SCOOP!

di Brume
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo caso ***
Capitolo 2: *** Luci e Ombre ***
Capitolo 3: *** Tempeste ***
Capitolo 4: *** Da te ***
Capitolo 5: *** Ci vediamo stasera ***
Capitolo 6: *** Parentesi: Dolore ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un nuovo caso ***


 

CAP.1  - Un nuovo caso


Luglio 1993, Isola di Jeju-Do, Corea del Sud

 

“Sei proprio sicura che dobbiamo rientrare? Non potremmo fermarci qui ancora un pò?” chiese Kaori, guardando fuori dalla finestra dell'albergo mentre, svogliatamente, infilava modalità random i suoi vestiti in valigia.

La sorella, un tipino decisamente più pacato e metodico, era seduta sul letto. Uno sguardo veloce alla borsetta che richiuse con un click e poi gli occhi finirono in quelli di Kaori.

“...Si, Kaori. Dobbiamo rientrare...aspettano questo servizio ormai da due giorni...se non va in onda entro domani sera un licenziamento non ce lo toglie nessuno” rispose Sayuri, sospirando. 

 

Kaori sbuffò. Aggrottò le sopracciglia e finì di sistemare  i vestiti , per lo più roba comoda come shorts e top chiari, senza dire niente altro poi, chiusa la valigia, si avviò verso la porta.

“Andiamo, allora. Se guardo ancora una volta fuori da quella finestra, dovrò trovarmi un nuovo lavoro” disse.

Sayuri si alzò dal letto. 

Fece un giro della stanza per scrupolo e controllare non avessero dimenticato nulla e seguì la sorella che l’ attendeva davanti la porta dell’ ascensore.




 

Tokyo, 10 luglio, qualche giorno dopo il loro rientro

 

“Ehi, sorellina, hai visto? Il nostro reportage ha avuto successo” disse Sayuri spegnendo la tv. 

“....già. Proprio un bel lavoro, e poi che riprese...e che tipini! Ma chi è quella ragazza così frizzantina che di tanto in tanto spara cavolate a raffica rendendo il tutto così amato dal pubblico?” rispose Kaori, ridacchiando e posando, al contempo, il bicchiere di te freddo sul tavolino del salotto.

Sayuri la guardò e sorrise. 

Aveva ragione, Kaori: i loro servizi erano amati - e richiesti-  proprio per questo. Da una parte la bella presenza e la professionalità di Sayuri e dall’ altra il carattere scanzonato di Kaori rendevano il programma adatto a tutti, giovani e anziani, viaggiatori e vacanzieri della domenica, portandolo spesso nei primi posti delle classifiche sul gradimento.

“...Ho fatto bene a fidarmi della tua intuizione” disse Sayuri in tutta risposta  “ all’ inizio non mi pareva una buona idea, avevo paura di non riuscire a piazzare il nostro lavoro, invece…”

“...invece il lavoro è triplicato” le fece eco Kaori che nel frattempo si era alzata e si stava stiracchiando.

Sayuri annuì, raccolse bicchieri ed il vassoio con il loro spuntino e li portò in cucina; era tardi, erano stanche e l’ indomani la sveglia avrebbe suonato presto, poichè il  direttore dell’ ennesima tv  che a quanto pare voleva proporre loro non più un contratto freelance ma qualcosa in esclusiva le aspettava per le 9...quindi sistemò le stoviglie e poi raggiunse la sorella in bagno dove questa si stava lavando i denti.

“Io vado a nanna, Kaori. Non fare tardi” le disse, conoscendo il vizio della sorella di stare sveglia fino a notte fonda. Kaori le rispose con una sorta di grugnito e le sorelle si divisero, poi, ognuna diretta nella propria stanza.

Chissà cosa ci capiterà, domani  pensò Kaori stendendosi sul letto, facendo volare l'immaginazione; l’ afa cominciava a farsi sentire, quindi si rialzò, dopo nemmeno una manciata di minuti, per aprire la finestra e...fu allora che lo vide.

 

Un uomo, sul tetto del palazzo di fronte, era immobile e pareva osservare i dintorni; non le fu possibile notare alcun particolare ma quella figurale ricordò  qualcuno e fu forse per questo che l’ istinto di chiamare la polizia venne meno. La ragazza lasciò cadere il cordless che istintivamente e senza accorgersene aveva afferrato mentre lei ancora cercava di capirci qualcosa di più.

L’ uomo parve non vederla continuando a muoversi,  forse più interessato ad altre faccende; lei tuttavia si nascose, con un certo timore ed il cuore in gola.

Rimase li per almeno mezz’ora, accucciata a fianco del letto, senza dire o fare nulla; poi, una volta calmata,  finalmente si stese e appoggiò la testa sul cuscino.

Un giorno o l’ altro ti metterani nei guai si disse, chiudendo gli occhi, ripensando ancora a quella sagoma che tanto sconosciuta non le era.



 

Le due sorelle si svegliarono di buon’ora il mattino dopo; compiuti i soliti rituali ovvero una doccia e la colazione all’ occidentale con caffè, yogurt e cereali si avviarono, di buona lena, verso la macchina. La distanza che le separava dagli uffici delle JSN non era molta, forse 3/4 chilometri, ma avrebbero dovuto percorrere la Meji e la Fire- Dori nonchè Yellow street ed il traffico beh, quello era sempre un terno al lotto.

“Tu sai di cosa si tratta?” chiese Kaori mentre si allacciava la cintura di sicurezza e poi controllava la sua pettinatura nello specchietto. Quella mattina aveva finalmente indossato un abitino leggero dai colori sgargianti che aveva acquistato in uno dei loro viaggio e si sentiva particolarmente carina.

“...Non ne ho idea” rispose la sorella accendendo la vettura e uscendo dal garage sotterraneo.

“Spero solo che ci mandino ancora in qualche isola sperduta. L’ unica cosa che potrebbe trattenermi in città sarebbe una intervista a  Rei Kawakubo* ….ADORO I SUOI ABITI!! “ esclamò, immaginando il tutto.

Sayuri, con gli occhi sulla strada, sorrise. Nemmeno lei sapeva cosa aspettarsi; la donna con cui aveva parlato non era stata di molte parole.

Come previsto, il traffico verso gli studi televisivi era più caotico di quanto si potesse immaginare. Giusto il tempo di parcheggiare ed il nuovo modello IDO Tokyophone*  cominciò a squillare.

“Arriviamo! “ disse Sayuri, cominciando ad allungare il passo e facendo cenno a Kaori di sbrigarsi  “...si, stiamo entrando in questo momento….ok, va bene. Fujiko Hitomi, 11° piano...d’ accordo” .

“...Ma è una donna la nostra datrice di lavoro? Bello, mi piace questa cosa” disse Kaori spingendo la porta dell’ edificio.

“Si, è la figlia del fondatore...ora ha in mano tutto lei. Seguimi, sbrighiamoci” rispose Sayuri avviandosi verso la reception dove avrebbero ritirato i pass.

Kaori,curiosa, non vedeva l’ ora di incontrare la donna e capire dove         l'avrebbe  portata questa nuova avventura.


….una mezz'ora più tardi

 

“Quindi...mi sta dicendo che abbiamo budget e tempo illimitato? Ho capito bene? E nessuna censura?” chiese Kaori, incredula, ancora una volta. Gli occhi sgranati e la salivazione azzerata, non credeva alle sue orecchie: questo incarico, se tutto fosse andato bene, avrebbe fruttato loro di che vivere per gli anni a venire realizzando di fatto tutti i sogni che avevano nel cassetto.

“Si, Miss Makimura” rispose la donna con un sorriso, stretta nel suo elegante tubino scuro, restando ferma davanti a loro.

“...ci assicura che non sarà pericoloso?” chiese Sayuri infilando nella borsa il contratto che avevano appena firmato.

Hitomi fece alcuni passi poi, finalmente, si sedette sul divanetto poco lontano ma comunque accanto a loro.

“...No, quello che dovrete fare voi è solo accertare l’esistenza di questa persona. Girano voci su di lui da anni ormai, ma nessuno lo conosce, nessuno lo ha visto...ecco, voi dovreto solo scovarlo. Niente di più, niente di meno. Se poi riusciste ad accaparrarvi una intervista sarebbe il massimo. In ogni caso, la nostra società può fornirvi un servizio di security…” rispose.

Kaori e Sayuri si guardarono. Il contratto era ormai firmato e le garanzie fornite sembravano ottime.

“Ci metteremo subito al lavoro” disse Kaori alzandosi e facendo un piccolo inchino. La sorella fece lo stesso.

“Sono davvero felice di avervi nelle nostra squadra” disse la donna che nel frattempo di era alzata e, andata verso la scrivania, era tornata tenendo tra le mani un foglio di carta.

“Questo è solo un anticipo” disse porgendo loro l'assegno “...trovatemi City Hunter...insieme, possiamo farcela!” 

“Inizieremo subito le ricerche...avrà nostre notizie quanto prima” rispose Sayuri , avviandosi verso la porta seguita da Kaori. 









 

Note: 

*Rei Kawakubo è la fondatrice del bran Comme de garçon

*IDO Tokyophone è un telefonino , uno dei primi usciti in Giappone nel 1991










 

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Capitolo 2
*** Luci e Ombre ***






 

CAP.2 - Luci e ombre

 

L’ appartamento delle sorelle Makimura- Tachiki era sito al penultimo piano di una palazzina abitata da gente dalle più disparate estrazioni sociali: una coppia di anziani originari di Okinawa che ormai avevano eletto Shinjuku a residenza abituale per via del figlio, trasferitosi li un decennio prima; vi erano un paio di famiglie, piuttosto giovani ed infine vi erano un gruppo di studenti , stranieri, anch’essi ospiti fissi di quel quartiere così particolare. Infine, vi erano loro.

Il loro….nido era piuttosto grande, per due: un grande spazio aperto e sviluppato su un piano dove vi era un grande salone, la cucina, due camere con annesso bagno, una biblioteca ed un paio di altre stanze. Era costato un occhio, ad Hideyuki,  contando soprattutto che non se lo era potuto godere più di tanto… per questo Kaori, sua sorella adottiva, aveva deciso di tenerlo e di viverci con Sayuri, la sorella biologica.

Quello spazio ordinato e pulito maniacalmente era il loro mondo, il suo mondo: li , Kaori, si sentiva protetta, come se Hide fosse ancora in vita.

 

Erano le 18 quando Kaori, che si trovava ancora nel suo studio, alzò lo sguardo dalle varie carte disseminate sul tavolo;Sayuri era uscita poco prima insieme al fidanzato, Takashi, e non sarebbe rientrata prima del giorno seguente.

“Ah, che fame!” disse a voce alta e alzandosi “ quasi quasi me ne esco, mi prendo un take away e poi vado al parco” 

Non era strano per lei parlare da sola, lo faceva sempre, quasi senza pensarci (un vizio per il quale anche lei stessa di prendeva in giro) quindi, la sorpresa fu davvero molta quando una voce maschile, alle sue spalle, rispose.

“Potremo andarci insieme, se vuoi” disse lo sconosciuto.

Kaori, spaventata, si avvicinò al cassetto prendendo la colt 357 magnum  Lawman , eredità del fratello, puntandola subito in direzione della voce.

“...posa quel ferro, Kaori. Non voglio farti del male. Voglio solo parlare con te” rispose quella persona. Kaori si mosse nella direzione da cui provenivano quelle parole: la finestra; scostò la tenda e vi trovò, seduto, un uomo.Jeans scuri, una t shirt grigia -come i suoi occhi-  dalle maniche arrotolate contenevano a stento il fisico dell’ uomo dai capelli corvini, seduto giusto giusto sul parapetto.

“Chi sei? Cosa vuoi?” chiese lei, tenendo ben salda l’ arma, fissandolo.   La sua sicurezza celava in verità il terrore puro.

 “ Mi hai seguita? Fammi indovinare….”

“...Sei una reporter e dovresti già avere le tue rispose” disse con un sorriso sghembo “….ma non preoccuparti, ti ripeto...non voglio farti del male. Posa quella pistola” disse ancora, alzandosi, allungando la mano e bloccando il cane all’ arma.

“Lasciami” disse lei cercando di divincolarsi da quella presa, fissando negli occhi lo sconosciuto che, dopo una frazione di secondo, mollò la presa.

“Scusami l’ irruzione...so che mi stai cercando così...ho ben pensato di evitarti il lavoro. Con le tue sole forze non mi avresti mai trovato” disse.

 

Kaori indietreggiò.

Che storia era mai, questa?

Nella sua vita ne aveva incontrate di persone strane, soprattutto da quando aveva raccolto una certa notorietà grazie al lavoro con la sorella; ma nessuno,nessuno mai si era mai inoltrato fino in casa. 

L’ uomo rimase in piedi, a fissarla.

Aveva un'espressione seria, ma non cattiva; se ne stava fermo, le mani in tasca, guardandosi intorno.

Cosa doveva fare? Avrebbe potuto chiamare la polizia o mettersi ad urlare o, ancora, uscire dalla porta e scappare...ma quella persona che senza problemi era praticamente entrata in casa sua non ci avrebbe messo molto a raggiungerla.

 Decise quindi di non fare nulla.

 Posò la pistola sulla scrivania e tornò a sedersi.

“...dimmi, dunque. Per quale motivo ti starei cercando?” disse con la voce tremante, indossando la sua maschera più spavalda.

L’uomo sorrise.

“Ti chiami Kaori Makimura e recentemente sei stata contattata, insieme a tua sorella, da una certa persona per indagare su di me...o meglio, sulla mia esistenza. Corretto?” domandò.

Kaori non rispose, limitandosi a guardarlo.

“..quella persona, una donna, mi da la caccia da anni...ed io, da anni, la tengo d’occhio. Proprio come sto facendo con te” rispose.

Il terrore puro si impossessò di Kaori, che impallidì e serrò le mani intorno ai braccioli della sedia.

“..c-chi s-sei? P-Perchè m-mi stai dicendo questo?” chiese. 

La sua maschera era ormai crollata, le lacrime si stavano affacciando sul vido.

“Non piangere, Sugar” disse l’ uomo avvicinandosi a lei e raccogliendo le lacrime in una carezza “ non ti voglio fare nulla…ti spiegherò tutto a tempo debito, ora sono passato solo per dirti di stare lontano da quell’ ambiente e da quella donna….” 

Kaori , ormai incapace di muoversi, non aprì nemmeno bocca.

 Quel tale l’ aveva chiamata Sugar , e vi era solo una persona che potesse conoscere quel nomignolo.

“...tu sei...sei Ryo?” gli domandò sgranando gli occhi, sperando che   

l’ uomo non reagisse in maniera inconsulta. 

Lui sorrise.

“Mi farò sentire presto” disse solo, prima di tornare verso quella finestra e sparire oltre le tende. Girò sui tacchi ed in men che non si dica Kaori si ritrovò sola, incredula, sotto shock.



 

Quando la sorella rientrò, il giorno seguente, la trovò ancora a letto, rintronata dal sonnifero che aveva preso la sera prima e con occhiaie profonde a segnarle il volto.

“Ti porto subito dal medico, secondo me ti stai ammalando” le disse non appena la vide.

“No, Sayuri, non è nulla. Non sono stata molto bene ma ora ti assicuro che è tutto ok” rispose, pronta, mettendosi a sedere sul letto. La sorella la squadrò da cima a fondo.

“Sei pallida, Kaori. Hai due occhiaie profonde….se proprio non vuoi farti visitare, promettimi almeno che te ne starai tranquilla. Forse...stai..stiamo lavorando troppo” rispose.

Kaori annuì.

“...io vado a farmi una doccia, poi preparo qualcosa per pranzo...una insalata va bene ?” domandò, prendendo un elastico dal polso e legando i capelli in una coda.

“Si, grazie, Sayuri” rispose Kaori, osservando la sorella uscire dalla porta.

 

Non devo dirle nulla, non posso dirle nulla...devo sbrigarmela da sola e capire...capire qualcosa di più di questa storia…pensò, mentre i brividi le percorrevano la schiena al solo ricordo dell’ uomo. 

 

Era davvero Ryo, quel Ryo? O quella persona la stava bellamente prendendo per i fondelli, raggirandola? Perchè era arrivato a lei, come aveva fatto ad arrivare a lei senza problemi? Perchè l'aveva messa in guardia?

Un gran mal di testa cominciò a martellare la sua testa  procurandole fastidiosi dolori agli occhi. Si alzò, quindi, per recuperare delle pastiglie dall'armadietto che teneva in bagno e solo allora notò un foglio, per terra, che raccolse quasi automaticamente ed aprì.

Si trattava di un articolo di giornale che parlava della donna che solo il giorno prima le aveva contattate; era datato 5 giugno 1983 e parlava di questa persona come una dei killer che avevano ucciso un poliziotto... Hideyuki Makimura.

Kaori lasciò cadere il foglio. Lo stomaco si mosse, si rimescolò provocandole una forte nausea... fece appena in tempo ad andare in bagno dove vomitò anche l’ anima, ed infine si lasciò cadere, esausta, sul pavimento di marmo bianco.

E’ un incubo, non è possibile disse fra sè mentre le lacrime iniziarono a solcare il suo viso ...tutto questo...non è possibile. Ma in che faccenda mi sono cacciata? continuò a ripetersi, dondolando come fosse in trance.   

A riportarla alla realtà fu la voce di Sayuri: a quel punto, Kaori, cercò di alzarsi e disse alla sorella che l’ avrebbe raggiunta nel giro di un quarto d'ora, il tempo di farsi una doccia.

 

Da quel giorno, il tempo passò senza che quasi se ne accorgesse: una settimana volò, letteralmente... settimana nella quale non ricevette più visite e continuò a ripensare all'accaduto. A Sayuri decise di non dire nulla nonostante le costasse parecchio; continuò in ogni caso le sue ricerche, senza però arrivare da nessuna parte. Provò anche ad andare a fondo a quell’ articolo ma tutto...tutto sembrava coperto da una coltre di fumo. 

Pensò molto anche a quell’ uomo: ma anche li, nessuno risposta sembrò essere quella giusta.

Lei si ricordava di un Ryo, amico e compagno di lavoro del fratello; lo aveva visto poche volte e ne era rimasta colpita. L’uomo che si era presentato a lei gli assomigliava a ben vedere ma no, non poteva essere lui. Se era vero che quella persona era City Hunter, cosa c'entrava con Ryo, che la giustizia l’aveva sempre servita dalla parte giusta?

 

Era stanca.

Stanca di pensare, di non trovare risposte.

Decise di andare alla polizia, dunque, e togliersi lo sfizio una volta per tutte...

 

“...quest’ uomo si è presentato in questo modo, Dottoressa Nogami… è entrato dalla mia finestra e mi ha fatto intendere prima di essere il famoso City Hunter e poi...un veccho amico...io vorrei capirci qualcosa” disse Kaori con fare pratico mentre la donna la fissava, seduta oltre la scrivania.

“...non posso dirle molto, ma le chiedo solo di avvisarci prima, la prossima volta” rispose l’ ispettore “ in modo che possiamo prenderlo in fragrante. City Hunter esiste, esiste eccome, e da tempo gli diamo la caccia quindi...l’ unico modo per capire se sia o meno lui è questo!….ora, se vuole scusarmi, ho una riunione importante...” rispose.

Kaori annuì. 

Recuperata la borsetta, salutò il funzionario ed uscì dalla porta: aveva fatto il suo dovere e cercato notizie sicure,si sentiva sollevata. 

Forse avrebbe chiarito la faccenda...o almeno così sperava.

 

Visto che si delineava un pomeriggio particolarmente afoso, decise di andare al parco, prima di rientrare a casa. Avvisò Sayuri che sarebbe rientrata tardi e, uscita dalla centrale, prese un taxi per tornare verso casa.

Il parco distava forse cinquecento metri dalla sua abitazione e come al solito era affollatto da diversi tipi di persone: donne a passeggio con il fidanzato, mamme e bimbi, ragazzini in divisa scolastica. Li osservò, quasi contenta di quella normalità e, acquistata una lattina di caffè freddo si avviò verso una panchina ombreggiata.

Mi sembra di vivere in un film pensò ridacchiando tra sè, aprendo la lattina e prendendo un sorso del liquido scuro spero solo che ci sia il lieto fine pensò, poi. Chissà che quella donna, quella poliziotta, non potesse davvero aiutarla….

 

“Posso?”

La voce che sentì le gelò il sangue. Lui. 

“Ancora tu???...Non vedo perchè me lo chiedi, visto che ti sei già seduto” rispose lei osservandolo.

Lui sorrise.

Era bello, dannatamente bello. 

“...Ti avevo detto di portare pazienza, che ti avrei spiegato tutto” disse con voce dolce la persona “ ma tu...fai sempre di testa tua”.

“Si, sono stata alla polizia, e allora? Non so chi tu sia, ti sei spacciato per un amico di mio fratello...mi hai messo in guardia e lasciato un articolo che parlava della morte di Hideyuki...che devo fare, che devo pensare?” rispose, perdendo il controllo, levandosi in piedi, paonazza.

“Hai ragione Kaori, ho sbagliato tutto. Forse...forse dovevo fare diversamente” rispose l’ uomo chinando il capo.

“...direi! Sei arrivato in casa mia come un ladro, fai tanto il misterioso...dimmi chi sei..chi sei DAVVERO!” urlò ancora, richiamando l'attenzione dei passanti.

L’ uomo si alzò in piedi e si avvicinò. 

Kaori. timorosa di una reazione, fece alcuni passi indietro,  inciampando in una radice...ma non toccò mai terra, perchè le braccia dello sweeper la sostennero.

 

Per la prima volta, i due rimasero in silenzio. I loro occhi si incontrarono, fermando il tempo, le voci, i suoni.

“Vieni con me, ti spiegherò tutto….e comunque sono io..sono Ryo” disse aiutandola e prendendola per mano, iniziando poi a camminare verso l'uscita del parco senza che lei dicesse più nulla.

 
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Capitolo 3
*** Tempeste ***


 

Quando Kaori vide Ryo la prima volta, non fu un incontro idilliaco. Lui ed il fratello erano rientrati da una serata piuttosto alcolica solo da qualche minuto e la donna si era trovata a far da babysitter a due uomini praticamente ubriachi, con Ryo che aveva subito allungato le mani verso le sue grazie ricevendo come risposta una padella in pieno viso.

 

Tuttavia, con il passare del tempo e frequentazioni sempre più assidue, Kaori si rese subito conto che quella maschera da pagliaccio nascondeva qualcosa di più profondo.Riuscì così a dargli altre chances; ebbe modo di poterlo conoscere più a fondo e ben presto il suo cuore... cominciò a fare i salti mortali nel momento in cui Ryo compariva davanti ai suoi occhi, con quel sorriso e quello sguardo e quel modo di fare...

 

Ma lei era poco più di una ragazzina.

 

Una ragazzina con tanti sogni in testa, un lavoro nel week end, gli studi da finire ed un carattere niente male… nella sua testa era quindi impensabile che  Ryo  potesse interessarsi a lei: per quel che ne sapeva, a lui piacevano ben altre donne e non solo fisicamente parlando...donne vissute, affascinanti… Inoltre - cosa da non sottovalutare - Ryo svolgeva lo stesso identico lavoro di suo fratello: nel remoto caso di una loro frequentazione, se tutto fosse andato per il verso giusto...come avrebbe potuto avere una vita tranquilla, cosa avrebbe potuto darle, quella persona? Lui la travolgeva solo con la sua presenza e Kaori non riuscì più a gestire le cose….

Ecco perchè aveva deciso di andarsene da Tokyo per un pò e dimenticare, dimenticare tutto e buttarsi a capofitto nel lavoro e nello studio...per dimenticare lui.

E per dimenticare, soprattutto,  la morte di Hide, sopraggiunta qualche tempo  dopo.

 

Ma la vita, si sa, è sempre pronta a fare scherzi solo che, questa volta, aveva decisamente fatto le cose per bene: aveva incastrato alla perfezione tasselli apparentemente distanti, segnando loro la strada e facendo si che si riunissero attraverso sentieri nemmeno tanto contorti.

 

Ora, seduta sul sedile passeggero di quella macchina, fissava la strada;

pensierosa, si stava arrendendo ed al contempo stava facendo cadere tutti i muri che si era costruita intorno, muri talmente spessi che non gli avevano nemmeno permesso di riconoscere Ryo , qualche sera prima, o forse così a lei pareva…

 

Lui, dal canto suo, guidava tranquillo verso  Kamakura; li, all’ ombra di un piccolo patio che solo lui conosceva, le avrebbe spiegato tutto. Era agitato, Ryo; da anni sperava di rivederla ma non così, non a causa di un guaio in cui la donna e sua sorella erano cadute a piè pari.

La sera stava scendendo. 

I fari della macchina illuminavano la strada nel tramonto, un tramonto macchiato da nuvole scure. 

 

Fu Ryo il primo a parlare, dopo circa due ore di silenzio.

 

“Siamo quasi arrivati, Kaori” disse semplicemente.

 Lei, persa nei suoi pensieri, annuì. 

Meno di una decina di minuti dopo , Ryo parcheggiò la macchina su di una stradina sterrata; li accanto, una piccola casupola in legno.

“...Ma questo è il capanno dove Hide veniva a rilassarsi e pescare” disse la donna, improvvisamente colta da un ricordo, osservando la costruzione.

“Già” rispose lui, scendendo dalla macchina e recandosi di gran lena sul lato opposto per aprire la portiera a Kaori.

“...ogni tanto ci vengo anche io, l’ ho tenuta e sistemato alcune cose...è un buon nascondiglio, a volte” aggiunse Ryo.

Kaori scese e poi rimase immobile, appoggiata alla macchina. 

Lui la prese per mano e la condusse all’ interno, aprì una porta-finestra e uscì sul piccolo patio. Lei si lasciò guidare.

“...Qui potremo parlare tranquillamente. La spiaggia è laggiù, ma la gente a quest’ora ormai se n’ è andata” disse Ryo. Sembrava impacciato, fumava una sigaretta dietro l’ altra.

 

Kaori lo seguì e prese posto su una delle sedie. Silenziosamente, si guardò in giro.

“Vuoi che vada a prendere qualcosa da mangiare?” chiese lui, spegnendo la sigaretta ormai giunta al filtro. 

Kaori negò con un movimento del viso. Lei voleva solo parlare. Capire.

“...Come facevi a sapere che sono stata dalla polizia?” chiese la donna arrivando dritta al punto.

“Saeko era la donna di tuo fratello, nonchè una mia vecchia amica. E’ lei che mi ha sempre aggiornato su di te, sulla tua vita…” rispose sedendosi a sua volta.

Kaori scosse la testa.

“..e così...e così...avevo una squadra di angeli custodi a controllarmi?”

“In un certo senso si” disse sorridendo Ryo. 

Un sorriso dolce, di quelli che all’ improvvisoro tornarono, pescati dai ricordi.

“...io...non so che dire….” borbottò Kaori.

Ryo avvicinò la sedia a quella della donna e si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sulle gambe tornite e muscolose. Con una mano si spostò il ciuffo di capelli dalla fronte, poi, preso un respiro, parlò.

“Tuo fratello mi chiese di prendermi cura di te, in punto di morte...per un pò ti ho tenuta d’occhio , ti ho seguita un pò ovunque...poi, mi è preso il terrore. Cosa ne sarebbe stato di te? Io vivevo una doppia vita, ero..sono costantemente in pericolo...cosa avrei potuto darti?” disse. Kaori lo seguì con attenzione ed una certa sorpresa.

“Sono andato via, per un pò. Sono stato dove tutto e cominciato, dovevo fare alcune cose, stare via qualche mese,  risolvere alcuni dilemmi del mio passato. Sono tornato solo un anno fa e ti ho rivista, cresciuta...Kaori, mi perdonerai mai?” domandò.

Lei si alzò. 

Fece alcuni passi, incrociò le braccia sul petto stringendole quasi intorno a sè.

“Perchè mai dovrei perdonarti? Tu non mi hai fatto nulla…” rispose, stringendosi in sè stessa “ ciò che però voglio capire è perchè...perchè ti sei fatto vivo d’ un tratto. Se non ci fosse di mezzo l’ incarico che ho ricevuto avresti continuato a stare nascosto, osservandomi senza dire nulla?” domandò, voltando il viso.

“Probabilmente...credo...credo di si….Hai Sayuri, ora…” rispose. 

“Ok...Ok, Ryo. Ed ora...ora che mi hai detto tutto…?” 

Lui la fissò sorpreso. 

Aveva mantenuto il suo carattere, la ragazzina di un tempo: diretta, schietta. Cosa avrebbe potuto dirle? Non aveva una risposta: non lo sapeva nemmeno lui cosa sarebbe successo...cosa avrebbe potuto succedere.

“Ti chiedo solo di stare attenta. Quella donna non è chi dice di essere: vuole me e non di certo per fare un articolo. Sei libera di crederci o meno...per il resto, fai come la tua coscienza chiede. So difendermi”. disse.

Kaori girò sui tacchi, avvicinandosi a Ryo fino quasi a sfiorargli il viso.

“Ti rendi conto di ciò che stai dicendo? Come posso crederti? Io conoscevo un Ryo...una persona che mi ha preso il cuore...una brava persona...ma sono passati tanti anni. Come faccio a fidarmi di te? Chi mi dice che mi stai dicendo la verità? E se dovessi coprirti e capire che invece sei un assassino?” disse, usando tutto il fiato che aveva in corpo, ritrovandosi ad ansimare.

Ryo le pose una mano sulla guancia.

“Io SONO un assassino, Kaori...ed anche tuo fratello lo era. Si...abbiamo ucciso su  commissione...ma non per soldi... Per giustizia. Ma ti prego, prova a fidarti di me!” rispose.

 

Uno schiaffo lo colpì in pieno volto.

“Riportami a casa, Ryo. Io e te non abbiamo più niente da dirci...e sparisci dalla mia vita. Grazie tanto per le informazioni ma...credo che sia meglio finirla qui” rispose furente, tornando a grandi passi verso la macchina.




 

Il viaggio di ritorno fu silenzioso quanto quello d’ andata.

Erano le due del mattino, quando la Mini rossa parcheggiò sotto casa di Kaori...ma stavolta, Ryo non scese ad aprire la portiera. Si limitò a fermarsi, parcheggiare, poi ognuno andò per la propria strada: Kaori a casa sua e Ryo verso l’ edificio di mattoni rossi poco più avanti.

Sayuri, alla finestra, seguì la scena. Kaori la trovò li quando rientrò.

“Dove sei stata? Chi era, quell’ uomo?” chiese. Era preoccupata ma non più di tanto; forse, era convinta che la sorella fosse uscita con qualcuno.

Kaori, che aveva cercato di ricomporsi, sorrise.

“Un amico che non vedevo da tempo” rispose. Poi, sistemate le scarpe e la borsa poco distanti dall’ uscio, andò a sedersi sul divano.

Sayuri sorrise a sua volta.

“Per essere un amico che non vedi da una vita non credo tu sia stata molto gentile. Vi ho visti: non vi siete nemmeno salutati” disse prendendo posto accanto a Kaori.

Sentendosi punta nel vivo, quest'ultima fece cadere ogni maschera.

“...E’ una storia lunga. E fa male” disse.

Poi, alzandosi, si incamminò nella sua stanza.

Sayuri volle seguirla, ma Kaori fu svelta. Entrò nella stanza, la chiuse a chiave e si infilò in bagno, preparandosi un bagno rilassante. Non voleva sentire, vedere nessuno.





 

Il mattino seguente, Kaori fu svegliata dal continuo trillare del  telefono. Allungò svogliatamente il braccio verso il comodino e sollevò il ricevitore.

“...Buongiorno, sono Fujiko Hitomi. Scusi l’ improvvisata ma... volevo essere aggiornata sui vostri progressi” disse, con voce melliflua. Probabilmente stava anche sorridendo al ricevitore. 

Kaori, si schiarì la voce. Era sorpresa, non si sarebbe aspettata una telefonata...di solito, coloro che richiedevano un servizio, lasciavano passare almeno una settimana prima di farsi sentire o , spesso, aspettavano che fossero le sorelle a chiamare.

“Buongiorno, Hitomi…. la prego di scusarmi, sono stata molto presa. Possiamo vederci oggi pomeriggio? L’ aggiornerò sul caso” . rispose Kaori istintivamente, saltando convenevoli e titoli. 

La donna dall’ altro capo del telefono non rispose.

“Oggi, purtroppo, sarò impegnata in una riunione di palinsesto...la ringrazio comunque….senta, mi farò sentire io… può almeno dirmi se l'avete trovato?” chiese.

Kaori fu presa dal panico. 

Che doveva rispondere? 

Se avrebbe risposto affermativamente avrebbe potuto mettere nei guai Ryo, sempre che la storia che le aveva raccontato fosse vera….

“Non ancora, ma siamo sulla buona strada. Alcune persone stanno organizzando un incontro...nel momento in cui questo incontro dovesse concretizzarsi ne sarà subito informata e naturalmente...le invierò il girato. “ disse, confezionando una bugia costruita alla perfezione.

“Benissimo. Sapevo di potermi fidare di voi. Attendo nuove” rispose Hitomi, chiudendo la conversazione.

 

Kaori rimase a fissare l’ apparecchio telefonico per qualche minuto, senza dire niente.

Ora, cosa avrebbe dovuto fare?

Avvisare Ryo?


Oh, diamine, in che gran casino mi sono cacciata? pensò, tornando con i ricordi alla sera precedente. Inked-Illustration-LI

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Capitolo 4
*** Da te ***


 

 

Tokyo, 31 luglio.

 

“Il cielo è strano, stasera. Sembra stia per arrivare davvero, il tifone” disse Sayuri, rimettendo a posto la tenda che copriva la grande finestra del salone dove stavano cenando a base di sashimi.

Kaori, che si era appena seduta, annuì. “Speriamo non faccia troppi danni” disse, versandosi dell'acqua naturale e bevendone un sorso.

Sayuri la raggiunse e si sedette a sua volta. 

Controllò se in tavola vi  fosse tutto, poichè non aveva intenzione di alzarsi ed essere distolta da quel ben di Dio che vi era in tavola e poi iniziò a mangiare.Come ogni sera, la tv in sottofondo era sintonizzata sui canali di informazione e la presentatrice stava illustrando proprio le condizioni meteo avverse che di lì a poco si sarebbero abbattute su Tokyo...tutto nella norma, insomma.

 Una domenica sera estiva qualsiasi.

“Allora, come vanno le ricerche? Hai più sentito il nostro committente? Ah proposito, ho trovato uno studio in cui potremmo registrare eventuali  interni...domani potremo andare a vederlo: è l’ unico libero di questi tempi” disse Sayuri prima di addentare parte del cibo. 

Kaori annuì, quasi distrattamente. Sayuri osservò la sorella: era strana, da qualche tempo...e non sapeva il perchè.

Certo, il suo impegno sul lavoro era lo stesso di sempre  ed anche il giorno precedente aveva portato a termine un piccolo incarico in maniera ineccepibile...ma era distante, pensierosa. 

Insoddisfatta. 

Mangiarono tranquillamente. Ma apparve ovvio che dovesse parlarle: non l’ aveva mai vista, così.

“Kaori, qualcosa non va?” chiese , dunque, una volta finita la cena.

“...no, nulla” rispose Kaori alzandosi e raccogliendo le stoviglie da portare in cucina. 

Sayuri la osservò, mentre si muoveva. Il viso di Kaori era improvvisamente impallidito.

“...Ti vedo strana da un pò di tempo… sarà una mia impressione. Senti, se domani andiamo a vedere quel posto, io coglierei l'occasione per passare anche da Ginza. C’è una persona che vorrebbe proporci qualcosa...sai, visto che il nostro impegno principale si rivela abbastanza lungo...credo sia meglio continuare ad  accettare qualcosa di più pratico e veloce, nel mentre” disse. Quindi si avvicinò a lei e l’ aiutò a sistemare. Andarono insieme in cucina, Kaori mise le stoviglie nel lavello e Sayuri tornò in sala a sistemare le ultime cose rimaste.

 

Accidenti, ora che faccio? pensò Kaori. 

Non aveva voglia di complicazioni, non se la sentiva di raccontare quella storia...fare sapere tutto del suo incontro con Ryo, i suoi pensieri...ma non poteva andare avanti così. Inoltre, il lavoro lo stavano svolgendo entrambe anche se con compiti diversi, quindi...sarebbe stato coerente ed onesto parlarne con lei...ma no, non ne aveva il coraggio. 

Cosa avrebbe pensato, la sorella?

Avrebbe accettato di rinunciare a tutto per una storia della quale sapevano ben poco accettando come unica fonte la testimonianza di Ryo?

 

Kaori sistemò gli ultimi piatti , pulì il lavello e si asciugò le mani in un panno di cotone che aveva preso dal cassetto infine si sedette sullo sgabello della piccola isola che  li accanto.

Si appoggiò al banco in marmo, stanca; osservò Sayuri pulire.

Prese tempo, insomma, iniziando con lo sguardo a vagare qui e la...finchè la voce della sorella non la riportò alla realtà.

 

“Ora mi dici cosa ti passa per la testa, sorellina!”

Sayuri era davanti a lei e le stava porgendo un caffè che nemmeno si era accorta avesse preparato.

“Grazie” rispose sorridendo e prendendo la tazza fumante, senza aggiungere altro. Sayuri rimase a guardarla per un pò di tempo, poi tornò nella sala; accese il ventilatore a pala e si sedette sul divano.

Kaori rimase ancora un attimo in quella cucina.

Lo stomaco era chiuso in una morsa.

Il pensiero era rivolto a Ryo…. quanto avrebbe voluto vederlo, quanto avrebbe voluto ci fosse li anche lui, in quel momento...ma non ne aveva notizie da tempo e per come lo aveva trattato si sarebbe stupita di vederlo ancora…

Poi penso a Hitomi.

L’ ultima volta che l’ aveva sentita, le aveva confezionato una bella bugia, dicendole di un possibile incontro con City Hunter e di un girato che, naturalmente, non erano mai arrivato ad una reale conclusione. Erano passati parecchi giorni….

“Sayuri” disse raggiungendo la sorella di gran lena       “ ….iocredodiessemiinfilatainungrossoguaio” disse, d’ un fiato, quasi diventando paonazza; Sayuri per poco non le sputò il caffè in faccia.

“Scusami, puoi ripetere?” le chiese, posando la tazza sul tavolinetto li accanto. Poi, prese il telecomando e spense la tv.

Kaori iniziò a giocare nervosamente con la stoffa del top che indossava, rigirandola tra le dita e guardando per terra.

“Credo che-che questa cosa… la ricerca di City Hunter...sia un guaio di quelli grossi” disse. Le sorelle di fissarono, silenziose, per un momento.

“...Kaori ascoltami...nessuno dei nostri lavori è mai stato facile. Ora, la ricerca di un criminale non è una passeggiata ma...non è nemmeno la prima, che facciamo. Ricordi quando ci trovammo faccia a faccia con la Yakuza?” disse.

Come al solito Sayuri, da sempre più realistica e pratica di Kaori, cercò di razionalizzare i fatti senza perdere la calma. 

“...E’ diverso, stavolta…” rispose Kaori, andando a sedersi accanto alla sorella “ te lo posso assicurare. Se avrai voglia di ascoltarmi...devo raccontarti una storia” disse.

Sayuri, sorpresa, la fissò e mentre le prime raffiche di vento raggiunsero Tokyo, iniziò a raccontarle tutto.




 

Shinjuku, Kabukicho.

 

Ryo passeggiava tra le insegne al neon dei molteplici izikaya, bar, karaoke e love hotel che occupavano la Golden Gai. Visto il tempaccio, quella via strettissima pareva una autostrada, tanto era vuota.

 

Camminava lento, a dispetto del vento e della pioggia che avevano iniziato a scendere; si guardava intorno, osservando gli esercenti affrettarsi nel chiudere i piccoli locali prima che il tifone facesse danni. Non aveva nulla da fare, non aveva voglia di compagnia.

Voleva stare solo e pensare  e perchè no, perdere tempo così, nel nulla...giusto per liberarsi la testa dal suo pensiero fisso. 

 

Kaori. 

Lei lo aveva stregato. Si era negato più e più volte la debolezza di un ricordo, la possibilità di starle accanto; lo aveva fatto dapprima per paura, poi per rispetto verso la memoria di Hide, perchè non pensava di essere la persona giusta per sua sorella, per prendersi cura di lei.

Ora, però, qualcosa di strano e forte era tornato alla ribalta e lo stava sconvolgendo.

L'aveva incontrata, messa in guardia. La ragazzina era diventata una donna con la quale non era più possibile scherzare o scappare.

Certo, avrebbe preferito rientrare nella sua vita in maniera più soft, per così dire, ma non ne aveva avuto occasione...quindi aveva fatto il possibile date le circostanze e come aveva previsto, le cose non erano andate bene.

 

Era preoccupato.

 

Volevo fare qualcosa di diverso, lo giuro disse a bassa voce come se lei lo potesse ascoltare, chiudendo l’ ombrello ormai inutilizzabile e lanciandolo in un vicolo dove già erano presenti rottami e spazzatura ma non ne ho avuto il tempo e tu, giustamente, mi hai cacciato…

Già.

Come aveva potuto pensare, anche solo lontanamente, di avere successo?

 

Le voleva bene. Davvero.

Non voleva che le accadesse nulla di male...ma cosa fare, ora? Da un lato, doveva tenere d’ occhio quella donna e chi vi era dietro, ovvero suo padre; dall’ altro, doveva gestire questa cosa che gli attanagliava lo stomaco, doveva badare a lei, pensare a cosa fare.

Il vento continuava a soffiare, impetuoso.

Ryo, immerso nei suoi pensieri, si fermò.

Lasciò che il vento, l’ umidità, l’ acqua ed i pensieri lo avvolgessero poi, come fosse morso da una tarantola,  cominciò a correre.

Voleva andare da lei, doveva andare da lei.




 

Appartamento Makimura- Tachiki

 

“Kaori...perchè non me ne hai mai parlato prima?” chiese Sayuri quando la sorella terminò il suo racconto. Kaori, gli occhi bassi, mormorò alcune parole.

“...non volevo coinvolgerti nel mio passato...non volevo coinvolgerti in questa cosa” rispose.

“Ma sono tua sorella    !!” disse Sayuri perdendo la calma “ ….da quando ci siamo ritrovate...ci siamo sempre dette tutto… abbiamo parlato delle nostre vite, tu mi hai parlato di Hide…”

Kaori alzò il viso.

“Hai ragione ad essere arrabbiata con me!” rispose. 

Le veniva da piangere.

Sayuri rassicurò la sorella allungando la mano e accarezzandole il viso.

“Non sono arrabbiata, Kaori…. mi chiedo solo come mai tu ti sia tenuta tutto dentro… deve essere stato tremendo” rispose. Un sorriso le illuminò il viso e Kaori parve essere più tranquilla.

“E’ lui? quello che ho visto l'altra sera insieme a te?” domandò, ancora. Kaori annuì.

Sayuri si alzò e andò in cucina a prendere da bere e portò a Kaori del tè freddo che lei gradì molto.

“...Credo che, alla luce di quanto tu mi hai raccontato, non siano da escludere i suoi avvertimenti. Tu stessa vorresti fidarti di lui, gli vuoi bene… Kaori, sorellina mia… lasciamo perdere questo incarico. Io credo che questo Ryo sia sincero…” disse , infine.

Kaori sgranò gli occhi. 

Era sempre stata piuttosto ingenua e sognatrice , ma Sayuri in questo caso la batteva. Come poteva essere sicura delle azioni di Ryo, quel Ryo che era sparito e le aveva mentito, tirando in ballo anche Hide…?

Si alzò.

Pensierosa, andò verso la finestra per capire a che punto era il tifone: poche erano le macchine ancora in giro, la strada era allagata e alcune piante erano state divelte. Stava per tornare a sedersi quando lo vide: correva, sotto la pioggia, nella direzione di casa loro.

“Credo lo conoscerai presto” disse Kaori. Sayuri guardò la sorella con sguardo interrogativo. Kaori la chiamò verso di sè ed insieme osservarono Ryo avvicinarsi sempre più al portone del loro stabile.

Kaori iniziò a tremare.

Perchè quell’ uomo la turbava così tanto?

 Perchè sentiva il cuore battere così forte?

Meno di cinque minuti più tardi, il campanello suonò. Sayuri andò ad aprire.

 

Ryo, bagnato fradicio, stava davanti alla porta.

“Perdonatemi, presentarmi così…” disse. 

Levò il giubbino leggero e le scarpe e rimase fermo dov’era, gocciolante.

“Entra. Ti prenderai un accidente” disse Kaori, atona. 

“Vado a prendere un asciugamano pulito” disse Sayuri per togliersi dall’ impiccio di quegli sguardi.

“Mi dispiace arrivare a casa vostra così ma...ho scoperto alcune cose che potrebbero mettervi in pericolo...e non potevo aspettare oltre” disse senza levare gli occhi di dosso alla giovane donna. Kaori arrossì, sentirsi avvolta da quello sguardo la metteva a disagio.

“...ho sentito davvero molte scuse ma questa…” disse per sdrammatizzare la donna. Lui rimase serio, fermo, immobile davanti a lei.

“Tieni” gli disse Sayuri porgendo una salvietta “ datti una sistemata...Ryo, giusto? Abbiamo giusto parlato di te, io e mia sorella” 

Kaori lanciò un'occhiataccia alla donna , che però fece finta di niente. Ryo si asciugò in qualche modo, silenzioso, guardando di tanto in tanto Kaori davanti a lui.

“Vieni, siediti. Vuoi qualcosa da bere?” gli chiese quest’ ultima.

“No...ho già dato” rispose lui “ credo di aver bevuto abbastanza oggi...e poi...sono solo passato per riferirvi alcune cose. So che non mi vorrai ascoltare, Kaori-”

“Se mia sorella non vorrà ascoltarti, lo farò io” lo interruppe Sayuri.Ryo andò a sedersi sul grande divano. I capelli scuri sulla fronte bagnata e gli occhi profondi misero a disagio Kaori, che preferì prendersi una sedia.

“Ho ragione di credere che siate seguite, presumibilmente fin dal momento in cui avete accettato l’ incarico. Da tempo tengo d’ occhio la situazione e ho notato strani movimenti..” disse, senza girarci intorno. Sayuri sembrò impallidire e lo stesso accadde a Kaori. Lui guardò prima l’ una e poi l’ altra.

“Kaori, ti prego di lasciare da parte qualsiasi remora e...fare ciò che ti dirò: vai via da Tokyo. Lascia la città per un pò, insieme a tua sorella, intanto che io sistemo le cose” disse.

Le due sorelle lo fissarono.

“NO” disse Kaori, scandendo bene le parole. Ryo la fissò negli occhi.

“Come dici, scusa?” chiese, anche se aveva sentito benissimo.

“Io non lascio Tokyo. Non lascio ciò che ho costruito con tanta fatica, non lascio questa vita.” rispose.

Ryo si alzò, gli si parò davanti.

“Non è un gioco. Andate via per un pò. Poi...potrete tornare. Hitomi non è una persona che lascia superstiti e probabilmente aveva deciso di eliminarvi già nell’ istante in cui avete accettato l’ incarico. Quanto ti ha offerto?” disse Ryo senza staccarle gli occhi di dosso. Kaori abbassò lo sguardo.

“...parecchio…” rispose.

Ryo girò sui tacchi, andò alla finestra. Anche se non era tardissimo, pareva fosse notte fonda: le nubi non volevano proprio andarsene.

“... quindi...resti….perchè vuoi quei soldi? Perchè non ti fidi di me?” chiese.

Kaori si alzò. Andò a sedersi sul divano.

Ryo si voltò nella sua direzione nel momento esatto in cui il telefono iniziò a squillare.

“...potrebbe essere lei…Hitomi” disse Ryo, preoccupato.

Sayuri andò verso il telefono e rispose; era il fidanzato. I presenti tirarono il fiato.

“...dunque?” domandò Ryo, tornando su Kaori.

“...Va bene, Ryo… credo non ci sia altra scelta che fidarmi di te quindi...starò attenta. Ma non lascerò Tokyo. Rimarrò qui, in questa casa” rispose lei.

 

Ryo parve sollevato. Pensieroso, camminò avanti e indietro per la grande sala. Nel frattempo Sayuri, conclusa la telefonata con il fidanzato, li raggiunse.

“Ora vi prego di ascoltarmi” disse quindi Ryo richiamando la loro attenzione “ Sayuri, se hai un posto in cui andare, vai...altrimenti potrò collocarti a casa di alcuni amici che potranno proteggerti. Kaori, se sei intenzionata a restare qui...io resterò con te finchè la faccenda non si sarò conclusa” disse.

Kaori fece per reclamare, ma rimase zitta: non aveva molta scelta, quindi fece un cenno di assenso con il capo. Sayuri, stupita da tanta fretta, non si perse comunque d’ animo: chiamò il fidanzato, spiegò a grandi linee la situazione e meno di due ore dopo saliva su un taxi guidato da uno degli amici e colleghi di Ryo, destinazione ignota.

 

“Ed ora...che faremo?” chiese Kaori, osservando la sorella andare via. Era stanca, aveva un gran mal di testa e le borse sotto gli occhi.

“Aspettiamo, Kaori. Vediamo cosa accade, aspettiamo le mosse di Hitomi” rispose lui “ora , però, accompagnami a fare il giro della casa...devo controllare alcune cose”.

 

Kaori si trascinò, dunque,in giro per il grande appartamento. Ryo osservò con attenzione ogni finestra, stipite, passaggio. Controllò le chiusure, il sistema antifurto e la porta blindata all’ ingresso infine, stanco, crollò sul divano. Posò la pistola sul tavolo e chiese a Kaori il permesso di stendersi.

“Fa pure” rispose , estraendo una coperta da un piccolo puff  e porgendogliela. Lui la prese, trattenendo con sè anche la mano della donna.

“...mi sei mancata” le disse, tenendo stretta quella mano.

Kaori sentì le gambe farsi di cera e le lacrime salire. 

Ryo allora si alzò, sovrastandola con la sua altezza...ed avvenne ciò che da tempo doveva accadere: l’ abbracciò, così forte da fare male. 

L’accarezzò, asciugò le lacrime che sgorgavano sulle guance soffici ed infine, quasi automaticamente, poggiò le proprie labbra su quelle fruttate di Kaori, lasciando per un attimo tutti i guai fuori dalla porta ma soprattutto al di fuori del loro cuore e delle loro anime, finalmente ritrovate.

 

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Capitolo 5
*** Ci vediamo stasera ***


 

Kaori si lasciò trasportare da quel bacio, un bacio lungo anni, un bacio desiderato, anelato, sofferto, voluto.

Sentire quelle labbra e quelle mani stringerla, sentire il calore ed il profumo della sua pelle la riportò indietro nel tempo di qualche anno, ai tempi in cui fuggì da Tokyo per rifarsi una vita. Ora, il suo cuore pareva liberato da un peso; quasi come se il lunghissimo bacio che si stavano scambiando avesse tolto, con un colpo di spugna, tutti i pensieri e la tristezza sedimentati in lei.

 

“Tutto bene?” domandò Ryo, allontanando le proprie labbra da quelle della donna e guardandola negli occhi.

“Si...perchè me lo chiedi?” rispose lei, timorosa di essere stata scoperta.

“...ti sento lontana, pensierosa…” disse,prendendola per mano e portandola accanto a sé, finendo per accoccolarsi in un angolo del divano.

“...No, affatto, Ryo... Solo che…” disse abbassando gli occhi “ il mio cuore aspettava questo istante da anni. Sono così confusa...”

Ryo sorrise. La sua presa si fece più forte; Kaori, seduta alla sua destra, finì quasi per distendersi sull'ampio petto glabro dell’ uomo.

“..Non solo tu, Kaori” disse infine Ryo.

“...cosa intendi dire?” domandò Kaori.                                                             Le sue parole erano fatte di  bisbigli e mormorii, a momenti coperti dal forte vento che ancora soffiava fuori dalle finestre.

Ryo si sistemò in modo da poterla vedere negli occhi. Le sue braccia presero Kaori e la sistemarono sulle sue ginocchia.

“... Sono fuggito per tanto tempo, anche io, come te. Ho avuto paura, di molte cose. Dopo la morte di tuo fratello, sono scappato in un altro continente per mettere a posto le cose del passato...ma avrei dovuto solo prendermi cura di te. Ecco perchè sono confuso da questo sentimento tanto forte tanto destabilizzante….” rispose.

Gli occhi di Kaori rimasero fissi, fermi in quelli di Ryo. 

“Hideyuki...mi manca molto” disse, infine.  Ryo chiuse gli occhi impedendo alle lacrime di uscire; strinse ancora più forte Kaori e così rimasero, silenziosi, finchè la stanchezza non li colse.


Il mattino seguente, il tifone era ormai esaurito ed aveva lasciato man mano  spazio ad un clima quasi gradevole; il cielo era d'un azzurro intenso ed il sole brillava, alto. Ryo aprì gli occhi per primo: la luce lo colpì provocandogli un gran mal di testa; in qualche modo , senza svegliare Kaori che si era stesa accanto a lui, si alzò ed andò verso la finestra per chiudere la tenda.

“...Ryo…” bofonchiò la donna, evidentemente già sveglia. Ryo si voltò nella sua direzione , sorridendo.

“Ben svegliata, Kaori” le disse, posando un bacio sulla sua fronte “ ...se mi dici dove tieni il tutto, ti preparo un caffè”.

Lei si limitò ad alzare un braccio e puntare un dito: altro non fu in grado di fare.  Ryo sorrise ancora e andò verso la cucina dalla quale tornò meno di due minuti dopo, porgendo una tazza di caffè americano bollente alla donna.

“...grazie” le disse Kaori, mettendosi a sedere; la tazza scottava e dovette lasciarla sul tavolo davanti a sè. Imbarazzata, incredula, la sua mente era in piena confusione….cosa sarebbe successo, ora?

 

Ryo sembrò leggerle nel pensiero. Bevve il caffè, posò la tazza e si alzò, stiracchiandosi; aprì tende e finestra e lasciò entrare un'aria nuova e non solo metaforicamente.

Un refolo di vento mosse i capelli di lei; lui si appoggiò allo stipite lasciandoci la città alle spalle e incrociò le braccia sul petto, osservandola.

“...cosa...cosa faremo, oggi, adesso?” chiese Kaori, prendendo coraggio.

“...aspetteremo. Condurrai la solita vita di sempre, cercherai di comportarti al solito. Solo che avrai me al tuo fianco.” disse lui, abbastanza sicuro di sè. Kaori si guardò in giro quasi volesse raccogliere i pensieri.

“Così facendo quella donna ci scoprirà” rispose.

Lui sorrise.

“...non esattamente. Non ti seguirò come un’ ombra, non starò accanto a te..ma sarò comunque presente.” rispose.

“...e mia sorella?” chiese quindi la donna.

“E’ al sicuro. Un amico ha di fatto portato lei ed il fidanzato in un posto sicuro, sono sorvegliati” disse.

Kaori sembrò tranquillizzarsi. 

Si alzò dal divano, prese le tazze e tornò in cucina; dopodichè, senza dire niente altro si avviò verso la sua stanza...aveva bisogno di una doccia, di rimettere a posto i pensieri. 

 

Non era neppure entrata quando sentì il telefono suonare; si avvicinò  all’ apparecchio, quindi, ma la mano ferma di Ryo la bloccò.  Con un gesto, l'uomo le chiese di non fare nulla e poco dopo azionò la segreteria.

 

“buongiorno, Kaori. Vorrei avere notizie, se possibile. Resto in attesa del suo girato” disse la solita voce che, dopo un attimo di esitazione, chiuse la conversazione. 

Lei e Ryo si fissarono.

“Ti lascio fare. Comportati come faresti di solito. Quando sei pronta, ti aspetto in salotto...ah, Kaori, c’è la possibilità di farsi una doccia?” domandò lui.

Lei arrossì, cambiando velocemente una gamma di colori compresi tra il rosso corallo ed il borgogna. 

“...c’è...c’è una camera, accanto a quella di mia sorella. E’ la camera degli ospiti...dovrebbe esserci tutto ciò che ti serve….” disse, stranamente senza balbettare, abbassando lo sguardo.

Ryo sorrise, si chinò, le lasciò un bacio a fior di labbra dopodichè si avviò verso la stanza.

Kaori, sola, si trovò a sorridere come una quindicenne alla prima cotta; recuperò vestiti puliti e si preparò. Mentre l'acqua della doccia le scendeva lungo la schiena si perse a pensare a quanto stava accadendo e, per la prima volta nella sua vita, sognò di vivere una vita normale , un posto dove mettere radici. Nonostante il proprio lavoro le piacesse, desiderava prendersi tempo per lei, fermarsi…


Qualche decina di minuti più tardi, i due si ritrovarono in sala. Kaori arrivò con un asciugamani in testa , un paio di shorts ed un top in coordinato, dai colori chiari. Per poco a Ryo non venne un colpo che, tuttavia, incassò senza fiatare. Ma quella visione gli fece mancare il respiro.

“Io dovrei uscire a fare alcune commissioni. Ho detto alla...signora che sarò da lei domani. Mi inventerò qualcosa per farla stare buona ancora un pò e capire le sue mosse” disse Kaori passeggiandogli davanti. “...Poi dovrei sistemare alcuni lavori in sospeso…” 

“...d’ accordo” rispose, semplicemente, lui;  poi Kaori tornò in camera, finì di sistemarsi ed uscì.

Era sicuramente una situazione strana, che riportò alla sua mente quella strana semi-convivenza che lei, Hide e Ryo vissero per qualche tempo molti anni prima. Ma ora tutto era cambiato...e solo il tempo avrebbe stabilito come.

 

Ryo la seguì, senza farsi notare, come aveva sempre fatto. 

Mischiandosi alla folla di quella prima mattina,  mani nelle tasche dei jeans, la seguì ovunque.

La vide entrare in un grande market dove si trovavano anche prodotti internazionali e poi dirigersi al negozio successivo, una piccola bottega a conduzione famigliare; infine, notò che si stava dirigendo verso il parco. Nel tragitto, un gruppo di persone la riconobbe, fermandola: lei, gentilmente, rispose a tutti senza problema ma Ryo dovette avvicinarsi ancora di più, tra quelle persone avrebbe potuto esservi qualcuno che poteva infastidirla.

Lei lo notò.

Con una scusa si allontanò dai presenti, si avviò all’ entrata del parco, le borse cariche di roba.

“Lascia che ti aiuti” le disse l’ uomo, dunque, avvicinandosi: non aveva più senso nascondersi.

Kaori si voltò, sorridente. Lasciò che lui le sfilasse dalle mani uno dei sacchetti di carta e proseguirono insieme.

 

“Da quanto tempo...sei qui?” le chiese lei.

Erano seduti su una panchina, all'ombra, osservando dei ragazzini giocare a pallone.

“Parecchio tempo...” rispose lui, prendendo una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca.

“mi...mi sei mancato parecchio...quando ti ho visto...non volevo credere ai miei occhi. Sapevo che eri tu, ma la mia mente si è sempre rifiutata di ammetterlo” le disse la donna mentre, con la mano, spostava una ciocca di capelli.

Ryo sorrise, dolcemente.

Da quanto tempo aspettava questo momento? 

Da quanto tempo non provava questa serenità?

I loro volti si avvicinarono.

 Le labbra si cercarono, dolcemente. 

Tutto intorno a loro cessò di esistere; si lasciarono trasportare in un lungo bacio, stretti, finchè qualcuno non li disturbò.

“Scusi, signore, le è caduto questo” disse  la voce che semrbava appartenere ad un ragazzino; 

Ryo aprì gli occhi staccandosi da Kaori.

“Grazie” rispose, allungando la mano per prendere il portafogli in pelle nera. Il ragazzino andò via sorridendo e lo stesso fece Kaori.

“...senti Kaori...che ne dici se andiamo a trovare Hide?” chiese poi, ad un certo punto, Ryo. Alla ragazza si illuminarono gli occhi.

“E’  da parecchio tempo che non vado da lui” disse, alzandosi e sistemandosi vestiti e capelli “ mi farebbe piacere”.

Ryo si alzò, a sua volta; tornarono a casa per posare la spesa e ripartirono quasi subito in direzione del cimitero, dove si soffermarono per quasi un’ ora.

“...Sai, a volte mi immagino come sarebbe la nostra vita, ora. Me lo immagino entrare dalla porta di casa, venirmi a salutare e poi crollare sul divano borbottando sproloqui sulla giornata appena passata” disse Kaori dopo minuti e minuti di silenzio. Ryo le strinse forte la mano.

“Anche a me manca tantissimo” rispose. Anche a Saeko...sai, la donna dalla quale sei andata a chiedere notizie su di me…” disse.

La donna lo fissò.

“...si, mi hai detto qualcosa” rispose, fermandosi a pochi metri di distanza dalla macchina “ ...ma...come mai io non l’ ho mai conosciuta?” chiese. 

Ryo lasciò che una famiglia composta da un paio di ragazzi ed i genitori, piuttosto in là con l’ età, passassero oltre; poi riprese il discorso.

“...Tuo fratello è sempre stato molto riservato” disse iniziando a camminare lungo il viale lasciando perdere la macchina “ e forse è per questo che non te ne ha mai parlato. Inoltre, nel nostro ambiente, meglio essere ancora più riservati del solito…”

“Ma io sono sua sorella” rispose lei, quasi arrabbiandosi.

“Lo so, Kaori… non lo ha fatto per cattiveria, credimi…” rispose, cercando di consolarla. Lei si allontanò di qualche passo, guardando una piccola fontanella dove alcune persone erano in fila per bere.

“...quando sarà tutto finito” disse “ promettimi che ci ritroveremo insieme, che mi farai conoscere meglio il vostro mondo, il mondo tuo e di Hide” . 

Ryo sospirò.

“In realtà...vorrei allontanarmi il  più possibile...ma credo di capire cosa intendi quindi, va bene. Ora, però, torniamo a casa. C’è qualcuno laggiù che ci segue da un pò” rispose, prendendo sottobraccio Kaori e camminando come se nulla fosse verso la macchina.

Il resto di quella giornata e dei giorni a venire furono abbastanza tranquilli; anche la donna che dava la caccia a Ryo si bevve senza problemi le scuse.In linea di massima,per Kaori furono giornate dedicate al riposo ed ai progetti di lavoro futuri. Grazie all'attrezzatura presente in casa riuscì a rivedere alcuni vecchi servizi ed a sistemare quelli in sospeso;  emergeva dalla sua stanza, in pratica, solo per mangiare. 

A Ryo andava bene così, del resto lui stesso aveva chiesto alla donna, poco prima, di comportarsi come al solito...le uniche parentesi erano i pranzi e le cene; solo in quegli attimi  ritagliavano tempo per sè stessi concedendosi lunghe chiacchierate. Solo la notte, nella stanza che occupava, cercava di capire come uscirne: prima o poi avrebbe dovuto fare qualcosa per sbloccare la situazione...avrebbe preferito vedersela da solo, senza coinvolgere Kaori...ma come? 

 

L’ orologio segnava le due.

Decise che era tempo di agire.

 

Si alzò, camminò piano fino a raggiungere la stanza di Kaori; l’ aprì e vi entrò.

La guardò a lungo. 

Le chiese perdono: si sarebbe allontanato ancora per un pò. Se, come sperava, la fortuna sarebbe stata dalla sue, entro sera avrebbe fatto ritorno a casa.

Viceversa, Kaori sarebbe rimasta sola.

 

Prima di uscire, le lasciò un biglietto.


Ci vediamo stasera scrisse, sperando con tutte le sue forze di realizzare questo desiderio. Illustration2

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Capitolo 6
*** Parentesi: Dolore ***


Un piccolo capitolo che pensavo di riuscire a pubblicare moooolto tempo fa e che invece, il tempo ed alcuni imprevisti mi hanno costretto a posticipare...
Un capitolo di passaggio, una parentesi, che ci porterà verso la conclusione di questa storia.

A presto!


 

Seduta nella sala d’ aspetto  di quella casa di cui Ryo, prima di perdere conoscenza, le aveva fornito l’ indirizzo, Kaori pensava a quanto accaduto negli ultimi due giorni.

Era stanca; non aveva dormito granchè.

Inoltre, davanti ai suoi occhi continuava ad apparire quella scensa: Ryo, steso in una pozza di sangue nel mezzo di quell’ ufficio, nello stabile ormai vuoto.

 

Era accaduto tutto in fretta.

Il mattino, appena sveglia, lei aveva come al solito bussato alla porta di Ryo dicendogli che avrebbe preparato la colazione e lo avrebbe aspettato in cucina; ma quando dopo una ventina di minuti non lo vide arrivare, si era alzata e camminando nervosamente per casa aveva trovato quel biglietto: Ci vediamo stasera, c’era scritto.

Piena di rabbia per questo atto sconsiderato ( ne avevano parlato, molte volte: lei avrebbe dovuto agire come al solito, poi avrebbero pensato a cosa fare, attendendo il momento giusto) iniziò a inveire contro Ryo e solo in un secondo tempo il panico iniziò a diffondersi, facendola cadere sul divano stremata.

Lui era andato via. Era andato da quella donna, a chiudere i conti.

Da solo. Probabilmente nella notte.

Kaori, seduta, con quel biglietto tra le mani, si chiese cosa avrebbe potuto fare...ma già sapeva la risposta: NIENTE. Aspettare, forse.

Di sicuro sarebbe stato inutile rivolgersi alla polizia; inoltre, come spesso Ryo le aveva ripetuto, lei era e sarebbe rimasta comunque un bersaglio.

 

Aveva fatto una doccia, dunque; l’ acqua fresca le aveva dato sollievo, rimesso in equilibrio la sua mente. Poi era tornata in sala ed aveva iniziato a passeggiare, nervosamente, mentre le ore passarono ed a lei pareva di impazzire.

Chiamò Sayuri, per distrarsi.

Provò a cucinare, e mangiare.

Ma nulla riuscì ad aiutarla.

Così, intorno alle 17.30, aveva deciso di chiamare Saeko.

Ryo è in pericolo, è andato da solo ad affrontare la persona che mi aveva contattato per prenderlo in trappola disse, anticipando il tutto riferendo solo il suo nome.

La poliziotta non aveva fatto attendere la sua risposta: passo a prenderti, andremo da lui aveva risposto. 

Così dunque si erano recate in quella che fino al giorno prima era una stazione televisiva ed ora, improvvisamente, si era trasformata in un simulacro vuoto e spento.

 

Tutto era calmo.

Fermo.

Nessuno entrava ed usciva.

Saeko le chiese di aspettare; alcuni rinforzi stavano per arrivare. Ma Kaori di aspettare non ne aveva voglia quindi, insieme alla donna, era entrata...e l’ aveva trovato, nell’ ufficio che lei conosceva bene.

“RYO!” aveva urlato, correndo verso di lui. Saeko, preoccupata, aveva invece mantenuto il sangue freddo ed una volta controllato non ci fosse più nessuno aveva controllato i parametri vitali.

“Dobbiamo portarlo via, Kaori” le aveva dunque detto; nello stesso momento Ryo aveva aperto gli occhi.

“Kaori...portami da lui” aveva semplicemente detto fornendo alla donna un nome ed un indirizzo; niente di più accadde. Solo una rapida occhiata a Saeko, poi i suoi occhi si chiusero, ancora.

Il resto fu una corsa contro il tempo in mezzo al traffico cittadino rotto da mille sirene, compresa quella che Saeko aveva fissato sul tetto della macchina. Quando giunsero all’ indirizzo, Ryo non dava più alcun cenno di vita.

L’ uomo che si prese cura di lui, tuttavia, rassicurò le donne che tutto sarebbe andato per il meglio...ma intanto, erano passati due giorni e nulla era cambiato.




 

“Dovresti riposarti. Non dormi da due giorni ” disse Sayuri, immediatamente corsa da lei insieme al fidanzato ed a Mick, l’ amico di Ryo. Tutti erano in apprensione e, chi più chi meno, passeggiavano nervosamente per il corridoio di quella casa in stile tradizionale.

“...non ce la faccio, Sayuri. Ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo quella scena” rispose lei, rivolgendosi alla donna con gli occhi pieni di lacrime.

“Mi sento in colpa” continuò, stringendo forte la mano della sorella.

“Anche io…se solo non avessimo accettato quell’ incarico...ma chi poteva saperlo? “ disse. Entrambe rimasero in silenzio, ascoltando i rumori che provenivano dalla piccola stanza in cui Ryo riposava.

Saeko era costantemente al telefono. Passava a trovare Ryo mattina e sera,  appena riusciva: per lei il lavoro non era ancora finito: doveva assolutamente prendere quella donna per poter mettere fine all’ impero di distruzione e morte coordinate dal padre di Ryo, Shin Kaibara.

Era, insomma, un momento critico.

E Ryo, steso in quel letto come non accadeva da decenni, era sempre più pallido.

 

“Kaori, vieni con me.”

Mick, che aveva conosciuto solo qualche ora prima, le si era parato davanti. Mani in tasca ed aria sicura di sè, aspettò che Kaori si alzasse; poi, insieme, camminarono fino al giardino.

“Ryo mi ha parlato di te, sai?” le disse. La donna sgranò gli occhi. Mick sorrise.

“Si, è vero! Da quanto lo conosco, da quando ci siamo ritrovati qui in Giappone, non faceva altro che dirmi: vorrei rivederla, sarà cresciuta...avevo promesso a suo fratello di prendermi cura di lei ma…”

“...ma le cose sono andate diversamente: me ne sono andata, mi sono rifatta una vita” disse lei sorridendo.

“Già” disse Mick. 

Giunti nel giardino, davanti ad un piccolo laghetto, rimasero ad osservare l’ acqua silenziosi.

“Ce la farà” disse Mick, dopo una decina di minuti “ Ryo ne ha passate di peggio. So che vorrebbe lasciare tutto, così mi ha detto...qualsiasi cosa deciderà, so che lo renderai felice”.

Kaori si sentì in imbarazzo, ma lo guardò sorridente.

“Ci siamo rivisti dopo tanto tempo, pensa che all'inizio stentai a riconoscerlo...è passato così tanto tempo...ma poi, è stato come se ci fossimo appena lasciati. Lo conosco da molti anni e sono scappata da lui, per paura...ora vorrei non lasciarlo più”

Mick le prese la mano e la strinse forte.

“Sarà così, Kaori. Non credo che voglia lasciarti andare. Alcune persone sono destinate ad appartenersi, e voi fate parte di queste” disse.

Kaori lo fissò, guardò a lungo quegli occhi azzurri e sinceri.

Annuì.

“Ho tanta paura” disse, infine.

“Anche io. Ma dobbiamo sperare” rispose l’ uomo; poi, le offrì il braccio ed insieme tornarono dentro, dove li attendeva Doc.

 

Parlarono a lungo, con Doc.

Ryo era stato ferito gravemente ma non più di altre volte; probabilmente si sarebbe ripreso senza grossi danni, ma la convalescenza sarebbe stata lunga. Ora restava da capire la sua reazione ad alcuni farmaci e, una volta sveglio ed autonomo, avrebbe potuto tornare a casa senza problemi.

Kaori parve sollevata; Sayuri, abbracciò forte il fidanzato.

“Ora, Kaori, vai a riposarti. Anzi, andate a riposare tutti” disse Doc “ qui resteremo io e la mia assistente. Vi chiamerò non appena ci saranno novità disse”.

I presenti si guardarono.

“Ha ragione, Doc. Kaori, ti accompagno a casa io, se per te non fa nulla. Non sono sicuro nel lasciarti da sola a casa. Oppure, se vuoi, possiamo trovare una stanza in un hotel, sotto falso nome. Che dici?” domandò l’ uomo.

“Sayuri, che dici? Voi cosa farete?” chiese dunque Kaori voltandosi verso la sorella.

“...Potremo...potremo stare con te, se vuoi. Così Mick non sarà più costretto a farci da baby sitter” rispose la donna. Mick annuì e sorrise, soprattutto alla parola Baby sitter; improvvisamente, gli animi furono risollevati e seppure nessuno di loro volesse allontanarsi da Ryo, se ne andarono, pian piano.

Kaori fu l’ ultima ad uscire da quella casa: restò fino all’ utlimo accanto all’ uomo, carezzandogli la mano.

“Tornerò presto” disse, alzandosi dalla sedia, mentre gli altri la aspettavano fuori.
Guardò a lungo quell' uomo, disteso nel letto. Lo guardà finchè il cuore non si riempì di lui; poi , quando era vicina alla porta, tornò indietro posando le proprie labbra su quelle immobili di Ryo.
Doveva farcela.
A tutti i costi.



 

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Capitolo 7
*** Epilogo ***




 

EPILOGO


23 dicembre, Tokyo. 

 

“Beh, devo dire che il tuo scoop l’ hai avuto, che dici?” 

 

Ryo, disteso nel letto, guardava Kaori che si stava preparando davanti allo specchio, beandosi di quella visione celestiale; accanto a lui, il giornale della settimana precedente riportava l'articolo- inchiesta sulla JSN - alla quale Kaori e la sorella avevano lavorato alacremente per un mese- che le aveva ufficialmente consacrate a figure di riferimento nel mondo giornalistico.

“Che dici? Abbiamo fatto un bel lavoro, non trovi?” domandò lei, di rimando  girandosi verso di lui  e regalandogli, tra le altre cose, uno dei suoi magnifici sorrisi.

Lui la guardò.

Il vestito che lei indossava, di un colore verde scuro, era  abbinato ad un paio di stivali color cuoio en pendant con la borsa le stava magnificamente; il colorito della sua pelle e del viso era messo in risalto da alcuni fili di perle chiare ed irregolari. Le sue labbra erano velate da un leggero gloss trasparente.

 

Ryo provò ad alzarsi dal letto: voleva abbracciarla, prima che lei uscisse. 

Dirle quanto fosse bella.

Baciarla.

“...non sforzarti…” gli disse invece Kaori, ormai pronta, avvicinandosi a lui, con voce dolce, premurosa come al solito.

Ryo sbuffò.

Erano mesi che ormai se ne stava a letto e non ne poteva più, soprattutto negli ultimi tempi la sua pazienza era arrivata al limite.

“...Non sono più malato, Kaori, non sono più un infermo” gli aveva quindi risposto lui mettendo il broncio come un bambino. 

Lei sorrise.

“Lo so, ne ho avuto la prova...ehm...stanotte… ma ciò non significa che tu possa ricominciare a fare tutto ciò che desideri. Doc è stato chiaro: riposa il più possibile e porta ancora un pò di pazienza, amore e…. non usare quel termine. Non mi piace. “ 

Ryo allungò la mano per accarezzare il viso di lei, che portò accanto al suo. 

Ne aspirò il profumo, una crema con toni di incenso; appoggiò le labbra a quelle della donna , infine.

“Hai ragione, Kaori… ma per un uomo come me è difficile, fermarsi così” rispose.

Kaori gli diede un bacio ancora poi si allontanò per prendere una cintura ed il cappotto nell'armadio.

 Il suo sorriso illuminava la stanza.

“Che impegni hai, stamattina?” chiese quindi Ryo, cambiando completamente argomento.Kaori recuperò ciò che cercava e tornò da lui. 

“Mi hanno contattata quelli della SNTW. Hanno letto l'articolo, avevano già visto alcuni dei miei lavori e...ci hanno convocate per un colloquio. Quella telefonata di ieri sera...era il caporedattore” rispose raggiante.

Ryo sorrise, felice per quella notizia.

“Tornerò presto, Ryo. Magari con il pranzo...ah: stasera ho invitato Sayuri ed il suo fidanzato...ed anche Mick. Così….possiamo salutarli, prima che partano. Saeko credo la inviterò tra qualche giorno….voglio una cosa solo tra noi...” disse.

“Per me va benissimo...più tardi mi alzo e mi faccio una doccia, così sarò pronto per pranzo” rispose lui; meno cinque minuti e qualche bacio più tardi dunque si ritrovò solo in quella stanza e si lasciò cadere ancora un attimo nel letto.

Fissò il soffitto, Ryo, ascoltando il rumore dei tacchi di Kaori che si avviava verso la porta; i suoi occhi osservavano ora il lampadario ora il letto.

 Infine, arrivarono a quella foto.

Loro due.

Insieme.

Kaori aveva insistito moltissimo per farla; lui era uscito dalla clinica di Doc solo qualche giorno prima e lei, mentre passeggiavano nei dintorni di casa - vista la momentanea infermità di Ryo, costretto su una sedia a rotelle per precauzione- lo aveva di fatto trascinato nello studio di un fotografo li accanto: E’ la nostra prima foto insieme, l'inizio della nostra vita insieme aveva detto, raggiante, anticipando ciò che Ryo le avrebbe voluto chiedere di li a poco. Lui come al solito aveva fatto un pò il ritroso ma poi , finalmente, erano entrati; sorridenti, allegri, si erano prestati all'obiettivo per creare qualcosa di unico...e ci erano riusciti, decisamente.

Lei si era seduta alla sua altezza e si era messa a fare facce strane; lui, l'aveva seguita.

Ed ora eccola li , in una preziosa cornice chiara.

Ah, Kaori, alla fine ce l’ abbiamo fatta aveva pensato; finalmente, poteva tranquillamente affermare di essere rinato a nuova vita, alla quale mancava solo una cosa:l’ ufficialità di un nome, un cognome, una identità, insomma.

 

Dopo un tempo infinito pensato a quanto si sentisse bene, Ryo prese dunque il telefono cordless li accanto; con un piccolo sforzo si mise a sedere, appurando che le gambe recuperavano sempre più forza.

“Saeko, sono io. Ti chiamo ora perchè Kaori è fuori per commissioni: senti, so che dovrebbe chiamarti perchè vorrebbe organizzare una cena solo tra noi nei prossimi giorni..ma io vorrei chiederti se tu...potessi anticipare quella cosa a stasera” domandò.

Saeko rimase per un attimo silenziosa. In sottofondo si poteva sentire il rumore di fax e lo squillo dei telefoni, oltre che il vociare dei colleghi.

“...Credo non ci siano problemi” rispose infine “ devo solo sincerarmi di alcune cose...come sai il tuo fascicolo è secretato, ma non voglio comunque tirare la corda...” rispose.

“Ok. Allora...ti aspettiamo stasera. Alle 21. “ disse 

“D'accordo” rispose l'ispettore Nogami.

Ryo posò allora il telefono e pensò alla sorpresa che avrebbe preparato per Kaori: avrebbe preferito farla a Natale, ma sapendo che Sayuri sarebbe partita l'indomani, aveva anticipato.

Sorridente, ancora un po stranito dalla piega di questa sua nuova vita, incrociò le braccia dietro la testa e lasciò vagare i pensieri, ancora.

Quanto era cambiata la sua vita: aveva ritrovato Kaori, si era liberato del padre - finalmente catturato dalle forze di polizia- ed ora...di lì a poco l'ufficialità di un nome e di un nuovo mestiere. 

Era ora.

Avrebbe avuto un pò di pace, serenità. 

Avrebbe potuto pensare al futuro.

 

Con questo pensiero ed il cuore che scoppiava di gioia, Ryo decise di alzarsi e darsi una sistemata; Kaori sarebbe arrivata entro mezzogiorno e voleva farsi trovare pronto. Aveva voglia di una passeggiata tra la neve e mangiare ramen in quel locale così carino nei dintorni della Baia di Tokyo...era il posto ideale per quella cosa che voleva fare...

 

Uno sprazzo di vita normale

Una donna e magari...una famiglia 

 

Cosa avrebbe potuto chiedere, di più? 


Kaori rientrò, come promesso, poco prima di mezzogiorno e trovò Ryo nel salone, vestito di tutto punto. Accanto a lui le stampelle.

"Che ci fai qui? Come mai ti sei preparato, hai qualche appuntamento?" domandò lei poggiando borsa e chiavi vicino alla porta. Dalla grande finestra della sala entrava una luce soffusa e grigiastra. 

Ryo si passò una mano tra I capelli, sorrise. La chiamò vicino a sé. 

"Usciamo" disse senza girarci intorno. 

Lei lo fissò.

"Si, Kaori. Sono stanco di starmene rinchiuso. Tieniti il cappotto: ti porto fuori a pranzo…" disse.

Kaori cercò di obiettare. Andò in cucina a prendersi un bicchiere d' acqua  e poi tornò, sedendosi accanto a lui.

" ….sicuro?" Domandò

" ….certo che si. Ho chiamato un taxi, arriverà tra dieci minuti" rispose. 

Detto fatto, si alzò e si armò di stampelle: lei scosse il capo, sorrise, lo baciò. 

"...andiamo" disse infine aprendogli la porta.

Mentre raggiungevano l’ ascensore, Ryo pensò alla sorpresa che le avrebbe riservato quella sera, chiusa accuratamente in una busta giall che Saeko avrebbe portato con sè:

 

RYO SAEBA

Matricola 2603/SNJK

Polizia di Tokyo

 

Si, Kaori avrebbe decisamente gradito: ne era certo:il suo cuore, in quel momento, sembrava scoppiare di gioia.

 

"..che hai?" Domandò lei mentre si trovavano in ascensore. La sua voce lo riportò alla realtà.

Lui, appoggiato alla parete , sorrise ancora.

"Niente, Kaori" disse mentre le porte si aprivano e lui la prendeva, come poteva, per mano " ...sto solo pensando a quando la nostra vita è cambiata e...cambierà "

Lei lo fissò. Sapeva che le nascondeva qualcosa ma non disse nulla; si limitò a sorridere.

"Ti amo, Ryo" gli disse una volta fermi, sottocasa, attendendo il taxi.

Ryo, appoggiato alle stampelle, le si fece accanto.

"Ti amo anche io, testona!" Le rispose, controllando che nella tasca ci fosse quella piccola scatola rettangolare con il suo regalo, anticipo di quell' anello che aveva nascosto ben bene nel cassetto del suo comodino, anello che le avrebbe donato la sera successiva.

 

Il taxi arrivò. Puntuale, li attese a qualche metro di distanza.

 

I due alzarono gli occhi al cielo osservando il mondo intorno a loro poi entrarono nell' abitacolo; le loro mani si strinsero forte, appoggiate al comodo sedile di quella vettura ed i loro occhi osservarono la strada per poi ritrovarsi insieme, dopo pochi attimi, quasi fondendosi.

"Casa…" mormorarono quasi  all' unisono “ è bello essere qui. Magari, per sempre….

 

Già. 

 

Casa.

 

Finalmente, insieme.

 
kh2

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