La piccola grande donna

di Shin_4869
(/viewuser.php?uid=1167811)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’inizio

Apro gli occhi, la testa mi scoppia, mi alzo in piedi ma ricado subito dopo a causa di un giramento.
Provo a ricordare cosa sia successo, e pian piano i volti di quegli uomini vestiti di nero, lo scambio di denaro, la caduta a terra e quel veleno che mi hanno fatto assumere tornano alla mente.
Prendo un bel respiro e riprovo a rialzarmi, questa volta riuscendoci con successo.
“Hey piccolina tutto bene?” Anche se sono di spalle riconosco all’istante questa voce.
“E mai possibile che scherzi sempre! Ba-” mi giro e le parole mi muoiono in bocca. È lui, ma allora perché è più alto di me.
Metto le mani davanti ai miei occhi, mi guardo dalla testa ai piedi e non riesco a crederci.
“Cosa mi è successo?” Mi giro su me stessa cercando di capirci qualcosa ma niente.
“T-tutto bene piccola?” A quelle parole mi blocco. Non ha capito che sono io. “Dove sono i tuoi?”
“S-Shinichi.” Le parole mi muoiono in gola, vorrei dirgli che sono Ran ma non c’è la faccio.
“Vedo che mi conosci. Sei qui da sola? Come ti chiami? Prendi la mia mano su, non ti preoccupare. Dimmi dove abiti così ti riporto dai tuoi genitori, devono essere molto preoccupati.” Vedo il suo viso e noto che continua a guardarsi attorno, perché è così preoccupato? Chissà a che sta pensando.
“P-perché sei preoccupato?”
“Prima ho trattato male una mia amica e lei se n’è andata come una furia. Ho provato a chiamarla per chiederle scusa ma non risponde.”
“Ma se è andata a casa perché continui a guardarti attorno?”
“N-niente, così.”
Non so perché ma ho la sensazione che abbia timore di qualcosa.
“Sai, sono certo che adesso lei mi odi.”
“Non ti odio, non potrei mai farlo.” Si gira e si mette alla mia altezza.
Le mie guance si imporporano di rosa, è troppo vicino. Cerco però di scacciare l’imbarazzo e di non darglielo a vedere.
“Grazie piccola, ma sono più che certo che lei mi odi. Altrimenti almeno un messaggio me lo avrebbe mandato.” Come devo fare per fagli capire che sono io Ran e che non gli ho risposto solo perché dei criminali mi hanno fatto svenire e rimpicciolire. “Sai piccola, lei è davvero molto importante per me.”
Non riesco a credere alle mie orecchie. Lui ha detto veramente che... No aspetta, sono sicura che lui ha capito che sono io e lo sta dicendo di proposito. Insomma, essendo il detective più bravo del Giappone e conoscendomi da sempre, avrà visto subito la somiglianza.
Va bene, vuoi giocare e allora giacchiamo.
“È la tua fidanzata?” Chiedo con la voce più bambinesca e ingenua che riuscissi a fare.
“No, è un’amica d’infanzia, la mia migliore amica.”
“Ehm... Secondo me ne sei innamorato.” So già la sua risposta ma se vuole continuare con questo gioco.
“Beh, diciamo che non mi è indifferente.” Si alza in piedi continuando a stringermi la mano e a camminare a passo lento. “Lei è molto speciale, è bella, forte, sorride sempre ma allo stesso tempo è una piagnucolona. Già, mi sa che hai ragione tu piccolina... Sono proprio innamorato.”
Il mio viso è ormai in fiamme, e non riesco a smettere di sorridere. Sono davvero troppo contenta che lui ricambi i miei sentimenti.
“Ascolta, non credo che tu la conosca ma se dovessi vederci un giorno passeggiare insieme non dovrai mai dirle tutto questo d’accordo? Sarà il nostro segreto.” Annuisco semplicemente. E adesso come glielo dico che sono io...? Cavolo!
“Non so perché ma sento di potermi fidare di te. Non mi hai ancora detto il tuo nome. Come ti chiami?”
Non posso continuare a mentirgli, inoltre, essendo un detective è l’unico che mi può aiutare a ritornare grande e catturare quegli uomini. Ho deciso... Adesso o mai più. Stringo forte la sua mano facendogli capire di fermarci. Inizio ad agitarmi, ho paura che quegli uomini possano ancora essere qui ma devo diglielo. È l’unico che può aiutarmi.
“Che succede piccola, tutto bene?”
Credo che mi sia venuta un’idea. Spero che funzioni però.
“Mi chiamo Enola... Enola Holmes.”

~~~~~
Ciao a tutti, come state? È da un po' che volevo pubblicare questa storia ma non ne ero sicura, poi però ho detto -ma si dai, la pubblico- e cosi eccomi qua. Spero vi sia piaciuto il primo capitolo, anche se so che è un po' corto. Ci vediamo al prossimo capitolo. Ciao ciao 👋🏻 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Enola

“C-che? Quindi saresti la sorella del grande Sherlock Holmes!?”
Molto bene, si sta incuriosendo. Devo solo riuscire a convincerlo a farmi portare a casa sua, una volta lì gli racconto tutto.
“Esattamente. Sono venuta qui in Giappone perché ho saputo dell’esistenza di un detective soprannominato ‘lo Sherlock Holmes del terzo millennio’, e sai com’è, non voglio che nessuno infanghi il nome del mio fratellone.”
Ho detto davvero queste stupidaggini. Come sono caduta in basso.
“Ma davvero... beh, se sai che sono un detective ed essendo la sorellina di un grande investigatore, saprai certamente che voglio delle prove per quello che dici.”
“Cercale tu! È il tuo lavoro dopotutto.”
“Certo che hai un bel caratterino, Enola.”
“Grazie. Comunque se vuoi ti do una dimostrazione delle mie capacità ereditate dal mio fratellone.”
Lascia la presa dalla mia mano, e se le matte in tasca sorridendomi. Perfetto, sono riuscita nel farlo incuriosire abbastanza.
“Ti chiami Shinichi Kudo e hai sedici anni, frequenti il secondo anno di liceo alla Titan Hight School. Fin da bambino hai sempre voluto essere un grande detective, ispirandoti a mio fratello ed emulandone le gesta.” Dal suo sguardo capisco che non lo sto sorprendendo più di tanto ma aspetta e vedrai. “Il tuo primo ‘vero’ caso lo hai risolto a circa quindi anni su un volo per New York, insieme all’amica di cui mi hai parlato prima. Da allora in poi sei comparso sempre di più sulle scene del crimine aiutando la polizia e acciuffando i colpevoli. Fino a qui ho sbagliato qualcosa?”
Si abbassa nuovamente alla mia altezza, avvicinandosi eccessivamente ma non m’importa, ho ottenuto il risultato che volevo.
“Direi di no, ma queste cose le avresti potute anche leggere online o sui giorna-”
“Guarda che non è di certo questa la prova di cui ti parlavo. Diciamo che volevo solo fare un quadro generale della tua vita. Comunque avrei aggiunto anche che non sei riuscito a diventare come mio fratello, ma questa è una mia opinione.” Inizia a infastidirsi e detto sinceramente ci godo. “Continuando con il discorso di prima, cosa volevo dire... Ah si, ora ricordo... Oggi sei venuta con questa fantomatica ragazza, vi siete mangiati un gelato, tu al limone e menta e lei alla fragola e panna mentre avete girato la maggior parte delle attrazioni. Dopo un po’ avete deciso di salire sulle montagne russe dove, tra l’altro, è accaduto un omicidio. Fin qui tra di voi è andata bene, tranne per il fatto che lei è rimasta molto scossa per il tipo di omicidio a cui ha dovuto assistere. Poi però come hai anche detto tu prima, avete litigato e lei se n’è andata gridandoti ‘Baka, ti odio. Non voglio più vederti’. Arrabbiato hai deciso di schiarirti le idee passeggiando senza una meta, e quando ti sei calmato l’hai chiamata ma non ti ha risposto. Decidendo così di andare a casa sua di persona, sei sbucato nel vicolo dove hai visto una bambina da sola di sera ed eccoci qua. Ho sbagliato qualcosa?”
Inizialmente si sorprende ma poi mi sorride. Spero di essere riuscita a convincerlo.
“Sei stata brava. Voglio farti qualche domanda però.”
“Prego.”
“Prima domanda: come hai fatto a capire che io mangiavo un gelato al limone e menta e lei invece fragola e panna?”
“Elementare Watson. La prima volta che ti sei abbassato ho sentito un forte odore di menta e limone e, notando una macchia sul girocollo, ho pensato che per sporcarti in quel punto hai mangiato qualcosa che colava: il gelato. La mia tesi è stata poi confermata da un’altra macchia sulla giacca all’altezza del petto. Quella macchia ha un odore di fragole eppure la è biancastra, quindi doveva avere un accompagnamento e ho dedotto che potesse essere la panna. Per l’altezza in cui si trova, molto probabilmente la ragazza ti avrà sporcato per sbaglio. Ho pensato: cosa potrebbero mangiare due ragazzi in un parco divertimenti, che sicuramente non vogliono perdere tempo a stare in un bar, e che sopratutto avrebbe potuto creare quelle macchie a quelle differenti altezze? Il gelato ovviamente.”
“Complimenti, ma le domande non sono finite qui. Bene: il fatto delle montagne russe, dell’omicidio saresti anche potuta essere tra i presenti, e lo stesso vale per la mia amica che si è scombussolata, ma quello che lei mi ha gridato prima di andarsene?”
“Semplice. Prima di ritrovarmi in quel vicolo, ecco, mi ero fermata in un’attrazione lì vicino. All’improvviso però ho sentito una ragazza gridare quelle parole e andarsene via in lacrime. Purtroppo non sono riuscito a vedere il tuo viso a causa delle tante persone ma quando prima mi hai raccontato della discussione, ho fatto semplicemente 2+2. Dato che sono sicura che mi chiederai della passeggiata ti rispondo già che hai una foglia sulla testa. Adesso finito con le domande? Mi credi si o no?”
“Sei stata davvero brava ma...No, non credo proprio che tu sia la sorella di Holmes, lui è un personaggio di un romanzo.”
“Lo so però scommetto quello che vuoi che sei curioso di sapere chi sono veramente. Quindi ti propongo un patto.”
“Sentiamo.”
“Io non sono qui con i miei genitori, e penso che tu lo abbia già capito. Ti chiedo però di non portarmi dalla polizia, bensì a casa tua. C’è un motivo ben preciso se non ti ho ancora rivelato la mia identità. Ho bisogno del tuo aiuto, Sherlock Holmes.”
“Affare fatto.”
Mi prende la mano senza dire niente e iniziamo a correre. Penso che abbia capito che non sto mentendo, in parte, e che sono in pericolo. Adesso però viene la parte più difficile, come cavolo glielo dico?
Finalmente arriviamo a casa sua, all’entrata noto l’orologio appeso sulla parete e solo in questo momento mi rendo conto dell’ora, sono già le 11:00 di sera, e un pensiero inizia a innervosirmi... Mio padre.
“Bene piccolina, prima che mi racconti cosa ti è successo forse è il caso che ti faccia una doccia e che ti metta dei vestiti puliti.”
Annuisco, arrossendo al pensiero di fare una doccia a casa sua. Lo seguo al piano di sopra e una volta preso tutto l’occorrente vado in bagno. Provo a specchiarmi ma sono troppo bassa, così lascio perdere e mi spoglio notando i vestiti sporchi di sangue. È il caso che ti faccia una doccia. Adesso capisco perché, ma come ho fatto a non accorgermene? E poi, di chi è questo sangue? Senza pensarci due volte mi metto sotto la doccia e vedo l’acqua scorrere diventare rossa. Mi guardo le mani e le braccia, mi tocco la faccia e capisco di essere ricoperta di sangue. La sensazione di nausea aumenta ma non ci faccio caso, devo assolutamente lavarmi.
“Piccola tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?”
“N-no, tutto bene.”
“Per qualsiasi cosa mi chiami okay?”
“Si.”
Non capisco. Lui ha notato che ero sporca di sangue, perché non ha detto nulla. Ora però mi tornano in mente molte cose: il motivo per il quale non mi ha riconosciuta, la fretta che aveva, e poi, la corsa che abbiamo fatto fin qui... Aveva subito capito che ero in pericolo, molto probabilmente voleva chiamare la polizia dopo avermi fatto fare la doccia... Oh no, ma allora??

*

“Ti prego no, stacca la chiamata Shinichi!”
Menomale che quando ho capito il suo intento avevo già finito di lavarmi per bene, sono scesa dalle scale con solo l’accappatoio.
“R-Ran?”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Una scelta difficile

“Ti prego no, stacca la chiamata Shinichi!”

Menomale che quando ho capito il suo intento avevo già finito di lavarmi per bene, sono scesa dalle scale con solo l’accappatoio.

“R-Ran?”

“Shinichi.” 

Le lacrime iniziano a scendere, finalmente mi ha riconosciuto. 

“Sei davvero tu Ran?”

“Si, sono io. Ti racconto ogni cosa, ma adesso però ti prego stacca la chiamata.” 

Un po’ pallido posa il telefono e si avvicina a me con fare preoccupato. Io asciugo le ultime gocce di lacrime e gli sorrido. 

“Cosa ti è successo?” 

“Non lo so con precisione. L’unica cosa che ricordo è che mentre stavo per uscire dal parco mi sono scontrata con degli uomini vestiti di nero, quelli che stavano con noi sulle montagne russe, te li ricordi?”

“Sì certo.”

“Bene, ecco, per sbaglio ho fatto cadere a uno dei due una valigetta, all’interno c’erano molti soldi, io non ci ho dato peso ma loro a quanto pare si. Mi hanno messo un fazzoletto davanti alla bocca mentre mi abbassavo per raccogliere i soldi e poi il buio più totale. Quando mi sono svegliata mi sono ritrovata bambina.”

Il suo viso esprime molta più preoccupazione di prima, come dargli torto. 

“Non ricordi altro? Le voci, i nomi, o se ti hanno fatto assumere qualche veleno?”

“Ricordo solo le loro voci. Mi dispiace.” 

“Tranquilla, non ti preoccupare. Quello che mi hai detto è già abbastanza.”

Lo vedo ragionare e mi sento più tranquilla rispetto a prima. Anche se...

“Shinichi?”

“Si?”

“Ecco... Come faccio adesso? Sono quasi le 24, mio padre si starà preoccupando e non posso nemmeno presentarmi così da lui.”

“Ehm, vediamo, ho un’idea: mandagli un messaggio e dì che rimani a dormire dal Dottor Agasa. Inventa che è dovuto andare per una notte fuori città e non volendo lasciare la casa incustodita, ti ha chiesto il favore di rimanere da lui. Io nel frattempo dirò al dottore di reggere il gioco, nel caso in cui tuo padre decida di chiamarlo. Domani poi andremo da lui e vediamo se ha un’invenzione che possa aiutarti a riacquistare il tuo corpo.” 

Annuisco e faccio come mi dice. 

*

“Grazie mille dottore. Si, poi domani le racconto meglio. Buonanotte.”

Sentirlo parlare mi fa venire alla mente un’immagine ma non capisco di cosa si tratti.

“Okay Ran, abbiamo risolto per questa sera almeno.”

“Grazie Shinichi, davvero.”

“Non devi ringraziarmi, in fin dei conti è stata colpa mia se ti ritrovi in questo guaio.”

“Invece no, tu non hai colpe.” Dico sedendomi stanca per la lunga giornata. “M-mi dispiace per la litigata di prima, scusa.”

“Dovrei essere io a chiedere scusa a te, sono stato uno stupido.” Al suo sorriso arrossisco ricordando quello che ha detto alla ‘bambina’. “Se devo essere sincero non ricordo nemmeno più il motivo del litigio.”

“Già nemmeno io.” Scoppiamo a ridere entrambi, siamo davvero incorreggibili noi due. 

“Vuoi qualcosa da bere?”

 

“Questa è l’amichetta che stava insieme a quel detective. Siamo nei guai se lei parla, dobbiamo ucciderla. Per farlo useremo questa: un nuovo veleno creato nei nostri laboratori.”

“Capo, non è stato ancora testato però.”

“Lo so Vodka, credo che questa fanciulla possa essere un perfetto topo da laboratorio.”

“Ho una domanda capo: quando quel detective troverà il corpo esanime dell’amica, farà di tutto per trovare il colpevole e noi...”

“Non succederà. La sporcheremo con del sangue e le metteremo nelle mani questi potenti sonniferi. Ricordati che sono il numero uno nel creare false piste e falsi suicidi.”

 

“Vodka.”

“Eh, vuoi della vodka? Sei piccola non puoi baka.”

“Ma che hai capito scemo. Il nome di uno dei due uomini è Vodka. Ho ricordato che mi hanno somministrato un veleno, ancora in fase di sperimentazione, che avrebbe dovuto uccidermi. Volevano creare un falso suicidio in questo modo tu non avresti investigato sul caso.”

“Ho capito, ma certo, ecco perché eri ricoperta di sangue e c’era un coltello vicino a te. Quindi questo significa che per loro tu sei morta, non sanno che sei diventata una bambina.”

“Già.”

“Ascolta Ran, credo che finché non li acciufferemo sarà meglio che tu non ritorni alle sembianze di prima. Devono crederti morta, altrimenti potrebbero fare del male anche ai tuoi genitori, amici, a tutti coloro che ti stanno accanto.”

“E come faccio? Non possiamo dire a papà che sono morta.”

“Mi sa che è l’unica alternativa. Da ora in poi Ran deve essere morta.”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Pace fatta 

La luce del sole mi sveglia, anche se ho dormito davvero poco. Mi alzo dal letto e inizio a vestirmi. Scendendo le scale sento Shinichi parlare al telefono ma non capisco cosa stia dicendo.

Da ora in poi Ran deve essere morta. Chiederò aiuto all’ispettore Megure, riuscirò a convincerlo affinché scriva un rapporto sulla tua morte a Tropical Land per dei sonniferi.

Per tutta la notte queste parole rimbombavano nella mia mente, non voglio morire per i miei genitori e i miei amici.

“Buongiorno Ran, ben svegliata, dormito bene?”

“Secondo te? Come posso sapendo che fra poco i cuori di mio padre e mia madre verranno distrutti?”

Il silenzio cala, lui non mi risponde, abbassa semplicemente lo sguardo. Io continuo a scendere le scale e mi avvicino a lui. Ho un po’ esagerato.

“Scusa, non ce l’ho con te però... Ho paura Shinichi, e se non tornassi più grande? Come farò?”

“Non dirlo nemmeno per scherzo Ran. Ti giuro su quello che ho di più caro che ritornerai grande, insieme alla tua famiglia e ai tuoi amici.”

Mi abbraccia all’improvviso sussurrando che sarebbe andato tutto bene.

“G-Grazie Shinichi.” Calde lacrime rigano il mio viso, mentre mi lascio coccolare dal suo caldo abbraccio. 

“Non devi ringraziarmi, sei una mia cara amica e ti aiuto con piacere.”

“Una cara amica eh.” Sciolgo l’abbraccio leggermente rossa in viso, proprio come lui. “Eppure ieri hai detto un’altra cosa.”  

“A-h, d-di c-che p-parli... Uh, c-come si è fatto tardi, s-su mangiamo.”

Amo vederlo in difficoltà, non capita spesso. Un sorriso compare sul mio viso, almeno mi sono vendicata per il litigio di ieri, anche se...

“Shinichi, possiamo parlare di quello che mi hai detto ieri.”

Si blocca improvvisamente con il latte in mano.

“Ah, si... Ti riferisci a Enola no? È ovvio che fosse un nome falso, non puoi essere la sorella di Sherlock, insomma, lui -” 

“Non parlo di questo. Era solo un modo per chiederti aiuto, anche se lo sapevi perfettamente dal sangue che avevo addosso.”

“Q-quindi vuoi sapere perché non ti ho detto del sangue. Beh, sai -”

“Shinichi! Sai perfettamente di cosa voglio parlare. Possiamo affrontare l’argomento, o farai finta di non aver detto che eri perdutamente innamorato di me??”

Mi scaldo, non puoi essere così immaturo Shinichi, o almeno inventati delle scuse più plausibili.

“Ah quello, è che... Sapevo che eri Ran e volevo vedere fino a quando mi avresti mentito, nascondendo la tua identità. Tutto qua.”

“Bugiardo. Non sapevi che ero io. Ieri sera sei sbiancato quando mi hai vista dopo che mi sono fatta la doccia, ma se vuoi continuare a far finta di niente. Sappi solo che, ecco... Sono stata contenta di aver sentito quelle parole.”

Detto ciò mi siedo e inizio a mangiare: delle belle fette biscottate con la marmellata alle fragole accompagnate dal succo alla pesca. 

Shinichi si mette di fronte e senza guardarmi prende del caffè.

“Beh, adesso siamo pari no? Puoi finirla di prendermi in giro?”

“Guarda che non ti sto prendendo in giro. È vero che all’inizio ieri ti ho nascosto la verità, perché, diciamocelo, vedere un grande detective che non riconosce l’amica di una vita è divertente ma... Indipendentemente se lo avessi detto di proposito o no, io sono stata felice di sapere che per te conto qualcosa. La frase di ieri mi ha fatto infuriare sai, almeno adesso so che non lo pensi davvero.”

I casi sono la cosa più importanti della mia vita, tutto il resto è inutile.

“M-mi dispiace per quello che ho detto, però anche tu hai sbagliato, per me il mio lavoro è molto importante e non mi va che dici che è insignificante.”

“Scusa, ho esagerato. Pace?”

“Pace.”

Ci stringiamo la mano sorridendo.

“Ran ecco...”

“Si?” 

Lo guardo con la speranza che dica quello che penso.

“Volevo dirti che-”

Drin Driin

Stupido campanello, proprio adesso doveva suonare.

“V-vado io, aspetta qui okay?”

Annuisco mentre lo vedo alzarsi per aprire la porta. 

“Papà, mamma siete voi, perché suonate?”

“Ciao Shin-chan, come stai?”

“Tutto bene mamma, e se smettessi di stritolarmi starei anche meglio. Comunque, perché avete bussato?”

“Ciao figliolo. Dalla tua chiamata abbiamo capito che era una cosa urgente e preparando tutto alla svelta le ho lasciate in America.”

“Grazie papà. Mi dispiace avervi fatto venire qui di corsa.”

“Tranquillo. Allora che è successo, perché vuoi che chieda all’ispettore Megure che metta una relazione sulla morte di Ran?

“Non mi dire che hai deciso di scappare con lei?”

“Mamma! Finiscila.”

Sento le voci avvicinarsi sempre di più, non so che fare: devo nascondermi o no, e dove poi??

“Uh, è questa bella bimba chi è? Su, piccolina girati, come ti chiami?”

Aiuto, che faccio adesso??

“Ecco, mamma lei è... come dire...”

Yukiko mi gira e si blocca, proprio come Yusaku.

“R-Ran-chan, ma sei davvero tu?”

“Si, è lei. Adesso vi spiego tutto, ma è importante che rimanga tra di noi e che, papà, convinci l’ispettore a fare quello che ti ho chiesto.”

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Misaki Kudo

“Perfetto, grazie mille Ispettore Megure. Si. Si. No, è stato già trasferito all’autopsia anche se è chiaro che si tratti di suicidio. Si, informerò io Shinichi. Si. Si. Arrivederci.”

“Come è andata?”

“È rimasto sorpreso nel sapere la notizia. Lui si occuperà di informare Goro ed Eri. Io invece di te, e tu dovrai dirlo a Sonoko.”

“D’accordo.”

Il suono delle loro voci arrivano lontane, ovattate alle mie orecchie, i miei occhi si riempiono di lacrime e il buio mi avvolge. 

“Ran, tutto bene? Ran. Ran, rispondimi.”

“Mamma che succede?”

“Non lo so. Ran non risponde.”

“Deve essere uno shock per lei. Credo che sia caduta in una sorte di trans.”

“Eh?? Ran. Ran sono Shinichi. Ti prego, rispondimi!”

Shinichi, grida il mio nome, le sue mani mi scuotono, vorrei rispondergli ma non ci riesco. Non voglio questa realtà.

“Caro che possiamo fare?”

“Non lo so. Lei non vuole questa nuova realtà, pensa che rifugiandosi in un sogno possa scappare da quello che la fa soffrire, in questo caso la sua finta morte.”

“Aspetta, papà vuoi dirmi che potrebbe rimanere così per sempre?”

“Dipende tutto da lei. Penso però che sia il caso di portarla da un dottore, lui saprà cosa fare.”

*

Le voci scompaiono, e il silenzio mi rilassa fino a farmi addormentare.

“Ben svegliata piccolina, come ti senti?”

“Dove mi trovo? Chi sei?”

“Io sono il dottor Araide. Ti sei sentita male e i tuoi zii ti hanno portato in ospedale. Come ti senti?”

“Bene, credo... i miei zii dove sono adesso?” 

“Sono qui fuori, adesso li chiamo.”

Annuisco sorridente. 

“Ciao piccolina, finalmente ti sei svegliata.” Una donna, un uomo e un ragazzo abbastanza giovane entrano nella stanza. Non riconosco nessuno dei tre, perché?

“Come stai? Ti fa male qualcosa?” Il ragazzo si avvicina a me allarmato, deve essere il figlio di quei due signori quindi... mio cugino??

“B-bene... ecco, come vi chiamate? Perché non vi ricordo? Non ricordo nemmeno il mio nome.”

La faccia dei tre presenti, soprattutto quella del ragazzo, diventano tristi.

“Tu sei R-Misaki Kudo. Io invece sono Shinichi Kudo e loro sono i miei genitori, Yusaku e Yukiko Kudo. Loro sono i tuoi zii e io sono...”

“Mio cugino giusto?”

Sorrido felice di aver indovinato.

“Cosa mi è successo? Perché non vi ricordo?”

“Hai perso la memoria a causa di un incidente. Il dottore ha detto che però piano piano riacquisterai tutti i ricordi.”

“Va bene. Adesso però torniamo a casa? Qui c’è troppa puzza di disinfettante.”

Iniziamo tutti a ridere e il mio cuginetto mi aiuta a scendere dal letto. Finalmente dopo mezz’ora dal mio risveglio torniamo e io allegra corro dentro alla scoperta della mia casa. 

“Che bella. È enorme. Dove si trova la mia cameretta?”

“Purtroppo tu sei venuta a vivere da noi da poco e la tua stanza è ancora triste triste.”

“Capito, beh piano piano la renderò bella e allegra. Ah, a proposito, ma i miei genitori? Perché vivo con voi?”

“Di nuovo le facce triste. È successo qualcosa?”

Shinichi-nicchan si avvicina abbassandosi alla mia altezza.

“Sono dovuti andare in America per lavorare e ti hanno lasciata con noi, spero che non ti dispiaccia troppo vivere qui.”

“No, anzi, sono contentissima di vivere insieme a tutti voi. Non vi ricordo ma sento di volervi tanto bene.”

“Anche noi ti vogliamo tanto bene piccolina, vero Shin-chan?”

“Finiscila mamma con queste frecciatine.”

“Tu non mi vuoi bene?”

Il sorriso scompare e le lacrime iniziano a scorrere lentamente sulle mie guance.

“N-no, non piangere. Certo che ti voglio bene, e solo che, e-ecco...”

“Misaki-chan, devi sapere che Shinichi non è tanto bravo a mostrare affetto ma ti assicuro che lui ci tiene a te più di qualsiasi altra persona, o no figliolo?”

“Papà... La smettete di-”

“Davvero? Quello che ha detto Yusaku-ojisan è vero?”

Lo guardo dritto negli occhi e per qualche motivo il cuore inizia a battere forte.

“S-si.”

“Che bello. Sono contenta.”

Lo abbraccio improvvisamente con il sorriso stampato in viso.

“Ti voglio tanto tanto bene oniichan.”

“Anche io R- volevo dire -Misaki-chan.”

~~~
Ciao a tutti, come state? Di solito non scrivo mai note finali, ma volevo scusarmi per il ritardo nel pubblicare questo capitolo e per la lunghezza, fin troppo corta 😅
Comunque, spero che questa storia vi stia piacendo e ci vediamo al prossimo capitolo.
Shin_4869

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Sentimenti “nuovi”

La giornata sta per finire e per qualche strana ragione, dopo l’arrivo di due signori e di una compagna di classe di oniichan, mi hanno ordinato di non uscire dalla stanza. Non capisco il motivo ma ho fatto come mi è stato detto. Il tempo continua a passare (circa due ore) e io, stanca di stare ancora nella stanza, esco e mi avvicino alle scale nascondendomi dietro al muro. Provo a vedere i loro volti ma sono di spalle, eppure per qualche ragione sento qualcosa di strano. Forse li conosco?

“E tu chi sei piccolina?”

Una voce femminile mi spaventa. È una ragazza alta e magra, capelli castani corti e... Con le lacrime agli occhi? Perché sta piangendo, cosa è successo? 

Le persone al tavolo di sotto mi vedono e io spaventata per aver disubbidito corro in camera. 

Toc-toc

“A-avanti.” 

“Misaki-chan...”

Oniichan rimane sulla soglia della camera, fa per dire qualcosa ma io lo prevengo e con le lacrime agli occhi:

“Scusa oniichan, non volevo disubbidire. Ero solo stanca di stare in camera.”

“Non devi scusarti. Anzi, scusaci tu. Ti abbiamo fatto rimanere qui tanto tempo, vero Misaki-chan?” Annuisco a testa bassa. Si avvicina e mi prende per mano.

“Su andiamo giù. Sai, loro sono miei cari amici e sono curiosi di conoscerti.” Contenta mi asciugo con il dorso della mano le lacrime. 

Scendendo le scale sento tutti gli occhi dei presenti puntati su di me, ma cerco di non farci particolarmente caso.

“Lei è Misaki Kudo, mia cugina. Su piccolina, saluta.”

Un uomo alto con i baffi si avvicina lentamente a me e io spaventata mi nascondo dietro le grande di oniichan.

“Non avere paura piccola. Lui è Goro Mori, tu- il padre di una mia amica.”

“Ciao.”

“Ciao Misaki-chan, giusto? Non volevo spaventarti, scusami.”

Prendo coraggio, esco da dietro le gambe di oniichan e sorrido all’uomo. Dietro di lui vedo una donna e la ragazza di prima.

“Piacere. Voi due chi siete?”

“Io sono Eri Kisaki, la moglie di Goro.”

“Io invece sono Sonoko Suzuki, una compagna di classe di Kudo-kun.”

“Ciao. Mi dispiace essere scappata prima. Ecco... perché stavi piangendo?”

Mi guardano tutti con fare triste. Chissà che è successo.

“Oggi è un giorno, come dire, triste ecco.” Oniichan si abbassa guardandomi con occhi spenti. “Sai, la figlia di Goro ed Eri, nonché migliore amica mia e di Suzuki, è... non c’è più.”

Con la coda dell’occhio vedo una lacrima scendere sul volto dei genitori della ragazza morta. 

“M-mi dispiace.” Dico avvicinandomi a loro. “Sono sicura che però lei vi vorrà sempre tanto bene e non vi dimenticherà mai.”

“Grazie piccolina.” L’uomo coi baffi mi accarezza sulla testa con un mezzo sorriso. “Neanche noi ci dimenticheremo mai di lei. Sai, le vogliamo davvero tanto bene, vero ragazzi?” 

Tutti annuiscono e per qualche ragione le lacrime iniziano a scorrere anche sul mio viso. Rimaniamo per un po’ a parlare del più e del meno. Quando se ne vanno io, oniichan, Yusaku-ojisan e Yukiko-obasan ceniamo senza dire niente, anche se vedo che si scambiano sguardi tristi e preoccupati.

*

“Kaori-chan, su svegliati piccolina.”

Apro gli occhi strofinandoli e vedo oniichan di fianco a me con un sorriso stupendo che mi fa perdere un battito. Non capisco il motivo ma mi piace stare vicino a lui.

“Buongiorno.”

“Buongiorno Kaori-chan, su devi alzarti che è tardi.”

“Perché? Devo andare a scuola?”

“No, piccolina. Oggi c’è il funerale della mia amica.”

Rimango in silenzio guardando i suoi occhi e una nota di tristezza invade anche il mio cuore. Mi dispiace davvero tanto per lui, si vede che ci teneva a questa ragazza. Chissà forse era la sua fidanzata.

“Era la tua fidanzata?”

“Che? N-no, e-eravamo migliori amici.”

“Capito.”

Non gli credo molto, è diventato tutto rosso. Mi alzo lentamente mettendomi seduta e lo stesso fa lui.

“Oniichan, posso farti una domanda?”

“Certo.”

“T-tu c’è l’hai la ragazza?”

“Perché vuoi saperlo?”

Il suo sorriso beffardo, possiamo definirlo così, mi innervosisce ma allo stesso tempo fa battere forte il mio cuore.

“Sono solo curiosa.”

“Ehm...”

Non so perché sono curiosa e solo che...

“E che, non voglio che tu ti trovi una fidanzata.” Dico abbassando lo sguardo e in quel momento lo sento ridere.

“Allora puoi stare tranquilla. A me piace solo una ragazza ma adesso lei non c’è più. Non potrò riaverla indietro per adesso purtroppo.”

La sua voce triste e flebile, soprattutto nelle ultime parole, mi fanno stare male. Ho esagerato chiedendogli queste cose nel giorno del funerale di una sua amica. 

“Scusa, non volevo farti diventare triste.”

Mi sorride accarezzandomi la testa, sussurrando di stare tranquilla.

“Oniichan?”

“Si?”

“C-come si chiamava?”

“Ran. Ran Mori.”

Sentire quel nome mi fa stare bene. Sento il cuore accelerare e le guance diventare rosse, un’improvvisa felicità cresce in me.

“Anche se purtroppo lei non ha mai provato nulla per me.”

“Non è vero. Lei ti ama, ne sono sicura.”

La mia sicurezza lo sorprende, e detto sinceramente sorprende anche me. Non capisco cosa mi succede oggi: da una parte sono felice che a lui piaccia questa Ran ma dall’altra sono gelosa di lei.

“Perché ne sei così sicura?”

“Perché tutte le ragazze si innamorerebbero di te. Tu sei bravo, gentile, allegro e anche molto bello.”

“G-grazie piccolina.” Dice arrossendo. “Adesso però preparati e scendi per la colazione, fra una mezz’ora dobbiamo uscire di casa.”

Annuisco mentre lo vedo alzarsi dal letto e aprire la porta per uscire.

“Oniichan?”

“Si?”

“Quando sarò grande posso essere io la tua fidanzata?”

Lo guardo determinata nei suoi occhi blu. Inizialmente rimane sorpreso dalle mie parole dopo, però, con un bellissimo sorriso e leggermente rosso in viso, pronuncia quella parola facendo fare una capriola al mio cuore.


~~~~
Ciao a tutti, come state passando l'estate? Ecco il nuovo capitolo, leggermente in ritardo 😅 ma tra il lavoro e altri vari impegni ho avuto davvero poco tempo per scrivere... Spero comunque che vi possa piacere.
Buona estate 👋🏻

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3972973