Can You Lead Me to the Light?

di __aris__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una volta promisi ***
Capitolo 2: *** Un Lannister paga sempre i propri debiti ***
Capitolo 3: *** Non voglio essere vostro nemico ***
Capitolo 4: *** Un soffio di vento ***
Capitolo 5: *** Ballate di dame e cavalieri ***
Capitolo 6: *** Mani candide in un mare di rosso ***
Capitolo 7: *** Un'armatura di acciaio di Valiria ***
Capitolo 8: *** Il dovere di un Cavaliere ***
Capitolo 9: *** Compagni di viaggio ***
Capitolo 10: *** E ora la mia guardia ha inizio ***
Capitolo 11: *** Qualcosa ***
Capitolo 12: *** Nella torre più alta ***
Capitolo 13: *** Sotto il ghiaccio perenne ***
Capitolo 14: *** L'odore della neve ***
Capitolo 15: *** In silenzio ***
Capitolo 16: *** Una cosa semplice ***
Capitolo 17: *** Ricordi ***
Capitolo 18: *** Nei suoi occhi ***
Capitolo 19: *** Restate ***
Capitolo 20: *** Un sogno troppo bello ***
Capitolo 21: *** Tysha ***
Capitolo 22: *** Calore ***
Capitolo 23: *** Dolci illusioni ***
Capitolo 24: *** Dove vanno le puttane ***
Capitolo 25: *** Luci e Ombre ***
Capitolo 26: *** Le campane ***
Capitolo 27: *** Un Mondo che Non Esiste ***



Capitolo 1
*** Una volta promisi ***






 
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Lady Sansa, vorrei scambiare qualche parola con voi.
Sansa aveva guardato il Folletto perplessa per un momento, poi aveva acconsentito ed insieme erano usciti dalla sala del consiglio ristretto di Approdo del Re. “Di cosa volevate parlami, Lord Tyrion?
Tyrion prende un bel respiro prima di parlare. Aveva pensato a quel momento da quando avevano sconfitto il Re della Notte, più precisamente da quando la primavera era tornata. Poi era arrivata la guerra a Cercei e l’estate era iniziata con l’incoronazione di un sovrano giusto. Ma averci pensato per mesi interi non rendeva quella conversazione meno facile e nemmeno aver vivisezionato quel pensiero in tante parti da perderci il conto gli impediva di sentirsi meno stupido. “Ho saputo che avete iniziato a ricostruire Grande Inverno.”
Voglio tornare a casa. Approdo del Re mi ricorda … brutti momenti” Cercei e Joffrey, le ricorda di quando era una prigioniera. Se chiude gli occhi può sentire ancora le risate del giovane re o immaginare sua madre nei giardini. Anche se il nuovo re non le avrebbe fatto mai del male, una parte di lei si sentiva ancora un prigioniera.
Capisco.” Rispose Tyrion con voce greve. Sapeva che quello era il momento, ma, per quanto detestasse ammetterlo, non aveva avuto tanta paura nemmeno mentre liberava i draghi. “Vorrei che mi permetteste di usare le ricchezze di Castel Granito per ricostruire Grande Inverno. Non voglio farvi la carità, so che non vi serve l’oro dei Lannister e non è mia intenzione mancarvi di rispetto, ma vorrei almeno fare ammenda per quello che la mia famiglia vi ha fatto.”
Sansa smette di camminare e lo guardò a lungo, in un modo che il Folletto non riuscì a decifrare. “Io non ve l’ho mai chiesto.” Sembra incredula e stupita, quanto meno non sembra offesa.
Non ha importanza.” Tyrion si avvicina di un passo, un passo piccolo. Si ricorda ancora di quando erano sposati e lei non si lasciava nemmeno sfiorare, anche se davanti a lui non c’è più una giovane ragazza ma la Lady di Grande Inverno ha ancora paura di avvicinarsi troppo. “Una volta ero vostro marito e promisi che vi avrei protetta e che non vi avrei fatto del male ma infransi entrambi i giuramenti. Permettetemi di aiutarvi a costruire un rifugio sicuro per fare ammenda.”
Da quando si sono rincontrati a Grande Inverno quella è la prima volta che parlano del loro matrimonio. C’erano state delle volte, quando era imprigionata a Grande Inverno, in cui si era chiesta se le cose tra loro sarebbero potute andare in modo differente, ma erano state solo idee campate in aria per distrarsi dall’orrore che la circondava. “Ho avuto mariti peggiori di voi.” Dice amara prima di recuperare la sua abituale compostezza “Datemi il tempo di riflettere sulla vostra proposta.” Sansa si allontana con passo leggero, una par te di Tyrion vorrebbe che si fermasse per guardarlo e sorridergli con lo stesso calore che riserva al fratello ma sa che non accadrà.



 

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Capitolo 2
*** Un Lannister paga sempre i propri debiti ***






 
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Quando Sansa entra nella torre del Primo Cavaliere trova Tyrion circondato da voluminosi tomi aperti. Il suo volto è stanco ma la giovane crede di vederci un flebile sorriso appena i loro sguardi si incrociano.
Avete pensato alla mia proposta?” domanda il Folletto alzandosi dalla scrivania. Cerca nella Lady di Grande Inverno qualche spia della sua decisione, ma non trova nulla. Sansa gli sembra ancora più pallida del solito, la sua espressione è tesa e accompagnata da semicerchi violacei sotto gli occhi. Forse non ha dormito?
La giovane si siede su una pesante sedia di legno intagliato e Tyrion resta impiedi per poterla guardare direttamente negli occhi. “Si my Lord. Apprezzo le vostre intenzioni e vi ringrazio dal profondo del cuore ma non posso accettare la vostra generosità.”
Non poteva certo dire che non si aspettasse questo esito, una parte di lui è convinto di meritarselo, tuttavia non riesce a non provare un certo dispiacere. “Posso chiedervi il motivo?
Per la prima volta Sansa abbassa lo sguardo “Sono stata ingiusta nei vostri confronti durante il nostro matrimonio. Voi potrete non aver mantenuto i vostri voti nuziali ma io non sono stata una sposa perfetta. Quando ci siamo sposati nutrivo per voi solo disprezzo, eravate un Lannister ed era abbastanza. Per di più …” Non vorrebbe continuare, sa che offenderà Tyrion e sa che non lo merita. Però lui è stato sincero con lei e non può non esserlo a sua volta. “Perdonatemi per questo, ma voi non avevate l’aspetto del marito dei miei sogni.” La giovane alza lo sguardo per incontrare gli occhi spaiati del Folletto, vede che lo ha ferito e vorrebbe mordersi la lingua ma c’è qualcosa in quello sguardo che la spinge a continuare a raccontare. “Dopo la morte di mio fratello ho pregato gli dei perché moriste, voi ed ogni altro Lannister che avevo conosciuto. Quando fuggii dopo la morte di Joffrey avrei brindato alla notizia della vostra esecuzione.”
Tyrion si volta per versarsi del vino. Lo fa solo per allontanarsi da Sansa. Sapeva che non aveva nutrito affetto nei suoi confronti durante il loro matrimonio; aveva letto infinite volte il disprezzo nei suoi occhi e nei suoi gesti, sapeva che pregava per la sconfitta dei Lannister eppure aveva sempre sperato che non lo considerasse come l’ennesimo aguzzino della sua prigionia. “I vostri sentimenti sono ancora gli stessi?” domanda dopo un abbondante sorso di vino.
No.” Risponde Sansa senza esitazione. “Ora so che siete un brav’uomo e mi dispiace di avervi giudicato per il vostro aspetto e per le colpe di altri. E mi dispiace di non aver riposto in voi la fiducia che meritate.” Il suo pensiero corre a Ditocorto ed alla fiducia cieca che gli ha attribuito, ha perso il conto delle volte in cui si è chiesta come sarebbero andate le cose non fossero scappati assieme.
Quelle parole gli alleggeriscono il cuore, Tyrion si scopre a sorridere nel riflesso del vino, allora si volta verso la giovane Stark. “Vi ringrazio della vostra onestà e vi rinnovo l’offerta di aiutarvi a ricostruire Grande Inverno.”
Sansa non crede alle sue orecchie. Vorrebbe credere che quel gesto sia solo una gentilezza a cui lei non è abituata, ma lui è un Lannister. “Lo fate in segno di amicizia o perché un Lannister paga sempre i suoi debiti?
Tyrion non risponde. Sa che deve dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riesce.
Lei sorride cortese, non è un sorriso finto ma triste. “Come immaginavo.” Sansa si alza da quella sedia con un leone ricamato sullo schienale. “Vi ringrazio, Lord Tyrion, ma non posso accettare.” Dice prima di uscire dalla torre del Primo Cavaliere.




 

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Capitolo 3
*** Non voglio essere vostro nemico ***






 
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Fermatevi lady Sansa, vi prego!” Tyrion ritrova la voce un attimo prima che Sansa varchi la porta. Era stata la paura di perderla a farlo parlare. Ancora una volta aveva detto di volerla proteggere ed invece l’aveva ferita, e lo aveva fatto intenzionalmente.
La ragazza si volta lentamente, troppo per i gusti di Tyrion, ma per qualche ragione sembra volerlo ascoltare ancora.
“Le vostre parole mi hanno offeso ed ho voluto offendervi a mia volta.” Il Folletto beve un altro sorso di vino “Un Lannister paga sempre i propri debiti.” Dice con un sorriso amaro.
E adesso avete cambiato idea?” Domanda scettica. Quel gioco non le piace; una parte di lei vorrebbe tornare a cucire ma allo stesso tempo non vuole che tra loro finisca in quel modo.
Non sono un brav'uomo, ma non voglio essere vostro nemico.”
Sansa non sa cosa rispondere. Prende aria, colpita dal tono di quella frase. Ha conosciuto molte sfumature della voce di Tyrion: c’era quella riservata allo stratega, quella dell’abile oratore, quella disincantata delle frasi pungenti, quella del politico esperto, quella imperiosa che ricordava Tiwin, quella dell’ubriaco e quella gentile che aveva sempre usato con lei. Mai era stata tanto stanca. I leoni ruggiscono, ma questa sembra quasi un sospiro o una preghiera. “Non vi ritengo un mio nemico da molto tempo.”
Tyrion posa la coppa e si avvicina più di quanto non avrebbe mai osato in passato, ma adesso sa di poterlo fare. Adesso sa che la bella figlia di Ned Stark non scapperà se il Demone Scimmia le si avvicina. “Se davvero non mi considerate più solo come un Lannister deforme, ricominciamo da capo. Facciamo finta di esserci incontrati oggi per la prima volta e che tutto quello che è stato fino ad ora non sia mai successo.”
Sansa colma la distanza che li separa, i suoi passi si sentono a stento nel silenzio che li circonda. Con grazia prende i lembi della gonna con le mani prima di inchinarsi “Sansa Stark Lady di Grande Inverno.”
Appena si rialza Tyrion le prende la mano per baciarla. La pelle di Sansa è bianca come la neve, ma la mano è morbida è calda. In un certo senso è come gli enormi camini di Grande Inverno che offrono conforto anche negli inverni più freddi. “Tyrion Lannyster, Lord di Castel Granito e Primo Cavaliere del Re. Al vostro servizio mia signora.”
Quando i loro occhi si incontrano entrambi scoppiano a ridere. Dopo tutto quello che hanno passato c’è qualcosa di liberatorio in quel nuovo inizio.
Posso offrivi del vino?
A cosa vorreste brindare?
Agli amici e alla fiducia.”
Allora accetterò con piacere.”
Tyrion le porge una coppa di cristallo piena di scintillante vino rosso. Teme che la sua gioia si veda troppo, che il suo volto deforme e sfregiato non la mascheri abbastanza, ma non sarebbe mai riuscito a perdonarsi se Sansa fosse uscita da quella stanza.
I due alzano i bicchieri e si siedono l’uno di fronte all’altra prima di iniziare a bere.
Posso chiedervi una cosa, Lady Sansa? In nome della nostra nuova amicizia.” Domanda Tyrion dopo qualche sorso di vino.
Lei sorride inclinando leggermente la testa incuriosita. “Certamente.”
Accettate la mia proposta di ricostruire Grande Inverno, per favore.”
Pensavo che dovessimo fingere che il passato non esistesse.” C’è una punta di irritazione nella sua voce. Le viene quasi il dubbio che quello fosse solo un piano per farle acconsentire ma poi si ricorda che Tyrion è sempre stato sincero, anche quando non aveva alcun interesse ad esserlo.
 “Si è vero. Ma noi Lannister sappiamo essere terribilmente ostinati.” L’uomo tiene la coppa con entrambe le mani, il suo sguardo è rivolto al vino ma ciò che guarda realmente è qualcosa di lontano che Sansa non riesce a cogliere.
È davvero così importante per voi?
Si.”
L’unica volta che ha visto tanta determinazione negli occhi di Tyrion era stata nelle cripte di Grande Inverno, mentre proclamava che avrebbe fatto tutto quanto fosse in suo potere per non aggiungersi all’esercito dei morti. “Allora accetto.”



 

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Capitolo 4
*** Un soffio di vento ***






 
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Sansa si è svegliata nel cuore della notte. È stato un soffio di vento o qualche rumore filtrato oltre la porta o un altro piccolo cambiamento che in piena notte sarebbe stato impercettibile per chiunque. Ma da quando è stata sposata a Ramsay Bolton anche il minimo fruscio riesce a farla svegliare di soprassalto.
Le basta aprire gli occhi per ricordarsi che non è più in pericolo, ma rimettersi a dormire non è mai facile. A Approdo del Re ha preso l’abitudine di fare una passeggiata nei giardini per respirare l’aria della notte ed assaporarne il silenzio. Così Sansa mette una giacca da camera ed esce dalle sue stanze attenta a non fare rumore. Oltrepassa alcune guardie con la solita camminata regale da Lady di Grande Inverno ed alla fine esce dalla Fortezza Rossa.
I giardini sono pacifici e profumati. Camminando nei viali rigogliosi si potrebbe credere che non ci sia stata alcuna guerra, tutto è florido come la prima volta che li vide. Sansa cammina fino ad una piccola terrazza, oltre la balaustra di pietra, in uno dei tanti livelli della Fortezza, può vedere Jon e Tyrion che discutono. Non riesce a sentire cosa si stanno dicendo ma dal modo in cui Jon si muove l’argomento deve essere qualche affare di stato molto importante. Il Folletto la vede dopo pochi minuti e Sansa sente quegli occhi spaiati su di sé, ma Jon non si volta nella sua direzione. Quando la discussione sembra finire il re si allontana mesto. Potrà avere il sangue dei Draghi nelle vene, ma in quel momento sembra il ritratto di Ned Stark quando era Primo Cavaliere.
Se vi state dedicando allo spionaggio vi consiglio di essere più discreta, my lady.” Sansa sta ancora sorridendo quando Tyrion l’affianca. La sua voce è gentile, quasi giocosa, i suoi occhi vispi scintillano nella notte.
Arya è molto più brava di me nel passare inosservata invece Bran sapeva arrampicarsi ovunque ed io non saprei proprio come imitarli.”
Tyrion sta valutando la prossima frase, nel silenzio possono quasi sentore gli ingranaggi del suo cervello muoversi incessantemente “Qualcosa vi turba?
Mi capita di svegliarmi nel cuore della notte e di avere difficoltà a riaddormentarmi.” Non lo direbbe a nessuno dei suoi fratelli, ma con lui è stata una confessione facile.
Sognate loro?” Nella loro camera da letto sembrava dormire pacificamente, anche se era sposata ad un nemico. Negli ultimi mesi gli è spesso sembrata stanca ma non ha mai osato chiederle niente ed ora l’unica causa che gli viene in mente è l’esercito degli Estranei. Anche se aveva dimostrato il coraggio di un vero lupo, certi momenti della battaglia saranno stati sicuramente difficili da dimenticare.
Non sono gli Estranei a popolare i mei incubi.” Vorrebbe raccontargli come si è fatta questa sorta di cicatrice ma non è pronta ad affrontare l’argomento Ramsay Bolton con lui. “A dire il vero non so nemmeno se sappia ancora sognare.
Tyrion osserva Sansa. Il chiaro di luna le dona quasi quanto l’inverno. Non è la sposa bambina di un tempo, ha perso la scintilla di innocenza di allora, ma al suo posto non trova nulla. Non c’è la fierezza di Catelyn o il coraggio indomito di Arya. Se cerca negli occhi di Sansa con attenzione può vedere un dolore che pochi sarebbero capaci di capire. Vorrebbe dirle che potrà sempre contare su di lui, per ogni cosa, ma si morde la lingua. In silenzio le stringe la mano che è appoggiata sulla balaustra di pietra. Lei ricambia quella stretta con un sorriso che dà al Folletto un po’ di coraggio in più. “La prossima volta che non riuscite a dormire venite da me, so essere di grande intrattenimento dopo qualche bicchiere.”
Sansa non riesce a trattenere una risata e, forse solo per un momento, parte del suo dolore sembra andare via. “Grazie my Lord.”



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Capitolo 5
*** Ballate di dame e cavalieri ***






 
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Mi sembrate preoccupato, My Lord.” Ha incontrato Tyrion in uno dei corridoi della Fortezza Rossa. È mattina presto ed immagina che torni da una notte nella biblioteca della reggia.
Che Primo Cavaliere sarei altrimenti?” A dire il vero sono molte le cose che lo preoccupano: le casse del regno sono vuote, Cersei non si è minimamente curata dei debiti di Westeros, gran parte di Approdo del Re è da ricostruire e in molti dei sette regni ci sono piccoli conflitti per prendere il posto che una volta spettava ai Tully, ai Tyrell o agli Arryn. Ed in tutto questo Re Aegon Targaryen ha vinto un trono che non vuole.
Posso aiutarvi in qualche modo?
Tyrion ci pensa seriamente. L’idea lo tenta, ma non vuole coinvolgere ancora Sansa nel gioco del potere. Se lei è ancora ad Approdo del Re è perché Jon vuole ricostruirei i Sette Regni con l’aiuto di tutti. È così che ha sconfitto gli Estranei ed è così che intende regnare. Ma forse l’affetto di una sorella può arrivare dove l’astuzia del Primo Cavaliere ha fallito. “Forse voi potreste persuadere Jon a prendere in considerazione l’idea di sposarsi il prima possibile.”
La bocca di Sansa si apre in un muto oh per poi sorridere amara. A Jon serve un erede, e presto, questo è il problema. “Sono stata sfortunata in amore. Sono stata fidanzata ad un principe biondo e dagli occhi verdi che però era un mostro e preferisco non parlare dell’ultimo matrimonio.” Un ombra appare sul volto del Folletto: ha sentito delle voci sul matrimonio tra Sansa e Ramesay Bolton. Secondo alcuni sarebbe stata proprio lei a liberare i cani che lo hanno mangiato vivo. Se sia vero o meno non saprebbe dirlo. Poi Sansa addolcisce la voce “Ma se volete potrei raccontargli del mio primo marito che è stato un amico quando nessun altro lo era. Lui è stato il migliore tra tutti.”
Tyrion vorrebbe ironizzare sul fatto che quello non sia poi un grande complimento, ma crede di aver sentito una nota di rimpianto nella voce di Sansa e questo lo disorienta.
Mi dispiace per Jon.” Continua l’altra. “Non lo merita.” Meriterebbe di sposare una donna di cui è innamorato, ma quella donna è morta.
Raramente un re riceve ciò che merita.”
Ma questo non vuol dire che non possa trovare almeno un amica.” Per un attimo si sente ingenua. Ricorda che la rovina di Cersei è stata sposare un uomo innamorato di una donna morta. Ma Jon non è Robert Baratheon, lui rispetterà sua moglie. E poi Sansa ha bisogno di credere che almeno per suo fratello sia possibile una vita felice, dato che per lei ha perso ogni speranza. O forse, nonostante tutto, è ancora solo una bambina che crede alle ballate di dame e cavalieri.
Tyrion sorride disilluso. I lupi scelgono i loro compagni per la vita, e se Jon trovasse un’amica sincera in sua moglie sarebbe molto più fortunato di tanti altri re. Ma quante donne possono essere amiche di un marito che preferirà il ricordo di un amore passato a loro?
Cercherò di parlare a Jon, ma non vi prometto niente.”
È tutto quello che chiedo, lady Stark.” Tyrion si avvia verso le sue stanze, fa qualche passo e poi si ferma e torna indietro “Ripensandoci … ci sarebbe un’altra cosa che vorrei chiedervi.”
Sansa fa un passo in avanti, curiosa di sapere cosa il Folletto sta per domandarle.
Venite a fare colazione con me. Sto morendo di fame e non sono dell’umore adatto per restare da solo con del vino.”
Se vi fa piacere, my lorrd.” In realtà ha già fatto colazione, ma non importa.
Tyrion sorride e le tende una mano “Mi farebbe infinitamente piacere, my lady.”




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Capitolo 6
*** Mani candide in un mare di rosso ***






 
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La mano di Tyrion è poco più grande di quella di un bambino, ma la pelle è più ruvida di quanto ricordasse. Certo non la si può paragonare a quella di un uomo d’armi, ma nemmeno alla mano soffice del giovane Tyrion Lannister conservata nei ricordi di Sansa. Per tenerle la mano è costretto a stare con il braccio alzato ma, nonostante la posizione debba essere scomoda, la sua stretta resta delicata e salda.
Il Folletto la conduce verso le sue stanze. Le stesse che una volta erano state le loro stanze e Sansa non può trattenere un colpo al cuore appena vede che all’interno è ancora tutto come lo aveva lasciato prima di scappare. Sono passati anni, né lei né Tyrion sono più le persone di allora, ma lì non è stato mosso nemmeno uno spillo.
Jamie.” Tyrion le lascia la mano. Nella sua voce c’è tutto il dolore di quella perdita. “Non ha permesso che nessuno toccasse niente.” Se non fosse stato per lui, Approdo del Re e tutti i suoi abitanti sarebbero stati inceneriti. Ma se quel colpo di spada ha salvato milioni di vite ha anche portato via a Tyrion la sua famiglia.
Sansa non risponde. Fa qualche passo verso quella che era stata il suo tavolo da toiletta. Le ampolle di vetro con le essenze profumate sono ancora nello stesso ordine in cui le ricorda. I fermagli d’oro e le spazzole d’argento sembrano essere stati appena posati. Erano stati il regalo di Cersei per il loro matrimonio: sul retro della spazzola di cinghiale è cesellato un leone su due zampe con una criniera riccioluta, mentre i fermagli sono decorati da rubini. “Li avete conservati.” Dice prendendo una forcina a forma di sole tra le mani.
Quando erano sposati amava osservare Sansa intenta a sciogliere le intricate acconciature che era solita portare. Fingeva sempre di leggere, ma con la coda dell’occhio la osservava disfare le trecce quasi ogni sera. Era un rituale: partiva sempre dalla destra e con delicatezza toglieva le forcine e scioglieva i nastri, poi le lunghe trecce rosse, quando aveva finito spazzolava tutta la capigliatura dalle punte salendo pian piano, infine faceva una treccia morbida per andare a dormire che fermava con un nastro celeste. Aveva imparato quei gesti a memoria a forza di guardali. Non era il modo gentile con cui le mani bianche di Sansa si muovevano agili in quel mare di rosso ad attirarlo, ma la pace che sembrava ritrovare con quei gesti familiari. “Sono vostri.” Metterli in un baule e dimenticarli avrebbe voluto dire anche dimenticare che un tempo erano stati legati e non avrebbe mai potuto farlo.
Sono regali di Cesei.” Risponde posando la forcina sul tavolo.
Tyrion sente la mancanza di quel momento, delle candide dita di Sansa tra quei lunghissimi capelli rossi, del rumore soffice delle innumerevoli spazzolate e di quegli occhi assorti.
Ho conservato l’anello.” Adesso Sansa sta guardando il divano su cui Tyrion ha dormito per mesi interi. “Posso ridarvelo, se lo volete. Immagino sia un cimelio di famiglia.” Prima di arrivare a Grande Inverno aveva provato a buttarlo in un fiume ma non ne aveva avuto il coraggio, poi, quando aveva diviso la camera con Ramsey Bolton, lo aveva conservato gelosamente, ben nascosto nel portagioie.
Quell’anello era di sua madre. Uno dei tanti dettagli crudeli del loro matrimonio: l’anello della donna che aveva ucciso al dito di colei che era stato costretto a sposare e che non lo avrebbe mai amato. “Quell’anello sarà per sempre vostro.” Non potrebbe darlo ad un’altra donna, come non potrebbe liberarsi delle cose di Sansa sul tavolo da toiletta.
Quando Sansa si volta ha gli occhi lucidi.
Non avrei dovuto portarvi qui.” Si erano promessi di ricominciare da capo, invece le aveva riportato alla mente ricordi infelici. “Mi dispiace.”
Va tutto bene.”
Sansa sorride. È un sorriso triste ma caldo, un sorriso che ultimamente gli regala spesso. Non è il sorriso che riserva a Jon o a Arya, ma non è nemmeno quel sorriso freddo come la Lunga Notte con cui lo aveva accolto a Grande Inverno qualche mese prima. “Volete ancora fare colazione con me?
Il sorriso di Sansa si allarga e si fa meno malinconico “Infinitamente, my lord.”



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Capitolo 7
*** Un'armatura di acciaio di Valiria ***






 
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Non vi ho vista molto ultimamente a corte.” Vorrebbe dire che gli è mancata la sua compagnia, ma le parole sono morte in gola.
Sansa vede il riflesso di Tyrion nel lago di ninfee. Non può negare che da quando la delegazione di Dorne è arrivata non ha praticamente messo piede fuori dalle sue stanze, tenendosi impegnata con il cucito. “Non voglio essere coinvolta nelle trattative per il matrimonio. Né da Jon e né dagli da altri.”
Il Folletto si siede accanto a lei “Senza di voi Jon non avrebbe mai cambiato idea.”
Ho fatto solo quello che era meglio per i Sette Regni.” Un matrimonio avrebbe portato ad una discendenza e questa avrebbe garantito stabilità duratura alla pace faticosamente conquistata. Ma non aveva tratto alcun piacere o guadagno, anzi si era perfino sentita in colpa mentre chiedeva al fratello l’ennesimo sacrificio per il bene collettivo.
Voi siete un miracolo, lo sapete?”
Sansa si volta incontrando gli occhi spaiati e vispi di Tyrion. Conosce quello sguardo, è quello che ha sempre quando valuta qualcosa o qualcuno. Si aspetta una frase sagace, una di quelle che racchiudono più di un significato, ma invece il Folletto la sorprende.
Cersei e Ditocorto vi hanno insegnato le regole del gioco del trono, vi hanno usata ed ingannata per i loro interessi ma voi, invece di diventare come loro, siete diventata una Stark.” In lei c’era molto più Ned Stark di quanto la somiglianza con Catelyn Tully lasciasse immaginare a prima vista. “E voi Stark pensate sempre a cosa sia giusto piuttosto che cosa sia conveniente.”
Non ho l’onore di mio padre.”
Tyrion la guarda perplesso e Sansa non riesce a non raccontare di quando fece mangiare Ramsay Bolton dai suoi cani e del piacere che provò in quel momento. Lui la ascolta senza battere ciglio, si limita a studiarla. Quando parla la sua voce è immutata, forse sembra un preoccupata ma non in collera. “Vi ha fatto del male?”           
Mi ha violentata.” Non ci gira attorno. Potrebbe cercare altre parole, parole migliori, più gentili ma nessuna di queste cambierebbe la realtà. “Più di una volta.”
Non ci sono lacrime negli occhi di Sansa, la sua voce è asciutta, spessa e ruvida come i bastioni di una fortezza. Una fortezza violata, ma capace ancora di ergersi imponente sulle valli circostanti. “Dopo vi siete sentita meglio?
Per un po’.” Ammette con un sospiro “Lui era morto, avevamo riconquistato Grande Inverno ed io riuscivo a dormire sogni tranquilli. Ma quando siete partiti per Approdo del Re ho iniziato a svegliarmi in piena notte anche per il più insignificante dei sussurri.”
Sono passate settimane dalla notte in cui l’ha incontrata nei giardini. Molti anni prima, prima ancora che si sposassero, aveva imparato a cogliere i segni della sofferenza sul volto di Sansa per questo aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava. Eppure il suo primo pensiero era stato l’esercito degli Estranei. Non avrebbe mai creduto che dopo quell’apocalisse Bolton fosse ancora capace di infestare le notti di sua moglie.
No.
Sansa non era più sua moglie e non aveva mai voluto esserlo, ma era stata una Lannister posta sotto la sua protezione e Tyrion rimpiange che Bolton sia già morto. Un desiderio feroce che gli divora il cuore.
Ho vendicato me stessa, Theon, Rickon e Grande Inverno ed ho gioito in quel momento. Ma quello che Ramsey mi ha fatto resterà con me e la vendetta, per quanto dolce, non lo cancellerà.” Una lacrima scende sulla guancia di Sansa mentre lei guarda lontano. Tytion vorrebbe asciugarla, ma prima che trovi il coraggio di avvicinarsi tanto una mano della ragazza l’ha già cancellata.  “Ed in tutto questo ho paura di aver acquisito un po’ della sua cattiveria.”
Quindi è questo il prezzo con cui ha pagato l’armatura in acciaio di Valiria che le ha visto da quando si sono rincontrati? Un prezzo altissimo. “Tutti abbiamo dell’oscurità in noi, ma possiamo scegliere se lasciarci consumare o no.” Tyrion prende una mano di Sansa tra le sue e la stringe come se fosse un uccellino ferito. “Prima della Lunga Notte avete accolto e sfamato i rifugiati nonostante delle risorse limitate. Durante la battaglia avete affrontato la morte con onore. E prima vi stavate preoccupando per il futuro di Jon, Voi non siete una persona cattiva, nonostante tutto il male che vi è stato fatto. Voi siete una Stark.”
Gli occhi di Sansa sono di nuovo oltre le fronde verdi ed il cielo terso di fine estate. “Ci sono giorni in cui vorrei la vostra sicurezza.”
Tyrion ha il sospetto che nemmeno Jon o Aria conoscano questo lato di Sansa, vorrebbe dirle che forse avrebbero fatto meglio a scappare insieme, a restare sposati, ma la verità è che non sarebbe stato capace di proteggerla oltre il Mare Stretto. “Venite da me in quei giorni e prometto che vi ricorderò che siete una vera Stark fino a che non mi implorerete di smettere.” In un attimo le mani bianche della ragazza hanno stretto quelle male abbozzate del Folletto, ed i suoi occhi azzurri sembrano rasserenarsi. Restano così per un po’, qualcuno probabilmente li vede ma a nessuno importa.
Vorreste passeggiare nei giardini con me, Lord Tyrion?” domanda Sansa appena si alza “Mi è mancata la vostra compagnia e l’estate non durerà per molto.”
Ogni volta che vorrete, my Lady.”



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Capitolo 8
*** Il dovere di un Cavaliere ***






 
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Quando Sansa entra nella sala del Concilio Ristretto, Tyrion e Jon la stanno aspettando. Il Folletto è seduto sulla sedia del Primo Cavaliere con le dita intrecciate sotto al mento e le spalle appoggiate allo schienale, Aegon è curvo su una lunga pergamena su cui erano appoggiati tutti gli stemmi delle famiglie nobili dei Sette Regni. Oltre al tavolo, Spettro alza leggermente la testa appena Sansa si avvicina per poi tornare a sonnecchiare.
Devo chiederti un favore.” Dice Jon facendo cenno alla sorella di sedersi di fronte a lui
Più grande di farmi restare ad Approdo del Re?” Sansa gli sorride istintivamente. Se fosse per lei sarebbe tornata a Grande Inverno da mesi; se fosse per Jon l'avrebbe seguita fino a oltrepassare la Barriera per vivere nelle terre dei Bruti.
In quel momento, anche se stanno per discutere di affari di stato, non sono il Re dei Sette Regni e la Signora di Grande Inverno, ma due fratelli. Tutto il resto, incluso il potere, è quasi un accessorio secondario. Per Tyrion c'è sempre qualcosa di sorprendete in quei momenti. Se suo padre li vedesse si rivolterebbe nella tomba, ne è certo. Ma, dopo tutto, Tywin è morto in una latrina e sul trono siede il figlio bastardo di Ned Stark. Che quel vecchio bastardo si faccia divorare le interiora dai vermi!
Un sorriso compare sulle labbra di Aegon, forse l’unico di quel giorno. “No, non così grande.”
Stavamo disponendo i posti nel banchetto per la principessa Alessa Martel.” Inizia a spiegare Tyrion avvicinandosi al tavolo “E ci chiedevamo se vi andrebbe bene sedere accanto al Principe di Dorne.”
La ragazza sposta gli occhi dall’uno all’altro, sentendo che il motivo della sua convocazione sia differente. “Non me lo avreste chiesto se non stessimo parlando solo di un banchetto.
Il Principe di Dorne vorrebbe proporti di sposarlo.” Adesso è Jon a parlare, la sua voce è più tesa rispetto a quella di Tyrion e Sansa non saprebbe dire se lo sia perché un legame troppo stretto con Dorne potrebbe non essere un bene per il Regno o no.
Un brivido le percorre la schiena, per un secondo anche le sue mani tremano. Non è pronta a sposarsi e a condividere il letto con un uomo. Non ancora, e forse non lo sarà mai. “Dovrei accettare?
No.” Tyrion risponde prima che Aegon sappia cosa dire. Vorrebbe dirle che spera trovi un uomo che la ami, ma non è il momento. “Meritate di scegliere liberamente il vostro terzo marito. Chiunque desideriate e nel momento in cui vorrete.”
Avrai sempre la mia benedizione.”
Come fratello o come re?” domanda Sansa guardando Jon dritto negli occhi.
Entrambi.” Risponde con un sorriso.
Non ho intenzione di sposarmi al momento. Sono sicura che Manfret Martell sarebbe un ottimo consorte, garantirebbe Grande Inverno rifornimenti di cibo, vino e spezie, ma ...” la voce di Sansa si spezza prima che riesca a terminare la frase. Jon non sa ogni cosa del suo matrimonio con Bolton, non ha mai avuto il coraggio di raccontargli tutto. E per qualche ragione parlare di matrimonio così presto davanti a lui la imbarazza più di quanto vorrebbe.
Tyrion vede Sansa impallidire. Vorrebbe andarle vicino e dirle che questa volta sarà diverso, che il suo terzo matrimonio sarà felice; ma lui è il Primo Cavaliere ed il suo dovere è restare su quella sedia. “Quando vorrete, my Lady, non prima.” La rassicura ancora una volta.
Jon guarda Tyrion, sente che in quella conversazione c’è qualcosa che né lui né Sansa vogliono rivelargli. L’ennesimo segreto di Approdo del Re. Tuttavia, visto l’argomento, l’unica cosa che gli viene in mente è che abbia a che fare con Ramsey Bolton ed allora decide di non indagare. È contento che Sansa si sia confidata almeno con Tyrion.
Ma siederò accanto a lui durante il banchetto, se gli farà piacere.” Termina Sansa, ritrovando la voce ed il solito tenue colorito sulle gote.
A questo punto direi che abbiamo finito, vostra Grazia.” Dice il Folletto alzandosi dalla sedia con espressione soddisfatta.
C’è ancora un piccolo cambiamento da fare.” Il Re sposta lo stemma dei Lannister accanto a quello degli Stark e lontano da quello che Bronn ha scelto da quando governa Alto Giardino. Adesso Sansa siederà tra Tyrion ed il Principe di Dorne, seguono Jon e la Principessa Alessa. “Se il mio dovere è essere il Re dei Sette Regni per ogni giorno della mia vita, lo stesso vale per il mio Primo Cavaliere.”
Sansa vorrebbe dire che non le serve la protezione del Folletto, ma capisce che Jon non cambierà idea al riguardo.
Ma io e Bronn avevamo già scommesso se il Principe Manfret avrebbe portato più vino di quanto ne potessi bere!” protesta Tyrion.
Una ragione in più per evitare che il mio Primo Cavaliere si ubriachi in un giorno così importante.” Risponde Aegon con tono pacato ma fermo.
Il folletto sospira deluso e rassegnato “Peccato! Le mie idee migliori non mi vengono mai quando sono sobrio.”
Sansa scoppia ridere. Non è esattamente il contegno adatto alla Lady di Grande Inverno, ma non riesce a trattenersi.
Adesso abbiamo finito, Lord Primo Cavaliere.”




 

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Capitolo 9
*** Compagni di viaggio ***






 
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Sansa si è fermata a guardare Jon e la principessa Alessa passeggiare nei giardini nascosta dietro una delle innumerevoli finestre della Fortezza Rossa.
Il protocollo di corte vorrebbe che fossero accompagnati da rappresentanti della Corona e di Casa Martel, ma Aegon il Lupo ha dimostrato più volte di ignorare il protocollo di corte. Così i due camminano indisturbati tra le aiuole rigogliose per conoscersi.
Alessa Martel ha la carnagione olivastra di Dorne, i suoi occhi sono scuri e intensi, la mascella è decisa e le labbra carnose. È una bellezza particolare, esotica, ma è una bella donna. Diversa in ogni cosa dall’eterea Madre dei Draghi.
Solo per questo le potrebbe piacere.
Aegon è … semplicemente Jon.
Sansa può a vedere l’imbarazzo di suo fratello anche da lì e non riesce a non provare una certa tenerezza. Ricorda Joffrey, la sua arroganza, i suoi sbalzi di umore, la cattiveria gratuita ed è grata che Alessa non dovrà mai conoscerle.
Dopo qualche minuto Tyrion l'affiaca. “Avete scelto un’ottima vista, mia signora.”
Sansa lo ringrazia e poi torna a guardare la coppia nei giardini. Adesso si sono seduti ai piedi di un faggio. Alessa sembra divertirsi, l’imbarazzo di quando è arrivata ad Approdo del Re è presto andato via ed ora sorride quasi sempre. “Pensate che sia sincera?
Un basso mugolio accompagna i pensieri del Folletto “Difficile da dire. I Dorniani sono sempre stati politici abili e pragmatici.”
Spero sia sincera.”
Lo spero anch’io, my lady.” Tyrion vorrebbe credere che quell’unione funzioni non solo politicamente. Jon odia essere il Re, ha preferito il dovere alla libertà, e magari una compagna potrebbe alleggerire questo pero. Ma l’ultimo matrimonio tra una principessa di Dorne ed un Targarien è naufragato per un’altra donna, e nemmeno Cercei ebbe più fortuna con Robert. Per non pensarci si volta verso Sansa. Altera e composta, è comunque bellissima. Molto più bella di sua madre. “Credete che avremo potuto funzionare se le circostanze fossero state diverse?
Sansa si volta e lo guarda stupita. Si è posta quella domanda infinite volte dopo la fuga, ma non se la sarebbe mai aspettata così a brucia pelo.
Ogni istante in cui non risponde aumenta l’imbarazzo di Tyrion. Avrebbe fatto meglio a stare zitto, ma quella domanda lo tormenta da quando il Principe di Dorne è arrivato ad Approdo del Re. Non rimpiange quei mesi, almeno non in modo romantico, eppure quel dubbio lo accompagna da giorni. “Non vi chiedo se pensate che avreste potuto amarmi, ma se saremo almeno potuti essere buoni compagni di viaggio.”
Vorrei poterlo credere.”
Ma non lo fate.” Perfino adesso che sono amici Sansa non ha cambiato opinione sul loro matrimonio.
Eravate un Lannister, e nemmeno il più bello. Eravate anche gentile e coraggioso, ma non so se me ne sarei mai accorta.”
Eravate una bambina.” Adesso sono amici, adesso Sansa si fida di lui, adesso che è una donna adulta.
Avrei dovuto vedere l’uomo che siete e non il leone sul vostro farsetto. Mi dispiace infinitamente per non averlo fatto.” Quello è stato un rimpianto nato lentamente ma ora è uno dei più grandi, assieme a non aver apprezzato tutta la sua famiglia quando poteva farlo.
D’improvviso Tyrion si sente in colpa. È stato il senso di colpa a fargli accettare il ruolo di Primo Cavaliere, più della volontà di ricostruire i Sette Regni dopo la Lunga notte e l’Ultima Guerra. “Non sono l’uomo gentile e coraggioso che ricordate. Ho fatto cose terribili e desiderato cose peggiori.” Ha desiderato che Approdo del Re bruciasse, fino a quando ogni abitante non fosse morto e le loro case sciolte nel fuoco, e lo ha desiderato violentemente. Il pensiero della sua vendetta è stato il vino più dolce che avesse mai bevuto, fino a quando non si è improvvisamente trasformato in aceto. “Vogliate scusarmi, Lady Sansa.” Dice con un inchino prima di allontanarsi senza darle il tempo di chiudergli niente.



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Capitolo 10
*** E ora la mia guardia ha inizio ***






 
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Tyrion ringrazia che non ci sia più un trono di spade. Perché già si sente ridicolo su una sedia normale, con i suoi piedi penzolanti, figuriamoci come potrebbe essere su quella che era stata forgiata da mille lame.
Almeno di questo è grato agli dei.
Lo è meno di dover amministrare la giustizia al posto di Jon mentre il Re supervisiona la ricostruzione del nuovo tempio di Baylor, ma il Folletto non è diventato Primo Cavaliere per poter ringraziare gli dei.
 
 
Quando la porta della prigioni si aprì Tyrion era certo che fosse il boia.
Danaerys è morta.” Il bastardo di Ned Stark era decisamente l’ultima persona che pensava gli avrebbe fatto visita.
Ormai non era più il bastardo di Ned Stark, ma non cambiava molto.
E la battaglia?” domandò Tyrion alzando lo sguardo. Aprrodo del Re era stata conquistata grazie al sacrificio di Jamie settimane prima, l’unica battaglia che restava da vincere era quella per la sopravvivenza.
Vinta.” Rispose il ragazzo con voce mesta. Perfino Spettro sembrò rattristarsi.
Hai impedito la Lunga Notte, dovresti essere più felice.”
Lei si è sacrificata per permetterci di vincere.”
In quel momento Tyrion sentì la mascella cadergli a terra. Gli ci volle un momento per riordinare le idee e domandare cosa fosse successo e Jon gli raccontò della profezia del Principe che fu promesso, di cosa si doveva fare per forgiare la sua spada e della decisione di Daenerys.
Il Folletto fece un sospiro di sollievo. Per una volta fu felice di non aver ottenuto quello che voleva. “Sono ancora accusato di alto tradimento?
Questo dipende da te.” Rispose il ragazzo mentre gli occhi rossi di Spetto scintillavano nella penombra della cella.
 
 
Nei mesi successivi all’incoronazione Tyrion si era sempre rifiutato di ricordare quel giorno. Aveva lavorato fino a notte fonda oppure aveva finito intere otri di vino per allontanare quel ricordo, ma l’ultima conversazione con Sansa lo ha fatto riemergere ed ora sembra non volerlo lasciare più.
Perfino adesso, mentre giudica l’uomo accusato di aver rubato una mucca che stava incatenato davanti a lui, le parole di Jon gli echeggiano nelle orecchie.
 
 
Non posso essere Primo Cavaliere, Vostra Grazia.”
Perché?
Ho desiderato che tutti i Sette Regni bruciassero. Ho passato anni a sussurrare a Daenerys di riprendersi il trono dei Targaryen con fuoco e sangue. Vi volevo vedere tutti distrutti, da Dorne alla Barriera.” Il Folletto guardò le mura umide della sua cella “Merito di stare qui.”
Però hai cercato di impedire che Approdo del Re fosse distrutta dai draghi. Tu e Jamie avete salvato milioni di vite, dovresti essere più felice.”
Tyrion sorrise. Jon, o Aegon che fosse, non era più il bambino che aveva incontrato a Grande Inverno anni prima. Sarebbe stato un buon re, anche se non voleva la corona. “Se non fosse stato per Jamie e per gli Estranei dubito che avrei cambiato idea.”
Per questo hai rifiutato di essere il Primo Cavaliere di Daenerys?
Ho rifiutato di essere Primo Cavaliere del tiranno che ho creato, ma è bello sapere che ci fosse ancora del buono in lei.” Quando la Madre dei Draghi gli aveva offerto la spilla di Primo Cavaliere l’aveva gettata nella neve, appena lei scoprì il complotto con Jamie per prendere Approdo del Re senza inutili spargimenti di sangue fu trascinato in quella prigione senza troppe cerimonie. In quel momento aveva visto negli occhi di Daenerys la voglia di sangue e si era chiesto se suo nonno avesse lo stesso sguardo mentre ordinava di bruciarli tutti.
Jon fece qualche passo in avanti mentre Spettro restava sulla soglia. “I Sette Regni sono comunque distrutti, il prossimo inverno potrebbe non durare anni ma sarà difficile perfino per Alto Giardino. I tuoi desideri si sono avverati lo stesso. Adesso puoi scegliere: farti uccidere domani o essere Primo Cavaliere fino alla tua morte. Non porterai corona e non vorrai gloria. Vivrai al tuo posto, e al tuo posto morirai.”
Tyrion aspetta prima di rispondere. Tra tutti coloro che sono sopravvissuti alla guerra perché lui? Lui era il cattivo in quella storia, meritava la sua condanna. “Fino a poche settimane fa non mi sarebbe importato se fossi morto una seconda volta.” Non era l’onore o il prestigio che Jon gli offriva, solo innumerevoli grattacapi e notti insonni, ma questa consapevolezza non lo faceva sentire più meritevole.
Posso sopportarlo.”
Tyrion guardò gli occhi del giovane Re. Erano gli occhi di un comandante dei Guardiani della Notte, gli occhi di uno Stark. Che gli altri lo chiamassero pure Targaryen, l’uomo davanti a lui era uno Stark fatto e finito. “Ed ora la mia guardia ha inizio.” Disse alla fine di un sospiro.

 
In fondo però è stato fortunato: non è morto o alla Barriera, sta al caldo, ha a disposizione tutto il vino che riesce a bene ed essere Primo Cavaliere di Aegon il Lupo non è come essere Primo Cavaliere di Robert o Joffrey Baratheon. Deve solo convivere con il suo senso di colpa, ogni giorno per i prossimi anni, e ricordare che non è il suo aspetto a renderlo un mostro.
 


 
NOTE DELL’AUTRICE: questo è il capitolo in cui separo il mio Tyrion, che non ha troppe pretese di essere fedele alla caratterizzazione di Martin, da quello della serie. Marti ha dichiarato nel 1997 che Tyrion Lannister era il cattivo della sua storia, ma DeD hanno deciso di ignorare l’evoluzione dark, che nei libri è già evidente, di questo personaggio per ragioni ignote (fan service?). Io non voglio farlo. Per questo ho immaginato un Tyrion “diavoletto cattivo” che sussurra sulla spalla di Daenerys di bruciare tutto e tutti. Però (e qui mi rendo conto di scrivere di pure speranze) mi domando se i suoi propositi di vendetta resisterebbero davanti alla minaccia degli Estranei o se non recuperasse la sua umanità.
Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto.
A presto, Aris.



 

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Capitolo 11
*** Qualcosa ***






 
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Lord Tyrion, potrei scambiare qualche parola con voi?
Tutti gli altri componenti del Concilio Ristretto se ne sono andati appena la riunione è stata sciolta, nella piccola stanza sono rimasti solo lui e Sansa.
Ma certo.” Risponde il nano smettendo di riordinare tutte le sue carte. A dire il vero sono settimane che fa del suo meglio per evitare la Lady di Grande Inverno, da quando si sono fermati ad osservare Jon e Alessia Martell passeggiare nei giardini, ma ha troppi fogli con sé e le sue gambe sono troppo piccole per lasciargli altra scelta.
Con un sorriso Sansa estrae una lettera da una tasca del vestito. La busta è bianca con un sigilli in cera rossa che raffigura la testa di un metalupo. “Un corvo l’ha portata ieri sera.” Dice porgendo la missiva.
Tyrion allunga la mano, ma esita. “Siete sicura di volermela far leggere?” sente Cathelin Stark e suo padre rivoltarsi nelle rispettive tombe anche se si trovano a leghe e leghe da Approdo del Re, ma Sansa annuisce convinta della sua decisione.
Dubito che sarebbe stata possibile senza il vostro aiuto.”
La lettera è firmata da Arya e parla della ricostruzione di Grande Inverno. A quanto pare i lavori stanno procedendo bene, anche se l’inverno là è già arrivato. Secondo il capomastro entro tre estati il castello sarà tornato com’era prima, se le stagioni continueranno ad essere regolari.

Ringrazia il Folletto da parte mia e digli che sono felice di non averlo ucciso.

Tyrion richiude la lettera senza andare avanti. “Quando risponderete a Lady Arya ditele che anche io le sono estremamente grato che mi abbia lasciato in vita.”
Lo farò. Ma vi consiglio di non chiamarla Lady Arya davanti a lei, lo ha sempre odiato.” A dire il vero Tyrion non era mai stato realmente sulla lista di Arya, ma quello era il suo modo per dire che lo riteneva un brav’uomo nonostante fosse un Lannister.
Il Folletto annuisce ridando la lettera a Sansa. “Tre estati e potrete tornare a casa, immagino ne siate felice.” Adesso ha il cuore un po’ più in pace. Non può chiedere scusa a Jamie, o dire a Cersei che, nonostante tutto, gli dispiace per Myrcella e Tommen, ma almeno è riuscito a fare qualcosa per Sansa.
Si.”
Raramente ha visto il volto di Sansa sorridere in quel modo, forse nemmeno quando parla con Jon. È raggiante, per pochi istanti tutti i suoi brutti ricordi sembrano scomparire e la sua armatura cadere. In quel momento è sicuramente la donna più bella di tutti i Sette Regni.




 

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Capitolo 12
*** Nella torre più alta ***






 
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Sansa sale le scale della torre più alta della Fortezza Rossa con passo leggero. Il resto della città si sta preparando al matrimonio tra Jon e la Principessa Alessa di Dorne, ma questa torre è il regno di Tyrion e delle invenzioni per creare un nuovo calendario basato su stagioni regolari e cicliche. Un progetto immenso, Sansa non saprebbe da dove incominciare e Jon aveva faticato a seguire tutte le articolate spiegazioni del suo Primo Cavaliere, ma Tyrion ormai non pensa ad altro.
Nella stanza ci sono numerosi strumenti dalle forme bizzarre, alcuni vicino alle feritoie ed altri più piccoli appoggiati sul grande tavolo al centro della stanza, assieme a rotoli di pergamene e libri. Appena entra vede il Folletto parlare con due maestri della Cittadella ed alcuni operai su dove puntare un lungo cannocchiale dorato Nessuno si accorge del suo arrivo fino a quando non si schiarisce la voce. Tutti la guardano e si inchinano per salutarla, solo Tyrion le viene incontro per baciarle la mano.
È molto che non ci incontriamo, Lady Sansa.” Per un attimo quegli occhi spaiati le sembrano sorpresi, ma decifrare quello sguardo è talmente arduo che si convince subito di essersi sbagliata. “Venite lasciate che vi presenti il maestro Jorrel e il maestro Dravor, esperti nel moto degli atri.” Sansa li saluta con un cenno del capo, mentre i due uomini si inchinano. “E loro sono Kennat Bayle, Ermer Trante e Rody Malls.” Anche i tre operai si inchinarono mentre il Folletto faceva i loro nomi. “Siete venuta per vedere il cannocchiale o il giovilabio?
No, Lord Tyrion. Vorrei parlare con il Primo Cavaliere da sola, vi chiedo scusa signori.” Dice con i suoi modi pacati da Lady di Grande inverno ed i cinque uomini escono dopo un altro inchino di commiato.
C’è qualcosa che non va, my Lady?” Domanda Tyrion appena è sicuro che nessuno li senta.
Sono venuta per chiedervi di pranzare con me.” Durante l’interno appena finito, hanno mangiato spesso assieme oppure hanno giocato a carte per ingannare le serate più tetre. Un paio di notti lo ha perfino raggiunto in biblioteca e gli aveva chiesto di leggere per lei, quando gli incubi di Ramsey Bolton le impedivano di dormire. La loro amicizia non è un segreto per nessuno, ma di solito era sufficiente un biglietto per accordarsi ed ora Sansa sente un leggero pizzicore sulle gote.
Mi dispiace immensamente, ma come vedete sono molto impegnato.”
Ho saputo che nelle ultime settimane non mangiate e non dormite.” Non ci gira attorno, non con Tyrion. Ditocorto considererebbe tanta sincerità una debolezza, le direbbe che ha ancora molto da imparare su come sopravvivere ad Approdo del Re, ma non le interessa. Quello non è un gioco di potere, e Ditocorto non riuscirebbe mai a capirlo.
Tutti tratti distintivi del mio fascino, mia signora.” Tyrion cerca di sminuire con un sorriso, ma la verità è che tra i preparativi finali del matrimonio ed il nuovo calendario le sue giornate sono diventate improvvisamente troppo corte.
Da quanti giorni non visitate la biblioteca della reggia?
Troppi.” Ammette amaro. Questa volta il lupo ha battuto il leone con un solo colpo.
Sansa si avvicina di un passo. “Sono preoccupata per voi, ed anche Jon lo è. Pranzate con me.” Una parte di lei vorrebbe inginocchiarsi; non per pregarlo ma per non fargli storcere tanto il collo. Non lo fa solo perché teme di offenderlo.
Vi ha mandata lui?” La voce si è irrigidita senza che se ne accorgesse, ma lei non ci da peso.
No, ma ha detto che se non verrete con me domani manderà Spettro.”
Tyrion non ha dubbi sulla verità di quella frase. Quando ha accettato di essere Primo Cavaliere fino all’ultimo dei suoi giorni ha capito che Aegon non gli avrebbe permesso di fare nulla che accorciasse la sua punizione. “In questo caso credo sia necessario brindare.”
A cosa?
Al primo comando di vostro fratello che sono felice di eseguire.”



 

 

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Capitolo 13
*** Sotto il ghiaccio perenne ***







 
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Vi prego mio Lord! Se continuate a parlarmi di astronomia mi scoppierà la testa!”
Tyrion ride “Perdonatemi, mia signora.” Il pranzo con Sansa era stato splendido, e le era molto grato di averlo fatto uscire dalla sua torre, però non si era accorto di aver parlato continuamente del nuovo calendario e del modo con cui i maestri della cittadella pensavano di dividere l’anno. “Mi sono lasciato trasportare.” La verità era che, a sua memoria, nulla aveva mai stimolato tanto il suo intelletto e Sansa è una delle poche persone con cui può condividere il suo entusiasmo.
Vi perdono a patto che mi concediate una passeggiata nei giardini.”
Solo il sorriso che gli regala basterebbe a convincerlo. Quasi tutti a corte pensano che Sansa Stark sia fatta dello stesso ghiaccio perenne della Barriera, che sia fredda e imperturbabile come l’inverno, solo in pochi sanno cosa nasconde quel ghiaccio. Tyrion acconsente e pochi minuti dopo stanno camminando tra i pergolati di rose fatti piantare per Margaery Tyrell.
Non si dicono nulla, passeggiano sotti i raggi tiepidi di inizio primavera in un confortevole silenzio. Ogni tanto alza gli occhi e la guarda: il profilo elegante, i capelli che cadono sull’abito di broccato verde. Solo adesso ci ha fatto caso, ma l’inverno sembra essersi portato via anche una parte dell’armatura di Sansa: quell’abito è più morbido, meno rigido e perfino più scollato rispetto a quelli che le vede di solito. Le maniche arrivano quasi fino a terra, al loro interno sono ricamati dei pesci con fili argentei imbrigliati tra le foglie rosse dell’Albero Diga. Non è certo un simpatizzante di Catelyn Tully, ma è contento che Sansa possa mostrare le proprie origini con fierezza. “Il vostro abito è splendido. È questo che avete cucito per tutto l’inverno?
Questo e l’abito per il matrimonio.”                                                                             
Avete un vero talento con l’ago, my Lady.”
Ho solo molto tempo libero.” Le gote di Sansa non si arrossano come sarebbe successo una volta. Ma basta vedere la sua mano che copre i ricami con gesto furtivo a dimostrare che quel complimento le fa ancora effetto, anche se lo sente spesso. “Però cucire mi è sempre piaciuto molto.”
Lo ricordo.” Prima della morte del fratello l’aveva trovata spesso intenta a cucire nelle loro stanze e c’erano stati perfino giorni in cui aveva sperato che, in un futuro lontano, gli avrebbe detto che quel ricamo sarebbe stato per lui. Poi le Nozze Rosse avevano messo fine a ogni speranza e Sansa aveva smesso di ricamare.
Camminano ancora, in direzione della torre di Tyrion e Sansa acconsente a provare i vari strumenti astronomici. Prima di andarsene si ferma sulla soglia: una mano appoggiata alla pietra rossa mentre l’altra solleva la gonna per non inciampare negli scalini, il volto è rivolto al Folletto, lo sguardo serio. “Ricordatevi di uscire di qui, almeno ogni tanto.”
Tyrion vorrebbe rispondere con una battuta arguta, è sicuro che di poterne trovare una adatta, ma non ci riesce. Sansa Stark, l’algida signora del Nord, ha appena dimostrato di preoccuparsi per un Lannister. Ha scelto il più minuto della famiglia, ma cosa cambia? Sansa Stark è sinceramente preoccupata per lui. Non dovrebbe essere stupito di una cosa tanto semplice, non adesso almeno, però lo è. Sotto il ghiaccio perenne Sansa Stark è preoccupata per Tyrion Lannister. “Lo farò mia signora.”



NOTE DELL’AUTRICE: so che non importerà a nessuno, ma se vi siete chiesti che fine abbia fatto la mia amata gif che funge da banner sappiate che il mio account photobucket mi ha mollata per ragioni che non capisco. Per questo devo passare tutte le immagini delle mie storie su un nuovo sito di hosting e nel mentre niente banner. Insomma: work in progress. Chiusa questa breve comunicazione di servizio, cosa mi dite di questo capitolo? Vi è piaciuto? Ricordate che sono una scrittrice felice di leggere i vostri commenti, quindi non siate timidi.
Alla prossima Aris



 

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Capitolo 14
*** L'odore della neve ***






 
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Sansa guarda il sole scomparire dietro la Baia delle acque nere oltre le sue finestre: il profilo del mare è ancora rosso, ma se alza gli occhi al cielo vede la notte avvicinarsi. Una cameriera le ha portato qualcosa da mangiare ed ha acceso delle candele per illuminare la stanza, poi se ne è andata chiudendo delicatamente la porta. I vestiti con cui ha assistito alla cerimonia di inaugurazione del nuovo tempio di Baylor sono appoggiati sul paravento sostituiti da abiti più comodi, i suoi capelli sciolti sfiorano il pavimento mentre esce sulla terrazza: la primavera è giunta, i fiori dei giardini profumano anche da lì, il sole di mezzogiorno è dorato e caldo ma l’aria fresca della sera le pizzica il viso.
Le mancano la neve ed il bianco del Nord, oggi più del solito.
Il tempio è finito ed è stato consacrato dall’Alto Septon con una lunghissima cerimonia fatta di incenso e parole semidimenticate perfino dai Maestri di Vecchia Città. Le nozze di Jon, Aegon, con la principessa Alessa sono state ufficialmente annunciate sulle scale del tempio dopo la consacrazione: tra un ciclo di una esatto i Sette Regni avranno una nuova regina ed i Targaryen potranno ricostruire la loro dinastia.
Lunga vita al re, ha urlato il popolo sotto una pioggia di petali, lunga vita al Aegon il Lupo.
Ma a Sansa mancano i forti torrioni neri che si stagliano nel bianco assoluto, le pozze calde, i grandi camini e l’odore della neve. Le mancano suo padre, sua madre, i suoi fratelli e la vita di un tempo.
Forse è un pensiero stupido il suo. Magari se Robert non fosse mai arrivato a Grande Inverno l’esercito degli Estranei li avrebbe uccisi tutti. Magari le cose dovevano andare proprio nel modo in cui si erano svolte. Eppure la sua nostalgia le sembra una lama di ghiaccio sottile che le apre il cuore.
Sansa si avvolge meglio nella sua veste da camera, fermandola con le braccia attorno ai fianchi. Tra un ciclo di luna sarebbe stata ancora più sola, un altro dei suoi fratelli l’avrebbe lasciata e nulla le manca più di casa.




 

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Capitolo 15
*** In silenzio ***







 
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Tyrion ricorda che una volta Sansa ballava. È un ricordo sfocato e vivido: ricorda vividamente la luce nei suoi occhi quando un cavaliere la accompagnava al centro della sala da ballo e la grazia dei suoi passi di danza. Ricorda che in molti le avrebbero chiesto volentieri un ballo, se avessero avuto la sicurezza di non indispettire Joffrey. Eppure quei ricordi sono lontani, tanto da appartenere ad un’altra vita, perché ormai non danza più con nessuno.
Forse per questo che, quando Jon gli ha confidato di aver bisogno di un insegnante di ballo per essere sicuro di non pestare i piedi alla futura moglie il giorno del loro matrimonio, il nome di Sansa gli è uscito istintivamente dalle labbra. “Potevi vedere l’invidia negli occhi di Cercei quando danzava con ser Loras.” Aveva aggiunto con voce nostalgica, nonostante i due ampi sorsi di vino. Jon lo aveva guardato intensamente per qualche istante, aveva pesato quelle parole ma Tyrion non sapeva quali conclusioni ne avesse tratto, e poi avevano concordato che lei era la persona giusta.
La sera dopo Sansa era negli alloggi reali assieme ad un gruppetto di musici. Tyrion aveva provato a non essere lì, ma nemmeno la prospettiva di una sana bevuta con Bron era bastata. Si sentiva un intruso, ma il pensiero di rivedere quell’espressione felice sul volto di Sansa lo aveva portato nelle stanze del re tutte le sere nell’ultima settimana. Non faceva molto: si sedeva accanto al fuoco e li osservava con una coppa di vino tra le mani e Spettro accovacciato accanto a lui mentre Approdo del Re diventava magicamente Grande Inverno.
Sai che se ti rilassassi sarebbe tutto più facile?” dice facendo un mezzo passo a sinistra.
Jon ne fa uno a destra, facendole spazio per una piroetta “Forse sono più adatto a guidare una carica che una dama in una danza.”
In realtà te la cavi abbastanza bene. Almeno per qualcuno che è stato anni e anni alla Barriera.”
I due si allontanano, fanno due giravolte ed un saltello. “È tradimento mentire al re.”
Io sto dicendo la verità a mio fratello.” La voce di Jon era stata calda e scherzosa, quella di Sansa seria, quasi austera, ma appena i due ricongiungono le mani lei sorride con lo stesso sguardo di molti anni fa.
Adesso Tyrion può saltare giù dalla sedia, posare la sua coppa di vino e dare una carezza a Spettro prima di andarsene in silenzio.




 

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Capitolo 16
*** Una cosa semplice ***






 
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Sansa guarda la carrozza che la aspetta al termine delle scale per portarla al nuovo tempio di Baylor senza riuscire a muoversi.
Sa che deve uscire dalla Fortezza Rossa, che sta bloccando un’intera processione, che la sorella del re non potrebbe mai mancare alla celebrazione. Ma i suoi piedi sono fusi al pavimento.
Eppure non dovrebbe essere una cosa difficile, mettere un piede davanti all’altro! Per Joffrey, Cersei ci riusciva benissimo. Perfino per Ramsey era capace di farlo! E ora per suo fratello non ci riesce?
Lo ha visto allontanarsi sul suo cavallo, a passo fiero tra due ali di folla esultante, con una cappa nera ricamata di fiamme ed ha pensato che ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato in quella scena.
Mia signora …” trema al tocco leggero del Folletto sul suo braccio. Era talmente assorta che non lo ha sentito avvicinarsi. “State piangendo.” Deve sbattere più volte le palpebre per metterlo a fuoco, quando ci riesce non ricorda di averlo mai visto con quello sguardo.
Non posso andare.” Dice tornando a fissare la carrozza, come se potesse decidere di farla scomparire. “Se vado … perderò anche lui e resterò sola.”
Tyrion le si avvicina tanto da toccare la gonna dell’abito con quelle gambe storte e tozze che il Destino gli ha dato. In quel momento vorrebbe essere come Jamie: abbastanza alto da poter abbracciare Sansa e abbastanza forte da sostenerla. Ma lui è solo un piccolo demone scimmia a cui è concesso di prenderle una mano. “Non resterete sola, lui non vi abbandonerà mai è non permetterebbe a nessuno di farvi del male. E Jon resterà sempre uno Stark anche se tutti lo chiamano Aegon.” Sansa torna a guardarlo, non sembra credergli ma almeno ha smesso di piangere. “A Grande Inverno vi aspettano Arya e Brienne.” Vorrebbe dirle che nemmeno lui permetterebbe a chiunque di farle altro male, o che non la lascerebbe mai da sola, ma gli Stark sono come i lupi: amano la loro famiglia sopra ogni altra cosa.
Non riesco a muovermi.”
Allora ci andremo assieme, se vi farà sentire meglio.” Per tutti i Sette Dei, quanto vorrebbe essere capace di stringerla a sé invece di tenerle la mano! “Dirò a tutti che ho bevuto tanto che avete dovuto portarmi al Tempio, altrimenti avrei convinto il cocchiere a fermarsi al primo bordello.” Una battuta, ecco l’unica cosa che può fare per lei.
Non ci crederà nessuno.”
Aspettate a dirlo! Al banchetto ho intenzione di bere tutte le cantine reali.” Anche se questa non è una battuta, Sansa sorride incamminandosi verso la carrozza, elegante e bella da togliere il fiato. Tyrion resta al suo fianco, l’accompagna tenendole la mano come aveva fatto al matrimonio di Joffrey. Un’altra ottima ragione per non arrivare sobrio al tramonto.





 

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Capitolo 17
*** Ricordi ***






 
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Tyrion ricorda l’odore dell’incenso e le formule dell’Alto Septon. Ricorda il ghigno soddisfatto di Cercei, le risatine sommesse di Joffrey, l’espressione ferrea di Tiwin e lo sguardo atterrito di Sansa. Ricorda l’umiliazione di quel giorno come se fosse ieri.
Ricorda anche un’altra cerimonia, senza incensi profumati, fatta di notte da un septon mezzo ubriaco. Sopra ogni altra cosa ricorda gli occhi azzurri di Tysha brillare più delle candele. Avrebbe scommesso l’intera Castel Granito con tutte le sue miniere sotterranee sulla sincerità di quello sguardo, e lo avrebbe vinto.
Peccato averlo saputo troppo tardi.
Tysha è l’unica cosa a cui riesce a pensare durante tutta la celebrazione. Vede Jon e la Principessa Alessa scambiarsi i voti ma gli sembrano in una bolla lontana, a stento sente le loro parole. È in quel piccolo tempio, con quel sacerdote ubriaco e l’unica persona che lo abbia amato. Ricorda di essersi trovato senza parole mentre pronunciava i suoi voti e ricorda le sue piccole mani tremanti tra quelle di Tysha.
Solo quando Sansa gli sfiora la spalla torna nel presente.
Dobbiamo andare.” I suoi occhi brillano di malinconia, la voce è sottile. Non dice altro mentre gli porge la mano candida che Tyrion prende meccanicamente. Ricorda che quando erano sposati accadeva l’esatto opposto, tutto adesso gli sembra così strano.
Quando la carrozza parte sente lo sguardo di Sansa su di sé ma non riesca a ricambiare. Guarda il popolo festante ai bordi della strada in silenzio, un silenzio pesante, ma cosa dovrebbe dirle? Che ha bisogno di tanto vino, molto più di quanto ne possa reggere, per sopportare i ricordi che lo tormentano? Che nemmeno Spettro potrebbe impedirli di ubriacarsi? No. Non a lei.
Vi sentite bene?” domanda all’improvviso. Tyrion volta la testa verso di lei e per un momento gli manca il fiato. È sempre stata così bella? Da quando ha gli occhi così grandi?
Vorrebbe baciarla. Potrebbe farlo se fosse abbastanza veloce: la carrozza è piccola e gli basterebbe prenderla di sorpresa. Non ricorda nemmeno da quanto non tocca una donna! Ma se lo facesse, quale tra le sue due mogli starebbe baciando?




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Capitolo 18
*** Nei suoi occhi ***






 
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Sansa lascia il banchetto scusandosi con il Principe Martell seduto accanto a lei prima di seguire il valletto mandato da Bron. Mentre si allontana sente che Spettro la osserva fino a quando un manipolo di giocolieri copre la sua figura e il metalupo si rannicchia nuovamente dietro Jon. Il valletto la porta poco lontano dai festeggiamenti, tra le piscine di ninfee e sotto pergole di caprifogli rampicanti Tyrion e Bron sonocompletamente ubriachi, accanto a loro ci sono un coppiere e un paio di musici. Bron riesce ad alzarsi dalla panchina in pietra che condivide col Folletto e a fare un inchino barcollante, mentre Tyrion rischia di cadere appena mette entrambi i piedi a terra.
In un gesto istintivo Sansa si china per sorreggerlo e per un secondo i loro sguardi si incrociano e a Sansa manca il fiato: conosce a memoria quel volto vecchio, sfregiato e sgraziato, ha visto i suoi occhi diventare minacciosi, duri e inflessibili come l’acciaio, terrorizzati nelle cripte di Grande Inverno, ma anche giocosi e allegri. Ma quello sguardo le manca, è come farsi trapassare da Ghiaccio e lei non può che guardare altrove. “Quanto avete bevuto?” domanda al Lord di Alto Giardino.
Non abbastanza!” risponde il Folletto svuotando la coppa che ha in mano in un unico sorso.
Troppo, perfino per lui.” Anche Bron vuota il suo bicchiere e lo posa sulla panchina “Cercate di non fargli bere ancora. Forse a voi darà retta.” Dice andandosene con passo instabile.
Cosa ci fate qui, mia signora? Pensavo che mia moglie amasse i matrimoni e i banchetti.” domanda con voce distorta rigirandosi la coppa per accertarsi che sia vuota.
Sansa sospira “Sono qui perché voi siete ubriaco e noi …non siamo più sposati, ma prima che riesca a finire Tiryion accarezza uno dei fermagli che ha in testa.
Lo stile del Nord vi dona. Dovreste portarlo più spesso.”  Le dita seguono la forma del metalupo d'argento, ma lo sguardo è vacuo.
Lo ha mai visto così ubriaco?
Probabilmente no.
Quanto ha bevuto per ridursi così?
Molto più del giorno del loro matrimonio, ne è certa.
Il Folletto alza la coppa verso il coppiere, facendogli cenno di riempirla, ma Sansa la copre con una mano prima che il ragazzo inizi a versare il vino. “Avete bevuto più che abbastanza per oggi, mio signore.” Si sorprende ascoltando quanto la sua voce appaia calma perché non lo è affatto. Dov’è adesso l’uomo più intelligente dei Sette Regni? Non ha bevuto tanto per festeggiare il matrimonio di Jon, non lo avrebbe fatto da solo. Prova di nuovo a guardarlo negli occhi, con la speranza trovarci un barlume di lucidità, ma deve distogliere lo sguardo quasi subito. Quando da piccola litigava con Arya suo padre le guardava in modo tanto severo che nessuna delle due sorelle riusciva a sostenere quello sguardo e, in pochi secondi, gli raccontavano la lunga serie di dispetti che si erano appena scambiate. Allora il Protettore del Nord enunciava il castigo delle figlie con la stessa voce che usava per amministrare la giustizia in nome del Re. In qualche modo che non sa spiegare, gli occhi spaiati del Folletto sono ancora più terribili di quelli di Ned. “Portate dell’acqua nelle sue stante, molta acqua, e rimuovete tutto il vino che trovate.” Dice al servitore, rimettendosi in piedi.
Ma lui ha detto che …” il ragazzo prova a protestare ma impallidisce appena Sansa lo gela con lo sguardo.
Vuoi davvero disubbidire alla sorella del re?” Cercei direbbe una frase del genere, non lei, ma non è riuscita a pensare a nulla di meglio.
 “No, mia signora.” Dice il valletto con un inchino prima di allontanarsi con passo precipitoso.
Sansa porge la mano a Tyrion che la prende quasi come fosse un bambino. “Vi riporto nelle vostre stanze, non è il caso che il Primo Cavaliere sia visto in questo stato.”
Sono anche le vostre stanze, mia signora.” Si ferma per un singhiozzo e poi ricominciano a camminare “Vorrei davvero essere un buon marito per voi, anche se non sono l’uomo che avevate sognato.”
Voi eravate il migliore tra tutti.  
Noi non siamo più sposati.
Sansa si volta per guardarlo in viso: tutto in lui è distorto dall’alcol, tutto tranne quello che c’è nei suoi occhi. Prova a creare un sorriso, uno di quelli di cortesia che le riescono tanto bene, e a cercare una risposta che non esiste.
Voi eravate il migliore tra tutti. 
Noi non siamo più sposati.




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Capitolo 19
*** Restate ***






 
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Entrare in quella camera da letto sarebbe normalmente strano, ritrovare tutte le cose che erano state di Sansa Lannister riporta ancora alla mente ricordi dolorosi. Ma varcare la soglia della loro camera da letto tenendo la mano di un Folletto tanto ubriaco da essere convinto che siano ancora sposati rischia di essere più di quanto sia capace di sopportare.  Ma poi lo vede, il divano su cui Tyrion ha dormito per mesi senza mai toccarla, e allora si impone di entrare, anche se ha la gola secca e il corsetto sembra essersi improvvisamente ristretto.
Alcune ancelle stanno sostituendo il vino di Tyrion con giare d’argento colme d’acqua, altre accendono le lampade a olio. Tutte si inchinano al loro arrivo. “Aiutatemi a metterlo a letto e togliergli gli stivali.” Ordina Sansa e due ragazze si avvicinano per aiutare il Folletto a salire sul letto.
Non credevo che mi avreste mai portato in un bordello, mia signora.” Biascica il nano osservando la scollatura profonda di una delle ragazze. “Immagino che a mio padre non farebbe piacere.”
Sansa espira tutta l’aria che ha nei polmoni “Questa è la vostra stanza, non un bordello.” E noi non siamo più sposati. Vede le due ancelle scambiarsi un sorrisino di scherno, vorrebbe che ci fosse Shae con lei, almeno sarebbe sicura che non racconterebbe a nessuno che il Primo Cavaliere era talmente ubriaco da non riconoscere la propria camera da letto. Ma Shae potrebbe essere morta da anni e con lei ci sono solo due estranee che scoppieranno a ridere quando non le potrà sentire. Appena riescono a togliergli gli stivali e farlo sdraiare sul letto, Sansa ordina alle ancelle di andarsene e loro eseguono con un piccolo inchino. Prima di uscire anche lei, versa dell’acqua per Tyrion che le restituisce il bicchiere con disappunto appena ne vede il contenuto “Cercate di riposare, avete bevuto troppo anche per voi. Io devo andare al banchetto ma tornerò a vedere come state più tardi.
Restate.” Tyrion le stringe una mano mentre parla. È la prima volta che cerca volontariamente gli occhi di Sansa, per la prima volta non biascica nemmeno una lettere.
È il matrimonio di Jon, non posso non andare.” Una parte di lei vorrebbe accarezzargli una guancia, per fargli capire che non sta mentendo, ma un’altra non lo trova giusto. Non è il ribrezzo a fermarla ma la paura di fare qualcosa di sbagliato.
La stretta di Tyrion si fa più salda, anche se non le fa male lei non potrebbe liberarsi senza rischiare di fargli male. “Restate.”
Sansa vorrebbe dirgli che non può restare, ma non ci riesce. Non dopo tutte le volte in cui lui c’era stato per lei, non se continua a guardarla in quel modo. “Va bene, non me ne andrò. Ma lasciatemi la mano mio signore.” Tyrion le lascia immediatamente la mano e Sansa gli sistema nuovamente le coperte. “Cercate di dormire adesso.”
Sapete, mia signora? Una volta ero sposato con una donna bellissima, tutti dicevano che fosse una prostituta ma era bella e gentile. Si chiamava Tysha.” Dice con gli occhi semichiusi, prima di cadere in un sonno profondo.




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Capitolo 20
*** Un sogno troppo bello ***






 
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È la testa pulsante a svegliarlo. Ogni battito cardiaco gli sembra una martellata tra le orecchie. Solo dopo riesce a distinguere la sensazione di bocca impastata e la nausea. Lentamente porta una mano davanti agli occhi prima di aprirli, sa che la luce del sole peggiorerà solo la situazione.
Quanto ha bevuto il giorno prima?
Troppo, indubbiamente.
Quando mette a fuoco le ombre colorate attorno a lui capisce di essere nella sua camera. Accanto a lui, sul comodino a destra intravede una coppa, vorrebbe allungarsi per prenderla ma la sensazione di non essere da solo nel letto lo ferma. Allora si volta verso la finestra e trema appena vede che i capelli di Sansa li coprono entrambi.
Le trecce sciolte sembrano fiamme danzanti sotto i raggi del mattino, la pelle chiara ricorda l’alabastro finemente lavorato delle Città Libere, ma è la sua espressione pacifica a togliergli il fiato.  È talmente bella che sarebbe disposto a cedere Castel Granito e tutte le sue miniere per rivederla ogni mattina.
Sente il disprezzo di suo padre per quel pensiero fugace, il fatto che sia morto da anni non può impedire a Tywin di sussurrargli ancora e ancora che è la rovina delle famiglia. Dicevano che sua madre fosse l’unica persona capace di farlo sorridere, ma nonostante questo non potrebbe capire, Tywin non avrebbe mai rinunciato a Castel Granito per lei. Avrebbe trovato il modo di non dover scegliere, altrimenti sarebbe stato un debole. Ma a lui quel sacrificio non peserebbe, varrebbe ogni grammo d’oro che le miniere possono ancora regalare.  
Vorrebbe accarezzare una guancia di Sansa, bearsi della pelle morbida sotto il suo tocco o accertarsi che sia reale e non un’allucinazione, ma sa che finirebbe per svegliarla e si accontenta di continuare a guardarla fino a che un pensiero gli impone di distogliere lo sguardo: un giorno ci sarà qualcuno che si sveglierà accanto a Sansa ogni mattina, un nobile uomo del Nord, un uomo d’onore capace di proteggere sua moglie e la sua terra. Qualcuno a cui Ned Stark avrebbe affidato la sua figlia più bella sapendo di lasciarla in buone mani.
Tyrion sospira sprofondando più che piò nel cuscino. Lui non è né nobile d’animo né molto capace con la spada, e Ned si farebbe sicuramente decapitare una seconda volta piuttosto che vedere Sansa accanto al più piccolo dei Leoni. Forse ha bevuto abbastanza per finire all’altro mondo e questo è il suo castigo per aver quasi distrutto i Sette Regni.
Dovrebbe alzarsi, fare qualcosa per svegliarsi, cercare di uscire da questo sogno troppo bello per essere vero. Ma se non fosse un sogno? Se Sansa fosse davvero addormentata accanto a lui per un motivo che lui non sa? Allora non potrebbe svegliarla.
Gli Dei sanno essere tremendamente crudeli quando vogliono.
 
 


 
 
NOTE DELL’AUTRICE: chiedo scusa per il ritardo di questo capitolo. Confesso di averlo scritto e riscritto varie volte ma nessuna mi convinceva. Confesso anche che questo non è quello che avevo immaginato per questo momento della storia, però i prossimi capitoli saranno belli tosti e forse rallentare un po’ è stata la cosa migliore. Ad ogni modo spero che il capitolo vi piaccia e, come al solito, chiedo scusa se Tyrion è OOC, ma scrivere di lui è davvero difficile.





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Capitolo 21
*** Tysha ***






 
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Sansa si sveglia sentendo le campane del tempio di Baylor in lontananza. Approdo del Re era una città rumorosa, ma le grida dei mercanti o il via vai dei carri non oltrepassavano mai le alte mura della Fortezza Rossa. Solo le campane si potevano sentire per i riti del mattino e della sera.
Si concede qualche istante per apprezzare la calma di quel momento: il suono ritmico delle campane, il cinguettio degli uccelli nascosti tra le fronde degli alberi nei giardini ed il profumo dei fiori estivi che si mescola alla brezza del mare. Per pochi secondi tutto sembra perfetto, come in una bolla irreale in cui non c’è stata nessuna guerra e lei è ancora al Nord circondata dalla sua famiglia.
Ma al Nord non ci sono gabbiani o la brezza marina. A Grande Inverno era il vento che picchiava sulle finestre e farla svegliare, non quel fruscio profumato che le solletica il naso.
La consapevolezza di non essere a Grande Inverno la secca la gola.
Eppure, per qualche ragione che non capisce, in quel momento si sente a casa anche se è ad Approdo del Re.
Apre gli occhi di scatto e per un secondo si stupisce nel vedere un soffitto di roccia e non il baldacchino del suo letto.

Restate.

Aveva dormito lì per lui.
Nonostante fosse il matrimonio di Jon, era bastata una sola parola del Folletto per farle passare la notte in un letto che non avevano mai condiviso. Quando volta il capo non si stupisce di incontrare gli occhi spaiati di Tyrion. Una volta avrebbe sicuramente tremato di disgusto a quella vista, ma ormai è una donna diversa. “Mi state fissando, mio signore.”
Tyrion ricambia il mezzo sorrisi di Sansa. Non aveva mai sperato che quella scena potesse mai accadere nemmeno nei suoi sogni più rosei. Si era convito che il massimo a cui il loro matrimonio avrebbe potuto aspirare fosse la reciproca indifferenza; invece Sansa è nel loro letto, bellissima come i tramonti a Castel Granito, che scherza con lui. Eppure l’unica cosa che riesce a provare è nostalgia per ciò che non potrà mai essere. “Sono ancora il Demone Scimmia.”
Sansa gli regala una risata leggera mentre si mette a sedere appoggiando la schiena alla testiera in legno e Tyrion la imita. Si sente un bambino sgraziato vicino a lei appena vede che le sagome dei suoi piedi forse arrivano alle ginocchia di Sansa. L'ennesimo scherzo crudele degli dei ai suoi danni.
Restano in silenzio per un po’. Un silenzio imbarazzante a dire il vero. Non è certo la prima volta che si sveglia accanto a una donna senza ricordare esattamente cosa fosse successo la notte precedente, ma ai tempi Robert era ancora re e con lui c’erano sempre e solo prostitute. Adesso con lui c’è Sansa Stark, figlia di Ned Stark primo cavaliere del Re, sorella di Aegon il Lupo e signora di Grande Inverno. Ma anche senza tutti quei titoli altisonanti, il pensiero di averle fatto in qualche modo del male gli attorciglia la gola. “Io ho … noi abbiamo …” È una domanda stupida, non sarebbero entrambi vestiti se fosse successo, però deve farla. Sperando che la barba nasconda le gote che bruciano mentre parla.
Avete bevuto troppo durante il banchetto nuziale, vi ho portato nelle vostre stanze e messo a letto. Avete dormito tutta la notte.”
Tyrion annuisce riflessivo. Ricorda di essersi fermato a bere con Bronn e di non essere stato dell’umore adatto a festeggiare le nozze reali, ma non molto altro. “Non sareste dovuta restare.” Era il matrimonio di Jon, sarebbe dovuta rimanere al banchetto per lui. Senza contare che la loro assenza sarà stata sul tutte le bocche della reggia prima ancora che fosse sfornato il pane del mattino.
Mi avete chiesto voi di rimanere e non ho potuto rifiutare.”
C’è una semplicità disarmante in quelle parole, qualcosa di quasi fastidioso. “Non sono così persuasivo da ubriaco.” Forse le aveva fatto solo pena. Il nano vecchio e ubriaco che muove a compassione la bella dama del castello, sarebbe potuta diventare una ballata sconcia molto divertente.
Sansa non risponde, per un istante i suoi occhi si spostano sull’ottomana su cui lui aveva dormito durante il loro matrimonio. Tyrion sospira: il Nord ricorda, non aveva mai pensato che quella frase potesse avere un significato positivo per un Lannister. O per chiunque non fosse del Nord, a dire il vero. “Ero almeno un ubriaco divertente?
Eravate convinto che vi avessi portato in un bordello, che vostro padre era ancora in vita e noi ancora sposati.” Dice alzando leggermente le spalle, come se fossero tutte cose banali.
Mi dispiace, di solito sono molto spiritoso dopo qualche bicchiere di buon vino.”
Così ho sentito.
Ho fatto altro di cui pentirmi prima di uscire da questa stanza?” domanda dopo qualche altro istante di silenzio. Forse è davvero troppo vecchio per ubriacarsi tanto, e la prossima volta potrebbe non esserci Sansa con lui il mattino dopo.

Una volta ero sposato con una donna bellissima, tutti dicevano che fosse una prostituta ma era bella e gentile. Si chiamava Tysha.

Per la prima volta Sansa abbassa lo sguardo sulle dita intrecciate tra loro, adesso è lei a sentirsi in imbarazzo. Non dovrebbe chiedere, non sarebbe educato. Se Tyrion non le ha mai detto nulla doveva avere dei buoni motivi. Forse si è ubriacato proprio per Tysha. Eppure la malinconia di quelle parole l’ha accompagnata fino a che non si è addormentata. “Avete detto di essere stato sposato con una prostituta di nome Tysha.”





 

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Capitolo 22
*** Calore ***





 
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Il sospiro di Tyrion è pesante, più di quelli che si lascia sfuggire di solito.
Vorrebbe bere, più di quanto non abbia fatto il giorno prima. Sa che non servirebbe, a Essos aveva provato per molto tempo a bene per dimenticare e non aveva mai funzionato. Eppure non può affrontare questo argomento con Sansa da sobrio.
Si allunga verso la coppa accanto a lui e la riempie, quando inizia a bere fa fatica a non sputare l’acqua.
Ho fatto portare via tutto il vino ieri sera.”
Forse dovrebbe dirle qualcosa. Una parte di lui urla nella testa di dirle qualcosa, ma raramente ricorda di essere stato così poco lucido come in quel momento. Tysha, Shae e Tywin, perfino il ricordo di Sansa sposa bambina, gli occupano la mente tanto da non lasciare spazio per niente che non sia la voglia di ubriacarsi.
Sente qualcosa frusciare sulle coperte fino a che la mano di Sansa non finisce a stringere delicatamente la sua. La osserva continuando a chiedersi se ci sia qualcosa che dovrebbe fare, ma non riesce a distogliere lo sguardo da quella mano. Forse dovrebbe guardarla in viso, ma il modo in cui le dita bianche e affusolate di Sansa si sono intrecciate alle sue è quasi ipnotico. Dovrebbe stringere la mano di un nobile cavaliere, non la sua, eppure ringrazia che quella mano sia lì.
Non dovete parlamene se non volete.”
Solo dopo che la sente parlare i suoi occhi trovano il coraggio di risalire la manica ricamata e soffermarsi sul volto di Sansa per trovare un timido sorriso di incoraggiamento. È appena accennato, ma c’è e tanto gli basta.
L’ultima persona a cui aveva raccontato la triste storia del suo matrimonio con Tysha era stata Daenerys. Ricordava di aver scelto con cura le parole e aver modulato attentamente la voce, voleva che lei li odiasse tutti come li odiava lui. L’immagine dei suoi fratelli che arrostivano sotto al fuoco di drago era l’unica cosa a cui aveva pensato per tutto il tempo e alla fine la Madre dei Draghi si era convinta che l’unico linguaggio che i Sette Regni avrebbero capito era quello del fuoco e del sangue.
Raccontare la stessa storia a Sansa sarà diverso. C’è calore in lei, nei suoi occhi e nel modo in cui continua a stringergli la mano. Probabilmente è più di quanto meriti, ma è abbastanza per rendere tutto quasi sopportabile.
Tysha era mia moglie prima che noi fossimo sposati.”






 

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Capitolo 23
*** Dolci illusioni ***






 
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Non è una canzone a lieto fine.”
Nulla sembra esserlo.”
Avevo tredici anni quando incontrai Tysha. Io e Jamie stavamo tornando a Castel Granito, eravamo nella foresta quando abbiamo visto una ragazza inseguita da due banditi. Jamie si è occupato di loro in pochi minuti mentre io sono corso dalla ragazza, la coprii con il mio mantello e lei mi ringraziò. La portai in una taverna per rifocillarla e finimmo a fare l’amore. Ci sposò un sacerdote ubriaco il giorno dopo. Trovammo una casetta nei boschi, al riparo da mio padre, dove fummo felici. Ma non durò a lungo: in due settimane mio padre scoprì il nostro nido d’amore e fece portare Tysha a Castel Granito, non come signora del castello ma come prigioniera. Secondo lui era una prostituta e io avevo pagato troppo per la mia prima volta, così, in uno slancio educativo, mi costrinse a guardare mentre tutta la guarnigione del castello la violentava in cambio di una moneta d’argento. Dopo che tutti i soldati ebbero finito, mi mise una moneta d’oro in mano e mi disse che era il mio turno.” Non c’era bisogno di dire altro, non a chi aveva conosciuto direttamente la crudeltà di Tywin Lannister. “Alla fine Tysha raccolse tutte le monete che aveva ricevuto e se ne andò. All’inizio volevo cercarla, avrei lasciato Castel Granito e non ci avrei più fatto ritorno, ma Jamie mi disse che era davvero una prostituta e che era stato tutto organizzato per farmi perdere la verginità.”
La prima cosa di cui si accorse furono i capelli di Sansa che lo coprirono come un velo di rame scintillante; poi arrivò l’abbraccio di Sansa, qualcosa di tanto inaspettato che gli tolse il respiro. Rimasero abbracciati in silenzio per un tempo indefinito. Minuti? Ore? Non avrebbe saputo davvero dirlo!
Non si aspettava che Sansa reagisse così. Temeva che l’avrebbe fatta versare ancora quelle lacrime silenziose che erano state le compagne costanti del loro matrimonio. Temeva che avrebbe aggiunto altra sofferenza a quella che già portava sempre con sé. Temeva che si sarebbe offesa perché l’aveva sposata, pur essendo già sposato con una prostituta. Eppure avrebbe dovuto sapere che se c’era qualcuno che poteva capire il suo dolore era Sansa.
L’ultima volta che si era sentito compreso in quel modo fu dopo la Battaglia delle Acque Nere, ma forse quel giorno si era solo fatto cullare da una dolce illusione. Avrebbe voluto cullarsi in quella rassicurante sensazione di comprensione e affetto, ma era troppo sobrio per tacitare la sua coscienza.
Appena fu capace di pensare lucidamente si allontanò e Sansa gli regalò uno sguardo interrogativo. “Dovete ascoltare tutta la storia, mia signora.” Adesso chi era quello che usava nella cortesia come fosse un’armatura? “Mentre mio padre decideva se gli sarei stato più utile morto o alla barriera, Jamie mi liberò e disse che Tysha non era una prostituta, che il nostro incontro non era stato organizzato e Tysha era stata l’unica persona che mi avesse, ma nostro padre gli aveva detto di mentire.” La gola gli diventò ancora più arsa, lo stomaco iniziò a contorcersi e le parole si fermarono in bocca. Aveva visto la morte venirgli incontro, aveva rischiato di essere bruciato vivo da un drago eppure raccontare la parte della storia in cui lui smetteva di essere l’eroe a Sansa chiedeva più coraggio di quanto pensasse. Una parte di lui voleva alzarsi per cercare del vino che sicuramente era ancora nella stanza, ma non aveva la forza di muoversi. “Come ringraziamento, anche io fui sincero con lui e gli dissi che Cerceri lo aveva tradito più volte e che se mai ci fossimo rincontrati uno dei due sarebbe morto. Poi andai nella torre del Primo Cavaliere per affrontare mio padre, non per quel processo farsa e nemmeno per tutte le volte in cui mi aveva umiliato, ma per Tysha. Quando sono entrato nelle sue stanze ho trovato Shae nel letto di mio padre con indosso solo una pesante catena d’oro. Iniziò a piangere, disse che non voleva testimoniare contro di me al processo ma era stata costretta, mi chiese perfino se fossi lì per portarla via ma io la uccisi lo stesso. La strozzai con la catena d’oro.
L’occhio di Tyrion si spostò sulle mani di Sansa, strette a pugno con le nocche bianche. Avrebbe dovuto guardarla negli occhi, ma sapeva che si erano riempiti di lacrime per Shae.
Era mia amica.” La sua voce era gelida come la notte sulla Barriera.
Era una prostituta.” Ed era stato l’oro dei Lannister a farle recitare la parte dell’amica e dell’innamorata.
Sansa si alzò dal letto e portò le mani al petto, il respiro era affannato e la testa rivolta al soffitto dipinto. “Era mia amica! L’unica vera amica che avessi! Era una persona buona!” Forse era una prostituta, forse con Tyrion aveva solo finto; ma Sansa ricordava ancora quando avevano cercato cercato di nascondere a Cercei che era diventata donna ed era sicura che in quel momento non stesse fingendo.
Ho fatto molte cose di cui non vado fiero e molte ancora peggiori.” È il massimo che è disposto a concederle. Forse Shae era solo una ragazza spaventata rimasta coinvolta in una guerra tra leoni, o forse era solo una brava attrice e lui era stato l’uomo più stupido dei Sette Regni ad innamorarsi di lei.  
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: chiedo scusa per il ritardo con cui aggiorno, ma questo per me era un capitolo difficile da scrivere e fino a qualche settimana fa sono stata in preda al blocco dello scrittore. Ho sempre detto che Tyrion è un personaggio terribile da scrivere, perché è psicologicamente molto complesso e sicuramente molto più intelligente di me, per cui mettere in parole la sua storia è stato un po’ complicato. Vi dico solo che quella che avete letto è la terza stesura del capitolo e lo pubblico solo perché se aspettassi e ci pensassi ancora lo riscriverei di nuovo.
Come avevo accennato qualche capitolo fa, ho deciso di attenermi più ai libri che alla serie tv, per la semplice ragione che nei libri Tyrion ha un arco narrativo anche dopo la fuga da Approdo del Re.
Detto questo, spero che nonostante il mio terribile ritardo la storia continui a piacervi e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate tramite una recensione.
A presto (spero! Perché le confessioni di Tyrion non sono ancora finite), Aris.



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Capitolo 24
*** Dove vanno le puttane ***






 
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Lentamente Sansa abbassa le mani sul tavolo rivelando il viso. Vorrebbe dire di aver pianto per Shae, ma non sarebbe stato completamene vero.
Spesso aveva pensato a Shae chiedendosi cosa le fosse successo dopo la sua fuga da Approdo del Re, ma stentava a credere che fosse sopravvissuta a Cercei, al morbo grigio o alla guerra. Se era stata fortunata aveva attraversato il Mare Stretto, ma anche in quel caso sarebbe riuscita a sopravvivere?
Quindi non aveva pianto per Shae, non oggi almeno.
Il pensiero che forse Tyrion e Shae fossero stati amanti non la turbava minimamente. Molti anni prima forse si sarebbe sentita umiliata per questo, o magari sarebbe semplicemente stata contenta che un’altra donna si occupasse di quel genere di necessità, fin tanto che ciò avrebbe impedito a un Lannister di toccarla. Ma quei giorni erano lontani e Sansa era certa che se Tyrion non le aveva mai chiesto, o imposto, di consumare il loro matrimonio non era sicuramente per mancanza di lussuria.
Il problema era come fosse morta, o meglio che fosse stato proprio Tyrion a ucciderla. Perché nei suoi ricordi Tyrion era sempre stato una persona giusta, una delle poche persone gentili che aveva incontrato a Approdo del Re. Sapeva che poteva essere una persona vendicativa e che aveva ucciso, ma era stato per in battaglia o per legittima difesa. Non era un amante della violenza, come Joffery o Ramsey. Era stata la consapevolezza che quell’uomo esisteva solo nei suoi ricordi e che anche Tyrion poteva uccidere a sangue freddo ad averla fatta piangere.
Cos’è successi a Tysha?
Tyrion guarda Sansa dal letto. Vorrebbe alzarsi, è sicuro che in qualche farsetto ci sia una fiasca con del vino, ma sa anche che in quel momento non gli reggerebbero le ginocchia. “Chiesi a mio padre se sapeva che fine avesse fatto e lui mi disse che era andata dove vanno le puttane.”
E voi lo avete ucciso?
Con una freccia al linguine, senza dire nemmeno una parola di commiato. “Lo avevo avvisato di non chiamare ancora mia moglie puttana.” La voce di Tyrion è quasi un sussurro, le sue mani hanno stretto le coperte di broccato fino a rendere le nocche bianche, il viso assomiglia più che mai a un gargoyle, i suoi occhi brillano di odio e tristezza assieme. Di rimpianto nemmeno l’ombra.
Probabilmente il mondo era un posto migliore senza Tywin, eppure Sansa non può che chiedersi quali cicatrici possa aver lasciato il suo assassinio a Tyrion. Ricorda ancora l’ultimo sguardo che le aveva dato suo padre, appena un attimo prima di essere decapitato, e mentirebbe se non ammettesse che è ancora capace di svegliarla in piena notte. Nonostante non sia stata lei a impugnare la spada o a dare l’ordine di giustiziarlo. Come poteva ricordare Tyrion? “E l’avete trovata?
Quando Tysha lasciò Catel Granito aveva talmente tante monete che a stento riusciva a tenerle tra le mani, più che a sufficienza per ricostruirsi una vita lontano dai Lannister. “A Essos Tysha era un’ossessione. L’ho cercata ovunque andassi ma non l’ho mai trovata.” Tyrion trova il coraggio di alzare lo sguardo fino a Sansa che lo ascolta senza parlare. Le mani intrecciate sul tavolo, l’espressione di attesa e gli occhi attenti fissi sul suo viso. Avrebbe voluto sapere cosa stessa pensando, se lo ritenesse un mostro, ma Sansa era sempre stata brava nel celare le sue emozioni. “Il giorno di imbarcarmi per Roccia del Drago dovetti accettare che Tysha era morta o che non voleva essere trovata.” E quello fu il giorno in cui l’unico suo scopo fu ridurre i Sette Regni in cenere.
 
 
                 


      
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: caro Lettore, non so nemmeno quanti mesi sono che non aggiorno questa storia, e mi spiace molto per l’attesa. A mia discolpa posso dire che continuo a trovare questi capitoli molto difficili da scrivere. Non faarti ingannare dalla lunghezza limitata, perché ho mangiato sassi nel tentativo di immaginare come Tyrion (uno intelligente e non la macchietta che abbiamo visto nella serie) racconterebbe la ricerca di Tysha a Essos.
Non so se sia riuscita a rimanere IC, lo spero tanto.
Spero che il risultato dei mie sforzi ti sia piaciuto e ti prego di lasciare una recensione una recensione, che mi sarebbe di grande aiuto.

                 




      
 

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Capitolo 25
*** Luci e Ombre ***






 
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Mi odiate?” Non ha raccontato nemmeno la metà delle sue colpe, eppure già basta per fargli temere che Sansa lo veda come un mostro. Solo adesso si rende conto di quanto tenga all’amicizia di Sansa Stark, e che suo padre si rivolti quante volte vuole nella tomba per questo.
Sansa scuote la testa. Non ha detto una parola da quando Tyrion ha finito il suo racconto. Una volta, prima di conoscere Joffrey, avrebbe pensato che l’amore tra Tyrion e Tysha sarebbe potuto diventare una romantica ballata se solo avesse avuto un finale più felice. Oggi prova solo tanta tristezza. “Un amico mi disse che tutti abbiamo dell’oscurità in noi, ma possiamo scegliere se lasciarci consumare o no. E per quel che posso vedere, voi avete scelto di non essere consumato.”  L’uomo che ha davanti non è un cavaliere dall’armatura immacolata, le sue mani sono sporche di sangue almeno quanto quelle di molti altri e anche lui poteva uccidere senza rimorso, ma è anche l’uomo che si era frapposto tra lei e Tywin perché non voleva vedere violentata anche la seconda moglie, sebbene non ne fosse innamorato. Era l’uomo che aveva rimandato a Grande Inverno le spoglie di suo padre perché trovassero adeguata sepoltura. Era l’uomo che si impegnava giorno e notte per ricostruire i Sette Regni. Era l’uomo che aveva sfidato Daenerys Targaryen rischiando la vita per evitare che milioni di persone fossero carbonizzate inutilmente, sapendo che avrebbe incontrato la fiamma dei suoi draghi nel momento in cui sarebbe stato scoperto. Tyrion Lannister era un uomo con molte ombre, profonde e terribili, e altrettante luci.
Le labbra di Tyrion si increspano in un sorriso. “Sembrano le parole di un uomo molto acuto.” Vorrebbe dire che di credere che non importi quanto ci si sia avvicinati al precipizio se non vi si è caduti dentro, ma gli basta che Sansa ne sia convinta. Un giorno, magari quando il reame sarà di nuovo prospero, anche lui si concederà un pensiero simile.
Mi dispiace molto per Tysha.” Chissà come sarebbe stato il loro matrimonio se Tyrion le avesse raccontato quella storia e lei gli avesse creduto. Forse la morte di Robb sarebbe stato un peso più sopportabile e loro sarebbero stati più semplici compagni di sventura, magari alleati o perfino amici. Vorrebbe immaginare un mondo in cui le cose fossero andate in modo diverso, in cui essere Sansa Lannister non sarebbe stato solo un giogo alla gola, ma non ci riesce.
Per la prima volta da giorni il desiderio di annegare il ricordo di Tysha in infinite botti di vino è meno insopportabile. “Vi ringrazio, mia signora.”





 

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Capitolo 26
*** Le campane ***






 
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Le campane di Approdo del Re suonano di nuovo, rompendo l’immobilità nella stanza di Tyrion. Tyrion è ancora sul letto immerso nei ricordi o nel rimpianto di qualcosa e Sansa ha quasi paura di interrompere le sue riflessioni anche solo spostando la sedia. Ma le capane del Tempio hanno suonato ancora e Sansa non può restare oltre lì con i vestiti del giorno prima. “Devo tornare nelle mie stanze.”
Tyrion sbatte le palpebre ritornando alla realtà. Quando raccontò la sua storia a Daenerys ricordava di essersi sentito molto compiaciuto di sé stesso. La soddisfazione di aver visto una scintilla di fuoco di drago negli occhi della ragazza aveva reso più profumato il suo vino per settimane. Successivamente era bastato soffiare un po’ su quel fuoco e aspettare che il mondo bruciasse. Ma adesso era diverso. Adesso si sente più leggero, non in pace con sé stesso o libero dalle sue numerose colpe, ma è come se respirare fosse più facile. È una sensazione malinconica che non ricorda di aver mai provato. Sa che non durerà, che Sansa scapperà il giorno in scoprirà che è stato lui a far precipitare Daenerys nella pazzia, che le ha suggerito non la via più facile per conquistare Westeros ma quella che avrebbe fatto morire più persone, che si è cullato per anni al pensiero di vedere bruciati tutti colori che lo avevano tradito e umiliato. Quel giorno la loro amicizia morirà, per quanto lui si impegni a non pensarci, sa di non poterlo evitare.
Le campane hanno suonato due volte, ormai saranno tutti svegli.”
Non le ho sentite, vi chiedo scusa.” Tyrion scende goffamente dal letto, si versa un bicchiere d’acqua mentre i passi leggeri si Sansa si avvicinano alla porta.
Devo andare prima che qualcuno mi veda. Mi dispiace andarmene così …” Non serve dire che non ha scelta.
Solo quando Tyrion si volta per salutarla riconosce l’abito ricamato che indossava il giorno prima: in broccato grigio scuro, quasi nero, completamente ricoperto da intricati ricami in argento. I capelli rossi le cadono sulle spalle ricoprendo l’abito come fossero un mantello prezioso che sfiorava il pavimento.  È una visione. Forse erano gli effetti della sbornia del giorno prima a parlare per lui, ma non trovava altre parole per descriverla. “Ho qualcosa che potrebbe esservi utile.” Si avvicina a un baule posto accanto alla porta e lo apre con un cigolio. Lo ha aperto solo una volta da quando è tornato a essere Primo Cavaliere, lo ha richiuso appena ha sentito che conservava ancora il profumo che indossava Sansa quando erano sposati. Poi non ha avuto nemmeno il coraggio necessario per avvicinarsi. “Jamie non ha permesso a nessuno di muovere anche solo uno spillo, per questo sono ancora qui.”
Tyrion fa un passo di lato e Sansa si inginocchia per osservare il contenuto del baule, scoprendo che si tratta dei suoi vecchi vestiti ancora perfettamente piegati. Non si era mai chiesta perché Ditocorto non le avesse mai portato le cose che aveva lasciato ad Approdo del Re, aveva sempre dato per scontato che lo avesse fatto per non farla trovare dai Lannister, ma non avrebbe mai creduto che proprio un Lannister le avrebbe conservate per lei.
Non voglio mettere a rischio la vostra reputazione.” Nella Fortezza Rossa il pettegolezzo si propaga più velocemente del fuoco greco, e non ci vuole mai molto prima che raggiunga il porto e le taverne di Approdo del Re riportando in auge vecchie ballate sconce su una dama del Nord e il piccolo Demone Scimmia.
Sansa sceglie un abito che le aveva regalato Margeary, color viola scuro con ricami floreali verde e oro. Ricorda che Margeary chiese al sarto di lasciare all’interno della stoffa in più nel caso che Sansa fosse rimasta incinta, cosa che secondo lei sarebbe dovuta succedere molto presto vista la reputazione di Tyrion. Sicuramente sarebbe rimasta incredula se le avesse raccontato che la prima volta che aveva diviso il letto con Tyrion avevano solo dormito senza nemmeno togliersi i vestiti, ma se Sansa era fortunata quel vestito le poteva andare ancora bene scucendo qualche punto. “Grazie mille Tyrion.”
Tyrion deglutisce. Non ricorda che Sansa lo abbia mai chiamato per nome senza aggiungerci la parola Lord. Vorrebbe dirle che non ha ragione di ringraziarlo perché, dopotutto, quei vestiti sono ancora suoi. Vorrebbe anche dirle che se fosse per lui taglierebbe personalmente la lingua di chiunque provasse a mettere in discussione il suo onore. “Vi lascio cambiare.” Non riesce a dire altro, così si avvia verso il balcone sperando che almeno il vento del mattino gli faccia ritrovare un po’ delle parole appena perse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: non sono morta e non mi sono dimenticata di Tyrion e Sansa. Mi spiace per il ritardo, era da ottobre che volevo scrivere questo capitolo, ma ho avuto qualche scadenza letteraria prima di Natale che ha risucchiato tutto il mio tempo e Gennaio si è rivelato un mese molto pieno.
Comunque spero che questo capitolo vi piaccia. Avevo detto che il peggio era passato ed è vero, ma c’è ancora una cosa che deve succedere prima che Sansa possa tornare nelle sue stanze. Niente spoiler, scoprirete tutto nel prossimo capitolo!
Una piccola nota storica: so che nel mondo della fast fashon sembra strano da dire, ma in passato un vestito era qualcosa di tremendamente costoso. La stoffe erano costose e poi c’era la mano d’opera da pagare perché erano tutti pezzi cuciti a mano e fatti su misura. Maria Antonietta è stata la prima a rinnovare completamente il suo guardaroba due volte all’anno tutti gli anni ed è passata alla storia per essere una che spendeva troppo. Insomma: i vestiti dovevano durare almeno qualche anno anche tra le persone ricche anche dopo la Rivoluzione Francese. Per questo era normale che i vestiti contenessero, nei punti strategici, della stoffa in più in modo tale da adattarli più facilmente agli aumenti di peso del proprietario.
Come ho detto prima, spero che il capitolo vi piaccia e sappiate che sono sempre molto contenta di leggere recensioni con le vostre opinioni.
A presto (spero),
Aris




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Capitolo 27
*** Un Mondo che Non Esiste ***






 
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Tyrion si siede su una delle panche di pietra della sua terrazza e sospira.
Per un momento si concede di immaginare un mondo in cui le cose fossero state diverse. Un mondo senza guerra dei cinque re, senza Joffrey, Cercei, Tywin o Ditocorto. Un mondo senza Estranei e draghi. Immagina che, forse, in quel mondo, se lui e Sansa si fossero sposati si sarebbero potuti conoscere davvero prima di rischiare di morire in una cripta buia e umida. Immagina che, magari con il tempo, avrebbe visto in lui più di un nano con un leone cucito sul farsetto. Immagina che l’avrebbe portata a Castel Granito e le avrebbe fatto vedere un tramonto estivo in cui mare, aria e pietra sarebbero diventati rossi e caldi mentre il sole si inabissava dietro l’orizzonte. Immagina come avrebbero brillato i capelli di Sansa in quel momento e gli manca il fiato. Immagina la sua meraviglia la prima volta che avrebbe sentito il mare ruggire ai piedi della Rocca. La immagina intenta a cucire, magari sotto le vetrate piombate della libreria. La vede entrare nella sala grande con passo elegante e superare in bellezza ogni opera d’arte che l’oro della sua famiglia aveva permesso di accumulare nei secoli.
Sa che quel mondo non potrebbe mai esistere, ma l’illusione è troppo dolce per non indugiarci.
Quando riapre gli occhi Sansa è a pochi metri da lui, poco oltre il balcone. I capelli pettinati in una treccia tipica del Nord e l’abito che ha preso dal baule fermato con le mani all’altezza del seno lascia le spalle bianche completamente scoperte. “Temo di aver bisogno del vostro aiuto.”
Certamente, my lady.” Tyrion la segue in camera e Sansa si siede su un angolo del letto lasciando cadere il vestito dalle spalle rivelando la schiena e il corsetto parzialmente slacciato.
Devo stringerlo un po’ ma temo di non poterlo fare da sola.”
Le gambe di Tyrion tremano. Per un momento si sente come una candela che si scioglie perché dimenticata vicino a un caminetto acceso. Ricorda una scena simile durante la loro prima notte di nozze e sente il cuore accelerare. Istintivamente deglutisce, ringraziando che Sansa non lo possa vedere in viso. I primi passi sono i più difficili, le gambe sembrano non voler collaborare, ma riesce comunque a raggiungere il letto e mettersi dietro Sansa.
Mi dispiace chiedervelo. So di mettervi in imbarazzo …”
Imporre alle sue mani di muoversi è una delle cose più difficili che abbia mai fatto. “Avete rinunciato ai festeggiamenti del matrimonio di Jon, vi devo almeno questo.” Un Lannister paga sempre i propri debiti, se lo ripete mentre le sue dita tozze sfilano i lacci di seta dalle asole per allargarli un po’ prima di stringerli nuovamente. Non è solito rivestire una donna. In una vita passata era più abituato a svestirle ma è passato talmente tanto tempo che forse non sa più fare nemmeno quello. Mentre si assicura di non aver trascurato alcun incrocio dei nastri le vede, le cicatrici lasciate da Ramsey. Alcune sono dritte e nitide, ricordano un colpo di frusta, altre sono irregolari e Tyrion non osa immaginare come siano state fatte. Si è chiesto molte volte se ci fossero e le ha sempre date per scontate, ma vederle è un’altra cosa. Vederle gli provoca una furia che ha provato poche volte in vita sua.
Vi sentite bene, mio signore?”
No, non si sente bene per niente. Quella è la stessa schiena su cui aveva posato il suo mantello e quelle cicatrici non dovrebbero esistere. Nel mondo che immaginava prima Sansa non avrebbe conosciuto quel genere di violenza. Nel mondo che aveva immaginato le notti con suo marito sarebbero state molto diverse, in quelle notti sarebbe stata amata. “Si … temo di essere fuori allenamento con la biancheria femminile.”
Se Ramsey Bolton fosse vivo lo farebbe trascinare a Dorne in catene, lo appenderebbe a un albero e lo guarderebbe disseccarsi al sole mentre lui beve vino e acqua a volontà. O magari lo farebbe portare a Catel Granito e lo farebbe legare alla grata di una vecchia galleria che viene inondata dall’alta marea ogni giorno. Così morirebbe da solo e le sue urla sarebbero coperte dal ruggito del mare. E poi farebbe la stessa cosa a Ditocorto. Per loro fortuna sono già morti. “Ditemi se stringo troppo. Non ricordo di aver mai rivestito una donna.” Dice prima di iniziare a stringere i lacci di seta.
Non sono così fragile, non preoccupatevi.”
Forse è vero, ma cosa non darebbe Tyrion per portare Sansa in quel mondo che non esiste.
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: ecco l’ennesimo pezzo della storia che devo dividere in due perché altrimenti il capitolo sarebbe stato troppo lungo.
Comunque un’altra piccola nota storica è d’obbligo. Quando vedete un film in costume in cui qualcuno si lamenta dei segni che il corsetto gli lascia sul corpo sappiate che storicamente parlando è una cosa che non sarebbe mai potuta succedere. Il corsetto nasce per sostenere il seno e per molti secoli è stato un oggetto più flessibile di quanto immaginiamo, solo in epoca vittoriana diventa più rigido perché la moda richiede l’illusione di un punto vita molto sottile. Ma anche durante l’800 nessuna donna avrebbe messo un corsetto a diretto contatto con la pelle senza indossare sotto una sottoveste di cotone leggero. In ogni caso, a prescindere dal materiale, doveva essere sempre un oggetto comodo da indossare per tutti i giorni e non ci sono prove scientifiche che modificasse il fisico femminile alterando la posizione degli organi. O meglio: delle centinaia di corpi femminili che nella loro vita hanno indossato un corsetto e sono stati trovati dagli storici nessuno presentava alterazioni scheletriche per cui si possa ragionevolmente dire che il corsetto era uno strumento di tortura che rappresentava l’oppressione della donna.
 Considerando che il mondo di Game of Throne è vagamente ispirato al medioevo il corsetto di Sansa sarebbe qualcosa di molto elastico che seguirebbe la forma del corpo. E anche lei avrebbe indossato una sottoveste sotto il corsetto, anche se questo non fosse stato fatto con stecche di balena (sono stati trovati molti corsetti in Italia, Francia e Germania di epoca rinascimentale senza stecche di balena). Capite che se Sansa fosse stata vestita come una nobildonna del 1400 Tyrion non avrebbe potuto vedere le cicatrici.
Tuttavia, se non ricordo male, nella serie non si fanno mai vedere sottovesti sotto ai corsetti. Solo per questo, ho ignorato come il guardaroba femminile funzionava al tempo della Guerra delle due Rose.
Scusate il polpettone non richiesto, ma la storia è una delle mie passioni e non potevo esimermi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lasciate una recensione.
A presto
Aris





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