Un fiocco per sognare

di Keif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Crudeli complotti ***
Capitolo 2: *** L’idiota con il pigiama a righe ***
Capitolo 3: *** Fraintesi e rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Inviti ***



Capitolo 1
*** Crudeli complotti ***


Capitolo primo.

Quando James Potter, quindicenne grifondoro con fastidiose manie di protagonismo, si svegliò, quel dì di gennaio, decise che la successiva gita ad Hogsmeade sarebbe uscito con Lily Evans. Si girò dall’altra parte e si riaddormentò.

Erano passati due anni, nove mesi e tre giorni da quel mattino e il James Potter diciassettenne non solo non era ancora uscito con Lily Evans ma c’erano forti probabilità che questo non sarebbe mai accaduto dato che lei, senza mezzi termini e come gli aveva più volte ripetuto, lo detestava.
Non che in quel momento a lui importasse qualcosa comunque. A dirla tutta James Potter in quell’istante stava sognando unicorni rosa canterini e cigni verdi volanti e avrebbe volentieri continuato a farlo se un rumore, che si rivelò essere il fastidioso russare di Sirius Black, non lo avesse svegliato improvvisamente.
Quando unicorni e cigni svanirono il suo primo pensiero, prepotente quanto prevedibile, fu l’omicidio del suo migliore amico che da sette anni a quella parte si ostinava (quel disgraziato!) a russare, grugnire e parlottare nel sonno, evidentemente per fargli dispetto e svegliarlo ad orari improponibili.
< Stupido Black! > mormorò tra i denti con voce roca aprendo lentamente gli occhi e accorgendosi che la stanza era ancora immersa nel buio < Che tu possa morire tra atroci tormenti, cagnaccio > sbatté le palpebre un paio di volte risentito e sporse la mano verso il pavimento. Le sue dita tastarono il suolo freddo per qualche secondo finché il ragazzo non scovò l’oggetto della sua ricerca che si rivelò essere una scarpa nera sudicia. Suddetta calzatura venne poi lanciata con la poca forza che il ragazzino si ritrovava di prima mattina verso il letto dell’amico che smise di russare, si mosse un poco e continuò a dormire.
Completo silenzio, finalmente.
James Potter fece un piccolo sospiro di sollievo godendosi il piacere di non sentire rumore alcuno e chiuse gli occhi, ben deciso a riaddormentarsi, ma non erano passati che un paio di secondi e il ronfare di quello che fino a quel momento era stato il suo migliore amico gli rimbombò nuovamente nelle orecchie.
< Ma porca put… > urlò James alzando di scatto il busto e riaprendo gli occhi < E va bene. Qui ci vuole una soluzione drastica… > borbottò alzandosi lentamente dal letto, e rabbrividendo per il freddo. Afferrò il cuscino rivolgendo un occhiata piena di profondo astio verso il letto dell’amico, meditò per un attimo di soffocare quello che era l’elemento di disturbo ma rinunciò alla seppur allettante idea per evitare un penoso futuro in prigione, percorse pochi passi e raggiunse la porta aprendola, tra uno sbuffo e l’altro, senza preoccuparsi di fare troppo rumore. Che si svegliassero pure anche gli altri, a lui non importava un accidente! Affaracci loro! Uscì borbottando, sbatté la porta e percorse la rampa di scale, raggiungendo la sala comune. Gettò il cuscino su un divano, maledicendosi per non aver portato anche una coperta, e si sistemò alla bell’è meglio. Ora sì che avrebbe potuto godersi una nottata di sonno.
Chiuse gli occhi, sbadigliò sonoramente e abbracciò il cuscino godendosi la pace. Avrebbe dovuto farlo anni prima, altrochè. Si sarebbe evitato notti insonni, esaurimenti nervosi o quant’altro. Sì, era stata proprio una pensata geniale!
< Cosa ci fai tu qui? > Una voce cristallina, proveniente dall’altro lato della stanza, gli giunse alle orecchie facendolo risaltare leggermente. Rumore. Fastidio. Un preoccupante tic alla palpebra sinistra colse l’impreparato Potter mentre apriva, per la terza volta nel giro di una stessa nottata, gli occhi assonnati e iniettati di sangue. Era una cospirazione! Di sicuro qualcuno lo voleva veder morto, non c’erano dubbi!
La notte prima la luna era stata piena e non aveva potuto dormire. E va bene.
Va bene andare a letto a mezzanotte passata per rifare il tema di incantesimi dato che, giocando con Peter, avevano bruciato la precedente pergamena.
Va bene rigirarsi nel letto per un’ora buona a causa di una zanzara fuori stagione che aveva deciso di fargli compagnia.
Va bene il russare di Black che nonostante la sua aria da nobile snob d’altri tempi era decisamente poco fine.
Ma anche questo no. Non poteva accettarlo.
Puntellandosi con i palmi delle mani il ragazzo alzò il busto lanciando un’occhiata truce a chi l’aveva svegliato. Ed eccola lì.
Quant’è prevedibile e scontata la sfiga...
< Evans > grugnì James ricascando pesantemente nel suo scomodo giaciglio. Inutile illudersi: quella notte dormire si sarebbe rivelato impossibile.
E in effetti Lily Evans, sentendo il rumore di una porta che sbatteva e dei passi pesanti scendere le scale, aveva deciso, come suo solito, di impicciarsi un po’ negli affari altrui e di scoprire chi stesse facendo cosa e con chi. Con la sua vestaglia extra large da nonna completamente priva di gusto e i capelli paurosamente simili ad un nido di piccioni mal costruito, si era perciò diretta verso la fonte del rumore e aveva trovato l’assonnato Potter che borbottava malignità sui suoi amici, su Merlino e sull’universo in generale frapponendo tra un’ oscenità e l’altra un ringhio e un paio di lemmi insensati, probabilmente inventati sul momento.
Armata del senso di giustizia che la contraddistingueva (ma soprattutto della sua irrefrenabile incapacità di farsi i ca...voli suoi) aveva aspettato di vedere cosa volesse fare per coglierlo nel fatto in caso si preparasse ad una illegale passeggiata notturna, manifestandosi solo quando le era ormai chiaro che non avrebbe trovato l’occasione per punirlo sghignazzando alle sue spalle.
O almeno… non era proibito dormire in un divano vero?
< Allora? Che fai? > domandò nuovamente avvicinandosi al grifondoro con passo veloce.
Sembrava perfettamente sveglia, constatò James, probabilmente aveva dormito molto più di lui, concluse poi con un moto d’ odio.
< Perché sei qui in sala comune? > insistette la ragazza aggrottando le sopracciglia e soffermando lo sguardo sul cuscino sul quale era poggiata la testa del ragazzo il quale, per tutta risposta, arricciò il naso e grugnì un indisponente < Non sono affari tuoi > serrando gli occhi.
Lui voleva solo dormire! Non gli sembrava di chiedere poi tanto, che diamine!
La ragazza si avvicinò ancora sedendosi sul bracciolo del divano e osservando il concasato illuminato dal fuoco magico che scoppiettava allegramente nel caminetto.
Stette così senza far nulla per un paio di minuti fissandolo in silenzio, tanto che in un improvviso moto di disperato ottimismo il ragazzo pensò che fosse tornata a dormire. Piegando leggermente le labbra in un sorriso fiducioso, aprì lentamente un occhio, nell’insana speranza che si fosse dileguata. Ma l’appena accennato sorriso gli scivolò via immediatamente notando che la Evans non solo era ancora lì ma non sembrava minimamente intenzionata ad andarsene.
Problemi suoi, decise James innervosito richiudendo l’occhio, lui aveva sonno e avrebbe dormito, che lei fosse lì o meno.

Più facile a dirsi che a farsi. Non appena sembrò sul punto di piombare nel mondo dei sogni, la vocetta della ragazza gli piombò addosso come acqua fredda:
< Non vorrai metterti a dormire! > urlò scandalizzata facendolo sobbalzare < Voglio sapere che ci fai qui e voglio saperlo adesso >
A quel punto James Potter capì che se voleva liberarsi di lei doveva darle esattamente quello che voleva, così sospirò pesantemente, riaprì gli occhi nocciola per l’ennesima volta e si passò una mano sul viso cercando di darsi una svegliata
< A te che sembra? > domandò infastidito desiderando ardentemente che lei lo lasciasse in pace.
Lily fece spallucce
< Hai deciso di dormire in sala comune? > domandò poi alzando un sopracciglio, l’altro sbuffo scontroso
< Complimenti Evans, hai indovinato. E che ne dici di andare a letto anche tu? E' una buona idea sì? Ottimo, buonanotte. E’ stato un piacere parlare con te. Ciao. > si voltò dall’altra parte. Aveva saputo quello che voleva, adesso se ne sicuramente sarebbe andata e l’avrebbe lasciato dormire.
Sicuramente!
< E perché? > chiese lei mentre una vena cominciava a pulsare nella tempia del ragazzo che grugnì irritato < Sei strano oggi, Potter, sei silenzioso. Solitamente avresti fatto commenti indecenti o battutine stupide. Che succede? > domandò sospettosa sporgendosi verso di lui.
Era vero. Normalmente James Potter, alla vista di Lily Evans impazziva completamente. Bastava che una ciocca di capelli rossi gli si parasse davanti agli occhi, o che un paio di occhi verdi lo scrutassero torvi perché lui perdesse completamente la testa. Semplicemente scollegava il cervello e cominciava a pensare con qualcos’altro. E no… questo qualcos’altro non era il cuore.
Normalmente era lui quello a dare fastidio a lei. Normalmente se lei gli rivolgeva spontaneamente la parola lui cominciava a farsi una cospicua quantità di pensieri indecenti.
Normalmente avendola così vicina non avrebbe chiuso gli occhi ma il suo sguardo si sarebbe soffermato piuttosto maleducatamente sul suo petto che, sebbene non esattamente prosperoso era, per il grifondoro, pur sempre un bello spettacolo.
Ma normalmente James Potter la notte dormiva.
Per questo motivo alla domanda della ragazza si limitò a sbuffare nuovamente e borbottare un “Non succede niente. Lasciami stare” spazientito. E sempre per questo motivo lei cominciò a farsi chissà quali starne idee.
< Hai litigato con i tuoi amici? > chiese più dolcemente scoccando uno sguardo alla rampa di scale che portava ai dormitori maschili < Ho sentito sbattere la porta e ti ho sentito insultarli > tornò a guardarlo mentre alla parola amici James ripensava al fastidioso russare di Sirius, alla stupida licantropia di Remus e alla sconsideratezza di Peter che non l’aveva avvertito che la pergamena sulla quale stavano provando le pozioni rubate a Piton era in realtà il suo tema da consegnare l’indomani. Tutte cose che gli impedivano di dormire.
E quando lui aveva sonno lasciava poco spazio alla razionalità e ancora di meno all’amicizia.
Il tic alla palpebra sinistra aumentò, la sua irritazione anche < Io non ho amici > bofonchiò contrariato chiedendosi se fosse eccessivamente maleducato lanciarle un cuscino in faccia e decidendo saggiamente che sì, lo era < e ora Evans lasciami in pace per favore > aggiunse stizzito
Ma dopo quelle parole Lily non poteva certo andarsene! Insomma, per quanto lei disprezzasse James non poteva permettersi di lasciarlo in quello stato. Perché di certo non era sonno quello che lei scorgeva nel suo volto, ma pura e semplice tristezza.
< Non dire così! > esclamò dunque con tono energico facendolo sobbalzare < Qualunque cosa sia successa non vale la pena distruggere un’amicizia così bella come la vostra. Vedrai che si risolverà tutto > disse gentilmente mentre James annuiva distrattamente senza ascoltarla, spiumacciando il cuscino < Ora dovete solo chiarirvi, parlarne. Ma, certo… che stupida che sono… se sei venuto qua è perché non sei ancora pronto a discuterne con loro > gli rivolse un sorrisetto comprensivo. Ma da quando la Evans aveva manie da crocerossina? < Sbollisci la rabbia e poi esaminate il problema con calma perché il dialogo sta alla base di ogni rapporto > annuì brevemente facendo una pausa. In quella James vide una via di fuga.
Spalancò gli occhi, si voltò verso di lei e si appiccicò in faccia l’espressione più penosa che riuscì a scovare nel suo repertorio:
< Hai ragione sai Lily > accennò un finto sorrisetto riconoscente < Domani cercherò di chiarire ma… > finse titubanza < non arrabbiarti, ma preferirei stare un po’ da solo a pensare con… con calma > terminò la sua bella recita mordicchiandosi il labbro inferiore, un po’ per simulare un ipotetico rammarico nel mandarla via, un po’ per non sbadigliarle in faccia. < Certo, certo! > esclamò lei alzandosi di scatto < Vado via. Buonanotte Potter > < ’Notte Lily > rispose mantenendo la falsa vocetta malinconica. Lei si voltò e lui con espressione vittoriosa si accoccolò tra le braccia di Morfeo. L’ultima cosa che vide fu il bel fondoschiena di Lily Evans affrettarsi a raggiungere la sala comune.

Note: Dopo aver letto centinaia di Lily/James ho deciso di provarne a scriverne una io. Non so cosa ne sia venuto fuori né tanto meno come continuerò ma io mi sono divertita a scriverla.Potrebbe sembrare che abbia scelto il titolo a caso e in effetti è così, comunque posso assicurare che scoverò il modo per farlo centrare con la storia. O almeno credo, coff. Con enorme fatica ho cercato di modificare l'html, non so nemmeno se ci sono riuscita. Critiche più che ben accette.

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Capitolo 2
*** L’idiota con il pigiama a righe ***


L’idiota con il pigiama a righe

Stava cavalcando un unicorno in compagnia di Evans quando il suono di risatine soffocate gli giunse alle orecchie, risvegliandolo.
Si staccò dal mondo dei sogni con particolare riluttanza, stringendo convulsamente il cuscino e tentando di non dar peso allo schiamazzo, ben deciso a continuare a bearsi della vista della sua bella in groppa ad un cavallo verdognolo, tentativo che, seppur degno di ammirazione, si rivelò completamente inutile.
“Cos’era mai la fonte di quell’improvviso fracasso?” si chiese il ragazzo perplesso ancora mezzo addormentato “Perché mai qualcuno doveva di punto in bianco scoppiare in risatine convulse nel cuore della notte e soprattutto senza avvertirlo?” di domandò poi uno dei soliti eccessi di egocentrismo
Improvviso a ben pensarci proprio no dato che era già un paio di minuti che gridolini e ridacchiamenti vari disturbavano il suo sogno, ma a dirla tutta credeva che causa di quel suono fosse per l’appunto l’unicorno canterino, colto da un raptus di follia.
Si accigliò dunque, rendendosi conto che non era così e, lentamente, aprì un occhio. Non vide nulla se non buio completo. Spalancò anche l’altro ma la visuale non cambiò poi molto < Sir, accendi la luce > borbottò a voce abbastanza udibile perché l’amico lo sentisse. Nessuna risposta e nessun segno che qualcuno avesse effettivamente preso in considerazione le sue parole. Il volume delle risate che udiva aumentò vertiginosamente. James aggrottò le sopracciglia: cosa stava succedendo?
Dopo una decina di interminabili secondi, durante i quali la sghignazzata sconosciuta non accennò a fermarsi, il geniale Potter constatò tre cose.
Primo: era stirato a pancia in giù, il viso schiacciato sul cuscino; nonostante avesse gli occhi aperti era piuttosto ovvio che non vedesse un accidente.
Secondo: le risate non appartenevano a un essere maschile.
Terzo: stava facendo la figura dell’idiota.
Per evitare di scatenare ulteriormente l’ilarità dei misteriosi disturbatori, decise di fare la cosa probabilmente più intelligente che potesse balenare nella sua povera mente intorpidita: si alzò.
Per un attimo rimase scombussolato, si grattò confuso la testa, sbatté le palpebre un paio di volte e, in cerca di spiegazioni date da chissà chi poi, borbottò un disarticolato “Uh?”. Lo sghignazzo, bloccatosi quando lui aveva finalmente deciso di mettersi in piedi, ricominciò a volume triplicato.
Solo a quel punto James Potter, stufo e incuriosito, si voltò finalmente verso la fonte del rumore.
Davanti a lui c’erano due ragazzine, una bionda e una mora, tredicenni al massimo, che si divertivano senza ritegno alle sue spalle. La prima si teneva la pancia dal gran ridere, la seconda aveva pescato da chissà dove una macchina fotografica e, tra un risolino e l’altro, scattava foto a più non posso. < Ben svegliato! > trillò quest’ultima accecandolo con il flash < E bel pigiama! > aggiunse mentre l’altra, gettatasi a terra, continuava a ridere sguaiatamente.
Inizialmente James non capì. Gli ci volevano un paio d’ore buone per connettere per bene la mattina ed era stato svegliato fin troppo bruscamente perché il suo cervello funzionasse a dovere. Rimase lì, immobile, a fissare le due con espressione sconvolta, la bocca semi aperta e un rivolo di bava che gli colava poco elegantemente da un angolo della bocca. La mora, notato il suo stato di confusione indicò il suo meraviglioso capo d’abbigliamento. Seguendo la direzione indicatagli, James abbassò il capo e quel che vide lo svegliò più di qualsiasi doccia fredda facendo assumere alla sua faccia un colorito verdastro prima e rosso acceso poi: portava, notò con sommo orrore, il suo stupido pigiama blu a righe decorato con macchinine e paperette regalatogli dalla madre e che lui, per non farsi sopraffare dalla nostalgia, portava tutte le notti. Tutte quelle in cui non aveva niente di meglio da fare se non dormire, s’intende. < Molto macho > aggiunse l’altra riprendendo faticosamente il controllo < Ora capisco perché si parla tanto di te, Potter. Devi essere molto virile > E giù di nuovo a ridacchiare come forsennate.
James le avrebbe volentieri prese a cazzotti e normalmente in effetti non si sarebbe certo trattenuto, anche perché le persone che lo prendevano per il culo davano, a lui e al suo orgoglio mascolino, fortemente sui nervi ma in quel momento era troppo impegnato a vergognarsi a morte
< Black… Minus… scherzo… malandrini… > biascicò alla ricerca di una scusa valida rialzando il viso ancora color rosso carminio. In quel momento si ricordò delle foto scattate dalla ragazza e inorridì: e se le avesse fatte vedere a qualcuno? Nella scala degli sfigati si sarebbe posizionato persino dopo Mocciosus! No, non poteva permetterlo.
Recuperò tutto il suo autocontrollo facendo un profondo respiro, si passò una mano tra i capelli scompigliandoli ad arte, assunse un espressione spavalda e fece un grande sorriso luminoso mostrando la sua perfetta dentatura.
< Ragazze > disse con la voce più suadente e allo stesso tempo più innocente che riuscì a fare < come cercavo di spiegare prima è uno scherzo dei miei amici > si chiese dove fossero quei miserabili quando servivano mentre si accorgeva che il tono utilizzato, data la voce ancora arrochita dal sonno, somigliava tanto a quello di uno stupratore depresso e si affrettò a cambiarlo < che ne direste di consegnarmi quelle foto? > sporse la mano in avanti, in attesa, senza smettere di sorridere invitante. Le ragazze fecero una smorfia contemporaneamente e scuoterono la testa < Scordatelo > ribatté la proprietaria della macchina fotografica decisa < queste foto sono mie e me le tengo > aggiunse accorgendosi che il ragazzo non ritirava la mano.
James smise di sorridere: ma dov’erano finite le bambine dolci e carine pronte ad accontentarti e a darti una mano? Erano tutte così quelle delle nuove generazioni?
< Va bene > sospirò assumendo un tono più pratico < che devo darvi in cambio? > ritrasse il braccio lasciandolo ricadere giù lungo il fianco < Un pacco di dolci? > segno di no col capo. Una smorfia di sincera compassione apparve sul volto della bionda. < Un paio di galeoni? > riprovò James aggrottando la fronte. Segno di no < Vi faccio un tema di una qualche materia che volete voi? > le due voltarono il capo scambiandosi uno sguardo e James per un attimo pensò di aver proposto la cosa giusta ma, volgendosi nuovamente verso il disperato grifondoro che cominciava a sudare copiosamente, fecero di no col capo. Quella dalla risatina facile si lasciò sfuggire un ghigno. James sbuffò
< Va bene > si arrese < c’è qualcosa che posso fare per avere quelle foto? > accidenti a lui che non aveva portato la bacchetta. Le avrebbe già schiantate da un pezzo altrimenti. < Be’ > cominciò la mora. Il sorriso spuntatole sul volto non presupponeva niente di buono. James rabbrividì < Noi abbiamo tredici anni e tu, chissà come poi, sei del settimo anno > James annuì ignorando saggiamente il “chissà come poi”, era con le spalle al muro in fondo < ebbene, se noi uscissimo con te e con un tuo amico diverremmo molto popolari nel nostro anno. Per di più tu e la tua banda siete molto conosciuti in giro per il castello per cui la popolarità salirà alle stelle… > l’espressione tracotante sparì dal volto di James: tredicenni, cretine, assetate di potere e pure bruttine a dirla tutta. No, lui non sarebbe uscito con loro punto e basta.
Sirius del resto… < Sentite > sospirò < io voglio quelle foto ma non uscirò con voi, però > aggiunse alzando un dito per frenare le proteste sul nascere < posso assicurarvi un appuntamento con Black e in più… vi va bene Lupin? > così imparavano i due a tenerlo sveglio. Gli era appena tornato in mente il motivo per il quale non stava placidamente dormendo nel suo caldo lettino e non c’era modo migliore per vendicarsi. Quella situazione era colpa loro del resto.
Le due si guardarono, confabularono un paio di minuti mentre James batteva un piede sul pavimento cominciando ad innervosirsi, poi si voltarono e una delle due borbottò < Va bene. Ma solo perché sei tu > aggiunse sorridente < le foto dopo l’appuntamento > precisò dato che James cominciava già ad avvicinarsi bramoso verso l’apparecchio fotografico. Lui bloccò la sua avanzata, mormorò un paio di parole poco carine e fece per tornare a coricarsi sul divano quando la mora che sembrava la più intelligente delle due, capita evidentemente l’intenzione di James, disse con voce allegra < Potter, fossi in te io salirei in camera. Sai, non è che noi scendiamo in sala comune per sport, è quasi ora di colazione e se rimani qui tra una decina di minuti non saremo le sole ad avere la possibilità di ricattarti > abbassò lo sguardo sul suo pigiama alzando un sopracciglio disgustata mentre, con grande disappunto di James, l’altra ricominciava a ridacchiare.
Il grifondoro fece una smorfia, costretto suo malgrado a darle ragione, decidendo improvvisamente che l’intelligentona, tra le due di gran lunga la più fastidiosa, se la sarebbe beccata Sirius. Afferrato il cuscino, lo sguardo fisso sul pavimento per non far notare che dopo l’accenno al suo pigiama era tornato di un adorabile color porpora, si affrettò a ritirarsi nel dormitorio maschile.

Ma la sfiga, o la Evans per meglio dire, è sempre in agguato e con grande scorno di James decise di scendere in Sala Comune nel momento esatto in cui lui si incamminava velocemente con la coda tra le gambe.
< Ma vaffan… > borbottò lui tra sé assottigliando lo sguardo, non appena la notò.
Era tutta colpa di quelle due mocciose che l’avevano trattenuto! Qualcuno avrebbe dovuto cominciare un’opera di disinfestazione per eliminare gli studenti al disotto dei sedici anni, porco bolide! Per un singolo, meraviglioso, fugace attimo, James si convinse che lei non lo avesse visto e che lui potesse fuggire liberamente, ma le sue speranze durarono ben poco, la ragazza si voltò appena in tempo per vederlo sospirare di sollievo
< Potter! > esclamò avvicinandosi al ragazzo che, dal canto suo, si girò dall’altra parte cominciando a fischiettare fingendo di non capire che la ragazza si stava rivolgendo a lui < Potter… > ripeté quella non appena gli fu di fronte, vagamente perplessa. Cosa aveva adesso quel ragazzo? Perché mai la stava ignorando? < Potter, sto parlando con te! > aggiunse seccata quando il ragazzo tentò di sgattaiolare via.
< Oh, Lily! > esclamò quello voltandosi verso di lei e cercando, senza riuscirci, di apparire stupito < non ti avevo proprio vista! > la ragazza lo fissò incredula per qualche secondo valutando se fosse il caso di prendersela o meno e se James la stesse volutamente prendendo in giro. Decise di lasciar correre per quella volta e si limitò a mormorare un “Sì, certo” sarcastico. < Allora, Evans. Siamo bellissime stamattina! > interloquì James con falsa allegria nel tentativo di evitare che la ragazza prestasse attenzione al suo ridicolo pigiama < stai molto bene vestita così. Per non parlare dei capelli! > sorrise elegantemente mostrandosi entusiasta della capigliatura della concasata.
Lily lo fissò stupefatta per un secondo: ma la stava prendendo per il culo?
< James, i miei capelli sono sempre così > sbottò cominciando ad irritarsi ed afferrando una ciocca di capelli ramati ( che sfuggiva dalla coda di cavallo in perfetto stile natural/trendy) per accentuare le sue parole < e io indosso semplicemente la divisa scolastica che è esattamente come la…> si bloccò.
Il suo sguardo vagò sul suo pigiama nel momento esatto in cui il ragazzo si rendeva conto di aver fatto un grosso errore e Lily per poco non soffocò nel tentativo di trattenere le risate improvvise.
James arrossì furiosamente.
< Non… non è come sembra. Insomma io… > mugugnò portando una mano dietro la nuca e sperando ardentemente che il pavimento lo inghiottisse < Non devi giustificarti > esclamò subito Lily < insomma, non c’è niente di cui vergognarsi > scoppiò suo malgrado in una risatina scomposta che dimostrando grandi capacità di ripresa, si deve ammettere, fu in grado di reprimere quasi subito. < Non c’è nulla da ridere! > borbottò James contrariato, ben deciso a non ripetere la figura da idiota fatta pochi minuti prima < questo pigiama mi è stato regalato da mia nonna che è morta pochi giorni fa > improvvisò passandosi una mano tra i capelli < siccome ci vedevamo molto poco ed una delle sue più grandi gioie era vedermi indossare questo pigiama che lei stessa, nonostante la emm… > si fermò un attimo per inventare una malattia convincente mentre Lily, persa completamente la voglia di ridere, lo guardava a bocca aperta, terribilmente in imbarazzo per la gaffe appena commessa < nonostante la sciodivarite multipla avanzata > continuò James con la sicurezza tipica di chi è abituato a mentire <è andata a scegliere in un negozio cucendo poi le rifiniture con le sue stesse mani. E non ci trovo nulla da ridere se il suo ultimo desiderio è stato che io indossassi almeno per un po’ questo pigiama, per quanto ridicolo, in sua memoria. E io che le volevo molto bene e non sono nemmeno potuto andare al suo funerale sto rispettando le sue ultime volontà! Scusami tanto!> si finse offeso sperando che il color porpora assunto dal suo volto non lo tradisse fece un veloce gesto della mano come a farle capire che a lui non importava proprio niente, abbassando il capo, non senza approfittare del momento per puntare gli occhi verso il petto della ragazza che si alzava e si abbassava velocemente seguendo i respiri di Lily
< Oh, mi dispiace James! > proruppe quest’ultima con un piccolo singhiozzo. James alzò di scatto la testa rendendosi conto che la ragazza aveva le lacrime agli occhi < è una storia così triste e tu sei stato così buono! Cioè, immagino quanto ti abbiano preso in giro i tuoi amici per questo, ma tu hai continuato lo stesso perché volevi bene a tua nonna e io sono stata così cattiva! Oh James, scusami! > fu il turno del ragazzo di rimanere a bocca aperta.
Ma Lily non si fermò < E’ per questo che hai litigato con gli altri ieri e sei venuto a dormire qua? Oh, sono così insensibili! > scosse il capo disgustata mentre James apriva e chiudeva la bocca stupefatto: certo non si aspettava una reazione del genere per quella cavolata che aveva appena sciorinato per non perdere ulteriormente la sua virilità!
< Oh, be’…> balbettò < io non li definirei proprio insensibili, insensibili > biascicò per ristabilire l’onore degli amici < e poi non… non preoccuparti…> le batté una mano nella spalla per consolarla < sono cose che capitano. Cioè, tutti muoiono prima o poi, no? Quindi su col morale> con suo grande stupore dopo questo gesto la ragazza sembrò rattristarsi ancora di più < Ecco, sono anche un mostro > singhiozzò < dovrei essere io a consolare te, ed invece… > tirò su col naso mentre James la fissava terrorizzato: che diavolo doveva fare? < E tu cerchi di giustificare anche i tuoi amici anche se si sono comportati così male > fece un altro singhiozzo.
James iniziò a sudare freddo: era il caso di dirle che si era inventato tutto?
Improvvisamente la ragazza si slanciò verso di lui e l’abbracciò. James spalancò la bocca sbalordito, completamente nel pallone. Il suo cervello si disattivò completamente e tutto ciò che lui riuscì a capire fu che Lily Evans aveva le sue braccia avvolte intorno alla sua vita. Rimase fermo come un ciocco di legno finché lei non si staccò, qualche secondo dopo.
< Comunque è meglio che vai adesso > disse la rossa ad un ancora disorientato Potter asciugandosi una lacrima che le era sfuggita < non vorrai spiegare la storia a tutti quelli che scenderanno, no? > il ragazzo si ristabilì abbastanza per capire che non sarebbe stata una bella cosa e annuire.
< Sì, certo. Ciao… ciao Lily> balbettò scosso per il risultato inatteso della sua balla salendo le scale barcollante. La ragazza gli rivolse un cenno e un “ci vediamo a colazione” ed uscì dalla sala comune.
Dopo quello che James le aveva raccontato e a cui lei credeva incondizionatamente (probabilmente gli strati di shampoo per rendere i capelli "morbidi e setosi come piacciono alle streghette del domani" gli annebbiava il cervello) cominciava a ricredersi sul conto di Potter. Fino a quel momento lo aveva ritenuto un ragazzo orribile e borioso, non che non la pensasse così anche adesso ovviamente, ma in fondo doveva esserci qualcosa di buono in lui se accettava di rendersi ridicolo davanti ai suoi amici per accontentare la nonna per l’ultima volta e farla felice. Aveva sbagliato a giudicarlo così male senza conoscerlo!
I malandrini del resto dovevano essere delle persone orride per costringerlo persino a dormire in sala comune in quel particolare frangente della sua vita! Doveva proprio fare un discorsetto a quelli che si ritenevano i migliori amici di Potter, si ripromise, forte della sua incapacità di farsi i cavoli suoi.
James dal canto suo era tramortito. Non riusciva a capire se quelle conversazioni, imbottite di bugie certo, ma pur sempre conversazioni, fossero davvero avvenuto o se il le sue fantasie avessero definitivamente preso il controllo delle cose.
E aveva anche ricevuto un abbraccio! Un abbraccio! Il petto di Lily aveva toccato il suo, le sue mani avevano sfiorato la sua schiena… un coro di campane rimbombò nella sua testa mentre lui si perdeva in pensieri poco casti.

Non appena salito in dormitorio, però, James ricordò di chi era la colpa della sua quasi pubblica perdita di una reputazione costruita dopo anni di duro lavoro. Eccoli là, i malandrini, che dormivano gettati scompostamente sui letti a baldacchino mentre lui si era dovuto svegliare ad un orario assurdo. Ma quella gliel’avrebbero pagata di certo! Afferrò la sua bacchetta magica dal comodino (ora che ci pensava lucidamente sarebbe forse bastato un "silencio" ben assestato la notte prima!), borbottò qualche parola e una cascata d’acqua si riversò sui poveri ragazzi dormienti che, bestemmiando e sputacchiando, si alzarono di scatto < Perfetto! > esclamò James soddisfatto affrettandosi a rintanarsi in bagno.
Giustizia era fatta! Si lasciò sfuggire un sorriso. Avrebbe proprio dovuto ringraziare Sirius e il suo russare uno di quei giorni. Oh, certo, avrebbe anche dovuto avvertire lui e Remus di avere un appuntamento con due marmocchie ma per quello c’era tempo...
Si sedette per terra, appoggiò la testa contro il muro e, godendosi le urla dei suoi migliori amici, tornò a rivivere l’abbraccio con Lily Evans.

Note e ringraziamenti:

Sono partita in quarta a scrivere questo capitolo, tanto da credere che sarei riuscita ad aggiornare nel giro di due giorni, ma sono poi stata colta come al solito dal blocco dello scrittore incompetente e ho mandato un po’ tutto al diavolo.
L’ho finalmente completato ma non sono granché soddisfatta del risultato. Lo pubblico comunque perché non ho alcuna intenzione di riscrivere tutto, e so che finirebbe così nel caso in cui decidessi col cuore in mano di revisionare un po’.
Insulti e critiche sembre ben accette, ovviamente.
Ringrazio vivamente chi ha letto il primo capitolo, chi ha messo la storia nelle preferite o nelle seguite e in particolar modo chi ha recensito.
E voi, sante anime saltellanti che avete sprecato secondi preziosi per lasciare un commento, ora vi beccate le risposte una per una e un mazzo di carciofi freschi, raccolti proprio adesso.

A Luciana Menditegui: Salve carissima. Sei la proprietaria della mia prima recensione di sempre e quindi a te va un abbraccio speciale, una dose tripla di lacrime di commozione e il carciofo migliore. Oh, anch’io adoro Sirius, infatti sto cercando di trasformare il mio ragazzo in lui o quanto meno in una sua copia sbiadita ma i miei tentativi sono vani. Mi tocca l’idiota a me, tsè.
Sì, l’html è venuto un disastro all’inizio. La mia totale incapacità nell’utilizzare quello stupido codice o un qualunque marchingegno elettronico hanno prodotto questo scempio.
E ovviamente la mia anticaglia che assomiglia vagamente ad un computer non mi permette di scaricare Nvu.
Per fortuna la santa che ha spiegato come utilizzare l’html sulla guida lo ha fatto come se stesse parlando con idioti incompetenti come me e dopo due ore e mezza sono riuscita in un qualche modo a riparare il disastro. Spero sia più leggibile così.
Grazie ancora e a presto si spera.

A DumbledoreFan: Questa recensione mi ha riempito il cuore di gioia e mi sono addirittura chiesta se stessimo entrambi parlando della mia fic improvvisata sul momento o se tu avessi per caso sbagliato e recensito qualcos’altro. Poi mi sono detta che solo io saprei essere così imbecille e la mia commozione è salita alle stelle.
Per cui ti meriti un bel mazzo di carciofi belli freschi e un gran bacio bavoso. Grazie mille ancora.

A Cullen Isabella: aggiorna presto è per me una chimera irraggiungibile, come avrai notato. Grazie mille dei complimenti e un bel carciofo anche a te, fanne buon uso.

Ad Ale03: Oh, beata te. Io se non dormo divento molto peggio di così, difatti mio fratello ha paura a svegliarmi di solito. E consideriamo che il povero James non chiudeva occhio da due giorni.
E Lily fa domande stupide ad orari improponibili, io me la sarei mangiata viva. Come ho detto sono un’incapace con l’html, ora dovrebbe essere più chiaro. Un carciofo bello grosso anche a te. Baci.

A Caramella_rosa_gommosa: oh, tesoro, ma è l’alba! Cioè, tu mi vuoi per caso far credere che c’è davvero gente che si sveglia prima di mezzogiorno in piena estate? E che non appena sveglia si mette a leggere e a recensire? Il tuo sforzo dev’essere stato enorme! Ti comprendo pienamente e per ringraziarti di questo enorme sacrificio, che sinceramente al posto tuo non avrei mai fatto, ti regalo altre ad un carciofo una lattuga bella fresca. Raccolta giusto ora dal fruttivendolo all’angolo dall’orto. Sì, dall’orto.
Grazie mille dei complimenti e un bacione anche a te.

A Zarkyna: sì, per vostra somma sfortuna ho deciso di continuare. Giusto per il gusto di intasare il database con storie inutili e prive di senso logico.
In effetti il mio James ha una sfortuna pazzesca, ma cosa vuoi aspettarti da un disgraziato che ha inseguito per sette anni una ragazza? Che tra le altre cose non se lo fila nemmeno, povero caro?
Grazie mille dei complimenti. Un bacio.

A Sara_the_slayer: in effetti il titolo fa abbastanza orrore anche a me, e comincio a chiedermi come potrà mai centrare con la storia. Non ho ancora trovato una risposta ma spero mi verrà in mente qualcosa, spero eh.
Ti ringrazio moltissimo dei complimenti, che sarà banale come frase ma faccio un po’ schifo a rispondere alle recensioni, non so se si è notato. Tendo a vaneggiare incoerentemente.

A katia37: Capisco il tuo sconcerto per un’altra Lily/James. Ce ne sono così tante in giro che mi chiedo quando arriverà una recensione con scritto “Basta, finiscila, non l’ennesima banalissima fic con ‘sto pairing usato e riusato. Ci state rompendo i…” e giù con gli insulti da scaricatore di porto.
Dal canto mio, comunque, non credo che un, scusatemi il termine, adolescente coglione con gli ormoni in subbuglio pensi all’amore eterno o al matrimonio. E in fondo James non è nient’altro che un diciassettenne.
Ringrazio moltissimo anche te e ti mando un bacio.

E infine un grazie generale per chi non ha voglia di leggere la risposta ché ha di meglio da fare che perder tempo con me.
Siete tutti fin troppo gentili.
Sicuri che le mie amiche non vi abbiamo corrotto per recensire positivamente?
No, aspettate. Siete le mie amiche con pseudonimi vari! Avanti ragazze vi ho scoperte, imbroglione che non siete altro, volevate i miei carciofi geneticamente modificati, eh? Tornate qui, ho detto tornate! *viene imbavagliata e portata via*

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Capitolo 3
*** Fraintesi e rivelazioni ***


Fraintesi e rivelazioni

L’ora di trasfigurazione scorreva più lentamente del solito per James che, la testa poggiata sul banco, non tentava nemmeno di stare attento e fissava la professoressa McGranitt con sguardo vacuo.
La suddetta docente dal canto suo, benché si fosse accorta che Potter non stesse ascoltando una parola della sua spiegazione, non se lo sognava nemmeno lontanamente di rimproverarlo, piuttosto gli lanciava di tanto in tanto occhiate soddisfatte e, addirittura, sorrisi allegri.
Il motivo di tale comportamento da parte della donna era più che ovvio: quella era, a parer suo, una delle più belle lezioni che avesse mai fatto in quella classe da quando al castello erano arrivati quegli insopportabili dei Malandrini.
Nessuno urlava, nessuno faceva stupidi scherzi, nessuno rideva convulsamente: c’era silenzio finalmente. Un’insolita, meravigliosa, beata pace.
Ma se alla McGranitt tanta calma non poteva che fare piacere, nella mente degli altri alunni si affollavano domande di ogni genere: cosa stava succedendo?Perché erano costretti a seguire una vera lezione quel giorno? C’erano pettegolezzi che non erano ancora giunti alle loro orecchie curiose? Ma soprattutto: perché le uova strapazzate finivano così presto a colazione?
La situazione comunque era inusuale (i piatti si sarebbero dovuti riempire nuovamente diamine!). Non appena entrato in classe, James si era distaccato dagli altri Malandrini per andare a sedersi vicino ad un tassorosso brufoloso, a cui non aveva mai rivolto la parola prima di allora, accompagnato dagli sguardi torvi di Sirius che si era invece posizionato dall’altra parte della stanza in compagnia di Peter. Remus, dopo un attimo di indecisione, aveva optato per il primo banco ma, quando aveva fatto per mettersi accanto a Lily, questa gli aveva lanciato un’occhiata disgustata e aveva sibilato tra i denti qualcosa come < Mostro. Non crederai di poterti mettere accanto a me?> per poi buttarlo letteralmente giù dalla sedia vicino alla sua con uno spintone lasciandolo confuso, sconvolto e leggermente terrorizzato.
Si era poi seduto in un posto a casaccio e fino a quel momento non aveva fatto altro che tormentarsi di dubbi: cosa intendeva Lily con quel “mostro”? Aveva forse scoperto della sua licantropia? Qualcuno aveva quindi parlato? Ma se sì, chi?
Tali riflessioni vennero improvvisamente interrotte dalla professoressa che, con il tono più gioioso che le avessero mai sentito utilizzare da sette anni a quella parte esclamò < Benissimo, adesso è arrivato il momento di mettere in pratica quello che abbiamo spiegato oggi. Uscite le bacchette prego >.
Remus, Peter, Sirius e James dimenticarono i loro problemi e deglutirono rumorosamente: li aspettava una bella, familiare insufficienza collettiva.

Ma non era facile per Lupin accantonare i suoi dilemmi a lungo e così, presosi la sua bella “T” tra lo stupore generale, decise che l’unica soluzione era parlare con Lily e spiegarle che lui non era pericoloso. Sarebbe stato un bel problema se la voce si fosse sparsa e lui non aveva intenzione di lasciare la scuola; e poi la Evans avrebbe capito, era abbastanza intelligente... o almeno così sperava.
Fece un respiro profondo, uscì dall’ aula preparandosi a cogliere il momento adatto e contemporaneamente rodendosi, dilaniato dai sospetti. Chi tra i suoi tre amici aveva sputato l’osso?

Lily si accigliò. Da quando era uscita dall’aula di trasfigurazione aveva la strana impressione che qualcuno la seguisse. Gli stessi passi non troppo pesanti le rimbombavano nelle orecchie da più di un’ora, ed erano esattamente quelli che udiva in quel preciso istante < Ma che diavolo…? > borbottò tra sé per poi girarsi di scatto. Solo gente che chiacchierava ed urlava, ma nessuno che sembrasse guardarla o darle conto. Che strano.
Riprese a camminare e nuovamente si ripresentò quell’assurda sensazione. Che stava succedendo? Stava forse diventando matta? Girò l’angolo ritrovandosi in un corridoio bizzarramente silenzioso, eccezion fatta per il rimbombare della sua camminata e di quella del suo sconosciuto inseguitore. La Evans si guardò intorno con la fronte aggrottata.
Eppure non c’era nessuno oltre a lei.
Dopo qualche secondo di incertezza decise di lasciar perdere le sue fantasie: aveva inalato troppi fumi di pozioni ed era uscita di testa, non c’erano altre spiegazioni.
< Lily > ecco, adesso cominciava pure ad immaginarsi le voci, aveva bisogno di una cura, senza dubbio. < Lily > ripeté la voce mentre lo scalpiccio di passi le si avvicinava. Non stava impazzendo! Qualcuno l’aveva davvero seguita! Si voltò curiosa e, di fronte a lei, con suo grande stupore, trovò Remus Lupin che la fissava. Immediatamente la sua espressione cambiò, e la ragazza gli lanciò uno sguardo gelido < Ah, sei tu. Cosa vuoi? > lei non aveva intenzione di parlargli. Non dopo aver visto Potter così abbattuto per colpa sua e dei suoi amici e aver scoperto quanto fossero insensibili. Che schifo.
Il tono infuriato della ragazza colse Remus alla sprovvista e la sua sicurezza vacillò. L’espressione del viso significava solo una cosa: lei lo odiava. Aveva saputo che lui era un lupo mannaro e provava solo repulsione per lui, non c’erano altre spiegazioni. Ma si fece coraggio e borbottò < Volevo parlarti > rivolgendo il viso verso il pavimento. Non voleva guardare quegli occhi colmi di ribrezzo. Non ne aveva la forza.
La ragazza incrociò le braccia al petto < Bene, parla. Anche se io ad una… > si bloccò un attimo < non meriti nemmeno di essere chiamata persona > fece una smorfia < comunque io ad uno come te non ho niente da dire, grazie > terminò stizzita, mentre Remus sentiva un groppo formarsi in gola.
Ma non avrebbe pianto.
Lei non lo considerava un essere umano? Problemi suoi. Lui aveva i suoi amici, di quello che pensava lei non gli interessava niente. Si fece forza e indurì lo sguardo < Così l’hai saputo... chi te l’ha detto? > mormorò con un fil di voce, cercando di non far trasparire il suo dolore e nemmeno troppo sicuro di voler sapere chi, tra i suoi amici, l’avesse tradito.
Lily arricciò il naso con espressione schifata < Me l’ha detto Potter, chi doveva dirmelo, scusa? > sbottò lei, reprimendo l’istinto di sputargli in un occhio. Remus sgranò gli occhi. James? James aveva parlato? Quello stronzo! Ma come aveva potuto fare una cosa del genere? Dopo tutte le promesse, dopo che lui si era fidato…
< James? > sussurrò incredulo, sperando quasi di aver capito male < Te l’ha detto James? >
La ragazza si limitò ad annuire sdegnata, mentre la delusione di Remus veniva sostituita dalla rabbia < Quello sporco traditore!> esclamò infuriato < Ma questa me la paga, senza alcun dubbio. Quel verme… quel… > boccheggiò, alla ricerca di un insulto abbastanza brutto che descrivesse l’amico, ma venne interrotto da Lily
< Ma che dici? > urlò questa con vocetta acuta < lui aveva tutto il diritto di dirmelo! Ti credevo diverso Lupin, davvero! Mi fai schifo! Non dovrebbero esistere persone come te al mondo > il volto del mannaro assunse un colorito rossastro
< Ma che ne sai tu? Eh? > sbraitò quest’ultimo stringendo i pugni, ormai abbandonata la consueta calma < Ti faccio schifo? Chi se ne importa! Sei tu che veramente… > nuovamente venne bloccato da Lily che, convinta com’era di avere ragione, alzò ancora il tono della voce
< Io? Io? Ma come osi…? > le loro facce, rosse di rabbia, erano distanti solo qualche centimetro, e prima o poi i due avrebbero finito per picchiarsi se, per fortuna o forse per la solita simpatica mano della sfiga, non fosse passata la causa di tutta quella discussione, quindi nientepopo di meno che James Potter in persona.

Quest’ultimo camminava fischiettando gaio, contento di essere riuscito a strappare una “S” a Trasfigurazione, che non era il massimo, ma era sempre meglio del voto di Lupin e vagava alla ricerca dell’amico per gongolare un po’.
Avrebbe cercato Sirius ma questi non gli rivolgeva la parola, dato che quella mattina gli aveva rovinato l’acconciatura finto-fascino-selvaggio con l’acqua gelida quindi, almeno finché non si calmava, e ci sarebbero potute volere ore, doveva ripiegare su Remus.
Stava dunque amabilmente passeggiando quando si era imbattuto nel litigio di cui sopra ed era letteralmente impallidito. Se Remus si lasciava sfuggire qualcosa sulla sua nonna non morta era fregato, ma se non gli impediva di chiudere quella boccaccia probabilmente avrebbe svelato la sua natura di lupo e poi, sapendo la verità, l’avrebbe ammazzato. D’altra parte se interveniva l’eventualità che gli argomenti “nonna” e “pigiama” non saltassero fuori erano davvero improbabile. Che fare?
Rimase lì, mangiucchiandosi un’unghia in preda all’indecisione, mentre i due continuavano ad urlarsi contro:
< Quello che hai fatto è davvero imperdonabile! > stava dicendo Lily < Io mi vergognerei a morte se fossi in te! >
< Ah, ti ha detto anche quello James? > ringhiò Remus credendo che la Evans si riferisse al fatto che loro si fossero trasformati in Animagus < L’ha deciso lui, io non ho costretto nessuno! >
James soffocò una risata scomposta. Tutto quello cominciava a diventare ridicolo. Doveva prendere una decisione alla svelta!
< Non hai costretto nessuno? Ma che dici? Certo che l’avete costretto, cosa diavolo pensi che avrebbe potuto fare? Rimanere là in quella stanza a sentirsi prendere in giro? >
< E’ stata una sua scelta > ribadì Remus < E poi mica l’ho deciso io di essere un… > in quella James si decise ad intervenire, fece un salto e agguantò Lupin, tra lo stupore dei due litiganti
< Ragazzi! > esclamò fingendo un sorriso < Vedo che avete fatto amicizia! > Mise un braccio intorno alle spalle di Remus dandogli una sonora pacca < Bene, bene. Maaa… io sono qui perché devo parlare con te Rem, saresti così gentile da venire con me?> afferrò il suo braccio e cominciò a trascinare il ragazzo che, però, oppose strenua resistenza lanciò un’occhiataccia al ragazzo che per un attimo si sentì un pessimo amico e fu lì lì per raccontare la verità.
Fu solo un attimo però, perché poi Onofrio, il suo pene, lo avvertì che, così facendo, avrebbe bruciato tutte le possibilità di combinare qualcosa con Lily e quindi si limitò ad intensificare la forza per trascinare Remus < No, ti assicuro. Devo parlarti. Lily non ti ha informato > gli lanciò uno sguardo d’intesa che però l’amico non colse < Basta James > sbottò infatti quello liberandosi con uno strattone < Ormai Lily sa che io sono… > James gli tirò un calcio negli stinchi e, in preda al panico, puntò il dito verso l’alto urlando < La McGranitt vola! > per distrarre la ragazza che, difatti, si voltò incuriosita alla ricerca della prof svolazzante strillando uno stupefatto < Cosa?! >.
James afferrò quindi la bacchetta e, puntandola verso un Lupin sconvolto, mormorò < Stupeficium > un raggio rosso colpì l’amico in pieno petto e questo, con somma soddisfazione di James svenne.
La Evans, dopo aver capito che non avrebbe visto nessuna docente fluttuare ritornò a rivolgere l’attenzione ai due ragazzi
< Ma che dici Potter? > domandò con la fonte aggrottata < Non c’è nessuna McGranitt volante! > lo sguardo si spostò poi sul corpo inerte di Remus e la ragazza strabuzzò dapprima gli occhi per fare poi un gran sospiro e scuotere la testa < Oh James… > proferì comprensiva < Capisco che volevi vendicarti, ma potevi farlo in un altro modo… in un altro momento! Ora sarò costretta a toglierti dei punti > lo guardò dispiaciuta picchiettando la sua spilla da Caposcuola < Mi capisci vero? >.
Sinceramente James avrebbe risposto di no. Decisamente non capiva quello stupido attaccamento alle regole da parte della ragazza, ma si limitò ad annuire mentre, abbassando lievemente le ginocchia, afferrava Lupin per un braccio < Quindi diciamo che ti tolgo cinque punti e basta > continuò la grifondoro < ma porta Lupin in sala comune e fallo rinvenire, va bene? > nuovamente James annuì distrattamente mentre la ragazza girava i tacchi e cominciava ad andar via.
James sospirò di sollievo. Salvo. Ora doveva solo spiegare la situazione a Remus e tutto si sarebbe sistemato. Ne era sicuro.

< Innerva > mormorò James rivolgendo la bacchetta verso l’amico ancora svenuto, con sguardo sconsolato.
Erano passati più di tre quarti d’ora da quando Lily era andata via lasciandolo tutto solo a vedersela con la furia di Remus e lui si era deciso solo in quel momento a fare rinvenire il ragazzo. Il motivo di tutto quell’ indugiare era molto semplice: lui era ancora giovane, si credeva molto più intelligente e bello di quanto in realtà non fosse e sinceramente non voleva morire.
La morte era infatti ciò che lo attendeva quando Lupin avrebbe smesso di scuotere la testa e di guardarsi intorno frastornato dato che, facendosi un paio di conti, James aveva realizzato che la sua situazione in quel momento non solo era disastrata ma era destinata a peggiorare inesorabilmente.
E in caso si fosse arrivati ad uno scontro l’esito era abbastanza scontato: da un lato del ring il lupo mannaro infuriato nero, che ne sapeva di magia più di qualunque alunno del settimo anno, che non avrebbe esitato a picchiarlo in caso lui avesse osato difendersi con i pugni e che, eventualmente lui avesse sporto denuncia, aveva dalla sua parte la fiducia di ogni singolo membro del corpo docente della scuola.
Dall’altro lato il ragazzo mingherlino che non seguiva mai veramente una lezione di incantesimi, che spesso e volentieri se la cavava, diciamolo pure, per puro culo e a cui nessuno avrebbe creduto se avesse accusato Lupin di pestaggio.
Insomma, era fregato.
Sospirò pesantemente e, saggiamente, decise di fare un paio di passi indietro e di tener pronta la bacchetta quando si accorse che Lupin, ormai completamente in sé, aveva abbandonato l’iniziale confusione per lasciar spazio alla consapevolezza e dunque all’ira.
< Tu brutto… > sbraitò il mannaro tirandosi su < Come hai… Sei un… > ansimava, incapace di completare le frasi, accecato dall’ indignazione.
Normalmente James avrebbe trovato la situazione molto divertente e, a dirla tutta, anche in quel momento stentava a trattenere le risate ma, consapevole che questo avrebbe accelerato la sua dipartita, tentava di controllarsi respirando lentamente < Posso spiegarti! > esclamò dopo un po’, notando che a Remus sarebbe venuto un colpo apoplettico se non si dava una mossa.
Ma evidentemente non era quella la frase adatta, dato che Lupin, ormai in piedi, gli si scagliò contro e gli lanciò un pugno. Non sufficientemente forte da spaccargli il naso, ma abbastanza perché James gemesse cominciando a lamentarsi
< Idiota, mi hai fatto male > singhiozzò infatti massaggiandosi il punto dolente
< Perfetto > ribatté l’altro, ignorando la mano che gli pulsava dolorosamente < Era proprio quella la mia intenzione > terminò banalmente, intensamente soddisfatto.
< Ma io posso spiegarti! > ripeté James piagnucolando < la Evans non sa niente del tuo… sì, insomma, del tuo piccolo problema peloso >
< Cosa? > domandò l’altro incredulo, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo nel sentire “piccolo problema peloso”. Ma quanto se la stavano tirando con quella frase? < Ma allora di che merlino stava parlando prima? > domandò stupito aggrottando la fronte
< Ah non ne ho idea... lo sai che è pazza, saranno gli ormoni... > Lupin assottigliò lo sguardo con cattiveria
< James, voglio sapere di cosa stava parlando, adesso! > < Ah... e va bene! Be’, del fatto che siccome mia nonna è morta l’altro ieri per la sterioqualcosa multipla avanzata… > spiegò < io per farla contenta un’ ultima volta mi sono messo il pigiama che mi aveva cucito lei, ma per evitare che voi mi prendeste in giro sono andato a dormire in sala comune, poi lei mi ha visto e ora pensa che siate degli insensibili perché non mi siete stati accanto in questo particolare frangente della mia… > gesticolava, così blaterando, mentre ad ogni nuova, assurda parola la mascella di Lupin sprofondava verso il basso.
< Basta, basta, basta > lo bloccò Remus fissandolo con gli occhi sgranati < cosa stai blaterando? Tua nonna è… morta? > domandò poi mentre il suo sguardo si trasformava in compassionevole e si domandava, irritato con se stesso, come avessero fatto lui e gli altri malandrini a non rendersene conto.
Eppure James era stato come sempre in quegli ultimi due giorni, non aveva dato segni che qualcosa non andava! < Ma Jim, perché non ce l’hai detto, scusa? Noi non ti avremmo certo preso in giro, bè sì, forse Sirius un po' ma... > improvvisamente però le altre parole dell’amico gli tornarono in mente, aggrottò la fronte
< Ma quale pigiama, scusa? Ieri avevi addosso quello di sempre. Quel coso ridicolo che hai dal primo anno!> James sospirò alzando gli occhi al cielo, come un genitore che deve spiegare qualcosa al figlio particolarmente stupido < Lo so! > esclamò con un gran sorriso facendo confondere il ragazzo ancora di più < Vedi, mia nonna non è morta veramente, è che mica potevo dire a Lily che io uso sempre quel pigiama. Insomma, mi avrebbe rovinato la reputazione e… >
< Ti sei inventato tutto! > l’accusò Remus strabuzzando gli occhi, capendo finalmente dove voleva andare a parare < Ho quasi rivelato… >
< Il tuo piccolo problema peloso? > suggerì l’altro guadagnandosi un’occhiataccia
< tutto > continuò Lupin ringhiando < alla Evans per colpa della tua idiozia! >
< Ma non è stata colpa mia! > si giustificò James < Sei tu che hai capito male. Avresti dovuto pensarci… >
< Avrei dovuto pensarci? > ripeté incredulo il grifondoro < Ma stai scherzando? Come mai poteva venirmi in mente che il mio stupido amico pur di non rovinare la sua reputazione decima la sua famiglia? E che va a farsi giretti notturni con il suo stupido pigiama con le macchinine? E che… >
protestò l’altro alzando le mani per fermare il ciarlare di Remus < Mi dispiace, è colpa mia. Mi perdoni? > domandò con gli occhi da cucciolotto abbandonato che tanto gli riuscivano bene quando era trasformato in cervo ma che, nella sua forma originaria, lo facevano assomigliare ad un imbecille.
< No! > rispose infatti Remus, quasi offeso dalla richiesta.
< Ma come no? Dai, perdonami! >
< No! >
< Per favore! >
< No! >
< Per favore! >
< No! E finiscila con questo giochetto > ordinò Lupin stufo, dirigendosi verso la Sala Comune, seguito a ruota da James.
< Ma perché? Dai, per favore! Ti ho chiesto per favore! > Remus, senza smettere di camminare, parve colto da un’illuminazione e ghignante, borbottò < E va bene. Perdonato! >.
James si accigliò. Non che non fosse felice di aver convinto il ragazzo, ma la cosa gli sembrava alquanto strana: aveva programmato di doverlo esasperare per tutta la giornata prima di raggiungere il risultato. Per qualche secondo rimase interdetto, poi con un gran sorriso diede il merito ai suoi commoventi occhioni dolci ed esultò < Fantastico! Grazie Rem! Ma come mai hai cambiato opinione? > domandò comunque per accertarsi di essere giunto all’esatta conclusione
< Be’ > rispose l’altro < quando Lily scoprirà che le hai mentito basterà lei per fartela pagare, e credimi: lo scoprirà presto >
James sorrise, sicuro di sé < Non lo potrà mai scoprire! Comunque ormai mi hai perdonato, non puoi certo rimangiarti la parola! > si affiancò all’amico scompigliandogli i capelli biondicci il quale borbottò un convinto “Lo vedremo”.
La pace, l’armonia e la felicità erano state ristabilite.

In quella i due vennero placcati da una ragazzetta che, agguantato il braccio di Lupin, lo costrinse ad abbassarsi alla sua stessa altezza e cominciò a studiare il volto del ragazzo. James inorridì, Remus rimase leggermente sconvolto < Ehi, ma chi sei? > domandò difatti strabuzzando gli occhi. Ma che razza di giornata era quella?
La ragazzina ignorò la sua domanda, annuì tra sé un paio di volte e si rivolse poi a Potter che, dal canto suo, cercava di rendersi invisibile mettendosi una mano davanti al viso. Tentativo a dir poco onorevole ma ovviamente vano < La prossima settimana c’è la gita ad Hogsmeade > berciò la terzina < lui tocca a me o a Sophie? > domandò mollando il braccio del mannaro che, sconcertato, faceva saettare lo sguardo dall’uno all’altro.
A disagio James borbottò < Non a te. All’altra > la ragazzina annuì < Quindi a Sophie. Perfetto, lei comunica che il qui presente… Lupin giusto? > lanciò un’occhiata a Remus per assicurarsene < Ecco, deve presentarsi alle nove e trenta davanti al portone della scuola. Si raccomanda di fare attenzione all’abbigliamento. Per quanto riguarda Black: ho in mente di vestirmi di viola, per cui che si metta qualcosa che ci si adatti. Niente giallo né arancione, mi raccomando. Per il resto le istruzioni sono le stesse. Tutto chiaro? > aspettò che Potter assentisse per sorridere soddisfatta < Perfetto. Ci vediamo > e, saltellando, andò via.
Lupin, voltandosi verso Potter con sguardo omicida scandì, quasi ringhiando < Cosa – diavolo - sta – succedendo ANCORA? >.
Mai come in quel momento James aveva desiderato che il tetto del castello crollasse.

















Note e ringraziamenti

Mi meraviglio io stessa di avere aggiornato questa fic che avevo dato ormai per abbandonata. Non so come sia venuto questo terzo capitolo, dato che era da un bel po' che non scrivevo racconti ma solo saggi brevi, ma come viene si cunta e quindi eccolo qui. Ringrazio tutti coloro che, quattro mesi fa, hanno letto lo scorso capitolo, e in particolar modo chi ha recensito, sprecando preziosi istanti del suo tempo per rendermi felice.
Un grazie particolare dunque a:

Rita/Katia37: La tua attesa è stata così lunga che, lo vedo da qua sotto, il braccio destro ti si è seccato e trasformato in polvere. Mi scuso per il ritardo, se così possiamo chiamarlo, e per ingraziarti ti regalo una bella carota fresca fresca *esce dal frigo un mezzo ortaggio ammuffito* A te mia cara, le tue recensioni sono sempre così meravigliosamente calorose da farmi luccicare gli occhi per la commozione.
A no, forse quelle sono le cipolle che sto sbucciando. Un bacione.

 ale03:Sinceramente non so nemmeno io come reagirà Lily quando lo saprà. Invento tutto sul momento, e si nota, quindi penso che Lily lo scoprirà esattamente quando lo scoprirò io. E' un ragionamento un po' contorto e scommetto che non ci hai capito niente ma non importa.
Ringrazio tantissimo anche te e ti mando un bacione.

PaleMagnolia: Io sono sempre stata convinta che James fosse uno stronzo. Un ragazzetto qualunque che si sente superiore al resto del mondo solo perché ha un faccino passabile. Che sia diventato l'eroe che è diventato non lo metto in dubbio (benché il fatto che si sia presentato davanti a Voldemort senza bacchetta mi lasci abbastanza dubbiosa sulla sua supposta intelligenza) ma a diciassette anni era un cretino. E questo è quanto. xD
E ti meriti anche tu il tuo carciofo, non ho sotto mano il prezzemolo ma spero ti vada bene lo stesso dell'alloro e dell'ariosto. Che non è quello che ha scritto l'Orlando Furioso, chiaramente.
Ti preparerei io stessa il risotto ma penso che tu non voglia essere avvelenata. No eh?

 caramella_rosa_gommosa: Io ho cercato dappertutto un pigiama di quel tipo ma le commesse mi hanno tutte riso in faccia. La mia è una vendetta verso coloro che mi deridevano perché trovavo un'idea carina regalarlo al mio ragazzo. So che sembra non avere senso ma raramente i miei ragionamenti ne hanno. Conti in sospeso con i carciofi? Ma povere verdurine indifese! *Coccola Fino il suo carciofo preferito* Ma cosa ti hanno fatto, poveri cari?
No, a parte gli scherzi: ora sono curiosa! Cosa ti hanno fatto i carciofi?
In attesa di una spiegazione ti mando la lattuga richiesta. E' un po' ammuffita ma non ho di meglio. xD

Sara_the_slayer :Un rapporto basato sulle bugie e quello che precipita in modo più ridicolo, e precipiterà, precipiterà. Non so ancora come, ma lo farà.
Quella di regalare carciofi è stata un'ottima idea, mi sono comprata un bel po' di recensioni! Tieni il tuo e: A CHI RECENSISCE REGALO UN BROCCOLO FRITTO!
Eccellente. Le tredicenni diverranno sempre più insopportabili, vedrai. Poveri Sirius e Remus, non vorrei essere nei loro panni *risata malvagia*

AikoSenoo : La Lily che la Rowling ha descritto è una donna di carattere, quindi per James saranno cavoli amari. Pardon, carciofi.
Quanto vorrei essere al posto della Evans in questo momento.
Ringrazio tantissimo anche te per i complimenti e ti mando un bacio e il solito carciofo. Un sincero grazie. Davvero.

Ringrazio anche chi ha messo la storia tra i preferiti e tra le seguite. E anche, e soprattutto, Francesca e Selma che mia hanno permesso di utilizzare i loro personaggi per creare le due insopportabili tredicenni. E anche perché non credevo di riuscire a trovare persone tanto simili a me, eppure eccole qua.
Sempre che non stiano fingendo, ovviamente.

Un bacio a tutti quanti e alla prossima. Commenti sgradevoli sono più che graditi **

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Capitolo 4
*** Inviti ***


Inviti



«Posso spiegarti!» esclamò James consapevole però di stare clamorosamente mentendo.
«Ci credo» annuì Remus, calmatosi, decidendo che sarebbe stato più piacevole ucciderlo avendo un motivo valido «Ti ascolto»
James strascicò un piede per terra, tossicchiò un paio di volte, si passò la mano tra i capelli disordinandoli ad arte, tossicchiò di nuovo, si sistemò gli occhiali sul naso, pose una mano sul collo, tossicchiò l’ennesima volta.
Velocemente, mentre Lupin, paziente, continuava a fissarlo in attesa di valide delucidazioni, analizzò la questione: se gli avesse detto del pigiama era fregato, non poteva utilizzare di nuovo la storia di un parente morto perché non ci sarebbe cascato mai e poi mai… non rimaneva che la più banale delle soluzioni: fingere un malore.
Ma quale? Tossicchiò un’altra volta per riempire il silenzio mentre, con il pragmatismo tipico del bugiardo professionista, elencava le possibili soluzioni:
un infarto, a diciassette anni, era alquanto improbabile. Non aveva problemi cardiaci e per di più non aveva mai fumato se si escludeva quella volta a quindici anni “tanto per provare”. Ma dubitava che un’unica sigaretta, per di più nemmeno finita tutta ma sputata nell’arco di tre secondi netti, potesse causare problemi di quel tipo;
un ictus lo era ancora di più: tra le altre cose poi gli toccava morire, finire in coma o convincere Madama Chips a farlo rimanere in infermeria almeno una settimana;
la febbre sarebbe stata una buona idea, ma si poteva mica mettere ad urlare “Ho la febbre, ho la febbre”? Non avrebbe funzionato;
un mal di pancia? Sì, va bene. Ma quale dolore era abbastanza forte da non riuscire nemmeno a fargli spiccicare una parola?
L’unica era svenire, si disse mentre Remus cominciava a mostrare i primi segni di impazienza sbuffando rumorosamente.
Uno svenimento non solo gli impediva di parlare ma era anche facilmente spiegabile: andava bene un calo di zuccheri, di pressione… una cosa qualunque. Avrebbe potuto anche dire di essere incinto.
Quello che James non aveva considerato era che lui, a recitare, faceva profondamente schifo.
Certo, sapeva mentire bene, ma quando sparava balle nessuno gli chiedeva di muoversi, o impallidire o assurdità di questo tipo! Ma, ovviamente, per Potter, convinto di saper fare ogni cosa come e meglio degli altri, questi erano piccoli dettagli e si potevano trascurare senza problemi.
Come no!
Con teatralità pose una mano sopra la fronte, non senza prima averla amabilmente sventolata, ed esclamò a voce fin troppo alta «Oh! Non mi sento bene, mi gira la testa!» cominciando a ruotare su sé stesso con movenze degne di un Power Ranger.
Remus alzò gli occhi al cielo «Sto proprio male!» continuò imperterrito James «Credo che… morirò!» e in quella si gettò letteralmente a terra, stile sacco di patate, senza riuscire a trattenere un sonoro “Ouch” quando sbatté la schiena contro le mattonelle.
Passò un minuto.
Passarono due minuti.
Passarono dieci minuti.
James aggrottò la fronte, gli occhi ancora serrati. Perché non sentiva le urla preoccupate di Remus? Perché nessuno gridava “Non morire, non morire”? Cosa stava succedendo? Perplesso aprì lentamente un occhio, tanto per controllare, e davanti a lui si ritrovò un Lupin che lo fissava leggermente irritato con un sopracciglio alzato.
«Be’?» esclamò James «Perché non sei preoccupato?» domandò quasi offeso «Insomma, un tuo amico sviene e tu non fai niente? Non chiami nemmeno l’ infermiera?» alzò il busto dolorante puntellandosi con il gomito, Remus gli lanciò un occhiataccia per poi piegare le ginocchia ed abbassarsi alla sua stessa altezza.
«Jim…»
«Sì?» cinguettò questi aspettandosi quanto meno delle scuse. Che non vennero ovviamente.
«Vaffanculo»
E quando Remus cominciava a dire parolacce significava che le cose stavano pericolosamente degenerando.

Remus era arrabbiato.
Non succedeva spesso che lui si arrabbiasse davvero con qualcuno, per questo motivo l’avvenimento era degno di nota. Che si infuriasse due volte e con due persone diverse in uno stesso giorno poi, non era solo raro, era a dir poco un evento!
Ma James quel giorno era stato davvero impossibile: prima si era inventato quella cazzata della nonna morta, poi gli aveva organizzato un appuntamento con un'estranea e, per di più, aveva finto di svenire! In modo abbastanza squallido tra l’altro. Più che preoccupazione in quel momento gli era venuto solo da ridere.
Per evitare di prenderlo a sberle comunque si era voltato ed era andato via, respirando piano per calmarsi.
Che poi, si chiedeva, che razza di motivo aveva per organizzare dei simpatici incontri con ragazzine sconosciute? Lo ammetteva: la sua situazione sentimentale era disastrosa. Non aveva una ragazza da… non se lo ricordava nemmeno più ormai! Forse era stato al primo? O al secondo anno?
Insomma in amore proprio non era portato. Quando si ritrovava con un esponente dell’altro sesso con cui aveva intenzione di provarci, vuoi perché costretto da Sirius, vuoi perché seriamente interessato, iniziava a balbettare.
Ma non solo a balbettare, cominciava anche a sudare come un maiale e a dire assurdità; era per esempio rimasta alla storia, nel senso che i suoi amici ancora lo prendevano in giro per quello, quando ad una ragazza, che gli aveva appena professato eterno amore, aveva risposto: “mio nonno aveva un allenamento di pecore invece, ma le abbiamo mangiate tutte”.
Insomma, sapeva essere un ottimo amico per le ragazze, ma per il resto proprio non ci sapeva fare. Ma questo non autorizzava James a prendersi certe libertà! L’avesse trovata carina, e della sua età magari, un pensierino ce l’avrebbe pure fatto ma, andiamo! Quella al massimo poteva avere tredici anni, e chissà com’era la sua amica!
Certo, proprio non si spiegava perché accoppiare anche Sirius. Lui di donne ne aveva, e anche tante.
Non quanto si dicesse in giro, ma un numero abbastanza elevato. Più di James di sicuro comunque… e allora perché?
Mentre rimuginava, assorto nei suoi pensieri, venne fermato da una ragazzina mai vista prima che quasi gli finì addosso «Scusa» borbottò lui, ben sapendo di non essere nel torto, pronto a riprendere il suo cammino, ma la piccina lo fermò.
«Ciao!» esclamò «Io mi chiamo Sophie Allen!» annuì facendo un gran sorriso. Remus si bloccò, guardandola perplesso.
«Mh… ti serve aiuto?» domandò gentilmente, ricordando i suoi doveri da Caposcuola. «Sì, grazie» rispose quella. Lupin attese, ma la ragazzetta non disse nulla così, cominciando a preoccuparsi per lo stato di salute di quest’ultima domandò esitante «E... cosa ti serve?»
«Sto cercando Remus Lupin, grazie» rispose quella continuando a sorridere
«L’hai trovato. Cosa c'è?»
«Ah, sì?» la ragazza si accigliò «e dov’è?» chiese poi guardandosi intorno.
«Sono… io» farfugliò Remus sconvolto «ma stai bene? Ti porto in infermeria?» si informò preoccupato.
«No, sto benissimo» replicò però Sophie «quindi tu sei Remus!» ridacchiò inspiegabilmente poi continuò «Senti, io devo uscire con te la prossima settimana, lo sai vero?»
«Davvero?» Lupin sgranò gli occhi, poi ricordò l’appuntamento combinato e sì incupì «Ah» disse semplicemente «Così sei tu Sophie»
Remus aveva programmato di trovare la fantomatica Sophie di cui l’altra tredicenne parlava, spiegarle la situazione e togliersi dall’impiccio, ma in quel momento temeva che, rifiutandola, questa potesse buttarsi giù da una finestra o, in alternativa, staccargli la testa. Sempre che avrebbe capito di cosa si stesse parlando, ovviamente.
«Sì, te l’ho già detto. Volevo dirti che dovevo dire ad Hell di dirti che doveva…» sbatté le palpebre «mi sono confusa» borbottò «Dunque volevo dire che dovevo dire che ti dovevo cercare perché Hell doveva dirti che io ti volevo dire che... no, aspetta» si mordicchiò il labbro inferiore «mi sono confusa di nuovo. Allora, dovevo dirti che ti volevo dire che Hellen... il vestito... il giallo» inclinò leggermente la testa «mi sono confusa. Allora... »
A quel punto Remus si stufò. «Va bene!» sbottò «mi dovevi dire una cosa. Andiamo dritti al punto, allora... » si abbassò leggermente per essere alla stessa altezza della ragazza «Cosa- vuoi - dirmi?» domandò lentamente, come stesse parlando con una bambina particolarmente ritardata. Era così del resto
«Ah sì!» tale Sophie batté le mani un paio di volte e fece un saltello «volevo dirti che devi mettere un vestito azzurro per andare ad Hogsmeade. Sai, io lo metto giallo e si sa che giallo ed azzurro stanno benissimo insieme» annuì con aria saputo mentre Remus, che seppur di moda, di stile e di abbinamenti non ci capisse proprio niente, faceva una smorfia disgustata al pensiero di tanto cattivo gusto, ma Sophie non si fermò «E poi volevo chiederti se potevi dire al tuo amico che ha organizzato l'appuntamento, James, che le foto gliele portiamo il giorno dopo solo se siamo soddisfatte. Hellen dice che se qualcuno di voi due fugge prima della fine della giornata le faremo avere a tutta la scuola, primini compresi» «Le foto?» domandò Lupin perplesso «ma quali foto, scusa?»
«Quelle di lui in... in...» e cominciò a ridere. Ma non come le persone normali, non una risatina controllata seguita dalla fine della frase. Affatto: portò le mani alla pancia e sì esibì in una vera e propria sganasciata acuta, mancava poco che si gettasse a terra e cominciasse a rotolare, balbettando sillabe incomprensibili di tanto in tanto «ma... cchi... pi... gi... pape... » e giù di nuovo a ridere fastidiosamente.
A Remus cominciavano a saltare i nervi «Per favore» cominciò facendo un gran respiro profondo «ti dispiace finire la frase?» la ragazza, che ormai piangeva per il troppo, inspiegabile divertimento, con fatica riprese il controllo «quelle di lui in pigiama con le paperelle e...» e ritornò a ridere.
Ma grazie al cielo Lupin era abbastanza intelligente, quindi dopo aver pronunciato un «Oh» di comprensione ed essersi domandato cosa mai ci fosse di tanto esilarante, ringraziò Sophie che ancora si sbellicava allegramente e si affrettò a giungere in sala comune: era ora di dirlo a Sirius; lui avrebbe spaccato il naso a James e ideato una vendetta degna di quel nome.
James camminava con sguardo vacuo lungo il corridoio in cui poco prima aveva finto di svenire. Era sconvolto: Remus l'aveva mandato a quel paese! A lui! Ed utilizzando termini volgari che non gli si addicevano proprio! Mentre rischiava di scontrarsi con un colonna, tale era lo shock causatogli dall'avvenimento, una voce che chiamava il suo nome rimbombò per il corridoio.
Con inconscia speranza, quasi credendo che fosse Remus corso a chiedergli scusa, si voltò verso chi lo aveva chiamato. Strano a dirsi vi era Lily che correva ansante verso di lui sventolando una mano. Se James fosse stato un po' meno confuso si sarebbe per lo meno sorpreso, eppure in quel momento trovò la cosa perfettamente non solo normale ma anche privo di interesse
«Oh, sei tu» borbottò deluso non appena lei l'ebbe raggiunta «Che ci fai qua?»
«Io ti... cercavo» mormorò lei un po' stupita della risposta «Volevo sapere com'era andata con Lupin. S' insomma, avete chiarito?» era semplice desiderio di venire a conoscenza di un pettegolezzo quello che provava in quel momento? Quella sorta di ansia, di puro interesse da dove proveniva?
James, rabbuiandosi borbottò «No. Mi ha mandato a quel paese» scrollò le spalle fingendo di essere disinteressato alla cosa «Ma non importa, la colpa è anche un po' mia» in effetti in quel momento si sentiva, forse per la prima volta, davvero in colpa; per non aver fatto un corso di recitazione ovviamente.
«Non dirlo nemmeno!» esclamò Lily sbigottita La colpa è interamente dei tuoi amici» fece una piccola smorfia «io ho sempre creduto che fossero degli arroganti presuntuosi» evitò di dire che, solitamente, sosteneva che il più arrogante di tutti fosse James stesso «Insomma, si vede da come si comportano con le ragazze che invitano ad Hogsmeade. Cioè, che Black invita ad Hogsmeade» a favore degli altri due si poteva almeno dire che non erano mai stati dei rubacuori né che, tanto meno, avevano deluso molte giovani pulzelle innocenti. Dopo quelle parole James era però precipitato in un vero e proprio abisso di disperazione
«Accidenti! Hogsmeade! E io con chi ci vado adesso?»
Lily vedendolo così triste e derellito, sbalordendo entrambi, esclamò:
«Se ti va puoi venirci con me. Con me e le mie amiche voglio dire» James, dimenticando totalmente Lupin sbarrò gli occhi e la bocca «Dici... dici sul serio?»
In tutta sincerità se lo stava chiedendo anche lei. Ma mica poteva dire “No, scherzavo ahahah!”. E poi per motivi inspiegabili lei desiderava davvero che lui andasse con loro. La cosa non aveva alcun senso ma... «Io... sì, penso di sì. Mi farebbe... piacere insomma»
Per poco James non si lasciò andare alla sua danza della vittoria, gli occhi quasi lucidi per la felicità. Maledisse sé stesso per non avere sotto mano un qualcosa per fermare il momento per sempre e rivederlo all'infinito. Avrebbe dovuto inventare una cosa del genere prima o poi
«Sìsìsìsì! Assolutamente sì. Mi farebbe piacere! Ora vado, non vorrei che ci ripensassi. Grazie Lily!» La Evans scoppiò a ridere, ma James, che non scherzava affatto, girò sui tacchi e, saltellando felice, scappò via, pronto a dare la grande notizia ai suoi migliori amici.
Lily dal canto suo rimase in mezzo al corridoio finché non lo vide sparire dietro l'angolo, pensierosa. C'era qualcosa che non andava nelle sue sensazioni; il cuore le batteva preoccupantemente forte e, se non aveva un principio di infarto, la cosa non si spiegava.
Aveva bisogno di spiegazioni, chiacchiere femminili e di un vestito decente. Chissà perché per quell'uscita al villaggio voleva essere più carina del solito.












Note
A caramella_rosa_gommosa: non posso concepire che qualcuno non ami quegli amorevoli ortaggi verdognoli! Sono così carucci da fare quasi tenerezza! *Si commuove davanti ad un mazzo di carciofi* Guarda! Non sono tenerissimi? Eh? Eh?
Ma se proprio insisti, ti manderò qualcosa di diverso: quale verdura preferisci? O, se desideri, dovrei avere un paio di uova di pasqua risalenti a tre anni fa, da qualche parte in giro per casa.
Non saranno salutari, per non parlare del fatto che ormai sono decisamente scaduti, ma è pur sempre cioccolata! Oddio, non posso giurarti però che non sia verde, perché ho la brutta impressione che abbia fatto la muffa.
Ti ringrazio come sempre dei complimenti e, a dirla tutta, anche io avrei perdonato James ma mi servivano degli esaltati esagerati ed eccoli qua, in tutta la loro sfavillante bellezza (?).
Un bacio *-*

A Ceska_Maneska: Oh cara, chi si vede! In realtà già sapevo, grazie ai miei fantasmagorici poteri, che avresti recensito ma fingerò sorpresa.
Ah, ti saluterò Francesca. Ti dirò, in realtà è una rompicoglioni antipatica di quelle stratosferiche, non è neppure una Mary Sue, voglio dire! Ma te la saluto lo stesso se ti fa piacere. Da qua ti saluta la capretta di Heidi che, come sempre, piange. Mamma mia che fastidio immenso!
Avevo ragione allora! E' una finta! Ovvio che avevo ragione, sono una Mary Sue meravgliosa! XD
Grazie mille degli evidenti complimenti di circostanza. Un bacio **

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