Ho visto un licantropo rischiare la vita pur di salvare la sorella e poi uccidere quella stessa sorella quando si è resa conto del male che lei aveva fatto e avrebbe fatto ancora. Un vampiro ha dato la sua vita perché io potessi riavere Sam. Un demone si è sacrificato , rivoltandosi contro Lucifero in persona perché degli innocenti potessero essere salvati e Rowena, beh!!, l’hai vista e credimi...credimi ne ha salvate di vite lei!!” raccontò senza entrare nei particolari di quei ricordi. “E credimi anche quando ti dico che al mondo ci sono esseri umani molto peggiori di quelli che noi chiamiamo mostri o..nascosti!”
Riferendosi notizie e informazioni sui diversi modi di cacciare, i due, arrivarono al motel dove Sam e Dean si erano alloggiati. Dean prese le loro cose, saldò il conto e con Jace si diresse verso il parcheggio per prendere l’Impala. Quando Jace la vide rimase a bocca aperta. Una possente Chevy Impala del '67. Quella macchina era qualcosa di grandioso.
Bellissima e inquietante al tempo stesso.
“Wow!! potrei metterci un Drevak stecchito qui dietro...” guardando lo spazio nell’abitacolo e poi entusiasta: “E in questo bagagliaio potrei infilarci mezza armeria dell’istituto!!” esclamò e restò senza parole quando il cacciatore aprì lo sportellone posteriore e mostrò la vera armeria che già c’era.
“E’ fatta!...sto tradendo Clary con questa macchina!” disse sorridendo mentre osservava le varie armi nel doppio fondo della preziosa Chevrolet.
“Calma Tigre. La piccola è già impegnata con me!” scherzò Dean. “Forza, monta. Torniamo all’istituto!” disse e poi si zittì perplesso quando vide che Jace lo stava fissando quasi supplichevole. “Cos..? no..no...non pensarci nemmeno. Tu questa non la guidi!”
“Ohw!! ma andiamo! Favore tra colleghi cacciatori!?! Fammela toccare con mano!!” ci provò il biondino.
“Se ti chiedessi di toccare con mano Clary?” lo provocò Dean.
“Non vivresti abbastanza!”
“Ok..vedi?, la pensiamo allo stesso modo sulle donne della nostra vita. Ora, monta!!” fece autoritario.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Sam, nel frattempo, si godeva il suo “giro turistico” tra le grandi sale dell’Istituto, le sue biblioteche e le tecnologie a loro disposizione per le ricerche.
“Ehi, Sam..posso chiederti una cosa...un po’ personale?” fece titubante Simon.
“Certo!”
“Quando sei stato ferito, tuo fratello ha detto che un vampiro ha sacrificato la sua vita perché lui potesse riaverti con lui.”
“Sì, è così!” rispose Sam.
“Posso chiederti cosa...sì, insomma...è che Dean non sembra uno da abbracci e strette di mano con quelli come noi. Come me!” ammise sperando di non sembrare scortese.
Clary lo guardò un po’ male. “Simon..non puoi chiedere..”, ma Sam la fermò. Tranquillo.
“Non fa niente. Non è un segreto di stato. Va’ tutto bene, Clary!” e a quelle parole anche Clary, naturalmente curiosa, si avvicinò. “Anni fa, a causa di un effetto collaterale di un incantesimo, Dean finì in Purgatorio..”
“Il purgatorio...purgatorio?!” fece stranita la ragazza.
“Già. Se esiste l’Inferno e il Paradiso perché non deve esistere anche il Purgatorio?” domandò retorico Sam. Poi riprese. “Durante le nostre ricerche abbiamo scoperto che ogni essere soprannaturale finisce lì quando viene ucciso e quindi Dean, per un anno, si ritrovò a combattere contro mostri rabbiosi. Vampiri, lupi mannari, shapeshifter...e la voce che un Winchester era in quel posto , scatenò la furia di quelli che io e Dean avevamo mandato lì. Si scatenò una sorta di caccia all’uomo, quindi potete immaginare cosa sia stato quell’anno per mio fratello..”
“Per l’angelo!” si ritrovò ad esclamare la shadowhunter.
“Cavolo, che incubo!” fu invece la riflessione del giovane vampiro.
“Ma un vampiro si rivelò essere leale. Benny. Si trovava lì perché il suo clan lo uccise dopo che lui si rifiutò di voler ancora uccidere esseri umani. Benny si alleò con Dean, gli salvò più di una volta la vita in Purgatorio e lo aiutò ad uscire da quel posto assurdo e Dean , di contro, riuscì a portarlo fuori con lui. Tempo dopo, io mi ritrovai ad affrontare delle prove difficili. Una delle quali era attraversare il purgatorio. Ero perso. Non sapevo come ritornare indietro. Ma Benny, quando Dean lo chiamò per un aiuto, non esitò a venirmi a prendere e a salvarmi.”
“Ma era un vampiro...ciò vuol dire che è dovuto morire per raggiungerti?” azzardò Clary.
Sam annuì impercettibilmente. “La cosa assurda è che fu Benny a dover insistere. Dean non riusciva ad accettarlo. Glielo chiese , sì, ma si tirò indietro quando si rese conto di cosa aveva chiesto. Benny no! Benny non si tirò indietro e mi salvò!”
“Wow..che storia!” esclamò Simon.
“Beh!..come dici tu, questa storia ci ha cambiati. In modi diversi, in tempi diversi...ma sia io che Dean abbiamo capito che non sempre i mostri sono i cattivi della storia. Molti di loro si ritrovano a dover fare i conti con una vita che non hanno scelto, con un destino che non doveva essere il loro.” ammise. “Abbiamo capito che alcuni di loro hanno diritto ad una vita se non normale, almeno vivibile. Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità. Perfino chi non pensa di poterla avere!”
In quel momento si affacciò Isabel, sorridente. “Ehi..io e Alec abbiamo finito. Lui è tornato da Magnus. Io sto morendo di fame. Mi fate compagnia?” chiese mostrando un vassoio già colmo di frutta e delizie varie.
“In verità, io ti farei compagnia volentieri!”ammise in imbarazzo Sam, passandosi una mano sulla pancia che , al solo sentire l’odore di quella frutta fresca, aveva brontolato.
“Ok! Andiamo allora!” fece la bruna invitandolo a seguirla con gli altri. Durante il tragitto, Sam si sentì lo sguardo della ragazza addosso. Si imbarazzò un attimo. Si voltò a guardarla.
“Che c’è?!” chiese , sorridendo appena.
“Tu e tuo fratello….siete molto uniti!” affermò, non chiese.
Sam annuì e sospirò pensando a quel legame. “Sì, lo siamo. Non farei quello che faccio senza Dean. Non sarei l’uomo che sono se non avessi avuto lui al mio fianco. Lui mi ha cresciuto. E’ stato un padre, una madre. E’ mio fratello ed è il mio migliore amico. Non saprei le cose che so o che so fare senza i suoi insegnamenti. Lui mi ha messo sempre al primo posto. Prima di tutto e tutti. Sempre. Mi ha salvato in mille modi diversi. Non si è mai arreso con me. Gli sarò per sempre grato. Noi ci teniamo in vita, ci guardiamo le spalle a vicenda nella vita come nella battaglia. Lui è la mia roccia. Io, la sua luce alla fine del tunnel. Non esisterei se lui non esistesse. E per lui è lo stesso.” concluse facendo sue le parole che un tempo furono di Dean.
Isabel sorrise. “A quanto pare , a modo vostro, anche voi siete Parabatai!” affermò compiaciuta, lasciando che Sam la precedesse nella sala mensa.


“Ehi, come sta il Sommo stregone di Alicante?!” fece sorridente Alec, affacciandosi alla stanza di Magnus.
“Molto meglio ora che sei tornato.” sporgendo appena la testa verso il viso del ragazzo già proteso verso di lui per un bacio. Fu dolce, breve ma infinitamente colmo di amore. “Rapporto infinito?” fece lo stregone alludendo al tempo che il marito era stato via.
“Non me ne parlare. Mai dovuto fare un rapporto così dettagliato. Mancava solo che volessero sapere quanti passi abbiamo messo!” rispose ironico sedendosi di fronte a lui.
“Non ci posso credere. Mio marito, l’inquisitore di Idris, che si lamenta dei rapporti da redigere!” lo prese in giro.
“Che resti tra noi...rimpiango i giorni in cui la mia routine era solo allenarsi e andare in missione con Jace o Izzy!”
“Che delusione!” si imbronciò Magnus
“Che intendi?!” domandò stranito.
“E io? Che posto ho io tra la noia dei documenti del Clave e la nostalgia delle tue scorribande da shadowhunter?”
Alec piegò le labbra in quel solito sorriso che lo stregone tanto amava, si sporse verso il marito, gli prese le mani tra le sue. “Tu non hai bisogno di alcun posto, Magnus. Quante volte devo dirtelo? Tu sei il mio mondo.” confessò baciandolo piano.
Magnus come sempre gli accadeva quando Alec metteva dolcemente fine al bacio, rimaneva ad occhi chiusi, come per continuare a gustarsi il calore e il sapore delle dolci attenzioni del marito. Di quel ragazzo che sempre più spesso gli faceva rimpiangere di non essere mortale.
“E tu sei il mio, Alexander!” convenne l’immortale.

Dean e Jace passarono proprio in quel momento, quando tra i due nella stanza, i loro sentimenti erano ben visibili da quello scambio di sguardi.
“Spero che nessuno di voi soffra di diabete!” scherzò Dean. “Quei due spargono zucchero e miele ovunque!” disse facendo ridere l’altro.
Poi, però, stranamente, Dean si fece serio, senza però spostare lo sguardo da Alec e Magnus.
“Che c’è?” chiese un attimo stranito Jace pensando che forse quell’immagine desse fastidio al cacciatore.
“Sembrano davvero uniti!” disse non domandò, Dean.
“Lo sono!”
“Con mio fratello facciamo questo lavoro, vediamo cose assurde, affrontiamo cose ancora peggiori ma certe ...cose...” fece indicando i due. “..certe immagini sono talmente rare. E quando ci capita di vederle, ci danno la forza per andare avanti. Ci ricordano la ragione per cui abbiamo scelto questa strada.” disse con una punta di amarezza.
Jace lo fissò per un attimo, vide la mascella dell’altro contrarsi come se stesse trattenendo dei sentimenti, delle sensazioni.
“Dean Winchester non è stato mai innamorato?” provò a chiedere.
Dean sorrise. Poi sospirò.
“L’amore, una famiglia, dei figli.. è un lusso che persone come me e Sam non possono permettersi. Ci abbiamo provato e non è mai finita bene.” e in quelle parole, in pochi secondi , in pochi flash apparvero Lisa, Eileen.
La possibilità di una vita normale portata via da un destino crudele e capriccioso. Già! Così si era descritto il “loro destino” quando lo avevano incontrato la prima volta. Crudele e capriccioso!!
“Sono molto legati!” fece Dean guardandoli e poi allontanandosi dalla vetrata.
“In un modo che a volte mi spaventa!” ammise Jace. “Fronteggerebbero l’ignoto senza esitare, l’uno per l’altro. Affronterebbero il fuoco infernale senza pensarci su due volte, se solo uno dei due fosse in quel fuoco. È romantico, è eroico, ma ..”
“Ma ?”
“Non sono pronto a perdere mio fratello! Non penso di poterlo mai essere.” ammise quasi in colpa Jace. “Non che non tenga a Magnus, non fraintendermi. Devo la vita a Magnus, ma Alec..”
“E’ tuo fratello!” finì per lui Dean che conosceva perfettamente quel sentimento egoistico. “Ti capisco più di quanto tu possa credere!”
Poi un silenzio colmo di pensieri prese il sopravvento.

Jace notò quella profonda amarezza e cercò di cambiare discorso.
“Sai che Alec stava per sposare una shadowhunter? Una donna!!” fece sperando di distrarre quel nuovo amico.
Ci riuscì. Dean spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ma non mi dire? E ...e come sono finiti così?”
“Non lo ammetterà mai ma credo che Alec per Magnus sia stato un classico colpo di fulmine e Alec , ai tempi, diciamo...non aveva la spinta giusta per fare il grande passo. Troppo oppresso dalle responsabilità, le tradizioni, le regole. Magnus ha cercato di far capire a quel testone di mio fratello che i sentimenti non vanno ignorati. Ma Alec è Alec e prima di conoscere Magnus era l’incarnazione del  nostro diktat: La legge è dura , ma è la legge. Beh!! non ci crederai ma Magnus si è presentato al suo matrimonio, o meglio ..al suo quasi matrimonio. Non ha detto una sola parola. Ha lasciato la scelta ad Alec.” raccontò.
Dean lo ascoltava a bocca aperta spostando lo sguardo dal narratore ai protagonisti della storia. Incredulo e quando Jace finì il suo racconto , il cacciatore lo fissò interdetto.
“Ok..e com’è finita?!”
Jace fece spallucce e indicò il fratello e il cognato. “Mi sembra chiaro, no?”
“No...cioè, sì. Lo so che è finita così, ma cosa è successo quando Alec ha interrotto la cerimonia?” chiese in cerca di particolari.
“Ha chiesto perdono alla sposa e ha camminato veloce e deciso verso Magnus che era fermo al centro della navata della sala degli Angeli. Non ha proferito parola. No, anzi no, qualcosa l’ha detta. Ha zittito nostra madre.” raccontò ghignando memore di quel deciso “Basta!” di Alec. “E poi si è fiondato a  baciare Magnus davanti a tutti. Non si sono più lasciati da allora. Hanno avuto i loro alti e bassi ma sono sempre riusciti a tornare l’uno dall’altro. Sempre più forti insieme.” fece orgoglioso di essere di quella storia.
“Wow!!” esclamò Dean. “Sembra una scena del film Il laureato!” e in quello stesso istante Alec uscì dalla stanza. Guardò i due. Lo sguardo accigliato intuendo l’argomento dei loro discorsi dato che aveva sentito di nuovo quel titolo cinematografico.
“Quando la smetterai di raccontare i fatti miei a chiunque?!” ammonì il fratello che sorrise impertinente.
“Ehi! Io non sono chiunque. Gli ho salvato il culo lì fuori!! Me lo deve!” provò a giustificarsi Dean.
“E poi si può sapere che avete con quel film!!?” riprese Alec, ricordando che anche Simon nominò quel film parlando di lui e Magnus al mancato matrimonio.
“E’ un classico!” risposero all’unisono i due.

E mentre i tre erano presi da quel discorso che più che altro era diventato una presa in giro ad Alec , giunse anche Sam.
“Ehi! Sei qui?!” fece al fratello. “ Se è tutto ok, dovremmo proprio rimetterci in viaggio.” lo avvisò.
“Sì, sarebbe meglio. Ho detto a Cass che saremmo rientrati per sera, ma se tardiamo inizierà a lanciare l’allarme rosso a tutti i cacciatori!” fece Dean.
“Cass? Nome strano!” azzardò Jace.
Dean e Sam indugiarono per un po’ e poi ci pensò il maggiore, al suo solito modo: “Perchè? Magnus ti sembra un nome normale?”
Alec scosse la testa. L’aria sconfitta dalla simpatica insolenza del cacciatore mondano.
“A proposito di Magnus. Vuole vedervi!” disse aprendo la porta della stanza.
“Wow! Un saluto in privato. Che onore!” scherzò ancora il maggiore dei Winchester.
“Ma che ti prende? La vuoi smettere!” lo riprese il giovane spingendolo dentro la camera.
Quando entrarono, lo stregone era seduto ad una poltrona posta accanto al letto.
“Ehi?...come stai?” fece al solito Dean. “Non hai un bell’aspetto!” asserì con aria innocente alludendo ai capelli non proprio in ordine dello stregone e al suo trucco non più perfetto.
“Ma come...Ma sei serio???” esclamò frustrato Sam, con tono di rimprovero.
“Ma che ho detto??!” fece stranito il maggiore.
Lo stregone a quel battibecco, scosse sconsolato il capo e schioccò le dita. In un attimo , il suo aspetto, ritornò perfettamente in ordine.
“Come dico sempre: la tigre ha le strisce , io ho l’eye liner!” proferì soddisfatto.
“Come dico sempre: damerino magico!!” replicò altrettanto soddisfatto Dean.
Magnus lo guardò, arreso. Sam lo riprese: “Dean!!”, ammonendolo ancora.
Il maggiore avvicinandosi all’immortale, fece semplicemente spallucce, mentre Magnus non potè fare altro che sorridere.
“Scusalo..” provò a mediare Sam.
“Tranquillo, Sam. Ho numerosi secoli alle mie spalle e altrettanti soprannomi. Ma ti posso garantire che posso contare sulle dita di una sola mano quelli in cui c’è l’affetto e il rispetto che c’è in quello con cui mi chiama tuo fratello!” lo rassicurò. “Allora? Pronti a rimettervi in viaggio?” chiese, sistemandosi e gemendo appena portandosi una mano al petto.
Entrambi i fratelli si sporsero istintivamente per aiutarlo. “Ehi...” fece Dean. Sul suo volto sincera preoccupazione.
“No..no...tranquilli, sto bene. È solo una sorta di sensazione...sapete quando una mandria di cinghiali imbizzarrita vi calpesta?” cercò di spiegare ironicamente la sensazione di fastidio che provava ancora.
“Cavolo!! se lo sappiamo!!” ammise Dean.
“Che possiamo fare per aiutarti?!” si offrì Sam. Altruista come sempre.
“Oh, niente! tranquilli….sto bene. Una bella bistecca da due etti a cottura media , un numero indefinito di cocktail alla Vodka e le mie batterie saranno cariche in men che non si dica!”
“Mi piace come cura. Meglio della minestra cura-tutto di papà!” convenne il maggiore dei Winchester.
“Prima di tutto...” disse lo stregone. “Rowena vi manda i suoi saluti. E’ molto affezionata a voi , a quanto pare!”
“Ha fatto tanto per noi e non era tenuta a farlo!” rispose Dean, cogliendo di sorpresa perfino Sam.
“Senti...Magnus!” si fece avanti Sam. “So di averlo fatto...ma , insomma, ci tenevo a farlo bene. Grazie per avermi salvato la vita!” disse sinceramente riconoscente.
Magnus annuì grato anche lui per quel ringraziamento. “E’ stato un piacere, Samuel!” ironizzò imitando Rowena.
“A questo punto credo di doverti ringraziare anche io!” si fece avanti Dean.
“Fra noi...diciamo che siamo pari...hai evitato che la mia bella faccia baciasse con passione il pavimento quando sono crollato, quindi...” e questa volta fu lo stregone ad essere ironico.
“D’accordo!..Dean..credo che sia ora di andare!” fece Sam.
“Sì!” convenne Dean con davvero poco entusiasmo, che non sfuggì allo stregone e  quando fecero per alzarsi, questi richiamò Dean.
“Posso parlarti un attimo?!”lo fermò.
Il cacciatore se ne stupì non sapendo di che cosa lo stregone volesse parlare in privato. Guardò stranito il minore che fece semplicemente spallucce.
“Ok! Vado a chiedere ai ragazzi dove possiamo prendere qualcosa da mangiare per il viaggio!”
“Ah, Sam? Un avvertimento amichevole. Izzy si offrirà di prepararvi qualcosa. Usa la tua più fervente diplomazia per declinare. Quella ragazza è un’impavida guerriera, un capacissimo leader ma , ahimè!, come il fratello maggiore, è meglio che stia lontana dai fornelli. Ti consiglio Simon, avviserà Maya e andrete sul sicuro!!”
“Ok! No, Izzy. Sì, Maya!! ricevuto!” e poi guardando il fratello. “Ti aspetto alla macchina!” e Dean annuì.

Quando furono di nuovo soli, lo stregone fece cenno a Dean di sedersi sul letto di fronte a lui.
“Allora?” fece il cacciatore. “A che devo questo incontro massonico?”
“Ti conosco da meno di tre giorni eppure non ho potuto fare a meno di notare la tua espressione affranta quando si nomina il fatto che dovete rimettervi in viaggio o dovete fare ritorno a casa.” disse senza mezzi termini.
“Ti sbagli!” fece Dean distogliendo lo sguardo. “Forse l’hai sbattuta davvero quella tua testa punk!” scherzando sulla particolare pettinatura dello stregone.
“No, raramente mi sbaglio. Specie su ciò che vedo con i miei occhi.” insistette l’altro. “Sapevo che Clary era speciale la prima volta che l’ho vista. E che ero completamente fregato non appena Alec mi ha guardato e mi ha detto “Ciao!” !”
“E qui andiamo sullo sdolcinato!” cercò di sviare ancora, il cacciatore.
“Può essere, ma lo ripeto. Non mi sbaglio. Andiamo ...cos’è che non vuoi dirmi?” lo provocò. “Quanto può essere terribile la battaglia che state per affrontare?”.
Dean sospirò, lo fissò e sorrise con un sorriso amaro. “Dire inimmaginabile, forse renderebbe l’idea.” ammise.
Lo stregone per un po’ sembrò rifletterci, poi cercò di scoprire altri particolari. All’ansia per quella risposta  si era unita una più semplice curiosità.
“Oh andiamo cacciatore!!...nemmeno stessi per andare in guerra contro Dio in persona.” scherzò senza sapere quanto giusta fosse quella sua affermazione.
Ma vide Dean contrarre la mascella, gli occhi incupirsi, il respiro farsi pesante, le mani che si stringevano a pugno, l’intera postura irrigidirsi.
Magnus boccheggiò , le sue labbra sembravano voler dire qualcosa che invece si rifiutò di lasciare la sua gola. Gli occhi si assottigliarono dallo sconcerto. Per un attimo la sua mente secolare si perse in un silenzioso panico.
“Non può essere...” sussurrò incredulo. “Quelle vibrazioni a livello multi dimensionale che percepivo. Gli sbalzi di energia nelle ley lines...io pensavo fosse tutto dovuto agli avvicendamenti di potere nel mondo nascosto. Lui...lui non può...”
“Oh, lui può!” convenne Dean, ironico. “Lui cammina tra noi ed è un gran figlio di puttana che si è stancato del giocattolo che ha creato e vuole farlo in mille pezzi e ha deciso che dobbiamo essere io e Sam a giocare questa partita contro di lui.”
“Dean...per l’amor del Cielo. Non voglio mettere in dubbio che sia vero quello che mi stai dicendo, ma se è davvero così , non potete affrontarlo da soli.” asserì preoccupato per quell’uomo che parlava di quella imminente battaglia con una calma allarmante.
“Io e Sam ci siamo già dentro. Sappiamo come muoverci, almeno per il momento. Lui ha un suo piano. Noi ne abbiamo uno nostro!” sembrò volerlo tranquillizzare.
Magnus respirò a fondo. Lui, Alec e tutti gli altri avevano affrontato la follia genocida di Valentine, la rabbia vendicativa di Jonathan e prima, quella della sua madre demoniaca. Erano state battaglie dure, ma questo….questa guerra era impensabile.
“Ascoltami...ti prego, ascoltami.” fece ancora. “Lungi da me il voler mettere in pericolo le persone che amo...” disse Magnus guardando verso la porta come se potesse vederci oltre, vedere Alec, Izzy, Jace e tutti gli altri. “Ma li hai conosciuti. Hai visto con i tuoi occhi quanto valorosi possono essere. Quanto coraggiosi siano. Loro possono...”
“No!” lo fermò deciso Dean. Nessuna incertezza nel suo tono di voce, in quel diniego.
“Ma..”
“Non dico che non siano valorosi o coraggiosi. Tutt’altro!...ma questa battaglia è la mia battaglia. La mia e di Sam. Troppe volte, nostro malgrado, siamo dovuti sopravvivere a chi tenevamo, a chi, affiancandoci, è morto al posto nostro. La lista è dolorosamente lunga e né io né Sam permetteremo che il tuo nome o quello di uno di quei ragazzi là fuori vada a finire su quella lista.” riferì  categorico.
In quel momento lo stregone non potè che sentire il suo stesso rammarico. Quante persone che aveva amato, a cui teneva, si era dovuto lasciare dietro nei suoi tanti secoli?
Abbassò lo sguardo, ancora , comunque, poco convinto di quel rifiuto.
“Loro sarebbero di aiuto!” provò ancora.
“Non lo metto in dubbio, ma cerca di capire: colui contro cui io e Sam stiamo per venire alle mani...” scherzò. “...è qualcuno contro cui i tuoi guerrieri di stirpe angelica non potrebbero o vorrebbero mai combattere. Lui è troppo radicato nelle loro credenze e la cosa li spezzerebbe, li sconvolgerebbe e mettiamola così...” disse cercando di dare un tono di incoraggiamento alla voce. “...a me e Sam serve che , dopo di noi, a salvare il culo a questo mondo costantemente sull’orlo del suicidio, ci sia qualcuno come i tuoi preziosi Shadowhunters!” concluse sospirando e vedendo lo sguardo accigliato e perplesso dello stregone, cercò di alleggerire la situazione. “Ehi? Visto? Li ho chiamati nel modo giusto!!” scherzò.
Magnus sorrise benevolo. Mise la sua mano sul ginocchio del cacciatore, che si sorprese di quel gesto. “Solo...siate prudenti!” disse apprensivo.
Dean annuì e per un attimo il silenzio regnò tra loro. Poi…
“Perchè la tua mano è ancora sul mio ginocchio?” fece cercando di non mostrare troppo imbarazzo in quel momento così speculare a quello con la dolcissima Mildred della casa di riposo a Oak Park.
“Posso farla salire più su se vuoi?!” lo provocò lo stregone, usando, sorprendentemente, le stesse parole dell’ex soubrette.
Dean strabuzzò gli occhi e con una risata nervosa, scattò in piedi. “Woh!!...molto divertente!!..” fece alla risata sincera dello stregone. “Sei un bel diavolo ma non sei il mio tipo e poi  credo che il tuo Robin Hood non la prenderebbe affatto bene. Darebbe fondo alle sue freccette magiche pur di farmi fuori!” azzardò e Magnus non potè che dargli ragione.
Poi tornarono seri.
“Ok!” fece Dean. “Ora credo sia proprio ora che io vada.” fece guadagnando l’uscita della stanza.
“Non senza di me, cacciatore. Non penserai davvero che io mi perda gli ultimi saluti?”
“Non penso Alec vorrebbe che tu...”
“Oh!!, fosse per Alexander ...mi terrebbe chiuso in questa stanza per una settimana. Fosse la nostra camera da letto ci starei pure a condizione che lui fosse chiuso dentro con me...” ammiccò malizioso solo per il gusto di mettere in imbarazzo il suo interlocutore.
“Ok ok ok….stop!! troppe informazioni!!!” fece Dean agitando le mani come a voler togliersi dalla testa certe immagini e ignorare la risata dello stregone.
“D’accordo..d’accordo, cacciatore. Dammi una mano!” fece poi, questi, sporgendosi verso l’altro che non si sottrasse a quella richiesta di sostegno.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Nel momento esatto in cui misero piede fuori, Magnus appoggiato al corpo di Dean, Dean con un braccio intorno alla vita dello stregone, si ritrovarono di fronte un Alec decisamente perplesso.
Il giovane inquisitore li studiò accigliato, le labbra arricciate in una smorfia perplessa.
“Mi sono perso qualcosa?!” chiese retorico.
“Ehi!! cuccia shadow-coso!! Lo stavo portando da te!!” fece Dean spingendo gentilmente Magnus verso il marito. “Io devo andare o Sam mi lascerà qui!!”
“Sono qui per questo. Tuo fratello ha finito con la macchina. Quando volete potete rimettervi in viaggio!” riferì Alec.

Quando arrivarono all’ingresso secondario dell’Istituto che non dava sulla strada. Dean vide Sam che già salutava gli altri e sorrideva imbarazzato dell’abbraccio fin troppo caloroso che gli aveva riservato Simon.
“Ok! Siamo pronti?!” fece affiancando il minore.
“Sì! Maya ci aspetta!” si fece sfuggire Sam.
“Maya?!” si stupì Isabel a cui non sfuggì lo sguardo allarmato dei due cacciatori e quello più sornione dello stregone. “Perchè...Maya?!”
“Ehm….” Dean.
“Sì, cioè...” Sam.
“Allora?!” fece la shadowhunter sorpresa per quella deviazione all'Hunter's Moon. “Non è per i panini che volevo prepararvi??!”
“Nooooo!!” esclamarono all’unisono i due cacciatori, dato che la frusta di adamas della ragazza già iniziava ad ammorbidirsi e a scendere lungo il polso.
“No, tesoro.” si intromise Magnus, ancora vicino e sorretto dal compagno. “Passano da Maya perché lei come nuovo capobranco dei lupi mannari di New York ha notizie importanti per quell’amico licantropo dei nostri due nuovi amici.”
“Sì!!” esclamò Sam. “Giusto!” cogliendo al volo l’aiuto.
“Già!!” convenne anche Dean e quando Magnus vide la shadowhunter ritirarsi in buon ordine si sporse discretamente verso il maggiore dei due cacciatori. “Spero per il mio e il tuo bene che tu abbia davvero un amico licantropo o siamo nei guai! Perchè se non è così, lei lo verrà a sapere e noi saremo morti.”
“Tranquillo Merlino...siamo apposto!” sembrò volerlo tranquillizzare mentre il suo pensiero andava a Garth.
“Woh!!...Da damerino magico a Merlino. Faccio strada rapidamente.” si compiacque ritornando al fianco del marito.

“Ok! Ragazzi...” fece Dean mettendo il suo borsone nel bagagliaio dell’Impala. “Che dire?...è stato un inaspettato piacere conoscervi ma penso proprio che questo sia un addio!”
Sam sorrise e dopo aver stretto la mano di Alec , Jace e Magnus, si accostò al fratello. “Già...eravamo venuti qui per prenderci una breve vacanza ma, lo ammetto, sbrigare questa cosa con voi è stato divertente!” convenne.
“Davvero?” fece stranita Clary. “Un demone ti ha squarciato un fianco al punto che stavi per morire dissanguato e tu hai trovato questa cosa… divertente!?”
Sam sorrise e fece spallucce, lievemente in imbarazzo. Dean, gli battè amichevolmente la mano sulla spalla e poi: “Si, lo so. Il ragazzo è strano. Ma ci sono affezionato e come stira lui le camicie...”
“Idiota!” sibilò il minore.
“Stronzetto!” replicò al solito l’altro. “D’accordo!” fece poi, rivolgendosi di nuovo al gruppo da cui dovevano accomiatarsi. “Fate i bravi ragazzini!”
“Anche tu, vecchietto!” replicò prontamente Jace.

Poi i due cacciatori fecero per andare via.
Sam si avviò al suo solito posto, quello passeggero, mentre Dean aprì lo sportello del lato guidatore, quando la sua mano invece di toccare il volante della Chevy, andò a fermare il fratello prendendolo per un braccio.
Sam si bloccò sul posto. “Che c’è?”
Dean fissò un punto indefinito e poi alzò lo sguardo verso il volto del fratello.
“Non possiamo andarcene così. Devono sapere.” sussurrò discretamente.
“Dean, lo sai che ciò in cui credono...” provò a dissuaderlo, il più giovane.
Dean guardò le espressioni perplesse del gruppo e quello più consapevole dello stregone.
“Non devono sapere tutto. Non tutto!!, ma almeno quello che possa servire a farli stare allerta su quegli stronzi alati. Non dico Chuck...lui è un problema nostro. Ma gli angeli??...andiamo, Sam. Hanno diritto di sapere che non tutti quei figli di puttana sono degni di stare in cima all’albero di Natale!!”

“Ripensamenti cacciatori!?” provocò Magnus che forse aveva capito qualcosa di quel temporeggiamento.

I due si voltarono. Sam guardò il fratello, vide il suo sguardo fermo nella sua idea.
“Ok, se vuoi, fallo!”
“Mi stai lasciando tutta la responsabilità?!” fece sarcastico Dean.
“No, affatto.” ripose senza esitare. “Se tu ritieni sia la cosa giusta, io ti appoggerò. Sono qui!” e Dean annuì. 

Si voltò di nuovo verso il gruppo in attesa.
“Ok...io e Sam eravamo indecisi se dirvi questa cosa o meno, ma io sono dell’idea che dobbiate sapere. Almeno il minimo indispensabile per stare in guardia.” fu preambolo del cacciatore.
“Di che stai parlando Winchester?!” fece perplesso Alec.
Dean sembrò esitare. Si sentiva come quando capitava che un bambino scoprisse troppo presto dei mostri e del male che c’era nel buio. La sua innocenza e la sua infanzia finiva inesorabilmente.
Ora, con gli Shadowhunter, stirpe angelica, diretti discendenti dei nephilim, si sentiva esattamente così: stava per portare via loro la loro innocenza.
Sam notò quell’esitazione e supportò il fratello.
“Non vogliamo assolutamente mettere in discussione il vostro credo e le vostre credenze, ma vi prego, credetemi quando vi dico di stare in guardia dagli Angeli!” disse tutto di un fiato. La bomba era lanciata ormai.
“Come scusa?!” replicò duramente Alec.
“Ascolta ciò che hanno da dire, Alexander!” lo fermò Magnus.
Il giovane si voltò verso il marito. “Tu ne sai qualcosa?”
“No!" mentì a metà , lo stregone. Infondo con Dean avevano parlato di Dio e non degli angeli. Quindi: "...ma perché dopo quello che avete passato insieme, quello che hanno rischiato, dovrebbero farvi un avvertimento simile se non ci fosse qualcosa di vero?” lo invitò a riflettere.
Alec, si fermò un attimo. Respirò. Fissò l’uomo che aveva di fronte – infondo si era innamorato anche della sua saggezza secolare -  e i due accanto alla loro macchina.
Si voltò verso di loro.
“D’accordo. Vi ascoltiamo!”
Dean deglutì. “Ok...sentite, non tutti gli angeli sono quelli che ci hanno sempre detto e cioè esseri pietosi e compassionevoli…”
“Gli angeli sono guerrieri!” fece Jace.
“Sì, niente di più giusto, hai ragione! Davvero.” convenne deciso Sam. “Ma..”
“Ma?!” intervenne Isabel.
“Ma molti di loro non esiterebbero a schiacciarci solo perché intralciamo il loro cammino. Molti di loro non avrebbero scrupoli a polverizzarci se la cosa potesse arrecargli piacere.” fece Dean.
“No. Non posso crederci!” esclamò turbato Alec. “Io non posso credere che...”
A quel punto intervenne Sam. “Un angelo, ingannando Dean, si impossessò di me per compiere omicidi di gente innocente. E quel sangue, anche se Dean mi salvò da lui, io lo vedo ancora sulle mie mani!” raccontò ripensando al povero Kevin. “Uno molto più potente..” continuò, evitando di nominare addirittura l’arcangelo Micheal. “Prese il controllo di Dean, senza il suo consenso e lo costrinse a compiere azioni atroci. E fu talmente crudele con lui, con quello che stava facendo alla sua mente che Dean tentò di...” raccontò ancora. La sua voce si emozionò al solo ricordo di quel tentato “suicidio” di Dean con la Mala’k.
“Ok, Sam..ok!!” lo fermò Dean, al suo fianco. “Sentite ...con questo non vogliamo dire che tutti gli angeli sono malvagi. Assolutamente no. Ce ne sono tanti che lottano per questa umanità, tanti che si confondono tra di noi per aiutare chi ne ha bisogno. C’è chi ha affrontato orde di demoni e zombie infuriati pur di mettere in salvo il corpo senza vita di una persona amata, pur di evitare che quel corpo  subisse alcuno scempio. O ha attraversato l’Inferno pur di salvare una sola anima.” rivelò infine e dicendo questo, guardò Jace che capì il riferimento. L’amico di cui Dean gli aveva parlato.
“E’ stato un angelo a salvarti?!” chiese come a confermare quel suo intuito.
Alec e gli altri , guardarono Jace, stupendosi di quella domanda.
“Sì, è stato un angelo. Castiel. Cass!” fece Dean. “E da allora ha combattuto al nostro fianco, senza mai risparmiarsi. Senza mai tirarsi indietro. È ormai come un fratello per noi.”
Quella rivelazione lasciò decisamente basiti e senza parole gli shadowhunters. Un angelo? A stretto contatto con degli esseri umani?
“Oh cavolo!” fu l’esclamazione che spezzò quella sorta di stasi in cui si erano rifugiati i pensieri dei guerrieri angelici.
“E’ davvero l’unica cosa che ti viene da dire, giovane vampiro?!” fece Magnus.
“Beh! Ne avevo altre in mente , ma ci sono delle signore e non volevo essere volgare!” replicò Simon.
“Ma come è possibile?” si fece avanti Alec. “Un angelo? Tra...noi?”
“Alec...” provò Sam. “...è questo che stiamo cercando di dirvi. E’ già da un po’ che gli angeli camminano tra noi. Ma..”
“...ma non tutti loro sono quel tipo di angelo disposto ad affrontare le fiamme dell’inferno!” finì per lui , Dean.
“Hai detto ..Castiel?” domandò pensieroso Magnus. “Il Cass a cui avete telefonato?!”
“Sì!” fece Sam, mentre Dean annuiva soltanto. “Perchè?”
“Molto tempo fa, lessi qualcosa a proposito di un angelo, Castiel appunto. Comandante di valorose guarnigioni angeliche. Fu in prima linea durante la rivolta dopo l’esilio di Lucifero dal paradiso.”
“Credimi, è ancora in prima linea!” confermò Dean, con un sorriso stentato, ma comunque orgoglioso per una tale amicizia.
“Oh cavolo!!” esclamò di nuovo Simon.
“Credimi Simon ...o lo dici o lo dico io!” replicò inaspettatamente Jace. Gli altri ne rimasero stupiti, Magnus sorrise sghembo.
Ma nonostante tutto...nessuno lo disse.
“Ok!” fece Dean rompendo il silenzio. “Visto che nessuno di voi lo dice, e noi invece , credo, abbiamo detto abbastanza, penso che sia davvero il momento per togliere le tende.” e così dicendo fece per entrare in macchina mentre Sam, accennando un saluto imbarazzato con la mano, fece il giro della macchina per raggiungere il lato passeggero.
“Winchester!!” li richiamò la voce di Alec. Il tono era severo e austero.
Dean, di spalle, chiuse gli occhi. Rassegnato. “Ecco ci siamo. Arrivano i guai!” sussurrò che forse nemmeno Sam lo sentì. Si voltò e si ritrovò il giovane inquisitore ad un palmo dal naso.
“Senti, Lightwood..” ma non potè dire altro perché il gesto che fece Alec lo colse decisamente di sorpresa. Lo shadowhunter aveva la mano tesa verso di lui e sembrava attendere un gesto di ricambio.
Lo guardò perplesso.
“Grazie!” disse Alec. “Sapevate delle nostre tradizioni e delle nostre credenze, ma questo non vi ha fermato dal metterci...in guardia!”
Dean strinse la mano.
“Consideralo un favore tra soldati!” fece Dean, rinsaldando la stretta.
“State attenti!” fece lo shadowhunter.
“Attento è il mio secondo nome!” replicò ironico il cacciatore.
“Ok. Mr. Attento. Credo che sia proprio in momento di andare.” si intromise Sam, che subito dopo si infilò in macchina.
Dean si voltò un’ultima volta verso quello strano gruppo di cacciatori e sorrise, compiaciuto. Poi si infilò in macchina, mise in moto e partì.
Dall’abitacolo , mentre l’Impala si allontanava , le note e le parole di una nota canzone rock riempivano il vuoto di quel momentaneo silenzio.

Viaggiando lungo l’autostrada...puoi essere picchiato...derubato...ritrovarti con ossa rotte...puoi essere posseduto.. ve lo dico gente...è dura la strada per la vetta...

“Adoro quella macchina!” si ritrovò ad ammettere Jace.
“D’accordo..io devo bere qualcosa di forte, molto forte, per metabolizzare tutto.” fece Isabel che fu seguita a ruota da Clary e Simon.

Nel giardino dell’istituto, Jace, Alec e Magnus invece restarono ancora un po’.
“Prevedo tempi duri!” disse Jace, poggiando una mano sulla spalla del fratello e poi si allontanò per raggiungere gli altri.
“A che pensi?” fece lo stregone, rimasto solo con il marito.
“Non so se credere  a quello che ci hanno detto.” ammise perplesso. “Non so se voglio crederci!”
Magnus comprese lo stato d’animo del compagno. “Lungi da me il voler rendere questa cosa peggio di quello che già sembra, ma infondo...”
“Infondo?”
“Gli angeli diedero a Clary il potere di creare rune e poi la punirono perché aveva usato quello stesso potere a fin di bene.”
“Magnus che vuoi dirmi? Parla chiaro!!”
“Dean e Sam hanno detto che non tutti gli angeli sono buoni e non tutti sono cattivi. Ci hanno detto di stare con gli occhi aperti per capire chi è chi! Dobbiamo solo fare quello che sappiamo fare bene!” disse con semplicità.
“Sembra facile!” ironizzò l’altro.
“No, non lo è. Non è mai facile fare del bene!” convenne lo stregone.
Poi Alec lo vide fissare la strada vuota lasciata dalla Chevy. “Credi che se la caveranno?” chiese.
Magnus lo fissò, fece un respiro profondo. Strinse le labbra. “Io credo che stia arrivando una tremenda tempesta e che quei due ragazzi ci si troveranno giusto in mezzo!”
“Potremmo aiutarli!” riflettè Alec.
“Lo so, potremmo. Ma è la loro battaglia. Noi abbiamo le nostre da affrontare!” disse poggiandogli una mano al centro del petto e sorrise quando , come al solito, Alec sembrava rilassarsi completamente al suo tocco. “Ora andiamo a casa. Tu avrai le tue cose da Inquisitore da finire e io ho la mia bistecca che mi aspetta!”
Il giovane sorrise, si sporse appena, il giusto per poterlo baciare. “Sì, andiamo a casa.”

Circa venti ore dopo, l’Impala, veniva parcheggiata nel garage del bunker di Lebanon, in Kansas.
Sam e Dean presero i loro bagagli ignari di quello che li aspettava al piano di sopra. O meglio di chi li aspettava.
Castiel dopo averli accolti, aveva lasciato campo libero ad un redivivo Jack. Sam non aveva resistito e lo aveva abbracciato. Dean, più diffidente di natura, aveva avuto bisogno di un deciso contatto visivo. Doveva guardarlo negli occhi, doveva ritrovare in quegli occhi che lo fissavano speranzosi,  lo sguardo del ragazzo che era stato come un figlio.
E quando si ritrovarono da soli in cucina, i due fratelli, ebbero bisogno di alcune conferme da parte dell’angelo e quando quelle conferme arrivarono, Dean e Sam le accettarono.
Dopo qualche sorso di birra, Dean guardò Castiel.
“Che c’è?” fece questi. “Poco convinto del ritorno di Jack?”
“No...no..se tu ti fidi. Io mi fido!” lo sorprese Dean. Sorprendendo anche Sam, in effetti. “Stavo pensando ad un’altra cosa.”
“Cosa?” fece l’angelo notando una certa indecisione da parte dell’amico. “Dean?” lo incoraggiò.
“Ok...che ne sai degli Shadowhunters?” chiese.
Castiel strabuzzò gli occhi preso completamente di sorpresa.
“Ma cosa...” fece decisamente stranito. “Come fate voi a sapere dell’esistenza degli Shadowhunters?!” con un tono forse irato.
Sam, per primo si sorprese di una simile replica. “Ehi!! Castiel...come mai così sulla difensiva?” fece ironico.
“Voi non avete idea di...”
“No, Cass...prima che tu ti faccia venire un ictus...noi un’idea ce l’abbiamo. Li abbiamo incontrati a New York!” lo fermò Dean.
L’angelo rimase letteralmente senza parole. Incredulo.
“A New York ci siamo imbattuti in un demone..” raccontò Sam. “Stavamo per rispedirlo ai piani bassi quando è spuntato questo tizio tatuato e lo ha fatto fuori al posto nostro. Da lì è stato tutto un susseguirsi di cose assurde: tizi vestiti alla Easy Rider, posti che si potevano vedere sono con una sorta di incantesimo, il...” ma sembrava non ricordarne il nome.
“Il glamour!” gli andò incontro Castiel.
“Esatto. E poi abbiamo scoperto che Rowena doveva incontrarli...” continuò Dean.
“Come? Rowena?” fece sbalordito l’angelo.
“A quanto pare vuole cercare di chiudere le porte dell’Inferno come voleva già fare Crowley, ma sembra che non tutti i demoni siano d’accordo con lei e avevano preparato una sorta di colpo di stato.” spiegò il minore dei cacciatori.
“E lei ora è...” azzardò l’angelo.
“Lei ora ha di nuovo il suo culetto regale sul trono infernale e starà di certo facendo passare un brutto quarto d’ora a chi le si è messo contro!” continuò Dean.
“Comunque...” si intromise Sam. “Che ci puoi dire di loro?!”
Castiel sospirò profondamente e bevve un sorso di birra.
“Per me parlare degli Shadowhunters è come per Dean parlare di ciò che prova!!...un segreto di stato!” provò a scherzare.
“Ehi!!” fece fintamente offeso il cacciatore. “E’ Sam la ragazza fra noi!!” rinsaldò dopo aver visto il sorriso impertinente sul viso del minore.
“Scemo!” fece Sam e poi tornò a rivolgersi all’angelo. “Quindi?”
“Gli Shadowhunters sono diretti discendenti dei nephilim che in antichità abitarono sulla terra trovandosi delle compagne umane. E sto parlando di epoche risalenti alla Genesi!” disse.
“Cazzo!!” sibilò tra i denti Dean, davvero sorpreso.
“Wow!!” fu invece l’esclamazione di Sam. “ E quindi...”
“La stirpe dei nephilim fu talmente proficua che il Paradiso non potendo ignorarla incaricò un valoroso angelo..”
“Raziel..” disse ancora Sam.
“Esatto. Lo incaricò di proteggerli, di addestrarli ad essere protettori dell’umanità senza, in un certo senso, farne parte. Avrebbero dovuto combattere il male dell’Inferno, senza essere visibili ad occhio umano. Donò loro dei poteri che potevano utilizzare solo tramite quei tatuaggi che avete visto ma che in effetti sono rune angeliche.” spiegò ancora l’angelo.
“Due di loro hanno detto di avere una runa para….para-qualcosa!” fece Dean non ricordandone il nome.
“Non ci posso credere!!” fece piacevolmente sorpreso Castiel. “Avete incontrato non solo degli shadowhunter, ma due Parabatai!!” fece compiaciuto alla fine.
“Sì, erano fratelli!” fece Sam.
“Sapete? In un certo senso i parabatai sono un po’ come te e Sam.” fece l’angelo. “Riescono a capire ciò che provano l’uno o l’altro. Sono talmente legati che in battaglia sanno esattamente cosa farà l’uno o come si muoverà l’altro. E soffrono di un particolare dolore se l’uno o l’altro soffre, o viene ferito o peggio muore. Una parte della loro anima muore con l’altro.” finì quasi con amarezza.
I due cacciatori restarono per un po' in silenzio. Nessuna parola. Qualche sguardo complice. Un lieve assenso con il capo. Entrambi presero la loro bottiglia di birra e brindarono in silenzio. Poi fu Dean…
“Beh!! mettiamola così, abbiamo anche noi il nostra runa salva culo!” ironizzò il maggiore mettendo una mano sul torace lì dove da anni quel tatuaggio era ormai un emblema di famiglia più che un mero simbolo di protezione contro il male.
“Scommetti che so a cosa stai pensando?!” lo sfidò per scherzo Sam.
“Ti sfido!” accettò Dean.
Sam lo fissò. Scrutò i suoi occhi verdi. Notò alcuni movimenti impercettibili. Minime contrazioni del corpo. Le labbra che arricciavano appena. Lo scintillio negli occhi. Lo sguardo appena appena malizioso.
Castiel li fissava interdetto.
Poi…
“Fai schifo!!” sbottò Sam rivolto al fratello.
“Cosa?!” esclamò l’angelo.
“Fattelo spiegare da lui!” fece il più giovane alzandosi dal suo posto, prendendo la sua birra e andando verso l’uscita della cucina mentre Dean rideva di gusto.
“Ma cosa….” ancora confuso Castiel.
“Oh...andiamo Sam. Non fare il puritano. Lo sai anche tu che quelle due shadowhunters erano davvero dei bei bocconcini!! fisico da sballo, completini in pelle attillati!!” si rivelò il maggiore.
“Dean!!” fu, a quel punto, il richiamo di rimprovero da parte dell’angelo.
“Sammy, andiamo!!” provò a richiamarli. “Andiamo, fratellino. Ti lascio la rossa.”
“Fai schifo!!!” arrivò la voce ormai lontana di Sam da uno dei corridoi.




N.d.A.: la canzone con cui i fratelli vanno via è degli AC/DC ( chi, se non loro??), “It's a long way to the top if you wanna rock 'n' roll “.
C’entra poco ma dato che il personaggio di Dean adora il film School of Rock ….

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Capitolo 12
*** 12 ***


EPILOGO


Da quell’incontro passarono mesi. Lunghi mesi. Mesi molto difficili.
Sam e Dean avevano sconfitto Chuck o per lo meno lo avevano reso come ciò che lui più di tutto odiava: essere un semplice essere umano.
Avevano ripreso la loro vita tra il bunker, la caccia, una vita più o meno normale e con loro c’era l’inaspettato Miracle.
Ma avevano anche perso tanto in quella battaglia. Avevano perso Castiel, avevano dovuto dire addio a Jack, ma loro...loro erano ancora insieme.
Uno accanto all’altro. Come era sempre stato. Come sarebbe sempre stato.

Ma la vita andò avanti.  In Kansas come ad Idris.
Andò avanti di quasi cinque anni.

La vita degli Shadowhunter fu rricchita dal piccoletto tutto pepe che Alec e Magnus avevano adottato. Il figlio di una donna irretita da un demone mutaforma, morta purtroppo al momento del parto.
Il gruppo rideva allegramente dei capitomboli del piccolo e mentre Alec si premuniva di rimetterlo in piedi delicatamente, Magnus fintamente offeso richiamava gli altri: “Ehi!! smettetela di ridere di mio figlio o comincerò a fare rotolare voi, intesi?!”
In quel momento ilare, il cellulare di Alec squillò. L’inquisitore lo prese ma in quello stesso istante si ritrovò lo sguardo poco felice del marito.
“Niente lavoro stasera, Lightwood!” lo avvisò lo stregone.
“Lo giuro. Voglio solo assicurarmi che tutto sia ok!” promise Alec mostrando il nome dello shadowhunter che chiamava e poi sporgendosi e baciandolo delicatamente sulle labbra.
“D’accordo!” e andò di nuovo verso il piccolo sul tappeto.


Alec attivò la comunicazione. “Sì, pronto!”
“…..”
“Sì, certo che ricordo. Notizie?” fece curioso , il volto ancora sorridente.
“…..” e quello che gli venne detto gli spense pian piano quel sorriso sulle labbra.
Magnus, che lo guardava, se ne accorse e fece un cenno discreto a Jace che si voltò a guardare il fratello.
“Quando?” chiese Alec ormai serio. Forse triste.
“….”
“E l’altro?”
“….”
“Ok. Grazie per avermene messo al corrente. No, no...su questo non c’è bisogno di informare il Clave. È personale. Grazie ancora!” e chiuse la comunicazione.


Rimase così, in silenzio, per qualche momento, mentre anche gli altri capirono che qualcosa non andava,
“Alexander?!” lo richiamò apprensivo lo stregone. Alec alzò lo sguardo verso di lui.
“Mamma?”
“Sì tesoro!” rispose Maryse al richiamo del figlio maggiore.
“Ti dispiace portare il bambino nella sua camera. Per favore!”
“Certo!” fece lei prendendo il bambino tra le braccia a baciandolo sulla guancia per rassicurarlo, conscia che quel qualcosa che Alec stava per comunicare, era qualcosa non ancora adatto alle orecchie del suo dolcissimo nipote.
Jace , Izzy e gli altri si avvicinarono ad Alec, ma fu Jace a parlare.
“Ok! Ci dici che è successo?”
Alec prese un respiro profondo. Si alzò e assunse la sua solita posa militaresca quando quello che doveva dire non era niente di bello.
“Ricordate anni fa...quei due cacciatori?”
“I Winchester?”
“Sì!”
“Sam e Dean? Stanno tornando?” fece entusiasta Simon.
“Sarebbe grandioso. Farei volentieri un altro giro sulla loro macchina!!” convenne Jace.
“Non credo che stiano passando per New York!” asserì Isabel incerta, notando lo sguardo del fratello maggiore, mentre Clary le si faceva vicina.
“Alec? Che succede?” fece la giovane vedendo anche lei, l’amarezza sul volto dell’amico ormai fraterno.
“Alexander...ehi?!” lo incoraggiò lo stregone poggiandogli una mano sulla schiena improvvisamente tesa.
“Dean Winchester è morto!” esordì l’inquisitore.
“No!!!” fu la dolorosa esclamazione da parte delle due ragazze, mentre i ragazzi contrassero istintivamente la mascella.
“Come?!” sussurrò intristito Magnus.
“Come muore chiunque faccia quello che fanno quelli come loro o noi. Salvando vite umane. Un gruppo di vampiri fuori controllo aveva rapito due bambini. Sam e Dean li hanno rintracciati, li hanno salvati ma a quanto mi è stato detto , Dean è stato ferito in modo grave e non è sopravvissuto.” riferì Alec.
“Per l’angelo!” sussurrò Isabel, profondamente dispiaciuta, mentre Simon la raggiungeva e l’abbracciava e lo stesso faceva Jace con Clary.
Fu proprio Jace a chiedere poi di Sam.
“Dov’è Sam adesso?!”
Alec scosse appena la testa. “Era Underhill al telefono. Ritornava da alcuni incontri con gli altri istituti del paese. Gli avevo chiesto di raccogliere notizie sui Winchester e quando ha saputo quello che era successo, facendosi passare per un cacciatore, è entrato in contatto con una sceriffo di Sioux Falls, Jody Mills. Lei gli ha confermato la storia, ha detto che Sam  ha portato a termine un paio di missioni ma poi ha abbandonato tutto. A quanto pare era troppo doloroso per lui continuare a fare quello che per una vita aveva fatto con il fratello.” raccontò.
“E dov’è adesso?” domandò anche Magnus.
“Nessuno lo sa. La Mills ha detto che Sam ha chiuso il bunker, ha preso qualche ricordo del fratello, è salito in macchina ed è partito. Nemmeno lei ha più tracce.”
Quel racconto finì con un sospiro affranto da parte di tutti.
“Ho sempre pensato che quei due fossero , a modo loro, dei Parabatai.” affermò Magnus mentre si alzava e si portava al centro del loro salone.
“Sì!” convenne triste Jace, ricordando come si era sentito quando Alec gli aveva detto che dopo il matrimonio sarebbe andato via dall’Istituto. Era stato un sottile dolore condiviso dalla runa anche se Alec lo aveva rassicurato: “Sei mio fratello, il mio parabatai. Ovunque andrò, tu sarai sempre con me.
Pensò a Sam senza suo fratello e non poteva sapere che nei suoi ultimi istanti, Dean aveva fatto la stessa promessa a Sam: “Il mio Sammy, il mio fratellino. Io non andrò mai via. Sarò sempre qui, con te!

Magnus nel frattempo mosse piano le mani e davanti a lui si materializzò una colonnina semplice, con una candela e una ciotola piena di petali di rose rosse
“Magnus che vuoi fare?” chiese Alec andandogli vicino.
“Rendere onore ad un guerriero…. come giusto che sia!” affermò lo stregone e nel momento in cui, con uno schiocco di dita accese la fiamma della candela, tutti quanti si riunirono per mettersi in cerchio attorno alla colonnina.
Alec e Magnus si guardarono. Il più giovane, donando solo con lo sguardo assenso a quell’iniziativa. Il secondo, annuendo semplicemente.
“Dean Winchester!” chiamò lo stregone così come voleva la tradizione: chi rimaneva pronunziava il nome di chi si era perso.
A quel nome tutti gli altri risposero come rito richiedeva: “Poichè siamo polvere e ombra.”
Poi fu Alec a parlare per portare avanti il rito commemorativo: “Amico, fratello!”
“Ave atque vale!” risposero gli altri.
Infine, shadowhunters e stregone si guardarono: “Salute e addio!” dopo di che, lo stregone mosse di nuovo le mani e con i suoi gesti delicati e ritmici sembrò accompagnare verso il cielo, la luce di quella candela.


In quello stesso istante mentre quella luce raggiungeva il cielo notturno di Alicante, in un altro stato, lungo un’altra strada, in un’altra città , di cui nessuno venne mai a conoscenza, la possente Impala finiva la sua corsa in un garage. Sotto un pesante tessuto protettivo.
Uno dei suoi proprietari, l’unico rimasto in vita, l’avrebbe comunque protetta dandole quel riposo che tanto meritava alla fine.
Nel suo bagagliaio ormai completamente vuoto, trovavano rifugio, solo un logoro borsone militare, pochi ricordi e una felpa ancora pregna di quell’odore così calorosamente familiare.

Il resto è storia.
No.
Il resto è leggenda.
 



...E’ difficile dire addio ai giorni andati,
a quello che abbiamo affrontato
ma prenderò tutti i miei ricordi
per farne il sole dopo i giorni di pioggia.”
(It’s so hard to say goodbye to yesterday, Jason Mraz)

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