La furia

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitoli 1,2,3,4 (edit) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 5: nonna Tsui ***
Capitolo 3: *** Capitolo 6: ***
Capitolo 4: *** Capitolo 7: la linea ***
Capitolo 5: *** Capitolo 8: gelosia ***
Capitolo 6: *** Capitolo 9: Brian ***
Capitolo 7: *** Capitolo 10: un leoncino ***
Capitolo 8: *** Capitoli 11 e 12 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 13 e 14 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 17: il demone ***
Capitolo 11: *** Capitolo 15: un ritorno ***
Capitolo 12: *** Capitolo 16: la bambina ***
Capitolo 13: *** Capitolo 18: un segreto ***
Capitolo 14: *** Capitolo 19: il leone e la gazzella ***
Capitolo 15: *** Capitolo 20: intimità ***
Capitolo 16: *** Capitolo 21: il ritorno ***
Capitolo 17: *** Capitolo22 : amici ***
Capitolo 18: *** Capitolo 23: Juliette ***
Capitolo 19: *** Capitolo 24: l'uomo misterioso ***
Capitolo 20: *** Capitoli 25 e 26 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 28 e 29 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 30: ***
Capitolo 24: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 32 e 33 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 35 e 36 ***
Capitolo 28: *** Capitoli 37 e 38 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 42 e 43 ***



Capitolo 1
*** Capitoli 1,2,3,4 (edit) ***


Capitolo 1:
Ci aveva messo tanto tempo a prepararsi quella mattina, ed era letteralmente tesissimo. Hiro Hatanawa aveva cambiato cinque camicie, e torturato in ogni modo i suoi bellissimi capelli corvini, ma alla fine aveva dovuto rassegnarsi: i capelli non volevano stare al loro posto, e la camicia gli stava davvero male, ma qualunque camicia si rovinava stando in sedia a rotelle, quindi avrebbe fatto poca differenza. Decise di tenerne qualcuna a portata di mano per cambiarsi in aeroporto, e con il cuore in gola partì.
Volete sapere perché era così agitato il nostro amico ex pilota? Beh, la risposta è semplice: stava per salire su un aereo e fare un viaggio lunghissimo soltanto per dire alla donna a cui voleva bene come a nessuno al mondo, che aveva realizzato il suo più grande desiderio e sarebbe tornato nel mondo delle corse. Nella sua stessa categoria, proprio come desiderava lei da sempre, ma come consulente tecnico. Bello, direte, insomma stava per realizzare il suo desiderio. Già, peccato che non avrebbe lavorato per il team della sua amica, ma per la squadra rivale, che quella peste dai capelli ricci odiava come niente al mondo e si sarebbe letteralmente infuriata. Lo avrebbe accusato di fare il gioco di quegli stupidi senza talento, e Hiro si aspettava una lite furibonda, d’altronde era prevedibile.
“ Continuano a non capire che investire soldi su soldi sui motori non servirà, incredibile!” gli aveva detto l’ultima volta che si erano visti, bella da morire in un vestito rosso attillato come al solito.
“… devono prendere un pilota vero, non il figlio di qualche milionario o di qualche gloria del passato, altrimenti continueranno a dare moto fantastiche in mano a ragazzini raccomandati, che non sanno neanche tenerla dritta per cinque curve. Te lo giuro, l’ultima volta le ho contate. Stuart è rimasto su per due curve, ha iniziato a tentennare verso la fine del rettilineo, ha fatto la terza curva a fortuna e sbam! Alla quarta era per terra, insieme a tutta una serie di ragazzini inutili che scaldano le ultime file. Non lo capiscono proprio che un cognome importante non comporti automaticamente del talento, e  quindi ok: assumiamo tutti i figli di vecchi piloti perché automaticamente saranno bravi. Sì, come no. Oh ovviamente senza offesa…” aveva concluso, fissandolo un po’ a disagio, perché dimenticava sempre che anche lui era stato uno di quelli che chiamava “ragazzini raccomandati”.
Glielo aveva gridato a brutto muso tanti, forse troppi anni prima e per un po’ glielo diceva sempre. Hiro sorrise pensandoci, soprattutto perché qualche anno dopo Leida aveva ufficialmente dichiarato che lui era l’unico pilota con il talento necessario da sembrarle pericoloso, ma quel pomeriggio, non poteva proprio ignorare quel ricordo. Fissando distrattamente la città dal finestrino del suo taxi, tornò con la mente al periodo più felice della sua vita, quello in cui aveva tanti amici, bellissime fidanzate, una moto stupenda e soprattutto un corpo funzionante.
 Le vite di Hiro Hatanawa e Leida Fuentes Ferrera si erano intrecciate circa otto anni prima, quando due bambini di dieci anni si erano incontrati per la prima volta sul circuito di San Paolo, in Brasile. Hiro era piuttosto sereno, c’era stato mille volte  e conosceva tutti e malgrado si giocasse l’ammissione ad una celebre accademia per piloti, non provava nessun tipo di agitazione. D’altronde tutti ricordavano le gesta di suo padre su quel circuito, con la sua Arius, e quindi il nostro giovane ragazzino asiatico era abbastanza sereno. Mentre lei era di umore totalmente diverso. La cosa che lo colpì immediatamente erano i suoi capelli. Da lontano non aveva neanche capito che si trattasse di una ragazza, semplicemente aveva notato un’enorme nuvola di ricci castani, fittissima, e si era chiesto come diavolo facessero a entrare nel casco. Lo attiravano genuinamente quei capelli, ma quando la proprietaria della chioma si girò, rimase per un attimo perplesso, perché due occhi verdi lo fissarono con un disprezzo infinito, che lui non pensava di meritare. Neanche in quel momento aveva realizzato che era una ragazza, sebbene avesse la tuta fucsia, e difficilmente avrebbe potuto immaginarlo, perché generalmente non c’erano ragazze nell’accademia.
E poi salirono in sella, e Hiro rimase stupito: il ragazzino con i ricci non solo aveva indossato il casco, ma gli stava anche dando molto filo da torcere. Lui era più bravo, non c’era molto da dire, e lo aveva staccato di molto, ma quella scheggia con la tuta color fucsia sembrava avercela a morte con lui, e provava in ogni modo a metterlo in difficoltà. Quando poi provò a sorpassarlo, e Hiro semplicemente gli chiuse il passaggio, il ragazzino in fucsia perse il controllo della moto e cadde, facendolo per un attimo sorridere al pensiero di quanto semplice sarebbe stata la sua gara senza quell’avversario così ostinato. Hiro vinse, ovviamente, e scese dalla moto felice, aspettando i complimenti dei suoi genitori, ma suo padre non gli prestò minimamente attenzione, e neanche sua madre, deludendolo profondamente. Aveva dato il massimo per suo padre, per renderlo fiero, perché immaginava che per una volta nella vita gli avrebbe detto “bravo figliolo” ma ovviamente non accadde e lui rimase a guardarli da lontano, con i suoi bellissimi occhi asiatici velati di tristezza. E poi sentì “Hey bastardo” e si girò confuso. Davanti a lui c’era il pilota capellone, quello con gli occhi verdi, e sembrava davvero arrabbiato. Non disse una parola, gli lanciò uno sguardo confuso, ma l’altro lo spinse e gli gridò soltanto “sei contento di quello che hai fatto, eh bastardo?”
Aveva uno strano accento, che lui non individuò subito, ma non ebbe troppo tempo per pensarci, perché il pilota riccio furioso gli allungò un fortissimo pugno in faccia, urlando “…se io non potrò diventare un pilota per colpa tua, almeno tu non potrai andare in giro con quella faccia di culo da raccomandato intatta!”
Hiro non capì, ma quel ragazzino era furioso, e aveva persino le lacrime agli occhi. Dopo il pugno, i suoi genitori finalmente si accorsero di lui e iniziarono a discutere con due tizi stranissimi e parecchio folcloristici, che continuavano a giustificare il ragazzino folle.
Ci vollero mesi prima che Hiro scoprisse che quei capelli strani e quegli occhi erano in realtà di una ragazza, e lei si presentasse un po’ imbarazzata in quel suo inglese-brasiliano che era diventato uno dei suoi simboli, insieme ai capelli leonini, gli occhi belli da morire e un carattere estremamente irascibile.
La chiamavano tutti “la furia” senza sapere che era stato lui a darle quel soprannome, ma Leida per Hiro era soprattutto la sua leonessa, e il tatuaggio che aveva sul polso glielo ricordava spesso. Una leonessa che non rispondeva al telefono da tre giorni, immaginando probabilmente quello che lui stava andando a dirle.
Capitolo: una promessa e un accordo
Provò a scriverle, a dirle che stava andando in aeroporto, che sarebbe stato il giorno dopo a San Paolo per vederla, e finalmente ricevette una risposta, tanto gelida da farlo soltanto sospirare.
“Ok” scrisse e lo inviò senza pensarci troppo, allontanando il telefono come per mettere via un pensiero troppo doloroso. Erano tre giorni che Leida era a pezzi, ma non per il motivo che Hiro immaginava, bensì per uno molto più romantico.
Stavolta era sicura che le cose tra loro stessero andando per il verso giusto, lo stava contemporaneamente provocando, coccolando e facendo ingelosire e Hiro reagiva sempre, esattamente, come lei voleva. Eppure il colpo di scena del nuovo contratto incasinava le cose tra loro non poco.
Vedete, c’era stata una promessa qualche settimana prima, che profumava come un inizio. Leida aveva finalmente vinto il campionato, e ovviamente avevano festeggiato insieme in Brasile il giorno dopo. La famiglia di Leida, i suoi amici e i collaboratori le avevano organizzato una festa pazzesca, e Hiro mostruosamente intimidito era entrato in quella bolgia con la musica rock a tutto volume. Era in ansia da morire per il suo aspetto, e non voleva che qualcuno la prendesse in giro per essere uscita con un uomo sulla sedia a rotelle, quindi si stava sforzando mostruosamente di stare in piedi con le stampelle e sperava di trovarla presto. Ovviamente una come Leida non passa mai inosservata, e Hiro sorrise perché era su un tavolo a ballare con una sua amica bevendo. Come sempre era molto poco vestita, e Hiro pensò che fosse davvero la fine del mondo, selvaggia scatenata e scapigliata, ma quando lei lanciò le scarpe e iniziò a saltellare sui tavoli per correre da lui, il cuore gli scoppiò letteralmente.
“Andiamo via?” gli disse subito, dopo averlo abbracciato e Hiro le chiese perché volesse abbandonare tutti in quel posto, ma lei rispose solo una cosa “ho vinto, e l’unica cosa che voglio è stare sola con te…me lo sarò meritata, no?” mettendolo a tacere e facendogli scoppiare il cuore contemporaneamente.
  Lo aveva letteralmente trascinato fuori, verso il posto che lei amava di più al mondo, e Hiro era rimasto estremamente perplesso quando aveva fatto partire la sua barca e godendosi il vento sulla pelle lo aveva portato a largo. In barca, sotto i fuochi d’artificio, si erano stretti un sacco e sfiorati in modo molto poco da amici. Hiro le aveva promesso che dopo aver finito il ciclo di terapie a cui si stava sottoponendo, avrebbe passato con lei in Brasile una parte dell’estate, e Leida si era letteralmente sciolta e lo aveva tenuto stretto per tutta la serata, sussurrandogli piano che non era mai stata così felice.
 Erano anni che lo amava, ma ultimamente sentiva di avere una possibilità. Aveva fantasticato tanto su quella vacanza, si era detta che ormai c’erano quasi, che stavano per varcare quel limite pericoloso che sfioravano da mesi. E questo pensiero l’aveva fatta sorridere anche in momenti molto bui.
 Sette anni, tanto era passato dalla prima volta che Leida si era resa conto dei suoi sentimenti per lui. Per i primi due anni, infatti, lo aveva considerato un nemico e odiato con tutte le sue forze. Lo detestava all’inizio, perché lui era il figlio del più grande campione di motociclismo che l’Asia avesse mai visto, e per lui era facile qualsiasi cosa. Lei, invece, povera e figlia di nessuno, aveva dovuto fare migliaia di sacrifici per essere dove si trovava, ed era costantemente fuori posto.
 Poi, però, Leida e Hiro erano diventati compagni di squadra, e tutto era cambiato. Lui era bravo, più di lei all’inizio, e questo la rendeva ancora più nervosa e le faceva commettere errori grossolani. All’inizio il suo odio per lui era peggiorato, ma una sera le cose erano cambiate. Hiro l’aveva raggiunta a sorpresa in officina a notte fonda e si era offerto di aiutarla. Leida offesa e arrabbiata lo aveva rifiutato brutalmente e aveva fatto per uscire, ma allontanandosi sentì “…è solo una questione di controllo e di concentrazione. Io ti supero, ti distrai e perdi il controllo della moto, è sempre così. Non fai errori quando tu sei prima, ci hai mai fatto caso?” lasciandola senza parole. Per settimane continuarono ad allenarsi di notte, da soli, ignorando tutte le regole, e Leida piano piano iniziò a prendere il controllo della situazione, ma anche ad innamorarsi.
Hiro era gentile con lei, molto timido, ma sapeva quello che faceva e in più aveva due occhi neri bellissimi. Leida, però, continuava a trovargli difetti, cercava in ogni modo di rinnegare i suoi sentimenti, fino a quando lui fece un gesto stranissimo per supportarla. Lei stava migliorando a vista d’occhio, ma la stampa sembrava sempre più concentrata sui suoi look, sul trucco e le unghie, piuttosto che sulle sue competenze, così nacque un’accesa polemica sul fatto che Leida avesse le unghie ricostruite. Per giorni i giornalisti non facevano che chiederle come potesse guidare con le unghie così lunghe, e tante altre domande stupide, che la irritavano terribilmente e la spingevano a discutere in modo molto acceso con i giornalisti. Era diventato un caso mediatico e i giornalisti lo facevano di proposito, solo per poter scrivere in copertina che la matta pilota aveva litigato ancora con loro. Questo ovviamente la metteva in cattiva luce anche con la scuderia che più volte aveva parlato anche con Hiro delle problematiche caratteriale di Leida.
 Il culmine lo raggiunse una giornalista, che al termine della conferenza stampa che seguiva la prima vittoria di Leida con la sua squadra e in quella nuova categoria, le chiese entusiasta se avesse indossato quel trucco che mostrava in conferenza stampa anche sotto il casco. Leida si irrigidì ed era pronta a insultarlo in mille modi, quando Hiro disse solo “oh io sì, se ti interessa. Vuoi discutere di marche di mascara con me? O di unghie magari?” strappando un sorriso alla sua amica.
Quello era il momento esatto in cui aveva capito di amarlo e da allora era passata un’infinità, ma i sentimenti di Leida avevano retto. Aveva sopportato che lui la considerasse solo un’amica, e aveva ancora i brividi ripensando a quando le aveva detto che teneva talmente tanto a lei da cambiare squadra, se questo l’avesse aiutata a superare la delusione, ma che sperava di poterla riavere come amica un giorno. E lei lo aveva fatto, aveva continuato a stargli accanto, anche se con il cuore spezzato. C’era stata sempre, nelle sue vittorie, nelle sconfitte, e anche dopo il suo incidente. Aveva abbandonato la gara immediatamente per seguirlo in ospedale e gli era rimasta accanto per settimane, da sola con sua nonna, e poi a malincuore si era allontanata quando glielo aveva chiesto, rispettando il suo bisogno di spazio e distanza. Per anni si erano solo scritti qualche messaggio durante le ricorrenze, e lei aveva creduto davvero di essere andata avanti, abbandonandosi alle attenzioni di un tizio o dell’altro, ma poi si erano rivisti e si era accorta di amarlo ancora, di non aver mai smesso, ma quei sentimenti ormai le facevano soltanto male.
 
Capitolo: rivedersi
 
“Devi andartene Leida, devi tornare al tuo lavoro e lasciarmi in pace, perché onestamente non tornerò mai più a essere la persona che ero prima, ed è inutile pretendere che questo possa accadere…”
Le aveva detto serissimo, con le lacrime agli occhi, dopo mesi di ospedale e riabilitazione. Leida aveva dormito con lui, mangiato insieme a lui e passato ore a giocare a carte, leggere giornali e ascoltare musica. Il risultato, ovviamente, era che i sentimenti di lei si erano rafforzati infinitamente, ma anche Hiro aveva dovuto ammettere con se stesso che provava qualcosa per lei.
Non era la prima volta che accadeva, era sempre stato attratto da lei. Era bella, oggettivamente, divertente e anche molto forte, fin troppo. Poteva capitarle qualsiasi cosa, e lei dopo qualche istante si rialzava e come niente fosse tornava alla sua vita, facendo tesoro di quella caduta. L’aveva vista crescere, affrontare un enorme lutto e trovare la sua dimensione e la sua forza in quel dolore. Una così, inevitabilmente, fa paura, e Hiro era convinto che se si fosse mostrato dolce o vulnerabile con lei, sarebbe finito in mille pezzi.
Eppure nei lunghi mesi d’ospedale, Leida aveva mostrato un altro lato della sua personalità. Era stata tenera, dolcissima e incredibilmente di supporto e Hiro ovviamente se ne era innamorato. Era convinto che la riabilitazione gli avrebbe permesso di tornare alla sua vita, e si era detto mille volte che una volta tornato in piedi l’avrebbe amata, e persino sposata. Poi, però, era giunta una notizia terribile, che lo aveva spinto nel baratro. Hiro non poteva tornare come prima, non senza un intervento molto rischioso. Leida aveva dato per scontato che lui avrebbe provato, e ne era scaturita una fortissima lite tra loro.
“…io rischio la vita ogni domenica, andiamo. E lo hai sempre fatto anche tu, senza tante paranoie, perché dovresti rifiutarti di tornare in piedi solo per paura?” gli ruggì, con i modi sbagliati e Hiro, stanco di litigare, decise di doverla allontanare.
Non fu semplice, ovviamente, ma ci riuscì e per anni non si videro più e a stento si inviarono qualche messaggio durante le ricorrenze. Hiro aveva attraversato una terribile depressione, che lo spingeva a non alzarsi neanche dal letto, ma non aveva mai voluto nessuno. Poi una sera alcuni amici lo avevano sorpreso e spinto a partecipare a una corsa di auto con l’inganno, e piano piano Hiro aveva iniziato a risalire dal baratro.
Tre mesi prima del suo viaggio in Brasile, era stato convito da uno di questi amici a partecipare ad una festa molto esclusiva. Non gli andava, in realtà, ma doveva dimostrare alla sua psicologa di poterlo fare, così decise di presenziare per meno di un’ora, e la sua vita prese una svolta improvvisa. Anche Leida era a quella serata, ma non sapeva che lo avrebbe trovato lì. Era fidanzata con un pilota di formula uno, e tutti concordavano che fossero fantastici, ma Leida rimase senza parole trovandosi davanti Hiro. Non lo vedeva da anni, non lo aveva mai visto in sedia a rotelle, eppure quando i loro sguardi si trovarono nella folla, sembrò quasi che si stessero aspettando. Entrambi furono attraversati da una scossa elettrica nel rivedersi. Hiro si sentì totalmente sottosopra, mentre Leida realizzava che era ancora più bello. Lasciò immediatamente il braccio del fidanzato per avvicinarsi a lui, e letteralmente lo travolse in un abbraccio.
“Da quanto tempo, saggia gazzella…” sussurrò stringendolo e lui tra i suoi capelli bisbigliò solo “giovane leonessa, sei sempre più bella e profumata anche!” facendola sorridere.
Leida rimase per un secondo in quell’abbraccio, poi ignorando tutti, decise di portarlo via e si richiusero in una stanza per ore, rivangando i vecchi tempi, ma parlando anche di argomenti spinosi, come ad esempio della relazione nuova della giovane campionessa.
 “Immagini com’è, no? Due piloti, due campioni. Entrambi i migliori delle nostre categorie, entrambi tra i più giovani talenti della nostra specialità, insomma…ego a palla! Le nostre liti sono sempre la fine del mondo, e non so chi dei due ci metta più tempo a prepararsi prima di uscire…”
“…ma siete belli insieme…” concluse Hiro, sentendo uno stranissimo senso di disagio e procurando a lei un sorriso amaro. Parlarono anche di lui, e lei non volle credere assolutamente alle sue parole quando le giurò di non avere una donna.
“…sei veramente troppo bello Hiro, dai. Non ci credo che l’infermiera o il medico o chiunque altro non ci abbia provato” osservò Leida seria e lui stringendosi nelle spalle le spiegò che non cercava una donna in quel periodo.
“…beh magari una donna no, ma una scopata ci può stare. Un’amica occasionale…” continuò, per provocarlo, ma lui ridendo rispose “non so neanche se posso ancora scopare Ledi…” e lei inorridì per qualche istante, ma poi notò che la stava prendendo in giro e gli lanciò un cuscino come sempre.
“Sei uno stronzo a scherzare su queste cose!” concluse agitata, ma lui ridendo rispose “…e tu ci caschi sempre, com’è possibile?” fissandola intensamente.
“Voglio assolutamente sapere se hai una donna…” gli disse piano, un po’ troppo vicina alle sue labbra, dato che lui si sentì totalmente sottosopra, ma Hiro scosse solo la testa.
In quel momento, però, mentre entrambi realizzavano di essere troppo vicini, Carol il famoso pilota, li raggiunse e ringhiò alla sua compagna che stava per andarsene. Leida si strinse nelle spalle e rispose solo “ok, ciao” irritandolo ancora di più, ma al contempo spingendo Hiro a dirle che anche lui stava andando via.
Uscirono insieme, e si salutarono con enormi occhi tristi. Nessuno dei due voleva salutare l’altro, c’era ancora molto di cui parlare, ma l’ego di Carol era stato ferito, metteva fretta a Leida e Hiro non voleva che litigassero per colpa sua.
“Scrivimi, adesso. Capito?” gli disse, salutandolo con un bellissimo bacio sulla guancia e occhi pieni di lacrime, e lui annuì soltanto, lasciandola andare.
Salirono nelle rispettive auto con il cuore sottosopra, entrambi dispiaciuti. Hiro sbuffò e fissando il numero che lei gli aveva scritto, digitò in fretta “…sono felice di averti ritrovata. E’ sempre bello passare del tempo con te, mia matta amica leonessa. Spero di rivederti presto…” e poi allontanò il telefono per guidare.
Leida, invece, era in crisi.
“E’ sempre lui, ha sempre lo stesso profumo e gli occhi belli da morire. Chissà dove diavolo sta andando ora, con chi cazzo dormirà stanotte…” pensava afflitta, fissando fuori dal finestrino.
 Si chiedeva come potesse ancora provare quei sentimenti per lui, però li provava ancora, non c’era alcun dubbio. Carol arrabbiato continuava a parlare, ma Leida neanche ascoltava, e quando poi ricevette il messaggio, il cuore le scoppiò letteralmente e seppe esattamente cosa doveva fare.
“Carol è finita, mi dispiace…” bisbigliò piano, mentre lui guidava, e quel povero pilota ebbe un mezzo infarto.
“ma un mese fa tu…” le disse sconvolto e Leida dispiaciuta sospirò “lo so. So cosa ho detto e so cosa ho fatto, ma stasera ho capito di non provare quel genere di sentimenti per te e non voglio rubarti altro tempo. Sii felice e fammi un ultimo favore: dai la mia valigia a Gio domani, e adesso accosta…”
Carol stravoltò le urlò contro, ne disse di tutti i colori, ma lei dispiaciuta ripetè soltanto “mi dispiace, ma posso uscire con te, possiamo divertirci, ma il mio cuore è di un’altra persona…”  lasciandolo senza fiato.
A nulla valsero le suppliche del povero pilota, Leida scese dall’auto, si accomodò al lato della strada e sorridendo fece partire una telefonata. Hiro aveva appena lasciato al valletto dell’hotel la sua auto e stava aspettando l’ascensore quando lei lo chiamò.
“Avrei bisogno di un passaggio e magari anche di una cena. C’erano tutte mini cose strane a quella festa…” le disse piano, agitata, ma non troppo. Sapeva che Hiro sarebbe corso a salvarla, lo conosceva troppo bene e così fu. Arrivò in meno di un’ora e rimasero a chiacchierare per tutta la notte in giro per Vienna vicinissimi, salutandosi all’alba con il cuore in mano.
Da quella notte, però, qualcosa era cambiato anche in lui, Leida ne era sicura. Si erano rivisti e sentiti ogni giorno più volte al giorno. Hiro era geloso, flirtava con lei e la coccolava, quindi Leida era certa che stesse per succedere qualcosa, ma non capitava mai nulla. E probabilmente non sarebbe mai successo nulla, si disse Leida fissandosi allo specchio e sbuffò fortissimo.
Già, perché Leida aveva un accordo di riservatezza piuttosto imponente, che avrebbe sicuramente ostacolato il suo rapporto con lui, che comunque si stava anche rimangiando quella promessa.
Ci era cascata ancora, e stavolta aveva creduto a quella stupida promessa, riempiendosi di aspettative, ma se Hiro avesse accettato l’offerta della Retios non avrebbe avuto tempo da passare con lei, e si sarebbero visti soltanto di sfuggita durante le gare.
“E addio storia d’amore…” sussurrò sbuffando, osservando la foto che aveva come sfondo del telefono, in cui sorridevano insieme avvolti da mille petali rosa. E poi proprio in quell’istante qualcuno le telefonò, facendo sorridere Leida.
 
Capitolo: Sakura
Nel frattempo in aeroporto Hiro era rimasto a fissare un manifesto pubblicitario che ritraeva una coppia abbracciata sotto i ciliegi in fiore, torturandosi con un ricordo che faceva più male del dovuto.
“Il tuo colore preferito è il rosa, no?” le aveva detto una sera, in videochiamata, imbarazzato da morire perché lei gli aveva risposto con una sottoveste incredibilmente sexy e rosa, ovviamente.
Leida aveva riso forte, facendogli notare che era piuttosto strano che avesse notato solo il colore, ma Hiro si sentiva terribilmente a disagio, così le disse piano “…no è che pensavo che mi piacerebbe portarti a vedere i ciliegi, vicino casa mia a Okinawa. Sai, è esattamente come io vedo te: una specie di esplosione rosa. Ti potrebbe piacere…”
Leida aveva soltanto riso di quella strana definizione, e poi lo aveva un po’ preso in giro per aver ignorato il suo abbigliamento sexy.
“Ledi non ignoro nulla, è solo che certe cose per telefono non vengono proprio naturali…” rispose, fissandola negli occhi, ma con le guance un pochino arrossate, e per un secondo lei rimase senza parole.
“Sei bella da togliermi il respiro, non lo sai?” aggiunse, spinto da non so quale forza, e poi si sentì immediatamente in imbarazzo per quella frase. Non voleva che lei pensasse di non interessargli, ma neanche voleva sembrare troppo sfacciato.
Leida si sciolse letteralmente per quelle parole, e gli sorrise in modo splendido, prima di sussurrargli, con enormi occhi innamorati, che le sarebbe piaciuto un sacco andarci insieme.
“…anche perché, lo sai, faccio schifo letteralmente sul circuito in cui tu invece sei cresciuto, quindi potresti magari darmi qualche consiglio…” aggiunse un po’ nervosa.
 Suzuka era la pista su cui si giocava il campionato, e Leida aveva qualche difficoltà lì. Aveva programmato di arrivare prima di tutti, per studiare il più possibile la strategia da usare, ma Hiro avrebbe potuto davvero fare la differenza.
“Certo Ledi, fai schifo…come no. Sei soltanto il fottuto campione del mondo in carica e hai staccato l’argentino di trenta punti…non fare la damigella da salvare, non ti si addice!”
Le disse ridacchiando e lei gli fece un occhiolino vagamente compiaciuta.
“Lo sai che ti serve soltanto di ragionare un attimo sul freno nelle curve, non c’è bisogno che te lo dica io…” concluse, orgoglioso di lei e Leida annuì, sussurrando piano che farlo insieme era sempre meglio.
 “Tutto insieme è meglio…” le sussurrò pianissimo, cercando di farla sorridere, ma gli era venuta male e Leida alzò un sopracciglio compiaciuta.
“…possiamo anche fare altro dopo la gara, dato che è meglio insieme…” concluse seria, ma quando lui le spiegò che non era quello che intendeva dire rispose solo “e allora divertiti da solo…” facendolo ridere ancora.
Era impazzita trovandoselo nei box a sorpresa, ma Hiro si era pentito amaramente di quell’improvvisata per ben due motivi. Il primo era che aveva scoperto che Leida aveva uno spasimante, un pilota argentino robusto e muscoloso con il sorriso da mascalzone che la tampinava di continuo. L’altro motivo era semplice: la società rivale a quella di Leida lo aveva visto all’opera come consulente in quell’occasione, e aveva deciso di assoldarlo.
Erano stati giorni felici quelli a Okinawa, e loro erano stati vicini come mai prima, anche se Hiro aveva scoperto il demone della gelosia, per quel maledetto argentino che scriveva a Leida a tutte le ore. Lei, invece, aveva completamente regalato il suo cuore a quel ragazzo con gli occhi orientali, e quando Hiro le aveva regalato un piccolo fiore di ciliegio disidratato da portare sempre al collo, aveva davvero fatto fatica a non baciarlo.
Cosa l’aveva fermata? Secondo voi? Leida era molto sicura di sé, aveva un ego molto sviluppato, ma era già stata rifiutata una volta. E ci era stata male come mai prima. Sapeva che Hiro le lanciava dei messaggi molto chiari, ma malgrado il suo carattere istintivo le imponesse di lanciarsi letteralmente tra le sue braccia, aveva deciso che stavolta toccava a lui. Che invece, ovviamente, era certo che se lei l’avesse voluto se lo sarebbe preso, come tutto.
“Dannati ciliegi…” pensò, fissando ancora una volta quella coppietta che gli ricordava fin troppo loro due, e come avrebbe potuto non farlo dato che lei aveva deciso di cambiare colore di capelli dopo quel giorno?
“Ho i capelli color sakura adesso, così ogni volta che li vedrai non potrai evitare di pensare a me…”
Gli aveva scritto a sorpresa, poco prima della sua ultima gara e Hiro aveva sorriso, chiedendosi ancora una volta come avrebbe mai potuto evitare di pensare a lei a prescindere dai suoi capelli, ma non lo aveva detto. Aveva sbuffato, perché gli faceva terribilmente paura quella vicinanza, e poi ne aveva parlato con la sua psicologa, ancora una volta.
 Le aveva fatto qualche complimento per quel suo nuovo look ancora più spregiudicato del solito, ma un po’ impacciato per non esagerare, e poi avevano finito come sempre col parlare di moto. Deludendola per l’ennesima volta, e convincendola a uscire con un gruppo di nuovi amici, tra cui c’era il suo rivale. Il pilota argentino aveva postato un sacco di foto in cui c’era anche lei, foto innocenti di una serata tranquilla tra colleghi, che però erano accompagnati da una frase in spagnolo ambigua, che Hiro aveva provato a tradurre in tutti i modi, prima di andare in panico capendo che ormai lei era diventata la sua “rosa amichetta”. Aveva fatto il pari e dispari con il suo cuore, perché non doveva essere geloso, ma aveva perso. Così con una scusa stupida l’aveva chiamata, solo per sentire la sua voce e assicurarsi che non fosse a letto con lui. E voi penserete che lei si fosse innervosita, ma in realtà Leida sapeva esattamente il motivo di quella chiamata e aveva giocato un sacco con la sua gelosia, assecondandola e rassicurandolo allo stesso tempo. Lo voleva, desiderava disperatamente che lui si innamorasse di lei quanto lei aveva sempre amato lui, e sapeva che stava cuocendo a fuoco lento. Quella sera si erano addormentati insieme al telefono, e Leida aveva sorriso al mattino, realizzando che nessuno dei due avesse chiuso la telefonata.
“E non pensi di esserne innamorato?” gli avevano chiesto praticamente tutti, ma a Hiro non piaceva la risposta a quella domanda. Era ovvio che fosse innamorato di lei, lo era stato più di una volta in quegli anni, ma il tempismo era sempre sbagliato. Leida non era una donna semplice e il rischio che lei lo masticasse e sputasse letteralmente, c’era e lo terrorizzava. L’amore gli faceva paura, e non poco, ma ogni volta che si vedevano si ripeteva che doveva provare, sforzarsi, eppure non riusciva mai a trovare la forza per tirare fuori quello che provava.
Aveva voglia di avvicinarsi a lei, era inevitabile e sapeva che stava per succedere, ma non si sentiva sicuro. Leida, da tutti chiamata “Furia” era un vulcano, passionale e bellissima, e continuava sempre a stringerlo e toccarlo quando si incontravano. Più di una volta Hiro in preda alla lussuria aveva cominciato a toccarla un po’ troppo, ma poi lei non aveva reagito come si aspettava e lui aveva fatto un passo indietro. Leida era la seconda persona al mondo più importante della sua vita e se dovevano scavalcare i limiti dell’amicizia, dovevano farlo insieme. Se davvero avesse voluto, si era detto mille volte, non sarebbe mai stata docile e remissiva. Quello che ignorava, però, era che lei avesse esattamente gli stessi pensieri per la testa.
 “Vi sembrerà di portare sempre addosso la straordinaria esperienza dei ciliegi in fiore” diceva il cartellone e Hiro pensò solo che difficilmente avrebbe potuto dimenticare quel momento, ma entrò e le comprò quel cavolo di profumo perché voleva davvero che lei non lo dimenticasse.
Nota:
Ciao a tutti, allora se avete già letto questi capitoli potete anche evitarli. Mi sono accorta che mancava qualcosa e volevo assolutamente tornare a lavorarci. Se è la prima volta che incontrare Leida e Hiro, benvenuti. Spero che questi due vi siano simpatici. A presto!

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Capitolo 2
*** Capitolo 5: nonna Tsui ***


Capitolo: nonna Tsui
“Allora glielo hai detto che stai andando?” ruggì nonna Tsui a telefono con il suo unico nipotino, subito dopo averlo rimproverato perché non le aveva risposto immediatamente. Hiro sorrise per un attimo e rispose affermativamente.
“E lei? Ti ha insultato? Detto di non andare?” chiese apprensiva, ma lui rispose solo “No…” sbuffando.
“Ecco se ti sforzi di spiegarmi un attimo meglio la situazione, magari capisco cosa le sta passando per la testa, no?” chiese risentita, e finalmente quel suo nipote così criptico spiegò quello che lei aveva scritto, preoccupando la vecchina.
“Non mi piace, non è da lei restare in silenzio. Mi aspettavo tutt’altro…” concluse corrucciata, e il nipote sospirò prima di rispondere “posso dire anche io, o mi rimproveri ancora?”
“Adesso le parlo io, lo sai che Leida ti ama e non ti terrà il broncio, ne sono sicura. Tu nel frattempo hai messo in valigia il dolce e il liquore, sì?” chiese per l’ennesima volta, esasperando il povero Hiro che provava sempre una strana sensazione quando gli dicevano che lei lo amava.
Per la ventesima volta rassicurò la nonna sul liquore e sulla torta, e poi la salutò, restando per un po’ a pensare alla sua spinosa situazione, con il sacchetto del profumo tra le mani.
Tsui Hatanawa, invece, preoccupata come poche volte prima, si accinse ad intraprendere la sua missione. Aveva conosciuto Leida in ospedale, quando suo nipote all’epoca minorenne e quasi bambino era stato ricoverato a seguito di uno spaventoso incidente durante la gara. Tsui non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio di maggio, perché era stato uno dei momenti peggiori della sua vita. Ormai vedova, organizzava sempre pranzi con le sue amiche e si vantava sempre del suo nipotino talentuoso. Le vecchiette non erano certo delle esperte di sport, ma spesso per accontentarla guardavano con lei la gara e commentavano con frasi gentili su Hiro. Quel pomeriggio stava versando un tè, mentre Hiro percorreva la curva numero cinque e quando perse il controllo e si schiantò contro il cordolo lei rimase senza parole e perse circa vent’anni di vita.
 Era stata una madre fin troppo amorevole per suo figlio Isamu, ed era stata molto presente durante gli albori della sua carriera, ma crescendo lui aveva mostrato di mal sopportare le sue attenzioni e la sua presenza in generale, così si era allontanata. Aveva visto Hiro tre volte prima del giorno dell’incidente, e Isamu molto poco. Era inorridita scoprendo che suo figlio e sua nuora avevano abbandonato il loro bambino in ospedale per “impegni urgenti” e si era innamorata di Hiro, dei suoi enormi occhi neri così tristi e della sua timidezza. Mille volte, dopo quell’incidente, si era rimproverata, perché sapeva che la mancanza di affetto di Isamu nei confronti di suo figlio, era colpa sua. Lei lo aveva messo sempre al di sopra di qualsiasi cosa, e ora suo figlio non sapeva amare e neanche prendersi cura di suo figlio, che invece era un gattino spaurito che cercava l’approvazione di qualcuno.
Aveva passato tutto il tempo in ospedale con lui, ma non da sola. Immediatamente aveva notato fuori la stanza di suo nipote una strana ragazzina, una specie di giovane giraffa con gambe e braccia lunghissime e una folle criniera di ricci sulla testa, e piano piano ci aveva fatto amicizia. Era evidente che Leida amasse profondamente suo nipote, e  dopo un po’ le era diventato evidente che lui provasse lo stesso. Tsui per molto tempo aveva cercato di sistemarli insieme, anche nel periodo in cui Hiro non voleva più vedere nessuno, ma poi aveva capito che lui stava male anche a causa di quella ragazzina.
Erano rimaste in contatto, e Leida le aveva sempre inviato gli auguri per il compleanno e per il nuovo anno, allo stesso modo Tsui le aveva inviato le congratulazioni quando aveva vinto il suo primo gran premio e anche quando aveva scoperto che aveva un fidanzato bellissimo, ma nel suo cuore c’era sempre stato un posto speciale per lei, e non aveva mai totalmente abbandonato la speranza che quei due potessero innamorarsi. Quando poi qualche mese prima aveva visto Hiro sorridere al telefono per la prima volta, nonna Tsui lo aveva tormentato per scoprire chi fosse la causa di quel bel sorriso ed era impazzita scoprendo che stava scrivendo a Leida.
Sapeva che era arrabbiata perché Hiro avrebbe lavorato con i suoi rivali, e onestamente non se la sentiva di darle torto. Conosceva fin troppo bene il suo carattere fumantino, perché li aveva visti litigare parecchie volte. Sapeva che avrebbero litigato, ma era anche certa che avrebbero fatto pace, perché i sentimenti di quella matta dalla pelle scura e gli occhi trasparenti erano troppo forti.
“Gli innamorati litigano, neko. Le passerà, vedrai…” aveva concluso, prima di salutarlo e lui non aveva risposto nulla, facendola sorridere perché non aveva negato di amarla.
“Ciao kirin…” sentì Leida rispondendo al telefono, e sorrise, perche adorava la nonnina di Hiro. La chiamava sempre giraffa o giraffina, ma era molto tenera e Leida glielo lasciava fare.
Fu molto dolce con lei, lo era sempre perché Tsui le voleva molto bene e la nonnina per un attimo si tranquillizzò.
“Kirin, è normale essere arrabbiata, ma davvero non sei contenta che riprenda a lavorare invece che bivaccare in casa tutto il giorno? E poi sarete sempre nello stesso posto del mondo, sempre insieme…” spiegò agitata, e Leida sorrise soltanto e le sfuggì un sospiro.
“…e lo so che dovrà aiutare quel ragazzino sfortunato dell’altra squadra a batterti, ma siamo onesti: a stento riesce a camminare con le sue gambe quel ragazzino gracile. Non riuscirà comunque mai ad essere meglio di te, quindi vediamo i lati positivi, no?” concluse seria, convinta di essersi spiegata bene, ma Leida la sorprese rispondendo piano “non sono arrabbiata, Tsui. Un po’ delusa, perché avrei voluto saperlo subito e da lui, e…per altre cose…”
“Beh mia bella Kirin, a me risulta che qualcuno stesse provando a dirtelo da un bel po’, ma che tu non abbia scelto di fare il gioco del silenzio…” suggerì la saggia nonnina, mettendola in scacco.
 La verità era che Leida aveva saputo tutto prima dello stesso Hiro, perché l’argentino compagno di squadra del ragazzino bisognoso di supporto aveva vuotato il sacco, dicendole anche “e adesso non potrete più fare i fidanzatini, lo sai no?Avete entrambi una clausola di riservatezza nel contratto, e i tuoi capi odiano particolarmente la mia società quindi non accetteranno mai che vi frequentiate…”mandandola in crisi.
Si era detta che per quello Hiro probabilmente si stava rimangiando la promessa di trascorrere insieme qualche giorno, e si era chiusa in se stessa.
Hiro non aveva ancora firmato il contratto per ora, aveva solo dato la sua disponibilità ad accettare l’incarico ed era intenzionato a farlo, ma Leida non sapeva questo, perché l’argentino gliel’aveva data come una cosa sicura e definita, e lei si era letteralmente disperata, allontanando Hiro senza nessuna spiegazione.
“…poi comunque Ledi, se tu gli dirai che non vuoi, sono sicura che Hiro rinuncerà al lavoro perché lo sappiamo tutti quali sono le sue vere priorità…” concluse Tsui seria, ma Leida scosse solo la testa perché aveva usato il nomignolo con cui la chiamava solo lui al mondo, e le erano venuti i brividi.
“Tsui va tutto al diavolo con quel contratto, è inevitabile…” concluse serissima, ma anche profondamente angosciata e Tsui provò a chiedere altre informazioni, così Leida spiegò della clausola di riservatezza e la vecchina sbuffò.
“Sì è una seccatura, ma non si chiude una storia per questo motivo…”
“Tsui…” provò a dire sconsolata Leida, che stava anche perdendo la pazienza, ma in quel momento Hiro le scrisse per dirle che stava partendo, che si sarebbero visti poche ore dopo e lei sorrise.
“Ci penseremo, ma non sono arrabbiata, giuro…” concluse con dolcezza, e la nonnina si acquietò per qualche ora.
Nota:
Ciao a tutti, ho ripreso in mano le sorti di questi due. Se non aveva letto la parte che ho sistemato, forse avrete qualche difficoltà a seguire, ma che ve ne pare di questa nonna? E dei nostri ragazzi? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 3
*** Capitolo 6: ***


Capitolo:
Leida trascorse la notte a pensare al suo look, e decise di osare. Se davvero stava per essere di nuovo allontanata dall’uomo che aveva amato da sempre, sarebbe stata favolosa questa volta. Era cresciuta, non era più una ragazzina timida e insicura, aveva lunghissime gambe scure e delle curve morbide, che avevano stregato tutti durante la sua sfilata in biancheria intima.
“Sexy, forte e determinata, porca puttana…” si disse, cercando di nascondere le sue lacrime, ma la verità era che con Hiro le risultava parecchio difficile essere forte. La cara pilota era famosissima per il suo pessimo carattere, per riuscire a fronteggiare sempre tutto di petto, ma diventava sempre una gattina triste quando c’era lui di mezzo.
“’Fanculo…” ruggì, asciugandosi le lacrime sulla guancia e fece partire la sua musica preferita per scegliere un outfit adatto. Decise di presentarsi da Hiro in costume bianco estremamente succinto e copricostume di pizzo, che rendeva il tutto solo più sexy. Quanto meno si sarebbe mangiato le mani per averla rifiutata, dato che diceva che era bella da togliergli il fiato. Per un attimo il ricordo del suo sguardo mentre le diceva quella frase l’attraversò, e le si spezzò di nuovo il cuore, ma non voleva piangere quindi prese a pugni il cuscino e ruggì “nessuna lacrima”. Non fu abbastanza per calmarla, così in piena notte scese in garage, recuperò la sua moto preferita e uscì a fare un giro, per non pensare.
In realtà pensò ancora più di quanto non avrebbe fatto a casa, perché da settimane diceva a Hiro che voleva portarlo in un luogo o nell’altro, che voleva farle vedere il suo paese, il suo mare, e quindi finì col piangere tanto da non poter neanche più guidare, così si trovò in spiaggia a fissare il cielo annegando in un mare di lacrime.
Anche Hiro era nervoso e dispiaciuto, ma non immaginava minimamente che dubbi e angosce attanagliassero il cuore della sua amica. Sapeva che si sarebbe infuriata, ma era certo che con un po’ di coccole sarebbe riuscito a tranquillizzarla, per quello le aveva preso dei regali. Non aveva pensato alla clausola del contratto, ma sapeva che ci sarebbe stata un po’ di distanza tra loro se avesse iniziato il nuovo lavoro, e la considerava una cosa positiva. Quanto meno un modo per chiarirsi le idee. Quello che Leida non immaginava, però, era che Hiro fosse pieno di sorprese.
Arrivato in Brasile si diede immediatamente una sistemata in aeroporto, passò a recuperare l’auto che aveva affittato da settimane e le scrisse solo “sto arrivando” facendole tremare il cuore. Leida era molto stanca e si vedeva, ma decise di darsi alla sua pantomima e un’ora dopo era bellissima, affacciata al balcone seminuda. Aveva tra le mani il suo regalo, quel fiore di ciliegio che le aveva messo al collo a Okinawa, e lei non aveva mai tolto, prima di quei tre giorni. Non sapeva se indossarlo o meno, e ci pensava da un po’, ma poi si disse che non era il caso di mostrargli per l’ennesima volta quanto tenesse a lui, e ripose la collana.
Il bianco sulla sua carnagione scura risaltava particolarmente, e aveva truccato i suoi occhi chiari con molta attenzione, per evidenziarli ancora di più.
 “Ci siamo, ultima scena…” pensò, vedendo la macchina avvicinarsi lungo il vialetto, e con un sospiro scese, arrabbiatissima.  
Hiro era allegro, ma anche particolarmente nervoso all’idea di dover discutere con lei, ma quando si presentò in tacchi a spillo, costume striminzito e copricostume super sensuale gli sfuggì solo un “wow…” senza fiato, che la fece sorridere.
“Parcheggia…” ruggì scocciata, ma particolarmente impressionata da tutta la scena. Lui era veramente bello, anche se un po’ stanco. Da sempre Hiro le faceva pensare a un modello, perché aveva un viso perfetto, bellissimi occhi a mandorla, labbra carnose e un fisico minuto ma muscoloso. Dopo l’incidente, infatti, aveva cominciato ad allenare la parte superiore del corpo maggiormente, e Leida impazziva per le sue bellissime spalle e i bicipiti.
“Che meraviglia. Sicuro che stessi aspettando me?” le sussurrò, con un sorriso vergognosamente dolce, ma lei scosse solo la testa e disse solo “ti prendo le valigie…” cercando di fare l’indifferente.
“Vieni un secondo, per favore?” le disse, cercando di non sembrare troppo divertito da quella storia, ma Leida non ascoltò, così fu costretto a recuperare le stampelle sul sedile posteriore e scendere dall’auto.
“Che diavolo fai?” gli ruggì Leida sorpresa, perché temeva che potesse farsi male appoggiando la stampella sulla ghiaia del vialetto, ma lui a sorpresa l’afferrò per il polso e la strinse forte, lasciandola molto perplessa.
“Mi sei mancata Ledi, posso almeno salutarti come si deve?” le sussurrò annegando nel suo profumo, e lei fu costretta per un attimo a dirsi “non piangere”. L’aveva colta di sorpresa, non si aspettava un gesto del genere, ma amava troppo il suo odore di buono, le sue braccia forti e quella voce bassa e sensuale che usava quando si coccolavano.
“Ciao leonessa…” le sussurrò con sguardo languido, baciandole la fronte e lei pensò solo “io lo odio” e si scansò.
“Neanche un ciao? Sei così tanto arrabbiata?” chiese, con infinita dolcezza accarezzandole il viso, e lei scosse solo la testa e rispose di risalire in auto o si sarebbe fatto male.
“Ok, andiamo a pranzo prima di tutto, però, perché la mia prenotazione tra poco scade e ci tengo davvero a portarti in questo posto…” spiegò, accarezzandole di nuovo il viso, e Leida scosse la testa. Tutto il look perfetto che aveva studiato era basato sul fatto che l’avrebbe portato in barca e lui sarebbe stato costretto a parlarle in costume, ma così andava tutto al diavolo. Salì, indossò un vestito al volo e ritornò al piano di sotto, dove la stava aspettando con un sorriso ancora più bello, che la irritò ancora di più.
Hiro pensò per qualche minuto che tutta la sua idea per fare il figo romantico fosse andata a farsi benedire, che non avesse funzionato, perché lei rimase in silenzio per tutto il viaggio e grazie a quella dannata decappottabile i suoi capelli erano un casino, ma quando provò ad accarezzarle l’indice, come faceva sempre, lei non si ritrasse.
“Ti piace? E’ quella che volevi comprare, no? Ho pensato che potevamo provarla insieme in questi giorni…” le disse piano, riferendosi all’auto che gli stava costando un patrimonio, e lei rispose secca “se ci vai a ottanta all’ora mi sembra impossibile farsi un’idea di come sia…” facendolo ridere.
Inutile a dirsi, Leida stava combattendo contro il suo stupido cuore, che glielo faceva trovare ancora più sexy e affascinante in quella versione. Quando poi Hiro fece andare la macchina al doppio della velocità consentita, solo per provocarla, pensò solo che stesse per avere un orgasmo, ma non disse nulla. Una volta arrivati sentenziò soltanto “…non sapevo riuscissi ancora a guidare così. Penso che Tsui vada più veloce con la sua macchinona sportiva, ma è comunque un inizio…”
Hiro rise e la prese un po’ in giro, ma lei non lo guardava neanche e aveva indossato enormi occhiali scuri che gli impedivano di vedere i suoi occhi.
Poco dopo essersi seduti e aver ordinato da bere, Hiro decise di dover provare a tirare giù quel muro tra loro così le disse sorridendo “allora perché esattamente sei così arrabbiata, eh? Ti scoccia così tanto l’idea di me che lavoro con quel povero sfigato di Rein? Insomma non mi lamento io che dovrò vedere costantemente il tuo spasimante, non vedo perché lo faccia tu…”
Leida scosse solo la testa, ma continuò a non guardarlo, facendolo impazzire. Voleva mettere delle distanze tra loro, voleva allontanarla, ma vederla così lo stava facendo impazzire. Voleva soltanto un sorriso, una delle sue dimostrazioni d’affetto, ed era totalmente confuso da quel cambiamento nei suoi sentimenti.
“Ok va bene, rinuncerò al lavoro Ledi. Adesso posso almeno guardarti negli occhi un secondo? Pensavo fosse una cosa che ti avrebbe fatto piacere perché da sempre insisti per farmi tornare nel mondo delle corse…” confessò, spaventato e confuso dalle sue sensazioni e allora Leida finalmente si girò e disse piano “…come no. Mi fa proprio piacere sapere che senza neanche dirmelo hai firmato un contratto che ci impone di non frequentarci più…”
“Numero uno…” le disse, avvicinandosi molto al suo viso e scostandole gli occhiali “io non ho firmato nulla. Ho solo detto che sono disponibile ad accettare e onestamente volevo parlartene, ma non so come lo hai saputo prima di me, a quanto pare. Numero due la clausola di riservatezza vale per tutti, per i tecnici, e anche per voi piloti, ma mi sembra che tu e quel cretino di Vasquez vi frequentiate lo stesso, no? Anche troppo, dato che ovviamente lui ti ha detto questa cosa…”
Leida era rimasta senza fiato per quei suoi modi, così sensuali e decisi, e per un attimo si addolcì e gli disse piano “quindi non hai deciso?” vicinissima al suo viso. Quella dolcezza piacque un sacco a Hiro che le sorrise in modo splendido e scosse la testa.
“Volevo parlarne con la mia leonessa, che invece è scomparsa nel nulla, lasciandomi ancora più perplesso perché generalmente sono abituato a combattere in prima persona, non a dover sopportare il silenzio…” aggiunse, facendola sorridere in modo bellissimo.
“Ucciderò Vasquez…” sentenziò, predendogli finalmente la mano, e Hiro annuì dicendole che non gli sarebbe minimamente dispiaciuto.
“Allora, finalmente litighiamo?” le chiese con un sorriso, perché Leida aveva finalmente tirato giù gli occhiali e sembrava un tantino più carina con lui.
“…o facciamo pace?” concluse, sussurrandole letteralmente all’orecchio e Leida ebbe i brividi, ma si sforzò comunque di rispondere che c’era sempre tempo per litigare, ma quello le sembrava il momento giusto per fare pace.
“Fortuna che adesso mi parli- confessò allegro, fronte contro fronte- altrimenti sarebbe stata una vacanza davvero complessa da gestire…”  e lei rimase senza parole.
Nota:
Ciao a tutti, ed eccoli qui, finalmente affrontano questo problema. Come vi sembrano insieme? Vi piacciono? Fatemi sapere. Ci tengo molto a questa storia  perchè ho intenzione di affrontare degli argomenti abbastanza spinosi, perciò non abbandonatela altrimenti non potrò farlo, per favore. A presto, spero e grazie per aver letto,e  se non ci conosciamo, buon anno nuovo <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 7: la linea ***


Capitolo: la linea
“Quindi non sei venuto a supplicare il mio perdono, ma per mantenere una promessa?” gli chiese, sfoderando uno sguardo incredibilmente seducente, e Hiro per un attimo avvertì il colpo. Era parecchio semplice fare quello sicuro quando lei era offesa e sembrava distaccata, ma quando la furia partiva all’attacco, c’era solo da sperare di non perdere la dignità, sbavando troppo.
“Ma secondo te, sciocca, mi sarei rimangiato una cosa così importante?” le disse, prendendole il mento con le dita, vicinissimo alle sue labbra. Entrambi pensarono solo “hai intenzione di farlo oppure no?” ma nessuno dei due decise di varcare quella linea.
“Ci tengo troppo Ledi a stare un po’ soli, penso che ne abbiamo bisogno dopo tutto quello che ci siamo detti, no?” aggiunse un po’ incerto,e lei sorrise in modo molto bello, ma continuò a non dire nulla. Hiro stava cercando di essere romantico, ma gli sembrava che lei fosse molto sulle sue e non sapeva se spingersi oltre o meno. Leida, invece, voleva che fosse lui a chiarire esattamente cosa avesse in mente per quelle vacanze, perché il loro migliore amico in comune, un pilota di nome Mark, l’aveva presa in giro parecchio dicendole che non doveva avere grosse aspettative romantiche su Hiro, che non aveva la minima idea di come gestirla.
“...solo detti?” chiese, con bellissimi occhi luminosi, perché voleva ricordare a Hiro quello che era successo l’ultima volta che si erano visti, quando erano finiti avvinghiati l’uno sull’altro sulla barca di Leida con la scusa di guardare i fuochi d’artificio, e per pochissimo non erano stati beccati a fare altro da tutti i membri della famiglia di Leida che erano andati a cercarla per festeggiare.  Lui rise nervosamente e rispose “Appunto Ledi, ci sono delle decisioni da prendere, mi sembra, e dopo mesi di chiacchiere telefoniche, forse è il caso di provare a stare un po’ insieme e vedere come va…”
Leida annuì soltanto, e bisbigliò piano “…e cosa vuoi fare in questi giorni?” facendolo arrossire per un attimo. Gli sembrava evidente che volesse iniziare una relazione, non sapeva come dirlo più chiaramente, ma voleva un cenno da lei, che al telefono faceva la seduttrice innamorata, e invece giocava a fare la criptica di persona. Aveva prenotato per il giorno dopo una suite bellissima, estremamente romantica, però era abbastanza difficile riuscire a intavolare l’argomento.
“Tu cosa vuoi fare?” rispose, sembrando molto sicuro, ma in realtà piuttosto terrorizzato e Leida, ovviamente, sfoderò gli artigli e sussurrò appena “…possiamo provare un rally, dato che hai dimostrato di saper guidare ancora così bene…”
Per un attimo, Hiro scoppiò in una risata tremenda. Si disse che evidentemente lei non era interessata a cominciare qualcosa con lui, perché non era possibile che davvero continuasse a fare la finta tonta in quel modo, ma lei poi aggiunse fissandolo negli occhi “…mi sono eccitata un sacco prima, quando guidavi in quel modo e io dovevo soltanto restare a guardare. Sono sempre io quella che guida, è stato un cambiamento interessante. L’ho trovato una specie di giochino di ruolo perverso, e non mi dispiacerebbe rifarlo…” e Hiro rimase senza fiato, ma il cuore gli esplose quasi quando concluse con “…e magari finirlo a letto…”
“Il problema…” provò a dirle piano, e Leida si innervosì tantissimo sentendo parlare di problemi.
“…è che non ho l’auto adatta per un rally, quindi mi toccherà trovare altri modi per attirare la tua attenzione, perché quella ferrari mi costa veramente un occhio della testa”
“Non lo trovo particolarmente difficile…” rispose lei, a un millimetro dalla sua bocca e in quell’istante il cameriere li interruppe, perciò si decisero a finire altrove il loro flirt.
“Guido io comunque…” gli disse uscendo, e Hiro annuendo le lasciò le chiavi, permettendole di sfrecciare ad una velocità assurda, con la sua musica preferita a tutto volume.
“Ti porto al mare adesso, ti va?” disse, con il vento tra i capelli, e Hiro confuso accettò. Non riusciva veramente a capire per quale diavolo di motivo volesse rimandare ancora un po’ d’intimità. Solo che Leida non aveva nessuna intenzione di rimandare, aveva deciso di provare a sedurlo in barca, perciò si era rimessa quel suo costume super sexy e aveva preso quello che le poteva servire.
Hiro non amava particolarmente le barche, ma voleva assecondarla. Leida era cresciuta sull’acqua, ed era letteralmente innamorata del suo motoscafo, che si chiamava ovviamente “Leoa” ossia la traduzione in brasiliano del primo soprannome che le aveva dato Hiro, Leonessa.
Gli piacque molto vederla al timone, con il vento nei capelli e gli schizzi d’acqua che la colpivano di tanto in tanto, ma era anche un po’ seccato perché quel costume mostrava un corpo veramente mozzafiato, e lui avrebbe dovuto trattenersi ancora.
“E’ completamente trasparente questo costume, non voglio immaginare come sia da bagnato. E’ una tortura lo sai, vero?” le disse dolcemente, baciandole le spalle quando lei fermò il motoscafo. Leida si sdraiò accanto a lui sui divanetti, e sussurrò pianissimo “puoi togliermelo, se crea tanti problemi…”
Hiro si sentì totalmente ardere, ma ridacchiando rispose “come no. Siamo solo in mezzo a diecimila persone, che vuoi che sia?”
Leida confusa gli chiese dove fosse tutta questa gente, e Hiro le mostrò una serie di calette non troppo lontane dalla loro posizione.
“Ma sono lontanissimi, figurati!” rispose divertita, e lui fu costretto a ricordarle che l’opinione pubblica l’aveva massacrata per la sfilata in biancheria intima, non l’avrebbe certo perdonata per una cosa così, facendola soltanto sbuffare.
“E poi spiegami una cosa…” aggiunse, deciso a chiarire quello che stava realmente succedendo tra loro.
“…com’è che parli così tanto e non fai mai nessuna mossa? Non sei quella famosa per prendere sempre tutto quello che vuole?”
Il suo attacco fu abbastanza forte da lasciarla per qualche istante senza parole, poi disse con una strana dolcezza “…io la mia mossa l’ho fatta, e tu mi hai rifiutata. Non esiste che sia io a rifarlo…”
“Sono passati anni Ledi, non ci credo che tu sia ancora risentita per quello!” le disse ridacchiando più divertito che dispiaciuto, perché era davvero assurda quella sua presa di posizione, ma lei si strinse nelle spalle e rispose seria “…se lo vuoi, stavolta è il tuo turno di fare un passo…”
“Va bene, lo farò, ma dimmi che non mi rifiuterai per vendetta…” le sussurrò piano accarezzandole i capelli e Leida si sciolse. Le piaceva cercare di sedurlo, fare finta di volere solo il suo corpo, ma lei lo amava e spesso non riusciva a non mostrare i suoi sentimenti, così con molta dolcezza sussurrò “…io sto aspettando un bacio da circa sei anni Hiro, e non ho mai smesso di volerlo con la stessa intensità”.
“Ma io non sono la stessa persona di sei anni fa, e a volte temo che ti piaccia ancora la persona che ero prima, e che non potrà mai tornare…” le spiegò, con enormi occhi tristi, ma lei scosse la testa e sussurrò piano “…l’unico modo in cui posso dimostrarti che sei tu a piacermi, e non un ricordo, è vivendo questa storia” facendolo sorridere. Si strinsero per un attimo, entrambi con il cuore in gola e la pelle d’oca, ma poi Leida commentò “…quindi arriva questo bacio, oppure no?” facendolo ridere.
Hiro le spiegò che non voleva farlo in pubblico, così rimasero ancora un po’ in barca a coccolarsi e poi rientrarono a casa di Leida, ma quando varcarono il cancello lei fermò l’auto e sussurrò pianissimo “…non siamo in pubblico” fissandolo con uno sguardo molto bello che spinse Hiro a baciarla, varcando finalmente la linea.
Nota:
Ciao a tutti, non so bene se ci sia qualcuno che segue questa storia, ma ci provo comunque. Siete curiosi di sapere cosa succederà ora? Vi è piaciuto questo capitolo? Fatemi sapere se vi va

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Capitolo 5
*** Capitolo 8: gelosia ***


Capitolo:
“Credo che non smetterò mai più di sorridere dopo questo, devo essere sincero…” le disse piano Hiro, accarezzandole la schiena dopo la loro prima volta.
Leida gli sorrise in modo splendido e provò a ricominciare, ma era troppo presto, e così si arrese e rimase ad accarezzare quel viso e quegli occhi che amava così disperatamente. Mille volte si era chiesta perché niente al mondo le facesse lo stesso effetto di quegli occhi, ma non aveva una risposta.
“Sono felice…” bisbigliò piano, tenendolo stretto contro il petto, e Hiro per la prima volta si sentì davvero vivo.
“E non mi scaricherai tra qualche giorno, perché ti sarai resa conto che non sono quello che volevi?” le chiese, piuttosto serio, ma Leida sorrise e lo prese in giro, scambiando quelle parole per uno scherzo. Le sembrava evidente che nulla al mondo potesse spingerla ad allontanarsi da quell’uomo che aveva sempre amato così tanto.
Trascorsero una vacanza insieme bellissima: Leida lo portò a correre, gli fece conoscere alcuni suoi amici, e provò a spingerlo definitivamente verso la carriera del rally, che Hiro decise di prendere in considerazione, ma senza darci troppa importanza perché era una strada oggettivamente molto più pericolosa della corsa.
 Si amarono moltissimo per due settimane, anche se non si dissero quasi nulla. Leida dava per scontato che lui non potesse avere dubbi sui suoi sentimenti, che erano rimasti saldi e immutabili per anni, mentre lui qualche dubbio lo aveva, ma nelle prime settimane decise di non far prevalere le paranoie.
Era geloso Hiro, e non amava uscire con lei, perché gli sembrava che tutti li fissassero e giudicassero le motivazioni della scelta di lei. Dall’esterno doveva sembrare per forza una coppia dettata dall’interesse, perché una così bella non aveva nessuna ragione per stare con lui, si diceva e questo lo aveva spinto a chiudere totalmente i contatti con l’esterno. Queste considerazioni lo rabbuiavano, soprattutto quando si rendeva conto di come gli altri uomini la fissavano, ma per i primi tempi decise di non parlargliene e tenere tutto dentro. Leida intuì qualcosa, ma pensò fosse soltanto gelosia, e si sentì anche felice, ma era molto difficile stare al fianco di Hiro e lo stava scoprendo. Lui si rabbuiava, si chiudeva in se stesso e diventava quasi impossibile parlargli quando non era dell’umore giusto.
Si salutarono un po’ tristi dopo quelle due settimane insieme, ma entrambi consapevoli che si sarebbero rivisti dopo un mese, e che avrebbero potuto passare insieme tutto il tempo che volevano. Leida era serena, ma Hiro aveva mille demoni nel cuore.
“Dimmi che non risponderai a quell’idiota, giuramelo…” le sussurrò prima di salutarla e Leida annuì, anche se non era totalmente d’accordo. La verità era che Hiro era incredibilmente geloso del suo rivale argentino, e le aveva più volte fatto storie per i messaggi di lui, anche se erano totalmente innocui. Leida pensava fosse tenera quella gelosia, che fosse il simbolo di quanto ci tenesse a lei, all’inizio, ma poi aveva capito che quel sentimento lo mandava totalmente in paranoia e aveva realizzato di doverlo rassicurare moltissimo, ma sembrava sempre non riuscirci.
“E tu non ti fare sedurre dalle mille modelle che gironzolano nel paddock, mi raccomando…” gli disse piano, cercando di farlo sorridere, ma Hiro era abbastanza nervoso per la questione Vasquez e la salutò senza neanche regalarle un sorriso.
“Eh…quindi tu non ti spieghi la sua gelosia, Leida? Possibile?” le chiese Mark al telefono. Erano cresciuti insieme, Mark era in accademia insieme a loro, e aveva visto la cosa nascere da principio. Sapeva che la pilota dai capelli rosa avrebbe fatto qualsiasi cosa per far sorridere quel ragazzo giapponese triste, ma era tra gli amici che avevano cercato di risollevare Hiro dalla depressione pochi mesi prima e quindi conosceva piuttosto bene la situazione di lui. Era certo della genuinità dei suoi sentimenti, ma allo stesso modo era sicuro che Hiro dovesse ritrovare una sua stabilità emotiva prima di cominciare una relazione.
“Beh probabilmente è perché sono troppo appariscente, devo cercare di vestirmi in modo meno provocante, magari…” concluse lei, serissima, e Mark si chiese che diavolo fosse successo a quella matta, per renderla una gattina così triste e mansueta.
“Leida, secondo me devi stargli accanto e fargli capire che forse deve ancora lavorare con la psicologa prima di poter avere una relazione…” sputò fuori l’amico abbastanza serio, e la risposta di lei fu, ovviamente, prevedibile. Leida gli ruggì che non aveva assolutamente senso quello che stava dicendo, che erano molto felici insieme e che era soltanto un pochino geloso, ma era tutto sotto controllo.
“Un pochino, eh?” le disse serissimo Mark, ma lei decise di chiudere quella chiamata e rimase a riflettere a lungo sulla sua situazione.
Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa situazione e di questa coppia? Voi siete gelosi, oppure no? Pensate che sia una cosa positiva la gelosia? Fatemi sapere, se vi va

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Capitolo 6
*** Capitolo 9: Brian ***


Capitolo: Brian
“Sento la tua mancanza, da morire…” le sussurrò al telefono, dopo una settimana di assenza e lei fece una vera e propria follia. Mollò le sue vacanze in famiglia per raggiungerlo. Era rischioso, perché non potevano essere visti insieme e Leida non poteva neanche alloggiare nello stesso hotel di Hiro, perché era stato letteralmente requisito dal suo team, ma voleva solo stare con lui, e sapere che per lui era lo stesso la faceva impazzire.
Hiro ovviamente impazzì quando lei scrisse l’indirizzo del suo hotel, e fu felicissimo di rivederla così a sorpresa. Era molto dolce quella sua improvvisata, tanto più perché aveva abbandonato la famiglia che non sempre poteva vedere, per stare con lui che invece avrebbe avuto la possibilità di vedere nei mesi successivi, e Hiro la coccolò in mille modi per ringraziarla di quella sorpresa.
Dovettero restare in hotel per tutto il tempo, perché c’era molta stampa in giro, e lei fu costretta ad aspettarlo per giorni interi in hotel, perché ovviamente lui lavorava, ma per Leida ne valeva la pena. Ogni cosa per lei perdeva di significato rapportata a Hiro, e questo mise in allerta un po’ di persone. Il suo manager si stupì di non trovarla a casa negli ultimi giorni di vacanza, ma lei non disse troppo e lui non chiese nulla, e la questione fu archiviata presto.
Ricominciò il campionato, e Leida si mostrò più in forma che mai. Era felice, chiunque lo aveva capito, e i suoi sguardi con Hiro sarebbero stati evidenti anche a un cieco. Gli aveva aperto presto il suo cuore, durante una dolcissima notte d’amore, ed era morta quando lui le aveva sussurrato che ovviamente anche lui era innamorato di lei. Furono cinque mesi immensamente felici, cinque mesi in cui Leida continuò a vincere, e loro continuarono ad amarsi, ignorando qualsiasi altro problema. Ovviamente in quei mesi avevano dovuto tenere segreta la loro relazione, quindi Hiro non poteva far altro che morire di gelosia per tutti i piloti e non solo che flirtavano con la sua amata Ledi. Quando poi, al Gran premio di Spagna, Carol comparve per complimentarsi con Leida, Hiro furioso perse la ragione, e per la prima volta lasciò il paddock senza assistere alla premiazione. Carol era l’uomo con cui maggiormente detestava il confronto. L’opinione pubblica inseriva lui e Leida tra le cinquanta migliori coppie di tutti i tempi, e aveva passato tante notti insonni leggendo i commenti alle loro vecchie foto. Carol era perfetto, muscoloso, gentile, generoso e solo un idiota lo avrebbe sostituito con uno come lui, si diceva.
Eppure Leida era completamente accecata dall’amore, e viveva solo per renderlo felice. Lo supplicò letteralmente di perdonarla, malgrado non avesse fatto proprio nulla di male salutando il suo ex. La sua famiglia, i suoi allenamenti, il team, tutto era passato in secondo piano rispetto a Hiro. Lo amava troppo per trovare qualcosa di strano e preoccupante nelle crisi di gelosia di lui, e quindi cercava sempre di tranquillizzarlo, non sempre con risultati ottimali. Hiro aveva iniziato ad avere anche delle crisi d’ansia, legate ovviamente alla gelosia per lei, e all’idea che lei potesse abbandonarlo per un altro. Leida pensava fosse incredibilmente tenero quel suo comportamento, e ancora una volta non voleva sentire l’opinione di Mark e anche di Samuel, altro loro storico amico e collega, che invece erano preoccupatissimi per Hiro.
Le poche persone che sapevano di quella relazione, erano incredibilmente preoccupati, non solo per lui che sembrava aver totalmente perso la testa, ma anche per lei. Leida disertava eventi formali, parlava poco con la stampa, e il suo manager ultimamente doveva richiamarla al dovere come non aveva mai dovuto fare, neanche quando aveva quindici anni. Leida si era persa in quell’amore, e dall’alba al tramonto pensava solo a lui, a come sorprenderlo e farlo felice in ogni modo. Eppure Hiro aveva mille cose nell’anima.
Passarono altri mesi, scanditi da tremende liti e meravigliose riappacificazioni. Hiro aveva preso l’abitudine di sparire e non risponderle più al telefono quando litigavano, anche se per cose futili, e lei si disperava per quel suo comportamento. Malgrado le dicesse costantemente di amarla, infatti, lui usava le parole “è finita” con una frequenza spaventosa, e questo la feriva tantissimo.
Durante una di queste sere, Leida rimase per un’ora a provare a chiamarlo, senza ottenere spiegazioni. Il motivo di quell’allontanamento di Hiro era stata quasi una follia: avevano presentato a Leida un pilota molto famoso, che lei adorava da ragazzina.
Brian Corven era stato il suo idolo, e lei si era illuminata incontrandolo, e gli aveva sorriso in modo bellissimo. Brian, dal canto suo, aveva una forte ammirazione per quella ragazzina che aveva seguito per mesi sui social e che aveva apprezzato molto durante la sfilata in biancheria intima.
“Oh adesso vedrai che se la porterà a letto, fa così con tutte…” osservò un collega di Hiro, ignorando totalmente il suo sguardo sconvolto. Brian Corven era un nemico peggiore di Carol, per Hiro, e l’ansia lo strangolò totalmente.
Era molto bello Brian, e un playboy molto famoso. Aveva avuto una moglie, ma lei lo aveva abbandonato per il suo compagno di scuderia e da allora non aveva mai più preso sul serio le donne. Leida da bambina era pazza di lui, perché aveva un look da duro che lasciava difficilmente le donne insensibili: capelli un po’ lunghi e tenuti meticolosamente in ordine, tanti tatuaggi, sorriso da seduttore e atteggiamento da rockstar. Aveva un bel corpo, lo aveva sempre avuto, perché ci teneva tantissimo, e Hiro da ragazzino aveva sentito mille volte Leida decantare le sue lodi.
In realtà né Leida né Brian fecero qualcosa di strano: lui si complimentò per la sua ultima gara vinta con moltissima facilità, le chiese se avesse intenzione di fare il grande salto e passare alla categoria ‘dei campioni veri’ e poi chiacchierarono del più e del meno, ma solo per pochissimi minuti. Fu una semplice chiacchierata tra due professionisti che si esprimono a vicenda ammirazione, e anche se Brian avrebbe voluto continuare quella conoscenza, non accadde nulla.
Hiro, però, al solito ne fece una tragedia e andò via senza dire nulla alla sua compagna, che fu informata della sua uscita soltanto troppo tardi. Era stata volutamente distaccata con Brian, malgrado avesse voluto disperatamente abbracciarlo e mostrargli la sua venerazione. Era una specie di dio del loro sport, campione per dieci anni di fila, costretto al ritiro per un infortunio al ginocchio e ora consulente dei migliori campioni. Leida era cresciuta con il suo poster sul muro della camera, e ricordava ancora quale fosse la sua data di nascita e tutte le sue scuderie in ordine.
Amava Hiro, però, per cui malgrado volesse disperatamente comportarsi da fan con Brian, chiedergli foto e diecimila cose, fu costretta a tenere le distanze, per non ferire quel suo amore fragile. Iniziava un po’ a pesarle quella situazione, ma non lo ammetteva neanche con se stessa. Diceva a tutti che era normale che Hiro fosse geloso, che si sentisse insicuro, per tutto quello che aveva passato, ma lei era abbastanza stanca di doverlo costantemente rincorrere.
Quella sera faceva caldissimo, e lei si ritrovò fuori al balcone della sua suite a piangere, implorandolo di risponderle. Non poteva andare nella zona della squadra di Hiro, ma stava meditando di fare una follia, perché questa volta quel pazzo l’aveva anche bloccata e lei non sapeva come raggiungerlo per scusarsi e dirle che l’amava.
“Tsui, Tsui ti prego devi dirgli che non posso stare senza di lui…” stava urlando al telefono disperata, ma la nonna di Hiro era estremamente preoccupata per quella situazione e per il peggioramento che aveva visto in suo nipote, quindi le disse solo che avevano bisogno di tempo e di capire bene i loro sentimenti, facendo innervosire Leida che continuava a sostenere che non servisse tempo, ma che avevano solo bisogno di chiarirsi.
Quando Tsui chiuse la chiamata, Leida rimase a piangere sul balcone disperata. Era inutile, sembrava che nessuno volesse aiutarli e lei non sapeva più cosa fare. Non capiva perché tutte le persone che le volevano bene le ripetevano sempre di dover uscire da quella storia, e non si stava neanche rendendo conto di stare trascurando il suo lavoro e la sua forma fisica per inseguire quei drammi. E poi, proprio mentre disperata si ripeteva che era assurdo quello che le stava capitando, qualcuno si affacciò sul balconcino e le disse un po’ imbarazzato “…scusami” facendola girare confusa.
Non riusciva a vedere chi fosse la persona in questione, perché c’era un separatore di vetro opaco tra di loro, ma rimase per qualche secondo in silenzio, continuando solo a singhiozzare.
“Lo so che stai molto male e sei molto triste e mi dispiace moltissimo…” aggiunse il vicino, cercando di sembrare comprensivo e lei morì d’imbarazzo.
“…ma sono le quattro del mattino e ho la sveglia tra meno di tre ore, quindi se ti regalo questa bottiglia di whisky super preziosa e invecchiata dieci anni, puoi annegarci i tuoi dispiaceri dentro, per favore?” concluse quello sfacciato maleducato, allungando una mano con una bottiglia all’esterno del balcone. Leida si sporse per potergli urlare in faccia che era un idiota, ma si trovò faccia a faccia con il campione assoluto del moto gp Brian Corven, e rimase senza parole per un attimo.
“Sei tu…” le disse piano, sentendosi ancora più idiota di prima, perché aveva combattuto molto contro il suo istinto di andare a lamentarsi da una ragazza che sta già singhiozzando disperata.
Leida, ferita e dispiaciuta, gli disse solo “me ne vado a fare in culo dentro, così potrai dormire…” e ignorò il suo “aspetta”.
Nota:
Ciao a tutti, non so se ci siete o meno! Volevo un vostro parere su questa situazione: che ne pensate di Hiro e Leida come coppia? Fatemi sapere, un abbraccio

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Capitolo 7
*** Capitolo 10: un leoncino ***


Capitolo:
Dopo una terribile notte insonne,  Leida si alzò per andare in bagno e sentì entrare la sua assistente, che come sempre parlava già appena inserita la chiave nella serratura. Annie le portò in camera un meraviglioso cesto di frutta che aveva trovato alla porta, accompagnato da una lettera, e il cuore di Leida si fermò. Con il sorriso controllò, perché era sicura che l’avesse sbloccata, era sicura che era stato quel suo amore così complicato a farle quel regalo, che aveva smaltito la rabbia ed era tornato a scusarsi, ma si sbagliava. Aprì il biglietto e lesse:
“Sono stato un cafone, imperdonabile davvero. Mi dispiace molto di essere sembrato totalmente insensibile e senza cuore, ma avevo una riunione importante questa mattina ed ero molto nervoso. Non hai neanche preso il whisky che, per intenderci, è il mio preferito, e questo mi è dispiaciuto molto. So che avrei dovuto pensare agli affari miei, ma non ho potuto fare a meno di sentire le tue parole e mi hanno molto colpito. Credo di aver capito che stessi piangendo per amore e volevo solo dirti che nessuna donna dovrebbe mai disperarsi in quel modo, per nessuno. Ricordati che tu vali più di chiunque altro al mondo.
Con immensa stima,
Brian”
Leida aveva pensato da subito che fosse un becero tentativo per provarci con lei, ma il fatto che non ci fosse neanche il suo numero nel biglietto l’aveva impressionata positivamente. Forse era soltanto un tentativo di scuse sincere, si disse e tornò a prepararsi, perché aveva le prove quel giorno, ma era completamente fuori.
Le voci sulla storia tra Leida e Hiro ormai si rincorrevano da molto tempo, ma nessuno aveva mai voluto prestarci troppo orecchio. Il team manager di Leida, in particolare, faceva finta di non saperlo, perché non voleva dover creare problemi alla sua pilota migliore, ma era a conoscenza di tutto e anche lui non ne era molto contento.
Il team manager di Hiro, invece, stava soltanto aspettando il momento giusto per usare quella situazione in suo favore. Vedete, sapevano tutti ormai che Leida faceva qualsiasi cosa per quel suo ragazzo, ed era quello il motivo che aveva spinto Lars Marnik a dare un posto di lavoro a Hiro. Aveva un piano il magnate della Roshos, che da sempre aveva messo gli occhi su Leida, ma sapeva che lei era legatissima a Rod Seversin, il team principal della sua attuale scuderia che aveva insistito molto per farla debuttare e arrivare dov’era. Lars Mornik sapeva esattamente come spingere Leida a cambiare categoria, ma aspettava solo il momento giusto.
Quella mattina, Leida scese nel paddock agitatissima, ma invece di recarsi ai box della sua scuderia, si diresse spedita verso quelli della squadra avversaria e con il cuore in gola e due enormi occhioni azzurri depositò davanti al viso contratto di Hiro, il peluche di un piccolo leone. Lui non aveva idea di cosa dire o fare, ma rimase senza fiato per lo sguardo ferito di lei.
Era stato malissimo quella notte, come sempre ormai. I demoni lo avevano devastato, e le scene di lei con il famoso pilota lo avevano sconvolto. Solo in piena notte era riuscito a trovare un attimo di lucidità, realizzando in parte che le cose non stavano come temeva, e per qualche momento invece di provare sollievo, era stato invaso dal senso di colpa per averle fatto del male. Non ne faceva mai una giusta, il povero Hiro, ma da tempo ormai aveva capito che la cosa migliore che potesse fare a Leida era lasciarla andare.
Molti gli avevano spiegato che in quel periodo delle loro vite, erano disfunzionali insieme, e Hiro all’inizio aveva ignorato quei discorsi, ma poi aveva iniziato a sospettare che fosse davvero così. Questo era il motivo per cui sempre più spesso provava a lasciarla, ma non aveva abbastanza forza da perseverare in quella risoluzione, così quando lei tornava ferita a scusarsi, finiva sempre tutto in un mare di coccole. Hiro, però, stava vivendo l’inferno, perché sembrava impossibile trovare serenità e pace in quella relazione.
Quella mattina era abbastanza determinato, convinto a lasciarla, ma lo sguardo di lei lo ferì per l’ennesima volta. Le voleva bene, probabilmente l’amava anche, e non voleva che stesse così male per lui. Per qualche secondo rimasero a fissarsi negli occhi in silenzio, e non si accorsero delle domande di quelli che erano intorno a loro. Leida lo guardava come per chiedergli scusa, distrutta e disperata e lui le sorrise soltanto, perché malgrado tutto non riusciva a resistere a quello sguardo. Hiro ci teneva tanto a lei, e per questo era così geloso, secondo entrambi. Per il resto del mondo le cose erano diverse, ma nessuno dei due sembrava prestarci attenzione.
“Possiamo parlare?” gli chiese piano, ignorando il suo manager che era giunto a richiamarla, e Hiro annuì soltanto facendola finalmente sorridere. Quel loro amore così tormentato era una specie di droga per lei, che stava malissimo quando litigavano e lui la lasciava, ma non era  mai stata felice come quando lui faceva pace con lei e le restava accanto.
“Resta pure e parlate, se volete…” disse con un sorrisino il team manager della società di Hiro, che non aspettava altro che tirare fuori uno scandalo, per quella loro storia proibita, ma non successe nulla in quel momento.
Quella sera, Leida gettò il regalo di Brian, ma non si accorse di non aver gettato anche il biglietto, e aprì la porta a Hiro bellissima e con il cuore in gola. Lui, dal canto suo, era nervoso e sottosopra, ma voleva sentirle dire che ci teneva a loro due e che per lei era più importante e speciale del famoso pilota.
Leida lo fece, lo strinse, gli giurò eterno amore e provò in ogni modo a dimostrargli i suoi sentimenti, e così Hiro finalmente capitolò e le concesse qualche altro giorno di felicità, pur pensando che non fosse proprio un’idea saggia. Innamorata e convinta che niente potesse rovinare quel momento perfetto per lei, Leida fece una serie di passi avventati, tra cui uno che mise in pericolo tutto il suo mondo.
 Durante la pausa estiva di due settimane del Gran premio, decisero di stare soli per tutto il tempo e dedicarsi soltanto al loro amore. Sembrava così semplice quando erano soltanto loro due, senza altre persone, amici o complicazioni varie, e Leida era sicura che le cose sarebbero migliorate anche questa volta. Lo portò alle Hawaii, e trascorse una dolcissima e bollente vacanza con lui, senza preoccuparsi di eventuali giornalisti. Hiro ci pensò, e provò tante volte a fermare o contenere l’entusiasmo di lei, ma quando gli si stendeva accanto sotto al sole e gli sussurrava “ti amo Hiro…” non riusciva a fare a meno di baciarla.
Da soli sembrava effettivamente andare meglio, e malgrado qualche preoccupazione di Hiro per i vestiti troppo corti o flirt inesistenti di Leida con i camerieri vari, la situazione tornò serena e sotto controllo. Ripresero a correre insieme, e finalmente dopo mesi di liti e lacrime, tornarono le risate e le coccole in quella storia, che stava diventando così dolorosa per entrambi.
Purtroppo furono molto felici, e non lo nascosero minimamente, perché dopo tanta tristezza, Leida era così contenta di stare bene con lui. Fin troppo contenta, e così, al rientro, era scoppiato il caso mediatico perché erano stati paparazzati insieme ed era venuta fuori quella loro storia proibita, facendo storcere il naso a varie persone importanti.
Nota:
Ciao a tutti, non so neanche se ci sia qualcuno, in realtà, ma di tanto in tanto torno ad aggiornare questa storia perchè mi sono riproposta di farlo. So che è molto nera in questo momento, ed è abbastanza difficile anche per me da scrivere, fidatevi, ma ho scelto di parlare di questo tema e ci tengo a farlo, anche se magari qualcuno di voi troverà insopportabile Leida o odioso Hiro. Se ci siete, lasciatemi un saluto. A presto

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Capitolo 8
*** Capitoli 11 e 12 ***


Capitolo: team
Il team leader della società di Leida, che la conosceva da sempre, non aveva intenzione di dare troppo importanza a quegli scatti, anche se li avevano messi oggettivamente in difficoltà. Leida aveva fatto cose ben più stupide e più avventate in quegli anni, e una semplice storia d’amore, seppure con un tecnico della società rivale, gli sembrava qualcosa di poco conto. Niente per cui sollevare polemiche o polveroni.
Il team manager della società di Hiro, invece, principale rivale di quello della squadra di Leida, aveva grossi interessi in ballo ed era più che deciso a fare una terribile guerra a lei e al suo team.Da fantastico uomo d’affari qual era, Marnik vedeva in quello scandalo un’opportunità e aveva intenzione di sfruttarla fino all’ultimo.
“Minacciano azioni legali contro te e Hiro per non esservi attenuti all’accordo di riservatezza, temono che ci sia stata una fuga di dati e sono molto arrabbiati…” le spiegò il suo manager serio, ma lei ruggì soltanto “che enorme stronzata. Come se non avessimo di meglio a cui pensare che parlare dei loro motori che comunque sono molto inferiori al mio attuale!”
Leida era tranquilla, aveva ricevuto dal suo team manager uno schiaffetto sulle mani, un rimprovero di poco conto e pensava che sarebbe finita così, ma Hiro, invece era terrorizzato. Gli piaceva quel lavoro, per la prima volta negli ultimi anni sentiva di star facendo qualcosa che aveva senso, che potesse dargli un futuro. Era molto bravo nel suo lavoro, e ne andava fiero, perciò temeva di perderlo.
“Hanno molti motivi per essere arrabbiati…” disse piano Hiro, molto spaventato per quelle minacce, perché sapeva che erano fondate, ma lei si strinse nelle spalle e rispose che non aveva senso assolutamente invece.
Discussero animatamente, alla presenza di vari membri del team di Leida, ma lui non se la sentì di dire quello che stava pensando in quel momento perché c’era troppa gente. Era inevitabile, la soluzione migliore per tutti era chiudere quella storia e chiedere scusa, ma Leida probabilmente non l’avrebbe mai accettato. Sospirò, pensando che sarebbe stato molto difficile parlarne con lei, che non avrebbe preso bene neanche il fatto che lui lo proponesse, ma sapeva che era la soluzione migliore.
Organizzarono una riunione estremamente pomposa, e i nostri due eroi si presentarono con sentimenti opposti nel cuore. Hiro era certo che stava per finire quella loro storia, perché non poteva andare diversamente. Per quanto Leida lo amasse, infatti, era certo che non avrebbe mai rinunciato al suo lavoro per lui, e non aveva neanche intenzione di chiederglielo. Leida, invece, era certa di stare per fare un enorme salto nel buio, ma era fiduciosa e sperava che le cose sarebbero andate bene.
Vedete, Leida aveva ricevuto una proposta importante da Lars Marnik quella mattina, e le aveva chiesto di tenere il massimo della riservatezza. In poche parole rinunciava a fare causa a Hiro e a licenziarlo, se lei accettava di passare alla categoria superiore con la sua moto.
Leida era rimasta sorpresa per quella richiesta, perché ormai i termini del mercato erano chiusi e lei non si aspettava che ci potesse essere quel colpo di scena. Non era fisicamente pronta per fare quel salto, e non aveva nessuna competenza per guidare una moto di quella cilindrata. Ci era salita su forse due volte in vita sua, ma mai per correre e questo ovviamente la spaventava. Per qualche minuto esitò, ma Marnik, con il suo fare sicuro da vecchio volpone riuscì a toccare tutti i tasti giusti. Le disse serio che lei era un enorme talento, che aveva superato moltissimi grandi piloti nel suo esordio nell’attuale categoria.
Leida sorrise e disse piano “ho lavorato cinque anni per il mio esordio in moto2…” lasciando per un attimo perplesso l’uomo che aveva davanti, che l’aveva sempre vista come una campionessa spocchiosa e sicura di sé. Evidentemente, si disse, doveva comunque essere più fragile di quanto sembrasse.
“Sì ma l’età era diversa, eri praticamente una bambina, dovevi trovare il tuo equilibrio, imparare a gestire la moto. Ora sei pronta per il tuo grande esordio, per correre con i veri piloti…”
Lei sospirò per un attimo. Non si sentiva pronta, e non pensava che bastassero pochi mesi per prepararsi. Non era stupida, sapeva di aver bisogno di allenarsi anche fisicamente perché il peso della moto non era lo stesso, però Marnik la fregò dicendole “…e potresti tenere Hatanawa nel tuo team. Come consulente? Come meccanico? Insomma, in qualunque ruolo tu voglia, anche come toy boy, a me non importa…” concluse ridacchiando.
“Stronzo…”pensò furiosa, perché adesso per la prima volta iniziava a sospettare quale fosse il suo piano, ma rispose che aveva bisogno di tempo e lui si contrariò. Iniziò di nuovo a minacciare, a dire che li avrebbe distrutti e portati in tribunale altrimenti, e Leida che odiava essere forzata, rispose solo che doveva lasciarla riflettere, uscendo senza neanche salutare.
Non sarebbe mai riuscita a vincere il MotoGP, quello vero, quello dei campioni.
“Non riuscirei neanche a finirlo…” si disse, sospirando, ma poi pensò a Hiro, a quanto fosse felice del suo lavoro e si sentì in colpa. Era stata lei a volerlo baciare in pubblico, lei aveva fatto nascere quel casino, e non poteva fare a meno di chiedersi se lui l’avesse odiata in caso non avesse accettato la proposta di Marnik.
Ora, al tavolo di quella riunione imbarazzante con tutti i capi, Hiro aveva l’espressione sconvolta di chi sa esattamente cosa sta per accadere, e ha il terrore della reazione di Leida, mentre lei sembrava triste, ma non particolarmente in ansia. Aveva deciso, o meglio era stata costretta ad arrivare a quella decisione, e quindi non aveva senso stare a rimuginare troppo.
 Come tutti si aspettavano, il team leader della squadra di Leida non aveva rimostranze da fare, perché era sicuro che non c’erano state fughe di informazioni. Conosceva la sua pilota da quando era bambina, e malgrado sapesse che aveva un pessimo carattere e che ormai era impazzita totalmente per quel suo amato pilota, sapeva di potersi fidare. Non le disse nulla, neanche quando Leida lo fissò con dolcezza e gli chiese di poter andare via. Quello fu un colpo per varie persone a quel tavolo, ma non per Rod Seversin, che inevitabilmente aveva visto arrivare la cosa. C’era uno strano rapporto tra loro, c’era sempre stato. Rod la trattava come se fosse quasi una sua figlioccia, e Leida sapeva di godere del suo rispetto e della sua fiducia.
Lui le sorrise soltanto, e stringendole la mano le disse che poteva andare se voleva, ma che avrebbe sempre avuto un posto speciale nei suoi team, in qualunque categoria volesse partecipare. Leida sapeva che ancora una volta il buon cuore di Rod non l’avrebbe delusa, e lo strinse salutandolo con affetto.
Diresse il suo sguardo felicissimo verso il suo amore, ma quello che vide non le piacque. Hiro era a disagio, e si sentiva un peso enorme sul cuore. Era una follia quel cambiamento, era una cosa che l’avrebbe messa incredibilmente in difficoltà, e tutti lo sapevano, ma lei sembrava voler far finta di niente e Hiro non sapeva cosa fare.
Capitolo: cambiamenti
Hiro non era d’accordo con la sua scelta, e glielo fece immediatamente presente davanti a tutti. Era una follia, ma Marnik gli disse con un fastidiosissimo tono da amico che vuole darti un consiglio di avere più fiducia nella sua donna, facendolo arrabbiare ancora di più.
 Lei, sapendo quanto lui fosse spaventato dai cambiamenti, non fece altro che tranquillizzarlo, ma Hiro era molto lucido e sapeva quello che stava dicendo. La discussione continuò per ore nella privacy della loro stanza. Leida non riusciva proprio a capire che Hiro non sopportasse il peso della sua scelta, e continuava a sminuire tutte le sue obiezioni, che in vero erano anche quelle che lei faceva a se stessa, senza volerlo ammettere. Ad un certo punto della discussione le urlò soltanto che non poteva accettare che lei buttasse all’aria tutto per lui, e uscì senza neanche salutarla.
Leida era arrabbiata, ferita anche dalla mancanza di fiducia di lui, così decise dispiaciuta di non corrergli dietro per una volta. Si sdraiò a letto, ancora frastornata per tutti i cambiamenti che quella giornata le aveva portato, e chiuse gli occhi, ma ben presto una telefonata la svegliò.
“Signorina Fuentes, che bello risentirla…” le disse una voce conosciuta, che però lei non inquadrò immediatamente.
“Sono Brian, Brian Corven…” aggiunse, tranquillo, ma Leida si irrigidì immediatamente. Involontariamente si guardò intorno, come per controllare che non ci fosse Hiro e disse piano “come ha avuto il mio numero?”
Se Hiro avesse saputo di quella telefonata, ne era certa, sarebbe successo il caos e non voleva. Sarebbe finita sul serio per una cosa del genere. Si sentì in colpa, come se stesse facendo qualcosa di male. Ultimamente le succedeva spesso, e ci stava malissimo. Vedete, era nato in Leida un meccanismo strano: faceva di tutto per accontentare Hiro, ma razionalmente sapeva che era sbagliato quel suo atteggiamento, e dunque se la prendeva sempre di più con se stessa.
“Devo davvero darti del lei? Ok. Non lo sa come ho avuto il suo numero? Sono il suo nuovo consulente. Devo occuparmi di prepararla per il GP…” rispose un po’ seccato. Non capiva quell’atteggiamento scostante di lei, che gli era sembrata così simpatica e carina dal vivo. Si disse che forse era ancora per la questione che era successa in hotel e pensò che doveva assolutamente fare ammenda.
“No, non è possibile…” rispose sospirando, ma una morsa allo stomaco quasi la soffocò, perché una cosa del genere Hiro non l’avrebbe mai accettata, ma Brian si risentì parecchio. Le spiegò che aveva solo intenzione di organizzare con lei i suoi allenamenti, dato che non c’era molto tempo, ma Leida prese tempo e chiuse la chiamata dicendo che aveva da fare, per poi chiamare Marnik furiosa.
Aveva capito che sarebbe stato Hiro il suo consulente, ma quando lo fece presente al magnate della Roshos, lui rise in un modo sguaiato e fastidioso.
“Io voglio vincere, Fuentes. Come diavolo potrei metterti come consulente uno che non ha mai neanche corso in questa categoria? Sii un po’ sensata, per favore…” le disse, con modi straordinariamente arroganti e lei tremò.
Aveva senso quel discorso, e lei stessa in altre situazioni avrebbe fatto carte false per farsi allenare da Corven, ma ora la situazione era troppo diversa e sapeva che Hiro l’avrebbe presa sul personale. Provò a cercarlo, allora, ma per qualche giorno Hiro non si fece vedere.
Aveva bisogno di tempo per metabolizzare quella cosa, ma soprattutto sapeva che tutti gli avrebbero fatto pesare quella sua scelta. Non glielo aveva chiesto, ed era contrario alla sua scelta, ma ora per tutti sarebbe stata solo colpa sua, e Hiro si sentiva morire a quel pensiero. Leida stava compiendo un suicidio lavorativo, ed era tutta colpa sua. Mark e Samuel, in particolare, lo avrebbero letteralmente massacrato. Mettevano sempre becco nel loro rapporto, e li rimproveravano sempre come se fossero due bambini, ma in realtà erano entrambi molto preoccupati per loro. Avevano più volte provato a parlare con Hiro del loro rapporto, di questa gelosia soffocante, ma anche della dipendenza affettiva che Leida aveva sviluppato nei suoi confronti, e per questo li aveva allontanati. Anche Leida ormai non li sentiva più volentieri, ma loro non avevano smesso di provare a far capire a quei due amici dove fossero i loro sbagli.
Per settimane Hiro decise di non voler vedere, né sentire nessuno, e rimase totalmente sordo alle suppliche di Leida, la quale in quel periodo dovette anche dire addio al suo storico team e iniziare i suoi nuovi allenamenti. Incalzata dal suo nuovo team manager, che le stava addosso in maniera vergognosa, Leida fu costretta a cominciare gli allenamenti con Corven.
Brian, offesissimo dall’atteggiamento di lei, aveva messo una forte distanza tra loro due e l’aveva letteralmente abbandonata nelle mani di un trainer, che stava lavorando con lei sul potenziamento del suo fisico. La guardava da lontano, però, perché anche lui era preoccupato per quella sfida che gli avevano dato. Non sapeva se sarebbe davvero stato in grado di prepararla in così poco tempo, e non capiva le motivazioni di lei.
Marnik gli aveva soltanto detto che lo faceva per amore, e lui aveva scosso la testa. Non credeva nell’amore, e soprattutto in quello che ti fa gettare al vento il tuo status di campione per farti umiliare davanti a persone molto più brave di te, ma non aveva detto nulla.
Si videro due volte, perché lui era responsabile del sul allenamento pratico in moto, e immediatamente entrambi capirono che non ce l’avrebbero fatta. Brian corse persino da Marnik a lamentarsi, perché lei non era in grado di guidare in pista quella moto e due mesi non avrebbero fatto grossa differenza, ma il team manager della Roshos, con modi sgarbatissimi, rispose che dipendeva soltanto da lui se ce l’avrebbe fatta o meno.
Brian era incredibilmente frustrato, e pentito di aver accettato quell’incarico, ma poi provò a ricordare cosa o meglio chi lo avesse spinto a farlo e sorrise. Le sue nipotine Rose e Violet amavano Leida disperatamente. Erano cresciute senza papà, e Brian si occupava di loro con molto affetto, perciò gli aveva passato anche il suo amore per le moto e per le corse. La mattina in cui aveva raccontato loro che c’era una giovane ragazza che batteva tutti gli uomini in moto, loro erano state entusiaste e da allora erano enormi fan di Leida. Eppure non era mai riuscito a parlargliene, perché lei sembrava sempre scocciata dalla sua presenza e andava via quasi subito appena provava a scambiare due parole con lei.
Brian era attratto da lei, e non poco. Era oggettivamente una donna bellissima, con la carnagione scura e due occhi brillanti e splendidi, di un verde quasi trasparente. Aveva un corpo splendido e morbido, anche se probabilmente troppo esile per padroneggiare al meglio la sua nuova moto. Il suo atteggiamento, però, era realmente fastidioso. Era scostante, distante e una persona con cui è impossibile parlare. Sapeva che non sarebbero andati avanti se lei avesse continuato a tenere quell’atteggiamento, perché ci deve essere un buon rapporto tra pilota e consulente tecnico. Così una sera, dopo circa una settimana dall’inizio del lavoro insieme, decise di prenderla a brutto muso e dirle serio “so che sei arrabbiata perché volevi essere allenata dal tuo ragazzo, lo capisco, ma potresti essere un po’ razionale e capire che sto solo cercando di aiutarmi e non serve farmi la guerra?”
Leida alzò lo sguardo all’improvviso, molto perplessa per quel confronto inaspettato. Era molto triste in quei giorni, perché Hiro non dava nessun segno di vita, e si era anche preso un permesso da lavoro, quindi non poteva neanche raggiungerlo.
“Prego?” chiese confusa, perché era immersa nelle sue riflessioni e Brian offeso le rispose che non aveva senso comportarsi in questo modo con lui ed essere sgarbata.
“Hey…” ruggì serissima, abbandonando l’espressione avvilita che aveva prima. Lo fissò come una vera e propria leonessa e ringhiò “se ti stessi facendo la guerra, fidati, lo sapresti…”
Per un attimo Brian fu avvolto da una sensazione di calore, e lo stomaco gli si strinse. Pensò che fosse incredibilmente sensuale quando faceva la donna arrogante, così decise di assecondarla e le disse con lo stesso tono sexy “…e allora perché ti comporti come se volessi essere ovunque meno che con me? Non riesco neanche a parlarti della tua moto, che fuggi immediatamente.”
Si era avvicinato e le aveva parlato con estrema sensualità, facendole saltare il cuore in gola per un istante. Uno solo, però, perché quel cuore ormai non era più suo.
“Ho dei problemi, e non so come risolverli, ma sicuramente standoti alla larga possono migliorare…” rispose onesta, cercando di non sembrare troppo incasinata, ma Brian lo notò: era di nuovo fragile e triste. Leida fece per allontanarsi salutandolo, ma lui prendendola per la mano le disse solo “Che ti ho fatto? E’ per quella sera?”
Erano di nuovo occhi negli occhi, e per un attimo Leida si disse che in un altro momento della sua vita sarebbe letteralmente saltata addosso a quel tizio così sexy, ma ora non poteva, così allontanando la sua mano rispose serissima “Il mondo non ruota intorno a te…” e lo lasciò lì perplesso.
Nota:
Ciao a tutti, allora voi che ne pensate della scelta di Leida? E' coraggiosa o folle? E di questa situazione con Hiro e con Brian? Fatemi sapere se vi va, vi aspetto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 13 e 14 ***


Capitolo: fine
Hiro ci mise tre settimane a realizzare la cosa, ma finalmente lo capì. Odiava la sua vita, e aveva già tantissimi problemi con le sue scelte, non poteva pagare anche il prezzo di quelle di qualcun altro. Si sentiva in colpa, ma Leida ormai per lui era fonte di ansia e preoccupazione, e non di benessere. Era stato meglio in quelle settimane senza di lei, e aveva persino ripreso a dormire. Era tornato per la prima volta dalla psicologa in quei giorni, perché i suoi attacchi di panico erano scoppiati e non gli permettevano di vivere normalmente. La dottoressa non aveva espresso nessun giudizio, ma quando lui le aveva detto che forse per il bene di entrambi dovevano chiudere, lo aveva fissato con sguardo ricco di empatia e aveva semplicemente annuito.
Chiudere con Leida, però, non sarebbe stato semplice e soprattutto le avrebbe fatto male da morire. Hiro si disse che doveva aspettare un po’, e per questo si prese delle settimane di permesso, ma quando realizzò che anche le sue performance stavano calando capì di doverlo fare.
Leida, infatti, perse le ultime due gare del campionato e le scene di lei commossa che saluta il suo team furono trasmesse per giorni dalla tv, facendo stare Hiro ancora peggio. Così una sera prese il coraggio a due mani e lo fece.
Non riuscì neanche ad affrontarla di persona, le scrisse solo:
“Mi dispiace Ledi, ma a queste condizioni io non ce la faccio. Non è cattiveria, ti prego non avercela con me. Semplicemente non sono forte abbastanza da sopportare di dover portare sul cuore il peso dei tuoi problemi. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, ma a volte è troppo difficile camminare al tuo fianco. Sei una donna speciale, probabilmente fin troppo per uno come me, e ti apprezzerò per sempre, ma non sei quello che mi serve in questo momento. So che starai male, so che mi odierai e ti infurierai terribilmente per questo. So che impazzirai cercando un confronto diretto con me, ma non sono in condizione di dartelo, semplicemente perché i miei sentimenti nei tuoi confronti restano troppo forti. Sarai sempre importante per me, abbi cura di te…”
E poi chiuse. Chiuse tutto: la bloccò sui social, diede le dimissioni dalla Roshos, e si allontanò persino dai suoi amici. Sapeva che tutto il mondo gli avrebbe dato la colpa di quella rottura, del male che stava facendo a Leida, e non riusciva in quel momento a sopportarlo.
Leida era in officina con Brian e un altro membro del suo team quando ricevette quel messaggio. Lo aspettava da settimane, e sorrise quando vide il suo nome sulla notifica. Era certa che si sarebbe fatto vivo, e il cuore le tremò di gioia per il suo ritorno.  Eppure letteralmente sbiancò leggendo la prima parte del messaggio. Farfugliò solo “…devo andare…” e abbandonò lì sia Brian che il povero Luke che doveva decidere con lei dei dettagli tecnici. Brian disse solo che “i campioni sono fatti così, sono stravaganti…” ma aveva notato che qualcosa realmente non andava in lei.
Leida, nel frattempo, era letteralmente crollata nella sua stanza. Non riusciva a dire, fare o pensare assolutamente nulla se non che le aveva fatto del male e la stava ferendo senza neanche avere la forza di dirle le cose di persona. Probabilmente, si diceva, non aveva davvero la forza di affrontarla, ma forse non dava abbastanza importanza a quel rapporto per farlo. Provò a chiamarlo, provò a chiamare tutti i numeri che aveva del suo team, ma nessuno lo aveva visto.
Tsui non le disse molto a telefono, solo che “il tempo sistema le cose Kirin, fidati. Vedrai che tra un po’ starai meglio…” dando per scontato che quella rottura fosse la cosa migliore, ma Leida ovviamente non l’accettò. Si rese conto in quel momento, in preda al peggior dolore che avesse mai provato, di essere completamente sola.
In quell’anno di follia e amore cieco, aveva allontanato non solo Carol e il suo amico/collega pilota argentino, ma anche Mark, Samuel e le loro ragazze, che per lei erano sempre stati punti di riferimenti importanti. Sua cugina Selena era furiosa con lei, perché non aveva mai trovato tempo per vederla nell’ultimo anno, e molti altri amici e parenti che aveva in Brasile si erano offesi con lei e l’avevano giustamente messa da parte.
In un anno di relazione, Leida aveva letteralmente perso legami costruiti in tutta una vita, e la sensazione fu inevitabilmente quella di non avere nessuno con cui parlare. Le avrebbero risposto tutti, ovviamente. Però quasi tutti si sarebbero presi la briga di dirle che “glielo avevano detto” e lei non aveva il cuore di sopportare anche una ramanzina in quel momento.
Pensò di chiamare sua madre, e compose automaticamente il numero sul display, ma poi si fermò. Adriana aveva davvero tanti pensieri, era una mamma single di ben tre canaglie oltre che di Leida, e lei sapeva che se l’avesse sentita in quello stato non avrebbe esitato a mollare tutto per correre dalla sua bambina. Adriana non la giudicava, non era quel tipo di madre, l’amava incondizionatamente, eppure anche lei l’aveva più volte messa in guardia da quella situazione, che la stava assorbendo totalmente come un buco nero.
Chi le era rimasto, quindi? Sorrise amaramente sfogliando la rubrica del suo cellulare, perché da donna vitale e piena di amici che era, ora era diventata una specie di zombie completamente sola. Forse Martin, il suo manager l’avrebbe ascoltata se gli avesse aperto il suo cuore, avrebbe dovuto farlo, perché era obbligato per contratto probabilmente, ma neanche a lui importava di lei.
Capitolo: un improbabile amico
Abbandonò il cellulare sul letto, allora, e scoppiò in lacrime. Non aveva mai pianto così in vita sua, ma non era solo per la delusione che Hiro le aveva dato. Era arrabbiata con se stessa, come mai prima. Pianse per un po’, prima di ricevere un messaggio. Il cuore le tremò pensando che fosse di Hiro, e si disse che magari si era reso conto anche lui di essere stato davvero un bastardo nei suoi confronti. Con mani tremanti recuperò il cellulare, ma la delusione fu enorme quando lesse “Brian”.
“Stai bene? E’ successo qualcosa?” le aveva scritto dopo un po’. Aveva letteralmente lottato contro il suo orgoglio per scrivere quel messaggio, perché lei si comportava sempre malissimo con lui, eppure non riusciva a dimenticare il modo in cui l’aveva sentita piangere mesi prima. Aveva visto lo sguardo atterrito di lei e gli era venuto spontaneo chiederle se avesse bisogno d’aiuto, perché lui era così con tutti. Lei, però, metteva sempre un muro tra loro, non aveva piacere di socializzare con lui, era evidente. Per questo aveva dovuto fare il pari e dispari con la sua testa per un po’ prima di mandarle quel messaggio. Poi, dopo circa un’ora e complice un meraviglioso white russian, si era detto che la sua coscienza non gli avrebbe permesso di fare finta di niente e le aveva scritto, certo che la signorina ne avrebbe fatto un caso di stato.
Leida, invece, un po’ incredula si asciugò le lacrime ed emise un fortissimo sospiro. Erano colleghi, avrebbero lavorato insieme, e quindi doveva mantenere una certa distanza, eppure in quel momento le parve l’unica persona al mondo con cui davvero potesse parlare, così rapidamente digitò “mi ha lasciata…”
Brian sospirò leggendo la risposta. Aveva supposto che ci fosse stata qualche lite tra loro, ma non le considerava cose serie. Rispose solo “…ancora?” facendo chiaramente riferimento a quella sera in cui l’aveva beccata a disperarsi sul balcone, e Leida ebbe un brivido nel leggere quella parola. Scrisse che questa volta era stata la sua scelta definitiva, che neanche l’aveva guardata negli occhi prima di liberarsi di lei, e lui sbuffò.
Conosceva poco Hiro Hatanawa, ma aveva studiato abbastanza Leida da notare che tutto in lei era cambiato da quando stava con lui. Persino il suo look, generalmente molto sexy e spregiudicato, era diventato abbastanza casto, e questo aveva lasciato molte persone perplesse. Sentendola supplicare Tsui aveva avuto la conferma del fatto che quell’uomo così schivo e poco loquace fosse di una gelosia oppressiva e soffocante, eppure non aveva ancora capito quale fosse il motivo per cui lei era sempre così rigida e distaccata nei suoi confronti.
“Vuoi bere e sparlarne? Stavolta potresti accettare il whisky…” le scrisse, per poi pentirsene subito. Aveva un appuntamento quella sera, doveva giocare a poker con delle persone, e poi vedere delle ragazze, ma la voce disperata di Leida aveva toccato qualche corda dentro di lui, che neanche lui conosceva. Nessuna donna era mai stata così con lui, per quante liti potessero avere. Era stato tradito, lasciato e accusato di mille cose, ma mai nessuno gli aveva parlato in quel modo, come se dalla sua esistenza nella sua vita dipendesse ogni cosa.
“possiamo?” rispose lei sospirando, e Brian pensò che fosse una pessima idea, perché avevano le prove il giorno dopo, e un pilota non può concedersi un post sbornia, ma digitò un semplice “perché no?”
Che cosa aveva da perdere, oggettivamente? Peggio di come stava andando non poteva andare. Leida, a differenza di tutto il resto del mondo, non dava a Hiro la colpa del suo cambiamento lavorativo, la considerava soltanto l’ennesima scelta stupida che aveva fatto in quell’anno, dunque ovviamente dava la colpa a se stessa.
“…come trovarsi senza un dannato amico, e finire per ubriacarsi insieme a Corven in settimana, quando dovrei allenarmi per un lavoro del cazzo che non sarò mai in grado di fare…” concluse, fissandosi allo specchio, ma non aveva proprio nessuna voglia di pensare agli altri suoi fallimenti in quel momento.
Brian, prudentemente, le aveva detto di raggiungerlo al bar, perché non voleva finire sbronzo con lei nella sua stanza da letto, ma quando lei arrivò capì che forse sarebbe successo lo stesso. Leida era in mille pezzi, ma faceva caldo e indossava soltanto un top cortissimo che le lasciava scoperta la schiena, e degli shorts di jeans che per alcune donne avrebbero fatto da costume. Era stato un inizio. Si era vista allo specchio prima di uscire, e si era resa conto che quei vestiti non la rappresentavano. Leida era una leonessa, amava il suo corpo e non aveva nessun problema a mostrarlo, eppure le paranoie di Hiro l’avevano segnata tanto da spingerla quasi a vergognarsi di vestirsi come le piaceva.
“E fanculo!” aveva concluso uscendo, ma Brian era rimasto senza parole, soprattutto perché Leida gli si era parata davanti e aveva buttato giù di colpo il bicchiere che aveva davanti, per poi dire disgustata “Stai bevendo acqua Corven?”
Lui rise soltanto in quel momento, anche se il gesto che lei aveva fatto lo aveva letteralmente ammutolito. Era stata una cosa estremamente sensuale, lei che arriva e si prende quello che vuole senza parlare, e probabilmente non avrebbe pensato ad altro per settimane. Lui, però, doveva essere lucido quella sera, e dato che aveva già bevuto qualcosina, aveva preso dell’acqua e del pane per cercare di tirare fuori quel po’ che aveva ingurgitato.
“Qualcuno ti aveva detto di berla?” rispose, con fare sensuale, e lei scosse solo la testa, ordinando al barista della vodka.
“Insomma come stai?” le chiese serio, e lei scosse solo la testa, come per dire malissimo.
“Eravamo perfetti, e dolcissimi insieme. Credo che non ci sia mai stato nessuno così perfetto per me ed ora l’ho perso e devo rimettere tutti i pezzi insieme ma non so come fare…” aggiunse, dopo aver buttato giù un paio di shot. Brian l’ascoltò soltanto, perché capì che aveva bisogno di tirare fuori quelle parole.
 “Posso darti la mia umile opinione?” aggiunse dopo un po’, cercando di farla sorridere, ma Leida senza neanche guardarlo rispose “vuoi dirmi che è meglio così, vero? Che chiusa una porta se ne apre un’altra e altre stronzate del genere, no?” facendolo sorridere.
“No, veramente volevo dirti che magari è come l’altra volta, che ti ha lasciato perché aveva voglia di essere inseguito e che dunque sicuramente ritornerà quando si accorgerà che stai meglio …” ribatté fissandola intensamente. Leida continuava a non guardarlo, ma le venne fuori un sospiro e non potè fare a meno di dire “magari…”.
“Ecco questo invece è il punto in cui ti dico che invece sarebbe meglio non sperare in una situazione del genere, perché nessuno dovrebbe fare del male a qualcuno solo per sentirsi amato e desiderato…” concluse serio e lei scosse solo la testa.
“…ma non voglio parlare di lui. Non lo conosco e parlerei di cose che non so. Parliamo di quello che provi tu, ti va?” aggiunse, con una strana dolcezza, che colpì Leida e lo spinse per la prima volta a guardarlo negli occhi. Forse era a causa dell’alcol, ma lei pensò soltanto che avesse davvero due occhi neri come la notte e bellissimi, ma non lo disse.  Si strinse nelle spalle e rispose “Sento milioni di cose differenti, e c’è talmente tanto casino nella mia testa che non riesco neanche a prestare attenzione a un sentimento in particolare…”
“Ci sta, è comprensibile. Lo sai, però, che sono rimaste solo sei settimane al tuo debutto, vero?” aggiunse, per cercare di farle capire quali priorità tenere a vista, ma lei scosse solo la testa e fissandolo con due enormi occhioni verdi rispose “puoi uccidermi Brian? Metteresti fine alle mie sofferenze…” facendolo sorridere imbarazzato.
Dopo qualche ora di chiacchiere e moltissima vodka, fu lui a riportarla a letto. Leida reggeva molto bene l’alcol, e riusciva persino a camminare con le sue gambe, ma ubriaca era ancora più triste di prima e questo gli dispiacque.
“Come si fa? Come si sopravvive alla storia più importante della tua vita?” gli chiese all’improvviso, alzando due meravigliosi occhi verdi pieni di lacrime verso di lui e Brian rimase un attimo in silenzio. Non sapeva cosa dire, non sapeva come aiutarla davvero, ma poi sussurrò piano “…come sei sopravvissuta alla morte di Joao….” lasciandola per un istante senza parole.
Leida scosse solo la testa e sospirò. E’ vero, era sopravvissuta alla morte di suo fratello, ma qualcosa era cambiato per sempre nel suo cuore e nella sua anima. Joao era morto in pista, durante le prove, alla vigilia del suo esordio in moto2, e anche se Leida non lo ricordava, uno dei suoi compagni di accademia era proprio Brian.
“Quanti anni avevi allora?” aggiunse, fissandola profondamente negli occhi e lei rispose piano che non se lo ricordava. Aveva volutamente rimosso quel periodo della sua vita, perché solo pensarci le spezzava il cuore. Brian lo capì, e decise di cambiare argomento. Aveva tentato di farle capire che aveva sopportato cose ben più dolorose di un rifiuto sentimentale, ma forse aveva solo finito per ferirla ulteriormente.
“Si sopravvive a tutto, comunque, e lo sai…” concluse serio, e lei annuì soltanto e bisbigliò “perdendo un pezzetto di cuore ogni volta, però…” facendolo sorridere amaramente.
Si addormentò con le lacrime agli occhi, e lui scosse solo la testa, pensando che anche lei stava confermando la sua teoria. Secondo Corven, infatti, l’amore era la cosa peggiore al mondo che potesse succederti, e l’unico vero mostro che tutti incontriamo nella nostra vita, ma che non siamo in grado di identificare.
Il giorno dopo Leida si svegliò ancora in preda alla sbornia, e fu pesantissimo alzarsi dal letto. Lo fece, però, si vestì e provò ad andare dal suo personal trainer, ma per strada una parte di lei le disse solo “a che serve tutto questo?” paralizzandola.
“Non riuscirai mai a fare un debutto decente, e non importa quanto ti alleni, non riuscirai mai a finire meno di ultima…” le sibilò all’orecchio la sua coscienza, e ancora una volta Leida finì in un mare di lacrime, ma anche ansia. Pianse per tantissimo tempo ferma in auto, e ignorò i messaggi del suo trainer. Poi, sconvolta, fece una vera e propria follia: abbandonò tutto e prese un aereo per il Brasile, dove trascorse tre delle ultime quattro settimane prima del Moto GP.
Nota:
ciao a tutti. Allora vi annuncio che ho praticamente finito questa storia, mi manca abbastanza poco e se qualcuno la leggerà conto di aggiornarla anche ogni giorno. Siete curiosi di sapere come andrà a finire? Che ne pensate di questo addio di Hiro? Era necessario o è stato crudele? fatevi sentire, vi aspetto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 17: il demone ***


Capitolo: il demone
“Di che colore li farai?” le disse, rientrando da un’estenuante sessione di prove e Leida non capì subito di cosa stesse parlando, perché era esausta.
“Che look hai scelto per la prima conferenza stampa come professionista?” spiegò un tantino più chiaramente e lei con un sorriso malizioso e un occhiolino rispose solo “Oh…vedrai…” facendolo tremare.
Non c’erano state grosse interazioni personali tra loro, ma di tanto in tanto Leida aveva delle uscite che gli facevano letteralmente venire i brividi. Voleva andare a letto con lei, e anche più di una volta, ma sapeva di non poterlo fare per migliaia di motivi, quindi non indugiava neanche in quel pensiero, anche se qualche volta gli era venuta in mente durante i suoi momenti solitari e non aveva potuto evitare di assecondare quel pensiero.
Leida, invece, aveva il cuore troppo a pezzi per flirtare davvero con lui, ma si divertiva e le piaceva molto il loro rapporto, perciò non si faceva troppi problemi. Dormì poco, come sempre in quel periodo, e quando giunse tutta l’equipe di estetica per sistemarla per il primo servizio fotografico ufficiale, la trovarono sveglia.
“Porca puttana…”bisbigliò appena Brian, trovandosela davanti durante il servizio fotografico. Leida aveva scelto di essere totalmente in nero, e aveva stirato i capelli, mostrando un taglio nuovo e incredibilmente particolare: aveva rasato i capelli lateralmente e aveva un lunghissimo ciuffo asimmetrico che culminava in una ciocca lunghissima a destra.
Era in jeans e giacca di pelle, ma sotto aveva un top scollato che faceva intravedere tutti i suoi tatuaggi e anche un seno mozzafiato. Sembrava una veramente forte e determinata, una con cui non puoi sbagliare e una con cui fare faville a letto, pensò Brian, che dovette per l’ennesima volta sforzarsi di pensare altro.
“Allora?” rispose curiosa, in una pausa del servizio fotografico, e lui scuotendo la testa rispose solo “Notevole, eh. Non poco. Però forse è il caso che ti spieghi che generalmente gli uomini non danno troppo peso ai capelli…” facendola sorridere allegra.
“Ti senti meglio, sembra…” le disse sorridendo dolcemente, perché sembrava veramente di buon umore, e lei annuì spiegandogli che aveva intravisto le altre reclute e un paio le sembravano peggio di lei.
“Sicuramente. Ulrig e Masterson sono qui solo perché i loro facoltosi padri hanno pagato per farli prendere e Thompson non ha mai vinto nulla, ma può fare tutto perché secondo l’opinione comune i meriti di suo padre e le sue capacità gli verranno trasferiti d’ufficio solo perché ha il suo DNA…” spiegò ridacchiando Brian e Leida per un secondo rimase quasi paralizzata, perché era una cosa che diceva sempre lei.
“Non sarai ultima, promesso…” aggiunse molto sicuro e lei gli sorrise in modo splendido, prima di concludere “…Marnik ci licenzierà lo stesso, ma per lo meno non saremo i peggiori e avremo questo look da rockettari abbinato che fa molto figo…”
Leida scoppiò in una risata davvero fragorosa, perché aveva bisogno di allentare la tensione, ma furono costretti a separarsi perché doveva finire il servizio.
Le prime prove la trovarono estremamente spaventata, ma non più degli altri ai loro esordi. Il giovane Thompson in particolare, vomitò durante la prima conferenza stampa, spingendola a dire a Brian che per lo meno non avrebbe fatto la figuraccia peggiore di quel GP.
Le prime prove furono promettenti. Ovviamente Leida non riusciva neanche lontanamente ad avvicinarsi ai primi, ma non era neanche ultima. Era tra gli ultimi, ma meglio di quei tre disperati, e questo la consolava.
Decise di continuare i suoi allenamenti notturni con Brian e il team, ma dopo la prima giornata di prove, malgrado tutti si definissero delusi da lei, decise di portare tutto il gruppo a bere a sue spese.
“Perché diavolo sei così allegra?” le chiese Brian vedendola ballare ridacchiando felice.
“Non sono l’ultima, e va bene così!” rispose, tirandolo verso di lei per ballare, e Brian pensò soltanto che fosse incredibilmente sensuale, ancora una volta. Ballarono attaccati per un po’, e  sebbene lui avesse il cuore in gola, lei era molto tranquilla e anche felice.
“Mi fa letteralmente schifo questa musica…” le disse dopo qualche minuto, e Leida ridendo si allontanò e gli disse che poteva anche non ballare se non gli piaceva.
“Non ho detto che non mi piace ballare con te, ho detto che questa musica mi fa schifo, è diverso…” le rispose ridendo, ma allo stesso tempo rimettendo le sue braccia intorno al suo collo.
“E che cosa vorresti ballare?” rispose divertita da tutta quella scena, ma anche un po’ intimidita perché erano realmente troppo vicini, tanto da poter sentire sulla pelle il respiro dell’altro.
Brian le sorrise e le disse piano che la musica techno non faceva per lui, così Leida gli chiese di aspettarla per un secondo. Brian rimase estremamente perplesso, ma quando lei saltellò verso la sua direzione, gli disse solo “ringraziami…”
Ci volle qualche secondo a capirlo, ma quando Brian sentì partire le note dei Nirvana scoppiò in una risata fragorosa e rimase a ballare con lei e a divertirsi per un po’.
Leida per la prima sera degli ultimi mesi stava davvero bene. Aveva l’autostima a pezzi ed era sicura che sarebbe stata un enorme fallimento, scoprire invece che ci fosse qualcuno peggio di lei la rassicurò e le diede la forza di continuare a spingere, per qualche giorno almeno.
Al quinto giorno di prove libere, malgrado i suoi miglioramenti, Brian fu costretto a spegnerle la tv. Leida lo fissò molto perplessa, ma lui serissimo le spiegò che c’erano stati degli articoli sgradevoli sul suo conto, e lei pensò solo “Hiro sta con un’altra, magari?” morendo letteralmente.
“Devi dirmi di che diavolo si tratta, devo saperlo…” ruggì furiosa, con gli occhi fuori dalle orbite e Brian sospirando le spiegò che l’avevano molto attaccata per la sua scelta, e un giornalista in particolare aveva detto che probabilmente avrebbe fatto meglio a dedicarsi alla sua carriera come modella, dato che mostrare il suo corpo le riusciva ancora bene.
“Che figlio di puttana…” ruggì furiosa per quel commento, ma anche un po’ più tranquilla, perché non era successo nulla con Hiro.
“Sì Le’, ma si tratta di haters. Di gente stronza per professione che si comporta male e umilia gli sportivi, soprattutto le donne che secondo loro dovrebbero sfilare in lingerie invece di correre in moto. Avrebbe comunque trovato l’occasione di dirtelo, anche se tu fossi partita prima e più brava di tutti, perché certe persone pensano che il tuo posto non sia questo…”
Leida lo fissò furente, e finalmente Brian intravide finalmente il lampo del campione nei suoi occhi. Dopo fu costretto a nasconderle il cellulare perché voleva assolutamente sputtanare il giornalista su ogni possibile social, ma per qualche minuto aveva funzionato.
Giorni dopo, quando Leida si trovò di fronte lo stronzo durante una conferenza stampa, Brian letteralmente tremò al pensiero che lo sbranasse, ma lei fu fantastica e fissandolo con molto disprezzo rispose ad una sua domanda stupida con un semplice “…deve parlarne con il mio team manager o magari anche solo con il mio preparatore atletico, perché io sono una donna e non sono in grado di formulare un mio pensiero sull’argomento…”
Brian rise soltanto, ma pensò che fosse il minimo che potesse fare, e quando si rividero lei ridendo gli disse che aveva pensato molto a come dare quella risposta senza mandarlo al diavolo e Brian si complimentò.
Nota:
Ciao a tutti, allora se c'è qualcuno, che ne pensate di questa situazione? Come vi sembra il rapporto tra Leida e Brian? Sentite la mancanza di Hiro? Fatemi sapere, se vi va, mi piacerebbe molto sentirvi. A presto!

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Capitolo 11
*** Capitolo 15: un ritorno ***


Capitolo:
Marnik era letteralmente fuoriso, e Brian non aveva idea di come avvicinarsi a lui quella mattina. Urlava e lanciava cose, lamentandosi del fatto che “quella” non si fosse presentata ancora.
Brian aveva scritto più volte in quelle settimane a Leida, avevano parlato del più e del meno, ma sul lavoro lei rispondeva sempre “non posso ora, non ce la faccio” lasciandolo completamente atterrito e senza sapere cosa fare. Non poteva aiutarla in nessun modo in quella situazione, ma sapeva che lei stava meglio in quei giorni. Lo aveva visto dai social, e anche la sua voce era molto più allegra.
Leida era tornata a casa preoccupata, perché temeva di aver perso definitivamente tutti i suoi affetti e le sue amicizie, ma aveva scoperto che Selena e le altre persone che temeva l’avrebbero giudicata severamente, volevano solo abbracciarla e consolarla. E picchiare Hiro, ma quella è un’altra storia. L’accolsero calorosamente, e lei per la prima volta in tanto tempo si sentì davvero grata di avere ancora quelle persone nella sua vita. Stava molto male per quella rottura, soprattutto perché Hiro continuava a ignorarla. Le erano rimaste sulle labbra mille cose da dire, e spesso provava discorsi immaginari con lui, che non sarebbero mai avvenuti. Sapeva che Hiro non sarebbe mai stato in grado di affrontarla, ma quella chiusura così le parve davvero irrispettosa, perché non le aveva lasciato neanche il tempo o modo di esprimersi e questo le faceva tanto male. Dopo tanti anni come amici e tanto tempo insieme, il minimo che poteva fare era litigare di persona, pensava Leida, ma lui non aveva neanche avuto la decenza di regalarle un ultimo abbraccio. Per giorni si era ossessionata con quella cosa, ma poi tra i suoi affetti e con la sua famiglia, Leida iniziò a rifiorire.
Non amava parlare con Brian, perché malgrado lui non le facesse mai domande indiscrete e non parlasse di lavoro con lei, glielo ricordava semplicemente con la sua presenza e questo la mandava in ansia. Lui, però, era sempre stato molto gentile con lei e continuava a chiedere come stesse e a mandarle foto e video divertenti per farla sorridere. Leida aveva sorriso, notando che nella sua stanza c’era ancora il suo poster sul muro, e aveva scattato una foto da mandargli, ma poi si era detto che avrebbe soltanto fatto montare la testa al campione ancora di più, e l’aveva tenuta per sé.
Non si sarebbe mai permessa di parlarne con nessuno, e faticava ad ammetterlo con se stessa, ma iniziava ad avere paura di quell’enorme cambiamento che l’attendeva. Alcuni lo avevano capito, anche senza che lei lo dicesse apertamente, e una mattina come tante, mentre si preparava ad andare al mare con Selena e un’amica, un’auto parcheggiò nel vialetto, facendole tremare il cuore. Per un attimo pensò che fosse lui, che avesse capito finalmente che quella lite non avesse senso e fosse tornato da lei, ma affacciandosi alla finestra riconobbe l’auto e si intristì.
Non era Hiro, era un altro uomo del passato di Leida, che aveva capito il suo essere in difficoltà e aveva deciso di andare a prestarle soccorso. Carol e Leida si erano lasciati da più di un anno e mezzo, e sebbene per molto tempo l’avesse odiata, il suo cuore zen e buddista gli aveva imposto di volere solo il meglio per lei. Ci era rimasto male quando gli aveva comunicato con enormi occhioni tristi che non potevano più sentirsi, e aveva provato a chiederle “e secondo te vale davvero la pena di permettere a qualcuno di decidere cosa puoi o non puoi fare?” ma lei non aveva voluto ascoltare.
Era rimasto sconvolto dalla decisione del suo cambio di categoria, gli sembrava una cosa non da Leida, ma era solo l’ultima delle follie di quella matta dai capelli rosa. La donna che lui aveva amato, infatti, era immensamente ambiziosa e metteva il suo lavoro prima di tutto. Era certo, però, che non avrebbe mai fatto quel passo se non fosse stata sicura di poterlo fare. Poi, però, ad una cena con amici comuni, erano finiti a parlare di lei, e Carol era rimasto sconvolto da quello che gli avevano raccontato su Hiro e tutte le sue scelte.
Aveva combattuto per una settimana con la sua coscienza, e l’istinto che gli diceva di dover andare a chiederle come stesse, ma alla fine lo aveva fatto. Non era interesse sentimentale il suo, voleva solo aiutarla a capire se stessa, come avevano fatto con lui anni prima.
Leida gli sorrise e lo abbracciò fortissimo, giocherellando con i suoi lunghissimi capelli lasciati al vento.
“Che faccino disarmato, non ti avevo mai vista così…” le disse piano, mettendole un dito sulla guancia, e Leida rispose solo che anche le tigri ogni tanto depongono gli artigli. Carol pensò per un attimo al fatto che lei avesse sempre definito se stessa come una leonessa, ma non glielo fece notare. Era chiaro che finita la sua relazione con Hiro, avesse deciso di provare a cancellare tutti i simboli di quel loro amore, che invece avevano influenzato la sua vita da sempre.
Rimasero insieme per tre giorni, e fu Carol a darle la serenità di tornare ad allenarsi. Leida rispettava molto la sua opinione, e lui era troppo onesto per mentirle, così quando lei chiese che cosa pensasse di quella situazione, con il sorriso le disse piano “…penso che se volessi suicidarti avresti potuto molto più semplicemente lanciarti da quel balcone…” facendola sospirare.
“Non ci sono chance che io ce la faccia, vero?” chiese, più a se stessa che a lui, fissando nella luce bellissima del tramonto. Carol le prese la mano e disse piano “…ci sono chance che tu faccia un inizio di stagione dignitoso, se molli tutto e vai ad allenarti in questi ultimi giorni. Non sarai prima, non diciamo follie, ma potresti non finire ultima e Marnik potrebbe essere tanto magnanimo da non disdirti il contratto…”
Leida si girò, allora, trovandosi i bellissimi occhi marroni di Carol addosso, e per un attimo non disse nulla, ma poi insieme dissero “…ma non succederà perché è uno stronzo!” ridendo forte.
Leida lo strinse, allora, perché aveva davvero bisogno di qualcuno che le dicesse la sua opinione in modo imparziale, ma Carol sussurrò appena “ma comunque vada, hai il dovere di rialzarti, e di mostrare al mondo che le brasiliane incassano cazzotti come nessuno…” citando una frase che lei gli aveva detto anni prima, quando erano ancora amici e si erano trovati in mezzo a una rissa.
“In realtà ne danno anche come nessuno!” rispose divertita, e così cambiarono argomento. Scrisse a Brian, allora, e gli provocò una reazione bellissima. Lui aveva avuto un incarico annuale, e se la sua pilota era impazzita ed era andata via non era certo colpa sua. Come abbiamo detto, aveva le sue motivazioni per volerla aiutare, ma pensava di non essere in grado di salvarla.
Era al bar che frequentava sempre per pranzo, in giacca di pelle e tshirt nera, e aveva uno sguardo incredibilmente magnetico. Era riuscito molto facilmente a trovare compagnia, soltanto chiedendo alla ragazza seduta accanto a lui e al suo amico se fosse suo il piatto che gli avevano dato per errore. Venti secondi dopo una straordinaria rossa morbida e sensuale era sulle sue ginocchia e stavano baciandosi senza alcun pudore. Brian aveva anche preso ad accarezzarla, ma solo perché lei aveva cominciato ad accarezzare lui, ma poi il suo cellulare lo distolse e lo rese più felice della rossa.
“Oh finalmente!” commentò sbattendo il pugno sul tavolo per la gioia, e la rossa non capì, ma lui le disse solo che doveva andare via e la lasciò li.
“insomma torni…” le disse al telefono, e Leida ancora un po’ agitata rispose “Sistemo la valigia, i capelli e domani parto…”
“Fanculo i capelli, andremo insieme a tagliarli, ma ora tu torni, ti compro un vestito bellissimo e domani sera vieni a cena con me e quel pazzo di Marnik che vuole farti fuori ancor prima di averti vista in sella…” le disse molto deciso e Leida un po’ offesa rispose “…ma il vestito bellissimo fa parte della negoziazione con tutti i piloti o vale solo per chi ha una vagina?”
“Non ci provare Fuentes, te lo dico. Non provare a darmi del sessista quando sono letteralmente l’unico uomo al mondo che sta perorando la tua causa…” le rispose, più divertito che serio e lei sospirò e fece una cosa molto strana. Con una voce che Brian non aveva mai sentito sussurrò appena “Grazie Brian per non avermi abbandonata” facendogli venire i brividi.
“Hey, non dirlo…” ribattè molto dolcemente a sua volta. Lo aveva fatto proprio sciogliere, e non aveva fatto altro che dire pochissime parole. Brian pensò soltanto che con il vestito giusto lo avrebbe fatto totalmente liquefare, e si morse il labbro.
“…avevo bisogno di ritrovare una mia dimensione, perché forse mi ero un po’ persa. E lo so che sei finito nei guai per me, perché hai dovuto giustificare tutte le mie cazzate, ma volevo solo dirti che ho apprezzato e apprezzo tanto il lavoro che stai facendo per me…” concluse, molto dolce e lui non potè fare a meno di sorridere.
“…sai che lo faccio perché voglio qualcosa in cambio, vero?” ribattè con fare estremamente sensuale, e di nuovo Leida provò una strana scarica elettrica per quelle parole. Rimase in silenzio per qualche secondo, però, giusto il tempo di far capire a Brian di aver fatto un passo troppo più lungo della gamba e aggiungere “…dovrai fare una serie di videochiamate alle mie nipoti, almeno fino al loro sessantesimo compleanno”.
Leida rise fortissimo per quella frase, e gli disse che non sapeva che avesse delle nipoti.
“Purtroppo, a causa mia, sono super fan della Furia. Tanto, eh. Al punto di giocare con una bambola di colore a cui hanno fatto un improbabile taglio di capelli e hanno scritto Furia sulle spalle con il pennarello. Anche per questo ho accettato l’incarico e non ti ho ancora strangolato…”aggiunse, vagamente in imbarazzo e lei pensò solo “Oddio che tenero”, ma disse solo “ci toccherà non deludere le loro aspettative, allora” facendolo sorridere.
“Torna presto, e cerca di pensare solo a te stessa…” le rispose, con molta dolcezza e lei sussurrò appena “sì…”con molta dolcezza.
Chiusa quella chiamata Brian esultò come un pazzo, perché finalmente era riuscito a farla tornare in pista, e passò il resto della serata ad organizzare cose per lei. Non era semplice riuscire  a ottenere il permesso di usare il circuito in orari extra rispetto a quelli prenotati, ma Leida aveva bisogno di correre e non di teoria. Così fece una serie di telefonate, e riuscì finalmente a sistemare tutto, con il massimo dell’orgoglio. Ora, forse, la Furia aveva qualche chance.
Nota:
Ciao a tutti, miei cari lettori timidi e silenziosi. Allora che ne pensate di questa situazione? Di Carol? Se vi va scrivetemi, vi aspetto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 16: la bambina ***


 
Capitolo:
Leida mise le sue cose in valigia rapidamente, abbracciò forte Carol per l’ultima volta, salutò tutte le persone che amava e partì. Aveva moltissima paura adesso, ma per la prima volta c’era anche speranza in lei. Non riusciva ancora a smettere di pensare a Hiro, ma soffriva un po’ meno adesso che iniziava a mettere le cose nella giusta luce e finalmente aveva di nuovo mille persone che le scrivevano e si occupavano di lei.
 Dopo due mesi le sue amiche, la sua famiglia e persino Carol l’avevano spinta a riflettere sul loro rapporto, e iniziava a rendersi conto di aver davvero esagerato. Aveva perso totalmente se stessa in quell’amore, e forse invece di assecondarlo, avrebbe dovuto spingere Hiro verso un medico, o comunque qualcuno che potesse realmente aiutarlo. Aveva ragione Mark, e con il capo cosparso di cenere glielo aveva detto in videochiamata, aspettandosi da lui gioia e festeggiamenti, ma lui da buon amico non voleva avere ragione, voleva vederla felice.  
Arrivò alle cinque del mattino al residence dove era in ritiro, e al posto del receptionist, trovò qualcuno che la stava aspettando ascoltando musica.
“La donna in fuga…” le disse Brian sfoderando un sorriso estremamente sensuale, e Leida rispose sorniona “Meglio fuggire che mettere in fuga gli altri…” ma lui non capì.
“Cos’hai contro i capelli rosa?” le disse sorridendo, accarezzandole una ciocca con molta dolcezza, e Leida si intristì di colpo, ma decise di dover smettere di vivere con quel fantasma, e rispose determinata “fanno passare il messaggio sbagliato: non voglio sembrare una bambolina dolce e malleabile, ma un fottuto demone…”
“Vediamo…” le rispose sorridendo, e porgendole le chiavi della sua nuova moto.
“Sono le cinque del mattino e ho fatto un viaggio infinito…” rispose, ma non arrabbiata, divertita e lui stringendosi nelle spalle rispose “alle 15:00 iniziano le prove ufficiali, ma ci sarà anche Marnik…non vuoi avere il tempo di familiarizzare con la bambina?”
Leida sbuffò soltanto, ma poco dopo era davanti “alla bambina” e la sfiorò con molto rispetto, mentre Brian le decantava tutte le sue lodi tecniche.
“Basta chiacchiere…” ruggì serissima, e lui la fissò molto sorpreso. Era la prima volta che insisteva per tornare in sella, e Brian si chiese se finalmente fosse di nuovo la donna arrabbiata e affamata che tutti gli avevano descritto.
“Ti sei allenata davvero? Perché altrimenti non riuscirai a tenerla nelle curve…” le disse molto serio e Leida annuì soltanto. Era stata di parola con l’allenamento fisico, e si vedeva perché aveva i muscoli totalmente contratti. Brian non sapeva se fosse abbastanza forte adesso per riuscire a guidare al meglio, ma senza dubbio era in una forma fisica impressionante.
“Pesa da morire…” disse, prima di partire e Brian pensò che fosse un pessimo segno, e infatti dopo poco perse il controllo.
Cadde tantissime volte in quelle due ore, e malgrado volesse solo lasciar perdere tutto, ogni volta tornava in sella più determinata di prima.
“Stai andando meglio, non innervosirti…” continuava a dirle Brian, ma era palesemente una bugia. Lei non era pronta per quella moto, e chiunque avrebbe potuto vederlo.
Quella prima notte di prove fu realmente un disastro, ma Brian sentenziò molto serio che era un importante punto di partenza, e Leida sospirando pensò che non potesse certo essere peggio di così.
“La stampa mi mangerà, e Marnik mi licenzierà prima che io possa finire di dire il suo impronunciabile cognome…” concluse serissima. Brian pensava esattamente la stessa cosa. C’era tantissima attesa per il debutto della giovane promessa nella categoria dei campioni veri, e inevitabilmente sarebbero stati inclementi con lei.
D’altronde era un passo falso il suo, di quelli che difficilmente i campioni veri fanno, e forse doveva ripensare alle sue priorità di vita, dato come si era comportata. Aveva voglia di dirglielo, ma lei sembrava assorta in mille pensieri. Solo dopo un po’, inaspettatamente, si alzò e disse serissima “va bene, riproviamo…” e continuò a cadere rovinosamente per ulteriori due ore.
La cacciarono letteralmente poco prima dell’inizio delle prove, e Brian la riaccompagnò in camera per farla riposare un po’.
“Ti chiedo scusa e spero che questa cosa non abbia effetti sul tuo lavoro…” gli disse piano, senza neanche guardarlo, mentre erano quasi alla sua porta e lui sorrise. Quando faceva la ragazza dolce e gentile davvero la trovava irresistibile. Non si guardarono,però, perché pensavano entrambi che lei sarebbe crollata se avesse incrociato il suo sguardo.
“Hey tutti hanno iniziato da qualche parte. Devi ritrovare il tuo equilibrio, in tutti i sensi direi!” provò a dire, cercando di essere incoraggiante, ma non c’era molto da consolare.
“Ci sto provando, ma sembra quasi impossibile…” spiegò con un sorriso triste, che lo spinse a metterle una mano sulla spalla. Leida ebbe una strana reazione per quel contatto, ma non disse nulla, continuò a camminare con la mano di Brian sulla spalla, in silenzio per un po’.
“Lo so che non è così che ti aspettavi il mio inizio, che ti avevano dato la campionessa e ti aspettavi che sarebbe stato semplice. Neanche io me lo aspettavo, ma la vita ci incasina sempre…c’è poco da fare. Grazie, però…” concluse piano, girando improvvisamente i suoi favolosi occhi verdi verso di lui, e Brian le sorrise soltanto con moltissima tenerezza.
Si salutarono così, con lo sconforto nel cuore, e la sera in presenza di Marnik le cose andarono esattamente come avevano previsto: lei fu insoddisfacente, e lui si infuriò, la minacciò e gliene disse di tutti i colori, ma lei rispose solo che aveva fatto quello che poteva con il tempo che aveva e che nessuno poteva aspettarsi miracoli.
Marnik, ovviamente, rispose male a quelle sue provocazioni. Le fece notare che lei aveva abbandonato gli allenamenti, che non si era adeguatamente impegnata, e fu allora che Brian intervenne.
“Sì, ok Lars, ma sono solo tre settimane. Credi davvero che avrebbero fatto così tanto la differenza? Perche onestamente secondo me no. Lo sai che questo è un lavoro che si prepara in almeno due o tre anni, non ci diciamo cazzate.” disse serissimo Brian, e Leida lo fissò con tantissima riconoscenza. Marnik ovviamente se la prese a male per quel suo intervento, così la serata finì con un’accesissima discussione.
Leida, però, non disse molto solo che le dispiaceva per quella situazione e che avrebbe cercato di migliorare, facendo ancora una volta pensare a Brian che a volte era davvero tenera. La riaccompagnò in silenzio, perché nessuno aveva nulla da dire, ma sulla porta Leida disse piano “senti dormo qualche ora e poi riprovo, ok? Ti faccio sapere se ci sono miglioramenti…”
“Non esiste, cadiamo insieme e ci rialziamo insieme, così lavorano i Corven…” le rispose con un bellissimo sorriso, facendola sorridere a sua volta.
“Ci vediamo alle quattro? Ti bastano sei ore?”
“Meglio alle tre, ma tu dormi anche un’ora in più Brian, grazie…” concluse, determinata ma anche con uno sguardo bellissimo.
C’erano solo sette notti prima dell’inizio delle prove libere del MotoGP, prima che il mondo commentasse le sue performance e iniziasse il circo, e Leida diede il meglio che poteva. Si allenava tantissimo durante il giorno, e correva al meglio delle sue possibilità di notte. Brian aveva cominciato a coinvolgere anche gli altri membri del team, e tutte le notti per una settimana portò caffè e brioche a tutti per tenere alto lo spirito e provare a salvare quella matta dai capelli rosa.
Nota:
ciao lettori muti! Allora siete contenti che Leida abbia ripreso a correre? Fatevi sentire se vi va, vi aspetto

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Capitolo 13
*** Capitolo 18: un segreto ***


Capitolo:
Erano ormai diventati un vero team, sempre spalla contro spalla, e alla vigilia della prima vera qualifica di Leida trascorsero tutta la serata insieme a chiacchierare, ma senza bere. Leida non poteva e malgrado gli avesse detto di farlo, lui decise di essere solidale con lei e bevvero una annacquata birra analcolica, mentre video chiamavano le nipotine di Brian, al settimo cielo per averla finalmente conosciuta.
“Sei la migliore, ricordatelo!” le urlò Violet prima di salutarla e Leida le sorrise, pensando solo “già, ricordatelo…”.
“Dovrò farmi fare delle bambole da regalare a queste ragazze, è veramente il minimo per tutto questo supporto…” concluse divertita, e lui sorridendo mandò giù soltanto la saliva. Ci volle un po’ prima di sentirgli dire “…o magari un giorno potrei portarti a pranzo da mia sorella. Penso che loro morirebbero…”
Leida sorrise molto dolcemente in quel momento, e annuì allegra, ma non aveva idea di quanto difficile fosse stato per lui dire quella frase. Le piaceva davvero tanto che Brian avesse scelto di aiutarla per quelle due pestifere nipotine, ma non aveva ancora ben capito cosa stesse succedendo al povero Corven, che ormai malgrado avesse provato a combattere con tutte le sue forze contro quella cosa, era incredibilmente preso da lei.
Ci aveva messo molto tempo a realizzarlo, e continuava a negarlo, ma a volte si vedeva anche soltanto dagli sguardi che le lanciava. C’erano dei momenti, infatti, quando non litigavano e non si comportavano come due adolescenti che cazzeggiano insieme di sabato pomeriggio, in cui la fissava e pensava soltanto “sei stupenda!”.
Non era una situazione giusta, però, e Brian non aveva assolutamente intenzione di fare neanche il più piccolo passo. Aveva trentadue anni, svariate storielle e un terribile divorzio alle spalle, che gli aveva tolto totalmente la voglia di vivere per molto tempo, eppure per la prima volta in cinque anni qualcuna gli piaceva davvero. Era una grandissima sciocchezza, però, perché lei era ancora presa da Hiro, e stava ancora leccandosi le ferite, perciò se ci avesse provato lo avrebbe friend zonato in meno di un minuto.
Fingeva di essere allegra e di stare bene, ma qualche volta l’aveva beccata totalmente a pezzi e lei non era stata in grado di mentire. Lo amava ancora, e questo per Brian era un mistero. Non avrebbe mai voluto un’altra relazione, comunque, neanche se lei avesse smesso di inseguire quel fantasma nipponico. Eppure non riusciva a smettere di pensare a lei, e alcuni gesti nei suoi riguardi gli venivano proprio spontanei.
Leida neanche se ne era accorta, in realtà, ma le attenzioni di Brian erano costanti. Le comprava sempre le sue bibite e i suoi dolci preferiti, si sentivano in continuazione, la portava a cena tutte le volte che voleva, e la inseriva in ogni suo impegno, se lei diceva di volerlo vedere. Se l’era portata persino ad una partita di poker, perché gli aveva chiesto last minute cosa facesse quella sera, e lui non se l’era sentita di lasciarla sola. Leida aveva letteralmente fatto schifo a poker, ma aveva fatto quello che le riusciva meglio: socializzato, riso e scherzato con le persone al tavolo e si era divertita.
Si frequentavano tantissimo, ma non solo per motivi di lavoro. Leida si divertiva con lui e gli proponeva sempre cose da fare. Amava stare tra la gente e con gli amici, e Brian era un tipo estremamente di compagnia, che sembrava piacere a tutti esattamente come lei. Le veniva spontaneo tirarlo dentro in ogni suo programma, o comunque chiedergli di vedersi e questo per lui era particolarmente strano.
“Rally…io e te Corven. Sarai il mio secondo?” gli scrisse un giorno, durante una riunione tecnica e lui con un sorriso di sfida digitò “io non sono mai secondo. Semmai tu sarai la mia seconda?” facendola sorridere, ma provocandole anche un brivido di piacere all’addome. Hiro non aveva fatto tante storie quando gli aveva chiesto di fare il secondo, ma Brian era esattamente il suo contrario. Sembrava sapere sempre quello che stava facendo, ed essere fottutamente bravo a farlo. Era molto sicuro, sempre. Anche quando Leida lo aveva trascinato a fare il karaoke, facendolo vergognosamente ubriacare prima, Brian era stato in imbarazzo due secondi, poi aveva sfoggiato un fascino impressionante e aveva sedotto tutta la platea femminile, dimostrandosi anche una straordinaria rockstar. Leida non era mai stata in auto con lui, ma un po’ l’eccitava l’idea di fargli da secondo, anche se non voleva abbandonarsi a quelle stupide idee. Non aveva bisogno di un uomo in quel momento, anche se a volte aveva fatto qualche sogno erotico su di lui.
 Fuggirono insieme per quel weekend senza avvertire nessuno, e si spalleggiarono in modo splendido. Brian continuava a guardarla ridere e chiacchierare, e pensava solo che fosse assurdo sentirsi così a suo agio con qualcuno che conosceva da così poco tempo. Dopo quel primo assurdo periodo in cui lo aveva tenuto a distanza come un appestato, era totalmente cambiata. Si era aperta nei suoi confronti, ma anche in quelli del resto del mondo. Leida era estremamente spontanea con lui, e gli aveva raccontato molte cose di lei, senza che lui le chiedesse nulla.
 Non era difficile capire perché l’opinione pubblica fosse così spaccata nei suoi confronti: Leida aveva carisma da vendere, ed era bellissima, oltre che una campionessa. Eppure non era solo quello che a Brian piaceva. Era una ragazza semplice, che girava sempre in shorts e magliettina, con poco trucco e generalmente nessun accessorio. D’altronde non le serviva assolutamente niente per brillare. Poteva sedurre un uomo solo con uno di quei suoi sorrisi che illuminavano la stanza, o forse anche con meno, si disse, trovandosi i suoi occhi verdi curiosi addosso.
“Non mi ascolti mentre ti parlo di cose serie, Corven? Sei un pessimo secondo…” aggiunse seccata, ma anche divertita perché era felice di tornare a correre solo per divertimento e lui alzò il sopracciglio e le spiegò che evidentemente non aveva ascoltato lei.
“Dimmi qualcosa di te che non so…una cosa imbarazzante, privata. Solo allora valuterò l’idea di poterti fare da secondo pilota, in base a quanto la tua coscienza sia sporca…” tirò fuori per provocarla e lei stringendosi nelle spalle chiese cosa volesse sapere.
 “Qualcosa di privato e imbarazzante. Non so, magari che di notte ti accarezzi pensando a me che ti tratto male…” le disse, cercando di prenderla in giro e Leida sfoderando due meravigliosi occhi seducenti sussurrò “…di solito mi capita di pensarci quando faccio il bagno.”
Quel momento fu estremamente intenso per entrambi, che si ritrovarono vicinissimi. Brian aveva il cuore totalmente in gola, e anche Leida si sentiva particolarmente turbata, ma non voleva trattenersi.
“Ah sì?” le sussurrò accarezzandole piano la ciocca più lunga dei suoi capelli, per portarla indietro. Quel gesto la fece rabbrividire, ma lei rimase seria e sussurrò sensualissima “…e vuoi sapere a che cosa penso quando sono da sola?”
Brian pensò che quella versione di lei fosse quasi diabolica. Aveva visto la parte irascibile, apprezzato quella competitiva e desiderato soltanto di consolare quella fragile, ma Leida sensuale sarebbe stata in grado di ottenere ogni cosa da lui.
“Voglio sapere tutto…” le sussurrò portandole due dita sulle labbra, e in quel momento Leida pensò per un attimo di essersi spinta troppo oltre. Voleva prenderlo in giro, ma Brian la stava seducendo e lei sentiva che non lo avrebbe rifiutato se avesse continuato in quel modo. Aveva un odore fantastico, una voce bassa e sensuale e la fissava con una lascivia che le faceva venire i brividi. Così un po’ imbarazzata rispose con una sola parola “ Interlagos…”
“Stronza!” rispose Brian ridendo, ma in quel momento quella magia tra loro si dissolse in un sorriso e Leida spiegò “il mio più grande sogno. Tu lo hai realizzato, io continuerò a desiderarlo per sempre…”
Interlagos era il nome informale del circuito automobilistico di San Paolo, dove Leida aveva sempre sognato di correre. Per la struttura del percorso e le curve, era considerato un circuito più adatto alle auto che alle moto, e Leida questo non lo aveva mai accettato.
“Fanculo. Interlagos è un incubo per chiunque abbia un minimo di razionalità, ma tu sei pazza e sadica, quindi non mi stupisce che lo desideri così tanto. Non so neanche come ho fatto a vincere. Nessuno dovrebbe mai correre in quelle condizioni!” ribattè divertito, ma Leida scosse la testa e rispose piano che per tutta la vita aveva desiderato correre nella sua città, in quel circuito così tosto.
“Ho accettato di uscire con Carol la prima volta solo perché si era qualificato primo, ma poi è arrivato secondo in gara e quindi avevo pensato di cancellare l’appuntamento!” spiegò ridacchiando e Brian scosse la testa, osservando che dovevano dare a la santità a quel pover’uomo, solo per esserle sopravvissuto.
“Non sono così cattiva, Corven…” rispose, con espressione un po’ offesa, e lui chiese solo “sicuro?” facendole venire una morsa allo stomaco. Si chiese se sapesse della sua rottura con Carol, e come diavolo avesse fatto a scoprirlo, ma decise di cambiare argomento perché non le andava di dover ammettere  anche quelle colpe. Gli stava già facendo una enorme confessione.
“Tu resti l’unico pilota di moto ad averlo vinto…” gli sussurrò, con un fare molto languido, misto a qualcosa che Brian non capì. Era ammirazione, cieca e totale. Era lo sguardo delle sue fan in visibilio, e per un attimo Brian non capì che diavolo ci facesse nei suoi occhi, ma lei decise di raccontarglielo.
“Ero una bambina quando papà ha fatto i salti mortali per portarmi a Interlagos. Erano preoccupati, volevano tirarmi su il morale dopo la morte di mio fratello, e io impazzii per quella mattinata.  Mi ricordo tutto, il tuo duello con Strars e il tempo di durata delle tue soste e lo scivolone che stavi per prendere alla curva sei e come ti sei risollevato. E ricordo il modo arrogante e sicuro con cui hai sorpassato Cervin e Strars per riprenderti la prima posizione, a tre giri dalla fine, come un vero campione. Lì, caro Brian Corven, il cuore della giovane Leida è diventato tuo per un po’, te lo confesso…”
Aveva concluso con un’espressione particolarmente sensuale, e Brian aveva smesso di respirare. Pensò solo “calma!” ma per qualche istante fu davvero complesso riuscire a frenarsi e mettere a tacere quella folle voglia di baciarla che gli stava accendendo il ventre.
“E poi che è successo al cuore della giovane Leida? Dove è andato a finire?” le chiese un po’ sottosopra e lei ridendo rispose che aveva abbandonato l’idea di sposarlo a quattordici anni.
“…ma ammetto che quando hai sposato la tua ex moglie, un po’ ho pensato ‘che peccato’” concluse divertita, perché gli stava finalmente confessando di quella sua venerazione per lui, e Brian rispose piano “…sì ma sono single adesso…”
Leida non capì quanto serio fosse, così rispose solo “eh dillo alla giovane Leida” per tagliare corto e lui sorrise.
 Ingoiò la saliva, perché quel suo sguardo lo aveva quasi tramortito e disse piano “magari riusco a portatrici, a Interlagos dico. Magari riesco a convincerli a farci fare una corsa privata…”
 “Privato no, non avrebbe senso. Io voglio la gente del mio quartiere sugli spalti. I miei parenti, i cugini e persino i miei ex compagni di scuola. Voglio correre con il team, stracciare gli altri e sentire di nuovo il mio inno, ma questa volta suonare in casa mia…” gli spiegò con occhi accesi e lui sorrise, perché sembrava davvero il sogno di una bambina. Probabilmente in quel periodo della sua vita aveva bisogno di maggiore approvazione, si disse, per questo sognava quella cosa con tanto ardore.
“Se c’è una persona che potrebbe farlo, sei sicuramente tu…” le disse piano, cercando di farle capire che aveva il suo supporto, e Leida gli sorrise soltanto, ma fissando nel vuoto disse piano “…quindi ora sai il mio segreto imbarazzate” facendolo ridere.
“Il mio è che ho visto cinquanta volte il video della tua sfilata in biancheria intima, e che da quando ti conosco continuo a chiedermi se quei tatuaggi sono tutti veri o c’è qualcuno che ti hanno fatto per l’occasione…” le confessò onesto, facendola ridere.
Per un attimo si chiese se davvero si fosse definitivamente giocata la credibilità per aver sfilato una volta sola in lingerie, ma non lo disse. Rispose piano “alcuni veri, altri no…” un po’ infastidita da quel discorso, e Brian pensò di essere andato troppo oltre, così rimase per qualche minuto in silenzio.
Nota:
Ciao a tutti miei amati lettori timidi. Allora che ve ne pare di questo avvicinamento tra Leida e Brian? Che idea vi siete fatti? Pensate che possa essere una cosa positiva o preferite Hiro? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 14
*** Capitolo 19: il leone e la gazzella ***


Capitolo: leone e gazzella
“E quindi non vuoi indovinare? Te lo chiedi da mesi e non sei curioso?” ribattè distratta e Brian non capì esattamente cosa dovesse fare.  Aveva notato una punta di fastidio nel suo atteggiamento e credeva che volesse tagliare corto il discorso sui tatuaggi, ma Leida non era intenzionata a farlo.
 “Quello in petto, tra i seni è vero, ed è il tatuaggio più bello che abbia visto sul corpo di una donna, devo confessarlo. Te l’ho visto anche quando avevi la canotta…” le disse, facendola sorridere e annuire. Leida aveva quattro rose rosse tatuate sul petto, uno per ogni membro della sua famiglia che era andato via. Era il simbolo di come quei momenti le avevano spezzato il cuore, riempiendole il torace di dolore, ed era incredibilmente poetico, ma non aveva voglia di spiegarlo a Brian, così rispose in modo vago alle sue domande.
“Quello con scritto ‘Fùria’ gigantesco sulla schiena è vero?” aggiunse, cercando di capirla meglio e lei scosse solo la testa, facendogli dire “peccato!”
Brian scoprì che gliene avevano disegnati molti, che Leida ne aveva molto meno di quanti avesse immaginato, ma che comunque era aperta a farne di nuovi e questo lo fece sorridere. Alcuni di quelli che le avevano disegnato le erano piaciuti, infatti, ed era un vero peccato che non fossero veri. Ce n’era uno, in particolare, che aveva scatenato tutte le fantasie erotiche di Brian, ma non osava arrivare a parlare di quei due piccolissimi tatuaggi sul suo statuario fondoschiena.
“Il leone è vero, perché è lì…” aggiunse, indicandole il polso, ma subito capì che non era una buona idea parlarle di quella cosa, perché lei era abbastanza infastidita da quel commento e disse piano “lo devo cancellare…” senza prestarci attenzione.
“Hiro…” le disse piano, e Leida si strinse nelle spalle e annuì. Le faceva meno male sentire quel nome, ma comunque non era ancora pronta a parlare di lui. Brian provò una fitta di fastidio per quella situazione, ma scuotendo la testa si scusò e rimase in silenzio per qualche secondo. Quel fantasma sembrava non volerla mai lasciare in pace, e sebbene avesse sorriso quel giorno, era un mistero cosa le passasse per la testa e nel cuore, per Brian.
“ Per quello che vale, secondo me ti rappresenta moltissimo, comunque. Se dovessi associarti un animale, ovviamente, sceglierei il leone…” le disse con dolcezza, e lei sorridendo scosse la testa e gli spiegò il motivo per cui lo aveva fatto.
La storia del leone e della gazzella risaliva ai suoi esordi come pilota, quando era incredibilmente irruenta e incapace di controllare le sue emozioni. Aveva avuto due immensi lutti in poco tempo, e la piccola Leida era arrabbiata con il mondo, ma viveva per correre. Aveva la velocità nel sangue. Essere battuta da Hiro, però, la rendeva furiosa e le faceva perdere la concentrazione, così come ormai tutti sanno, lui l’aveva aiutata ed era nato quel legame così difficile da battere.
Una sera, in particolare, quando Leida pensava davvero di non riuscire a calmarsi e a gestire i suoi sentimenti, Hiro le aveva raccontato una delle favole che amava da piccolo. La sua tata gliela leggeva sempre, ed era quella del leone e la gazzella.
Un giovanissimo leone era pieno di forza e vitalità, ma aveva molta fame, così ignorando i consigli di tutti, si era lanciato in una caccia forsennata da solo. La fame e la frustrazione per non essere in grado di trovare cibo lo rendevano furioso, e così quando vide una gazzella le si lanciò contro con tutte le sue forze. Lei rimase impassibile, e corse via seminandolo senza grossi problemi. Il leone, ferito nell’orgoglio e a stomaco vuoto, aveva rimuginato vendetta contro quella creatura, ma ogni volta che la incontrava, sembrava sempre essere troppo veloce per lui. Al quinto giorno, quando il leone ormai era stremato per la fame, la gazzella fece una cosa strana: gli lanciò un uccello morto che aveva incontrato e andò via. Il leone lo divorò per la fame, senza raccontare a nessuno cosa fosse realmente accaduto.
Si incontrarono altre volte, ma tutte le volte l’irruenza del leone lo spingeva a correre troppo velocemente all’inizio, e a non dosare le forze. La saggia gazzella, invece, sapeva bene come stancare il nemico e usare le sue debolezze contro di lui, e per questo si divertiva a provocarlo.
“Non mi prenderai mai, dovresti rassegnarti…” gli disse divertita un giorno, e il leone furente le spiegò che era nella sua natura, che i leoni mangiavano da sempre le gazzelle e lei non avrebbe potuto fare proprio nulla per cambiare le cose.
“Se cambiassi il tuo atteggiamento leonino, e imparassi a dosare le forze, forse, riusciresti a prendermi. Ma sei giovane, inesperto, e tanto arrogante, se pensi di poter avere la meglio su di me solo per le doti fisiche…” spiegò lei, voltandogli le spalle per l’ennesima volta.
Il leone non capì cosa la gazzella stesse provando a dirgli, fino a quando non fu lei stessa, mossa dalla pena che le faceva quel giovane leone così incapace di usare le sue forze a spiegarglielo.
“Devi cercare l’equilibrio, limitare questa tua foga che ti spinge ad agire in modo forsennato. Pensa di più e agisci di meno…” spiegò lei, ma il leone ovviamente non capì. E così la gazzella decise di dargli dei consigli e aiutarlo a limitare la sua foga, e gestire il suo potenziale.
Il leone, addestrato dalla gazzella imparò in fretta a usare al meglio il suo potenziale, e la gazzella capì che l’amore l’aveva accecata tanto da metterla in pericolo.
“ora che puoi raggiungermi senza problemi, gli disse, mi ucciderai senz’altro…” ma il leone era confuso. Malgrado la fame, sentiva di avere un legame con quella gazzella che gli aveva insegnato a controllarsi e a diventare migliore. Così la raggiunse rapidamente, ma poi non riuscì ad addentarla, perché qualcosa dentro di lui era cambiata. La gazzella, oltre al controllo, gli aveva insegnato anche la pietà e la grazia, e per questo rimasero legati per sempre…”
 Leida aveva raccontato quella storia con molta dolcezza, e per un attimo il ricordo di quella sera la fece sorridere in modo abbastanza triste. Si chiese cosa fosse successo a quel loro rapporto così forte, a come avesse fatto a chiudere con lei senza neanche parlarle, e le sfuggì un sospiro molto malinconico, realizzando che il suo migliore amico Hiro non avrebbe mai potuto chiudere con lei in quel modo. Mark le aveva detto che se la stava passando abbastanza male, le aveva raccontato dei suoi problemi di lavoro, e Leida non aveva idea di cosa pensare. Gli aveva detto “se stare senza di me lo rende più felice, bene così…” ma non lo pensava sul serio.
“Che storia giapponese buonista e ridicola!” commentò Brian seccato da quel racconto, ma lei ridacchiò e rispose che non sapeva nulla di saggezza.
“Oh dai andiamo, come si fa a dire che un leone deve imparare a limitarsi e contenersi. E’ una cosa pavida e noiosa…” ruggì serissimo, facendola sorridere ancora.
“Voler cambiare qualcuno è proprio la prima causa di problemi nelle coppie. L’idea di innamorarsi di qualcuno per quello che potrebbe essere, e non per quello che è mi disgusta…” concluse nervoso, e Leida per un attimo pensò “stiamo ancora parlando del leone e della gazzella?” ma non disse nulla.
“Le persone vanno accettate così, con i loro difetti e per l’amor del cielo, se stai con un leone te lo aspetti di poterti beccare come minimo una zampata, non pretendi che torturi la propria indole per sembrare più simile a te!” concluse serio, e Leida scosse solo la testa spiegando che era una favola, non un insieme di consigli sentimentali per la coppia.
“Sì, ma è la stessa cosa. Anche come atleta, tu sei una leonessa, e bisogna ammetterlo. Sei forte, travolgente, irascibile e hai fame, ma non c’è da vergognarsene. Sai quanti nascono gazzella e mai nella vita riescono a raggiungere la determinazione che serve a vincere? Allora sì, sei una leonessa ma questo ti rende una campionessa vera, e non si può pensare di doverti limitare…” le spiegò con occhi molto dolci e lei scosse solo la testa compiaciuta.
“Non devi trattenerti e non devi imparare a essere qualcosa che non sei. Anzi, dobbiamo accettare che alcuni sono più passionali e aggressivi di altri, ma questo non significa che non possano essere campioni…”
Concluse serio, prendendole la mano, e il cuore di Leida ebbe una reazione davvero stranissima. Saltò qualche battito, e la distrasse, spingendola ad arrossire come una bambina. Erano arrivati al luogo del rally e Brian le aprì lo sportello dell’auto con fare estremamente galante.
“Ok, peccato che non mi hai convinto con i tuoi segreti imbarazzanti. Guido io…” concluse Brian sexy e determinato, e lei rimase totalmente muta a fissarlo guidare per un po’. Non voleva che si rendesse conto che era attratta da lui, ma Brian aveva un atteggiamento così prepotente nei confronti della macchina da farle inevitabilmente chiedere come potesse essere a letto, e farle salire la temperatura corporea.
Nota:
Ciao lettori muti, ci siete? Io ero tentata di lasciarvi a bocca asciutta oggi, perchè ho avuto una giornata delirante, prima di una settimana delirante, ma poi ho pensato che magari qualcuno era curioso di leggere qualcosa. Se ci siete fatemi sapere che ne pensate, se vi va.

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Capitolo 15
*** Capitolo 20: intimità ***


Capitolo: intimità
Divennero davvero inseparabili dopo quel rally, ed entrambi si trovarono a chiedersi più volte se quel feeling così intenso fosse solo semplice amicizia, ma nessuno dei due volle indugiare in quei pensieri. Si divertivano sempre, qualsiasi cosa facessero, e questo era un enorme dono. Avevano un caratteraccio, e sicuramente la lingua troppo lunga, per cui qualche battibecco c’era spesso, ma Brian stava scoprendo tanti lati positivi e persino una parte molto dolce e vulnerabile di quella campionessa, che soffriva tanto per i commenti della gente sui social, da non volerli aprire per giorni. Aveva pianto molto quando si era resa conto che molti erano dell’idea che dovesse soltanto sfilare e abbandonare il mondo delle corse. Brian aveva rilasciato molte interviste e commenti crudeli verso quegli uomini triviali e quelle donne antifemministe, ma purtroppo la risposta era sempre la stessa: dimostraci che abbiamo torto. E lui poteva solo sperare che lei migliorasse abbastanza in fretta da sbatterlo sul muso di quegli idioti.
 Avevano tanti interessi in comune, e Brian aveva davvero pensato che fosse il suo piccolo clone quando aveva scoperto che nelle serate libere le piaceva guardare le vecchie corse. Lo aveva invitato nella sua stanza qualche giorno prima, e malgrado lui avesse palesemente risposto che non gli sembrava il caso, Leida aveva insistito, costringendolo ad andare. Gli aveva aperto la porta nella sua solita tenuta sportiva, con pantaloncini da corsa e top, facendolo letteralmente imprecare perché si vedeva ogni parte del suo corpo con quei pantaloncini attillati, ma quando gli aveva porto le chips di mela sul divano si era riscosso e aveva notato che stava guardando una gara storica.
“Fico…” aveva commentato, spiegandole che avevano gli stessi interessi, per poi lanciarsi con lei in una serie di discorsi sulla storia del motociclismo che lo lasciarono senza parole. Su quel divano, però, non furono solo i suoi interessi a stravolgerlo. Leida era estremamente fisica, e dunque non si faceva grossi problemi a tirarlo per il braccio, o abbracciarlo o persino mettere le sue gambe su quelle del povero Corven, quando ne aveva voglia. Quella sera, mentre lei chiacchierava, Brian aveva perso totalmente la testa per quelle meravigliose gambe e dopo un po’ le disse piano “…certo che hai veramente dei piedi perfetti…” facendola sorridere.
“E’ un complimento? Perché mi sembra una cosa stranissima da dire!” rispose divertita, perché non aveva capito assolutamente nulla dell’attrazione di Brian per lei, ma lui si strinse nelle spalle e ribattè che era un gran complimento, rabbrividendo al pensiero dei baci che avrebbe voluto dare a quelle piccolissime dita scure, messe in risalto dallo smalto bianco e con tantissimi anelli.
“So di avere belle gambe, ok, ma bei piedi non me lo aveva mai detto nessuno!” aggiunse tranquilla, tendendo la gamba per mostrargliela in tutto il suo splendore e Brian rimase per qualche secondo senza fiato, totalmente rapito da quello spettacolo.
“Mi sa che non hai mai conosciuto un feticista, piccola…” sussurrò piano, perché quelle provocazioni stavano degenerando, e lei per un attimo rimase a bocca aperta, ma poi gli diede uno schiaffetto sulla spalla e ridendo rispose solo “sei un pervertito…”
“Ho solo detto che le tue dita solo deliziosamente piccole e carine. Non che voglio farci cose sconce, quindi non agitarti…” concluse serio, facendola ridere.
“…ma anche se lo avessi detto, non c’è mica niente di male, eh…” le disse, fissandola con uno sguardo carico di desiderio, ma Leida ridacchiando scosse la testa e rispose che non era una cosa che secondo lei poteva trovare sensuale.
“Piccoletta ti svelo una verità che ti cambierà la vita: quando si tratta di sesso, dipende sempre da chi lo fa e come lo fa…” rispose, fissandola come se avesse voluto mangiarla, e Leida per un secondo pensò che fosse serio, ma poi capì che non poteva esserlo e ricominciò a prenderlo in giro e Brian capì di essere andato troppo oltre, così ricominciò a parlare della tv, ma rimase con il cuore in gola.
“Hai sempre un buon profumo…” gli sussurrò dopo un po’ Leida, che si era avvicinata tantissimo al suo corpo. Qualcosa nel discorso che avevano fatto l’aveva incuriosita e provocata anche, malgrado non volesse ammetterlo e così involontariamente si era avvicinata.
“Anche tu…” le sussurrò molto piano, fissandola profondamente negli occhi. Erano vicinissimi e Brian si chiese se per caso quella matta si fosse avvicinata così tanto per baciarlo, ma rimase con il cuore in gola ad aspettare senza parlare.
“E’ il tuo shampoo?” chiese Leida, accarezzandogli i capelli come una bambina curiosa, mentre lui pensava soltanto che fosse bella da perderci la testa.
“Penso sia proprio il profumo, vuoi sentire?” le chiese, avvicinandosi ancora, con la pelle d’oca. Voleva in ogni modo sedurla e fare l’amore con lei, anche se sapeva che era un’idea pessima.
Leida era molto vicina a lui, e non poteva evitare di sentirsi un po’ sottosopra. Brian era molto affascinante e anche estremamente sicuro. L’aveva intrigata con quei suoi commenti così strani sui suoi piedi, ed ora la stava invitando a stringerlo praticamente e lei non aveva voglia di frenarsi.
“E’ bellissimo…” sussurrò piano, guardandolo profondamente negli occhi, e Brian pensò soltanto che doveva fare scorta di quel cavolo di profumo per tutta la vita, ma non disse nulla. Il super seduttore era abbastanza in difficoltà con lei, e non aveva neanche idea del perché.
“Sarebbe davvero scontato se ti rispondessi che tu sei bellissima, vero?” commentò fissandola profondamente, e Leida sorrise in un modo stupendo, facendogli venire la pelle d’oca.
“Non ho solo i piedi belli, allora?”  commentò fissandolo con enormi occhioni, e per un attimo Brian perse totalmente la facoltà di parola.
“Sospetto che ogni parte del tuo corpo sia bellissima…” le sussurrò piano, baciandole la mano e Leida arrossì. Fortunatamente il cellulare di Leida suonò, e lei si alzò allegra perché conosceva quella suoneria.
Brian rimase un po’ perplesso, ma aveva capito dalla lingua che lei stava usando che non era Hiro, perché parlava nella sua lingua. E poi era troppo allegra per parlare con quel pazzo, che la rendeva sempre tristissima. Disse il suo nome un paio di volte, e poi girandosi verso di lui disse “saluta la mia mamma Bri’” facendolo ridere.
“Buonasera mamma di Leida…” le disse gentile, ma lei scosse la testa e spiegò che non capiva una parola d’inglese.
“Boa tarde senhora Adriana…” suggerì carina e lui ripetè le parole, con il suo marcatissimo accento americano, ma sia Leida che sua madre parvero entusiaste di quel suo sforzo.
“Vado a dormire…” le disse ad un certo punto, perché le signore brasiliane non smettevano di chiacchierare e lui si sentiva totalmente sottosopra.
“Resta…” sussurrò lei con occhi meravigliosi, ma Brian scosse la testa e le rispose che dovevano entrambi riposare, lasciandola sola e confusa.
Nota:
Ciao a tutti, allora oggi ho finito questa storia e devo dire che ne sono abbastanza contenta. Siamo a metà, però, quindi voi non leggerete il finale tanto presto, ma mi impegnerò a postare regolarmente, se vi va. Allora...che ne pensate di questa situazione? Pensate che Leida stia esagerando con Brian? Rimpiangete Hiro? fatemi sapere

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Capitolo 16
*** Capitolo 21: il ritorno ***


Capitolo: il ritorno
La prime gare del GP furono abbastanza positive. Leida non arrivò tra i primi dieci, ma restò tra i primi 18/15 quindi era contentissima. Aveva fatto dei progressi, non tanti quanto il mondo si aspettava da lei, ma dei progressi tangibili. La cosa più importante di tutte, secondo lei, era che ora sapeva come lavorare e cosa migliorare.
Andarono tutti a festeggiare fuori il suo quindicesimo posto, e Marnik furioso li riprese perché “si festeggiano le vittorie, non le umiliazioni” alludendo al fatto che il compagno di squadra di Leida fosse arrivato quarto, ma lei decise di non rispondere. Per una volta in quel periodo non voleva sentirsi un fallimento, così continuò i suoi festeggiamenti come se niente fosse, brindando allegra con Brian e Luke, e anche con gli altri del team.
Per un po’ non vide il telefono, e quindi non si accorse di aver ricevuto due telefonate dall’unica persona al mondo che non si aspettava la chiamasse. Si alzò per andare a rinfrescarsi in bagno, ma c’era la fila così prese il suo cellulare e il cuore le saltò letteralmente in gola.
Per un attimo dovette appoggiarsi al muro, perché si sentiva letteralmente morire all’idea di risentirlo dopo tanto tempo, ma non riusciva a non chiamarlo. Le tremavano le mani, e anche le gambe, ma lui era più agitato di lei.
“Hey…” le sussurrò al telefono, e lei pensò che stesse davvero per avere un infarto. Il cuore, infatti, le batteva all’impazzata e se lo sentiva in gola.
Voleva dirgli migliaia di cose, arrabbiarsi, dire le frasi che mille volte si era preparata quando immaginava quel momento, ma non ci riuscì. Bisbigliò appena “Hey…” lasciandolo perplesso. Hiro voleva sentirla da tempo, ma aveva paura della sua furia, aveva paura di sentirsi dire cose crudeli e aveva desistito. Vederla gareggiare, però, lo aveva tranquillizzato. Si aspettava un disastro, ma Leida stava lavorando come si deve. Certo non era prima, ma aveva concluso tutte le gare e aveva persino fatto dei bei sorpassi, e questo l’aveva spinto a sentirla.
Gli era mancata molto in quei mesi, e spesso aveva pensato a lei. Aveva guardato le loro foto, letto i vecchi messaggi, e mille volte si era detto di dover tornare indietro. Aveva sempre desistito, però, perché si sentiva più sereno senza di lei e non poteva negarlo.
“Come stai?” le sussurrò piano, con il cuore in gola e Leida in quel momento si divise in due parti. Una che voleva urlargli contro, dirgli “come diavolo vuoi che stia? Mi hai mollata senza neanche guardarmi in faccia” e l’altra che voleva punirlo con l’indifferenza. Per qualche istante le due parti di lei si scontrarono nel suo cuore, ma poi rispose “…bene” fingendo di essere estremamente calma.
“Sei stata brava stasera, era difficile. Sei sempre stata brava in questi giorni… Ho tifato per te…” le sussurrò appena. Temeva che quella sua indifferenza significasse che era troppo tardi, che lei avesse altro nel cuore, e si sentiva davvero morire.
“Grazie…” rispose piano, cercando di sembrare sempre, totalmente indifferente, ma bruciando nell’anima. Leida non era in grado di fare la ragazza passivo aggressiva che non ti dà la soddisfazione di vederla stare male, ma tutti le avevano detto che non avrebbe dovuto tirare fuori sentimenti con lui, e si stava mostruosamente sforzando per farlo. Urlargli contro, mostrare dolore o qualsiasi tipo di sofferenza, non era la scelta giusta con Hiro in quel momento, e lei soffriva le pene dell’inferno per trattenersi.
“Volevo dirti solo questo. Che sei stata brava e che sei molto bella con i capelli di quel colore…” concluse, annegando nel disagio. Non aveva idea del perché lei si comportasse come se non le importasse nulla di lui, ma si sentiva molto ferito.
Leida sorrise soltanto, e il cuore le battè all’impazzata, ma poi qualcuno fece il suo nome, e lei disse piano “ok ciao Hiro, ci sentiamo…” lasciandolo a morire dentro. Aveva sentito la voce maschile che la chiamava e temeva anche di sapere di chi fosse. C’erano mille gossip su Brian e Leida, sempre insieme, sempre spalla contro spalla. Hiro era impazzito di gelosia per quei post, e la sua psicologa aveva lavorato molto con lui per calmarlo, ma con scarsi risultati. Quella sera, però, si sentì morire e pianse amarissime lacrime, pensando di aver perso l’amore della sua vita per sempre, solo perché non era stato abbastanza forte da supportarla e starle accanto.
Leida nel frattempo, crollò letteralmente sulla spalla di Brian, in lacrime. Lui capì immediatamente  cosa fosse successo, perché ovviamente lo aveva previsto. Dopo ore ed ore di monologhi di Leida su Hiro, Brian aveva capito tante cose, e le aveva profetizzato che sarebbe tornato se si fosse reso conto che lei stava bene senza di lui. Lei non ci aveva creduto, allora, eppure evidentemente era successo.
“Perché piangi adesso?” le disse piano, tirandole su il mento con due dita, ma lei non riusciva neanche a parlare per i singhiozzi e per un po’ rimase stretta contro il suo petto a disperarsi.
“Che cosa voleva?” le chiese, sorprendendola, perché Leida era certa che nessuno potesse aspettarsi quella chiamata.
“Voleva essere gentile, mi ha fatto i complimenti…” disse tra i singhiozzi, e poi asciugandosi le lacrime aggiunse “…ma io sono stata presa alla sprovvista e non gli ho detto nulla, sono stata scostante e ora lui pensa che a me non importi nulla di lui…” ricominciando a piangere.
“Perché è stupido, forse?” provò a dirle dolcemente, ma anche molto seccato per quelle sue lacrime, ma Leida non capì e lo fissò perplessa.
“Perché nessuno al mondo penserebbe che non t’importi di lui, Leida. Anche se magari non gli sei caduta ai piedi appena ha fatto il tuo numero e non lo hai supplicato di tornare insieme, stavolta!” aggiunse, molto nervoso e lei lo fissò soltanto, con quei suoi enormi occhioni verdi, resi ancora più belli dalle lacrime.
“Ti ha chiamato proprio perché sa che tu lo ami ancora Le’, e se sei stata scostante, probabilmente diventerai la sua ossessione, perché avrà il terrore che tu lo abbia dimenticato…” le spiegò accendendosi una sigaretta e Leida sospirò, pensando solo “amore mio, non puoi pensarlo davvero!”
“Vuoi tornare con lui?” le disse, serissimo e abbastanza arrabbiato. Avevano parlato sempre di lui in quei giorni, ma Leida era sempre molto arrabbiata e quasi mai triste. Lo fissò perplessa, allora, e stringendosi nelle spalle rispose “dipendesse da me…” ferendo Brian più di quanto avesse voglia di ammettere.
“Allora continua a fargli credere che non te ne importa niente…” le disse duro, fissando ovunque meno che il suo viso, perché non voleva che lei capisse quanto fosse doloroso quel momento per lui.
“Non è così, io temo che conoscendolo si sia soltanto allontanato di più per la mia indifferenza…” rispose, totalmente assorbita da quella sua ansia.
“Non capisci, eh? Gli egocentrici hanno bisogno di essere respinti e anche ignorati per innamorarsi, è un dato di fatto. Più lo maltratterai, più ti soffocherà di amore e vivrete per sempre disfunzionali e contenti…” concluse, lanciando nel buio il mozzicone della sigaretta.
“Come diavolo ti permetti?” gli ruggì in risposta, e girandosi lo notò. Brian era veramente arrabbiato, come se lei gli avesse fatto qualcosa di personale, e per un attimo non riuscì a capire quel suo modo di fare.
“Leida, non sei stupida. E’ un uomo fragile, che ti tormenta con le sue gelosie e le paranoie e vampirizza il tuo amore e le tue attenzioni al punto tale da allontanarti persino da chi ami…”
“Ma tu perché diavolo pensi di sapere tutto?” gli ruggì offesa, ma ancora perplessa, perché Brian sembrava avercela tanto con lei, e lui stringendosi nelle spalle si voltò e le disse “ah no, io non so proprio niente. In generale, nella vita, io sono quello che non capisce mai un cazzo. Non mi piacciono i drammi, però, perciò se vuoi stare qui a piagnucolare del tuo grande amore perduto, che poi perduto proprio non lo è, ti saluto…”

Si erano sempre detti tutto in quei mesi, e lui non si era mai rifiutato di parlarle, perciò Leida rimase di stucco per quella sua uscita di scena. Provò a cercarlo, ma gli dissero che era andato via, e provò a scrivergli allora, ma per quella sera non ricevette risposta. Rientrò in albergo, allora, ma aveva mille cose per la testa e davvero non sapeva cosa le stesse succedendo. Pensò a Hiro, si chiese se lui davvero le pensasse ancora, e sorrise pensando ai suoi bellissimi occhi orientali. E poi le venne in mente l’espressione di Brian, così furente e rimase a pensarci per ore.
Brian nel frattempo annegava tutta la sua rabbia nella musica e nel whisky. Era molto arrabbiato con se stesso, perché non essendo un ragazzino avrebbe dovuto evitare di cadere in una storia così stupida, ma non ce l’aveva fatta. Leida gli era piano piano entrata dentro, senza che lui se ne rendesse conto, e da bellissima fantasia erotica si era trasformata in una dolce confidente, in un’amica divertente, con cui adorava passare il tempo e nella sua campionessa, che riesce a trovare un lato positivo anche nell’arrivare diciottesima. Non era solo l’idea di perderla come possibile amante che lo preoccupava, no. Lui temeva che con il ritorno di Hiro, Leida avrebbe di nuovo perso il sorriso, la stima per se stessa e ogni sua ambizione.
“Non puoi farci proprio un cazzo, comunque…” si disse, furioso, e lanciò un calcio contro la fioriera rovesciandola, per poi passare il resto della serata a raccogliere terriccio con le mani, perché non voleva che qualcuno dovesse lavorare in più per i suoi comportamenti da idiota.
Nota:
Ciao a tutti, miei cari lettori silenziosi. Allora che ve ne pare di questa situazione? Il ritorno di Hiro vi ha emozionati? O magari pensate che lui e Leida non debbano frequentarsi e preferite Brian? Aggiornatemi, vi aspetto

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Capitolo 17
*** Capitolo22 : amici ***


Capitolo: amici
“Quindi tu non sai perché si sia arrabbiato tanto?” chiese Selena, sistemandosi le unghie con fare annoiato, ma Leida scosse la testa e rispose che ce l’aveva sempre con lei.
“…era una scenata di gelosia in piena regola…” concluse, fissandola con fare parecchio divertito, ma Leida si sentì stranamente confusa per quella cosa.
“Gli piaci tonta! Gli piaci tanto!” aggiunse la sua amica Maria e Leida sorrise per un attimo a quel pensiero.
“E probabilmente ci è rimasto male, perché pensava di piacerti…” concluse Selena seria, facendola soltanto sbuffare.
“Anche secondo noi ti piace, comunque…”aggiunse Azùl, migliore amica di Leida da un po’ di anni, nonché fidanzata di Mark, che però non era stato convocato in quella riunione tra donne.
“Non credo che mi piaccia…” rispose seria, ma le altre la fissarono poco convinte e lei aggiunse “…fisicamente sì, porca troia a chi non piacerebbe? E’ un gigante, con un corpo di marmo. Quando mette la maglietta giusta si vede ogni fascia muscolare del suo avambraccio, ed è da sbavare. Profuma sempre di uomo, e ha una voce così sensuale da lasciarmi sempre un po’ sconvolta. E poi ha il 47 di piede e una mano grande quanto il mio viso…”
“…e immagina il resto!” commentò Selena lasciva e Leida per un attimo pensò solo “come se non lo avessi mai fatto!” ma decise di non dirlo.
Si confrontarono un attimo sul corpo di Brian, sui suoi sorrisi, e su quanto fosse seducente,e Maria recuperò varie foto online da cui si vedevano le  sue spalle e i suoi addominali, che le donne commentarono senza pudore.
“Ragazza se davvero non ti piace, possiamo provarci?” le disse Maria, abbastanza accaldata per quel discorso così spinto che avevano fatto, e le tre amiche fissarono con molta attenzione la nostra pilota.
Leida fu tentata di dire di sì, eppure qualcosa la trattenne, così rispose seccata “di tutti i piloti che ti ho presentato devi per forza portarti a letto l’eroe della mia infanzia? L’unico che ha realizzato il mio sogno?” facendo vociare le signorine che insistevano che ci fosse un interesse da parte sua.
“voglio bene a Brian. E sì, è un grandissimo fico, ma non è solo questo. E’ sempre di supporto con me, mi aiuta molto. E’ simpatico e ci divertiamo molto insieme, perché abbiamo lo stesso senso dell’umorismo e pensiamo spesso le stesse cazzate…”
“E lui finisce le tue frasi, e ti fa sentire come se ti leggesse dentro a volte…” aggiunse Selena, ricordando una frase che Leida aveva detto dopo il rally. Brian guidava esattamente come avrebbe fatto lei, e aveva questo brutto vizio di sembrare sempre capirla benissimo.
“E secondo me è un barbaro a letto!” concluse Maria sorridendo, facendola sorridere soltanto.
“Potresti considerare l’idea di provare a vedere che succede uscendoci a cena…” suggerì Azùl con la sua solita dolcezza, e Leida ridendo rispose che lo sapeva già, che sarebbe stata bene con lui, perché stava sempre bene quando uscivano insieme.
“No, Ledi non hai capito” aggiunse l’amica, fissandola con bellissimi occhi marroni molto dolci.
“Dovresti uscirci non come amica, ma come donna. Vestirti sexy per lui, flirtarci e vedere come va…”
“Non lo so, non mi sento pronta ad avvicinarmi così a qualcuno…” confessò sospirando e le tre ragazze le sorrisero, con fare molto dolce.
“Tu provaci…” la esortarono con gentilezza.
Leida in realtà aveva convocato quel meeting di emergenza per raccontare alle amiche della telefonata di Hiro, ma loro l’avevano liquidata senza darci troppa importanza, per soffermarsi sulla reazione di Brian. Anche loro si aspettavano il suo ritorno, e Leida si sentì davvero stupida per essere stata l’unica a non capire nulla.
“:..e non dovrei richiamarlo?” aggiunse, conoscendo già la risposta. Lo sguardo di Selena si addolcì, allora, ma la fissò come per compatirla e le sussurrò con dolcezza “…tu provaci e vengo a sequestrarti il cellulare, e ti chiudo in una stanza con Corven senza maglietta..” facendola ridere.
“Magari lo chiamo…” pensò, ma non lo disse e si stupì di averlo pensato.
“Lascialo stare per un po’ Leida, e magari prova a chiarire la situazione con Brian, che comunque mi sembra abbastanza incasinata…” le suggerì Azùl e Leida le ascoltò.
Il giorno successivo andò alle prove cercando di essere carina, ma portò a casa un rifiuto importante. Brian si comportò in modo molto professionale con Leida, ma declinò il suo invito a cena. Si era detto che era stufo del ruolo del migliore amico, e che non l’avrebbe assecondata in quella follia di inseguire Hiro. Lei aveva provato a insistere, dicendogli che avrebbe preso la sua pizza preferita, e quando lui aveva risposto che doveva vedere una persona, era rimasta stranamente delusa.
“Chi è?” gli aveva chiesto perplessa, ma anche stranamente interessata a quell’argomento. Brian pensò che sembrasse quasi un pochino gelosa, così le rispose serio “una cara amica. Mi chiede di vederci da un po’, ma ero troppo preso per passare del tempo con lei…”
Leida sentì una stranissima morsa allo stomaco. Si disse che doveva assolutamente smetterla di assecondare quella sensazione, ma la verità era che qualcosa le stava salendo in superficie, lenta e inesorabile come la lava di un vulcano.
“Preso da cosa?”
Leida fingeva totalmente disinteresse, ma il tono più acuto della sua voce dimostrava che era abbastanza piccata.
“Lavoro…” rispose, scrutandola con attenzione. Brian era piuttosto perplesso, ma stava cercando di capire realmente quella strana ragazza, che pochi giorni prima piangeva disperata temendo di aver allontanato il suo grande amore, e ora faceva la gelosa con lui. Perché sì, stava facendo la gelosa era palese.
Era ovvio che Brian avesse allontanato Celia, e anche altre donne che frequentava prima, solo perché era letteralmente ipnotizzato da Leida, ma questo la nostra amica pilota sembrava non averlo capito. Per un attimo Brian si chiese se provasse qualcosa per lui, perché sembrava abbastanza seccata per quel suo incontro serale, ma non disse nulla. Decise di continuare a provocarla e vedere come sarebbe finita.
“La conosci tra l’altro…” aggiunse, e Leida si sentì letteralmente avvampare, senza sapere perché.
Lo fissò curiosa, e lui con un sorriso le disse “Celia Chang. La giornalista sportiva. Quella che ti sostiene sempre e ha pubblicato tutto quell’articolo su quanto sia difficile essere donne in uno sport tradizionalmente da uomini”.
“Cazzo!” pensò Leida, perché lei aveva sempre trovato Celia Chang simpatica e carina, ma in quel momento, non sapeva neanche bene lei perché, proprio non la sopportava. Celia Chang, fisico minuto, occhi a mandorla, sofisticata, colta e intelligente. Letteralmente il contrario di Leida. O almeno, questo è quello che lei pensò.
“Le devo almeno una cena per il modo in cui ha difeso il nostro lavoro…” aggiunse Brian, che per qualche strano motivo ora avvertiva la necessità di doversi giustificare. Leida lo stava fissando con un faccino risentito, e non riusciva a fingere che non gli importasse, malgrado pensasse che quella mulatta non avesse nessun diritto di trattarlo così.
Leida sorrise e fece finta di nulla, ma gli voltò le spalle in fretta e si richiuse nella sua stanza, perché aveva bisogno di pensare.
“Sei innamorata di Hiro, Leida, non diciamo cazzate adesso!” si disse, ma non si sentiva come avrebbe dovuto. Era arrabbiata, frustrata, e voleva soltanto riavere le attenzioni di Brian, ma non sapeva come fare.
“Questo è perché sei un’egocentrica che ha bisogno di friendzonare gli uomini…”
Le disse molto serio Samuel, e Leida scosse solo la testa, mentre un altro partecipante del meeting aggiunse “…o forse, semplicemente, è confusa sui suoi sentimenti. Siamo tutti umani!”
Aveva sentenziato Mark, facendola soltanto sospirare. Fino a pochi giorni prima Leida si era disperata per Hiro, eppure qualcosa stava succedendo in quel suo complesso cuore, perché adesso era molto arrabbiata per la questione di Brian. Aveva deciso di convocare l’altra parte dei suoi amici, perché voleva un’opinione maschile. Si era detta che quella sua improvvisa attrazione per Corven potesse dipendere da quei commenti sfacciati delle sue amiche, così aveva provato con gli uomini più importanti della sua vita, i suoi fratelli di accademia.
“Magari sta solo confondendo i sentimenti. Brian è stato dolce con lei, e gentile, ed ora lei pensa di avere una cotta per lui, ma non è detto che sia così. Magari teme solo di restare di nuovo sola e senza un amico, perché eravate parecchio complici, no?” la incalzò Mark.
Sì, doveva essere sicuramente così. Non era un problema legato all’amore, perché quelli erano di stretta pertinenza di Hiro. Era l’idea di perdere un amico che la rendeva così nervosa. Pensò per un istante a come avevano guidato insieme, al Karaoke insieme, al fatto che dividessero sempre i piatti a cena, e non ci fosse mai imbarazzo tra loro.
Le piaceva solo come amico, però, si era detta. Ignorando totalmente che per pochissimo non era finita a fare sesso con lui sul divano, soltanto poche settimane prima.
“Deve essere così, perché senza di lui sono oggettivamente sola…” aveva concluso, ma nessuno si era convinto di quella cosa.
“Allora io e Azùl ti veniamo a trovare, abbiamo anche delle cose da raccontarti!” aveva concluso Mark. Leida rispose solo “Oh magari!” perché sentiva di aver davvero bisogno di un amico in quel momento, ma chiuse lì in discorso.
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Celia Chang era davvero l’esatto opposto di qualunque cosa Leida fosse, e questo era evidente anche a Brian, che ci aveva appena fatto sesso con moltissimo trasporto.
“Che imbarazzo…” sospirò, con voce flebile ed estremamente sensuale, ma Brian non la fissò. Sapeva esattamente a cosa lei alludesse, ed ora si sentiva anche molto in colpa.
“E chi lo sapeva che anche gli uomini fanno sesso pensando ad altre persone! Ero certa che fosse una prerogativa esclusivamente femminile…” aggiunse, accendendosi una sigaretta e Brian sospirò soltanto.
“Come lo hai capito?” chiese, abbastanza a terra, perché ad essere sinceri lui non voleva pensare a Leida, ma si era inserita nella sua mente e non era riuscito a scacciarla.
“Il sesso occasionale è bello proprio perché non ci sono emozioni, invece tu eri fin troppo coinvolto. Sembrava il classico sesso post lite…” concluse saggia e lui la fissò soltanto. Nel buio il suo corpo estremamente pallido era illuminato dalla sigaretta accesa e gli piacque molto il contrasto.
“E’ la Fuentes?” chiese Celia con un sorriso. Le piaceva molto trascorrere del tempo con Brian, ma non era presa sentimentalmente da lui. Il loro rapporto era sempre stato simile ad un’amicizia, ma con del sesso occasionale, e ad entrambi era sempre bastato. Celia era in una relazione aperta con un riccone che possedeva anche l’emittente televisivo per cui lei lavorava. Malgrado quello che si dicesse in giro, lo amava disperatamente, senza ricevere molto in cambio e per questo si lasciava andare a occasionali momenti d’affetto con qualche pilota. Li conosceva abbastanza bene, però, da non innamorarsi.
Brian sollevò soltanto un sopracciglio sentendo quel nome, ma non aveva proprio voglia di parlare. Pensava bastasse un po’ d’affetto, per leccarsi le ferite e stare meglio, ma era stato un disastro vero. Voleva un abbraccio e del contatto fisico, pensava potesse aiutarlo, ma la verità era che non riusciva a smettere di pensare a lei che piange per Hiro. Lo considerava quasi un tradimento, per quello che avevano condiviso.
“Sicuro è la Fuentes. La prima cosa che ho pensato quando ho saputo che avreste lavorato insieme è che avresti sbavato per lei. Si sa che ti piacciono le latine prepotenti…” aggiunse divertita, per prenderlo un po’ in giro e Brian pensò che effettivamente non poteva essere un caso se le due donne che gli erano piaciute di più negli ultimi anni erano entrambe dell’America Latina. Anche Marina aveva un corpo estremamente sexy, anche se più magro e meno tonico di quello di Leida. Entrambe avevano pelle scura e bellissimi occhi, anche se quelli di Leida non erano paragonabili a niente che avesse visto prima perché erano chiarissimi.
Erano entrambe forti ed estremamente determinate, e questo effettivamente per Brian era molto attraente. Marina era una spregiudicata giornalista quando l’aveva incontrata. Le piacevano le sfide, e al loro primo incontro gli aveva garantito che lo avrebbe conquistato senza troppo sforzo. La volta successiva erano già a letto, e dodici mesi dopo Brian l’aveva sposata.
Era stato l’aspetto fisico di Leida ad attirarlo, era innegabile. Eppure non era quello che gli piaceva di più di lei. Brian aveva iniziato a sentire attrazione vera per lei quando aveva scoperto il lato vulnerabile di quella donna apparentemente così decisa e determinata. Poi l’aveva conosciuta davvero, l’aveva vista ridere e cantare, giocare con le sue insicurezze e accettare i suoi limiti, e se ne era innamorato.
leida era l’esatto opposto di Marina, caratterialmente e questo lo aveva realmente colpito. Marina doveva sempre essere al centro dell’attenzione del mondo, era sempre estremamente attenta a qualunque dettaglio e lo criticava brutalmente per il suo abbigliamento, i capelli e le sue scelte di look. Leida, invece, era libera e spontanea, e sembrava anche molto meno attenta all’aspetto esteriore delle cose. D’altronde era innamorata di uno con milioni di problemi, e Brian non le aveva mai sentito dire qualcosa di negativo su di lui.
“Che ti ha fatto questa ragazzina cattiva?” aggiunse, accarezzandogli il drago che aveva tatuato sul petto. Non era seccata, ma un po’ dispiaciuta per Brian.
“Indovina, dai. Tanto conosci tutta la storia…” aggiunse, portandosela al petto. Non era quello l’effetto che gli faceva abbracciare Leida, e forse non era abbastanza da scaldare quel gelo che aveva nell’anima, ma almeno leniva quella sconfinata solitudine che avvertiva.
“Colpa di Hatanawa? E’ ancora presa da lui?” concluse seria, facendolo solo annuire. Brian non voleva parlarne davvero, ma scoppiò letteralmente e ruggì “…e dovevi vedere come piangeva! Per una telefonata, di uno stronzo che l’ha mollata senza neanche guardarla negli occhi. E lei piange perché secondo lei lo ha allontanato, perché non è in grado di vedere le cose per quello che sono!”
“Forse lei pensa che lui sia troppo fragile e per questo non è arrabbiata con lui. Devi ammettere che non è proprio a posto”.
Già, era quello il punto. Leida non riusciva ad avercela con lui perché lo considerava totalmente fuori di sé. Brian, invece, pensava che fosse un egoista e lo detestava, ma Celia provò a fargli vedere un altro punto di vista, e lui finì a sospirare.
“…ma sono state le sue lacrime a fregarti, vero? Marina non ti aveva mai dato questa soddisfazione, no?”  
Celia conosceva bene la storia tra i due, perché per molto tempo era stata consulente di Brian post divorzio, e quindi ci aveva messo poco a capire cosa fosse successo anche questa volta.
“Effettivamente sembra essere un bel mix, caratterialmente, non penso che potessi fare a meno di innamorartene.  Non mollare così facilmente, però! Soprattutto se fa la gelosa.”
Concluse incoraggiante, accarezzandogli i capelli e Brian sospirò soltanto stringendosi contro il suo petto. Era convinto che stesse solo mandando il suo cuore al patibolo, ma effettivamente doveva sfruttarla quella gelosia.
Nota:
Ciao Lettori! Come state? Allora che ne pensate di questa confusione di Leida? E delle sue amiche fangirl? Fatemi sapere, se vi va!

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Capitolo 18
*** Capitolo 23: Juliette ***


capitolo 23

Capitolo: Juliette

Il giorno dopo Brian era agitatissimo, ma aveva deciso di provare a fare un gesto distensivo verso di lei. La notò da lontano, era in riunione con il team, e aveva il cappellino bianco della Retios che le stava da Dio. Come sempre era in tenuta da ginnastica, ma aveva dei pantaloni aderentissimi e una felpa molto larga per coprirsi. Anche se la felpa era aperta, e il top bianco lasciava tutto il suo addome in vista.
“Americano, macchiato senza lattosio, con due shot di vaniglia e uno di nocciola…” le disse, porgendole a sorpresa un caffè e lei provò uno stranissimo brivido fissandolo negli occhi, perché Brian non era gentile da molto tempo, ma la stava fissando con uno sguardo da predatore impressionante.

“Per questo sei in ritardo?” chiese, con un atteggiamento molto sensuale e lui pensò solo “sta flirtando!”

“Pensavo di fare una cosa carina, per una volta.”
Leida aveva il cuore a mille, e bevendo quel caffè sussurrò piano “grazie Brì ho apprezzato.”
Era evidentemente il suo modo per chiederle scusa di essere stato stronzo, e sebbene avesse esagerato, secondo Leida, tutto fu superato. Per la prima volta in quella settimana, Brian riprese il suo solito posto alla sua sinistra, e poterono finalmente riprendere il rapporto che avevano da sempre.

“Sì carino il gesto eh, peccato che paghiamo Lucille per fare queste cose, e te per gestire il team. Probabilmente dovremmo provare a fare a cambio…” osservò Xavier, uno dei tecnici particolarmente scocciato all’idea di aver aspettato mezz’ora per un capriccio del suo capo, ma Leida ridacchiando rispose “stai rovinando tutto il romanticismo. E Lucille dimentica sempre lo shot extra alla nocciola!”
Brian si sentì per un momento sottosopra per la questione “romanticismo” ma annuì e sussurrò piano “…da quando nel team nessuno le fa mai un caffè decente a questa poverina. Le avrò sentito ripetere l’ordinazione precisa almeno venti volte, ma mancava sempre qualcosa!”facendola sorridere.

Si misero a lavoro allora, ma lei continuò a comportarsi come sempre: facendo commenti al suo orecchio, e scherzando con lui.

“Xavier avrebbe bisogno di una donna, è troppo teso ultimamente…”

“Di un uomo, Lè. Palesemente…” ribattè divertito, e Leida spalancò la bocca per la sorpresa. Chiese come avesse fatto a capirlo, e Brian con un occhiolino rispose “…lo capisco quando qualcuno ci prova con me!” sorprendendola ancora di più.
“Corven fa furore con tutti, incredibile!” concluse divertita, e lui ridacchiando ribattè “solo una sembra immune totalmente al mio fascino, peccato sia la più bella di tutte…”

Leida si sentì bruciare, ma lo fissò profondamente negli occhi per un minuto e lui le fece un occhiolino che la fece rabbrividire. Era veramente bello quella mattina, e aveva messo la camicia bianca del team, che lo fasciava in modo splendido. Leida lo preferiva in versione casual, perché le piaceva che mettesse in mostra i suoi muscoli, ma si trovò a fantasticare su quanto le sarebbe piaciuto aprire quei bottoncini. Anche perché la camicia nascondeva poco i tatuaggi colorati sul petto e sulle spalle di Brian, rendendo ancora più allettante l’idea di togliergliela.
“…ma tanto non resisterà a lungo…” concluse Brian, morendo dalla voglia di baciarla. Leida lo stava fissando come per spogliarlo, era evidente.

“…E magari la pilota potrebbe ascoltare qualcosa di quello che sto dicendo?”

 Ruggì spazientito Xavier, cogliendola totalmente di sorpresa. Leida si scusò e spiegò che era colpa di Corven, fingendo di essere concentrata. Con scarsissimi risultati.
“Comunque semplicemente è così arrabbiato perché Marnik tiene in ostaggio sua madre, o comunque uno dei suoi cari, e lo minaccia di fare loro del male se perdi ancora…” concluse Brian divertito, facendola ridere forte. Sì, quella era una cosa che dicevano spesso su Marnik, e Leida rispose che era molto probabile.

 Erano di nuovo vicinissimi, anche troppo perché Leida pensò che avesse sempre il suo solito profumo, e si sentì smuovere qualcosa dentro.
E poi lo notò, e ci rimase di stucco. Brian aveva un succhiotto sotto l’orecchio destro. In realtà aveva scelto volontariamente di sedersi in modo che lei potesse vederlo, e non aveva nessuna intenzione di nasconderlo. Celia glielo aveva fatto di proposito, per punzecchiare quella ragazzina, e Brian faceva finta di niente, ma aveva notato dove e come Leida lo stesse fissando.
“Hai fatto sesso, eh?” tirò fuori all'improvviso, cercando di non sembrare infastidita dalla questione, ma di nuovo con quel tono più acuto che aveva mostrato il giorno prima.
Era tranquilla, non era seccata, si diceva. Perché poi dovesse sentirsi infastidita o seccata non lo immaginava neanche lei. Insomma non avevano mica una relazione? Eppure era infastidita eccome, e anche parecchio seccata!
Brian esultò smodatamente, senza muovere un muscolo. Finalmente lo aveva notato. Glielo aveva letteralmente messo sotto al naso, e lei non aveva battuto ciglio per un po’, tanto da convincerlo che gli fosse indifferente.

Le rispose solo con un sorrisetto e Leida pensò “quanto sei stronzo!” restando completamente in silenzio per un attimo, prima di mettergli una mano sulla spalla e sussurrare piano “beato te…”

“Sta flirtando ancora!” gridò una vocina nella testa di Brian, che suonò come una specie di allarme.
“Se serve aiuto, sono sempre pronto a correre in soccorso delle belle donne…” le disse, cercando anche lui di flirtare, ma scegliendo le parole sbagliate.

Leida si infastidì per quel suo commento, che le era parso così squallido e banale. C’erano spesso allusioni al sesso tra loro, ma sentirsi definire “una bella donna come tante” l’aveva irritata.  Così rispose secca “no grazie, non m’interessa un kit completo di malattie veneree” e lui scosse solo la testa.
Era lei che voleva, non una qualsiasi, ma quel suo commento idiota adesso l’aveva convinta del contrario e per qualche minuto si chiese cosa dire per sistemare le cose, ma non gli venne in mente nulla e Leida si allontanò per provare, facendo un errore clamoroso.
Ancora risentita per lo stupido commento, dimenticò letteralmente il cellulare sul tavolo per andare a prepararsi. Lucille corse dal capo a chiedere cosa fare con quel telefono, e Brian lo prese e lo appoggiò sul tavolo dove stava lavorando. Era scocciato per averle detto quella frase, e soprattutto per averla fatta irritare. Era stato un coglione integrale, e non era quello il modo di parlarle, ma continuò a chiedersi se fosse scocciata per i modi o per l’offerta. Era sembrata così interessata poco prima.

 Quando poi il suo cellulare si accese, Brian tremò. Non voleva leggere i messaggi, ma Hiro non aveva nessuna intenzione di smettere di scriverle.  L’amico nipponico, tra i tanti, aveva il brutto vizio di frammentare in mille messaggi quello che aveva da dire e Brian lesse solo “stasera io e te?” e “Come sempre…” e poi un fastidiosissimo “manchi da morire” che lo irritò.

Si chiese se avessero ripreso a sentirsi, se fosse di nuovo amore tra loro o se lei fosse gentile solo perché si sentiva in colpa, come aveva detto Celia. Finite le prove le restituì il cellulare e osservò molto attentamente le sue reazioni. Era facile capire quello che pensava, di solito, eppure fece solo un mezzo sorrisetto e un sospiro per Hiro, lasciandolo molto perplesso.
“Andiamo a bere stasera?” le chiese serio, e lei stringendosi nelle spalle gli disse seria “ah no, stasera no…”
“Impegnata?” provò a dire, cercando di tenere a bada la gelosia, e lei annuì. Non aveva nessuna intenzione di uscire con lui e la tipa che gli continuava a fare succhiotti, tanto meno aveva voglia di essere “una bella donna” della lista di Brian. Così durante le prove aveva deciso di mettere una pietra sopra quella stupida cosa che non era neanche sicura di volere.

Quella sera, mentre Brian beveva come non aveva fatto nelle ultime settimane immaginando lei con Hiro, Leida si ordinò una pizza e rimase a fissare la tv distratta. Aveva solo visualizzato i messaggi di Hiro, ma non era riuscita a dargli una risposta e così lo aveva lasciato in stand by. Voleva davvero continuare a sentirlo come prima? Voleva davvero che tutti le dessero di nuovo contro per quella storia? Riusciva a perdonarlo per come l’aveva trattata? La risposta era sempre e solo una: “non lo so!”.

 Aveva provato a scrivere qualcosa, ma non le sembrava mai la cosa giusta, così aveva temporeggiato.
“Ha fatto lo stronzo…” scrisse, senza saper bene perché nel gruppo delle sue amiche. Ma non si era resa conto di aver sbagliato a inviarlo, e se ne accorse solo dopo un po’, quando ricevette una telefonata.

Non si aspettava che suddetto stronzo, la chiamasse, ma quello che aveva da dirle la stupì ancora di più.

“Le’…sono ubriaco e non posso guidare…” le disse, con la testa sul bancone del bar, perché l’ultima cosa che voleva era proprio chiamarla. Soprattutto dopo aver letto quel messaggio su Hiro. Non lo voleva proprio capire che lui non era il suo migliore amico. Era abbastanza a pezzi, e aveva bevuto tanto da non riuscire neanche a chiamare un taxi. E così in preda all’alcol, invece di chiamare uno dei suoi assistenti aveva fatto il numero della donna che amava.

“E io sono l’unica persona a cui hai pensato di chiamare? Non c’è qualcun’altra nell’elenco delle donne bellissime?” gli rispose arguta, ma Brian sospirò e rispose piano “sei l’unica persona a cui penso sempre, quello è il problema. Altro che donne bellissime. Nessuna regge il confronto!”

Leida provò un brivido per quella frase, ma non sapeva se potesse prenderlo sul serio. Voleva solo dirgli “se nessuna regge il confronto, per quale motivo giri con i succhiotti di un’altra addosso?” ma non poteva. E non aveva idea di quale fosse il motivo per cui volesse gridarglielo.

“Cazzo Lè, so che sei a fare le porcate telefoniche con il grande amore, ma non ci puoi lasciare così. Se lo viene a sapere Marnik ci mozza la testa, e alcuni dei tuoi meccanici devono mantenere la famiglia…” aggiunse con una voce molto profonda, che tradiva un po’ di tristezza da parte sua.
“Che cazzo dici?” rispose divertita, ma anche sorpresa, perché evidentemente aveva visto i suoi messaggi e questo le diede parecchio fastidio.

“Dai, rivestiti e alza quello straordinario culo brasiliano per salvarci, perché se chiamiamo un taxi la cosa si viene a sapere. E tu ci devi troppi favori per dire di no.” Concluse, improvvisamente rigido, facendola sospirare.

“Non avevi mai detto che mi avresti chiesto il conto, ma ok…dimmi dove siete e dove tieni le chiavi della macchina…” rispose divertita, ma anche perplessa. Era seccata perché aveva letto i messaggi, ma sospettò che probabilmente fosse successo per caso, perché aveva il cellulare sul desk quando glielo aveva restituito.

“Non esiste che tu prenda la mia Juliette” ribattè sconvolto, ma Leida spiegò che non avendo una macchina sua non aveva altro modo di andarlo a prendere.

“…quindi se vuoi che venga il mio straordinario culo brasiliano, non c’è altro modo!” Ribattè piccata, e lui vuotò il sacco, spiegandole quale fosse la sua stanza e dove andare.
Leida non si cambiò, mise al volo le scarpe da ginnastica per guidare e scese in reception, parlando con Brian a telefono, che continuava a darle istruzioni su come guidare “Juliette”.
“So usare il cambio manuale Corven, davvero!” ruggì divertita al telefono e lui sorrise e le sussurrò piano “certo che sai usarlo, tu sei straordinaria…” facendola sorridere.
“No, solo perché ho la patente, ma grazie…” spiegò, ma molto tenera.

 In reception, però, fu complesso farsi dare le chiavi di Brian, perché a quanto pare Leida non era la prima bella ragazza a chiedere di intrufolarsi nella sua stanza.
Provò a passarglielo al telefono, ma l’inflessibile addetto pensò che fosse una farsa ben architettata, e continuò a fissarla con un sorrisetto di biasimo.

“Quindi dall’esterno sembri una fan pazza che sbava per me. Mi piace questa cosa!” osservò divertito, vuotando un altro shot di tequila e Leida ruggì in risposta “Io ti lascio lì, comunque!”.
Fu l’assistente di Brian a farle avere la chiave, e ad aprirle la sua stanza, ma era abbastanza seccato perché Leida aveva interrotto un suo incontro romantico, bussando alla sua porta con insistenza.

 Raggiunse finalmente la camera, ed entrò spedita, cercando la chiave dalle indicazioni che le stava dando al telefono, ma immediatamente l’odore della stanza le fece provare una strana sensazione. Era l’odore di Brian, di fumo, muschio bianco e liquirizia e per un secondo un brivido la scosse, e si sentì molto eccitata. Era tutto in disordine, ma l’odore nella stanza era  talmente sensuale da stordirla quasi, e Leida si sentì totalmente a soqquadro, senza avere idea del perché.

Recuperò la chiave e provò un brivido di piacere nel trovarsi davanti l’auto di Brian, perché era una Maserati totalmente nera, straordinaria.

“Tranquilla amore, non ti farò male…” sussurrò accarezzando gli interni in pelle, e poi come suo solito partì spedita, ma prima di raggiungere il locale dove una parte del suo team giaceva semisvenuta per i fumi dell’alcol, Leida decise di giocare un po’ con quell’auto, e letteralmente impazzì.

“Penso che potrei davvero amarti…” disse piano, appena finito di parcheggiare, e a malincuore scese per recuperare quelle persone che tanto l’avevano sostenuta nelle settimane precedenti. Non ci mise troppo a trovarli, Brian anche da ubriaco attirava l’attenzione delle signorine e Leida pensò soltanto che evidentemente doveva essere il destino di quelli come lui avere sempre mille donne intorno. Lo pensò un po’ irritata, però, e subito corse a recuperare i suoi cavalieri, che stavano malissimo.

“Nessuno vomiti dentro Juliette, potrei uccidervi” ruggì Brian estremamente agitato, e Leida rise soltanto, sussurrando piano “Sei un romantico, allora…”

Brian la fissò molto divertito e rispose “con le auto, le uniche che se lo meritano. E dannazione cerca di andarci piano con quel cambio, la stai stuprando…”

Rise fortissimo per quel suo stupido commento, e cambiando marcia gli sussurrò sensuale “Evidentemente le piace il gioco duro, perché ormai siamo una coppia. Senti come mi fa le fusa?”

“Nei tuoi sogni, magari!” le rispose sarcastico, ma Leida accelerò, e anche lui si godette la sua guida. C’era qualcosa di incredibilmente erotico nel guardarla guidare, anche perché Leida era aggressiva e molto sicura.

 “Juliette è una ragazza delicata, non puoi andare di cose spinte, per l’amor del cielo. E’ come mettere la mano sotto la gonna di una vergine al primo appuntamento, non si fa. Devi rispettarla, ascoltare le sue esitazioni e assecondarla!”

“E chissà con quante vergini hai fatto pratica prima di arrivare a lei!” ribattè molto divertita, fissandolo profondamente negli occhi.
Pensò che doveva darle una risposta tagliente, ma era davvero troppo ubriaco, e non gli veniva in mente molto da dire, così prese tempo. Luke invece reagì male alle curve, ma grazie al cielo riuscì a vomitare fuori. Per quattro o cinque volte.

“Non reggete neanche l’alcol, e poi sarei io quella del sesso debole tra voi…” commentò divertita, ma Brian le disse solo che reggere l’alcol non fa di te una persona forte, con una fastidiosissima punta di sarcasmo che la irritò moltissimo.

“Senti me lo spieghi perché sei così arrabbiato?” gli ruggì offesa, ma lui distolse lo sguardo e fissò fuori dal finestrino facendo finta di nulla. Cosa doveva dirle? Che era geloso? Che la voleva solo per lui? Ci pensò un secondo, ma poi concluse di aver detto fin troppe cazzate per quella sera e rimase in silenzio.

“E adesso non mi parli. Possibile che quando hai la luna storta tu sia o estremamente stronzo o muto? Non c’è una via di mezzo?” rispose seccata, ma Brian non le diede la soddisfazione di dire nulla e rimasero per parte del viaggio in silenzio, fino a quando lei ricevette un secondo messaggio, che le fece capire di aver totalmente dimenticato di rispondere a Hiro.

L’amico nipponico, infatti, era andato in paranoia e le aveva scritto che se non voleva sentirlo più andava bene, ma che doveva evitare di visualizzare e non rispondere, perché lo feriva.

Leida nervosa aveva fatto leggere il messaggio alla voce elettronica della macchina di Brian, e tutti avevano sentito quella scenata isterica del povero Hiro.

“Ah lui invece può mollarti con un messaggio, senza ferirti. Scomparire e riapparire quando gli pare, e fare anche l’offeso. Tutto molto giusto!”

 Ruggì Brian offesissimo per quella situazione, ma anche sollevato, perché evidentemente non gli avesse dato buca per il suo ex. Leida, però, si innervosì e rispose che doveva badare agli affari suoi, spingendolo a tacere ancora di più.

“Pensa a tutte le tue care giornaliste asiatiche che ti porti a letto, e smetti di mettere il naso tra me e Hiro!”  

“Sei tu che mi hai coinvolto negli affari tuoi, comunque. E continui a farlo, malgrado ti avessi detto di non voler sentire parlare di drammi mi mandi i messaggini per dirmi che si comporta male con te…” le ruggì, ferito da morire, senza poter nascondere il rancore che provava per le sue scelte.
Leida non capì subito a che messaggio si riferisse, ma ci rimase molto male per quel suo modo di parlarle.

“Sappi che sono davvero estremamente pentita di averti parlato come a un amico!” rispose amareggiata, mentre tutti in quell’auto fingevano di non essere mortalmente in imbarazzo.

“Ti comporti davvero da stupida a volte…” sentenziò, guardando fuori dal finestrino, e Leida non disse assolutamente una parola in risposta. Non lo aiutò a salire nella sua stanza, però, e li mollò in garage con le chiavi dell’auto, per andare a finire la sua pizza.

Non rispose a Hiro, perché non ne aveva voglia. Brian aveva ragione e se l’orgoglio di Hiro si sentiva così ferito per non aver ricevuto una risposta entro poche ore, forse doveva davvero provare quello che aveva provato lei per capire.

Nota:

Ciao a tutti cari lettori,

Allora la prima novità è che ieri ho scoperto (guardando per la prima volta da pc come veniva un capitolo!) che mi faceva abbastanza schifo la formattazione automatica di EFP quindi sto provando a usare il software nuovo, ma essendo io un dinosauro digitale non so come è venuto, quindi se vi va scrivetemi per dare consigli. Per il resto che ne pensate di Brian e Leida? Siete arrabbiati con lei per aver messo da parte Hiro, o riuscite a capirla? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 19
*** Capitolo 24: l'uomo misterioso ***


Capitolo 2

Capitolo: l’uomo misterioso

Il giorno dopo Leida ricevette un bellissimo mazzo di margherite gialle, e capì subito di chi fosse. Brian la fissava con enormi occhi dispiaciuti e lei si strinse solo nelle spalle leggendo il biglietto in cui aveva scritto solo “Scusa”.

Era stato nervosissimo per tutta la mattina, perché aveva capito di aver esagerato e di averla maltrattata davvero troppo. Non lo faceva con le donne di solito, non aveva mai avuto un rapporto così conflittuale con nessuna. Neanche Marina gli faceva perdere così la testa, e questo non era positivo. Si sentiva molto vicino a lei, ma ogni volta aveva la sensazione che lei  si allontanasse per inseguire Hiro, e questo lo faceva impazzire. Non voleva che soffrisse, nè che perdesse ancora la lucidità, ma non sapeva come fare a convincerla a lasciar perdere quella situazione. Urlandole contro, però, non faceva altro che allontanarla e mortificarla, e questo lo faceva stare ancora peggio. Voleva solo dirle "non è con te che ce l'ho, non sei tu a rendermi nervosa, ma la persona che tortura la tua anima" e pensò di doverci provare con quei fiori, ma Leida non lo capì.

“Niente, sono stato così stronzo da non meritare neanche un sorriso?” le disse, cogliendola di spalle mentre si preparava per provare e Leida sentì una strana sensazione all’addome, ma non disse nulla.
Si girò e per un attimo rimase senza fiato, perché lui la stava fissando con un’espressione molto triste, che Leida non aveva mai visto.

“Dai, scusa…” aggiunse con una voce dolcissima, prendendole la mano con molta tenerezza. Leida per un attimo si chiese se fossero davvero soltanto due colleghi, perché sembravano molto più di così. Il calore le salì alle guance a quel pensiero, ma non disse nulla per un po’.

“Sì ok, va bene…” rispose, vicinissima al suo corpo, ma sempre senza guardarlo negli occhi e lui sospirò perché continuava a essere lontana, malgrado fossero quasi abbracciati.

“Se vuoi che ti faccia da consulente sentimentale, lo farò, promesso” aggiunse, con il cuore in gola, perché Leida era diversa dal solito. Più fredda, ma anche più triste e questo lo stava ferendo a morte.

Si era trovata a piangere durante la notte, per la rabbia si era detta. La verità era che cominciava a capire di non essere del tutto indifferente a Brian, e il fatto che lui le dicesse sempre cose così cattive la feriva. Era molto confusa in quel momento, perché non era sicura di aver smesso di provare sentimenti per Hiro, ma aveva realizzato di iniziare a sentire qualcosa per quell’uomo antipatico che pensava che fosse un’idiota.

“Non ci tengo, grazie” rispose rigida, allontanandosi da lui con il cuore a mille. Brian sospirò soltanto, perché quella situazione gli faceva parecchio male, ma non volle dire nulla.
“…finiresti per rinfacciarmi di averti aperto il mio cuore, come fai sempre, e darmi della stupida.”

Ribattè, fissandolo con due occhi letteralmente enormi. Brian sentì tutto il suo rancore in quel momento, e pensò solo che avrebbe dovuto spiegarle perché era così arrabbiato, ma le parole gli mancarono e non riuscì a dire nulla che non fosse “mi dispiace”.
Leida fece, per allontanarsi, perché doveva assolutamente provare, ma Brian le prese la mano e provò a parlare, ma le sussurrò appena “non andartene per favore…” facendola rabbrividire.

“Brian io non sono arrabbiata, quindi non c’è motivo di continuare questa conversazione…” rispose rigida, ma senza guardarlo e lui scosse solo la testa. La mano di Brian strinse la sua ancora più forte, e Leida si ritrovò a chiedersi perché non la allontanasse, ma non ci riusciva.

“Ne parliamo stasera? Beviamo qualcosa io e te da soli?” provò a sussurrarle piano, calcando le finali, e Leida letteralmente avvampò senza sapere perché. A quella distanza Brian era veramente bellissimo, con quei suoi meravigliosi occhi scuri così languidi, e le labbra carnose e rosse che sembravano quasi invitarla al bacio. Il suo odore, poi, l’inebriava letteralmente, facendole venire voglia di saltargli addosso.
“Vedo una persona stasera…” bisbigliò un po’ confusa, ma lui con il sorriso ribattè “la stessa che hai visto ieri?” alludendo al fatto che fosse una scusa, ma lei scosse solo la testa.
“vedrai, verrà al paddock dopo…” ribattè divertita, perché davvero aveva un appuntamento con un uomo misterioso, e per qualche strano motivo le faceva molto piacere spiattellarlo sulla faccia di quello che aveva ancora un succhiotto sul collo.
“Ok, allora chiariamo ora…” le rispose rigido, contraendo la mascella. Non sapeva quanto seria fosse, ma si era innervosito all’idea che vedesse un altro.
“Brian stiamo solo perdendo tempo. Siamo su posizioni diverse e tu non riusciresti a capirmi…” confessò molto dispiaciuta.
“Ma io voglio capirti, quindi spiegami, ti ascolto…” le sussurrò con enormi occhi pieni di tristezza, intrecciando le dita nelle sue, e Leida sospirò forte.
“Non sono in una posizione semplice con Hiro, e non è una storia normale in cui mi è concesso di urlargli contro tutto quello che mi passa per la testa, ma questo non significa che sia felice di come si comporta…”

Era la prima volta che diceva quella cosa, la prima volta che la ammetteva a voce alta e fu quasi terapeutico. Brian serio ribattè “chiaro” ma in quel momento qualcuno li interruppe.

“Principessa del cazzo, stiamo aspettando che ti degni di girare…” le ruggì Marnik furioso, che si irritò ancora di più trovandoli mano nella mano in una posizione palesemente da innamorati.

Leida si riscosse e corse a provare, senza dire una parola, mentre Brian cercava di riprendere il suo contegno, con scarsissimi risultati.
 “Fa’ quello che devi, chiudi i tuoi conti con lei, perché non durerà a lungo…” commentò il team manager della Roshos divertito, e Brian provò a ignorarlo, ma lui aggiunse “…abbiamo già scelto: sarà Thompson a prendere il suo posto”
“Thompson ha esordito quest’anno, non è molto più bravo di Leida!” ruggì serissimo, ma il suo team manager spiegò che almeno era arrivato tra i primi dieci e non era odiato dalla stampa.
“Sì, ma tanto vale tenere lei. Migliorerà sicuramente a breve…” provò a spiegare, cercando di perorare la sua casa, ma Marnik ruggì “tanto vale un cazzo! Abbiamo perso fin troppi soldi con quella!” facendolo sbuffare.

Il team manager della Roshos, come tutti, era estremamente deluso da Leida, ma anche amareggiato perché era certo di aver fatto un buon affare con lei, mentre invece era rimasto fregato. Marnik concluse che non avrebbe voluto saperne di quella matta, neanche se fosse diventata la prima in classifica facendo rabbuiare Brian.

 Si sentì estremamente in colpa con lei, ma decise di non pensarci. Doveva farla migliorare, solo così sarebbe riuscito a salvarla, così si impegnò moltissimo, ma non fu un processo semplice.

Durante le prove rimase a pensare ad altro per tutto il tempo, e solo ad un certo punto si riscosse, quando Lucille gli presentò un ragazzo molto carino, dai capelli rosso fuoco, pieno di piercing e tatuaggi che con il sorriso disse “ sono Luke, sono qui per Leida…sembra una cosa da Star Wars, ma giuro che non lo è!” facendolo trasalire letteralmente.
“Chi cazzo sei?” pensò serissimo, e dopo qualche istante di esitazione, senza trovare parole più giuste ruggì quella domanda che gli era passata per la testa, facendo ridacchiare i meccanici.
Tutti ormai avevano capito che c’era del tenero Brian e Leida, ed era evidente a chilometri di distanza che lui avesse una cotta per lei.
“Sono Luke Osterger, te l’ho detto!” ribattè il ragazzino, con un enorme sorriso, ma Brian continuò a fissarlo come per fulminarlo, finchè non sentì.

“Oy Luke, sei in anticipo!”

Leida sembrava molto felice di vedere quel tizio, e Brian mise su un sorriso assassino spaventoso. Si chiese chi diavolo fosse, ma quando quel tizio corse ad abbracciarla gli venne quasi una sincope.
“La più bella di tutte!” continuava a ripetere stringendola e accarezzandola, e Leida rise pensando che Brian dovesse avere un’idea proprio strana di quello che stava capitando. Non riusciva a vederlo perché Luke l’aveva sommersa, ma immaginava che avesse una faccia confusa, e aveva perfettamente ragione.
“Allora pronta a toglierti la maglietta per me?” concluse allegro, quel chiacchierone di Luke e Leida gli fece solo segno di tacere, portandoselo via.
I meccanici fecero qualche battutina per punzecchiare Brian, che era ovviamente furente, ma lui rispose che non voleva sapere nulla di quella situazione, e rimase a mangiarsi il fegato per ore. Non riusciva a smettere di guardare il telefono, e aveva provato a scriverle qualche volta, ma non riusciva a inviare il messaggio. Non voleva disturbarla in un momento delicato, eppure moriva di gelosia per quella situazione.
Cosa fosse successo realmente, però, lo scoprì il giorno dopo quando Leida si presentò a lavoro come se niente fosse. Le veniva da ridere da morire, si sentiva gli occhi di Brian addosso che la ispezionavano  con il massimo dell’attenzione. Non si sedette accanto a lui durante la riunione, ma sapeva di avere tutta la sua attenzione, anche senza guardarlo.
Lucille le portò il caffè, ma Leida le chiese all’orecchio qualcosa e dopo una mezz’ora rientrò con un ghiacciolo, sorprendendo tutti.

“…e quindi cosa vuoi fare, pilota?” le chiese Xavier serio e Leida sorridendo rispose “Ok!” cercando di trattenere la risata. Lui la detestava perché gli sembrava sempre che non fosse seria, ma quando l’incalzò lei rispose “…ho qualche problemino a parlare, preferisco provare direttamente, ok?” con una stranissima pronuncia.
Brian allora colse la palla al balzo e le chiese cosa avesse via messaggio, ma Leida ridendo lo fissò e mostrò un meraviglioso piercing alla lingua che lo fece rabbrividire. Brian spalancò soltanto la bocca per la sorpresa e lei ridacchiando scrisse “…e non è l’unico che ho. Ne avevo otto prima di stare con Hiro. Li ho tolti perché a lui non piacevano, ma ora ne ho di nuovo 4…” lasciando Brian senza fiato a morire dalla curiosità su dove fossero gli altri.

Nota:
Ciao a tutti! Allora siete un pochino curiosi a questo punto di capire come andrà questa storia? Che ne pensate del comportamento di Leida? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 20
*** Capitoli 25 e 26 ***


 

Capitolo

“Andiamo, devi dirmelo! Sulla lingua, sull’ombelico…e gli altri due? Perchè inizio davvero a sospettare di luoghi molto sexy!”

Le scrisse, ma Leida continuò a ignorarlo, ridacchiando. Quella riunione di lavoro fu piuttosto assurda, perchè Brian voleva solo sapere dei piercing di lei, che a sua volta moriva dal ridere al pensiero di provocarlo in quel modo.

Brian continuò a scriverle via messaggio una serie di ipotesi che aveva su dove potessero essere i restanti piercing, ma Leida visualizzava e scuoteva la testa e basta. Xavier e Luke parlavano di settaggi, di configurazioni del motore e dei pneumatici, e Leida pensava soltanto a quanto intrigante fosse quella loro conversazione. Si sentiva totalmente eccitata, e aveva una voglia folle di spogliarsi per lui, in modo lento, per farlo impazzire dalla voglia. Voleva farlo sbavare letteralmente, e poi abbandonarsi al piacere sotto il suo corpo, dargli tutto quello che voleva. Cercava di non dare troppo peso a quelle idee malsane che le solleticavano la fantasia, ma ormai non riusciva a non pensarci. Probabilmente erano stati i discorsi con le sue amiche pervertite, o i modi con cui Brian le aveva parlato da ubriaco o magari come l’aveva toccata per scusarsi, Leida non lo sapeva. Si stava solo rendendo conto di voler essere toccata da lui, e di volerlo riempire di succhiotti.

“…e quindi li hai su un capezzolo? Su entrambi?” Le chiese, con l’acquolina in bocca. Quando Leida giocava così con lui, non riusciva davvero a trattenersi. Voleva solo spogliarla, trovare quei piccoli gioielli, e baciarli tutti, perciò quando lei fissandolo sorrise e annuì si sentì bruciare ancora di più. 

Lo fissò estremamente compiaciuta, perchè Brian sembrava davvero preso da quel discorso. Aveva uno sguardo estremamente sensuale, e continuava a spogliarla con gli occhi praticamente. Per un attimo si chiese come avrebbe reagito lui a vederla a petto nudo, o magari in lingerie, e uno spasmo di piacere le fece contrarre il ventre.

“…e quale hai? Un cerchietto? Un piercing standard o uno gioiello? Ti prego, dimmi uno gioiello, potrei impazzire…” le scrisse eccitato da morire. Quell’aspetto di Leida stuzzicava le sue fantasie erotiche da impazzire. Gli erano sempre piaciuti i piercing, lui stesso ne aveva avuto un numero impressionante da ragazzo. Marina, però, lo aveva costretto a toglierli, perchè “gli adulti non girano con l’anello al labbro e al naso come i selvaggi!” E quindi Brian aveva rinunciato a una cosa che adorava, ma gli mancavano i suoi piercing, soprattutto quello al labbro. Il caro Corven ignorava che la Leida adolescente aveva scoperto la masturbazione fantasticando su come dovesse essere baciare le sue labbra piene di anelli.

“Non hai risposto…” le sussurrò trovandola di spalle mentre indossava la tuta, e per un attimo Leida fu tentata di spogliarsi e mostrargli i due cerchietti con i brillantini che aveva sui capezzoli.

“Smettila!” rispose ridacchiando poco convinta, ma girandosi si era accorta di essere attaccata a lui, così si strinse contro il muro e Brian si avvicinò ancora.

“Sei veramente crudele, ma bella come niente al mondo…” le sussurrò all’orecchio, morendo dalla voglia di baciarla, e Leida ingoiò la saliva e basta, fissandolo profondamente negli occhi. Anche lei desiderava più di tutto avere un contatto con lui, e per un attimo pensò “io ti bacio”. Si avvicinò per farlo, e il cuore di Brian si fermò quando gli mise le braccia intorno al collo.

“‘Fanculo, bisogna sempre pregarti per farti lavorare?!” Ruggì Xavier irrompendo in quel momento così romantico e rovinando la magia. Leida si riscosse, chiuse la tuta in fretta e andò via, lanciando soltanto uno sguardo estremamente sensuale a Brian che era senza fiato.

Fece le prove totalmente sottosopra, pensando solo a quanta voglia avesse di lui. Non aveva idea di quando fosse cominciata quella cosa, ma ora continuava a provare fortissimi spasmi nelle parti intime. Sentire quell’odore così vicino, essere letteralmente sovrastata dal suo corpo enorme, l’aveva fatta sentire minuscola e totalmente in balia delle sue voglie. Ed era letteralmente impazzita.

Si disse che voleva invitarlo a uscire, vestirsi carina per lui, e sedurlo, perchè altrimenti non sarebbe riuscita a pensare ad altro. Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui aveva fatto l’amore con qualcuno, e per quanto amore avesse provato per Hiro, per quanto fosse impazzita per lui, la frase “penso che Brian sia un barbaro a letto” della sua amica Maria, rendeva Leida incredibilmente vogliosa. Sì, pensava anche lei che l’avrebbe letteralmente stravolta, e questo la rendeva molto sensibile al suo fascino.

“Mi porti a cena stasera?” Gli sussurrò piano, mentre Brian era di spalle e stava ancora controllando i settaggi e lui fu attraversato da un brivido. Leida glielo aveva chiesto accarezzandogli la schiena con entrambe le mani, e questo aveva fatto sì che tutto il suo sangue affluisse in una zona specifica, che adesso si mostrava in tutta la sua rigidità. Non era sicurissimo che lei avesse provato a baciarlo qualche ora prima, ma questo nuovo comportamento sensuale di lei lo stava uccidendo letteralmente. Sapeva di dover assolutamente sfogare il desiderio sessuale che provava, perchè iniziava a fargli fisicamente male.

“Io ti porto ovunque vuoi, tutte le volte che vuoi, lo sai” le rispose, fissandola ancora con sguardo eccitato e Leida sorrise.

“Così sembri il mio autista!” Rispose ridendo. Le era venuta spontanea quella battuta stupida, ma Brian prendendole la mano ribatté “Più che altro sembro il tuo schiavo. E onestamente, non mi dispiacerebbe…”

Leida si sentì di nuovo andare a fuoco in quel momento, perchè gli occhi di Brian erano incredibilmente accesi dal desiderio.

“…fammi finire prima oggi, così vado a darmi una sistemata e a fare un po’ di shopping per l’occasione…” gli sussurrò sensuale accarezzandogli i capelli, e lui ingoiò totalmente il suo povero cuore che gli era balzato quasi fuori dalla bocca. Leida alludeva palesemente al fatto che volesse farsi bella per lui e Brian rimase senza fiato.

“Tutto quello che vuoi…” rispose, accarezzandole il viso, e Leida gli sorrise e lanciandogli un baciò uscì, facendolo sorridere in modo stupido.

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“Ok sto per fare sesso con Corven…” annunciò Leida in una riunione ufficiale con tutti i suoi migliori amici riuniti, e le reazioni che ottenne furono diverse.

“Hai fatto la ceretta vero? Perché sei single da un po’ e non vogliamo fare figuracce con l’uomo più fico con cui andrai mai a letto, vero?” le chiese Selena, dopo essersi congratulata e Leida annuì spiegando di essere appena uscita dall’estetista.
Selena molto compiaciuta le chiese che tipo di ceretta avesse scelto, e per qualche minuto discussero di quale tipologia di ceretta potesse piacere a uno come Brian.

“Io non penso sia uno da cera integrale, ma se ormai hai fatto, amen” spiegò Selena seria, e mentre Maria la rimproverava perchè non poteva sapere cosa piacesse a lui, qualcuno intervenne a sedare gli ormoni delle ragazze.
“Sì ma anche meno” ruggì Samuel, impegnato anche lui a prepararsi. Lui e Mark erano stati tirati dentro quella chat perché dovevano essere quelli imparziali, e Leida pensava che l’avrebbero dissuasa, ma con suo enorme stupore realizzò che nessuno aveva intenzione di farlo.
“Mi raccomando Lè: decisa. Sai quello che vuoi e come prendertelo. Scalalo come una montagna!” aggiunse Maria, mentre Mark imbarazzato chiedeva alla sua ragazza se le avessero detto le stesse cose quando aveva annunciato che sarebbero usciti insieme la prima volta e Azùl spiegava che più o meno era andata così.
“Vedremo cosa gli piace, non lo so ancora” spiegò un po’ confusa.
“Insomma nessuno vuole dirmi di non farlo?” concluse, e loro la fissarono tutti negli occhi per un minuto ma nessuno disse nulla.

“Senza impegno Lè. Una cosa a cuor leggero…” le disse Selena dolcemente e lei annuì e li salutò, preparandosi per uscire con lui.  

Comprò un vestito bianco da urlo, scollato e attillato, indossò dei sandali aperti, perchè voleva fargli vedere quei piedi che sembravano piacergli tanto. Tornò a casa totalmente sottosopra, e con una voglia folle di essere guardata, baciata e toccata da lui, ma mentre faceva la doccia, le scrisse solo “Mi dispiace Lè, devo andare via. Ho avuto un problema a casa…” lasciandola a sospirare.

 

Capitolo

“Mi dispiace, vuoi parlarne?” Scrisse di getto, uscita dalla doccia, ma Brian rispose solo “scusa, ma no” lasciandola molto perplessa.

Nei giorni successivi gli scrisse un paio di “come va?” Che rimasero senza risposta, e lei non seppe cosa pensare. Nessuno sapeva molto di cosa stesse succedendo al misterioso pilota, solo Luke aveva accennato ad una cosa che l’aveva profondamente intristita.

“…sarà sua madre, è malata di Alzheimer sai…” le disse, cercando di farle capire qualcosa, perchè Leida sembrava incredibilmente confusa, ma lei annuì e basta, fissando il meccanico con enormi occhioni.

Per una settimana intera non ebbe nessuna notizia di Brian, che non visualizzò neanche i suoi messaggi. Provò a parlarne anche con i suoi amici, perché non sapeva assolutamente cosa pensare, ma loro le spiegarono che poteva solo aspettare. Leida aspettò, ma dal terzo giorno in avanti, si rese conto che era abbastanza pesante l’assenza di Brian.

Pensò mille volte di scrivergli “mi manchi” ma si sentiva molto stupida anche solo a pensarlo, e non voleva dargli fastidio, per cui non lo fece. Si trattenne, ma pensò spesso a lui. Ogni volta che entrava nel suo ufficio provava sempre una stretta allo stomaco pensando di poterlo vedere, ma poi la delusione di non trovarlo era sempre moltissima.

“Ok non mi piace questa cosa che senti così tanto la sua mancanza…” le disse Selena, fissandola con uno sguardo estremamente severo, e Leida pensò solo “ecco qua, adesso mi becco un’altra ramanzina anche per Brian” ma non disse nulla.

“Sono amici Selena, è normale che lei si senta un po’ strana se all’improvviso scompare dopo aver passato tanto tempo con lei. Non c’è da farne un caso di stato!” Spiegò Azùl, con i suoi bellissimi occhi nocciola molto dolci e comprensivi.

La verità era che tutte avevano abbastanza chiaro ciò che stava accadendo, e probabilmente era anche fisiologico che accadesse. Brian era simpatico, dolce e affettuoso con Leida, e sembrava volesse sempre strapparle i vestiti di dosso, quindi per tutti era normale che lei stesse cominciando a provare qualcosa.

“E’ che non capisco perchè non mi parli, perchè sia scomparso totalmente nel nulla…” sussurrò piano Leida, con enormi occhi da bambina dispiaciuta, e Selena le sorrise finalmente.

“Starà passando un brutto momento, non avrà voglia di parlare con nessuno, ci può stare!” Le spiegò Maria seria, e Selena aggiunse “…magari è uno di quelli che pensano di doversi leccare le ferite da solo, per non mostrarsi fragili con gli altri”.

La teoria di Selena tranquillizzò Leida per un po’, ma l’assenza di Brian continuò ancora per qualche giorno. Lei continuò a uscire con il team a bere, a fare le solite cose ma sentiva una malinconia di fondo che non riusciva a spiegarsi. Parlavano spesso di Brian, e lei provava sempre a chiedere se qualcuno sapesse qualcosa di lui, ma nessuno sembrava sentirlo.

“Se non risponde a te, figurati quanta voglia può avere di rispondere a noi…” le spiegò Luke dolce, e Leida sorrise, ma non disse molto. Aveva letteralmente passato in rassegna tutti i suoi social, ma di Brian non c’era traccia, così si era assegnata a non sentirlo più.

Dopo nove giorni d’assenza, però, finalmente il telefono di Leida suonò, ma lei era sotto la doccia e non sentì. Brian sospirò soltanto, perchè aveva davvero voglia di sentirla, ma immaginò che fosse impegnata. Si chiese se quella sua distanza avesse inciso sul loro rapporto, se lei si fosse arrabbiata, e sbuffò pensandoci.

La verità era che aveva avuto dieci giorni d’inferno, dieci giorni in cui aveva dovuto affrontare una serie di paure che lo terrorizzavano, e lo facevano tremare come un bambino. Dieci giorni in cui gli era stato chiesto di essere la roccia della sua famiglia, e lui si era sentito piccolissimo, ma aveva comunque deciso di recitare quel ruolo, perchè nessun altro poteva farlo.

Aveva riflettuto moltissimo in quei giorni, e pensato a lei da morire. Si era detto che doveva chiarire la loro situazione, perchè lei pensava probabilmente che lui fosse un matto che urla contro le donne, o un maiale che fa di tutto per portarsela a letto, e non voleva che lo pensasse. Non le aveva risposto, perchè non riusciva a parlare con anima viva di quello che gli stava succedendo, ma avrebbe voluto averla accanto. Gli sarebbe piaciuto che per miracolo lei avesse saputo che suo padre aveva avuto un infarto, che lui era rimasto solo con sua sorella molto fragile e sua madre malata di Alzheimer, e aveva dovuto badare a lei, pregando contemporaneamente al capezzale dell’unica persona che lo aveva spalleggiato e supportato in quegli anni. Ora Mark Corven, l’uomo gioviale, dal sorriso sempre gentile e gli occhi dolcissimi, rischiava di non poter più sostenere la sua famiglia, e Brian non si sentiva in grado di prendere il suo posto.

Quella mattina, però, papà Mark si era ripreso. I medici avevano finalmente sciolto la prognosi, e Brian aveva ripreso a respirare. Sentire lei era stato il suo primo istinto, ma non ricevendo risposta aveva deciso di aspettare. D’altronde lei aveva aspettato tanto.

Leida era in accappatoio quando vide la chiamata, e si sentì mancare l’aria. Rifece il numero totalmente sottosopra e sorrise come una scema risentendo la sua voce.

“Ciao bambina, stai bene?” Le disse, un po’ agitato, perchè non aveva idea di come lei lo avrebbe trattato, ma immediatamente si sentì meglio quando lei sussurrò “Brì ma che ti è successo?”

“Mio padre ha avuto un infarto, e ho dovuto badare a lui e alla mamma…” le spiegò tranquillo, perchè adesso non gli faceva più così paura parlarne. Adesso aveva solo paura di aver compromesso il loro rapporto, ma immediatamente la dolcezza della risposta di lei gli fece capire che non aveva compromesso nulla.

“Tesoro…” bisbigliò piano, molto dispiaciuta per lui, che invece si sentì morire per quella parola.

“Possiamo vederci Lè? Avrei delle cose da dirti e vorrei farlo guardandoti negli occhi…” le disse serio, ma anche un po’ agitato e lei si innervosì. Disse di sì, perchè voleva assolutamente sapere cosa avesse da dirle, ma a lui prese un infarto trovandoselo davanti bagnata e con una piccola asciugamano addosso.

“Come stai tesoro?”ripetè con enormi occhi dolcissimi, e lui sorridendo sussurrò “ora meglio. E’ tutto meglio quando guardo in quello spettacolo di occhi che ti ritrovi…”

Leida gli sorrise, in un modo estremamente dolce, che non aveva mai visto, e lui rimase per un attimo senza fiato.

“Mi sei mancato…” le venne fuori, perchè era da tempo che voleva dirgli quelle due parole, e Brian ancora una volta le sorrise e sussurrò “sapessi quanto mi sei mancata tu, bambina”.

Le piaceva da morire sentirsi chiamare “bambina”. Sentiva un brivido lungo la schiena quando lui diceva quella parola, con la sua voce sensuale e bassa.

“E’ solo che non avevo il cuore abbastanza forte per parlare con qualcuno di quello che mi stava capitando. Solo per questo non mi sono fatto vivo prima” spiegò, con molta onestà e Leida pensò che fosse incredibilmente dolce, ma non lo disse, lo mostrò solo con un sorriso.

“…ma in questi giorni ho avuto modo di pensare a tutta questa situazione, e di vergognarmi anche per come ti ho trattato in alcuni casi. So che ti sei fatta un’idea di me che probabilmente non corrisponde alla realtà, e mi sembrava giusto parlartene…” le spiegò con il cuore in gola, e Leida lo fissò preoccupata, ma ancora una volta non disse nulla.

“So che ti ho urlato contro, ma non ero arrabbiato con te. Anche io ho avuto una terribile storia tossica, e so come ci si sente a stare con qualcuno che ci fa sudare per avere il suo amore e la sua approvazione. E taglia i capelli, e togli quei piercing, smetti di andare in giro con i tuoi amici, e indossa i vestiti che secondo me vanno bene…”

Le disse onesto, e Leida ridacchiando rispose “…e non dimentichiamo i flirt immaginari con i camerieri e chiunque ti si avvicini!”

“Mamma mia che angoscia. Avevo il terrore che mi fermasse qualche ragazza per fare le foto, perchè lei mi lasciava direttamente, senza neanche farmi spiegare!” Ribattè divertito, facendo sorridere Leida, che finalmente iniziava a capire perchè lui fosse sempre così rigido con lei e Hiro.

“…e conosco perfettamente tutti i meccanismi dei ricatti emotivi di questo tipo di persona, per questo mi sono infuriato. Solo che io non la davo mai realmente vinta a Marina, facevo lo stronzo e non ci parlavamo per settimane, tu invece ti sei annullata per lui e questo mi ha colpito la prima volta che ti ho vista, quando ti ho sentita piangere e supplicarlo al telefono”.

Leida sorrise e annuì, e lui sussurrò piano “…e questo mi ha fatto sviluppare un senso di protezione nei tuoi confronti. Sentivo di doverti supportare e proteggere, ma l’ho fatto nel modo sbagliato e ho finito per dirti cose davvero brutte, che non penso di te.”

“E’ tutto ok…” provò a dire piano, ma lui aggiunse “…no, ok un cazzo. Lasciami dire quello che devo. Ti sono molto grato, perché sei stata onesta con me, e perchè mi hai permesso di vedere  ogni aspetto di te.  E quindi ora conosco tutte le varie Leida, e so che oltre alla campionessa e quella stronza con la lingua tagliente, dentro di te c’è una dolcissima bambina, che potrebbe davvero farmi fare qualsiasi cosa. E so di aver detto delle cose stupide e cattive per rabbia o gelosia. Cose crudeli, che magari l’hanno ferita, ma non le penso. Penso solo cose molto positive di te, e vorrei avere la possibilità di dimostrartelo…”

Le si scaldò il cuore pensando alle cose che le aveva detto, e le venne fuori un sorriso straordinario, che fece sorridere anche lui.

“Una bambina?” chiese con molta dolcezza, e lui annuì.
“Una bambina dolce, che cerchi di nascondere dietro alle battutacce, ma che ha degli occhi splendidi e merita di…ricevere affetto!” Voleva dire “di essere amata”, ma quel discorso era pericoloso, così si trattenne. 

“Credo sia vero…” sussurrò sorridendo, e Brian ricambiò il sorriso.
NOTA:
Ciao a tutti, per farmi perdonare per l'attesa ve ne ho caricati due, molto diversi. So che voi amate ancora Hiro, ma che ne pensate di Brian e Leida? Siete dispiaciuti per l'attrazione che lei prova per lui? Vi è piaciuto questo momento di tenerezza che si sono regalati? Fatemi sapere, vi aspetto sempre!

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Capitolo 21
*** Capitolo 27 ***


Capitolo: le Leida
“…ma non è molto semplice far emergere la bambina. Non è quello che tutti si aspettano da me, quindi la nascondo…” confessò seria, e lui con un sorriso ribattè “…diciamo che l’hai gettata in un pozzo sperando che muoia di stenti!” Facendola ridere.
“Nessuno vuole Leida bambina, semplicemente…” gli disse piano e lui rispose “io sì!” Facendola tremare piano.
“Quindi da oggi in poi, io evito di fare lo stronzo che si infuria, e tu metterai a cuccia le altre Leida e sarai la mia bambina, giusto?” le disse divertito, senza badare troppo alle parole, ma lei si sentì scuotere per quel suo “mia”.
“Le altre Leida?” Chiese confusa, ma ancora con un bellissimo sorriso e lui annuì. 
“Beh per come la vedo io ce ne sono un po’…” spiegò divertito, e lei si portò la mano alla guancia per ascoltarlo con attenzione.
“C’è Leida campionessa, che si era presa un bell’anno sabbatico ma che stiamo convincendo a tornare a lavoro; poi c’è la Leida stronza, quella che risponde sempre male e tratta male i poveri Brian che si preoccupano per lei…”
A quel punto Leida sollevò soltanto un sopracciglio, ma era molto divertita da quella favoletta che le stava raccontando e chiese solo “quanti Brian ci sono?” ma lui tagliò corto, dicendo che era un’altra storia e continuò.
“C’è anche la versione Leida principessa del male, vestita di pelle che vuole devastare l’umanità senza mostrare mai il minimo rimorso o la minima emozione, e credo potremmo chiamarla anche Leida con il ciclo mestruale…” aggiunse divertito.
 Stava andando a braccio con quella stupida storia, non ci aveva mai pensato prima, eppure si stava divertendo. La verità era che lo stava costringendo a tirare fuori una parte affettuosa che Brian non voleva mostrare, ma che non riusciva a nascondere.
“…poi c’è la Leida divertente, quella che fa i rally e il karaoke, piacevole ma un po’ troppo cazzona per i miei gusti quando impedisce alla campionessa di lavorare come si deve! E poi c’è la mia Leida bambina. Quella piccola e fragile, che a quanto pare viene fuori solo quando ci sono giapponesi di mezzo…”
“Coglione…” rispose lei divertita, e lui scosse solo la testa e spiegò che probabilmente “Leida stronza e Leida regina del male hanno organizzato un complotto ai danni di questa povera Leida bambina, che avranno gettato in un pozzo a morire di fame, dato che non la sentivo da tanto tempo…”
“Sì probabilmente è vero…” sussurrò lei piano, pensando che non amava farsi vedere fragile da qualcuno, ma assumeva di solito un atteggiamento più aggressivo o totalmente indifferente. Eppure Brian l’aveva vista davvero piangere.
“…ed io che ho avuto la fortuna di conoscerla, adesso devo lanciarmi in una missione di salvataggio per questa povera Leida bambina” 
Brian stava facendo l’uomo dolce con lei, e Leida si sentiva totalmente sottosopra. Aveva provato tanti sentimenti per lui in quei mesi, si era divertita, aveva provato molta rabbia per le sue scenate, e lo aveva desiderato ardentemente, ma quella nuova sensazione che la scaldava dentro non sapeva cosa fosse.
“…e mi toccherà lanciarle un tozzo di pane di tanto in tanto e controllare che stia bene…” concluse divertito e Leida sussurrò piano “fa’ pure… anche se non capisco che diavolo facciano la Leida cazzona e la campionessa. Possibile che non importi a nessuno di questa povera bambina?”
Brian sorrise, fissandola profondamente negli occhi  rispose “la cazzona non ha interesse in cose serie e alla campionessa è stato detto di doversi difendere dalla Leida bambina, anche se è realmente una bugia, ma lei nel dubbio lo ha fatto comunque perché ha paura di perdere il suo status se mostra un minimo di fragilità ed esitazione…”
Leida sorrise per quella storia e sussurrò piano che comunque mancava una Leida. Brian confuso non capì e lei rispose sensuale “…se tanto mi dà tanto, manca la Leida pornostar…”facendolo sorridere in modo estremamente sexy.

“Mi piacerebbe molto conoscerla…” le rispose molto serio, ancora con quel suo sorriso da seduttore, ma Leida rispose che se la passava male in quel periodo.
“…è ridotta molto peggio della Leida bambina ultimamente…” rispose ridacchiando e Brian rispose con voce molto profonda “salverò anche lei, allora…” facendole venire un brivido lungo la schiena.
“Diventeremo migliori amici, un giorno…” concluse, fissandola con il suo solito sguardo sensuale e Leida annuì.
“Se ne sta tutta sola da troppi mesi ormai, perciò non ci poteva credere di avere compagnia. Sì era fatta una ceretta integrale per l’occasione…” confessò, senza neanche sapere bene perchè, ma Brian ebbe i brividi per quella frase.
“Davvero?” Sussurrò, questa volta eccitato da morire e lei annuì soltanto, con i suoi enormi occhioni.
“Mi piace la ceretta integrale, è parecchio invitante…” aggiunse, mordendosi il labbro e Leida rispose piano “è molto pratica” imprimendo sul viso di Brian un ghigno estremamente seducente.
“Dunque devo una bella serata, alla meravigliosa signorina Leida pornostar…” aggiunse con il cuore in gola e lei annuì  ancora. 
“Voleva mostrarmi tutti i suoi piercing?”
“Oh anche tutti i tatuaggi, e molte altre cose…” concluse con sguardo da tigre e a Brian mancò l’aria.
“Leida…” le disse serio a un certo punto, perchè lei lo stava stuzzicando e a lui andava moltissimo di lasciarsi andare, ma voleva mettere le cose in chiaro.
“…Lo sai vero che non voglio solo portarti a letto, sì?”le disse molto deciso, e il sorriso di lei fu splendido. Quasi accecante.
“Lo so…” ammise con molta dolcezza, perchè lui era stato infinitamente tenero con lei poco prima, e continuava a fissarla completamente perso nella sua bellezza.
“…ma so anche che mi farai impazzire…” concluse provocante, e lui alzò soltanto un sopracciglio e ribattè “ci puoi scommettere” facendola tremare.
Nota:
ciao a tutti! allora vi ho regalato un capitolo un pochino cariadenti, che ne pensate? Troppo sdolcinato?

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Capitolo 22
*** Capitolo 28 e 29 ***


capitolo:
Continuarono a sentirsi per giorni, e ormai si conoscevano sempre più profondamente. Leida gli aveva raccontato praticamente tutto: la morte di suo fratello, di suo padre, la storia assurda di sua madre con un uomo che la lasciava e riprendeva ogni tot, ignorando i loro figli, e poi di quei suoi fratellini, che erano così importanti per lei.
Brian sapeva tutto ormai di Kenneth, il fratellino maggiore di Leida, un discolo di dodici anni con il sogno di trasferirsi a Los Angeles e diventare rapper, di Alicia e Bea che erano le sue sorelline gemelle di quattro anni, e anche degli amici di Leida. Sapeva di come lei avesse spinto Azùl ad uscire con Mark, che se ne era perdutamente innamorato dopo averla incontrata una volta per caso, sapeva dell’ex violento di Maria, con cui anche Leida era finita alle mani per proteggere la sua amica. Aveva scoperto che Leida manteneva la famiglia, perchè il padre dei suoi fratelli se ne fregava di loro, ma anche che aveva aiutato  economicamente un po’ tutto il quartiere, e per questo le volevano molto bene. Aveva provato stima, tenerezza e anche orgoglio per lei, che lo aveva fatto entrare nella sua vita con tantissima naturalezza. Aveva riso quando gli aveva raccontato delle chiamate su di lui con i suoi amici, e aveva commentato che queste ragazze dovevano essere davvero sveglie, per capire che lui era geloso prima di lei, ma si era divertito. Leida gli aveva aperto tutto il suo mondo, era stata onesta e vulnerabile, ma anche sensuale e divertente, e lui aveva deciso di fare lo stesso.
Leida conosceva molti dei suoi amici più cari, e sapeva già delle sue nipotine e di sua sorella. Quello che le mancava era il rapporto di Brian con la famiglia, ma sospirò sentendogli raccontare di loro. Brian stimava suo padre come non aveva fatto con nessuno al mondo, e amava sua madre alla follia, facendo pensare a Leida che di fatto avessero gli stessi valori.
   Man mano che si avvicinavano, le loro telefonate iniziarono ad essere di una dolcezza infinita. Brian la chiamava sempre “la mia bambina” e Leida aveva tirato fuori un lato affettuoso e tenero con lui che neanche pensava di avere. Si frequentavano davvero da appena nove mesi, ma tanto era bastato per far calare ad entrambi gli scudi protettivi e spingerli a mostrarsi per quello che erano realmente, senza paure o ipocrisie.
Una sera, poi, superarono tutti i livelli di tenerezza. Erano come sempre in videochiamata, fortunatamente chiacchierando del più e del meno, quando qualcuno entrò in camera chiamando “Brian, Brian…” con fare smarrito.
“Mamma” le disse lui piano, alzandosi subito per andarle incontro. La signora Corven era molto confusa, e disorientata. Si era svegliata senza sapere dove fosse suo marito, e aveva passato del tempo a cercarlo in giro per casa. Poi aveva cercato i suoi bambini, e si era trovata davanti un ormone gigante. Continuò a chiedere del papà di Brian, e lui con moltissima tenerezza le spiegò che era a fare la spesa, che sarebbe tornato presto.
“E tu chi sei? Sei Joel?” Chiese confusa, scambiando suo figlio per il cognato, e Brian si sentì morire. Non capitava spesso che non lo riconoscesse, ma erano i momenti più dolorosi.
“Sono Brian, mamma” le disse piano, accarezzandole il viso, e finalmente quella vecchina riconobbe suo figlio e ribattè “certo che sei Brian”.
“Vieni, ti presento una persona…” le disse piano, prendendola per mano, e si diresse verso lo schermo dove c’era la pilota ad attenderlo.
“Lei è Leida. Dì ciao Mamma…” le suggerì con dolcezza, e la vecchina confusa le fece un sorriso dolce e un cenno con la mano.
“Salve signora Corven…” sussurrò Leida un po’ emozionata, e la signora rispose allegra “Oh chiamami Stella! Sei veramente molto bella!”
Leida si sciolse per quell’incontro, e soprattutto per la dolcezza che lui aveva nei confronti di quella povera donna, che trattava come una bambina. Stella scambiò qualche parola con Leida, ma dopo pochissimi minuti si ritrovò a fissare il figlio, chiedendogli chi fosse quella persona con cui stava parlando. La sua memoria era evidentemente andata ormai, ed era molto difficile assistere a quello spettacolo. Ovviamente furono costretti a interrompere la loro chiacchierata, perchè Brian dovette occuparsi della madre, ma Leida rimase per tutto il tempo a pensare a lui.
Si chiese quanto difficile dovesse essere la sua situazione, e quanto male dovesse fare. Si era confidato molto, ma non aveva mai parlato di quella situazione, e Leida capì che doveva rispettare il suo dolore. Quando si risentirono, ore dopo, lui si scusò imbarazzato per quell’interruzione, ma Leida con tantissima tenerezza rispose “deve fare molto male…” facendolo sospirare.
“Fa male…” confermò rigido, e Leida gli fece un bellissimo sorriso.
“Come hai visto, a volte non mi riconosce neanche, mi scambia per miei parenti o addirittura si spaventa perchè trova un uomo adulto in casa e non suo figlio bambino, e ci vuole moltissimo tempo a tranquillizzarla…” confessò, con gli occhi lucidi.
 Brian non aveva mai parlato con nessuno di quel dolore, neanche con le persone che lo stavano vivendo insieme a lui. Sua sorella aveva provato di tanto in tanto ad aprirgli il suo cuore, ma non le aveva mai detto nulla. Non riusciva a parlarne, le parole gli morivano in gola di solito, ma stranamente dietro a uno schermo gli parve facile farlo con lei.
“…e purtroppo andrà sempre peggio, perché le terapie sembrano non funzionare affatto per lei. Ne abbiamo provate tante…” concluse sconsolato, con un sospiro e Leida rimase ad ascoltarlo attentamente. Brian ormai aveva iniziato a parlarle della cosa che lo feriva di più in assoluto, e non aveva voglia di smettere. Lei non aveva idea di cosa si provasse, pensò che fosse terribile, ma non disse nulla. Quando lui finì, e rimase per qualche secondo in imbarazzo per averle confessato troppo, Leida sussurrò piano “muoio dalla voglia di abbracciarti…” facendolo sorridere.
“Questa Leida bambina è tenerissima… dovrò annegarla nei peluche!” Concluse sorridendo, e lei sussurrò piano “potrei venire a trovarti Brian?” Facendogli venire un infarto.
“Piccoletta, sei esattamente dall’altra parte del mondo!”le sussurrò sorpreso, perchè Leida stava allenandosi in Finlandia, ma lei si strinse nelle spalle e rispose “esistono gli aerei…” facendolo ridere.
“Le’…” disse piano, ma lei sussurrò serissima “…non è bello quello che stai vivendo, e non voglio che tu lo viva da solo.”
il cuore di Brian scoppiò in quel momento. Da molto sapeva di amarla, ma ogni volta che si avvicinavano, si rendeva conto provare cose sempre più forti. Da quando le aveva confidato dei suoi problemi familiari, Leida era stata molto dolce, e aveva cercato in ogni modo di essere d’aiuto, facendogli soltanto pensare che l’amava.
“Beh tu hai vissuto anche di peggio…” sussurrò con tanta dolcezza, ma lei scosse la testa e ribattè “Non credo. E’ molto duro perdere chi ami, è vero. Ho ancora i brividi quando mia madre mi chiama in orari strani, e da poco ho iniziato a vincere gli attacchi di panico quando ci sono incidenti in gara, ma non è la stessa cosa che stai vivendo tu. Loro sono morti di colpo, e per quanti sensi di colpa ti porti dietro, per quanto dolore ti resta perchè pensi che avresti potuto fare qualcosa diversamente, non ho vissuto una tale tortura psicologica. Rispetto a te sono stata fortunata, perchè non dovuto vivere la malattia di chi amo. Non so cosa avrei fatto se mio papà avesse smesso di riconoscermi, credo sia un dolore troppo grande…” concluse versando una lacrima e Brian le sorrise con immenso amore. Ormai era proprio evidente dal modo in cui la guardava. Era commosso anche lui, però, e per qualche minuto non potè dire nulla.
“Devi solo pensare al lavoro, adesso. E goderti la Finlandia e i biondoni Finlandesi…” concluse emozionato, cercando di sdrammatizzare e lei rise tantissimo, ma poi ribattè con occhi languidi che a lei piacevano i bruni, facendolo sospirare.
“Allora pensa al lavoro e non tradirmi con un finlandese…” concluse tenero, facendole venire un infarto per quel suo “non tradirmi”.
Capitolo
Per giorni continuarono a sentirsi e il clima tra loro divenne sempre più intimo, ma anche intenso. C’era un’intesa fortissima tra loro, che sembravano migliori amici da sempre, e non potevano fare a meno di dirsi tutto quello che passava loro per la testa. Leida gli parlò più volte della sua situazione con Hiro, e raccontò anche della chiamata che aveva ricevuto una sera.
Il povero amico giapponese, confuso per la situazione tra loro, aveva preso una stupidissima decisione, che l’aveva lasciata senza parole. L’aveva chiamata dicendole piano “…mi sono appena ripreso dall’anestesia. Ho fatto l’operazione, è andata bene quindi tornerò a camminare e a correre. Sei contenta?” lasciandola senza parole.
Leida aveva sempre saputo che non era il suo l’handicap il problema tra loro, ma il suo carattere. Non aveva mai considerato la sua disabilità come un ostacolo, non l’aveva mai vista ad essere onesti, ma si era resa conto che l’incidente aveva acuito le sue insicurezze, che comunque erano sempre state lì. Hiro non era mai stato amato, e questo lo aveva reso un ragazzino fragile e insicuro, costantemente bisognoso di rassicurazioni. 
Il confronto caratteriale con Brian era assolutamente impietoso. Era un uomo adulto, con cui poteva parlare di tutto e essere realmente se stessa, senza paura di scenate o situazioni strane. Era facile affezionarsi a lui, perchè malgrado non le fosse sembrato così all’inizio, aveva davvero un bellissimo carattere. Brian la ascoltava, le dava sempre la sua opinione, e cercava sempre di supportarla come non aveva mai fatto nessuno. Era libera di essere fragile con lui, e sentiva che lui l’avrebbe comunque supportata, cosa che non era mai successa con il suo ex. Con Hiro, purtroppo, non aveva mai potuto sentirsi libera e questo le era pesato molto.
Gli fece i complimenti per l’operazione, e chiese come si sentisse, ma Hiro aveva altro per la testa e le disse piano “Ledi, ora che tornerò a correre, tu tornerai con me? Ricominceremo come prima?” Facendola soltanto sospirare.
Mark e Samuel le avevano impedito di parlargli di questa sua nuova vicinanza con Corven, e malgrado Brian detestasse questa loro decisione, le aveva detto che se secondo loro era la  cosa migliore, allora era giusto così. Non voleva imporle qualcosa per cui lei non era pronta, e aveva deciso di aspettare i suoi tempi.
Leida si trovava in una posizione molto strana, perchè non voleva ferire Hiro, ma neanche alimentare in lui false speranze, così rispose che non pensava fosse semplice tornare come prima, facendolo arrabbiare. Hiro generalmente non urlava, se ne andava direttamente. Il distacco di Leida, però, lo stava esasperando, e non capiva proprio cosa potesse fare più di ciò che aveva fatto per averla di nuovo nella sua vita. Era passato molto tempo ormai dalla loro rottura, e lui aveva totalmente cambiato idea su di lei. Dopo nove mesi aveva cominciato a rivolerla come non aveva mai desiderato nulla. Aveva bisogno di lei, voleva la ragazza dolce che lo fissava con occhi innamorati, ma Leida sembrava non essere più quella persona. Rispondeva ai suoi messaggi, era cortese, ma non flirtava e non mostrava nessun sentimento. Semplicemente Leida aveva superato la loro storia, e malgrado cercasse di essere gentile, non gli aveva realmente perdonato di averla abbandonata in quel modo.
“Sei incontentabile, non so proprio più che fare per riconquistarti!” Le ruggì furioso, ma Leida sussurrò piano “devi trovare pace Hiro, poi pensare all’amore e a tutto il resto…”
“Come se potessi conoscere la pace senza la donna che amo!” Ruggì furioso, facendola solo sbuffare.
“Hiro come fai a dire una cosa del genere? Hai idea di quanto tempo sia passato da quando mi hai lasciato senza neanche parlarmi?” Le venne fuori, perchè non riusciva sempre a trattenersi, e lui le disse con un sorriso “è per questo che sei arrabbiata?” 
“Non sono arrabbiata…” disse, con fare molto serio, ma lui ribatté “come no! Lo sento da qui che mi tieni il muso!”
Leida sbuffò, ma non aveva davvero la minima idea di come fare per fargli capire che non ci pensava neanche a tornare con lui senza ferirlo.
“Ti verrò a prendere appena ricomincerò a camminare, lo giuro. Poi vedremo se occhi negli occhi avrai la forza di mandare via l’amore della tua vita!” Le disse deciso, ma lei sbuffando disse solo “Hiro non farlo, per favore” facendolo sorridere in modo molto arrogante. Credeva che lei non avrebbe potuto resistere al suo fascino se se lo fosse trovato davanti, ma Leida ancora una volta stava cercando di proteggerlo.
“Perchè no? Di cosa hai paura?” Le chiese deciso, fin troppo sicuro del suo amore e Leida sussurrò piano “Di farti male, perchè io non provo più quello che provavo prima…” 
“Per ora…” rispose lui serissimo e lei sussurrò “magari per sempre…” lasciandolo molto perplesso. “Credevo davvero ai tuoi sentimenti” le disse ferito e lei con un sussurro rispose “ci credevo anche io, ma un anno fa” .
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“Sei una bambina molto saggia…” le sussurrò Brian in videochiamata, avendo saputo tutta la storia, ma lei sospirò soltanto.
“Gli ho spezzato il cuore e ora Dio sa che combinerà…” ribatté preoccupata, e per un attimo lui non seppe esattamente cosa dirle se non che non poteva essere colpa sua se lui prendeva decisioni stupide.
“Oh certo che tutti diranno che è colpa mia, lo dicono da sempre!” Ruggì esasperata, e Brian pensò che fosse davvero strana quella situazione
“Ho sbagliato tutto. Avrei dovuto dirgli di andare da un medico parecchio tempo fa, ma ho fatto prevalere i miei sentimenti sulla razionalità e sono stata egoista…” ribatté, con occhi bassi, facendo sorridere Brian, che non capiva fino in fondo cosa lei stesse provando.
“Molti mi hanno accusato di averlo distrutto, di essere stata miope e aver pensato solo ai miei bisogni, ma io pensavo davvero di poterlo aiutare. Ero certa di poterlo sanare riempiendolo di tutto l’amore che non ha mai avuto. Pensavo che sentendosi amato e desiderato oltre ogni limite, sarebbe rifiorito e avrebbe trovato nuovamente il suo equilibrio, per questo sopportavo tutto. Era sempre infelice, arrabbiato o in crisi, ed io come un clown cercavo di farlo sentire meglio, di dargli tutto quello che avevo per farlo sentire importante, ma non ci riuscivo mai. Passavo i giorni a pensare a come sorprenderlo e renderlo felice, ma gli ho solo fatto del male…” concluse sconsolata, raccontando per la prima volta a qualcuno dei suoi enormi sensi di colpa.
“Quello che non vedono questi idioti che ti accusano, è che in realtà hai annullato e distrutto te stessa!” Le rispose fissandola con molta tenerezza e Leida annuì, mordendosi il labbro inferiore. 
“Ci ho provato con tutta l’anima, fino alla fine, ma non sono abbastanza forte per entrambi. Ho sperato, e persino pregato che la mia forza, il mio coraggio, e tutto il mio amore bastassero per avere una relazione con una persona come lui. Pensavo di poterlo tirare fuori dal baratro in cui era  bloccato con la dolcezza e le attenzioni, ma sono stata inghiottita anche io dall’oscurità…”
“Ed è stato un vero casino tirarti fuori da quel posto oscuro dove eri finita!” Concluse lui, con enormi e bellissimi occhi scuri, che ormai la fissavano come se fosse meravigliosa, ma Leida annuì soltanto.
“Ed ora che è passato abbastanza tempo da guarire le tue ferite, mi chiedo se, per caso, stia realmente nascendo qualcosa qui?” Le chiese agitatissimo e lei con un sorriso ribattè “Ti sembra una cosa da chiedere?” Confondendolo.
“Mi sono sbagliato? Mi stai friendzonando ufficialmente?” Chiese, con l’anima totalmente in subbuglio, ma Leida sorridendo si morse un labbro e rispose “Vieni qui, e ti faccio vedere quanto ti sto friendzonando…”
“No, non ho capito. Devi essere chiara” l’incalzò, perchè adesso aveva paura di aver frainteso, ma Leida dolce rispose “ma certo che è nato qualcosa, scemo. Possibile che tu senta di dovermelo chiedere?” Facendolo finalmente respirare.
Nota:
Ciao a tutti e buona Pasquetta a tutti. Spero siate tutti felici. Che ne pensate di questi capitoli? Sono riuscita a farvi amare un pochino Brian? fatemi sapere se volete.  A presto

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Capitolo 23
*** Capitolo 30: ***


Capitolo;
Dopo aver ufficialmente chiarito che qualcosa stava per nascere, cambiò il loro modo di porsi. Leida aveva molta voglia di lui, e nessuna voglia di trattenersi, così aveva cominciato a fare la sexy in videochiamata, mentre lui cercava di trattenersi, spesso senza riuscirci.
Brian non era uno bravo a controllarsi, e quando lei lo stuzzicava, finiva sempre con superare il limite e questo a lei sembrava non dare fastidio. Una sera in particolare, Brian le era parso un po’ più giù del solito, così Leida era partita all’attacco per farlo stare meglio.
“Parlami del tuo sexy tatuaggio sul collo…” tirò fuori dal nulla, perché voleva cambiare il suo umore, facendolo sorridere.
“Se questa è Leida la pornostar, dille che deve lavorare un po’ più sul suo approccio…” rispose prendendola in giro, e lei fece una cosa assurda: si sistemò i capelli, tirò giù una delle due sottilissime spalline della sua camicia da notte di seta verde e mostrando un parte del suo torace e del seno sinistro sussurrò “trovi?” facendolo impazzire.
“Perdonami bellissima Leida pornostar…” rispose, rapito da quel piccolo lembo di tessuto che era rimasto sul suo capezzolo sinistro e lei scosse solo la testa.
“Ti piace il mandala, quindi?” le sussurrò sensuale, senza smettere di guardare il suo corpo e Leida annuì abbastanza compiaciuta.
“Vuoi vedere gli altri?” le chiese, giocando anche lui a provocarla, e Leida con un sorriso bellissimo annuì.
“…però se io te li faccio vedere, la signorina Leida pornostar potrebbe valutare di lasciar cadere anche l’altra spallina?” chiese, sfacciato e lei sorridendo rispose “chissà, dipende da te…” lasciandolo sulle spine.
Brian accettò la sfida, e si tolse la maglietta, per farle vedere i tatuaggi sulle spalle e sul braccio sinistro. Leida, però, sentì una scarica elettrica guardandolo, perché aveva veramente un corpo da urlo. Aveva spalle e braccia ben definite, e una tartaruga spettacolare e lei capì che quel giochino la stava realmente facendo eccitare.
“fammi vedere meglio la tua pancia…” sussurrò molto sensuale e Brian rispose con un sorriso “solo se fai cadere quella spallina”
Non ci penso neanche! Rispose divertita e lui stringendosi nelle spalle le spiegò che la sua tartaruga veniva fuori solo in momenti particolari, perchè era piuttosto dispettosa.
“Dai Corven, fammi vedere quegli addominali da urlo…” aggiunse, con sguardo acceso dalla lussuria, e lui con un sorriso sensuale rispose “…se mi fai vedere i tuoi piercing…”
Leida scosse solo la testa, ma era chiaro a entrambi che avesse abbastanza voglia di spogliarsi per lui. Brian sapeva che provocandola un pochino in più avrebbe potuto ottenere tutto, ma decise di fare il bravo. Voleva vederla nuda di persona, e sapeva che sarebbero finiti a letto immediatamente una volta rivisti, perciò pazientava.
“Almeno mostrami la tua pancia…” le disse serio, e Leida annuì, ma per farlo tirò su la bretella, facendo imprecare lui, che si diede dell’idiota totale per quella scelta. La pancia di Leida era bellissima, i suoi addominali incredibilmente scolpiti e il piercing a forma di fiorellino molto invitante, ma non erano la parte che preferiva.
“Un accordo è un accordo Corven…” gli disse sbrigativa e lui le mostrò meglio i suoi addominali, facendole emettere un “uh sì” incredibilmente lascivo.
“Quindi abbiamo scoperto cosa piace di un uomo alla Leida pornostar…” rispose compiaciuto, ma sempre con gli addominali contratti, perché gli piaceva l’idea di lei che lo desidera e Leida ridacchiando rispose che in realtà non ne aveva nessuna idea.
“Mi piacciono tante cose, tra cui un bel paio di braccia sexy, spalle larghe e degli addominali fatastici…” sussurrò, estremamente eccitata. Desiderava ancora di più il suo corpo ora, voleva stare sotto il suo peso e baciare quegli addominali di marmo, ma non disse nulla aggiunse solo “ e mi piacciono i piercing, ma il caro vecchio Corven ormai si è ripulito e non ha più il suo cerchietto al labbro, nè i suoi bellissimi capelli lunghi…” facendolo tremare.
“Amavo da morire il mio cerchietto!” Le disse entusiasta, e lei ridacchiando rispose “eh sapessi quante fantasie avevo…” lasciandolo di stucco.
Per un po’ la torturò per sapere le sue fantasie, ma Leida non si sbottonò molto, e lui decise di desistere. Ormai ogni volta che lei accennava soltanto a fare la sensuale con lui, Brian sfoggiava una vistosissima erezione, ma non le fece capire molto.
“Non rivestirti!” Ruggì seccata, perchè Brian stava rimettendo la camicia, e lui ridacchiando rispose“Vuoi una foto? Magari ti può allietare le tue serate solitarie. In fondo, io ho mille foto di te in lingerie, se decido di voler fantasticare…”
“Scemo…” rispose ridacchiando e scuotendo la testa, facendolo sospirare ancora. Aveva il cuore in gola, e si era spogliato per lei, cosa che non faceva per le donne di solito, ma Leida inviava messaggi contrastanti, così le disse piano “rimetto la camicia, allora…” facendola contrariare.
“Non ne hai uno sulla gamba, anche?” chiese maliziosa, facendolo sorridere in modo furbo. Certo, ne aveva uno sulla coscia destra, ma per mostrarglielo avrebbe dovuto restare in boxer e mostrarle tutta la sua eccitazione.
“Io te lo faccio vedere, se tu mi rispondi ad una domanda che mi tiene sveglio da giorni…” le disse, incoraggiato da quell’atteggiamento spudorato di lei, che chiese di cosa stesse parlando.
“Alla sfilata avevi due tatuaggi piccolissimi sul sedere. Un cuoricino a sinistra e un teschio con le ossa a destra…” le confesso, palesemente eccitato, perché quel dettaglio l’aveva fatto impazzire totalmente.
“Non sono veri, mi dispiace…” aveva risposto divertita, ma lui non era il primo a chiederle di quei tatuaggi e lei stessa aveva pensato di farli davvero perché erano molto sensuali e definivano una parte del suo corpo che amava moltissimo.
“Mi stai spezzando il cuore…” le rispose dispiaciuto, facendola ridere.
“…però onestamente credo che mi aiuterebbe a guarire prima controllare di persona che non ci siano. Sai per superare la delusione…” le disse divertito, ma anche provocante. Si era spogliato per lei e voleva qualcosa in cambio, ma lei rispose solo “chissà Corven, magari un giorno controllerai e li troverai lì a sorprenderti…” facendolo sorridere.
“Insomma io sono qui a mettermi in mostra per te, e tu non cedi e non mi fai vedere proprio nulla. E’ un’ingiustizia…”
Leida rise allora e fece una cosa che lo fece letteralmente impazzire.
“Ti mostro una cosa molto erotica, vuoi?” chiese seducente e lui si strinse nelle spalle perplesso, ma impazzì quando lei mostrò la sua lingua con il piercing.
“Non è la cosa erotica che volevo, ma fa sempre effetto vederti con la lingua fuori. Mi fa perdere la testa quel piercing…” sussurrò rapito da lei e Leida sorrise compiaciuta, dicendo che avevano gli stessi gusti.
“Hai mai baciato una con il piercing alla lingua?” chiese, sfrontatissima e Brian annuì e rispose che i baci non erano la cosa che gli piaceva di più, facendola sorridere
“A te piace?” Chiese sfrontato, e Leida ridendo fece un occhiolino e rispose “molto” Facendolo tremare. Erano entrambi molto eccitati, come non accadeva da tempo. Leida aveva una voglia tremenda di farsi guardare da lui e di sfiorarsi, ma non voleva cedere.
“Ok vado a fare la doccia…” rispose divertita, per calmare la situazione, ma ormai erano sempre più intimi e non le dispiaceva.
“Non vedo ragione per chiudere la chiamata, fatti vedere…” le rispose molto serio, per poi aggiungere “…metti a letto la bambina, e dedichiamoci a questioni da adulti…” facendola molto ridere.
Leida staccò e corse nella doccia, ma il pensiero degli addominali di Brian la tormentò per ore e si disse che avrebbe dovuto fare davvero una foto a quel corpo così sensuale. Lui, nel frattempo, aveva ripreso le foto di quella famosa sfilata e si stava decisamente rilassando pensando a lei quando ricevette un suo messaggio. Leida aveva scritto solo “foto degli addominali, por favor…” e lui sorrise accontentandola, rispondendo solo “…anche io sto pensando a te”.
Il cuore di Leida quasi esplose per quel momento così intenso con lui anche se innocente. Si chiese come sarebbe stato vederlo, essere toccata e toccarlo, e inevitabilmente finì con avere un orgasmo da urlo. Brian aveva voglia di lei, e non smetteva di farglielo capire, ma ormai erano diventati una coppia, anche se a distanza.
Nota:
Ciao a tutti, perdonate la mia assenza. Allora che ve ne pare di questi due? Vi aspettate un po' di capitoli spinti, vero? fatemi sapere, vi aspetto e vi abbraccio

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Capitolo 24
*** Capitolo 31 ***


Capitolo
 
 
L’assenza di Brian durò tre settimane, che gli sconvolsero totalmente la vita.L’atteggiamento di Leida era cambiato totalmente verso di lui, e così alla vigilia del suo rientro si era sentito totalmente sottosopra. Non le aveva detto che si sarebbero rivisti, ma era costretto a rientrare perchè c’era una raccolta fondi della sua scuderia e i capi non avevano voluto sentire storie.
Leida in quelle settimane aveva lavorato meglio, più concentrata, ed era anche arrivata ottava nel GP di Finlandia, facendo dire a Brian che era fiero della sua piccola furia. Marnik, invece, era ancora arrabbiato con lei, ma quella era un’altra storia.
“Che ti metti stasera?” Le chiese in videochiamata, ma lei rispose sbrigativa che ci avevano pensato le sue assistenti, e non lo sapeva benissimo.
“…perchè non il vestito che avevi comprato per uscire con me?” Le sussurrò sensuale, ma lei ridendo rispose che non aveva nessuna voglia di farsi trattare ancora di più come una pornostar, e lui alzò il sopracciglio.
“E’ così sexy?” Chiese interessato e Leida mordendo si il labbro annuì, facendolo impazzire. Brian si pregustava quella notte, sapeva che sarebbero andati a letto insieme, perchè il suo rapporto con lei si era evoluto moltissimo in quei mesi, e sebbene non avessero realmente fatto sesso online, lei  gli aveva fatto capire di essersi toccata pensando a lui. Facendogli letteralmente scoppiare la testa.
“Mettilo stasera…” aggiunse, fissandola con occhi accesi, ma lei scosse la testa e tagliò corto per andarsi a preparare. Le avevano comprato un vestito rosso per il galà, che era estremamente scollato sulla schiena e attillato. Si sentiva comunque abbastanza sexy, così mandò una foto a lui, che era in taxi proprio verso quella serata. Sorrise raggiungendo l’hotel in cui si sarebbe tenuto l’evento, perchè era sul mare e Leida amava la spiaggia. Si chiese se sarebbe mai riuscito a portarsela lì per baciarla, e il solo pensiero lo mandò in tilt.
Leida arrivò piuttosto annoiata a quella serata, ma il suo mood cambiò immediatamente quando se lo trovò davanti. NOn lo vedeva da quasi un mese, e voleva soltanto saltargli addosso, ma non poteva davanti a tutti. Brian era in nero, completamente. Aveva un bellissimo completo, che fasciava i suoi muscoli e mostrava dei bicipiti e delle spalle da urlo. Aveva tirato indietro i capelli, e nel vederla sorrise in modo favoloso, facendola letteralmente sciogliere.
“Corven…” gli disse sorpresa, davanti a vari giornalisti e lui si fece avanti per salutarla formalmente.
“Bella da morire anche stasera…” le disse davanti a tutti e Leida sorrise con enormi occhi languidi. Ora che erano vicini, voleva solo stringerlo e baciarlo, ma non poteva e questo era molto brutto. Lo lasciò a parlare con vari professionisti, e lei si allontanò per prendere qualcosa da bere, quando si sentì una carezza sulla schiena.
“Dieci minuti e ce ne andiamo un po’ in spiaggia da soli? Che dici?” Le chiese, fissandola con tantissimo desiderio, e lei ribattè soltanto con “Perchè non me lo hai detto?”
“Volevo farti una sorpresa. Sei dispiaciuta di vedermi?” Le chiese un po’ perplesso per la sua reazione, ma lei scosse la testa come una bambina dispettosa.
“sarei stata più bella, e anche più profumata se avessi saputo che stavo per rivederti…” sussurrò appena al suo orecchio ma Brian le rispose solo “non esiste più bella di così…” facendola sorridere.
“Avrei messo qualcosa di più appropriato, ho le mutande arancioni con gli ippopotami!” ribattè divertita, ma con un occhiolino Brian spiegò che amava l’arancione e anche gli ippopotami.
“E poi non vanno tenute tanto a lungo su, quindi pazienza…”concluse, e lei annuì e basta.
Lui però era molto richiesto, e quindi fu bloccato da diversi personaggi a quella festa, ma voleva solo stare con lei da solo, così ad un certo punto finse di andare in bagno e le scrisse “vieni in spiaggia…”
“Sono qui…” sussurrò lei alle sue spalle, e il cuore di Brian si fermò. Quel momento era esattamente quello che aveva sognato negli ultimi mesi, e stava accadendo realmente.
Leida si avvicinò a lui molto decisa, e gli mise le braccia al collo sussurrando piano “ciao Brian…”
“Mamma mia, penso di stare per avere un infarto…” le rispose, perchè lo sguardo di lei era troppo languido, ma lei non aveva voglia di chiacchierare troppo, così si avvicinò e lo baciò. Brian sorpreso da quel bacio, per un istante non seppe cosa fare, ma poi le afferrò il viso con le mani e prese il sopravvento. Si gustò letteralmente le sue labbra, e la sua lingua, pensando soltanto che sapeva baciare come nessuno.
Leida, però, non aveva nessuna intenzione di fermarsi al bacio, perchè aveva il corpo totalmente bollente, solo per lui. Voleva essere toccata, e così per farglielo capire iniziò ad accarezzarlo, facendolo tremare.
“Che bambina cattiva…” le sussurrò senza fiato, mentre lei gli mordeva le labbra e accarezzava il suo addome, e Leida sussurrò “Ho voglia di farti io un succhiotto e non solo sul collo…” facendolo rabbrividire.
Brian si stava tenendo, anche molto, perchè non gli sembrava il caso di esagerare a una festa con la stampa, ma quando Leida baciandolo iniziò ad accarezzare il suo durissimo membro, non potè resistere e fece scivolare la mano lungo la sua schiena, soffermandosi sul suo fondoschiena statuario.
“Toccami Brian…” sussurrò lei, completamente eccitata, e Brian infilò la mano sotto la gonna, sentendo finalmente la pelle liscissima del suo sedere. Per mesi aveva desiderato poterlo prendere tra le mani, e complici i baci e le spregiudicate carezze di Leida, fu complicatissimo trattenersi. Si godette quel momento, stringendolo avidamente tra le mani, e massaggiandolo con molta lussuria. Quando infilò la mano sotto le mutandine di Leida, lei tremò come una foglia, ed emise un gemito di piacere bellissimo. Iniziò a mordergli il collo allora, cercando con le mani di aprirgli il pantalone, e Brian Sussultò.
“No, non puoi spogliarmi adesso amore…” le disse a malincuore, e in quel momento lei lo fissò un po’ perplessa. Era completamente stravolta, ma le aveva fatto effetto sentirsi chiamare amore da lui. Se ci beccano quì, è veramente troppo! Adesso ci coccoliamo un po’,poi io parlo con due o tre sponsor, tu fai le tue moine e poi ti porto via, ok? C’è una jacuzzi nella mia stanza, e io voglio tantissimo vederti nuda lì dentro…
Provò a spiegarle completamente acceso per l’eccitazione, e lei si morse il labbro e basta, allontanandosi un po’ delusa. Brian, però, non aveva nessuna voglia di fermarsi, così afferrò la sua mano e la tirò nuovamente contro il suo corpo. Leida era bollente, profumata e liscia come nulla che aveva mai provato, e soprattutto ansimava in modo delizioso.
“Io però posso giocare con te, se vuoi… non vedrebbe nessuno…” aggiunse, baciandola, e Leida annuì soltanto molto eccitata. Erano soli in spiaggia, e la calda brezza marina eccitava i loro sensi, rendendoli ancora più inclini a spogliarsi. Leida voleva solo strusciare il suo piccolo corpo nudo contro quello enorme di Brian e sentirlo dentro, e non riusciva a pensare a molto altro.
Brian in preda alla passione più travolgente le sfilò con decisione le mutandine, e la appoggiò delicatamente contro una staccionata. Leida era senza fiato, e lo fissava con occhi accesi di lussuria.
“Vuoi davvero che continui ad accarezzarti?” Le chiese serio, e Leida annuì soltanto, mordendosi le labbra. “Avvinghiati bene al mio collo…” le disse serio, e Leida lo fece, sentendosi sostenere da una mano di Brian sotto il sedere. L’altra sua mano, invece, ora correva lungo la sua gamba sinistra, con dita avide e fameliche.
“Sembri pronta amore mio…” le sussurrò, un secondo prima di accarezzarla, e Leida sussultò completamente.
“Non smettere…” Le bisbigliò all’orecchio, ma lei ormai era totalmente assorbita dai movimenti delle dita di lui, che aveva deciso di farla impazzire. Brian la sentì godere, e pensò che fosse davvero la cosa più sensuale che avesse mai provato. Leida continuò ad accarezzarlo, e a provocarlo in tutti i modi anche mordicchiando il suo collo, ma era lui a guidare il gioco, e questo sembrava piacere molto ad entrambi. Brian stuzzicò in ogni modo i centri del piacere di Leida, che si era ormai completamente lasciata andare alle sue mani. Quando poi inserì dentro di lei il suo indice sinistro, lei bisbigliò appena “ooh amore…” facendolo morire.
“Sì, continua a chiamarmi amore, piccola. E guardami negli occhi…” le sussurrò, perchè voleva guardare la sua espressione durante il piacere. Leida obbedì, e rimase fronte contro fronte con lui godendosi le sue dita, che continuavano a penetrarla sempre con maggior desiderio e sicurezza.
“Sei fantastica…” le sussurrò, osservando l’espressione di estasi sul suo viso, ma Leida non riusciva a ragionare in quel momento, nè a dire qualcosa che non fosse un gemito. Brian voleva vederla impazzire, e continuò a stuzzicarla fino a quando, fronte contro fronte, esplose in un fortissimo orgasmo, che la scosse completamente.
“Wow…” sussurrò senza fiato, mentre lei si riprendeva. Leida gli sorrise in modo stupendo e sussurrò in risposta un “wow!” Che lo fece ridere.
Era veramente bello quella sera, e Leida si disse che forse non era stato solo l’orgasmo a stravolgerla. Rimettendogli le braccia al collo sussurrò dolcemente “ridammi le mutandine, vai a parlare con chi devi, e poi ci dedichiamo al piacere di Brian?”
“Oh assolutamente no!” Rispose divertito, sorprendendola tantissimo.
“Le tue mutandine sono un cimelio di guerra, non le riavrai…” aggiunse divertito, e lei scoppiò in una fortissima risata, che lo fece sorridere a sua volta.
“Riprenditi amore mio, vai a bere qualcosa e poi aspettami in camera. Il piacere di Brian è lungo da raggiungere, ma magari lungo la strada riusciremo a trovare un po’ di piacere per Leida…” aggiunse baciandole la fronte e lei si sentì totalmente sottosopra.
Rientrò alla festa con un sorriso stupendo, ma l’idea di essere senza mutandine l’eccitò ancora di più. Era ancora molto bagnata, e sentiva ancora degli spasmi. Non riusciva a riprendersi, ma fu intrappolata dal suo manager in una discussione con qualcuno che non sapeva chi fosse. Lo cercò con lo sguardo, allora, e rabbrividì trovandosi i suoi occhi addosso e vedendolo sorridere.
“Corven mi ha appena fatto avere un orgasmo in spiaggia, durante una festa e mi ha rubato le mutandine…” scrisse alle sue amiche, che le chiesero mille dettagli, facendola impazzire ancora.
Mentre raccontava ogni dettaglio a Selena e Maria estremamente sconvolte (la povera Azùl era impegnata e non stava partecipando al conciliabolo) lesse “Vado via io o tu?” E rabbrividì.
Fu lei a salutare tutti, e fuggire in auto. Si chiese che completino indossare, cosa poteva piacere a Brian, ma lui molto deciso le scrisse ancora “…stanza 805. Dammi mezz’ora.” E lei rimase senza parole.
Nota:
Ciao a tutti! Allora che ne pensate di questo capitolo? hanno esagerato questi due? Che succederà nel prossimo? Vi aspetto!

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Capitolo 25
*** Capitolo 32 e 33 ***


Capitolo:
Brian odiò chiunque volesse parlargli a quella festa. Voleva solo fare l’amore con la donna che amava, e che era letteralmente esplosa per lui poco prima. Voleva gustarsi la vista di lei nuda, il sapore dolce della sua pelle e anche quell’odore, che aveva ancora sulle dita e che gli faceva venire i brividi. Eppure chiunque a quella festa sembrava avere voglia di parlare con lui. La fissò per tutto il tempo, la vide a telefono e si chiese con chi stesse parlando.Lei sembrava avere meno vincoli di lui, così le scrisse di andare via, ma non potè raggiungerla nel tempo che le aveva detto.
Scrisse a Mat il suo assistente, di ordinare al bar dell’hotel frutta e champagne, e poi di dare a Leida una chiave della sua stanza, e quando arrivò se lo trovò in reception con fare molto serio.
Leida non sapeva cosa fare, una parte di lei pensava di doversi cambiare, di mettere almeno delle mutandine sexy, ma un’altra si sentiva estremamente selvaggia e sensuale così.
Quando Brian rientrò, rimase un attimo perplesso non trovandola sul divano all’ingresso della sua stanza, ma chiamò il suo nome, e lei rispose solo “vieni amore…” facendolo rabbrividire.
La trovò nella jacuzzi, immersa tra mille bolle e pensò che fosse esattamente quello che aveva sempre desiderato, ma si risentì un po’ per averlo avuto così facilmente.
“Volevo guardarti prima di tenerti in acqua…” le disse da lontano, togliendosi la giacca, e Leida senza alcuna remora uscì dall’acqua, mostrandogli il suo bellissimo corpo bagnato.
Sembrava uscita da un film, con la sua meravigliosa pelle scura resa lucidissima dall’acqua, i capelli bagnati e quei gioielli sul seno e sulla pancia. I suoi capezzoli scuri, erano incorniciati da due bellissimi cerchietti pieni di strass, e il suo ombelico era reso ancora più attraente da un fiorellino colorato. Gli ricordò una regina esotica, ed era letteralmente da mozzare il fiato.
“Ciao amore…” sussurrò  decisa, ma anche un po’ emozionata. Non vedeva l’ora di farsi guardare da lui, ma era anche un momento molto intenso quello. Non lo fece parlare, però, gli prese il viso tra le mani e iniziò a baciarlo con molto trasporto. Brian, sconvolto e con il cuore a mille, pensò che fosse un sogno, un desiderio che si avverava, ma non riuscì a dire nulla.
Era estremamente decisa, gli aprì la camicia e cominciò a baciargli tutto il suo corpo. Adorava i suoi pettorali scolpiti, ma gli addominali erano la parte che la faceva impazzire, e Brian rimase per un attimo senza fiato per la sua bocca, che aveva deciso di farlo morire.
Si gustò il suo corpo, e apprezzò il suo sapore come non le era mai successo con un uomo. Aveva sviluppato un fortissimo desiderio per Brian, e anche solo toccarlo l’accendeva, facendole venire i brividi.  Lo stuzzicò per un po’, godendosi i suoi gemiti e le carezze al viso e alla testa che gli faceva, per poi dirgli decisa “ti voglio dentro…” lasciandolo senza fiato.
Non era sicuro che stesse accadendo davvero, ma quando gli chiese di prendere il sopravvento, non potè fare a meno di farlo. La fece sdraiare accanto a lui, e per qualche istante rimase soltanto a guardarla. Aveva il cuore in gola, ma quando lei ripetè di volerlo, si infilò tra le sue gambe, e baciandola morì dentro di lei.
Era un sogno avere davvero la donna che amava, e Brian fece di tutto per farle capire quanto profondi fossero i suoi sentimenti, ma Leida era letteralmente in estasi per lui. Aveva decisamente un tocco favoloso, e i suoi modi così decisi ma delicati la fecero impazzire. Brian continuava a baciarla durante la penetrazione, ma i suoi movimenti non erano sempre della stessa intensità, e sembrava sempre capire come fare per farla morire. L’amò in svariate posizioni diverse e lei perse il controllo totalmente del suo corpo, avendo vari orgasmi, sempre più forti.
“Oh Brian…” sussurrò sfinita, sdraiandosi accanto a lui, che sorridendo le disse piano “che donna meravigliosa…” facendola ridere. Brian era felice come non gli capitava da anni perchè era evidente che lei si fosse completamente sciolta per lui.
“Sei soddisfatta? Stai bene?” Le chiese, fissandola profondamente negli occhi, e Leida affannata farfugliò “non mi ricordo neanche più chi sono!” Facendolo ridere.
“Che io sono Brian se lo ricordano tutti su questo piano, perchè lo hai urlato abbastanza forte mentre venivi…” le disse con un sorrisino compiaciuto, e lei ridacchiando si strinse contro il suo petto, con una dolcezza infinita.
“Sei stato stupendo…” sussurrò, baciando piano il suo petto con dolcezza e lui sorridendo pensò “niente, devo proprio sciogliermi!” Ma accarezzandole i capelli rispose piano “sempre perchè tu sei stupenda, non te lo dimenticare” facendola ridere.
“Resterai un po’ con me o devi andare?” Aggiunse piano, senza guardarlo e Brian si chiese se stesse ascoltando il suo cuore, perchè stava per esplodere.
“Resterò. Ho sistemato le cose e papà è di nuovo in piedi. Non mi perderei mai l’Argentina, so che significato ha per te” facendola sorridere. Era vero, Leida ci teneva tantissimo a quella gara, perchè era quella più vicina a casa. Aveva sempre vinto in Argentina, perchè i suoi tifosi venivano dal Brasile ad applaudirla e le davano la carica.
“Devo dirti una cosa…” aggiunse, alzandosi improvvisamente dal suo petto, e lui non capì subito. Leida gli prese la mano, e fissandola con dolcezza gli fece una richiesta particolare.
“Andrò a casa per qualche giorno finite le prove. Buenos Aires- San Paolo è un volo di un paio d’ore e a me mancano tutti…” spiegò seria, e Brian annuì, pensando che fosse un’ottima idea.
“Mi chiedevo…” aggiunse nervosa, perchè malgrado il sesso, quel momento era un banco di prova per tutto quello che lei pensava essere nato tra di loro “…vuoi venire con me?”
“Ovvio…” sussurrò in risposta, e si godette il sorriso di lei, che in quel momento brillò per la felicità.
Capitolo:
Il mattino dopo Leida si svegliò totalmente gelata, e trovò lui a fissarla con il sorriso più dolce che avesse mai visto e tutte le coperte.
“Mi hai rubato tutte le coperte, maledetto!” bofonchiò irritata, ancora dormendo, arrotolandosi nella trapunta e Brian rise soltanto.
“Volevo guardarti…” le sussurrò appena e Leida sorrise con gli occhi chiusi.
“Vieni più vicino…” ribatté con una voce tra il sonno e le coccole, dandogli le spalle e Brian si strinse contro il suo corpo, baciandole finalmente la schiena.
“E’ almeno un’ora che penso soltanto a questo…” le sussurrò, mordicchiandole il collo, ma Leida si accorse che aveva di nuovo un’erezione e sorrise. Brian aveva preso a strusciarsi contro il suo sedere, e a lei non dispiaceva.
“E non potevi svegliarmi, se avevi tanta voglia?” Chiese sfacciata, assecondando i suoi movimenti e Brian sorrise in modo seducente e le spiegò che non aveva idea le potesse piacere.
“Sì, mi piace e anche molto…” ribattè eccitata, perchè lui aveva preso a morderle l’orecchio sinistro e a toccarla tutta, ed era molto difficile trattenere i gemiti.
“Eh adesso che lo so, lo farò. Purtroppo sono fissato con il consenso, e non mi piace toccare qualcuno senza che mi abbia esplicitamente fatto capire che lo vuole. Chiamami romantico…” le rispose ridacchiando, e Leida allora sussurrò “te l’ho ampiamente dato ieri sera il consenso Brian!”
“Sì ma c’è una notte di mezzo. Avresti potuto cambiare idea, o magari semplicemente non avere voglia di subire un approccio sessuale mentre riposi, mi sembrava poco rispettoso saltarti addosso…”le spiegò dolce, e lei si sentì letteralmente morire, perchè nessuno era mai stato così attento a lei. Leida apprezzò tantissimo le sue premure, ma al contempo decise di volergli dimostrare quanta voglia avesse di lui, così girandosi gli salì sopra, lasciandolo per un minuto senza fiato.
“Che uomo fantastico che sei…” Gli disse piano, strusciandosi nuda sul suo corpo, e Brian ribattè “Eh ma se fai così…” ma non riuscì a finire, perchè Leida lo prese dentro di lei, facendolo impazzire.
“Amore…” le sussurrò dopo, mentre Leida giaceva a pancia sotto sul letto. Era di nuovo scoperta, e Brian non riusciva a fare a meno di accarezzarle il suo meraviglioso sedere. Era una delle parti della sua donna che amava di più e aveva voglia di esplorarla, ma si era reso conto che per lei era una novità.
“C’è una cosa che vorrei, ma so che tu non l’hai mai fatto e mi sento un po’ a disagio a parlarne, ma è una mia fantasia e penso sia giusto che tu lo sappia…” le chiese, cercando di essere dolce e Leida rispose divertita “non penso che potrei fare sesso a tre Corven!” Facendolo ridere.
“Parlavo di questo…” ribattè serio, accarezzandola e Leida sussurrò “E tu come sai che io non l’ho mai fatto?” facendolo sorridere.
“Sei vergine amore, è evidente!” Ribattè dolcemente, e lei sussurrò “sì è vero, ma non per scelta. Diciamo che non è mai capitato…”
“Quindi non è una cosa che non faresti mai per principio?” Domandò, con fare molto serio e lei sussurrò “No…” fissandolo con due occhi enormi.
“Vuoi farlo ora?” Chiese, un po’ eccitata da quel matto di Corven che le proponeva cose nuove, ma lui sorridendo le disse piano “figurati. Non è una cosa che si fa da un momento all’altro. O meglio, potrei, ma non te lo godresti. Devo prepararti prima, fartelo desiderare, altrimenti ti farei male e basta…”
“Fammi quello che vuoi…” sussurrò lei piano, mordicchiandosi il labbro, e Brian le saltò di nuovo addosso.
Non partirono insieme, perchè Brian aveva delle cose da finire arretrate e non volle rubare tempo alla sua famiglia. Leida lo salutò come sempre, con un sorriso stupendo, e lui rimase per un po’ senza fiato, realizzando quanto fosse strano quel loro legame, che gli faceva sentire la sua mancanza anche solo per pochi giorni.
Selena, Maria e Azùl la aspettavano al varco, e rimasero molto deluse non trovando Corven. Leida spiegò che l’avrebbe raggiunta a breve, così partì l’interrogatorio, e fu più spinto del solito.
“avanti, lo sai: pregi e difetti…” disse Selena, guidando e Leida ridendo realizzò che non ci aveva ancora pensato, malgrado fosse un gioco che facevano sempre.
“Pregi che è molto bello…”
“E questo lo sappiamo tutte!” Ruggì Maria, facendo ridere Leida.
“E’ tanto dolce, e divertente, e premuroso…” aggiunse, con enormi occhi da innamorata e Azùl le disse solo che era bellissimo che fosse premuroso.
“Lo è anche a letto, vero?” Chiese Selena con un sorrisino furbo e Leida sospirando rispose “non ne hai idea!” Facendo vociare le ragazze.
“Come difetti…direi solo che russa tanto!” Spiegò divertita, ma Maria rispose arguta che si poteva perdonare un difetto così, se ti faceva stancare bene prima di addormentarsi.
“Sto bene davvero…” concluse Leida allegra, leggendo un messaggio di lui che le chiedeva se fosse arrivata, e tutte sembrarono calmarsi.
Arrivata a casa impazzì per i suoi fratellini, e coccolò sua madre e quei tre discoli con tanto affetto, sentendosi finalmente felice.
“Sei bella davvero oggi…” le sussurrò Adriana accarezzandola, e palesemente non si riferiva al suo look, ma Leida le lanciò un sorriso bellissimo in risposta.
“…domani avremo un ospite, no?” Incalzò la donna, e lei annuì soltanto. Adriana era stata fuori dalla storia tra Hiro e Leida, ma aveva avuto moltissima paura per sua figlia. Lei stessa era rimasta vedova a ventisei anni, e si era legata ad un altro uomo, che però l’aveva tradita e ferita sempre, giocando vergognosamente con il suo cuore. Temeva che anche sua figlia finisse come lei, ma adesso le sembrava evidente che avesse qualcuno nel cuore, perché si accese in modo magnifico prima di rispondere al cellulare.
“Come stanno tutti?” Le disse tranquillo, rientrando in hotel dopo una giornata pesantissima e Leida gli parlò per qualche momento delle persone della sua vita.
“E Selena e Maria si sono godute i dettagli della nostra vita intima?” Aggiunse divertito, perchè aveva scoperto che la sua compagna e le sue amiche avevano un rapporto estremamente simbiotico, ma a lui non dispiaceva troppo. Anche perchè sapeva che quelle signorine avevano un debole per lui.
“Abbastanza, sì…” rispose divertita, ma anche molto rilassata, fino a quando lui non fece una domanda che la irrigidì.
“Brave, brave signorine. Adesso andate a ballare?” Un po’ agitata gli disse di sì. Temeva che gli desse fastidio, che fosse geloso, così stava pensando a come tranquillizzarlo, quando lui concluse dicendo “divertiti, e salutami tutti…” lasciandola di stucco.
“E non vuoi vedere il mio vestito? Non vuoi delle foto?” Chiese un pochino perplessa, facendolo ridere.
“Il tuo corpicino lo guardo sempre volentieri, piccola, quindi mandami tutte le foto che vuoi, soprattutto senza vestito, ma non perchè pensi che io stia qui a torturarmi per la gelosia. Mi dispiace di aver fatto tardi e non averti potuto raggiungere oggi, quello sì, ma sono sicuro che domani mi accoglierai con il tuo meraviglioso sorriso, vero?”
Leida sorrise e sussurrò piano “con il mio sorriso e senza mutandine…” facendolo sorridere.
“Che sporcacciona che sei!Pensi sempre e solo al mio corpo!” ribattè eccitato, ma anche molto stanco e lei sussurrò “vedrai domani mattina…” facendolo impazzire.
Leida si divertì tanto quella sera, e per la prima volta dalla storia con Hiro, si sentì di nuovo la ragazza di prima. Rifiutò un paio di offerte da parte di bei giovanotti, e chiacchierò con molta gente che non conosceva, ma fu una serata tranquilla e di tanto in tanto continuò a scrivere a lui, che era esausto a letto. Quando poi Brian smise di risponderle, Leida sorrise realizzando che si era addormentato probabilmente, e gli scrisse solo “…mi hai riempito Brian. Mi mancava qualcosa, ma non me ne ero accorta. Non sentivo questo vuoto, ma ora che ci sei, so che non è più la stessa cosa. Sono felice di averti, buonanotte amore…” con un sorriso.
Il giorno dopo Brian tremò leggendo quel messaggio, e pensò soltanto che moriva dalla voglia di vederla, ma le rispose dicendo “…adesso vengo a baciarti e ne parliamo” facendole venire i brividi.
Fu lei ad accoglierlo in aeroporto, e Brian pensò che fosse matta, perchè era in tenuta casual con cortissimi shorts di jeans e un micro top, e con pochissimo trucco. Aveva legato i capelli in due trecce e sembrava davvero molto sensuale. Si chiese che cosa avrebbe pensato di quella situazione la stampa se l’avesse vista, ma a lei non importava.
“Amore mio!” Gli sussurrò saltandogli al collo in aeroporto, e Brian la strinse forte, baciandole la spalla. Il cuore gli saltava sempre in gola quando le sentiva dire la parola “amore” ma non fece nulla, la tenne stretta e le sue mani scivolarono come sempre sul suo sedere.
“Avevi detto senza mutandine, ma le hai! Bugiarda!” Le disse divertito, e Leida sussurrò “però non ho il reggiseno!” Facendolo ridere.
“Che novità, non lo metti mai!” Ribattè, uscendo dall’aeroporto mano nella mano con lei, che sembrava molto felice di rivederlo. Rise quando gli porse un casco, e le disse che mai nella vita sarebbe salito in moto dietro a una ragazzina con le infradito, tra l’altro, ma Leida sospirando rispose “allora resterai in aeroporto” facendolo ridere.
In realtà gli piacque davvero sfrecciare in moto con lei, e trovò estremamente erotica l’idea di dover fare da passeggero. Le solleticò un po’ le cosce durante il viaggio, ma non potè fare molto e questo gli dispiacque.
Una volta parcheggiato, Brian l’afferrò tra le braccia per stringerla e chiese piano “c’è tua madre in casa?” Facendole scuotere la testa con un sorriso molto sensuale.
Ingoiò la saliva, e si disse che finalmente stava per toglierle quegli shorts, così una volta entrati in casa la spinse contro il muro e cominciò a baciarla con passione. Leida ricambiò i suoi baci voracemente, e iniziò ad aprirgli la camicia.
“Mi sei mancata, lo sai?” Le sussurrò ansimante, tra un bacio e l’altro, ma le sue mani erano ormai  sull’orlo dei suoi pantaloncini, e stava per tirarglieli finalmente giù quando qualcuno disse qualcosa in una lingua che non conosceva.
Nota:
Ciao a tutti! Allora siamo quasi alla fine, non manca moltissimo. Che ne pensate di questi due? Credete sia solo attrazione fisica per Leida? Fatemi sapere!

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Capitolo 26
*** Capitolo 34 ***


Capitolo
“Kenneth!” Ruggì Leida imbarazzata, prima di dirgli in portoghese di togliersi dai piedi, ma il fratellino riccio e con l’espressione furba le rispose “…gli altri sono in cucina…” facendola sospirare.
“Scusa, scusa!” Gli disse piano, ma Brian scosse solo la testa e provò a socializzare con il fratellino di Leida porgendogli dei doni. Ne aveva anche alcuni per le gemelle e la signora Adriana, e Leida dispettosa chiese “solo per me niente regali?” Facendolo sorridere con fare malizioso. Avevano giocato insieme ai videogame con suo fratello, e poi con le bambine, ma erano stati benissimo e avevano dovuto staccare solo per uscire con gli amici di lei.
Nel vederla con quel famoso vestito bianco, il cuore di Brian aveva perso qualche colpo. Era incredibile, trasparente e attillato da morire, così mentre si truccava la afferrò da dietro e mordicchiandole la spalla le chiese “e tu dovevi metterti questo per bere qualcosa con me?”
“Mi sembrava un modo chiaro per farti capire che volevo mi strappassi le mutandine a morsi…” rispose languida, fissandolo intensamente, e Brian sorridendo le sussurrò all’orecchio “perché le hai? Io non le vedo da qui, e vedo benissimo tutto il resto…” facendola ancora ridere.
Entrambi erano estremamente eccitati, e Leida aveva di nuovo incredibilmente voglia di essere toccata, così prese la sua enorme mano sinistra, e se la portò sulla coscia, sussurrando solo “Chissà…”
“Io così impazzisco, però…” le sussurrò mordendole il collo, e godendosi il suo fortissimo gemito, mentre la sua mano si arrampicava sulla sua gamba.
“Ti prego, amor continua…” gli sussurrò a un certo punto molto coinvolta, e così Brian le tolse il suo fantastico vestitino bianco, e la tenne per un po’ a letto, costringendola a tardare all’incontro con i suoi amici, ma rendendola molto felice.
Erano insieme da pochissimo, ma Leida sentiva qualcosa per quell’uomo così affascinante, che sapeva farla morire di piacere, farla ridere e giocare con le sue sorelline con dolcezza. Quando poi lo portò a ballare con i suoi amici, perse decisamente la testa per lui, che sembrava così a suo agio tra persone che non conosceva.
Salutò Selena, Maria e Azùl con un allegro “le care ragazze!” Che fece ridere un sacco tutta la platea femminile. Conosceva già di vista Mark e fu molto amichevole con Samuel, dando loro anche qualche consiglio per la carriera, ma continuò a fissare lei, che non smetteva di fargli gli occhi dolci. Leida era dolcissima con lui, e lo era stata per tutto il giorno. Chiunque avrebbe capito che era felice di vederlo, che aveva voglia di dividere con lui il suo tempo, e questo gli riempiva il cuore di gioia.
Ora se ne stavano a sorridersi da lontano, ai poli opposti del tavolo. Entrambi chiacchieravano con altre persone, ma sembrava impossibile per loro smettere di cercarsi con lo sguardo e scambiarsi dei sorrisi dolcissimi.
“Dì la verità, non riesci a trattenerti, eh?” chiese a bruciapelo Selena, che ormai studiava Brian da un po’ e lui ridendo rispose molto sicuro “dovrei? Vi sto mettendo in imbarazzo?” facendole scuotere la testa.
“Non ti sembra presto?” chiese seria, e lui con un sorriso si strinse nelle spalle e scosse la testa.
“Presto per cosa? Per guardarla pensando che è bellissima? Per perdermi nei suoi occhi e non ricordarmi neanche cosa io stia facendo? Sapessi da quanto tempo mi capita!” ribattè divertito, e Selena gli fece un mezzo sorriso dolce.
“E lei invece come ti sembra?” aggiunse, notando che la sua bellissima donna ora lo stava scrutando curiosa, perché ci teneva a sapere cosa si stesse dicendo con sua cugina. Selena rise di quella domanda e rispose “tu che ne dici?” facendolo ridere.
“Dico che continuiamo a farci domande, e questa conversazione non porta  a nulla” le disse divertito e lei annuì e sedendosi gli disse seria “…lei è presa. Quanto te, probabilmente. Lo vedi, no?”
Ebbe i brividi in quel momento, perché l’unica cosa che voleva sentirsi dire era esattamente quello.
“…ma Leida è una che non conosce le mezze misure. Se ti dà il suo cuore, lo fa completamente. Perciò quando abbassa le difese lo fa totalmente, e non è in grado di difendersi se chi ha accanto decide di ferirla…” aggiunse seria.
Brian sospirò e svelò a Selena una cosa che non sapeva. Le raccontò della sera in cui l’aveva sentita piangere e disperarsi per Hiro, quando erano appena conoscenti, e lei annuì soltanto, dicendo piano “…a questo volevo arrivare”.
“La tratterò bene, promesso…” concluse determinato, ma la sua interlocutrice non potè rispondere, perché giunse Leida a far vedere una cosa che le aveva inviato Luke e interruppe il loro discorso.
Agli amici di Leida era evidente che ci fosse qualcosa di stranamente affettuoso e profondo tra loro, ed erano davvero contenti di vederla così felice e tranquilla.  Leida era rimasta a bere e a chiacchierare con loro seduta sulle sue ginocchia, beccandosi qualche bacio distratto di Brian sulla schiena, o qualche carezza ai capelli, un po’ tutti sorrisero quando Brian disse che ormai era ufficialmente la sua poltrona preferita.
“E comunque io e Mark aspettiamo un bambino…” tirò fuori Azùl letteralmente dal nulla, e Leida si commosse e saltò a stringerla. Brian diede una pacca sulla spalla a Mark per congratularsi, ma sorrise vedendo quella marea di ragazze sommergere la futura mamma di coccole e abbracci.
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“Leida invece non vuole figli…” tirò fuori Selena letteralmente dal nulla, quando ormai tutto il gruppo aveva iniziato a parlare d’altro. Si era seduta accanto a Brian e gli teneva la mano, rubandogli anche il suo drink, che in quel momento le andò di traverso.
“Che cazzo dici?” le venne fuori dall’anima, direttamente nella sua lingua e Selena le rispose in inglese, per far capire a Brian “…beh hai dimenticato quante storie hai fatto tre anni fa?”
Leida scosse la testa e sbuffando capì di dover dare spiegazioni al suo ragazzo, ma proprio mentre stava per rispondere, lui chiese “ma tre anni fa quando stavi vincendo il secondo campionato in moto 3 e avevi Rosings sul collo?” facendola sorridere.
Lei e Brian erano dello stesso mondo, e quella ne era l’ennesima riprova. L’ennesimo segno che il destino le dava per confermare che era la scelta giusta, così Leida lo baciò per un attimo, perché era troppo felice per trattenersi.
“Sì, tre anni fa appena diciottenne ho vissuto un periodo da incubo perché temevo di essere incinta e di essermi rovinata la carriera…” spiegò seria, e Brian annuì convenendo che sarebbe stato davvero un peccato se avesse dovuto fermarsi allora.
“Ecco, esatto. Per questo faccio sesso con lui!!” ruggì dispettosa verso Selena, ma anche orgogliosa di quell’uomo così fantastico che aveva accanto, e Brian rispose solo “ah grazie!” un po’ seccato, perché non gli piaceva sentirsi definire uno con cui faceva sesso.
“è che il mio non è un lavoro semplice, e non potrei mai fermarmi il tempo necessario per avere un bambino, restando competitiva…” spiegò seria a Brian, che sollevò il sopracciglio e chiese con un sorriso furbo “ma perché hai intenzione di correre fino a cinquant’anni? Guarda che dopo una certa età ti mandano via, eh…” facendola ridere.
“Potresti benissimo averne uno a trentacinque- trentasei anni. Fermarti un anno, poi trovare altri progetti…” le spiegò con la sua solita saggezza e Leida si sentì stranamente sollevata. Quello che amava del loro rapporto, era non dover sempre essere la persona forte, ma avere qualcuno che la supportasse e su cui fare affidamento. La ascoltava sempre, ed era fantastico nei consigli. La loro differenza d’età influiva moltissimo, perché la saggezza e l’esperienza di Brian, la sua forza mista a determinazione e dolcezza, stavano facendo innamorare perdutamente la sua ragazzina.
Leida ballò con lui e le sue amiche per tutta la sera, scherzarono tanto insieme, e tutti si sorpresero perché Brian sembrava già uno di loro. Aveva capito come prendere in giro Selena e Maria, e andava parecchio d’accordo con Mark, quindi si era inserito subito nel gruppo.
 Era estasiato dalla Leida brasiliana, radiosa, luminosa e veramente felice. Brillava a chilometri di distanza, e per lui era la cosa più bella che potesse esserci. Eppure aveva una questione in sospeso, così ad un certo punto, senza troppe spiegazioni la prese per mano e la portò sulla pista da ballo. Leida sorrise, e cominciò a strusciarsi contro il suo corpo, particolarmente accesa, ma lui le disse all’orecchio “quindi…facciamo sesso?”.
Non capì subito, ma fissandolo si accorse che aveva il viso abbastanza contratto, e che era palesemente teso.
“Hem direi di sì?” chiese confusa, cadendo un po’ dal pero           , perché davvero non capiva cosa volesse dire lui.
“E solo questo?” aggiunse, fissandola con un dolcissimo sguardo vulnerabile, che non aveva mai visto.
“No, assolutamente. Non sei solo sesso per me…” gli sussurrò, accarezzandogli le guance dolcemente e finalmente potè emettere un sospiro di sollievo. La tensione si allentò in quel momento, e Brian la tirò contro il suo corpo e le sussurrò all’orecchio “anche perché ti giuro che io ho sempre fatto l’amore con te. Non è mai stato uno sfogo fisico e basta…”
“Lo so, l’ho sentito…” gli sussurrò con enormi occhi bellissimi, e lui ricominciò a baciarla con molta delicatezza. Era affascinata dal suo modo di baciare, perché era sempre un po’ diverso. A volte era vorace, affamato e si capiva che voleva averla, che voleva sedurla, ma altre volte era delicato e sembrava volerle fare una carezza.
“…anche se la prima volta ammetto non sia stata il massimo del romanticismo…” concluse ridacchiando e Leida alzando un sopracciglio rispose che la prima volta era stata straordinaria, facendolo sorridere e basta.
“E tu? Hai mai fatto l’amore con me?” aggiunse piano, accarezzandole la guancia e Leida si sentì avvampare. Erano occhi negli occhi, e malgrado ci fosse rumore e tantissima gente intorno a loro, si sentì sola con lui.
“Non te ne sei accorto?” chiese dolcissima, e lui stringendosi nelle spalle sussurrò che l’aveva sospettato.
 “Allora la prossima volta farò in modo che tu lo capisca. Sono sempre un po’ passionale e quindi a volte sembro brutale nel sesso, lo so, ma credevo di essere stata chiara…” gli disse piano baciandolo e Brian sussurrò appena “sei perfetta” facendola ridere.
Il giorno dopo Leida fu di parola, e gli dimostrò quanto potesse essere dolce anche in quell’altro frangente. Lo portò in barca, e lui impazzì vedendola nel suo habitat naturale. Entrambi amavano il mare, anche se Brian aveva la carnagione troppo pallida per il bollente sole brasiliano e lei fu costretta a recuperare della crema solare per lui. La scurissima pelle di Leida, invece, era abituata a quel sole, che la rendeva ancora più lucida e attraente, baciando letteralmente le sue forme.
“Avanti, sdraiati!” gli disse sicura, e salendo a cavalcioni sul suo corpo, iniziò a spalmare il solare sul suo corpo.
“Sei veramente tremenda!” commentò eccitato, ma lei si godette con molta calma la sua pelle, accarezzando ogni muscolo.
“Questo mi fa veramente impazzire…” le disse piano, mentre lei si muoveva sensuale sul suo corpo, ma Leida non disse nulla, rise e basta, constatando che effettivamente lui era palesemente eccitato. Cinque minuti dopo, però, fu lui a prendere il sopravvento, e a sdraiarsi sul suo corpo per baciarla e fare l’amore, ma Leida fu incredibilmente affettuosa.
In quei tre giorni Brian scoprì una Leida equilibrata, allegra e amichevole che non conosceva. Lo portò a correre con Mark e Samuel, fece l’amore con lui nel “suo” mare, come amava chiamarlo, e gli permise di esplorare tutto il suo corpo, regalando a entrambi attimi di piacere molto intensi. Furono realmente felici, e per qualche giorno dimenticarono i problemi lavorativi, che però rimasero sempre in agguato.
Nota:
Ciao amati lettori! Ci siete ancora? Che ne pensate di questa coppia? Fatevi vivi, se vi va!

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Capitolo 27
*** Capitolo 35 e 36 ***


Capitolo:
Erano una coppia dolcissima, ed era evidente a chilometri di distanza che fossero innamorati. Fingevano di essere amici in pubblico, ma lui non perdeva occasione per prenderle la mano, e lei lo guardava con immenso amore. Brian era premuroso, dolce e affettuoso e Leida aveva capito di amarlo, ma cercava di trattenersi perché le sembrava troppo presto. La signorina, però aveva le sue fisse, così una sera, dopo una giornata apparentemente come tutte le altre, gli aveva detto di voler stare da sola.
Brian le disse un poco convinto “ok…” ma non capì le motivazioni della sua scelta. Era fermamente convinto che bisognasse lasciar libera la persona che ami, perciò non aveva neanche fatto domande, ma moriva dalla voglia di sapere cosa avesse lei.
“Ti ho fatto arrabbiare con qualche commento idiota?” le chiese dolce, mentre si toglieva la tuta, ma lei scosse solo la testa e sorridendo rispose “non mi sento troppo bene…” facendolo preoccupare.
Brian l’accompagnò fino alla porta della sua stanza, e provò a chiederle come stesse, ma lei rispose piano “adesso riposo, prendo una pillolina e mi passa tutto. Tu divertiti…” lasciandolo perplesso.
Non erano mai stati separati in quelle tre settimane. Avevano dormito insieme sempre, fatto persino la doccia insieme e anche quando uscivano con i loro colleghi, fingendo di essere ancora amici, poi dormivano in camera di lei. Non riusciva davvero a capire perché avesse tirato su quel muro, ma lo accettò. Rientrò nella sua stanza, a pochissimi metri da quella di lei, lanciò la felpa sulla sedia e si disse che aveva bisogno di una doccia, quando il telefono suonò. Sorrise leggendo il nome della sua amata. Leida gli aveva scritto solo “ti riposi?” lasciandolo ulteriormente perplesso.
“Tu come stai?” le scrisse, uscito dalla doccia, e lei rispose immediatamente che si sentiva meglio. Si scambiarono messaggi per un’ulteriore ora, e Brian steso sul divano, continuò a non capire il senso di chiedere una serata da sola, se poi voleva passarla a scrivere a lui. Quando poi lei gli scrisse “mi manchi tanto…”  le rispose confuso “stanza 505. Quattro porte dopo la tua…” facendola sorridere.
“Non dormo con qualcuno in questo periodo del mese, è una mia regola…” scrisse onesta e Brian cominciò a capire, così le telefonò.
“Mi hai messo da parte perché hai le mestruazioni?” le chiese divertito e lei un po’ imbarazzata rispose “non la fare sembrare una cosa così stupida!” perché davvero aveva usato un tono canzonatorio.
“Ma amore mio temi mi faccia paura cosa, esattamente?” le chiese con dolcezza, ma lei imbarazzata rispose che aveva sempre cicli dolorosi e abbondanti e non voleva sentirsi a disagio.
“…siamo nella fase in cui è tutto sexy e intrigante, non mi sento a mio agio a farmi vedere così…” rispose imbarazzata e Brian pensò solo “è considerata un’eroina femminista, ma ha il taboo del ciclo. Se lo sapesse la stampa la massacrerebbe ancora di più!”.
“Amore tu sei sempre sexy e intrigante, e non mi crea nessun problema sapere che hai il ciclo, come a te non crea problemi che io russi. E’ la stessa cosa” le disse dolce, ma lei scosse solo la testa.
“…e quindi fammi capire: passeremo per tutta la vita una settimana al mese separati? Perché la mia risposta è no! Io ti voglio sempre, in tutti i modi…” aggiunse dolce, facendole mancare il respiro per un attimo.
“ Bri…” provò a dire, perché era un po’ emozionata per quella frase di lui, un po’oggettivamente imbarazzata, ma lui si stava mettendo le scarpe per raggiungerla e le disse serio “piuttosto cosa dice il tuo ginecologo di questi cicli dolorosi? Perché magari è normale, ma magari c’è da preoccuparsi…”
Leida non amava molto i medici, e vedeva solo quelli strettamente necessari per la sua attività agonistica. Faceva una visita ginecologica di routine all’anno, era parte del pacchetto di visite di controllo legate al suo contratto, ma non aveva mai raccontato di quei dolori.
“Perché?” chiese serio, chiudendo la porta della sua stanza e lei rispose che non le era sembrato importante, facendolo sbuffare.
“Steph soffre di problemi all’utero, lo ha scoperto da ragazzina. Mi ricordo che stava sempre malissimo quando aveva il ciclo e io la tormentavo…”
 Leida rispose che non era una cosa importante, che molte ragazze avevano quei dolori.
“E’ importante…”
In quel momento bussò alla sua porta “…se fa stare male la mia donna” concluse, fissandola negli occhi  e lei scosse solo la testa.
Si abbracciarono per un po’, poi Brian le disse piano “Chiamo mia sorella? Le chiediamo consiglio su questa cosa, magari potrebbe esserti utile…” ma Leida scosse solo la testa, anche se con un sorriso perché le piaceva che si prendesse cura di lei.
“Sarebbe imbarazzante da morire. Hey ciao, io sono la tizia che sta con tuo fratello, noi non ci conosciamo, ma mi parli dei tuoi problemi con il ciclo?” ironizzò abbracciandolo e Brian accarezzandole i capelli sussurrò piano “…come se non sapesse chi sei. Lo sa da prima che tu capissi di piacermi!”
Gli sorrise in modo dolcissimo e lui per un attimo rimase senza fiato, perso in quegli occhi così innamorati poi aggiunse “…e abbiamo sempre scherzato sul fatto che tu fossi la donna perfetta per me, se lo vuoi davvero sapere…” facendola morire.
Brian combatteva contro la fortissima tentazione di parlarle dei suoi sentimenti, che ormai non riusciva più a tacere. Voleva solo stare insieme a lei, e quando gli si accoccolava sul petto come un gattino si sentiva l’uomo più felice del mondo.
“L’ha sempre detto che eri la donna giusta, da prima che ci conoscessimo. Quando mi sentiva parlare con le bambine di te, diceva sempre che eri la mia futura moglie. Nel periodo in cui ero con papà, poi, le ho raccontato due cose…” spiegò coccolandola, ma lei rabbrividì sentendogli dire “futura moglie”.
“Ah sì? E cosa?” sussurrò piano, baciando il suo collo e Brian sussurrò “che sei dolce. Arrogante e insopportabile, a volte, ma dolce. Che mi fai ridere, e mi hai costretto ad andare al karaoke e a farti guidare Juliette!”
Leida sorrise e chiese cosa avesse detto Stephanie di tutto questo, e lui la accontentò dicendo solo “…che aspetta tanti nipotini mulatti, che renderanno matta mia zia Bertha, che è una razzista tremenda!” facendola ridere.
Due ore dopo, si stavano godendo le loro solite coccole, quando  il cellulare di Brian suonò, facendola sbuffare. Teneva sempre la suoneria attiva, perché temeva ci potessero essere problemi con i suoi genitori, ma in realtà riceveva messaggi da donne a tutte le ore. Leida non diceva nulla di quella situazione, neanche chiedeva chi fosse a scrivergli, ma Brian di solito le diceva “vecchia amica…” per farle capire il motivo per cui ignorava i messaggi.
Lui non era particolarmente geloso, altrimenti non avrebbe mai potuto stare con una come lei. Si era trovato una o due volte a pensare che un po’ capiva Hiro, e tutte le sue scenate, perché Leida attirava l’attenzione di chiunque, ovunque andasse. Era sempre molto sensuale, e sembrava non essere pienamente consapevole dell’effetto che faceva agli uomini. In più c’era un’altra questione che Brian sopportava, ma un tantino lo infastidiva: gli ex di Leida. Oltre a Carol e Hiro, infatti, c’era un gran numero di uomini che metteva cuoricini ai post di Leida, o che le scriveva, e che Leida aveva liquidato come “ex”.
“Mezzo continente Americano è composto da tuoi ex a quanto pare…” aveva commentato, all’ennesimo tizio che postava vecchie foto insieme a lei con i cuoricini, ma Leida aveva risposto solo “senti chi parla. Tutte le modelle su Vanity Fair ti salutano per nome, e fanno anche le svenevoli!”
“Sì, ma io ho una sola vera ex. Le altre sono tutte amiche. Tu invece hai avuto parecchi legami sentimentali…” commentò sarcastico, ma lei scosse la testa e rispose che non erano certo tutte storie d’amore.
“E poi tu sei divorziato signor Corven. Se proprio vogliamo parlare di chi ha avuto legami sentimentali…” rispose incrociando le braccia, con fare seccato e lui concluse “sì ma la mia ex è il diavolo. Altro che legami sentimentali! Preferirei la morte a tornare con lei…” facendole scuotere la testa.
Insomma entrambi fingevano di essere piuttosto rilassati e non gelosi, ma se Brian effettivamente non era davvero preoccupato di perderla, non si poteva dire lo stesso di Leida. Quella sera, però, la vecchia amica in questione era davvero anche un’amica, così Brian si lasciò sfuggire un “Oh è Celia…”. Leida era tranquilla, aveva un po’ di mal di pancia e sperava di non fare scene imbarazzanti, ma prese letteralmente fuoco sentendo il nome della sua rivale.
“Evviva! Ci mancava quella fissata con i succhiotti…” commentò molto rigida, e Brian abbassò un attimo il telefono per guardarla e si rese conto che era piuttosto seccata. La tirò contro il suo corpo per baciarla e le disse piano “siamo amici, e l’ultima volta le ho parlato di te per ore. Vuole solo sapere se sono riuscito a conquistare la mia donna impossibile…”
“Le hai parlato di me mentre ti faceva i succhiotti? O mentre facevate sesso?” ruggì scocciata e lui ridendo ribattè “Oh non vuoi giocare a questo gioco, davvero. Vuoi che faccia il geloso io e ti ricordi del perché sono stato con Celia? Di tutte le tue lacrime per Hiro Hatanawa?”
Leida alzò gli occhi al cielo, e ribattè che era una storia vecchia e lui commentò che questa cosa che era vecchia solo quando faceva comodo a lei era piuttosto divertente.
“Mi dà fastidio, ok? Mi dà fastidio che lei ti scriva e che abbiate fatto sesso!” concluse sbuffando e Brian schiarendosi la voce mugugnò “Hem Carol, Stuart, John, Vicente…” per farle capire che non era proprio nella posizione di fare la gelosa.
“E poi… ma sì te lo dico…” aggiunse, perché non voleva segreti.
“Era veramente scocciata quella sera, perché io…pensavo a te. Per questo poi ne abbiamo parlato per ore” spiegò dolce e Leida sospirò e scuotendo la testa sorrise commentando che era una cosa stranamente romantica.
 “Quindi cosa le dico?” chiese per provocarla.
“Che sei mio e basta…” sussurrò sedendosi sul suo corpo e Brian sorridendo la strinse e sussurrò piano “…e non sai neanche tu quanto!” facendola sorridere.
 
Capitolo:
Se la loro storia procedeva in modo fantastico, lo stesso purtroppo non si poteva dire per la carriera di Leida. Lavorò bene in Argentina, ma non arrivò tra i primi dieci. Come sempre furono tutti estremamente critici con lei, che ormai iniziava a soffrire di crisi d’ansia. Non riusciva proprio a trovare un equilibrio con quella moto, e non sapeva come fare.
“Sembra sempre una bestia che non riesco in alcun modo a controllare…” gli aveva detto sconsolata, e Brian aveva lavorato notti intere per cercare di risolvere i problemi, ma di fatto non ci era riuscito. Il motore rendeva quella moto estremamente veloce, ma anche difficilissima da guidare, e non solo per Leida. Anche il suo compagno di squadra aveva problemi, e Brian stesso non era riuscita a tenerla la prima volta che ci era salito su per provarla.
Al Gp successivo finì fuori pista, beccandosi le urla di Marnik a chilometri di distanza.
“Sono una delusione per te?” chiese una sera, con enormi occhioni verdi a Brian, che scosse solo la testa e le sussurrò che era solo dispiaciuto di non riuscire ad aiutarla meglio.
Leida era molto angosciata per il futuro, e Brian provò per settimane a dargli conforto, ma quella situazione sembrava senza soluzione. Quando poi arrivò il turno del GP di casa di Brian, le cose si calmarono per un po’.
Leida passò dei giorni a casa Corven, con la sua famiglia e i suoi amici e per un po’ fu molto felice.  Brian le insegnò a cavalcare, e la prese in giro per giorni sapendo che non era mai salita a cavallo in vita sua, eppure lei concluse che fosse sicuramente più semplice che guidare una moto della Roshos, ed entrambi ne risero amaramente.
La situazione di Leida, però, rimase stabile. Iniziò ad allenarsi di più, a fare anche nuoto, per rafforzare la muscolatura delle braccia e delle spalle, ma aveva moltissime difficoltà e si sentiva ogni giorno più un fallimento.
La sua fama sui social, purtroppo, non migliorò e più volte pianse lacrime amare per l’odio che le rovesciavano costantemente addosso. Martin, il suo manager, aveva provato a consolarla, ma Leida non riusciva proprio ad accettare che tante persone ce l’avessero con lei, che la considerassero una specie di vergogna del genere femminile solo perché non le dispiaceva mostrare il suo corpo.
Molti amici si schierarono pubblicamente al suo fianco, così oltre a Brian, che rilasciava dichiarazioni e scriveva post in sua difesa costantemente, molti altri presero le sue difese. Mark, Samuel e persino l’ex team manager di Leida la difesero apertamente in conferenza stampa. Carol lanciò un hashtag per combattere le discriminazioni contro le donne negli sport maschili. Il grande assente in tutto quello fu Hiro, che ovviamente ce l’aveva con lei a morte.
“Fanno bene a tagliarmi fuori!” ruggì una sera, lanciando il casco per la frustrazione. Brian la seguì negli spogliatoi, per provare a risollevarle il morale, ma quella sera era particolarmente affranta e confessò una cosa che le metteva moltissima pressione.
“Se resto senza contratto, chi penserà a mia madre e ai bambini?” confessò con occhi bassi e Brian la strinse forte. Le sussurrò che l’avrebbe aiutata, che le cose sarebbero andate per il meglio ma Leida scosse solo la testa.
“Sei dolce…” aggiunse, fissandolo con enormi occhi bellissimi, senza capire esattamente però l’espressione che aveva in viso lui, che era semplicemente senso di colpa.
“Sono stata una stupida a mettermi nelle mani di Marnik, sapevo che sarebbe finita male, ma ho voluto essere ottimista e ora rischio di non poter pagare la scuola ai bambini…” concluse dispiaciuta.
Brian sospirò e la strinse forte, sussurrandole che avrebbe provato in ogni modo ad aiutarla, e Leida si lasciò andare e credette alle sue parole. Voleva a tutti i costi migliorare ma proprio non riusciva e non sapeva come fare.
Non ci furono particolari miglioramenti in quelle settimane, e per questo il suo team manager iniziò a parlare con la stampa di un successore di Leida, qualcuno che potesse prendere la situazione di polso e salvare la squadra, facendola morire di dispiacere.
Era successo dopo le prove, e Leida era ancora nei box quando avevano trasmesso quella dichiarazione di Marnik. Lei se lo aspettava, era sicuramente possibile che lui facesse una cosa del genere, ma pensava che ormai fosse tardi perché i termini di mercato erano chiusi. Eppure quel pomeriggio in conferenza stampa Marnik fece un nome, parlò del suo contratto per la stagione successiva, e Leida capì di essere stata scaricata a metà campionato.
Brian non sapeva che avessero finalizzato l’accordo, e ci tenne a seguirla per spiegarle che lui non aveva partecipato a quella congiura contro di lei, ma quando le chiese di fermarsi, Leida non si girò e chiese “tu lo sapevi, vero?” facendolo sospirare.
“Avevo sentito qualcosa, ma mesi fa. Ora non sapevo che fosse andata avanti…” sussurrò, con la mascella contratta, e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. Rimase di spalle, perché non voleva che lui vedesse quanto lei stesse male in quel momento, ma sussurrò solo “e non hai pensato di dirmelo?” facendolo sospirare.
Non voleva allarmarla, pensava che la decisione definitiva non fosse stata ancora presa, ma quando glielo disse lei scosse solo la testa e bisbigliò “ Avresti dovuto avvertirmi…”
“Lo so, ma…” provò a dirle, quando Leida si girò e fissandolo con i suoi enormi occhioni feriti gli disse piano “Mi ero fatta io un’idea sbagliata di noi, evidentemente…” facendolo morire di dolore.
 “Ma va bene, va bene tutto. Sono un’inutile zavorra piagnucolona, ci sta che vogliate liberarvi di me…” concluse rigida, e lui capì che era molto ferita.
“Amore non puoi dire questo, non puoi pensare che io abbia davvero tramato alle tue spalle. Stavo solo cercando di proteggerti…” le disse affranto, ma lei scosse la testa e ribattè “come ti pare…” facendo per andarsene.
“Non fare così, ti prego…” le sussurrò, cercando di prenderla per mano, ma lei scosse la testa ancora una volta e ruggì “ Mi hai ferito, davvero troppo. Ho bisogno di spazio e di tempo, perché a quanto pare l’uomo che pensavo tenesse a me, non ha abbastanza fiducia in me da dirmi che stanno per pugnalarmi alle spalle…”
“E’ una bugia!” ribattè esasperato, perché davvero non aveva idea del perché lei se la stesse prendendo in questo modo con lui, ma Leida scosse la testa e rispose sconvolta che tutta la sua vita era appena crollata e non riusciva neanche a pensare ad altro.
“Me ne vado a casa, e per favore lasciami da sola…” ruggì sconvolta, e lui provò a farle capire che aveva comunque un impegno con il team per altri mesi, che aspettavano lei per i nuovi settaggi, ma lei scosse la testa e ruggì “no, è inutile. Me ne vado a casa, e cercherò di accettare la fine della mia carriera così…”
Fu in quel momento che Brian fece un errore, enorme. Smise di parlarle come se fosse la sua donna, e le parlò da consulente.
 “Sì, ok, è stata una grandissima delusione, lo so, ma non hai minimamente voglia di andartene con dignità? Sei di nuovo sulla piazza, dovresti cercare di migliorarti e trovare un ingaggio, non urlare contro l’unica persona che sta cercando di aiutarti e commiserarti in questo modo” disse, per poi pentirsene immediatamente notando lo sguardo di lei. Per la prima volta in quei mesi Brian capì per quale motivo la chiamavano “la Furia” e lo sguardo che gli lanciò fu terribile.
“E tu sei sempre molto bravo a dire agli altri quello che devono, fare, vero?”  ruggì arrabbiatissima, lasciandolo per un attimo senza fiato.
“Devi allenarti, devi lavorare di più, non devi commiserarti, non devi andare via…ma che diavolo ne sai di che cosa mi serve veramente?”ruggì con una rabbia che Brian non pensava di meritarsi.
“Sto solo cercando…” rispose smarrito, perché non si aspettava quella scenata di lei, ma Leida ruggì “stai cercando di aiutare, lo so, lo dici sempre. Ma che io sia una persona diversa, che ha bisogno di fare cose diverse rispetto a quelle che tu ti aspetti da me, ti è mai balenato per la testa? Che io abbia bisogni diversi da quelli che tu mi imponi, e voglia cose diverse lo hai mai immaginato? No! Perché bisogna fare sempre quello che tu vuoi…”
Brian rimase un attimo senza parole, ma poi le sussurrò piano “Ok, me ne vado…” facendole abbassare lo sguardo. Aveva urlato anche contro Brian, che forse non meritava quelle parole, ma non sapeva come tornare indietro ora.
“…però secondo me davvero te la stai prendendo con la persona sbagliata…” concluse, e la lasciò a meditare sul suo mondo e sul suo dolore.

Nota:
Hola, hola a tutti! Allora che ne pensate di questa situazione? Non siamo troppo lontani dal finale, pensate che Leida riuscirà a perdonare Brian? Voi lo perdonereste? fatemi sapere.

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Capitolo 28
*** Capitoli 37 e 38 ***


Capitolo:
Passò la notte a leggere tutti i commenti sui social. Cercava ogni possibile articolo sulla sua carriera finita, pianse per un po’ e poi fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata da se stessa: all’alba uscì e andò ai box della Roshos. Ora detestava ogni cosa di quella scuderia, ma era mostruosamente arrabbiata. Aveva paura di non riuscire più a sollevarsi, di aver distrutto la sua carriera, e non sapeva come migliorarsi.
“ Non sei debole, e non sei stupida…” continuava a dirsi, arrabbiatissima con se stessa per le sue scelte. Quella mattina, però non aveva più voglia di essere debole, così salì sulla sua nuova moto e provò per ore. Da sola, senza tecnici, era praticamente inutile perché c’erano mille misurazioni da fare, mille settaggi e il pilota da solo non avrebbe mai potuto fare qualcosa. Quella notte, però Leida aveva bisogno di correre, aveva bisogno di sfogare quel dolore che la stava mangiando dentro, e solo spingendo la sua moto al limite poteva farlo. E sugli spalti, qualcuno aveva bisogno di guardarla correre.
Brian la cercava da ore. Era andato a bussare alla sua porta, l’aveva chiamata, ma non ricevendo risposta si era spaventato. Aveva chiesto in reception, ma nessuno sapeva di lei, così era andato ai box ed era rimasto molto sorpreso. Pensava che ormai avesse gettato la spugna, e aveva ufficialmente presentato le dimissioni, ma Marnik non le aveva accettate. Gli aveva detto divertito che Brian sarebbe rimasto legato al team, perché la sconfitta di quella pazza non era la sua.
Aveva il cuore totalmente straziato per quella situazione, soprattutto perché Leida sembrava dare a lui tutte le colpe, ma voleva disperatamente aiutarla. Vederla correre quella mattina, con tutta la forza e la grinta che sembrava aver perso gli scaldò il cuore. Si disse che quella era la Furia, la ragazza di cui tutti i piloti avevano paura. E se avesse tirato fuori quello spirito affamato e ruggente anche durante le corse, forse le cose sarebbero state diverse.
Canticchiò togliendosi il casco, rilassata come forse non era da troppo tempo. Aveva perso, la sua carriera era finita ormai, e dopo aver pianto lacrime amare si era sentita stranamente sollevata. Per la prima volta nell’ultimo anno, da sola, di notte era riuscita a trovare un senso a quello che stava facendo. La fama, i giornalisti, i rivali, Marnik, Brian e quel cavolo di Hiro, e soprattutto le maledette aspettative di tutti, le avevano fatto perdere il senso vero di quello che lei stava facendo. Leida non correva per soldi, né per ricevere l’approvazione altrui, ma per la sensazione che le dava spingere la moto a una velocità spaventosa e sentire di saperla controllare, di avere sempre lei il comando. Non era brava a gestire la sua vita, e spessissimo le capitavano cose che subiva e basta, ma in pista, con il casco e la musica Leida non era più quel disastro che sentiva di essere. Era lei la padrona della moto, combatteva fisicamente per piegarla al suo volere e tenerla in equilibrio contro le forze esterne. Il senso di potere che le derivava dall’essere sempre al limite, sempre vicinissima a perdere il controllo, ma riuscire comunque a essere lei a gestire le cose le faceva battere il cuore all’impazzata. In moto riusciva a ritrovare l’equilibrio che le mancava nella vita reale, e forse per questo, si disse, l’aveva sempre adorata.
“Ci siamo divertiti…” le disse una voce alle sue spalle, facendola letteralmente sussultare.
“Fanculo Brian!” ruggì spaventata, ma lo sguardo di lui era particolarmente acceso e questo la sorprese.
“Cosa?” gli chiese, perché la fissava con un fastidioso sorrisetto e lui ribattè “ci siamo divertite, finalmente…” facendola sorridere e annuire.
“Se è finita, tanto vale godersela, no?”
Concluse, stranamente serena. Ora che aveva perso tutto, per la prima volta in quei mesi si sentiva serena. Non aveva più aspettative da deludere, pressioni da sopportare o sostenitori da ferire. Per la prima volta era una delusione, un fallimento, una che è meglio in biancheria intima che in sella. E questo le faceva male, ma allo stesso tempo era incredibilmente rassicurante.
“Non è finita, moltissimi ti vogliono ancora e sai che nella moto3 resti quella con il record di vittorie!” le spiegò, provando a prenderle la mano un po’ perplesso, perché non l’aveva mai vista così. Leida però scansò la sua mano.
“Io non tornerò in moto3, neanche se dovessero pregarmi. Non si torna indietro nella vita!” concluse seria, asciugandosi il sudore, mentre Brian sospirava scuotendo la testa.
“E che cosa vuoi fare allora? Hai vent’anni, possibile che tu non abbia nessuna ambizione?” chiese preoccupato.
 “Non hai capito? Ora sono libera e posso finalmente essere serena. Lo sai cosa si prova a dover sempre mantenere la propria fama, no?Dover sempre essere all’altezza delle aspettative degli altri. Lo hai provato anche tu…”
Brian sospirò per un attimo, ma capì dove voleva andare a parare e annuì. La fine della sua carriera era stata dolorosa, ma allo stesso tempo aveva provato sollievo perché, esattamente come Leida stava avendo problemi nelle ultime gare e aveva rivali più giovani che gli stavano dando filo da torcere.
“E allora basta. E’ finita. Andrò in anno sabatico e tornerò più cattiva di prima, se trovo un ingaggio. Ma non in moto3. Sono una pilota del GP adesso e non mi convincerete che il mio posto è altrove. Non riuscirete a farmi credere che valgo meno di così…” concluse seria.
“Io non penso che tu non valga abbastanza. Sei la mia donna, dannazione. Stai proiettando su di me le tue paranoie…” le sussurrò  dispiaciuto, ma Leida gli disse una cosa inaspettata. Fissandolo con fare di sfida rispose “…dimostramelo.” Ammutolendolo totalmente.
“Alla cena di sabato c’erano Asling e Merken, i tuoi pupilli. Mi hanno raccontato storie deliranti, di allenamenti a tutte le ore, e sessioni di training estenuante. Quando mi hanno chiesto come mai non fossi esausta dopo i nostri allenamenti, gli è caduta la mascella sentendo che mi portavi il caffè e i dolcetti…” ruggì risentita da morire. Da qualche giorno ormai sapeva quella cosa, e questo l’aveva lasciata molto perplessa. Quelle parole avevano risvegliato le sue paranoie, e una parte di lei le aveva suggerito che Brian non ci avesse messo impegno con lei, perché non credeva che potesse farcela.
“Quindi non venirmi a dire che sono paranoie, perché non lo sono affatto. Io non ci ho creduto, ok ma sei stato tu il secondo a non crederci, e non puoi negarlo…”concluse, riponendo la tuta, ma lui scuotendo la testa le rispose solo “non è assolutamente così!”
Leida sospirò soltanto, ma dopo qualche istante si girò a fissarlo e per un momento rimasero occhi negli occhi. Era molto risentita e lui totalmente strangolato dal senso di colpa. Oggettivamente Brian non aveva trattato Leida come un pilota qualsiasi, perché l’aveva vista come una persona fragile, da proteggere, non come un campione. Quando poi avevano cominciato ad amarsi, aveva abbassato un po’ troppo la guardia, e forse aveva distratto troppo anche lei.
“Lo sai che non vali quanto Asling e Merken per me. Sai perché ti portavo il caffè, sai perché non sono stato crudele con te, ed è lo stesso motivo per cui sono venuto a cercarti in piena notte dopo una tua sfuriata…” le disse piano, cercando di non farle capire quanto ferito fosse.
“Allora se pensi che questo sia il mio posto, dimostralo. Smettila di trattarmi diversamente solo perché scopiamo, sfiniscimi, urlami contro, ma smettila di trattarmi come se fossi di cristallo. Perché così mi sembra davvero che tu non ci abbia mai provato veramente…” ruggì solenne, con una rabbia negli occhi che lui trovò inappropriata.
“Se è quello che vuoi, ok…” ribattè, contraendo la mascella, perché ora iniziava ad essere furioso.
“Allora basta questioni personali?” chiese, con il cuore a pezzi e Leida avvampò, ma annuì e basta, spezzandogli totalmente il cuore. Brian non capiva perché lei desse a lui tutte le colpe della situazione, ma stava anche male da morire. Aveva investito tantissimo in quella storia con lei, ed era certo di volerla sposare e creare una famiglia, ma ora lei stava mostrandogli un lato veramente crudele.
“Ok…” provò a dire, ingoiando totalmente tutto il dolore che stava cercando in ogni modo di soffocarlo.
 “Nelle prove il primo ha girato a 1:18, ma tu eri a 1:47. Stasera, non si sa come, eri a 1.29…”concluse, senza guardarla lasciandola molto perplessa.
“Adesso vattene a fanculo a letto, dato che sei stanca” le ruggì Brian, il cui orgoglio era a pezzi e Leida annuì soltanto.
“Brian…” sussurrò appena, perché stava soffrendo molto per quello che si erano detti, e lui la fissò soltanto. Leida sembrava sull’orlo di una profonda crisi, e lui scosse solo la testa e ripetè “vai a dormire”.
“E come faccio?” sussurrò con un groppo in gola, prendendogli il braccio e Brian perse la pazienza e le rispose “che cosa diavolo vuoi da me, si può sapere?” sconcertandola ancora di più.
 “Il fatto è che mi hai aggredito, mi hai respito, solo perché eri arrabbiata con il mondo e con te stessa. Mi hai accusato di aver tramato alle tue spalle, e da zero letteralmente sono diventato un estraneo, quando dodici ore fa mi chiamavi amore e dormivi accanto a me.” concluse amareggiato e Leida si sentì una fitta stranissima in petto, e si aggrappò ancora di più al suo braccio.
“E al di là delle questioni personali, al di là di quanto mi ferisca sapere che tu pensi che io non abbia stima di te, anche lavorativamente parlando sei stata una stronza. Penso di essere quello in questo team che non ha mai smesso di crederci, che non dormiva la notte per trovare le soluzioni. Non sono stato l’unico, però. Ho costruito un team di persone che hanno sempre lavorato, solo per te. Li ho svegliati anche nel cuore della notte solo per parlare del tuo motore, per ridurre quel peso che per te sembrava insostenibile. Non ho dormito per cercare di capire come aiutarti e tu ora mi dici che non ho creduto in te, beh col cazzo Leida. Questa è una calunnia crudele e non la accetto.” Concluse, molto ferito, ma con voce stranamente controllata e lei sospirò molto forte.
“La verità è che l’unica che davvero non ha mai creduto di potercela fare, sei tu, ma ora hai bisogno di trovare un capro espiatorio e quindi ce l’hai con me. Pensavo fossi meglio di così…” concluse severissimo, e le lanciò uno sguardo gelido.
“ Brian…” provò a dire disperata, perché quel gelo di lui non se lo aspettava e stava morendo di dolore, ma in quel momento lui ritrasse il braccio e lei si sentì di nuovo ferita, ma non potè continuare, perché lui sentenziò “le nostre comunicazioni finiscono qui, per ora. Adesso sono io a volere che siamo due estranei. Se cambi atteggiamento, scrivimi pure”.
Brian uscì con il cuore totalmente a pezzi da quell’incontro notturno, e corse a leccarsi le ferite chiuso nella sua stanza. Leida, invece crollò letteralmente in mille pezzi ai box.
Capitolo:
Si ignoranono per qualche giorno, entrambi troppo feriti per poter parlare, ma i loro sguardi tristi furono evidenti a chiunque del team. I suoi tempi, però, erano ufficialmente migliorati, e ora era finalmente entrata nella top ten. Marnik le aveva fatto una scenata il primo giorno delle prove libere, perché sosteneva che avesse fatto finta di non saper correre solo per liberarsi dal contratto con lui. La minacciò di conseguenze legali, ma Leida si strinse nelle spalle e rispose che poteva fare quello che voleva, tanto ormai l’aveva licenziata.
In quei giorni Leida vide un’altra persona importante della sua vita, che la rese molto felice. Sebbene fosse un incontro segreto, e anche informale, lei decise di doverlo dire al gelido Brian, che non la degnò neanche di una reazione, facendola sentire ancora più stupida. Lei ci stava male da morire per quella rottura, ed era pentita di aver detto quelle cose, anche se era certa di non avere tutti i torti, ma il comportamento distante di brian la feriva da morire.
“Smetterai mai di essere in ritardo?” le chiese sorridente Rod Seversin che aveva un sacco di gente al tavolo quella mattina. Tutto il vecchio team di Leida aveva insistito per andare a quel pranzo, ma lui aveva selezionato solo quelli che potevano servirgli.
“Tre minuti non è ritardo Rod, dai!” rispose allegra. Leida non era andata in cerca di lavoro, ma solo per rivedere vecchi amici. Non aveva neanche portato Martin, anche se lui l’aveva letteralmente supplicata di poterli quanto meno raggiungere a fine pranzo per discutere di un possibile futuro lavorativo con loro.
Parlarono del più e del meno come ai vecchi tempi, risero insieme ricordando i suoi esordi, e sebbene nessuno avesse nominato mai Hiro chiaramente, Leida avvertì la sua mancanza. I ricordi delle sue malefatte da ragazzina, infatti, erano sempre conditi dal profumo di quei momenti con lui.
“Insomma ragazza mia, tu lo sai cosa sono venuto a dirti, sì?” le disse Seversin con il sorriso, ma lei scosse solo la testa.
“La Westler è casa tua. Puoi tornare ogni volta che ne hai bisogno, e noi faremmo di tutto per farti tornare alla vittoria…” aggiunse con dolcezza, e il capo dei meccanici annuì soltanto.
Ecco, era arrivato il momento profetizzato da Brian. Evidentemente tutti pensavano che non potesse migliorare, così l’avevano relegata di nuovo alla moto3.
Sorrise dolcemente e con calma spiegò che non aveva intenzione di umiliarsi tanto, tornando ad una categoria inferiore. Alcuni sorrisero per quel discorso e per il temperamento da lei dimostrato, ma Rod scosse solo la testa con dispiacere.
“Non sono sicuro di avere un posto per te, nel GP. Vorrei, con tutto il cuore, ma i contratti dei miei due piloti scadono il prossimo anno…” le spiegò contrito e lei mettendogli una mano sulla spalla fece un occhiolino  e rispose “…e onestamente non pensi che sarebbe un investimento puntare su di me. Hai ragione, ora non lo è”
Rod scosse la testa, perché non era andato per mortificarla e le rispose che faceva tempi migliori del suo secondo pilota, ma lei sorridendo aggiunse “…tra un anno, però, ti prometto che farò tempi migliori di entrambi, così potrai mandare via chi vuoi senza rischiare di essere licenziato dai proprietari”.
“Allora facciamo così: se non hai un’offerta migliore, ti tengo io come terzo pilota per la prossima stagione. Ti darò tutto quello che ti serve, avrai il vecchio team e vedrai che riuscirai a brillare…” le disse serio Rod, e lei annuì soddisfatta.
Uscì da quell’incontro allegra, malgrado il cuore le facesse malissimo. Aveva solo voglia di parlare con lui, di dirgli del contratto, e di quanto le mancasse in ogni istante della sua giornata. Così, incerta, provò a bussare alla sua porta, con l’orgoglio in mille pezzi sperando e pregando di non trovarlo con una donna. Era ferita per la loro lite, ed era ancora arrabbiata perché lui le aveva nascosto di Thompson, ma aveva bisogno di lui, e voleva assolutamente provare a fare pace così fece quella follia.
Brian morì trovandosela alla porta, e senza parlare le fece cenno di entrare. Accettare che Leida fosse davvero la persona che gli aveva mostrato ai box qualche giorno prima, quella che pensa che lui sia il peggior bastardo della storia, era davvero troppo per il povero cuore di Brian. Non riusciva a smettere di pensare alle loro coccole, alle cose belle che lei gli aveva detto, e non si capacitava di come potesse la stessa persona avere opinioni e atteggiamenti così contrastanti.
“Come stai?” chiese seria e lui stringendosi nelle spalle sussurrò che non ne aveva idea neanche lui.
“Io male…” sussurrò piano e lui alzò un sopracciglio seccatissimo, perché pensò che fosse una sciocchezza. Si era messo sulla difensiva in modo tremendo, e neanche si rese conto che Leida era lì per fare pace.
“Mi dispiace Le’ di non essere stato onesto con te da principio sulla questione di Thompson, ma non è stata mancanza di fiducia nelle tue capacità o altro. Pensavo davvero che saremmo riusciti a convincere quel coglione a tenerti, a farlo ricredere, e sapevo quanto per te contasse questo contratto, quindi non volevo farti disperare prima che fosse detta l’ultima parola. Tutto qui…” le spiegò, senza guardarla, perché faceva troppo male quel discorso.
“Capisco…” sussurrò lei piano, perché lo aveva perdonato e voleva tornare insieme, ma lui ad un certo punto concluse dicendo “…e capisco che fossi molto ferita e dispiaciuta. Però ho letto nelle tue parole qualcosa che davvero mi ha fatto male. Credo di aver capito che avessi quei dubbi da un po’, ma non avessi voluto parlarmene. Questo mi ha terribilmente ferito perché penso di essermi aperto con te come con nessuno al mondo, e sapere che mi consideri un bugiardo o semplicemente uno che non ha fiducia in te, è molto brutto…”
Leida non disse proprio nulla, rimase a guardarlo con enormi occhioni pieni di lacrime, incapace di dire qualunque cosa, perché il groppo in gola la soffocava quasi. Non pensava quelle cose di lui, ma ne aveva terribilmente paura. Aveva paura che Brian non avesse investito abbastanza su di lei, perché la considerava una causa persa.
“Solo che sono a quel punto della mia vita in cui non posso investire tempo e sforzi in relazioni senza stima e fiducia reciproca, che andranno palesemente a puttane, e questa è una di queste. E’ un peccato, eh, perché abbiamo condiviso dei momenti davvero splendidi e di una dolcezza stupenda. Però non è destinato a durare e forse è meglio che finisca così, ora prima che investiamo ancora di più in questa storia…” concluse, ripetendo le frasi che lo avevano ossessionato per giorni, ma l’impatto di quelle parole su di lei, lo confuse. Leida sgranò gli occhi, sconvolta, come se non si aspettasse una cosa del genere da lui, e Brian che era convinto che fosse andata a chiudere, non capì quella reazione.
Fece per andarsene, allora, perché davvero sentiva di stare per cadere in mille pezzi. Pensò che qualunque cosa fosse inutile, quando Brian le prese la mano e sussurrò piano “guardami…” con il cuore in mille pezzi. Non ebbe la forza di dire nulla, ma quando alzò lo sguardo notò che anche gli occhi di Brian erano pieni di lacrime. Non aveva mai avuto il cuore così spezzato, così le accarezzò la testa dispiaciuto, ma lei fece per andare via. Ora si sentiva ancora più stupida per aver provato a riappacificarsi con lui, che invece voleva solo chiudere.
“Tu le pensavi davvero quelle cose, no?” chiese, sperando di sentirsi dire di no, ma Leida non rispose. Non riusciva a parlare senza scoppiare in lacrime, e così scosse solo la testa.
“E’ quello il punto, tu le pensavi sul serio. Questo non ci permette di stare insieme. Resti una persona di cui ho stima e in cui credo profondamente, e a cui voglio bene come a poche persone sulla faccia della terra…” le disse trattenendo le lacrime e cercando di non sembrare totalmente in milioni di pezzi  e lei annuì e bisbigliò “vale lo stesso per me…”
“Spero che tu sia felice Lè, tanto…” concluse, prima di salutarla e lei scosse solo la testa tristissima, e scappò via.
Solo dopo, nella privacy della sua stanza Brian si concesse di starci male quanto realmente avrebbe voluto, mentre Leida piangeva caldissime lacrime. Si ricordò però di non averle detto una cosa, così le scrisse “…e non lasciar morire la mia piccola bambina, per favore” facendola disperare ancora di più.
Nota:
Eccoci qua cari lettori. Cosa ne pensate dell'aggressione di Leida verso Brian? E della sua decisione di chiudere? Sarà una cosa definitiva? Fatevi sentire, vi aspetto. Siamo a pochissime pagine dal finale e volendo posso postarvelo anche domani, se mi dite che siete curiosi!

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Capitolo 29
*** Capitolo 39 ***


Capitolo
Finì così, per una cosa che tutti considerarono stupida. Gli amici di Brian provarono a fargli capire che aveva sbagliato, e lui stesso non era convintissimo di quello che le aveva detto, ma era stata dura sentirsi accusare in quel modo. Era confuso, però, e vedere che lei ci stava male lo ammazzava letteralmente. Brian sentiva la sua mancanza in ogni modo, e aveva alzato tantissimo il gomito in quei giorni, per cercare di stare meglio. Gli aveva lasciato un vuoto dentro spaventoso, e nulla di quello che faceva sembrava avere senso, senza quella piccola mano scura, quelle labbra dolcissime e quegli occhi verdi così limpidi. La cercava sempre a letto, nel dormiveglia, e poi non riusciva più ad addormentarsi realizzando che mancava.
Neanche Leida se la passava bene. Continuava a sembrare sempre distrutta, e a un passo dalle lacrime. Faceva tutto il possibile per ignorarlo, ma a volte si era accorto di avere i suoi occhi addosso. Era talmente ferita, però, che un giorno Lucille disse che sembrava fosse impossibile riuscire a farla sorridere di nuovo, ferendo Brian da morire. Sapeva che Leida stava male, e questo per qualche motivo che non sapeva bene neanche lui, era molto doloroso. Il casco le fu molto d’aiuto, perché in alcuni momenti Leida stava davvero per piangere, ma a volto coperto nessuno se ne accorse.
Al quinto giorno dopo la loro rottura, però, successe una cosa inaspettata. Aveva pianto disperatamente, come non aveva mai fatto neanche per Hiro, ma quel dolore l’aveva distratta da altro.
“Tre giorni di ritardo, in questa situazione di merda non significano nulla. Sei reduce da un tornado esistenziale, hai perso il tuo lavoro e l’uomo che ami, porca miseria!” provò a dirle rassicurante Maria, e Leida annuì, ma un brivido la scosse sentendolo definire “l’uomo che ama”. Perché sì, era vero, ma ora non aveva avuto neanche la possibilità di dirglielo. E anche se glielo avesse detto, probabilmente non sarebbe cambiato nulla, perché erano “senza futuro”.
 “Insomma…”suggerì Selena con il sopracciglio inarcato.
Le amiche la fulminarono letteralmente con lo sguardo, ma lei aggiunse seria “E’ una cazzata e lo sapete anche voi. Ok, sta vivendo un periodo da incubo e questo potrebbe oggettivamente incasinarle il ciclo. Non mangia, e piange soltanto per tutto il giorno praticamente, e anche questo potrebbe incasinare le cose, ma…hanno anche fatto sesso come conigli. Non si può negare che esista la possibilità che lei aspetti un suo bambino, ed è giusto che lui lo sappia!”
Le parole di Selena la colpirono come un cazzotto allo stomaco, e si sentì mancare l’aria. Avevano parlato pochissimo in quei giorni, e solo di cose strettamente necessarie e non personali. Avvicinarsi nuovamente a lui faceva paura, soprattutto pensando allo sguardo con cui le aveva detto “fine delle comunicazioni”. Leida sospirò e disse che lo avrebbe fatto, così si recò ai box con l’anima totalmente sottosopra.
Brian continuava a fissarla da lontano, e le sorrideva anche di tanto in tanto, ma era solo per pietà. Secondo Leida, ovviamente. Secondo Brian, invece, stava cercando di farle capire che era disperato e non era certo di tutto quello che le aveva detto. Ovviamente, però, lei non aveva capito nulla.
Era nervosissima all’idea di parlargli, ma lui sembrava sempre molto indaffarato. Era nervoso, però, e a volte le era sembrato anche triste, ma non voleva sperare che fosse per lei.
“Brian…” sussurrò piano, trovandolo di spalle e lui chiuse gli occhi, perché sentire la sua voce gli provocava sempre un brivido.
“Amore!” pensò e per qualche istante non potè dire nulla. Poi si girò e con un sorriso le chiese se avesse bisogno di qualcosa. Era in mille pezzi, e questo svegliò tutta la sua tenerezza, facendogli capire quanto avesse bisogno di stringerla. Sì serviva un abbraccio, di quelli lunghi che si erano dati spesso. Quelli in cui lei restava sdraiata sul suo petto, e i loro cuori si sintonizzavano insieme.
“Dovrei parlare con te, quando hai un minuto. In un posto tranquillo, dove non ci sente nessuno, per favore…” bisbigliò piano, quasi senza coraggio e lui si addolcì e le disse con modi gentili “andiamo a cena?”
“Vuoi davvero?” chiese speranzosa, fissandolo con occhi da bambina dolcissimi  e lui con un sorriso annuì e basta, cercando di ignorare il suo cuore, che voleva soltanto accarezzarle il viso e baciarla. Leida per un attimo si sentì letteralmente morire, perché pensò che lui volesse provare a rivedere il loro rapporto e gli fece un sorriso stupendo.
“Va bene, quando vuoi…” rispose felice, e lui parve immensamente più rilassato.
“…però ora dobbiamo parlare di un’altra cosa, ed è urgente…” aggiunse tesa, e lui le fece cenno di raggiungerlo nel suo ufficio.
Leida entrò in quell’ufficio con il cuore in tempesta, e le mani che le tremavano. Non era facile dirgli quella frase, ma fissandolo negli confessò la verità facendolo trasalire quasi. Brian pensava volesse parlare di loro, chiedergli scusa per quelle accuse, e il suo cuore si era letteralmente sciolto, ma sentirle dire quelle parole lo aveva spinto a irrigidirsi ancora.
“Di questo dobbiamo parlare quindi…” le disse serio e severo, confondendola, perché non c’era più nei suoi modi neanche una piccola traccia di quella tenerezza che aveva mostrato poco prima.
“…beh onestamente ti ho amata tanto, e molto intensamente. Quindi sì, è il caso di fare il test, per capire se aspetti un bambino…” concluse, e lei tremò letteralmente sentendogli dire quelle parole. Si chiedeva come potesse dire di averla amata, se ora la trattava con tanta freddezza.
“Beh vale anche per me, comunque…” gli sussurrò mesta, senza neanche guardarlo e Brian ebbe i brividi.
“Chiederò a Lucille di comprare un test, grazie…” concluse sospirando, perché si sentiva troppo a disagio, ma lui aveva parlato d’amore, e lei riteneva giusto fargli capire che anche lei lo aveva amato e lo amava ancora.  Brian aveva capito esattamente cosa lei avesse provato a dire, così letteralmente scovolto, si fece sfuggire di nuovo un po’ della sua tenerezza, accarezzandole entrambe le braccia.
 “Facciamolo insieme, se vuoi…” provò a dirle agitato, e lei annuì con un bellissimo sorriso, ma uscì per avvisare Lucille. Per trenta minuti Brian non riuscì a pensare a nulla che non fosse lei, ricordando momenti belli di quei pochi mesi insieme. Sarebbe stato fantastico avere un bambino con lei, si disse sorridendo, e per un attimo dimenticò tutto l’astio per lei.
Così si ritrovarono di nuovo insieme, nella stanza di Leida. Aveva letteralmente la pelle d’oca, e sorrise sentendo di nuovo l’odore dell’olio che usava per il corpo, che pervadeva ogni suo abito, lenzuolo o asciugamano. Un odore che aveva avuto addosso anche lui per parecchio tempo, e che ora gli mancava, insieme a quello del suo shampoo alle viole.
“Io vado e poi…aspettiamo insieme…” gli disse nervosa, e lui annuì cercando di sorridere. Si sedette ad un tavolo, che era accanto alla finestra e rimase a pensare a lei. Sembrava così dolce e vulnerabile, così ferita, e si chiese se pensasse ancora a lui, quanto lui pensava a lei. Brian l’aveva anche sognata in quei giorni, e aveva pianto amaramente scoprendo che non era reale quell’immagine di lei così dolce e tenera accanto a lui.
Leida tornò in soggiorno e si sedette di fronte a lui, con il bastoncino nella mano sinistra. Era bello averlo vicino ancora, e malgrado tutto desiderava soltanto che lui rimanesse lì.
“Come stai Lè?” chiese sconvolto e lei scosse solo la testa. Voleva dirgli tante cose, ma non aveva il fiato per affrontare quella situazione così dolorosa.
Si strinse soltanto nelle spalle, lanciandogli uno sguardo tristissimo, e lui scosse solo la testa.
 “Direi che è evidente che ce l’hai con me. Mi guardi sempre con quegli occhioni così tristi…” commentò dispiaciuto e Leida pensò “chissà perchè?” ma non lo disse.
“Non sono arrabbiata, sono ferita…”
Le venne fuori, e Brian tremò, perché davvero non capiva perché lei stesse così.
“Non sono una che chiude le cose a comando, e non condivido con tutti quello che ho condiviso con te. Perciò perdonami se sto male per quello che è successo…” concluse, senza fissarlo e Brian le sorrise, perché stava soltanto morendo.
“Anche io sto male…” aggiunse serio, e Leida si morse il labbro e disse piano “che senso ha stare male, se hai scelto tu di chiudere?”
“Non farla sembrare una mia scelta presa da zero, perché non è così…” commentò molto seccato e lei scosse solo la testa, ma senza guardarlo.
“ davvero sto male per te, e penso si veda. Perché credo di aver conosciuto una persona davvero unica e speciale. Perché sono stato me stesso con qualcuno per la prima volta dopo tanto tempo, perché ci siamo dati affetto e conforto, come non ne ho mai ricevuto né dato in vita mia” concluse serio, facendola sospirare.
“Hai paura?” le chiese pianissimo, indicando il bastoncino che stringeva forte tra le mani, ma lei scosse solo la testa e sorrise.
“Ormai è crollato tutto. La mia carriera probabilmente è finita, quindi che senso ha avere paura?” spiegò scuotendo la testa e lui sospirò. Si sentiva sempre un po’ in colpa per la carriera di lei naufragata così repentinamente.
“E non ti spaventa aspettare un figlio da un uomo che pensi non abbia stima di te?” aggiunse amareggiato, perché non riuscì proprio a tenere per sé quella stupida frase e lei scosse solo la testa e sussurrò appena “…spero non sia così!”
“Non è così, infatti. E’ una cosa di cui mi hai accusato tu, ma che non è mai stata vera…” le disse piano, e Leida pensò “ecco, ci siamo”. Era molto arrabbiata con se stessa per non essere riuscita a dire nulla in risposta alle frasi di lui la sera in cui l’aveva lasciata, ma ora sapeva cosa dire, così sospirò e rispose “…magari non era un’accusa. Magari era solo un dubbio angosciante e spaventoso, che volevo mi togliessi. Non ci hai mai pensato?”
“Non sembrava onestamente. Sembravi piuttosto sicura…” ribattè seccato, e lei annuì soltanto.
“Conosco i miei errori e so di aver sbagliato dando voce alle mie insicurezze in quel modo, ma ho un caratteraccio e sono fatta così. Mi sono sentita ingannata e me la sono presa con te solo perché il legame che avevamo era più importante di qualunque altro. Mi sono sentita ferita e ti ho attaccato, ma quando hai chiarito la tua posizione, per me poteva finire lì.  Speravo tu mi togliessi i dubbi la notte che sono venuta a cercarti…” spiegò, guardando fuori e Brian seccatissimo rispose “come potevo fare, eh? Se neanche mi rispondevi quando ti parlavo?”
“Non ce la facevo, semplicemente…” sussurrò piano. Erano entrambi addolorati, ma anche molto vicini e Brian le chiese di spiegarsi meglio, accarezzandole involontariamente le dita della mano.
“Spero non ti succeda mai di essere talmente deluso, ferito e addolorato da non riuscire a parlare, perché sai che anche solo emettendo un semplice ‘sì’ o ‘no’ potresti non avere la forza di trattenere le lacrime e crollare totalmente…” spiegò dolce e lui provò un fortissimo brivido lungo la schiena.
Leida versò un paio di lacrime in quel momento e aggiunse “…e ancora adesso sembra sia così…” facendolo morire dentro.
Ormai era passato il tempo, il risultato del test era abbastanza chiaro sul tavolo, ma nessuno dei due ci stava facendo caso. Brian allungò la mano per prendere la sua, e per un attimo rimasero a fissarsi negli occhi, e Leida lasciò scorrere due lacrime che non riusciva a trattenere.
“Non piangere…” le sussurrò pianissimo, asciugandole il viso con il pollice, ma lei scosse solo la testa e fece per dire qualcosa, ma ancora una volta non ci riuscì, perché le sue emozioni la stavano soffocando.
“Ne riparliamo a cena domani sera, che dici? Avrei detto stasera, ma abbiamo quell’evento” le disse, estremamente colpito da quel suo modo di fare, e Leida gli disse solo “una cena da amici? No, grazie…”
“Amici quando Lè, eh? Quando siamo stati solo amici io e te, si può sapere?” le chiese dolce e lei scosse la testa e sussurrò “Che senso ha, allora, se per te non abbiamo nessun futuro?”
“Quindi solo tu puoi dare voce alle tue insicurezze e dire delle stronzate?” tirò fuori serissimo, e Leida lo fissò con uno sguardo spaventato che gli fece male.
“Mi ha ferito da morire il tuo atteggiamento, e mi sono messo sulla difensiva. Con Hiro eri tutte suppliche e disperazione, sopportavi qualsiasi cosa senza battere ciglio. Con me alla prima discussione sei stata una iena, hai messo in dubbio i miei sentimenti, la mia stima per te e tutta la nostra storia. Così ho pensato di non valere abbastanza e mi sono protetto, tutto qua…” spiegò molto onesto, mostrandole ancora il suo lato vulnerabile e Leida scosse solo la testa.
“Perché pensi che non sia stata male per te? Pensi che non abbia pianto e non mi sia disperata? Ti ricordo che sono io quella che è venuta a parlare con te, malgrado fossi ancora arrabbiata perché mi avevi tenuto nascosto di Thompson e avessi mille dubbi. Ed ero venuta a dirti che ci tengo a te, che volevo recuperare, ma tu mi hai lasciata su due piedi, e senza appello!” concluse, e un’altra lacrima le sfuggì sulle guance, intenerendo Brian da morire.
“Io ci credevo, veramente tanto. Pensavo che la nostra fosse solo una lite, di quelle che capitano tra gli innamorati. E invece tu hai letteralmente distrutto tutto alla prima difficoltà…” concluse ferita, giocherellando con il test che aveva tra le mani, e Brian fissandola con occhi lucidi ribattè “non hai idea di quanto ci credessi io…”
Leida voleva chiedergli di più, e forse erano sul punto di spiegarsi davvero, quando entrarono le sue assistenti e cominciarono a parlarle di vestiti e altro, senza notare Brian. Lucille si gelò vedendoli mano nella mano, ma lui capì di essere di troppo e con un bacio sulla fronte si allonanò.
“Brian…E’ negativo…” sussurrò e lui scuotendo la testa disse serio “Che peccato!” facendola tremare.

Nota:
Ciao a tutti. So che vi avevo promesso un finale, ma dato che pochissimi hanno letto il capitolo di ieri, ho deciso di pubblicare singolarmente i vari capitoli. Allora che ne pensate di questa situazione? Avete temuto che Leida fosse incinta? O magari vi avrebbe fatto piacere? Che ne pensate di Brian? Si sta comportando da stronzo o lo capite? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 30
*** Capitolo 40 ***


Capitolo
Non voleva andare a quella festa, voleva parlare con lei. Eppure allo stesso tempo, doveva provare a trovarle un nuovo ingaggio per l’anno successivo, e quella sera ci sarebbero stati letteralmente tutti. Sapeva di poter essere determinante per la carriera di Leida, perché nessuno era a conoscenza delle loro vicende personali, e non essendo il suo manager, la sua opinione apparentemente neutrale valeva molto. Poche persone si erano spese per lei in quei giorni, ma lui non aveva mai abbandonato il suo fianco, anche quando era certo che lei pensasse le cose peggiori di lui.
Ripensò ai suoi occhi e alle sue lacrime di quel pomeriggio facendo la doccia, e ancora una volta si sentì morire. Si chiese quanto profondamente lo possedesse, per farlo crollare in quel modo con una lacrima, e sbuffò forte pensando a lei che sussurra “io ci credevo veramente tanto” con le lacrime agli occhi. Brian aveva investito tutto quello che aveva in quella relazione, ed era prontissimo a fare dei passi molto importanti con lei, e questo probabilmente lo aveva spinto ad allontanarla al primo dubbio. Ripensandoci razionalmente, però, si stava rendendo conto che Leida aveva ragione. Il suo comportamento non era stato troppo più maturo di quello di lei, che lo aveva accusato senza dargli possibilità di appello.
Si sentì soffocare ripensando a come erano andate le cose quella sera, quando lei non aveva fatto altro che fissarlo addolorata, incapace di parlare. Ora gli sembrava evidente che lei stesse male, perché effettivamente tremava come una foglia, ma lui non aveva voluto badare a quel dettaglio, e aveva continuato a ferirla.
“Che stronzo” si disse, sentendosi letteralmente male. L’aveva allontanata in quel modo brutale, ignorando che entrambi stessero soffrendo immensamente. Aveva preso le distanze da lei, ma a cosa era servito? Certo non a stare meglio. Sentiva la sua mancanza in ogni istante, e mille volte era stato tentato di girarsi e parlarle, o prenderle la mano, e l’amarezza lo aveva soffocato realizzando che malgrado fossero così vicini, sembrava esserci una distanza insuperabile tra loro. Sapere che lei stava così male per lui gli fece capire che doveva assolutamente darle un’altra chance. Così uscito dalla doccia le scrisse “Ci siamo detti tante cose oggi, ma non le più importanti. Possiamo continuare il discorso stasera? Anche dopo il galà, quando vuoi. Mi manchi molto e non ho voglia di aspettare ancora per sapere se per te è lo stesso.” facendola tremare.
Leida si era sciolta quando lui era uscito, lasciando molto perplesse le sue assistenti, che non l’avevano mai vista singhiozzare in quel modo, e mollarono il vestito per abbracciarla. Le dissero alcune frasi di circostanza per risollevarle il morale, e lei sorrise, ma decise di passare qualche minuto da sola perché aveva bisogno di aria. E in quel momento le aveva scritto lui, facendola sorridere. Digitò rapidamente un “anche tu mi manchi, da morire” e rientrò con il sorriso, trovando tutto il suo team ad attenderla.
Si preparò con il cuore in gola, perché era convinta che quella sarebbe stata la serata in cui avrebbero finalmente provato a riavvicinarsi, ma non sapeva che il destino aveva molte cose in serbo per quella festa. Decise di fargli capire che lo rivoleva nella sua vita, così scelse un look stranissimo: il suo vestito bianco, quello che aveva comprato per lui, parzialmente coperto da una giacca di pelle nera che Brian aveva dimenticato nella sua stanza. Era un modo per dirgli “mi manchi” anche senza parlare, e il suo messaggio passò forte e chiaro. Il povero Brian ebbe un infarto rivedendola, e quando gli sorrise non potè fare a meno di ricambiare il sorriso per poi sospirare come un’adolescente innamorata.
“Quella giacca te l’ho tolta l’ultima volta che ci siamo visti, no?” gli disse una voce alle sue spalle che Brian riconobbe subito e lui annuì e basta, senza però voltarsi a salutare Celia Chang. Sapeva che Leida se la sarebbe presa se avesse smesso di fissarla per dare attenzioni all’altra, così non distolse lo sguardo finchè lei non fu presa a fare altro.
“L’ha messa per ribadire il concetto che ti possiede, o perché avete litigato e vuole dimostrarti che pensa ancora a te?” chiese divertita e Brian sospirando rispose “credo la seconda…” facendo immensamente compiacere la sua amica, convinta di essere bravissima in queste cose.
“E’ veramente nella merda, poverina!” sentenziò, avendo finalmente le sue attenzioni e Brian sbuffò e spiegò che stava provando a fare qualcosa.
“Causa a Marnik? Ci sarebbero gli estremi, volendo…” suggerì saggiamente, ma lui scosse la testa. Quelli come Marnik bisognava batterli in pista, non in tribunale. E l’opinione pubblica se la sarebbe presa con lei ancora di più se avesse giocato la carta della donna fragile abbandonata e maltrattata dal suo crudele team manager.
“Devo parlare con lui…” concluse Brian, facendo un cenno del capo in direzione di Rod Seversin, e Celia annuì perché era una buona idea.
Quello che Brian non sapeva, perché lei non aveva avuto modo di parlargliene, era che Rod aveva già il contratto pronto per Leida, e che aveva grosse ambizioni su di lei.
Chiacchierarono del più e del meno per qualche minuto, fino a quando Brian provò a promuovere la carriera di lei, con un interdetto Rod.
“Secondo me ti sei perso qualcosa, ragazzo. Leida torna a casa l’anno prossimo…” spiegò con la sua solita gentilezza, ma Brian lo fissò estremamente perplesso.
“Tu, invece, hai programmi? Vuoi essere dei nostri?” concluse Seversin e Brian rispose che non aveva ancora nulla, ma era incredibilmente arrabbiato con Leida, così lo salutò e corse a cercarla. Non era così arrabbiato da giorni, ma quando la trovò il suo cuore scoppiò letteralmente.
Presi dai loro problemi, i due innamorati non si erano resi conto che ci fosse anche qualcun altro a quella festa, una persona che aveva dovuto prendere un bel po’ di calmanti, sapendo di dover affrontare lei.
Hiro l’aveva notata subito, ma lei ci aveva messo un po’ a rivolgere lo sguardo nella sua direzione, e quando lo aveva fatto aveva soltanto sgranato gli occhi per la sorpresa. Era tanto bella, e lui non potè fare a meno di sorriderle, ma aveva delle cose da dirle così le fece cenno di uscire per parlare con lui, e allora lo vide: Leida inavvertitamente cercò Brian con lo sguardo, ma non trovandolo, esitò un po’ prima di accettare il suo invito. Questo, si disse Hiro, in un’altra vita non sarebbe mai accaduto.
“Sei veramente bella!” le disse felice e lei sorrise e bisbigliò piano che anche lui stava molto bene. Non erano mai stati così distanti, sembrava quasi che lei avesse timore di avvicinarsi troppo, e Hiro con un sorriso amaro pensò che forse erano a quel punto della loro vita in cui c’era un muro tra loro.
“Sei in piedi…” osservò con un sorriso. Era strano rivederlo, e anche piacevole, ma aveva paura che Brian fraintendesse quella situazione e si allontanasse di nuovo, perciò voleva finire quel discorso il prima possibile.
“E tu sei con qualcuno stasera, vero? Per questo sei così inquieta e indossi una giacca da uomo…”
“E’ una storia davvero complicata…” concluse, scuotendo la testa sconsolata, ma Hiro non era andato a proporle qualcosa di romantico. Aveva parlato di lei per mesi con la sua psicologa, ma anche dei suoi genitori, e di mille altre cose. Voleva parlarle, ma non per il motivo che Leida immaginava.
“Sei felice?” chiese, con enormi occhioni orientali pieni di speranza, ma Leida non potè rispondere perché qualcuno li interruppe.
“Evidentemente è destino che voi due finiate sempre alle stesse feste...” commentò Brian divertito, e l’espressione di Leida cambiò totalmente.  Voleva spiegarsi, fargli capire che le cose non stavano come lui immaginava, ma Hiro disse solo “…facciamo lo stesso lavoro” chiudendo la questione.
“…e hai intenzione di mollare anche me sull’autostrada per inseguirlo?” aggiunse con il suo solito sorriso arrogante, per punzecchiarla, ma Leida scosse solo la testa.
Odiava Hiro, con tutte le sue forze, ma era giusto lasciarli da soli a chiarirsi, così a malincuore le disse di cercarlo una volta finito, e lei annuì, ma era evidente che volesse seguirlo più di tutto, così sospirando Hiro chiese “state insieme, quindi?”
Risposero contemporaneamente a quella domanda, ma mentre lei con un sorriso sussurrò di sì, lui ringhiò un “no” molto deciso.
Per un attimo si fissarono confusi, ma Brian le sorrise. Si sarebbe oggettivamente infuriato se lei avesse detto a Hiro di non stare con lui, ma allora perché diavolo aveva detto di non stare con lei? Era per orgoglio probabilmente, perché non avevano ancora definito le cose e lei non si era ancora scusata. Leida, però, scuotendo la testa commentò “dimenticavo che non abbiamo un futuro” molto ferita.
“Sei veramente la persona più passivo aggressiva che abbia mai conosciuto!” commentò divertito. Era evidente che Leida volesse solo parlare con lui, e Brian si chiese se quel cavolo di Hiro si volesse togliere dai piedi una buona volta, ma non sembrava volerlo fare.
Leida era estremamente ferita per quella situazione, ma scosse solo la testa e lui fece per andarsene, quando una frase lo fece letteralmente impazzire.
“…se stai male Ledi,  se le cose non vanno, se non sei felice sempre, dovresti pensare davvero di chiudere e andare avanti. All’inizio farà male, lo sappiamo, ma vedrai che poi starai meglio…” spiegò Hiro con molta dolcezza, e a quel punto Brian non riuscì a trattenersi.
“Come diavolo ti permetti di darle anche consigli sentimentali dopo tutto quello che le hai fatto passare? Guarda che nessuna storia ti rende felice sempre, ma non è per questo che per forza bisogna buttare tutto appena ci sono delle difficoltà…”
“Senti chi parla!” lo interruppe Leida sorpresa, ma lo sguardo di Brian le fece capire che forse era pronto a riparlare della loro storia.
 “Infatti volevo scusarmi con lei, Corven, ma pare che debba più spiegazioni a te che alla mia ex, quindi resta pure…”
Hiro era molto scocciato da quella situazione, però era evidente che si fosse infilato in una lite tra due innamorati e voleva soltanto uscirne il prima possibile. Non era abbastanza stabile da restare a lungo in quella situazione, ma doveva dire a Leida quelle parole, perché malgrado tutto teneva davvero a lei come persona.
“Volevo scusarmi Ledi, se sono stato un compagno instabile, paranoico e anche troppo codardo per lasciarti personalmente. Ho scoperto di avere un disturbo di personalità, e sono in cura per questo, ma sentivo di doverti qualcosa, per tutto il male che ti ho fatto.” Le spiegò dolce e lei sorridendo gli disse solo “grazie, lo apprezzo” facendo pensare a Brian che voleva realmente prenderlo a pugni.
Si abbracciarono per un attimo, e il povero Corven decise di lasciare loro un attimo di privacy, perché probabilmente era giusto così.
“Ti voglio molto bene Ledi, e sarò sempre tuo amico…” le disse piano, mentre lei sorrideva e rispondeva che per lei era la stessa cosa.
 Aveva desiderato per tanto tempo quel momento, e anche quell’abbraccio, ma ora non le faceva quasi nessun effetto. Semplicemente, si disse, era guarita da quell’ossessione che l’aveva fatta impazzire per lui. Sicuramente era cambiata, ma magari anche cresciuta. Era vero che con Brian non aveva avuto lo stesso atteggiamento che aveva con Hiro, che non lo aveva supplicato e non si era annullata per lui. D’altronde non avrebbe mai potuto restare a parlare con il suo ex con quella tranquillità, se fosse stata con Hiro, ma non per questo provava sentimenti meno forti per Brian, e questo la fece sospirare. Forse era semplicemente diventata più matura, o forse le tante ore di terapia, yoga e altro avevano funzionato. O forse era semplicemente il fenomeno Brian.
“Adesso prova a capire perché dice che non state insieme…” concluse Hiro, lasciandola finalmente andare. Leida lo abbracciò con molta forza e lo ringraziò, prima di fuggire a cercare Corven.
Brian era completamente distratto, ma continuava a fingere di parlare con degli azionisti, quando lei riapparve e gli fece segno da lontano di uscire.
“Il sesso riparatore più veloce della storia…” ironizzò per punzecchiarla, ma Leida lo fissò come per incenerirlo e non potè fare a meno di sorriderle.
Nota:
Ciao lettori, ci siete? Vi è piaciuto il ritorno di Hiro? Siete dispiaciuti per come si è comportato? Idee su Brian e Leida? Vi aspetto!

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Capitolo 31
*** Capitolo 41 ***


Capitolo

“Insomma avete chiuso?” le chiese dolce, ma lei scuotendo la testa ruggì che non gli riguardava, perché a quanto pare non stavano insieme, e questo lo fece sorridere. Era incredibilmente minacciosa da arrabbiata, ma aveva un che di molto dolce perché era evidentemente ferita.
“Sì che mi riguarda, perché tu sei il mio amore…” provò a dirle, cercando di fare lo svenevole, e Leida provò a restare seccata, ma con scarsi risultati. Voleva solo riaverlo nella sua vita, e anche solo sentire la sua voce le faceva sentire i brividi, come non le era mai capitato prima. Sentirgli dire quella parola, poi, la fece sorridere ma le tolse il fiato contemporaneamente.
"Allora, avete chiuso?" ripetè con dolcezza ma anche un pochino agitata e lei annuì, spiegando che per lei avevano chiuso già da un po'.
"Perchè sei pazza di me, non è così?" provò a dirle, con un sorriso arrogante ma anche estremamente sensuale e Leida rispose "Ovviamente. Sono pazza di te, che invece non vuoi stare con me perchè non abbiamo un futuro!".
Brian rise forte per quella sua risposta, ma decise di non rispondere in quel momento. Lo sguardò che le lanciò, però, fu estremamente dolce. Ora sapeva che lei era di nuovo sua, e la trattò come aveva sempre fatto, con dolcezza e un po' di ironia.
 “Perché non mi hai detto della Westler, amore?” le chiese suadente, avvicinandosi moltissimo a lei, che rispose seria “Ho provato a parlartene, ma mi hai ignorata. Ti avevo scritto dell’appuntamento con Rod, ma non ho avuto risposta. Poi ero venuta a dirtelo, ma mi hai lasciato e non sono riuscita a parlarti” con enormi occhi verdi pieni di risentimento.
“Sì, Brian è uno stronzo che ti ha spezzato il cuore e che visualizza i messaggi e non risponde, ok! Questa cosa, però, non c’entra con noi due e dovevi dirmela subito. Porca puttana sono due settimane che ti cerco lavoro! Mi sentivo Adriana e i bambini sulla coscienza, temevo avessi perso il lavoro a causa mia, e sarei stato meglio se avessi saputo che avevi risolto” ribattè esasperato e lei con un sorriso disse piano “Scusa, ma non ci ho pensato”.
“Ah allora ti scusi anche tu…”rispose serio e lei scuotendo la testa sussurrò “mi scuso, quando mi lasci il tempo e modo di farlo e non metti su i muri”.
“Torniamo a Brian è uno stronzo, quindi?”
“Brian si comporta da stronzo, quando si sente ferito, sì…” concluse tendendogli testa e per un attimo lui pensò solo che voleva baciarla più di ogni cosa al mondo, e si morse il labbro inferiore.
“Sì, è vero…” concluse conciliante, ma Leida voleva fare pace, così tirò fuori la mossa segreta della dolcezza. Si avvicinò tantissimo a lui, come per baciarlo, tanto da fargli venire un infarto.
 “Brian io non volevo ferirti, però. Scusami, davvero. Ho fatto tanti sbagli, e mi dispiace tanto, ma quello che sei tu per me è davvero troppo più importante di tutto…”
Aveva intrecciato le sue dita in quelle di lui, e Brian aveva davvero sentito un brivido lungo la schiena.
 “Bastava questo, lo sai? Bastava dire che eri dispiaciuta, perché lo ero anche io e cercavo un modo per fare pace…” le sussurrò pianissimo, stringendo forte le sue mani, e lei sussurrò piano ancora “mi dispiace” facendolo sorridere.
“Ti rifaccio la domanda della famosa sera: tu pensi davvero che io non abbia creduto in te?”
 Leida scosse la testa e mordendosi il labbro spiegò come stavano le cose.
 “Ho sempre avuto paura che ti vergognassi di me e che pensassi che non potevo farcela. Era una vocina che probabilmente ho sempre avuto nella mia testa, da quando è iniziata. Tu sei sempre stato il mio mito, lo sai, e avevo paura di deluderti, avevo paura che pensassi ‘ah bella fregatura che mi hanno dato!’”
“Ma è una paura, o è una cosa che pensi davvero?” le sussurrò, naso contro naso e lei senza fiato bisbigliò che era solo una sua paura, facendolo sospirare.
“Io credo veramente tanto in te, bambina. E lo so che magari a volte sono stato troppo dolce o premuroso, ma è solo perché tu eri in crisi e non volevo urlare o fare lo stronzo. Anche perché, come hai capito, ero (e sono tuttora) molto preso da te emotivamente e non me la sentivo di ferirti. Ci ho provato, però, con tutte le mie forze e spero che tu lo sappia…” le spiegò dolce e Leida annuì fronte contro fronte con lui.
“Ma non pensi davvero che non abbiamo un futuro?” sussurrò dolce e Brian sorridendo scosse la testa e le disse piano “ Credo talmente tanto nel nostro futuro da cercare casa a San Paolo per noi…”
 “di cosa parli?” chiese, completamente sconvolta.
“Non ce l’avrei fatta a stare senza di te nei mesi senza GP, o a vivere dall’altra parte del mondo. Sapevo che avresti voluto vivere a San Paolo, perciò molto prima della nostra lite, ho chiesto un visto per il periodo post gara. E non avevo voglia di stare con tua madre e i ragazzi, così mi sono ricordato di quella casa che avevamo visto in barca, che ti piaceva, così stavo vedendo per prenderla…” le sussurrò imbarazzato, sperando che lei non la considerasse una follia, ma Leida lo strinse forte e sussurrò piano “dimmi che non hai cambiato idea adesso…” facendolo sorridere.
“Ho solo più voglia di prima…” concluse, e in quel momento finalmente si baciarono.
“Amore, non lasciarmi più…” gli sussurrò, stringendolo fortissimo, e Brian provò a rispondere, quando una voce agitatissima li interruppe chiamando il suo nome.
Rod Seversin, agitatissimo e disse serio “Mi servi Leida, adesso e ti conviene sbrigarti, perché queste cose succedono una volta sola nella vita!”
Leida rimase per un attimo perplessa, ma Brian la prese per mano di nuovo la riportò dentro, dove il secondo pilota della Westler stava parlando con la stampa.
“Ha già cominciato questo stronzo! Non poteva proprio aspettare un minuto!” ruggì Rod, lasciando perplessi sia Leida che Brian, che erano lo consideravano una persona gentile e gioviale.
 Joseph Kendler era un veterano, aveva iniziato da prima di Brian, ma ormai non aveva più interesse a vincere. Faceva tempi peggiori di quelli di Leida, ma un contratto che sembrava impossibile da rescindere lo legava alla Westler per un altro anno e lui cercava in ogni modo di liberarsene da mesi. Rod aveva provato a convincere i capi che bisognava lasciarlo andare via, ma loro non lo avevano ascoltato, e Kendler iniziato un’azione legale nei confronti della Westler. Quello era il motivo per cui Rod aveva bloccato Leida, perché si aspettava una sorpresa da un momento all’altro, ma nessuno era a conoscenza di quello che stava capitando.
“…e quindi i miei avvocati hanno raggiunto con la Westler un accordo per rescindere in anticipo il mio contratto, così da potermi finalmente dedicare ai miei bambini e alla mia straordinaria moglie” concluse, l’omone biondo un po’ stempiato e Leida strinse forte la mano di Brian sconvolta. Evidentemente questo significava “non sono sicuro di avere un posto per te nel GP”, si disse.
“Chi prenderà il suo posto?” chiesero i giornalisti a Rod, che con un sorriso rispose “Sono veramente felice di potervelo dire, perché è una persona che è legata alla Westler come nessun pilota, credo. E’ quella su cui abbiamo investito di più negli ultimi anni. Quella che ha avuto una borsa di studio per partecipare all’accademia a soli tredici anni, ripagando il nostro investimento. La vincitrice di gran parte delle nostre coppe di moto 2 e moto 3…”
“Fanculo…” bisbigliò Leida sconvolta, e Rod sorridendo disse “…ed è un vero e proprio pezzo della nostra famiglia. Quando ci ha chiesto di andare via, con profonda tristezza l’abbiamo salutata, facendo comunque il tifo per lei da lontano. Adesso, però, siamo tutti veramente felici di poter dire che Leida torna a casa…”
In quel momento una folla di giornalisti si girò verso di lei, che dopo un attimo di esitazione tirò fuori un sorriso bellissimo e rispose “Anche io sono felice di tornare con il mio team, e nella scuderia in cui sono cresciuta. Ovviamente ho ancora molto da imparare, le cose saranno diverse, ma avere persone che ti stimano e ti supportano, senza mai metterti ansia, è il sogno di qualsiasi pilota. Io non vedo l’ora di ricominciare, ma voi siete pronti per rivedermi in rosso?”
Brian rise per quel suo modo di fare brillante, e anche Rod perché davvero aveva sperato che non gli facesse sorprese, ma Leida lo tirò letteralmente per il braccio dopo e lo portò fuori.
“Perché diavolo non me lo hai detto?”urlò sconvolta, facendo ridere Brian, che non aveva idea di quale fosse il rapporto tra loro, ma pensò che sembrassero davvero una famiglia.
“Ti sembrava davvero preparato tutto questo? Perché ti garantisco che non lo era!” ruggì sconvolto, ringraziando ancora il signore di aver avuto la prontezza di bloccare Leida, altrimenti si sarebbe trovato senza un pilota all’improvviso.
“L’ho saputo cinque minuti fa. Joey era entusiasta di poter dire che tornava a fare il boscaiolo con i suoi duecento figli e non poteva aspettare per dirlo a tutti…” le spiegò Rod divertito, ma lei scosse solo la testa.
“Ecco, a Martin è venuto un infarto sapendolo” disse leggendo il messaggio sul cellulare “…ed è tutta colpa tua Rod!” concluse allegra, facendo ridere entrambi.
“Sei sicuro?” concluse serissima e lui annuì aggiungendo piano “ce la farai, ne sono certo. E se qualcuno volesse venire a farti da tecnico, magari le cose potrebbero migliorare…” concluse, fissando la mano destra di Leida intrecciata con quella di Brian, e lei sorrise soltanto.
“Il grande capo ha messo una grossa clausola, comunque…” aggiunse serio e lei scuotendo la testa rispose “devo tornare al campus a Jerez, vero?” facendolo annuire.
“Subito, da domani. E ogni volta che hai un momento di pausa. Mi dispiace ragazzi, niente vacanze romantiche…”
Leida annuì e si girò verso Brian che aveva capito tutto e le disse serio “ci sta, assolutamente. In questo momento la tua priorità è fare il culo a tutti quelli che non ci hanno creduto e se dovrai passare la pausa ad allenarti, per me va bene. Grazie Rod per averle dato questa chance…”
Leida gli saltò al collo in quel momento e gli diede un bacio bellissimo, ma molto intenso, che fece sentire in imbarazzo Rod e lo spinse a dire “ok…a domani”.
“Io accetto, comunque…” concluse Brian allontanandola per un attimo e Rod sorrise.
“Non posso iniziare ora, perché il mio contratto alla Roshos non prevede le stesse pause del pilota, ma solo pochi giorni, che sono disposto a dedicarvi. A fine stagione posso cominciare…” spiegò serio e Leida gli sorrise in modo stupendo.
“Ottimo, fammi avere la stima di quanto ti aspetti di ricevere.” Concluse salutandoli e Leida rispose “e tu ovviamente la raddoppierai, vero?” facendo solo ridere entrambi.
Fecero ancora una volta l’amore quella notte, e lei fu dolcissima. Aveva realmente bisogno di lui, e Brian lo capì, e l’amò come non aveva mai amato nessuna. Leida tremava sotto le sue mani, e continuava a sussurrargli parole dolci, ma Brian aveva troppa voglia di dirle che l’amava, e fu costretto a trattenersi.
Quando crollò accanto a lui addormentata, le accarezzò i capelli e bisbigliò piano “ti amo da morire…” ma lei non sentì. All’alba furono costretti a separarsi, perché Leida doveva partire per la sua nuova avventura, ma lui vedendola uscire le disse solo “sono veramente fiero di te!” facendola sorridere.

Nota:
Ciao a tutti, allora mancano solo due piccoli capitoli al finale. Che ne pensate? Vi piace questa coppia oppure no? Fatevi sentire

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Capitolo 32
*** Capitolo 42 e 43 ***


 
Capitolo:
E così il Gp si fermò per qualche settimana, e tutti ne approfittarono per riprendere fiato, tranne Leida. La nostra furia aveva pianificato un programma di allenamenti fittissimo per quei giorni, che le lasciò pochissimo tempo libero. Lavorava benissimo con la moto della Westler, perché era più leggera e sembrava riuscire a domarla molto meglio. Come stile era molto più simile a quella con cui aveva vinto nella precedente categoria, e questo la rendeva incredibilmente entusiasta. Probabilmente era più lenta della moto della Roshos, ma incredibilmente semplice da guidare, e questo la rendeva euforica. Faceva tempi assurdi, e non riusciva davvero a crederci.
Seversin al contrario di Marnik puntava molto sulle sue giovani leve, e aveva da sempre la politica di mettere al centro di tutto il pilota, i suoi feedback e le sue necessità, e le aveva fatto preparare una moto con i settaggi della sua della moto3, centrando perfettamente il punto. Già dopo due giorni, infatti, l’atteggiamento di Leida era totalmente cambiato, ed ora era sicura di potercela fare.
Brian accolse con entusiasmo le sue novità, ma non riuscì a parlarle quanto voleva. Provò a chiamarla e a scriverle in quei giorni, ma lei rispose sempre a orari improbabili, perché davvero trascorreva tutto il giorno a lavorare. Aveva allenamenti fisici, prove su strada, prove al simulatore e poi corsi di yoga. Finiva sempre a orari pazzeschi, ma si sentiva di nuovo forte, come ormai non pensava più di poter essere anche grazie alla serenità che il suo rapporto le regalava. Brian non le faceva mai storie quando rispondeva dopo ore, ed era sempre dolce e comprensivo.
Lui, però, voleva assolutamente stare con lei, perché gli faceva male tutta quella distanza. Sapeva che per lei era lo stesso così appena chiuse il lavoro con Marnik corse in Spagna, dove fu accolto con molto entusiasmo. Seversin gli presentò il team storico di Leida, e poi gli mostrò i dati di quegli ultimi giorni, stupendolo.
“Sta davvero girando a 1,05?” chiese sconvolto, perché era una performance straordinaria. Lui stesso non era mai sceso sotto 1,07 a Jerez, ed era incredibilmente sorpreso.
“Può fare anche meglio, direi. Stiamo ancora definendo i settaggi…” gli rispose con un sorriso, e lui sorrise pensando che fosse davvero una scheggia quella ragazzina in rosso.
“Insomma ti piace quello che ti ho proposto? Sei scocciato perché è annuale?” gli disse Seversin parlando del contratto, ma Brian rispose con un sorriso che era un ottimo contratto, ma che lui avrebbe investito di più in termini di tempo.
“Capisco che tu ci voglia andare piano, e firmerò contratti annuali se è quello che vuoi…” concluse conciliante.
“Non è poca fiducia la mia, ma il tuo non è un lavoro che un ex potrebbe fare…” ammise onesto Rod, ma Brian scosse la testa e rispose “semplicemente non ci lasceremo. Io so quello che sto facendo…” facendo sorridere Rod, che comunque teneva anche personalmente a Leida.
La piccola Furia, nel frattempo, era concentratissima. Quando finì le prove, aveva letteralmente dolori ovunque, e una fame tremenda, ma le restavano solo 10 minuti per la pausa pranzo, perché aveva meditazione e allenamenti fino a tardi quel giorno. Rientrata ai box, però, un brivido la scosse totalmente vedendolo lì. Brian era veramente bellissimo, con la sua solita camicia scura, con le maniche tirate su per il caldo e i primi bottoni aperti. Stava facendo crescere i capelli, e ora che toccavano le spalle aveva preso a raccoglierli sommariamente, perché faceva molto caldo.
Le applaudì soltanto vedendola con un sorriso bellissimo, ma Leida sconvolta gli corse incontro e lo strinse fortissimo urlando “amore mio!”. Aveva pensato tanto a loro due in quei giorni, anche se non aveva avuto tanto tempo per parlargli. Brian non le aveva mai fatto pesare la sua assenza, anzi aveva continuato a inviarle piccoli regali per risollevarle il morale, e quando rientrava nella sua stanza in piena notte era sempre felicissima di poter aprire i suoi pacchi, anche se un paio di quei doni erano letteralmente bizzarri e uno era un enorme dildo di nome “Alfred” che apprezzò non poco.
“Porca miseria Lè, 1,05 è spaventoso…” le sussurrò piano, e lei sorrise, con il viso sul suo petto.
“Sei venuto per lavoro, quindi?” chiese fissandolo all’improvviso e Brian con un sorriso rispose “sono venuto per stare un po’ con te, perché mi mancavi…” facendola sorridere.
“…ma sono sconvolto dai tuoi tempi!” concluse entusiasta e lei sorrise e si aprì la tuta, perché stava bollendo, tra l’allenamento e il contatto con Brian. Lo trascinò nel suo spogliatoio, e il cuore di lui scoppiò. Provò a stringerla forte e lei sussurrò piano “…non fraintendere amore, voglio davvero abbracciarti…” bloccandolo.
“…ma devo sedermi un secondo perché mi manca l’aria e sono sudata da fare schifo…” concluse sofferente, e Brian sorridendo lasciò che si stendesse, e l’aiutò a togliersi i vestiti. Leida aveva il cuore a mille, e forse era anche un po’ debole, così chiuse gli occhi sospirando e provò a calmare il suo cuore.
Faceva sempre un caldo tremendo in quel posto, e Leida stava realmente bollendo, e aveva bisogno di bere, così Brian le porse da bere e le accese il condizionatore.
“Stai dando troppo, direi…” le disse piano accarezzandole la testa, ma lei ridacchiando con gli occhi chiusi rispose soltanto “…no, è che ero già senza fiato per aver buttato l’anima in pista, rivederti a sorpresa mi ha fatto scoppiare il cuore e quindi devo riprendermi…” facendolo sorridere. Era una frase molto dolce da dire, e Brian pensò soltanto “davvero ti amo”, ma non lo disse. Aveva deciso che glielo avrebbe detto una volta arrivati a casa loro in Brasile. Avrebbe organizzato una cena romantica per loro due sul portico e le avrebbe confessato i suoi sentimenti, sperando che lei li ricambiasse.
Ora, però, accarezzando le sue gambe sentiva di non riuscire a trattenersi, e quando lei infilò la sua piccola mano nella sua, un moto di tenerezza lo assalì.
“quindi, anche se non rispondi mai a quello che ti scrivo e non mi chiami mai, non ti sono indifferente…” le chiese, sollevandole le gambe per aiutarla a stare meglio, ma Leida rise fortissimo.
“beh non lo so, ti sembra una cosa normale che io stia per svenire per te?”
“Sì, è questo l’effetto che faccio alle donne di solito…” ribattè sicuro, per farla ridere, accarezzandole le gambe e Leida sbuffò soltanto.
“E con quante donne sei stato ultimamente?” ruggì infastidita, e lui sussurrò ridacchiando “…non so, diaciamo otto o nove? Una per ogni volta che ti ho chiamato e non mi hai risposto…”
Stava scherzando per punzecchiarla, ma Leida si allonanò e rispose “devi esserti divertito tanto…” facendogli capire di aver sbagliato.
“Ma secondo te? Dai Leida bambina, tu sai come stanno realmente le cose, puoi convincere quelle altre due antipatiche che sono innocente?” sussurrò dolcissimo, e lei scosse solo la testa e ruggì che andava a fare la doccia, lasciando cadere per terra la biancheria intima.
Per un attimo Brian non seppe cosa fare, era esausta, e pensò che non volesse davvero provocarlo, ma quando lei urlò “che fai vieni o devo prendere Alfred?” ridendo si alzò per seguirla.
“Sei la donna meno romantica del mondo!” le ruggì osservandola mentre si insaponava sotto l’acqua e lei si strinse nelle spalle e rispose “Disse l’uomo che mi ha regalato le mutandine con il suo nome e un enorme dildo…”
“Non capisci? Erano tutte strategie per non farti andare con altri uomini…” le rispose, togliendo finalmente la camicia e Leida ridendo rispose “efficaci!”
“Sei bella da morire, lo sai?” le sussurrò ormai nudo, un secondo prima di entrare nell’acqua con lei ma lei si strinse subito contro il suo petto e gli fece capire che aveva bisogno di essere toccata da lui.
“Mi sei mancato amore. Non pensare che non volessi risponderti…” sussurrò fissandolo con enormi occhioni. Aveva il cuore in tempesta e due parole da dirgli. Ci aveva pensato tanto, ma era pronta a parlargli dei suoi sentimenti, e forse poteva essere un buon modo per farsi perdonare di averlo messo da parte per qualche giorno.
“Lo so, scherzavo bambina. Mi sei mancata, da morire…” rispose, mordicchiandole il collo, mentre le sue mani le afferravano il sedere.
“Ti amo tanto Brian…” sussurrò tra i baci, facendolo tremare come una foglia.
“Non scherzare così…” le sussurrò allontanandosi per guardarla negli occhi e Leida scosse solo la testa, baciandolo di nuovo.
“Non scherzo, sono molto seria…” sussurrò, stringendosi contro il suo corpo nudo mentre l’acqua li accarezzava.
“Dimmelo ancora, ti prego…” sussurrò con la pelle d’oca, un attimo prima di entrare dentro di lei, e Leida rispose “sono innamorata di te Brian. Penso di saperlo da un po’ ormai…” lasciandolo senza fiato.
“Anche io…” le sussurrò stringendola con tutta l’anima, mentre la appoggiava sul muro della doccia per penetrarla meglio, e Leida sorrise soltanto, perdendosi nei gemiti e nel piacere.
 Uscirono da quella doccia molto felici, ma rimasero un po’ perplessi vedendo che avevano portato il pranzo per entrambi e che c’era un biglietto in cui c’era scritto “riposati oggi Leida…”. Si chiesero se li avessero beccati a fare sesso, ma non vollero pensare a nulla e trascorsero il pomeriggio insieme, a scambiarsi tante coccole.
“Non l’avrei mai detto, comunque…” le sussurrò pianissimo, perdendosi nei suoi occhi, e Leida sussurrò “cosa?” accarezzandogli il viso e i capelli.
“Che ricambiassi i miei sentimenti. Pensavo fossi solo molto attratta da questo corpo e dal mio modo favoloso di fare sesso…” le rispose dispettoso, e Leida rise molto forte dicendo che ovviamente era anche così.
“E sei davvero pronta? Insomma dopo la tua storia epocale con Hatanawa, sei davvero pronta a voltare pagina e amare qualcun altro?” chiese serissimo, fissandola con un’espressione molto dolce e Leida stringendosi nelle spalle ribattè “come se avessi scelta” facendolo ridere.
“E’ successo piano Brian, non mi sono svegliata un giorno dicendo ‘ma sì adesso mi innamoro di Brian!”. All’inizio era moltissima attrazione fisica e basta…” gli spiegò, abbracciandolo piano “…ma poi credo che tu mi hai mostrato i tuoi sentimenti, e io mi sono trovata completamente presa. Dai tuoi modi, dalle tue attenzioni, da quella sensazione di pienezza e calore che mi davi. Quando ho capito che essere noi, con i nostri scherzi e le nostre coccole, mi rendeva immensamente serena, ma anche felice come forse non lo ero da troppo tempo, ho iniziato a sospettarlo. E quando invece hai dimostrato di non volermi più, mi sono accorta di aver perso qualcosa di troppo importante…”
Brian le sorrise, un po’ commosso, perché non avrebbe mai potuto prevedere che le cose andassero in quel modo, ma lei sembrava davvero felice e il suo cuore gli tremava come mai prima.
“Leida ascolta, io non sono uno che se ne va in giro a giurare amore alle signorine. L’ho detta soltanto un’altra volta questa frase nella mia vita. E…non era così. Non mi sentivo così sereno, né soddisfatto e tanto meno felice. Quello che ho avuto con te, da te, non mi era mai successo…” le disse pianissimo, accarezzandole il viso.
“Per me è lo stesso…” sussurrò piano, mettendogli le braccia al collo e per un attimo lui rimase in contemplazione di quegli occhi che lo fissavano con tanta dolcezza.
“Dimmi che sarà per sempre…” gli sussurrò vicinissima alle sue labbra, e Brian sorridendo rispose soltanto “per tutta la mia vita…” facendola morire.



Capitolo: malattia
A due anni dall’esordio di Leida al moto GP, tutto sembrava molto diverso. Era arrivata seconda al suo secondo mondiale, ed ora al terzo era prima. Lei e Brian erano una coppia nella vita e nel lavoro ormai, e convivevano in giro per il mondo. Brian stava imparando il portoghese, correva spesso con Mark e Samuel, oltre che con la sua compagna, e Leida spiegava periodicamente a Stephanie e alla mamma di Brian perché non si erano ancora sposati.
Lui ci restava sempre un po’ male quando lei ne parlava, perché Leida lo accusava di essere poco romantico e di non averle fatto una vera proposta. Glielo aveva chiesto la prima volta mentre lei stava per addormentarsi, e lei si era girata e aveva solo riso per quei modi di lui. La seconda volta, allora, aveva aspettato che fosse sveglia e le aveva detto le stesse parole, ma Leida aveva riso soltanto in risposta, dicendo che “era la morte di ogni romanticismo”.
“Quando me lo chiederà in modo decente, accetterò…” aveva risposto divertita, per punzecchiarlo e Brian aveva risposto “le donne hanno raggiunto la parità da un po’, sai? Potresti anche chiedermelo tu, invece di stare lì ad aspettare che te lo chieda io!” facendola ridere.
 Scherzavano tanto su questa cosa del matrimonio, ma le cose andavano davvero bene tra loro, e come diceva sempre “si arricchivano a vicenda”, ma quella sera il povero Corven aveva una serie di preoccupazioni che non lo facevano dormire. Così la lasciò a letto per andare a fumare fuori. Doveva partire per Austin il giorno dopo, perché sua madre doveva fare delle visite, ed era molto preoccupato per lei.
“Amore…” sussurrò una voce alle sue spalle e lui sorrise ribattendo “non ti si può mai nascondere nulla, eh? Senti sempre tutto!”
“Non sei esattamente un gattino silenzioso amore mio. Piuttosto una specie di rinoceronte, e si sentono i tuoi passi a chilometri…” spiegò divertita accoccolandosi sul suo petto e lui sorrise. Parlarono un po’ della situazione di Stella, e Leida ascoltò attentamente e provò a tranquillizzarlo accarezzandogli i suoi lunghi capelli corvini e sussurrando ancora “andrà bene, vedrai!”
Fu una notte inquieta, e all’alba della mattina dopo si salutarono con un abbraccio e la promessa che si sarebbero rivisti presto, ma come si suol dire il mondo si mise in mezzo.
Da settimane circolavano voci di un virus spaventoso, che uccideva le persone in Cina, ma non ci avevano dato molto peso, come tutti del resto. Quando poi iniziò a diffondersi in alcune nazioni europee, alcuni iniziarono a girare con mascherine e guanti, ma Leida continuò a non badarci.
Nel giro di pochissimi giorni, però, il mondo si capovolse totalmente per i nostri due innamorati, che erano estremamente sereni, anche se a distanza. Leida era a Jerez, provava per il GP quando le cose si complicarono. Tutto iniziò di martedì, quando si diffuse il panico nei box, perché alcune nazioni vicine alla Spagna avevano ufficialmente parlato di lockdown per la prima volta. Leida si confrontò con gli altri piloti, ma decisero di continuare a correre. Il giovedì si venne a sapere dei primi casi in Spagna, e questo agitò sia Rod che Brian. Leida continuò a minimizzare, ma il venerdì fu costretta a interrompere un allenamento, perché uno dei tecnici con cui aveva lavorato era risultato positivo al virus.
Decise di non dirlo a Brian, perché aveva tante cose per la testa, ma non aveva fatto i conti con Amanda, la segretaria della Westler, che presa dal panico aveva mandato la comunicazione di quarantena a tutta la scuderia, Brian incluso.
“Sei in quarantena?” ruggì sconvolto, in videochiamata, ma lei con un sorriso bellissimo rispose che non era nulla, che stava bene.
“Adesso arrivo…” sentenziò serissimo, e non fu semplice dissuaderlo. Leida non poteva comunque vedere nessuno, quindi gli disse che non aveva nessun senso che lui attraversasse il mondo, abbandonando i suoi genitori.
“Il senso è che la donna che amo è in quarantena, dall’altra parte del mondo rispetto a dove sono io. E se chiudono i confini nazionali, rischio di non poterla vedere per mesi!”
Brian era molto spaventato, e lo terrorizzava l’idea che lei stesse male da sola, senza neanche la sua famiglia, ma Leida cercò in ogni modo di tranquillizzarlo e per qualche ora ci riuscì. Andarono a dormire dicendosi soltanto che avrebbero aspettato prima di prendere decisioni. Non voleva che abbandonasse la sua famiglia per lei, e Brian lo capiva, ma aveva davvero paura di non poterla vedere per molto tempo.
Domenica, però, le cose precipitarono. Leida si svegliò in piena notte estremamente dolorante e bollente. Non prendeva farmaci di solito, solo la pillola anticoncezionale, e non aveva neanche un termometro in camera, così capì di dover chiedere aiuto a Rod, che le confessò di non stare bene a sua volta. Erano stati insieme al tavolo con Bobby, quindi non era un mistero che stessero entrambi male, pensò.
Decise di non dire nulla a nessuno in attesa dell’auto medica che le aveva prenotato Rod, ma adesso aveva realmente paura, e un paio di lacrime le scesero sulle guance. Brian per fortuna non immaginava che fosse sveglia, perché se l’avesse chiamata in quel momento, non avrebbe avuto la forza di dirgli che andava tutto bene e lo avrebbe spaventato.
Fu estremamente spaventoso l’arrivo dei medici, perché erano completamente bardati per proteggersi dal virus, ma Leida non conoscendo le loro procedure morì di spavento. Si sentì in un film dell’orrore, e il cuore le scoppiò letteralmente. Le lasciarono termometro e medicine, ma le fecero anche un tampone.
In attesa del risultato la invitarono a idratarsi, mangiare e riposare, ma Leida non riuscì a chiudere occhio, perché aveva dolori fortissimi e tantissima paura. Così dopo qualche ora lo fece. Si sentì incredibilmente egoista per quel gesto, ma aveva bisogno di lui, così gli scrisse “amore…sei sveglio?” facendolo sorridere.
Brian in realtà era in allerta. Appena avessero annunciato il lockdown in Spagna o negli Stati Uniti aveva deciso di partire. Aveva una valigia piena, e aveva sistemato la dispensa dei suoi genitori, ma non si aspettava di sentirla così.
“Non dormi pensando a me?” le chiese, in videochiamata, ma gli occhi lucidi e spaventati di Leida gli fecero venire un colpo.
“Stai male?” chiese sconvolto e lei annuì soltanto, versando qualche lacrima.
“Quanto male? Respiri?” aggiunse spaventatissimo, e lei annuì dicendo che le avevano lasciato anche l’apparecchio per controllarle l’ossigenazione, che era collegato con il cellulare del suo dottore e lo avrebbe allertato in caso di livelli troppo bassi.
Brian cercò di nascondere la sua paura, ma la tranquillizzò dicendole che era sotto controllo medico e che sarebbe andato tutto bene.
“prendi le medicine, addormentati e domani mattina mi troverai da te. Te lo giuro…” le disse dolcissimo, ma a nulla valsero le proteste di lei.
“Non correrò rischi, sarò solo in aereo e ti vedrò attraverso il vetro del soggiorno. Avevi una vetrata che affacciava nel cortile interno, no? Ecco, mi metterò lì fuori e ti guarderò. Nessun pericolo, ma almeno potrò stare accanto alla mia bambina…” le spiegò, mostrando di aver pensato bene a quel piano e Leida con un sorriso gli disse piano “vieni allora…” facendolo sorridere preoccupato, perché era la prima volta che Leida si mostrava così fragile con lui.
“Arrivo piccolina, e ti proteggo da qualsiasi cosa, promesso…” le sussurrò, angosciato da morire, perché sapeva di non poter fare molto e si beccò un sorriso bellissimo in cambio.
Furono ore di ansia e attesa tremenda per il povero Brian che aveva da poco ripreso a dormire, dato che aveva avuto i risultati degli esami di sua madre. Aveva il terrore che lei stesse male, e continuava a controllare le notizie sul virus, sperando di leggere che non uccidesse gli sportivi di vent’anni, ma sembrava che nessuno sapesse nulla e questo lo stava uccidendo. Leida, invece, con le medicine si sentì un po’ meglio, ma aveva anche lei paura di smettere di respirare, quindi controllava di continuo l’apparecchio che aveva all’indice.
Il risultato del tampone giunse prima del suo uomo, ufficializzando quello che temevano. Il medico le diede una forte combinazione di farmaci, ma non fece nulla per tranquillizzarla perché non sapeva realmente neanche lui come stessero le cose, e questo la allarmò ancora di più.
L’arrivo di Brian, però, fu preceduto da una cosa bellissima per Leida. Sentì bussare alla porta, e indossando la mascherina disse “lo lasci a terra e si allontani…” pensando che fosse cibo, ma in realtà aprendo la porta trovò un enorme cesto pieno di peluche con un biglietto che diceva:
“Per la mia bambina, perché è davvero coraggiosa. Ho pensato che avesse voglia di tenerezza, e me la immagino tutta sola in quel pozzo, spaventata per quello che sta vivendo, così le ho lanciato qualche peluche per farla sentire meno sola. Ti amo Leida bambina, e giuro che appena potrò ti riempirò di tutto quello che hai sempre voluto. Nel frattempo, coccolati con l’ippopotamo e se puoi non avere paura. E non ti dimenticare delle nostre coccole…”
Leida si sentì morire per quel biglietto e pianse per quei peluche, così decise di provare a chiamarlo, ma lui rispose solo “avvicinati alla vetrata…” facendola sorridere.
Brian morì rivedendola, ma lei si mise a piangere e gli lanciò un bacio. Lui disegnò soltanto un cuoricino sulla vetrata e le fece cenno di rispondere al telefono.
“Vedi che non sei sola?” le disse piano con un sorriso bellissimo e Leida in lacrime gli disse solo “grazie!” facendogli scuotere la testa.
“Quando guarirai giuro che ci chiuderemo un po’ insieme da soli, ignorando questo mondo che sta impazzendo, va bene?” le disse dolce, e lei annuì soltanto.
“nel frattempo dimmi tutto quello che vuoi, quello che ti serve, e io te lo farò avere. E quando avrai voglia di vedermi, sarò qui fuori…” concluse dolce, ma Leida sussurrò solo “ma piove!” facendolo sorridere.
“Pensi che mi importi?” le chiese dolce, e Leida si avvicinò al vetro e lo baciò sussurrando piano “ti amo Brian…” facendolo sorridere.
Leida stette male per una settimana, circa e Brian rimase ore fuori al suo vetro per tenerle compagnia e farla sorridere per ore. Molti pensarono che fosse pazzo, altri che fosse incredibilmente romantico, ma Leida realizzò quanto valore avesse davvero per lui e capì che era davvero l’uomo della sua vita, così fece una cosa strana. Il sesto giorno, quando Brian si presentò fuori alla sua finestra, la trovò vestita di tutto punto e sorrise, provò a scriverle un messaggio, ma lei gli fece cenno di no con il dito, e prendendo il suo rossetto scrisse sulla finestra.
“Ti ricordi la prima volta che ci siamo visti?” facendolo ridere divertito. Aveva una strana luce negli occhi, che non capì, ma lo ammaliò totalmente.
“Ho pensato che fossi bello da morire, ma anche un sacco stronzo! Uno di quelli da cui girare a largo…” scrisse ridacchiando e Brian con fare teatrale la ringraziò soltanto.
“…E ho continuato a pensarlo per un po’. Anche quando litigavamo per Hiro, uscivamo a bere insieme e tutte le donne ti importunavano…” scrisse ancora, facendolo ridere.
“Ero gelosa, però…” ammise, e lui rispose “ah sì?” facendola solo annuire.
“Ero gelosissima, e malgrado fossi uno stronzo, volevo ti accorgessi di me…” aggiunse. Ormai era a metà finestra, quindi Brian si chiese dove volesse andare a parare con quel discorso, ma la lasciò fare.
“…e poi non lo so cosa sia successo. Mi hai aiutata a risollevarmi, mi hai sfidata, provocata, presa per mano, fatto gli occhi dolci e io mi sono totalmente sciolta, e ho capito di volerti. Mi sono innamorata, momento dopo momento, dei tuoi modi, del tuo essere arrogante e sicuro, del tuo sorriso così da stronzo a volte, ma anche dolce quando ti va. La tua tenerezza mi ha letteralmente vinta, costretta a mostrare la parte vulnerabile del mio corpicino da riccio, tutto aculei per gli altri. Mi sono innamorata dei tuoi occhi, neri e bellissimi, e del modo in cui mi guardano. Della tua bocca, che mi fa sempre impazzire. Delle tue mani, che mi cercano incessantemente, e che ora mi mancano come l’aria…”
Brian le fece solo un cenno perplesso, e Leida scrisse “(metaforicamente parlando!)” facendolo ridere.
“…e ora che conosco il tuo modo di respirare nei vari stadi del sonno, ora che so quali canali tv adori, e quali cose di me ti mandano ai matti, ho pensato che vorrei soltanto toglierti dalla piazza…quindi mi sposerai Brian?” concluse, restando a fissarlo con occhi bellissimi e Brian scosse solo la testa e le fece segno di rispondere a telefono.
“Ti ha dato alla testa questo virus!” esclamò perplesso, ma anche molto commosso e lei mettendo una mano contro il vetro ribattè “tu mi hai dato alla testa, amore mio…” facendolo sorridere.
“Certo che ti sposo. Non posso mica perdermi tutte le Leida che non ho mai visto. Ho appena conosciuto quella malata, e devo dire che è adorabile. Mi manca Leida dal dentista, Leida vecchietta e Leida mamma…” spiegò con un sorriso, che lei ricambiò.
“Quindi quanti ne vogliamo? Tre? Quattro? Sono texano, mi piacciono le famiglie numerose!” aggiunse divertito, e lei ridendo rispose “uno?” facendogli scuotere la testa.
“Due, minimo…” le disse serio, e lei sorrise e chiese “ci pensi da molto?” facendolo sospirare.
“No, in realtà pensavo che non avrei mai voluto diventare padre, ma pensavo anche che non mi sarei mai più innamorato, e poi mi è capitata la donna più bella del mondo. E quando una signorina che conosco mi ha trattato male, ci siamo mollati e non si sa come siamo finiti a fare un test di gravidanza, ed io mi sono accorto che mi sarebbe piaciuto che fosse positivo, ho capito di volere dei bambini mulatti e con gli occhi color lago. E fottutamente più bravi di ogni altro con i motori!” spiegò un po’ commosso,  facendo emozionare anche lei.
“E aspetterai che io sia pronta a metter in stand by la mia carriera?”rispose dolcissima, e lui annuì e le disse piano “penso di aver dimostrato di essere un uomo paziente…” facendola sorridere.
La pazienza di Brian fu premiata dopo ulteriori dieci giorni, quando con il mondo ufficialmente in lockdown, Leida scoprì di essere finalmente negativa. Si emozionò tantissimo per quella notizia, e prese il telefono per avvisarlo, ma poi decise di fargli una sorpresa e corse alla sua porta. Dovette insistere tanto per fargli aprire la porta, ma quando gli disse “aprimi, per favore…” il cuore di lui scoppiò e si trovarono ad amarsi finalmente con tantissima dolcezza.

Nota:
Ciao a tutti, e grazie di essere stati con me anche in questa avventura. So che questa storia è sembrata strana ad alcuni di voi, ma ci tenevo davvero a parlare di cosa si prova a perdersi totalmente per amore di una persona che non sta bene e non è pronta ad amare. Penso che sia una cosa che prima o poi capiti a tutti, e magari può aiutare leggere di qualcuno nella nostra stessa situazione. Anche per me è stata difficile da scrivere, perchè la mia idea iniziale era ovviamente che Leida finisse con Hiro, ma ci ho messo un po' a capire che erano disfunzionali insieme. Non escludo che tra qualche tempo io possa tornarci su e magari sistemarla, ma credo che Brian sia perfetto per Leida, e spero lo pensiate anche voi. Vi ringrazio ancora per non avermi abbandonato e spero che restiate a seguire le mie prossime idee. Un abbraccio di cuore,
Sally  

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