Capitolo 1
On a balcony in summer air
Capitolo 1:
We were both young when I first saw you
Marinette mugugnò qualcosa nel sonno e si rigirò nel
letto quando la luce del sole le illuminò il viso. Schiacciò il suo viso nel
cuscino nel tentativo di bloccare i caldi raggi ma qualcosa di piccolo e rosso
le volò vicino.
«Marinette devi alzarti o farai di nuovo tardi a
scuola» le mormorò preoccupata Tikki ronzandole intorno.
Sentendo le parole Marinette si sedette di scatto e si
lanciò sul suo cellulare per controllare l’orario. Erano le 8.20.
«Ah! È tardissimo! Farò tardi di sicuro!» gemette la
ragazza e si slanciò fuori dal letto.
In fretta raccolse il suo zaino arraffando tutti i
libri che le sarebbero servite per la giornata, poi andò in bagno e si spazzolò
i capelli prima di legarli nelle sue solite due codine.
Fece per uscire dalla sua stanza quando Tikki la
fermò.
«Marinette, sei ancora in pigiama!» le disse volandole
davanti al viso.
Marinette si guardò brevemente e si rese conto che la
sua Kwami aveva ragione. Con un gemito si precipitò al suo armadio e si vestì
velocemente nel suo solito stile poi afferrò la borsetta dove Tikki si
nascondeva di solito e scese nel panificio dei suoi genitori.
«Di nuovo in ritardo, Marinette?» ridacchiò suo padre
appena la vide.
Tom Dupain stava preparando il pane, le grosse mani
che impastavano con la sicurezza data dalla lunga esperienza. Si abbassò leggermente
quando su figlia gli passò vicino e sorrise quando ricevette un bacio sulla
guancia in segno di saluto.
Sabine sorrise alla figlia e le passò un croissant
mentre Marinette usciva dal panificio.
Iniziò a correre verso la scuola mangiando a grandi
morsi il suo croissant. Il suo cellulare vibrò, avvertendola di un nuovo
messaggio. Marinette prese il cellulare e sul suo viso si formò un sorriso
appena vide chi le aveva mandato il messaggio. Era la sua migliore amica, Alya.
Ti sei svegliata tardi anche oggi,
dormigliona?
Siamo già tutti in classe!
Ps: Adrien ha chiesto di te!
Marinette arrossì felice quando lesse l’ultima frase.
Adrien aveva chiesto di lei? Perché? Cosa significava, che stava pensando a
lei? E se stava pensando a lei, come…
Quasi perse l’equilibrio quando inciampò nel primo
gradino della scalinata che portava all’ingresso della scuola. Era così persa
nei suoi pensieri che non si era accorta di essere arrivata. Ridacchiò tra sé e
sé mentre saliva i gradini a due a due e praticamente volava per i corridoi per
raggiungere la sua classe.
Quando arrivò nell’aula Miss Bustier stava facendo
l’appello. Al suo ingresso l’insegnante si fermò a guardarla e le sorrise
gentilmente.
«È bello che tu ti sia unita a noi, Marinette. Vai
pure a sederti» le disse Miss Bustier.
Marinette fece un sorriso di scuse, stringendosi nelle
spalle, e prese posto accanto ad Alya, nel mentre trattenne a stento un enorme
sbadiglio che fece ridacchiare la classe. Appena si sedette la sua amica le sia
avvicinò con fare cospiratorio.
«Stanca da ieri sera, uh?» le chiese Alya un po’
preoccupata.
Marinette annuì debolmente. L’ultima settimana era
stata piena di scontri contro Akuma, l’ultimo dei quali era stato la notte
prima, una ragazza trasformata in Tristezza, un Akuma che si nutriva del dolore
e lo amplificava causando un profondo sconforto nelle sue vittime. Era stato
difficile combatterla dopo che lei stessa era caduta vittima del suo potere e
tutto ciò che voleva fare era rannicchiarsi in un angolo a piangere.
Fortunatamente Chat Noir era con lei e l’aveva
rassicurata ogni volta che sembrava per cedere.
Il peso di tutti i suoi doveri da Ladybug e da
Guardiana le erano sembrati all’improvviso troppo pesanti, come se le fosse
cascato un macigno sulle spalle e tutti i suoi problemi le erano sembrati
insormontabili, ma il sorriso e le parole gentili del suo partner la avevano fatta
sentire meglio, come succedeva sempre.
Insieme erano riusciti a sconfiggere Tristezza e Rena
Rouge, o meglio Rena Furtive ora, non aveva dovuto unirsi al combattimento;
anche se Marinette era sicura che l’eroina della volpe era stata comunque
presente.
Alya le posò una mano sulla spalla, comprensiva. Anche
se all’inizio era stata un po’ preoccupata, Marinette era felice di aver
svelato il suo segreto ad Alya. Avere la sua migliore amica a coprirle le
spalle rendeva più facile essere Ladybug e la Guardiana.
Nel frattempo, Miss Bustier aveva finito l’appello e
aveva cominciato la lezione della giornata. Si parlava di fiabe,
specificatamente quelle di Charles Perrault. Marinette sentiva le parole
concitate dei suoi compagni, ma le veniva difficile concentrarsi sul loro
significato. Le palpebre continuavano ad abbassarsi e ogni volta che succedeva
rimanevano chiuse per più tempo della precedente, sentì che un secondo
sbadiglio, forse anche più forte del primo, le stava per lasciare la bocca.
Sentiva che stava per addormentarsi e per quanto la sua mente le dicesse di
rimanere sveglia, lei era terribilmente stanca. Appoggiò il gomito sul banco e
posò la testa sulla mano, andando in dormiveglia. Davanti a lei riusciva a
vedere i capelli dorati perfettamente pettinati di Adrien che ondeggiavano a
ogni minimo movimento del proprietario. Le sembravano così morbidi e non voleva
altro che passarci le dita scoprire se davvero fossero così morbidi e Adrien le
avrebbe mai permesso di accarezzargli i capelli oh Adrien bellissimo adorabile
Adrien…
«Ridicolo, assolutamente ridicolo!» gridò Chloé
all’improvviso.
Marinette sobbalzò così di colpo che il gomito le
scivolò dal banco e quasi batté la faccia contro il legno. Gemette leggermente
e si girò a guardare in cagnesco la ragazza bionda, chiedendosi cosa avesse da
gridare.
Chloé incrociò le braccia al petto con fare
indispettito, Sabrina le bisbigliò qualcosa forse nel tentativo di calmarla ma
l’altra si limitò a scuotere la testa con un gesto secco.
Marinette batté un paio di volte le palpebre, confusa,
e si concentrò sulla scena davanti a sé: Chloé si era alzata dal suo posto indispettita
e dall’altra parte della classe c’era Rose, con i pugni chiusi e un’espressione
arrabbiata. Gli altri ragazzi mormoravano tra loro e Marinette poteva sentire
alcuni insultare Chloé.
«State calme
ragazze, troveremo una soluzione che soddisfi tutti» disse Miss Bustier
battendo le mani per riportare la classe all’ordine.
Marinette colpì piano Alya con il gomito, cercando di
attirarne l’attenzione. Quando Alya si girò verso di lei Marinette mimò “cosa?”
con la bocca.
«Miss. Bustier ci ha chiesto di inventare e recitare
una fiaba. A quanto pare siamo in competizione con le altre classi. Chi vince
ottiene una gita per Londra.» mormorò Alya di rimando.
«Sperando che sia meglio dell’ultima.» borbottò
Marinette «Perché Rose è arrabbiata?»
«Ha avuto un’idea per la trama della fiaba ma Chloé
l’ha insultata, ovviamente. Lei non ha proposto niente ma dice di voler fare la
protagonista insieme ad Adrien.»
Marinette fece una smorfia a quelle parole. Era ovvio
che Chloé avrebbe cercato un modo per stare al centro dell’attenzione e di
stare con Adrien. Per fare cosa, baciarlo? Era così che finivano le fiabe, con
il principe che bacia la principessa. Beh, lei non avrebbe permesso che una
cosa simile accadesse.
__
«Allora, qualcuno ha qualche idea?» chiese Marinette
al resto della classe.
La scuola stava per terminare ma il preside Damocles
aveva permesso ai ragazzi delle varie classi di avere una riunione per parlare
della fiaba da inventare.
Rose alzò la mano e disse: «Come stavo dicendo prima
che qualcuno mi interrompesse» lanciò un’occhiataccia verso Chloé, che era
intenta a farsi le unghie «Potremmo provare a invertire i ruoli: sarà la
principessa a salvare il principe. Ovviamente la principessa cavalcherà un
unicorno.»
Tutti annuirono in approvazione dell’idea e iniziarono
a parlare dei dettagli. «Dobbiamo recitare noi, Rose. Dove lo prendiamo un
unicorno?» disse Mylène.
«Possiamo prendere un ghepardo dallo zoo e travestirlo
da unicorno!» esclamò Kim eccitato dall’idea.
«Bella idea, genio» era Alix questa volta.
Marinette lasciò che i suoi compagni continuassero a
discutere del progetto, dando la propria opinione solo se richiesta. Odiava
starsene così tanto in disparte e non partecipare attivamente ma era troppo
indaffarata così com’era, non aveva bisogno di un ulteriore impegno.
Alya sembrava della sua stessa opinione. Da quando era
diventata Rena Furtive era presente ad ogni battaglia contro un Akuma anche se
non sempre partecipava. Pure se non agiva spesso come faceva Ladybug anche lei
aveva passato notti insonni.
«Ehi Marinette» bisbigliò Adrien all’improvviso.
Marinette emise un gridolino e si girò di scatto, non
lo aveva sentito arrivare. Non era la prima volta che accadeva e si chiese come
facesse ad arrivare così di soppiatto senza farsi sentire, come se fosse un
gatto. Un gatto in particolare magari.
Marinette ridacchiò mentalmente al pensiero di
comparare Adrien a Chat Noir; erano completamente diversi, come il giorno e la
notte.
Doveva essere rimasta persa nei suoi pensieri più di
quanto pensasse perché Adrien la stava guardando in modo strano, come se stesse
aspettando una risposta. Uh-oh.
«Ehm… io…beh… vedi…» balbettò cercando di spremersi le
meningi per ricordare cosa Adrien potesse averle detto. Arrossì imbarazzata per
la figuraccia che stava facendo davanti a lui.
«Tutto bene Marinette? Non volevo spaventarti» disse
Adrien gentilmente con un piccolo sorriso.
«Sì, sì, tutto bene. Va tutto benissimo» blaterò lei
perdendosi negli occhi di lui. Dio, quanto erano belli. Quanto lui era bello. Sia
dentro che fuori.
Fece per dire qualcosa quando all’improvviso si
sentirono delle grida provenire dal corridoio. Marinette e Adrien si guardarono
per un breve momento prima di precipitarsi verso la porta con il resto della
classe per vedere cosa stava accadendo.
Delle grida facevano sempre pensare al peggio. Grazie
tante Shadow Moth.
Una ragazza dai capelli bruni uscì di corsa da
un’aula, in lacrime. Gridò qualcosa di incomprensibile verso i propri compagni
di classe e sparì verso il bagno.
Nessun Akuma a quanto pareva. Almeno per ora.
Marinette si chiese se dovesse seguire la sconosciuta
in bagno per calmarla ed evitarle un akumatizzazione e stava per farlo, seguita
da Alya che sembrava aver capito il suo piano. Adrien la fermò posandole una
mano sul braccio e con un gesto della testa indicò una seconda ragazza che si
dirigeva in bagno.
«Forse è una sua amica?» ipotizzò Alya rilassandosi
leggermente.
Anche Marinette prese un respiro profondo e provò a
calmare i suoi nervi, che erano saltati all’allerta per una possibile Akuma.
Dal bagno si udirono delle risate e Marinette si
convinse che stesse davvero andando tutto bene.
Si girò quindi verso i compagni di classe della
ragazza con fare interrogativo. Uno dei ragazzi, alto e magro con i capelli
scuri, sembrò captare la domanda non pronunciata che ormai tutti i ragazzi
delle altre classi sembravano porre.
Si schiarì la voce, messo a disagio da tanti sguardi
posti su di lui e disse: «Agnese vive in un mondo tutto suo… quando ha saputo
della gara ha dato di matto. Si comportava come se la fiaba fosse soltanto sua
e non di tutti noi… quando la abbiamo esclusa si è… beh…» il ragazzo fece un gesto
vago verso il bagno.
Sentita la spiegazione molti alunni ritornarono nelle
rispettive classi, contenti di aver capito cosa fosse accaduto.
«Non è stato carino escluderla completamente però»
borbottò Rose facendo per rientrare in classe.
«Hey, non è colpa nostra se Agnese è pazza!» disse una
voce squillante che proveniva dal bagno.
La ragazza che aveva seguito Agnese nel bagno scosse i
lunghi capelli castani in un gesto nervoso ed entrò nella propria classe.
«Aline…» bisbigliò il ragazzo che aveva parlato prima
ma poi seguì la compagna.
Marinette si sentì raggelare. Quelle non sembravano le
parole di un’amica, anzi. Si scambiò uno sguardo con Adrien ed Alya ed entrambi
annuirono per poi iniziare a correre tutte e tre nel bagno.
Quando entrarono, però, capirono che era troppo tardi.
Agnese era inginocchiata sul pavimento, sul viso la familiare forma di una
farfalla viola.
«Va bene Shadow Moth, accetto» sghignazzò la ragazza
alzandosi.
Fu ricoperta interamente da una luce violastra che
costrinse i ragazzi a distogliere lo sguardo. Quando la luce svanì e
ritornarono a posare gli occhi su Agnese era troppo tardi.
La ragazza aveva un lungo vestito blu scuro e una
mantellina dello stesso colore sulle spalle. Dalla schiena le spuntavano delle
grandi ali da farfalla di un azzurro chiaro, sulla massa di morbidi capelli
castani aveva un cappellino sulla cui punta era attaccato un velo che le
scendeva giù per la schiena. Nelle mani aveva un grosso libro dalla copertina
di pelle nera da cui sbucavano sgangherate alcune pagine giallastre.
La parte peggiore però era il viso: aveva una maschera
che le ricopriva completamente il volto, la metà destra era un viso angelico e
bellissimo con un sorriso etereo di color perla, la metà sinistra era contorta
in una smorfia grottesca e arrabbiata ed era di un blu più scuro della veste.
«Io sono RaccontaStorie e adesso finalmente il mondo
che avevo fino ad ora immaginato prenderà vita!» gridò la ragazza aprendo il libro.
Alcune pagine volarono fuori e sembrarono riempirsi da
sole di scritte mentre RaccontaStorie iniziava a parlare.
«Tanto tempo fa… no, non va bene. C’era una volta…»
cantilenò l’Akuma mentre sembrava ignorare completamente i tre ragazzi.
«Dobbiamo andare via da qui!» gridò Marinette
prendendo la mano di Alya e Adrien e correndo verso l’uscita del bagno.
L’Akuma continuò a mormorare tra sé e sé e a riempire
le pagine del libro, i tre raggiunsero la loro classe e chiusero la porta con
forza quando si assicurarono che nessuno fosse rimasto fuori.
«Che succede, ragazzi? Dove siete stati?» chiese Nino
preoccupato avvicinandosi a loro.
Marinette riprese fiato per prima e spiegò al resto
del gruppo cosa avessero visto. Nella classe si scatenò il panico come sempre
succedeva quando avveniva un nuovo attacco di un Akuma e ben presto i ragazzi
si chiesero cosa dovessero fare.
«Ovviamente dobbiamo uscire di qui, idioti» sibilò
Chloé dirigendosi verso la porta, Sabrina la seguì in silenzio.
«L’Akuma è là fuori, rischi di imbatterti in lei!»
esclamò Marinette sbarrandole la strada.
Chloé sbuffò alzando gli occhi al cielo e aprì la
bocca per darle una rispostaccia ma Adrien la interruppe.
«Marinette ha ragione, è troppo pericoloso. Per il
momento nascondiamoci qui.» disse in tono ragionevole.
Il resto della classe concordò e iniziò a sbarrare le
entrate per impedire all’Akuma di entrare. Marinette indietreggiò lentamente
verso la porta cercando di non farsi vedere. Se fosse riuscita a uscire avrebbe
potuto trovare un posto per trasformarsi in Ladybug.
«Dove vai Marinette?» chiese Nino andandole incontro.
Marinette si bloccò di scatto e iniziò a pensare ad
una scusa credibile: «Ehm… vado ad avvisare gli altri alunni della scuola di
fare lo stesso, anche loro sono in pericolo.»
Alya si avvicinò a loro e annuì determinata.
«Io vado con Marinette, in due faremo prima.» disse
Alya e le due si diressero fuori prima che gli altri potessero fermarle.
Corsero lungo il corridoio bussando sulle porte e
gridando «Attenti, c’è un Akuma!» prima di entrare nella prima stanza vuota che
trovarono.
Tikki e Trixx uscirono dai loro nascondigli e
guardarono preoccupate le loro padrone.
«Tikki, trasformami!» gridò Marinette e Alya fece
immediatamente lo stesso con Trixx.
Ora trasformate le due eroine si guardarono mentre
pensavano ad un piano.
«Per ora rimani nascosta Rena. Io distrarrò l’Akuma mentre
aspetto l’arrivo di Chat Noir. Tieniti pronta ad intervenire se le cose vanno
male.» spiegò Ladybug.
Rena annuì e diventò invisibile poi entrambe corsero
dove avevano visto per l’ultima volta l’Akuma.
RaccontaStorie era uscita dal bagno e si aggirava per
i corridoi continuando a borbottare la trama della sua fiaba. I fogli che cadevano
per terra si riempivano con velocità preoccupante di scritte. Quando si accorse
dell’eroina RaccontaStorie sorrise crudele.
«Eccoti qui Ladybug! Sei proprio la fatina che stavo
cercando! Dimmi: dov’è quel tuo gattaccio? Ogni buona fiaba ha bisogno di
oggetti magici!» gridò e avanzò can fare tempestoso verso la ragazza.
Sembrava che le sue ali fossero solo decorative perché
si limitava a camminare con passo spedito mentre più fogli cadevano dal grosso
libro e si riempivano di scritte ormai diventate frenetiche.
All’improvviso quando fu abbastanza vicina spalancò il
libro verso Ladybug e una marea di pagine uscirono fuori per attaccarla.
In fretta Ladybug fece roteare il suo yo-yo creando un
vento che disperse le pagine, che però continuavano a roteare impazzite intorno
a lei. Continuò a muovere lo yo-yo e provò ad avanzare verso l’Akuma, cercando di
trovare un’apertura tra la carta per attaccare. Le pagine erano così fitte che
a malapena riusciva a vedere dove fosse RaccontaStorie, sentiva solamente la
sua risata arrivare da davanti a sé.
All’improvviso sentì uno strillo e le pagine si
spostarono verso un nuovo obiettivo.
Chat Noir si limitò a roteare il suo bastone seguendo
l’esempio di Ladybug. Lei sorrise nel vedere il suo partner prima di spostare lo
sguardo sull’Akuma che ormai era completamente concentrata sul gatto.
Ladybug corse verso RaccontaStorie lanciando lo yo-yo
che si avvolse sul braccio che teneva il libro. Tirò lo yo-yo verso di sé e la
fece girare distraendola, RaccontaStorie sembrò perdere la concentrazione e le
pagine caddero per terra.
«L’Akuma deve essere nel libro!» gridò Ladybug.
Chat Noir annuì e attivò il Cataclisma saltando verso RaccontaStorie.
L’Akuma strattonò il braccio con forza facendo perdere l’equilibri a Ladybug che
improvvisamente si ritrovò sulla traiettoria di chat Noir. Il gatto riuscì a spostare
la mano in tempo e mandò in cenere un armadietto invece.
«Mi dispiace Ladybug.» disse Chat Noir atterrando
vicino a lei con un’espressione cupa.
Ladybug si limitò a scuotere la testa. Avrebbe dovuto
trovare un piano per sconfiggere l’Akuma in cinque minuti prima che la
trasformazione di Chat Noir svanisse. Anche se avrebbe potuto sempre contare
sull’aiuto di Rena se non avessero fatto in tempo.
Si preparò a chiamare il suo Lucky Charm ma RaccontaStorie
fu più veloce. Aprì nuovamente il libro verso di loro e fece uscire il solito
fiume di pagine. I due eroi schivarono in tempo ma le pagine continuavano a
seguirli. A un certo punto caddero tutte per terra e quando Ladybug e Chat Noir
si guardarono attorno notarono di essere completamente circondati dai fogli
pieni di scritte.
«Un solo passo e finirete dritti nella mia storia. Ora
datemi i vostri Miraculous!» disse imperiosa tendendo una mano verso i due
eroi.
«Hai un piano Ladybug?» chiese sottovoce Chat Noir.
Ladybug annuì decisa. Se solo avesse potuto richiamare
il suo Lucky Charm sarebbe riuscita a capire come affrontare al meglio
RaccontaStorie.
Fece per alzare la mano per lanciare il suo yo-yo quando
un foglio schizzò in aria avvolgendosi attorno alla sua mano. Ladybug rimase
congelata sul posto, non riuscendo neanche a muovere un muscolo per quanto ci
provasse.
«Ladybug!» gridò Chat Noir ma ormai la ragazza sentì
gli occhi chiudersi contro la sua volontà e si accasciò a terra, inghiottita
dal buio.
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Note dell'Autrice
Salve a tutti, è la prima volta che scrivo su Miraculous spero che vi piaccia e di aver scritto bene i personaggi.
Mi è venuta l'idea ascoltando Love Story di Taylor Swift e il
titolo della storia e dei capitoli sono tratti dalla canzone.
La storia è principalmente sui Ladien ma cercherò di aggiungere scene su tutti i lati del lovesquare.
Al prossimo capitolo!
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