Marvel's The Batman

di CrossoverManZero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Max Drake ***
Capitolo 3: *** Nemici e Alleati ***
Capitolo 4: *** L'Angelo della Morte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Saaaaaaaaaaaaalve a tutti! Sono qui con il prologo di un nuovo crossover che mi ronzava in testa da un po'. Ho deciso di fare questo esperimento di inserire un personaggio della DC nell’universo Marvel e ho pensato che il più adatto fosse Batman. E prima di lasciarvi alla lettura, vi do qualche chiarimento: innanzitutto il Batman di questa fic sarà ovviamente un OC, e cioè una rivisitazione in chiave Marvel. Quindi avrà delle grosse differenze rispetto all’originale. Stessa cosa riguarda i suoi nemici. Alcuni saranno riadattati alla Marvel mentre altri saranno sostituiti da alcuni villain della Marvel. Non mancheranno i team-up con altri eroi Marvel. Vi ripeto comunque che questo è solo un prologo e se la storia continuerà o meno dipenderà solo da voi. Se vi piace, allora farò in modo di continuare. In caso contrario, lascio perdere e amici come prima. Detto questo, vi lascio alla lettura. Buon divertimento!
 
 
 
 
 
Marvel’s The Batman
 
 
 
 
Prologo
 
 
Era una serata piovosa a New York. Il cielo era completamente ricoperto di nuvole e l’acqua scendeva copiosa. I tuoni erano assordanti e i fulmini, attraversando le nubi e ramificandosi in loro, le facevano sembrare delle enormi masse cerebrali pulsanti. In una strada di periferia, una donna di mezza età leggermente in sovrappeso stava tornando a casa reggendo due grossi sacchetti della spesa ormai zuppi come i suoi vestiti, lamentandosi del maltempo.
 
-Ci mancava anche la pioggia. E, tanto per cambiare, ho dimenticato l’ombrello a casa!- borbottò seccata.
 
-Ehi, mammina…- fece improvvisamente una voce. La donna si voltò alla sua sinistra e vide la silhouette di un uomo nascosto nell’ombra. L’ombra rendeva impossibile vedergli il volto, ad eccezione degli occhiali aventi delle lenti spesse di colore azzurro.
 
-Ho bisogno di te, mammina.- disse l’uomo con voce inquietante ed eccitata. La donna cominciò ad allarmarsi, intuendo il pericolo.
 
-Vieni qui al caldo con me. Fammi sentire al sicuro.-
 
La donna cercò di scappare ma non fu abbastanza veloce: l’uomo le afferrò una spalla, trascinandola con forza verso di sé.
 
-Oh Dio, ti prego, no…- implorò impaurita la donna, solo per ritrovarsi la bocca tappata.
 
-Shh, fai piano…- sussurrò il maniaco estraendo un coltello dalla tasca.
 
-…tra poco sarà finita.- alzò il coltello, pronto a calarlo sulla sua prossima vittima. All’improvviso, il vetro della porta alle sue spalle andò in frantumi, mentre una mano guantata di nero gli afferrò il polso, stringendo fino a spezzarglielo e facendogli cadere l’arma. Il maniaco non ebbe il tempo di gridare, che venne afferrato da una seconda mano, per poi essere trascinato all’indietro attraverso il finestrino della porta, scomparendo tra le ombre. La donna, che nella colluttazione era caduta a terra, si voltò tremante ma non vide nessuno. C’erano solo il vetro della porta distrutto e, ai piedi di quest’ultima, gli occhiali azzurri del suo assalitore.
 
 
 
 
Bob Kowalski si sistemò meglio gli occhiali mentre leggeva il giornale, aiutato dalla luce del lampione sotto al quale aveva parcheggiato il suo taxi. L’articolo parlava di un assalto a un furgone portavalori sventato dai Champions, il nuovo supergruppo formato da eroi adolescenti. Bob scosse la testa: già non bastavano i supereroi che lottano tra loro, mostri giganti che cadono dal cielo o l’Hydra che assume il controllo del pianeta, guidata da un Capitan America nazista. No, ci mancavano anche dei ragazzini che giocano a fare gli eroi, finendo un giorno o l’altro per farsi ammazzare. I suoi pensieri vennero interrotti quando uno degli sportelli posteriori si aprì con forza e una donna con abiti molto succinti venne spinta dentro il taxi.
 
-Porta le tue chiappe schifose lì dentro, sgualdrina! Ci facciamo un giro!-. L’uomo che aveva appena parlato era un uomo di colore dal viso marcato e la barba corta e ben curata. Indossava una camicia viola con sopra un gilet nero, pantaloni grigi e scarpe scure. Indossava anche una pelliccia bianca e un cappello bianco di una marca costosa. A Bob fu subito chiaro che si trattava di una prostituta con il suo “protettore”.
 
-È il quarto cliente che lasci insoddisfatto, questa settimana! Sono stufo marcio! Ti rendi conto di quanto mi fai del male, Jenny?! Mi stai incasinando la vita!-. Estrasse un coltellino dalla lama lunga e sottile mentre Jenny lo fissava impaurita, intuendo cosa stava per accaderle.
 
-Ti prego, Slick, non la faccia, non…AAAH!-
 
-Oh, ma guarda, Jenny, adesso hai una terza narice.-
 
-Ehi, amico, vai da un’altra parte. Non mi servono casini, chiaro?- sbottò Bob, irritato. Sapeva benissimo cosa stava succedendo, che Slick stava “punendo” quella poveretta e non voleva che una cosa simile accadesse proprio sul suo taxi. Ma l’unica cosa che riuscì a rimediare fu il ritrovarsi la lama insanguinata del coltellino di Slick puntata in faccia.
 
-Chiudi quella c***o di bocca e guida!-
 
Bob si limitò a girarsi dall’altra parte, prendendo le chiavi mentre Slick tornava a infierire sulla povera Jenny. Pur non approvando quello che stava succedendo, Bob è sempre stato uno che preferiva farsi gli affari propri. Perciò, mentre tentava di accendere il motore che invece sembrava non volerne sapere di partire, sospirò rassegnandosi all’idea di dover ripulire i sedili posteriori. Ma si consolò al pensiero che, tra soli due mesi, si potrà godere la tanto amata pensione e magari andrà a trovare sua figlia e i nipoti a Cleveland. Ad un tratto, l’intero taxi venne fatto sobbalzare da un forte tonfo.
 
-Ehi, amico, vedi di andarci piano lì dietro. Devo ancora finire di pagarla questa macchina.- disse Bob, raccogliendo gli occhiali caduti.
 
-Che vuoi da noi? Era sul tetto.-
 
-Sul tetto?-
 
-Esatto, sul tetto.- rispose Slick abbassando il finestrino e tirando fuori una pistola.
 
-E se qualcuno cerca di fare il furbo con me…-. Ma non finì la frase perché uno stivale nero gli schiacciò la mano armata contro il finestrino, facendogli cadere la pistola mentre i vetri rotti penetravano nella carne. Subito dopo una mano sfondò il tetto del taxi, afferrando Slick e trascinandolo fuori. Jenny si diede alla fuga, terrorizzata. Anche Bob provò a scappare, tentando nuovamente di far partire il motore, ma poi il corpo di Slick gli cadde dritto sul cofano. Bob uscì dal taxi e si avvicinò a Slick, vedendo che era pieno di lividi e sangue ma, nonostante ciò, ancora vivo. Alzò allora lo sguardo, rimanendo impietrito da ciò che vide: appollaiata sopra il lampione, c’era quella che gli parve come una “grossa ombra nera”, avvolta in un nero mantello. La pioggia e il buio rendevano difficile l’identificazione, ma Bob riuscì a intravedere, su quella che doveva essere la testa, due estremità lunghe e appuntite, simili a orecchie o corna. Ma soprattutto vide due occhi bianchi e taglienti che lo fissavano minacciosi. Bob avvertì un brivido gelido percorrergli la schiena, mentre quegli occhi gli penetravano l’anima. Ad un tratto, l’essere oscuro alzò un braccio, da cui parve uscire una specie di fune e, subito dopo, sembrò alzarsi in volo, sparendo nella notte. Bob rimase per qualche secondo a fissare il punto in cui era sparita quella… cosa. Dopodiché prese il cellulare e fece il numero della polizia, mentre nella sua testa prendeva corpo una decisione: sarebbe partito per Cleveland domani stesso. E al diavolo la pensione.
 
 
 
Paul McGregor era un giovane agente di polizia in servizio da almeno un anno. E, a parte rincorrere qualche scippatore, i suoi turni di pattuglia procedevano tranquilli. Tranne quella sera: lui e il suo partner erano stati mandati a controllare un edificio apparentemente abbandonato, dopo che la centrale ha ricevuto una segnalazione su dei colpi d’arma da fuoco provenienti da lì. Una volta scesi dalla vettura, McGregor aprì il bagagliaio e tirò fuori un fucile mentre il suo partner si accontentò della pistola d’ordinanza e una torcia. Entrarono nell’edificio con molta cautela. L’interno sembrava tranquillo e dava l’impressione che non ci entrasse nessuno da anni. Ma non appena illuminarono un corridoio, notarono uno strano oggetto conficcato su una porta. Sembrava un piccolo boomerang dalla forma strana: quella di un pipistrello. Dopo essersi scambiati un cenno, McGregor si posizionò davanti la porta, puntando il fucile, mentre il suo partner girava lentamente la maniglia per poi aprirla di scatto. Dietro di essa c’erano delle scale che portavano in uno scantinato. McGregor cominciò a scendere, seguito dal suo partner, e una volta arrivati in fondo, rimasero inorriditi da ciò che trovarono: chiuse dentro una cella c’erano almeno una decina di ragazzine asiatiche, probabilmente delle immigrate clandestine, ridotte in condizioni disumane, con addosso solo la biancheria intima e tutte con la faccia truccata come i clown. Entrambi i poliziotti sentirono un nodo allo stomaco: dovevano essere capitati in uno dei covi di Pagliacci, il trafficante di esseri umani arrestato dai Champions qualche tempo fa. Correva voce che fosse evaso di recente e avesse subito ripreso la sua attività. E il ritrovamento di quelle povere ragazze sembrava confermarlo. Mentre il suo partner armeggiava con la radio per avvisare la centrale in modo che mandassero delle ambulanze, McGregor si avvicinò alla cella nel tentativo di calmare le ragazze, notando però due particolari che non lo convincevano: innanzitutto non c’era nessuno a guardia della cella e poi, nonostante il lucchetto fosse stato forzato, nessuna delle ragazze aveva tentato la fuga.
 
-È tutto a posto, non abbiate paura. Siamo qui per aiutarvi.- disse con tono pacato, sperando che almeno una di loro lo capisse.
 
-Lui salvate noi.- rispose tremante una delle ragazze.
 
-Lui venuto. Diavolo nero. Lui venuto. Lui salvate noi.-
 
McGregor inarcò un sopracciglio.
 
-Un “diavolo nero”?-
 
-Probabilmente si tratta di Daredevil. Ho sentito dire che ha cambiato costume.- disse il partner, avvicinandosi. McGregor aprì la porta della cella ma la ragazza la richiuse, lasciando interdetti i due. Fecero per chiedere spiegazioni, quando lei indicò il soffitto, terrorizzata.
 
-Lui… ancora qui.-
 
In quel momento si sentì un tonfo sordo provenire dai piani superiori, seguito dalle grida di un uomo. I due agenti si divisero: mentre il partner restava a proteggere le ragazze e chiamava i rinforzi con la radio McGregor si precipitava fuori dallo scantinato, imboccando il corridoio adiacente fino ad arrivare a una rampa di scale. Comincia a salire cautamente, imbracciando meglio il fucile mentre le urla si fanno sempre più vicine.
 
-T-ti giuro che non lo so! Ti prego, abbi piet-AAARRGHH!!!-
 
Il grido fece venire la pelle d’oca a McGregor che si avvicinò a una delle stanze e ne scrutò attentamente l’interno prima di entrare. La stanza era priva di mobili e la debole luce di una lampadina sul soffitto ne mostrava l’evidente degrado, i muri erano marci e pieni di muffa e c’era anche un grosso buco sul soffitto vicino l’ingresso. McGregor fece appena un passo che la sua attenzione venne catturata da dei lamenti alla sua destra. Voltandosi, vide un uomo steso a terra, ammanettato a un termosifone, a torso nudo e con il corpo pieno di lividi, le dita delle mani spezzate e la faccia ridotta a una maschera di sangue. McGregor si avvicinò e, con suo grande stupore, si accorse che quell’uomo non era altri che Pagliacci. Questo cominciò a farlo preoccupare. Pagliacci non era uno che cedeva facilmente durante un interrogatorio quindi, se era lui l’uomo che ha sentito urlare prima, chiunque l’abbia ridotto così doveva essere qualcuno che sapeva il fatto suo. Il suo primo pensiero fu rivolto a Daredevil, ma questo operato sembrava troppo brutale per lui. Per un attimo temette che Frank Castle fosse tornato in città, ma scartò subito l’idea per il fatto che il criminale fosse ancora vivo. Stava ancora rimuginando, quando avvertì come una presenza alle sue spalle. Si voltò molto lentamente e sbarrò gli occhi non appena lo vide: appesa in un angolo del soffitto e seminascosta nell’ombra vi era una figura umanoide che lo fissava. Agli occhi terrorizzati di McGregor apparve come un “pipistrello umano”. Accadde tutto in un attimo: McGregor sollevò il fucile e aprì il fuoco mentre, allo stesso tempo, la creatura-pipistrello abbandonava la sua postazione muovendosi velocemente come un’ombra umana, evitando tutti i colpi di fucile per poi darsi alla fuga attraverso il foro sul soffitto. In quel momento arrivò il partner, attratto dagli spari e McGregor agì d’istinto e sparò. Fortunatamente finì per mancarlo, prendendo invece il muro accanto mentre il partner si chinava per evitare le schegge.
 
-Ma sei impazzito?!- sbraitò il partner.
 
-L’ho visto! L’ho visto bene! Non è Devil. È quel… quel Pipistrello! Quello dei notiziari e…-
 
Il partner gli venne incontro e gli strappò il fucile dalle mani.
 
-Per poco non mi staccavi la testa! Cerchiamo di non sparare ai buoni, ok?!-
 
Si avvicinarono al tramortito Pagliacci e quando lo illuminarono con la torcia, ebbero un sussulto.
 
-Mio Dio! Guarda: lo ha marchiato!-
 
Infatti sul corpo del criminale, poco sotto la spalla, c’era un marchio impresso a fuoco sulla pelle. Proprio come gli allevatori di bestiame, anche questa creatura della notte aveva un suo marchio: il pipistrello.
 
 
 
 
Alla fine la pioggia cessò, dando un po' di tregua alla Grande Mela. Purtroppo, lo stesso non si poteva dire del crimine. Infatti, dalle parti di Brooklyn, due bande criminali erano impegnate in uno scambio dentro un vecchio magazzino. Il capo di una delle bande mise su un tavolo una valigetta piena di soldi.
 
-Ok, ecco i soldi. Ora… fammi vedere la roba.-
 
Il leader dell’altra banda aprì un’altra valigetta, rivelando delle piccole capsule piene di pillole blu.
 
-Ecco qua, amico. O.C.M.: Ormone della Crescita Mutante. Puro al 100%.-
 
-Puro, eh? E chi mi garantisce che è autentico?-
 
-Amico, così mi offendi. Diamondback offre solo prodotti di ottima qualità e sa essere molto generoso… purché la ricompensa sia buona.-
 
Il primo leader prese una delle capsule e la esaminò, mentre l’altro continuava.
 
-Ti assicuro che, con questa roba, Brooklyn sarà vostra nel giro di un mese. Nemmeno quel cosplayer di Spider-Man potrà fermarvi.-
 
Il primo leader sorrise.
 
-Va bene… ti sei procurato un cliente.-
 
All’improvviso qualcosa colpì le luci, frantumandole, e il magazzino cadde nel buio.
 
-HEY!>-
 
-MA CHE CA--
 
-CHE È SUCCESSO ALLE LUCI?!-
 
-È SPIDER-MAN?! È QUI?!-
 
Uno dei criminali calpestò qualcosa. Lo raccolse e cercò di guardarlo alla luce della Luna. Era un boomerang metallico… a forma di pipistrello.
 
-Oh, no…-
 
Estrassero tutti le pistole.
 
-N-Non è Spider-Man! È “Lui”!- disse terrorizzato uno dei criminali.
 
-Lui chi?-
 
-Il Pipistrello!-
 
-COSA?!-
 
-È solo un mito.-
 
-Raccontalo a Sid “La Seppia”. Sapete cosa gli è successo.-
 
-Oh, ma dai. Sid “La Seppia” era strafatto ed è volato giù dal cornicione. Sai che perdita!-
 
-Non è quello che ho sentito io. Dicono l’abbia fatto fuori il Pipistrello-
 
-Ma che st*****te!-
 
-Venti piani. Spiaccicato. Non aveva più una goccia di sangue in corpo!-
 
-Perché era sparso tutto sull’asfalto, genio! Adesso vedi di stare zitto! Non esiste nessun “Pipistrello”, chiaro?!-
 
Mentre i criminali si guardavano attorno, la paura iniziava ad attanagliarli. Dall’alto, nascosta tra le travi del soffitto, una figura li osservava, i suoi occhi bianchi brillavano nell’oscurità. Tirò fuori delle piccole sfere metalliche e le lanciò di sotto, generando una coltre di fumo che aumentò il panico dei criminali. A quel punto saltò, piombando su uno degli uomini armati e mettendolo fuori combattimento. Gli altri provarono a reagire ma era così buio che non riuscivano a vedere nulla. Il nemico invisibile cominciò a neutralizzarli uno alla volta, ben nascosto dal fumo e dal buio. I lampi degli spari rivelarono quello che, agli occhi dei criminali, aveva le sembianze di un “gigantesco pipistrello”. In poco tempo, tutti gli scagnozzi furono a terra. I capi gang videro due occhi bianchi che li fissavano dall’oscurità.
 
-Che stai aspettando?! USA L’O.C.M.!!!- urlò il leader n°2. Il leader n°1 fece per aprire la capsula che aveva in mano… ma un batarang ha colpito la capsula, distruggendola e rovesciando a terra il contenuto.
 
-NOOOOOOOO!- gridarono entrambi. La figura emerse dall’oscurità, venendo illuminata dalla luce lunare. Si rivelò essere un adolescente, sui 17/18 anni, vestito con un costume da pipistrello nero e grigio e con un emblema nero sul petto raffigurante un pipistrello. Il vigilante iniziò a camminare verso i due leader e quando li raggiunse, uno dei due prese la valigetta con i soldi e gliela porse.
 
-Ok, va bene, dividiamo i soldi: facciamo… 60/40?-
 
Il Pipistrello lanciò un batarang che si conficcò nella valigetta. Emise un suono acuto, poco prima di esplodere e ridurre i soldi in cenere.
 
-MA SEI FUORI DI TESTA?!-
 
-FILIAMO DA QUI!-
 
Cominciarono a correre, in preda al terrore, e in qualche modo raggiunsero delle scale che li condussero sul tetto del magazzino. Bloccarono l’uscita e cercarono un modo per scendere, ma una volta raggiunto il lucernario, questi andò in pezzi mentre la sagoma del vigilante si stagliava contro il cielo, librandosi in aria. I lembi del mantello si aprirono come se fossero delle grandi ali, dando l’impressione che volasse. Atterrò di fronte ai due criminali, sbarrando loro la strada e fissandoli minaccioso. Subito gli puntarono contro le pistole, ma lui lanciò un batarang che li disarmò. Un istante dopo, con un balzo sovrumano, si scagliò contro uno dei due delinquenti, gettandolo a terra per poi rimettersi subito in piedi. Il secondo criminale tentò di prenderlo a pugni, ma l’Uomo Pipistrello riusciva a schivare e parare ogni suo colpo e alla fine gli appioppò un gancio sinistro che lo stese. Il criminale di prima vide con orrore il suo compare venir messo al tappeto e tentò la fuga, ma il vigilante gli lanciò contro un batarang legato a una fune che gli si avvolse attorno alle gambe, facendogli perdere l’equilibrio. Cominciò poi a tirare la fune, trascinando a sé il criminale che agitava le braccia tentando di aggrapparsi a qualcosa. Dopodiché lo afferrò per il bavero e lo sollevò di peso, portandolo oltre il cornicione.
 
-Non uccidermi! Oddio, ti prego, non uccidermi!- gridò il criminale in preda al panico, vedendo i suoi piedi penzolare nel vuoto.
 
-No, non ti ucciderò. Da morto non mi servi a niente.- rispose il vigilante, parlando per la prima volta, con voce greve e profonda.
 
-Devi fare una cosa per me.-
 
-Farò tutto quello che vuoi! Lo giuro!-
 
-Voglio che tu vada dai tuoi amici, da tutta la feccia come te. E soprattutto dai vostri capi. Diamondback, Lapide, Il Maggia, Gatta Nera, Goblin Nation, Mr. Negativo, Kingpin. Tutti quanti! E voglio che gli porti il mio messaggio: “Per anni vi siete nutriti delle ricchezze di questa città, sentendovi intoccabili, al di sopra delle conseguenze. Ma ora quel tempo è finito! Da questo momento, nessuno di voi è al sicuro! Perché ora ci sono io. E sto venendo a prendervi!"-
 
-M-Ma chi sei tu?- chiese il criminale sempre più spaventato. A quelle parole, il Pipistrello lo tirò a sé, ponendo i loro volti a pochi centimetri l’uno dall’altro.
 
-Io sono… Batman.-
 
A quel punto, l’ormai nominato Batman gettò il criminale sul tetto. Poi salì sul cornicione, aprì il mantello e si lanciò di sotto. L’uomo si precipitò a vedere, ma di Batman non c’era più traccia. Sembrava svanito nel nulla. E mentre il criminale crollava a terra svenuto, in lontananza si sentivano le sirene della polizia farsi sempre più vicine.
 
 
 
Ciao di nuovo. E si comincia! L’universo Marvel ha finalmente il suo Batman. Spero che questo prologo vi sia piaciuto. Se avrà un seguito dipende da voi. Prima di lasciarci, una curiosità: in pochi lo sanno, ma le primissime storie di Batman, quelle della Golden Age, non erano ambientate a Gotham, bensì a New York. Quindi, ambientare questa fanfiction a New York è un tributo a quelle storie. Ci vediamo al prossimo capitolo!   

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Capitolo 2
*** Max Drake ***


Saaaaaaaaaaaaaaalve a tutti! Sono tornato e con un capitolo, anzi, con il PRIMO capitolo della mia fanfiction su Batman! In questo capitolo verranno presentati alcuni dei personaggi di questa storia. Avviso che ci sarà poca azione, ma spero che vi piaccia comunque. Buona lettura!
 
 
 
 
Max Drake
 
 
 
Il detective Carlie Cooper trattenne uno sbadiglio, mentre si versava del caffè prima di dirigersi nella sala riunioni della Centrale di Polizia. Ultimamente non si parlava d’altro se non di quel nuovo vigilante che sembrava aver preso di mira la malavita newyorchese. Perciò il nuovo Commissario, appena giunto da Chicago, aveva indetto una riunione per capire come lavorare al caso. Durante il tragitto, Carlie passò davanti al muro dove erano appese le foto di tutti gli agenti morti in servizio e una in particolare attirò la sua attenzione. Raffigurava una donna con la pelle abbronzata, gli occhi azzurri e i capelli neri raccolti in una coda di cavallo. Lesse il nome nella targhetta sottostante: Sergente Megan Hobbs. Carlie sospirò pesantemente, mentre andava indietro nei ricordi. Megan era una sua vecchia compagna d’accademia e si erano piaciute fin da subito, diventando presto buone amiche. Era una tipa coraggiosa, tenace e soprattutto testarda. Quando si metteva in testa una cosa, non c’era verso di farle cambiare idea. Questo le valse il soprannome di “Bulldog”. Una volta ottenuto il distintivo, le due si persero di vista, rimanendo però sempre in contatto. Grazie alle sue abilità, Megan fece subito carriera e in pochi anni venne promossa al grado di sergente. Purtroppo, a differenza della sua vita lavorativa, quella privata fu un disastro: sposò un uomo di nome Jacob Drake che si rivelò essere un poco di buono. Quando Megan rimase incinta, lui scappò con tutti i loro soldi, facendo perdere le sue tracce. Fortunatamente il padre di Jacob, Albert, ex marine che gestiva un pub, accolse Megan in casa sua e le cose sembrarono migliorare con la nascita di suo figlio, Max. A quanto pare, Megan aveva finalmente trovato un po' di pace… finché, un brutto giorno, Carlie seppe dal notiziario che la sua amica era stata uccisa in un vicolo da un rapinatore. E il peggio fu che accadde tutto di fronte al piccolo Max di soli sei anni. Carlie non scorderà mai il volto di quel povero bambino quando lo portarono in centrale come unico testimone. L’espressione apatica, tradita solo dalle lacrime che scendevano copiose. L’ultima volta che lo vide, fu al funerale di Megan, insieme ad Albert. Da allora sono passati undici anni e non ha più saputo niente di nessuno dei due. Attribuirono la morte di Megan a una rapina finita male, ma Carlie non ci ha mai creduto, perché lei sapeva che la sua amica stava indagando su un traffico di droga collegato a Vito Gigante, potente boss mafioso. Diceva sempre di essere a una svolta, che presto avrebbe trovato prove sufficienti a incastrarlo. Ma purtroppo non ne ebbe l’occasione e, con la sua morte, il caso venne archiviato. Carlie bevve il resto del caffè e continuò per la sala riunioni, relegando nella mente quei brutti ricordi. Una volta entrata, vide che erano presenti molti dei suoi colleghi, compreso uno che avrebbe preferito evitare: il detective Eduardo Rojas. Carlie trattenne un moto di stizza; Rojas non era quello che si può definire un poliziotto modello: era meschino, vendicativo, presuntuoso, sessista, razzista e violento. Correva voce che fosse anche corrotto ma non venne mai provato per mancanza di prove. Però si diceva che due notti fa aveva avuto un faccia a faccia proprio con il vigilante, prendendole di santa ragione e sia il collare ortopedico che i cerotti che portava sul naso e sulla tempia destra sembravano confermarlo. Appesi al muro c’erano tre fogli per l’identikit e su ciascuno era raffigurata una possibile descrizione del vigilante. Il primo rappresentava un mostruoso pipistrello antropomorfo, degno di un film horror di serie Z. Il secondo aveva un aspetto più umano, simile al classico supereroe in costume. Infine il terzo era simile al secondo ma con dettagli più evidenti: si notavano meglio gli stivali e una cintura, i bordi del mantello erano più appuntiti e la maschera presentava due orecchie a punta. In quel momento entrò un uomo sulla cinquantina dai capelli rossicci, folti baffi e con gli occhiali. Era il nuovo Commissario, Michael B. Bale.
 
-Va bene, signori, sedetevi e smettete per un attimo di fare gli isterici, ok? C’è del lavoro da fare.- esordì, mettendosi di fronte ai fogli per l’identikit mentre gli altri si sedevano.
 
-Secondo i dati che abbiamo raccolto finora, questo nuovo vigilante… o Batman, come lo chiamano tutti… avrebbe commesso settantacinque aggressioni nelle ultime cinque settimane, le più recenti risalgono a ieri notte. Sono emersi degli schemi fissi nella sua tempistica e nei suoi metodi. Quell’uomo possiede straordinarie capacità fisiche…-
 
-Macché uomo…- borbottò Rojas, interrompendo Bale.
 
-Vuole partecipare alla discussione, detective Rojas?-
 
-Dico solo che non è umano, ecco. Io l’ho visto bene e non aveva nulla di umano. Di sicuro sarà un mutante o uno di quegli Inumani. Ormai quei mostri sono dappertutto e…-
 
-Sì, grazie detective Rojas.- lo interruppe il commissario, accendendosi una sigaretta. Anche Cooper fu sollevata che l’odioso collega fosse stato zittito, non dovendo così sorbirsi l’ennesimo commento razzista. Bale espirò una lunga boccata di fumo per poi continuare.
 
-Come stavo dicendo, anche se il vigilante è stato attento a restare imprevedibile, scegliendo a caso i quartieri in cui effettuare le sue aggressioni, agisce regolarmente tra la mezzanotte e le quattro del mattino. Sta rapidamente scalando i vertici della malavita newyorchese, passando dai criminali di strada ai livelli più alti, dal tossico rapinatore allo spacciatore, fino al trafficante… e anche a tutti i poliziotti che magari “facilitano” questi passaggi.-. A quel punto si girò di nuovo verso Rojas.
 
-Allora, Rojas, mi hanno detto che ha avuto un incontro ravvicinato con Batman. Ci dica quello che sa. E non esageri.-
 
-È come ho scritto nel rapporto, signore. Due notti fa ho ricevuto una soffiata anonima e ho sorpreso in flagrante un traffico di cocaina dalle parti del Bronx. Stavo procedendo ad arrestare da solo i criminali, poi…- finge di tossire e si guarda intorno per vedere se qualcuno contesta quello che dice e poi prosegue. Carlie alza gli occhi al cielo, sapendo benissimo che gran parte di quello che dice il suo collega è inventato di sana pianta.
 
-…poi ho sentito battere due ali gigantesche. È volato giù dal cielo…-. Qualcuno ridacchia. Rojas si fa ancora più rosso.
 
-Le sue ali erano larghe almeno dieci metri. Urlava come… bè, non ho mai sentito niente del genere. Uno dei criminali non ancora arrestati ha estratto una 357 Magnum, ha sparato a bruciapelo alla creatura… e il proiettile gli è passato attraverso, come se fosse fatto d’aria…-. I grugniti e le risatine lo bloccano per un secondo. Carlie lo vede lanciare uno sguardo che vorrebbe incorniciare e appendere al muro.
 
-Altri trafficanti hanno estratto le pistole… dalla mano di quell’essere è volato qualcosa. Ho notato che aveva gli artigli… erano delle specie di dardi… hanno paralizzato i criminali. E poi ha preso di mira me.-. Cominciarono a volare commenti ironici che fecero agitare Rojas. Bale sollevò le mani, tentando di calmare gli animi.
 
-Signori, per favore… La ringrazio, Rojas. Lo terremo in considerazione. Ora, anche se questo Batman è in azione da poco tempo, la sua popolarità sta crescendo a vista d’occhio, sollevando un bel polverone. Di conseguenza, l’ufficio del Procuratore Distrettuale mi sta col fiato sul collo per far sparire dalle strade quel vigilante. Dobbiamo circoscrivere gli avvistamenti, capire in che zona sono più frequenti e riuscire ad anticiparlo in modo da tendergli una trappola.-
 
-Scusi, Commissario…- s’intromise Carlie -… ma siamo sicuri che sia la cosa giusta da fare? Voglio dire, i metodi di Batman sono discutibili e di sicuro sta infrangendo un sacco di leggi con la sua condotta di giustiziere, ma… in fondo, se la prende solo con i criminali, no? Sono molte le testimonianze che lo confermano e non è certo l’unico vigilante mascherato in città: Iron Fist, Spider-Man, Daredevil e molti altri ne sono un chiaro esempio.-
 
-Figurarsi se non intervenivi in sua difesa, Cooper. Da bravo sbirro in gonnella quale sei. Sempre a fartela con quei criminali mascherati.- intervenne Rojas con fare provocatorio. Ma Carlie non raccolse la provocazione e rispose a tono, rincarando la dose.
 
-Sai, Rojas, non tutti i criminali si nascondono dietro a una maschera. Alcuni lo fanno dietro a un distintivo.-. La contro-provocazione ebbe l’effetto desiderato, dato che Rojas si alzò in piedi, furibondo.
 
-Chiudi la bocca, stupida putt- -
 
-BASTA COSI’!- urlò Bale sbattendo una mano sulla scrivania.
 
-Questo non è il momento di metterci a litigare tra noi! Adesso si sieda, Rojas!-
 
-Ma, Commissario…-
 
-Si sieda! O la sospendo!- concluse Bale, risoluto. Rojas rimase interdetto per qualche attimo, per poi bofonchiare un “sissignore” e sedersi, non prima di lanciare a Carlie uno sguardo vendicativo.
 
-Riguardo a lei, detective Cooper, capisco la sua opinione e, in un certo senso, la condivido: il mese scorso Devil ha salvato mia moglie da un’aggressione. Tuttavia noi restiamo dei poliziotti e il nostro dovere è far rispettare le regole. Adesso tutti al lavoro!-
 
Iniziarono tutti ad uscire dalla sala. Nel mentre, Carlie si rese conto che il commissario Bale la pensava come lei riguardo a Batman e aveva anche la convinzione che quest’ultimo si sarebbe presto rivelato un alleato prezioso.
 
 
 
In un modesto appartamento di Long Island, Albert Drake stava preparando la colazione, a base di uova, bacon e toast imburrati, per suo nipote Max. Dopo aver sistemato la colazione nei piatti, prese il giornale e s’incupì leggendo la prima pagina: l’articolo era intitolato “BAT-MARCHIO DI GIUSTIZIA?” e la foto mostrava il criminale Pagliacci portato via dalla polizia, con il corpo pieno di lividi e lesioni. Un ingrandimento della foto mostrava il marchio a forma di pipistrello impresso a fuoco sulla pelle del criminale.
 
-Non può essere! Mi aveva promesso che non l’avrebbe fatto!- disse contrariato prima di gettare il giornale sul tavolo. -Stavolta mi sente!- sbottò prima di cominciare a chiamare il nipote.
 
-Max! Forza, svegliati! È pronta la colazione!- ma non ci fu risposta.
 
-Andiamo, Max. tra poco devo aprire il pub e tu devi andare a scuola, perciò alzati!- ma ottenne di nuovo il silenzio. A quel punto, spazientito, Albert iniziò a camminare, aiutato dal bastone, verso la camera del nipote, deciso a dirgliene quattro.
 
-Maximilian Drake! Non ho acconsentito a lasciarti scorrazzare la notte, vestito da topo volante, solo perché tu dormissi tutto il giorno!- tuonò solenne, aprendo di scatto la porta della stanza, trovandola vuota e il letto completamente intatto, segno che non è stato utilizzato. Dopo un iniziale smarrimento, Albert si portò la mano alla fronte, sospirando rassegnato.
 
-Ha di nuovo passato la notte lì sotto. A volte vorrei sapere perché mi ostino a rifargli il letto, dato che non lo usa praticamente mai!-. Mise la colazione e il giornale su un vassoio e si diresse verso la porta d’ingresso. Una volta arrivato, aprì una botola lì vicino, scese delle scale e arrivò a un’altra porta che portava al suo pub, l’“Old Soldier”, situato proprio sotto l’appartamento. Entrò nella dispensa, fermandosi di fronte a un enorme scaffale pieno di bottiglie di vino. Lì accanto c’era un vecchio orologio a pendolo. Albert poggiò la mano sulle lancette e le ruotò in senso orario, con un giro completo. Così facendo, attivò un meccanismo e lo scaffale si aprì in due, rivelando un ascensore segreto. Entrò nell’ascensore che, una volta richiuso, iniziò a scendere. Durante la discesa, ripensò a come aveva scoperto quasi per caso quell’ingresso segreto, durante una pulizia del pub. Lui e suo nipote, tornato un anno prima da un lungo viaggio all’estero durato sette anni, scoprirono che era l’ingresso di una base sotterranea situata in un enorme complesso di caverne e tunnel che si estendeva per chilometri sotto la città. Talmente vasto che non riuscirono a esplorarlo per intero. Suo nipote Max s’intendeva di tecnologia e riuscì a riattivare i computer della base, scoprendo che in origine quei tunnel appartenevano all’Uomo Talpa, vecchio nemico dei Fantastici Quattro, e che l’organizzazione terroristica A.I.M.(Avanzate Idee Meccaniche) aveva piantato lì uno dei suoi tanti laboratori. Ma ora era abbandonato. Nel giro di un anno, Max riaggiornò la tecnologia di quella base, trasformandola nel suo quartier generale, a cui Albert diede affettuosamente il nome di “Batcaverna”. Una volta arrivato, Albert attraversò la caverna, notando gli strumenti tecnologici, le passerelle con sopra mezzi di trasporto ancora in costruzione e teche contenenti costumi da Batman di ricambio. Albert trattenne una smorfia infastidita: quando sua nuora, Megan, venne assassinata, Albert prese con sé Max, crescendolo e addestrandolo in modo che potesse difendersi. Per i primi tre anni lo allenò personalmente, insegnandogli tutti i trucchi che aveva imparato nei marines. Poi lo mandò da un suo vecchio amico in Oriente, in modo che imparasse le arti marziali, e non lo rivide per sette anni. Certo, quando tornò, non poteva immaginare che volesse intraprendere una sua personale guerra al crimine, per di più come un vigilante mascherato. Infatti, all’inizio si oppose, ma poi lo guardò negli occhi e vide quello sguardo determinato che ha avuto da quando aveva seppellito sua madre. Capì che non sarebbe mai riuscito a fermarlo, quindi decise di aiutarlo, in modo da poterlo proteggere, facendosi però promettere che non avrebbe mai ucciso nessuno e che avrebbe continuato gli studi. Albert si avvicinò al Bat-Computer e vide suo nipote, Max Drake, mentre dormiva sdraiato sulla sedia, russando sonoramente. Aveva ancora addosso il costume eccetto la maschera, rivelando il volto di un diciassettenne dalla pelle chiara e corti capelli neri. Gli mise la mano sulla spalla e lo scosse leggermente, in modo svegliarlo.
 
-Avanti, Max, svegliati. È ora di alzarsi.-
 
Il ragazzo grugnì infastidito prima di aprire gli occhi azzurri.
 
-Hrm. I pipistrelli sono animali notturni.- biascicò mentre si sfregava gli occhi.
 
-Può darsi, ma le persone non lo sono e di solito, a quest’ora, si alzano per andare a scuola. Però prima… spiegami QUESTO!- sbattè il giornale sulla tastiera. Max lesse l’articolo che riguardava il suo alter-ego, con il volto apparentemente inespressivo.
 
-È della buona pubblicità. E comunque bisognava mandare alla malavita un messaggio ben chiaro.-
 
-Un messaggio?! Cristo, Max, quel poveraccio è mezzo morto! E mi sembrava di averti già dato la mia opinione riguardo al “marchio”!- sbottò Albert, spazientito.
 
-Per prima cosa, quel “poveraccio” contrabbandava esseri umani, trattandoli come se fossero solamente della merce! E per quanto riguarda il marchio…- Max s’interruppe, per poi sospirare. –Siamo criminali, nonno. Per il mondo lo siamo sempre stati. Tutto questo tempo e non è cambiato nulla.-
 
-Oh, ti sbagli Max: è cambiato tutto.- digitò qualcosa sulla tastiera e sugli schermi apparvero immagini riguardanti l’attacco dei Leviatani e la conquista del mondo da parte dell’Hydra. –Le bestie cadono dal cielo. Gli idoli tradiscono il loro stesso popolo. Degli innocenti muoiono. È così che inizia: la smania, la rabbia, il senso di completa impotenza. Avvelenano l’animo degli uomini buoni e li rendono… crudeli.- mentre Albert parlava, Max iniziava a cambiarsi d’abito. Nel farlo, si scoprì la schiena, rivelando alcuni lividi e ferite ricucite, frutto di mesi passati a combattere il crimine. Ogni volta che li vedeva, Albert aveva un moto d’apprensione.
 
-Devi riconoscere i tuoi limiti, Max.-
 
-Batman non ha limiti. Non ne ha.-
 
-Ma tu sì.-
 
-Beh, non posso permettermi di conoscerli.-
 
-E che succederà, allora, il giorno in cui li scoprirai?-
 
-Andiamo, nonno. Sappiamo entrambi quanto ti piace dire “Te l’avevo detto”. Facevi così anche con la mamma.-
 
-Lo so, Max. e mi manca ogni giorno. Già è stato straziante perdere lei, se dovesse capitare anche a te…-
 
Max vide suo nonno chinare la testa, affranto. Gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
 
-Non accadrà, nonno. Non lo permetterò.-
 
Poco dopo i due si strinsero in un abbraccio.
 
-Bene. Spero almeno che la tua piccola scorribanda abbia portato a qualche progresso nella tua indagine.- disse Albert.
 
-Purtroppo no. Era un pesce troppo piccolo. Se voglio risposte, devo arrivare a lui.-. Sullo schermo comparve la foto di un uomo di mezza età, con i capelli castani e una cicatrice sopra l’occhio destro. –Rosario Gigante, figlio di Vito Gigante e attuale capo della famiglia mafiosa omonima, dopo la morte di quest’ultimo.-
 
-Quindi sarebbe Gigante il nostro uomo?-
 
-No. Risponde anche lui a qualcuno. Ma ancora non ho scoperto chi. Ma chiunque sia, deve essere una persona molto potente se tiene al guinzaglio gente come i Gigante.-
 
-Potrebbe trattarsi di Kingpin?- Max si prese il mento tra le dita, rimuginando sul quesito.
 
-Mmh, è possibile. Anche se ultimamente Fisk sembra più concentrato sulla sua carriera di sindaco. Secondo me abbiamo a che fare con un nuovo elemento.-
 
In quel momento, sullo schermo apparve l’avviso di una richiesta di chiamata. Max l’accettò e subito dopo comparve il volto di Anna Maria Marconi, capo della sede di Londra delle Parker Industries.
 
-Ehilà, come sta il mio vigilante preferito?- chiese la donna, sorridendo.
 
-Ciao, Anna.-
 
-Signorina Marconi.-
 
-Albert, ti ho già detto di chiamarmi Anna.-
 
-Anna, tra poco devo andare a scuola, quindi potresti dirci il motivo della chiamata?-
 
-Dritto al sodo come sempre, eh Max?- disse con un sorriso sornione. –Va bene, ti ho chiamato per dirti che i nuovi componenti per la moto sono già in viaggio. Dovrebbero arrivarti tra due settimane.-
 
-Grazie, Anna. Finalmente potrò muovermi più facilmente in città. A proposito, ti ringrazio anche per il nuovo rampino. Funziona a meraviglia.-
 
-È un piacere, Max. D’altronde non sei il primo eroe mascherato con cui lavoro: le Parker Industries forniscono tecnologia anche a Spider-Man, ricordi?-
 
-Sì, con la differenza che la vostra collaborazione con Spidey è praticamente di dominio pubblico, mentre con me sei costretta a mentire anche al tuo capo.-
 
-Beh, mentire a Peter è la parte più antipatica, ma finora è sotto controllo.-
 
-Mi dispiace metterti in questa situazione. So che tu e il signor Parker siete molto amici.- disse Max, sinceramente dispiaciuto.
 
-Rilassati, Max. come ti ho detto, è tutto sotto controllo. E poi lo faccio per una buona causa: anch’io credo ci sia bisogno di Batman.-
 
-Ti ringrazio, Anna. Ora devo proprio andare o faccio tardi a scuola.-
 
-Ok, allora non ti rubo altro tempo. Buona scuola, Max. Ciao, Albert.- la donna chiuse la comunicazione, mentre Max si diresse verso l’ascensore.
 
-A proposito, ti dà ancora fastidio quel tuo compagno di scuola? De Marinis, giusto?- chiese Albert al nipote.
 
-Purtroppo sì. Però il preside lo ha sospeso per aver quasi dato fuoco al laboratorio di chimica, quindi per una settimana dovremmo stare tranquilli. E pensare che, quando lo hanno beccato, ha avuto la faccia tosta di dare la colpa a me.- replicò Max, con fare scocciato.
 
-Bah, non mi è mai piaciuto quel ragazzo. Solo perché è di famiglia ricca, crede di poter fare quello che vuole. Per fortuna il preside Hoggins la pensa diversamente.-
 
-Ok, nonno, salgo a prendere lo zaino e vado. Se c’è un emergenza, il Batwave mi avviserà.- disse il ragazzo mentre le porte dell’ascensore si aprivano.
 
-Aspetta, Max.- lo chiamò Albert.
 
-Sì?-
 
-Dimentichi questo.- gli porse un oggetto avvolto nella carta stagnola. A quella vista, il volto di Max si rabbuiò per un attimo.
 
-Ti ringrazio, nonno.- prese l’oggetto ed entrò nell’ascensore che lo riportò al pub. Poi raggiunse la sua camera, dove prese lo zaino e lo skateboard e uscì di casa. Una volta fuori, salì sullo skate e cominciò a dirigersi verso la fermata dell’autobus che lo avrebbe portato a scuola. Lungo la strada incontrò due amici di suo nonno: i signori Kane e Finger, proprietari di un negozio di frutta.
 
-Hey, Max, buongiorno!- lo salutarono i due.
 
-Buongiorno, signor Kane. Buongiorno, signor Finger.- rispose il ragazzo.
 
-Dove te ne vai?- chiese Finger.
 
-A scuola.- rispose Max.
 
-Bene, bene. Continua così, ragazzo. Studia e fatti un’istruzione. È l’unico modo per riuscire nella vita.- disse Kane. In quel momento sentirono una campanella e videro un uomo anziano coi capelli grigi, i baffi e gli occhiali, dirigersi verso di loro in bicicletta. Max lo riconobbe: era Stan, gestore di una pizzeria nei pressi Broadway e altro amico di suo nonno.
 
-Buongiorno, Max. Ragazzi.- salutò l’uomo.
 
-Ciao, Stan.- risposero in coro i tre.
 
-Come va, ragazzo? E che dice il vecchio Albert?-
 
-Una roccia, come sempre.- rispose Max.
 
-Heh, Albert, vecchia canaglia!- commentò Finger con fare scherzoso. –Credimi, ragazzo: tuo nonno ci seppellirà tutti!-
 
-Parole sante!- gli diede ragione Kane.
 
-Scusate, ragazzi, ma devo proprio andare o rischio di perdere l’autobus.- fece notare Max.
 
-Allora buona scuola, figliolo!- gli disse Stan –E ricordati…-
 
-Excelsior!- gridarono in coro mentre il ragazzo proseguiva per la sua strada, prima di arrivare ad un vicolo. Ma non era un vicolo qualunque, bensì uno che Max conosceva fin troppo bene: Crime Alley. Raggiunse l’unico punto illuminato e, mentre si inginocchiava, tirava fuori dallo zaino l’oggetto ricevuto dal nonno, rimuovendo la stagnola e mostrandolo per ciò che era: una rosa. Max la poggiò in un punto preciso del terreno, mentre la sua mente lo riportava indietro nel tempo. A quella tragica notte di undici anni fa: un Max Drake di sei anni era insieme a sua madre, Megan, e stavano tornando a casa dopo un pomeriggio passato fra cinema e parchi giochi. Tiene sua madre per mano mentre con l’altra agitava un pupazzo con le sembianze di Spider-Man, ridendo felice. Non poteva sapere che la sua felicità e la sua infanzia stavano per finire. Una volta imboccato Crime Alley e raggiunto un punto illuminato da un lampione, Megan prende Max per la spalla e lo porta dietro di sé per proteggerlo. Dall’oscurità emerge la figura di un uomo in impermeabile e cappello. Il piccolo Max non riusciva a vedergli il volto e aveva paura.
 
-Buonasera, sergente.- disse l’uomo, con voce falsamente cordiale.
 
-Chi è lei? Cosa vuole da me?!- chiese Megan, pronta a tutto pur di proteggere suo figlio.
 
-Mi hanno mandato a sistemare… una ficcanaso!- fece per estrarre la pistola ma la poliziotta gli si gettò addosso, tentando di disarmarlo.
 
-Scappa, Max!-
 
Il bambino era pietrificato dal terrore mentre vedeva la madre lottare contro l’uomo armato, finché…
 
BANG!!!
 
Lo sparo riecheggiò nel vicolo, mentre il corpo di Megan s’irrigidiva e del sangue cominciava a gocciolare sul pavimento.
 
BANG!!!
 
Il secondo sparo fu più forte del primo e Megan cadde all’indietro, con due fori di proiettile nell’addome, sotto gli occhi sconvolti di suo figlio. L’assassino punta la pistola su Max, ma poi sente le sirene della polizia e si dà alla fuga. Max è sotto shock, il suo volto è una maschera di pietra, senza emozioni, tradito solo dalle lacrime che gli rigano il volto.
 
-Max…- il gemito di sua madre lo fa voltare verso di lei e, con movimenti meccanici, le si inginocchia accanto, prendendole la mano sporca di sangue.
 
-Max… non piangere… non avere… paura…- con queste parole, Megan chiuse gli occhi. Per sempre.
 
-Mamma?- chiese il bambino, continuando a tenerle la mano e ottenendo in risposta solo il silenzio.
 
-Morta. È… morta.-
 
Il fascio di luce di una volante lo avvolse, mettendo fine al ricordo. Nel presente, Max era ancora inginocchiato a terra, con la rosa poggiata nello stesso identico punto dove sua madre morì. E aveva gli occhi bagnati di lacrime.
 
-“Sono passati undici anni, mamma.- pensò, sforzandosi di controllare le emozioni. –“Undici anni da quella notte. Undici anni da quando la mia vita ha smesso di avere senso. Oggi ti rinnovo la mia promessa che feci allora: giuro che vendicherò la tua morte, dedicando la mia vita a liberare questa città dal crimine. Quello stesso crimine che si è preso la tua vita e la mia infanzia. Te lo giuro, mamma, nessun altro soffrirà come ho sofferto io. Non finché avrò vita.”- pronunciando questo silenzioso giuramento, Max si alzò e uscì dal vicolo, lasciando lì la rosa. Una volta fuori si diresse verso la fermata dell’autobus, prendendo quello per la scuola. Per un po' il tragitto fu tranquillo, finché un tizio non iniziò a importunarlo.
 
-Ehi, piccolo, hai qualche spicciolo?- chiese con insistenza.
 
-Perché non ti trovi un lavoro, invece d’infastidire la gente?!- rispose Max, irritato. All’inizio sembrò rinunciare, ma poi si accorse che tentava di mettere le mani nello zaino.
 
-Giù le mani, mister!-urlò spingendolo via.
 
-Ok, stronzetto, ultimo avviso: dammi quello che hai nello zaino o ti spacco tutti i denti!- urlò l’uomo di rimando mentre gli altri passeggeri, conducente compreso, pensavano ai fatti propri avendo paura di farsi male.
 
-Ho dei libri di scuola, così almeno impari qualcosa.- disse Max, schernendo il borseggiatore. Questi provò a tirargli un pugno che venne prontamente schivato dal ragazzo, beccando invece una sbarra di metallo e facendo diventare rossa la mano.
 
-Argh! Piccolo verme!- disse tentando di colpirlo con la mano buona e finendo per colpire uno dei sedili.
 
-Dio, che dolore! Ti ammazzo, pezzo gi fogna!- urlò dandogli un calcio che Max riuscì a parare, per poi afferrare il piede del delinquente e rovesciarlo a terra. L’autobus arrivò a destinazione e Max prese lo zaino e lo skate, guardando le gente sul bus con aria schifata.
 
-Grazie per l’aiuto!- disse disgustato, scendendo dall’autobus di fronte alla Midtown High, ex scuola di uno dei suoi idoli: Peter Parker, fondatore delle Parker Industries.
 
-“Ecco Jordan, con la limo ovviamente”- pensò vedendo la limousine con una donna bionda, bellissima e formosa, in un completo bianco che apriva una delle portiere dell’auto, facendo uscire un ragazzo biondo con gli occhi di smeraldo e la camicia sbottonata: Jordan De Marinis, italoamericano di famiglia molto ricca e che amava bullizzare Max fin dalle elementari.
 
-Grazie, Beatrix.- disse uscendo.
 
-Ehi, De Marinis! Se non sbaglio sei ancora sospeso! Che diavolo ci fai qui?!- esclamò Max, parecchio arrabbiato nel rivederlo.
 
-Devo solo consegnare un foglio e poi me ne vado, Drake.- rispose facendosi accompagnare dalla segretaria. –Stai al tuo posto, pezzente.- aggiunse, facendo notare la differenza economica tra i due.
 
-“L’unico lato positivo dell’essere lui sarebbe avere quello schianto di donna sempre vicino.”- pensò guardando la donna di  circa trent’anni.
 
-Serve qualcosa?- chiese quest’ultima, notando che la stava fissando.
 
-No, no, grazie!- rispose Max, entrando frettolosamente a scuola. Una volta entrato sentì una voce.
 
-Ehi, Max…- si voltò e vide una ragazza castana con occhiali da sole alla moda, giacchetta di pelle nera e jeans con scarpe basse, il tutto accompagnato da un sorriso furbo e un viso dolce.
 
-“Oddio, Stephanie “Steph” Carson, la ragazza più carina della scuola, sta parlando con me! Dai, Drake, pensa a qualcosa di carino! E non sembrare idiota!”- pensò lui guardando la ragazza.
 
-Ehm, ciao Steph. Non dovresti essere già in classe? La lezione di Scienze inizia tra poco…- disse titubante.
 
-Sì, beh, non ho tutta questa fretta di sentire l’ennesimo sproloquio del professor Wagner. E poi… è molto più interessante parlare con te.- rispose lei avvicinando il viso a quello del ragazzo imbarazzato.
 
-Uh, Steph… è meglio che vada. Ci vediamo in classe.- si allontanò in tutta fretta, raggiungendo il suo armadietto.
 
-“Wow, ogni volta che parlo con Stephanie mi viene un batticuore incredibile! Ma come posso piacere a una come lei, io che sono un nessuno? E poi, è meglio così: Batman deve essere un simbolo incorruttibile, perciò non posso permettermi distrazioni.”- era così concentrato nei suoi pensieri, che si accorse all’ultimo di una mano poggiarsi sulla sua spalla. Con uno scatto felino afferrò l’individuo e lo sbattè sugli armadietti nel tentativo di immobilizzarlo, ma si fermò non appena lo riconobbe.
 
-Tommy!- esclamò, lasciandolo.
 
-Cavolo! Fortuna che non ho provato ad abbracciarti, altrimenti rischiavo la morte!- rispose il ragazzo irlandese dai capelli rossi e le lentiggini. Si chiamava Tommy Morrighan ed era il migliore amico di Max dai tempi dell’asilo.
 
-Che diavolo ti è preso?! Potevo spezzarti un braccio!- disse Max.
 
-Volevo farti uno scherzo, ma devo averti beccato in giornata no! Piuttosto, dove hai imparato a muoverti così?!-
 
-Te l’ho detto: seguo un corso di autodifesa.- rispose Max, inventando una scusa credibile.
 
-Ah sì?! Beh, deve essere gestito da Iron Fist, visto il modo in cui hai appena usato la mia faccia per pulire l’armadietto!-
 
-Scusami. Però tu mi sei venuto alle spalle.-
 
-Va bene, vedrò di non farlo più. Piuttosto, ti ho visto poco fa con Stephanie. Le hai finalmente chiesto di uscire?- chiese il rosso strizzando l’occhio.
 
-Aspetta e spera. Non le interesso affatto.- disse Max con fare rassegnato.
 
-Cosa?! Ma se non fa altro che sbavarti dietro!-
 
-Di sicuro lo fa per prendermi in giro. Jade ne è convinta.-
 
-E tu credi a quello che dice Jade?! Lo sanno tutti che detesta Stephanie e non perde occasione per screditarla!-
 
-E anche tu rischi di fare la stessa fine, Morrighan.- disse una voce che fece sobbalzare i due ragazzi. A parlare era stata una ragazza cinese dai lunghi capelli neri, abbinati ai suoi vestiti, con un ciuffo tinto di viola: Jade Huang.
 
-Aah, Jade! Insomma, prima Max mi usa come pungiball, ora tu mi fai quasi venire un infarto. Vi siete messi d’accordo per farmi fuori?!- disse Tommy con fare agitato.
 
-Credimi, Tommy, se volessi ucciderti, te ne saresti già accorto.- rispose lei. All’improvviso, due braccia afferrarono Max e lo appesero agli armadietti.
 
-Ehilà, Drake.- disse Randy Flass, capitano della squadra di calcio e membro della combriccola di bulli di Jordan.
 
-Ciao, Randy.- ironizzò Max.
 
-Per colpa tua, Jordan è stato sospeso e non potrà venire agli allenamenti e…- disse, venendo interrotto dalla vittima.
 
-Puoi saltare direttamente alla parte in cui mi ficchi dentro il cesso o l’armadietto? Almeno così salto la lezione di Scienze.- disse Max ironicamente, confondendo il ragazzo.
 
-Che fai? Non ti agiti?- chiese lui.
 
-Ormai sono anni che lo fai, una volta in più che differenza fa?- rispose il corvino senza problemi, venendo lasciato dal bullo.
 
-Per ora ti è andata bene, ma dammi ancora fastidio e te ne pentirai amaramente.- minacciò, andandosene via mentre il ragazzo si rialzava aiutato dai suoi amici.
 
-Perché non hai usato le tue mosse alla Shang-Chi?! Potevi fargli il culo!- disse Tommy.
 
-Mi ha colto di sorpresa. E poi non volevo rischiare una sospensione per uno come lui. Non ne vale la pena.-
 
-Morrighan! Drake! Huang! Filate subito in laboratorio o giuro che vi prendo a calci!- urlò una voce con forte accento tedesco, appartenente a un uomo alto, dai capelli scuri acconciati malamente, con un camice bianco e occhialini da laboratorio sulla testa: il professor Wagner, docente di Scienze. I ragazzi entrarono in laboratorio, ascoltando la noiosa lezione del professore che spesso si fermava a dire quanto le generazioni odierne fossero stupide e che non ci sono più grandi menti come quella del suo amico, il dottor Otto Octavius noto come il supercriminale Dottor Octopus, uno dei più acerrimi nemici di Spider-Man.
 
-Ehi, Max, secondo te è fan del Nazi-Cap?- sussurrò Jade al ragazzo.
 
-Non saprei, per me tiene una foto del Teschio Rosso come santino.- rispose lui per poi voltarsi a guardare Stephanie, la quale stava prendendo appunti.
 
-Falle una foto, così potrai vederla quando ti pare.- disse Jade con ironia.
 
-Sshh! Fate silenzio, per favore.- li zittì una ragazza bruna coi capelli a caschetto. Era Pilar Peinado, argentina amica di Max che aiutava in Scienze, essendoci portata. Finalmente la giornata scolastica ebbe termine e i quattro uscirono dalla scuola.
 
-Dio, era ora! Non ne potevo più!- esclamò Jade con fare distrutto.
 
-A chi lo dici. Wagner oggi ci è andato pesante.- gli fece eco Tommy.
 
-Invece di lamentarvi, fareste meglio ad applicarvi di più.- commentò Pilar.
 
-Ti prego, Pilar, non infierire. Già oggi è stato massacrante. Avverto un forte calo di zuccheri.- replicò Tommy.
 
-Quando è così, la cura migliore è un bel gelato.- propose Jade.
 
-Jade, sei il mio eroe!- esultò l’irlandese.
 
-Ti piacerebbe.- replicò lei, acida.
 
-Io purtroppo non posso, ragazzi. Ho delle… cose da fare.- dichiarò Max.
 
-Davvero? Neanche cinque minuti?- lo pregò Pilar.
 
-Mi dispiace, ma sono impegni improrogabili. Magari un’altra volta.- si giustificò lui.
 
-Oh… peccato.- si dispiacque l’argentina.
 
-Poco male, ragazze. Vorrà dire che mi avrete tutto per voi.- disse Tommy con fare teatrale, avvolgendo un braccio intorno a Jade.
 
-Hai due secondi per toglierlo, poi te lo stacco!- minacciò lei, venendo subito lasciata. Max salutò i suoi amici, dirigendosi verso casa. Gli dispiacque piantarli in quel modo, ma aveva dei doveri a cui non poteva sottrarsi. Era il tramonto e presto sarebbe stata di nuovo notte. L’ora di Batman! Una volta raggiunta casa sua, si diresse nella Batcaverna e si sedette al computer per cercare una qualche traccia che lo conducesse a Rosario Gigante. E alla fine trovò qualcosa. Anzi, qualcuno: Tony Romita, uno degli uomini fidati di Gigante, con una lista penale lunga un chilometro. Arrestato per aver picchiato e stuprato una cameriera. Il processo era stato questa mattina ma, nonostante l’intervento di Matt Murdock, il giudice dichiarò inattendibile la testimonianza della donna, dati i suoi precedenti con la tossicodipendenza, e Romita venne assolto. Max scoprì che era solito bere in un locale squallido tra la 27sima e la Madison, ed era sicuro che lo avrebbe trovato lì. Si diresse verso una teca e l’aprì, tirandovi fuori il suo costume. Lo indossò e, prima di mettersi la maschera, si cosparse intorno all’area della bocca con della vernice mimetica grigio-nera, come quelle usate dai Navy Seals, per mascherare il volto. Poi attivò un dispositivo situato nel cappuccio in grado di distorcere la voce, facendola sembrare profonda e cavernosa, in modo da renderlo più minaccioso. In quel momento, entrò Albert.
 
-Esci di già, Max?- chiese.
 
-Sì, forse ho finalmente trovato una pista. Ma prima faccio una deviazione.- rispose il nipote, preparando armi e gadget.
 
-Che genere di deviazione?-
 
-Gigante avrà sicuramente dei poliziotti sul suo libro paga. Anche se lo catturassi, c’è il rischio che qualcuno faccia sparire le prove e Gigante ne uscirebbe pulito. Questo non deve accadere! Ho bisogno di un aiuto all’interno della polizia, e forse ho trovato la persona giusta.-
 
Una volta finito di prepararsi, si diresse verso un cunicolo.
 
-Tornerò tardi. Non aspettarmi alzato.-
 
-In tal caso, non sarebbe meglio portarti qualche sandwich per cena?-
 
-Mangio strada facendo.-
 
Imboccato il cunicolo, arrivò sotto un tombino che dava in un vicolo. Una volta uscito, Batman usò il rampino per issarsi in cima a un edificio per poi iniziare a correre tra i tetti, dando inizio alla sua ronda. Ma non era l’unico eroe mascherato all’opera quella notte.
 
 
 
 
A qualche isolato di distanza, su un edificio ancora in costruzione, tre giovani supereroi si stavano godendo il panorama della Grande Mela e la loro cena a base di cibo cinese. Questi eroi erano Ms. Marvel (Kamala Khan), Nova (Sam Alexander) e Spider-Man (Miles Morales), ex membri degli Avengers e, attualmente, membri fondatori dei Champions.
 
-Cavolo, mi erano mancati questi momenti.- disse il ragno.
 
-Che momenti?- chiese il Razzo Umano, continuando a ingozzarsi di noodles.
 
-Questi piccoli momenti di pace, in cui ci siamo solo noi tre. Niente disastri da impedire o criminali da combattere. Solo noi e la città.-
 
-Hai ragione, Miles.- confermò la giovane inumana  -Con tutto il casino che c’è stato negli ultimi tempi, ci voleva un po' di tranquillità.- disse per poi assumere un’espressione pensierosa.- Piuttosto, avete saputo cosa è successo a Pagliacci?-
 
-Sì, e fatico ancora a crederci.- disse Nova. –Torturato e marchiato come un animale. Non che la cosa mi dispiaccia, eh. Era una carogna e ha avuto ciò che meritava.-
 
-Ma non è questo il modo giusto di agire!- esclamò la ragazza. –La prima volta che lo abbiamo affrontato, avremmo potuto lasciare che Hulk lo uccidesse. Ma, per quanto lo desiderassimo, non lo abbiamo permesso. Perché noi siamo migliori di così. È per questo che sono nati i Champions. Per far capire alla gente che la violenza non ha sempre l’ultima parola! E adesso questo “Batman” rischia di mandarci di nuovo in cattiva luce, compromettendo quello che stiamo cercando di costruire!-
 
-Non posso darti torto, Marvel.- disse Spider-Man. –Però dobbiamo ammettere che, da quando è apparso questo tizio, i crimini si sono ridotti notevolmente negli ultimi giorni. La maggior parte dei criminali ha paura a uscire la notte. Le mie ronde serali non sono mai state così tranquille.-
 
-Non dico di fermarlo, ma non dovrebbe ergersi a giudice e giuria.-
 
-Hey, avete visto?!- esclamò Nova all’improvviso.
 
-Che succede, Sam?!-
 
-Lì, sui tetti! Mi è sembrato di vedere un’ombra!-
 
In quel momento un fulmine cadde sullo sfondo, rivelando l’oscura sagoma del Cavaliere Oscuro, intenta a saltare tra i due palazzi. I tre ragazzi osservarono tutto con stupore.
 
-Era…?- chiese Nova.
 
-Sì.- rispose Ms. Marvel.
 
-Parli del diavolo…- disse Spider-Man.
 
-Forza, dobbiamo seguirlo!- esclamò l’inumana, aggrappandosi a Nova che decollò, mentre Spider-Man sparò una ragnatela, iniziando a oscillare. In poco tempo si misero alle costole del Pipistrello che, come se avesse avvertito la loro presenza, si voltò un attimo per poi accelerare la sua corsa.
 
-Mi sa che ci ha visti!- disse Spider-Man, cercando insieme agli altri di stare dietro al vigilante che, nonostante i loro poteri, riusciva comunque a non farsi raggiungere.
 
-Cavolo, è veloce!- esclamò Nova.
 
Ad un tratto, mentre stava per saltare su un altro tetto, Batman lanciò delle capsule che esplosero in una nuvola di fumo che lo inghiottì, facendolo sparire alla vista. Non appena la nube si diradò, del Pipistrello non c’era più traccia.
 
-Cosa?! Dove è andato?!- esclamò sconvolta Ms. Marvel, fermandosi sul cornicione del palazzo mentre Spider-Man atterrava su quello di fronte e Nova rimaneva in volo, guardandosi attorno.
 
-Era proprio qui! Poi ha creato quel fumo ed è sparito!- disse Spider-Man.
 
-Deve trovarsi ancora in zona. Non può mica essere svanito nel nulla!- continuò Nova. In quel momento vibrò il cellulare di Spider-Man. L’eroe lo prese e lesse il messaggio.
 
-Ehi, gente, è Viv: dice che la soffiata che ho avuto è confermata: stanotte arriverà al porto un carico di armi e droga. Amadeus e Scott sono con lei, ci aspettano al solito posto per organizzare un piano.-
 
-E come facciamo col “Bat-tizio”?!- chiese Nova. I due si voltarono verso Ms. Marvel, attendendo una risposta. La ragazza rifletté per un attimo e poi prese una decisione.
 
-Di lui ci occuperemo dopo. La droga e le armi hanno la priorità. Muoviamoci!-. E così i tre eroi interruppero la loro “caccia”, per raggiungere i loro compagni. Intanto, poco distante, un’altra eroina, Cindy Moon, stava sul tetto del suo appartamento con il costume del suo alter-ego, Silk, quando intravide Batman muoversi tra i tetti dei palazzi di fronte. Cercò di oscillare verso di lui ma quando raggiunse i tetti, era già andato via.  A quel punto, si calò la sciarpa rossa dalla bocca e prese il telefono.
 
-Bobbi, sono Cindy. Hai presente quel “Bat-vigilante” di cui parlano tutti? Beh, l’ho appena avvistato, ma è riuscito a scappare. Aggiorna Fury.- disse, chiudendo la chiamata e lanciandosi dal palazzo, continuando la ricerca.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao di nuovo. E abbiamo fatto la conoscenza di Max Drake, il Batman della Marvel, e di molti altri personaggi. Vi faccio notare che in questo capitolo ci sono molti easter egg legati al Pipistrello. Chi riuscirà a trovarli tutti, è un vero fan di Batman. Un'ultima curiosità: per il costume mi sono ispirato a quello che compare nella serie a fumetti "Smallville Undicesima Stagione", la terza versione per essere esatti. E con questo vi do appuntamento al prossimo capitolo, dove ci sarà molta più azione. Alla prossima! Buone vacanze a tutti!            

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Capitolo 3
*** Nemici e Alleati ***


Saaaaaaaaaaaaaaaaaalve a tutti! Sono finalmente tornato! Finalmente vedremo il Batman marvelliano in azione. Se nel capitolo precedente non c’era molta azione, in questo ce ne sarà dall’inizio alla fine. E con degli ospiti speciali. Buona lettura.
 
 
 
Nemici e Alleati
 
Carlie era nel suo ufficio, intenta a trovare un collegamento tra gli avvistamenti di Batman, in modo da prevedere la sua prossima mossa. Ma finora non era arrivata a nulla. Sconfortata, mise via i dossier per poi guardarsi intorno e furtivamente prese dal cassetto un dossier riguardante un caso molto importante per lei: l’omicidio della sua amica Megan Hobbs. Nonostante il caso fosse stato archiviato, Carlie non si è mai rassegnata, continuando a indagare in segreto sul caso in modo da, un giorno, scoprire la verità e renderle giustizia. Ad un tratto le luci si spensero, facendo piombare la sala nell’oscurità. Prima ancora che potesse chiedersi cosa stesse succedendo, Carlie sentì una pistola venirle puntata alla nuca.
 
 
-Non voltarti.- disse Batman, comparendole alle spalle.
 
 
-Cosa vuoi?- chiese Carlie cercando di restare calma.
 
 
-Dicono che sei una poliziotta abile e soprattutto onesta. Una dei pochi rimasti.-
 
 
-Non hai risposto alla mia domanda: cosa vuoi da me?-
 
 
-Rosario Gigante riceve partite di droga e armi ogni settimana. Perché nessuno lo arresta?-
 
 
-Paga bene quelli che lo coprono.- rispose Carlie con una punta d’amarezza.
 
 
-Cosa serve per farlo cadere?-
 
 
-Parecchie cose: pressioni sul giudice Reynolds; un procuratore con abbastanza coraggio da accusarlo…-
 
 
Uno c’è: Derek Grant. Da anni dirige l’inchiesta sui traffici illegali di Gigante, contatta anche lo studio legale Nelson e Murdock. Sono persone affidabili.-
 
 
-Temo non basterebbe. Serve qualcosa di più concreto, tipo testimonianze o prove che portino a lui.-
 
 
-Le avrai. Presto ti porterò dei risultati.-
 
 
-Ah, sì? E come saprò che sei stato tu?-
 
 
-Cerca il mio segno.- disse Batman mettendo via la “pistola”, in realtà una innocua cucitrice.
 
 
-Sei da solo, non è vero?-
 
 
-Ora noi siamo in due.-
 
 
-Noi?- chiese prima di sentire una corrente d’aria. Voltandosi, vide la finestra aperta e una volta affacciata, vide Batman risalire in fretta la scala antincendio. In poco tempo raggiunse il tetto, ma poi una porta si aprì e Carlie uscì seguita da due agenti.
 
 
-Fermo dove sei!- gli ordinò, puntandogli contro la pistola. Il Pipistrello si diede alla fuga. I due agenti estrassero le pistole e iniziarono a sparare.
 
 
-No, fermi! Non sparate!- ordinò Carlie mentre Batman saliva sui condotti dell’aria e si lanciava di sotto.
 
 
-No!- gridò la detective, vedendolo precipitare. Ma il Cavaliere Oscuro dispiegò il lungo mantello, planando tra i palazzi e sparendo dietro uno di questi.
 
 
-Mandiamo delle volanti a inseguirlo?- chiese uno degli agenti.
 
 
-No.- rispose Carlie.
 
 
-Ma, detective…-
 
 
-Avete visto cosa può fare, no?! Ormai può essere ovunque. Telefonate al commissario Bale e ditegli di venire il prima possibile.-
 
 
I due agenti, seppur riluttanti, annuirono e rientrarono. Carlie rimase sul tetto, fissando il punto in cui era sparito Batman. Non sapeva come, ma qualcosa le diceva che poteva fidarsi del vigilante.
 
 
-“D’accordo, facciamo a modo tuo. Ma qualunque sia il tuo piano, mi auguro che funzioni.”-
 
 
 
 
Quella sera Tony Romita si ritrovò al bar con gli amici per festeggiare. Prendere per il culo il sistema era stato di una facilità addirittura ridicola: praticamente non ha dovuto fare nulla. E il buffo era che le autorità stesse lo avevano lasciato andare con tanto di scuse. Era una sensazione elettrizzante. Chissà, magari domani avrebbe fatto una “visita di cortesia” a quella puttana che si era permessa di denunciarlo. Sarebbe stato divertente vederla dimenarsi come una cagna in calore per la seconda volta, prima di piantarle un proiettile in testa e berci sopra uno scotch alla sua salute.
 
 
-Un brindisi.- esclamò Romita, sollevando il bicchiere -Al sistema giudiziario…-
 
 
-Perché?- chiesero i suoi amici divertiti.
 
 
-Perché l’ho fregato.- disse tranquillo, tracannando il liquido tutto d’un fiato. -Io ho Azrael che pensa a me!-
 
 
Mentre il criminale si crogiolava tranquillo, immerso in pensieri piacevoli e tra i fumi dell’alcol, qualcuno o qualcosa lo stava osservando dall’alto. Sembrava una specie di sagoma nera, acquattata e immobile come una sorta di decorazione inquietante, seminascosta tra le ombre. Quella sagoma non era altri che Batman.
 
 
-Ehi, Tony.- esclamò uno dei presenti indicando il soffitto sopra di lui.
 
 
-Che c’è?-
 
 
-Hai visto lassù?-
 
 
Nel momento in cui Romita sollevò lo sguardo, cercando di distinguere qualcosa tra le ombre e le impalcature di metallo, certo non immaginava neppure lontanamente cosa gli sarebbe accaduto di lì a poco.
 
 
-È vero o finto?- mormorò, quasi ridendo della situazione. -Sì, pare vero…-
 
 
L’Uomo Pipistrello, coi nervi tesi e pronti a scattare, rimase fermo e in attesa. L’adrenalina cominciò a scorrergli in corpo, a causa della tensione del combattimento ormai prossimo, e intanto fremeva al pensiero di abbattersi su quell’essere disgustoso e rovesciargli addosso tutta la sua collera e la sua furia. Ma senza dimenticare il vero motivo per cui era lì.
 
 
-Che cosa vuoi?- domandò Romita.
 
 
-Risposte. Ma soprattutto… GIUSTIZIA!-
 
 
Come ebbe detto queste parole, Batman sollevò il braccio e scagliò un batarang contro il volto del farabutto sottostante. Romita crollò a terra, urlando di dolore, mentre il sangue cominciò a colargli lungo la mandibola slogata. Nel locale riecheggiò il panico totale, non appena il Pipistrello si gettò nella mischia, proprio come un predatore in cerca delle sue vittime. Qualcuno mise mano alla pistola, e subito si scatenò un vero e proprio inferno. Batman si avventò su ognuno di quei disgraziati e cominciò ad abbatterli, veloce e implacabile, senza risparmiare nessuno. Era una sinfonia di pugni, calci e batarang. Ad ogni colpo l’ambiente si illuminava con una pioggia di scintille, mentre le lampade venivano fatte letteralmente a pezzi. A causa del cortocircuito e delle bottiglie di whisky rovesciate sul pavimento e sui tavoli da biliardo, il locale cominciò a prendere fuoco e le pallottole continuavano a fischiare nell’aria come api inferocite. Con la sua agilità, Batman riusciva a evitare i proiettili e se anche qualcuno faceva centro, veniva fermato dalla protezione in kevlar del costume. In questo modo era in grado di sfruttare ogni appiglio per muoversi agilmente, come un mostro sovrannaturale in possesso di una forza spaventosa e inarrestabile. I nemici cadevano come birilli, sotto i suoi colpi potenti e precisi, e le fiamme cominciavano ad estendersi con vigore ad ogni angolo del locale. Nascosto sotto il retro del bancone, il barista impugnò il fucile a pompa che teneva nascosto lì sotto e cominciò a sparare all’impazzata. Avvertendo il pericolo, Batman balzò agilmente sulla pedana metallica che conduceva al secondo piano ma attorno a lui i nemici erano armati di spranghe e pronti ad avventarglisi addosso. Il primo tentò di colpirlo ma lo mancò e Batman gli ruppe il femore con un calcio. L’avversario urlò di dolore, ma il giustiziere gli afferrò la testa e gliela sbattè contro la ringhiera. Un secondo criminale lo attaccò con una spranga ma lui ne afferrò un’altra, parando il colpo per poi rifilargli un potente calcio nell’addome che lo mandò contro i suoi compari, buttandoli giù. Dopo averli tramortiti, usò la bat-fune per lanciarsi sul ventilatore del soffitto e rimase ancora una volta in agguato. Approfittando della confusione generale, Romita riuscì in qualche modo a scivolare via non visto da sotto i tavoli, gemendo e ansimando come un animale in trappola. Il Cavaliere Oscuro, guardandosi attorno, lo vide strisciare sul pavimento, fino a raggiungere la porta. Altri proiettili vennero sparati in rapida successione, rimbalzando contro le pale del ventilatore con sprazzi di luce, tuttavia Batman si avventò sui pistoleri con un doppio calcio in picchiata per poi rivolgere le sue attenzioni a Romita, che assisteva terrorizzato alla scena. Salì sui tavoli da biliardo in fiamme, camminando verso di lui. Per fortuna sia il costume che il mantello erano ignifughi, proteggendolo dal fuoco.
 
 
-Romita.- disse minaccioso. -Diamo al Diavolo quanto gli è dovuto!-
 
 
A Romita gli sembrò un essere infernale venuto a perseguitarlo e, preso dal panico, imboccò la porta e si precipitò in strada mentre il Pipistrello si lanciò all’inseguimento della sua preda in fuga. Sconvolto com’era, al pensiero di quel demone spaventoso dietro di lui, Romita inciampò in una pozzanghera ma si rialzò prontamente con il revolver in mano e continuò a correre senza voltarsi. Raggiunse un ingresso della metropolitana, ma mise il piede in fallo e rotolò giù per le scale. Non appena ebbe alzato lo sguardo, sbarrò gli occhi dal terrore: in cima alle scale, Batman lo stava fissando.
 
 
-No! Stammi lontano!- gridò Romita, andandosi a nascondere dietro una delle colonne a fianco dei binari e rimanendo immobile, cercando di riprendere fiato. Il suo inseguitore tuttavia era a pochi metri da lui. In men che non si dica, una corda sottile si strinse attorno al suo collo e, facendogli cadere di mano la pistola, gli strappò un grido soffocato.
 
 
-Ehi, ciao, come stai?- domandò Batman con un sorriso beffardo.
 
 
Romita cercò inutilmente di liberarsi da quel sottile filo metallico, ma riuscì appena a biascicare qualcosa in risposta con un filo di voce.
 
 
-Non l’hai saputo? Sono stato assolto…-
 
 
-Non da me!!!-
 
 
La voce del Pipistrello era come una sentenza vera e propria. Romita era colpevole, non c’era legge a proteggerlo adesso. Ma all’improvviso, un amico di Romita che li aveva seguiti, colpì Batman alla schiena con una mazza da baseball, che crollò in ginocchio, allentando la presa, e Romita fu nuovamente in grado di respirare. Il complice cercò nuovamente di colpire Batman, ma questi afferrò la mazza con una mano e con quella libera sferrò un diretto, dritto all’inguine. L’impatto fu violentissimo e si sentì qualcosa rompersi. Il criminale emise un verso strozzato, prima di andare a terra, svenuto. Senza perdere tempo, Romita recuperò il revolver da terra e lo puntò alla tempia del vigilante ai suoi piedi, con una smorfia di trionfo dipinta sulle labbra. Batman sentì distintamente lo scatto metallico del cane che veniva sollevato per mettere il colpo in canna.
 
 
-Va’ all’inferno… mostro.- disse Romita.
 
 
-D’accordo: dopo di te.- rispose Batman prima di deviare lo sparo con un colpo di mano ed eseguire una spazzata di gambe. Romita si ritrovò scaraventato all’indietro sui binari. Nella caduta doveva essersi evidentemente rotto qualcosa perché, per quanti sforzi facesse, non riusciva più a muoversi. Riverso sulla schiena, la pistola era a pochi metri dalle sue dita, ma lui non poteva prenderla in alcun modo. E quando l’inevitabile cominciò a rischiarare l’ambiente, capì con orrore di non avere scampo. Batman, intanto, troneggiava su di lui.
 
 
-Ehi, quella luce in fondo al tunnel.- esclamò beffardo, mentre il rumore di un treno in arrivo quasi copriva le sue parole.
 
 
-Sai che cos’è? Non è il Paradiso…-
 
 
-Ti ammazzo… Ti ammazzo…- mormorò appena Romita, con gli occhi sbarrati dal terrore.
 
 
-… È la linea C!!!-
 
 
-Ti ammazzo… OH MIO DIOOOOOOOO!!!!!!- le urla disperate di Romita si persero nel fragore assordante e le ultime cose che vide, prima che la paura gli facesse perdere i sensi, furono la luce del treno distante pochi centimetri e la sagoma di Batman che si lanciava su di lui. Poi fu il buio.
 
 
 
 
 
-Svegliati.-
 
 
Romita non sapeva quanto tempo era rimasto svenuto, né se era effettivamente sveglio. Non sapeva nemmeno se fosse ancora vivo. Avvertì l’aria fredda sulla pelle, segno che non era più in metropolitana ma all’esterno. Cercò di muoversi, ma sentì di avere mani e piedi legati e di sentirsi tirare proprio da questi. Però non riusciva a vedere niente perché qualcosa gli copriva gli occhi.
 
 
-Ben svegliato, teppista.- fece la voce di Batman e Romita capì che l’aveva accanto.
 
 
-Sono… sono…-
 
 
-No, non sei morto. Sono riuscito a prenderti poco prima che il treno ti investisse.- rispose Batman.
 
 
-Non vedo niente… cos’è… cos’ho sulla faccia?-
 
 
-Mi servono informazioni sul tuo capo, Rosario Gigante, e solo tu puoi darmele.-
 
 
-Mi sa che sto sanguinando, amico… Mi serve un dottore…-
 
 
-Prima mi dirai tutto quello che voglio sapere. In giro si dice che Gigante riceverà presto un grosso carico di armi e droga: dimmi dove e quando!-
 
 
-T-Tranquillo, amico… ti dirò tutto… ma facciamo… niente sbirri… e che mi lasci andare… che ne dici, amico?-
 
 
-Non credo tu abbia ben compreso la situazione: non sei nella posizione di negoziare. Permettimi di farti capire.-
 
 
Quella che Romita credeva fosse una benda a coprirgli gli occhi cominciò a muoversi, rivelandosi una mano, la mano di Batman. Una volta tolta, si rese conto che quella sotto di lui era la città, e capì con orrore di essere appeso a testa in giù ad uno dei gargoyle che adornavano la cima del Chrysler Building, uno dei grattacieli più alti di New York. Mentre Romita gridava in preda al terrore, Batman era lì accanto, tenendosi saldo alla bat-fune, ad ascoltare le sue urla, quasi fossero una ricompensa per la fatica di portare fin lassù cento chili di sociopatico.
 
 
-Non appena finisci di avere la tua crisi di panico, dimmi il luogo e l’orario di quando arriverà il carico.- disse Batman.
 
 
-Oddio santo! Ok, ok, ti dico tutto! È per stanotte! Arriverà al molo 27 un carico di droga e… e nuove armi.-
 
 
-Che genere di armi?-
 
 
-Armi hi-tech, amico. Come quelle che vedi nei film di fantascienza!-
 
 
-Chi ve le fornisce?-
 
 
-N-Non lo so! Nessuno di noi lo ha mai visto! Il capo è l’unico ad avere contatti con lui. Posso dirti solo che ha un nome strano…-
 
 
-Per caso è “Azrael”?-
 
 
-Sì, è lui!-
 
 
A quel punto Batman afferrò il criminale per i capelli, tirandolo a sé.
 
 
-Ascoltami bene, feccia: ho chiamato la polizia mentre eri svenuto, presto saranno qui. Darai loro una confessione spontanea dei tuoi crimini, quelli del tuo capo e di tutti i tuoi amici! L’impero criminale di Rosario Gigante finirà stanotte! E poi toccherà ad Azrael!- fece per andarsene, ma Romita lo richiamò.
 
 
-Aspetta! Posso dirti di più! Posso darti prove schiaccianti!-
Il vigilante gli si avvicinò nuovamente.  
 
-Parla.- ordinò.
 
 
-Se intendi andare al porto, ti conviene stare attento. Si aspettano un intervento di voi tipi in maschera. Specialmente quei super mocciosi… i Baby Avengers.-
 
 
-I Champions…-
 
 
-Proprio così! Ultimamente stanno diventando molto popolari con quelle loro azioni umanitarie, e… il capo e i suoi amici non l’hanno presa bene. Così si sono rivolti ad Azrael e lui gli ha promesso armi abbastanza potenti… da poterli togliere di mezzo.-
 
 
-Parlavi anche di prove schiaccianti…-
 
 
-P-Per quelle devi trovare Bobby Finch! È il contabile di fiducia del capo. Ha dei dossier che contengono i conti delle sue “attività” e materiale compromettente riguardante il giudice Reynolds! Li tiene sempre in una grossa cartella e non se ne separa mai!-
 
 
-Dove lo trovo?-
 
 
-Abita in un attico sulla Main Street ed è sorvegliato giorno e notte! Nemmeno gli sbirri osano entrarci!-
 
 
-Ti sembro forse un poliziotto?!- ringhiò Batman per poi lanciarsi nel vuoto, lasciando Romita appeso, poco prima che il faro di un elicottero della polizia illumini la zona.-
 
 
 
 
 
L’attico di Bobby Finch era una sorta di mini fortezza in cima a un palazzo lussuosissimo. Gli sgherri di Gigante piantonavano l’abitazione dentro e fuori, sorvegliando il vecchio contabile, l’uomo che conosceva tutti i segreti del boss. Uno di loro era sul terrazzo, intento a fumarsi una sigaretta, quando sentì qualcosa pungerlo al collo. Subito crollò a terra privo di sensi, con un dardo paralizzante sul collo. Batman gli atterrò vicino e, aprendo lentamente la porta-finestra, gettò dei fumogeni dentro il salone. Gli uomini non ebbero il tempo di reagire, che il Pipistrello li mise tutti al tappeto, silenzioso come un’ombra. Intanto al piano di sopra, Finch era nella sua camera da letto, in preda a una brutta tosse.
 
 
-Coff, coff. Dannate medicine… un inferno…-
 
 
Si diresse in bagno, mentre la porta della stanza rimase socchiusa permettendo alle due guardie nel corridoio di tenerlo d’occhio. All’improvviso una delle due venne afferrata e trascinata via, l’altra non se ne accorse nemmeno, venendo travolta dal Crociato Incappucciato. Il tutto mentre Finch entrava in bagno, continuando a brontolare, ignaro di tutto. Aprì l’armadietto del lavandino, tirandovi fuori un flacone di pillole.
 
 
-E così avrei un enfisema… al diavolo. Dovrei farmi drenare i polmoni.- si lamentò svitando il tappo del flacone.
 
 
-Forse posso aiutarti.- fece la voce di Batman, dietro di lui. Finch si girò di scatto dallo spavento, spargendo pillole per tutto il bagno.
 
 
-Aah! Aiuto! Gino! Tucci!... Santa Maria.-
 
 
-Non verrà nessuno, Bobby… Temo che si siano addormentati sul lavoro…-
 
 
-Tu… li hai sistemati tutti… Mio Dio… cosa… che cosa vuoi da me?-
 
 
-So che hai una cartella contenente dei documenti che riguardano Rosario Gigante: consegnamela.- ordinò Batman in tono minaccioso.
 
 
-M-Ma se lo faccio… l-lui mi ucciderà…- tentò di dire Finch, tremando come una foglia. Al che Batman sferrò un pugno all’armadietto del lavandino, fracassandolo e spaventando ancora di più il criminale.
 
 
-Se non lo farai… io ti farò di peggio.- ringhiò. A quel punto Finch si arrese e tornò in camera da letto, seguito da Batman. Si avvicinò a un comodino al cui interno c’era una piccola cassaforte. Digitò il codice sulla tastiera e l’aprì.
 
 
-È tutto lì dentro?- chiese Batman.
 
 
-Oh, sì…- rispose Finch, infilando la mano dentro -… e c’è anche QUESTA!- si voltò di scatto, puntandogli contro una pistola. Ma quando provò a sparare, non partì alcun colpo.
 
 
-Cosa…?- premette più volte il grilletto ma ci furono solo degli scatti a vuoto.
 
 
-Forse hai bisogno di questi.- disse sarcastico il Pipistrello, gettandogli ai piedi i proiettili.
 
 
Finch tremò più di prima, al punto di cadere a terra. Batman si avvicinò prima di chinarsi, finendogli faccia a faccia.
 
 
-Dammi. Quei. Documenti.- scandì minaccioso. Finch obbedì, passandogli una cartella rossa. Dopo averci dato un’occhiata veloce, il vigilante rivolse nuovamente lo sguardo a Finch, che chiuse gli occhi e si protesse con le braccia, temendo di essere pestato.
 
 
-Vai alla polizia e costituisciti.- disse Batman –Racconta loro tutto quanto. Se osi tentare qualche scherzo, ci rivedremo. E ti garantisco che lo rimpiangerai.-
 
 
Finch rimase in quella posizione per diversi minuti. Poi, capendo che non stava succedendo niente, aprì lentamente gli occhi e vide che Batman era scomparso. A quel punto si coprì il viso con le mani e pianse, ringraziando Dio per essere ancora vivo.
 
 
 
 
 
 
 
Al molo 27 c’era un gran via vai. Enormi container venivano scaricati dalla nave e, una volta aperti, svuotati delle casse che contenevano, in apparenza, orsetti di peluche. In realtà era una copertura: all’interno degli orsacchiotti c’erano dei pacchetti di droga, mentre un doppio fondo nelle casse conteneva armi. Degli uomini caricavano il tutto su dei camion, mentre altri facevano la guardia.
 
 
-Sbrigatevi a caricare! Non abbiamo tutta la notte!- disse uno di loro. Nel frattempo, all’ingresso del molo, il boss mafioso Rosario Gigante era nella sua auto, parlando al telefono con qualcuno.
 
 
-Il carico è arrivato, lo stiamo dividendo secondo le tue istruzioni: gli orsetti con la droga vanno agli spacciatori mentre le armi alle gang e ai miei ragazzi.-
 
 
-E il carico speciale?- domandò una voce contraffatta dal telefono.
 
 
-Non preoccuparti. Lo abbiamo già caricato su un camion che è partito dieci minuti fa. Presto sarà tuo.- rispose Gigante.
 
 
-Eccellente.-
 
 
Intanto, appollaiato in cima a una delle gru più alte, l’Uomo Pipistrello ascoltava la telefonata del boss, puntando contro l’auto un dispositivo simile a un telecomando dal quale usciva una piccola antenna parabolica. Le voci gli arrivavano direttamente ai sensori del suo cappuccio.
 
 
-“Quindi c’era anche un terzo carico oltre la droga e le armi. Strano, nei dossier di Finch non risulta e nemmeno Romita e tutti quelli che ho torchiato ne sapevano nulla. Deve contenere qualcosa di estremamente importante, se Gigante non ha informato i suoi uomini più fidati.”- pensò Batman, continuando ad ascoltare.
 
 
-Una cosa non capisco.- continuò Gigante –Sono mesi che i miei ragazzi trafficano intere casse del tuo “carico speciale”. Eppure non sappiamo di cosa si tratti, né a cosa ti serva. E confesso che non amo mettermi in affari con qualcuno di cui non conosca i propri “peccatucci”.-
 
 
-L’ignoranza è beata, signor Gigante. Non si faccia carico dei segreti pericolosi di gente temibile. E lei sa bene quanto so essere temibile.-
 
 
Gigante sbiancò a quest’ultima affermazione, essendo consapevole con quale mostro si era messo in affari e di non potersi più tirare indietro.
 
 
-Certo, Azrael.- rispose Gigante con fare rassegnato, prima di chiudere la chiamata.
 
 
-“Dannazione!”- imprecò Batman –“Ha chiuso troppo presto, non ho fatto in tempo a tracciare la chiamata. Ma almeno ho la conferma della collaborazione tra Gigante e questo Azrael.”-
 
 
Nel frattempo il lavoro continuava anche se, nonostante le nuove armi, i malavitosi non si sentivano tranquilli.
 
 
-Volete darvi una mossa?! Siamo già in ritardo…- disse uno dei criminali, particolarmente nervoso.
 
 
-Rilassati, amico.- lo tranquillizzò un altro -Siamo armati fino ai denti e se qualche idiota prova ad avvicinarsi nel raggio di trenta metri, ha finito di vivere.-
 
 
-Già, parole grosse.- incalzò un terzo.
 
 
-E cacchio, sì! Parole grosse, armi grosse e grosse ba…- non riuscì a finire la frase perché una ragnatela gli avvolse il fucile. Un attimo dopo Miles Morales, lo Spider-Man di Brooklyn, gli fu addosso stendendolo con una ginocchiata in faccia.
 
 
-Ma che bei fucili, ragazzi.- disse ironico -Non sapevo che su Amazon facessero svendite di armi ipertecnologiche.- I criminali aprirono il fuoco su di lui ma, grazie ai suoi poteri ragneschi, riuscì a evitare tutti i colpi. All’improvviso Nova piombò su di loro a tutta velocità, travolgendoli.
 
 
-Dateci dentro, Campioni!- Gridò scagliando raggi d’energia contro altri criminali.
 
 
-Ehi, è la mia battuta, Testa di Secchio!- fu la protesta di Amadeus Cho, alias Hulk, atterrando sulla banchina e generando un’onda d’urto che mandò gambe all’aria molti scagnozzi. Aggrappati alla sua schiena c’erano Ms. Marvel e Ciclope.
 
 
-Non ricominciate a litigare, voi due!- li rimproverò la ragazza. –Hulk, facci da copertura. Ciclope, aprici la strada!-
 
 
-Ricevuto!- rispose il mutante, lanciando i suoi raggi ottici sul terreno ai piedi dei criminali, facendoli finire a terra.
 
 
-Viv, resta intangibile!- disse Hulk.
 
 
-Non sarà necessario.- rispose Viv Visione, passando attraverso un muro alle spalle di un criminale prima di tramortirlo con due raggi luminosi emessi dagli occhi -Come vi ho già detto in precedenza, ho tutte le abilità di mio padre. Compresa quella di emettere energia solare.-
 
 
-Gente, cercate di non distruggere il carico. Per la polizia sarà una prova schiacciante.- commentò Ms. Marvel.
 
 
-Ok, ma niente ci impedisce di pestare questi schifosi.- disse Spider-Man -Ho già detto che odio le armi?-
 
 
-Lo ripeti tutte le volte.- lo schernì Nova.
 
 
Uno degli scagnozzi telefonò a Gigante.
 
 
-Capo, sono i Champions! Ci stanno massacrando!-
 
 
-E allora cosa state aspettando, idioti?! Usate le armi!- sbraitò in risposta il boss. Batman aveva sentito tutto e osservava la situazione con il binocolo.
 
 
-“Grandioso, ci mancavano anche quei dilettanti. Non si rendono nemmeno conto di essersi cacciati in una trappola”.-
 
 
Infatti uno dei criminali brandì quello che sembrava un grosso cannone fantascientifico con tre dischi sulle estremità, puntandolo contro Viv. Non appena premuto il grilletto i dischi s’illuminarono, schizzando verso Viv e circondandola. La giovane sintezoide non ebbe il tempo di reagire: i dischi generarono un potente campo elettrico che la centrò in pieno, strappandole un grido e mandandola KO.
 
 
-Viv! No!- gridò Hulk mentre lui e Ms. Marvel andavano in soccorso della compagna. Ma lungo la strada non si accorsero di quattro mini antenne metalliche con dei globi in cima e disposte a quadrato. Non appena i due eroi furono al centro dell’area, i globi si illuminarono di una luce blu e improvvisamente entrambi crollarono a terra, incapaci di muoversi.
 
 
-Ma che succede? Non riesco a muovermi!- esclamò allarmata Ms. Marvel.
 
 
-Quelle antenne… devono emettere una sorta d’impulso che colpisce i centri nervosi motori e li paralizza.- provò a spiegare Hulk cercando di muoversi, senza riuscirci.
 
 
-Ci penso io, ragazzi!- disse Ciclope preparando il suo raggio ottico, ma uno sgherro gli lanciò contro una granata che, invece di esplodere, gli ricoprì la testa con un fluido verde che s’indurisce subito, bloccandogli i raggi. Il giovane X-man cerca di liberarsi, non riuscendo a respirare, ma i criminali lo attaccano, buttandolo a terra e iniziando a pestarlo.
 
 
-Resisti, Slim! Arriviamo!- disse Nova andando in suo aiuto, seguito da Spider-Man. Ma in quel momento si attivarono delle mini torrette che spararono delle reti elettrificate, avvinghiandosi ai due e immobilizzandoli. In pochi minuti i Champions si trovarono la situazione ribaltata a loro sfavore.
 
 
-Capo, li abbiamo presi! Le armi hanno funzionato!- comunicò lo scagnozzo al boss.
 
 
-Ottimo. Teneteli d’occhio e dite agli altri di rimettersi al lavoro. Sto arrivando.-
 
 
Gigante uscì dalla macchina ma, avvertendo una presenza, alzò lo sguardo verso il punto in cui si trovava Batman, ma non vide nessuno. Nel frattempo i criminali avevano ripreso a svuotare i container, mentre alcuni tenevano d’occhio i Champions che lottavano per liberarsi. Poco dopo sopraggiunse Gigante.
 
 
-Bene, bene, guarda chi abbiamo qui: i Baby Avengers.-
 
 
-Per te siamo i Champions, delinquente! E tu sei un uomo finito, non appena riusciremo a liberarci!- esclamò Nova.
 
 
-Ahahah, quanto ardore, moccioso! Mi ricordi me alla tua età. Solo che io sapevo quando era il momento di farmi gli affari miei. Sfortunatamente, è arrivato il momento di salutarci. La mia famiglia comanda in questa città da generazioni e non permetterò che voi, scherzi della natura, roviniate tutto.-  Si accorse che Ciclope iniziava a contorcersi nell’agonia, segno che ha esaurito l’aria.
 
 
-Oh, sembra che il vostro amico abbia problemi a respirare. Poverino…- disse con falso dispiacere prima di estrarre una pistola e puntarla contro il mutante. -Vorrà dire che gli aprirò qualche… buco per l’aria.-
 
 
-No!- gridò Ms. Marvel.
 
 
-Lascialo stare, bastardo!- continuò Hulk.
 
 
-Stai lontano da lui!- disse Spider-Man con rabbia.
 
 
-Il vostro sbaglio più grande è stato immischiarvi nei miei affari, stupidi mocciosi! E gli sbagli si pagano caro!-
 
 
Improvvisamente un batarang lo colpisce alla mano, disarmandolo.
 
 
-Vale anche per te.- fece una voce, prima che l’ombra del Pipistrello incombesse su tutti i presenti. Batman lanciò dei batarang che provocarono bagliori accecanti, prima di saltare giù dai container e avventarsi sui criminali.
 
 
-Di nuovo lui?!- disse Spider-Man.
 
 
-Lo conosci, Testa di Tela?- chiese Hulk.
 
 
-È quel bat-vigilante di cui ti abbiamo parlato, Hulk!- rispose Nova, vedendo Batman lanciare dei batarang per disarmare due mafiosi. Un terzo cerò di colpirlo con un piede di porco ma l’Uomo Pipistrello si abbassò, evitando il colpo per poi afferrare il pugno libero del criminale e stenderlo con un gancio destro. Evitò le raffiche di un mitra, gettando dei bolas alle gambe del criminale che lo impugnava, facendogli perdere l’equilibrio. Sparò il rampino a un altro scagnozzo e, tenendo la fune con entrambe le mani, roteò con forza scagliandolo contro i suoi compari. Gettò delle granate fumogene a terra, venendo avvolto dal fumo. Gli altri criminali mirarono alla cieca, sparando nell’ultimo punto dove lo avevano visto, ma il Cavaliere Oscuro emerse dalla nube con un balzo sovrumano, spiegando il lungo mantello e calando implacabilmente su di loro.
 
 
-Cavolo, va’ come un treno!- esclamò Ms. Marvel meravigliata dalla rapidità e precisione con cui venivano sferrati i colpi.
 
 
-Ehi, questa frase è piena di doppi sensi! Qualcuno si sta forse prendendo una cotta?- disse Nova con sarcasmo, causando un forte imbarazzo nell’amica.
 
 
-Sul serio, Nova?! Ti sembra forse il momento?!- lo rimproverò Spider-Man, allibito da come l’amico non riuscisse a restare serio in una situazione simile.
 
 
Intanto Gigante approfittava della confusione per scappare, proprio mentre Batman metteva KO gli ultimi sgherri. Il Crociato Incappucciato lo vide e fece per inseguirlo, ma poi si accorse delle condizioni in cui stavano i Champions, specialmente Ciclope e Viv. Decidendo quali fossero le sue priorità, sparò il rampino su uno dei dischi e, tirando con tutte le sue forze, riuscì a separarlo dagli altri due, interrompendo così il contatto e annullando il campo elettrico. Prese il disco e lo mise in una tasca della sua cintura e poi si diresse da Ciclope. Sapeva che così facendo, Gigante aveva più possibilità di sfuggirgli, ma non avrebbe lasciato morire qualcuno sotto i suoi occhi. Per prima cosa controllò il polso del ragazzo e sentì che era molto debole. A quel punto frugò nella sua cintura e tirò fuori una piccola bomboletta spray, avvicinandola al volto di Ciclope.
 
 
-Ehi! Cosa gli stai facendo?!- gridò Nova, venendo completamente ignorato. Batman spruzzò sul fluido un potente solvente. Per qualche istante non accadde nulla, ma poi l’intero rivestimento sul volto di Ciclope si riempì di crepe per poi disintegrarsi, liberando il giovane mutante. Ma era ancora privo di sensi e il polso stava diminuendo, quindi Batman prese un dispositivo e lo poggiò sul petto del ragazzo. Il dispositivo lampeggiò due volte prima di rilasciare una scossa elettrica a bassa intensità che fece sobbalzare il corpo di Ciclope che spalancò gli occhi e si tirò su urlando.
 
 
-AAAGH!!! Che botta!- disse mentre Batman lo afferrava e lo rimetteva sdraiato con delicatezza.
 
 
-Uughh, che è successo?- rantolò portandosi una mano alla testa.
 
 
-Ehi, Slim, tutto bene?- chiese Spider-Man.
 
 
-Amico, ti hanno appena defibrillato!- disse Nova.
 
 
A quel punto il Pipistrello lanciò dei batarang esplosivi contro le torrette e una delle antenne, distruggendole e liberando gli altri Champions. Dopodiché sparò il suo rampino su un’alta colonna di container e si alzò in aria, sparendovi in cima.
 
 
-Dov’è andato?- chiese Hulk.
 
 
-Sta seguendo Gigante!- esclamò Ms. Marvel -Occupatevi di Viv e Scott! Io gli vado dietro!-
 
 
-Cosa?! Aspetta, Marvel! Aspetta!- disse Nova, ma la ragazza si era già lanciata all’inseguimento.
 
 
 
Gigante correva a perdifiato nel labirinto di container, finché non raggiunse la sua auto.
 
 
-Metti in moto!- disse al suo autista, entrando in fretta, solo per scoprire che qualcuno lo aveva tramortito.
 
 
-Accidenti!- imprecò bloccando le portiere e aprendo uno scomparto segreto dei sedili, tirandovi fuori un fucile a canne mozze. Dopo averlo caricato, guardò fuori dai finestrini, cercando di scorgere quel tipo che aveva appena steso mezza dozzina dei suoi uomini DA SOLO.
 
 
-Chi sei?! Chi diavolo sei tu?!- disse il boss prima che il vetro del tettuccio andasse in frantumi, due mani lo trascinassero fuori dall’auto e si ritrovasse faccia a faccia con il Cavaliere Oscuro.
 
 
-Sono Batman.- pronunciò solenne, per poi stordirlo con una testata. Capì di non essere solo e, alzando lo sguardo, vide Ms. Marvel poco distante che lo guardava con un’espressione a metà strada tra lo sconcertato e il meravigliato. Rimasero a fissarsi negli occhi, nessuno dei due disse nulla. I secondi sembrarono ore. Alla fine, fu Batman a rompere il silenzio.
 
 
-Bel costume.- disse prima di sparare il rampino, sollevandosi da terra e portando il boss con sé, sparendo entrambi nella notte.
 
 
-Grazie…?- disse l’eroina di Jersey City, ancora disorientata da quanto successo. Aveva provato qualcosa di strano quando ha incrociato lo sguardo di Batman. Da un lato ne era intimorita, ma dall’altro provava come… interesse.
 
 
-Ms. Marvel!- la voce di Spider-Man, arrivato in quel momento, la riscosse dai suoi pensieri.
 
 
-Uh…?-
 
 
-Ehi, tutto bene?- chiese il ragno.
 
 
-Hm, sì, sì. Tutto a posto… credo.- rispose lei titubante.
 
 
-Gigante è scappato?-
 
 
-No. Lo ha preso Batman.-
 
 
-Cosa?!-
 
 
-Lo ha tramortito e poi è scappato, portandolo via. Non ho fatto in tempo a fermarlo.-
 
 
-Accidenti, non ci voleva!-
 
 
-Come stanno Viv e Scott?-
 
 
-Sono un po' ammaccati ma se la caveranno.-
 
 
-Almeno abbiamo il carico e i suoi uomini. Sempre meglio di niente, no?-
 
 
-Sì, credo di sì. Una cosa non capisco: questo Batman sembrava stare indagando su Gigante, proprio come noi. E poco fa ha salvato la vita a Scott. Quindi perché si è portato via Gigante? Cosa può volere da lui?-
 
 
-Non ne ho idea, Miles.- rispose l’inumana, osservando il punto dove era sparito il Pipistrello. -Vorrei tanto saperlo.-
 
 
 
 
 
 
 
In un’altra zona del porto, Batman era in cima a una pila di container e teneva Rosario Gigante appeso per il bavero della giacca.
 
 
-Voglio delle risposte.- intimò minaccioso.
 
 
-Vai al diavolo, non mi fai paura. Dubito che, da questa altezza, la caduta possa uccidermi.- rispose Gigante, con presunzione.
 
 
-È quello che spero.- lasciò la presa e Gigante cadde urlando, finendo col rompersi una caviglia. Dopo essergli atterrato accanto, Batman lo tirò su con forza, fissandolo negli occhi.
 
 
-C’era qualcos’altro nel carico, oltre alla droga e le armi. Di che si tratta? E a chi era diretto?-
 
 
-Non lo so! Avevo ordine di farlo arrivare qui in città, poi i miei ragazzi lo caricavano su un camion e lo portavano in un posto comunicatoci dal nostro committente, dove c’erano i suoi uomini ad aspettarci.-
 
 
-Dove?-
 
 
-Ogni volta è in un posto diverso, in modo da non destare sospetti. Consegniamo la roba ai suoi uomini e loro la portano chissà dove.-
 
 
-Il vostro committente è Azrael, non è vero? Dimmi chi è e dove posso trovarlo!-
 
 
-Non ne ho idea. È lui a contattarmi e non ho mai visto il suo vero volto. Lo tiene nascosto dietro una maschera spaventosa. Ma ho visto di cosa è capace, quindi ti do un consiglio: devi stargli il più lontano possibile e temerlo, quasi quanto lo temo io. Se davvero vuoi metterti contro di lui, farai meglio a dire addio a tutti quelli che ami e scavare delle fosse sia per te che per loro. Perché stai dichiarando guerra a Satana in persona!-
 
 
A Batman le parole del boss parvero sincere. Era realmente terrorizzato da Azrael.
 
 
-È tutto quello che so, lo giuro! Adesso ammazzami pure, se vuoi!-
 
 
-No, non lo farò. Per quelli come te la morte non è una punizione sufficiente. Farò di peggio.-
 
 
Gli appioppò un pugno e tutto divenne nero.
 
 
 
 
 
 
Nel frattempo la polizia era giunta sul posto e stava procedendo ad arrestare gli uomini di Gigante, già avvolti nella ragnatela per gentile concessione di Spider-Man. I Champions erano lì vicino che si occupavano dei loro compagni rimasti feriti.
 
 
-Va tutto bene, Viv?- chiese Ms. Marvel alla sintezoide.
 
 
-Sì, Ms. Marvel. I miei sistemi di riparazione si stanno occupando dei danni ricevuti. Dovrei tornare pienamente operativa nel giro di quindici ore.-
 
 
-E tu, Slim?- chiese Nova.
 
 
-Sto bene, più o meno. Anche se stavolta me la sono vista davvero brutta.-
 
 
-Puoi dirlo forte.- dichiarò Hulk -Sei rimasto senza ossigeno per parecchio tempo. Dovrò farti delle analisi per essere sicuro che non ci siano danni al cervello. Ma poteva andarti molto peggio, se quel tizio-pipistrello non ti defibrillava.-
 
 
-Esatto, amico. Ti ha salvato la vita.- confermò Spider-Man. In quel momento venne verso di loro il commissario Bale, accompagnato dal detective Cooper.
 
 
-Voi siete i Champions, giusto? Commissario Michael B. Bale, polizia di New York. Lei è il detective Carlie Cooper.- disse il commissario presentando sé stesso e la collega, che salutò con un cenno del capo –Sembra che abbiate avuto da fare, stanotte. Sono uomini di Rosario Gigante?-
 
 
-Sì, commissario.- rispose Ms. Marvel –Avevamo ricevuto una soffiata e siamo venuti a indagare. Credevamo di coglierli di sorpresa, ma la sorpresa l’hanno fatta a noi.-
 
 
-Confermo.- s’intromise Cooper –Ho dato un’occhiata a quelle armi. Sembrano uscite da un film di fantascienza. Non proprio l’arsenale standard di gente come Gigante.-
 
 
-A proposito…- disse Bale -… qualche ora fa un nostro elicottero ha recuperato uno degli uomini di Gigante: Tony Romita.-
 
 
-Quello che è stato processato e assolto?- chiese Spider-Man.
 
 
-Proprio lui. Ha detto che Gigante sarebbe stato presente a questa consegna.-
 
 
-Perché avete usato un elicottero, se si trovava a terra?- chiese Nova incuriosito.
 
 
-Non era a terra: lo hanno trovato appeso a testa in giù in cima al Chrysler Building, dopo aver ricevuto una chiamata anonima.- disse Cooper, causando degli sguardi di stupore nei Champions –Farneticava a proposito di un… enorme pipistrello.- concluse, mentre i giovani eroi si scambiavano delle occhiate preoccupate.
 
 
-È stato qui, vero?- insinuò il commissario.
 
 
-Sì.- confessò Ms. Marvel –Eravamo stati catturati, quando improvvisamente è apparso e ha steso tutti gli uomini di Gigante. Tutto da solo. Poi ci ha liberati ed è corso ad inseguirlo. Ho provato a stargli dietro ma non ho fatto in tempo. Ha preso Gigante ed è sparito. Ormai può essere ovunque.-
 
 
Come in risposta alle sue parole, un fascio di luce illuminò il cielo. Sia la polizia che gli eroi si diressero verso la fonte della luce e rimasero a bocca aperta per ciò che videro: su un molo poco distante, Rosario Gigante era privo di sensi e incatenato a un proiettore a mo’ di crocifisso. Sulle braccia erano stati attaccati degli stracci neri, come a formare delle ali. Proiettata in cielo, l’ombra del boss conciato in quel modo dava una forma rozza ma inconfondibile: un pipistrello.
 
 
-Sembra che il nostro comune amico abbia voluto farci un regalo.- disse sarcastico il commissario.
 
 
-E lo ha anche firmato.- aggiunse Cooper, guardando il simbolo in cielo e ricordando le parole che Batman le disse alla centrale: cerca il mio segno. Non aveva ucciso Gigante, ma aveva fatto qualcosa di peggiore: lo aveva umiliato. Abbozzò un sorriso prima di ordinare agli agenti di prendere il boss in custodia. I Champions, intanto, si erano dileguati capendo che il loro lavoro era finito e osservavano la scena dall’alto di una pila di container.
 
 
-Quindi… è fatta, giusto? Gigante finirà dietro le sbarre.- disse Nova.
 
 
-Così sembra.- rispose Ms. Marvel –Era presente sulla scena del crimine e sicuramente qualcuno dei suoi uomini vuoterà il sacco. Direi che questa è la volta buona.- aggiunse con ottimismo per poi notare Ciclope che aveva un’aria pensierosa.
 
 
-Va tutto bene, Scott?-
 
 
-Stavo ripensando a quelle armi. Il detective Cooper ha ragione: non è roba che ti aspetti in mano a dei gangster. E poi c’è il fatto che fossero programmate per contrastare proprio i nostri poteri. Come se…-
 
 
-Vi stavano aspettando.- i giovani supereroi sobbalzarono al suono di quella voce e, voltandosi, videro dall’altra parte del container l’Uomo Pipistrello avvolto nel suo mantello, che li fissava torvo.
 
 
-Ma che…?!- esclamò Hulk.
 
 
-Il mio senso di ragno… non è scattato!- disse Spider-Man sgranando gli occhi.
 
 
-Da dove diavolo sbuchi?! E da quanto sei lì?!- disse Nova.
 
 
-Da qualche minuto.- rispose Batman –Gigante sapeva che sareste arrivati, la soffiata che avete avuto doveva essere un’esca. Il vostro impegno per risolvere i problemi comuni della gente sta infondendo speranza e fiducia nei cuori delle persone, spingendole a pensare con la propria testa. Per uomini come Gigante una cosa simile rappresenta una minaccia allo status quo di paura, corruzione e omertà da loro imposto. Si è innervosito e ha cercato di eliminare il problema alla radice, togliendo di mezzo voi.-
 
 
-Ah, sì? Beh, come puoi ben vedere, noi stiamo benissimo e sarà invece Gigante a starsene fuori dai piedi. È stato beccato in flagrante. Questo vuol dire un biglietto di sola andata per il carcere.- disse Hulk, sfoggiando un sorriso di trionfo.
 
 
-Ti sbagli. È già stato arrestato e processato altre volte, ma ne è sempre uscito pulito. Lui ricatta mezza città e paga l’altra metà. Conosce persone in tribunale disposte a giurare il falso, perché tiene le loro vite in pugno. L’unico modo per farlo cadere è privarlo di queste persone.-
 
 
-E tu sapresti come?- chiese Spider-Man.
 
 
A quel punto Batman tirò fuori la cartella rossa che aveva preso a Finch e la gettò ai loro piedi.
 
 
-Andate alla polizia. Consegnatela al detective Carlie Cooper e a lei soltanto. Non fidatevi di nessun altro.-
 
 
-Perché proprio lei? È una tua amica?- domandò Viv. Il Cavaliere Oscuro non rispose subito, assottigliando lo sguardo.
 
 
-Non mi è concesso il lusso di avere amici.-
 
 
Ms. Marvel raccolse la cartella.
 
 
-Che roba è?- chiese.
 
 
-Mezzi di pressione.-
 
 
-Per cosa?-
 
 
-Smuovere le acque.-
 
 
Aprirono la cartella e iniziarono a leggere i dossier.
 
 
-Wow, ragazzi, avete visto?- fece Nova, stupito.
 
 
-Guarda che roba: estorsioni, droga, prostituzione, gioco d’azzardo, omicidi. C’è di tutto qui dentro!- disse Spider-Man.
 
 
-Abbastanza materiale per aprire ben tre processi contro Rosario Gigante e affiliati.- aggiunse Viv.
 
 
-E mandarli in galera a vita.- concluse Hulk prima di notare delle foto –Ma quello non è Mark Reynolds? Il giudice che presiede il processo su Gigante?-
 
 
-Sì, è lui.- rispose Viv –Ma non credo che quel ragazzo insieme a lui sia sua moglie.-
 
 
Guardarono un’altra foto e assunsero un’espressione tra lo sconvolto e il disgustato.
 
 
-OH! MIO! DIO!- esclamò Nova.
 
 
-Non avrei mai immaginato che una posizione del genere fosse anatomicamente possibile!- fece uno sconvolto Hulk.
 
 
-È raccapricciante.- disse Ciclope.
 
 
-Ugh! Sto per vomitare…- si lamentò Ms. Marvel, portandosi la mano alla bocca.
 
 
-In effetti, sono immagini molto… turbanti.- commentò Viv.
 
 
-“Turbanti”! Avrò incubi per tutta la vita!- rispose Spider-Man.
 
 
Ms. Marvel chiuse la cartella e tornò a guardare Batman.
 
 
-Come hai avuto questa roba?-
 
 
-Ho i miei metodi.-
 
 
-Sono gli stessi che hai usato su Pagliacci? O su tutti quegli altri finiti all’ospedale?!-
 
 
-Hanno avuto meno di quanto meritassero.-
 
 
-Ma chi ti credi di essere?! Chi ti ha eletto giudice e giuria?! Insomma, chi sei tu?-
 
 
Ci fu qualche istante di silenzio, in cui l’inumana e il Pipistrello si fissarono negli occhi e la ragazza avvertì di nuovo quella sensazione che aveva provato poche ore fa.
 
 
-Sono uno come te.- disse Batman -Che vuole farne innervosire molti.-
 
 
Un elicottero della polizia passò sopra di loro, distraendo i Champions. Una volta passato, si accorsero che Batman non c’era più.
 
 
-Ehi, dov’è finito?- chiese Hulk.
 
 
-È sparito di nuovo!- esclamò Nova.
 
 
-Certo che quello ha dei seri problemi! Avete visto come ci guardava? Per non parlare della voce: davvero inquietante.- continuò Hulk.
 
 
-Ci credo, è un mini psicopatico! Avete visto come riduce le sue vittime! Abbiamo a che fare con un Punisher in erba! Un giustiziere da due soldi ossessionato dalla vendetta!- ribatté Nova.
 
 
-Io non credo.- disse Spider-Man, guadagnandosi un’occhiata scioccata dagli altri due.
 
 
-Cosa?! Sei serio, Spidey?!-
 
 
-Pensateci: ha sconfitto tutti gli uomini gi Gigante e poteva benissimo correre all’inseguimento di quest’ultimo. Invece ha scelto di aiutarci, cominciando da Scott e Viv che erano quelli messi peggio, sapendo di perdere secondi preziosi. Io penso che lui sia più di quanto dica di essere.-
 
 
-Concordo.- disse Ciclope.
 
 
-Anch’io. Il ragionamento non fa una piega.- si aggregò Viv.
 
 
Il Gigante di Giada e il Razzo Umano rimasero interdetti.
 
 
-Se è così… allora, chi è davvero?- domandò Nova.
 
 
-Non lo so, Sam.- disse Ms. Marvel, stringendo i pugni e fissando con sguardo determinato il punto dove prima si trovava Batman.
 
 
-Ma intendo scoprirlo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao di nuovo! Capitolone, eh? Non vi aspettavate tanti colpi di scena, dite la verità. Abbiamo avuto un primo assaggio del nostro Cavaliere Oscuro in azione. E con degli ospiti d’eccezione: i Champions. In più, ora sappiamo il nome di colui che sarà l’antagonista principale. Non vi aspettavate che fosse Azrael, vero? Su chi scommettevate? Prima di salutarci, qualche chiarimento: per l’aspetto di Max Drake in abiti civili, mi sono ispirato a David Mazouz, il giovane Bruce Wayne della serie tv “Gotham”. E continua la caccia agli easter egg sparsi per i capitoli. Tengo a precisare che non riguardano solo i film su Batman, ma anche i fumetti e le serie animate. Vediamo se riuscite a trovarli tutti. Un’ultima cosa, dato che nel corso di questa fanfiction cercherò di riadattarvi alcune delle storie più importanti di Batman, quali sono quelle che vi interessano di più? Rispondete nelle recensioni. Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** L'Angelo della Morte ***


Saaaaaaaaaaaaaaalve a tutti! Sono tornatooooooo!!!!!!! Non ci sentiamo da tantissimo tempo ma sono successi, e continuano a succedere, un sacco di casini e il tempo da dedicare alle fanfiction è pari a ZERO. Ma adesso sono riuscito a finire almeno questo capitolo sul Batman marvelliano e vi garantisco che sarà pieno di colpi di scena. Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
L’Angelo della Morte
 
 
Max sbadigliò mentre aspettava che l’autobus arrivasse a scuola. Aveva passato il resto della notte nella Batcaverna, esaminando il disco recuperato al porto quando aveva arrestato Rosario Gigante e salvato i Champions. Ma non ha trovato numeri di serie o di brevetto e nemmeno le ricerche fatte al computer hanno dato sviluppi. Aveva hackerato molte reti informatiche governative e private, compresa quella dello S.H.I.E.L.D., senza trovare alcuna corrispondenza. Odiava stare un passo indietro. Altre armi del genere in mano alle gang significa altri morti innocenti. Doveva assolutamente impedirlo, ma per farlo doveva prima trovare Azrael. Il suono del clacson lo riscosse dai suoi pensieri e si rese conto che l’autobus era rimasto imbottigliato in un ingorgo. L’orologio indicava che mancavano solo dieci minuti all’inizio delle lezioni.
 
- “Merda, così farò tardi!” - imprecò mentalmente scendendo dal bus e iniziando a percorrere l’isolato, aiutandosi con lo skateboard. Non appena raggiunse la scuola, sentì il suono della campanella.
 
-“Perfetto, di nuovo in ritardo.”- pensò fiondandosi nei corridoi, dirigendosi in classe per la lezione di letteratura.
 
-Scusi il ritardo, prof. Sono…- disse prendendo posto accanto a Tommy, notando l’assenza del professore.
 
-Uh, dov’è il professore?-
 
-È stato sostituito. Oggi arriverà quello nuovo. - disse il suo migliore amico mentre la porta si apriva ed entrava un uomo dai capelli marroni corti e il viso autoritario, con gli occhi coperti da occhiali da sole neri.
 
-Buongiorno a tutti: sono il professor Philip Coulson, il vostro nuovo docente di letteratura. Ora iniziamo l’appello. - disse scrivendo il suo nome sulla lavagna. –Sembra che ci siano tutti, a parte De Marinis. Vediamo di conoscerci meglio: cominciamo da…- disse guardando il registro.
 
-“Non la D, non la D. Qualunque altra lettera ma non la D!” - si disse Max, cercando di non farsi vedere.
 
-Drake. Max Drake. Dimmi un po' di te. - il professore indicandolo, mentre il ragazzo si alzava.
 
-Beh, non c’è molto da dire di me: sono solo un ragazzo del Queens che vive con suo nonno. - mentre rispondeva, urtò un suo quaderno che cadde a terra spargendo dei fogli e causando l’ilarità di alcuni suoi compagni.
 
-Aspetta, ti aiuto…- disse Coulson, chinandosi per raccogliere i fogli, notando su uno di essi degli schizzi singolari.
 
-Ti piacciono i pipistrelli, vedo…- disse riferendosi ai disegni sul foglio.
- N-No! In realtà… ne ho sempre avuto il terrore. - rispose Max con fare sbrigativo, cercando di distogliere l’attenzione del professore.
 
-Capisco. - rispose –Vieni a scuola col bus o a piedi? –
 
-Beh, il primo tratto lo faccio a piedi, ma poi prendo il bus. - rispose Max semplicemente.
 
-Benissimo. Ora passiamo a te, accanto a lui. - disse il professore indicando un ragazzo grosso con una maglia nera: Troy Snyder, giocatore della squadra di calcio e membro della combriccola di Jordan. Le ore passarono in fretta e infine arrivò la pausa pranzo. Max andò in caffetteria insieme a Tommy, Jade e Pilar e si sedettero al loro tavolo, che tutti chiamavano il “tavolo dei perdenti”. Erano intenti a mangiare, quando videro passare il nuovo professore, diretto all’aula insegnanti.
 
-Strano forte quello. Secondo voi ha l’hobby di rapire gli studenti e caricarli in un furgone con vetro e targa oscurati? Oppure viene da quel liceo sulla 46esima, dove il preside ha una balestra? - chiese Tommy, facendo ridere i suoi amici.
 
-È solo una leggenda metropolitana, Tommy. - rispose Max divertito.
 
-Ehi, Max, che hai fatto alla faccia? - chiese poi Jade, notando la faccia dell’amico con alcuni lividi e un leggero taglio sul labbro.
 
-Oh, dio, è vero! Prima non li avevo notati. Ti fanno male? - disse Pilar con fare apprensivo.
 
-No, non è niente. Ho… sbattuto contro una porta. - rispose Max.
 
-Sì, certo. E io sono Iron Man. - ribatté Tommy per nulla convinto. –Ieri sera ho provato a chiamarti ma avevi il telefono staccato, cosa che ultimamente fai spesso. E adesso ti ritroviamo tutto massacrato, e non dire che c’entra il fantomatico “corso di autodifesa”, perché dubito che…-
 
-Sono membro di un fight-club. - dichiarò Max interrompendo il suo amico -E la prima regola del fight-club è “Non parlate mai del fight-club” perché, se lo fai, non fai più parte del fight-club, vieni espulso. –
 
-Ah, ah, divertente. Non l’ho visto quel film. La battuta è spiritosa ma non l’ho visto. - disse Jade.
 
-E visto che non ci vuoi dire come ti sei ridotto così, per punizione passerai il pomeriggio con noi. - affermò Tommy.
 
-Ragazzi, non posso. Devo aiutare mio nonno col locale e…- provò a dire Max ma non ebbe successo.
 
-Chiamalo e digli che farai tardi. - disse Jade con fare irremovibile.
 
-Max, ti prego. - lo supplicò Pilar. A quel punto, il ragazzo cedette.
 
-E va bene ragazzi, avete vinto. - disse sconfitto. Non appena finirono le lezioni, i quattro si diressero verso l’uscita quando, all’improvviso, Randy diede un calcio a Max, gettandolo a terra.
 
-Colpisci il nerd! - gridò dandosi il cinque con Troy.
 
-Ma bravi, molto maturo! Perché non crescete un po'?!- li rimproverò Jade mentre Tommy aiutava Max a rialzarsi.
 
-Ma chiudi quella fogna! - rispose Troy.
 
-Già! Stai al tuo posto, sfigata! - gli fece eco Randy prima di andarsene.
 
-Tra due secondi le uniche cose che da rimettere a posto saranno i loro denti! - ringhiò Jade scrocchiandosi le nocche, pronta a dirigersi verso i due bulli. Ma venne fermata da Max.
 
-No, Jade. Non ne vale la pena. -
 
-Ma perché non hai usato le tue arti marziali, si può sapere?!- chiese Tommy.
 
-Preferisco che non si sappia in giro. -
 
-Cosa non vuoi far sapere? - disse all’improvviso una voce.
 
-Opporca…! - urlarono i quattro, sopresi. Voltandosi, si trovarono di fronte Stephanie.
 
-Oh mio dio! Ehi, Mercoledì Addams, trovati un passatempo che non sia far venire un infarto alla gente! - esclamò Tommy.
 
-Eh, eh, lo terrò a mente. - ridacchiò la castana prima di salutare le altre due ragazze. - Ciao, Pilar. Jade. -
 
-Ciao, Steph. - disse Pilar.
 
-Gattara. - disse Jade, chiamandola col suo soprannome.
 
-Allora, Max, cos’è che non vuoi far sapere? - chiese Steph, facendo gli occhi dolci a Max, che arrossì.
 
-Ehm, che frequento un corso di autodifesa. - disse.
 
-Davvero?! Anch’io pratico arti marziali! Tu quali fai?- chiese lei.
 
-Beh, Judo…- disse Max imbarazzato.
 
-Anch’io! Insieme a: Karate, Ju Jitsu, Tae Kwan Do, Kung Fu, Muai Thai, Capoeira, Kick-Boxe, Aikido e molte altre.- rispose Stephanie, elencando con le dita.
 
-Come no! Il massimo che fai sarà sollevare le borse dello shopping fino alla tua limo e ora ti credi una sorta di Iron Fist?- disse l’irlandese andando verso di lei.
 
-Mio padre ha pagato per farmi allenare da cinque maestri diversi, so fare ginnastica a livello agonistico e, se volessi, potrei ricostruirti la faccia a calci!- affermò la ragazza, premendo un dito sul naso di Tommy per poi andarsene.
 
-Non la sopporto quella!- mormorò Jade infastidita.
 
-Non ci pensare, Jade. Così fai solo il suo gioco.- la calmò Pilar.
 
-Ancora non capisco perché la detesti.- disse Tommy – Visti i tuoi “gusti” è strano che tu non le corra dietro.-
 
Quest’ultima battuta gli fece guadagnare uno sguardo arrabbiato dalla ragazza cinese.
 
-Non sei divertente!- lo rimproverò lei –E mettiamo in chiaro una cosa: il fatto che io sia lesbica non significa che debba sbavare dietro a ogni bella ragazza che incontro, come fate voi maschi! E soprattutto non per quella stronzetta di Stephanie! Se la può prendere Max, per quanto mi riguarda!-
 
-Ehi, non mettetemi in mezzo.- s’intromise Max –Comunque Jade ha ragione, Tommy: la tua battuta non fa ridere.-
 
-È vero, mi dispiace.- si scusò il rosso. I quattro amici si diressero in un bar. In quel momento alla TV era in onda il telegiornale.
 
-Il famigerato boss criminale Rosario Gigante è stato arrestato questa notte durante un operazione congiunta tra la polizia e i Champions.- disse l’annunciatore del notiziario mentre sullo schermo erano riportate le immagini dei criminali portati via dai poliziotti. E sullo sfondo si vedevano il commissario Bale e il detective Cooper parlare con i giovani supereroi.  –Tuttavia voci non confermate attribuiscono la cattura di Gigante al misterioso vigilante mascherato noto come “Batman”.- Comparve poi l’immagine del possibile identikit del giustiziere. –Ad avvalorare questa ipotesi è stato il ritrovamento, da parte della polizia, di Tony Romita, pregiudicato e noto uomo d’affari di Gigante, ritrovato appeso a testa in giù sulla cima del Chrysler Building. Romita, quel giorno stesso, era stato assolto in un processo che lo accusava di percosse e stupro.- La scena cambia mostrando elicotteri della polizia che volano attorno al grattacielo, per poi spostarsi a terra dove infermieri e poliziotti stanno trasportando Romita su una ambulanza. Il criminale è ammanettato alla barella e si dimena furiosamente, in preda al delirio.
 
-Enorme! Un pipistrello enorme! UN PIPISTRELLO GIGANTE!!!-
 
L’immagine tornò poi all’annunciatore. –Benché sia considerato solo una leggenda urbana, sono molti gli avvistamenti del presunto “Uomo-Pipistrello”. Siamo andati in strada a chiedere l’opinione della gente riguardo l’esistenza di Batman.-  Lo schermo è poi passato a varie persone intervistate per strada.
 
-Batman? Pensavo fosse un mito, una storiella che qualcuno ha inventato per spaventare la gente. Tipo, chessò, gli alligatori nelle fogne o Ghost Rider…-
 
-Non è un uomo. Mio fratello lo ha visto farsi un nido sotto il ponte di Williamsburg.-
 
-Con quel costume, DEVE essere un eroe.-
 
-Credo che sia umano, secondo me è un uomo. O magari una donna.-
 
-Non penso sia un uomo… giurerei di avergli visto delle zanne. Potrebbe essere un vampiro o un qualche demone pipistrello.-
 
-Vedo il pipistrello, che è la sua firma.-
 
-Batman è stato qui!-
 
-Quello ci protegge, protegge la gente.-
 
-Mi piacerebbe pensarlo come a un supereroe. Ma che razza di eroe spaventa le persone? A me sembra più un cattivo.-
 
-È un fenomeno da baraccone, un mattacchione.-
 
-Un tizio che va in giro, vestito da pipistrello… ha chiaramente dei problemi.-
 
-È un fetente! E io non mi fido!-
 
-È solo un pazzo che finge di essere un supereroe… come quel tipo, The Punisher!-
 
-Da quel che ho sentito non è affatto un super. Non sembra avere alcun potere… solo dei gadget strani.-
 
-Ha un collant aderente che gli fa un bel…-
 
-Il modo in cui scompare continuamente… deve per forza essere un super. Forse è un mutante o un inumano.-
 
L’ultimo fu un artista di strada che dedicava una canzone a Batman.
 
-…La criminalità a gambe se la dà;
Con lui giustizia c’è, di forza ne ha per tre;
Non dice mai di no, fa sempre tutto quel che può;
Di notte corre e va’, si mimetizza nell’oscuritààà…-
 
L’immagine tornò al giornalista.
 
-A quanto pare il pubblico nutre sentimenti contrastanti sul conto di Batman. Tuttavia sembra che un membro di spicco dell’amministrazione cittadina abbia accolto positivamente la sua condotta di giustiziere. Stiamo parlando di Derek Grant, il nuovo Procuratore Distrettuale che segue l’inchiesta sui traffici illeciti di Rosario Gigante. Con lui c’è la nostra inviata, Emma Kurtzberg. Emma?-  Sullo schermo apparve una giovane donna bionda, con gli occhi scuri e gli occhiali che teneva un microfono. Accanto a lei c’era un uomo di colore sulla quarantina coi capelli corti e tirati all’indietro e baffetti neri, vestito in maniera elegante.  –Grazie, Jim. Sono qui col procuratore Derek Grant per discutere del possibile andamento del processo contro Rosario Gigante e sull’attività di Batman. Procuratore Grant, può confermare che l’impero criminale di Rosario Gigante è giunto alla fine?- domandò la giornalista all’uomo che rispose in modo rilassato ma deciso. –Beh, è ancora presto per dirlo, ma posso assicurare che stavolta Gigante non potrà evitare un processo e, adesso che abbiamo contro di lui delle prove schiaccianti, riusciremo ad assicurarlo alla giustizia. E se non dovesse bastare…- Estrasse una moneta d’argento da un dollaro. -… mi verrà in aiuto la sorte.- concluse con fare ironico.
 
-Procuratore Grant…- cominciò Emma -… davvero vuole affidare al caso l’esito di un processo che potrebbe porre fine all’impero di uno dei più temuti boss del crimine di New York?-
 
-Non lo faccio: me la creo la fortuna.- rispose il procuratore strizzando l’occhio alla telecamera. La giornalista trattenne una smorfia e continuò.
 
-E cosa può dirci riguardo a Batman? Molti dicono che lei appoggi la sua crociata da vigilante mascherato.-
 
-Io penso che New York dovrebbe essere fiera di un suo cittadino che si batte per ciò che è giusto.- rispose Grant con decisione.
 
-Quindi sta dicendo che la gente dovrebbe dare credito a un vigilante che si crede al di sopra della legge, piuttosto che a uomini come lei, dei funzionari eletti? E se sì, allora chi ha eletto Batman?-
 
-Tutti noi. Che siamo rimasti a guardare mentre la malavita prendeva il sopravvento.-
 
-Ma questa non dovrebbe essere una democrazia?-
 
-Vede, quando i nemici erano alle porte, gli antichi romani mettevano da parte la democrazia ed eleggevano un rappresentante per proteggere Roma. E non era un onore ma un servizio alla Comunità.-
 
-Però l’ultimo rappresentante di Roma è stato Giulio Cesare che non ha più rinunciato al suo potere, diventando un tiranno.-
 
-Beh, nessuno è perfetto. Come dico sempre: “O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”. In questo momento Batman, chiunque egli sia, è la nostra arma migliore nella lotta al crimine. Forse non è l’eroe che meritiamo, ma di sicuro è quello di cui abbiamo bisogno adesso.- concluse convinto, mettendo fine alla discussione. Max e i suoi amici avevano sentito tutto e iniziarono a dire ognuno la propria opinione.
 
-Avete sentito, ragazzi? Il Pipistrello ha colpito ancora!- esclamò Tommy entusiasta.
 
-E questa volta è riuscito a fregare quello stronzo di Gigante.- disse Jade.
 
-Scommetto che deve essere bello: saltare da un tetto all’altro, salvare le persone…-disse Pilar.
 
-Pestare i cattivi…- aggiunse Jade.
 
-Finalmente in città c’è qualcuno che dà veramente una lezione a delinquenti come Gigante!- continuò Tommy.
 
-Ammesso che esista veramente.- intervenne Max.
 
-Che intendi dire?- chiese Pilar.
 
-Che forse è VERAMENTE una leggenda urbana.- dichiarò Max.
 
-Sono mesi che si parla di questo tipo, Max. qualcosa di vero deve pur esserci.- ribatté Tommy.
 
-Sì, certo. Come per gli alligatori nelle fogne…-
 
-Quelli esistono davvero!-
 
-Oddio, ci risiamo!- gemette Jade mentre Pilar si copriva la bocca, ridacchiando.
 
-Mio padre ha un amico alla nettezza urbana. Lui li ha visti!-
 
-Lo sappiamo, Tommy. Non fai altro che ripeterlo.-
 
I quattro passarono il resto del pomeriggio a discutere e scherzare finché non iniziò a calare la sera. Dopo aver salutato i suoi amici, Max scattò verso un vicolo, nascondendosi dietro a un cassonetto. Iniziò a togliersi i vestiti, rivelando il costume da Batman sottostante, mentre da un doppio fondo dello zaino tirò fuori guanti, cintura, stivali, maschera e mantello. Mentre si vestiva chiamò suo nonno al telefono.
 
-Dove eri finito?! Ti ho chiamato tre volte!- fece la voce contrariata di Albert.
 
-Tommy e le ragazze mi hanno “sequestrato” per tutto il pomeriggio, tenendomi il telefono in ostaggio.- replicò Max.
 
-Ah, beh, allora non c’è problema.- Max non poteva vederlo, ma era pronto a giurare che suo nonno stava sorridendo.
 
-È una fortuna che il Batwave non abbia segnalato emergenze. Sarebbe stato difficile trovare una buona scusa.-
 
-Puoi sempre risparmiarti la fatica e dire loro la verità.-
 
-Nonno, ne abbiamo già discusso…-
 
-Quindi sai che non potrai nasconderglielo per sempre. E non puoi sacrificare la loro amicizia e la tua vita sociale, solo per adempiere alla tua missione.-
 
-Meno persone sanno  che io sono Batman, meglio è. Se glielo dicessi diventerebbero dei bersagli e non intendo correre questo rischio.- dichiarò Max, finendo di mettersi la maschera.
 
-Mi sto dirigendo al porto. Vedo di trovare più informazioni su questo Azrael e capire cosa sia questo suo “carico speciale”.-
 
Raggiunse il tetto, aiutandosi con la bat-fune, e stava per iniziare la sua ronda quando sentì un grido.
 
-Aiutatemi!- era una voce femminile e veniva dal vicolo vicino. Sporgendosi vide una ragazza della sua scuola, dell’ultimo anno, minacciata da due brutti tipi. Uno era obeso con i capelli raccolti in un codino e la barba incolta mentre l’altro era più alto, smilzo, col nasone e i baffetti e indossava un cappello alla francese. Notò che la ragazza aveva un taglio sulla mano.
 
-Coraggio, dolcezza, ci serve solo una lavoratrice in più…- disse il tipo grasso afferrandola per i capelli. Batman decise di intervenire, piombando alle spalle dei due criminali.
 
-Lasciatela! Subito!- disse minaccioso facendoli girare.
 
-Ohhh, che carino. Sei un cosplayer?- disse il tizio obeso tirando fuori un coltello sporco e arrugginito –Dimmi una cosa, piccolo: sai quanto fa male questo in pancia?- disse tentando un affondo che il Pipistrello evitò, rispondendo con un pugno e spaccandogli il naso.
 
-Scusa, ti ho fatto male?- chiese Batman con sarcasmo.
 
-Piccolo pezzo di merda. Io ti ammazzo!- ringhiò il grasso caricando verso di lui solo per ricevere un calcio nello stomaco, venendo scagliato contro un muro.
 
-Bulk!- gridò lo smilzo prima di estrarre un machete –Ora ti sgozzo, brutto st*+#£o! Lo sai contro chi ti sei messo? Chi ti credi di essere?!- gridò attaccandolo. Batman parò il colpo con gli spuntoni del guanto, afferrandogli il braccio armato e torcendolo, mentre con quello libero lo prendeva a pugni fino a farlo cadere per poi colpirlo un altro paio di volte.
 
-Sono vendetta.- bisbigliò con voce roca. Bulk, il grasso, andò a raccogliere l’amico ferito.
 
-Andiamo via, Skull!- disse uscendo dal vicolo. Il Cavaliere Oscuro si avvicinò alla ragazza spaventata.
 
-Stai bene?- chiese. Lei annuì tremante.
 
-Meglio se ti fai vedere per quel taglio. E stai lontana dai vicoli bui: non sono sicuri.- disse prima di allontanarsi.
 
-Aspetta…- la voce tremolante della ragazza lo fermò, facendolo voltare leggermente.
 
-Tu… tu sei lui, vero? Sei reale. In giro non si parla che dite, ma… non credevo esistessi davvero.- disse la ragazza.
 
-Esisto quando è necessario.- rispose Batman prima di sparare il rampino e issarsi sul tetto. Intanto i due criminali erano dentro un furgone a leccarsi le ferite, quando Bulk tirò fuori un cellulare.
 
-Meglio chiamare il capo. Diremo che la ragazza era più forte di quel che sembrava o che è arrivato Devil e ci ha massacrati.- disse componendo il numero.
 
-Che volete?- disse una voce femminile al lato opposto del telefono.
 
-Abbiamo avuto problemi col rapimento. Dobbiamo parlare col capo.- disse Bulk.
 
-È impegnato. Per oggi basta prendere ragazze. Ho un altro lavoro per voi: il tipo del wrestling del Madison ha avuto l’insensata idea di alzare troppo la cresta e non pagarci la protezione. Fatelo pentire!- disse la donna, chiudendo la chiamata.
 
-Hey, dobbiamo far pentire uno al Madison.- disse Bulk al complice che prendeva delle birre.
 
-Prima le cose importanti.- rispose Skull passandogli una birra.
 
-Amen, fratello.- concordò Bulk, stappando la bottiglia.
 
 
 
Batman aveva raggiunto il porto, riuscendo a evitare la polizia che lo sorvegliava. Era dentro uno dei container di Gigante e lo stava analizzando con degli scanner.
 
-“Finora le analisi del Batcomputer e gli interrogatori a Gigante e ai suoi scagnozzi non hanno fornito risposte sul misterioso carico. Vediamo se cercando qui andrà diversamente.”- si disse finché lo scanner non segnalò qualcosa sul pavimento. Batman si chinò per vedere meglio. –“Non mi sbagliavo, c’era davvero qualcosa. Ed è rimasto qui abbastanza a lungo da lasciare una traccia energetica. Ma è troppo lieve, maledizione. Solo un altro tassello di un puzzle che continua a complicarsi.”- Ad un tratto sentì un rumore di passi e la luce di una torcia in avvicinamento. Poco dopo un poliziotto entrò nel container e illuminò l’interno ma vide che era vuoto. E riprese la ronda.
 
 
 
 
Carlie rientrò nel suo appartamento, gettando sulla poltrona la giacca e la fondina con la pistola, quando si accorse della finestra aperta e le sembrò strano perché ricordava di averla chiusa quando è uscita. Non appena la chiuse sentì una voce.
 
-C’è una tempesta in arrivo.- si voltò di scatto trovando Batman che la fissava.
 
-Cristo! Ti diverti a prendere la gente alle spalle?!- sbraitò agitata, per poi calmarsi.
 
-Certo che hai messo su un bello spettacolo ieri al porto. E i tuoi amici mascherati mi hanno consegnato la cartella con i documenti che ci aiuteranno a incastrare Gigante e…-
 
-Non è ancora finita.- disse Batman, interrompendola –C’era qualcos’altro insieme alla droga e le armi.-
 
-Abbiamo ispezionato tutti i container intestati a Gigante e non abbiamo trovato nulla oltre alla droga e quelle strane armi.-
 
-Questo perché era già stata caricata su un camion e spedita prima ancora che arrivassi al porto.-
 
-Di cosa si trattava?-
 
-Ancora non lo so. Ma qualunque cosa fosse, ha lasciato delle tracce energetiche nel container dove era rinchiusa.-
 
-Radioattivo?-
 
-Probabile. Ma non ne sono certo.-
 
-Che diavolo se ne fa Gigante di una cosa simile?-
 
-Non appartiene a lui. L’ha solo trasportata fino a New York.-
 
-Mi prendi in giro?-
 
-Gigante era solo una pedina. È al soldo di qualcun altro.-
 
-Chi?-
 
-Per adesso ho solo un nome: Azrael.-
 
-Heh, pittoresco.- ironizzò Carlie.
 
-Gigante lavora per lui. E forse lo fanno anche altri. Provava terrore anche solo a sentirne il nome.-
 
-Che è più o meno quello che succede quando si parla di te.- fece Carlie con sarcasmo mentre Batman assottigliava lo sguardo.
 
-Ok, ricapitoliamo: Gigante ha trasportato a New York, per conto di questo “Azrael”, un “qualcosa” che lascia tracce energetiche, il che vorrebbe dire che ha a che fare con qualche forma di energia. Probabilmente radioattiva.-
 
-Più o meno è così.-
 
-Ok: ho bisogno di bere.- detto questo si diresse in cucina.
 
-Ti va una birra?- chiese prendendone una dal frigo.
 
-Non bevo.-
 
-Sai, hai fatto una buona impressione sul commissario. Crede tu sia una sorta di arma segreta nella lotta al crimine. Peccato che dai piani alti lo pressino per assemblare una unità speciale per catturarti. Ti credono pericoloso.-
 
-E tu? Cosa pensi?-
 
-Sinceramente… penso tu voglia aiutarci.- disse tornando in soggiorno e accorgendosi che il suo ospite era sparito e che la finestra era di nuovo aperta. Poggiando la bottiglia sul tavolo si avvicinò alla finestra.
 
-Ma potrei anche sbagliarmi.- ammise prima di chiuderla.
 
 
 
 
Max stava correndo sui tetti, il Batwave aveva segnalato una rapina a mano armata al Madison Square Garden. Era appena giunto nei pressi del famoso stadio, quando udì uno sparo. Guardando in strada vide due rapinatori salire su un furgone e un uomo anziano steso a terra in una pozza di sangue.
 
-PAPÀ!!!- gridò un altro uomo in ginocchio sul vecchio moribondo. Purtroppo era stato preso in pieno petto, non ce l’avrebbe fatta. Batman era furioso, non era arrivato in tempo per salvare quel vecchio. Ma avrebbe preso i suoi assassini. Si gettò all’inseguimento del mezzo mentre, all’interno, i due criminali discutevano.
 
-Si può sapere perché hai sparato al vecchio?!- urlò il criminale al volante, con addosso una maschera da scimmia, al collega mascherato da teschio.
 
-Amico, era fermo lì come un co+*#ne e così gli ho sparato.- rispose lui ridendo. Ad un tratto qualcosa atterrò sul tetto del furgone, ammaccandolo.
 
-Ma che…?- subito dopo Batman ruppe il finestrino con un pugno, prendendo anche il criminale alla guida.
 
-Oh, merda. È di nuovo lui!- gridò il teschio mentre Batman afferrava il volante tentando di sterzare, ma l’altro criminale lo afferrò a sua volta iniziando una sorta di tiro alla fune mentre il furgone cominciava a sbandare senza controllo.
 
-Che aspetti?! Sparagli!- gridò la scimmia al complice che prese la mira, ma Batman gettò nell’abitacolo una sfera che rilasciò del fumo.
 
-Aaahh! Non vedo niente!- gridò il teschio. Batman saltò giù dal mezzo che andò a schiantarsi contro un idrante. I due criminali uscirono dal furgone barcollando, storditi e fradici.
 
-Merda! Forza, andiamo!- gridò la scimmia mentre i due correvano verso un noto locale notturno, l’ ”MJ’s”. Non appena furono entrati spararono dei colpi in aria, scatenando il panico tra i presenti.
 
-Ok, da questo momento siete tutti in ostaggio! Raggruppatevi al centro della pista! Muovetevi! Vieni qui, rossa!- sbraitò il teschio  afferrando per un braccio la proprietaria del locale, Mary Jane Watson.
 
-Tutti a terra o vi ammazzo!- gridò prima che la rossa lo colpisse con una gomitata tra le costole.
 
-Cazzo, che dolore!- disse dolorante –Sei morta, lurida…-
 
-Aspetta.- lo fermò il suo collega –A lei penso io.-
 
La scimmia si avvicinò alla ragazza –Così sei una che combatte, eh?- grugnì con fare osceno mentre lei lo guardava disgustata.
 
-Sai… mi piace lottare.-
 
-Allora sarai pazzo di me.- fece una voce oscura, poco prima che Batman sferrasse un calcio volante al criminale, lanciandolo contro un tavolino. Il complice puntò il fucile ma il Pipistrello lanciò un batarang che si conficcò nell’arma per poi emettere uno squillo ed esplodere, accecando momentaneamente il killer. Il vigilante lo mandò a terra con un placcaggio e iniziò a colpirlo. Gli diede un pugno così forte da rompergli la maschera.
 
-Tu?!- esclamò esterrefatto riconoscendo il volto: era Skull, uno dei due delinquenti che aveva fermato poche ore fa. Approfittando dell’attimo di esitazione, Skull prese una bottiglia da terra e colpì alla testa il Pipistrello per poi spingerlo via, alzarsi e darsi alla fuga insieme al complice. Batman si portò la mano alla testa, fortunatamente il cappuccio aveva assorbito l’impatto. Provò ad alzarsi, quando sentì una mano sulla spalla. Alzando lo sguardo vide che era la Watson.
 
-Ehi, tutto bene?- chiese lei aiutandolo ad alzarsi.
 
-Sto bene.- rispose lui.
 
-Volevo ringraziarti per avermi salvata prima. Bella entrata a effetto, tigrotto.-
 
-Come?-
 
-Ah, no, lascia stare. È che mi hai ricordato un… vecchio amico.-
 
Il Cavaliere Oscuro annuì prima di dirigersi verso l’uscita sul retro, da dove erano scappati i criminali. Ma non appena uscì, si accorse che dei due non c’era più traccia. Ormai li aveva persi.
 
-Cazzo!- imprecò a denti stretti per poi salire su un tetto e dirigersi alla Batcaverna, entrando per uno degli ingressi segreti.
 
-Serata infruttuosa, presumo.- disse Albert, accogliendo il nipote che si tolse la maschera.
 
-Non come avrei voluto. Però ricordo che uno di quei due aveva qualcosa sul collo: una specie di tatuaggio.-
 
-Suppongo che, accedendo alla telecamera nel tuo cappuccio, avremo più possibilità di identificarlo.- disse Albert ricevendo un cenno di assenso. Max poggiò la maschera sul tavolo del computer e la collegò a un cavetto USB. Sullo schermo apparvero le riprese della telecamera e Max le mandò avanti veloce fino a quando non si vedeva chiaramente la faccia di Skull. Ingrandì l’immagine del tatuaggio sul collo finché non si vide chiaramente: rappresentava una spada rossa rovesciata. Subito inserì l’immagine nel database del Batcomputer in cerca di una corrispondenza. E alla fine la trovò: erano dei file riguardanti un’antica setta.
 
-L’ “Ordine di Saint Dumas”?- chiese Albert leggendo i documenti.
 
-È il nome della setta.- rispose Max iniziando a leggere –Qui dice che in origine faceva parte dei Cavalieri Templari ed era formato da soldati monaci il cui compito, all’inizio, era proteggere i viaggi dei pellegrini in Terra Santa durante le Crociate. Ma col passare del tempo divenne sempre più potente e questo portò a una violenta scissione dai Templari. I membri formarono un proprio gruppo, chiamato così in onore alla loro prima guida, il cavaliere Dumas, venerandolo come Santo nonostante la Chiesa non gli abbia mai riconosciuto tale titolo. L’Ordine si arricchì durante le Crociate e si nascose. Seguendo gli insegnamenti di Dumas allargò il proprio potere, iniziando a uccidere i propri nemici, tra cui la setta ninja della Mano, accaparrandosi la conoscenza e rapendo alcuni dei più grandi pensatori del mondo. L’Ordine diffuse anche la disinformazione per assicurarsi che le teorie dei geni rapiti sarebbero stati così futili che a nessuno sarebbero mancati e nessuno avrebbe esaminato le loro ricerche. Gli ultimi documenti che li riguardano sono risalenti alla Seconda Guerra Mondiale dove sembra combattere la diabolica Società Thule. Da qui in poi le tracce si fanno confuse.-
 
-Però c’è scritto anche qualcos’altro.- s’intromise Albert. –Qui dice che i membri dell’Ordine crearono un loro “Campione”, un assassino guerriero totalmente al loro servizio e la cui fedeltà era assoluta. Addestrato per diventare la macchina da guerra definitiva, proteggere e custodire i segreti della setta ed eliminare chiunque si opponesse ad essa. Per renderlo più minaccioso agli occhi del nemico gli diedero un nome che nella mitologia islamica è associato all’Angelo della Morte.-
 
-Azrael.- concluse Max.
 
-Questo significa un ritorno dell’Ordine di Saint Dumas? Assieme a un nuovo Azrael?- chiese Albert.
 
-Forse. Ma sento che c’è sotto qualcos’altro.- rispose Max sospettoso. –Intanto localizziamo quei due tizi. Se sono davvero affiliati con l’Ordine di Saint Dumas, una volta trovati mi condurranno da Azrael.-
 
Inserì le immagini di Bulk e Skull nel file di identificazione facciale del Batcomputer e poco dopo spuntarono delle corrispondenze.
 
-Ecco qua: Joe “Bulk” Bukowski e Barry “Skull” Storm. Due delinquenti di poco conto molto conosciuti dalla polizia e con una fedina penale lunga e piena. Entrano ed escono dal carcere così spesso che ci dovranno mettere una porta girevole.- disse Albert leggendo i documenti.
 
-Dove li trovo?- chiese Max.
 
-Qui dice che sono soliti bere in un locale squallido insieme a Herman Schultz, alias “Shocker”.- disse il nonno quando all’improvviso suonò l’allarme e il simbolo del Pipistrello apparve sugli schermi.
 
-Il Batwave.- esclamò Max mentre guardava lo schermo –Rapina in corso alla Federal Reserve Bank, e sembra ad opera… di Shocker.- concluse sorpreso.
 
-Lupus in fabula.- aggiunse Albert.
 
-Vado.- dichiarò il ragazzo indossando la maschera e uscendo dalla caverna.
 
 
 
 
 
Alla Federal Reserve Bank il criminale Shocker stava riempiendo una borsa da palestra con tutte le banconote che trovava.
 
-Quanto adoro il giorno di paga! Specie quando non c’è nessun ragno schifoso a rompere!- esclamò compiaciuto, continuando ad ammassare denaro.
 
-Ti conviene aggiornarti.- fece una voce e un attimo dopo Batman lo colpì a piedi uniti, scagliandolo dall’altra parte della sala. –Perché, da domani mattina, non sarai nemmeno un fan dei pipistrelli.-
 
-E tu chi diavolo sei?!- sbraitò Shocker rialzandosi e iniziando a sparare colpi sonici dai guantoni. –Sei un amico del ragno?! Di quello nero e rosso?! Oppure stai con Silk?!-
 
Batman evitava tutti i colpi di Shocker, poi gettò una bomba fumogena che riempì la stanza di fumo, oscurandolo alla vista del criminale.
 
-Sono uno che cerca risposte. E tu me le darai.- pronunciò prima di lanciare un batarang che andò a conficcarsi in uno dei guantoni sonici Shocker, mettendolo fuori uso. Gli fu addosso in un secondo, dando inizio a uno scambio di colpi col criminale. Per un po' la situazione fu in stallo finché Shocker non lo colpì con un pugno sonico, facendolo volare contro un muro.
 
-Da me non avrai niente, a parte una bella shockata!-
 
-“Che battuta orrenda.”- pensò il vigilante riprendendo a schivare.
 
-So che conosci Bulk e Skull. Dimmi per chi lavorano!-
 
-Non li vedo da settimane! Non so niente! E di certo non lo verrei a dire a un poppante come te!-
 
Batman usò un altro fumogeno per nascondersi e portarsi alle spalle del criminale. Dopodiché usò il rampino per sollevarsi in aria e piombare dall’alto. Ma mentre era a mezz’aria Shocker si accorse di lui, sparandogli un’onda sonora che lo rispedì indietro.
 
-Ehi, moccioso…- disse Shocker puntando il guantone a uno stordito Batman. –Prima dimmi “addio”!.-
 
Ma prima che potesse sparare, il braccio venne avvolto da una ragnatela e Silk fece il suo ingresso, mettendolo al tappeto con un calcio in piena faccia.
 
-Addio.- disse la donna ragno prima di legarlo con le ragnatele. Poco dopo entrarono la polizia e i giornalisti che iniziarono ad assillarla con foto e domande.
 
-Scusatemi, ma io l’ho solo legato. Se volete ringraziare qualcuno, ringraziate lui…- fece lei prima di accorgersi che il nuovo eroe era sparito. -…dove è andato?-
 
-Ehi, chi mi ha preso il cellulare?!- disse Shocker notandone l’assenza.
 
 
 
 
 
 
Batman era su un tetto con in mano il telefono rubato a Shocker. Stava spulciando la rubrica quando avvertì una richiesta d’aiuto proveniente da un negozio di elettronica avvolto dalle fiamme. Mise il cellulare in una delle tasche della cintura e si lanciò di sotto, planando col mantello fin davanti al negozio mentre pompieri e ambulanze arrivavano sul posto. Dopo aver indossato una maschera antigas, tirò un calcio alla porta de entrò nel negozio, facendosi strada nel fumo fino ad accorgersi di un uomo asiatico di mezza età che non riusciva più a muoversi per via del calore e del fumo.
 
-Signore, mi dia la mano!- disse Batman prendendo la mano del negoziante e avvolgendolo col mantello, portandolo fuori e consegnandolo ai medici che lo poggiarono su una barella.
 
-Mia moglie… mia moglie è al piano di sopra!..- disse aggrappandosi al costume di Max, il quale usò il rampino per dirigersi al piano di sopra, sfondando una finestra. Vide la donna riversa a terra che tossiva e piangeva, pensando al peggio. Dopo essersi avvicinato prese un bel respiro e si tolse la maschera antigas, mettendola alla donna. Dopodiché la sollevò e si lanciarono dalla finestra, atterrando in strada mentre i medici aiutavano la donna.
 
-Grazie, ci hai salvati!- disse il marito, porgendogli dei soldi che però rifiutò.
 
-No, grazie. Servono di più a voi. Ho sentito puzza di kerosene lì dentro: l’incendio è doloso. Chi è stato?- chiese Batman.
 
-Sono stati gli uomini di quella maledetta Gatta Nera!- rispose l’uomo –Ci siamo rifiutati di pagarle la protezione, così lei ha pensato di bruciare il nostro negozio con noi chiusi dentro, in modo che facessimo da monito! E ora saremmo morti se non fossi arrivato tu!-
 
-Vi prometto che non dovrete più temere la Gatta Nera, né nessun altro. D’ora in poi, penserò io a proteggervi.- dichiarò Batman prima di usare la bat-fune per sollevarsi in aria.
 
-Aspetta, chi sei?- chiese uno dei medici a quel ragazzo che ha rischiato la vita per degli sconosciuti, non ricevendo risposta.
 
-Lo so io chi è!- fece il negoziante attirando l’attenzione su di sé.
 
-Quello… è un eroe!-
 
 
 
 
 
Batman stava facendo parkour da un tetto all’altro quando chiamò il nonno con la ricetrasmittente.
 
-Nonno, cambio di programma!-
 
-Che succede, Max?-
 
-Azrael dovrà aspettare, la priorità ora è la Gatta Nera. Ha appena fatto incendiare un negozio di elettronica con i proprietari ancora dentro. Li ho salvati per miracolo. La prossima volta potrebbe accadere al tuo ristorante o al negozio di ferramenta del padre di Tommy o alla sartoria della madre. Deve essere fermata!-
 
-D’accordo. Ho intercettato una frequenza della polizia. Te la mando.- disse l’ex-militare, mandando l’audio.
 
-“—A tutte le unita, qui l’agente McGregor, abbiamo avvistato la sospettata nota come Gatta Nera in un magazzino di Chinatown. Con lei c’è anche Urich. Massima cautela, ripeto, massima cautela!—“-
 
Il Cavaliere Oscuro corse verso la destinazione fino a raggiungere il tetto del magazzino. Spiando dal lucernario vide Felicia Hardy, la Gatta Nera, insieme a Phil Urich, il Re Goblin, che stavano fermi in attesa. Poco dopo entrò un furgone e Batman fu sorpreso di vedere scendere proprio Bulk e Skull, assieme a un tipo di colore vestito da punk.
 
-Ehi, che vi è successo?- chiese la signora del crimine notando i due teppisti pieni di lividi e cerotti.
 
-Fatti gli affari tuoi, gattaccia!- rispose Bulk mentre scaricava delle casse piene di armi.
 
-Bene signori, la merce in vendita è quella esposta. Quanto intendete offrirci per avere questi bei giocattolini?- chiese il punk, mostrando la merce.
 
-Ti offro 600.000 dollari per la mia parte.- disse Re Goblin offrendo una valigia piena di soldi.
 
-Idem per me.- si aggregò la gatta, facendo altrettanto.
 
Batman era intento a studiare una strategia d’attacco, quando il piede gli venne bloccato da una ragnatela.
 
-Vai da qualche parte, bat-bimbo?- chiese Silk mettendosi di fronte a lui con le mani ai fianchi. Max mantenne la sua espressione impassibile, anche se dentro era euforico perché Silk era di fronte a lui in carne e ossa.
 
-Sono qui per fermare quei delinquenti.- rispose lui usando un batarang per tagliare la tela.
 
-Che hai fatto alla voce? Non dovresti avere la voce da ragazzino?-
 
-Non sono un ragazzino!- sbottò spazientito.
 
-Ok, come dici tu. Quanti anni hai?- chiese la donna ragno.
 
-Settandodici.- rispose sarcastico il Pipistrello.
 
-Parlo sul serio. Allora lo dico io: quindici. Al massimo sedici.- rispose lei –Si può sapere perché lo fai? Dovresti andare a scuola e comportarti come un qualunque adolescente, non combattere il crimine. La tua famiglia sarà preoccupata da morire.-
 
Batman la fulminò con lo sguardo.
 
-Non ce l’ho più una famiglia. Per colpa di gente come loro!- disse indicando i criminali sottostanti –Ho giurato che nessuno avrebbe provato il mio stesso dolore. Proteggerò questa città a qualunque costo.-
 
Silk dovette ammettere di essere rimasta colpita dalla determinazione di quel ragazzo.
 
-Sarò sincera, mio dispiace molto per quello che ti è successo ed è molto nobile e comprensibile quello che vuoi fare e, a modo tuo, hai imparato quello che mi dice sempre Pet… Spidey: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Ma questa faccenda è più grande di te, quindi fatti da parte. Chiamerò lo S.H.I.E.L.D. e arresteremo quelli lì dentro. Tu torna a casa e lascia fare ai professionisti.- ma mentre parlava Batman si lanciò contro il lucernario, sfondandolo e piombando in mezzo ai criminali.
 
-Brutto infame!- imprecò lei rimettendosi la maschera e andando ad aiutarlo.
 
-Finalmente ti sei unita alla festa, assistente!- scherzò l’Uomo Pipistrello lanciando dei batarang contro due sgherri di Urich per poi affrontare il loro capo.
 
-Appena usciamo di qui, te la faccio io la festa! E non sono la tua assistente! Al massimo tu sei il mio!- replicò Silk pestando vari criminali.
 
-Tu chi sei, moccioso? Da quanto tempo sei in strada?- urlò Re Goblin estraendo la sua spada fiammeggiante.
 
-Abbastanza da riconoscere la feccia come te!- rispose Batman evitando i fendenti del nemico e mollargli un pugno in faccia, spedendolo indietro.
 
-Al diavolo, io me ne vado! Non ci tengo a finire di nuovo al Raft!- disse il folletto prendendo ciò che poteva e fuggendo sul suo aliante mentre Silk lo inseguiva.
 
-Se vuoi cavartela da solo è il tuo momento, bat-bimbo.- disse oscillando con la ragnatela.
 
Batman si mise di fronte alla Gatta Nera.
 
-Arrenditi, Gatta. Sei in arresto.-
 
-Non mi dai la pappa, prima?- ghignò lei impugnando la frusta.
 
-Ti daranno da mangiare in cella!- rispose lui saltandole contro, solo per essere colpito da Bulk con un pugno.
 
-Questo è per ciò che hai fatto alla mia faccia, stronzo!- urlò prima di prendere una mitragliatrice dal furgone e iniziare a sparare. La Gatta Nera fuggì approfittando del trambusto mentre da fuori il magazzino si sentivano le sirene della polizia.
 
-Sono arrivati gli sbirri…- disse una voce metallica prima che dal furgone uscisse una figura alta quanto Max, con indosso un’armatura nera e rossa, con i guanti corazzati e la faccia protetta da un elmetto con gli occhi rossi, con un cappuccio e un mantello rosso scuro. Sul petto c’era il marchio dell’Ordine di Saint Dumas. Nonostante fosse la prima volta che lo incontrava, Batman non aveva dubbi su chi fosse.
 
-Azrael, suppongo.- disse dopo aver steso Bulk.
 
-La mia fama mi precede. E tu devi essere quel pipistrello che ha tolto di mezzo Gigante. Facevo degli ottimi affari con lui.- rispose infastidito.
 
-Ho fermato lui, fermerò anche te!- dichiarò Batman mettendosi in posizione da combattimento.
 
-Io non credo.- disse Azrael, facendo uscire dai guanti delle lame infuocate e lanciandosi all’attacco. Batman schivò e parò vari colpi, assestandone qualcuno a sua volta in uno scontro serrato. Nel frattempo Skull era andato a soccorrere Bulk.
 
-Ugh, che male. Cosa facciamo, amico?- chiese il grasso.
 
-Semplice: stiamo qui e ci godiamo lo spettacolo. Lo sai che il capo non vuole essere interrotto quando combatte.- rispose lo smilzo.
 
Intanto il combattimento infuriava. Batman lanciò del gas lacrimogeno sperando che la maschera dell’avversario non avesse filtri. Fortunatamente era così: Azrael cominciò a gemere portandosi la mano al volto. In preda alla rabbia tentò un affondo che Batman evitò chinandosi all’indietro con la lama a pochi centimetri dalla faccia. Poteva sentirne il calore. Afferrò entrambe le braccia di Azrael che rispose con un calcio all’addome che lo gettò a terra. A quel punto tagliò i supporti delle casse che caddero addosso al Pipistrello.
 
-Uscite con le mani alzate! Siete circondati!- fece la voce del detective Eduardo Rojas da fuori.
 
-Mi sa che devo andare.- disse Azrael ritirando le lame e rivolgendosi a Batman, ancora intento a liberarsi della casse.
 
-Ti do un’ultima chance: molla il costume e non intrometterti mai più nei miei affari. Altrimenti scoprirò chi sei e ucciderò te e tutti quelli che conosci e ami.- lo minacciò prima di salire assieme ai suoi scagnozzi sul furgone che partì sgommando, sfondando la porta del magazzino e alcune auto della polizia.
 
-Fermo, mani in alto!- urlò un poliziotto a Batman mentre si rialzava.
 
-Agente, i colpevoli sono su quel furgone! Dovete inseguirli!- disse provando ad avvicinarsi prima che il detective Rojas lo minacciasse con un fucile.
 
-A terra, ragazzino! Penseremo dopo al tuo complice!- intimò lo sbirro avvicinandosi per arrestarlo. All’improvviso una strana palla che ricordava la faccia sorridente di un gatto cadde dal tetto e iniziò a far uscire uno strano gas.
 
-Gas?! È gas! Tutti fuori!- urlò il detective mentre Batman usava il bat-rampino per raggiungere il lucernario e fuggire sui tetti. Non si accorse però che, seduta su un cornicione poco distante, una misteriosa figura osservava la scena.
 
-E bravo il pipistrellino. È riuscito a cavarsela. Ha senza dubbio del potenziale, anche se adesso è in debito con me. Dico bene, Cassiopea?- disse accarezzando una gattina nera che miagolò come segno di approvazione.
 
 
 
 
 
Max era tornato alla Batcaverna dove diede un resoconto dettagliato ad Albert mentre quest’ultimo gli medicava le ferite.
 
-Così hai finalmente incontrato questo Azrael. E a quanto vedo deve essere stato un confronto molto acceso.- disse indicando gli evidenti tagli sulla corazza.
 
-Puoi dirlo forte. È la prima volta che qualcuno riesce a tenermi testa così a lungo. Da come si muoveva deve aver ricevuto un addestramento fuori dal comune. E la sua armatura è avanzata quanto la mia. Non è uno da sottovalutare.-
 
-Praticamente stiamo parlando della tua antitesi.- disse Albert.
 
-E questo lo rende ancora più pericoloso. Non sarà facile batterlo, ma non ho altra scelta.-
 
-Puoi sempre chiedere aiuto al tuo misterioso soccorritore.- disse Albert facendo nascere nella mente di Max mille interrogativi su chi lo avesse aiutato con la polizia e se potava considerarlo un suo alleato.
 
-Meglio se ne riparliamo domani, ora vado a dormire. Buonanotte, nonno.-
 
-Buonanotte, Max.-
 
I due uscirono dalla caverna e salirono nel loro appartamento, ognuno diretto nella propria camera. Ma Max non smetteva di pensare al suo scontro con Azrael. Era diverso da qualsiasi criminale avesse affrontato prima, dotato di una ferocia e crudeltà mai vista. Chiaramente lo attendeva una dura sfida, ma era pronto ad accettarla.
 
-“Ti fermerò, Azrael. Chiunque tu sia.”-
 
 
 
 
 
 
 
 
Intanto da qualche parte in città, Bulk e Skull si stavano rilassando nel loro covo con svariate attività come il biliardo e la TV mentre una sinuosa figura femminile apriva una porta, accogliendo Azrael.
 
-Bentornato, signorino. Come le è andata la serata?- chiese la donna mentre il criminale si calava il cappuccio e si toglieva la maschera, rivelando il volto di Jordan De Marinis, il bullo che perseguitava Max.
 
-Abbastanza bene, Beatrix. Credo che quel bat-idiota abbia capito che deve starmi lontano.- disse togliendosi la tuta e versarsi una bibita in un bicchiere, guardando la città dalla grande finestra dell’ufficio della De Marinis Cosmetics, la fabbrica di cosmetici un tempo appartenuta a suo padre.
 
-In caso contrario, lui e quelli che conosce e ama… non vivranno abbastanza per pentirsene.- aggiunse, sorridendo malvagio.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao di nuovo! Capitolo stralungo, eh? E, come ho detto, pienissimo di colpi di scena. Non solo facciamo finalmente la conoscenza di Azrael ma ne scopriamo l’identità segreta. Quanti di voi sono rimasti sorpresi? Per non parlare dei vari cameo di eroi e villain Marvel. Ma restano ancora delle domande: cos’è il “carico speciale” di Azrael? E chi è la misteriosa figura che ha aiutato Batman? Sarà un alleato o un nemico? Per saperlo continuate a seguire questa storia. E continua la caccia agli easter-egg. In questo capitolo ce ne sono parecchi, specialmente uno che, lo ammetto, non potevo fare a meno di cantarlo mentre lo scrivevo. E sono sicuro che vale lo stesso per voi mentre lo leggevate. E prima di salutarci vi annuncio che il mio amico Ricky Rossini ha fatto dei bellissimi disegni dei personaggi di questa fanfiction e che troverete mano a mano nei vari capitoli della storia. Iniziamo con quelli riguardanti Max Drake/Batman e Jordan De Marinis/Azrael che li trovate qui, qui, qui e qui. Se vi piacciono fate dei grossi complimenti a Ricky. Se li merita tutti! Alla prossimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!                                                                    

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