Il Cerchio Infranto

di oscuro_errante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Data Stellare 51968.5 ***
Capitolo 2: *** Data stellare 51971.8 ***
Capitolo 3: *** Data stellare 51972.4 ***
Capitolo 4: *** Data stellare 51974.7 ***
Capitolo 5: *** Data stellare 51975.8 ***



Capitolo 1
*** Data Stellare 51968.5 ***


Lo scontro nel sistema di Chin’toka aveva messo a dura prova le forze militari congiunte della Federazione Unita dei Pianeti, dell’Impero Klingon e dell’Impero Stellare Romulano. Il Capitano Sisko, al comando dell’inusuale ma efficace flotta di navi, aveva condotto la battaglia contro i Cardassiani e il Dominio dalla plancia della U.S.S. Defiant, fino a quando un’inaspettata e violenta visione inviatagli dai Profeti del Tempio Celeste bajoriano lo aveva letteralmente paralizzato. Il Maggiore Kira aveva saputo prendere in mano la situazione e, con l’aiuto del Comandante Dax, del Guardiamarina Nog e del Capo O’Brien era riuscita a mettere a segno un’importante vittoria; per la prima volta la Flotta Stellare e i suoi alleati avevano giocato in attacco, mettendo seriamente in difficoltà il nemico.
I festeggiamenti sulla via del ritorno vennero interrotti da una comunicazione di Priorità Uno, proveniente da Deep Space 9, con cui il Comandante Worf, lasciato al comando della stazione, segnalava che il cardassiano Dukat aveva penetrato la rete difensiva della base, riuscendo a irrompere nel tempio dove era custodito il Cristallo della Contemplazione e a violarlo. Le sue azioni avevano determinato il collasso del Tunnel Bajoriano e la perdita di una vita.

All’apertura del portellone d’attracco Jadzia anticipò tutti i suoi colleghi, precipitandosi sulla passeggiata della stazione spaziale. Scartò tutti i Bajoriani che le si pararono davanti, alcuni allontanandoli a parole e altri spingendoli letteralmente da parte, mentre guadagnava freneticamente la via verso l’Infermeria.
Dopo di lei mise piede sulla passeggiata il Capitano Sisko, seguito dal Maggiore Kira e il Capo O’Brien. La folla bajoriana si strinse attorno al Capitano, rallentandone la camminata. Anche lui aveva urgenza di raggiungere l’Infermeria, ma non poteva ignorare il suo ruolo di guida spirituale per la popolazione bajoriana, ora allarmata dall’improvvisa scomparsa del tunnel, quello che per loro era il Tempio Celeste dei Profeti.
Una bambina di non più di dieci anni afferrò la mano di Sisko, impedendogli di avanzare oltre. «Emissario, mamma dice che i cristalli sono diventati scuri, che i Profeti ci hanno abbandonato.»
Sisko si accucciò in modo da poter vedere la bambina negli occhi e le strinse affettuosamente le spalle tra le sue mani, ma prima che potesse dire una sola parola, la bambina continuò quasi lacrimante: «Deve ritrovare i Profeti. Emissario, lei deve trovarli. Dica loro di tornare, la prego».
Sisko allontanò per un attimo il pensiero di ciò che lo attendeva in Infermeria e cercò di concentrarsi su quanto la piccola bajoriana gli aveva appena chiesto. Si guardò attorno, rendendosi conto che la bambina non era l’unica Bajoriana della sua età ad essersi avvicinata a lui; qualche passo più indietro anche i genitori dei bambini lo guardavano con occhi persi. Alcuni membri dell’equipaggio bajoriano di Deep Space 9 avevano interrotto di adempiere alla loro mansioni pur di incontrare l’Emissario.
«Farò di tutto...» fu l’unica cosa che Sisko riuscì a dire.
La folla continuava a mormorare preoccupata, mentre il Capitano, Kira e O’Brien ripresero la loro camminata, sempre più veloci verso l’Infermeria.
Ad attenderli in astanteria trovarono Odo e Quark, entrambi con le braccia in conserta e stranamente in silenzio, che camminavano avanti e indietro nervosamente e non avevano per niente voglia di battibeccare come erano soliti fare.
Non appena furono entrati, si aprì la porta di una delle sale operatorie e ne uscì un’infermiera seguita dal Dottor Bashir, ancora avvolto nella tunica rossa che indossava per gli interventi più delicati. La sua espressione non presagiva nulla di incoraggiante. Aveva in mano un PADD medico, e prima di parlare dedicò ad esso un ultimo sguardo, per poi consegnarlo all’infermiera. Prese fiato e, alzando gli occhi, trovò davanti a sé il Capitano Sisko; poi scandì le parole fin troppo chiaramente.
«Sono riuscito a salvare il simbionte Kahn.»
Kira e O’Brien si scambiarono uno sguardo attonito. Quark, che stava per chiedere cosa il dottore volesse dire con quelle scarne parole, venne fermato da un gesto asciutto di Odo.
Bashir continuò: «E deve tornare su Trill il prima possibile», gli si strozzò la voce in gola, «ma non ho potuto far niente per Lenara».

La sala operatoria era avvolta in una penombra spettrale; al centro della stanza vi era un solo bio-letto, fiocamente illuminato dai riflessi delle luci dei macchinari medici disposti tutti intorno. Sisko si fermò a pochi passi di distanza, andando ad appoggiarsi sconfortato a una parete. Sul letto, coperta da un lenzuolo bianco, Lenara respirava appena. Accanto a lei vi era Jadzia, la sua compagna, la donna con cui aveva condiviso la vita negli ultimi tre anni, che le teneva strette le mani baciandole ripetutamente  mentre cercava di trattenere le lacrime.
Lenara trovò la forza per parlare, ma la sua voce era fievole e le energie le venivano meno ad ogni respiro: «Mi dispiace» sussurrò.
Jadzia strinse più forte le mani di Lenara. «Non dire nulla. Ti amo.»
Lenara chiuse gli occhi, non riusciva a rimanere vigile. L’eco dei ricordi delle vite passate si susseguiva nella sua mente. Kahn, il simbionte che l’aveva accompagnata negli ultimi anni, non era più con lei, espiantato dal Dottor Bashir per permettergli di vivere ancora, ma qualcosa di quella unione era ancora presente e ad emergere in quegli ultimi momenti fu il ricordo di Nilani, una precedente ospite. L’amore di Nilani Khan per Torias, uno degli ospiti del simbionte Dax, era stata la scintilla che aveva fatto innamorare Jadzia e Lenara. In quegli anni passati assieme sulla stazione si erano promesse amore ogni giorno, scoprendosi sempre più unite, come se ad amarsi non fossero solo stati Nilani e Torias, ma anche Lenara e Jadzia e perfino i loro simbionti, Kahn e Dax. Mai così tante vite si erano incontrate in due soli cuori.
Lenara socchiuse appena gli occhi, trovando quelli di Jadzia ad attenderla, e riuscì a malapena a sussurrare: «Ti amo».
Jadzia non riuscì a trattenere le lacrime. Baciò le mani della sua amata un’ultima volta e poi ne cercò le labbra. Non voleva lasciarla andare.
«Non è colpa tua», riuscì a dire Lenara, «sapevo i rischi che correvo venendo a vivere con te.»
Jadzia non poteva sopportare di perderla. «Quando tu non sei con me è come se mancasse una parte di me stessa...» sussurrò tra le lacrime.
Lenara chiuse per un’ultima volta gli occhi e una lacrima le solcò la guancia, perdendosi tra le macchie della sua carnagione trill. «E’ la cosa che desidero di più…» esitò, i pensieri faticavano a formularsi, «...stare con te», Jadzia la abbracciò, voleva trattenerla con sé, «...ma non credo che riuscirò a farlo.»
Sisko si avvicinò a Jadzia e la sorresse mentre, singhiozzante, si accasciava sul corpo esanime di Lenara.

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Capitolo 2
*** Data stellare 51971.8 ***


Il servizio funebre di Lenara era appena terminato. La bara che aveva accolto il corpo della dottoressa, avvolta nella bandiera della Federazione Unita dei Pianeti, era al centro di un locale di servizio che Jadzia Dax aveva voluto decorare con alcuni paramenti tipici della cultura trill. Anche se le due donne erano state esiliate dal loro pianeta natale in seguito alla decisione di rinsaldare un rapporto sentimentale vissuto dagli ospiti precedenti dei loro simbionti, avevano mantenuto un legame molto stretto con le loro origini. Anche il fratello minore di Lenara, Bejal, da soli due anni unito al simbionte Yor, aveva deciso di sfidare il veto imposto dal suo governo e raggiungere Deep Space 9 per omaggiare un’ultima volta sua sorella, ottenendo un passaggio sulla U.S.S. Destiny, l’imponente nave di classe Sovereign ora attraccata alla stazione.
Quando i convenuti ebbero lasciato la stanza, Jadzia, Bejal e il Capitano Sisko si fermarono qualche attimo in più.
Benjamin Sisko aveva trovato in Lenara Khan, in quegli ultimi anni che la dottoressa aveva passato su Deep Space 9 al fianco di Jadzia, un’inaspettata amica e una valida consulente per tutto ciò che concerneva il Tunnel Bajoriano. Lenara, da scienziata qual era, aveva un approccio scettico e razionale e aveva intrapreso un approfondito studio sul tunnel allo scopo di poterne replicare le funzionalità qualora questo fosse collassato. Durante questi studi, e in tante riunioni col capitano, aveva imparato ad apprezzare anche gli aspetti mistici che caratterizzavano la cultura bajoriana e il culto religioso dei Profeti.
Mai come in questo momento Sisko, ancora confuso dalla visione che l’aveva travolto mentre era sulla Defiant, avrebbe voluto avere il supporto di Lenara Khan.
Rivolgendosi al fratello di Lenara, Sisko si trovò a ripercorrere gli ultimi momenti della dottoressa. «Aveva ottenuto un’autorizzazione speciale per fare degli esami sul Cristallo della Contemplazione», riferì a Bejal, «il tempio era chiuso e avrebbe avuto alcune ore per condurli in tutta tranquillità.»
Jadzia, che aveva sentito questo resoconto ormai troppe volte negli ultimi tre giorni, si allontanò dai due uomini, portandosi vicino al feretro della sua amata. La bandiera federale sembrava stropicciata e lei cercò nervosamente di distenderla.
«E’ sempre stata una donna molto determinata, specialmente nel suo ambito lavorativo.» confermò Bejal.
Il Capitano riprese il discorso: «Mentre stava facendo alcune scansioni si è trovata davanti l’aggressore. Ha provato a proteggere il cristallo. Ha cercato di chiudere la teca».
Bejal scacciò i pensieri di uno dei precedenti ospiti del simbionte che portava in corpo, un intransigente solone del Ministero delle Scienze di Trill che non approvava quanto stava per dire: «Nonostante l’esilio e l’ostracizzazione a cui era condannata Lenara...»
Jadzia alzò gli occhi dalla bandiera e li posò, severa, sul fratello della sua amata. Il suo sguardo non passò inosservato a Bejal che, cercando di sfuggirvi, balbettò alcune parole: «...a cui erano costrette Lenara e Jadzia...»
«Bejal...» la Trill lo interruppe, avvicinandosi ai due uomini; era determinata a chiarire una volta per tutte una questione in sospeso da anni, «Lenara non soffriva dell’esilio. Io non soffrivo dell’esilio. Avevamo fatto una scelta consapevole. Ci amavamo. E almeno davanti alla sua bara abbi il coraggio di accettare che tua sorella stava vivendo la vita che aveva scelto di vivere.»
Bejal abbassò lo sguardo, non voleva discutere. «Lasciami parlare Jadzia, per favore.»
Sisko si accostò a Jadzia, sorreggendola.
«Nonostante...» Bejal cercò una parola appropriata, «...la distanza, Lenara ed io siamo rimasti in contatto. In questi ultimi mesi più che negli anni passati. Mi aveva chiesto di condurre alcune ispezioni su certi pianeti, dove credeva che i Profeti avessero lasciato tracce del loro passaggio, ma non voleva che queste informazioni trapelassero.»
Jadzia, riconquistata una certa fermezza e riconoscendo l’intento di essere d’aiuto di Bejal, intervenne: «Si era ostinata a scrivere appunti su carta, perché non voleva lasciare dati che potessero essere trafugati. Sapeva dell’interesse dei Cardassiani per questo genere di cose».
Sisko osservò i due Trill, consapevole che quel genere di studi sulla cultura bajoriana era ormai diventata l’ossessione di un cardassiano in particolare: «Dukat».

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Capitolo 3
*** Data stellare 51972.4 ***


Il mattino seguente il Maggiore Kira decise di prendere servizio in anticipo. Il Capitano Sisko si era assegnato alcuni giorni di permesso per poter analizzare i documenti forniti dal Dottor Bejal Yor e da Jadzia Dax senza distrazioni, e a lei spettava assolvere tutta una serie di pratiche amministrative richieste dalla Flotta Stellare a cui, solitamente, provvedeva il Capitano.
Lasciati i suoi alloggi, percorrendo il tratto di passeggiata che costeggiava il bar di Quark, notò amaramente che il tavolo dove il Comandante Dax e la Dottoressa Kahn erano solite fare colazione assieme era vuoto. Il loro cenno di saluto, che riceveva quasi ogni mattina, era diventato una piacevole abitudine.
La Dottoressa Kahn non si era fatta strada solo nel cuore di Dax; aveva legato con tutti ed era amata da molti bajoriani per il rispetto che aveva dimostrato in più occasioni per la loro fede. Il Maggiore si trovò a constatare quanto quel semplice gesto, quel saluto, le mancasse. Incrociò accidentalmente lo sguardo di Quark, intento a lustrare un bicchiere dietro al bancone del bar. Il Ferengi inclinò leggermente il capo e sollevò appena il bicchiere, e Kira interpretò quel cenno come un gesto malinconico. Forse anche lui sentiva la mancanza delle due clienti, e non per un semplice motivo economico.
Ancora in preda ai pensieri entrò nel turbo ascensore.

Con le due mani ben serrate sulla balaustra, il Maggiore stava per giungere in Sala Comando. Prima ancora che le porte della piattaforma si aprissero percepì un’animata discussione: la voce di Dax, segnata da un velo di disperazione, stava raggiungendo vette di volume degne di un Klingon in battaglia. «E’ una condanna a morte!»
Appena uscita dal turbo ascensore Kira notò l’assembramento davanti alle porte dell’ufficio del Capitano, mentre il personale operativo di turno guardò a lei con l’evidente speranza che potesse risolvere la situazione e riportare l’ordine in plancia.
Jadzia e il Dottor Bashir fronteggiavano il rigido Capitano della U.S.S. Destiny, un’altezzosa donna sulla quarantina, dai capelli biondi malamente raccolti sulla testa e gli occhi di ghiaccio.
Il Dottor Bashir cercava di calmare Jadzia, ma tutta la sua concentrazione era volta a cercare di spiegare l’urgenza della situazione al Capitano Shelby: «Si tratta di un viaggio di meno di tre giorni. Il simbionte Kahn va riportato sul suo pianeta».
«Su Trill non lo lasceranno morire, Julian.» Jadzia era consapevole del destino a cui il simbionte andava incontro. Una delle conseguenze dell’aver rinsaldato un rapporto sentimentale nato con ospiti precedenti, era anche quella di dover lasciar morire il simbionte alla morte dell’ultimo ospite; ma la Trill non aveva ancora deciso di arrendersi a questa sentenza e sperava che, riportandolo sul suo pianeta natale, il suo popolo lo avrebbe perdonato e gli avrebbe permesso di unirsi nuovamente a un ospite.
«Non deve nemmeno tornare su Trill», disse asciutta Shelby, fissando ormai scocciata i due, «la Commissione Simbiosi si rifiuta di accoglierlo...»
Jadzia rivolse le sue parole a Julian, appoggiandogli una mano sulla spalla: «Non permetterlo, per favore».
«Conto che, una volta su Trill, capiscano e non lascino morire il simbionte. Io non posso tenerlo in vita a lungo. Servono le vasche di Mak’ala, serve un Guardiano.» Bashir, supportato dall’etica della sua professione, era convinto che una vita non potesse essere abbandonata in quel modo.
«Non farò rinunciare alla franchigia il mio equipaggio. Non per contravvenire a una disposizione di un mondo membro della Federazione.» le parole di Shelby risuonarono come una condanna.
«Mi scusi», il Maggiore Kira si fece largo tra Jadzia e Bashir, «cosa sta succedendo?»
«Lei è?» Shelby non si lasciò intimidire dal piglio deciso del Maggiore.
«Maggiore Kira Nerys, sono al comando della stazione.»
I sensori posti davanti all’ufficio del Capitano riconobbero il Maggiore e, rispondendo alla sua autorità, ne aprirono le porte. «Entrate.»
Prima che qualcuno si accomodasse sul divano, posto davanti alla scrivania stracolma di PADD, Kira si spostò davanti ad esso, come ad ostacolare chiunque volesse avvicinarsi. Shelby era già un passo avanti rispetto a Jadzia e Bashir, ma questo non impedì a Kira di interpellare prima i suoi colleghi: «Spiegatemi».
Bashir intervenne prima che Jadzia si lasciasse trascinare dalle emozioni e la tacciò con un cenno della mano.
«Il simbionte Khan non può sopravvivere a lungo senza un ospite e...»
Tenere a bada Jadzia non era mai stata cosa facile, e ora che in ballo c’era la vita del simbionte della sua amata lo era ancora meno. La Trill non potè trattenersi: «Questo Capitano», e indicò Shelby senza troppa deferenza per il grado, «si rifiuta di portare Lenara», si corresse, «Kahn su Trill».
Bashir continuò il discorso iniziato prima che Jadzia lo interrompesse: «…ha bisogno di attenzioni mediche che qui non possiamo fornire. Lo posso tenere in stasi ancora per alcuni giorni, ma si tratta di un simbionte impiantato. O torna nelle vasche nelle grotte su Trill, ammesso che sia possibile, o torna in un corpo ospite».
Il Capitano Shelby decise che aveva atteso fin troppo. «Maggiore Kira», si rivolse all'ufficiale al comando, ignorando gli altri due dietro di lei, «il suo dottore ha contattato privatamente il mio ufficiale medico, per concordare un trasporto su Trill.»
Kira gelò Bashir. Il medico distolse lo sguardo ammettendo implicitamente le sue azioni.
«E immagino che il Comandante Dax ne fosse al corrente.» concluse il Capitano.
«E lei è qui, di persona, per...?» chiese Kira perplessa.
«Per segnalare la cosa al suo Capitano.» sentenziò Shelby.
«Dovrà accontentarsi di me. Il Capitano Sisko non è disponibile, se non per le emergenze di carattere bellico. E questa non è un’emergenza bellica.»
Kira odiava trovarsi in mezzo a queste scaramucce da ufficiali della Flotta Stellare. Continuava a pensare che la Milizia Bajoriana fosse molto più risoluta e pratica in queste situazioni. «In ogni caso», continuò spostandosi verso la scrivania, dalla quale potè prendere uno specifico PADD, «credo lei possa - e sottolineò possa -  accondiscendere alla richiesta dei miei colleghi.»
Jadzia lanciò uno sguardo a Bashir, mentre sul suo viso si delineava un sorriso compiaciuto.
Kira non aveva ancora terminato, e dopo una veloce occhiata ai dati sul dispositivo che aveva appena preso in mano si concedette un’ulteriore stoccata al Capitano Shelby: «Soprattutto considerando che la sua rotta, una volta lasciata la stazione, dovrebbe proprio portarla nei pressi del settore di Trill. E la franchigia su Deep Space 9 concessa al suo equipaggio potrebbe - e sottolineò potrebbe - essere improvvisamente abbreviata di due giorni» e digitò alcuni comandi sul PADD.
Shelby digrignò i denti prima di parlare: «Esigo di conferire col suo Capitano».
Kira sollevò le spalle, mentre Bashir e Jadzia la guardarono soddisfatti. Nessuno avrebbe abbandonato Lenara Kahn.

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Capitolo 4
*** Data stellare 51974.7 ***


Il Dottor Moritz Benayoun, il Medico Capo della U.S.S. Destiny, era un uomo sulla cinquantina con pochi capelli screziati di bianco e un naso che sembrava volersi infilare negli occhi di chi lo guardava. Era una persona dalle mille risorse e non negava un aiuto a nessuno.
Quando il Dottor Bashir l’aveva contatto, tre giorni prima, si era subito appassionato alla faccenda del simbionte Kahn e ancora di più alla proibita storia d’amore tra due ospiti trill. Bashir non aveva lesinato dettagli romantici, sperando di coinvolgere il collega, ma in realtà l’aveva già convinto  non appena gli aveva detto che c’era da salvare la vita di un essere vivente “ottusamente condannato a morte dalle assurde leggi del suo pianeta natale”.
Convincere il Capitano Shelby si era rivelato un compito più arduo. Benayoun non aveva ancora familiarizzato con lei e avrebbe preferito avere a che fare con il precedente Capitano, Samantha Reymar, con cui aveva condiviso molti anni di servizio. A dire il vero Benayoun temette che il suo intento fosse fallito nel momento in cui Shelby aveva inforcato la via per l’ufficio del comandante della stazione. Per cui rimase particolarmente stupito quando, sul terminale sulla scrivania del suo ufficio, era apparso l’aggiornamento degli ordini di servizio, con la richiesta di predisporre una camera di stasi per un simbionte e di richiamare tutto il personale medico in anticipo, per la repentina partenza verso il pianeta Trill.

Ora, a distanza di ventiquattro ore dalla partenza da Deep Space 9, la Destiny viaggiava a curvatura 7 verso il sistema di Trill.
Il Dottor Benayoun, nell’anticamera del suo ufficio, stava servendo del tè bollente indiano Masala Chai al Dottor Bashir, che non aveva rinunciato ad accompagnare il simbionte Khan in questo viaggio, al Consigliere di bordo, il Tenente Comandante efrosiano Melkirk, e alla sua assistente, la giovanissima Guardiamarina Ezri Tigan, una Trill decisamente in imbarazzo a condividere quel momento con degli ufficiali superiori.
La presenza della Trill non era casuale. Il Dottor Benayoun l’aveva invitata proprio perché l’argomento principe dell'incontro sarebbe stato: le usanze trill. E nessuno meglio dell’unica Trill a bordo della nave poteva fornirne una testimonianza di prima mano.
Le chiacchiere non avevano ancora preso una vera piega interessante: la discussione verteva principalmente sulla giusta temperatura del tè, e il Dottor Benayoun non riuscì nemmeno a versare il latte nella sua miscela che le spie della camera di stasi del simbionte iniziarono a lampeggiare. Subito dopo la voce del computer richiamò l’attenzione del personale medico: l’equilibrio elettro-proteico di Kahn era compromesso. Il simbionte non sarebbe sopravvissuto al viaggio.

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Capitolo 5
*** Data stellare 51975.8 ***


«Papà, tutto quel materiale, dovevi metterlo proprio nella mia stanza?» Jake si era fermato sulla porta della sua camera, prima di entrare nell’ampia sala centrale dell’alloggio che condivideva con suo padre.
Piante, divano, ogni tipo di mobilio era stato spostato sotto i finestroni per lasciare spazio a un unico grande tavolo, su cui erano ammucchiati, senza un apparente ordine, decine e decine di PADD e di dispositivi di archiviazione bajoriani, alcune copie di testi sacri dei Vedek e pagine e pagine di appunti scritti su quaderni di diverse forme e colori.
Benjamin Sisko era seduto dietro a tutto questo, visibilmente stanco, provato da giorni di insonnia e interminabili ore passate a cercare di interpretare il materiale che Bejal gli aveva lasciato prima di imbarcarsi su un trasporto grazerita in rotta verso uno di quei pianeti indicatigli dalla sorella, cercando di correlarlo con secoli di storia bajoriana e gli studi di Lenara, la cui parte più saliente era scritta a mano su tutti quei quaderni.
Benjamin alzò appena gli occhi verso il figlio. «Puoi andare a dormire da Nog.»
Jake diede uno sguardo all’interno della sua camera. «Neanche Jadzia riesce a venirne a capo.» Qualcosa franò a terra dentro la stanza: una pila di dispositivi di archiviazione bajoriani, per niente adatti ad essere impilati.
Benjamin spostò uno dei PADD che aveva davanti e si alzò dalla sedia, gli occhi erano bassi, su tutto il lavoro che ancora lo aspettava per riuscire a capire cosa fare per riaprire il Tunnel Bajoriano, per dare un senso alla morte di Lenara, ma le sue parole erano per Jake e per se stesso.
«Avrei dovuto dare ascolto ai Profeti, e non partire per l’attacco a Chin’toka, così magari Lenara sarebbe ancora viva.»
Jake si avvicinò al tavolo, voleva parlare, ma prima guardò ancora una volta nella sua stanza, preoccupato che potesse accadere qualcosa di irreparabile. Allontanandosi dalla porta questa si chiuse e, avvicinandosi al padre, sollevò le mani, cercando di calmarlo.
«Papà, non è colpa tua, avevi degli ordini. Non sei solo l’Emissario, sei un ufficiale della Flotta, e c’è una guerra in corso.»
Sisko guardò i suoi abiti, erano civili e indossava un gilet di maglia di fattura bajoriana, aperto; ne prese i bordi tra le mani, rendendosi conto che non si trattava della sua uniforme. «Deve essere successo qualcosa ai Profeti, non capisco perché abbiano voltato le spalle a Bajor e mi sento responsabile. Non so da che parte cominciare, come rimettere a posto le cose.»
Jake si avvicinò ancora muovendosi attorno al tavolo, attento a non far cadere nulla. Voleva abbracciare il padre, ma temeva che fosse troppo affranto per lasciarsi andare a un gesto caloroso.
Il padre continuò: «Ho fallito in veste di Emissario e, per la prima volta nella mia vita, ho fallito nella mia veste di ufficiale della Flotta Stellare».
Jake soffriva nel vedere il padre in preda a quei sensi di colpa e voleva condividere il suo dolore, alleggerirlo del fardello che stava portando. Lo abbracciò fortemente, stringendolo a sé, ma Benjamin non lo ricambiò subito. Ben si ritagliò ancora un attimo per constatare quanto da lui fatto fino a quel momento fosse stato inconcludente: «La risposta è qui, davanti ai miei occhi. Ma non riesco a vederla. Non riesco a interpretare i dati». Poi strinse il figlio, arrendendosi a trovare conforto tra le sue braccia.

La U.S.S. Destiny era nuovamente attraccata a Deep Space 9. Il Capitano Shelby si era trovata a dover gestire una situazione imprevista: il Dottor Benayoun e il Dottor Bashir avevano infranto ordini e protocolli, coinvolgendo nelle loro azioni parte del personale medico della nave, e anche lei si era dovuta piegare alle conseguenze, tutt'altro che negative, del loro operato. Avevano salvato una vita, e il loro gesto poteva addirittura essere determinante nel prosieguo della guerra contro il Dominio. La sua decisione era quindi dettata da interessi superiori: il simbionte Khan doveva tornare su Deep Space 9, e non per andare incontro a morte certa.

Quando il portellone d’attracco si aprì, Ezri mosse i suoi primi passi sulla stazione. Anche durante la franchigia non era scesa sulla base, aveva preferito dedicarsi ad archiviare del lavoro arretrato nell’ufficio del suo superiore, il Consigliere di bordo della nave. Dietro di lei si fece spazio il Dottor Bashir, carico dei bagagli di Ezri. Poche cose, in realtà, raccolte in una grossa borsa tubolare a tracolla.
Bashir indicò alla giovane Guardiamarina la via per gli alloggi e non ci volle molto ai due per raggiungere la porta delle stanze del Capitano Sisko.
Ezri guardò Julian cercando approvazione e coraggio. Il Dottore le sorrise e le indicò il pulsante accanto alla porta. La Trill inspirò profondamente e in un attimo le tornò alla mente quanto le fosse accaduto solo ventiquattro ore prima quando, aprendo gli occhi come risvegliandosi da un sogno, non si era trovata nel suo alloggio sulla Destiny e nemmeno nell’Infermeria della nave. Attorno a lei vi era solo un alone grigio, freddo, lattiginoso e stranamente accogliente. Un abbraccio intimo fatto di tanti abbracci. Da un’ombra scura dietro all’alone che le si stagliava davanti era emersa una figura trill, un uomo giovane, poi una donna anziana. Ai due si erano affiancati altri tre Trill e per ultima una donna, sorridente, pacata, con dei brillanti occhi tra l’azzurro e il verde e una treccia di capelli raccolta sul capo. Era Lenara, e anche se non l’aveva mai incontrata di persona, già sentiva di iniziare a conoscerla.  Ezri le aveva offerto le mani e queste erano state subito accolte. Lenara annuì dolcemente: «Kahn ti ha accettato. Benvenuta nel cerchio». E fu solo in quel momento che Ezri aveva aperto davvero gli occhi e riempito i suoi polmoni d’aria come se quello fosse stato il suo primo respiro. Aveva cercato di sollevarsi dal letto su cui era sdraiata, ma aveva trovato le mani gentili del Dottor Bashir a fermarla. Era nell’Infermeria della Destiny.
«Va tutto bene», le aveva detto il Dottore, «hai solo bisogno di un po’ di tempo per abituarti.»
Ezri si era portata istintivamente le mani sul ventre, poi aveva guardato Bashir preoccupata.
«Starai bene. E anche il simbionte starà bene.» Il Dottore la voleva rassicurare.
Ezri tornò al presente e premette il pulsante alla porta dell’alloggio del Capitano Sisko.
La voce di Sisko accompagnò l’apertura della porta. «Avanti.»
Ezri fece un passo avanti, trovandosi di fronte Benjamin e suo figlio, in parte nascosti dalla montagna di materiale sul grande tavolo.
Sisko scosse leggermente il capo, non capendo chi fosse la giovane Guardiamarina dai capelli corti e scuri e dal sorriso disarmante che si trovava davanti. Intravide Bashir dietro di lei e la cosa lo lasciò ancora più perplesso.
Ezri prese subito la parola, gesticolando impacciata. «Sono Kahn. Voglio dire, non Lenara Kahn, sono Ezri Kahn.»
Benjamin aggirò il tavolo, arrivando davanti alla ragazza. «Non è possibile.»
«E invece è lei.» commento Bashir.
«Sono Kahn. Non posso crederci neanche io, ma ho tutti i ricordi nella memoria, di Lenara, di Nilani e di tutti gli altri.»
«Papà, ha i ricordi di Lenara.» Jake riconosceva l’enorme potenzialità della cosa. L’unica persona in grado di interpretare tutti quei dati e di dare senso alla ricerca di suo padre era in qualche modo tornata.
«Tu ti starai chiedendo chi sia questa persona», Ezri era irrefrenabile, «come ha avuto il simbionte, perché ha voluto Lenara nella sua vita, se parla sempre tanto e sono tutte domande giuste, e vorrei essere tanto in grado di rispondere.»
«Per quelle ci sarà tempo», disse Sisko sorridendole, «ora sono soltanto felice di rivederti.»
La porta della stanza di Jake si aprì senza che nessuno ci badasse.
Ezri guardò Bashir con intento quasi colpevolizzante, anche se in realtà ne uscì uno sguardo bonario. «E’ stato un incidente. Kahn era sulla Destiny, scortato da Julian, e mentre viaggiavamo il simbionte è peggiorato. Qualcuno doveva ospitarlo se no sarebbe morto e...»
«E tu eri l’unica Trill a bordo.» Sisko concluse la frase.
Ezri annuì. «Sono entrata in sala operatoria che ero una persona e sono uscita che ero tante altre persone. E quella che doveva essere una soluzione temporanea è diventata una soluzione definitiva.»
«Cosa intendi?» Jake si era affiancato al padre.
«Si dovrebbero fare anni di preparazione per essere uniti. Io invece ho avuto un discorsetto di quindici minuti da parte di Julian,» guardò ancora Bashir, «scusami Julian!»
Bashir si limitò a confermare, quasi divertito. «E’ vero!»
«Ma io dovevo fare solo da ospite temporaneo», continuò Ezri, «ci vogliono più di novanta ore prima che un simbionte si impianti definitivamente e ti accetti come suo ospite.»
«Invece sembra che Kahn avesse fretta di avere un nuove ospite, e si è integrato subito.» Bashir si affiancò a Ezri.
Ezri sorrise a tutti i presenti, passando in rassegna i volti di Jake, di Benjamin e di Julian. «Come se avesse fretta...»
Dax fece un passo avanti oltre la soglia della stanza di Jake. «… di tornare da me.»
Ezri si voltò lentamente, vedendo per la prima volta il volto della donna che Lenara amava. «Jadzia...» sussurrò.

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