Over the Rainbow

di ClostridiumDiff2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Damiel ***
Capitolo 3: *** 2. Nella pioggia… ***
Capitolo 4: *** 3. Lui e Ombre e Nuove Strade ***
Capitolo 5: *** 4. What shall we use to fill the empty spaces ***
Capitolo 6: *** 05- What shall we use to fill the empty ***
Capitolo 7: *** 6. the Fall ***
Capitolo 8: *** 07 - I wish for you to be free ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


 
L'aria che gli fischiava nelle orecchie.
 Freddo, per la prima volta percepiva il mondo precipitando verso la materia e il dolore.
L'impatto e quella dolore trafiggente alla testa, quel liquido caldo dal forte odore metallico.
Il primo colore che vide fu quella purpurea chiazza che si allargava attorno a lui, spazzata via dalla pioggia.

Le gocce che cadevano incessanti sul suo viso. Il suo respiro che si appannava nell'aria gelida dell'inverno. Il cielo sopra di lui che si allontanava lasciandolo respirare per la prima volta.

Il terreno duro contro la sua schiena, i vestiti inzuppati di pioggia che gravavano sui suoi arti prostrati davanti a tutte quelle improvvise sensazioni nuove.
Un insetto inchiodato al suolo, sanguinante, ebbro di felicità e vivo come non mai.
Voleva assaporare ogni sensazione. Quel dolore, quel gelo che percorreva il suo corpo e anche quel senso di mancanza.
Le ali che erano svanite per sempre. Mai più puro spirito, era dolorosamente materiale, mentre la vita lo scuoteva con forza.
 
 
...
 
 
Quando si destò la luce gli ferì gli occhi.
Percepiva per la prima volta ogni fibra del suo essere.

Rumore di passi, molte persone in bianco volteggiavano attorno a lui.
Angeli in forma umana.

Qualcuno doveva averlo raccolto da terra, un uccellino ferito da accudire e lo aveva portato in quel santuario. Quei luoghi nel tempo avevano assunto molti nomi. Santuario della salute, ospedale.
Dove dolore e speranza si mescolavano come le acque di torrenti in mare.
Chiuse gli occhi e la rivide.

Era sdraiato sotto la pioggia scrosciante, solo, sanguinante e quella visione era giunta da lui, come evocata dai suoi ricordi, bella come un sogno. I capelli ramati le incorniciavano il volto, occhi verdi color di foglia, labbra di rugiada dischiuse. Un intenso profumo di rosa le aleggiava attorno. Era come se in tutta la sua lunga vita avesse inseguito quell'istante, inseguendo quel sorriso. Un paradiso terreno al profumo di rosa canina.
Una ballerina elegante e leggiadra. Il mondo aveva danzato con lei e non importava quanto ci sarebbe voluto, lui l'avrebbe ritrovata.
 
Voleva amare, ridere sorridere e anche urlare forte al vento.
Era caduto, rinato. Quella vita umana era ciò che più desiderava, condividendola con lei.
Se amore avesse risposto...


[ Capitolo Revisionato in data 26.08.2021]

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Capitolo 2
*** 1. Damiel ***


1. Damiel


 
"Credo che la ballerina di cui parli sia parte della compagnia itinerante giunta in città la scorsa primavera"
A udire quelle parole Damiel si illuminò come un bambino, i grandi occhi scuri colmi di speranza. Si raddrizzò sedendosi sul bordo del letto pronto ad accogliere ogni sillaba che l’infermiera stava per pronunciare. La osservava fremente e lei si sentì piangere il cuore sapendo di dover distruggere la gioia di quegli occhi splendenti.
"Mi spiace, sono andati via da settimane e proprio non so dove possano essere adesso..."
Cassie si sentì in colpa, come se avesse distrutto lei i sogni di Damiel, come se avesse scacciato lui la sua dolce fata danzante.

Lui si strinse nel lenzuolo, aveva solo quei vestiti stropicciati. Ora che la speranza sembrava svanita il freddo pareva essersi fatto più intenso.
"Damiel, tu non hai mai parlato con quella ragazza, sei davvero certo di doverla ritrovare?"
Lui sollevò lo sguardo sorpreso. "Non mi ha parlato con la voce, lo ha fatto la sua anima. Era un suono perfetto."
"E questo ti ha fatto cadere?"
Lui le sorrise "È stato bellissimo..."

Cassie gli sfiorò scostò una ciocca di capelli osservando la ferita che gli segnava la fronte pallida. "Anche doloroso..."
Damiel batté le palpebre, era una piacevole sensazione, la preoccupazione. Un cuore ricolmo di calore così vicino al proprio, non aveva mai provato niente di simile. Nei secoli aveva sentito spesso definire l’amore materno, ma percepirlo con la propria anima mortale era tutta un’altra cosa.

Cassie era la sola che lo aveva ascoltato, non giudicando le sue parole.
Per tutti gli altri era un pazzo che la guerra aveva distrutto proprio come aveva devastato ogni altra cosa nella loro povera Europa.
 
Come potevano credere che uno spirito angelico fosse precipitato sulla terra per ritrovare una mortale creatura danzante?  La sua bramosia di immergersi in ogni sensazione della vita, che tanto a lungo aveva solo osservato e trascritto.
Come poteva comprenderlo quel mondo ferito che soltanto desiderava la quieta insensibilità dopo tanto lacerante dolore.
 
La ragazza gli porse una ciotola "Mangia, sei pelle e ossa, devi rimetterti in forza se vuoi partire alla ricerca della tua misteriosa ballerina".
Lui la afferrò e rigirò il cucchiaio nella ciotola assaporando quella zuppa. Ogni sapore era nuovo e delizioso. Damiel sorrise soddisfatto addentando una fetta di pane e ringraziandola ancora una volta.
A Cassie scappò una risata "Sembri così soddisfatto, a differenza di molti altri che si lamentano per tutto..."
Un bimbo felice alla scoperta dei sensi, in un mondo tutto nuovo brulicante, fremente, ricco di stimoli. E quello era niente, oltre quelle quattro mura lo attendeva il suo sentiero dorato dalla meta sconosciuta. Oltre le nuvole, verso l’arcobaleno, verso la sua ballerina danzante.
 

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Capitolo 3
*** 2. Nella pioggia… ***


2. Nella pioggia…
 



Damiel allungò la mano e rimase ad osservare la pioggia scivolargli tra le dita.
Inzuppargli la felpa, percependo i vestiti che gli si incollavano alla pelle.
Non si accorse subito di tremare, non aveva mai provato una sensazione tanto sgradevole.
Il freddo, il disagio aumentava gradualmente.
Sorrise al cielo mentre le gocce delineavano il suo volto.
 
Delle mani lo afferrarono, una sagoma indistinta gli si stagliava davanti, ma la pioggia gli offuscava la vista gli ovattava l’udito.
Gli stavano strattonando le maniche.
Conosceva quei movimenti, riconosceva il tocco di suo fratello.
“Samael…” sussurrò prima che la sagoma svanisse lasciandolo scivolare a terra.
Apparteneva all’immateriale eppure poteva percepire la preoccupazione gravare su di se.
“Damiel… Non riesco ad afferrarti…”
Percepiva la sua voce, non poteva negare di sentirne la mancanza. Era stata una presenza costante nel vento una mano stretta alla propria. Era stato davvero così egoista a desiderare di più?
“Damiel…”
La pioggia continuava a portargli la voce di suo fratello, ma ormai era un mortale tra tanti. Un corpo caldo immerso in mondo che stava affondando.
 
“Damiel!”
Vi era dell’ansia in quella voce. Quando aprì gli occhi vi era una figura a proteggerlo dalla pioggia scrosciante. Riconosceva quel sorriso e quello sguardo ricolmo di preoccupazione.
 
Stava di nuovo volando?
Si sentiva leggero mentre scivolava verso le braccia di Cassie.
Avanzava incorporeo e distaccato. Poteva sentire di nuovo il richiamo di Samael.
Poteva vederlo stagliarsi, una flessuosa siluette di un accecante riverbero di giada.
“Non riesco a trovarti fratello… non riesco a percepirti qua oltre il tempo… E non riesco a vedere le tue ali…”
Damiel si strinse, nonostante il suo spirito fosse lontano dal corpo in quel momento poteva percepire il freddo. Tremava incapace di dar voce alle sue parole.
“La tua essenza mi appare diversa, sei… Diverso…”
Lo sguardo di Samael tradiva disprezzo e orrore. La consapevolezza di qualcosa che aveva a lungo cercato di ignorare. “Sei mortale, il tuo corpo soffre, sei debole, malato… Che cosa hai fatto alle tue meravigliose ali.. Tu sei caduto…”
 
Ti prego non odiarmi…
Ma Samael aveva lasciato di nuovo la presa e Damiel stava di nuovo scivolando verso il suo corpo.
Sapeva dare un volto a quella sensazione, dolore.
 
Si svegliò madido di sudore, Cassie lo osservava. “ Perché te ne stavi sdraiato nella pioggia… Ti è salita la febbre… Devi avere più cura di te stesso…”
Non pensavo che percepire il mondo potesse essere doloroso e bellissimo al tempo stesso…

 

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Capitolo 4
*** 3. Lui e Ombre e Nuove Strade ***


3. Lui e Ombre e Nuove Strade


 
Cassie osservava lo strano ragazzo seduto sul letto intento ad osservare con sguardo sognante il mondo oltre la sua finestra. Il mondo che era pronto ad esplorare con sguardo puro pronto ad accogliere ogni luogo con meraviglia.
 
Cassie si sentiva a disagio all’idea di lasciarlo andare da solo, sapeva che non avrebbe potuto proteggerlo per sempre ma si sentiva in obbligo di provarci, così avanzò verso di lui.
Damiel stava indossando delle scarpe, le sue nuove scarpe che il suo vecchio compagno di stanza gli aveva donato. Erano vecchi scarponi logori ma lui li osservava incuriosito e felice. Come se potessero essere le più belle scarpe del mondo.
Uno degli inservienti invece gli aveva dato un pesante cappotto nero, non sopportava all’idea che uscisse in quel gelido inverno con indosso che la sua pelle e poco altro.
Invece l’anziano Dottor Sacks gli aveva lasciato il suo cappello, una bombetta nera un po’ consunta, Damiel la teneva poggiata in un sacco dove aveva messo tutte le sue cose. Una scatola di latta contenente tutti i ritagli che parlavano della ballerina e del suo circo di creature stravaganti. Bottoni, un pezzetto di stoffa color bottiglia come gli occhi della dolce ballerina. Una piuma nera come l’inchiostro e una bianca come l’avorio dai riflessi dorati.
Diceva che erano cose che gli ricordavano il passato ma anche la meta che si era prefissato di raggiungere.
 
Cassie si sedette accanto al ragazzo, prese il cappello e glielo pose sulla testa.
“Ho una cosa da dirti mio piccolo angelo” gli disse sfiorandogli il polso e giocherellando con il bottone della sua camicia. “Vorrei offrirti il mio aiuto per la tua ricerca, ho la possibilità di prendermi una piccola pausa dal lavoro e… Vorrei aiutarti, se me lo consentirai”
Vi era incredulità nei grandi occhi scuri di Damiel, ma anche gioia, quella splendente felicità che attirava ogni anima che orbitava attorno a lui. Come se persino la luce volesse avvolgerlo per illuminarne i movimenti. “Ne sarei davvero felice”
 

 
Non era solo luce che danzava attorno al giovane angelo caduto, tra le ombre si muoveva una figura. Le sue ali nere vibravano, i suoi capelli bianchi come la neve e occhi di cristallo che tradivano la tristezza del suo sguardo. L’angelo Samael sentiva il suo corpo farsi sempre più pesante mentre osservava il fratello nella sua vita mortale. Odio e dolore si mescolavano. L’esistenza aveva assunto un sapore amaro senza di lui. Lo rivoleva indietro e avrebbe trovato il modo di strapparlo a quel corpo portale per riportarlo da lui, all’eternità.

 

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Capitolo 5
*** 4. What shall we use to fill the empty spaces ***


4. What shall we use to fill the empty spaces



 
Cassie chiuse la porta, si tolse la giacca e la appese all’appendiabiti.
“Mi spiace che non ci sia molto spazio, io… Non ho molto da offrire…”
Si sentiva imbarazzata del suo piccolo appartamento ma Damiel le sorrise prendendole la mano. “È meravigliosa!” La genuina felicità dell’angelo rese Cassie orgogliosa del suo nido.
Aveva librerie in tutte le stanze. Ogni angolo era una perfetta nicchia per raggomitolarsi a leggere. E quel salotto sembrava illuminato di nuova luce ora che Damiel si era seduto in salotto.
E fu mentre lo osservava che ebbe la consapevolezza di non aver effettivamente un letto in cui ospitarlo. Non voleva dirgli di dormire sul divano, anche se probabilmente a lui non sarebbe dispiaciuto più di tanto. Ma Cassie si sentiva una persona orribile.
“Senti… Se ti dicessi che ho un solo letto e che ho poco altro da offrirti avresti brutti pensieri?”
Il candore di Damiel era maledettamente disarmante.
“Perché dovrei?”
Cassie rise e gli indicò la porta “Quindi se ti propongo di dormire assieme perché il mio divano è troppo piccolo per te e pieno di molle… Tu non penseresti che sono una poco di buono?”
 
Damiel sbatté le palpebre e Cassie si ricordò con chi stesse parlando.
Gli mostrò la stanza e poi ricercò nel cassettone qualcosa che potesse indossare, quando si voltò sobbalzò perché Damiel si era già tolto buona parte dei vestiti.
“Potevi aspettare un momento, vorrai i tuoi spazi”
Lui la osservò confuso “Non mi vergogno con te sei… come una mamma. È come se mi avessi visto nascere nella mia nuova vita umana”
Cassie ridacchiò imbarazzata e sgattaiolò fuori dalla stanza.
Per un attimo ebbe l’impressione di vedere un’ombra oltre la finestra, una figura pallida slanciata. Il viso malinconico, i capelli candidi come la neve. Ma nel tempo di un battito di ciglia era scomparsa. Lo sguardo corse lungo il corpo di Damiel, al come lo mostrasse senza timore al mondo e si vergognò dei propri pensieri, era veramente un angelo caduto.
 
 
….
 
 
Samael rimare tra le ombre, mentre il corpo umano di Damiel si mostrava davanti ai suoi occhi, inconsapevole. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle spoglie mortali.
Per un secondo i profondi occhi scuri di Damiel corsero nella sua direzione.
Il freddo, la pioggia, il mondo dei mortali stava iniziato a divenire sempre più reale.
 

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Capitolo 6
*** 05- What shall we use to fill the empty ***


05- What shall we use to fill the empty
 



Cassie osservò con aria sconsolata il vuoto lasciato dal grande tendone da circo.
“Mi dispiace…” annaspò davanti alle spalle di Damiel che si incurvavano dalla tristezza.
Era come se il cielo stesso si incurvasse assieme a lui.
“L’ho persa…” sussurrò l’angelo osservando il vuoto.
“Non dirlo… è solo rimandato il vostro incontro…”
Damiel si strinse mentre il freddo gli penetrava nel petto come una pugnalata “Io… Ero certo che lei sapesse, che mi avesse visto quel giorno quando sono caduto e che mi avrebbe aspettato perché… sapeva che sarei arrivato…Perché mi aveva sfiorato come io avevo sfiorato lei… E invece…”
Cassie voleva dire qualcosa, ma non trovava le parole per consolarlo.
Ogni cosa che le passava per la mente non era di alcun aiuto, non voleva finire per rattristarlo ancora di più e nemmeno spazzare via quell’aura di purezza che ancora sembrava così vivida in lui.
Però negare la realtà non sarebbe ugualmente servito. La compagnia si era definitivamente sciolta e non aveva idea di come avrebbe potuto trovare la ballerina che il suo giovane angelo stava cercando tanto disperatamente.
 
“Non puoi ritrovarla… Lei è polvere da molto tempo…”
Una voce riecheggiò nello spazio vuoto spezzando il silenzio. Damiel si voltò e sussultò sorpreso.
Suo fratello lo osservava, suo fratello Samael reale quanto Cassie, con lunghi capelli candidi come la neve, occhi di cielo e un’aria pallida e diafana, ancora troppo legato allo spirito ma non più così impalpabile.
“Samael tu…”
La consapevolezza di quel che l’altro angelo aveva fatto lo colpì come le parole che aveva pronunciato.
“Stai inseguendo un fantasma, la ragazza che ti ha fatto cadere è vissuta molte lune fa… L’hai incontrata in questo stesso luogo ma non in questo tempo. È durata così a lungo la tua caduta come anche la mia ricerca… Ero smarrito ma poi ho sentito il suono della tua risata e sono disceso per te… Per riportarti da me, al luogo a cui appartieni…”
 
Damiel non seppe perché arretrò quando l’altro avanzò verso di lui e Cassie di istinto si frappose tra i due. “Chi sei? Lo Stai spaventando con tutte queste assurdità”
Lo sguardo di Samael fiammeggiò “Allontanati creatura mortale, non lo tratterrai lontano da me, noi siamo destinati a passare assieme questa eternità, siamo le due parti di una stessa cosa…”
Damiel arretrò “Samael io… Non voglio tornare nell’eternità… Non puoi obbligarmi o minacciare Cassie…”
 
Un vento sferzante colpì Damiel cose uno schiaffo, chiuse gli occhi e cercò di proteggersi il volto. Cassie urlò, l’angelo caduto invocò il suo nome ma una stretta gli si serrò al polso e Samael lo scosse con forza. “Ti ho osservato e… Questo involucro mi ha fatto cadere e mi ha spinto a cercare una forma mortale per poterti afferrare… Per questo devi tornare all’immortalità con me. Questo distacco…”
Damiel annaspò e Samael strinse la presa smarrendosi per un attimo nei grandi occhi scuri dell’altro. Le sue ali d’avorio lo avvolsero.
“Sei caduto sulla terra per l’ombra di uno spettro… Dimenticando che tu mi appartieni, tanto quanto io appartengo a te…”
Damiel percepì in lontananza la voce di Cassie che invocava il suo nome, poi le labbra di Samael premettero contro le sue. Damiel percepì un forte senso di disagio mentre l’altro cercava di insinuarsi approfondendo forzatamente quel contatto. La mano libera scorreva lungo la sua schiena sforando i segni che le sue ali perdute avevano lasciato. “Per te sono caduto, per questa ossessione, per questo desiderio di averti”
 

 

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Capitolo 7
*** 6. the Fall ***


6. the Fall
 
 

 
Damiel non ricordava che Samael avesse tanta forza, il suo disagio aumentava mentre la stretta gli si serrava attorno. Cercò di divincolarsi ma l’altro era accecato, troppo bramoso.
Quando le lunghe gelide dita di Samael scivolarono sui suoi fianchi una morsa gli si attanagliò alle viscere, era panico? Paura? Così Damiel reagì d’istinto e lo morse alla spalla con tutte le sue forze.
 
Samael gridò furente e lo spinse via con forza. L’impatto con la roccia gli strappò via l’aria dai polmoni.
Samael avanzò, incapace di ragionare. Afferrò Damiel per la gola e lo strinse.
Sentiva la sua energia fluire in lui, la paura di suo fratello, le sue forze da debole umano.
Si vide riflesso nei suoi gradi occhi scuri, sempre più spenti e vuoti.
“Ti prego…. Smettila…” lo supplicò Damiel con un. Filo di voce.
Samael poteva vedersi, come una presenza opprimente che incombeva sull’altro, prosciugandolo di ogni forza. Avrebbe voluto desiderare di fermarsi ma era ossessionato da quella bramosia, voleva farlo suo e non gli importava di nient’altro.
 
 
Damiel cercò di afferrare ogni respiro mentre il mondo sbiadiva, stretto dalle gelide dita di Samael. Era quella la morte? Un’opprimente sensazione di compressione?
Non credeva che l’amore potesse essere così dolorosa.
 
Amore…
 
Quella parola non gli evocava l’immagine della ballerina che tanto aveva desiderato, ma rivedeva il sorriso gentile di Cassie, sentiva le sue labbra premergli sulla fronte, le sue mani che lo carezzavano, scostandogli i capelli dal volto. Come il suo sguardo carico di preoccupazione e la sua voce che lo abbracciava. “Penso io a te mio piccolo angelo…”
 
Era quello l’amore? Non un ricordo illusorio, ma amorevoli cure, affetto incondizionato.
 
La presa di Samael si allentò, e l’aria tornò con forza nei suoi polmoni.
Damiel tossì mentre Samael crollava a terra privo di sensi.
Damiel si massaggiò la gola e Cassie si precipitò al suo fianco.
“Presto, l’ho steso ma dobbiamo andare… Non credo che il mio colpo possa averlo messo fuorigioco per molto…”
 
 

 
 
Tornare all’ospedale a Cassie sembrò la cosa più sensata da fare. Samael di certo sapeva dove viveva e Damiel doveva essere curato. Osservò piena d’ansia i segni sulla sua gola del suo angelo, c’erano dei brutti lividi viola la dove quell’essere lo aveva stretto.
“Non riesco a credere a quanto ho visto, aveva davvero le ali e… stava per…” sussurrò lei applicando un balsamo sulla pelle ferita di Damiel.
Lui la osservava con i grandi occhi scuri, lei ricambiò lo sguardo. “Per un attimo avevo temuto che ti avesse…” Aveva il ragazzo afflosciarsi a terra, il suo sguardo affievolirsi come una candela.
“Grazie… Di tutto…” sussurrò Damiel con voce spezzata.
Cassie non riuscì a frenarsi e lo abbracciò lasciandosi andare le lacrime. “Credevo che ti avrebbe…” singhiozzò incapace di terminare la frase.
 
Damiel chiuse gli occhi e si abbandonò. Era disceso sulla terra, cadendo nella vita per assaporare l’amore di quell’abbraccio, ora gli era chiaro.
 

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Capitolo 8
*** 07 - I wish for you to be free ***


07 - I wish for you to be free




Damiel se ne stava rannicchiato sotto le coperte, cecando di scacciare via quel senso di sporco che percepiva sulla sua pelle.
Aveva supplicato Cassie di accompagnarlo ai bagni del reparto, lei gli aveva portato il necessario e aveva tentato di lasciarlo solo, di concedergli spazio ma lui la aveva afferrata.
La ragazza non aveva celato il suo imbarazzo quando le aveva chiesto di aiutarlo a spogliarsi ma quando aveva visto la sua pallida pelle segnata dal potere di Samael era rabbrividita e ogni cenno di disagio era scomparsa.
Lo aveva aiutato cercando di rinfrancarlo ma lui, nonostante tutto si sentiva ancora sbagliato, contaminato, violato. Non tanto dal bacio di suo fratello quando dalla compenetrazione della sua energia. Era come se risuonasse ancora nella sua mente, come un fortissimo odore di morte e metallo rovente che gli premeva contro la mente.
Non capiva, avevano trascorso assieme l’eternità, come poteva aver agito in quel modo, non curandosi delle sue suppliche.
Percepì la presenza di Cassie, la ragazza gli sedette accanto. Lui sentiva lo sguardo di lei gravare come un macigno sulla propria schiena.
Le mani di lei si posarono sulle sue spalle, massaggiando cercando di sciogliere i nodi della tensione che lo aggrovigliavano sotto quella pesante coperta.
Lei lo strinse e si rannicchiò assieme a lui sotto le coperte.
Sapevano che quel rifugio non sarebbe potuto durare per sempre, che quelle povere mura non avrebbero potuto difenderlo ancora a lungo da una creatura potente come Samael, ma in quel momento desideravano credere che quell’involucro di lana che componeva il loro nido potesse ripararli da qualsiasi cosa.

________________

Cassie si accorse di aver trattenuto il respiro finché non lo vide seduto sotto all’albero.
Damiel era seduto sul prato, giocherellando con una mela appena caduta.
Lei sentì le lacrime di felicità premere e le scacciò rapide.
Quando si era svegliata senza trovarlo con lei aveva temuto che Samael glielo avesse portato via, incatenando il suo dolce angelo, divorandolo.
Così gli sedette accanto e allungò una mano per passargli le dita tra i capelli.
“Stai bene? Sento che sei triste…”
Lei lo sentì rilassarsi sotto le sue carezze, aveva ragione, percepire il suo corpo caldo gli aveva riportato alla mente sensazioni dimenticate. Rimaste seppellite in una fossa, una trincea nemica ricolma di giovani vite spezzate, compresa quella del suo futuro sposo.
Questo gli aveva lasciato la guerra, un letto vuoto e una lastra di freddo marmo inciso in un ossario.
“Ho conosciuto la persona con cui pensavo avrei passato il resto della mia vita sotto un albero come questo, eravamo dei bambini e lui mi regalò un fiore. Me ne dette uno anche prima di partire per la guerra… Dovevamo sposarci e invece… è morto sul fronte…”
Damiel si si voltò per abbracciarla. Avrebbe voluto aggiungere che glielo ricordava moltissimo e che la prima volta che lo aveva visto, con quei suoi grandi occhi scuri smarriti, così simili a quelli del suo dolce Johan, aveva sperato che forse il cielo avesse voluto riportargli quel fiore profumato che aveva portato gioia e colore nella sua vita da quel primo magico incontro.
Guardare Damiel le faceva sperare che l’universo finalmente le avesse restituito qualcosa dopo averle portato via tanto. Ma non voleva pressare quella piccola creatura, non voleva muovergli violenza, non come quella creatura malvagia di Samael così si concentrò sul battito del suo cuore. “Mi dispiace Cassie della tua perdita… Però ora tu hai me… E io ho te…”

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