__Alles Ist moglich__ (Tutto è Possibile)

di M_Lucry_J
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _Paura di morire_ ***
Capitolo 2: *** _Ich Breus Aus_ (Io Evado) ***
Capitolo 3: *** _Glück oder Pech?_ (Fortuna o sfortuna?) ***
Capitolo 4: *** __Komplikationen__ (Complicazioni) ***
Capitolo 5: *** __Regenbogen Nach Dem Gewitter__ (Arcobaleno Dopo La Tempesta) ***
Capitolo 6: *** __Mal Missverstanden__ (Momenti Incompresi) ***



Capitolo 1
*** _Paura di morire_ ***


Questa è la mia prima fan fiction pubblicata su questo sito;vi prego di non badare molto all’ortografia ma di invece recensionare il contenuto (se sempre è di vostro gradimento). L’ispirazione mi è venuta un po’ leggendo tutte le fan fiction sui Tokio Hotel; miei idoli numeri uno. Volevo fare 1 storia particolare; non volevo che ad esempio si incontrasse così “per caso” Bill Kaulitz, voglio rendere la cosa estremamente realistica. Descrivendo cose reali e possibili. Ci saranno molti ostacoli per Deborah prima di raggiungere il suo traguardo e cercherò ci creare la storia con avvenimenti sempre più entusiasmanti dato che come genere ho messo anche Avventura. Con questo vi auguro buona lettura con il mio primo capitolo, e per favore che sia di vostro gradimento o meno postate una recensione. Grazie in anticipo   By Lucry. 'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo' u

-Ahh!!!- urlai soffocata stringendo le palpebre e alzando poi gli occhi al cielo.

 

Era il quinto?Il decimo?Avevo perso il conto oramai… Sembrava che diventasse abitudinario;magari non ci pensavo nemmeno su. Afferravo la lametta e pensando al motivo della mia sofferenza, con forza tracciavo un graffio che ben presto divenne un uscire di sangue.                                                                                                                                  

Quella volta però mi cadde la lametta dalle mani e tremavo dappertutto;la paura iniziò ad incombermi usciva troppo,troppo sangue! In preda dalla disperazione volevo prendere un panno e fermare il sangue ma i muscoli me lo impedivano. 

 

Volevo fare un gesto semplice:alzarsi. Un gesto che tutti giorni compievo senza problemi,solo adesso lo vedevo come un obbiettivo irraggiungibile.                                                                        

A malapena riuscivo a respirare,il cuore batteva a 1000 e volevo uscire da questa situazione che per un secondo pensai che fosse “la morte”.                                                                                                                   

Spalancai gli occhi e pensai  “e se stessi morendo?!"                         

 

Ero depressa da tanto tempo; dalla mia impossibilità di avere il mio unico desiderio, la mia unica ragione di vita…Fino a qualche mese fa.                                                                                                                                                         

È la voce dei famosissimi Tokio Hotel: Bill Kaulitz.

 

La prima volta che lo vidi cantare sulle note di Monsoon fu un tuffo al cuore;mi paralizzai dinanzi al plasma e come una rimbecillita guardavo il video. Era come se il tempo si fosse fermato attorno a me sentivo solo quella musica scorrermi nelle vene. Quella canzone, quella voce, quel cantane…Divenne ben presto la mia droga.                                                                                             

Ascoltavo solo i Tokio Hotel, mi affiancai a loro anche come stile; mi feci fare un ciuffo emo sull’occhio sinistro e i capelli,di natura neri, all’interno li feci un po’ turchesi dello stesso colore dei miei occhi.          

 

Sapevo che dopo tutto questo cambiamento i miei genitori i miei amici mi avrebbero disprezzato e umiliato in continuazione come già accadeva in alcuni gruppetti punk della scuola. Ma non fu così.Mi supplicavano solo di ritornare come prima senza stancarsi mai di dirlo.In poche parole nessuno mi disprezzò.                                     

 

Ero sempre stata un desiderio di molti ragazzi e automaticamente fui la rivale della copia di Paris Hilton della mia
scuola:Mariah                                                                                                                             Mi importava poco dei ragazzi e di lottare con quella barbie sputa-veleno. Ero stata con parecchi ragazzi ma dopo qualche anno mi scocciai anche di loro;erano tutti uguali, tutti stronzi, tutti mi volevano per la mia parte estetica,tutti fottutamente uguali.                                                                                                                                
La mia vita così fino all’anno scorso passò sempre noiosa,lineare senza troppe emozioni. C’è chi mi giudicava snob,perché passavo il resto delle giornate a rifiutare ragazzi e a andare in giro per i negozi.  Altri ancora “principessa di ghiaccio” non avevo cuore secondo loro…Il problema è che erano incapaci di conoscermi dentro.                                                                                                                                                                             

Lasciai così per anni scorrere giudizi stupidi e mille altre fandonie. Ma un giorno il disco si fermò così bruscamente da farmi  vedere il mondo all’ingiù. Il 1°giugno 2007, una data che non dimenticherò mai, vidi Bill;così si chiamava. Un nome così semplice per rinchiudere un mondo di talento e di bellezza.                                  

 

La prima cosa che mi colpì fu la sua voce e pian piano mi innamorai anche dal suo viso,dal suo sguardo,dalle sue mani,da tutto…                                                                                                                                                                    

Non lo conoscevo quel ragazzo, eppure mi sembrò di aver trovato l’unico diverso dalla massa maschile mondiale. Cercai di farmene una ragione c’è, non poteva essere possibile impazzire in un secondo per un tizio che canta pop/rock.                                                                                                                                                          

E nella famigerata lotta ragione contro cuore;vinse il secondo lasciai la vittoria all’amore segui il cuore…Fu lo sbaglio più grande della mia vita…                                                                                                                                    
Ma come si dice…Anche dall’errore più banale della tua vita ne deriva qualcosa di bello ma che dico bellissimo…

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Capitolo 2
*** _Ich Breus Aus_ (Io Evado) ***


Mi passarono come un flash tutti questi anni della mia vita e poi ritornai alla realtà; mi tremavano ancora le mani abbassai e vidi le mie mani rinsanguate e il polso nelle stesse condizioni.
Avevo ancora quel blocco nei muscoli ma improvvisamente la vista divenne completamente bianca.

-NOOOOO! BILL! BILL! NO NO NON VOGLIO MORIRE!!!- urlai con tutto il fiato ma venne un grido strozzato.

Mi alzai di scatto e non seppi neanche come corsi così con vista ancora sfocata, riuscii a riconoscer la porta blu del bagno e mi ci precipitai dentro.
Aprii con quella poca forza il rubinetto e immersi il polso lasciando scorrere quel liquido color rubino. Mentre riacquistavo il respiro fissai il mio sangue che pian piano se ne andava giù per il tubo.
Lo guardai intensamente e pensai “Davvero in tutto questo tempo ho voluto morire per Bill?
Solo adesso che ero sul punto di morire ho voluto tornare indietro…Allora io voglio ancora vivere”
Affermai a me stessa ancora dubbiosa.

La vista si nitidò e mi sembrò di aver sorriso un pochino, quel poco che bastò a farmi riacquistare sicurezza.
“Sono fuori pericolo” pensai.
Intanto il lavandino divenne del suo colore originale; il sangue scorreva dal polso a piccole goccioline sempre più lente.
Chiusi i rubinetto e afferrai il panno e lo attorcigliai al polso destro.
Mi strisciai dietro al muro fino a sedermi sospirai di sollievo mi diedi della stupida, cretina,idiota,immatura e altro ancora. Non è normale che una persona si debba trovare sull’orlo di morire per rendersi conto di aver sbagliato.
Mi portai la mano libera sulla fronte e piansi ma le lacrime lasciarono anche alcuni sorrisi… Piangevo di felicità, forse perché ero uscita dalla strada sbagliata o magari perché avevo superato il gradino dell’immaturità.
Adesso mi sentivo diversa più che altro meno idiota. Mentre piangevo,ridevo,non si capiva, dissi –Grazie di esistere Bill-

Mi vennero delle parole di Don’t Jump:

scream in to the night for you
Don't make it true
Don't jump
The lights will not guide you through
They're deceiving you
Don't jump

Don't let memories go
Of me and you
The world is down there
Out of view

Please don't jump

Le cantai dolcemente e mi immaginai Bill accanto a me che ricamava la sua voce sulle note del ritornello.
Non era un’allucinazione, non era un sogno questa si chiama semplicemente “immaginazione” puoi pensare quello vuoi, e potrai stare sicura che nessuno potrà distruggerti quel mondo.
Passai il tempo così a tastarmi il panno sulla ferita e cantando.
Dopo aver ripetuto 3 volte la canzone dissi- Non ti preoccupare Bill, non salterò,non più” e sorrisi a me stessa soddisfatta per quell’affermazione.
Era notte e i miei genitori volevano stare 1 settimana con la loro super barca “da soli”.
Eravamo molto ricchi, ma questo non mi rendeva felice, vedete com’è è reale il proverbio “i soldi non fanno la felicità”.
Chi non la mai avuta trova tutta la soluzione nei soldi e chi ne ha non è felice.
L’uomo tendeva ad avere sempre, sempre più di quello che ha:quella sono io.
I miei genitori non mi pensavano mai pensavano solo alla mia istruzione,la mia salute, che avessi vestiti e altre cose.
Chiunque direbbe “Che vuoi più dalla vita?”. I
o ho la risposta anche a questo…Io voglio quel sentimento che anche se ti trovi in una baracca,senza cibo e acqua ti faccia stare 3 metri sopra il cielo. “Cos’è? È l’amore, l’affetto di un genitore…” Io non saprò mai cos’è credetemi non c’è cosa più triste. Non avevo sonno, girovagavo per l’enorme casa e non sapevo cosa fare.
Arrivai poi in terrazza presi l’ipod e mi stesi sul divanetto.
Guardai quel immenso telo blu scuro ricoperto di diamani;le stelle. Vidi la più luminosa:Sirio. “Tu sei Bill,ne sono sicura…” Guardavo attentamente e mi sembrava che brillasse sempre più e intanto c’era Ready, Set,Go! come colonna sonora.

ready, set, go!
it’s time to run
the sky is changing, we are one
together we can make it
while the world is crashin’ down
don’t you turn around

Mi passò un’idea un pò ambigua… “E se scapassi?” risi di gusto, l’idea mi allettava le parole delle canzoni erano perfette “è ora di correre,il cielo sta cambiando”.
 Fino a ora la mia vita aveva seguito sempre gli schemi dei miei genitori, e mi sentivo già su un altro pianeta se solo fossi scappata se solo avessi trasgredito! “Si,si,si!
Devo andarmene devo correre adesso che tutto sta cambiando!”

Era ora di partire,ora o mai più. READY,SET,GO!

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Capitolo 3
*** _Glück oder Pech?_ (Fortuna o sfortuna?) ***


Corsi in camera e tirai fuori la mia super valigia turchese,era il mio colore preferito, e ci buttai una marea di vestiti. Svuotai la stanza mettendoci,ricordi e foto;mi capitò fra le mani una foto di quando avevo 10 anni. Era natale e i miei genitori mi avevano comprato tutti gli addobbi per l’albero ed ero lì seduta per terra a farmi l’albero da sola e avevo un’espressione triste,malinconica…
Una piccola lacrima si posò sulla foto, -Che stronzi!- e la stracciai con rabbia..

Rimasero tanti piccoli pezzettini sulla scrivania e li lasciai marcire lì. “Solo adesso a 4 mesi dal mio 18° compleanno, mi rendo conto di aver vissuto in questo schifo?!”. Feci un’espressione disgustata e continuai a buttare roba nella valigia.

Presi anche soldi,molti soldi;non potevo andare alla sprovvista. Presi dal frigo solo due merendine e una bottiglina d’acqua, il resto l’avrei comprato.

Mi ricordai di essere ancora in biancheria,così optai per un jeans grigio,un top scollato e una giacchetta nera, e le mie amatissime all star.Mi truccai pensatemente di nero,come sempre, e lasciai cadere i capelli fino al fondoschiena e occhiali da sole.

Era l’alba e andai fuori la terrazza a godermi il crepuscolo “ero non so…Felice” . Preso l’ultimo oggetto,il più importante, e lo riposi in tasca.Aprii la porta –Good bye! – alzando il dito medio.


Ore 12.45

Ero sul un treno per Amburgo,prima classe,tutto tranquillo. Dopo quasi 10 ore di viaggio una brusca frenata mi fa cadere dal sedile e mi fa urtare la testa sul tavolino. –Ahhhhh!Porca puttana!- In questa situazione però sembrai l’unica fortunata; vidi persone svenute e altre con sangue uscire dal viso. Alzai il sopraciglio e mormorai –Ma che ca…-

-Avvisiamo la clientela che per un guasto tecnico il treno non potrà ripartire. Pertanto preghiamo i passeggeri di scendere. Ci scusiamo per il disagio e buon viaggio.-
“Ci scusiamo per il disagio? Ma se avete combinato una strage! Buon viaggio?!”

Iniziarono a partire bestemmie di tutti i tipi e scocciata scesi dal vagone con la mia valigia. Appena scesi mi venne quasi da piangere; eravamo in mezza alla natura sotto il sole. Scese il controllore e iniziò a rimborsare… Roba da pazzi!
Si avvicinò a me e mi diede 100 euro, li guardai prima e poi glieli buttai in faccia – Razza di imbecille!- e adirata me ne andai.

Girovagavo così senza meta finchè non vidi un’enorme autostrada e decisi di fare autostop.
Era tutto così assurdo,ero partita con un treno di classe, un viaggetto semplice e ora mi ritrovavo in un posto sconosciuto! Con imbarazzo alzai il pollice e rimasi così per un bel po’.
Il problema e che ne passavano poche di macchine e non si fermavano nemmeno!


Il tempo passava e stavo perdendo la pazienza. –Vediamo se così si ferma qualcuno- mi tolsi la giacchetta e scostai i capelli dietro così si vide la mia terza abbondante.

Dopo neanche 5 minuti vidi le prime macchine fermarsi e pensai subito” Quanto fa schifo il mondo…” e sospirai.
Rifiutai una decina di uomini:erano sbronzi e pervertiti non mi andava proprio un loro passaggio.

–Che palle!- cambiando l’altro braccio. Stavo proprio perndendo le speranze finchè non vidi un’enorme cadillac nera rallentando.
Sbarrai gli occhi…”No,no,non può essere T-tom!” balbettai. La macchina era da 1 metro di distanza completamente ferma e clacsonava (nuovo verbo da me XD).

Intimidita e allo stesso tempo euforica mi avvicinai e aprii lo sportello…

TO BE CONTINUED! XDXD RECENSIONATE XFAVORE!!

*Okki Dolci*

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Capitolo 4
*** __Komplikationen__ (Complicazioni) ***


Ringrazio:
deeper_and_deeper : eheh non hai ancora visto niente della mia cattiveria !XD Vorrei solo che Deborah faticasse a raggiungere il suo sogno! Grazie x la recensione!
Dark483 : carissima stai tranquilla adesso posto il 4 cap! e io aspetto invece il tuo cap!  A presto grazie x la recensione!

Aprii lo sportello e rimasi con una faccia sbalordita,avevo spalancato occhi bocca! Non era possibile!
-Buongiorno!- annuciò un vecchietto intorno ai 60 anni.                                                  
–Salve…-cercai di salutare diplomatica.                                                         
 “Non ci credo, ed io che ero convinta che fosse Tom! La macchina era la stessa, porca miseria!”                                                                                  

Il fatto che avevo dimenticato di vivere sulla Terra. I sogni per il momento dovevi lasciarli nel cassetto…                                                            

Caricai la valigia senza aiuto, il vecchietto di nome Eduard avrebbe voluto aiutarmi, ma per poco non stava perdendo una costola!                               
La macchina perlomeno era molto spaziosa e comoda se non super tecnologica. “Eduard aveva bei gusti!” Sorrisi a me stessa.                                          

-Dov’è che deve andare signorina?-disse un po’ lentamente.                           

–Chiamami Deborah,comunque dovrei andare  per Amburgo se è possibile.-  chiesi speranzosa.                                                                                                         
–Hm…Mi dispiace piccola ma io mi fermo a Meldorf, ci vuole qualche buona ora per arrivare ad Amburgo in treno.- disse dispiaciuto.                                            
“Ma che cazzo è oggi?! Quando termina questa sfiga?!” sbuffai rumorosamente.                                                                                             
–Si lasciami lì grazie,ma mai più treni…- mi toccai ancora il livido sulla fronte.      
                                                                                           

Acconsentì e proseguimmo il viaggio in silenzio, dopo un po’ accessi l’ipod e mi capitò  In Die Nacht , e pian piano mi feci cullare da quelle note e ben presto andai in un’altra dimensione.                                                                        


Ore 22.00
-Hey Deborah siamo arrivati.- aprii prima un occhio e poi l’altro mi guardai attorno spaesata e poi mi ricordai tutto.                                                          
–Si,grazie- sussurrai con voce roca per il risveglio.                                          

Scesi dalla vettura e notai che erano appena le 10 di sera, mi guardai attorno e…                                                                                                           
 “Uffa basta con questo verde!” pensai. Sconsolata presi la mia valigia e chiesi a Euduard dove ci fosse il primo albergo.                                                           
–Grand Hotel Paradiso- spiegandomi.                                                                

Ringraziai e andai per la mia via; era già calato il sole e la luna faceva capolino.                                                                                                    
“Se non mi sbrigo, farò notte fonda” rimettendomi la giacchetta per il leggero vento.                                                                                                              
Vagai a lungo per le strade,concentrandomi sulle segnaletiche, ma questo posto sembrava desolato.                                                                                       
Dopo circa mezz’ora di camminata intravidi una scritta con 3 stelle tra cui una fulminata.                                                                                                           
Attraversai e mi trovai di fronte all’ingresso; un portone di legno vecchio e una anta di vetro mezza rotta.                                                                           

“E questo sarebbe il Grand Hotel Paradiso?!” pensai alquanto allibita e mi immaginai cosa ci fosse dentro…                                                               
Decisa aprii la porta e trovai un vecchio signore abbattuto per il sonno nella reception.                                                                                       
 Mi avvicinai cercando di fare rumore, ma il vecchio non dava proprio cenni di svegliarsi.                                                                                                                
“Che faccio, lo sveglio?” mi chiesi un paio di volte. Poi lo svegliai,d’altronde non avevo altra scelta.                                                                              
Gli appoggiai una mano sulla spalla e lo scossi prima piano e poi veloce.                         
–Eh? Chi-chi è?- disse ancora mezzo dormiente.                                                       
–Ehm, vorrei pernottare per una notte…se è possibile- dissi con un filo di imbarazzo.                                                                                                  
 –Certo-o camera 483. Domani pensiamo al pagamento.Buonanotte- e mi porse le chiavi.                                                                                                                                     
Rimasi un attimo perplessa…                                                                     

”zimmer 483…” pensai subito e afferrai le chiavi.                                                   
Trovai le scale e mi diressi in camera. Era un tre stelle non potevo aspettarmi un chissà cosa, però questo stava candendo a pezzi.                               
Sconsolata mi abbandonai a quel materasso rigido e senza cambiarmi mi addormentai nelle braccia di morfeo pensando ad un’ultima frase di consolazione…

“Non può piovere per sempre…”

Ora so già che mi volete fucilare XDXD Rimedierò! Kiss a Tutte e Recensionateee! Please

*o*

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Capitolo 5
*** __Regenbogen Nach Dem Gewitter__ (Arcobaleno Dopo La Tempesta) ***


Ringrazio :
Dark483: XDXD Lo so, il mio intento era prp quello! Grazie 1000 per la recensione io aspetto il 6°! Ciauu
Deeper_and_Deeper : Eh deve ancora faticare Debby per arrivare sul podio…Ne sarà valsa la pena però XD! Grx x la recensione e a presto!


Pensai quella frase tutto il tempo,anche nel sogno. Improvvisamente sentii qualcosa picchiettare sulla finestra. Inizialmente cercai di non pensarci e di riprendere il sonno. Ma fu tutto invano il rumore divenne sempre più forte e insopportabile.                                                          

Mi alzai furiosa e mi avvicinai,tirai un sospiro…                                                                                       
“Adesso si mette anche a piovere…Ho parlato ieri sera.” Pensai triste.                                               
Non avevo la forza di arrabbiarmi, l’avevo fatto fino ad adesso; ero troppo scoraggiata e triste.                                                                                                                                              
“E ora dove me ne vado?”mi chiesi ripetutamente. Ma non trovai risposta.                                                                         
Decisi di cambiarmi: presi un jeans nero, una cinta a quadretti bianchi e neri, e una canotta bianca che richiamava qualche borchia del jeans.
E le mie immancabili  all star al piede.                     
Andai in quel logoro bagno e mi sciacquai il viso con acqua, a dir poco gelata. 
Decisi di farmi il trucco di ieri aggiungendo un po’ di ombretto bianco.                                                                               
Mi guardai allo specchio…                                                                                                                      
 “Sforzati di sorridere,su Debby…” Ci provavo e mi veniva un’espressione mischiata tra un finto sorriso e tristezza.                                                                                                                              
Lasciai perdere e mi voltai per andarmene in camera. (Se così si può definire)                                         
Riordinai tutto in valigia e intanto la pioggia peggiorava solamente divenendo una sorta di tempesta.                                                                                                                                                     
Afferrai un giubbino e scesi nella reception. Trovai il vecchietto della sera precedente,fortunatamente più sveglio.                                                                                           
 Gli andai incontro e gli feci ricordare di essere la ragazza di ieri.                                                                  
-Ah si certo,già te ne vai?- mi chiese.                                                                                        
“Certo che me ne vado! Cosa dovrei fare ancora qui?!”pensai.                                                                  
  –Vabbene…Fanno 40 euro.-                                                                                                             
-Glieli porsi e me ne andai-                    
Fuori faceva più freddo del previsto, mi strinsi nel giubbino e andai verso il centro del paesino.                                  
 Era tutto più complicato con una valigia di 20 kg dietro, per giunta durante una tempesta.                       
Vidi le prime luci e  qualche edificio di non più di 3 piani.                                                               
Mi affrettai e inciampai sulla rotella, caddi in ginocchio.                                                              
–AHII!!- e a fatica  riuscii ad alzarmi, ma improvvisamente mi sentii afferrare per il braccio.  
Alzai lo sguardo per capire chi fosse e vidi un ragazzo dagli occhi verdi altrettanto bagnato come me.                                                                                                                                                   
–Su vieni, qua sotto. C’è il diluvio universale!- mi gridò                                                                             
Si,si grazie!- e mi affrettai a seguirlo.                                                                                              
Qualche passo e ci ritrovammo sotto a un capannone.                                                                          
–Hey, tutto bene? Avevo visto che eri inciampata.- mi chiese dolcemente .                                               
–Si, sto bene- mi affrettai a dire.                                                                                                     
Ero leggermente in imbarazzo per la mia figuraccia colossale. Poi lo osservai meglio e notai che era un ragazzo niente male;biondo,occhi verdi.
Tipico tedesco, ma con uno stile rock.                                                         
Ma più di tanto non mi interessava, era da un po’ che avevo smesso di guardare i ragazzi. Eccetto lui…                                                                                                                                            
-Piacere Andreas,tu come ti chiami?- mi chiese sorridendo.                                                                   
–Deborah,puoi chiamarmi Debby- accennando un mezzo sorriso.                                                           
–Allora Debby sei sicura di stare bene? C’è intendo le ginocchia- mi guardò preoccupato.                      
Si,niente di così doloroso…- Poi alzai di scatto il viso e lo guardai negli occhi.                                                 
–Che c’è?!-mi chiese adesso incuriosito dalla mia reazione.                                                                         
–C-come hai det-to di c-chiamarti?!- chiesi ancora sorpresa. Eppure doveva, almeno questa volta, essere lui.                                                                                                                                    
–Andreas,perché?- e si scostò il ciuffo biondo fracido.                                                                
Lo guardai nuovamente, e poi mi misi le mani nei capelli.”Non non è possibile, la fortuna non può concedermi questa grazia..!”                                                                                                                      
-Hey,ma che hai! Perfavore, ti senti male?- mi domandò sempre più preoccupato.                        
Continuai a non rispondere, intanto mi mise una mano sulla spalla e io mi avvinghiai a lui.                      
Lo abbracciai come se fosse la persona più importante in questo momento,e in effetti lo era.             
-Piccola…Davvero non ti capisco- e mi passò una mano sulla schiena quasi per riscaldarmi.                         
Mi stringevo nel suo giubbino e iniziarono a sgorgare lacrime di gioia…Per la prima volta.                
Andreas non se ne accorse ma continuò a consolarmi senza chiedermi più niente.                            
In quel momento le parole erano inutili, era il silenzio e la pioggia che continuava a battere sulla asfalto.                                                                                                                           
La felicità incompresa di me e di Andreas creava un’atmosfera unica, che dopo tanta fatica avrei dovuto meritarmi.                                                                                                                       

La pioggia cessò ed un’ultima lacrima scese, un raggio di sole illuminò i nostri corpi quasi come riscaldarci.         


Che fosse l’inizio della felicità?
Lo avrei sperato…




Scusate x il ritardo ma ho l’influenza e sto prp male! Ma nonostante ciò ho voluto scrivere…Please recensionate!


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Capitolo 6
*** __Mal Missverstanden__ (Momenti Incompresi) ***


Ringrazio:

Deeper_and_Deeper : Tu dici? Bhe proprio perchè me lo hai detto ci aggiungerò un pizzico di cattiveria! Muahaha! XD Thx x la recensione!

Fairy of music : Eh si *.* Andreas *.* Ti giuro non so come mi è venuta l'idea di metterlo in mezzo a quella situazione. Sai avevo pensato di farla aiutare da un'ennesimo vecchietto XDXD Poi ho pensato vabbè,Debby, per questa volta ti faccio aiutare da un bel ragazzo! XD Non ti preoccuparr kmq non mi hai scocciato per niente! Anzi sono SUPER felice che abbia rensionato e spero che lo continuerai a farlo! Thx ancora!

Dark483 : Grx cara anche io mi sono affezzionata alle tue recensioni!!! Grx in effetti dovevo animare un pò la storia ma stai sicura che il bello deve ancora arrivare ho grandi idee per la mente! Grazie 1000 x la recensione, gentilissima come sempre! Kiss Ciauuu!







La tempesta oramai era sparita, e il sole illuminava le pozze della strada. Io e Andreas ancora abbracciati.                                                                                                                 
Per nessun motivo avrei voluto staccarmi, era tutto così dolce, semplice.                                                              
 Era quell’affetto che da tanto volevo provare… ”E ora mi veniva concesso da un ragazzo che nemmeno conoscevo” pensai.                                                                                                                                                           
La temperatura si alzò, non ebbi più freddo ma non ero intenzionata a staccarmi.                                                          
 Il calore che mi emanava Andreas era diverso…Un calore di cui non mi sarei mai stancata di avere.                                                        
Dopo alcuni interminabili minuti,mi staccai da lui perché iniziai a sentire i primi passanti camminare.
                                   
–Grazie.-gli accennai.                                                                                                                                                                    
Non mi rispose, mi guardò e mi sorrise solamente.                                                                                                                                 
–Alzati,andiamocene da qui,su.- mi porse una mano.                                                                                              
Annuì e afferrai la sua mano per poi alzarmi. Feci per prendere la valigia, ma mi bloccò.                                                       
–Cosa credi fare?! Questa la prendo io,tranquilla.- e si trascinò la valigia.                                                                                     
–Se ci riesci- alzando le spalle.                                                                                                                                                                                                                                                    –Hey! Ma cosa ci hai messo qui?! Carcasse di animali?- mi chiese divertito.                                                                        
–Forse!- e risi fragorosamente.                                                                                                                                        
Mi fece cenno di seguirlo, e ben presto ci ritrovammo in un piccolo parco.                                                                  
–Bel posticino!-esclamai.                                                                                                                                                                                   
 –Non ti conviene affezionarti a questo posto…Finirai per viverci per sempre.- e mi indicò un gruppo di vecchietti-.                                                                                                                                                                                             
 Deglutii prima di rispondere. “No non intendo fare quella fine…E poi ho un obbiettivo che devo ancora portare a termine”.                                                                                                                                                                                    
 –Che c’è, troppo scandalizzata?- e rise di gusto vedendo la mia faccia.                                                                         
–Cambio idea! Questo fa veramente schifo!- e mi unii alla sua risata.                                                                                              
–Ecco brava!- e mi fece cenno di sedermi su una panchina.  
                                                                                                
Nonostante il posto fosse squallido, se non troppo “verde” e popolato per il 90% di anziani,quel parco regalava un senso di tranquillità disumano.

                                                                                                                    
Era quella pace che da tanto desideravo,ero fuori da tutto ma non dentro a ciò che avrei voluto.                                                
 –Allora Debby, quanti anni hai?-                                                                                                                                                    
-Fra 4 mesi circa,faccio 18 anni,tu?-                                                                                                                                                     
 -Hm  io ho appena compiuto 20 anni…Ma dimmi un po’ cosa ci fai in quel bel posticino?- mi domandò ironico.                                                                                                                                                                                                              

Improvvisamente ebbi una fitta allo stomaco, talmente forte da aprire la bocca e non emettere suono.                                     
Andreas  alzò un sopracciglio,in effetti quella strana ero io.                                                                                                 
Mi ricordai perché ero qui…Per un imprevisto,per sfortuna ma la mia meta? Ancora non sono riuscita a trovarla. “Non posso mica dirgli che vado a trovare Bill…Non al suo migliore amico!”pensai.                                         

-I-io ero d-iret-ta ad A-Amburgo,si  Hamburg-  dissi ancora balbettando.                                                                                         
 –Ah capisco…Sai anche io sono diretto lì,anzi ero.Se non fosse stato per qualche imprevisto- disse con aria malinconica.                                                                                                                                                                                           
 –E adesso come farai?-                                                                                                                                                                                               
 -Ah tutto risolto! Ho fatto prima il biglietto, il treno riparte fra mezz’ora.-esclamò con aria soddisfatta.                                     
Mi venne quasi un colpo e non esitai a chiedergli dove avesse comprato il biglietto.                                                       
–Se vuoi ti accompagno.-mi propose.                                                                                                                                          
 –Certo che mi accompagni! Dai su muoviti,corri e prendi la valigia!- gli sbratai.                                                                

Non certo il tipo da dare comandi così egoistici, ma in quella situazione avevo davvero bisogno di lui,come non mai.                                                                                                                                                                                               

–Haha!Adesso che sono il tuo cane?- e rise.                                                                                                                       
Non gli risposi nemmeno e corremmo a razzo in una presunta biglietteria.                                                                                 
Arrivammo in meno di 10 minuti con ancora il fiatone e leggermente sudati.                                                                      
Guardai il povero Andreas, e mi fece una tal pena. Era affaticato il doppio di me, per colpa della Mia valigia.                     

In fretta e furia pagai il biglietto  e finalmente tirai un sospiro di sollievo. Avevo finalmente una certezza nelle mie  mani.                                                                                                                                                                                                          

–Fiu! Finalmente,partirò!- saltando come una bambina di 6 anni.                                                                                                                    
–E non pensi a me?- mi guardò con occhi da cucciolo.                                                                                                                 
 –Si, infatti- e mi avvicinai a lui. Gli schioccai un bel bacio sulla guancia e lo ringraziai sussurrando.                                     
–Tranquilla, noi esseri maschili siamo stati creati per stare a servizio di qualsiasi donna così carina- e mi guardò,forse un po’ troppo malizioso.                                                                                                                                     

Immediatamente avvampai in viso e mi pentii di avergli offerto quel bacio innocente, tradotto male da Andreas.                                                                                                                                                                                                  


-Avvisiamo la clientela che il treno 89064 diretto per Amburgo, arriverà con 5 minuti di ritardo al binario 4-.                          


–Su, iniziamo ad andare- svincolai per scappare da quella imbarazzante situazione.                                                             
Non so se Andreas si accorse della mia reazione o meno,sta di fatto che non volevo guardarlo in faccia.                
Non l’avevo fatto di proposito e pensando a tutti i nostri piccoli momenti vicini, capii ch e forse l’avevo illuso…
Mi assalirono 1500 dubbi e a nessuno di questi non riuscivo a trovare una teoria,una stupida ipotesi.         
Mi ero creata da sola questo casino e in qualche modo ne sarei uscita,d’altronde in tutta la mia vita ho sempre fatto questo.                                                                                                                                                                    

Il treno si fermò al rispettivo binario scompigliandomi letteralmente i capelli, ci affrettammo a salire e aiutai Andreas a caricare la mia valigia.
Prendemmo posto e capitammo uno di fronte all’altro; posto 10 e posto 11.                                                                                                                                                                                               
Fino a questi pochi minuti avevo evitato di guadarlo ma ora eravamo uno di fronte all’altro e un viaggio lungo da aspettare.



L’idea di evitare il suo sguardo  pian piano, era troppo difficile non guardarsi per tale tempo.



Please! Recensionate!!!!


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