Banalità quotidiane

di MissChiara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dolce più buono del mondo ***
Capitolo 2: *** L'ingrediente repellente ***
Capitolo 3: *** Piano pensionistico ***



Capitolo 1
*** Il dolce più buono del mondo ***


IL DOLCE PIU’ BUONO DEL MONDO

Rating: verde
Genere: generale, commedia
 
 
Andrea sentì la salivazione aumentare non appena la cameriera gli posò davanti il piattino con il dolce. Aveva accettato l’invito di Barbara alla sala da tè Rose and Tea in gran parte perché il dolce Lilli, il dolce della casa che prendeva il nome dalla proprietaria del locale, era il più buono del mondo, a suo modesto parere. Non che non gli importasse del fatto che Barbara, una cara amica lasciata da poco dal suo ragazzo, volesse sfogarsi con qualcuno, ma sicuramente il dolce aveva pesato molto sulla sua decisione: una base di soffice torta paradiso con ben due farciture, ovvero uno strato di crema al mascarpone e uno di composta di frutti di bosco, ricoperta in superficie e ai lati con panna, fragole e lamponi. Una delizia! Talmente tanto che la prospettiva di ascoltare per un pomeriggio intero il monologo di Barbara che lanciava tutte le invettive possibili sul suo ex, sottolineando quanto il ragazzo in questione fosse perfido e insensibile, non appariva poi così terribile.
Andrea, dopo aver assaporato con gli occhi la fetta di dolce davanti a sé, tagliata ad arte, prese la forchettina e deglutì impaziente. Fino a quel momento aveva ascoltato Barbara con attenzione facendo tutto il possibile per consolarla o almeno tirarle su il morale, ma la torta da quel momento in poi monopolizzò la sua attenzione.
 
«E allora lui ha detto…»
 
La voce di Barbara diventò un’eco lontana nella sua mente. Ma quanto era bello il dolce Lilli, oltre che squisito?
 
«Cioè, ti rendi conto?» continuò la ragazza, ignara di essere ascoltata solo in parte dal suo interlocutore.
 
«Sì, sì, certo!» rispose Andrea, senza sapere esattamente su cosa stesse concordando.
 
Quella crema al mascarpone ormai l’aveva fatto partire per la tangente.
 
«E tra l’altro proprio dopo che…bla, bla, bla…»
 
«Eh, hai ragione!» asserì convinto, con la testa da tutt’altra parte.
 
Cosa non era, quella composta di frutta!
 
«Posso assaggiarne un po’ anch’io?» trillò la voce di Barbara, improvvisamente allegra.
 
«Certo, come no?» rispose sognante Andrea, per poi esclamare con tutt’altro tono un sonoro: «Eh?! No, cioè, ma scherzi?!» che fece voltare alcune delle persone sedute ai tavoli più vicini.
 
Il ragazzo riportò finalmente l’attenzione sull’amica e si accorse che stava guardando con curiosità e pericoloso interesse il suo piatto. Capì immediatamente la situazione: Barbara, da quella tiratina sempre a dieta che era, ovviamente non aveva ordinato nessuna delle numerose prelibatezze che proponeva il locale, ma il dolce Lilli era così invitante che le era venuta voglia di provarlo.
Andrea cominciò a innervosirsi. Se c’era una cosa che detestava era la gente che entrava in una sala da tè, non prendeva nulla per accompagnare le bevande e poi pretendeva di assaggiare i dolci degli altri.
Naturalmente Barbara non aveva preteso nulla, ma in sostanza era come se lo avesse fatto. Se non l’avesse accontentata, che figura ci avrebbe fatto, lui?
Se però l’avesse accontentata…
Andrea si sentì male al solo pensiero. Il dolce Lilli, come la maggior parte dei dolci elaborati, era composto in modo che ogni parte fosse differente: la farcitura era più consistente verso il centro perché sui lati prevaleva la panna, mentre sulla parte superiore si alternavano frutta, crema e panna in quantità variabili. In pratica, a suo avviso, era studiato in modo che ogni boccone avesse un sapore unico e donasse una percezione sensoriale diversa. Per questo lo adorava!
Ciò però significava anche che, ovunque Barbara avesse puntato la forchetta, lo avrebbe privato inevitabilmente di una di quelle sensazioni. E pensare che da quando la ragazza, il giorno prima, lo aveva invitato al Rose and Tea non aveva fatto altro che pensare ossessivamente a quel dolce! Doveva inventarsi in fretta qualcosa per salvare l'integrità della sua torta!
 
«Guarda, non hai bisogno di assaggiarlo, ti assicuro che questo dolce è così squisito che una volta provato non potrai più farne a meno. Un boccone non ti basterà. Fossi in te ne prenderei una fetta intera.»

«No, no, ma che dici, è fuori discussione! Sono a dieta, non posso proprio!» ribatté però la ragazza.

Nella mente di Andrea si formò la triste immagine della sua fetta di dolce con due alette, pronta a spiccare il volo.

«Scusa, ma… è un brufolo quello che vedo sul tuo mento? In questo dolce ci sono molti grassi, non è che poi peggiora?» provò a dire in un disperato tentativo di farla desistere.
 
«Ma vaaa’, per un boccone? Cosa vuoi che mi faccia! E poi quel brufolo mi è venuto per il nervoso!»
 
Il ragazzo, rassegnato, guardò sconsolato la forchetta di Barbara mutilare la fetta di dolce Lilli staccandone un pezzetto sulla punta, ben farcito di crema e con il lampone più bello che avesse mai visto. Maledetta!
 
«Mmmmh, ma è buonissimo! Hai ragione, è il dolce più buono del mondo! Sai che faccio? Lo prendo anch’io! Al diavolo la dieta!» esclamò pimpante la ragazza.
 
Andrea ci rimase di sasso, poi fece violenza su se stesso per non ribattere. Sapeva che gli insulti che gli sarebbero usciti dalla bocca sarebbero stati troppo esagerati per una sciocchezza del genere, e non voleva rovinare il pomeriggio con Barbara, che dopo tutto era una cara amica ed era già abbastanza giù di morale per la faccenda del suo ex.
Sbocconcellò deluso il resto del dolce, che da quel momento non gli sembrò più lo stesso, e per tutto il resto del pomeriggio fu molto più taciturno del solito, con un inquietante sorriso forzato più simile a una paresi che a un’espressione di gioia.
Chiodo scaccia chiodo, diceva sempre sua nonna. Pazienza, si sarebbe rifatto il week-end successivo, invitando al Rose and Tea Sara: una ragazza carina, simpatica e cicciottella, che sicuramente non gli avrebbe creato problemi.
 
«Proverai il dolce Lilli?» chiese a Sara, giusto per sicurezza, quando le parlò della sala da tè.
 
«Scherzi? Ne prenderò due!» rispose subito lei.
 
Adorabile!
 
 

 
 
Il mio angolino
Questa storia apre la raccolta partecipante alla “Real life challenge” indetta da ilminipony sul forum di EFP.
La challenge richiede di scrivere storie ispirate a un fatto della vita reale, qualunque esso sia (un’abitudine, una caratteristica, un fatto accaduto, una canzone, una frase, ecc).
Ora, al di là del fatto che credo che il 99,99% delle mie storie sia ispirato a un fatto reale, l’idea mi sembrava carinissima e l’ho colta al volo!
Per questa prima storia ho scelto una mia peculiarità, ovvero quella di detestare le persone che ti chiedono di poter assaggiare il tuo dolce: da quella gran golosa che sono, è una cosa che odio!!! Lo dico in senso scherzoso, naturalmente, non sono così esagerata ^^’ Però questa cosa mi dà effettivamente fastidio, perché penso, come Andrea, che ogni parte di un dolce abbia le sue caratteristiche, quindi voglio godermelo per intero (parlo di dolci particolari, che vanno molto di moda oggi. Ovvio che la fetta di torta margherita, per esempio, è uguale in ogni sua parte, anche se la zona al centro è più soffice della crosta del bordo, quindi anche in questo caso ci sarebbe da discutere, volendo XD Non è che se mi viene sottratta la parte più soffice e buona sono tanto contenta, eh!).
Andrea è il nome che avrei avuto se fossi nata maschio; visto che questo personaggio possiede una mia caratteristica, ho deciso di chiamarlo come me ^^ In fondo, è come se fosse un po’ il mio avatar :D
 
Ancora una cosa: anche se non sarà una regola fissa, è molto probabile che le storie che compongono la raccolta avranno come protagonisti personaggi ispirati ad alcuni dei miei amici (tanto per rimanere sul tema “Real life”!)
Quando accadrà inserirò una breve scheda di presentazione dei personaggi come quella qui sotto.
 

LA GILDA DI CHIARA
Membro: Barbara
Nome in codice: Barbie
Ruolo: migliore amica
Superpotere: riuscire a rimanere a dieta per 365 giorni all’anno, incluse le feste comandate. Non abbiamo dati certi sugli anni bisestili.

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Capitolo 2
*** L'ingrediente repellente ***


L’INGREDIENTE REPELLENTE

Rating: verde
Genere: generale
 
 
Chiara decise cosa mangiare e posò il menù sul tavolo del ristorante, ordinando un branzino alla griglia con un’insalata di pomodori. Finalmente erano iniziate le vacanze, e nella località marittima dove le avrebbe trascorse avrebbe potuto togliersi tutta la voglia di pesce che voleva. Passò il menù a Stefano, il suo ragazzo, che scelse un fritto misto di mare.
 
«Con cosa lo accompagniamo?» gli chiese il cameriere.
 
Il menù proponeva quattro contorni: insalata, verdure grigliate, verdure impastellate e cipolle caramellate. Chiara incrociò le dita, pregando perché la scelta ricadesse sui piatti di verdure o sull’insalata.
 
«Cipolle caramellate, grazie» rispose invece Stefano.
 
«Ottima scelta! Si abbinano perfettamente al fritto misto!» disse il cameriere, annotando le ordinazioni e andandosene.
 
Ottima scelta una cippa!, pensò Chiara, presagendo già cosa sarebbe successo non appena messo piede fuori dal ristorante. E poi era pronta a scommettere che il cameriere avrebbe commentato “ottima scelta” in ogni caso, probabilmente era uno di quelli convinti che nella coppia fosse l’uomo a tirare i cordoni della borsa e cercava di ingraziarselo. Naturalmente quest’ultima supposizione era solo nella sua testa, ma la scelta di Stefano l’aveva messa di cattivo umore perciò, come spesso capitava in quel caso, Chiara si sfogò sparando giudizi mentali pungenti su chi aveva intorno.
Il resto del pranzo si svolse normalmente. Il pesce era davvero buono e cucinato bene, e la ragazza si rilassò mangiando e chiacchierando spensieratamente non pensando più alle cipolle… fino al momento di uscire dal locale.
 
«Bacinoooo!!!» esclamò infatti Stefano già alla prima mattonella della passeggiata antistante il ristorante.
 
Tese le braccia verso la sua ragazza, che però si allontanò con un balzo all’indietro. Ecco che la tragedia si ripeteva! Stefano aveva una passione per le cipolle, cosa che Chiara detestava, e non si faceva problemi a baciarla con nell’alito quella zaffata pestilenziale che lasciavano. Non lo faceva né per dispetto né per cattiveria; semplicemente, a lui le cipolle piacevano, odore compreso, e non immaginava quanto potessero essere fastidiose per gli altri.  
In passato la ragazza aveva provato a dargli delle mentine, cercando di fargli capire che quell’odore era veramente nauseante, o almeno così lo percepiva lei, ma niente; Stefano aveva ribattuto che la menta dopo il caffè non era nemmeno da prendere in considerazione. E se Chiara provava a sottrarsi ai suoi baci, Stefano faceva due occhioni supplicanti che manco il gatto di Shrek, cosa alla quale la ragazza non sapeva resistere. Maledetto ruffiano!   
In certi momenti Chiara pensava che se avesse saputo prima che quel ragazzo così carino aveva un difetto del genere, ci avrebbe pensato due volte prima di mettercisi assieme. Ma ormai era fatta, e Chiara si sentiva abbastanza cotta di lui da propendere più per una soluzione adeguata che lasciarlo.
Si sedette quindi su una panchina della passeggiata, piuttosto deserta a quell’ora, e fece segno a Stefano di sedersi accanto a lei, lanciandogli un’occhiata furbetta. La panchina era strategicamente all’ombra e la giornata tersa permetteva di godere di un bel panorama sul mare, fino all’Elba. Un angolino romantico e tranquillo.
 
«Avrai il tuo bacino. Ma prima…»
 
La ragazza tirò fuori la sua arma segreta: un chicco di caffè ricoperto di cioccolato, al quale Stefano non avrebbe saputo dire di no. Invitante, dolce… ed efficace contro gli odori!
 
 
 
 
Il mio angolino
Questa volta il fatto che ha ispirato il capitolo è praticamente quello descritto: il mio ragazzo ha la pessima abitudine di ficcare spesso le cipolle nei piatti che cuciniamo o ordiniamo (a volte perfino crude, sigh!). Non ci sarebbe - quasi - nulla di male, se poi non pretendesse di sbaciucchiarmi. Argh!!!
Il capitolo è nato dal fatto che in vacanza si è svolto proprio questo siparietto:
S: “Prendo le cipolle caramellate!”
Cameriere: “Ottima scelta!”
Io: “Crepa!” (Questo l’ho solo pensato, non l’ho detto ad alta voce. Spero).
 
Come la volta scorsa, ecco la scheda dei personaggi “reali” a cui mi sono ispirata; ovviamente i nomi sono inventati ^^
 
LA GILDA DI CHIARA
Membro: Stefano
Nome in codice: troppi e troppo imbarazzanti, non li posso proprio dire XD Vi dico solo che “micino” o “orsetto” sono i meno peggio!
Ruolo: sostenitore di Chiara
Superpotere: non riuscire mai ad azzeccare l’essenza delle barzellette, quando le racconta.

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Capitolo 3
*** Piano pensionistico ***


PIANO PENSIONISTICO

 

Rating: verde

Genere: generale

 

Chiara guardò a disagio la massa di gente accalcata davanti ai tre ingressi dell'ospedale, cercando di individuare quello giusto. Dio, come si agitava quando doveva recarsi in un posto che non conosceva!
 

«Mi raccomando, entra dal Pronto Soccorso.» le aveva raccomandato sua madre. «Mi hanno detto di presentarmi per la mezza, ci vediamo là a mezzogiorno».

 

Erano le undici e quaranta, ma naturalmente sua mamma, apprensiva come al solito, era già entrata da sola invece di aspettarla fuori come d'accordo. D'altronde, da qualcuno doveva pur aver preso.

La ragazza indossò la mascherina e varcò uno degli ingressi, sperando che il suo intuito le avesse fatto azzeccare quello giusto visto che non c'erano insegne. Si fermò per il breve tempo che richiedeva la procedura di misurazione automatica della temperatura, poi si addentrò nel dedalo di corridoi seguendo le indicazioni tutt'altro che chiare.

Vai dritto, gira a sinistra, prendi l'ascensore a destra, sali al secondo piano, reparto interventi per cataratta, e sei arrivata. Poche, semplici indicazioni che le aveva dato sua madre. Sembrava facile.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono sul secondo piano, Chiara si ritrovò in una sorta di disimpegno. Anche lì niente insegne, solo porte chiuse. Contrariamente alla confusione del piano terra, il disimpegno era deserto, fuorché per una dottoressa che era appena uscita dall'ascensore a fianco di quello della ragazza.

 

«Signorina, non può stare qui, questo è il reparto covid».

 

«Sto cercando il reparto per gli interventi di cataratta...» disse la ragazza, impappinandosi un po' sulle ultime parole.

 

«Il piano è giusto, ma deve fare il giro. Da qui non si può passare. Deve tornare al piano terra e prendere l'ascensore più a destra».

 

Ecco, era finita in tutt'altro reparto. Poche, semplici indicazioni sbagliate. Tipico di sua madre.

Chiara tornò al punto di partenza e questa volta arrivò al reparto giusto. Sua mamma, già in vestaglia, la aspettava sulla soglia dell'area di degenza.

 

«Ma a che ora sei arrivata?! Non dovevamo vederci sotto?»

 

«Era presto, così sono salita. Mi hanno già fatto il prelievo. Ah, non puoi entrare qui nel reparto di degenza, a quanto pare possono stare solo i pazienti. Devi aspettare nel corridoio. Dovrebbero esserci delle sedie. Io invece non posso uscire, devo rimanere in camera».

 

«Ma...quindi devo aspettare di là? E quanto ci vorrà?»

 

«Mah, non si sa, dipende dalla lista degli interventi e dalle urgenze. Hanno detto da due a otto ore. Adesso torno in camera perché se l'infermiera mi vede qui in giro mi sgrida».

 

Chiara sospirò. Era lì per tenere compagnia a sua madre, che era molto agitata per l'intervento che l'attendeva a breve, ma in pratica era venuta per niente. Non poteva tornare a casa, perché con l'autobus non avrebbe fatto in tempo ad andare e tornare, nel caso in cui sua mamma fosse stata in cima alla lista.

Si sedette nel corridoio e si preparò psicologicamente ad aspettare ore e ore.

 

Sia lodato Cooking Diary!, pensò tirando fuori lo smartphone dalla borsa per giocare con la sua app preferita.

 

Otto ore però erano tante, e lei purtroppo non aveva pensato di portarsi dietro il cavo per la ricarica. La batteria non avrebbe retto per un tempo così lungo.

Decise di lasciare da parte lo smartphone per un po', e di trovare qualcos'altro da fare. Gli uffici amministrativi erano ancora aperti, e il corridoio era un andirivieni di pazienti che dovevano registrarsi per i vari interventi di oftalmologia in day hospital. Per lo più erano anziani che cercavano di barcamenarsi tra i vari settori del reparto vagando spaesati, sia a causa delle indicazioni sui tabelloni che, come aveva potuto constatare lei stessa, non aiutavano più di tanto, sia per un disguido amministrativo che si era verificato quel giorno, a causa del quale le segretarie continuavano a mandare i pazienti due piani più in basso per compilare dei moduli che invece a quanto pareva si trovavano in tutt'altro ufficio.

 

Chissà se quando sarò anziana e dovrò essere operata anch'io per la cataratta, gli ospedali saranno ancora così incasinati?, pensò.

 

Magari, nemmeno ci sarebbe arrivata a quell'età. In effetti, era da qualche mese che aveva il sentore che, con tutte le cose che stavano accadendo, tra epidemie e guerre per esempio, per lei la vecchiaia non ci sarebbe stata.

Sbuffò, arrabbiata con se stessa. Che congettura idiota, da quando era diventata così tragica?

Fu in quel momento che le venne un'idea squisitamente bizzarra.

 

Quindi, non posso essere sicura di arrivare all'età in cui avrò bisogno dell'operazione, eh? si disse. Bene, allora vuol dire che se quel giorno arriverà, per festeggiare mi farò fare una torta per dieci persone, tutta per me!

Per me...e per il mio compagno, naturalmente, ammesso che ci sia ancora anche lui. Ma io me lo auguro, perché mangiare da soli è triste, anche nel caso di una torta buonissima.

Lui non capirà cosa stiamo festeggiando, ma io in quel momento ripenserò a questo giorno e a com'era essere giovani. Ricorderò che mi stavo annoiando in un ospedale decrepito, ed era una cosa rara, perché a quel tempo ogni giorno era diverso dall'altro e non c'era molto spazio per la noia.

Mangiare quella torta sarà un po' come ricevere un regalo dalla me stessa del passato, un regalo arrivato sessant'anni dopo.

E quando un giorno, magari in questo stesso ospedale, aspetterò di entrare nella sala operatoria, penserò che in un passato remoto mi sono immaginata quella situazione, e invece di essere nervosa mi farò una risata!

 

Chiara sorrise, e si sentì improvvisamente sollevata e piena di vita. Quella congettura era certamente stupida, ma in un certo senso era anche divertente, come se avesse appena fatto una scommessa con il futuro.

 

 

Il mio angolino

Ero in ospedale, in una sala d'attesa deserta, e mi annoiavo a morte. Visto che era pomeriggio e gli uffici amministrativi erano chiusi, non c'era un cane. Così per passare il tempo sono entrata in un ufficio, ho preso “in prestito” un foglio, e ho scritto questa storiella basandomi su un'idea balzana che mi era venuta in mattinata osservando, appunto, il via vai di anziani: “Poverini, sono tutti nervosi perché devono essere operati di cataratta, e prima o poi ci dobbiamo passare tutti”, ho pensato. “Quando toccherà a me, mi farò un regalo!”

Ecco, è partito tutto da lì...

 

 

LA GILDA DI CHIARA

Membro: Chiara

Nome in codice: PuPazza

Ruolo: distributore automatico di coccole

Superpotere: rendere fattibili le cose impossibili... nella sua testa, almeno.

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