Le Cercle d'Amour

di franweasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Circolo Esclusivo ***
Capitolo 2: *** La Selezione ***
Capitolo 3: *** Un Giorno Qualunque ***
Capitolo 4: *** Il Party di Benvenuto ***
Capitolo 5: *** Grifondoro vs Serpeverde ***
Capitolo 6: *** Il Primo Appuntamento - Atto I ***
Capitolo 7: *** Il Primo Appuntamento - Atto II ***



Capitolo 1
*** Il Circolo Esclusivo ***





Il Circolo Esclusivo


 

La pioggia cadeva a dirotto quella mattina di metà ottobre, sul soffitto della Sala Grande si vedevano le grandi nubi grigie che si mischiavano tra loro e si sentivano battere sul tetto del Castello le grosse gocce d’acqua, sembrava di essere proprio sotto alla pioggia. Aster rabbrividì stringendo tra le mani la tazza di the, forse sperando che il calore emanato dall’oggetto la riscaldasse un po’, aveva sempre guardato con meraviglia l’enorme soffitto stregato della stanza per quanto fosse realistico, tanto da farle venire i brividi nei giorni uggiosi come quello. 

«Aster, eccoti qui! Possibile che arrivi sempre così presto a colazione?»

La voce della sua esuberante compagna di stanza, Evie, la riportò alla realtà e le rivolse un sorriso mentre questa si sedeva al suo fianco.

«Mi sono svegliata presto, tutto qui.» rispose poi mentre osservava la Sala iniziare a riempirsi.

Non era una casualità che fosse lì così di buonora, Aster era una ragazza mattiniera e si alzava sempre prima degli altri, ma in fondo non le dispiaceva starsene un po’ per i fatti suoi in Sala Grande, le dava il tempo di riflettere e gustarsi un the senza confusione intorno. Era un po’ inusuale per una Tassorosso volersene stare in solitudine, ma aveva bisogno dei suoi spazi: la sua famiglia era molto numerosa, non avevano una casa particolarmente grande e stavano spesso tutti insieme nella stessa stanza e si chiedeva spesso come facessero i suoi genitori a gestire ben cinque figli senza impazzire. Per fortuna erano entrambi maghi e spesso potevano contare sull’uso di qualche colpo di bacchetta per sistemare i disastri di Iris, la sua sorella più piccola che, nonostante avesse solo sei anni, ne combinava di tutti i colori.

«Buongiorno!» le dissero in coro le sue altre due sorelle sedendosi di fronte a lei.

Dahlia e Marigold erano gemelle, erano simili sotto ogni aspetto e non era facile distinguerle l’una dall’altra avendo entrambe gli stessi modi di fare. Aster rispose al saluto osservando le facce un po’ assonnate delle ragazze e fece loro un gran sorriso. Notò che Dahlia aveva legato i capelli in una solo treccia, mentre Marigold in due, ma avevano usato le stesse mollette floreali, l’unica differenza stava nel colore: quelle della prima erano rosse, mentre quelle dell’altra arancioni. Aster si ricordò di averne alcune anche lei in fondo al baule, di colore viola, ma non le aveva mai usate; erano state un regalo della loro nonna materna, una fioraia babbana che aveva insistito affinché la figlia desse ai suoi bambini i nomi di fiori o piante. Quando la nonna aveva portato loro i regali Aster non era riuscita a non invidiare Basil, il più grande dei fratelli e unico maschio, che aveva ricevuto una spilla in argento con una foglia (che doveva ricordarne una di basilico, ma poteva essere scambiata per una foglia qualunque) che era sicuramente meno infantile e più preziosa di quelle mollette di plastica. Almeno qualcuno apprezzava i regali di quella stravagante donna e su due ragazzine del secondo anno quelle mollette stavano sicuramente d’incanto, su una del sesto invece sembrano infantili, per questo Aster non le usava mai.

«Hai sentito l’ultima trovata di Candy Rowle?» le domandò Evie mentre si versava del succo di zucca «Hanno attaccato l’avviso sulla bacheca in Sala Comune.»

«A dire il vero stamattina non l’ho controllata…» rispose Aster stringendosi nelle spalle.

«Ha creato un circolo esclusivo,» spiegò Evie con entusiasmo «L’ha chiamato Cercle d’Amour, organizzerà attività ed eventi speciali per aiutare gli studenti a trovare l’amore!»

«Ed ha avuto il permesso dal preside?»

«Non ne dubito, quella ragazza sarebbe in grado di convincere chiunque.» Evie le rivolse un sorriso «Ma non è questo il punto!»

Aster ridacchiò e alzò scherzosamente lo sguardo al cielo, c’era da aspettarselo che Evie avesse qualcosa in mente e la cosa non la rassicurava troppo; rimase in silenzio in attesa di saperne di più e il sorriso furbo dell’amica si allargò ulteriormente.

«Dovresti partecipare, è da secoli che non ti vedo con qualcuno. Inoltre dev’essere estremamente divertente, chissà che cosa organizzeranno…» il tono con cui Evie lo disse era quasi quello di una supplica, ma l’idea non entusiasmava Aster particolarmente.

«Non lo so Evie, non è proprio nel mio stile…»

«Oh su, dovresti uscire dalla tua comfort zone una volta ogni dieci anni sai?» si lamentò l’amica «Stasera compiliamo quel modulo di partecipazione, ti farà bene!»

Aster alzò gli occhi al cielo e sbuffò contrariata, anche se sapeva che c’era poco da fare: Evie era estremamente testarda e sarebbe stato difficile convincerla a desistere.


 

* * *

 

Candice Madison Rowle otteneva sempre quello che voleva, lo dimostrava perfettamente il fatto che nessuno ormai la chiamasse più Candice: non aveva mai amato quel nome e, da quando aveva memoria, si era sempre fatta chiamare Candy e si arrabbiava talmente tanto quando qualcuno osava chiamarla Candice da convincere persino i suoi insegnanti e il preside a fare lo stesso. Non era un segreto che il preside avesse un debole per lei, ma non avrebbe potuto non averlo, era una delle studentesse migliori della scuola, faceva parte di quanti più club potesse ed era un Prefetto eccezionale, inoltre aveva una capacità di convinzione che superava ogni limite. Candy, sguardo fisso nel suo riflesso nello specchio, applicò il lip-gloss trasparente sopra al rossetto rosa tenue che aveva indossato quella mattina e osservò il risultato compiaciuta, portò una ciocca di capelli dietro all’orecchio ed era pronta ad andare. Controllò l’ora sul l’orologio che aveva al polso constatando di essere in perfetto orario, uscì dalla Sala Comune di Corvonero e si avviò con calma verso la torre di Grifondoro: doveva intercettare Basil Myers prima che andasse all’allenamento di Quidditch, oppure chissà quando sarebbe riuscita a parlargli. Dopo una lunga camminata intravide il ritratto della Signora Grassa e vi si avvicinò con un sorriso per poi piazzarsi appena di fianco.

«Devi entrare cara?» domandò la strega dall’abito rosa «Anche se non mi sembra di averti mai vista qui.»

Candy scosse la testa: «Aspetto qualcuno.» disse, anche se grazie a tutte le sue conoscenze la parola d’ordine la conosceva e sarebbe potuta entrare senza alcun problema se lo avesse voluto.

Un ragazzino, forse del secondo o terzo anno, uscì dal buco dietro al ritratto e sobbalzò spaventato quando notò la ragazza che lo osservava divertita. La giovane gli fece cennò di raggiungerla e sorrise dolcemente: «Potresti tornare in Sala Comune e dire a Basil Myers che lo aspetto qui fuori?»

Il ragazzino annuì senza spiccicare parola, non c’era persona nel castello che non la conoscesse e  il Grifondoro aveva riconosciuto subito i lunghi capelli biondo argenteo, gli occhi chiari e l’aspetto curato, perciò non aveva fatto domande ed era rientrato in velocità. Qualche minuto dopo il ragazzino uscì di nuovo e Candy lo ringraziò con un bacio volante facendolo arrossire. Non passò molto e un altro ragazzo, molto più grande di quello con cui Candy aveva parlato, sbucò dalla Sala Comune rosso-oro, era alto, i capelli castani leggermente lunghi e mossi scompigliati e due occhi di un verde così acceso da far impazzire ogni ragazza nel castello. 

«Basil.» lo salutò la Corvonero stampandogli un bacio sulla guancia «Alla buonora.»

Basil si aprì in un sorriso e toccò delicatamente il punto dove la ragazza aveva lasciato il bacio: «Andrà via?» domandò «Se mi presento con un segno di rossetto all’allenamento non mi daranno pace.» borbottò divertito.

Candy sospirò sorridendo a sua volta e controllò nuovamente l’orologio: «Beh, dunque, arriviamo subito al punto.» esordì «Vorrei che prendessi parte al mio Cercle d’Amour

«Non sto cercando una ragazza Candy.» rispose pacatamente il giovane alzando le spalle.

«Se tu partecipassi le iscrizioni salirebbero alle stelle! Nessuno fa strage di cuori quanto te e tutti parlerebbero del mio circolo esclusivo.» disse Candy «Nessuno mi dice di no, caro Basil, perciò farai meglio ad accettare.»

Basil incrociò le braccia al petto contrariato, sapeva quanto l’amica tenesse alle sue iniziative e sapeva anche che se non avesse accettato l’avrebbe assillato per ottenere un sì. Non aveva tempo per le ragazze, non ne aveva mai avuto tra il Quidditch, la scuola e la band (che aveva creato con i compagni di stanza, anche se non si erano mai davvero esibiti) e nemmeno ne voleva una, ma a quanto pare non aveva molta scelta.

«Oh d’accordo.» mormorò dopo qualche istante di riflessione «Come mai il nome è in francese?»

«Ma non è ovvio? Il francese è la lingua dell’amour, mio caro!»

 


* * *

 

 

Basil sistemò la sua scopa all’interno della rimessa scrollando con le mani i capelli umidi: quell’allenamento di Quidditch sotto alla pioggia non era stato la migliore delle idee, ma per fortuna la sua velocità di volo aveva evitato che s’infradiciasse del tutto. Non era il tipo di persona che stava spesso ferma, sapeva che la fretta non era una buona compagna, soprattutto essendo un battitore: aveva bisogno di fermarsi ad osservare il gioco e valutare le sue azioni per bene, ma aveva sempre questa impazienza di agire e non riusciva spesso a frenarla. Quando uscì dallo spogliatoio si avviò di corsa verso il castello cercando di bagnarsi il meno possibile, la pioggia si era fatta più fitta di prima e non aveva intenzione di prendersi un raffreddore. Raggiunse l’ingresso del ponte sospeso che era una scorciatoia per la Sala Comune di Grifondoro, non era coperto e si sarebbe bagnato comunque, ma ci avrebbe messo la metà del tempo a raggiungere la sua stanza e questo gli bastava; si fermò per un momento sotto al grande arco che si trovava all’inizio del ponte per scrollarsi di dosso un po’ d’acqua e notò un’esile figura in un angolo seminascosto. La osservò per un momento, ma non riuscì a dargli un volto, perciò si avvicinò e il viso della ragazza gli diventò improvvisamente familiare: i lunghi capelli castani scompigliati e quei due occhioni verdi uguali ai suoi potevano appartenere soltanto a una persona.

«Aster?» 

La giovane scostò una ciocca di capelli castani dal viso e rivolse un’occhiata divertita al fratello: «Ce ne hai messo di tempo a riconoscermi.» ridacchiò «Perché non hai gli occhiali?»

«Lo sai che mi danno solo fastidio.» borbottò Basil in risposta «Li uso solo per il Quidditch.»

Aster non rispose e si limitò ad alzare le spalle tornando a concentrarsi sul suo blocco da disegno.

«Che cosa ci fai qui esattamente? Sta piovendo a dirotto.» domandò curioso il ragazzo sedendosi di fianco a lei.

«Disegnavo.» rispose semplicemente.

Basil studiò brevemente le linee a carboncino che coprivano il foglio tra le mani della sorella, alzò lo sguardo notando il dettaglio in pietra che Aster stava copiando e sul suo viso comparve un mezzo sorriso: Aster aveva sempre amato disegnare e quando vedeva qualcosa che attirava la sua attenzione non era soddisfatta fino a che non riusciva a metterlo su carta. Si sfilò il mantello di dosso e glielo posò sulle spalle ricevendo un mugugno in risposta.

«Ti prenderai l’influenza.» le disse mentre si alzava in piedi e cominciava a sbattere via la polvere dai pantaloni.

La sorella si limitò ad alzare scherzosamente gli occhi al cielo e a ringraziarlo con un grosso sorriso. Basil la salutò e fece per andarsene, ma Aster lo richiamò prima che si lanciasse di nuovo sotto alla pioggia.

«Hai sentito del Cercle d’Amour?» gli domandò all’improvviso.

Basil sospirò, ne aveva sentito ormai fin troppo per i suoi gusti e borbottò: «Candy mi ha chiesto di partecipare.» 

«Con tutte le ammiratrici che hai non mi stupisco.» 

«E tu? Parteciperai?»

Aster alzò la testa dal blocco da disegno e guardò il fratello negli occhi uguali ai suoi «Non lo so.»

Basil le rivolse un dolce sorriso e le fece una carezza sulla guancia «Dovresti provare, Candy organizza sempre delle feste indimenticabili.» e detto ciò sparì sotto alla pioggia.

 


* * *

* * *

* * *


 

Salve a tutti!

Sono a buon punto con la mia altra interattiva e non ho resistito nel proporne un’altra. Questa idea mi balenava in testa già da un po’ e non vedevo l’ora di poterla mettere in pratica.

È ambientata ai giorni nostri, in un universo in cui tutte le vicende narrate nei libri non sono mai accadute e sarà una storia dal carattere abbastanza leggero e dove vorrei divertirmi a fare un po’ da cupido tra i vari OC. 

A proposito di OC, vi presento i miei brevemente qui di seguito in ordine di apparizione.

 

Aster Myers, VI anno, Tassorosso, mezzosangue, bisessuale

 

Candice Madison Rowle, VI anno, Corvonero, Prefetto, purosangue, eterosessuale



 

Basil Myers, VII anno, Grifondoro, Battitore, mezzosangue, eterosessuale

 

La scadenza per inviare la scheda è il 20 novembre 2020, dovrete inviarla esclusivamente via MP con oggetto “Le Cercle d'Amour - Nome OC”, le schede in recensione non verrano considerate. Prima di mandare la scheda vi chiedo di includere, se possibile, in una recensione qualche informazione relativa al personaggio che creerete così che tutti possano leggerla. Non vorrei ritrovarmi con solo ragazzi/ragazze e tutti appartenenti alla stessa casa.

Vi lascio dunque alla scheda:
 

Nome Completo:

Stato di Sangue:

Casa e anno frequentato (VI o VII):

Bacchetta:

Amortentia:

Famiglia e rapporti con essa:

Storia personale (eventi salienti e importanti per lo sviluppo del personaggio):

Prestavolto:

Aspetto Fisico (caratteristiche fisiche, stile nel vestire, trucco, ecc.):

Personalità (siate il più dettagliati possibile!):

Amicizie/Inimicizie (con chi va d’accordo/in disaccordo, potete anche inserire personaggi di vostra invenzione):

Orientamento sessuale/romantico:

Relazione (è interessato ad averne una? Da che tipo di persona è attratto? Come si comporta?):

In che rapporti è con Aster, Basil e Candy? (Se vi servissero ulteriori informazioni su di loro fatemelo sapere e provvederò a mandarvi un MP)

Perché vuole entrare nel Cercle d’Amour? (per una scommessa, per trovare l’amore, per curiosità… sbizzarritevi!)

Interessi e hobbies:

Altro:

 

Non accetterò personaggi imparentati con personaggi Canon (in quanto in questo universo non esistono), ma accetto che facciano parte delle Sacre 28.

Non accetterò personaggi con problemi psicologici complessi o temi delicati come pedofilia, stupro et simili perché non ritengo di essere in grado di trattarli.

Potete inviare due OC a testa e potranno essere imparentati tra loro, anche se non accetterò troppi fratelli/cugini/ecc. nello spirito della storia, diventerebbe troppo difficile (se non impossibile) creare delle coppie.

Nel corso della storia vi porrò sicuramente qualche quesito nell’angolo autrice, perciò vi chiedo un po’ di partecipazione, non pretendo una recensione ad ogni capitolo (anche se quelle fanno sempre piacere), ma almeno ogni tre e vi chiedo di cercare di rispondere via MP nel caso vi ponga una domanda.

Per qualunque dubbio mi potete mandare un MP e spero che questa idea possa piacervi.

A presto,

fran x

P.S.: ho creato un profilo instagram per efp (@fweasley_) nel caso voleste seguirmi. Pensavo di utilizzarlo per condividere aggiornamenti et simili, o anche solo voleste fare due chiacchiere, domandarmi qualche cosa o mettermi fretta per finire il prossimo capitolo xD

 

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Capitolo 2
*** La Selezione ***


La Selezione

 

Candy Rowle camminava lungo i corridoi vuoti in totale silenzio, l’unico rumore che echeggiava nell’ambiente vuoto era il ticchettio del tacco dei suoi stivaletti in camoscio. Non era usuale, per uno studente, girare nei corridoi della scuola a notte fonda, ma Candy non era una studentessa qualunque e la spilla da Prefetto, fissata con cura sul maglioncino rosa, le conferiva qualche privilegio in più, rispetto a i suoi compagni. Candy non era certo la tipa da infrangere le regole, anzi, quando si trattava di infrazioni prendeva il ruolo di Prefetto molto seriamente ed era molto poco propensa ai favoritismi. A causa di questo suo rigoroso rispetto delle regole aveva fatto in modo di condurre quella sua operazione segreta (che non era poi così segreta, visto che tutta la scuola sapeva che l’indomani avrebbe comunicato le sue scelte per il Cercle d’Amour) durante il suo turno di controllo dei corridoi. Aveva pianificato perfettamente il suo giro, prima sarebbe stata nei sotterranei, dove avrebbe appeso la pergamena nelle bacheche di Serpeverde e Tassorosso, e poi avrebbe continuato il suo giro verso la torre di Grifondoro, per affiggere l’ultima pergamena nella sua sala comune solo quando avrebbe finito il giro di ronda e tutti gli altri prefetti fossero andati a dormire. Avrebbe sicuramente potuto consegnare la lista ai prefetti delle altre case, ma non voleva assolutamente anticipare a nessuno i prescelti, avrebbe rovinato tutta la sorpresa. 

Uscì dalla sala comune verde-argento tanto velocemente quanto era entrata e si diresse verso l’ingresso alle cucine, superò il quadro con la natura morta e si fermò davanti alle botti che erano l’ingresso dei Tassorosso. Si fermò davanti ad esse e, dopo essersi assicurata nessuno si aggirasse per il sotterraneo, cominciò a picchiettare su una delle botti con un ritmo che le era stato insegnato quella mattina da una ragazza appartenente a quella casa. Tenne la bacchetta, che emanava una flebile luce, vicino alla botte, pronta a lanciare un incanto nel caso avesse sbagliato e il sistema di difesa della sala comune l’avesse ricoperta d’aceto: non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinare i suoi stivaletti più costosi. Il coperchio della botte scivolò di lato e Candy si lanciò dentro ad essa evitando ragnatele e polvere, per poi sbucare in una stanza ricca di piante. Una volta affissa la lista dei prescelti uscì dalla sala comune, si lisciò la gonna e iniziò a salire le scale per raggiungere la torre di Grifondoro. Una volta raggiunto il ritratto della Signora Grassa si avvicinò ad esso, portò l’indice alle labbra, rigorosamente colorate da rossetto e lip-gloss (doveva essere bella anche quando assegnava punizioni e toglieva punti, a suo parere), facendole capire che non doveva assolutamente aprire bocca.

«Jobberknoll.» sussurrò e il ritratto si alzò, rivelando l’entrata alla sala comune.

Raggiunse la bacheca, attaccò la pergamena e uscì dalla stanza ignorando lo sguardo confuso della Signora Grassa. 

«Signorina Rowle.»

Candy sgranò gli occhi e cerco di non fare un salto in aria quando sentì la voce del preside dietro di lei; si affrettò ad arrotolare la pergamena e si voltò verso l’uomo con aria innocente. 

«Buonasera Signore.» lo salutò con il sorriso più dolce che poté.

«Non è un po’ tardi? Ormai il giro di ronda dovrebbe essere concluso.»

Candy guardò l’orologio al suo polso vedendo che erano quasi le due di notte «Mi sono lasciata trasportare… non mi ero nemmeno accorta di quanto fosse tardi.» spiegò stringendosi nelle spalle.

«La troppa meticolosità è sicuramente una delle caratteristiche che la rendono un ottimo prefetto Signorina,» sorrise l’uomo «Cerchi di non esagerare però, domattina non vorrei vederla arrivare tardi a lezione.»

«Non potrei mai.» rispose la giovane portando una ciocca di capelli dietro all’orecchio «Ora però, se non le dispiace, tornerei alla sala comune.»

L’uomo annuì «Buonanotte Signorina Rowle.»

Candy rispose con tono gentile e si avviò a passo svelto verso la torre di Corvonero, il rumore dei tacchi che rimbombava nei corridoi insieme a quello di un sospiro di sollievo sfuggito alle sue labbra: c’era mancato solo un soffio. Per sua fortuna l’indovinello di ingresso alla sala comune era estremamente semplice e trovò la stanza vuota quando ebbe risolto il quesito. Attaccò la lista di nomi sulla bacheca e la rilesse con un grosso sorriso, per poi sbadigliare rumorosamente e tornare al suo dormitorio in silenzio.


 

* * *

 

“Tesori, grazie infinite per aver partecipato in così tanti al mio Cercle d’Amour, ho ricevuto moltissime richieste e di questo sono molto felice. Il circolo purtroppo è esclusivo, perciò non ho potuto includere tutti, ma sono certa troverete l’amore anche senza il mio aiuto!

Vi annuncio quindi i fortunatissimi membri del Cercle d’Amour:

 

Flower Rosier, VII anno, Corvonero, mezzosangue, eterosessuale/demisessuale

Caposcuola e membro del Giornaletto di Hogwarts

 

Keira Hera Rendall, VI anno, Corvonero, purosangue, eterosessuale 

 

Kurtz Blackburn, VI anno, Corvonero, mezzosangue, eterosessuale

Battitore e Presidente del Club di Scacchi

 

Thomas William Miller, VII anno, Corvonero, purosangue, eteroflessibile

Prefetto, Portiere, Club di Scacchi e membro del Giornaletto di Hogwarts

 

Basil Myers, VII anno, Grifondoro, mezzosangue, eterosessuale

Battitore


 

Ivy Macmillan, VI anno, Grifondoro, purosangue, eterosessuale

Prefetto

 

Sebastian Conan Macmillan, VII anno, Grifondoro, purosangue, eterosessuale

Cacciatore

 

Selina Wilde, VII anno, Grifondoro, mezzosangue, bisessuale

Battitrice e Club di Pozioni

 

Elias Burke, VII anno, Serpeverde, purosangue, eterosessuale

Portiere e Capitano della squadra di Quidditch

 

Hawthorne Rosier, VII anno, Serpeverde, purosangue, eterosessuale

Battitore

 

Rhona Lewa Selwyn, VI anno, Serpeverde, purosangue, eterosessuale

Cacciatrice

 

Richard Nott, VII anno, Serpeverde, purosangue, eterosessuale

Cacciatore e Vice-capitano della squadra di Quidditch

 

Aster Myers, VI anno, Tassorosso, mezzosangue, bisessuale


 

Elian Niadh O’moore, VII anno, Tassorosso, purosangue, bisessuale

Cacciatore e membro del Giornaletto di Hogwarts

 

Karma Wilson, VII anno, Tassorosso, mezzosangue, eterosessuale

Portiere

 

Millicent Burke, VI anno, Tassorosso, purosangue, eterosessuale

Prefetto

 

Kisses,

Cupid Candy.”

 


* * *

* * *

* * *


 

Buon pomeriggio!

Non volevo lasciarvi solamente con una lista di OC e delle immagini perciò ho allegato questo piccolo spezzone dedicato a Candy, così che aveste comunque qualcosa da leggere, spero sia di vostro gradimento!

Ci tenevo poi a ringraziare tutti per le schede che mi avete mandato: ne ho ricevute una trentina ed erano tutte molto belle, ma essendo così tante ho dovuto scartare parecchi OC. Arrivare a questa selezione è stata veramente dura, c’erano moltissimi OC che mi piacevano, ma non potevo prenderli tutti quanti; ho cercato comunque di prenderne il più possibile (e spero vivamente di riuscire a gestirli bene tutti!) cercando di prendere lo stesso numero di ragazzi e ragazze e creare omogeneità tra le varie case, tenendo anche conto della compatibilità tra i vari personaggi.

Faccio qualche piccolo appunto sugli OC:

  • Flower e Hawthorne Rosier sono cugini
  • Elias e Millicent Burke sono fratelli
  • Ivy e Sebastian Macmillan non sono imparentati
  • Richard Nott è Vice-capitano semplicemente perché avevo ricevuto prima la scheda di Elias Burke che chiedeva lo stesso ruolo
  • Nel caso aveste indicato nella scheda cotte o amicizie per OC scartati non temete, tengo sempre da parte tutti gli OC che ricevo e li faccio apparire di tanto in tanto
  • Probabilmente vi chiederete perché gli OC sommati ai miei siano in tutto 17 quando ho ribadito la volontà di prendere lo stesso numero di ragazzi e ragazze: Candy organizza tutti gli eventi e perciò non prende parte ad appuntamenti ecc. (se non come Cupido) quindi gli studenti nel Cercle sono effettivamente 16.

Detto ciò ci tenevo a far presente un’ultima cosa: nonostante lo scopo di questa storia sia formare delle coppie vi anticipo già che probabilmente non accoppierò tutti, non sarebbe molto realistico e inoltre non è scontato che tutti trovino una persona adatta a loro, perciò  vi prego di non prendervela se il vostro OC rimane single. 

Credo che questo sia tutto, se avete qualche domanda ecc. fatemi sapere,

A presto,

fran x

P.S.: avevo già caricato le gif di Basil, Aster e Candy, perciò non le ho inserite nuovamente, non è un errore xD 

 

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Capitolo 3
*** Un Giorno Qualunque ***


Un Giorno Qualunque

 

La Sala Comune di Corvonero era stranamente piena quella mattina e Candy notò con un sorriso che la causa di tutta quella calca era l’affissione della sua lista. La ragazza, tentata di darsi una pacca sulla spalla da sola, scese gli ultimi scalini con estrema calma, intravista la sua Caposcuola le rivolse un cenno e Flower Rosier la raggiunse con un sorriso.

«Buongiorno Candy, com’è andata la ronda ieri sera?» domandò Flower «Ti ho aspettata per un po’ ieri notte, ma ero troppo stanca e ho deciso di andare a dormire.»

«Non ti preoccupare, non ti toglierei mai il tuo sonno di bellezza Flo.» ridacchiò la bionda «Non ho niente di speciale da segnalare, comunque.» Candy fece un cenno con la testa verso la bacheca «Allora, cosa pensi del mio Cercle?»

«È divertente tu creda io sia riuscita a controllare la lista.» mormorò stirando una piega della gonna con la mano «Nemmeno un troll riuscirebbe a farsi spazio tra tutti quegli studenti.»

Candy fece per rispondere, ma un ragazzo più alto di loro di almeno venti centimetri buoni le raggiunse dando loro il buongiorno educatamente.

«Buongiorno Thomas, è già uscito il giornale di oggi?» Flower gli rivolse un sorriso.

«Ho appena finito di sistemarli.» Thomas indicò una pila di giornali impilati diligentemente sopra il tavolo al centro della Sala Comune.

«Temo che nessuno li guarderà a causa del Cercle… poco male, potremmo far scrivere a Elian un  altro articolo su questo, che ne pensi?»

«Trovo sia una brillante idea Flower.» Thomas rivolse uno sguardo a Candy «Sono qui proprio per il Cercle…»

Candy si aprì in un sorriso innocente «Non ci si può tirare indietro una volta che si viene scelti.»

Thomas non si scompose, nonostante non la frequentasse molto al di fuori delle riunioni dei prefetti la conosceva bene (ma d’altronde chi non conosceva Candy Rowle?) e non si stupì sapesse già cosa volesse chiederle.

«Thomas sei nel Cercle d’Amour?» la domanda uscì con un tono molto più sconvolto di quanto Flower volesse, ma non riuscì a trattenersi.

«Credimi Flo, sono stupito quanto te.» rispose il ragazzo scuotendo la testa sconsolato «Non ho compilato nessun modulo, quindi com’è possibile tu mi abbia scelto?»

Il sorriso di Candy si allargò ancor di più «Vedi Thomas, non avevo mai specificato che il modulo dovesse essere compilato dal diretto interessato.» lanciò uno sguardo al suo orologio per controllare quanto tempo le rimanesse «Daisy è stata così gentile da compilarlo per te.»

Thomas alzò gli occhi al cielo esasperato, come aveva fatto a non pensarci? Daisy Reed, la sua migliore amica da sempre, dimenticava spesso quale fosse il limite da non superare e non si stupì affatto della sua invadenza, gli ripeteva spesso che era il momento di dedicarsi un po’ meno ai doveri e un po’ di più alla sua vita sociale, ma lui non le aveva mai dato troppa corda.

«Devo andare a fare due chiacchiere con quella piccola impicciona.» borbottò Thomas a denti stretti mentre Flower ridacchiava nascondendo la bocca con la mano e Candy sorrideva soddisfatta.

«Beh, cari colleghi, vi aspetto al party di Halloween che ho organizzato come prima attività del Cercle.» disse Candy «Vestitevi bene, niente costumi imbarazzanti o mi occuperò io stessa di farli sparire.»

«Aspetta Candy, intendi dire che…»

«Prepara le tue maschere per il viso migliori Flo.» Candy le strizzò l’occhio e, dopo averli salutati, uscì dalla Sala Comune.

«Almeno non sarò solo…» commentò Thomas «Ah, hanno preso anche tuo cugino.»


 

* * *

 

Aster stava prendendo un paio di biscotti da un vassoio quando Millicent Burke l’aveva raggiunta al tavolo di Tassorosso per fare colazione, la compagna di casa si era seduta dandole il buongiorno ed entrambe avevano continuato a mangiare e sorseggiare the in silenzio. Aster aveva sempre apprezzato il lato calmo dell’amica, non essendo una persona vivace a volte sentiva il bisogno di allontanarsi da tutto e tutti e starsene da sola, ma con Millicent non aveva bisogno di fuggire, l’amica capiva perfettamente questo lato della giovane perciò riuscivano a stare insieme in silenzio senza sentirsi a disagio.

«Signorina Burke, posso parlarle un momento?» 

Millicent alzò lo sguardo per incontrare i due occhi scuri del loro professore di Erbologia, gli rivolse un sorriso, annuì e si alzò per seguirlo. Aster prese a guardarsi intorno distrattamente fino a che incrociò lo sguardo di Kurtz Blackburn, che era appena entrato nella Sala Grande.

«Ciao Aster.» borbottò il ragazzo con tono cupo quando passò davanti a lei diretto verso il tavolo di Corvonero.

«Kurtz, tutto bene?» domandò dolcemente l’amica cercando di non essere troppo invadente.

Il ragazzo si fermò e le rivolse un’occhiata indecifrabile «Sono nel Cercle.» iniziò mentre Aster lo fissava cercando di cogliere un minimo cambiò d’espressione «Isabelle non ce l’ha fatta.»

«Oh.» Aster non seppe cosa dire, l’unico motivo per cui Kurtz aveva deciso di iscriversi a questa folle iniziativa di Candy, oltre alle continue pressioni della ragazza, era per avere qualche occasione per dimostrare ad Isabelle, una Grifondoro di cui era innamorato da quando l’aveva conosciuta sull’Hogwarts Express al primo anno, quando bene stessero insieme visto che non riusciva a trovare il coraggio di dichiararsi.

«Non fa niente.» si affrettò ad aggiungere «Candy avrà sicuramente le sue motivazioni, no?»

Aster gli rivolse uno sguardo apprensivo, Kurtz non dava mai a vedere quanto ciò che gli accadeva lo ferisse, aveva sempre un’aria da duro impenetrabile, ma lei sapeva bene quanto la scelta della Corvonero l’avesse ferito. Fece per dire qualcosa, qualunque cosa, ma l’amico la fermò dicendole di non preoccuparsi e con un cenno della mano tornò verso il suo tavolo.

«Cos’è questo muso lungo?» le domandò Millicent, appena tornata al tavolo con un sorriso a trentadue denti.

Aster scosse la testa «Come mai tu sei così di buonumore invece?»

«Il professor Wright ha preso delle nuove piante e ha detto che oggi devo andare ad aiutarlo a metterle nelle serre!» esclamò la Tassorosso spostando una ciocca bionda dietro l’orecchio con un movimento elegante.

Aster le rivolse un sorriso sapendo quanto l’amica amasse le piante: Millicent possedeva una serra enorme nel giardino di casa (al suo interno c’era perfino una piccola sala da the) e non c’era giorno che non passasse lì dentro a occuparsi delle sue piante.

«Se c’è qualche pianta interessante uno dei prossimi giorni puoi venire con me, se vuoi fare qualche schizzo.» aggiunse poi senza perdere il sorriso.

«Non credo il Professor Wright ti abbia dato le chiavi delle serre per portarci i tuoi amici Millie.» osservò Aster con un mezzo sorriso.

«Essere la sua assistente ha i suoi vantaggi cara Aster!»

 


* * *

 

 

«Per Godric Ivy, come osi mangiare con le mani, una signorina non si comporta così!» esclamò Selina con tono fintamente schifato e un’espressione di mista severità e delusione.

Ivy mandò giù il boccone e scoppiò a ridere fragorosamente facendo voltare alcuni compagni di casa verso di lei, ma non si preoccupò minimamente della cosa e ignorò gli sguardi che aveva addosso. Selina fece un finto inchino, come a ringraziare degli applausi per la perfetta interpretazione, e si lasciò scappare una piccola risata.

«Se ti dicessi quante volte ho sentito una frase del genere uscire dalla bocca da mia madre non mi crederesti.» commentò Ivy con un sorriso malinconico «La tua era un’ottima imitazione!»

«Per fortuna a mia madre non sono mai importate queste cose, mentre tu venivi educata a diventare una perfetta signorina di corte io giocavo a nascondino alla scuola babbana.» osservò Selina.

«Credo di aver giocato a nascondino con gli elfi un paio di volte, ma mi madre non voleva lo facessi, perciò ho dovuto smettere.» borbottò Ivy abbassando lo sguardo sul suo piatto «Non voleva che perdessi tempo o che mi sporcassi il vestito. Non so cosa avrei dato per poter giocare con un altro bambino!»

«Ma e tua sorella?»

Ivy si rabbuiò, lei ed Eileen non erano mai state particolarmente legate, erano completamente diverse e inoltre aveva ben nove anni più di lei, perciò era difficile convincerla a giocare con lei, soprattutto quando sua madre glielo proibiva.

«Eileen era troppo impegnata ad essere una brava lady e a trovare marito per badare a me.» rispose semplicemente «Mi passi il succo di zucca per favore?»

Selina capì che quello era un modo per terminare il discorso, perciò le passo il succo di zucca e domandò: «Allora, cosa ti metterai al party?»

«Quale party?»

«Quello di inaugurazione del Cercle d’Amour.»

«Ma non è solo per i membri?»

Selina le rivolse un’occhiata confusa «Hai controllato la lista stamattina?» Ivy scosse la testa «Beh, sei stata scelta signorina Macmillan!»

«Non è possibile!» esclamò Ivy «Io non ho mandato nessun modulo!»

Selina guardò l’amica senza sapere bene cosa dire, se non era stata Ivy a mandare il modulo e non sapeva niente della questione com’era potuto succedere, che Candy avesse sbagliato? Le sembrava improbabile come possibilità visto che Candy era estremamente fiscale e attenta (e lo aveva scoperto a sue spese facendosi beccare più volte da lei nell’atto di infrangere qualche regola) e non si sarebbe di certo confusa sulle partecipazioni.

«Buongiorno signorine.» Sebastian Macmillan apparve di fianco a Selina e si sedette con nonchalance «Avete già scelto chi sarà la vostra prima preda del Cercle? Ci sono molti bei ragazzi… e non lo dico soltanto perché ci sono io ad alzare la media drasticamente.»

«Sei già così tremendamente pieno di te a quest’ora Bash?» commentò Selina e ricevette una linguaccia in risposta.

«Sono bello, non c’è niente di male nell’apprezzarlo.»

«Comunque nessuna preda, per ora, Ivy ha appena scoperto di essere stata scelta-»

«Senza aver compilato il modulo!» la interruppe Ivy.

«Sì, sì, senza aver compilato il modulo.» la assecondò l’amica «Perciò non abbiamo ancora discusso della cosa, anche se ho sempre avuto un debole per la piccola Myers…»

«Aster è fin troppo dolce per te.» disse Sebastian con un sorriso divertito «E Basil non te lo perdonerebbe mai se spezzassi il cuore della sua sorellina.»

Selina alzò gli occhi al cielo e Ivy aggiunse: «Bash ha ragione… con tutti i cuori infranti che hai alle spalle non so se Basil ti permetterà di avvicinarti a lei, non importa se siete molto amici, lo sai che per lui le sorelle vengono sempre al primo posto.»

«Non ricordi quell’unica volta in cui hai fatto un apprezzamento su di lei? Non ho mai visto una ragazza imbarazzarsi così tanto.» Sebastian era fin troppo divertito dalla situazione e perciò Selina gli assestò un bel colpo sul braccio.

«Oh state zitti!» li rimproverò «E ora, se non vi dispiace, vado a cercare Richard, che sarà sicuramene più gentile di voi due.»

 

 

* * *

 

 

Quel pomeriggio il sole sembrava aver deciso di farsi finalmente vedere ed era sbucato da dietro le nuvole che lo avevano coperto tutta la mattina. Karma Wilson notò con un sorriso questo piccolo dettaglio, mormorò con entusiasmo che era proprio un’ottima cosa per la loro lezione di Erbologia e Basil si limitò a rivolgerle un sorriso, non sapeva come facesse quella ragazza ad esaltarsi per ogni piccola cosa e un po’ invidiava questo suo lato ottimista. Raggiunte le serre il Grifondoro si lasciò sfuggire un sospiro e Karma si voltò verso di lui con sguardo interrogativo.

«Non capisco perché mi guardi così, sai benissimo che non mi piace questa materia.» mormorò Basil mentre indossava i suoi guanti.

«Forse continuo a sperare inizi a piacerti.» gli rispose l’amica mentre si guardava attorno con un sorriso «Oh guarda com’è cresciuta quella pianta di Bubotuberi!»

Karma si avvicinò immediatamente alla pianta nera ricoperta di bozzi lucenti e prese a osservarla girando il vaso, cercando in tutti i modi di non toccarla: infatti, una volta schiacciati, i bozzi esplodevano spargendo ovunque un pus verde-giallastro che se non era adeguatamente trattato poteva provocare delle dolorose piaghe al malcapitato. 

«Scusa Basil, che stavi dicendo?» Karma si voltò verso l’amico ancor più sorridente di prima; sapeva che se fosse stato chiunque altro l’avrebbe probabilmente guardata male o ripresa, ma Basil era forse una delle poche persone che la capiva e non dava peso a quanto facilmente si distraesse o al suo carattere un po’ ingenuo.

«Ho visto fin troppe piante in vita mia.» borbottò «E inoltre non sono bravo a prendermene cura, mia nonna ha provato moltissime volte a farmi lavorare nel suo orto, ma non fa proprio per me. Prenderò un M.A.G.O. in Erbologia solo per accontentarla, non me la sentivo proprio di darle questa delusione.»

«Non dire così! Sono sicura che finirai per apprezzarle e poi-»

La ragazza si interruppe all’improvviso e si guardò le mani preoccupata, mentre parlava con l’amico  non aveva prestato molta attenzione a quello che faceva e aveva urtato erroneamente un grosso bozzo della pianta, che, come a difendersi, aveva riversato tutto il suo pus addosso alla ragazza. 

«Signorina Wilson, cosa sta facendo?» il professore si avvicinò alla Tassorosso preoccupato e spalancò gli occhi «Perché ha toccato i bozzi? Sa benissimo che il pus è pericoloso!»

«è stato un incidente…» mormorò la giovane con le lacrime agli occhi, le mani le bruciavano parecchio e inoltre si sentiva in colpa per aver fatto quel disastro.

«Deve andare subito in Infermeria, non c’è un minuto da perdere.» disse l’uomo iniziando a guardarsi intorno «Qualcuno può accompagnarla?»

I suoi compagni di classe le rivolsero delle occhiate schifate, nessuno voleva rischiare di toccare quel pus e inoltre Karma non era esattamente una delle ragazze più popolari della scuola.

«Professore, la accompagno io.» esclamò Basil avvicinandosi all’amica, la afferrò delicatamente per il braccio, evitando il pus, e la aiutò ad alzarsi «Va tutto bene Karma?»

La Tassorosso gli rivolse uno sguardo d’ammirazione e tirò su col naso «Sei il mio angelo custode Basil.» gli sussurrò «Non so come farei a sopravvivere senza di te.»

Basil le rivolse un sorriso e le fece un buffetto sulla guancia, guidandola verso l’infermeria.

 

 

* * *

 

 

«Qualcuno mi sa dire che creature avete davanti?»

La classe rispose in coro all’insegnante di Cura delle Creature Magiche che stava davanti a loro, mani sui fianchi, alludendo alla decina di Crup che correvano e giocavano nel grande prato vicino alle serre. 

«Molto bene.» esclamò la donna «I Crup sono originari del sud-est dell’Inghilterra, a un occhio distratto possono sembrare dei comunissimi Jack Russel, ma ci si accorge facilmente della coda biforcuta che li differenzia dai cani babbani.» la donna sollevò uno degli animali e indicò la doppia coda «Per possedere un Crup è necessario rimuovere la doppia coda con un incantesimo amputante, ovviamente indolore, e fare richiesta per un permesso apposito al Ministero. Qualcuno sa di cosa si cibano?»

Keira aveva sempre amato ogni tipo di creatura e Cura delle Creature Magiche era probabilmente la sua materia preferita, non a caso il libro che aveva letto e riletto milioni di volte era “Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli” di Newt Scamander, tanto da saperlo a memoria. 

«Carcasse e rifiuti, ma mangiano di tutto, anche gli gnomi a volte.» sussurrò la ragazza talmente piano che nemmeno la persona più vicina a lei potesse sentirla.

Kiera sapeva spesso le risposte alle domande degli insegnanti, ma mai avrebbe avuto il coraggio di alzare la mano e intervenire, perciò si limitava a borbottare le risposte per se stessa per poi aspettare una conferma dall’insegnante e sorridere soddisfatta se aveva risposto giusto.

«Nessuno?» lo sguardo della donna si soffermò su Keira, era la sua studentessa migliore e aveva provato più volte a farla interagire, ma la Corvonero non aveva la minima intenzione di collaborare «I Crup mangiano qualunque cosa, principalmente carcasse e rifiuti, non è inusuale infatti trovarli a strappare le gomme delle auto o a caccia di qualche gnomo.»

Keira sorrise soddisfatta, conscia di avere dato la risposta giusta e continuò a seguire la lezione prendendo qualche appunto. Dopo aver finito di dare le indicazioni principali sugli animali la donna li divise in piccoli gruppetti, assegnò ad ognuno un Crup da osservare e gli permise di coccolarli e giocarci una volta finito di rappresentare su una pergamena l’animale e le sue caratteristiche principali. Keira concluse in fretta e furia il suo schizzo, scribacchiò le informazioni in velocità e prese a coccolare il piccolo Crup con un sorriso, lasciandolo di tanto in tanto ai suoi compagni. Quando la lezione fu conclusa Keira era talmente presa dal suo Crup che non si accorse del suono della campanella o di essere rimasta da sola sul grande prato, almeno fino a che non sentì il gran vociare degli studenti del settimo anno che raggiungevano l’insegnante per la lezione seguente. Keira salutò affettuosamente il piccolo Crup e si avviò verso la professoressa per consegnarle la pergamena, ma si fermò di colpo quando notò il ragazzo che parlava con lei. 

«Karma Wilson è in infermeria e mancherà alla lezione.» spiegava Basil Myers alla donna.

«Oh cielo, che le è successo?»

«Niente di grave, un piccolo incidente con un Bubotubero.»

Keira, in piedi vicino a loro, rimase in silenzio, imbarazzata, aspettando che l’insegnante la notasse. Basil si accorse di lei e le disse: «Oh, scusa, non volevo passarti avanti.»

Keira non aveva mai rivolto la parola al Grifondoro, era la sua cotta segreta da sempre ed era sempre stata troppo nervosa per potergli dire qualunque qualcosa, inoltre, considerata la sua sfortuna, era certa avrebbe fatto qualche tremenda figuraccia e il ragazzo avrebbe riso di lei. La Corvonero perciò arrossì, porse la pergamena all’insegnante, bofonchiò un saluto e quasi fuggì verso il castello.



* * *

 

Elian rilesse per forse la decima volta la lista di nomi che Candy Rowle aveva affisso in tutte le sale comuni quella mattina e si soffermò qualche secondo in più sul suo nome, ancora incredulo di leggere Elian Niadh O’moore tra i membri del circolo esclusivo. L’incredulità fu presto sostituita da un sentimento di profonda irritazione: se c’era una persona che ormai non tollerava più, quella era proprio Candy, con quella sua mania di essere al centro dell’attenzione e il suo apparire ovunque, letteralmente ovunque, lui si trovasse o fosse diretto, lo aveva veramente stufato. Aveva sempre trovato ammirevole la sua sicurezza e determinazione, ma da quando era diventata prefetto e aveva iniziato a organizzare party e attività varie (tra cui il Cercle), era diventata una presenza fastidiosa ed Elian aveva finito per non sopportare più nemmeno la sua voce. Candy era una delle ragioni per cui il Tassorosso detestava l’idea di trovarsi incluso in quello stupido progetto, ma la cosa che lo faceva innervosire di più era come fosse stato ingannato e spinto a iscriversi: da brillo era stato convinto a promettere di partecipare a questa iniziativa ridicola e non era riuscito a tirarsi fuori da quella situazione. Poggiò sul tavolo la lista che gli aveva portato qualche ora prima Flower Rosier prima di andare a cercare il cugino, dicendogli che gli sarebbe stata utile per l’articolo sul Cercle, e si domandò dove avrebbe trovato la forza di prendere parte a quelle attività insulse.

«Ciao Elian,» lo salutò Thomas Miller mentre si chiudeva la porta dell’aula alle spalle «Stai ancora lavorando?»

Thomas aveva avviato il progetto del giornale qualche anno prima ed Elian si era subito dimostrato estremamente interessato, non era un segreto sognasse di lavorare alla Gazzetta del Profeta in un futuro e perciò non aveva potuto perdere l’occasione di far parte del giornale della scuola.

«Flower mi ha chiesto di scrivere un articolo sul Cercle d’Amour, mi ha lasciato la lista dei nomi e una parte di articolo che ha scritto lei, ma francamente non credo sia nelle mie corde.» borbottò Elian contrariato «Ma sono un professionista, perciò cercherò di buttare giù qualcosa in modo oggettivo e accattivante. Ne uscirà un articolo decente quantomeno e prometto di non inserire commenti riguardo Candy o il suo stupido progetto.»

Thomas afferrò la bozza di Flower e la lesse velocemente «Hai scritto l’articolo sul preside che ti avevo chiesto?» 

«Chiaramente, per chi mi hai preso?» rispose Elian infastidito e gli porse l’articolo concluso.

Thomas lo afferrò e disse: «D’accordo, allora puoi andare a cena, l’articolo di Flower è quasi pronto, basterà sistemarlo un po’. Finisco io qui.»

Elian si alzò, contento di aver convinto l’ignaro Corvonero a occuparsi di quello stupido articolo che non gli andava particolarmente a genio e lo salutò, pronto ad andare a cena.


 

* * *


 

«Qualcuno mi potrebbe spiegare perché stiamo saltando la cena per un maledetto allenamento?» Rhona Selwyn si parò davanti alla porta degli spogliatoi spostando lo sguardo tra tutti i suoi compagni di squadra.

«Vuoi forse perdere contro Grifondoro?» domandò Elias Burke, il suo capitano, come se fosse una cosa ovvia.

«Certo che no, ma-»

«Mi sembra di ricordare una certa conversazione, avvenuta il primo giorno di scuola, tra una certa Serpeverde e il preside,» esordì Elias «In cui questa ragazza cercava di persuaderlo ad essere scelta come capitano l’anno prossimo e la ragazza diceva qualcosa come “Il Quidditch è sacro, non c’è niente di più importante”. Ti ricorda qualcosa?»

«Qual è il punto, Elias?»

«Non capisco perché ti stai lamentando di saltare la cena se fino a un mese fa dicevi che il Quidditch è la cosa più importante che ci sia.»

Rhona alzò gli occhi al cielo e non rispose, ma si limitò a borbottare qualcosa riguardo alla cena e a quanto fosse più sacra del Quidditch in quel caso. Richard Nott le rivolse un sorriso comprensivo e le disse che tanto era una battaglia persa in partenza, il capitano era irremovibile quando si trattava di giocare contro i Grifondoro.

«Perché voi due non la smettete di chiacchierare e andate a cambiarvi?» li rimproverò Elias scuotendo la testa sconsolato «I Grifondoro hanno prenotato il campo appena dopo di noi, perciò non dobbiamo perdere neanche un secondo.»

Rhona sbuffò, disse al capitano che le doveva almeno una burrobirra per farsi perdonare e lo superò dirigendosi verso lo spogliatoio femminile; Richard ridacchiò e si beccò un’occhiataccia dal capitano.

«Nott non farmi innervosire,» lo richiamò Elias «Sei pur sempre il vice-capitano, devi dare il buon esempio.»

Richard alzò le mani in segno di resa «Non vorrai mica togliermi il titolo Mr Serietà, o sbaglio?»

«Fila a cambiarti.» rispose il Serpeverde «Ma che avete tutti stasera? Hawthorne c’è qualcosa di cui vuoi lamentarti anche tu?»

Hawthorne scosse la testa e mormorò: «Sono d’accordo con te Elias, se c’è una cosa che non sopporterei è perdere la prima partita del Campionato.»

«Avete sentito? Prendete esempio da Rosier!» urlò Elias verso le porte chiuse.

Rhona sbucò da dietro alla porta delle ragazze con addosso solamente i pantaloni e il reggiseno sportivo, la scarpa destra in mano e l’altra sul piede. Hawthorne spostò lo sguardo verso il viso della ragazza evitando accuratamente di soffermarsi troppo sul suo corpo: non era certo la prima volta che vedeva la compagna in una tenuta simile, lei infatti non si era mai fatta particolari problemi a riguardo, ma non gli sembrava cortese squadrarla più del dovuto.

«Siamo a una burrobirra e due calderotti, Burke.» mormorò la ragazza puntando la scarpa contro il capitano «E tu, Hawthorne, smettila di dire queste cose o si monterà la testa!»

«Va bene, va bene, ma ora sbrigati.» borbottò Elias con tono annoiato nascondendo a fatica un mezzo sorriso divertito, rivolse un’occhiata ad Hawthorne e i due sparirono dietro alla porta dello spogliatoio maschile.


 

* * *

* * *

* * *

 

Buon Pomeriggio!

Finalmente sono riuscita a concludere questo primo capitolo (anche se è relativamente breve), è stata veramente dura perché dovevo gestire moltissimi personaggi e avevo paura di fare un disastro. Non vi nascondo che non sono particolarmente soddisfatta del risultato, ma spero sia comunque di vostro gradimento, dal prossimo capitolo iniziamo con le vere e proprie attività del Cercle e sono sicura la situazione sarà molto più interessante. A proposito di questo, domandina per voi:

Come si comportano i vostri OC a party, feste, balli e/o eventi sociali?

Se avete qualche critica o non ritenete io abbia gestito il vostro OC nel modo migliore fatemi sapere! Devo ancora prendere dimestichezza con tutti i personaggi, perciò sono aperta a qualunque tipo di critica c:

A presto,

fran x

P.S.: ci tenevo a pubblicarlo il prima possibile, devo ancora riguardarlo, vi chiedo scusa nel caso ci siano tanti errori.

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Capitolo 4
*** Il Party di Benvenuto ***


Il Party di Benvenuto

 

Flower Rosier aveva tra le mani almeno cinque confezioni diverse quando sentì bussare alla porta del suo dormitorio. Quella sera c’era la festa che avrebbe inaugurato il Cercle d’Amour e perciò, mentre le sue compagne di stanza erano a cena, lei si era chiusa nella sua stanza decisa a prepararsi al meglio. 

«Avanti!» gridò verso la porta mentre cercava di non far cadere neppure una delle confezioni delle diverse maschere per il viso che aveva tirato fuori dal baule.

Candy Rowle apparve da dietro la porta con in mano un vestitino e una borsa così piena che sembrava poter scoppiare da un momento all’altro. La bionda appoggiò il vestito sul letto di una delle ragazze con estrema cura, attenta a non fare nemmeno una piega e poi aprì la borsa iniziando a frugare al suo interno. 

«Ah, eccoti qui!» esclamò Candy estraendo una scatoletta azzurra in metallo «Ti ho portato un bijou cara Flo.» porse la scatoletta all’amica con un sorriso soddisfatto «Sai quella crema che abbiamo comprato in quel negozio babbano?» Flower annuì «Ci ho lavorato un po’ su, ho aggiunto qualche pozione per la cura della pelle, qualche petalo di rosa, un colpo di bacchetta e ora è perfetta! La tua pelle sarà così morbida e profumata da brillare!»

«Allora possiamo iniziare con una maschera esfoliante, poi una idratante e infine la tua crema modificata.» disse Flower «Poi possiamo truccarci, ci sistemiamo i capelli e in teoria dovremmo arrivare esattamente in orario al Party.»

«Per fortuna che gli elfi si occuperanno di sistemare i drink e gli snack! Ho sistemato la stanza questa mattina, ma non ce l’avrei fatta a sistemare anche tutte quelle cose.» Candy notò un abitino bianco appoggiato su una sedia «Questo è il tuo vestito?» Flower annuì «Oh è meraviglioso! Dovrai prestarmelo in futuro.»

«E non hai ancora visto le scarpe!»

 

Flower e Candy varcarono la porta della Sala Comune a braccetto camminando abilmente sui loro tacchi altissimi e a guardarle sembrava essere la cosa più semplice del mondo. Appoggiato al muro di fronte alla porta della stanza c’era un ragazzo alto, una camicia bianca molto semplice abbinata a dei pantaloni grigio scuro, che leggeva con parecchio interesse un libro. 

«Haw!» lo chiamò la cugina raggiungendolo a passo svelto (per quanto i tacchi potessero permetterglielo).

«Oh, buonasera Flo.» la salutò lui sbucando da dietro al suo libro «Candy.»

Candy rivolse un cenno al ragazzo e disse che, per quanto le sarebbe piaciuto rimanere a chiacchierare, doveva assolutamente raggiungere la sala del party e controllare fosse tutto in ordine prima dell’arrivo dei suoi ospiti. I due Rosier le dissero che l’avrebbero raggiunta a breve e la ragazza si avviò verso le scale con un ticchettio ad ogni passo.

«Dobbiamo proprio andarci a questa festa?» domandò Hawthorne poco convinto.

«Come se avessi qualcosa da fare questa sera!» esclamò Flower.

«Studiare?»

«Oh ma per favore!» Flower sbuffò infastidita «Studi un decimo di quello che studio io, eppure vai bene lo stesso, dubito una sera di pausa ti possa far male.»

«Beh, avrei potuto passare la serata a coccolare Pervinca, oppure avrei potuto discutere con Asriel delle ultime novità nel mondo del Quidditch.»

Flower sorrise pensando alla gatta nera del cugino che sicuramente dormiva tranquilla sul letto di Hawthorne oppure accoccolata sopra il suo vecchio giradischi su cui era solito ascoltare brani jazz.

«Forza Musone andiamo, non voglio fare tardi.» Flower prese a braccetto i cugino a lo strattonò verso le scale «E non osare metterti a leggere alla festa, sarebbe scortese.»

 

Candy, dopo aver salutato i cugini Rosier, si affrettò giù per le scale verso la piccola sala che il preside le aveva concesso per il Cercle, sperava fosse tutto in ordine come l’aveva lasciato e che nessuno dei suoi ospiti arrivasse prima di lei. Normalmente non si sarebbe preoccupata di arrivare tardi, era una persona estremamente puntuale e odiava essere in ritardo, ma, a feste e balli, amava arrivare almeno mezzora dopo in modo da farsi notare, in questo caso però era lei l’ospite e doveva essere già lì pronta ad accogliere i suoi invitati. Arrivò al piano giusto e con passo svelto raggiunse la porta scoprendo che due persone erano lì fuori ad attendere.

Ivy Macmillan non aveva impiegato troppo tempo a prepararsi: aveva già deciso di indossare un abito del suo colore preferito, il verde-acqua, delle scarpe con tacco abbinate e aveva anche già pensato a trucco e acconciatura. L’abito che aveva scelto era molto elegante, a maniche lunghe in pizzo, l’unico dettaglio interessante era l’apertura che lasciava la schiena scoperta così da rivelare il tatuaggio a forma di rosa che Ivy aveva sulla scapola sinistra. Con un colpo di bacchetta aveva poi sistemato il trucco e i capelli e si era avviata da sola (Selina e Sebastian erano infatti ancora presi a sistemarsi) verso il luogo designato. Era in anticipo di dieci minuti rispetto all’invito, ma non se ne preoccupò molto e fu sorpresa di scoprire che uno dei Corvonero era arrivato lì anche prima di lei.

Thomas Miller era sempre in anticipo, era un ragazzo preciso e calcolava bene il tempo che aveva per poterlo usare al meglio, d’altronde aveva moltissime attività a cui stare dietro e doveva perciò essere sempre in orario rispetto alla sua tabella di marcia oppure non sarebbe riuscito a stare dietro a tutto. Dopo aver lasciato l’infermeria, dove faceva da assistente volontario, era tornato in dormitorio e si era preparato in fretta: indossava camicie e pantaloni eleganti tutti i giorni, perciò non aveva impiegato troppo tempo a decidere cosa indossare. Quella sera aveva scelto una camicia blu scuro e dei pantaloni più chiari, i primi due bottoni erano stati lasciati aperti e si intravedeva la collana con il ciondolo a forma di sole che i suoi genitori avevano regalato a lui e alle sue tre sorelle, infatti Thomas non lo toglieva mai.

«Buonasera.» salutò educatamente Thomas con un leggero cenno della testa.

Ivy si appoggiò al muro, poco distante da lui, e rispose: «Buonasera. Immagino Candy Rowle non sia ancora arrivata.»

«No infatti.» si limitò a dire Thomas senza tirare fuori le mani dalle tasche.

Nessuno disse altro e si levò un silenzio imbarazzante tra i due ragazzi.

«Daisy Reed sembrava particolarmente felice che Candy ti avesse scelto.» commentò Ivy per spezzare il silenzio ricordando il grosso sorriso soddisfatto della compagna di Casa.

«Immagino di sì.» borbottò Thomas «Daisy non è mai stata particolarmente brava a farsi gli affari suoi ed è riuscita perfettamente nel suo intento.»

«E qual era, il suo intento, se mi è concesso chiederlo?»

«Farmi finire nel Cercle.» Thomas scrollò le spalle «Non è mia intenzione offendere quelli che si sono iscritti, quindi non prendere le mie parole sul personale, ma non sono molto interessato a questo genere di attività.»

«Oh beh è divertente.» esordì Ivy con un mezzo sorriso «Nemmeno io so perché mi trovo qui in questo momento. Non avevo intenzione di partecipare, ma visto che sono qui credo mi godrò le feste.»

Thomas annuì, non sapendo bene che dire, ma fu salvato dall’arrivo di Candy: «Spero di non avervi fatto attendere troppo! Forza entrate pure.»


 

* * *

 

«È un gran peccato che la prossima partita dei Puddlemore United sia fra qualche weekend, detesto non poterli vedere giocare.» sbottò Elias.

«Guarda il lato positivo: l’anno prossimo niente ci impedirà di seguirli per tutto il Campionato, francamente non vedo l’ora.» lo rincuorò Basil che camminava al suo fianco.

«Sempre che tu non sia troppo impegnato a prendere il the con la mia sorellina e le sue amichette.»

Basil alzò gli occhi al cielo e rivolse un sorriso divertito all’amico, mentre Elias rideva rumorosamente nel corridoio vuoto. Elias Burke e Basil Myers erano amici dalla loro prima lezione di Volo e il primo si divertiva moltissimo a prendere in giro il povero Grifondoro, a cui invece sembrava non importare troppo dei suoi commenti. Elias faticava a smettere di ridere: ricordava ancora perfettamente quella volta in cui Basil era venuto a prendere la sorella a casa sua ed Elias lo aveva beccato a prendere il the con Millicent, Aster e Candy; da quel momento in poi non era passato giorno in cui Elias non avesse ricordato all’amico dell’evento. 

Millicent Burke e Karma Wilson camminavano discutendo animatamente tra loro di piante, mentre, la povera Aster Myers, arrancava dietro di loro cercando di non inciampare sui lacci liberi delle sue Converse lilla: non era riuscita a legarle visto che le aveva indossate qualche minuto prima di lasciare la Sala Comune senza farsi vedere da Millicent e, visto il passo veloce che le due Tassorosso avevano adottato, non era riuscita a trovare un momento adatto per legarle senza farsi notare. Millicent aveva insistito affinché Aster indossasse uno dei suoi vestitini a fiori e la Tassorosso si era lasciata convincere; Millicent le aveva prestato anche un paio di tacchi bianchi, ma Aster, dopo aver fatto un passo ed essere quasi caduta, aveva deciso di lasciar perdere e mettere le sue amate scarpe lilla.

«Mi sembra che le tue mani siano tornate esattamente come prima, è una fortuna, non credi? Il pus di Bubotubero è terribilmente corrosivo!» osservò Millicent lanciando un’occhiata alle mani dell’amica.

«Per fortuna Basil mi ha accompagnata subito in infermeria.» commentò Karma «Sono dovuta rimanere tutta la sera con le mani immerse in una pozione verde marcio, non aveva un buon odore, però ha fatto il suo lavoro!»

«Direi di sì, ha agito splendidamente.» Millicent rivolse un sorriso alla ragazza «Ah Elias, Basil!»

I due ragazzi, di pochi metri davanti a loro si voltarono subito e rivolsero un sorriso alle ragazze.

«Buonasera signorine.» le salutò Elias fingendo un mezzo inchino che gli costò una piccola sberla  sul braccio dalla sorella.

I due osservarono le ragazze, tutte in tiro per il party: Millicent sfoggiava un abitino corto azzurrino, dei tacchi a spillo e un’acconciatura semplice ma elegante, il trucco curato, ma non esagerato; Aster aveva i capelli spettinati, anche se era evidente che Millicent avesse provato a sistemarle i capelli visto che un paio di forcine tenevano a fatica delle ciocche ribelli al loro posto e indossava poco mascara; mentre Karma aveva dei semplici jeans a zampa di elefante e una bella canottiera con stampe africane (la sua ultima fissa) che aveva abbinato a degli orecchini vistosi e una strana collana molto colorati, che sicuramente non si potevano definire all’ultima moda.

«Siete bellissime.» commentò Basil con un sorriso sincero.

Karma arrossì e rivolse un sorriso all’amico mentre Aster abbassava lo sguardo imbarazzata, Millicent sistemò la gonna con la mano e si limitò a ringraziarlo.

«Certo si può dire che anche voi vi siate messi in tiro.» osservò Millicent «Anche se potevi sforzarti di più Basil.»

Elias indossava pantaloni neri e camicia bianca, con delle scarpe eleganti, mentre Basil indossava una camicia bordeaux (con alcuni bottoni aperti), dei semplici jeans e delle Vans consumate.

«Che c’è che non va? Mi sono messo una camicia, direi che ho fatto più del necessario!» si lamentò il Grifondoro «E poi ho messo il profumo che mi hai regalato, pensavo fossi fiera di me.»

Millicent e Basil presero a discutere camminando fianco a fianco, mentre Elias rideva seguendo il battibecco, Aster e Karma rimasero indietro, camminando in silenzio.

«È carino quel fiore viola.» commentò Karma rivolgendo un sorriso alla compagna di Casa «È un Aster, vero?»

«Sì.» Aster portò una mano al fiore che teneva dietro l’orecchio abbassando lo sguardo «Millie dice che aiuterà gli altri a ricordarsi di me…»

«Beh è una buona idea!»

«Tu credi?» 

«Ma certo! Si ricorderanno di sicuro il tuo nome in questo modo.» Karma sistemò meglio il fiore e le rivolse un gran sorriso.

Aster annuì poco convinta: dubitava fortemente che qualcuno l’avrebbe notata o che si sarebbe ricordato di lei, ma non lo disse. Karma camminava al suo fianco con aria sognante e un mezzo sorriso stampato in volto, non sapeva perché ma quella ragazza era sempre così di buonumore, un po’ la invidiava a dire il vero, lei faceva fatica a rimanere positiva anche quando le cose le andavano a meraviglia; Karma le rivolse uno sguardo e il sorriso le si allargò.

 


* * *

 

 

La Sala in cui Candy era entrata qualche tempo prima non aveva niente a che vedere con quella in cui aveva accolto i suoi ospiti e, se non fosse stata lei stessa a decorarla, avrebbe sicuramente pensato fosse una stanza totalmente diversa: sul soffitto era fissato un drappo blu notte con tanto di lucine e brillantini come fosse un cielo stellato, delle tende bianche cadevano elegantemente lungo le pareti a coprire l’orrido muro che c’era dietro, dall’entrata partiva un lungo tappeto rosso che conduceva gli ospiti alla pista da ballo (dove degli strumenti incantati suonavo dei brani di tendenza), lungo una delle pareti erano stati sistemati dei tavoli colmi di cibo e bevande e infine, in un angolo più intimo, erano stati disposti dei piccoli tavolini da due sedie ciascuno illuminati dalla luce di una candela profumata. Candy si era piazzata all’entrata della sala per accogliere gli ospiti e, quando tutti erano arrivati, aveva iniziato a girare per la stanza distribuendo tartine, bevande o partecipando a qualche conversazione qua e là. 

In quello specifico momento Candy stava illustrando a Flower, Rhona e Basil il contenuto di alcuni dei cocktail che c’erano sul tavolo dei drink con un sorriso soddisfatto.

«Rhona devi assolutamente provare questo qui.» Candy indicò una caraffa viola «C’è del Whiskey Incendiario, un pizzico di cannella e del succo.»

Rhona ne versò un po’ nel bicchiere e annusò il liquido «Sei sicura di non averci messo anche dell’Amortentia? Ha un odore divino.»

«Non in quel drink, promesso.» Candy le rivolse un sorriso divertito.

«Cosa intendi con “Non in quel drink”?» domandò allarmata Flower osservando sconvolta il muffin che aveva preso.

«Diciamo che ci ho pensato, ma che per questa volta siete stati risparmiati.» disse Candy e strizzò loro l’occhio «Ah Flo, i drink nelle caraffe trasparenti sono analcolici, quello lì a destra contiene dell’acqua di rose, è veramente buono.»

Flower la ringraziò e la bionda si avviò verso la pista da ballo, Basil afferrò la caraffa che Candy aveva indicato e si avvicinò alla Corvonero.

«Te ne verso un po’?» le domandò gentilmente.

«Oh si, ti ringrazio.»

Basil le versò il drink nel bicchiere e poi afferrò la caraffa viola con il cocktail con il Whiskey domandando a Rhona se fosse buono.

«Dipende se ti piacciono le cose forti.» rispose lei alzando le spalle «Anche se penso di averti visto bere solo birra e whiskey da quando ci conosciamo, quindi sono sicura ti piacerà.»

«Non ti facevo un gran bevitore Basil!» osservò Flower mentre il ragazzo si versava il drink «Anche se a dire il vero non ci conosciamo poi così bene, a differenza di voi due.»

«Ah certo, ma solo fuori dal campo da Quidditch.» rispose Basil «Rhona è una delle migliori Cacciatrici che io abbia mai visto.»

«Sei molto appassionata di Quidditch?» domandò Flower curiosa.

Rhona annuì prendendo un bel sorso del suo drink «Sin da bambina. Mi sono dovuta trasferire di continuo ed è stata l’unica costante e poi ho due fratelli maschi, perciò o era Quidditch oppure giocavamo con terra e fango.»

«Non riesco ad immaginarti da piccola a giocare nella terra con calze e gonna.» commentò Basil.

Effettivamente era strano, guardandola in quel momento, immaginarla a giocare con fango e terra insieme ai fratelli: Rhona era perfettamente truccata, capelli in ordine e indossava una gonna corta aderente e un crop top con delle spalline molto fine, per non parlare poi delle scarpe a punta con il tacco vertiginoso (che la rendevano ancor più alta di quanto già non fosse, praticamente tanto quanto Basil).

«Non c’era molto da fare in Nord Africa, sai?» rispose lei scuotendo la testa esasperata.

«Sei africana?» domandò Flower.

«Per metà, mio padre è un mago inglese.»

«Non ci credo! Mia madre invece viene dalla Costa Rica.»

Le due iniziarono a farsi domande, incuriosite dalle origini dell’altra e Basil le osservò in silenzio senza sapere cosa dire: la sua famiglia totalmente inglese era terribilmente ordinaria confrontata a quelle delle ragazze.

 

 

* * *

 

 

Keira era ormai posizionata davanti al tavolo del buffet dall’inizio della festa con il piatto costantemente pieno, avendo saltato la cena lei e Rhona avevano subito approfittato del tavolo ricco di pietanze per abbuffarsi. Dopo aver mangiato l’ennesima fetta di pizza Rhona aveva annunciato che sarebbe andata a prendere da bere per entrambe, ma, una volta raggiunto il tavolo dei drink, aveva finito mettersi a chiacchierare con Flower e Basil e sembrava essersi dimenticata di aver promesso a Keira che le avrebbe portato da bere, ma la Corvonero non se n’era preoccupata particolarmente e aveva continuato a servirsi porzioni di patatine fritte (che erano molto probabilmente il cibo che preferiva in assoluto). Keira si era prese quel momento di solitudine per osservare i vari ospiti notando come, dal semplice abbigliamento, emergevano bene le personalità dei vari invitati. La ragazza si disse che probabilmente anche dal suo crop top con stampa colorata, dai suoi jeans a palazzo e dai fermagli a girasole che le decoravano le onde ramate si poteva capire qualcosa di lei. Rivolse un’occhiata al gruppetto al tavolo dei drink un po’ gelosa di come Flower stesse bene nel suo abitino bianco e di come Basil le sorridesse, ma si disse che in fondo sapeva che c’era anche la possibilità che il Grifondoro s’innamorasse di un’altra ragazza del Cercle. 

«Non credevo che Basil con una camicia potesse attirare l’attenzione di tante ragazze.» Keira si voltò incontrando gli occhi azzurri di Sebastian Macmillan «Dovrò chiedergli qual è il suo segreto.»

Anche Sebastian indossava una camicia e nell’insieme il suo outfit risultava sicuramente più elegante di quello di Basil, ma per Keira non era possibile fare alcun confronto, in fondo lei era di parte. Sebastian aveva già avuto qualche drink di troppo e stava girando per la festa come una trottola: aveva bevuto in compagnia delle compagne di Casa, poi aveva scambiato due parole con Basil riempiendo le ragazze che stavano con lui di complimenti e infine, prima di raggiungere Keira, aveva invitato Candy a sedersi per qualche minuto con lui ai tavolini a lume di candela, ma la ragazza lo aveva rifiutato dicendogli che lei non doveva essere conquistata e gli aveva caldamente suggerito di provare ad invitare le ragazze del Cercle.

«Come mai sei qui tutta sola?» domandò Sebastian visto che la Corvonero non gli rispose.

«Beh, sto cenando, evidentemente.» disse la giovane stringendosi nelle spalle «Non credevo fosse necessaria compagnia per questo.»

«A mio parere è più bello fare le cose in compagnia.» rivelò il Grifondoro «Soprattutto se la compagnia sono ragazzi interessanti.» le strizzò l’occhio.

Keira non seppe bene cosa rispondere e si disse che non sarebbe stato molto cortese fargli notare che l’unico ragazzo che trovasse interessante in quella stanza non era lui, non lo conosceva abbastanza per potergli rispondere in tal modo.

«Keira ti ho portato un drink analcolico alla fragola.» Rhona le comparve di fianco porgendole il bicchiere con un sorriso «Macmillan ti sei perso?»

Sebastian le rivolse un mezzo sorriso «Temo di sì, ma negli occhi della tua amica.»

Rhona gli rivolse un’occhiataccia e Keira si limitò a guardarlo sconvolta, conosceva la sua reputazione e il suo continuo passare di ragazza in ragazza, ma di certo non si aspettava tanta intraprendenza. Rhona fece per ribattere, pronta a tirare fuori le unghie, ma il ragazzo la fermò prima che potesse dire qualunque cosa.

«Riesco a capire quando non sono desiderato e perciò tolgo il disturbo, non voglio mettermi nei guai a una settimana dalla prima partita della stagione.» disse Sebastian e poi si avviò verso le compagne di Casa.

«Ti stava infastidendo? Appena l’ho visto parlare con te sono venuta di corsa.» domandò Rhona con tono apprensivo all’amica, ma Keira scosse la testa «Pensavo saresti venuta lì con noi, mi dispiace averti lasciata sola.»

«Beh, sai…» Keira non aveva mai rivelato a nessuno la sua cotta segreta sperando che prima o poi le passasse, perciò cercò di inventarsi una scusa plausibile «Non volevo disturbarvi, sembravate così presi…»

«Ma pensavo tu e Flower andaste d’accordo e poi Basil va d’accordo praticamente con chiunque, non ci avresti affatto disturbati.» osservò «Si può sapere cos’ha fatto Basil Myers per non piacerti?»

«Come scusa?»

«Beh ogni volta che è nei paraggi ti dilegui e non ci hai mai parlato in sei anni di scuola nonostante tutte le amicizie comuni che avete. E sai, è strano, perché tu sei gentile con tutti e non ti ho mai vista evitare qualcuno.»

«Basil non ha niente che non vada.» Keira distolse lo sguardo dall’amica «E non mi è mai sembrato di comportarmi in modo strano con lui.»

Rhona la guardò di sbieco, sicura che fosse una bugia e Keira intuì l’amica l’avesse capito, ma non domandò altro a riguardo.

«Piuttosto, hai sentito l’ultima novità del mondo del Quidditch?»

 

 

* * *

 

 

Era difficile non notare Selina Wilde ad una festa: sapeva valorizzare il suo fisico scegliendo l’abbigliamento più adatto, i capelli biondo miele ondulati le incorniciavano perfettamente il viso e abbinava rossetto e smalto in ogni occasione, ma non erano solamente questi i motivi per cui la ragazza non passava inosservata. Selina era quasi sempre l’anima della festa: sempre pronta a scatenarsi sulla pista da ballo (e probabilmente la migliore ballerina della stanza), disposta a invitare chiunque a ballare o a fare due chiacchiere pur di includere tutti e sempre l’ultima ad andare via. In quel momento si stava intrattenendo in una discussione accesa con Richard Nott, il suo più caro amico d’infanzia, a pochi passi dalla pista da ballo dove Ivy muoveva la testa a tempo di musica ferma sul posto, lanciando all’amica parecchie occhiate perché andasse a ballare con lei. Richard era sicuramente più contenuto della Grifondoro quando si trattava di feste, ma ciò non significava che non sapesse divertirsi, anzi, tra un bicchiere di Whiskey Incendiario e l’altro, invitava qualche ragazza a ballare o si limitava a divertirsi con gli amici. Richard, con la sua giacca di pelle di drago aperta rivelando un abbigliamento casual-elegant, sorseggiava del wiskey con un sorriso. 

«Ivy non potrebbe essere più ovvia di così.» commentò il ragazzo con un cenno della testa in direzione della bionda «Credo che, se entro qualche minuto non la raggiungi, verrà a prenderti di peso.»

Selina ridacchiò «Non credo riuscirà a spostarmi, sono io la Battitrice delle due.» Richard le rivolse un sorriso divertito «Ma sono sicura che ci proverebbe comunque.»

La musica vivace prese a rallentare e cominciò quello che sembrava essere un lento, Ivy lanciò un’occhiata eloquente a Richard e Selina e incrociò le braccia al petto.

«Non riesco a ignorare una donzella a cui manca un cavaliere.» disse Richard e buttò giù tutto d’un fiato il restante whiskey.

Il Serpeverde raggiunse Ivy invitandola a ballare, la ragazza lo ringraziò, ormai stufa di aspettare che qualcuno andasse a ballare con lei, Richard le posò una mano sul fianco e Ivy gli porse l’altra, che il ragazzo prese nella sua e i due iniziarono a ondeggiare sulla pista parlando del più e del meno. Selina si guardò intorno felice di avere finalmente la sua occasione per invitare qualcuno di più timido a scatenarsi con gli altri, notò Aster in piedi, sola in un angolo, e decise di invitarla. Non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi a lei che Basil prese la mano della sorella e la trascinò sulla pista ignorando le sue lamentele, ma Selina sorrise comunque nel notare quanto i due fossero legati. La Grifondoro notò Sebastian avvicinarsi per l’ennesima volta a Keira Rendall che però era in compagnia di Rhona Selwyn e, sapendo dell’antipatia che la Serpeverde provava per il compagno di Casa, si avvicinò a loro senza pensarci due volte.

«Ancora qui Macmillan?» borbottò esasperata Rhona stringendo pericolosamente il bicchiere tra le dita.

«Magari a forza d’insistere otterrò qualcosa.» rispose lui semplicemente.

«Errare è umano, perseverare è diabolico.» citò la Serpeverde rivolgendogli un sorriso che di cordiale non aveva proprio nulla «Perché non te ne vai e basta?»

«Ma signorine c’è un lento.» disse Sebastian «Che razza di gentiluomo sarei se non vi invitassi a ballare?»

«E da quando saresti un gentiluomo?» domandò Selina infilandosi nella discussione «Anche se con tutto il tempo che passi con Basil potresti aver imparato qualche cosa.»

Keira, che fino a quel momento aveva osservato la conversazione in silenzio, ridacchiò e Rhona sembrò calmarsi un po’.

«Per evitare qualunque tipo di litigio sono venuta ad invitare Keira a ballare.» spiegò la Grifondoro.

Keira la guardò sorpresa, la conosceva solamente di vista ed era sorpresa dal fatto che Selina conoscesse il suo nome.

«Ma è un lento…» mormorò la Corvonero.

«E allora?» disse Selina con un sorriso «Non vedo perché due ragazze non possano ballare insieme.»

Keira si sentì lusingata dalla proposta, ma allo stesso tempo non apprezzava che una sconosciuta si prendesse tutte queste confidenze, non si conoscevano nemmeno e c’erano dei limiti da rispettare.

«Non ho niente in contrario se due ragazze vogliono ballare insieme.» borbottò cercando di nascondere il leggero fastidio per l’intraprendenza di Selina «Ma credo rifiuterò entrambi gli inviti.» Keira guardò anche Sebastian facendogli capire che non aveva intenzione di ballare nemmeno con lui.

«Dato che sono un gentiluomo» disse Sebastian e Rhona e Selina alzarono gli occhi al cielo esasperate «Non posso non invitare anche te, Rhona.»

La Serpeverde spalancò gli occhi e poi, dopo un primo smarrimento, disse: «Non ho bevuto abbastanza per questo.» 

Rhona prese Keira sottobraccio e le due si spostarono sulla pista da ballo improvvisando un balletto che non aveva niente a che vedere con il lento che tutti stavano ballando. Selina sospirò e rivolse un’occhiata a Sebastian.

«Beh, dato che sono un gentiluomo-»

«Ora basta Bash, sta zitto e accompagnami sulla pista da ballo… sembra che io non abbia altra scelta che ripiegare su di te.»



* * *

 

Delle persone in quella stanza Elian riusciva a sopportarne veramente poche e tutte le altre o non le tollerava, oppure non gli importava abbastanza di loro da considerarle, per questo aveva deciso di andare a parlare con Thomas Miller, che era uno dei pochi con cui andasse veramente d’accordo.

«Devo dire che quel pianoforte è veramente bello, non so dove Candy l’abbia trovato, ma ammetto che mi piacerebbe averlo in dormitorio.» commentò Thomas guardando con ammirazione lo strumento che si suonava da solo sul piccolo palco occupato dalla piccola orchestra.

«Suoni il piano?» domandò Elian.

«Sì, tra una cosa e l’altra…»

«Credo che suonare il piano sia una delle poche cose per cui non ho perso la passione, oltre che per il giornalismo ovviamente.»

«Ah, lo suoni anche tu?»

Elian annuì e cambiò discorso bruscamente: «Piuttosto sono stupito di vederti qui.»

«Che intendi?» lo sguardo di Thomas si assottigliò come succedeva sempre quando qualcosa lo incuriosiva, in questo caso era particolarmente impaziente di scoprire che intendesse il Tassorosso.

Elian alzò le spalle con un mezzo ghigno «Mah, dico soltanto che non ti vedevo come un disperato in cerca d’amore.»

Thomas si irrigidì e rispose: «Infatti non lo sono.»

«Allora perché sei qui?»

«Daisy crede che io abbia bisogno di una ragazza, o di più vita sociale.» Thomas fece vagare lo sguardo nella stanza «E Candy non mi permette di ritirarmi, perciò… Tu invece hai stupito me, proprio non ti facevo tipo da queste cose.»

Elian fece un cenno con la mano come a dire che non lo era «Ero brillo, non è una gran storia. E poi la Rowle non è una delle mie persone preferite, mi godo solo il cibo gratis.»

Calò il silenzio tra i due, i ragazzi si guardavano intorno, senza sapere bene cosa dire, finché Elian non ruppe il silenzio: «Non ne posso più di questo baccano.» mormorò «Io esco a fumare un paio di sigarette, prendo un po’ d’aria.»

«D’accordo, a più tardi.»

Elian si avvicinò con nonchalance alla porta e si assicurò che Candy non lo vedesse uscire, non era sicuro la Corvonero sarebbe stata contenta della sua breve fuga (in fondo il Cercle era stato pensato appunto per socializzare) e non aveva alcuna voglia di sorbirsi le sue lamentele da vecchia cornacchia. Varcò la porta e iniziò a cercare il pacchetto di sigarette in tasca, camminò per un po’ fino a raggiungere un luogo aperto e si sedette poggiando la schiena al muro, poi estrasse una sigaretta e la poggiò tra le labbra, prese la bacchetta e la accese con la magia, che era molto più pratico che portarsi sempre dietro un accendino. Sputò fuori il fumo e osservò le strane volute che disegnava davanti a lui, un paio di sigarette e sarebbe tornato dentro, perciò decise di godersi quel momento di tranquillità più che poteva.

 

Thomas, dopo aver salutato Elian, si guardò intorno e notò Kurtz Blackburn seduto tutto solo in un angolo, perciò decise di andare a fargli un po’ di compagnia. Non si poteva dire che lui e Kurtz fossero grandi amici, forse nemmeno amici, ma frequentavano entrambi il Club di Scacchi ed erano nella squadra di Quidditch e nella stessa Casa, si poteva dire che si conoscevano bene, quindi Thomas si disse che gli avrebbe fatto piacere fare due chiacchiere con lui.

«Non sarebbe male avere una bella scacchiera ora, non credi?» gli domandò.

«Almeno animerebbe la mia serata.» commentò Kurtz facendogli cenno di sedersi.

«Anche la mia, credimi.» 

«Con tutte le attività a cui prendi parte credevo fossi un po’ più socievole di così, Thomas.» Kurtz gli rivolse un mezzo sorriso divertito.

«Non mi ritengo particolarmente socievole.» spiegò Thomas «E le feste non sono proprio il mio ambiente, preferisco rimanere nella mia stanza a leggere un libro.»

Kurtz si rese conto di come, nonostante passassero parecchio tempo insieme, non si conoscessero così bene, ma in fondo era anche normale: Thomas era un ragazzo riservato, mentre Kurtz non era il tipo da avere tanti amici, preferiva stare con quei pochi che aveva già o da solo.

Flower Rosier fece cenno a Thomas di raggiungerla dall’altra parte della stanza e Thomas rivolse uno sguardo a Kurtz.

«Ti dispiace se-» cominciò.

«Ah no, vai pure.» disse il giovane.

Thomas lo salutò e raggiunse l’amica lasciando Kurtz per conto suo.

«Allora Kurtz, cosa ne pensi?» 

Candy sorrise e posò due bicchieri sul tavolo sedendosi di fronte all’amico, Kurtz si era rifugiato ai tavolini scegliendo il più isolato di tutti per avere un po’ di privacy, gli ambienti troppo affollati non facevano proprio per lui, prese il bicchiere e prese un sorso.

«Cosa ne penso di cosa?» domandò il ragazzo confuso.

«Del Cercle ovviamente.» disse Candy come se fosse la cosa più ovvia del mondo «E del mio fantastico lavoro di decorazione, anche se non serve tu dica nulla, perché so che è tutto meraviglioso.»

Kurtz cercò di sorridere all’amica, ma non ci riuscì, era da quando aveva visto la lista che non era riuscito o togliersi un pensiero dalla testa, ma non aveva avuto la forza di chiedere chiarimenti.

«C’è qualcosa che non va?» chiese la bionda.

Nonostante Kurtz mostrasse a tutti la sua poker face migliore, Candy, Aster e Isabelle, le sue amiche più strette, riuscivano sempre a scorgere i minimi cambiamenti d’espressione dell’amico e Kurtz poteva provare a nascondere l’evidenza quanto voleva, loro capivano comunque cosa provasse davvero.

«Candy perché non hai preso Izzy? Mi avevi promesso che mi avresti aiutato a dichiararmi.» mormorò il ragazzo rivolgendo lo sguardo nel bicchiere «Ho accettato di partecipare a questa iniziativa solo per avere una possibilità con Isabelle e tu… me lo avevi promesso Candy.»

Il sorriso di Candy vacillò, nessuno la metteva in difficoltà o le faceva mancare le parole, mai, ma in quel preciso istante la ragazza avrebbe potuto anche avere un dizionario in mano, ma non avrebbe saputo comunque cosa dire. Kurtz non la guardava negli occhi, troppo ferito dalle azioni dell’amica e Candy avrebbe tanto voluto che la guardasse perché avrebbe potuto vedere dal suo sguardo quanto fosse dispiaciuta. Eppure era così semplice, Isabelle aveva una cotta per un altro, non c’era tanto altro da dire; Candy aveva provato in ogni modo a portare il discorso su Kurtz, ma Isabelle continuava a ripeterle che per lei era come un fratello e che non credeva tra loro due ci sarebbe potuto essere dell’altro, ma come faceva a dirlo a Kurtz?

«Lo so che te lo avevo promesso.» sussurrò la bionda dopo qualche minuto «E sai bene quanto odi infrangere le promesse.»

«Ma?» la incoraggiò il ragazzo riuscendo finalmente a guardarla negli occhi.

«Ma ho dovuto agire in questo modo.»

«Hai dovuto?» Kurtz faticò a trattenere la miriade di emozioni che provava in quel momento, il nervosismo in particolare tentava in tutti i modi di prevalere sulla razionalità del giovane.

«A Isabelle piace un altro.» borbottò Candy a volume così basso che Kurtz non fu sicuro di averlo sentito davvero «Mi dispiace Kurtz, davvero tanto.»

Candy lo strinse a sé e Kurtz la lasciò fare, troppo ferito e deluso per preoccuparsi di tutte le persone che avevano intorno.


 

* * *


 

Hawthorne era stato per quasi tutta la sera con Flower, ma, quando la cugina si era messa a chiacchierare con Thomas Miller e lui si era assentato per prendere da mangiare, aveva considerato che quella era l’occasione giusta per prendersi qualche minuto per stare per conto suo, così il Serpeverde, dopo essersi seduto a uno dei tavolini intimi nell’angolo, tirò fuori il suo libro e riprese la lettura dove l’aveva lasciata alla luce della candela che stava al centro del tavolino.

«Posso sedermi?»

Hawthorne staccò lo sguardo dal suo libretto e annuì in direzione di Elias Burke che si accomodò sulla sedia di fronte a lui.

«Che leggi?» domandò Elias all’amico.

«”L’Importanza di Chiamarsi Ernesto”, di Oscar Wilde.» rispose Hawthorne chiudendo il libro «È un’opera teatrale.»

Elias gli rivolse un’occhiata confusa «Ma non sei stato a vederla a teatro almeno dieci volte?»

«Sì, insieme a mia madre.»

«E perché lo rileggi?» Hawthorne alzò le spalle «Bah io questa tua fissa per il teatro non la capirò mai.» lanciò uno sguardo alla gente che ondeggiava sulla pista da ballo «Non so cosa darei per essere in Sala Comune davanti a una scacchiera.»

Hawthorne annuì «Le feste non fanno proprio per me.»

Elias gli rivolse un sorriso, entrambi erano sempre stati abituati a partecipare a eventi mondani, d’altronde era d’obbligo quando si faceva parte di una famiglia importante, ma nessuno dei due apprezzava particolarmente l’ambiente delle feste preferendo invece stare in compagnia di poche persone.

«Capitano, Hawthorne.» Richard Nott raggiunse il loro tavolo e, dopo aver rubato una sedia da un altro tavolo, si sedette con loro «Interrompo forse il vostro appuntamento romantico?»

Elias alzò gli occhi al cielo «Come mai sei qui? Hai già finito di danzare con le donzelle?»

«Ivy e Selina sono troppo scatenate per me, ho bisogno di una pausa.» rispose Richard «Manca solo una settimana alla prima partita.»

«Dobbiamo vincerla.» borbottò Elias e Hawthorne annuì, se c’era una cosa che i due non tolleravano era perdere, soprattutto a Quidditch.

«A proposito di questo,» esordì Richard «Ho un’idea per il prossimo allenamento…»

 

«Allora Millie, tiferai per Grifondoro alla partita?» domandò Basil con un grosso sorriso.

Millicent prese un sorso dal suo drink, lei e Karma stavano discutendo delle loro piante quando Basil si era presentato lì tenendo un braccio sulle spalle della sorella in modo protettivo.

«Aster tiferà per Serpeverde?» ribatté Millicent con un mezzo sorriso.

«Certo che no! Tiferai per tuo fratello, vero Aster?» Basil guardò allarmato la sorella. 

Aster rise «Certo che tiferò per te, scemo.»

Basil le scoccò un bacio sulla guancia e lei arrossì alzando giocosamente gli occhi al cielo, mentre Karma e Millicent li osservavano intenerite: se c’era una cosa che avevano sempre invidiato del rapporto che legava i fratelli Myers era lo smisurato affetto che provavano l’uno per l’altra e come non si facessero problemi a dimostrarlo.

«Vedi Basil?» osservò Millicent «Non posso tifare per te quando giochi contro Elias, devo tifare per mio fratello, o non me lo perdonerebbe mai.»

«Ma preferisci me, ovviamente. O sbaglio?» scherzò il Grifondoro.

«Basil non puoi chiederle questo!» esclamò Karma sconvolta, ma poi scoppiò a ridere insieme agli altri.

«A proposito di Elias, non lo vedo da un po’, che fine ha fatto?» domandò la bionda.

Karma indicò uno dei tavolini, dove Elias conversava con Hawthorne e Richard, e Millicent si scusò dicendo che doveva andare a prendere il suo caro fratello per un orecchio perché non le aveva concesso nemmeno un ballo.

 

«Elias Burke!» lo richiamò Millicent raggiungendo il tavolo a passo di marcia «Mi avevi promesso un ballo.»

Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei e sbuffò: «Ma Millie questa musica non è adatta.»

«Peggio per te.» rispose lei facendogli la linguaccia «Avresti potuto invitarmi prima, ci sono stati almeno tre lenti!»

«Millie lo sai che non mi piace ballare.» 

«Oh su Elias, non si rifiuta un ballo a una bella donzella.» ridacchiò Richard e Millie esibì un sorriso vittorioso «Forza vai ad accontentare la signorina.»

Elias si alzò svogliatamente e Millie lo prese per un braccio, pronta a trascinarlo sulla pista da ballo, Elias si voltò verso gli amici e disse: «Al prossimo allenamento farete cinque giri di corsa in più!»

«Ma io che c’entro?» domandò Hawthorne.

«Tu non fatto niente per salvarmi!» e detto ciò Elias venne trascinato via dalla sorella.

Hawthorne sbuffò e Richard ridacchiò e annunciò: «Io torno sulla pista da ballo. A più tardi.»

Hawthorne tornò a leggere il suo libro sperando che Flower non lo vedesse perché era sicuro che, come aveva fatto Millicent, sarebbe venuta a prenderlo e l’avrebbe trascinato via di peso.


 

* * *


 

Quando tutti gli ospiti sembravano essersi ben inseriti nell’ambiente del party Candy decise che era il momento opportuno per fare il suo annuncio, si assicurò che tutti fossero nella stanza e salì sul piccolo palchetto in cui aveva posto gli strumenti incantati, strinse la bacchetta di acacia tra le dita e con un movimento elegante fece smettere di suonare gli strumenti. La bacchetta della Corvonero poteva sembrare esageratamente lunga rispetto alla misera altezza della ragazza, eppure il signor Gervaise Ollivander II aveva affermato che una bacchetta di tredici pollici in legno d’acacia doveva essere estremamente adatta a lei se l’aveva scelta. Candy era rimasta affascinata e allo stesso tempo spiazzata quando l’uomo le aveva spiegato che la lunghezza della bacchetta non aveva a che fare solamente con l’altezza, ma anche con la personalità del possessore, inoltre le aveva rivelato che il legno d’acacia era raramente usato poiché produceva bacchette dal carattere difficile. Solamente alcuni anni dopo Candy aveva capito che solo una bacchetta così particolare e unica poteva andare bene per lei, non poteva essere altrimenti: una ragazza come lei poteva possedere soltanto una bacchetta altrettanto unica.

«Cari membri del Cercle,» esordì la giovane quando ebbe tutti gli occhi puntati addosso «Voglio innanzitutto ringraziarvi per aver partecipato al primo party del circolo e spero vi siate divertiti!» fece una pausa per poter osservare le espressioni degli studenti «Volevo annunciarvi che entro due settimane si terrà per tutti il primo appuntamento del Cercle! Siete già stati accoppiati a qualcuno, riceverete un gufo da me con le istruzioni nei prossimi giorni e perciò chiedo la vostra partecipazione: cercate di partecipare attivamente a tutte le attività e se qualcosa non va fatemelo sapere, è mio primo interesse che questa esperienza sia positiva per tutti! Non vi tedierò ulteriormente, tornate pure alla festa.» 

Candy rivolse un grosso sorriso ai suoi ospiti, con la bacchetta d’acacia incantò nuovamente gli strumenti e scese dal palchetto tornando a controllare i suoi ospiti.


 

* * *

* * *

* * *

 

Buon inizio settimana!

Innanzitutto mi scuso per il ritardo, pensavo di riuscire a pubblicare il capitolo tra sabato e domenica ma non sono riuscita ad ultimarlo :c

Finalmente entriamo nelle vere e proprie attività del Cercle e vediamo i nostri ragazzi interagire di più tra loro; spero siate soddisfatti del capitolo e della gestione del vostro OC, come sempre sono aperta a critiche, perciò non fatevi problemi a farmi sapere se qualcosa non va o è da migliorare!

Per quanto riguarda il prossimo capitolo ho una domanda per voi, molto semplice a dire il vero:

Serpeverde o Grifondoro?

Vi prego di mandarmi il vostro voto via messaggio privato qui su efp o su instagram se preferite: sarete voi a decidere il vincitore della prima partita di Quidditch e di conseguenza della Coppa del Quidditch, perciò scegliete con questa consapevolezza e sì, potete votare per la Casa del vostro OC. Piccolo appunto: il voto sarà unico per ogni autore, anche se nella storia avete due personaggi voi potrete votare una sola volta e quindi avrete un solo voto. Se qualcosa non vi fosse chiaro fatemi sapere c:

A presto,

fran x

P.S.: Ci tenevo a ringraziarvi per le recensioni: le leggo sempre tutte e mi fa molto piacere sapere cosa pensate dei capitoli; cerco sempre di lasciarvi una risposta, ma sappiate che anche se non vi rispondo ve ne sono molto grata e le vedo. Grazie a chi lascia un commento e a chi ha inserito la storia tra le seguite, preferite e/o ricordate <3

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Capitolo 5
*** Grifondoro vs Serpeverde ***


Grifondoro vs Serpeverde

 

Aster, che come sempre era arrivata presto alla colazione, stava mescolando il suo the al gelsomino quando Millicent la raggiunse.

«Allora sei pronta per la partita?» domandò Millicent mentre si sedeva con un grosso sorriso.

«Non quanto te, questo è certo.» mormorò Aster ridacchiando.

Millicent, quella fredda mattina di inizio novembre, indossava un maglioncino verde menta e si era truccata in modo impeccabile, usando i colori della casa del fratello.

«Ho una palette di ombretti molto colorata, devo sfruttare tutte le occasioni per poter usare ogni colore.» rispose Millicent versandosi del succo di zucca «E poi così posso dimostrare il mio supporto ad Elias.»

Aster scosse la testa con un sorriso e scostò dal viso una ciocca di capelli castani che era uscita dalla treccia scompigliata che aveva fatto in fretta e furia quella mattina. Osservò la compagna di casa mentre si serviva delle pancake con gocce di cioccolato soffermandosi sul modo ordinato in cui i capelli le ricadevano sulle spalle, sull’ombretto verde e l’eyeliner argentato e sul portamento composto da nobildonna della ragazza: se c’era una cosa di cui era sempre stata consapevole erano le profonde differenze che lei e Millicent avevano, in particolare a livello estetico. 

«Perché mi guardi così?» domandò Millicent quando si accorse di essere osservata.

«Ero persa nei miei pensieri.» borbottò Aster abbassando lo sguardo sulla tazza che teneva tra le mani.

«Ammettilo, sei rimasta ammaliata dal mio splendido trucco!» esclamò Millicent con un largo sorriso.

«Certamente Millie.»


 

* * *

 

Karma arrivò correndo alla Sala Grande quella mattina: non che si fosse alzata tardi, anzi, si era svegliata molto presto per potersi preparare e per godersi i suoi venti minuti di yoga mattutini, ma, essendo uscita dal castello per prendere un po’ d’aria fresca, era arrivata alle serre e senza rendersene conto era rimasta ad ammirare un germoglio di artemisia molto a lungo. Solo quando aveva sentito il rintoccò della Torre dell’Orologio si era resa conto di quanto tardi fosse e perciò aveva iniziato a correre verso la Sala Grande per intercettare Basil prima della partita. Karma entrò nell’enorme stanza ansimando e, una volta individuato il piccolo gruppo di Grifondoro che scherzava e rideva, li raggiunse in fretta.

«B…Basi…Basil.» mormorò la Tassorosso faticando a riprendere fiato.

Ivy si spostò lasciandole posto per sedersi e picchiettò con la mano sulla panca in legno, Karma si lasciò cadere poco elegantemente tra Ivy e Sebastian e tentò di recuperare il respiro.

«Si può sapere che ti è successo, Karma?» domandò Basil con tono preoccupato.

«Ho corso fino a qui dalle serre… Volevo farti gli auguri per la partita, ma non ero sicura fossi ancora a colazione.» spiegò la giovane quando ebbe ripreso a respirare normalmente «Stavo contemplando una piantina di artemisia e ho perso la cognizione del tempo.»

Basil le rivolse un sorriso «Questo è proprio da te.»

«In effetti hai fatto bene a correre.» si intromise Selina «Il Capitano ci starà già aspettando sul campo, è meglio andare.» Selina si alzò «Venite?»

Sebastian annuì e si alzò a sua volta «A più tardi Ivy.» borbottò «Karma.»

Selina rivolse uno sguardo interrogativo a Basil.

«Vi raggiungo dopo, voi andate.» mormorò.

Selina li salutò e lei e Sebastian uscirono dalla Sala Grande, Basil disse a Karma che l’avrebbe accompagnata al suo tavolo e Ivy rivolse loro uno sguardo ferito dicendo: «Quindi mi lasciate da sola?» 

Karma le rivolse uno sguardo di scuse e Basil le sorrise, dicendo che si sarebbero visti più tardi e insieme si avviarono verso il tavolo dei Tassorosso, dov’erano sedute Millicent e Aster. 

«Buongiorno signorine.» le salutò Basil mentre Karma si accomodava affianco a Millicent.

«Sei di ottimo umore questa mattina Basil.» osservò la bionda «Non illuderti troppo, i Serpeverde vi daranno del filo da torcere, ne sono certa.»

Basil alzò gli occhi al cielo «Bel trucco Millie, ma se fosse rosso e oro sarebbe molto più carino.» poggiò la sua sciarpa di Grifondoro sulle spalle della sorella «Almeno ho la mia sorellina e Karma a sostenermi.»

Aster gli rivolse un sorriso affettuoso e si sistemò la sciarpa attorno al collo «Dove sono gli occhiali?» Basil estrasse i suoi occhiali da Quidditch dalla tasca «Mh, bene, stai attento però.»

«Tranquilla sorellina, non posso rovinarmi il faccino ora che sono nel Cercle, Candy non me lo perdonerebbe mai.» le ragazze risero «Ora però devo proprio andare o il Capitano mi butterà fuori dalla squadra.»

Le ragazze gli sorrisero e gli augurarono buona fortuna, per poi osservarlo camminare con calma fuori dalla Sala Grande.

 


* * *

 

 

«Thomas non fare il drammatico, nel peggiore dei casi verremo colpite da un bolide, niente di cui preoccuparsi.» mormorò Adele Miller con un gesto annoiato della mano.

Thomas stava accompagnando Adele e Daisy al campo da Quidditch per la partita che si sarebbe svolta quella domenica e, da bravo fratello maggiore, aveva fatto almeno un milione di raccomandazioni alle due, come se fosse la prima volta che salivano su una scopa.

«Colpita da un bolide? Potresti anche cadere dalla scopa Adele e-» mormorò Thomas con il suo tono autoritario.

«Ma non succederà.» lo interruppe Daisy con un sorriso «Sei carino a preoccuparti, ma abbiamo degli ottimi battitori e inoltre io e Adele sappiamo badare a noi stesse.»

Thomas le rivolse un’occhiata severa e Daisy alzò gli occhi al cielo con un sorriso.

«In ogni caso non vi voglio vedere in infermeria, d’accordo?»

«Certo nonno!» risposero in coro Daisy e Adele facendo sbuffare Thomas rumorosamente.

 

«Io proprio non capisco perché non abbiano fatto un sentiero in pietra o qualcosa di simile per raggiungere il campo da Quidditch.» mormorò Candy contrariata «È stato sicuramente un uomo a occuparsene, una donna ci avrebbe pensato sicuramente.»

Isabelle Burke rise guardando di sfuggita l’abbigliamento dell’amica che le camminava affianco.

«Sai nessuno si aspettava che qualcuno volesse raggiungere il campo con tacchi e abiti eleganti.» 

Candy si fermò di colpo borbottando qualcosa di incomprensibile e, dopo aver estratto la bacchetta dalla tasca interna del cappotto, la puntò verso i suoi stivaletti per fargli un incanto scaccia-fango. 

«Ah, molto meglio!» esclamò poi sollevata «Che stavi dicendo Izzy?»

«Dicevo che non possiamo perdere contro le Serpi.» disse la Grifondoro «Abbiamo provato dei nuovi schemi in allenamento, se riusciamo a fare la Parkin’s Pincer come si deve abbiamo la vittoria in tasca.» Isabelle rivolse uno sguardo interrogativo verso Kurtz, che camminava poco più indietro rispetto a loro e non aveva ancora detto una parola «Kurtz?» il ragazzo alzò lo sguardo da terra «Che succede?»

Kurtz faticò a nascondere lo sguardo cupo e rispose che era solo perso nei suoi pensieri.

«Sei sicuro vada tutto bene?» insistette Isabelle e Kurtz annuì «Non è che Candy ti ha accoppiato con qualcuna ma non sta andando bene?»

Kurtz rivolse un’occhiata a Candy in cerca d’aiuto e la bionda si schiarì la gola, pronta a intervenire.

«Izzy mi offende tu creda non sia in grado di controllare perfettamente ciò che riguarda il Cercle.» mormorò rivolgendole un’occhiata fintamente altezzosa «E poi nessuno sa ancora niente degli appuntamenti.» 

«Oooh e con chi hai accoppiato Kurtz? Sono curiosa!» 

Anche Kurtz sembrò incuriosito dalla cosa, ma non disse nulla e si limitò a guardare l’amica Corvonero in attesa.

«Ah no, questo è top secret.» disse Candy «Comunque che dicevi? Parkin’s Pincer*?» Isabelle annuì «Si tratta di quell’azione dove due cacciatori stringono quello avversario cosicché il terzo possa prendere la Pluffa?»

Kurtz e Isabelle spalancarono occhi e bocca, sconvolti.

«Come sai cos’è una Parkin’s Pincer?» domandò Kurtz confuso «Pensavo che trovassi noioso il Quidditch.»

Candy alzò le spalle «È così, ma ciò non significa che non ascolti quando ne parlate.» spiegò «E poi ogni conoscenza si rivela utile, prima o poi.» e strizzò loro l’occhio.

 

«Secondo me Daisy ha fatto più che bene a mandare il modulo per te.» intervenne Adele «Sarebbe anche ora che ti trovassi una ragazza, fratellone!»

Thomas sbuffò per l’ennesima volta e mormorò: «Come se avessi del tempo da dedicare a una ragazza, sono impegnato e poi non mi interessa.»

«Beh puoi mollare qualcosa.» considerò Daisy poggiando l’indice sul mento mentre rifletteva «Il posto da Prefetto non lo puoi lasciare ormai l’anno è cominciato…»

«Nemmeno il posto in squadra, sarebbe scorretto nei confronti dei tuoi compagni.» aggiunse Adele.

«Potresti lasciare il Club di Scacchi.» disse Daisy «In fondo puoi giocare a scacchi quando ti pare.»

«Oppure il Giornaletto.» borbottò Adele «O il posto in infermeria, hanno davvero bisogno di te?»

«Oppure voi due potreste farvi gli affari vostri, una volta tanto.» sbottò Thomas, che ormai ne aveva abbastanza «Basta sapersi organizzare, posso continuare a fare tutte queste cose senza problemi.»

«E come farai con la ragazza?» domandò Adele.

«Non c’è nessuna ragazza.» sbuffò Thomas spazientito.

Le due ragazze si guardarono con un sorriso furbo «Per adesso.» mormorarono insieme.

Thomas fece per ribattere, ma Adele intravide Candy, Isabelle e Kurtz davanti a loro e propose di raggiungerli, così Daisy prese Thomas per un braccio e lo trascinò verso il terzetto davanti a loro.

 

 

* * *

 

 

«Buongiorno cugino!» lo salutò Flower raggiante.

Hawthorne, che era poggiato al muro di fianco alla porta dello spogliatoio, si raddrizzò e salutò la cugina con un cenno della mano. Flower si era assicurata, il giorno precedente, che Hawthorne la aspettasse fuori dagli spogliatoi prima della partita per augurargli buona fortuna, ormai era diventata una specie di tradizione e la Corvonero ci teneva a mantenerla. Hawthorne indossava già la divisa verde-argento ed era stato uno dei primi ad arrivare al campo, perciò i due avevano molto tempo per parlare prima della partita.

«Non ti ho mai visto indossare colori così accesi.» commentò il Serpeverde rivolgendo un’occhiata alla cugina, Flower era infatti solita indossare colori neutri e poco appariscenti «Non mi convince molto questo nuovo look.»

Flower sistemò la sciarpa e il basco (da cui non si separava mai durante l’inverno) che aveva magicamente fatto diventare verdi quella mattina: «Hey! Ho tinto di verde il mio amatissimo basco per supportarti, mostra un po’ di gratitudine.»

Hawthorne alzò le mani in segno di resa: «Apprezzo lo sforzo, davvero.»

«Allora, Musone, sei pronto a vincere la partita?» domandò Flower con un sorriso incoraggiante.

Hawthorne sbuffò sonoramente: «Smetterai mai di chiamarmi così?»

«No, mai.» 

Flower gli fece un buffetto affettuoso sul braccio e Hawthorne le rivolse un mezzo sorriso, cosa estremamente rara da parte sua, non era un ragazzo che sorrideva spesso, se non alle persone a lui più care. Rhona arrivò agli spogliatoi e salutò allegramente i due, Hawthorne le fece un cenno e Flower le augurò buona fortuna.

«Haw, conosci bene Rhona?» domandò Flower fissandolo intensamente.

«Abbastanza, perché?» Hawthorne la squadrò, sicuro che stesse tramando qualcosa.

«Beh è carina e veramente simpatica.» mormorò Flower «Mi sembra una che sa il fatto suo.»

«È una ragazza abbastanza determinata, sì.» Hawthorne si strinse nelle spalle «Posso sapere che stai tramando?»

Flower fece un cenno con la mano «Non tramo nulla, dico solo che è una ragazza interessante.» spiegò «E non è impossibile che finiate ad un appuntamento insieme, volevo solo sapere cosa ne pensassi.»

«Flo, sono nel Cerle solo perché tu mi hai costretto.» le ricordò alzando gli occhi al cielo «Le tue amiche credono che tu abbia bisogno di un ragazzo.»

«Io non ho bisogno di un ragazzo!» si lamentò lei «Sto benissimo da sola.»

«Nemmeno io ho bisogno di una ragazza.»

«Secondo me un po’ di affetto non ti farebbe male, magari saresti meno Musone.»

Flower gli fece la linguaccia e Hawthorne sospirò esasperato, non valeva la pena mettersi a discutere con Flower, tanto l’avrebbe avuta sempre vinta.

 

 

* * *

 

 

Quando le squadre salirono sulle scope dagli spalti si elevarono delle grida d’incitamento verso la squadra del cuore, i capitani si strinsero la mano e l’arbitro fischiò.

«Macmillan, prende la Pluffa, evita Nott e vola verso il Portiere verde-argento.» disse il commentatore non appena Sebastian afferrò la pluffa.

Sebastian sfrecciava veloce verso gli anelli, un Bolide gli passò pericolosamente vicino, ma Selina sbucò dal nulla e lo colpì forte verso il lato opposto del campo. Sebastian raggiunse le porte e tentò una finta, ma Elias Burke riuscì a parare il colpo e lanciò la Pluffa verso Rhona, che, non appena la prese, volò a tutta velocità verso le porte di Grifondoro.

«Selwyn passa la Pluffa a Maximoff. Maximoff finge un passaggio verso Nott, ma tira in porta. Maximoff segna, dieci punti a Serpeverde!»

Isabelle Burke passò di fianco a Selina molto velocemente, ma la ragazza giurò di averla sentita imprecare. Selina scrutò il campo con attenzione: Hawthorne Rosier volava verso Rhona, una mano teneva fermamente la scopa, mentre l’altra era protesa avanti, mazza ben stretta tra le dita. Rhona, con la Pluffa in mano, non si accorse del Bolide che stava sfrecciando verso di lei, ma Hawthorne le si parò davanti appena in tempo.

«Rosier colpisce un Bolide e risparmia a Selwyn una bella botta.»

La partita proseguì con moltissimi tentativi di segnare, ma pochi ebbero successo. Serpeverde aveva segnato tre volte, due Richard e una Ivan Maximoff, mentre Grifondoro due, una volta grazie a Sebastian e l’altra grazie alla Cacciatrice più piccola della squadra, Adele Miller.

«Nott passa la Pluffa a Selwyn. Selwyn si dirige a tutta velocità verso gli anelli.» annunciò il commentatore «Macmillan colpisce Selwyn con una spallata e le ruba la Pluffa.»

Quando Sebastian colpì Rhona e le fece perdere la presa sulla Pluffa la sentì imprecare, si voltò verso di lei con aria di superiorità e le fece la linguaccia, però non si accorse di star andando a massima velocità contro il loro Portiere, Artemis Rosier. Sebastian colpì Artemis così forte da farla cadere dalla scopa e si fermò di colpo guardandola cadere verso il suolo. Basil, che era vicino agli anelli perché aveva adocchiato un Bolide avvicinarsi pericolosamente al Portiere, si lanciò in picchiata per prendere la ragazza e il Bolide colpì Sebastian sul braccio con cui lanciava. Basil prese Artemis in aria e la riportò alla sua scopa, ma la ragazza rimase scombussolata per il resto della partita, permettendo ai Serpeverde di segnare più volte del previsto.

«Macmillan viene colpito da un Bolide e perde la Pluffa. Selwyn prende la Pluffa e segna, dieci punti a Serpeverde!» 

Il piccolo incidente rese Artemis meno efficace in porta, ma la ragazza rifiutò il cambio e continuò a giocare facendo del suo meglio. I Serpeverde segnarono ancora, ancora e ancora, i Cacciatori di Grifondoro, Isabelle Burke in particolare, tentarono in tutti i modi di aiutare Artemis a proteggere la porta e così non segnarono tante altre volte. I Grifondoro, indietro di dodici goal, erano completamente disperati e il loro capitano (che si era rotto una gamba al primo allenamento, ma che gridava così forte dagli spalti che fu impossibile non sentirlo) prese a strillare contro alla Cercatrice affinché prendesse il Boccino il prima possibile. Isabelle Burke segnò miracolosamente e al capitano rosso-oro tornò la speranza, ma poi successe il miracolo.

«Reed ha preso il Boccino! Grifondoro vince centottanta a centocinquanta!» annunciò il commentatore tra le urla della folla.



* * *

 

Elian O’moore aveva chiesto con insistenza di potersi occupare dell’articolo sulla partita di Quidditch di quel giorno, era certo che avrebbe avuto molte cose interessanti da dire e da trattare e inoltre la competitività tra i membri della casa di Godric e quella di Salazar (che si portava avanti ormai dalla fondazione di Hogwarts) portava sempre la tensione alle stelle. Bussò alla porta degli spogliatoi maschili verde-argento con blocco per gli appunti e piuma stretti tra le dita e attese che qualcuno gli aprisse la porta con impazienza. Richard Nott aprì la porta vestito per metà tenendo la maglia in mano, probabilmente in procinto di indossarla e lo squadrò aspettando che il Tassorosso parlasse. 

«Sono qui per il Giornaletto.» spiegò con il tono più professionale ed educato che possedeva «Volevo farvi qualche domanda riguardo la partita.»

Richard lo squadrò mentre incantava il blocco degli appunti affinché gli fluttuasse di fianco e poi poggiò la Penna Prendiappunti in equilibrio sulla pergamena, cosicché segnasse tutto quello che veniva detto.

«Hai sbagliato spogliatoio.» rispose Richard con tono scocciato e gli chiuse la porta in faccia.

Elian bloccò la porta col piede e rivolse un ghigno, che doveva essere un sorriso educato probabilmente, al Serpeverde.

«Non ho sbagliato spogliatoio.» sibilò.

Elias Burke spuntò davanti alla porta e rivolse un’occhiata a Richard affinché gli spiegasse la situazione, quest’ultimo però si limito ad alzare gli occhi al cielo e ad aprire nuovamente la porta.

«Vorrei che rispondeste ad alcune domande sulla partita.» ripeté Elian all’ultimo arrivato.

«Spogliatoio sbagliato.» sbottò Elias «Se non l’avessi notato abbiamo perso.»

«I Grifondoro saranno felici di vantarsi della loro vittoria.» borbottò Richard in aggiunta.

«Ripeto, per l’ultima volta: non ho sbagliato. I Grinfondoro sono quasi tutti in infermeria, li raggiungerò più tardi.» ribatté il Tassorosso con tono professionale, o almeno ci provò «Risponderete alle mie domande oppure no?»

Elias sbuffò, non aveva alcuna voglia di parlare della partita persa, ma era abbastanza sicuro che se non avesse risposto affermativamente il Tassorosso non li avrebbe lasciati in pace.

«Sentiamo queste domande allora.» accettò il capitano mentre alzava visibilmente gli occhi al cielo.

«Qualche commento a caldo sulla partita?» chiese Elian e la Penna Prendiappunti sfrecciò sulla pergamena.

«No comment.» mormorarono Elias e Richard all’unisono.

«Serpeverde era davvero in forma durante il match, qualcosa da dire sugli allenamenti?»

«Duri.» mormorò Richard beccandosi un’occhiataccia dal suo capitano.

«Inutili.» sputò fuori Elias sentendo il sangue ribollire nelle vene.

«In effetti considerando il pessimo tentativo di Nott e Maximoff di eseguire quel Passaggio di Porskoff* si può dire che gli allenamenti non siano stati del tutto efficienti. Avete qualcosa da dire a riguardo?»

Richard aggrottò la fronte infastidito dalla critica «Come scusa?» disse cercando di mantenere la calma.

«Per sperare in una carriera nel mondo del Quidditch ci vuole più tecnica e sicuramente più allenamento. Il Porskoff non era stato assimilato bene o non sarebbe stato un fallimento.» spiegò Elian con calma mentre osservava Richard stringere i pugni «Selwyn ha dato del suo meglio oggi, anche se ha rischiato grosso con il Wollongong Shimmy*, se voleva impressionare Macmillan e farlo cadere dalla scopa non è riuscita tanto bene nel suo intento.»

«Spero che cada tu, dalla scopa, insensibile-» intervenne Rhona, che era appena uscita dallo spogliatoio femminile.

«Ora basta.» mormorò Elias stufo «Sei qui per intervistarci o per criticare tutte le nostre azioni?»

«Chiedo scusa.» ribatté Elian «State pensando di buttare fuori la vostra Cercatrice Celia Murphy dopo la pessima performance?»


 

* * *


 

Keira aveva seguito la partita con estremo interesse: le era sempre piaciuto moltissimo il Quidditch, non che potesse non piacerle, suo padre giocava come Cacciatore per Montrose Magpies mentre, sua madre, ricopriva lo stesso ruolo nelle Holyhead Harpies e tutti e tre i suoi fratelli maggiori amavano tanto quanto i genitori questo sport. In quel momento Keira era appena scesa dalle tribune e stava raggiungendo gli spogliatoi per complimentarsi con Rhona della splendida partita, ma soprattutto per cercare di tirarle su il morale visto che avevano perso. La Corvonero raggiunse con calma gli spogliatoi, si strinse nella sua giacca quando un alito di vento le solleticò il collo e prese ad osservare gli studenti che tornavano verso il castello per il pranzo.

«Basil, Basil!»

Keira, sentito il nome, focalizzò la sua attenzione sulla fonte della voce: una ragazza molto carina, che indossava un vestitino corto ed era truccata con i colori di Grifondoro, stava rincorrendo Basil Myers lungo la strada. Basil, non appena si era conclusa la partita, era corso in infermeria sorreggendo Artemis Rosier, che si reggeva a fatica in piedi e perciò stava tornando al campo di Quidditch per farsi la doccia in spogliatoio e recuperare le sue cose. Il ragazzo si fermò di colpo e attese che la ragazza lo raggiungesse e Keira, senza rendersene conto, si avvicinò discretamente ai due ragazzi e tese le orecchie.

«Sei stato brillante oggi!» lo lusingò la ragazza, che per Keira sbatteva troppo le sue stupide ciglia finte «E poi quando hai salvato Artemis, oh, per Godric, un vero eroe!»

Che gatta morta pensò Keira imponendosi di farsi gli affari suoi, non riuscì però a reprimere la curiosità (e soprattutto la gelosia) e continuò a seguire la conversazione sbuffando ogni due secondi.

«Ho sempre voluto imparare a giocare a Quidditch.» mormorò la ragazza con un grosso sorriso «Non è che potresti darmi qualche lezione privata?»

Keira spalancò la bocca, quanto sfacciata e ovvia poteva essere quella ragazza? Sperò con tutto il cuore che Basil rifiutasse o le ridesse in faccia, ma il ragazzo si grattò la nuca imbarazzato e rimase in silenzio.

«Uhm, a dire il vero sono un po’ impegnato ultimamente.» mormorò dopo una breve pausa di riflessione «Se proprio t’interessa sono sicuro qualcuno della squadra sarà felice di darti qualche dritta… posso chiedere se ti va.»

La ragazza gli rivolse uno sguardo deluso e Keira non riuscì a reprimere un grosso sorriso: davvero Basil non si rendeva conto di ciò che la ragazza intendesse o cercava solo di rifiutarla gentilmente? Non le importò molto saperlo, il solo pensiero che Basil non sarebbe uscito con quella ragazza le mise il buonumore e si allontanò dai due tornando vicino agli spogliatoi.

«O’MOORE FUORI DI QUI. SUBITO.»

La voce di Elias Burke le giunse alle orecchie da dentro gli spogliatoi e qualche secondo dopo Elian O’moore uscì dalla porta con un sorrisetto soddisfatto mormorando tra sé e sé quanto Elias fosse scontroso. Subito dopo di lui Rhona Selwyn sbatté la porta degli spogliatoi e, quando la vide, la raggiunse pestando i piedi a terra.

«Ehm, ciao… che succede con O’moore?» domandò Keira facendo un passo indietro per paura che l’amica potesse assalirla.

«Si diverte a rigirare il coltello nella piaga, quello stronzo.» spiegò Rhona a denti stretti «Io li odio i giornalisti, è ufficiale.»

«I complimenti è meglio se non te li faccio quindi…»

«Per cosa? Abbiamo perso, ci siamo allenati così tanto per perdere!»

Keira capì che era meglio non parlare della partita e perciò decise di domandare all’amica se avesse ricevuto le informazioni per l’appuntamento del Cercle.

«No, ancora nulla.» borbottò «Perché?»

«Hai presente Thomas, Thomas Miller?» Rhona annuì «Assilla Candy dalla festa per sapere con chi andrà al primo appuntamento, per prepararsi psicologicamente o qualche cosa di simile, e ieri lei gli ha detto che avrebbe fatto avere a tutti le informazioni oggi, dopo la partita.» Keira abbassò lo sguardo «Sono curiosa e preoccupata al tempo stesso per questo appuntamento…»

«Secondo me ti preoccupi per niente, oltre a Macmillan nel Cercle mi sembrano quasi tutti bravi ragazzi.» mormorò Rhona scrollando le spalle.

«E se Candy ti avesse messa in coppia con Macmillan?» 

Rhona quasi si strozzò con la sua stessa saliva: «Porco Salazar, non ci avevo pensato. Candy e io siamo amiche, no? Non mi farebbe mai una cosa del genere, vero?» 

Keira scoppiò a ridere quando l’amica cercò conferma sul suo viso «Dai Rhona, stavo solo scherzando.» l’amica alzò gli occhi al cielo «Sono sicura uscirai con un ragazzo apposto, ma se, sfortunatamente, dovessi uscire con Sebastian, cerca solo di non ucciderlo, non credo di riuscire a farti scappare da Azkaban.»

«Se Candy mi ha messa in coppia con Macmillan avrò un altro motivo per ubriacarmi stasera.»


 

* * *

 

«AHIA! Vacci piano con quella bacchetta!» guaì Sebastian scostando il braccio bruscamente.

Thomas alzò gli occhi al cielo spazientito, ma evitò di commentare, avvicinò nuovamente il braccio di Sebastian e ci poggiò sopra la bacchetta mentre mormorava la formula.

«AHI, AHI, FERMO!» Sebastian scostò il braccio bruscamente e si tenne la spalla con la mano.

Thomas sbuffò spazientito e incrociò le braccia con fare perentorio: «Te lo ripeto un’ultima volta Macmillan, hai una microfrattura che si può sistemare con una semplice formuletta, ma devi stare fermo.» spiegò con tono annoiato, ormai era la decima volta almeno che glielo ripeteva «Altrimenti posso lasciarti qui tutta la notte alle cure di Miss McCall, ma dovrai prendere dell’Ossofast e delle bevande all’essenza di dittamo e pozione soporifera. Il dolore, comunque,  non è lontanamente paragonabile a questo.»

Sebastian strinse a sé la spalla che bruciava da impazzire e rivolse un’occhiataccia a Thomas, passare la notte in infermeria e dover prendere l’Ossofast non lo entusiasmava per niente, l’aveva provato una volta e quella gli era bastata.

«Va bene, starò fermo.» bofonchiò contrariato lasciando la spalla a Thomas.

Thomas sospirò, gli rivolse un cenno e poggiò la bacchetta sulla spalla, pronto a risolvere la questione una volta per tutte, ma Sebastian si mosse nuovamente.

«Cosa non hai capito di: devi stare fermo?» domandò esasperato.

Aveva visto ogni tipo di paziente in infermeria in tutti quegli anni, ma trovava assurdo che per una cosa così banale servisse fare tutto quel dramma, capiva bene che faceva male, ma un minimo di sopportazione sarebbe stata gradita.

«Ci sto provando, lo giuro.» mormorò Sebastian sulla difensiva «Ma fa troppo male.»

«Beh è ovvio, hai continuato a giocare anche dopo esserti fatto male.» 

I due ragazzi si voltarono per scorgere Selina e Ivy, che erano appena entrate nella stanza.

«Te lo avremo ripetuto un milione di volte che quando ti fai male devi fermarti.» continuò Selina.

Sebastian sbuffò e Thomas aggiunse: «Beh, ha ragione.»

«Fa male, non riesco a stare fermo.» ripeté Sebastian.

Ivy gli rivolse un sorriso, si tolse il cappottino estraendo dalla tasca la bacchetta di salice e la puntò contro l’amico.

«Lo faccio per il tuo bene Bash, non te la prendere.» disse «Petrificus totalus!»

«Ottima mossa Ivy!» Selina le fece un buffetto sul braccio «Finalmente chiuderà il becco e lascerà Miller lavorare.»

«Grazie.» borbottò Thomas mentre cercava di mettere la spalla di Sebastian nella posizione ottimale «Miss McCall non vuole che si usino fatture sui pazienti, mi hai fatto un gran favore.» Ivy alzò le spalle con un sorriso «Epismendo.»

Quando Thomas ebbe finito di sistemare la spalla di Sebastian mormorò un Finite Incantatem e il ragazzo tornò a muoversi pian piano.

«Ivy!» la richiamò ferito «Come hai potuto tradirmi? Proprio tu, tra tutti!»

«Su, non fare il drammatico.» borbottò Selina «Artemis sta peggio di te.» aggiunse indicando con un cenno la ragazza che dormiva beata su una branda lì di fianco.


 

* * *

 

*Parkin’s Pincer: è praticamente come l’ha spiegata Candy, due Cacciatori stringono ai lati quello avversario mentre il terzo si scaglia sull’avversario per rubargli la Pluffa.

*Passaggio di Porskoff: il Cacciatore che ha la Pluffa vola verso l’alto fingendo di segnare, poi scaglia la Pluffa in basso a un compagno di squadra, che grazie alla finta è libero. Per questa manovra il tempismo deve essere perfetto.

*Wollongong Shimmy: manovra eseguita dal Cacciatore, è un movimento a zigzag ad elevata velocità per seminare i Cacciatori avversari.

 

Riferimenti presi da ‘Il Quidditch Attraverso i Secoli’.


 

* * *

* * *

* * *

 

Salve a tutti!

Lo so, ci ho messo moltissimo a scrivere questo capitolo e fa pure schifo, alcuni OC compaiono molto brevemente, me ne rendo conto, ma non è stato semplicissimo inserirli tutti visto che si tratta di un capitolo incentrato sul Quidditch, ma spero sia comunque di vostro gradimento.

Contro ogni mia previsione Grifondoro ha ottenuto più voti di Serpeverde, ma, essendo la differenza  di un solo voto, ho voluto permettere comunque alle nostre Serpi di ottenere un punteggio più che buono.

La domanda di questo capitolo (ebbene sì, ho una domanda per voi): 

Come si comporta il vostro OC a un appuntamento?

E per concludere ecco dei piccoli appunti (che forse non interessano a nessuno xD) sui membri delle squadre nominati: 

  • ho utilizzato alcuni degli OC scartati per occupare i posti liberi nelle squadre
  • Artemis Rosier non è parente di Flower e Hawthorne, è infatti una natababbana di origini anglo-australiane
  • Isabelle Burke non è parente di Elias e Millicent (per questa storia ho ottenuto così tanti cognomi uguali che non potete nemmeno immaginare xD)
  • Daisy Reed è stata spostata da battitrice a cercatrice dato che la squadra aveva già i due battitori
  • Adele Miller è la sorellina minore di Thomas
  • Il capitano rosso-oro è infortunato perché nessuno voleva il ruolo (ma se a qualcuno interessasse fatemi sapere), vedrò se assegnarlo a uno dei nostri ragazzi per le prossime partite
  • anche per le altre squadre di Quidditch utilizzerò gli OC scartati, se possibile, e potrei modificare i loro ruoli, se necessario

Credo questo sia tutto, anche perché altrimenti questo angolo autrice diventa più lungo del capitolo stesso xD

A presto,

fran x

P.S.: comunque, giusto per farvi capire quanto io sia eccitata per gli appuntamenti, ho già preparato le combinazioni dal primo al terzo e fatto dei collage…

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Capitolo 6
*** Il Primo Appuntamento - Atto I ***


Il Primo Appuntamento - Atto I

 

Elias era appena tornato in Sala Comune, dopo la sconfitta contro i Grifondoro, e non era assolutamente dell’umore per parlare del Cercle o di amore, infatti, quando Asriel, il migliore amico di Hawthorne e loro compagno di stanza, aveva annunciato con un sorriso sornione a lui, Hawthorne e Richard, che la loro ammiratrice segreta aveva lasciato delle lettere cosparse di profumo nella loro stanza, gli aveva rivolto uno sguardo cupo, senza badare troppo alle sue solite battute. Aveva poi attraversato la Sala Comune evitando ogni persona e aveva raggiunto la sua stanza meccanicamente, in fondo erano ormai sette anni che percorreva quei corridoi e ormai li conosceva a memoria. Elias si chiuse la porta della sua stanza alle spalle con un sospiro stanco e notò subito la lettera, che emanava un forte profumo floreale, poggiata in fondo al letto, l’afferrò e studiò per un secondo la calligrafia elegante con cui era stato scritto il suo nome e poi prese ad aprirla lentamente per leggerne il contenuto. Capì dalle prime righe chi aveva scritto quel biglietto e si disse che non aveva voglia di pensare all’appuntamento, perciò decise che avrebbe letto il biglietto più tardi e, prima che potesse ripiegarlo, Hawthorne spuntò da dietro la porta.

«Asriel non scherzava.» commentò Hawthorne non appena vide la lettera poggiata sul suo letto.

Elias annuì: «È da parte di Candy, sai, per l’appuntamento.»

Hawthorne la rigirò tra le mani, indeciso se leggerla subito oppure no ed Elias tornò a prestare attenzione al pezzo di pergamena profumato, ricominciando a piegarlo. Nel piegare il biglietto Elias lesse per caso il nome della ragazza e sbiancò all’improvviso, alzò lo sguardo su Hawthorne in modo repentino e l’amico lo squadrò confuso.

«Elias tutto bene?» domandò Hawthorne.

Elias annuì poco convinto e piegò la lettera malamente: forse avrebbe aspettato un momento migliore per dirgli che doveva andare all’appuntamento con sua cugina.

 

«Tu non credi che sia strano?» domandò Flower mentre sistema il basco (che aveva riacquistato la sua tinta beige originaria) sulla testa.

Hawthorne spostò lo sguardo dal grosso pero e lo rivolse alla cugina senza dire una parola. I due ragazzi avevano finito da poco di pranzare e avevano deciso di uscire a prendere un po’ d’aria prima dell’inizio delle lezioni del pomeriggio, così avevano raggiunto il cortile della Torre dell’Orologio, che era da sempre uno dei posti preferiti dai due Rosier.

Visto che Hawthorne non le aveva risposto Flower aggiunse: «Uscire con una persona che conosci, ma che di fatto non conosci poi così bene.» la giovane si sistemò meglio sul bordo della vecchia fontana al centro del cortile (che ormai era in rovina) e continuò «E poi è un tuo amico… è strano

Hawthorne si trattenne dal grugnire e rispose: «Non saprei, a dire la verità.»

«Che significa “non saprei”?»

Hawthorne prese a squadrare nuovamente il vecchio pero, tutta quella questione lo confondeva, non era per niente entusiasta all’idea di lasciare la sua cuginetta nelle mani di un ragazzo, ma allo stesso tempo era sollevato dal fatto che quel ragazzo fosse Elias e non qualcuno che non conosceva: sapevi di potersi fidare, o almeno lo sperava.

«Significa esattamente quello che ho detto.» borbottò Hawthorne.

«Beh, perdonami se mi aspettavo qualcosa di più di un “non saprei”.» mugugnò Flower incrociando le braccia al petto.

Hawthorne saltò giù dal bordo della fontana e porse la mano alla cugina «Forza Flo, è ora di andare, a breve riprenderanno le lezioni.»

Flower afferrò la mano titubante e disse: «Guarda che mi aspetto una spiegazione signorino, la tua pessima risposta non mi basta!»

 

La porta della stanza si aprì nel momento in cui Elias aveva infilato il braccio nella prima manica della camicia verde scuro che aveva scelto per l’appuntamento e Hawthorne fece il suo ingresso facendo un breve cenno all’amico. Elias infilò il braccio nell’altra manica e, mentre chiudeva i bottoni, prese ad osservare il suo riflesso nello specchio con aria accigliata: non era la prima volta che partecipava ad un appuntamento, era già uscito con delle ragazze, ma non aveva mai avuto una storia seria con qualcuno e il fatto che non avesse deciso lui se partecipare all’appuntamento oppure no e soprattutto con chi uscire lo rendeva particolarmente nervoso. Si maledisse per aver accettato la sfida di Millicent ed essersi iscritto al Cercle, si era cacciato da solo in quella situazione e perciò non poteva tirarsi indietro; sua sorella poteva ripetergli tutte le volte che voleva che non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, ma in quel momento, visto il nervosismo che provava, se la sarebbe lasciata scappare senza pensarci due volte. Lasciò il primo bottone della camicia aperto, lisciò con le mani i jeans neri, si infilò le scarpe di pelle e passò una mano nei capelli spettinandoli a regola d’arte, poi prese a cercare con lo sguardo la sua giacca di pelle preferita nella sua parte della stanza.

«Trattala bene, d’accordo?» mormorò serio Hawthorne all’improvviso facendo sobbalzare Pervinca che  gli era accoccolata in grembo.

Elias spostò lo sguardo sull’amico, che lo guardava intensamente da dietro al libro che stava leggendo, e deglutì a fatica, per poi annuire, Hawthorne non era un chiacchierone ed era molto riservato, detestava che qualcuno facesse il ficcanaso e perciò non era mai stato un impiccione; per questo Elias in un primo momento si era stupito del suo commento, ma poi si era reso conto che avrebbe fatto lo stesso con sua sorella.

«Non fraintendermi, so che la tratterai bene.» aggiunse Hawthorne rilassandosi un po’ «Ma Flo è praticamente mia sorella e non permetterò a nessuno di ferirla.»

«Mi comporterò bene.» assicurò Elias «Non ho tempo per scappare da te e dalla tua mazza da Battitore, anche se sarebbe un ottimo allenamento.»

Hawthorne ed Elias risero e il secondo notò con sollievo che il momento di tensione era passato.

«Comunque vale anche per mia sorella, se dovessi uscirci in futuro.» disse Elias puntando un dito contro l’amico che alzò le mani annuendo vigorosamente «A proposito, cosa piace a tua cugina?» 

 

«Flo ti stai stressando troppo.» mormorò Candy.

Nonostante Flower avesse cercato di non dare troppo a vedere la sua agitazione, più l’appuntamento si avvicinava più faticava a tenere i suoi sentimenti per sé. Si era messa lo smalto, aveva rischiato di dare fondo alla sua scorta di maschere per il viso, ma niente era riuscito a calmarla, perciò aveva iniziato a lamentarsi della sua agitazione con le sue amiche (che invece erano molto invidiose del suo attraente accompagnatore). Quel giorno, il fatidico giorno, aveva domandato a Candy di aiutarla a scegliere l’outfit più adatto, d’altronde la bionda era un genio della moda e aveva inoltre organizzato l’appuntamento, quindi era certamente un’ottimo aiuto. 

«Candy non ho tutta l’esperienza che hai tu.» mormorò Flower sconsolata «Andrà malissimo, non so nemmeno perché ho accettato di partecipare a questa pazzia.»

«Flower anche se va male non è la fine del mondo.» rispose Candy con tono dolce «Non dare tutto questo peso a quest’uscita, se la cosa ti mette pressione cerca di vederla come un incontro tra amici, è solo un’occasione per fare conoscenza, non mi aspetto certo di vederti tornare con un anello al dito!» 

Flower soppesò le parole dell’amica, smise di fissare le tre gonne che aveva tirato fuori dal baule e si accasciò sul letto di fianco alla bionda, poi sospirò rumorosamente e mormorò che per lei era facile parlare, visto che era stata a moltissimi appuntamenti.

«Ma quanti di questi sono andati a finire bene?» domandò Candy, si sfilò le scarpe col tacco e si lasciò cadere di fianco all’amica «So che dovrei portare acqua al mio mulino, ma non posso costringere le persone ad innamorarsi. Sembra una frase fatta, ma l’amore non è una cosa semplice; a volte mi chiedo se io ne sappia davvero qualcosa di amore, o almeno così tanto come dimostro, ho avuto una sola storia e non sono così sicura si potesse parlare di amore

Flower si voltò verso l’amica, sorpresa dal sentirla parlare della sua relazione passata per la prima volta da quand’era finita «Non dobbiamo parlarne se non vuoi.» mormorò.

Candy forzò un sorriso e rizzò a sedere «Il punto è che non devi andare a questo appuntamento con l’idea di innamorarti follemente di Elias al primo sguardo, ci vuole del tempo per queste cose e non è detto sia quello giusto per te.»

Flower annuì, sentendosi un po’ rincuorata, ma non meno agitata di quanto lo fosse prima. 

 


 

Quando Elias raggiunse la sala del party Flower era già lì e fu molto sorpreso da ciò, soprattutto perché lui aveva fatto di tutto per poter arrivare con un quarto d’ora anticipo. Per un paio di giorni si era domandato se fosse il caso di andarla a prendere o qualcosa del genere, aveva anche chiesto consiglio ad Hawthorne, ma l’amico non aveva saputo cosa consigliargli: Flower non aveva mai avuto un ragazzo e lui non aveva mai parlato con la cugina di questioni amorose, perciò non sapeva cosa lei si aspettasse. Certo, avrebbe potuto semplicemente chiedere, ma chiedere a una ragazza come si aspetta che ti comporti non è proprio il massimo, soprattutto se devi cercare di fare colpo su di lei. Elias perciò aveva pensato a una soluzione che stesse a metà tra il farsi tutto il castello fino alla Torre di Corvonero e il farsi venire a prendere nei Sotterranei: si sarebbe presentato in anticipo e le sarebbe andato incontro, per questo non si aspettava di trovarla già lì. Flower invece non voleva fare la solita figura della ragazza che arriva in ritardo perché deve finire di prepararsi, non aveva impiegato tutto quel tempo a sistemarsi e voleva fare bella figura, perciò si era presentata in anticipo.

«Aspetti da tanto?» domandò Elias dopo averla salutata educatamente.

Flower scosse la testa e sorrise: «Sono appena arrivata e comunque sono in anticipo, perciò non te ne avrei fatto una colpa se fossi arrivato in orario.»

Elias ricambiò il sorriso, si avvicinò alla porta, su cui era appesa una bellissima ghirlanda di rose bianche e rosa, e l’aprì facendo cenno a Flower di entrare, lei lo ringraziò e la superò. Se non avessero saputo che la sala era la stessa del party di certo non l’avrebbero riconosciuta visto che Candy aveva deciso di ridecorare in vista degli appuntamenti anche se non tutti si sarebbero tenuti lì dentro. Il drappo blu notte sul soffitto non era stato toccato, come le tende bianche che ricoprivano le pareti, mentre la pista da ballo era stata fatta sparire e con essa anche il tappeto rosso, ora nella stanza c’erano una decina di tavolini rotondi, mentre le sedie erano state sostituite da delle poltroncine rosa cipria molto eleganti; per quanto riguarda la decorazione Candy aveva disposto candele profumate e rose bianche e rosa praticamente ovunque.

«Wow.» mormorarono Flower ed Elias una volta entrati.

I due scelsero uno dei tavolini e presero posto, su ogni tavolino c’era un piccolo vaso con delle rose e due menù bianchi con rifiniture dorate in cui Candy accoglieva brevemente i suoi ospiti e spiegava come ordinare ciò che desideravano: bastava premere con la bacchetta il nome della bevanda o pietanza desiderata e in alcuni minuti sarebbe stata pronta. I due ordinarono del the, il preferito di Flower all’arancia e cannella e dei dolcetti da accompagnare.

«Che dolce hai ordinato?» domandò Flower.

Poteva sembrare una domanda molto stupida, ma nessuno dei due sapeva bene come iniziare la conversazione e se c’era una cosa che spaventava tremendamente la Corvonero erano i silenzi imbarazzanti.

«Un crumble mele e cannella.» disse Elias mettendo da parte il menù «Candy deve essersi informata sui nostri gusti, è il mio dolce preferito. Tu invece?»

Flower sorrise: «È una cosa proprio da Candy, in effetti.» considerò cercando di nascondere il nervosismo e prese a picchiettare le dita sul tavolino «Io ho ordinato una classica torta al cioccolato, non si può sbagliare mai con quella, no?»

Elias annuì e prese a guardarsi intorno cercando qualche argomento di cui parlare: «Hawthorne mi ha detto che ti piace cucinare.»

Flower si illuminò, sapeva che Elias è un gran patito di Quidditch e temeva con tutto il cuore che avrebbe iniziato a parlare di Campionati e allenamenti, argomenti di cui lei non conosceva praticamente nulla.

«Sì, è vero.» confermò con un enorme sorriso «Adoro cucinare e preparare dolci, in particolare.»

«Qual è la tua ricetta migliore?»

Flower ci pensò per un momento e poi mormorò: «Secondo Hawthorne i biscotti al cioccolato di mia madre Dalia, anche se non vengono mai bene quanto i suoi a parere mio, credo ci metta un ingrediente segreto che non vuole rivelarmi.»

Elias rise «E secondo te invece?»

«Io amo preparare i Cinnamon Roll e devo dire che mi vengono anche bene, il problema è che ad Haw non piace la cannella e perciò non li faccio spesso.»

«L’ho sempre detto che Hawthorne ha dei gusti terribili.» rispose Elias alzando giocosamente gli occhi al cielo «Io adoro la cannella invece, quindi se te ne avanza qualcuno puoi sempre spedirmelo, altrimenti puoi darmi la ricetta!»

«Sono un lavoraccio, ma prometto che ne vale la pena!»

«Non importa, mi piace cucinare, me la cavo meglio con il salato, ma penso di farcela.» mormorò Elias «Altrimenti posso sempre chiedere aiuto a Beany.»

Flower inclinò la testa, scuotendo i ricci scuri e ripeté: «Beany?»

«Il nostro elfo domestico.» 

Flower annuì e ascoltò Elias raccontargli di come lui e Millie seguissero Beany ovunque quando erano piccoli, un po’ come dei cagnolini, perfino in cucina. Grazie alle visite sempre più frequenti alla cucina aveva imparato a cucinare osservando l’elfo e provando ad aiutarlo, nonostante le sue continue lamentele. Flower gli raccontò invece di come, sin da quando era bambina, sua madre chiedesse a lei e Hawthorne di aiutarla a fare i biscotti (anche se poi il cugino si sedeva in un angolo con qualche scusa e le osservava in attesa di mangiarli), ciò l’aveva fatta appassionare moltissimo alla cucina, ma soprattutto alla pasticceria e aveva sempre amato preparare ogni tipo di dolce, soprattutto in compagnia di sua madre.

«Quindi Hawthorne faceva il furbo e non lavorava!» commentò Elias «Gli farò fare cinque giri di corsa in più al prossimo allenamento per punirlo.»

«È un pensiero carino, ma l’ho già punito abbastanza per questo.» spiegò Flower «Visto che detesta la cannella ne metto sempre in quantità industriali solo per infastidirlo.»


 

* * *

 

Keira e Rhona raggiunsero il castello ridendo a una delle battute della Serpeverde, che, grazie alla passeggiata dagli spogliatoi con l’amica, sembrava aver recuperato il buon umore. 

Le due ragazze si erano conosciute per caso dopo una lezione di Storia della Magia: Rhona sedeva un paio di posti dietro a Keira e aveva notato come borbottasse di continuo tra sé e sé e annotasse, di tanto in tanto, qualche appunto sulla sua pergamena, nessuno sembrava riuscire a seguire il Professor Rüf, per questo Rhona, che non riusciva mai a prendere più di due righe di appunti, aveva deciso di approcciare Keira una volta finita la lezione. 

 

«Hey tu! Keira Rendall!»

Keira si era voltata e aveva squadrato Rhona: la conosceva solo di nome e fama, infatti la Serpeverde si era trasferita ad Hogwarts nel bel mezzo di quell’anno e non avevano mai interagito, Keira anzi era del tutto stupita del fatto che sapesse il suo nome, d’altronde era lì da solo tre settimane. 

«Piacere, non ci conosciamo e non credo tu sappia chi sono, ma mi chiamo Rhona Selwyn.» borbottò la mezza africana porgendole la mano.

Keira afferrò la mano titubante e la strinse, trattenendosi dal dire che in realtà sapeva bene chi fosse, d’altronde tutti gli altri ragazzi del terzo anno le rivolgevano occhiate curiose in classe e il suo nome aveva già percorso tutte le bocche di Hogwarts, non era comune che qualcuno si trasferisse durante l’anno.

«Sei tu Keira Rendall, vero?» domandò Rhona leggermente imbarazzata «Ho chiesto il tuo nome a Olimpia Greengrass e non sono sicura fosse seria.»

Keira annuì visto che la sua timidezza le impedì di parlare e non riuscì a nascondere uno sguardo confuso, perché Olimpia avrebbe dovuto mentire?

«So che sembra assurdo,» mormorò Rhona abbassando lo sguardo «Ma non sarebbe la prima volta che mi fanno uno scherzo del genere, ormai sono abituata a fare queste figuracce.»

«Per… perché qualcuno dovrebbe farti uno scherzo del genere?» riuscì a domandare Keira un po’ tremolante.

«Perché sono nuova ed è più semplice prendersi gioco di me.» borbottò Rhona «E poi non credo di piacerle molto, sai, loro sono fissati con il sangue puro, ma la mia famiglia non si fa problemi a mescolarsi con i babbani.»

«Oh, mi dispiace.» borbottò Keira senza sapere bene cosa dire.

«Non fa niente, mi sono trasferita così tante volte… non hai idea di quante critiche abbia ricevuto e a dire il vero non mi interessa ciò che dicono.» Rhona scrollò le spalle e poi sorrise «Comunque ti ho fermata perché volevo chiederti aiuto.» Keira sembrò essere ancora più confusa «Sono qui da qualche settimana e non sono riuscita a mettere insieme nemmeno una pagina di appunti di Storia della Magia. Quel vecchio fantasma è la cosa più soporifera della Terra.» Keira rise fragorosamente «Non so come tu faccia a non addormentarti sinceramente.»

«Mi piace la storia, tutto qui.» mormorò Keira abbassando lo sguardo «Se vuoi posso passarti gli appunti.»

«Sei la mia salvatrice!» esultò Rhona con un grosso sorriso.

 

Sin da quel primo incontro le due erano diventate inseparabili e, il fatto di essere così diverse l’una dall’altra, faceva bene a tutte e due, in un modo o nell’altro e rendeva la loro amicizia ancor più speciale. L’arrivo di due biglietti incantati, che erano stati piegati a forma di rondine, attirò subito l’attenzione delle due amiche che osservarono i volatili di carta fluttuare davanti a loro. 

«Pensi che sia da parte di Candy?» domandò Keira.

«Conosci altre persone che manderebbero un biglietto piegato a forma di rondine?» borbottò Rhona con un mezzo sorriso.

Su una delle due ali era segnato il nome del destinatario e Rhona afferrò per prima la sua senza esitazione, quando la prese il biglietto si scartò dolcemente tra le sue mani e allora Keira la imitò e afferrò la sua rondine.

«No. No, no, no e no.» si lamentò Rhona senza staccare gli occhi dal biglietto.

Keira, che stava ancora leggendo la prima riga del messaggio, alzò la testa verso l’amica cercando di decifrare la sua espressione accigliata.

«Macmillan?» chiese titubante.

«No.» Rhona sospirò amareggiata «Quello stronzo del giornalista.»

«Ah.» mormorò Keira senza sapere bene come consolarla.

«Tu invece?»

Keira riprese a leggere cercando il nome del ragazzo con cui sarebbe uscita e, non appena lo trovò, sbiancò e sentì la gola secca.

«Keira tutto okay?»

Keira annuì a fatica certa che stesse per venirle un infarto.

 

Subito dopo essere stato in infermeria per vedere come stavano i suoi compagni di squadra, Basil era tornato ai dormitori per riposarsi e rilassarsi un po’. Prese la sua chitarra, che era poggiata di fianco al letto, e cominciò a strimpellare degli accordi casuali per vedere se fosse accordata, come era solito fare prima di mettersi a suonare sul serio. Dopo essersi assicurato che tutte le corde fossero tese come dovevano prese a domandarsi quale canzone poteva suonare: Beatles, Pink Floyd, AC/DC o quella band semi-sconosciuta che aveva scoperto quell’estate? 

Tic, tic, tic.

Quell’improvviso picchiettare lo ridestò dai suoi pensieri, poggiò delicatamente la sua amata chitarra sul letto e prese a guardarsi intorno cercando di capire da dove provenisse il rumore. Il picchiettio divenne più insistente, seppur sempre leggero, e solo in quell’istante Basil si accorse che c’era un volatile che batteva con il becco sulla finestra affinché lo facesse entrare. Basil spalancò la finestra e l’uccello volò all’interno, per poi posarsi delicatamente sul comodino del Grifondoro e tendere la gamba destra verso il ragazzo.

«Posta a quest’ora Daffodil?» mormorò Basil sorpreso.

Daffodil emise uno squittio come a dire che lui faceva solo il suo dovere e Basil sorrise. Daffodil era la civetta di casa Myers, ognuno dei figli voleva un animale diverso e i loro genitori non volevano trasformare la casa in uno zoo, così, per risparmiare fatica e soldi, avevano acquistato una civetta ai loro cinque figli (anche se Iris era ancora piccola e quindi per il momento non l’avrebbe usata), che avrebbero dovuto dividere tra loro. Basil aveva sempre voluto un cane e, quando i sui genitori gli avevano presentato la civetta non era rimasto particolarmente contento, soprattutto dopo aver sentito il nome floreale, l’ennesimo, che sua madre gli aveva dato. Con il tempo aveva imparato a volere bene al volatile e perciò, dopo aver preso la pergamena, prese ad accarezzarlo, osservando la lettera che Daffodil aveva legata alla zampa sinistra.

«E quella?» domandò Basil.

Daffodil mostrò la lettera su cui era scritto “Aster” e ritrasse la zampa quando Basil provò a prenderla.

«Solo una sbirciatina?»

Daffodil gli beccò piano le dita come a rimproverarlo e Basil sbuffò.

«Hai ragione, non è per me… Forza, vai a consegnarla.»

 

Keira affondò la forchetta in una patata al forno mentre osservava di sottecchi Flower ridere a una battuta in quel suo modo estremamente elegante e si ritrovò ad invidiare quella risata cristallina e femminile; se lei si fosse messa a ridere mentre mangiava avrebbe come minimo ricoperto i suoi amici di pezzetti di patata, oppure si sarebbe quasi strozzata mentre beveva e non sarebbe nemmeno stata la prima volta.

«Keira ci sei?»

Keira annuì mentre deglutiva, non si voltò nemmeno verso i suoi amici perché era troppo presa da ciò che stava facendo; il suo amico capì che tanto era inutile provare a parlarle e continuò il suo discorso con qualcun altro, domandandosi, per l’ennesima volta, cosa le passasse per la testa da ormai un paio di giorni. La verità era che nessuno aveva idea del perché Keira fosse così assente, ma, da quando aveva ricevuto il biglietto di Candy aveva iniziato ad osservare Flower e Candy in modo quasi ossessivo. L’obbiettivo di Keira era molto semplice: cercava di memorizzare i comportamenti e il portamento femminile delle due compagne di Casa in vista dell’appuntamento; sapeva bene di essere un po’ goffa e di poter risultare un po’ maschiaccio agli occhi dei ragazzi, perciò si era convinta che imitando le due ragazze sarebbe sembrata più carina. Probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa anche se l’appuntamento fosse stato con un ragazzo qualunque, ma il fatto che dovesse uscire con Basil l’aveva spinta a prepararsi al meglio dal primo secondo in cui l’aveva scoperto. Notò Candy alzarsi e camminare con passo spedito verso la porta della Sala Grande, osservò come i capelli ondeggiavano dolcemente e con quanta sicurezza procedesse su un tacco veramente alto: Ma chi voglio prendere in giro?, pensò sentendo la disperazione impossessarsi di lei, Cadrò a terra cercando di essere carina e finirò per sembrare tremendamente patetica.

«Keira hai finito di mangiare?»

Keira si riscosse dai suoi pensieri e si voltò, Rhona era in piedi di fianco a lei con la borsa colma di libri poggiata su una spalla, i suoi amici invece se n’erano già andati senza nemmeno dirle ciao, o forse l’avevano fatto, ma lei era troppo concentrata per rendersene conto.

«Non per metterti fretta,» mormorò Rhona dopo aver notato il piatto ancora mezzo pieno «Ma fra venti minuti dobbiamo essere a Erbologia e temo che se arrivassimo ancora in ritardo il Professor Wright ci farebbe ripulire il pus dei Bubotuberi a mani nude.»

«Caffo!» sussurrò Keira con la bocca piena di patate «Ora mi sbrigo.»

 

«Allora…» esordì Basil mentre si grattava la nuca imbarazzato.

Aster alzò un sopracciglio si voltò verso il fratello per spronarlo a continuare: «Allora?» lo esortò quando si rese conto che il Grifondoro non avrebbe concluso la frase.

«Beh vedi… uhm.»

Aster gli sorrise divertita e si mise a scuotere la testa, Basil non si faceva problemi a parlarle di nulla, ma era certa di sapere perché fosse così in difficoltà in quel momento. Aster gli diede un leggero pizzicotto sul fianco, facendolo sobbalzare, e poi gli strinse la mano per un momento, per poi tornare a stringere la spallina del suo zainetto. La Tassorosso non era una persona affettuosa, o almeno non in modo esagerato, ma con le persone a lei più care si lasciava un po’ andare e cercava di dimostrare il suo affetto in un modo o nell’altro, per questo Basil la osservò in silenzio apprezzando il piccolo tocco che la sorella gli aveva concesso.

«Innanzitutto il pizzicotto non era necessario.» borbottò il Grifondoro dopo qualche minuto.

«Non essere drammatico, l’ho fatto solo perché ti comportavi da stupido.» rispose Aster alzando le spalle «Puoi chiedermi quello che vuoi senza farci troppi giri intorno.»

Basil le rivolse un caldo sorriso e le fece un buffetto sulla guancia ricevendo un mugugno in risposta che gli fece solo allargare il sorriso.

«Non capisco perché tu sia così allergica all’affetto.» commentò Basil divertito «Mi chiedo perché tu sia nel Cercle se non vuoi nemmeno che ti tocchi tuo fratello.»

Aster alzò gli occhi al cielo: «Non è che non voglia tu sia affettuoso,» spiegò incerta «Il fatto è che tu hai la tua schiera di fan che sta sempre lì a controllare ogni tua mossa e io preferisco evitare di essere al centro dell’attenzione.» poi si voltò verso di lui puntandogli contro il dito «E comunque è stata Evie a costringermi a partecipare.»

«Secondo me esageri.» mormorò Basil «Non c’è nessuno in questo corridoio.»

Aster portò l’indice alle labbra facendogli segno di abbassare la voce: «Magari c’è una ragazza nascosta dietro quell’armatura, non puoi mai saperlo.»

La sonora risata di Basil rimbombò nel corridoio e ciò fece solo sbuffare la sorella, a vederla con gli altri sembrava tutta un’altra persona e il Grifondoro si chiedeva spesso perché non mostrasse questo suo lato un po’ più giocoso e “chiacchierone” (non si poteva propriamente dire così perché per i primi dieci minuti non aveva detto una parola, ma comunque aveva parlato di più di quanto non facesse con gli altri) a tutti.

«A proposito del Cercle…» mormorò Basil leggermente imbarazzato «Volevo chiederti con chi andrai all’appuntamento.»

«Millie non te l’ha già detto?» Basil scosse la testa «Pensavo sarebbe corsa subito a dirtelo, era molto più esaltata di me.»

«Quindi? Chi è?»

Aster scosse la testa mormorando a mezza voce che non voleva andasse a fargli il discorsetto da fratello maggiore che aveva fatto all’unica ragazza a cui fosse mai piaciuta (che a parere della Tassorosso era ciò  che l’aveva fatta scappare).

«Se prometto di non fare nulla me lo dirai?» Aster scosse la testa «Ma Aster! Non ti rivolgerò più la parola.»

«Non durerai due minuti, tanto lo so che sono la tua sorella preferita!» rispose la ragazza facendogli la linguaccia.

«Sei ufficialmente all’ultimo posto in classifica tra le sorelle per questo.»

 


 

Basil si guardò allo specchio con aria incerta, il suo outfit andava bene per un appuntamento? Sebastian ed Elias gli avevano consigliato una camicia e dei jeans, ma doveva andare ad un picnic  e gli sembrava un po’ troppo, poi non era da lui.  Ma alla fine il suo outfit Keira non l’avrebbe nemmeno notato, era la seconda settimana di novembre e non era per niente caldo. Lanciò la felpa degli AC/DC sul letto e si infilò un maglioncino bordeaux, si guardò allo specchio di nuovo, sistemò i capelli passandoci una mano in mezzo e prese il mantello. Era un po’ preoccupato per l’appuntamento, era già uscito con alcune ragazze, ma solo per farle felici e per togliersele dai piedi, perciò non sapeva come si sarebbe dovuto comportare a un appuntamento “vero”. Prese la boccetta di profumo personalizzato che gli avevano regalato le sue sorelle per il compleanno (era un profumo al cedro e al basilico, scelto apposta per lui) e se lo spruzzò addosso, sua madre gli diceva sempre che non c’era cosa che ti facesse sentire più sicuro di te che qualche spruzzata di profumo e dei bei vestiti.

Dire che Keira fosse totalmente in panico era un eufemismo, stava letteralmente per venirle un attacco di cuore, come quando aveva letto il nome di Basil sul biglietto di Candy. Aveva chiesto consiglio a Rhona, lei sembrava sempre così sicura di sé, era così spigliata, socievole e aveva sicuramente molta più esperienza di lei; aveva fatto le prove davanti allo specchio, imitando i movimenti leggiadri di Candy e Flower, che aveva osservato durante i pasti, a lezione, in Sala Comune, in biblioteca… Aveva provato a imitare anche Ivy Macmillan che aveva sempre quel portamento elegante e quel passo femminile, ma niente, era rimasta la stessa Keira di sempre. Si domandò perché aveva anche solamente pensato di partecipare al Cercle per avere una chance con Basil, lui era un dieci mentre lei si sentiva un due, ad essere generosi. Lisciò per l’ennesima volta il vestito con i girasoli che aveva messo, il suo preferito, era stretto sotto al seno e poi scendeva dolcemente fino alle ginocchia, l’aveva accompagnato ai suoi amati anfibi e a un trucco leggero. Squadrò il suo riflesso un’altra volta e si morse il labbro.

«Avrò esagerato con il trucco?» mormorò a se stessa «Oddio questo vestito mi sta malissimo, non posso andare all’appuntamento!»

«Non dire sciocchezze!»

Keira quasi saltò in aria e si voltò con il cuore in gola: Candy era appena entrata nella stanza che condividevano e la osservava con un sorriso.

«Certo, io non avrei mai messo quelle scarpe, ma è il tuo stile.» Candy controllò il suo orologio «Ti conviene andare però, una signora in leggero ritardo è affascinante, ma superato un certo limite è solo scortese.»

«SONO IN RITARDO?! CAZZO!»

Keira afferrò il mantello e quasi si inciampò nei suoi stessi piedi cercando di fare il più velocemente possibile. Non rispose nemmeno al saluto di Candy tant’era di fretta e prese a scendere ogni scala del castello così velocemente da rischiare di cadere di faccia almeno una decina di volte. Il ritardo sembrò farle dimenticare momentaneamente l’ansia, ma riaffiorò non appena scorse Basil ai piedi della grossa scalinata di marmo all’ingresso del castello. Si avvicinò a lui con il fiatone e il cuore che batteva così forte che era certa potesse sentirlo anche lui.

«Ciao.» sorrise il Grifondoro «Tutto apposto?»

Keira annuì e rispose al saluto a fatica.

«Stavi fuggendo da un esercito di Troll oppure evitavi una predizione di morte da Matthew Peters?» scherzò Basil cercando di metterla a suo agio, anche lui era nervoso, ma cercò di nasconderlo, Keira non rispose e lui continuò: «Sai mi è successo una volta.» mormorò «Andavo all’allenamento di Quidditch, lui mi ha fermato e ha detto di aver avuto una visione durante la lezione di Divinazione in cui cadevo dalla scopa e beh… non finiva molto bene. Ho stretto così forte il manico della mia scopa da avere male alle mani per due giorni. Ora lo evito ogni volta che lo vedo.»

Keira rise e s’immagino Basil, alto com’era, spaventato da un ragazzino del quarto anno alto un metro e sessantacinque ad essere ottimisti, con degli occhiali così grandi da farlo sembrare una mosca.

«Non sto scherzando! Mi fa paura.» borbottò Basil alzando le mani e, visto che Keira non sembrava voler parlare iniziò ad agitarsi e disse: «Beh… uhm, vogliamo andare?»

«S-sì.» acconsentì Keira.

Il picnic che Candy aveva preparato era stato preparato nei pressi della Foresta Proibita, in modo da dare un po’ di privacy alla coppia, perciò il tragitto per arrivarci non fu affatto semplice per Keira e Basil: per il primo pezzo di strada Keira non spiccicò parola, un po’ per l’imbarazzo e un po’ perché delle ragazze continuavano ad additarli e bisbigliare; pian piano Keira prese coraggio e iniziò a dire qualcosa, Basil si rilassò e la lasciò parlare, ma Keira prese a sputare barzellette e battute pessime a raffica e pregò che qualcuno arrivasse a tapparle la bocca con del nastro, Basil rideva più per educazione che per altro, trovava il tentativo di conversazione di Keira molto dolce, ma era un po’ agitato e non sapeva bene cosa rispondere. Raggiunsero il luogo indicato da Candy e Keira avrebbe voluto gridare di gioia, la situazione stava diventando veramente imbarazzante. All’ombra di un albero era stata stesa una coperta a righe bianche e blu, c’era un cestino in vimini decorato con dei girasoli e dei barattolini con dentro del fuoco incantato posati tutt’intorno a scaldare l’atmosfera. I due presero posto constatando che il fuoco incantato scaldava veramente tanto, perciò Basil abbandonò il mantello sulla coperta, mentre Keira si limitò ad aprirlo e tenerlo sulle spalle, almeno per quel momento. 

Basil afferrò uno dei girasoli e lo rigirò tra le mani: «Sono i tuoi fiori preferiti, vero?» indicò il vestito della Corvonero e lei annuì «Sono un idiota, non ti ho nemmeno portato dei fiori… per fortuna ci ha pensato Candy.» 

Keira arrossì e sorrise, dubitava che un ragazzo qualunque si sarebbe preoccupato dei fiori e lo trovò estremamente dolce, tanto che il suo cuore fece una capriola quando Basil le porse il girasole con un grosso sorriso.

«So che non è la stessa cosa, ma spero tu possa perdonarmi comunque.» mormorò 

Candy aveva lasciato un biglietto in cui li accoglieva e con qualche indicazione riguardo a ciò che gli aveva preparato per il loro picnic, Basil lo lesse ad alta voce mentre Keira continuava ad aggiustarsi il vestito, come aveva fatto da quando era iniziato l’appuntamento.

«Cazzo che imbarazzo.» mormorò quando lo tirò un po’ troppo, senza però rendersene conto.

Basil le rivolse un’occhiata e i suoi zigomi si tinsero leggermente di rosa, era in imbarazzo e non sapeva bene come comportarsi con lei, sapeva chi fosse più o meno da sempre, ma non aveva mai avuto occasione di parlarci.

«No, io… uhm.» boccheggiò Keira quando si rese conto di averlo detto ad alta voce «Oddio sono un disastro.»

Keira abbassò lo sguardo e poggiò una mano sulla fronte per coprirsi gli occhi, era disperata, era la sua unica chance con Basil e la stava sprecando in quel modo.

«No, hey, va tutto bene.» sussurrò Basil cercando di calmarla.

Le poso una mano sulla spalla e Keira spalancò gli occhi, riuscendo a trattenersi dal lanciare un urletto, non l’aveva mai toccata e non era mai stato così vicino a lei, riusciva perfino a sentire il suo profumo.

«Ti va se… se cominciamo da capo?» domandò Basil grattandosi la nuca «Non me la cavo bene in queste cose e penso che ci sia troppa pressione per questo appuntamento. Possiamo provare a conoscerci intanto e magari ehm, essere amici?»

Keira si stupì, l’aveva sempre visto abbastanza a suo agio con le ragazze e non pensava sarebbe stato nervoso per un appuntamento, però effettivamente non l’aveva quasi mai visto uscire con qualcuna e forse era proprio perché le trattava in modo amichevole che era sicuro.

Keira annuì titubante: «D’accordo, cominciamo da capo.»

Ignorò la parte dell’amicizia, non sarebbe riuscita a nascondere la delusione per quella proposta e non voleva che lui se ne accorgesse. Basil le rivolse un sorriso e prese a domandarle di lei e della sua famiglia, Keira si rilassò e prese a parlare dei suoi genitori, entrambi giocatori famosi di Quidditch, quello era da sempre il suo argomento più interessante.

«Keira, scusa,» la interruppe Basil dopo un po’ «Non che non mi interessino i tuoi genitori, ma speravo di sapere qualcosa in più su di te.»

«Ma non c’è niente da dire di interessante su di me.» mormorò a bassa voce senza guardarlo negli occhi.

Basil scosse la testa: «Non ci credo, a me sembri estremamente speciale.» Keira arrossì «Tutti lo sono a modo loro.»

Keira gli sorrise e distolse lo sguardo, ecco perché aveva una cotta per lui.

 


* * *

 

 

Subito dopo la visita in infermeria a Sebastian, Ivy era tornata nel suo dormitorio per cambiarsi e andare a fare una passeggiata sulle sponde del Lago Nero prima di cena e, quando aveva raggiunto il suo letto, aveva trovato una lettera per lei sul suo letto. Il suo primo pensiero era andato alla sorella maggiore, Eileen, da quando si era sposata sembravano aver ritrovato un certo equilibrio e si scambiavano spesso delle lettere per aggiornarsi sulle loro vite; era strano però, perché la posta in genere le arrivava tutta la mattina e mai le era capitato di trovarsela in dormitorio. Si disse che l’unico modo per scoprire di cosa si trattasse era aprirla e perciò la prese, scoprendo che era da parte di Candy per il Cercle. La lesse tutta d’un fiato e sorrise quando arrivò al nome del suo accompagnatore, un po’ si sentiva sollevata nel sapere che era una persona che conosceva bene, perché almeno non sarebbe stato un totale salto nel buio. Chiunque avesse ricevuto sarebbe stata contenta, amava fare nuove conoscenze e interagire con le persone, ma allo stesso tempo la intrigava il pensiero di guardare una persona che conosceva già bene con occhi diversi, chissà che non avesse avuto l’amore della sua vita sotto al naso per tutto quel tempo! Forse aveva un modo un po’ romantico di vedere la cosa, ma non le importava, d’altronde era bello pensare l’amore un po’ come una favola, di tanto in tanto. Ripiegò la lettera con cura e poi la mise nel cassetto del suo comodino, non era da lei stressarsi troppo per la questione e si era ripromessa di prendere le attività del Cercle in modo positivo e stimolante, senza stress e troppi drammi. Aprì il baule ed estrasse dei leggins e una felpa, si cambiò, si avvolse nel mantello e lasciò la stanza per fare due passi fino al suo albero preferito di tutto il parco di Hogwarts.

 

Elias e Hawthorne, subito dopo l’annuncio del loro compagno di stanza, erano andati direttamente in dormitorio, il primo per starsene per i fatti suoi e il secondo per verificare le parole dell’amico; Richard invece si era lasciato cadere con un tonfo sul divano dove Asriel era seduto e l’aveva guardato malamente, per poi emettere un grugnito.

«Si può sapere che hai? Non tieni mai chiusa la tua boccaccia e ora non dici nulla?» mormorò Asriel con il suo solito mezzo sorriso in volto «Dai Richarduccio, non dirmi che non sei nemmeno un po’ curioso.»

«Non ho tempo per le tue strozzate.» ringhiò Richard senza nemmeno guardarlo in faccia.

«Ti sembra il modo di trattare il tuo compagno di stanza che ti ha gentilmente messo al corrente della busta che hai ricevuto?» si lamentò il Serpeverde mentre il Cacciatore sbuffava contrariato e incrociava le braccia al petto «Sei veramente intrattabile.» 

Dopo questo ultimo commento, che fece sbuffare Richard nuovamente, Asriel si alzò dal divano su cui erano seduti e raggiunse un gruppo di ragazzi del sesto anno intenti a giocare a scacchi. Richard osservò il compagno di stanza allontanarsi non toccato minimamente dal suo umore nero, d’altronde non era un segreto Richard fosse estremamente permaloso e testardo, e si domandò se, dietro all’aria scherzosa, Asriel stesse dicendo la verità, c’era davvero una lettera cosparsa di profumo sul suo letto? Richard fu tentato di alzarsi e andare a controllare, ma sapeva che se fosse stato tutto uno scherzo avrebbe fatto la figura dell’idiota, perciò s’imbronciò ancor di più e si disse che avrebbe controllato quando sarebbe andato a dormire.

 

La giornata di Ivy non era stata proprio delle migliori, si era svegliata tardi, aveva saltato la colazione, aveva dovuto correre per i corridoi per arrivare in orario alla lezione di Trasfigurazione e in quel momento lo stomaco le brontolava terribilmente, ma mancava ancora troppo al pranzo.

«Ti prego sta zitto.» mormorò portando una mano allo stomaco disperata.

«Cosa?» domandò l’altro Prefetto di Grifondoro del sesto anno, che camminava di fianco a lei.

Ivy gli fece un cenno con la mano mormorando che stava parlando da sola e lui non disse altro, continuando a camminare in silenzio. Di certo la giornata non stava andando nel migliore dei modi, ma si disse che da lì poteva solo migliorare, giusto?

«Ma tu sei proprio fissata!»

Quando sentì quelle urla lungo il corridoio del secondo piano affrettò il passo e strinse la cinghia della borsa con i libri, dandosi mentalmente della stupida per aver anche solo pensato che la giornata non potesse peggiorare. Due ragazzine del secondo o del terzo anno, questo Ivy non lo sapeva perché non erano delle Grifondoro e non le aveva mai viste, stavano battibeccando in mezzo al corridoio facendo un fracasso tremendo. La bionda rimase indietro ad osservare la scena, certo, avrebbe dovuto dire loro di abbassare la voce e poi sarebbe stata libera di andarsene, ma qualcosa la spinse a rimanere.

«Che succede?» il suo compagno la raggiunse poco dopo.

«Non ne ho idea, sembra due Corvonero stiano litigando tra loro.» rispose scrollando le spalle.

«Beh diciamo loro che non devono fare tutto questo baccano e andiamo, abbiamo Storia della Magia fra poco.»

Ivy lo zittì con un gesto della mano e continuò ad osservare le due ragazzine. Quando una delle due estrasse la bacchetta allora scambiò uno sguardo con il suo “collega” ed entrambi le raggiunsero a passo svelto.

«Ora basta.» mormorò il suo compagno attirando l’attenzione delle due ragazzine «Per prima cosa non dovreste urlare per i corridoi.»

«E tu che pensavi di fare?» domandò Ivy a quella che puntava la bacchetta verso l’altra «Non lo sai che è vietato usare la magia nei corridoi?»

Le due ragazzine li guardarono stralunate e rimasero in totale silenzio, poi, dopo aver notato le spille rosse da Prefetto che i due Grifondoro avevano appuntate sulla divisa, spalancarono gli occhi sorprese e arrossirono fino alla punta dei capelli. Quella che teneva la bacchetta si affrettò a metterla in tasca ed entrambe abbassarono la testa verso il pavimento imbarazzate.

«Filate a lezione e non fatevi beccare più a gridare nei corridoi.» si raccomandò Ivy osservandole mentre quasi correvano per scappare da loro, ma evito di sgridarle ancora, certa che avessero preso un bello spavento e non l’avrebbero fatto di nuovo «Forse è meglio se ci sbrighiamo anche noi ad andare a lezione.»

Il suo compagno annuì e i due si avviarono verso l’aula di Storia della Magia.

«Non so se ce la faccio a reggere un’ora con il Professor Rüf.» mormorò Ivy disperata «Ho una fame da lupi e sono sicura che non riuscirò a pensare a qualcosa di diverso dalla porzione gigante di Cottage Pie che mangerò a pranzo.»

Il Grifondoro rise: «Beh, puoi pensare al tuo appuntamento galante,» suggerì «Tanto è fra un paio di giorni o qualcosa di simile, no?»

Ivy spalancò gli occhi: «Santo Godric, è vero!» disse «Non ho nemmeno deciso cosa mettere.»

 


 

Ivy raggiunse la sala in cui si sarebbe svolto l’appuntamento, che era la stessa in cui c’era stato il party di benvenuto, con tranquillità e notò con un sorriso che Candy sembrava aver preso ufficialmente possesso della stanza vista la targhetta dorata che aveva attaccato di fianco alla porta su cui era scritto “Le Cercle d’Amour”. Richard arrivò quasi nello stesso istante e la saluto allegramente aprendole la porta: molti dei tavolini erano stati preparati perciò i due ragazzi poterono scegliere quello che più preferivano e, una volta ordinati i drink, i due presero a conversare senza alcuna difficoltà.

«Preferirei essere ai Tre Manici di Scopa, ad essere sinceri.» borbottò Richard nel bel mezzo della conversazione.

«Oh e perché?» Ivy gli rivolse uno sguardo confuso «Trovo che Candy abbia fatto un ottimo lavoro nella decorazione di questa sala, sembra un caffè di Parigi.»

«La sala non ha niente che non vada.» spiegò il Serpeverde con un’alzata di spalle «È solo che trovo sia un po’ strano, siamo qui completamente soli… non so, avrei preferito un po’ di confusione in più.»

Ivy scosse vigorosamente la testa: «Secondo me invece Candy ha fatto bene, così c’è più privacy e non ci sono distrazioni.» Ivy prese un sorso della sua bevanda colorata, non sapeva cosa ci fosse dentro visto che aveva solamente domandato una “bevanda dolce”, ma era veramente buona, forse della fragola? «Senza alcuna distrazione è più facile conoscere meglio chi si ha davanti.»

«Oh, davvero?» Ivy annuì «E dimmi, come ti comporteresti con qualcuno che non conosci?»

«Cercherei di sapere qualcosa in più su di lui, ovviamente.» disse Ivy con tono ovvio «Ma anche se ci conosciamo già abbastanza bene non significa io sappia tutto di te.»

Richard le rivolse un mezzo ghigno, rigirò il bicchiere di Whiskey tra le mani e la spronò a fargli una domanda senza pensarci troppo, la prima cosa che le veniva in mente e che voleva sapere su di lui.

Ivy sorrise: «Beh, allora…» poggiò elegantemente l’indice sulla guancia e poi lo guardò intensamente negli occhi «Stai tenendo qualche segreto ultimamente?»

Richard scoppiò a ridere sinceramente divertito dall’intera situazione e prese ad osservare la ragazza che aveva davanti con interesse, Ivy sembrava seria e lo guardava in attesa di una risposta: non voleva essere impicciona, ma trovava che per conoscere pienamente una persona si dovessero conoscere anche i lati più nascosti, come i segreti e poi si sa che quelli sono sempre interessanti da scoprire.

«E lo chiedi così?» osservò Richard quando si rese conto della serietà della ragazza «Pensavo avessi un modo più velato di domandare certe cose.»

Ivy scrollò leggermente le spalle: «Solitamente sono molto più discreta.» mormorò «Ma sei tu e so che non funzionerebbe comunque, perciò…» Richard la squadrò in modo strano, inclinando addirittura la testa, quasi a domandarle perché credeva nascondesse qualcosa «Non fare quella faccia! So benissimo che Selina ha combinato qualcosa di grosso e so altrettanto bene che tu l’hai aiutata, d’altronde lo fai sempre.»

«Ciò non significa che poi non me ne penta.» borbottò Richard abbassando lo sguardo.

Ivy cercò di mascherare l’espressione trionfante che si stava formando sul suo volto, era riuscita a centrare il punto ed era ovvio avesse indovinato, ma non era comunque cortese darlo a vedere così palesemente. Non disse altro, sperando che Richard le rivelasse quello che la sua amica aveva combinato, non voleva sembrare troppo impaziente o ficcanaso, ma il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo.

«Selina non ti ha detto nulla?» domandò il Serpeverde titubante dopo alcuni momenti d’indecisione, Ivy scosse la testa «Pensavo fosse una buona idea, inizialmente, ma credo si sia spinta un po’ troppo in là questa volta.»

Ivy cominciò a preoccuparsi e si domandò che cosa avesse fatto l’amica, non era un segreto fosse un po’ avventata nel prendere le decisioni, ma poteva davvero aver fatto qualcosa di così grave?

«Che cosa è successo?» 

Richard si morse il labbro: «Beh, vedi… conosci Cel-»

La porta della sala si aprì all’improvviso facendo sussultare i due ragazzi sul posto, Candy entrò quasi marciando sul suo tacco rosa cipria, che era ovviamente abbinato al rossetto, e si fermò sulla porta con le braccia incrociate al petto. La spilla da Prefetto era ben fissata sull’abito che aveva deciso di indossare quel giorno e sembrava tutt’altro che contenta.

«Perdonate l’interruzione.» mormorò con tono educato, nascondendo perfettamente la furia che due fortunati membri del Cercle avrebbero subito in un altro momento «Temo di dover annullare l’appuntamento, mi dispiace veramente tanto Ivy, ma c’è una situazione che va risolta e Richard deve assolutamente venire con me.» 

Ivy spostò lo sguardo dalla bionda al Serpeverde, che sedeva di fronte a lei, un paio di volte prima di annuire un po’ confusa. Richard si alzò mormorando una scusa nei confronti della Grifondoro che la ragazza sentì appena, troppo presa a domandarsi se l’improvvisa interruzione fosse dovuta a ciò che Selina aveva fatto, Richard era nei guai? Candy non sembrava essere arrabbiata, ma Ivy sembrò vedere una nota di nervosismo nel suo sguardo e nel modo in cui teneva strette le braccia al petto.

«Mi dispiace infinitamente Ivy, sentiti pure libera di ordinare qualcos’altro, gli elfi sono a tua disposizione.» disse Candy senza togliere lo sguardo da Richard, che invece non osava guardarla negli occhi «Prometto che il prossimo appuntamento non verrà interrotto così bruscamente.»

Ivy mormorò che non c’era alcun problema e osservò i due ragazzi uscire dalla stanza più confusa che mai.

 

 

* * *

 

 

«Perché non vuoi dirci chi è la fortunata futura Signora Miller? Sarà mia cognata!»

Thomas rivolse un’occhiataccia alla sorella e a Daisy che era scoppiata a ridere senza ritegno, quelle due ragazze insieme erano davvero tremende e, dopo essersi dovuto occupare di Macmillan in infermeria per almeno un’ora e mezza, non aveva la voglia e la forza di starle a sentire.

«Che c’è Tommy?» domandò Daisy mentre prendeva con discrezione una Piuma di Zucchero dal comodino di Artemis, le ragazze infatti erano andate a trovare la compagna di squadra per vedere come stesse, ma l’avevano trovata addormentata.

«Non avrà capito la battuta,» commentò Adele con un sorriso furbo «Lo sai bene che Tommy ha il senso dell’umorismo di una pantofola.»

Thomas sbuffò sonoramente e rivolse loro l’ennesima occhiataccia, le due però non fecero una piega: uno sconosciuto si sarebbe fatto ingannare e avrebbe avuto un po’ di timore, ma loro conoscevano bene il Corvonero e sapevano che in realtà era troppo buono per prendersela davvero.

«Ho capito la battuta,» mormorò con tono annoiato «Ma non era divertente. E non chiamarmi Tommy, Adele.» poi si rivolse all’amica «Non mangiare le cose di Artemis, non è roba tua.»

Daisy lo colpì al braccio: «Ssh! Fa silenzio per l’amor del cielo!» sussurrò mentre guardava di sottecchi dove fosse l’infermiera «Miss McCall mi ammazza se mi becca a mangiare le cose dei pazienti.»

«Smettila di fare preferenze con Daisy, perché lei può chiamarti Tommy e io no?» si lamentò Adele a gran voce beccandosi uno “Ssh” da parte di Miss McCall.

«Daisy è la mia migliore amica e una gran rompiscatole.» disse il Corvonero «Non che tu non lo sia, ovviamente.»

«Ma io sono la tua sorella preferita!»

«Questo non è vero.» Thomas alzò le spalle con nonchalance e quando si accorse del fatto che Adele stesse per urlargli contro aggiunse «Ti prego smettila di urlare o Miss McCall ti butterà fuori a calci.»

Adele gli fece la linguaccia e si alzò all’improvviso: «Non serve, me ne vado io, tanto Artemis continua a russare.» accennò con la testa alla compagna che dormiva ignara di tutto «Daisy tu vieni?» l’amica rispose che si sarebbe fermata ancora per un po’ e lei aggiunse «D’accordo, se scopri qualcosa fammi sapere!»

Detto ciò Adele uscì dall’Infermeria sotto allo sguardo sollevato dell’infermiera e Daisy rivolse un enorme sorriso all’amico.

«Si può sapere qual è la tua sorella preferita allora?» domandò curiosa.

«Non dire scemenze, non ho una sorella preferita.» rispose Thomas abbassando lo sguardo.

«Sì certo e io ti credo.» borbottò la Grifondoro «Secondo me è Amanda.»

Thomas ripeté che non aveva una sorella preferita e Daisy gli rispose che poteva mentire quanto voleva, ma lei sapeva che la giovane Tassorosso aveva un posto speciale nel cuore del fratello.

«Visto che sei in vena di confidenze,» esordì poi l’amica «Con chi devi andare all’appuntamento?»

Thomas sbuffò: «Non mollate proprio voi due.»

«Certo che no, Tommy caro.»

Daisy prese a fargli gli occhi dolci e, nonostante Thomas continuasse a dirle che il suo trucco non avrebbe funzionato, il Corvonero finì per cedere: «D’accordo piccola rompiscatole, devo uscire con Selina Wilde.» Daisy scoppiò a ridere fragorosamente, non era molto convinta di questa coppia almeno tanto quanto non lo fosse Thomas, e si beccò un’ammonizione da Miss McCall «Se dici qualcosa ad Adele sei una ragazza morta!»

 

Nella Sala Comune dei Grifondoro la musica era così alta che era difficile perfino sentire i propri pensieri: la vittoria a Quidditch contro i Serpeverde era stata tanto inaspettata quanto gradita e la Casa di Godric non si era lasciata sfuggire l’occasione di festeggiare. Selina finì in un solo sorso la sua bibita, che puzzava di alcol in modo sospetto, e gridò ad Ivy che doveva assolutamente andare in bagno dopo tutto quello che aveva bevuto; l’amica, che di tutta la frase aveva sentito solo la parola bagno, annuì anche troppo energicamente per poi tornare a scuotere a ritmo di musica i lunghi capelli rosso fuoco. La bionda alzò gli occhi al cielo, Ivy con i capelli rossi è una figa pazzesca, pensò mentre si allontanava dall’amica; non si era fatta domande riguardo al cambio di colore dei suoi capelli, era ormai di routine per Ivy sparire per lungo tempo in bagno e uscirne con la chioma di un colore totalmente diverso, o con un taglio totalmente diverso, e ormai Selina ci aveva fatto l’abitudine. Solo quando uscì dalla stanza rumorosa e sentì le orecchie fischiare si rese conto che il suo commento su Ivy, seppur fosse stato solo nella sua testa, non aveva un tono puramente amichevole e scosse la testa portando una mano alla fronte.

«Ivy è solo un’amica ed è eterosessuale.» recitò ad alta voce guardando il muro, per ricordarsi come stavano le cose, il Cercle le aveva fatto venire delle idee strane, questo era poco ma sicuro «Ho bevuto troppo.»

Dopo essere andata al bagno Selina decise di assentarsi un momento dalla festa e raggiunse la sua camera; non appena varcò la porta notò Luna, la sua gatta siamese che aveva appena sei mesi, attorcigliata ai piedi del suo letto in un sonno profondo e sorrise, notando solo in un secondo momento la busta sopra cui la gatta si era addormentata.

 

«Perché non inserire un angolo dedicato alla poesia nel giornaletto?»

Thomas aggrottò le sopracciglia e incurvò leggermente le labbra al commento della rossa, poi alzò le spalle e rispose: «Perché no? Me lo stai chiedendo davvero?»

«Per una volta non dico stronzate, non guardarmi così!» ribatté Keira con un mezzo sorriso «Secondo me non sarebbe una cattiva idea.»

«Non è una stupidaggine,» disse Thomas «Ma quante persone conosci che lo leggerebbero?»

Keira scrollò le spalle e borbottò qualcosa di indistinto, che Thomas prese come un “Nessuno”.

«Appunto.»

«Non dovresti darlo per scontato, qualche amante dell’arte ci sarà no?» mormorò Keira «Mi rifiuto di credere che siamo gli unici due ad apprezzare la letteratura in tutta la scuola.» 

Thomas si poggiò al muro e rispose che non era molto sicuro di ciò, ma che se ciò l’avrebbe convinta a smettere di stressarlo a riguardo ci avrebbe pensato e ciò fece sorridere la rossa che lo ringraziò contenta. 

«Ammettendo che decida di inserirlo,» esordì Thomas mentre faceva partire la macchinetta del caffè (che aveva comprato lui stesso per la redazione del giornaletto) «Mi servirà qualcuno che se ne occupi…»

Keira lo guardo confusa: «E?»

«E tu sei l’unica persona amante della poesia che io conosca.»

«Cosa stai cercando di dirmi?» Keira strinse a sé il Settimanale del Quidditch che si era portata dietro.

«Che se tieni così tanto a questo progetto puoi gestirlo tu,» Keira prese a scuotere la testa con insistenza e allora Thomas continuò «Oppure puoi aiutarmi a trovare qualcuno che lo faccia. Anche se francamente non è nulla di difficile, basta scegliere delle poesie e sistemare l’impaginazione… Vuoi un caffè?»

Keira scosse la testa nuovamente e Thomas prese a preparare il suo di caffè.

«Beh, se cambiassi idea io lo leggerei volentieri, ma non ho intenzione di entrare nella redazione del giornaletto, non fa per me.» borbottò Keira «Intanto ti lascio il numero del Settimanale che mi hai chiesto.» Keira porse la rivista all’amico, che mormorò che l’avrebbe letta quella sera dopo il turno in infermeria «Ci vediamo in Sala Comune!»

Thomas la salutò e la osservò uscire mentre mescolava il caffè, lasciò cadere l’occhio sulla pila di fogli che aveva lasciato su una delle scrivanie e poi consultò l’orologio che aveva al polso, dov’era finita Flower? Non fece in tempo a pensarlo che la porta della redazione del giornaletto di spalancò e una Flower impeccabile, come sempre, lo salutò raggiante.

«Sbrigati a bere quel caffè,» commentò la ragazza «Il giornaletto di domani non si scrive da solo!»

 


 

Thomas controllò l’orologio per l’ennesima volta e sbuffò, cosa che sembrava fare spesso in quei giorni a causa dell’impegno del Cercle di cui non era molto contento. Non aveva alcun interesse per l’iniziativa di Candy e soprattutto per le storie d’amore, principalmente perché non ne aveva il tempo, ma anche perché non era interessato nel trovare qualcuno e dubitava di poter incontrare una persona adatta a lui in quel contesto, sembrava un po’ troppo forzato. C’erano otto ragazze nel Cercle, quindi otto ipotetiche future ragazze, ma era un numero destinato a scendere una volta che le avrebbe conosciute meglio, perché era inevitabile che qualcuno non gli piacesse e, considerando il ritardo di Selina, il numero stava già lentamente scendendo a sette. Non se la sentiva di giudicarla solo per il ritardo, ma in quei giorni aveva riflettuto a lungo e non credeva fosse una persona compatibile con lui, forse come conoscente o amica, ma come ragazza proprio no e la pulce nell’orecchio che gli aveva messo Daisy non era servita a migliorare la situazione. Nonostante tutti i suoi dubbi aveva portato dei fiori selvatici per Selina, anche se non gli sembrava il tipo che apprezza quel genere di cose, perché chi era nel Cercle teneva veramente all’iniziativa e perciò era giusto che li rispettasse e cercasse di mettere almeno un po’ d’impegno nelle attività che Candy proponeva. Intravide una chioma bionda venire verso di lui e prese un respiro profondo, era solo una passeggiata, non doveva essere troppo stressante, no? Più la ragazza si avvicinava meno somigliava a Selina e infatti non era lei, ma Candy ed era accompagnata da Richard Nott.

«Ciao Thomas, Selina non è ancora arrivata?» domandò la bionda.

«Inizio a pensare se ne sia dimenticata.» rispose lui alzando le spalle «Nott.»

Richard alzò una mano in segno di saluto e rimase in disparte in silenzio.

Candy guardò l’ora e sbuffò: «Non ha il minimo rispetto per gli altri!» Thomas le rivolse un’occhiata confusa «Purtroppo devo annullare il vostro appuntamento, è successa una cosa grossa e questi due sono praticamente morti, per quanto mi riguarda.»

Candy rivolse un sorriso particolarmente inquietante a Richard e Thomas, quest’ultimo ricambiò a fatica non invidiando per niente Richard e Selina per quello che li aspettava.

 

 

* * *

* * *

* * *


 

Beh, sono tornata!

Comincio subito con un piccolissimo appunto, so che siamo in un universo alternativo, ma ho voluto mantenere il Professor Rüf per comodità e perché sono sicura mi darà moltissimi spunti xD

Ora passando a questioni più serie: inizialmente avevo intenzione di lasciare tutti gli appuntamenti in un solo capitolo, ma dopo aver scritto metà degli appuntamenti mi sono resa conto che il capitolo sarebbe uscito come un poema epico, risultando particolarmente pesante alla lettura e probabilmente un po’ difficile da recensire per voi, perciò ho deciso di dividerlo a metà (sì, proprio dove le cose iniziavano a farsi interessanti, ma almeno sarete curiosi di scoprire cosa succede dopo, no?) anche per farvelo avere prima. Per questo motivo in questo capitolo alcuni OC non appaiono e altri sono ovviamente molto più presenti, ma non temete, nella seconda parte ci saranno anche tutti gli altri, quindi spero, che chi non ha visto il proprio OC, non si offenda e porti pazienza fino al prossimo capitolo. 

Ora vorrei passare a una questione un po’ più spinosa che avevo già anticipato su instagram per chi mi segue: l’eliminazione di Selina, Richard e Kurtz. Volevo prendermi qualche riga per parlare di una cosa che, per chi è un po’ più navigato nel mondo delle interattive, sarà forse scontata, ma che credo vada ribadita. Il principio alla base di una storia interattiva è un dare-avere: come io mi prendo l’onere di dar vita ai vostri personaggi, voi vi impegnate a partecipare rispondendo alle mie domande e facendomi sapere (almeno ogni tre capitoli attraverso una recensione, un messaggio o quello che volete, anche i segnali di fumo se siete in grado di farmi avere il messaggio) cosa pensate della gestione del vostro OC e di ciò che scrivo; insomma vi chiedo un minimo di partecipazione, come avevo messo bene in chiaro nel prologo di questa storia. So bene che non sono la prima a fare questo discorso e non sarò di certo l’ultima (ma mi auguro questa sia l’ultima volta che dovrò farlo, almeno per questa storia), ma credo vada fatto, visto che ci sono alcune persone che sembrano non aver assimilato bene questo concetto. Il principio di una storia INTERATTIVA (e nella parola già è ben espresso il concetto di partecipazione da parte dei lettori) non è “preparo la scheda del mio personaggio e poi sparisco per sempre” e se pensate che sia questo vi prego di mandarmi un messaggio e farmi sapere che non siete interessati a partecipare attivamente alla storia e tanti saluti. Vi chiedo soltanto un po’ di correttezza nei miei confronti: se non avete occasione di farvi sentire, oppure non volete più partecipare alla storia per un qualunque motivo (che non mi interessa sapere, sia chiaro, sono affari privati, può essere anche mancanza di voglia, non me la prenderò con voi in ogni caso) mandatemi un messaggio per farmelo sapere, tutto qui. Ci tenevo a fare questo discorso perché mi pesa veramente tanto il fatto di dover eliminare ben tre OC all’inizio della storia, ma cosa dovrei fare se l’autore non si fa sentire nemmeno per rispondere a una misera domanda? Non chiedo certo che recensiate per forza se rispondete alle domande, sia chiaro, quindi vi prego di rispondere quando vi lascio con un quesito, anche perché mi pare di darvi il tempo necessario per potermi mandare un messaggio di due righe, non sforno capitoli ogni due giorni. 

Vorrei aggiungere che non mi piace per niente essere presa in giro, soprattutto perché cerco sempre di essere disponibile e gentile nei confronti di tutti, perciò, se questa persona sta leggendo, vorrei che sappia che sono stufa di eliminare i suoi millemila OC dalle mie storie (questa volta 3 in un colpo, punti al record?) ed essere trattata come un’idiota.

Anche se avrei voluto eliminare Selina, Richard e Kurtz sin da subito, ci tengo a dare un senso alla mia storia e perciò nel prossimo capitolo scoprirete come vengono buttati fuori dal Cercle… spoiler: Candy non è per niente contenta (e nemmeno io lo sono).

Questo è tutto, mi dispiace concludere il capitolo con una nota così negativa e mi scuso per lo sfogo, ma certe cose vanno dette e da brava Grifondoro io di certo non mi tirò indietro. Non ho domande per voi questa volta e mi scuso per la lunga attesa, ma spero il capitolo ne valga la pena (anche se io non sono soddisfatta al 100%).

A presto,

fran x

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Capitolo 7
*** Il Primo Appuntamento - Atto II ***


Il Primo Appuntamento - Atto II

 

Elian tirò una striscia sull’ultima frase che aveva scritto, per colpa dello stupido appuntamento di Flower Rosier e degli impegni di Thomas Miller l’articolo da scrivere sul Cercle era toccato proprio a lui e non c’era cosa che odiava di più del dover tessere le lodi di una persona che non apprezzava quasi per niente. In realtà Candy non gli aveva fatto nulla di male, però aveva quella tendenza ad apparire ovunque e impicciarsi in qualunque cosa che Elian mal tollerava ed era quasi stupito non venisse a disturbarlo anche al giornale, che era forse una delle poche attività che si salvava dall’uragano Candy e di conseguenza uno dei suoi pochi posti felici e tranquilli. Era stato un posto felice e tranquillo fino a quando Flower non era arrivata mollandogli l’articolo sugli appuntamenti sulla scrivania.

 

Flower era entrata come una furia in redazione, si era guardata intorno e lo sguardo si era posato sull’unica persona presente.

«Elian!» lo chiamò mentre si dirigeva alla sua scrivania con passo svelto.

Il Tassorosso non le aveva risposto, aveva finito di scrivere l’ultima frase dell’articolo sulla partita di Quidditch e poi aveva alzato la testa e aveva preso a scrutare l’evidente impazienza della collega del giornale: Flower aveva poco tempo a disposizione, doveva prepararsi per l’appuntamento e purtroppo, non essendo abituata all’impegno del circolo non era ancora riuscita a calcolare bene i tempi, o meglio, i tempi li aveva ben calcolati ma era successo qualcosa tra due studentesse nella Sala Comune di Serpeverde e avevano indetto una riunione straordinaria tra Prefetti per discutere i dettagli della bravata e le misure da adottare a riguardo, perciò i suoi piani erano leggermente cambiati.

«Purtroppo non riesco a scrivere l’articolo sul Cercle, a breve devo andare all’appuntamento e non riuscirei comunque ad ultimarlo entro l’uscita del giornale.» mormorò non appena ebbe l’attenzione del ragazzo.

«E io cosa posso farci?» ribatté acidamente capendo dove la ragazza voleva andare a parare.

Flower sbuffò: «Senti facciamola breve: Thomas è occupato anche più di me, avrei domandato a Sylvie, ma purtroppo ha già altri tre articoli da scrivere questa settimana e qui non c’è nessun altro oltre a te.» gli spiegò con tono infastidito a causa del tono che Elian aveva usato «Quindi puoi benissimo delegare il compito a qualcun altro, fai come ti pare, basta che l’articolo venga scritto.» detto ciò mollò il plico di pergamene sulla sua scrivania e aggiunse: «Ah, ci sono anche i due spezzoni che dovevo scrivere per la sezione di attualità e la correzione dell’articolo di Marcus, dà tutto a Thomas quando lo vedi.»

La Corvonero non lasciò ad Elian nemmeno il tempo di ribattere, girò sui tacchi, mormorò un saluto sbrigativo e sbatté la porta dietro di sé.

 

Elian ripensò all’incontro con Flower sbuffando sonoramente mentre cancellava per l’ennesima volta una frase che elogiava l’idea originale di Candy Rowle e si domandò perché mai doveva essere così sfortunato e beccare sempre lui gli articoli da scrivere sul Cercle. Rilesse brevemente quelle poche righe che aveva scritto e si rese conto che non solo erano tremendamente mediocri, ma non sembravano essere uscite dalla sua penna; strappò la pergamena, la lanciò nel cestino e ne prese una nuova: se doveva esserci il suo nome sopra allora era il caso di scrivere l’articolo tutto di suo pugno, nel modo più ironico e cinico possibile.

 

Dopo la prima disastrosa partita del Campionato di Quidditch gli allenamenti erano diventati tremendamente stancanti, Elias aveva preso la partita persa molto male e per questo aveva intensificato e modificato gli allenamenti, rendendoli estremamente pesanti. Dopo l’ennesimo allenamento sfiancante (Elias li aveva lasciati andare soltanto perché stava diventando particolarmente buio e non si riusciva a vedere a un metro dal proprio naso) Rhona si era concessa una doccia lunga e bollente in spogliatoio e poi avrebbe consumato almeno metà della scorta di dolciumi che teneva in fondo al baule, per paura che qualcuno potesse rubarglieli. Rientrata nel castello aprì il mantello, che l’aveva protetta dall’aria fredda e pungente di novembre, rivelando il una larga felpa e dei leggins e controllò l’ora sull’orologio alla parete, rendendosi conto che ormai la Sala Grande era chiusa e quindi non avrebbe potuto rubare qualche fetta di torta, magari quella al vino, la sua preferita. Mentre pensava a quanto geniale fosse stata nel decidere di cenare presto s’imbatté in una ragazza dal fisico asciutto e i capelli scuri in piedi di fianco alle scale per i sotterranei con le braccia incrociate al petto. Rhona riconobbe subito Lilah Brown, una delle sue compagne di stanza, perciò le fece un cenno con la testa e la superò iniziando a scendere gli scalini.

«Rhona.» la richiamò la ragazza.

Rhona alzò gli occhi al cielo spazientita, non solo non aveva alcuna voglia di perdere tempo o di chiacchierare, ma non era mai andata particolarmente d’accordo con Lilah: la giovane mezzosangue pensava che tutto le fosse dovuto e si circondava solamente di persone senza personalità; inoltre mal tollerava chiunque si azzardasse ad avere un’opinione diversa dalla sua e le loro liti erano ormai di routine.

«Sì?» borbottò mentre si voltava verso di lei «Posso fare qualcosa per te, Principessina

«Non usare quel tono con me, Selwyn.» sibilò Lilah guardandola con sufficienza «Ho sentito che andrai ad un appuntamento con Elian.»

«E allora?»

«E allora?» ripeté incredula Lilah «Non potrebbe importarmene di meno della tua vita, perciò se sto perdendo tempo a parlare con te evidentemente è qualcosa di importante.»

Rhona sbuffò sonoramente e si appoggiò disinteressata alla parete di pietra squadrando la compagna di Casa.

«Elian è mio, è off limits. Non puoi andare a un appuntamento con lui.»

«Oh beh, questo spiega molte cose, tra stronzi ci si trova sempre.» borbottò Rhona con un mezzo sorriso, Lilah strinse i pugni in modo minaccioso «Sei sicura lui sappia che state insieme? O siete in una specie di relazione aperta e a te non sta bene?»

«Non stiamo insieme.» sussurrò Lilah abbassando lo sguardo «E non definirmi stronza.» Rhona si tirò dritta «Se proprio vuoi saperlo è il mio ex e a breve torneremo insieme, perciò non perdere tempo a fargli gli occhi dolci. E poi non potresti mai piacergli, sei così-»

«Vuoi andarci tu all’appuntamento?» la interruppe Rhona scoccandole un’occhiataccia «Ora capisco perché vi siate trovati, siete due-»

«Rhona! Eccoti qui finalmente.»

Rhona non riuscì a concludere la frase a causa dell’interruzione, che prese anche Lilah di sorpresa, ed entrambe si voltarono per scorgere Ivy Macmillan nella sua divisa di Grifondoro che le osservava in modo strano.

«Eravamo nel bel mezzo di una conversazione Macmillan, mi stupisce i tuoi genitori purosangue non ti abbiano insegnato l’educazione, ho sentito delle cose…» disse Lilah guardandola dall’alto in basso.

«Te l’ha detto tuo padre?» domandò Ivy senza scomporsi minimamente «Non sapevo educassero così anche i mag-»

«Come osi?» sibilò Lilah puntandole un dito contro.

Rhona le squadrò confusa, non capendo cosa stesse succedendo, Ivy non si sembrò spaventata dall’aria minacciosa della Serpeverde e incrociò le braccia al petto, ma prima che potesse risponderle Lilah aggiunse: «Soltanto perché sei una purosangue non significa che tu possa prendertela in questo modo con i natibabbani.»

Ivy alzò le sopracciglia e spalancò gli occhi: «Natibabbani? Ma tu sei una mezz-»

«Natababbana, e poi non sono affari tuoi, purosangue Perfettina.» Ivy non riuscì a rispondere perché Lilah non gliene diede il tempo «Ora porta quel tuo culo nobile lontano da qui, io e la tua amichetta insolente stavamo avendo una discussione privata.»

Rhona strinse i pugni e rivolse un’occhiata rabbiosa alla compagna di Casa, le puntò contro un dito pronta a risponderle per le rime, ma Ivy parlò per prima mettendo da parte la sua solita gentilezza: «Senti Brown, innanzitutto non sopporto chi tratta male i miei amici.» mormorò mentre sistemava con cura la spilla da Prefetto, in modo che Lilah la guardasse «Non puoi parlare alle persone con questo tono, sono stata anche troppo paziente con te. E poi cosa ci fai fuori dalla Sala Comune a quest’ora? Rhona sta tornando dagli allenamenti, ma tu?»

Lilah spalancò la bocca esterrefatta non riuscendo a credere che qualcuno potesse rivolgersi a lei in quel modo, provò a rispondere, ma Ivy la bloccò con un cenno della mano.

«Fila nella tua Sala Comune prima che ti tolga cinque punti per essere fuori oltre il coprifuoco e trenta solo perché sei una stronza.»

Lilah fece per protestare e Ivy prese a passare il dito sopra alla spilla da Prefetto sfidandola, se c’era una cosa che Ivy non tollerava erano i bulli, soprattutto se si permettevano di maltrattare i suoi amici. La Serpeverde alzò il mento in senso di superiorità e mormorò che per quella volta se ne andava, ma che non avevano il diritto di trattarla in quel modo, cosa che fece alzare vistosamente gli occhi al cielo a Rhona.

«Non sapevo fossi così agguerrita, Miss Prefetto.» commentò Rhona divertita «Ma si può sapere perché è così fissata con lo stato di sangue?»

Ivy si strinse nelle spalle: «Suo padre è un magonò e la sua famiglia lo ha praticamente cancellato… è stato diseredato e i suoi genitori fingono non esista nemmeno, sai, hanno perso tutta la loro influenza nella società purosangue.» spiegò «Sinceramente non sapevo si definisse natababbana, forse non lo sa che anche se suo padre è un magonò lei rimane una mezzosangue, ma sinceramente credo non voglia avere niente in comune con chi ha i genitori maghi perché ci crede tutti uguali… mi fa un po’ pena a dire il vero.»

«Ti prego non dire che ti fa pena la stronza.» mormorò Rhona contrariata «Avrà pur un rapporto difficile con i suoi nonni paterni e con la comunità magica in generale, ma ciò non la autorizza a comportarsi così.»

Ivy non rispose e annuì semplicemente, poi rivolse un sorriso a Rhona e si propose di accompagnarla fino alla Sala Comune di Serpeverde.

 

Dopo una mattinata che era sembrata eterna la pausa pranzo era arrivata a risollevare la situazione ed Elian non aveva esitato un minuto a buttare malamente i libri dentro allo zaino per poi letteralmente fuggire dall’aula di Trasfigurazione. I suoi compagni erano rimasti in aula a sistemare le loro cose e a discutere dell’ultima lezione e di quanto sarebbe stato difficile superare i M.A.G.O. di quella materia, ma al Tassorosso non importava molto, voleva soltanto uscire e fumarsi una sigaretta prima di pranzo e probabilmente anche una dopo visto che quel pomeriggio doveva fare lezione di Difesa Contro le Arti Oscure con gli studenti del sesto anno e quindi in compagnia di Rhona Selwyn e lei sembrava tollerarlo ancor meno del solito mancando poco al loro appuntamento. 

Mentre Elian procedeva lungo il corridoio con passo svelto un ragazzo lo affiancò: «Esci a fumare?» domandò Judes Harvey, suo compagno di dormitorio, con l’immancabile ciuffo biondo a coprire gli occhi.

Elian annuì: «Vieni con me?»

Judes mormorò che avrebbe preso volentieri una boccata d’aria e i due scesero le scale in silenzio con la stanchezza della mattinata addosso e una gran voglia di sentire la brezza autunnale sulla pelle. Una volta raggiunto l’esterno del Castello Elian si lasciò cadere sull’erba senza preoccuparsi di sporcare la divisa, Judes lo imitò e poi Elian si accese una sigaretta.

«Parlavo con Bel a colazione.» esordì Judes mentre osservava con interesse l’orizzonte «E posso solo essere felice che tu non stia più con Lilah Brown, è completamente pazza.»

«Di che parli?» chiese Elian mentre portava la sigaretta alle labbra, non riusciva proprio a capire quale fosse il collegamento tra Bel Murphy e la sua ex.

«Celia, la gemella di Bel, gli ha detto che la Brown ieri sera è tornata in dormitorio incazzata perché ha discusso con la Selwyn a causa tua.»

Elian si bloccò di colpo tenendo la sigaretta a mezz’aria: che Lilah e Rhona avessero avuto una discussione era normalissimo, quando stavano insieme Lilah si lamentava continuamente della mezza africana e delle loro liti quotidiane e poi, conoscendo il carattere di entrambe, non sembrava un’ipotesi assurda; quello che non gli era chiaro era per quale ragione le due Serpeverde avessero discusso per lui, infatti Rhona aveva messo bene in chiaro quanto poco volentieri avrebbe partecipato al loro appuntamento.

«A causa mia?»

Judes alzò le spalle: «Non ho capito bene le dinamiche perché la sorella di Bel non ne sapeva molto, ma a quanto pare Lilah sembra essere un po’ possessiva.»

«Che intendi?»

«A quanto dice Bel ha fatto una scenata alla Selwyn perché deve uscire con te e le ha detto che sei off limits.»

Elian soppesò le parole dell’amico e rimase in silenzio, Judes non disse niente e si limitò a guardarsi intorno rispettando il silenzio dell’amico. Elian sapeva bene di non essere la persona più simpatica del mondo, non era un segreto che molti lo mal tollerassero e a lui non poteva importare di meno, anche se alcuni giorni era impossibile non pensare di star sbagliando qualcosa, ma era il suo carattere e di certo non l’avrebbe cambiato soltanto per piacere a tutti, aveva un caratteraccio sì, ma era il suo e non avrebbe mai rinunciato alla sua identità. Quando stava insieme a Lilah aveva cercato di farle capire che il modo in cui si atteggiava non era la vera lei e che tutte le persone che la circondavano non erano amici, ma semplici burattini che le stavano vicini solo per convenienza, ma lei non l’aveva ascoltato o forse aveva finto di non sentire per non accettare la verità. Elian sentì un po’ di nostalgia, da quando si erano lasciati non aveva mai ripensato alla loro relazione e non era andato a nessun appuntamento, infatti provava una grande ansia per l’appuntamento con Rhona, non solo perché temeva che la ragazza lo uccidesse, ma anche perché si sentiva a disagio nell’aprirsi e temeva che nessuno oltre a Lilah potesse veramente apprezzare il suo carattere. Tirò un’ultima volta, assaporò il fumo e dopo un tempo interminabile lo sputò fuori, osservò la nube dissolversi e spense la sigaretta con un gesto ormai automatico. 

«Peccato per lei visto che non me ne frega niente.» mentì mentre guardava con insistenza davanti a sé.

 

«Avanti dimmi cosa ti turba.»

Rhona si parò davanti all’amica poggiando le mani ai fianchi e osservandola dritta negli occhi, cosa che imbarazzò Keira facendole abbassare lo sguardo a terra.

«Come?» mormorò confusa la Corvonero.

«Sei sempre assorta nei tuoi pensieri e sembri così assente.» spiegò Rhona «Non che tu non ti perda spesso nel tuo mondo, ma l’ho capito che c’è qualcosa che non va, quindi sputa il rospo.»

«H-ho bisogno di un consiglio…» borbottò Keira abbassando lo sguardo e stringendo la cinghia della tracolla con nervosismo, l’amica la guardò in attesa e Keira prese un bel respiro «È… È per l’appuntamento.»

«Per l’appuntamento?»

Keira annuì energicamente: «Sono tremendamente impacciata con… beh, con praticamente chiunque, e non sono mai stata a un vero appuntamento.» Keira prese a torturarsi le mani «Tu invece sei sempre così sicura di te e mi sono detta che avresti avuto qualche buon consiglio da darmi.»

Rhona le rivolse un sorriso gentile: «Il mio unico consiglio è anche il più scontato: sii te stessa.»

«Me stessa? Sei impazzita?» Keira la guardò totalmente sconvolta e l’amica scosse leggermente la testa con un mezzo sorriso «Sono la persona più strana e imbarazzante che ci sia… E non so come vestirmi, come comportarmi… Cadrò a terra così rovinosamente da farlo ridere di me e poi tornerà al castello per raccontarlo a tutti. Oppure non si presenterà nemmeno perché gli faccio schifo, ma come biasimarlo, potrebbe avere praticamente chiunque e-»

«Keira!» la interruppe Rhona ridacchiando «Stai totalmente esagerando, sei una ragazza veramente speciale e Basil è un vero gentiluomo e non si permetterebbe mai di mancarti di rispetto. E poi sono sicura che non accadrà niente di tutto questo, ti stai solo stressando inutilmente.»

«Non puoi saperlo!» sbottò Keira in preda all’ansia «Conoscendomi farò la figura di merda più imbarazzante della storia.» 

Rhona alzò giocosamente gli occhi al cielo borbottando che si stava solamente facendo troppe idee strane e la affiancò, le due ripresero a camminare e Keira continuò a farsi prendere dall’agitazione.

«Guarda che sono seria, andrà malissimo.»

«E allora?» Keira guardò l’amica sconvolta «Non capisco perché tu prenda così a cuore questa faccenda, anche andasse male non succederà niente, in fondo mica ti piace, non c’è niente da rovinare.»

Rhona la fissò dritto negli occhi con un sorriso incoraggiante e Keira annuì poco convinta, ma avrebbe voluto dirle che in realtà se fosse andata male avrebbe solamente perso la sua unica occasione con il ragazzo per cui ormai aveva una cotta da anni e che non se lo sarebbe mai perdonata.

«Beh, ormai che ne stiamo parlando vorrei chiederti un consiglio anche io.» mormorò Rhona pensierosa e Keira annuì «Come faccio a superare l’appuntamento con il giornalista?»

«Per cominciare non ucciderlo, domandati sempre “Se lo faccio finirò ad Azkaban?” prima di fare qualunque cosa.» ridacchiò Keira «Sarà un successo se non lo spingerai giù dalla scopa e se non finirai in prigione, a mio parere.»

Rhona sbuffò, il solo pensiero di fare un romantico giro del lago a cavallo del suo manico di scopa insieme ad Elian le faceva venire voglia di vomitare, aveva persino pensato di persuadere Candy a cancellare l’appuntamento, ma sapeva che sarebbe stato impossibile e poi la Corvonero le aveva detto giusto quella mattina, poco prima della lezione di Pozioni, che secondo lei avevano molto in comune lei ed Elian, doveva solo fare lo sforzo di conoscerlo.

«Tu ridi, ma francamente sarà un successo se solo riuscirà a salire sulla sua scopa prima che io gliela faccia ingoiare.»

 


 

Rhona era in ritardo per l’appuntamento, non che gliene importasse qualcosa di Elian, ma era abbastanza infastidita dal fatto che la colpa non fosse sua: era stata tutta opera dell’insegnante di Volo che, proprio quel giorno, aveva ben pensato di fermarla per un’amabile chiacchierata sul ruolo di Capitano a cui la Serpeverde aspirava da anni. Rhona, mentre stringeva la scopa tra le dita, aveva provato più volte a ripetere quanto fosse di fretta per un impegno indefinito, ma l’insegnante sembrava non voler capire, o almeno fino a quando non le gridò in faccia di avere un appuntamento ed essere già in ritardo, solo dopo si sarebbe pentita di averlo detto, perché l’insegnante fece due più due e la salutò mormorando: «Non sapevo che tra te ed Elian ci fosse qualcosa, ma vi ho visti bisticciare come una coppia sposata, quindi forse dovevo aspettarmelo. Avrete dei figli veramente bravi a Quidditch, non vedo l’ora!» Il commento le aveva fatto venire la nausea, ma purtroppo non era riuscita a spiegare che le cose non stavano in quel modo perché avrebbe richiesto troppo tempo e lei non ne aveva.

Elian era stato al deposito delle scope meno di cinque minuti: era entrato in ufficio, aveva salutato l’insegnante, aveva preso le chiavi ed era uscito, poi aveva preso la sua scopa, restituito le chiavi e raggiunto il luogo dell’appuntamento tutto quasi in perfetto orario. Sapeva che Rhona non era entusiasta per il loro pomeriggio romantico, ma di certo non si aspettava di vederla arrivare in ritardo.

«Perfetto, sei finalmente arrivata, possiamo iniziare questo benedetto appuntamento?» commentò Elian con tono annoiato «Prima inizia, prima finisce.»

Rhona alzò vistosamente gli occhi al cielo: «Vuoi farmi vomitare? Non chiamarlo appuntamento.»

«E come dovrei chiamarlo allora?»

«Ma che ne so, qualcosa tipo: uscita con Mr. Acidone contro la volontà della povera Rhona.» 

Elian sbuffò e prese un respiro profondo prima di rispondere: «Pensi che io non abbia di meglio da fare che stare qui a sentire le tue lamentele?» incrociò le braccia al petto «E quella acida sarai tu!»

Rhona ridacchiò e scosse la testa: «E quella acida sarai tu!» lo schernì «Quanti anni hai scusa? Nove?»

«Sei tu che hai iniziato!»

«Senti risparmiamoci queste scene inutili, non ho proprio voglia di perdere tutta la giornata, andiamo?»

Rhona non aspettò che Elian le rispondesse e saltò a cavallo del suo manico di scopa librandosi in aria, il Tassorosso allora la imitò e i due partirono per il giro del lago senza spiccicare una parola. Elian in condizioni normali avrebbe cercato di conoscere il suo accompagnatore, ma, anche se era partito con l’idea di provare quantomeno ad essere civile, la situazione non era particolarmente semplice da affrontare. Rhona già di suo non amava le cose romantiche e mielose, se qualcuno avesse provato a portarla da Madama Piediburro probabilmente gli avrebbe sputato in un occhio, ma si disse che non c’era cosa peggiore che dover affrontare un appuntamento con quello stronzo del giornalista, o forse qualcosa di peggio c’era: Macmillan.

«Senti…» esordì Elian dopo alcuni minuti passati in silenzio «Non dico che questo debba diventare un vero e proprio appuntamento-» Rhona gli riservò un’occhiataccia ed Elian strinse le dita sul manico di scopa (nel caso in cui Rhona avesse deciso di disarcionarlo e fargli fare un bel bagno insieme agli Avvincini sarebbe stato pronto) «Intendevo uscita-»

«Uscita con Mr. Acidone contro la volontà della povera Rhona.» specificò la Serpeverde con un mezzo ghigno.

«Dicevo,» marcò Elian tentando di finire finalmente la frase «Potremmo provare ad essere almeno ehm civili? Sai sarà un lungo giro e vorrei evitare di fare un bagno nel lago.»

Rhona sembrò riflettere sinceramente sulla questione e poi annuì sbuffando: «Va bene O’moore, allora, che fai di solito alle uscite

 Elian si grattò la nuca tenendo ben stretta l’altra mano sulla scopa e poi mormorò: «Non saprei sinceramente… cerco di conoscere chi ho davanti credo, non è questo l’obbiettivo alla fine?»

«Va bene, conosciamoci allora.» annuì la Serpeverde «Oltre al fare lo stronzo hai altri hobby degni di nota?»

Elian alzò gli occhi al cielo e Rhona esibì un sorrisetto innocente, ma allo stesso tempo divertito.

«Scrivo nel giornale e boh, mi piace il Quidditch…»

«Oh wow, veramente interessante.» ironizzò Rhona sospirando rumorosamente.

«Perché, tu hai hobby più interessanti di questi?»

Rhona scrollò le spalle e abbassò il tono di voce: «Mi piace l’arte.»

Elian inclinò la testa confuso, tra tutte le cose che poteva aspettarsi dalla Serpeverde questa non era una di quelle, certo non si aspettava una risposta scontata come “Mi piace il Quidditch”, ma comunque non poteva immaginare che la ragazza gli rispondesse in quel modo.

«Non fare quella faccia.» lo riprese lei facendo un gesto sbrigativo con la mano «Cosa c’è di strano?»

«Niente.» rispose Elian tirando le labbra in una linea retta «Semplicemente non me l’aspettavo.»

Rhona non disse altro, alzò le spalle e prese ad osservare con attenzione la linea dell’orizzonte e come il cielo cambiasse colore quasi fosse un opera d’arte impressionistica, fosse stata con qualcun’altro, come ad esempio Keira, magari lo avrebbe fatto notare ad alta voce, ma si disse che tanto il Tassorosso non avrebbe capito e non valeva la pena perderci tempo; anche se per lei tempo speso a parlare d’arte non era mai buttato. Elian le rivolse un’occhiata, la ragazza era molto assorta nei suoi pensieri e non sembrava prestargli attenzione, sembrava più presa dagli incredibili colori del cielo, ma come biasimarla? Alla fine lui non aveva fatto niente per rendersi simpatico ai suoi occhi, ma neanche lei si era risparmiata le risposte pungenti e gli appellativi, quindi forse la colpa era un po’ di entrambi.

«Senti-» mormorò Elian con tono serio.

«Che c’è?» esclamò Rhona presa di sorpresa con un accento particolarmente marcato mentre si voltava verso di lui.

«Te l’hanno mai detto che hai un accento molto bizzarro?» osservò Elian con sincera curiosità dimenticando momentaneamente quello che doveva dire.

Rhona alzò gli occhi al cielo annoiata: «Fin troppe volte.»

Elian rimase in silenzio per un po’ e poi continuò: «È che non riesco proprio a capire che accento sia e questa cosa mi sta facendo impazzire.» spiegò «Mia madre è americana, ma il tuo accento non assomiglia al suo.»

«La verità è che non ho un vero accento.» rispose Rhona guardando la silhouette del castello in lontananza «Mio padre è inglese, mentre mia madre ha origini nordafricane e quindi si può dire che sia un misto… però quand’ero piccola viaggiavamo molto e credo che ogni posto in cui io sia stata mi abbia influenzata un po’.»

Tra i due calò il silenzio, non avevano mai avuto occasione di discutere in modo civile e per entrambi quel momento era molto strano, Rhona arrossì per l’imbarazzo ed Elian si grattò la nuca guardando altrove, avrebbe voluto dire qualcosa, ma Rhona parlò per prima.

«Beh allora, quanto manca alla fine di questo giretto infernale?» mormorò troncando l’atmosfera da confessionale che si era creata poco prima.

Elian si schiarì la gola e poi disse di non averne idea, ma evitò di guardarla negli occhi; calò il silenzio nuovamente e Rhona si morse il labbro: lei non era tipa da sentimentalismi e cose simili e quella strana atmosfera intima che si era creata tra lei ed Elian la metteva a disagio visto che non era solita lasciarsi trasportare dalla malinconia, soprattutto con persone che non conosceva particolarmente bene.


 

* * *

 

«Oh, bene, finalmente si è degnata di arrivare!» sbottò Candy alzando gli occhi al cielo «Vieni caro, raggiungiamo la piccola delinquente prima che scappi.»

La Corvonero fece un cenno stizzito della mano a Richard e marcò il “caro” con un tono tutt’altro che dolce, poi salutò Thomas scusandosi nuovamente e raggiunse a passo di marcia la ragazza bionda che era appena uscita dal castello.

«Lo so, lo so, sono in ritardo mostruoso.» mormorò Selina con tono annoiato non appena Candy la raggiunse «Ho avuto un piccolo imprevisto, ma sono arrivata, alla fine.» notò poi Richard dietro alla Corvonero che teneva la testa bassa con aria da cane bastonato e inarcò un sopracciglio «Rich? Perché c’è anche lui?»

Candy incrociò le braccia al petto e scrutò entrambi attentamente prima di rispondere: «L’imprevisto per caso si chiama Celine Lockford?»

Richard alzò di scatto la testa e Selina spalancò la bocca sorpresa, per poi scuotere la testa: «Sembra assurdo visti gli ultimi eventi ma no, non era lei, era una delle sue stupide amichette.»

Richard rivolse un’occhiata confusa a Selina, quasi a volerle domandare chi l’avesse presa in ostaggio così a lungo, ma non osò aprir bocca. La Grifondoro gli fece un cenno con la mano facendogli capire che ne avrebbero parlato in un altro momento e Richard annuì.

«Avete finito?» sbottò Candy che ormai stava esaurendo tutta la sua pazienza «Non posso perdere tutta la giornata con voi, ho ben altre cose da fare e la maggior parte sono a causa vostra.»

«Beh allora parla, biondina, già sono in ritardo per l’appuntamento, chissà quanto si innervosirà Miller se tardo ancora!» borbottò Selina sbuffando stizzita.

«Non fare l’infastidita con me dopo quello che tu hai combinato!» le intimò Candy fulminandola con lo sguardo.

Richard si schiarì la gola e le due ragazze si voltarono verso di lui furibonde, sapeva bene che era rischioso mettersi in mezzo a una lite tra ragazze, ma Selina sembrava pronta a saltare addosso alla Corvonero, mentre Candy era così arrabbiata che giurò di averle visto uscire del fumo dalle orecchie.

«Signorine,» esordì titubante sperando che nessuna delle due lo uccidesse «Perché non cerchiamo di risolvere la questione con calma? Sono sicuro che ci vorrà un istante, magari è solo un malint-»

Richard seppe di aver appena firmato la sua condanna a morte quando notò lo sguardo assassino che le due gli rivolsero, in particolare quello di Selina: solitamente Richard difendeva e sosteneva i suoi amici in pubblico e si limitava a fare loro la paternale solamente in un secondo momento, ma, avendo capito dove voleva andare a parare Candy, aveva preferito evitare, per questo l’amica sembrava avercela anche con lui.

Selina fece per dire qualcosa, ma Candy la bloccò con un gesto stizzito della mano: «Ora parlo io.» le disse con un tono che non ammetteva repliche, e poi si rivolse a Richard «Vuoi la versione breve? Ecco il riassunto: dopo aver stupidamente deciso di rasare la testa di una studentessa siete entrambi fuori dal Cercle.»

Richard e Selina fissarono la Corvonero in silenzio per mezzo minuto, poi entrambi spalancarono la bocca per dire qualcosa, i due parlarono in contemporanea e poi si interruppero per un paio di volte, ma alla fine fu Selina ad avere la meglio.

«Quella stronza della Lockford deve aver già spifferato tutto, perciò sarebbe inutile negare le mie azioni, cosa che non farò perché ne vado estremamente fiera.» Selina sorrise soddisfatta e Candy strinse i pugni così forte da farsi diventare le nocche bianche «Ho fatto tutto da sola, cosa c’entra Richard? E francamente non capisco perché ci butti fuori dal Cercle, solo perché sei la cocca del preside ora ci metti anche in punizione?»

Candy prese un respiro profondo cercando di calmarsi e di non estrarre la bacchetta dal cappottino color avorio che aveva addosso per lanciare una fattura contro Selina, non era il tipo da azioni violente ma aveva comunque considerato l’idea per almeno trenta secondi.

«Innanzitutto Richard è stato visto mentre ti faceva entrare nella Sala Comune di Serpeverde e non c’è niente di cui andare fieri!» rispose con tono severo «Hai rasato a zero una ragazza, non è un’azione da premiare, per Priscilla! Non so se tu soffra della sindrome dell’eroe o qualche cosa di questo genere, ma non è questo il modo di farsi giustizia!»

«Celine si comporta da bulla con chiunque!» protestò Selina.

«Ha schernito Selina per il suo orientamento sessuale, vuoi dirmi che non è un comportamento da condannare?» aggiunse Richard sfidando la Corvonero con lo sguardo.

Candy prese un secondo e un terzo respiro chiudendo addirittura le palpebre, ma si sentì soltanto più nervosa di quanto già non fosse.

«NON DOVETE INTERROMPERMI!» gridò Candy con tono quasi isterico per ricomporsi subito dopo «Non ci sono scuse! Celine è la prima ad aver sbagliato, ma non è così che si risolvono le cose. Siete entrambi in un mare di guai e il preside ha chiesto a me di darvi il messaggio perché sapeva che eravate impegnati con il Cercle, Selina.» rivolse un’occhiata alla Grifondoro «Non solo le vostre Case perderanno cinquanta punti, ma sarete in punizione almeno fino a Natale e siete stati espulsi da tutti i Club di cui facevate parte, Cercle compreso. In ogni caso il preside vi aspetta nel suo ufficio per discutere di tutte le ripercussioni che questa stupida bravata avrà sulle vostre carriere scolastiche e al di fuori di Hogwarts.» Selina e Richard finalmente dimostrarono un minimo di preoccupazione «Spero siate contenti di ciò che avete fatto: devo riorganizzare tutte le attività del Cercle, noi Prefetti dovremo occuparci di tutte le vostre punizioni e di risolvere la questione evitando che Celine o qualche sua amica cerchi vendetta; sono stufa.»

Selina alzò gli occhi al cielo, cosa che infastidì da morire la Corvonero, e si preparò a ribattere, non aveva mai apprezzato particolarmente Candy, fatta eccezione forse per le sue feste, e, visto che ormai la situazione era già tremenda, si disse che era la sua unica occasione di dirgliene quattro. Richard intuì le intenzioni dell’amica e, visto che le loro future carriere erano in ballo, la prese per un braccio mormorando che avrebbero raggiunto subito l’ufficio del preside. Candy sospirò rumorosamente e li guardò allontanarsi pensando a quante cose avrebbe dovuto riprogrammare e riorganizzare a causa loro.

«Tutto questo stress mi farà venire le rughe, stasera devo chiedere a Flo una delle sue maschere.»

 

 

* * *

 

 

Thomas lanciò un’occhiata verso Candy che si era appena allontanata verso il castello per poter intercettare Selina Wilde e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: già era finito nel Cercle contro la sua volontà ed era anche stato costretto a partecipare a un appuntamento con una persona che non credeva fosse una buona compagna per lui, quindi sapere di non dovere più partecipare a quel maledetto appuntamento era una notizia meravigliosa. Non provava quel senso di sollievo da ormai troppo tempo, quella leggerezza e quella tranquillità erano finite quando Daisy e Adele erano finite nella stessa Casa e sapeva che ciò significava che il castello non avrebbe mai avuto pace, ma almeno non erano finite in Corvonero, quindi non erano più un problema suo, allora perché continuava a beccarle lui mentre pianificavano qualche bravata tremenda e doveva sempre fargli la predica? Sbuffò quando si rese conto che probabilmente Selina sarebbe stata la vittima di qualche scherzo epico e pericoloso di Daisy per avergli quasi dato buca e sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa per fermarla, certo che quella giornata sembrava sempre andare peggio. Si ridestò dai suoi pensieri constatando che il senso di sollievo era durato molto poco purtroppo, Tutta colpa di Daisy, pensò alzando gli occhi al cielo e fece per tornare in direzione del castello quando due voci scocciate iniziarono a farsi sempre più forti alle sue spalle. Thomas si voltò per vedere Elian O’moore e Rhona Selwyn discutere come cane e gatto e si disse che non voleva essere in mezzo ai due quando avrebbero iniziato a lanciarsi contro incantesimi, così cercò di non farsi notare e mosse qualche passo verso il castello in modo discreto, soltanto per notare un’agitatissima Candy che gesticolava verso Richard Nott e Selina Wilde. Candy era spaventosa con quello sguardo assassino negli occhi e i pugni stretti lungo i fianchi, ma anche la prospettiva di beccarsi una bella fattura non sembrava tanto meglio, non poté però decidere quale fosse il male minore perché cane e gatto lo raggiunsero mentre ci pensava su.

«Oh grazie al cielo.» sbottò Rhona quando lo notò «Ti prego Miller aiutami tu.»

Thomas esibì un sorriso imbarazzato non sapendo bene cosa dire mentre Elian si apprestava a rispondere a tono a Rhona.

Thomas lanciò un’occhiata ai manici di scopa che i due tenevano tra le mani: «Avete fatto un giro?» Rhona alzò gli occhi al cielo mentre Elian annuiva mestamente «Beh immagino dobbiate riportare le scope al deposito, io devo tornare al castello, ci vediamo più tardi.»

«Per Salazar no!» lo fermò Rhona «L’uscita è finita, ho tollerato O’moore anche troppo; se mi lasci sola con lui è la volta buona che lo faccio fuori.»

Thomas fece vagare lo sguardo tra uno e l’altro e disse: «Non vorrei ehm… disturbarvi

Rhona trattenne la risata sprezzante che stava per scapparle dalle labbra: «Disturbarci? Se te lo portassi via mi renderesti la ragazza più felice del mondo!»

«Miss Acidina, vorrei ricordarti che sono qui.» osservò Elian esasperato sbuffando sonoramente.

«Lo dici come se mi interessasse, che carino.» Rhona alzò gli occhi al cielo non sembrando particolarmente impressionata dal suo commento «E comunque Mr. Acidone sei tu, non copiarmi i soprannomi, che c’è, non sei capace di trovarne uno all’altezza?»

Elian strinse le dita sul manico di scopa e, quando Rhona esibì un ghigno vittorioso, fece per aprire bocca pronto esprimere tutto quello che stava pensando, ma Candy li raggiunse a passo svelto (per quanto i tacchi glielo permettessero).

«Rhona, Elian!» trillò entusiasta «Allora, com’è andato l’appuntamento?»

Rhona emise un simil conato di vomito e annunciò che sarebbe andata a riportare il suo manico di scopa al deposito da sola, Elian invece alzò gli occhi al cielo non sapendo quale delle due ragazze lo infastidisse di più.

«Oh beh, d’accordo.» mormorò con tono leggermente infastidito la bionda «Ti chiedo ancora scusa Thomas, questo disastro non era previsto.» si scusò poi rivolgendo le sue attenzioni al compagno di Casa che liquidò il discorso con un gesto sbrigativo della mano «Se vuoi la sala del Cercle adesso dovrebbe essere libera, magari puoi andare a bere qualcosa prima della riunione straordinaria.»

Thomas scrollò le spalle: «Mah, credo che tornerò in dormitorio, anche se mi ero tenuto libero per questo appuntamento ho comunque alcune cose da fare.»

«Se non ne approfitti mi sentirò tremendamente in colpa Thomas.» disse Candy sbattendo le ciglia ripetutamente «Potete andarci tu ed Elian.»

Elian alzò la testa sentendo il suo nome tant’era preso a farsi gli affari suoi mentre Thomas diceva a Candy che non aveva niente da perdonarle, non era colpa sua e che non era necessario disturbarsi troppo.

 

 

Uno degli Elfi delle cucine comparve con un sonoro crack davanti ai due ragazzi e servì loro quello che avevano ordinato per poi sparire solo dopo essersi esibito in un profondo inchino. Thomas non sapeva perché fosse lì, l’appuntamento saltato gli aveva lasciato molto tempo libero che poteva impiegare nello studio, nel giornale, magari in infermeria per qualche ora extra, in qualunque cosa ad essere onesti e invece si era lasciato convincere e ora era seduto in una delle stanze più rosa che avesse mai visto, caffè aromatizzato alla vaniglia davanti e una conversazione in corso. Elian non aveva di meglio da fare invece, o meglio, avrebbe potuto impegnarsi nei compiti o nello studio per una volta, ma, nonostante avesse assicurato ai suoi genitori e a se stesso che quell’anno sarebbe stato diverso e non sarebbe passato per il rotto della cuffia, era difficile abbandonare le vecchie abitudini. Prese un sorso della sua cioccolata calda corretta generosamente con del Baileys e si mise a osservare la stanza per poi notare il piccolo mazzo di fiori di campo che Thomas aveva poggiato sul tavolo.

«Fiori?» domandò interessato.

«Mi sembrava una cosa da appuntamento.» spiegò Thomas scrollando le spalle «E considerando che ce n’è un vaso almeno su ogni tavolino e che la stanza è piena di rose immagino di non essermi sbagliato.»

Elian notò tutti i piccoli dettagli a cui Candy aveva prestato particolare attenzione e osservò: «Cavolo con tutte queste cose sembra di essere davvero ad un appuntamento. La Rowle ha pensato proprio a tutto.» 

«Oh beh, allora…» Thomas afferrò il piccolo mazzo di fiori che era destinato a Selina e, dopo averlo guardato per un momento, lo passò ad Elian.

Elian lo squadrò confuso, ma poi lo accettò titubante mormorando che i fiori non erano proprio da lui e dicendo senza troppi peli sulla lingua a Thomas di non sapere che gli piacessero anche i ragazzi. Thomas arrossì senza scomporsi troppo però e abbassò lo sguardo riflettendo sulla risposta migliore da dare.

«Era soltanto uno scherzo…» borbottò mentre si domandava perché nessuno capisse il suo umorismo (finalmente capiva perché Daisy e Adele gli dicevano sempre che aveva umorismo pari a quello di un oggetto inanimato) «In ogni caso non saprei, cioè non ci ho mai pensato.»

Elian gli rivolse un mezzo sorrisetto storto e rigirò i fiori tra le mani per poi prendere un bel sorso della sua cioccolata.

«Non c’è niente di male nell’essere attratti sia dalle ragazze che dai ragazzi.» disse con un’alzata di spalle «Quindi questo è il tuo primo appuntamento romantico con un ragazzo, eh?»

Thomas deglutì cercando di scacciare il groppo che gli si era creato in gola, per lui era un discorso abbastanza personale e privato, non gli andava di aprirsi, era una cosa a cui avrebbe pensato nella sua intimità, se avesse voluto approfondire il discorso ovviamente. Il Corvonero annuì leggermente cercando di non dare troppo peso alla cosa ed evitò accuratamente di dire che effettivamente quello era il suo primo vero e proprio appuntamento: non aveva mai avuto interesse romantico nei confronti di qualcuno e, anche se Daisy aveva provato più volte a combinargli delle uscite, non aveva mai effettivamente preso parte a un appuntamento.

«Non ho mai detto ci fosse qualcosa di male.» liquidò il discorso Thomas «Semplicemente non ci ho mai pensato.»

Elian avrebbe voluto fare altre domande per ottenere qualche informazione in più, d’altronde lui era molto bravo a tirare fuori dagli altri quello che voleva attraverso domande pungenti, ma il tono perentorio con cui aveva risposto Thomas non ammetteva repliche e per quel giorno decise di lasciar perdere, aveva già rischiato di essere pestato da Rhona, erano abbastanza emozioni per un giorno solo.

«Beh, allora grazie per i fiori.»

 

 

* * *


 

Quel giorno splendeva il sole ed era un’ottima giornata per stare all’aperto e, anche se l’aria pungente di novembre le faceva venire i brividi e stringere nel mantello, Aster era determinata ad ultimare il suo disegno di una delle torri del castello che aveva iniziato qualche giorno prima. Per finire il disegno aveva preso sottobraccio il suo blocco da disegno, si era avvolta nel mantello e nella sciarpa di Grifondoro, che non aveva ancora restituito a Basil, per poi sedersi sotto un albero nei pressi del castello e iniziare a scarabocchiare.

«Ciao Fiorellina*!»

Aster alzò lo sguardo dal blocco riconoscendo il soprannome che ogni tanto usava una delle sue più care amiche e compagna di stanza per trovarsi davanti Evie con le mani poggiate sui fianchi e un grosso sorriso.

«Ciao, hai bisogno di qualcosa?» domandò infilando il carboncino nella tasca della salopette che indossava sotto al mantello.

Evie le rivolse un sorriso sghembo e si sedette di fianco a lei: «Non ho bisogno di niente, solo che è qualche giorno ormai che non abbiamo una vera conversazione e approfitto del mio tempo libero per fare due chiacchiere.»

«Dev’essere difficile essere così richiesta.» borbottò Aster poggiando a terra il blocco da disegno.

«Tu scherzi, ma non ho un minuto libero, anche se forse è colpa mia visto che mi sono iscritta a tutti quei Club.» Evie sospirò «Millie mi ha detto che uscirai con Hawthorne Rosier fra qualche giorno… è proprio un bel manzo*, eh?»

Aster arrossì e alzò giocosamente gli occhi al cielo pregandola di non definire mai più nessuno ‘manzo’ ed Evie, com’era solita fare, la prese in giro amorevolmente, per poi domandarle come si sentisse in vista dell’appuntamento.

«Io… preferirei non andarci sinceramente.» mugugnò abbassando lo sguardo.

«Credo che te lo abbia già detto Millie, ma dovresti provare ad essere più positiva e aperta, non amplierai mai le tue conoscenze e amicizie e non troverai qualcuno se ti comporti così.» la sgridò Evie «Lo sai che te lo diciamo per il tuo bene.»

Aster mormorò che lo sapeva, ma che era difficile per lei aprirsi e fare amicizia, ma si interruppe all’improvviso notando una ragazza del loro anno che le osservava con insistenza poco lontano.

«Ehm, Evie, perché Elaine Fawley-Selwyn ci fissa in quel modo?» mormorò Aster un po’ a disagio «Abbiamo fatto qualcosa di sbagliato secondo te?»

«Eh?» Evie si voltò per ricevere uno sguardo piuttosto eloquente da parte della Corvonero «C’è l’incontro del Club dei Duellanti! Cavolo, me ne stavo dimenticando…» rispose Evie sbattendo una mano sulla fronte.

Aster alzò un sopracciglio pensierosa: «Ma Evie, non ce l’hai tutte le settimane alla stessa ora? Come puoi dimenticartene ogni settimana?»

«Ehm vedi… senti devo proprio andare, ma tu non ti preoccupare troppo per l'appuntamento, okay?»

Aster annuì poco convinta mentre osservava la sua sbadata e un po’ iperattiva compagna di stanza correre verso la rossa e salutarla allegramente, se non fosse stato per le numerose persone che si ”occupavano” di lei era certa che Evie si sarebbe dimenticata perfino la testa. Riprese il carboncino dalla tasca della salopette e, prima che potesse riprendere il suo disegno, notò un gruppetto di ragazzi camminare chiacchierando poco lontano, incrociò lo sguardo di Hawthorne Rosier che la salutò, Aster, realizzando immediatamente che poco prima avevano parlato di lui arrossì e pregò che non le avesse sentite, per poi rispondere al suo saluto con un cenno della mano.

 

«Voi siete riusciti a seguire?»

Hawthorne ripiegò la pergamena su cui aveva scribacchiato alcune date distrattamente e scrollò le spalle alla domanda di Elias senza rispondere.

«Quando ha iniziato a parlare di Goblin credo di essermi definitivamente appisolato, chi è il pazzo che ha deciso di metterci Rüf per due ore di fila?» domandò Asriel sbadigliando rumorosamente.

«Ho un buco negli appunti.» si lamentò Elias mentre chiudeva il calamaio e riponeva le sue cose «E mi mancano un paio di date.»

Hawthorne afferrò la pergamena dell’amico e senza difficoltà trovo sui suoi appunti le date che gli servivano, dopo avergliele scritte velocemente gli disse che avrebbe chiesto a Flower il chiarimento per quello che mancava ad Elias e il Capitano riprese la pergamena ringraziandolo con un gesto stanco. I tre sistemarono le loro cose in silenzio, non erano nemmeno a metà della loro giornata ed erano già stanchi, ma d’altronde il settimo anno non era una passeggiata e il vecchio fantasma non rendeva semplice affrontare la giornata. Elias alzò lo sguardo dalla sua tracolla e notò Basil in piedi vicino al suo banco intento a parlare animatamente con Sebastian e altri due Grifondoro, Basil li vide e fece loro un cenno di saluto al quale i tre Serpeverde risposero con un altro cenno.

Elias si voltò poi verso Hawthorne: «Basil ti ha già fatto il suo discorsetto intimidatorio?»

Hawthorne inclinò la testa senza capire di cosa parlasse ed Asriel esibì un piccolo ghigno.

«Sei fortunato ad essere ancora in vita.» commentò ridacchiando insieme ad Elias «Ho sentito qualcosa… Aveva intenzione di colpirti ripetutamente con la sua mazza da Battitore o qualcosa di simile.»

«Come?» Hawthorne squadrò i due amici, che una persona gentile e pacata come Basil Myers potesse picchiare qualcuno gli sembrava altamente improbabile e comunque che ragioni aveva per colpirlo?

«Basil è molto protettivo nei confronti delle sue sorelle,» spiegò Elias «In genere fa un discorsetto del tipo “Non trattare male mia sorella o dovrai vedertela con me”.»

Hawthorne non fece in tempo a ribattere che Basil li raggiunse con un sorriso e li salutò allegramente domandando come fosse andata la loro giornata.

«Tutto apposto.» rispose Elias «Allora, hai già saputo chi uscirà con la tua sorellina?»

«Aster non vuole dirmi niente!» si lamentò Basil sbuffando «Ha paura che vada a fare un discorsetto al povero malcapitato, ma vi pare?»

Elias esibì un sorriso divertito, Hawthorne sbiancò e Asriel cercò di trattenersi dal ridere o fare battute particolari, Basil li osservò confuso per un momento, ma prima che potesse domandare qualcosa Elias domandò:

«Millie non ti ha detto niente? Generalmente fa la spia quando si tratta di me.»

Basil scosse la testa: «A dire la verità negli ultimi giorni l’ho vista solo di sfuggita ai pasti, è sempre impegnata e comunque non credo tradirebbe la fiducia di Aster.» Elias alzò gli occhi al cielo, sua sorella faceva la spia solo quando si trattava di lui allora «Voi sapete qualcosa?»

Hawthorne spalancò gli occhi imbarazzato e deglutì a fatica, senza sapere cosa fare, guardò Elias, ma lui era troppo preso a borbottare tra sé e sé come dovesse parlare con Millicent di quella sua abitudine di raccontare cose imbarazzanti su di lui a Basil.

«Non sappiamo niente, mi spiace.» rispose Asriel alzando le spalle con nonchalance per poi rivolgere un sorrisetto divertito ad Hawthorne.

 

Millicent si risistemò la gonna tartan che aveva messo e prese a pettinarsi i capelli mentre rileggeva distrattamente gli appunti riguardo ciò che doveva chiedere al gruppo studio di quella sera, subito dopo il suo appuntamento. Quando era arrivata in dormitorio aveva trovato Evie stesa sul letto di Aster a testa in giù intenta a sfogliare una rivista di gossip. Millicent l’aveva salutata e aveva iniziato a scegliere i vestiti per il suo appuntamento, con una Evie molto interessata che tentava di metterla a suo agio. Evie poi era dovuta scappare perché doveva trovarsi con qualcuno e si era raccomandata con lei di controllare che Aster fosse pronta per l’appuntamento e ovviamente Millicent non se lo era fatto ripetere due volte, infatti quando l’amica era arrivata in dormitorio l’aveva subito riempita di consigli.

«A che ora hai l’appuntamento?» domandò Millicent finendo di sistemarsi i capelli.

«Fra meno di un’ora.» borbottò Aster in risposta.

Millicent si voltò per guardare l’amica aspettandosi di trovarla già vestita, ma Aster, che stava intrecciando i capelli molto concentrata, indossava una delle sue tante salopette.

«Aster, non per metterti fretta, ma non credi sarebbe il caso di vestirsi se devi essere alle serre fra meno di un’ora?» osservò la bionda squadrando l’amica dalla testa ai piedi.

Aster legò la treccia e rivolse alla compagna uno sguardo confuso, non capendo a cosa di riferisse, poi lisciò la salopette in jeans e disse: «Di che parli? Sono pronta.»

Millicent sbatté le palpebre un paio di volte, studiò per un istante il dolcevita a costine, la salopette e le Converse e poi disse: «Non dirmi che stai andando all’appuntamento vestita così!»

«Perché? C’è qualcosa che non va?» domandò la Tassorosso preoccupata mentre studiava il suo outfit non capendo quale fosse il problema.

«Aster non è proprio quello che ci si aspetterebbe per un primo appuntamento…»

Aster si sentì morire dentro, non aveva molto tempo e non sapeva cosa mettere, perciò aprì il baule ed estrasse qualcos’altro per mostrarlo all’amica.

«Scusa ma hai solo salopette nel tuo armadio?» chiese Millicent.

Aster non rispose ed estrasse un capo che le piaceva particolarmente, lo alzò e lo mostrò fiera a Millicent.

«Ma è un’altra salopette!»

«Però questa è un vestito.» mormorò indicando la gonna con soddisfazione.

Millicent prese un respiro profondo evitando di sbattersi una mano in fronte e spiegò: «Puoi anche chiamarla gonna con bretelle, ma rimane comunque una salopette.» le rivolse un sorriso incerto «Non puoi mettere un vestitino più carino?»

Aster sembrò un po’ delusa dalla reazione dell’amica, lei adorava quell’abitino e pensava che anche Millicent l’avrebbe apprezzato, perciò lo strinse tra le dita e protestò: «Ma anche Rachel Green le usa sempre e lavora nella moda!»

Millicent la guardò cercando di capire di cosa parlasse, ma non riuscendo a collegare il nome a un volto ripeté: «Rachel Green?»

«È un personaggio di una serie babbana.»

«Beh, non mi importa se questa Rachel lavora nella moda, Millicent Burke dice che non è la scelta migliore per un appuntamento.» rispose mentre controllava l’ora «Vorrei rimanere, ma devo andare o arriverò tardi all’appuntamento, goditi il pomeriggio con Hawthorne!»

Aster la salutò con un mezzo sorriso e osservò la salopette soppesando le opzioni: aveva la gonna quindi contava come vestitino, no?

 

Hawthorne era da poco tornato nella sua stanza del dormitorio e, anche se aveva ancora addosso l’accappatoio visto che si era appena fatto la doccia, non aveva perso tempo a mettere un vinile sul suo giradischi per ascoltare un po’ di musica jazz prima di dover uscire, cosa che lo metteva sempre di buon umore. Si passò una mano sul viso sentendo il leggero strato di barba punzecchiargli il palmo, ma non se ne curò particolarmente, ormai non aveva quasi mai voglia di sbarbarsi e aveva sentito per caso qualche ragazza commentare positivamente questo fatto, perciò si disse che non doveva sembrare uno scappato di casa se riceveva tutti quegli apprezzamenti; certo Asriel si divertiva a prenderlo in giro scherzosamente, ma si disse che aveva già fatto fin troppi sforzi per quell’appuntamento. Dopo essersi asciugato per bene i capelli color cioccolato afferrò il maglioncino a trecce blu che aveva posato sopra al baule, lo indossò e prese i suoi stivaletti Chelsea color sabbia, sedendosi sul bordo del letto per metterli.

«Pervinca, non è che ci vuoi andare tu al posto mio?»

La gatta nera, che ronfava ai piedi del letto, non si mosse di un millimetro e continuò a dormire ignara del fatto che il padrone stesse parlando con lei e Hawthorne sorrise (cosa che non faceva quasi per nessuno) per poi accarezzarla. Poco dopo uscì dalla sua stanza con il mantello poggiato sulle spalle e raggiunse la Sala Comune, dove trovò Asriel intento a leggere un numero della Gazzetta del Profeta seduto su uno dei comodi divanetti in pelle nera. Asriel abbassò il giornale quando l’amico gli passò davanti e, con un sorrisetto divertito gli domandò:

«Allora Biancospino, vai dalla tua bella così vestito?» Hawthorne non rispose, ma si limitò a sbuffare «Certo che potevi anche impegnarti di più, magari mettere una camicia, scommetto che Flower sarebbe d’accordo con me.»

«I miei vestiti non hanno niente di male.» borbottò il Serpeverde indispettito.

Asriel si alzò e gli si parò davanti: «Aspetta un momento… ma hai messo del profumo?» 

Hawthorne lo allontanò con il braccio e gli intimò di smetterla di prenderlo in giro, Asriel esibì la sua espressione più ferita in assoluto e mormorò che non poteva, perché era la sua attività preferita. Hawthorne perciò sbuffò, lo salutò e uscì dalla Sala Comune, per raggiungere il luogo dell’appuntamento.

«Ah Haw, finalmente!» lo salutò Flower che era appostata appena fuori dall’ingresso alla Sala Comune di Serpeverde.

«Ciao Flo, come mai sei qui?» le domandò rivolgendole un’occhiata confusa.

«Volevo assicurarmi che fossi in ordine prima di andare all’appuntamento.» spiegò lei mentre lo guardava con attenzione dalla testa ai piedi «E a quanto vedo ho fatto bene a controllarti.»

Flower alzò la mano, in cui teneva una spazzola per i pelucchi che Hawthorne non aveva notato prima, in modo minaccioso e poi prese a passargliela sui vestiti per togliere tutti i peli di Pervinca.

«Flo ma che fai?!» disse il Serpeverde.

Hawthorne cercò inutilmente di scacciare la cugina con una mano, ma la Corvonero sembrava troppo determinata a far sparire tutti i peli dai vestiti del ragazzo per rinunciare.

«Hai fatto la maschera che ti ho dato ieri?» domandò Flower non appena ebbe concluso la sua opera di “bonifica” dai peli, Hawthorne sbuffò «Osservando la tua faccia direi di no… ma non ti sei fatto nemmeno la barba! Hawthorne, ma insomma, non hai messo nemmeno un po’ di impegno nel prepararti?»

«Devo ricordarti che sono costretto a partecipare per colpa tua?» 

Flower alzò gli occhi al cielo: «Magari se avessi una ragazza saresti meno acido.»

«Per l’amor di Salazar, lasciami andare.»

Flower lo squadrò dalla testa ai piedi amareggiata dal fatto che il cugino non avesse seguito le sue raccomandazioni, incrociò le braccia al petto con una smorfia delusa e aggiunse che aveva aspettato un’eternità nei sotterranei al freddo solo per assicurarsi che fosse presentabile.

«A questo punto potevi venire direttamente nel mio dormitorio e assicurarti che facessi tutto ciò che mi hai detto visto che sei stata qui fuori ore ad aspettare per controllarmi!» borbottò Hawthorne «Sono sicuro che Candy sarebbe stata estremamente felice di farti avere la parola d’ordine, in un modo o nell’altro.»

Il Serpeverde era abbastanza infastidito, infatti non aveva alcuna voglia di andare all’appuntamento, non per la ragazza con cui doveva uscire, ma perché non aveva interesse in tutta quella faccenda ed essendo stato costretto non era molto motivato a partecipare attivamente (cosa che non avrebbe fatto comunque visto quanto poco sociale fosse).

«Non posso intrufolarmi nelle altre Sale Comuni, sono Caposcuola, devo dare il buon esempio!» gli ricordò la cugina con tono autoritario.

«Non mi va di discutere con te, soprattutto per una tale sciocchezza.» tagliò corto Hawthorne «Posso solo andare a questo dannato appuntamento? Mi farai arrivare tardi.»

Flower sembrò valutare l’opzione, poi controllò l’orologio e decise di mettere da parte la sua delusione per un altro momento.

«Se te ne andassi tra un minuto saresti comunque in anticipo.» mormorò «Mi raccomando: sii galante ed educato, falle dei complimenti, spostale la sedia, evita i momenti di silenzio imbarazzante, ti prego, cerca di parlare un po’ più del solito, dimostrati interessato a l-»

«Il minuto è passato!» la interruppe Hawthorne «Ci vediamo più tardi.»

Dopo aver salutato la cugina quasi scappò dalle sue grinfie, non reggendo un momento di più tutte quelle raccomandazioni e, mentre saliva le scale verso il piano terra di ritrovò a pregare che sua cugina non avesse intenzione di comportarsi così per ogni appuntamento del Cercle, altrimenti sarebbe definitivamente uscito di testa.

 


 

Hawthorne, dopo essere letteralmente scappato dalla cugina, aveva fatto le scale di corsa per evitare che Flower lo raggiungesse e lo riempisse di raccomandazioni assurde (non avrebbe mai dubitato della perseveranza e della determinazione di Flower, soprattutto in casi del genere), decise perciò di fermarsi appena fuori dal portone del castello per riprendere fiato. Ad essere totalmente sinceri Hawthorne non aveva mai avuto particolare voglia di partecipare all’appuntamento, ma dopo tutto lo stress che aveva provato a causa di quell’uscita, tra l’ansia per le minacce di Basil, i suoi amici che lo prendevano in giro scherzosamente e Flower a fargli da mamma apprensiva, quella poca voglia che si era costretto a tirare fuori lo aveva lasciato definitivamente.

Aster aveva lisciato con le mani almeno un milione di volte la gonna della sua salopette (contrariamente al solito non si era lasciata convincere da Millicent, alla fine lo scopo di un appuntamento era quello di essere se stessi e conoscere l’altra persona no?), gesto che non le apparteneva affatto, in genere non si preoccupava troppo delle pieghe sui vestiti, ma in quanto suo primo appuntamento di sempre sentiva addosso un’ansia che le metteva in subbuglio tutto lo stomaco e ciò la portava a preoccuparsi di cose che normalmente non avrebbe considerato. Prima di uscire prese un carboncino e un piccolissimo bloc notes con un gesto automatico, ma si fermò all’improvviso rendendosi conto di quello che stava facendo: era abituata a girare sempre con almeno un foglio e un carboncino, per questo adorava la grande quantità di tasche che le salopette avevano, perché poteva capitarle in ogni istante di trovare qualcosa da ritrarre e inoltre fare qualche schizzo la aiuta a calmarsi; sarebbe stato opportuno portarseli dietro anche a un appuntamento?

«Ciao.» Hawthorne accompagnò un gesto della mano al saluto.

«Ciao.» Aster arrossì e distolse lo sguardo.

Hawthorne si grattò la nuca imbarazzato, sapeva che Aster non era una delle persone più estroverse del Cercle, ma di certo non si aspettava fosse così timida, il modo in cui aveva pigolato il saluto e si era subito imbarazzata la faceva sembrare uno scricciolo, perciò il Serpeverde decise di sforzarsi e provare ad essere più espansivo.

«Nella lettera di Candy era scritto che l’appuntamento si sarebbe tenuto nella serra del primo anno, vicino alle piante di mughetto, giusto?» domandò il ragazzo, Aster annuì e allora lui le tenne aperta la porta facendola entrare per prima «Beh, allora direi di iniziare a cercare il mughetto.»

Aster si schiarì la gola: «No-non serve.» borbottò imbarazzata «So dove sono.»

La Tassorosso guidò Hawthorne dove si trovava la pianta in silenzio e quando la raggiunsero rimasero un momento ad osservare il piccolo angolo dall’aria fatata che Candy aveva creato per l’occasione: in un angolo i normali vetri della serra erano stati trasformati in adorabili vetrate, sui balconcini erano stati posati dei cuscini e poi Candy aveva completato l’opera con un semplice tavolino, una poltroncina e un busto in marmo. Hawthorne si accomodò su uno dei cuscini che facevano da panca e prese a leggere il menù con attenzione o sguardo di Aster indugiò su ognuno dei dettagli e senza pensarci due volte estrasse dall’unica tasca della sua salopette carboncino e bloc notes. Hawthorne, dopo aver letto tutto il menù, alzò lo sguardo verso Aster per vedere se avesse finito anche lei, così avrebbero potuto ordinare, ma trovò la ragazza completamente concentrata nel disegnare qualcosa. Hawthorne si aspettava di tutto, ma di certo non che Aster si fosse già annoiata così tanto da mettersi a scarabocchiare, il giovane la osservò in silenzio domandandosi se fosse il caso di interromperla e in quell’istante la Tassorosso alzò lo sguardo incrociando quello confuso del ragazzo.

Aster diventò praticamente bordeaux quando realizzò quello che stava facendo: «Io… cioè… s-scusami.» balbettò faticando a mettere insieme una frase di senso compiuto «No-non avrei dovuto, io… questo angolo era così bello ed ero agitata e… scusami tanto!»

«Non fa niente.» mormorò Hawthorne non sapendo bene cosa dire.

«Tieni.» disse Aster prima che il Serpeverde potesse pensare a cosa dirle e gli porse il foglietto.

Hawthorne spalancò gli occhi sorpreso: il disegno ritraeva lui preso a leggere il menù molto fedelmente.

«Sei veramente brava.» commentò.

«Io… beh è solo uno schizzo in realtà.» mugugnò con un gesto della mano sbrigativo «No,» disse quando Hawthorne fece per restituirglielo «Tienilo pure, prendilo come le mie scuse.»

Hawthorne posò il disegno sul cuscino libero e i due rimasero in silenzio.

«Quando sono agitata disegno, mi aiuta a calmarmi.» disse Aster all’improvviso «Non volevo essere scortese è solo che ero molto nervosa, sono molto nervosa, non sono brava a socializzare.»

Hawthorne annuì comprensivo: «Nemmeno io.» Aster gli rivolse un mezzo sorriso sollevata «Mi piace stare da solo, ma Flo pensa che dovrei sforzarmi di più.» 

«È la stessa cosa che mi dicono Millie e Basil!» Aster sembrò illuminarsi «Ma io sto bene così.»

«Ti capisco perfettamente.»

Aster sorrise, nessuno prima di allora sembrava capire che per lei dover socializzare e stare con gli altri non era fondamentale e che preferiva di gran lunga starsene per i fatti suoi a disegnare. Hawthorne piegò leggermente le labbra all’insù, non era solito sorridere, ma era raro che qualcuno condividesse il suo punto di vista sulla questione solitudine, alla fine quell’appuntamento non sarebbe stato così male, nemmeno se fossero rimasti in silenzio per un po’ a farsi semplicemente compagnia.

 


* * *

 
 

«Grazie per avermi invitata.»

Millicent alzò la testa di scatto per rivolgere un’occhiata confusa a Karma mentre le passava il vaso che aveva appena preso. Il professor Wright aveva ricevuto delle nuove piante per le serre del castello e Millicent, essendo la sua assistente, era stata incaricata di sistemarle in dei vasi nuovi; l’uomo le aveva domandato se avesse bisogno di aiuto, ma Millicent gli aveva detto che non ce ne sarebbe stato bisogno visto che aveva delle amiche che l’avrebbero aiutata molto volentieri. Così quel pomeriggio lei, Karma e Aster si erano dirette tutte e tre alle serre, le prime due per sistemare i nuovi arrivi, mentre Aster era stata invitata per usufruire delle piante come modelli da ritrarre, infatti una volta entrate Millicent le aveva domandato se poteva occuparsi delle piante aromatiche e poi avrebbe potuto mettersi a disegnare, Aster aveva fatto come le era stato chiesto e poi si era piazzata davanti a un fiore particolarmente carino con il blocco da disegno. Karma, felice più che mai di essere stata invitata ad occuparsi delle piante delle serre, in genere infatti il professor Wright, seppur apprezzasse il suo entusiasmo, preferiva che non si occupasse delle piante senza supervisione, era rimasta con Millicent cosicché potessero prendersi cura delle piante più impegnative. 

Karma abbassò lo sguardo mentre prendeva il vaso dalle mani della compagna e mormorò: «Di solito le persone non si fidano di me per queste cose.» scrollò le spalle mentre poggiava il vaso delicatamente a terra (ne aveva già rotto uno poco prima e voleva evitare di causare altri incidenti) «Ma non fa niente, mi hai invitata comunque e ne sono molto contenta.» aggiunse poi con tono particolarmente allegro.

Millicent le rivolse un sorriso un po’ dispiaciuto, certo Karma non era una delle persone più affidabili del mondo, ma teneva veramente a dare una mano e sapeva essere estremamente dolce, non capiva proprio perché non avrebbe dovuto invitarla; la più grande non sembrò cogliere quel pensiero e rispose al sorriso con uno ancor più luminoso, poi afferrò un piccolo vaso che conteneva una pianta simile a un giglio e girò su se stessa meravigliandosi di quanto incredibile fosse la natura. Millicent la osservò invidiando la positività della compagna, non era da tutti vivere la vita con tanto entusiasmo e Karma aveva sempre dimostrato di saper apprezzare ogni singola cosa le accadesse, anche la più negativa, riuscendo a trovare una nota felice in qualunque cosa. La castana posò il vaso al suo posto prima di far cadere anche quello e sfiorò delicatamente un petalo del fiore come a fargli una carezza, ogni giorno si stupiva di quanto l’universo fosse meraviglioso, anche la più piccola cosa, come quel fiore, sapeva essere estremamente speciale a modo suo e ogni volta lei ne rimaneva meravigliata.

«Dobbiamo piantare anche quella?» mormorò dopo essersi guardata intorno con gli occhi spalancati.

Millicent spostò lo sguardo verso la pianta che Karma stava indicando e, dopo un attimo di riflessione, scosse la testa: «No, quello è un Geranio Zannuto, è abbastanza aggressiva come pianta e il professor Wright ha detto che preferisce occuparsene lui stesso.»

Karma annuì dispiacendosi di non poter sistemare anche quella, ma non si lasciò abbattere, anche perché Millicent le fece planare affianco un sacco di terriccio e indicò con la bacchetta un’altra delle nuove piante:

«Ti dispiacerebbe occuparti delle Giunchiglie Strombazzanti mentre io penso alla Calendula?»

Karma annuì energicamente con gli occhi praticamente a cuoricino, troppo contenta per poter dire qualunque cosa.

 

Sebastian sbucò dal ritratto della Signora Grassa trovandosi davanti una Sala Comune quasi deserta, entrò spostando lo sguardo da una testa all’altra per poi notare una familiare testa bionda seduta per terra a gambe incrociate. Il ragazzo si avvicinò alla compagna osservando in silenzio la partita di scacchi magici che la giovane stava giocando da sola, non disse nulla però non sapendo quale fosse il momento adatto per interromperla.

«Cosa posso fare per lei, Mr. Macmillan?» mormorò Ivy senza spostare lo sguardo dalla scacchiera «Alfiere in D2.»

Sebastian osservò l’alfiere nero fare quanto ordinato e poi spalancò gli occhi meravigliato quando notò uno dei pezzi bianchi muoversi senza che nessuno gli desse alcun ordine.

«Com’è possibile?» domandò confuso mentre si sedeva su una delle poltrone in pelle.

«È una scacchiera da allenamento.» borbottò Ivy distrattamente mentre soppesava le possibilità per proseguire il gioco «O come diceva sempre mio padre è una scacchiera pensante, è incantata per valutare il livello del giocatore e muovere i pezzi di conseguenza.»

Sebastian annuì distrattamente, non era un gran giocatore di scacchi e non aveva mai visto nessuno giocare da solo con una scacchiera che decideva da sola cosa fare. Ivy fece muovere la sua torre e poi guardò l’amico con la coda dell’occhio, senza perdere di vista la scacchiera.

«Quindi? Come posso aiutarti?»

Sebastian le rivolse un piccolo sorrisetto «A dire il vero capiti a fagiolo, non ti stavo cercando, ma mi farebbe comodo qualche informazione, diciamo.» Ivy diede un altro ordine ai suoi pezzi e una delle pedine bianche venne colpita dalle sue «E poi me lo devi dopo lo scherzetto dell’altro giorno.»

«Non era niente di personale, semmai era un favore.» mormorò Ivy alzando gli occhi al cielo con un sorriso divertito.

«Sei stata gentilissima, davvero.» commentò il giovane sbuffando «La prossima volta che avrò bisogno di essere pietrificato ti chiamerò.»

Ivy rise portando una mano davanti alla bocca, abitudine che ancora faceva fatica a perdere (sua madre aveva fatto di tutto affinché le regole d’etichetta le entrassero in testa), certo le capitava di ridere a crepapelle fregandosene dell’etichetta e delle regole di sua madre la maggior parte delle volte, ma spesso le capitava di compiere gesti del genere senza rendersene conto, e spronò l’amico a domandarle quello che gli serviva, tutta l’attesa l’aveva incuriosita parecchio.

«Beh dunque, devo andare all’appuntamento del Cercle e-»

Ivy lo interruppe con un sorriso sornione che non riuscì a nascondere: «Mi stai chiedendo dei consigli d’amore o per diventare un bravo gentleman?»

«No, a dire il vero-» Sebastian sembrò realizzare sul momento quello che l’amica gli aveva detto «Non mi servono consigli per gli appuntamenti, me la cavo già molto bene! E poi io sono già un gentleman.»

Ivy diede un altro ordine al suo alfiere e poi tornò a prestare attenzione all’amico: «Basil è un gentleman, tu, beh, dovresti lavorarci un po’ su, ma niente di irrisolvibile.»

«Hey! Io sono apposto così!» sbottò leggermente offeso, ma dopo aver notato quanto Ivy si divertisse a prenderlo in giro decise di lasciar perdere il discorso «Volevo domandarti se hai qualche informazione su Karma o qualche dritta, tipo non essere troppo volgare o cose del genere.»

«Credevo che non essere troppo volgari fosse una regola da rispettare ad ogni appuntamento.» disse la bionda «Perché non chiedi a Basil? Lui la conosce bene. Non credo di poterti dare delle informazioni veritiere, non siamo molto in confidenza.»

«Sei forse impazzita?» Sebastian iniziò a scuotere la testa con enfasi «Sono già stato fortunato che non mi abbia fatto il discorso da fratello maggiore protettivo, non voglio dargliene occasione.»

«Hai paura di Basil?» domandò la giovane quasi ridendo in faccia all’amico mentre glielo chiedeva, Sebastian però non rispose subito, perdendo l’occasione di rispondere alla domanda «Ah! Scacco matto, ho vinto!» esultò Ivy subito dopo aver ordinato alla sua regina di spostarsi, poi con un colpo di bacchetta la scacchiera si ripiegò su se stessa e tutti i pezzi si disposero ordinatamente sul tavolino davanti al quale la Grifondoro era seduta «Non ci credo che hai paura di Basil, è adorabile!»

«Non ho paura di Basil!» si lamentò Sebastian, Ivy alzò un sopracciglio con l’aria di chi la sa lunga e Sebastian sbuffò «Sembra tanto gentile e disponibile, ma se si tratta delle sue sorelle diventa un mostro.»

«Secondo me esageri.»

«Non esagero.» Sebastian scrollò le spalle «Tu non l’hai mai visto comportarsi così, quindi posso capire che sia difficile da credere, ma fidati di me, diventa una leonessa con i suoi cuccioli quando qualcuno prova ad avvicinarsi alle sue sorelline o a Karma, che ormai è come fosse la sua quinta sorella.»

Ivy lo fissò incredula e poi disse: «Ci crederò solo quando lo vedrò.»

 

«Quindi Millie ti ha invitata a sistemare le nuove piante nelle serre?» domandò Basil portando le mani intrecciate dietro alla testa, lui e Karma erano sdraiati sull’erba del grande parco del castello conversando amabilmente.

Karma annuì raggiante: «Oh si! Sai, ho piantato le Giunchiglie Strombazzanti tutta da sola, tra l’altro sono delle piante simpaticissime, quand-» la Tassorosso smise di parlare all’improvviso puntando un dito contro Basil «Sei stato tu a dirle di invitarmi?»

Basil la fissò chiaramente confuso a causa della domanda: Karma non era una persona antipatica,  assolutamente no, anzi, era una delle persone più squisite e amichevoli si potesse incontrare, tutti i suoi compagni assistevano alle sue stranezze con sincera curiosità e vedevano il suo essere bizzarra in modo positivo, ma, anche se era circondata da parecchie persone che tenevano sinceramente a lei, capitava spesso che qualche ragazza fosse molto gentile con lei soltanto per arrivare a Basil e lei ci rimaneva sempre male (anche se si ostinava a dire di non darci peso); oltretutto era raro che qualcuno le chiedesse una mano per fare qualcosa di delicato, perché nonostante facesse tutto molto volentieri combinava fin troppi guai e finiva per diventare un impedimento.

«Giuro no, non ho detto niente a Millie.» spiegò Basil alzando le mani in segno di resa «Dopo quella volta con Stella Dumphy non mi sono più impicciato negli affari tuoi.»

Karma gli porse il mignolo con aria estremamente seria: «Promesso?»

«Promesso.» Basil annuì e strinse il mignolo scuotendo leggermente la testa con un largo sorriso «E se ti avessi mentito te ne saresti accorta subito, sono pessimo.»

Karma ridacchiò, Basil era probabilmente il peggior bugiardo della storia, non era da lui dire bugie e quando ci provava finiva per farsi scoprire entro i primi dieci secondi.

«Non parliamo più di quella Stella per favore.» mormorò Karma evitando di guardare l’amico negli occhi «Non perché io ci sia rimasta male eh, ma-»

«Me ne sono già dimenticato.» la interruppe «Com’è che si chiamava? Sarah, Selene, Stacy?»

Karma scoppiò a ridere riacquistando tutta la sua positività e Basil le rivolse un sorriso, sapeva bene che non era la verità e che la ragazza ci era rimasta male, ma non voleva infierire, era stato un po’ ingenuo anche lui in tutta quella storia e aveva agito in modo stupido, ancora non riusciva a perdonarsi il fatto di non essere riuscito a evitare la delusione all’amica. Karma scattò a sedere e indicò un albero sulla sponda del Lago Nero.

«Potremmo arrampicarci su quell’albero laggiù!» propose entusiasta.

Basil si alzò a sedere lentamente e sorrise appena, ormai dopo sette anni di amicizia era abituato alle proposte pazze di Karma e non se ne stupiva più.

«Non so se sia una buona idea,» osservò con tono pacato «Sta iniziando a scendere il sole e non vorrei ci facessimo male.»

Karma sbuffò: sapeva che Basil aveva parlato al plurale per non offenderla, ma era ben consapevole del fatto che il fatto di farsi del male fosse riferito solo a lei.

«Non mi farò male!» protestò «Ci alleniamo spesso di sera a Quidditch e sono caduta dalla scopa solo tre volte quest’anno! E poi l’ho già fatto un paio di volte di sera, proprio su quell’albero, ero con Leo-»

Karma si interruppe all’improvviso realizzando solo mentre lo diceva che stava per tirare fuori una delle persone che più l’aveva ferita; Basil spalancò gli occhi, non l’aveva risentita spesso parlare di quel verme e strinse involontariamente i pugni: non gli era ancora passata l’arrabbiatura nei suoi confronti.

«Beh se vuoi possiamo provarci, ma devi promettermi che starai attenta.» propose Basil con tono dolce cercando di distrarla dal discorso.

Karma scosse la testa con un sorriso un po’ forzato: «Sei molto gentile, ma mi sono ricordata che Lydia mi aspetta in Sala Comune per rivedere i compiti di Trasfigurazione.»

Basil capì che era soltanto una scusa, ma decise di non insistere e si propose di accompagnarla verso la sua Sala Comune determinato a farle tornare il buonumore con qualche battuta.

 

Sebastian aveva tenuto nella sua tracolla, insieme a libri e quaderni, la lettera di suo fratello Adam che aveva ricevuto qualche giorno prima durante la colazione, ma non aveva ancora voluto rispondergli: non tanto perché non volesse, andava estremamente d’accordo con entrambi i suoi fratelli, ma gli erano successe talmente tante cose in quei pochi giorni che non sapeva nemmeno da dove cominciare; aveva infatti pensato di mandargli direttamente le pagine del suo diario così da risparmiare tempo, peccato che nessuno dovesse sapere della sua esistenza, faceva troppo ragazzina che scrive delle sue cotte, anche se la motivazione per cui lo teneva non era certo quella. Quella sera però si era ripromesso di rispondergli e così aveva deciso di evitare la Sala Comune di Grifondoro per non essere disturbato e perciò si era chiuso in biblioteca, luogo che non frequentava se non per appartarsi con qualche ragazza (anche se proprio per quello aveva preso non poche punizioni). Dopo aver scritto circa tre quarti di lettera però si ritrovò Basil seduto di fronte.

«Che vuoi?» gli domandò abbastanza scocciato, si era chiuso lì per avere un po’ di pace eppure non era riuscito a stare da solo per molto tempo.

Basil non si lasciò toccare dall’evidente fastidio dell’amico e rispose in un sussurro: «Sei abbastanza richiesto in Sala Comune.»

Sebastian aggrottò un sopracciglio: «Cosa intendi esattamente?»

«Beh vedi stavo leggendo il giornaletto del Quidditch e mi sentivo particolarmente osservato, il che di solito non è strano,» Basil scrollò le spalle «Poi però due ragazze del quinto anno mi hanno domandato dove fossi, sembravano molto interessate a te, ovviamente non gli ho detto nulla perché so che avevi bisogno di privacy.»

«Perciò hai pensato di venire a disturbarmi tu per questa sciocchezza?»

Basil scosse la testa: «Assolutamente no, ti avvisavo solo del fatto che quelle due si sono appostate in Sala Comune per aspettarti e perché è venuto a cercarti anche Louis.»

Sebastian alzò improvvisamente lo sguardo e mollò la penna con cui stava scrivendo dentro al calamaio: «Louis? Che voleva?»

«Sembrava abbastanza triste, ma non ha voluto dirmi perché, voleva parlare solo con te.»

Sebastian rifletté un momento e poi disse: «D’accordo, grazie per avermi avvisato e scusa se me la sono presa con te.» Basil gli rivolse un sorriso e alzò le spalle «Dì a Louis di prendere il suo cannocchiale e di aspettarmi fuori dalla biblioteca fra un quarto d’ora per favore.»

Basil annuì e si alzò salutandolo con un cenno per tornare in Sala Comune e parlare con il fratello minore di Sebastian e riferirgli il messaggio. Sebastian cercò di concludere la lettera il più veloce possibile e, un dieci minuti dopo, era fuori dalla biblioteca ad aspettare il suo fratellino più piccolo. Il piccolo Louis arrivò con passo svelto dal fratello e cercò di nascondere il muso lungo e gli occhi lucidi sorridendo al più grande.

«Ciao Lou, che succede?» domandò Sebastian con tono apprensivo.

Il ragazzino scosse la testa energicamente mentre diceva che andava tutto bene e che voleva solamente vederlo, Sebastian però non gli credette.

«Non devi fare il duro con me.» disse.

«Sono grande ormai!» mormorò Louis con voce tremante «E i grandi non piangono.»

«Prometto che terrò il segreto allora.» Sebastian finse di chiudere a chiave la bocca e il ragazzino abbozzò un piccolo sorriso.

«Mi manca papà.» spiegò mentre una lacrima a lungo trattenuta gli rigava la guancia «Oggi gli altri continuavano a parlare dei loro genitori e e-»

Sebastian gli fece una carezza sulla testa, aveva immaginato quale fosse il motivo della tristezza del fratellino e per questo aveva già pensato a come tirarlo su di morale.

«Hai portato il cannocchiale?» Louis annuì mentre si asciugava le lacrime «Che ne dici se andiamo sulla Torre di Astronomia a guardare le stelle?»

 


 

Karma non era stata a tanti appuntamenti nella sua vita, anzi era più giusto dire che il numero di ragazzi con cui era uscita si poteva contare sulle dita di una mano e, se qualcuno le avesse domandato quante persone aveva frequentato, avrebbe alzato un solo dito. Per Karma tutte le esperienze del Cercle erano delle esperienze abbastanza nuove, gli appuntamenti in modo particolare, ma proprio per questo era molto esaltata, ma allo stesso tempo molto nervosa. 

Sebastian non era particolarmente preoccupato o ansioso, era uscito con moltissime ragazze, anche se non aveva mai effettivamente cercato nulla di serio, gli piaceva fare nuove conoscenze e quindi non si sentiva agitato all’idea di andare ad un appuntamento. Uscire con Karma però era diverso, non tanto perché la conoscesse già ma allo stesso tempo non la conoscesse per niente, era differente perché Karma era praticamente una sorella per Basil e se l’avesse trattata male di certo non avrebbe superato la settimana indenne.

Uno degli elfi delle cucine servì le burrobirre e gli stuzzichini ai due ragazzi seduti a un tavolino adorabile improvvisato nelle serre (cosa che aveva reso Karma estremamente euforica) con un inchino e Karma lo ringraziò con un sorriso chiamandolo “Signor Elfo” facendo arrossire la creatura che si inchinò altre cinque volte prima di smaterializzarsi (Candy assisteva allo stesso spettacolo ogni volta che li pagava per il servizio extra per il Cercle: anche se gli elfi non volevano i soldi lei insisteva e di conseguenza iniziavano tutti ad inchinarsi compulsivamente).

«Hai dei fratelli?» domandò Karma prendendo un sorso di burrobirra che le lasciò un baffo bianco sopra alla bocca, la timidezza le era passata dopo cinque minuti e da quel momento aveva iniziato a conversare amabilmente.

Sebastian annuì: «Due, io sono quello di mezzo.»

Karma si piegò leggermente in avanti per prestare maggiore attenzione al Grifondoro, le era sempre piaciuto sentire gli altri parlare di sé; anche Sebastian era particolarmente a suo agio, certo alcune stranezze della Tassorosso lo avevano lasciato spiazzato (ad esempio la gonna lunga con stampa bizzarra che faceva a pugni con la parte superiore dell’outfit e alcune uscite particolari della ragazza), ma tutto sommato l’uscita stava procedendo bene.

«Come si chiamano i tuoi fratelli?»

«Il più grande Adam, mentre il più piccolo si chiama Louis, lui è al secondo anno.»

Karma sorrise: «Oh ma allora è uno scricciolo!»

Sorrise anche Sebastian pensando al suo fratellino, il piccolo Louis Macmillan era veramente uno scricciolo e gli voleva un gran bene.

«E tu? Hai dei fratelli?» domandò allora il biondo.

«Sì, noi siamo in sei.» esclamò Karma con un sorriso malinconico «Io sono la terza.»

Sebastian spalancò la bocca: «Siete in sei? Caspita, a casa deve essere difficile convivere tutti insieme!»

Karma annuì abbassando lo sguardo, con alcuni dei suoi fratelli i rapporti non erano dei più rosei e non sapeva bene cosa dire, di certo preferiva ascoltare Sebastian parlare di sé che raccontargli qualcosa di personale. Calò momentaneamente il silenzio, Sebastian stava per domandarle di più, ma aveva intravisto il cambio di umore della Tassorosso, così rimase in silenzio anche lui.

«A dire il vero non è così complicato,» mormorò Karma «Almeno non ultimamente.» il suo tono era un po’ cupo «Il più grande vive con la sua famiglia e anche mia sorella Samsara vive per conto suo, quindi a casa eravamo solamente in quattro.»

Sebastian notò che non aveva nemmeno chiamato per nome il fratello maggiore, ma sembrava che parlare della sorella la facesse sorridere.

«E gli altri?» tentò Sebastian.

«Oh beh dopo di me c’è Om, lui è in Corvonero, al sesto anno.» spiegò la giovane «Poi ci sono Talika e Veda, le mie sorelline più piccole. Talika è al quarto anno, in Grifondoro, Veda è ancora piccola…»

Sebastian decise di cambiare discorso, perché chiaramente Karma non aveva voglia di parlare della sua famiglia: «Fra qualche settimana giocate contro i Corvonero vero?»

Karma sembrò illuminarsi di nuovo e annuì: «Non vedo l’ora di giocare!»

I due presero a parlare animatamente di Quidditch e delle loro previsioni per il campionato di quell’anno entrambi sicuri che la loro Casa avrebbe vinto la Coppa. All’improvviso Karma si bloccò come se le fosse venuto qualcosa in mente e Sebastian inclinò la testa confuso.

«Ti andrebbe di andare a rotolare giù da una collina?» domandò Karma dal nulla con la sua tipica espressione stralunata.

Sebastian rise finendo la sua burrobirra: «Sì, certamente, lo faccio tutti i giorni.»

Il Grifondoro si domandò perché tutti pensassero che Karma si comportasse sempre in modo assurdo, forse era un po’ bizzarra certo, ma era particolarmente simpatica e faceva delle battute veramente divertenti.

«Conosco il prato perfetto, vieni!» Karma scattò in piedi e, afferrato il mantello, si avviò saltellando euforica verso la porta a vetri della serra, di solito nessuno (escluso forse Basil) accettava le sue proposte e questo la rendeva particolarmente felice.

Sebastian inarcò un sopracciglio, era seriamente convinto la Tassorosso stesse scherzando, perciò aveva risposto di sì, pensava fosse chiaro, ma si disse che nessuno poteva avere delle idee così strane e perciò la seguì ancora fermamente convinto che fosse uno scherzo; dieci minuti dopo però si rese conto che Karma non scherzava affatto.

 

 

* * *

 

 

«Hai già finito le due pergamene per Erbologia?» domandò Candy in un sussurro.

Millicent annuì: «Le ho fatte qualche giorno fa.»

«Avrei bisogno di domandarti una cosa a riguardo,» mormorò la Corvonero «Vorrei fare un riferimento a delle altre piante, pensi che parlare dei Bulbi Saltellanti sia fuori luogo?»

«No, assolutamente, è un’ottima idea!» Millicent rispose alzando un po’ troppo la voce e si beccò un sonoro “Sssh” dal tavolo di fianco al loro «Se vuoi conosco un libro ottimo che potrebbe esserti utile, vuoi che vada a prendertelo?»

Candy la ringraziò e Millicent si alzò cercando di non fare troppo rumore visto che gli studenti che occupavano il tavolo della biblioteca di fianco al loro sembravano particolarmente di cattivo umore. Dopo che Millicent fu tornata, le due ragazze ultimarono i compiti (si erano infatti trovate lì qualche ora prima per studiare insieme), raccolsero le loro cose e si diressero verso l’uscita della biblioteca.

«Allora, come procede la preparazione degli appuntamenti?» chiese Millicent dopo essersi chiusa la porta della biblioteca alle spalle «Prima mi stavi dicendo che dovevi finire di organizzare gli ultimi?»

Candy annuì muovendo appena la testa: «Ormai non mi manca molto per finire e sto già pensando ai prossimi!»

Millicent le rivolse un sorriso radioso e le ricordò che l’importante era che non impazzisse se qualcosa non andava esattamente come lei aveva previsto beccandosi in risposta qualcosa che suonava come un “Come osi dubitare delle mie eccellenti capacità di organizzazione?” che la fece ridere. 

«A proposito degli appuntamenti,» esordì la Corvonero «Volevo chiederti un consiglio per quello di Aster… So benissimo che chiedere a Basil è una pessima idea visto quanto sia protettivo e io non la conosco molto bene. Non credo si sia iscritta al Cercle perché ne fosse convinta e vorrei che si sentisse a suo agio, anche perché non credo si trovi molto a suo agio con chi non conosce bene, o sbaglio?»

Millicent annuì e prese a picchiettare l’indice sulle labbra mentre ci pensava su, Candy aveva sicuramente capito bene la situazione, ma Millicent era sicura che non fosse così semplice mettere l’amica a suo agio, infatti a volte le sembrava non si sentisse pienamente libera di essere se stessa nemmeno con lei e Evie, le sue amiche più strette. Basil le aveva spiegato più volte che doveva essere paziente, Aster era fatta così e, anche se con lui sembrava essere completamente a suo agio, non sempre gli diceva tutto e capitava spesso si vergognasse anche con lui, ma purtroppo non si poteva fare niente a riguardo se non spronarla ad aprirsi un po’ di più con delicatezza.

«Temo che Aster non si sentirebbe a suo agio nemmeno se l’appuntamento fosse con me o Evie, è proprio il fatto che sia un appuntamento a metterle agitazione.» mormorò Millicent dopo un momento di silenzio «Però non è una brutta idea provare almeno a farla sentire più a suo agio, soprattutto perché sarà il suo primo appuntamento, anche per questo è meglio che Basil ne stia fuori.» Candy annuì «Credo che potrebbe aiutarla fare l’appuntamento in un posto che le è familiare e in cui comunque in genere si sente a suo agio.»

«Dove le piace passare il tempo di solito? L’ho vista spesso disegnare nel parco del castello, magari potrei organizzarle un picnic?»

Millicent scosse la testa con energia: «No, c’è spesso gente in giro per il parco, andrebbe ancor più nel panico, ci vuole un posto più discreto.» la Tassorosso prese a pensarci su e lo sguardo le ricadde sul libro di Erbologia che l’amica teneva tra le mani «Ma certo, le serre!»

«Ci avevo pensato anche io, ma non sapevo se il Professor Wright fosse d’accordo, so che gli sono arrivate delle piante recentemente e se succedesse loro qualcosa credo che mi ucciderebbe.» spiegò Candy.

«Basterà evitare le serre degli ultimi anni, è lì che tiene le piante più pericolose e delicate, le serre del primo e del secondo anno invece sono perfette, non credo sia un grosso problema.» disse Millicent con un sorriso «Posso parlare io con il Prof, ma credo mi dirà di sì, in fondo si fida di Aster, ma in particolare si fida della mia parola.»

«Beh, allora ti ringrazio! Se non avessi già organizzato il tuo appuntamento lo sposterei nelle serre, magari ci penserò la prossima volta.»

«Ti prego dimmi di più, sono curiosa.»

«Dopo la partita di Quidditch tra Grifondoro e Serpeverde mia cara, non faccio preferenze.»

 

Kurtz stava per uscire dall’aula in cui si era tenuto l’incontro del Club di Scacchi, ripensando alla partita che aveva perso contro un ragazzino del secondo anno: se non si fosse distratto a pensare a quello stupido appuntamento a cui non voleva andare forse non si sarebbe lasciato fregare così facilmente. La porta si aprì con un cigolio e Candy entrò sorridente con il solito ticchettio dei tacchi ad accompagnarla.

«Candy?»

«Oh, ciao!» trillò allegra la bionda «Come è andato l’incontro del Club?»

Kurtz alzò le spalle e mise le mani in tasca «Hai bisogno di qualcosa?»

Candy sorrise colpevole: «Non esattamente.» Kurtz inclinò la testa e la giovane continuò «Volevo domandarti come ti senti… sai, in vista dell’appuntamento.»

Kurtz sbuffò e si lasciò cadere su una sedia con poca grazia, l’amica lo imitò e si accomodò di fronte a lui incrociando le gambe.

«Continuo a pensare ad Isabelle e spero che tu ti sbagli riguardo ai suoi sentimenti.» mormorò in un sussurro «Non voglio uscire con un’altra ragazza.»

Il sorriso di Candy si spense e addolcì il tono come faceva solo quando parlava con Kurtz: «Izzy ha iniziato a frequentare un ragazzo… uno del settimo anno.» borbottò guardando Kurtz dritto negli occhi «So che non è facile da accettare e da superare, ma credo che ti farà bene uscire con Millie… per quanto tu possa essere contrario all’idea hai bisogno di distrarti e non ti farebbe male conoscere persone nuove… altre ragazze…»

Kurtz storse il naso e sbuffò, incrociò le braccia al petto e non disse niente, sapeva che qualunque cosa avesse potuto dire Candy avrebbe saputo come ribattere e forse, in fondo, aveva ragione anche lei. La Corvonero gli lasciò un momento e, quando vide che l’amico non rispondeva sorrise e continuò:

«Millie è una ragazza adorabile e molto dolce.» esordì con tono serio «Ti prego, non darle buca e trattala bene.»

Kurtz le rivolse un’occhiata: «Quindi sei venuta a farmi un discorsetto perché devo uscire con una delle tue amichette.» commentò ricevendo un’occhiata dura da Candy «Non sapevo facessi delle preferenze.»

«Anche se Millie non fosse una delle mie più care amiche sarei venuta a domandarti di trattarla bene, nessuna ragazza si merita un cattivo accompagnatore e ho come il sentore che tu lo potresti essere visto che hai occhi solo per Isabelle.» Kurtz scostò lo sguardo «Perciò promettimi che le darai una chance e le farai passare un buon pomeriggio, almeno questo. Per Millie è il primo appuntamento della storia e vorrei che andasse bene.» Kurtz annuì poco convinto «No tesoro, mi aspetto che tu me lo prometta.»

«Prometto.»

«Che cosa prometti?»

«Prometto che andrò all’appuntamento e che la tratterò bene.»

«E che sarai partecipe.»

Kurtz alzò gli occhi al cielo: «E prometto che sarò partecipe. Sei soddisfatta?»

«Moltissimo.»

 

«Allora che ne dici?»

Millicent mostrò l’outfit che aveva preparato per l’appuntamento ad Evie (che da quando era arrivata se ne stava sdraiata sul letto della bionda con la testa sorretta dalle mani e le gambe che dondolavano in aria) che osservava con occhio critico l’abbinamento preparato dall’amica.

«Mi piace moltissimo! Lo conquisterai di sicuro.» cinguettò Evie «Comunque quella gonna devi assolutamente prestarmela, è bellissima.»

Millicent sorrise sollevata, tutta quella scenetta messa in piedi da Evie, che fingeva di scrutare i vestiti come fosse una famosa stilista, le aveva messo un po’ di agitazione, anche se forse era già nervosa di suo per l’appuntamento che sarebbe stato il primo della sua vita. La bionda aveva scelto un outfit semplice, ma molto carino: avrebbe indossato un dolcevita nero e un’adorabile gonna  tartan plissettata rossa.

«Che scarpe metterai?» domandò Evie inclinando leggermente la testa.

Millicent sollevò un paio di stivali al ginocchio con il tacco: «Questi.» disse «E sopra ho intenzione di mettere la mantella nera di lana.»

Evie stava per complimentarsi dell’outfit quando la sua sveglia iniziò a suonare e una voce, che doveva suonare minacciosa, ma invece la faceva solo ridere, le ripeteva di muoversi che era già in ritardo. Evie tentò di farla smettere schiacciando ogni punto più volte, ma la sveglia non sembrava avere alcuna intenzione di stare zitta.

«Cos’ha la tua sveglia?» domandò Millicent cercando di sovrastare la voce dell’oggetto con la sua.

Evie fu costretta a gridare: «Io e Olivia abbiamo voluto fare un esperimento ieri, eravamo qui da sole e ci stavamo annoiando e-»

«SEI IN RITARDO, PREPARATI ED ESCI.» la interruppe la sveglia alzando ancor più la voce.

Evie sbuffò sonoramente e prese scarpe e mantello: «MI METTO LE SCARPE E GIURO CHE ME NE VADO.» urlò contro alla sveglia che, non appena la giovane fece quanto detto, smise all’improvviso di fare rumore «Dicevo, io e Olivia ci stavamo annoiando e, visto che sono sempre in ritardo o mi dimentico degli incontri, abbiamo pensato fosse una buona idea incantare la sveglia per spronarmi ad arrivare in tempo, ma non credo sia stata una brillante idea.»

Millicent ridacchiò, Evie e la loro altra compagna di stanza Olivia Greengrass ne combinavano sempre una e infatti, dopo sei anni di convivenza, non si stupiva più delle loro strane idee, ma questa volta doveva ammettere che si erano veramente superate.

«Devi andare da qualche parte?» domandò allora Millicent.

«Sinceramente non me lo ricordo,» Evie alzò le spalle «Magari uscendo mi verrà in mente quello che devo fare.»

La sveglia ricominciò a parlare cercando di mettere fretta a Evie e la ragazza si vide costretta a prendere il mantello e uscire dalla stanza pur di far smettere quella benedetta sveglia di strillare, prima di uscire però augurò all’amica di divertirsi al suo appuntamento. Millicent, ormai rimasta sola, sentì di nuovo tutta l’agitazione per l’appuntamento farsi pesante e decise di concentrarsi sul trucco in modo da non pensarci. Aveva appena finito di disegnare un’aletta sull’occhio destro con l’eyeliner quando Aster arrivò in camera e Millicent la salutò con un sorriso. La bionda finì di truccarsi scegliendo una tonalità di rossetto nude leggermente rosata per completare il look e, talmente era presa dal suo trucco si rese conto che non aveva controllato che Aster si preparasse per l’appuntamento, che era proprio dopo il suo.

Millicent finì di controllare il suo trucco, prese a spruzzarsi il suo profumo preferito al gelsomino e nel frattempo domandò: «Aster sei emozionata per il tuo appuntamento?»

 


 

A Millicent era dispiaciuto terribilmente lasciare Aster a prepararsi da sola per l’appuntamento, anche perché non poteva assicurarsi che l’amica si cambiasse davvero, ma sapeva bene che Candy sarebbe impazzita se non fosse stata in orario e inoltre non voleva dare una brutta impressione di sé a Kurtz. La Tassorosso procedeva con passo spedito per i corridoi del castello e, dopo alcune rampe di scale si ritrovò davanti alla porta della sede del Cercle, ma Kurtz non era lì. Essendo in ritardo di un paio di minuti si disse che forse il ragazzo intanto aveva preso posto dentro, perciò spinse delicatamente la porta e un profumo di rose le invase le narici, Millicent sorrise sapendo bene che le rose erano sempre state il fiore preferito di Candy e non fu stupita di trovarsi davanti una stanza ricoperta di quei fiori quando varcò la soglia. Kurtz non era nemmeno lì e Millicent capì che anche lui era in ritardo, perciò prese a girare per la stanza, osservando ogni singolo dettaglio, Candy era una perfezionista e si vedeva: non c’era niente che fosse fuori posto e gli oggetti erano stati disposti con molta cura e attenzione. La porta si aprì nuovamente e Kurtz emerse da dietro ad essa.

«Ciao.» lo salutò con tono leggermente incerto la bionda «Scusami se non ti ho aspettato fuori, pensavo fossi già arrivato.»

Kurtz alzò le spalle e non disse niente, perciò i due si sedettero in silenzio a un tavolo qualunque. Kurtz non disse niente e prese a squadrare il menù, così la Tassorosso decise di fare lo stesso e cercò di celare una smorfia delusa: non che si aspettasse il baciamano o qualcosa di simile, un saluto però sarebbe stato gradito; certo, sapeva che Kurtz era un ragazzo freddo e non aveva la reputazione del chiacchierone, però Candy ci andava particolarmente d’accordo e perfino Aster sembrava avere qualche tipo di confidenza con lui, perciò non doveva essere tanto male, o almeno era quello che Millicent sperava. Non era da lei giudicare gli altri, proprio no, però non le aveva fatto un’ottima impressione fino a quel momento, ma la giovane decise di non abbattersi e di provare a conoscerlo prima di farsi un’idea su di lui. 

«Che cosa hai ordinato tu?» domandò Millicent non appena ebbero fatto le loro ordinazioni.

«Una cioccolata alla cannella.» rispose Kurtz con tono annoiato.

Millicent improvvisò un mezzo sorriso: «Ottima scelta! Anche io ho preso una cioccolata e anche un pain au chocolat, adoro la cioccolata.» Kurtz non mosse nemmeno un muscolo della faccia, mantenendo la sua espressione impenetrabile «Tu non hai preso niente da mangiare?»

«No.»

«Oh, d’accordo.»

Millicent abbassò lo sguardo imbarazzata, dire che si sentiva a disagio era un eufemismo e di certo Kurtz non stava facendo niente per farla a sentire a suo agio o per avviare una conversazione. Calò un silenzio imbarazzante e Millicent decise di rimanere in silenzio, non riuscì a guardare il Corvonero in faccia, perciò prese a fissare una rosa bianca dietro di lui pensando a come poter migliorare la situazione.

«Aster mi ha detto che ti piace disegnare, non è ch-» esordì Millicent tentando di avviare di nuovo la conversazione.

«Non ce la faccio.» sbottò Kurtz interrompendola.

Millicent si zittì e gli rivolse un’occhiata confusa, ma il giovane non disse altro si alzò e uscì dalla stanza lasciandola da sola.

 

 

* * *

 

 

Candy stava tornando alla sua Sala Comune con l’intenzione di appropriarsi di un tavolo e mettersi a riorganizzare tutte le attività del Cercle contando due persone in meno, era così furiosa che qualcuno avesse osato scombinarle i piani per una stupida bravata che i suoi passi pesanti risuonavano per tutti i corridoi e le scalinate del castello. Se c’era una cosa che Candy Rowle non tollerava era che qualcosa non fosse sotto controllo, in qualche modo riusciva sempre a far andare tutto sempre come previsto ed era molto brava a mantenere la calma, ma se qualcuno osava rovinare i suoi piani allora perdeva la pazienza. Elias Burke le aveva consigliato molte volte, sin da quando erano bambini e lui ignorava le regole che la piccola Candy imponeva, facendola letteralmente impazzire, era di andare da qualche Magipsicologo e farsi risolvere la sua leggerissima mania di controllo, ma lei non gli aveva mai dato retta. Un sonoro crack la fece sobbalzare leggermente e un elfo le si inginocchiò ai piedi, intimorito dall’evidente nervosismo della Corvonero.

«Miss Candy, credo ci sia un p-problema…» mormorò la creatura abbassando ancor di più la testa.

Candy sbiancò: «Che tipo di problema?»

«Q-quando ho servito il the per l’appuntamento di questo pomeriggio era r-rimasta solo la dolce signorina bionda al tavolo.» spiegò l’elfo titubante «Le ho do-domandato dove fosse il suo a-accompagnatore e… e ha d-detto che era a-andato via.»

Candy prese un respiro profondo e, dopo aver rivisto mentalmente i suoi piani per gli appuntamenti, si rese conto che quella che era stata lasciata da sola era Millicent. La giovane domandò gentilmente all’elfo di servirle qualunque cosa volesse e di farle le sue scuse.

«Elias mi ucciderà!» realizzò Candy spalancando gli occhi, poi prese a marciare verso la Sala Comune ancor più furiosa di prima.

Una volta raggiunta la Sala Comune rispose con stizza all’indovinello senza alcuna difficoltà e poi fece il suo ingresso domandando a due ragazzini del terzo anno intenti a giocare a gobbiglie se avessero visto un certo Kurtz Blackburn. I due le dissero che l’avevano visto andare nei dormitori e lei li ringraziò mentre saliva le scale verso le stanze dei ragazzi sotto allo sguardo sconvolto dei due tredicenni. Bussò con forza alla porta dell’amico che le aprì poco dopo senza mostrare alcuna emozione, si spostò per farla entrare e rimase in silenzio.

«Sai già perché sono qui.» sputò fuori con rabbia la bionda «Mi avevi promesso che saresti andato all’appuntamento e che avresti fatto del tuo meglio per essere partecipe. Mi avevi promesso che avresti trattato Millie come si merita e cosa scopro? Che l’hai mollata lì da sola.»

Kurtz abbassò lo sguardo e strinse i pugni: «Non ce l’ho fatta. Non facevo altro che pensare a Isabelle.»

«Non mi interessa.» mormorò Candy con freddezza «Sono stata comprensiva, ho cercato di consolarti e di aiutarti, Kurtz ho avuto pazienza! So che non è facile superare una cosa del genere e ho fatto del mio meglio per venirti incontro!» strinse le braccia al petto «In cambio ti ho chiesto solo di far avere a Millie un primo appuntamento degno di questo nome e tu hai infranto la promessa. Sono estremamente delusa e mi aspetto come minimo delle scuse da parte tua a Millicent.»

Kurtz rimase in silenzio con aria rassegnata e una crescente ira, non era mai stato bravo a gestire i suoi sentimenti e sentirsi urlare contro in quel modo, che Candy avesse o no ragione, lo faceva arrabbiare ancor di più, perciò decise di fare ciò che sapeva fare meglio: respingere le persone.

«Mollo!» le gridò «Non voglio più sapere niente del tuo stupido Cercle e non voglio più sapere niente di te!»

Candy spalancò la bocca e si domandò se avesse esagerato, da sempre aveva queste manie da Cupido e pensava di sapere cosa fosse meglio per le persone a cui teneva, credeva che Kurtz avesse bisogno di una spinta, ma forse aveva valutato male la situazione?

«Possiamo parlarne con… con più calma?» domandò addolcendo il tono «Ci siamo fatti prendere troppo dalle nostre emozioni e-»

«No.» la interruppe Kurtz «Sono stufo e non ho intenzione di ripensarci. Ora vattene e non rivolgermi mai più la parola.»

Candy sentì gli occhi pizzicare, si morse il labbro e uscì senza dire nient’altro; una volta chiusa la porta alle spalle si lasciò sfuggire un sospiro, poi guardò il soffitto e ricacciò indietro le lacrime, se c’era una cosa che Candy Rowle non faceva era piangere, soprattutto davanti ad altre persone. Non aveva tempo da perdere con chi non voleva ascoltare, perciò scese le scale e tornò in Sala Comune pronta ad analizzare tutti i moduli che le avevano mandato in cerca di un gentiluomo.

 

 

* * *

 

 

«Quindi l’incontro è approvato?» domandò Jamie titubante.

La donna gli rivolse un sorriso e gli restituì la pergamena, poi annuì e si alzò per accompagnarlo alla porta:

«Approvato.» confermò «Trovo che i tuoi piani per il Club siano estremamente interessanti, ma non è il caso di discuterne di domenica mattina. Li rivedremo nel dettaglio martedì, d’accordo?»

Jamie mormorò di essere d’accordo: forse non era stata una delle sue migliori idee disturbare la sua professoressa di Incantesimi di domenica mattina, ma aveva così tante cose a cui lavorare per preparare al meglio ogni incontro del Club che aveva voluto avere la sua approvazione il prima possibile. Jamie salutò la donna e si scusò nuovamente per averla disturbata, poi uscì dal suo ufficio e si chiuse la porta della stanza alle spalle.

«Jamie?»

Il Corvonero fu molto stupito di trovarsi davanti Candy Rowle, ma, non avendo alcun tipo di rapporto con la compagna di Casa, si disse che non era certo lì per lui.

«Se stavi aspettando di parlare con la Smith ho finito.» borbottò facendole un cenno di saluto.

«No, aspetta.» lo richiamò Candy «Volevo parlare con te.»

Jamie si fermò di colpo e squadrò la giovane confuso, di cosa poteva volergli parlare esattamente Candy Rowle? Partecipava spesso agli incontri del Club di Incantesimi, come a quello di ogni altra materia scolastica, ma non c’era nient’altro che li legasse e non aveva idea di cosa potesse volere la giovane da lui.

«Oh Santa Priscilla, sono proprio una maleducata!» mormorò la bionda stringendo le braccia al petto «Forse avevi da fare? Louis e Christopher mi avevano detto che potevo trovarti qui, ma non ho nemmeno domandato loro se avessi del tempo per me.» gli rivolse un sorriso «Hai per caso qualche minuto da dedicarmi?»

Jamie pensò ai suoi piani per quella domenica e si disse che potevano benissimo aspettare, visto che avrebbe sistemato i compiti per la settimana e letto un libro, così annuì e la giovane si illuminò all’improvviso.

«Perfetto!» gongolò Candy esibendo un sorriso «Ho avuto qualche imprevisto recentemente con il Cercle d’Amour, diciamo più qualche persona problematica, ma tornando al punto: sono a meno tre partecipanti e mi ritrovo quindi con ragazza in più rispetto ai ragazzi. Non mi sognerei mai di lasciare una povera dama sola soletta, perciò ho ripreso in mano i moduli e vorrei che tu partecipassi.» la giovane usò il suo tono più convincente e allargò, se possibile, il sorriso «Visto che hai compilato il modulo io suppongo che tu sia interessato e dato che hai avuto una seconda chance sarebbe da stupidi non accettare, non credi?»

Jamie ascoltò la ragazza con attenzione e, quando Candy concluse il suo discorso, rimase in silenzio per un momento, il suo discorso non faceva una piega e lui aveva addirittura mandato il modulo di partecipazione, perciò sembrava naturale dire di si. Anche se erano stati Louis e Christopher a convincerlo, fosse stato per lui non l’avrebbe mai fatto, anzi, aveva perfino deciso di cambiare idea quando ne avevano discusso in camera e Thomas Miller aveva spiegato in modo sicuro e terribilmente convincente perché non ne valesse la pena. Alla fine però Louis e Christopher erano riusciti in qualche modo a fargli fare quella pazzia (secondo loro aveva bisogno di fare nuove conoscenze) e visto che aveva mandato il modulo era tardi per tirarsi indietro, giusto?

«Ehm,» mugugnò imbarazzato «Ho compilato il modulo perciò credo non abbia senso tirarsi indietro… d’accordo, parteciperò.»

 

 

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*Fiorellina = visto che Aster ha vinto il torneo come best fiorellina ho deciso di darle questo soprannome

*Manzo = sempre un riferimento al torneo vinto da Hawthorne come best manzo su instagram

 

 

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Buonasera!

È passato un bel po’ di tempo, me ne rendo conto e temo non riuscirò mai a scusarmi a sufficienza, ma spero che questo capitolo (che è particolarmente lungo rispetto al solito) vi piaccia e possa in parte servirvi per perdonarmi ^^”

Come vi avevo già anticipato dal prossimo capitolo Selina Wilde, Richard Nott e Kurtz Blackburn sono ufficialmente eliminati, ma ciò significa che finalmente possiamo dare il benvenuto alla new entry del nostro Cercle, Jamie Danes, che vi ho introdotto brevemente alla fine di questo capitolo; sono sicura lo adorerete tanto quanto lo adoro io!

 

Jamie Danes, VII anno, Corvonero, natobabbano, eterosessuale

Presidente del Club di Incantesimi

 

Volevo inoltre dirvi che ho deciso di permettere a voi di decidere, non solo chi vincerà la Coppa del Quidditch, ma anche quella delle Case, che però avrà una votazione separata: non ogni capitolo, ma ogni 3 vi chiederò di votare una delle quattro Case per darle dei punti, visto che questa è la prima volta potrete votarne due, ma dalla prossima volta ne voterete solo una. Potrete votare anche la Casa del vostro/dei vostri OC, ma non potrete votarla due volte di seguito: se questo capitolo votate Grifondoro, quando ve lo chiederò di nuovo, ovvero tra 3 capitoli, potrete votare Corvonero, Serpeverde o Tassorosso, ma non Grifondoro nuovamente, la volta dopo però (quindi tra altri 3 capitoli) potrete votare di nuovo Grifondoro.

Ho inoltre un’altra domanda molto semplice necessaria per il prossimo capitolo, per questo gradirei ricevere delle risposte entro breve, così da poter scrivere il capitolo il prima possibile: chi vincerà la partita di Quidditch Tassorosso o Corvonero? Vi prego, mandatemi la risposta entro due settimane al massimo, vi impiegherà meno di un minuto ed è fondamentale per me per scrivere il capitolo (e ricordatevi che senza risposte non scrivo nulla e che quindi il capitolo potrebbe arrivare in un milione di mesi).

Ricapitolando, prima di salutarci:

  • per la Coppa delle Case (si possono votare fino a 2 Case): Corvonero, Grifondoro, Serpeverde o Tassorosso?
  • per la Coppa del Quidditch (1 sola Casa): Tassorosso o Corvonero?

A presto,

fran x

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