Tu non sei Ryo

di EleWar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hojo racconta ***
Capitolo 2: *** Io aggiungo ***



Capitolo 1
*** Hojo racconta ***


Salve a tutti e ben ritrovati.
Questa che vi propongo è veramente una storiellina semplice semplice, senza alcuna pretesa. Nasce da un tarlo che mi ha da sempre accompagnato, principalmente da dopo aver letto il manga, ed è frutto di un ‘delirio a due’ condiviso una sera con la cara tinettichan.


AVVERTENZE!!!
Il primo capitolo è raccontato da Hojo e i dialoghi sono stati presi pari pari dall’edizione Panini; Il nome Silver Fox dall’anime e Volpe Argentata dall’edizione Star.
Il secondo capitolo invece è tutto mio XD, una sorta di what if-missing moment.

Direi che ti vi ho tediato abbastanza, quindi… Buona lettura



Cap. 1 Hojo racconta
 
  
Ed eccola lì, Kaori Makimura, seduta sul divano del suo appartamento, sicura, soddisfatta e inconsapevolmente bellissima come sempre; rilassata e leggermente sbracata, le lunghe gambe accavallate e inguaiate nella tutina da combattimento, abbrancata al fucile mitragliatore come fosse il suo miglior alleato, e non a tutti i torti!
 
Reduce dallo scontro con Silver Fox, ora si sta godendo il suo momento di gloria, alla facciaccia di Ryo, che non aveva accettato di proteggerla perché…
 
Qualche giorno prima si era ripresentato il criminale conosciuto col nome di Silver Fox, che dopo aver scattato delle foto di nascosto a Kaori, ed averle tra l’altro messe in vendita nell’angolo dedicato alle idols, aveva attentato alla sua vita, o meglio, aveva lanciato un semplice avvertimento ai due City Hunter, sparando al tacco della scarpa della ragazza; e la sweeper, per questo, sarebbe rovinata a terra, se Ryo, con cui stava giusto litigando anche in quel momento, non l’avesse afferrata appena in tempo.
 
A quel punto Ryo si era spaventato a morte, perché vedendola cadere, e soprattutto avendo udito chiaramente, nonostante il caos della città, il click di un grilletto, aveva creduto che l’avessero ferita; era andato letteralmente fuori di testa.
Solo allora aveva preso sul serio le parole di Kaori che, già da un po’, gli stava dicendo di essersi sentita spiata e pedinata.
 
E così poi, alla stazione di Shinjuku, avevano trovato l’inequivocabile XYZ di Silver Fox che chiedeva un incontro con City Hunter; quella volta Ryo era voluto andare da solo, subodorando puzza di guai, ma Kaori l’aveva seguito ugualmente, di nascosto, ed entrambi avevano scoperto che il sedicente killer, per rifarsi dell’umiliazione subita la volta prima, proponeva a Ryo una sfida: lui avrebbe tentato in tutti i modi di uccidere la sua donna, Kaori, e Ryo avrebbe dovuto impedirglielo.
 
E mentre la ragazza andava in brodo di giuggiole al solo pensiero di essere considerata la fidanzata di Ryo, il socio aveva subito messo in chiaro che no, quella non era la sua donna, e che Volpe argentata si stava sbagliando, e di grosso.
 
Kaori, sicura che Ryo non l’avrebbe abbandonata, gli aveva chiesto di proteggerla, ma lui aveva rifiutato dicendo che non ce n’era motivo dal momento che non stavano insieme, e che quindi Silver Fox aveva preso un abbaglio; anzi, lo sweeper c’era anche andato giù duro, suggerendole di concedersi a lui, come qualsiasi altra cliente, cosicché lei l’avrebbe pagato in natura, e così facendo sarebbe anche diventata a tutti gli effetti la sua compagna.
Era stato di proposito un villano e uno spudorato, con l’intento di schifarla e magari farla scappare a gambe levate.
Ma Kaori, da sempre innamorata di lui, era stata sul punto di accettare, salvo poi scoprire che lui la stava prendendo bellamente in giro, ridendole in faccia e ribadendo che sarebbe stato comunque impossibile combinare, perché lei era, e sarebbe sempre stata, l’unica donna incapace di eccitarlo sessualmente.
 
Non contento, le aveva anche proposto una sorta di sfida nella sfida: se lei fosse riuscita ad eccitarlo, lui avrebbe accettato di proteggerla e tutto il resto.
La solita mega martellata non era mancata, ma davvero Ryo aveva esagerato… come sempre.
 
Forse l’aveva fatta apposta, tutta quella scena riprovevole, avendo intuito che loro due erano spiati da Volpe Argentata, abbarbicato alla facciata del loro palazzo, poco sotto le finestre dell’appartamento.
Sta di fatto che aveva, per l’ennesima volta, ferito la povera Kaori la quale, nonostante tutto, aveva accettato la sfida e si era umiliata davanti a lui, producendosi in movimenti sensuali a suon di musica, con la scusa di voler fare aerobica nella stanza del socio; l’uomo effettivamente si era eccitato, ma poi era riuscito a nascondere la cosa e anzi, le aveva fatto credere che quello che spuntava da sotto il lenzuolo, fosse un palloncino bislungo che lui aveva gonfiato per farle uno scherzo.
Anche in quell’occasione la ragazza si era giustamente infuriata, ed era uscita dalla camera in preda alla rabbia, non prima di avergli ficcato in bocca il palloncino in questione.
 
Ryo, in ogni caso, era preoccupato, anche se non lo dava a vedere, meno che meno a Kaori; perché lei era realmente in pericolo, e lo sarebbe sempre stata se avesse continuato a vivere accanto a lui.
Per il momento doveva cercare di convincere Volpe Argentata che loro due non stavano insieme, che lei non era la sua donna, e l’aveva addirittura lasciata uscire di casa senza scorta, per depistare il killer: se fosse stata realmente la compagna di Ryo Saeba, questi, sapendo che un assassino era sulle sue tracce deciso ad ucciderla per rappresaglia, non l’avrebbe lasciata sola un momento, e invece…
 
Ma poi la socia, girando distrattamente per la città, si era ritrovata a salvare un ragazzino che era finito in terra, cadendo dalla bicicletta, e che rischiava di finire sotto ad un furgone.
All’inizio era riuscita a scansarlo ed evitargli di essere investito, ma quando subito dopo era sopraggiunta una macchina a forte velocità, la sweeper, prevedendo che non sarebbe riuscita a metterlo e a mettersi in salvo nuovamente – visto che nella caduta si era fatta male alla caviglia – si era raggomitolata sul ragazzino, cercando di parargli più possibile la botta.
Per fortuna Ryo, che la stava seguendo passo passo, provvidenzialmente, con un colpo di pistola sparato sulle leve della cabina di pilotaggio di una gru in azione in un cantiere lì vicino – a cui era attaccata un’enorme palla di ferro da demolizione – aveva impedito la tragedia, facendo cadere la suddetta palla sul cofano dell’automobile, bloccandone la folle corsa.
 
Silver Fox, di fronte all’atto di coraggio della ragazza, si era convinto che lei fosse realmente la degna compagna di Ryo, perché solo una donna di quella pasta avrebbe potuto fargli da assistente, e si era detto che sì, avrebbe proseguito nel suo piano criminoso.
 
Ryo, dal canto suo, ripensando a Kaori stesa in terra, in una posa involontariamente sexy, si era turbato a tal punto da eccitarsi, vergognandosene subito dopo; e anzi, tradito dal suo stesso corpo, si era detto che no, no non dovevano succedere certe cose.
Peccato che Kaori non fosse lì a vedere!
 
Del resto la socia, intuendo che la palla, da sola, non si sarebbe potuta abbattere così sulla macchina senza che Ryo fosse intervenuto in qualche modo, era corsa a casa per raccontargli la sua avventura.
Se non l’avesse trovato avrebbe potuto continuare a sperare che fosse stato lui, forse.
Purtroppo, però, lo aveva trovato nudo, seduto sul letto, intento a pettinarsi, come se fosse uscito quel minuto dalla doccia e appunto mai uscito di casa.
 
E poi la situazione era precipitata.
 
Ryo, per depistare Volpe Argentata, aveva preso ad uscire, un appuntamento dietro l’altro, con ragazze sempre diverse, anche durante la stessa sera; Kaori, invece, ancora illudendosi che lui la volesse proteggere ugualmente, lo seguiva nascostamente, fino a quando, scorata, non era entrata nel suo stesso locale e, seduta ad un tavolino del bar, si era messa a bere, in preda alla disperazione.
 
Silver Fox aveva raggiunto telefonicamente Ryo, sfidandolo ancora e provocandolo: aveva capito il suo gioco e avrebbe ucciso lo stesso Kaori, tanto che un secondo dopo, sul viso della ragazza, era apparso il puntino rosso di un laser di puntamento.
La socia, che ignara stava sorseggiando il suo drink, non si era accorta di niente, e Ryo, vedendo che era stata presa di mira, si era gettato su di lei gridandole:
 
“Non stare lì impalata, idiota!” buttandola a terra.
 
Lo sweeper aveva poi sparato nella direzione da cui proveniva il sottile filo rosso del laser, e cioè verso una tenda poco distante, ma quando era andato a controllare, aveva scoperto che si trattava solo del puntatore e basta.
 
Volpe Argentata, soddisfatto, aveva detto a Ryo, attraverso al walkie talkie che gli aveva fatto trovare insieme al puntatore laser, che ormai non aveva più dubbi in proposito: quella era la sua donna e lui l’avrebbe uccisa.
 
Fuori dal locale, Ryo e Kaori si erano trovati a discutere in merito all’accaduto e, severamente, lui le aveva detto:
 
“Sei davvero una buona a nulla… Sei rimasta lì imbambolata al tavolo, senza neanche renderti conto che avevi un puntatore a raggi infrarossi sparato in faccia. Non riuscirai mai a sopravvivere, in un mondo come questo…”
 
Kaori, a quel punto, aveva spalancato gli occhi incredula, sia per le parole che aveva appena udito, sia per la durezza con cui Ryo le stava parlando; piccata nell’orgoglio gli aveva allora risposto:
 
“Ma… ma che vuoi da me?! Mica tutti possono essere bravi come te, scusa!”
 
“Se Makimura fosse ancora vivo, non avrebbe mai commesso un errore così grossolano!” aveva quindi sentenziato il socio.
 
Kaori era trasalita; cosa stava cercando di dirle?
 
A disagio gli aveva chiesto:
 
“Mi stai per caso dicendo che… che non mi vuoi più come tua assistente?” e di fronte al suo mutismo ostinato aveva aggiunto: “Dai… smettila di scherzare! Se me ne andassi davvero tu…” ma non aveva terminato la frase, bloccata dal suo atteggiamento distaccato e intransigente, e vedendo che i suoi peggiori timori si stavano concretizzando, gli aveva quasi urlato:
 
“Ti scoccia così tanto proteggermi?! Allora per te sono solo una zavorra?!”
 
Ma lui – che nemmeno la stava guardando negli occhi, mollemente appoggiato alla parete – aveva continuato ad armeggiare con la sua pistola, svitandone il silenziatore usato dentro il locale.
 
Ryo si era chiuso in sé stesso, non aveva aggiunto altro, taceva in un silenzio greve e opprimente; allora Kaori era esplosa con un:
 
“Ho capito!”
 
Ed era poi scappata via in preda alla disperazione, ferita nel suo orgoglio.
 
Quello che non aveva fatto la beffa sessuale, lo aveva fatto quell’aspro rimprovero.
Poteva accettare tutto, anche di essere continuamente irrisa perché poco femminile, perché non abbastanza donna per il grande stallone di Shinjuku, scambiata per un travestito o mezzo uomo…
Ma essere tacciata di incapace, e inadatta a fare il mestiere di sweeper, era davvero troppo per lei!
E non era consolante pensare che, se non era sufficientemente brava nel suo mestiere, era per colpa del suddetto socio, parco d’insegnamenti e ancor peggio d’incoraggiamenti, e che quello che aveva imparato era frutto di tutti i suoi personalissimi sforzi.
Kaori voleva essere come suo fratello Hideyuki: brava come lui.
 
Non appena Kaori era scomparsa alla vista del grande Ryo Saeba, costui aveva sparato un colpo in aria: sapeva che Volpe Argentata li stava tenendo sotto tiro col suo fucile, sopra di loro dal tetto del palazzo, e lo sweeper lo aveva perfino colpito di striscio sulla guancia.
Il killer però, soddisfatto, aveva esclamato:
 
“Finalmente ti sei deciso ad accettare la mia sfida…”
 
Kaori si era rifugiata a casa del Professore, dove un’irridente Kazue Natori si era divertita un po’ a prenderla in giro e a flirtare con Ryo, quando questi era andato lì per accertarsi che la socia stesse bene.
Nel giardino della villa, la sweeper aveva origliato la discussione fra il Doc e il socio, il quale, accortosi di lei nascosta dietro ai cespugli, con l’intento di farsi sentire aveva risposto al suo mentore, che gli stava chiedendo il motivo per cui l’avesse licenziata:
 
“Perché quella stupida si è innamorata di me, e non mi lascia in pace un attimo!”
 
Poi, dopo una pausa ad effetto, aveva aggiunto:
 
“Quindi si aspetta che sia io a proteggerla, anziché difendersi da sola!”
 
E ancora:
 
“Ora che è venuta qui, rischia di mettere in pericolo anche voi!”
 
Quindi, per farla infuriare e costringerla ad allontanarsi definitivamente da lui e dal loro mondo marcio, aveva rincarato la dose, tuonando in aggiunta:
 
“Una tipa che perde tempo dietro a un uomo, anziché pensare alla propria incolumità… non ha la stoffa per essere l’assistente di City Hunter!”
 
E Kaori era fuggita nuovamente, in preda ad una rinnovata rabbia, pensando:
 
Hai calpestato il mio orgoglio di donna!
 
Non prima di avergli scaraventato in testa un macigno, giusto per scaricare un po’ la tensione.
 
Ma il professore aveva voluto sapere da Ryo il vero motivo di quella rottura, ora che Kaori se ne era andata, perché anche il vecchietto aveva percepito la sua presenza e sapeva che lei li aveva seguiti per sentire la loro conversazione.
E lo sweeper si era deciso a rispondere così:
 
“La verità è che ho commesso un errore da dilettante davanti agli occhi di Kaori… per ben due volte. Ho pensato erroneamente che il proiettile che le aveva spezzato il tacco, avesse in realtà colpito Kaori…” riferendosi alla prima volta.
 
Poi, raccontandogli dell’episodio dentro il locale:
 
“…così ho sparato, cadendo nella trappola del mio avversario. Normalmente non commetterei mai un errore così madornale!”
 
Il professore aveva ribattuto:
 
“Un errore davvero inconsueto per te… si vede che avevi perso la testa. Mi chiedo perché… ma immagino che tu già conosca la ragione!”
 
L’anziano aveva capito già tutto, e cioè che anche Ryo era innamorato di Kaori, e il solo pensarla in pericolo l’aveva distratto a tal punto, che non era più stato in grado di affrontare la situazione con il suo proverbiale sangue freddo.
Questo indeboliva lo sweeper, e riproponeva il problema di non dover provare sentimenti di sorta per nessuno, per non essere vulnerabili e non esporre sé stesso e le persone amate alle rappresaglie dei nemici; pertanto Saeba aveva decretato:
 
“Io proteggerò Kaori da quel bastardo! Dopodiché, le dirò addio!”
 
Sarebbe stato il finale perfetto, se non fosse sopraggiunta trafelata l’infermiera Kazue, ad avvertire che Kaori era stata in armeria e aveva fatto incetta di armi e munizioni.
Eh, sì, perché poi aveva sfidato lei stessa Silver Fox ad un duello.
Se Ryo non l’avrebbe protetta, convinto per di più che non fosse una degna partner di City Hunter, allora se la sarebbe sbrigata da sola, dimostrandogli che si sbagliava su tutta la linea.
 
Kaori aveva lasciato un messaggio a Volpe Argentata su di un tabellone appeso allo Studio Alta, in cui gli dava appuntamento nell’area bonificata D della baia di Tokyo.
La ragazza era agguerrita più che mai e, forte degli insegnamenti di Umibozu, maestro indiscusso delle trappole, era sicura di battere quella dannata volpe; magari non era precisa con la pistola, ma con i lancia razzi e i bazooka, la possibilità di errore era davvero risibile.
 
Anche Ryo aveva letto il messaggio e si era detto:
 
Uff, quanto mi dai da pensare, Kaori…
 
Poi, amaramente, ma ormai irremovibile nella sua decisione, aveva aggiunto:
 
Ma almeno… una volta chiusa la faccenda, non dovrò più preoccuparmi per te…
 
 
Nel frattempo si era fatta sera e, nel posto stabilito per il duello, Kaori si era disposta ad aspettare Silver Fox a bordo di una ruspa, imbracciando un fucile mitragliatore.
Era tesa ma decisa: non ne andava della sua stessa vita, ma anche della sua reputazione di sweeper; doveva vincere e riscattarsi di fronte a Ryo.
 
Che poi, effettivamente, Ryo si era presentato lì da lei, suggerendole di deporre le armi e di lasciar perdere, che se ne sarebbe occupato lui di Volpe Argentata. Era stato gentile e comprensivo, e se all’inizio Kaori era stata presa in contropiede dall’atteggiamento inconsueto del socio, poi aveva reagito sfoderando un reggiseno e sbandierandolo sotto i suoi occhi.
Ryo, prevedibilmente, aveva fatto mokkori e anzi, al colmo dell’eccitazione, le aveva pure chiesto di regalarglielo.
Quella era stata la prova regina: il tizio davanti a lei non era Ryo Saeba perché, a detta di Kaori, l’originale non avrebbe avuto quella reazione spropositata davanti alla sua biancheria intima.
Infatti gli aveva gridato:
 
“Nonostante il nome che porti, sei piuttosto maldestro nei travestimenti!”[1]
 
A quel punto, Kaori gli aveva sparato una raffica di proiettili, che l’uomo aveva abilmente schivato con un balzo all’indietro, e strappandosi la maschera dal viso e mostrandosi completamente a lei, con tanto di capelli e cresta da punk color argento, le aveva risposto:
 
“Complimenti per la tua perspicacia! Ma arrivare a sfidarmi, una tiratrice scarsa come te… mi sembra un po’ spericolato!”
 
Ma Kaori, per niente impressionata, aveva sfoderato un bazooka e, imbracciatolo con disinvoltura, aveva ribattuto:
 
“Vedrai che con questo riuscirò a centrarti lo stesso, anche se sbaglio un po’ la mira”.
 
E aveva fatto fuoco.
 
Da lì era stato il delirio: a colpi di bazooka, Kaori aveva messo in fuga il criminale che, fuggendo, era riuscito a mala pena a scampare alle numerosissime trappole disseminate nell’area dalla ragazza.
Quando poi la sweeper, galvanizzata, gli aveva annunciato di essere sicura del fatto suo, dal momento che era stata allieva del famigerato Umibozu, Silver Fox si era visto perso.
 
Fra campi minati, bombe, tronchi di legno sbucanti dal terreno, rastrelliere di acuminati bambù, il killer non aveva avuto nemmeno il tempo e il modo di difendersi, e alla lunga sarebbe stato sconfitto.
Ryo, che controllava la situazione da un’altura poco distante, di fronte a quella scena apocalittica che la sua socia era stata in grado di mettere su, aveva esclamato:
 
“Mi sa che per un po’ starò a godermi lo spettacolo”.
 
Ad un certo punto, ferito e lacero, Volpe Argentata era arrivato al bordo di un precipizio, con Kaori che lo fronteggiava a pochi passi; credeva di essere fuori dalla portata delle trappole e aveva apostrofato così la ragazza:
 
“Maledetta bastarda… come hai osato farmi quest…” ma non era riuscito a finire la frase che la maledetta bastarda in questione lo aveva bersagliato con una raffica di mitra, giusto per spaventarlo un po’.
 
Gli aveva detto:
 
“Allora? Le trappole ti hanno fiaccato, e non penso che tu abbia ancora molta forza per combattere! Se non vuoi che ti uccida, arrenditi e lascia la città!”
 
Ma Silver Fox era un osso duro, e sfoderando la sua automatica le aveva risposto di rimando:
 
“Hai voglia di scherzare?!” e gliel’aveva puntata contro.
 
Kaori era stata più veloce di lui e aveva fatto fuoco: la sventagliata aveva fatto arretrare il killer che, cedendogli sotto i piedi la roccia, era precipitato di sotto.
 
Kaori incredula, allora, si era sporta sul ciglio del burrone e aveva esclamato:
 
“Oops… mi sa che l’ho colpito… davvero…” e invece non si era minimamente accorta che Volpe Argentata, non solo si era salvato, ma a debita distanza la stava tenendo sotto tiro, lateralmente.
 
Ridacchiando, il criminale aveva esultato:
 
“Eh eh! La situazione si è ribaltata in un attimo! Sono disposto a tutto pur di vincere! Ecco dove sta la differenza fra principiante e professionista!”
 
Era pronto spararle per giunta alle spalle, quando un colpo inatteso gli aveva tranciato il dito con cui premeva il grilletto, e Ryo Saeba si era materializzato, torreggiando su di lui; minaccioso più che mai, gli aveva detto, con tono tagliente:
 
“Ora che hai perso l’indice, non potrai più premere il grilletto. A questo punto non ti resta che cercarti un altro lavoro!”
 
E poi aveva aggiunto:
 
“Oppure preferisci morire qui?!”
 
Al famigerato Silver Fox non era restato che abbassare l’argentea cresta e stringersi la mano sanguinante: Saeba aveva vinto, o forse era più il caso di dire che Kaori aveva vinto?
Lei, dal canto suo, ignara di tutto, ancora tremante e scossa dagli eventi si ripeteva:
 
“Non ci credo… ho ucciso Volpe Argentata… da sola… ah ah… mi sembra quasi impossibile… non pensavo di esserne capace”.
 
Ryo, poco distante, l’aveva guardata con affetto e aveva sorriso tristemente, pensando:
 
Non sei ancora abbastanza spietata, sciocca, però sei stata in gamba. E poi…
 
E poi si erano ritrovati di nuovo lì, nel loro appartamento, Kaori trionfante, appoggiata al suo fucile mitragliatore, che gli stava giusto dicendo:
 
“Allora? Che ne dici? Ho fatto fuori Volpe Argentata da sola” e sorridendo beffarda aveva aggiunto: “Sei sempre dell’idea che non abbia la stoffa per essere la tua assistente?”
 
Ryo sorrideva benevolo, ascoltando le parole della socia, ma poi ad un tratto si era fatto serio e le aveva detto:
 
“Comunque Kaori… volevo dirti che io… che noi due…”
 
Era sua intenzione dirle addio, sciogliere la loro partnership, lo aveva deciso fin dall’inizio di tutta quella brutta storia…
Ma non era così facile, quasi non sapeva cosa dire e come; non era più così tanto sicuro come i giorni scorsi. In ogni caso Kaori non gli diede tempo di proseguire, perché continuò, come se non fosse stata interrotta affatto, con una calma minacciosa:
 
“E poi Ryo… non prendermi in giro!” e lo guardò con aria di sfida, prima di aggiungere: “Chi sarebbe innamorata di te?”
 
Parve caricarsi, prendere la rincorsa, perché un secondo dopo esplose, urlandogli contro e sovrastandolo:
 
“Io gli uomini come te, freddi, porci e donnaioli, li detesto! Li detesto proprio!”
 
Ryo, colto alla sprovvista, quasi cadde all’indietro, ma la ramanzina non era ancora terminata perché, ripreso fiato, Kaori urlò nuovamente:
 
“E sono davvero curiosa di scoprire come tirerai le cuoia! Ecco perché continuerò a farti da assistente!”
 
Passata la buriana Kaori si calmò, e a Ryo, perplesso, non restò altro che grattarsi il mento.
Certo, gli eventi non avevano preso la piega che si era augurato, anzi!
E non era nemmeno riuscito ad imporsi: Kaori non se ne sarebbe andata di sua spontanea volontà, né lui era stato sufficientemente deciso per licenziarla definitivamente.
In quel momento stava giusto pensando:
 
Mah… forse un giorno… le cose si sistemeranno in qualche modo” e guardandola ammirato, mentalmente aveva aggiunto: “Per il momento tutto è di nuovo come prima..
 
Poi però, era successo l’irreparabile.
 
 
[1]Secondo la mitologia giapponese la volpe è un essere dotato di grande intelligenza, in grado di vivere a lungo e di sviluppare con l'età poteri soprannaturali: il principale tra questi ultimi è l'abilità di cambiare aspetto ed assumere sembianze umane (fonte Wikipedia)

 

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Capitolo 2
*** Io aggiungo ***


Ed eccoci al secondo ed ultimo capitolo di questa storiellina breve breve. GRAZIE INFINITE per le belle rec che mi avete lasciato, per la vostra stima e simpatia.
Vi adoro *__*
Eleonora

 
 
 
Cap. 2 Io aggiungo
 
 
Mentre Kaori se ne restava lì davanti a Ryo, ritta al centro del salotto, bella e fiera, ad attorcigliarsi un ciuffo di capelli fra le dita, l’uomo focalizzò la sua attenzione sul personale della ragazza, in particolare sul suo bel sederino sodo e, senza nemmeno accorgersene, una ben nota parte del suo corpo prese l’iniziativa, pronunciandosi proprio lì, dentro il cavallo dei suoi pantaloni, tradendo così nuovamente il suo proprietario, e manifestando spudoratamente il suo apprezzamento.
Ryo Saeba si era eccitato guardando la sua partner Kaori Makimura, la quale, stavolta, se ne accorse e…
 
“Tu non sei Ryo! Perché Ryo non farebbe mai mokkori guardando il mio corpo!” gridò la ragazza, poi imbracciando nuovamente il suo fucile e puntandoglielo contro, disse:
 
“Tu sei Silver Fox, allora sei ancora vivo! Se non vuoi che ti dia una bella lezione, sparisci dalla mia vista e dalla città!”
 
Ryo, sotto tiro della bella socia, iniziò a borbottare, scusandosi e ridacchiando come uno scemo e adducendo che, quantunque fosse molto strano da parte sua, era pur sempre lui in persona e quella in atto era nient’ altro che la sua classica erezione mattutina (peccato che fosse notte inoltrata), ma non gli riuscì di convincere Kaori perché, sempre più decisa che il tizio che aveva davanti fosse invece un redivivo Volpe Argentata, caricò il fucile e, più minacciosa che mai, tuonò:
 
“Avanti Silver Fox, getta la maschera, ormai questi trucchetti con me non funzionano più!”
 
“Ma su… Kaori, non fare la sciocchina, io sono Ryo! Non mi riconosci?”
 
“No, non sei Ryo, perché Ryo non si ecciterebbe guardandomi!” e detto questo sparò una prima raffica ai piedi dello sfortunato Saeba che, saltellando sul posto, li evitò a malapena.
 
“Kaori smettila, sono Ryo ho detto!” reiterò il socio; ma vedendo l’aura della ragazza farsi potente e minacciosa, arretrò spaventato, e di fronte ai suoi occhi fiammeggianti pensò bene di scappare.
Ma la socia non perse tempo e si gettò al suo inseguimento, tallonandolo dappresso e sparando qualche colpo a casaccio al grido di:
 
“Vieni qui, killer da strapazzo! Ti faccio vedere io cosa è capace di fare Kaori Makimura!”
 
“Smettila Kaoriiiiiiiii, non fare la sciocchina, sono io, sono Ryooooooo” urlava lo sweeper di rimando, girando in tondo per la stanza, sfuggendo ai suoi proiettili e riparandosi provvidenzialmente dietro a mobili e suppellettili vari che, venivano polverizzati sotto le raffiche rabbiose della compagna; se fossero andati avanti di quel passo avrebbero distrutto il loro appartamento!
 
Ma l’inseguimento proseguiva senza sosta, e quando Ryo riuscì a guadagnare l’uscita si spostarono in un altro ambiente, e poi ancora da una stanza all’altra, su e giù per le scale e, quando finalmente Kaori svuotò tutti i caricatori che aveva a disposizione, iniziò a lanciargli i suoi martelli che, incredibilmente, lui schivava. Questo diede a Kaori ulteriore conferma che quello non fosse Ryo, perché se c’era una cosa sotto cui il grande Ryo Saeba in persona soccombeva invariabilmente, erano i martelloni della sua socia; pertanto, quello doveva essere Silver Fox per forza!
 
Ansanti e stanchi dal lungo rincorrersi, stavano perdendo entrambi le forze, ma nessuno dei due cedeva.
 
“Kaori ti prego, devi credermi! Io sono Ryo, il tuo Ryuccio adorato! Fammi spiegare, dammi il modo di farmi riconoscere!”
 
“Taci, volpe spelacchiata, e arrenditi! Sarò clemente con te, ma getta la maschera!”
 
Esasperato, Ryo non sapeva più come fermare quella furia umana della sua partner, ancor di più convincerla della sua identità.
Ma in un attimo di debolezza, dovuto al fatto che quando si era nascosto dietro un divano aveva ritrovato l’edizione gold di una delle sue riviste che credeva persa per sempre, Kaori riuscì a raggiungerlo, e spiccato un ultimo salto gli balzò addosso atterrandolo.
 
Kaori gli era sopra, entrambi con il fiatone, ansimanti, e si guardavano intensamente: lei gli aveva imprigionato le braccia con le ginocchia, e lo placcava seduta sul suo petto; sapeva che l’uomo avrebbe potuto scalzarla via in qualsiasi momento, ma aveva le gambe allenate da lunghe sessioni di ginnastica e aerobica, e le sue cosce potevano essere una morsa d’acciaio.
 
“Allora?” riuscì a sibilargli la ragazza “Ti arrendi?”
 
Ryo, appena appena infastidito dal lieve peso della socia a gravargli sul torace, era totalmente affascinato dal suo coraggio e dalla sua tenacia; se anche non avesse affrontato Silver Fox come aveva fatto, in quel preciso momento dava prova di tutta la sua audacia, e questo faceva di lei l’unica vera partner degna di City Hunter.
In quella posizione, poi, era anche incredibilmente sexy, e giacere sotto di lei aveva un non so che di eccitante.
Cercò di trattenersi, comunque, altrimenti non sarebbe mai riuscito a farle capire che lui era il vero Ryo Saeba.
Anche se ciò non toglieva che si sarebbe gustato fino in fondo quella situazione, a stretto contatto col meraviglioso corpo di lei.
In un certo senso si arrese alla ragazza.
 
“Kaori, come devo dirtelo che sono il solo, unico, inimitabile Ryo Saeba?”
 
“Non mi freghi, volpastro!” replicò invece, per tutta risposta, la sweeper.
 
“Allora dimmi come posso fare, per farmi credere da te!”
 
“Troppo facile! Mi hai tallonato per giorni e sono sicura che hai scoperto un sacco di cose sul mio conto. Avanti, togliti la maschera!” e così dicendo Kaori andò a cercare i lembi di un’ipotetica maschera di lattice, all’attaccatura dei capelli, o sulla fronte “Togliti questa parrucca!” intimò, quindi, tirandogli i capelli.
 
“Ahi, mi fai male! Ma che modi!” gridò allora Ryo “Smettila! Qui non c’è nessuna maschera e nessuna parrucca, è tutta roba mia!”
 
“Zitto tu!” rincarò la socia, afferrandogli il naso e strattonandolo, torcendolo a destra e a sinistra.
 
“Kaoriiiii, ahiiiiiii” si lamentò l’uomo “Vuoi smetterla? Cosa speri di provare distruggendo questo mio prezioso viso? Non deturpare la mia bellezza!”
 
“Allora togliti da te la maschera!”
 
“Ma non ce l’ho, la maschera! Questi sono i miei capelli e questa è la mia vera faccia!”
 
“… da schiaffi” aggiunse ironicamente Kaori.
 
“Ecco, vedi che inizi a capire? Questa è la mia vera faccia da schiaffi, quella che ti piace tanto!”
 
“Non esagerare e non t’illudere. Ryo non mi piace per niente, e la sua faccia la riempierei davvero di schiaffi!”
 
La ragazza, in ogni caso, parve calmarsi un pochino, e vedendo che tutti i suoi sforzi venivano vanificati, e non le riusciva di togliergli quel paludamento perfetto, iniziò ad avere i primi dubbi: che fosse realmente Ryo?
 
Quando il socio diede segno di voler liberare le braccia, la giovane allentò la presa delle cosce, e gli permise di muoversi; a quel punto, gentilmente, l’uomo le afferrò le mani, e disse:
 
“Non c’è bisogno che mi tiri i capelli, ma ecco, prova, infila le tue dita e senti se questa è veramente una parrucca oppure no” e guidata dal socio fece come lui le aveva detto.
 
Oh, che sensazione magnifica poter passare le lunghe dita attraverso la sua nera criniera ribelle!
Lo aveva strapazzato un sacco di volte, fino a poco prima lo aveva fatto, ma poterlo accarezzare come si deve era tutta un’altra cosa.
L’espressione della ragazza, allora, cambiò, e le si addolcì lo sguardo; questa cosa non era prevista, dannazione, lui era Silver Fox e lei doveva e voleva smascherarlo, e invece era lì, ad accarezzare i folti capelli di quello che sembrava tanto essere il suo socio… socio di cui, a dispetto di tutto, era innamorata pazza.
 
E Ryo, che aveva istigato la partner a compiere tale gesto conoscitivo, non aveva tenuto minimamente conto che sentirsi le sue dita fra i capelli l’avrebbe emozionato così tanto.
Si erano messi le mani addosso un’infinità di volte, ma mai in quella maniera, e la sensazione di sublime piacere che ne ricevette, lo turbò enormemente.
 
E non andò meglio quando la ragazza scese ad accarezzargli i contorni del viso, ad accertarsi che non ci fosse una qualche cucitura, un bordo rivelatore, una pelle posticcia; fino a che punto Kaori lo stava veramente ispezionando, piuttosto che accarezzando?
Il suo sguardo era insondabile, ma Ryo si ritrovò a socchiudere gli occhi in preda alla beatitudine, e quando si rese conto che probabilmente così non l’avrebbe convinta mai, li riaprì di scatto, stupito e sconvolto.
 
In che razza di situazione si erano cacciati? pensò Ryo.
Aveva passato anni e anni a far credere a Kaori che non la desiderasse affatto, ed ora per l’ennesima volta avrebbe dovuto rinnegare i suoi sentimenti, l’attrazione che provava per lei, proprio per far sì che lo riconoscesse come il suo socio, coinquilino, partner di lavoro, amico di sempre.
A pensarci era così ingiusto, ma era stato lui a dettare le regole del gioco e non poteva lamentarsi.
 
Vedeva che anche Kaori stava in qualche modo apprezzando quella strana situazione, e Ryo pensò bene d’infrangere il momento magico che stavano vivendo.
 
“Allora? Hai visto come è fatto un vero uomo? Di’ la verità, vorresti essere come me, vero?” la provocò.
 
Kaori si riscosse all’istante e, spalancando i suoi caldi occhi color nocciola sull’uomo che giaceva sotto di lei, lo fissò attonita.
Ryo sapeva di averla nuovamente ferita, ma doveva interrompere il flusso delle cose, perché stavano prendendo una piega troppo pericolosa per loro due.
 
“Se speri di convincermi con questa battuta trita e ritrita, ti dico subito che non ci casco!” esclamò la giovane, per niente offesa dalla battutaccia “Hai imparato il linguaggio di Ryo, e non ci vuole tanto a parlare come lui!”
 
Ryo sbuffò mentalmente.
Quella ragazza era davvero ostinata, proprio non c’era verso di persuaderla!
 
“Allora te lo richiedo un’altra volta. Cosa devo fare per convincerti?” domandò nuovamente lo sweeper.
 
“Mmmm …. Non saprei… dovresti dirmi cose che posso sapere solo io… e Ryo”.
 
“D’accordo allora, ti accontenterò” disse infine Ryo, conciliante.
 
E si fermò un attimo a ripensare a tutti gli anni passati insieme, alle mille avventure vissute, alle risate, ai pianti, ai pericoli corsi e ai momenti piacevoli.
Raccolse le idee e poi parlò così:
 
“La prima volta che ci siamo visti, tu eri scappata di casa per accertarti di chi fosse il nuovo socio di tuo fratello. Indossavi una felpa verde con cappuccio, con la scritta Love sulla schiena. Sei venuta a casa mia, ti ho offerto del caffè amaro che non hai apprezzato, e per questo ti ho chiamato Sugar Boy”.
 
Kaori, che ricordava molto bene l’episodio, trasalì: era tutto vero e anzi, fin da quel lontano 26 marzo, si era innamorata di lui, pur essendo giovanissima.
 
“Dico bene?” le chiese quindi Ryo.
 
“Vai avanti” gli disse la ragazza per tutta risposta, senza confermare né smentire le sue affermazioni.
 
“Okay, d’accordo… che altro dire?” ragionò Ryo “Ah sì, che quando ci siamo rivisti, qualche anno dopo, e stavolta ti eri messa in testa di ritrovare la tua amica scomparsa, probabilmente rapita da un’organizzazione che si occupava della tratta di donne, ti ho scambiato per un maschio e ti ho anche rifilato uno schiaffo… oltre ad aver finto di non averti riconosciuta, dopo… eh eh eh” e finì per ridacchiare.
 
“Co-come fai a sapere tutte queste cose?” le scappò detto, del tutto ingenuamente.
 
“Come faccio? Suvvia, ero io, eri tu… solo noi possiamo sapere certe cose!”
 
Kaori, allora, tacque per un tempo che ad entrambi parve eterno.
Ryo sperava di aver fatto chiarezza una volta per tutte e, anche se quella posizione non gli dispiaceva affatto, non vedeva l’ora di tornare al loro solito menage, che ultimamente era stato abbondantemente stravolto.
La socia, dal canto suo, sembrava ancora indecisa, o meglio che stesse cercando di assimilare le informazioni ricevute, valutandone l’attendibilità, diciamo così, di prima mano.
Non tradiva emozione alcuna.
 
Alla fine, con un sorrisino sardonico se ne uscì con:
 
“E bravo Silver Fox! Stavolta non solo il tuo travestimento è perfetto, ma hai studiato bene la lezione! Confesso che mi avevi quasi convinto… sei stato bravo. Devo farti i miei complimenti”.
 
“Ma-ma… Kaori, che stai dicendo?” sbottò allarmato il socio, incredulo.
 
“Sto dicendo che alla fine non sei quel killer scarso che credevo, sei davvero un professionista, che sa il fatto suo…”
 
Kaori non aveva proprio creduto alle parole di Ryo e costui se ne risentì; la socia aveva perso tutta la sua fiducia in lui?
Non valeva più tutto il tempo che avevano trascorso insieme?
Non lo credeva più?
Non gli voleva più nemmeno un briciolo di bene?
Una puntina di gelosia s’insinuò nel cuore tormentato dello sweeper, e sentirla lodare quel criminale da strapazzo non giovò per niente al suo umore, e anzi s’innervosì.
 
Esasperato e colpito nell’amor proprio, Ryo pensò bene di prendere in mano la situazione e, con un’agile mossa, invertì le posizioni, costringendo così la donna a giacere sotto di sé.
Stupita, Kaori non riuscì ad opporre la minima resistenza e comunque, data la prestanza dell’esemplare maschile che la stava in quel momento sovrastando, avrebbe fatto bene poco.
D’improvviso si sentì in pericolo, in una situazione di svantaggio, e soprattutto a disagio: finché era lei a dominare, allora poteva sbandierare la sua superiorità e dettare le regole, ma così era totalmente alla mercé del suo assalitore.
Per giunta non si era mai trovata in una posizione così imbarazzante, con un uomo che non fosse quell’idiota del socio, e se Volpe Argentata avesse abusato di lei anche in quel senso?
Fu assalita dal terrore.
 
Ryo se ne accorse all’istante.
Ne ebbe compassione e se ne dispiacque, anche se una parte di lui, inevitabilmente, valutò che era ancora troppo inesperta per avere un corpo a corpo con un nemico di sesso maschile, il quale avrebbe avuto ragione di lei in un batter d’occhio.
Inoltre, lo sweeper fu preso dal terrore anche solo ad immaginarla fra le grinfie di un malintenzionato che avrebbe voluto e potuto molestarla fino al punto di…
Scacciò in fretta quei cupi pensieri, e comunque lui era Ryo Saeba, e rispettava le donne, tutte, nonostante i suoi modi e le sue avances al limite del maniacale, e lei era la sua amata Kaori, e, che lo avesse riconosciuto o meno, non l’avrebbe messa in difficoltà ulteriormente, non avrebbe alimentato la sua paura.
Pertanto cercò di gravarle sopra il meno possibile e di non essere troppo greve nei modi; allo stesso tempo però, si era stancato di essere ancora scambiato per quell’animale spelacchiato, che sfoggiava un nome altisonante ma del tutto esagerato per lui.
E prima ancora che potesse pensare lucidamente, si sentì dire:
 
“Ah, sì? Silver Fox è forse meglio di me? Allora vediamo se riesce a fare bene anche questo!”
 
E la baciò.
 
Quel bacio, nonostante la veemenza della passione, non fu però brutale, ma dolce e sensuale, e Kaori, superato quel primo momento di puro stupore, si lasciò andare.
 
Con il cervello annebbiato dal desiderio e dall’amore, Ryo dimenticò ben presto che quella doveva essere una pura dimostrazione delle sue doti amatorie, lui lo Stallone di Shinjuku, perché il suo corpo e il suo cuore gridavano a gran voce quella risoluzione già da tempo, e in quel momento era solo un semplice innamorato che bacia la ragazza che gli piace, e tanto poi.
 
Kaori, rapita dalla voluttà di quel bacio mozzafiato, si dimostrò molto più recettiva di quanto il socio si aspettasse da lei, e ciò contribuì a fargli perdere definitivamente il lume della ragione: sentire le morbide labbra della partner sciogliersi sotto la lieve ma decisa pressione delle sue, sentire quella bocca proibita rispondere ai suoi stimoli, muoversi, cercare la sua con altrettanta bramosia, lo esaltarono enormemente e lo spedirono in un paradiso fantastico.
 
La ragazza, dal canto suo, a tratti si ripeteva “Sto baciando Ryo” “Ryo mi sta baciando” e tutto il resto non aveva assolutamente importanza.
Stava vivendo l’esperienza più incredibile e sublime della sua vita, e non vi avrebbe rinunciato per niente al mondo: si sentiva sicura, riamata, e ogni cosa le veniva così naturale, come pure schiudere la bocca e permettere alle loro lingue di incontrarsi, toccarsi, studiarsi, accarezzarsi.
Era un sogno che diveniva realtà.
 
Ma poi, d’improvviso, uno spiritello maligno s’insinuò nella sua testa, a distruggere il suo personale eden, instillandole il dubbio che… Ryo l’avrebbe mai baciata veramente?
Non era lui che diceva di trovarla talmente indifferente da non sortire nessun effetto dalla cintura in giù? Che era così poco femminile tanto da scambiarla per un travestito o un mezzo uomo?
Figurarsi se quello poteva essere realmente Ryo, che la stava baciando come non ci fosse un domani. Quello doveva essere per forza Silver Fox che… si stava approfittando di lei?
 
 
Non appena quel dubbio, per lei, divenne certezza, si staccò con violenza dalle labbra di Ryo, e lo scansò con uno spintone, le braccia a spingere sul petto possente, e prima ancora che il socio potesse capire cosa stesse succedendo, Kaori gli rifilò uno schiaffo che gli fece voltare la testa dall’altra parte.
 
“Come ti sei permesso?” gli gridò la ragazza.
 
Ryo allora, puntellandosi con una mano sul pavimento, si portò l’altra alla guancia, dove rosseggiavano, pulsando, cinque dita ben distinte.
Come svegliandosi di soprassalto, la guardò esterrefatto.
E l’unica cosa che gli venne in mente di dire fu:
 
“Perdonami, non so cosa mi sia preso”.
 
E fattosi serio, profondamente addolorato, si mosse e si tirò su; si sedette sul pavimento di legno e le diede le spalle.
 
Kaori, trovandosi finalmente e inaspettatamente libera dal possente corpo dell’uomo, provò una strana sensazione, un misto di perdita e di liberazione insieme.
Ma più che altro la colpì l’atteggiamento dell’altro, che non si era dimostrato irridente, beffardo, perfino insistente, o molesto come ci si aspetta da chi ha voluto compiere un atto contro la volontà altrui.
Se quello che l’aveva baciata e a cui lei, maledizione, aveva risposto con eccessivo trasporto, era veramente Volpe Argentata, non avrebbe dovuto prenderla in giro perché si era fatta baciare, perché era una povera ingenua che c’era caduta?
E soprattutto, dopo averlo bombardato con bazooka e mitragliatori vari, scuoiato quasi, distrutto, massacrato con le trappole e il campo minato, possibile che un semplice schiaffo l’avesse messo k.o.?
Era davvero così suscettibile da rimanerci male per un bacio negato… a metà?
Anche i criminali hanno un cuore? le venne da pensare.
Ma quello non era il momento di fare dell’ironia, piuttosto urgeva un bell’esamino di coscienza: lei era una ragazza seria, che non si mette a baciare il primo che passa.
Giusto, vero, però… sembrava proprio Ryo!!!
 
E se fosse stato realmente Ryo, quello?
 
Guardò con più attenzione l’ampia schiena che aveva di fronte, dietro cui innumerevoli volte si era rifugiata, aggrappata, dietro cui aveva corso disperatamente con la rabbia e la speranza di poterlo agguantare e fargliela pagare per l’ennesimo sgarro.
E si rivide ragazzina, quella Sugar Boy di cui parlava poco prima lui, la stessa che era stata trasportata semisvenuta da Ryo sulle sue spalle, e che le avevano subito trasmesso forza e possanza, protezione, proprio come quelle di suo fratello Hideyuki.
 
Si rimise a sedere anche lei e, trascinandosi con il sedere sul legno dell’impiantito, lo raggiunse quel tanto da potergli toccare la spalla con la mano.
Ma lui, istintivamente, fece il gesto di scrollarsela di dosso e non si voltò a guardarla.
Kaori, ferita, ritirò immediatamente la mano.
 
Possibile che fosse veramente Ryo?
In fondo Silver Fox aveva dichiarato di volerla uccidere, ed era assurdo anche solo pensare che si fosse offeso perché respinto.
Però Ryo non l’amava, non ne era attratto…
 
Ohhhh”, si disse la ragazza in preda alla confusione più totale, “non ci capisco più niente!
 
E comunque se quello non era Ryo, dove era finito quell’idiota del suo socio?
Non si era forse stancato di macinare appuntamenti su appuntamenti, con il segreto intento – ma forse era anche quella una scusa – di depistare il killer sul fatto che la socia non fosse anche la sua donna?
Perché non tornava a casa?
 
All’improvviso ne sentì enormemente la mancanza e, unito al fatto che la situazione le stava velocemente sfuggendo di mano, le venne spontaneo mormorare:
 
“Ryo…”
 
Era un pensiero ad alta voce, così come un volerlo chiamare, sia che fosse lì davanti a lei o chissà dove, e queste tre semplici lettere, quasi sussurrate, colpirono l’uomo con forza, tanto che lo costrinsero a voltarsi, istintivamente.
 
Si guardarono, intensamente: lo sweeper sperava che lei avesse finalmente compreso che era lui il vero Ryo Saeba, nonostante l’avesse appena baciata con passione; lui che la denigrava sempre, e non si perdeva mai in carezze o gentilezze di sorta.
 
E ciò che la ragazza lesse negli occhi dell’altro la commosse indicibilmente; senza pensarci si ritrovò a mormorare uno: “Scusa” a cui aggiunse subito dopo “Non so se tu sia veramente Ryo, ma spiegami come faccio a crederti, quando stasera ti sei dimostrato in tutto e per tutto ciò che non sei mai stato. Il tuo comportamento mi ha destabilizzato…”
 
“Hai ragione” l’interruppe lui “Non ti sono sembrato molto coerente, ma, e lo so che ti sembrerà assurdo, non sono mai stato così tanto me stesso come oggi…”
 
La ragazza lo guardò interrogativamente; cosa stava cercando di dirle esattamente?
 
“A questo punto non mi rimane che confessarti tutto, anche se forse non mi crederai lo stesso, e ti confonderò ulteriormente le idee” e dicendolo si voltò a guardarla, così da averla di fronte.
 
Entrambi sedevano a gambe incrociate, uno davanti all’altra, e sembrava più un consiglio di guerra, che un momento romantico fatto di confidenze e confessioni.
 
Dopo una breve pausa, l’uomo riprese:
 
“Non è vero che non ti trovo attraente, al contrario: mi piaci molto, perché sei bellissima e sexy; sto bene con te e non potrei avere compagna migliore, anche nel lavoro. Ma ti ho sempre tenuta a distanza, perché non volevo che ti legassi a me e al mio sporco mondo. Non potevo e non posso insozzare la tua anima pura, devi rimanere fuori dal marciume che ci circonda. E non ti permetterò mai di uccidere un uomo; non tu”.
 
“Ma-ma… ma che stai dicendo, Ryo?” balbettò allora Kaori.
 
Il socio, sentendosi finalmente chiamare per nome, si rianimò all’istante, poiché voleva dire che allora la ragazza stava iniziando a convincersi della sua identità.
 
L’uomo spiegò:
 
“Sto dicendo che provo dei sentimenti per te, Kaori, e ciò mi spaventa a morte; non so se sarò in grado di proteggerti abbastanza, e non potrei perdonarmi se ti succedesse qualcosa. E se ti dovessi perdere, impazzirei…”
 
Era più di quanto Kaori potesse mai sperare di sentirsi dire, ma le sembrava tutto assurdo.
 
Il partner riprese:
 
“Quando quel cretino di Volpe Argentata si è messo in testa di farti fuori, credendoti la mia donna e rivalendosi su di te per colpa mia, sono diventato matto. Solo allora ho capito quanto per te fosse pericoloso continuare a stare insieme ad un tipo come me. A quel criminale da due soldi ho cercato di fargli credere in tutti i modi che tu non fossi la mia compagna, e credo che te ne sia accorta anche tu, ma non ha funzionato perché… perché è evidente che c’è un legame fra di noi, e tu hai nel sangue il mestiere di sweeper, se non altro per l’enorme coraggio, e la sete di giustizia che sempre ti contraddistinguono. Io, dal canto mio, ho perso la concentrazione per ben due volte, credendoti ferita quando ti ha sparato al tacco della scarpa, e quando il puntatore laser l’ho visto fisso sul tuo viso. Se anche abbiamo sconfitto Silver Fox, ci sarà sempre un qualsiasi criminale che vorrà farti del male per colpire me, e questo io non lo posso accettare. Volevo licenziarti veramente al termine della sfida, allontanarti da me definitivamente, ecco perché sono stato duro, ho provato a disgustarti, a farmi odiare… ma non ci sono riuscito. Tu vuoi restare, e anzi ti sei incaponita a voler essere a tutti i costi la partner giusta per me… e maledizione, Kaori, tu lo sei realmente!!! Sei così ostinata, però. Mi farai dannare prima o poi!” finì per lamentarsi.
 
Troppe parole e tutte insieme, turbinavano nella mente della povera ragazza; cercava di fare chiarezza, ma non era sicura di aver capito bene: Ryo le aveva appena detto che gli piaceva, che la trovava addirittura bella e sexy e che provava qualcosa per lei, che si preoccupava tantissimo per la sua vita, e che in sostanza aveva cercato di tenerla lontana da sé solo perché non voleva che lei si affezionasse e legasse a lui.
 
Spalancò gli occhi incredula, e riassunse i suoi pensieri vorticosi con:
 
“Vorresti dire che sei innamorato di me?”
 
Quelle parole fendettero l’aria e per un attimo entrambi si sentirono come sul ciglio di un burrone, ma per motivi diversi: la ragazza temeva che il socio eludesse la domanda, non rispondesse affatto, o peggio ritrattasse tutto; lui, messo alle strette, per un attimo pensò di tirarsi indietro con l’ennesima scusa, anche se una voglia inesprimibile lo spingeva a non volersi più nascondere.
Ma il tutto durò una frazione di secondo, perché alla fine l’uomo rispose quasi di getto:
 
“Credo… credo di sì! Sì, lo sono! Ecco, l’ho detto!”
 
“Oh, Ryo, ma è magnifico!” esplose allora Kaori e, con uno scatto improvviso, gli volò addosso, atterrandolo nuovamente sulla schiena.
 
“Sciocchina, mi hai fatto cadere!” pigolò l’uomo, celando così la felicità che quello slancio gli aveva provocato.
 
Ma Kaori era raggiante e, a un centimetro dalla sua bocca, gli disse, un secondo prima di baciarlo:
 
“Magari questa è tutta un’enorme frottola, e tu non sei chi dici di essere, ma baci così bene!” e già stava per catturare le sue labbra tentatrici, quando l’uomo frappose un dito fra le loro bocche e protestò:
 
“Eh, no! Non ricominciare con questa storia! Io sono l’unico, vero, inimitabile Ryo Saeba, il tuo Ryo Saeba, e non ammetto dubbi in proposito”
 
“Okay okay, stavo scherzando!” si affrettò ad aggiungere la ragazza ridacchiando “Tu sei Ryo, l’unico vero inimitabile Ryo Saeba, contento?” e i suoi occhi ridenti tradivano sarcasmo e irrisione, ma anche tanta felicità.
 
“Mmmm sì, diciamo di sì” e poi, spostando la mano al lato del suo viso, ad incorniciare quel volto tanto amato, le chiese in un soffio: “Dimmi che sono Ryo… chiamami col mio nome”
 
Un’ondata smodata di amore crebbe nel cuore della giovane donna, e commossa lo baciò con passione e possesso, e fra un bacio e l’altro lo chiamò infinite volte, tante quante erano i baci che gli regalava, fino a quando l’uomo spense l’ultimo nome sigillandolo fra le loro labbra, e approfondendo quel contatto magico e intimo.
 
Io lì ho lasciati distesi sul pavimento a baciarsi, e non so bene, poi, come sia andata a finire; del resto può considerarsi questa una vera fine?
Di certo se quella volta Ryo avesse trovato questo modo, per convincerla che non era Silver Fox, gran parte della storia originale, da lì in poi non sarebbe stata mai scritta.
 
Ma allora, qual è la verità?
Ehi, Volpe Argentata, c’entri di nuovo ancora tu?
Come dici?
Ti sei ritirato dalla scena?
Però ti saremo debitori in eterno, perché grazie a te Ryo ha capito finalmente quanto in realtà ami Kaori, e quanto sia preso da lei.
Per te non sarà consolante, ma a noi… hanno fatto così tanto sognare!!!
 
 
 
FINE (forse)

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