Let me dance with you

di MissJapan13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** First challenge ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ciao a tutti, questa è una slow burn infinita che, dopo mesi in cui mi salvo i video necessari e scrivo appunti sulle note, mi sono decisa finalmente a scrivere. Volevo avvisare che metterò i link dei video all'interno del capitolo (parole in grassetto e sottolineate) e anche alla fine in un summary per facilità di lettura. Il primo capitolo ne contiene solamente uno ma nei prossimi ce ne saranno molti di più! Inoltre molti personaggi avranno le loro esibizioni perchè... Perchè sì.
Questa FF è nata dalla mia passione per l'hip hop (soprattutto coreano) e dal mio neonato amore per i tiktok porcelli in cui gli anime characters ballano quindi... Ecco, vi ho avvisati.

Inoltre sono indignata dalla mancanza di Dance AU per il fandom di MHA quindi sono arrivata in soccorso.
 


Era una giornata d’estate così calda che Izuku sentiva la pelle bruciare sotto ai raggi del sole, talmente abbaglianti da costringerlo a tenere le palpebre semichiuse. La palla da calcio che stava calciando senza un obiettivo preciso, annoiato, era così grande per le sue piccole mani che, non appena cercò di prenderla da terra, gli scivolò dalla presa, rotolando lontano fino a dietro una siepe. Piagnucolando, Izuku la rincorse con un profondo cipiglio causato dalla luce accecante del sole ma, non appena girò l’angolo superando le foglie dei fitti cespugli, si ritrovò in uno spazio del parchetto che mai aveva visto. Un piccolo quadrato di prato nascosto dalle siepi e ombreggiato da un grande albero che sembrava essere messo lì per nascondere ad occhi indiscreti quel piccolo nascondiglio segreto.

Riprendere il pallone, però, era l’ultimo dei suoi pensieri a quel punto. Al centro, un bambino dai capelli biondi tutti spettinati dal sudore e dal venticello che sembrava soffiare solamente in quel fazzoletto di prato, ballava saltellando da una parte all’altra senza mai stancarsi, facendo muovere il filo delle cuffiette che teneva nelle orecchie freneticamente. Gli occhi di Izuku si sgranarono e iniziarono a brillare a quella visione, per quel bambino che sembrava essere la rappresentazione stessa della libertà. Non seppe per quanto tempo rimase a fissarlo a bocca aperta e con una commozione che non si spiegava negli occhi, ma le lacrime che minacciavano di rigargli le tonde guance quasi lo convinsero a correre da sua madre in cerca di conforto. Quel pensiero venne però spazzato via nel momento in cui il bambino dai capelli del colore del sole si accorse della sua presenza, puntando gli occhi sui suoi.

–Che hai da guardare?!– sbottò improvvisamente, abbandonando l’espressione divertita e birichina che aveva mentre ballava e assumendone una più insicura, che sicuramente voleva sembrare minacciosa senza però riuscirci.

Tuttavia un sussulto mosse il suo corpo non appena notò che il bambino dai capelli verdi di fronte a lui era scoppiato a piangere all’improvviso, borbottando parole sconnesse tra loro.

Izuku era ad un passo dal correre via, abbandonando persino il suo unico pallone, pur di scappare da quella situazione. Se non fosse che una piccola mano si appoggiò sopra la sua testa, in modo un po’ rude, come per farlo calmare.

–Perché piangi? Sei proprio un bambino! – sospirò il biondo, gonfiando il petto come a suggerire di essere l’adulto della situazione, e Izuku non se la sentì proprio di fargli notare che gli tremavano le dita della mano ancora sui suoi capelli.

–Io… Ecco… Anche io voglio fare quello che facevi tu. P-Posso giocare con te? – balbettò Izuku, senza riuscire a fermare le lacrime che gli rigavano le guance e l’imbarazzo che contorse la sua bocca in una smorfia, con il labbro inferiore all’infuori per trattenersi dal singhiozzare.

La manina sulla sua testa si spostò sul suo viso, quasi schiaffeggiandolo nell’impacciato tentativo di asciugargli le lacrime. Fraintendendo il gesto, Izuku quasi scoppiò a piangere una volta per tutte, ma il rossore sulla faccia del bambino e la sua espressione insicura lo fecero rimanere immobile sul posto, in attesa.

–Non puoi ballare senza musica! Ecco, tieni– in un gesto brusco, il bambino gli passò una delle sue cuffiette, condividendo con Izuku il suo preziosissimo MP3 di cui, solitamente, ne era talmente geloso da nasconderlo persino alla vista di tutti gli altri bambini.

Gli occhi ancora lucidi di Izuku iniziarono a brillare all’istante, con una canzone energica che lo inondò all’orecchio e il bambino biondo che pian piano tornava ad essere a suo agio e a muoversi a ritmo al suo fianco.

Dopo un paio di minuti di silenzio e immobilità, Izuku tentò di imitarlo, provocando solamente una risatina dal suo nuovo amico ma nessun commento.
Un sorriso spuntò sul suo volto quando si sentì prendere le mani dal bambino senza nome, che iniziò a tirarlo da una parte all’altra come se fosse una marionetta, improvvisando una danza a due che provocò le risate di entrambi.

–Io… Io mi chiamo Izuku! – parlò in un momento di pausa, riprendendo fiato dopo aver riso così tanto ed essersi mosso come uno scatenato.

–Io sono Katsuki Bakugou, il prossimo ballerino numero uno di tutto il Giappone! – rispose lui, grattandosi il naso con l’indice, senza nascondere il grande sorriso pieno di orgoglio che stava sfoggiando.

–Numero uno?! Waah! P-Piacere Ka... Kat… Katchuki? – iniziò insicuro, portandosi una mano alla bocca per nascondere l’imbarazzo. La distorsione del nome però non fu gradita al bambino al suo fianco, che subito corrugò la fronte, quasi offeso.

–Katsuki! Ka-tsu-ki! – gli puntò l’indice contro, scandendo bene le sillabe del suo nome.

–Hum… Kacchan? – provò Izuku impacciato, sorridendo però leggermente, fiero del nomignolo che aveva pensato. Nel momento in cui lo pronunciò, una sensazione di calore gli scaldò il petto, simile ai caldi abbracci di sua madre.

Il cipiglio non lasciò il viso del biondo, che però si voltò subito dall’altra parte per nascondere il lieve rossore che si espandeva dalle guance fino alle orecchie.

–Può andare, anche se non sono più un bambino piccolo! Però solo tu puoi chiamarmi così, chiaro?! –

Izuku sorrise felice, allungando una manina verso il suo nuovo amico e allargando il sorriso ancora di più, talmente tanto da sentirsi tirare le guance, nel momento in cui Kacchan gli prese la mano di risposta.
 

 
Il suono della sveglia lo fece sobbalzare sul letto. Una smorfia si creò sul suo viso non appena si accorse di essere tutto sudato e, mettendosi seduto, si portò una mano al petto nel tentativo di calmare il battito del suo cuore che sembrava impazzito.

Di nuovo quel sogno.

Con un sospiro, si divincolò dal lenzuolo che durante la notte gli si era annodato sulle gambe. Prese il telefono e spense la sveglia. Dopo un ennesimo sospiro, controllò le notifiche e, non appena ne vide una in particolare, sentì i battiti del suo cuore accelerare di nuovo, premendola senza esitazione, come altre mille volte aveva fatto.

Un video di YouTube si aprì, caricato la sera prima dal canale “DynamightSquaD”, l’unico che Izuku seguiva dal suo account fake “user026451”.
Come al solito, il video era registrato in verticale, probabilmente da un telefono, e durava pochi secondi. Ma a Izuku bastavano per provare mille emozioni. Era quasi incapace di contenere le sensazioni che quel ragazzo sempre in primo piano e seguito da altri sullo sfondo gli faceva provare. Con la mascherina nera sul viso e il cappello calato sulla fronte, Izuku non poteva osservarne come avrebbe voluto i lineamenti, ma non aveva dubbi su chi si trattasse. Bastavano quei pochi ciuffi biondi che scappavano incontrollabili dalla restrizione del berretto a dargli la conferma.

Ancora non si capacitava di come riuscisse a muoversi in modo così fluido e allo stesso tempo così sicuro di sé. Izuku poteva solamente sognare avere quella fiducia in sé stessi, quell’arroganza nell’apparire sempre in primo piano, oscurando tutti gli altri.

Era a conoscenza che il suo nome da street dancer fosse Dynamight ma ancora non capiva come un ragazzo di soli 15 anni potesse essere in grado di creare una crew chiamata Dynamight Squad ed essere a tutti i livelli possibili il leader incontrastato.

Quella crew e il canale YouTube furono creati solamente un anno prima e Izuku non aveva idea di chi fossero gli altri componenti. Da quel poco che si ricordava del suo primo e unico anno delle medie nella sua città Natale, non si ricordava quei volti all’interno della sua vecchia classe.

Ma era Kacchan, d’altronde. Kacchan era incredibile e avrebbe potuto creare una crew anche con ragazzi di altre scuole, non c’erano dubbi.

Gli balenò in testa l’idea di ricreare quella breve coreografia, anche se aveva ancora qualche dubbio sul fatto di poter svolgere quei movimenti energici ed ampi con quella sicurezza.

Il turbinio di pensieri però si interruppe bruscamente nel momento in cui vide l’ora sul suo telefono. Scattò in piedi e si cambiò velocemente, già in ritardo per la sua corsa mattutina e per il suo appuntamento.

Con il suo paio di cuffie al collo, uscì di casa e iniziò la sua corsa a ritmo sostenuto che costeggiava l’isolato passando per il piccolo parco isolato dove, ormai con le gocce di sudore che gli imperlavano la fronte, fece la sua solita pausa di routine. Sollevò le cuffie sulle orecchie e mise una playlist in riproduzione casuale.

Ripensò in un attimo al sogno che aveva fatto.

Kacchan.

Era passato così tanto tempo, ormai, che probabilmente nemmeno si ricordava più di lui.

Con un sorriso amaro sulle labbra, iniziò a saltellare piano sul posto, sciogliendo i muscoli e iniziando a sentire il ritmo entrargli nelle vene.
Un lampo di determinazione gli illuminò gli occhi, prima di chiuderli completamente e lasciarsi andare.

“Sono cambiato anche io, Kacchan”.

Improvvisò dei movimenti, molleggiando le gambe e tenendo le braccia morbide, imitando uno stile che ormai aveva impresso a mente a fuoco, allenandosi in quello che gli veniva peggio: il freestyle.

Prima ancora che se ne accorgesse, la canzone che stava ascoltando finì e, con il fiatone, riaprì immediatamente gli occhi, svegliandosi dalla sottospecie di trance in cui era caduto. Sospirò di sollievo quando si accorse che nessuno aveva assistito e, dopo un attimo di tregua, riprese a correre per arrivare fino alla palestra.

 
–Giovane Midoriya! Vedo che ti dai da fare come al solito, eh? – chiese bonariamente l’uomo di mezza età al centro della palestra con le pareti ricoperte da larghi specchi.

–All Might! Scusami il ritardo e grazie per insegnarmi anche oggi! – chinò leggermente il capo in segno di rispetto e ringraziamento.
Dopo due anni di lezioni private con uno dei migliori ballerini di tutto il Giappone, ancora non riusciva ad abituarsi al loro rapporto ormai quasi di amicizia.

Si erano incontrati un paio di anni fa, nella peggiore delle circostanze: Izuku si era da poco trasferito a Osaka, città Natale del suo idolo All Might e sede della prestigiosa scuola superiore di ballo UA, dopo essere scappato da un anno di inferno. Non appena aveva completato il primo anno di medie a Musutafu, città in cui era nato, aveva pregato sua madre di andarsene da quel luogo pieno di ricordi dolorosi.

Izuku era in una panchina abbandonata a versare tutte le sue lacrime per ferite ancora fresche che era convinto non si sarebbero mai rimarginate, quando un uomo alto e magro gli si avvicinò. Toltosi gli occhiali da sole e il cappello, Izuku lo riconobbe.

–A-A-A-All Might?! – quasi urlò, tra un singhiozzo e un altro. L’uomo agitò le mani davanti al volto, nella speranza di calmarlo e fargli abbassare la voce.

–Per favore, non urlare il mio pseudonimo in un luogo così affollato, non vorrei essere riconosciuto– ammise in un sorriso luminoso e nervoso allo stesso tempo, prima di continuare.

–Non vorrei sembrare inopportuno, ma perché piangi, ragazzo? Posso esserti utile in qualche modo? –

Fu in quel momento che Izuku si aprì e si sfogò liberamente per la prima volta nella sua vita, raccontando la sua storia fatta di momenti meravigliosi e terribili allo stesso tempo, tutti riguardanti una persona in particolare. Parlò per un tempo infinito della sua passione per la danza e del bullismo subìto per essere completamente scoordinato e incapace. Le prese in giro, le parole che gli laceravano l’anima e, ancora peggio, la freddezza e l’indifferenza. Gli raccontò tutto nonostante l’incredibile reverenza che provava nei suoi confronti.

–Non puoi essere così terribile vista la tua incredibile passione. Su, fammi vedere! – gli propose l’uomo, indicandogli il suolo davanti alla panchina con una mano.

Dopo molti ripensamenti e insicurezze, Izuku lo accontentò. Sapeva di essere orribile a ballare, completamente scoordinato e rigido negli arti e ciò che gli fece più male fu il silenzio imbarazzato del suo idolo non appena ebbe finito.

–Beh, diciamo che ci sarebbe da lavorare… Lascia che ti dica una cosa, caro ragazzo. Il talento naturale non ce l’hanno tutti, come ben sai. Tu sei uno di quelli che ne sono privi. E vuoi sapere un segreto? Anche io ero proprio come te– sussurrò fingendo segretezza con un sorriso a trentadue denti.

–E guarda un po’, io sono stato sul podio. Ero uno dei migliori e chi meglio di me può dirti che il talento non è tutto? Ti dirò di più. Fin troppo spesso un talento al pari di un genio ti impedisce di vedere margini di miglioramento, ti impedisce di riconoscere i tuoi avversari come tali e può far perdere la passione nel ballo. L’ho visto tante di quelle volte, nella mia carriera… Però tu sei consapevole delle tue debolezze e della forza dei tuoi rivali e, caro ragazzo, con la costanza ti posso assicurare che puoi arrivare dove vuoi– finì il discorso sollevando i palmi al cielo, perdendosi nei suoi stessi pensieri. Izuku sollevò lo sguardo d’istinto, puntando gli occhi direttamente sulla luce accecante del sole, lasciando scorrere quel lontano ricordo nella sua testa, conservandolo preziosamente sebbene una fitta di dolore lo attraversasse ogni volta che ripensava a quell’istante. Il sole aveva i suoi stessi colori. Abbagliante proprio come lui.
 

Izuku sorrise a quel ricordo, osservando il suo mentore collegare il grosso stereo alla corrente.

–Sei sicuro di non volere una mano per la tua coreografia? La scadenza per l’ammissione alla UA è tra solo una settimana, giovane Midoriya. Come sei preso? – gli chiese senza riuscire a nascondere il suo stesso nervosismo, mostrando preoccupazione nel tono della sua voce.
–Scusa All Might, ma questa è una cosa che devo fare da solo. E penso di esserci quasi, ho completato gli ultimi tempi ieri sera e penso di essere riuscito a metterci dentro quello che… beh, quello che volevo mostrare a… tutti– rispose incerto, cercando di mascherare l’imbarazzo per le parole non dette.

All Might gli sorrise dolcemente, sollevandosi in piedi e facendo partire la canzone scelta da Izuku per la sua coreografia.

–Dimostra al giovane Bakugou quello di cui sei capace, ragazzo–

Izuku arrossì violentemente. Voleva dirgli che non lo vedeva da due anni ormai, che probabilmente si era già dimenticato di lui, di Deku l’inutile. Voleva ribattere dicendo che, sebbene fosse a conoscenza del piano del suo amico d’infanzia di entrare alla UA, probabilmente non si sarebbero nemmeno mai incrociati, che non lo avrebbe nemmeno notato, ma non fece in tempo, poiché la canzone aveva raggiunto il punto del suo attacco. Così iniziò a ballare il suo pezzo. Iniziò a danzare e i pensieri di poco prima si annebbiarono. Ci aveva dedicato anima e corpo e, sebbene non fosse nemmeno lontanamente perfetto, quel pezzo era suo.

L’hip hop era diventato parte integrante della sua vita e ormai si era rassegnato al fatto che, ovunque andasse e qualsiasi cosa facesse, lo sarebbe stato anche lui. Colui che gli aveva fatto nascere quella passione molti anni indietro, colui che lo aveva trattato come spazzatura. Colui che, con ogni suo video, buttava carbone sul fuoco di quella stessa passione nel petto di Izuku. Izuku amava l’hip hop e Kacchan era l’hip hop.
 

 
Izuku stava preparando il suo zaino, ultimo bagaglio necessario per trasferirsi alla UA High School. Due mesi prima aveva ricevuto l’email di accettazione ed aveva ancora impressa sotto pelle la sensazione di immensa gioia non appena l’aveva aperta, con mani tremanti, accanto a sua madre. Le risate e le lacrime che avevano condiviso quella sera se le ricorderà per sempre.

Ce l’aveva fatta e ancora non riusciva a crederci. Dopo anni di sacrifici, allenamenti intensivi e sudore versato, finalmente ce l’aveva fatta. All Might era stata la prima persona che aveva chiamato per informarlo e dovette convincerlo per una buona mezz’ora per non fargli prendere il primo aereo disponibile per tornare a Osaka e festeggiare, abbandonando la sua temporanea trasferta oltreoceano. Non che Izuku avesse amici o altri parenti con cui condividere quella gioia, ma poco gli importava.

Con lo zaino semi vuoto ben saldo sulle spalle, si presentò in cucina dove sua madre lo stava aspettando con una tazza di caffè bollente tra le mani, il viso prevedibilmente cupo.

–Mamma, lo sai che ti verrò a trovare ogni weekend, vero? – chiese alla donna seduta sulla sedia con aria triste.

–Tesoro… Devi proprio andare al dormitorio? Oddio, sono proprio egoista. Scusami Izuku, sto parlando a vanvera. Perdona tua madre, sono solo davvero triste di non averti più a casa e… e davvero, non so come farò senza il mio bambino qui con me– ammise tutto d’un fiato Inko, portandosi con garbo una mano già provvista di fazzoletto agli occhi, preparandosi alle lacrime che già spingevano per uscire.

–Mi mancherai anche tu mamma– allungando le braccia, richiamò sua madre in un abbraccio stritola ossa, cercando con tutte le sue forze di trattenere la commozione per essere forte per entrambi. Non riuscì a impedirsi di pensare a quanto, in quel momento, sua madre sembrasse piccola e indifesa tra le sue braccia.

Abbassò la testa per riuscire a guardarla negli occhi e, dopo un ultimo saluto, uscì dalla porta di casa, inalando la prima aria del mattino e godendosi i timidi raggi del sole che stava spuntando proprio in quel momento.

Stava lasciando casa sua per la seconda volta. E in entrambe le occasioni sua madre aveva pianto. La prima volta si trasferirono dopo l’insistenza di Inko dovuta alla sua preoccupazione di vedere il proprio unico figlio tornare a casa ogni giorno con un viso cupo. Tutto era avvenuto dopo che Izuku scoppiò in lacrime, una sera, raccontando con un nodo alla gola e al petto delle offese che subiva, del dolore di non avere più il suo unico amico, delle prese in giro dei suoi compagni di classe e dell’indifferenza degli insegnanti. E Inko, come la madre iperprotettiva che era, trascinò il figlio in un’altra scuola, in un’altra città. Senza avvisare nessuno, in una decisione presa d’impulso e dovuta all’incapacità di entrambi di gestire situazioni stressanti in maniera razionale. Probabilmente, a ripensarci ora, non fu una scelta del tutto pensata. Ma aveva permesso a Izuku di incontrare All Might e di cambiargli completamente la vita, quindi sicuramente era quella giusta da fare.

Però questa volta era diverso. Non stava scappando, non lasciava casa sua per paura. Stava andando alla UA!

Certo, c’era il piccolissimo problema che avrebbe rincontrato Kacchan, ma questi sono dettagli. A dire il vero, non vedeva l’ora. In tutti i video e post che aveva visto fino a quel momento, ed erano una quantità davvero imbarazzante, il biondo teneva continuamente la mascherina nera addosso e il desiderio quasi ossessivo di rivedere il suo volto dopo due anni lo stava divorando. Tanto non lo avrebbe notato nemmeno, e a Izuku stava bene così. Gli bastava guardarlo da lontano, non gli serviva altro.
 

Dopo quasi un’ora di treno, davanti ai suoi occhi si vide l’enorme cancello della sua nuova scuola. Ancora incredulo, si tirò un pizzicotto sul braccio per poi maledirsi immediatamente, controllandosi attorno che nessuno avesse visto quella scena patetica. Non era la prima volta che vedeva i dormitori, visto che il giorno prima lui e sua madre ci erano andati per portare tutti i suoi bagagli nella sua stanza singola. Stanza singola. Era tutto così incredibile e spaventoso allo stesso tempo che Izuku si pentì di non essersi portato un cambio di vestiti, visto quanto stava sudando.

Lesse con attenzione, per l’ennesima volta, il foglio dato a disposizione agli studenti con il programma del primo giorno, e finalmente si decise ad avviarsi verso l’aula magna dove ci sarebbe stata la presentazione introduttiva e l’assegnazione delle classi.

Prese posto in una delle ultime file e cercò nel suo zaino una penna e il quaderno nuovo di zecca che aveva appena comprato, pronto a prendere appunti. Tastando all’interno, sfiorò con le dita un altro quadernino, ruvido al tatto, come fosse un promemoria. Quel quaderno finito in una fontana anni prima, rovinato appositamente con l’intento di ferire, che custodiva al suo interno note preziose sullo stile di danza di una certa persona. Quasi si abbandonò a quei pensieri, ma una voce stanca e annoiata, amplificata da un microfono, lo riscosse.

Trafelato, aprì il quaderno e tolse il tappino dalla penna, pronto ad assorbire ogni singola informazione che gli fosse concessa. Appena notò il possessore di quella voce, però, quasi dovette coprirsi la bocca con una mano per contenere la sua emozione.

Aizawa era in piedi in mezzo al palco, salutando i neo studenti senza nascondere il suo poco entusiasmo. Il grandissimo Aizawa, campione nazionale di break dance per due anni consecutivi, era a pochi passi da lui. Sebbene il loro campo fosse di nicchia, tutti gli appassionati del settore lo conoscevano. Era esattamente uno dei motivi per cui aveva scelto la UA, tra tutte le accademie di danza presenti a Osaka: c’era una selezione di insegnanti di hip hop esclusiva e le classi dedicate a quello stile erano nettamente in maggioranza rispetto a quelle che si occupavano di danza classica, contemporanea o moderna. Dalla UA erano usciti i più famosi ballerini giapponesi, che avevano sfondato anche a livello internazionale. La UA era il meglio del meglio, la crème de la crème.

 
Finito l’incontro, gli insegnanti guidarono gli studenti agli enormi tabelloni esposti in giardino, dove erano presenti i loro nomi e la classe a loro assegnata. Izuku fu uno dei primi ad arrivare, quasi correndo a dire il vero, e dopo pochi minuti trovò il suo nome nella sezione 1^A. La curiosità lo invase e iniziò a cercare altri nomi che magari potesse conoscere, come ad esempio i suoi vecchi compagni delle medie di Musutafu o quelli più recenti di Osaka, sebbene non fosse a conoscenza che alcuni avessero la passione per il ballo.

Senza girarci intorno, Izuku stava cercando il suo nome.

Prima che potesse trovarlo, però, una sensazione quasi inconscia e inspiegabile lo fece voltare alla sua destra.

Fu in quel momento che lo vide.

In piedi, con le mani nelle tasche, con un cielo limpido e luminoso a fargli da sfondo, gli alberi poco lontani piegati dal leggero vento quasi a inchinarsi al suo cospetto.

Dire che il suo cervello andò in tilt è un eufemismo. A malapena riuscì guardare la sua figura per intero senza avere un infarto.

Sebbene fosse il primo giorno di scuola, la UA per giunta, indossava dei jeans scuri aderenti strappati sulle ginocchia e una larga felpa grigia della Champions senza cappuccio da cui fuoriusciva una t shirt bianca.

E non indossava alcuna mascherina o cappello.

Izuku era pietrificato a fissare i suoi lineamenti, decisamente cambiati dall’ultima volta che lo aveva visto. Era molto più alto, le spalle larghe si riuscivano a far notare anche attraverso la maglia oversized e il suo viso era semplicemente… perfetto.

A bocca aperta e occhi spalancati, Izuku seguì la linea dura della sua mascella, per poi giungere le labbra strette in una linea infastidita, fino ad arrivare ai suoi splendidi e minacciosi occhi cremisi, che sembravano squadrare tutti gli studenti che non lo lasciavano passare nella calca.
Non appena riuscì a riprendere le sue funzioni corporee, Izuku corse letteralmente via da lì, fino a raggiungere un muro dietro cui nascondervi e lasciarsi andare, appoggiandovisi contro.

Le sue mani tremavano e il suo respiro era accelerato. Si portò una mano al petto, stringendo più che poté la sua felpa all’altezza del cuore. Doveva calmarsi. Si era preparato a rivederlo, aveva persino fatto delle prove davanti allo specchio! Non era né il momento né il luogo per avere una crisi isterica.

Dopo un paio di minuti (o dieci, chi lo sa) in cui si concentrò a fare respiri lenti e profondi, finalmente il suo cuore sembrava aver raggiunto un ritmo umano e non quello di un dannato colibrì.

Lanciando uno sguardo veloce all’orologio, notò di essere quasi in ritardo. Maledicendosi, Izuku aveva perso il conto di quante volte l’avesse già fatto dall’inizio di quella orribile mattinata, iniziò a correre verso l’entrata, a percorrere quei corridoi che sembravano infiniti e… Ah, perfetto, a salire delle rampe di scale che facevano invidia ad una reggia, perché no.

Ad un minuto dal suono della campanella, Izuku trovò finalmente la sua aula e, senza perdere un momento in più, vi entrò ancora con il fiatone.

Trovò la maggior parte dei posti già occupati da studenti intenti a chiacchierare come se si conoscessero da una vita e, mettendo da parte l’invidia che provava verso gli estroversi, si diresse verso un banco in seconda fila, vicino alla finestra e dietro a… un ragazzo biondo inquietantemente familiare.

Rosso fuoco si scontrò con verde smeraldo, sguardi incatenati per un tempo indeterminato ma che sembrava infinito, e il mondo crollò sotto ai piedi di Izuku.

“Merda”.



 


Summary video:

  • https://www.youtube.com/watch?v=UcoZQU_gFE4&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=12  -> video DynamightSquaD street dance

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Capitolo 2
*** First challenge ***


Come in un rallenty, Izuku vide l’espressione di Kacchan mutare da indifferente, a stupita, fino a diventare incazzata. I suoi occhi rossi, dopo essersi allargati dallo sgomento, si erano ristretti subito in una fessura minacciosa e ora lo stavano squadrando.

Come se si ricordasse di lui.

Dopo un momento in cui Izuku non riuscì a fare altro se non deglutire vistosamente, distolse lo sguardo più in fretta che poté e si sedette sul suo banco, con gli occhi puntati sui suoi piedi.

Non riusciva a mettere in ordine i suoi sentimenti. Come era possibile che fossero in classe insieme? Era decisamente uno scherzo del destino di pessimo gusto.

Preso in contropiede, non riuscì a impedirsi di bruciare sotto quello sguardo, ora rivolto verso di lui dal banco davanti al suo. Katsuki si era voltato verso di lui, la mano sullo schienale della sedia stretta in un pugno chiuso e i denti in vista come in un ringhio.

Izuku, sebbene il suo cervello lo stesse pregando di guardare altrove o fingere indifferenza, non riuscì a distaccare gli occhi da quelli incandescenti dell’amico d’infanzia.

Non uscì alcun suono dalle sue labbra, l’unico rumore che lo teneva incollato alla realtà era quello del suo respiro affannato.

Izuku era terrorizzato in quell’istante, ma una parte di lui sospirò di sollievo nel rivederlo con così poca distanza a separarli, come se avesse preso un profondo respiro d’aria fresca dopo anni.

Prima che Kacchan potesse parlare o reagire in qualche modo, Aizawa entrò nella classe, intimando a tutti gli studenti di prendere posto.

Con grande stupore di Izuku, Katsuki serrò le labbra e si voltò sul suo posto, senza aggiungere alcuna minaccia o imprecazione. Gli dette semplicemente le spalle, rimanendo in silenzio.

Ad occhi esterni quella sarebbe sembrata una scena assurda, fatta di troppi silenzi e sguardi troppo espressivi, ma il rumore che ora ronzava incessante nella testa di Izuku non gli lasciava spazio per pensare razionalmente a quanto appena accaduto.

In un modo o in un altro, Kacchan l’aveva visto. L’aveva riconosciuto e aveva, in qualche modo, reagito alla sua presenza. A rigor di logica si ricordava di lui, giusto?

–Non sono bravo nelle presentazioni e nemmeno mi interessa farle, quindi andrò direttamente al punto– iniziò il professore dai lunghi capelli neri che si trovava davanti alla cattedra, guardando i ragazzi dall’alto verso il basso, permettendo a Izuku di tornare a concentrarsi su ciò che lo circondava.

–La mattina frequenterete le lezioni regolari con gli altri insegnanti, mentre il pomeriggio avrete le materie pratiche. Io sarò il vostro insegnante di hip hop e, avendo scelto questa sezione, mi vedrete molto più spesso di quanto io desideri. Se siete qui significa che, almeno, sapete mettere un piede davanti all’altro, e questo è già un inizio– con un sospiro profondo, il professore squadrò ogni singolo studente con occhi di ghiaccio, prima di continuare.

–Ora però voglio vedere con i miei occhi cosa sapete fare sotto pressione. Come già sapete, le coreografie delle vostre audizioni potevano durare dai 30 secondi fino al minuto. Ora ci dirigeremo nelle palestre e ballerete davanti a me e ai vostri compagni. Vi darò un punteggio basato sulla tecnica, stile, complessità e lunghezza della vostra coreografia. Mi è stato impedito di espellere lo studente che arriverà ultimo ma credetemi quando vi dico che l’avrei fatto volentieri– i suoi occhi diventarono taglienti mentre squadrò un’ultima volta la classe piena di studenti ora terrorizzati dalle sue parole.

Quando fu soddisfatto dell’effetto che aveva sortito, si avviò verso l’enorme porta dell’aula.

–Allora? Vi devo pregare? – domandò ironico, mostrando una smorfia infastidita che fu seguita immediatamente dal rumore di sedie che strisciarono sul pavimento, dovute a tutti gli studenti che si alzarono in piedi a tempi record.

Approfittando della confusione, Izuku sgusciò verso la fine dell’aula, aggregandosi agli studenti che riempivano i banchi delle ultime file.

Non era decisamente pronto ad esibirsi davanti a tutti, non ora almeno. E, ancora più importante, il professor Aizawa lo spaventava a morte.

Con un sospiro forse un po’ troppo rumoroso, cercò di costringersi ad accantonare il pensiero di Kacchan e dei suoi occhi stampati a fuoco nella sua mente, che lo fissavano con quello che pensava fosse disprezzo.

–Sei agitato anche tu? Io penso di stare per vomitare dall’ansia– sentì dire alla sua destra da una ragazza piccolina con i capelli a caschetto. Ci impiegò forse un secondo di troppo per capire che si stesse rivolgendo proprio a lui.

–Eh? Ah! Sì, non è il mio forte esibirmi davanti ad altre persone… – ammise grattandosi nervosamente il retro del collo, cercando di sorriderle.

–Piacere, Uraraka Ochako! – si presentò lei con un enorme sorriso, porgendogli la mano.

–Ah, piacere! Midoriya Izuku– rispose imbarazzato, stringendo la mano di ritorno, forzando un sorriso.

Non aveva mai avuto amici veri, almeno negli ultimi anni, quindi non sapeva come comportarsi con i ragazzi della sua età. Nessuno gli si era mai avvicinato di propria volontà prima e, sebbene la cosa lo mettesse decisamente in imbarazzo, ne fu sollevato da un punto di vista. Forse era davvero giunto il suo momento, d’altronde.

 

Una volta giunti nell’enorme palestra di un edificio separato, utilizzata principalmente per le competizioni ufficiali da quello che c’era scritto nel foglio di presentazione della scuola, tutti gli studenti si sedettero sul pavimento a gambe incrociate in attesa di indicazioni.

–Chi ha bisogno di cambiarsi d’abito vada ora negli spogliatoi, intanto presenterò nel tabellone l’ordine delle vostre esibizioni. Avete 10 minuti, non perdete tempo– annunciò il docente, digitando velocemente sul portatile messo in un angolo.

–Da quanto balli? Io fin da piccola ballavo danza contemporanea ma da qualche anno mi sono spostata verso l’hip hop. È incredibile che nella UA tu possa specializzarti fin dalla nostra età sull’ambito che vuoi seguire, sono davvero sollevata di essere entrata nella sezione A! – una marea di parole travolse Izuku ma la cosa non lo mise a disagio, anzi. Solitamente era lui quello visto male per parlare troppo, o borbottare, quindi la presenza di quella ragazza lo fece rilassare a tal punto da lasciarsi un po’ più andare.

–L’hip hop è sempre stata la mia passione ma lo ballo seriamente da solo due anni. Sono un po’ più indietro rispetto a tutti voi– ammise ridacchiando, sperando di non risultare patetico. C’erano ragazzi che ballavano da una vita con lo scopo di entrare nella UA e Izuku, con solamente i suoi miseri due anni di esperienza, si sentiva come se non si meritasse quella posizione.

–Sei entrato, no? Questo basta e avanza per sapere che sei un vero ballerino! Non importa da quanti anni balli ma il talento! – Izuku storse impercettibilmente la bocca a quell’affermazione della ragazza, ricordandosi il discorso sul talento fattogli da All Might, ma non aggiunse altro, limitandosi ad annuire.

–Conosci qualcuno? Io mi sono trasferita da poco, come quasi tutti qui dentro del resto, quindi non ho amici qui – con un sorriso timido, la ragazza sollevò le palpebre quel poco che bastava per indirizzare a Izuku uno sguardo pieno di speranza.

–Ah, non ti preoccupare! Io abito a Osaka da due anni ma non conosco comunque nessuno, quindi siamo in due– le sorrise imbarazzato, provocandole un sorriso smagliante.

–O almeno… A dire il vero uno studente lo conosco… – si corresse dopo un attimo di esitazione, puntando gli occhi su un gruppetto di cinque persone che stava tornando dagli spogliatoi.

Al centro e davanti a tutti gli altri spiccava Katsuki, in tutta la sua sicurezza e bellezza, seguito subito dopo da tre ragazzi e una ragazza dai capelli rosa. Camminavano vicini tra loro, quasi in una piramide, come se venisse loro spontaneo. L’aurea che emanavano lo fece rabbrividire. Katsuki emanava una sicurezza estremamente arrogante, attenuata però dagli sguardi divertiti dei ragazzi che lo seguivano e che scherzavano tra loro rumorosamente, creando un’aria di familiarità quasi soffocante per Izuku.

Si fermò ad osservare gli altri membri di quello strano gruppo, trovandoli familiari sebbene non li avesse mai visti prima. Un ragazzo dai capelli rossi acconciati a punta appoggiò il gomito sulla spalla di Katsuki, provocandogli uno sguardo fulminante che però non cancellò il sorriso dalle sue labbra. Un altro, dai capelli neri e i vestiti larghi, se ne stava un po’ più sulle sue, osservando gli altri sorridendo con affetto. La ragazza dai capelli rosa, invece, era intenta a pizzicare sui fianchi l’ultimo membro dai capelli ossigenati del gruppo, provocandogli rumorose risate che da sole potevano riempire la stanza.

Si sedettero vicino al palco, tutti attorno a Katsuki, stretti in una cerchia che sembrava inammissibile a tutto il resto del mondo.

–Lo conosci? Dicono che sia famoso tra gli street dancer! Com’è che si chiamava? – borbottò alla fine tra sé e sé Uraraka con un dito sul mento, pensosa.

–Bakugou Katsuki. È formidabile. Comunque non saprei, diciamo che lo conoscevo quando eravamo piccoli– spiegò vagamente Izuku, distogliendo lo sguardo da quel gruppo per concentrarsi sulla ragazza al suo fianco.

–Davvero? Non vedo l’ora di vedere la sua esibizione, allora! Ecco il tabellone! Il primo è… Oddio, Midoriya, sei tu! – quasi urlò Uraraka, portandosi una mano alla bocca per placare il tono della sua voce.

La testa di Izuku scattò verso l’alto, guardando con orrore il tabellone con i nomi degli studenti che si sarebbero dovuti esibire.

Non era decisamente pronto, ne erano la prova le sue gambe che, tremanti, non volevano rispondere al comando impartito dal suo cervello di alzarsi e salire sul palco. Avrebbe fatto una figuraccia, ne era certo, e davanti a Kacchan per giunta!

Una piccola mano delicata si appoggiò sulla sua spalla, attirando la sua attenzione.

–Non preoccuparti, balla come se fossi da solo! Non guardare nessuno, chiudi gli occhi e lasciati trasportare! – lo incoraggiò lei, accarezzandogli in maniera leggera la spalla attraverso la t-shirt nera.

In uno slancio di panico, portò la sua mano sopra quella della ragazza, guardandola con uno sguardo incerto e spaventato. Lei gli sorrise di risposta, prima di lasciarlo andare e applaudire timidamente una volta che Izuku le diede le spalle per salire sul palco.

Le gambe continuavano a tremargli e, una volta saliti velocemente i tre gradini che dividevano il palco dal pavimento, non osò guardare nuovamente verso i suoi compagni di classe per la paura di trovare qualcuno che stesse ridacchiando a causa dei suoi tremori o del suo imbarazzo. Nella paura di vedere lui ridere, come già aveva fatto in passato.

Quello che Izuku non sapeva era che tutti gli studenti lo stavano osservando seri in volto e con attenzione, soprattutto uno di loro.

–Canzone e attacco come quelli della tua audizione, vero? – chiese Aizawa dalla sua postazione dietro il computer, senza guardarlo negli occhi, troppo impegnato a sistemare il piccolo mixer.

–S-Sì, per favore… – rispose imbarazzato, asciugandosi velocemente i palmi sudati sui suoi pantaloni prima di fermarsi in mezzo al palco rialzato della palestra, decisamente troppo illuminato ed esposto per i suoi gusti.

Le note della sua canzone avevano iniziato a riempire le mura e Izuku non si sentiva decisamente pronto.

La musica non gli entrava sottopelle come quando era da solo, ed era fin troppo consapevole dei numerosi sguardi puntati su di lui.

Prese l’attacco persino in ritardo, sopraffatto dall’ansia che lo stava divorando. Ci impiegò diversi secondi per tornare a ritmo e, anche quando ci riuscì, le sue gambe non vollero saperne di muoversi come voleva lui. Era rigido, i suoi movimenti erano tutto fuorché fluidi e quella consapevolezza non faceva altro che peggiorare la situazione, facendolo entrare in un circolo vizioso che quasi lo fece inciampare sui suoi stessi passi.

Quando sentì i potenti bassi che precedevano il ritornello, però, si costrinse a chiudere gli occhi e a ripensare alle parole di Uraraka.

Se guardava tutte quelle persone sedute a terra che lo fissavano, non sarebbe andato da nessuna parte. Aveva già sprecato circa quaranta secondi della sua coreografia e non aveva intenzione di uscirne completamente da perdente. Doveva almeno provarci, per All Might e tutta la dedizione che gli aveva regalato e per sé stesso e l’impegno che ci aveva messo per costruire quella coreografia.

Una volta chiusi gli occhi, finalmente sentì il ritmo per la prima volta.

“Slow, slow girl. Just relax your mind, sit back and unwind oh baby”

Le sue braccia si mossero fluide, componendo quel gioco di mani di cui tanto andava fiero. Il suo corpo si rilassò all’istante, dimenticandosi di tutto tranne che della musica che suonava nella sua testa, da cui si fece trasportare completamente.

“Baby take it slow, girl . Baby take it easy”

All’inizio di quella strofa, la sua mano afferrò con forza il cavallo dei suoi pantaloni, imitando quella movenza che fin troppe volte aveva visto eseguire a Kacchan nelle sue coreografie.

Era quasi giunto alla fine della sua coreografia, e finalmente si stava divertendo. Concluse con il passo a terra, per poi rialzarsi velocemente e dirigersi, senza nemmeno sollevare lo sguardo, verso la scaletta a lato del palco che l’avrebbe riportato assieme agli altri.

Rosso in volto e troppo imbarazzato per guardarsi intorno, quasi non sentì l’”Avanti il prossimo” di Aizawa, e si riposizionò in silenzio accanto ad Uraraka.

–È stato un completo disastro! – si lasciò andare dopo un momento di silenzio imbarazzante che aleggiava tra i due.

–Ma cosa dici, Izuku? Alla fine ti sei ripreso benissimo! Non puoi biasimarti, dovevi rompere il ghiaccio. Tutti al tuo posto si sarebbero pietrificati dall’ansia– cercò di rincuorarlo dolcemente la ragazza, passando velocemente una mano tra le sue spalle per sciogliere la tensione accumulata.

–E se ti fa piacere saperlo, alla fine gli occhi di tutti ti erano puntati addosso, anche il tuo amico d’infanzia ti stava osservando con attenzione, anche se sembrava arrabbiato per un qualche motivo…– finì la frase borbottando tra sé, ma Izuku smise per un secondo di prestarle attenzione per sollevare di scatto gli occhi verso il ragazzo biondo il cui giudizio era quello che più Izuku temeva.

Non dovette aspettare molto per incrociare il suo sguardo, considerato il fatto che Katsuki lo stesse già fissando con uno sguardo corrucciato, scocciato e confuso allo stesso tempo.

Fortunatamente il biondo fu distratto dal ragazzo al suo fianco che si alzò in piedi, fronteggiando i suoi amici. Fu in quel momento che Katsuki distolse lo sguardo, la sua attenzione rubata dallo studente con i capelli neri che allungò la mano verso di lui. Gli diede il cinque e, con grande sorpresa di Izuku, gli rivolse un piccolo sorriso provocatorio, prima di rivolgergli poche parole che Izuku non riuscì a capire, essendo seduto distante.

Lanciò uno sguardo al tabellone e, tirando fuori il piccolo quaderno e una penna, si segnò quel nome.

Sero Hanta.

Quando si accorse di aver ignorato la discussione che stava avendo con Uraraka, però, si voltò di scatto verso la ragazza, la quale stava fissando attentamente il palco.

–Sono proprio curiosa di vedere quel gruppetto– affermò sovrappensiero ad alta voce.

Rassicurato, anche Izuku dedicò tutta la sua attenzione al palco, pronto a prendere appunti su passi interessanti, sequenze complicate o stili inusuali.

L’esibizione partì e Izuku subito riconobbe la canzone, al momento super popolare. I suoi passi erano molto ampi ed espressivi e si annotò il modo in cui muoveva le braccia e in particolare i gomiti, sempre esposti verso l’esterno in modo da occupare più spazio possibile. Tralasciando quella caratteristica, però, il suo stile gli ricordava qualcosa. Il modo in cui utilizzava lo spazio, quasi faticasse a rimanere al centro del palco, o il molleggiare sulle ginocchia che tanto gli ricordava lo stile di Katsuki.

Tralasciò quel pensiero, condividendo con Uraraka il suo stupore per la bravura di Sero. Non si aspettava questo livello già all’inizio e, a confronto, la sua esibizione era su tutt’altro livello rispetto alla sua.

Una volta tornato al suo posto, Izuku vide i suoi amici riempirlo di leggere pacche amichevoli sulle braccia e, una volta seduto, Sero si rivolse verso Katsuki come in attesa di qualcosa. Il biondo gli appoggiò una mano sulla spalla e lo scosse piano, rivolgendogli poche parole ma che, a quanto pare, bastarono al ragazzo per fargli spuntare un sorriso luminoso sul volto.

Il prossimo, secondo il tabellone, era un certo Todoroki Shoto. Quest’ultimo, seduto da solo in un angolo, salì sul palco e iniziò la sua esibizione con un volto impassibile, come se non avesse nemmeno un briciolo di paura.

Il suo stile era visibilmente contaminato con elementi di danza classica e moderna, rendendolo unico nel suo genere. Al contrario della sua inespressività nel volto, mentre ballava sembrava che tutte le emozioni che non riusciva a comunicare con l’espressione le indirizzasse nei suoi arti. Il suo ritmo era ben controllato, appositamente lento per mantenere l’attenzione sulla sua espressività piuttosto che su una sequenza di passi veloce ma facilmente dimenticabile.

Anche la gestione dello spazio del palco era formidabile: riusciva a mantenere gli occhi incollati a sé muovendosi senza paura di utilizzare tutta la superficie a sua disposizione, alternando stili di danza differenti e usando passi a terra in grado di rendere viva e interessante la sua esibizione. Izuku era colpito da quanto risultasse affascinante mentre ballava. Certamente era dotato di una bellezza naturale già normalmente, ma l’utilizzo di alcune movenze quasi da idol lo rendevano quasi irraggiungibile.

Finì con una piroetta prolungata, sfoggiando la sua evidente esperienza nella danza classica.

–Waah, che figo! – sussurrò Uraraka al suo fianco e Izuku non poté che concordare animatamente.

Subito dopo salì sul palco Asui Tsuyu che, con la sua esibizione, mostrò all’intera classe cosa volesse dire ballare in maniera femminile. Izuku ne rimase rapito, osservando ed annotando con attenzione quello stile da k–pop idol che così tante volte aveva invidiato alle ballerine. Risultare così raffinata con una canzone così esplicita non era da tutti.

Non fece nemmeno a tempo a confrontarsi con Uraraka che il prossimo studente era già corso verso il centro del palco, saltellando sul posto per riscaldarsi. Con una veloce occhiata al tabellone, Izuku capì si trattasse di Kaminari Denki.

La sua esibizione iniziò in maniera decisamente inusuale, con delle movenze strambe e divertenti che riuscirono ad alleggerire la tensione che si stava accumulando nella palestra, strappando qualche sorriso e una risata da parte della ragazza seduta nel gruppo di Kacchan.

Non appena iniziò seriamente, però, Izuku rimase a bocca aperta. La velocità con cui si muoveva era assurda, evidenziando quei passi minimali che seguivano letteralmente il ritmo veloce della canzone. Ad un certo punto sembrò quasi elettrico talmente folle era il ritmo con cui si muovevano le sue gambe.

E proprio quando il volto di tutti i presenti si era fatto serio per cercare di stare al passo con i suoi movimenti, ecco che Kaminari sfoggiava un’altra posa buffa che strappava sorrisi a destra e a sinistra.

Finì quasi zampettando fuori dal palco, saltandolo direttamente invece di scendere per i gradini, raggiungendo così in un lampo il suo gruppo sul quali vi si tuffò letteralmente, provocando risate, insulti da parte di un certo biondo e un rimprovero da parte di Aizawa.

Concentrato com’era da quella interazione, si accorse solamente in quel momento che la prossima era Uraraka.

–Metticela tutta! – la incitò a bassa voce, sollevando un pugno timido per incoraggiarla. Lei sorrise raggiante e si sistemò sul palco, prendendosi il suo tempo.

Partì la sua canzone e subito si capì quanto fosse a suo agio sul palco. Era estremamente attraente e la sequenza di passi iniziale era da far mancare il fiato.

Izuku però non riuscì ad evitare di arrossire quando la sua amica iniziò quel veloce twerk, seguito successivamente da un altro ancora più esplicito, creando però un ottimo crescendo.

Il suo corpo si muoveva fluido, sia nei momenti in piedi sia durante i passi sul pavimento, facendo sembrare un gioco da ragazzi anche le transizioni più complesse.

Quando completò la sua coreografia, ancora prima di scendere dal palco sfoggiò un sorriso a trentadue denti che lasciò intendere quanto si divertisse davvero a ballare, come fosse il suo habitat naturale.

–Sei stata fantastica Uraraka! – esclamò accogliendola con un sorriso, cercando di dimostrarle quanto avesse apprezzato la sua performance, nonostante il rossore sulle sue guance, che si accentuò leggermente non appena la ragazza intrecciò le mani alle sue, emozionata per l’adrenalina che ancora le scorreva in corpo.

–Prossimo– tuonò la voce di Aizawa, rimbombando per tutta la palestra. Voltando lo sguardo, Izuku si accorse che il palco era ancora vuoto, finché non vide un ragazzo dai capelli viola avvicinarsi lentamente.

Shinso Hitoshi.

La sua performance iniziò gradualmente, senza mai però raggiungere ritmi serrati. Durante tutta la sua durata il ritmo lento e tranquillo si mischiava con dei passi davvero accattivanti e in sintonia con la canzone, facendo a capire a Izuku lo studio che in realtà ci fosse dietro, nonostante la poca ostentazione di velocità o tecnica. Quello stile pacato e facile da ricordare, però, ne erano il tratto distintivo. A Izuku venne voglia di ballare in quel preciso istante, solamente guardandolo.

–Certo che tutti hanno uno stile già ben definito! La UA è proprio su un altro livello– sussurrò Uraraka al suo fianco una volta che Shinso ebbe finito, battendo piano le mani per contenere l’emozione.

–Sinceramente non me lo aspettavo nemmeno io. Certo, pensavo fossero tutti degli ottimi ballerini ma addirittura avere un proprio stile… Un po’ li invidio– ragionò ad alta voce Izuku, abbattendosi leggermente.

–Non devi invidiare proprio nessuno! Siamo in una scuola per imparare, dopotutto. E comunque anche tu hai uno stile particolare, Izuku. Non ti abbattere– lo riprese Uraraka sorridendogli, prima che la sua attenzione venisse catturata da una bellissima ragazza dai capelli rosa che saltellava su e giù per il palco.

Ashido Mina, la ragazza del gruppo di Katsuki.

La sua canzone hip hop fece correre un brivido lungo la schiena di Izuku. I suoi compagni di classe sapevano scegliersi le canzoni, questo era certo.

Il suo stile, però, fu l’elemento che lo lasciò letteralmente a bocca aperta. Era diverso da quello delle altre ragazze che avevano ballato fino ad ora, molto ampio e pieno di molleggiamenti, che seguiva il ritmo della canzone con una precisione ossessiva. Izuku ne rimase ammaliato e dovette concentrarsi per mantenere la concentrazione sui dettagli della sua esibizione. Ashido sfoggiava davvero molti tecnicismi con una scioltezza che solamente l’esperienza sul campo sapeva darti. Izuku ipotizzò si trattasse di una ballerina di street dance proprio come Katsuki, e fu leggermente stranito dal fatto di notare una somiglianza in tutti i membri del suo piccolo gruppo di amici.

Ora però era il turno di un certo Kirishima Eijiro, ovvero il ragazzo dai capelli rossi del medesimo gruppo e, dopo aver dato il pugno a tutti i suoi amici, si posizionò al centro del palco con sicurezza.

La sua performance era decisamente più… sexy, rispetto a quella di tutti gli altri. Iniziò con dei movimenti minimali che diedero subito la chiave di lettura per tutta la sua esibizione: la sensualità. Izuku notò che la rigidità che diede alla parte superiore del busto aiutava davvero molto la sua interpretazione del brano. Una rigidità controllata e voluta che dopo poco si tramutò in movimenti fluidi, creando una dicotomia tra aggressività e morbidezza che tenne gli occhi di Izuku incollati sulla sua figura.

Le allusioni sessuali fecero imporporare le guance di Izuku, che iniziò a sentire la temperatura della palestra aumentare.

Una volta conclusasi, Izuku si arrischiò a lanciare un’occhiatina di traverso a Uraraka, cercando di spiare la sua reazione. Non voleva tradirsi riguardo la sua sessualità il primo giorno di scuola, ma il rossore sulla sua pelle sembrava dissentire, rendendolo quasi palese.

La ragazza, al contrario, era tranquilla. Un sorriso luminoso attraversò il suo viso non appena notò Izuku che sembrava essersi rimpicciolito, le mani che tenevano le ginocchia strette al petto e il mento appoggiatovi sopra.

–Ah! Che ne pensi Izuku? Bravo, no? – chiese divertita con una luce maliziosa negli occhi.

–Cosa? Ah, sì! Davvero bravo e… Hm, sicuro di sé? Io non ci riuscirei mai – cercò di sviare Izuku, portando la discussione verso qualsiasi cosa che non fosse il suo palese imbarazzo.

–Non sono attratta dagli uomini, ma devo ammettere che è stato davvero sexy, che ne pensi? – Uraraka non lasciò la presa, ora intenta a tirare leggere gomitate sul fianco di Izuku, che si lamentò sottovoce, imbarazzato.

–Sì, ok! Mi arrendo! – cedette Izuku, coprendosi il volto rosso con entrambe le mani per nascondersi dall’amica ficcanaso. Non che a Izuku dispiacesse, anzi. In quelle ore aveva imparato ad apprezzare la sua compagnia e sperava che rimanessero amici anche durante gli anni successivi.

Uraraka scoppiò in una risata spontanea, prima di interrompersi di scatto.

–Ehm, Izuku? Il tuo amico d’infanzia ci sta guardando come se volesse ucciderci– disse sottovoce, incerta e confusa.

A quelle parole la testa di Izuku scattò verso l’alto e il suo sguardo si puntò direttamente sulla posizione che Katsuki e i suoi amici occupavano.

Kacchan lo stava fissando con un profondo cipiglio tra le sopracciglia, mentre tutti i suoi amici, ora in piedi, lo riempivano di giocose pacche sulle spalle e gli rivolgevano parole che probabilmente nemmeno stava ascoltando, a giudicare dal suo sguardo accigliato. Confuso, Izuku spostò gli occhi sul tabellone e… Ah.

Ah.

Era il suo turno.

Izuku non seppe come reagire, di colpo sopraffatto da troppe emozioni. Alla fine optò per un piccolo sorriso timido e insicuro, per poi pentirsene subito dopo. Kacchan lo stava guardando in cagnesco e Izuku aveva scelto di rivolgergli uno stupido sorriso? Ma cosa gli passava per la testa?

Mentre il suo cervello gli rivolgeva una serie lunga e creativa di maledizioni, Katsuki voltò di scatto la testa, prima di approcciare il palco con passo sicuro. E Izuku si immaginò chiaramente il rumore della sua lingua che schioccava sul palato.

–Solita domanda: stessa canzone delle audizioni, vero? – chiese stanco Aizawa, premendo già alcuni tasti sul pc e sul mixer, prima di venire interrotto dalla voce tuonante del biondo.

–No. Quella coreografia è per la mia crew– rispose sicuro Katsuki, avvicinandosi alla postazione con il suo telefono in mano.

–Qui c’è quella giusta– allungò la mano per mostrare al professore il cellulare, per poi iniziare a collegarlo al computer ancora prima di ascoltare la risposta di Aizawa.

–Cosa? Quella è per la tua…? Vabbè, lasciamo perdere. Fai come ti pare– sospirò rumorosamente alla fine, spingendosi indietro con la sedia dotata di ruote per lasciare spazio al ragazzo davanti alla console.

Una volta collegato il dispositivo e selezionata la canzone, si allontanò per raggiungere il palco, che scavalcò facilmente in un balzo.

Izuku stava trattenendo il respiro talmente era agitato. Avrebbe visto Kacchan ballare a pochi passi da lui, dopo anni. Quello stile inconfondibile, quelle movenze violente, il suo bounce* morbido e ipnotico, l’arroganza di muoversi nello spazio con sicurezza per riempire un tempo senza la necessità di una sequenza di passi, basandosi solamente sul suo incredibile freestyle. Il suo talento naturale era visibile da tutti fin da quando era bambino, il ritmo che scorreva nelle vene al posto del sangue.

Izuku, forse perché di parte o forse per la colossale cotta che provava nei suoi confronti, lo considerava uno dei migliori ballerini in circolazione, al pari dei grandi street dancer giapponesi e internazionali.

Quando le note della canzone iniziarono a suonare, Katsuki se la prese con calma, muovendosi chiaramente in stile libero per i primi secondi, dimostrando un’inaudita sicurezza nelle sue abilità e anche una leggera strafottenza, considerando che stava utilizzando preziosi secondi della già breve esibizione senza mostrare ancora la sua coreografia.

Fu però molto chiaro quando iniziò a fare sul serio. Si attaccò al potente drop del basso della canzone, seguendo il ritmo incalzante della base anziché quello della voce.

Il suo torace sembrava ampliare il beat dei bassi, vibrando sotto al suo bounce quasi violento che imitava il ritmo, sembrando quasi un’estensione stessa della canzone.

E Izuku non prese decisamente bene la mossa delle mani davanti alla spinta violenta del bacino, che riproducevano una posizione sessuale fin troppo vivida nelle fantasie di Izuku, che ebbe improvvisamente la sensazione di doversi aggrappare a qualcosa all’istante per non alzarsi in piedi e urlare “Prendimi” davanti a tutta la classe. Sarebbe stato decisamente fuori luogo.

Continuò l’esibizione eseguendo passi e sequenze semplici a livello di difficoltà tecnica ma rese assolutamente mozzafiato dalla sua esecuzione. Il suo corpo vibrava a ritmo, quasi come se il beat stesse serpeggiando sotto la sua pelle, visibile dall’esterno. Izuku si ritrovò a pensare, in uno sprazzo di lucidità, che i passi fossero talmente semplici da farlo risultare quasi sfacciato, visto che era chiaro come il sole che fosse capace di fare molto di più ma avesse comunque scelto di trattenersi, come se non ne valesse la pena. Questo era quello che la sua parte razionale, almeno, pensava. Tutto il resto di Izuku, invece, era totalmente rapito dalla sua performance. Quell’arroganza era perfetta per quella canzone, rendendo la sua interpretazione stupefacente.

Quando finì, muovendo le braccia e scuotendo la testa come annoiato, non si curò di osservare nessuno e si trascinò giù dal palco con le mani nelle tasche dei larghi pantaloni grigi della tuta.

Aspetta, era già finita?

Non era possibile, erano passati solamente 30 secondi spaccati, secondo il calcolo mentale di Izuku. E 30 secondi era la durata minima solamente perché venisse considerata accettabile! Così non avrebbe mai accumulato i punti che quella performance davvero si meritava, e tutto perché? Perché l’aveva fatto?

Izuku si sentì ribollire il sangue nelle vene, oltre che sul volto, pensando al fatto che il biondo avesse appositamente composto una coreografia che a malapena ricopriva la durata minima solamente per dimostrare qualcosa, ma cosa?

Lo vide fermarsi davanti al suo gruppetto seduto per terra scompostamente, ancora con le mani nelle tasche, e guardarli dall’alto verso il basso con sguardo annoiato.

E Izuku non si spiegò come o perché, ma tutti i ragazzi iniziarono a sorridere, ridacchiare e acclamarlo, toccandolo ovunque in maniera familiare e forse leggermente troppo rumorosi, visto il rimprovero di Aizawa che ne seguì.

Fu in quel momento che Izuku capì.

Erano loro.

Loro cinque erano la Dynamight Squad! Tutto tornava, dallo stile che utilizzavano, visibilmente ispirato a quello del loro leader, all’abbigliamento, fino alla loro disposizione sul palco, quasi inconsciamente spostata rispetto al centro, come per lasciare lo spazio a Katsuki.

–Izuku, non vorrei interrompere qualsiasi cosa stia accadendo dentro la tua testa ma inizia a non circolarmi più il sangue nel braccio– la voce della ragazza al suo fianco lo fece risvegliare da quella sottospecie di trance isterica, riportandolo alla realtà.

Stava stringendo l’avambraccio di Uraraka e, poteva giurarci, non si ricordava assolutamente di averlo fatto. La lasciò di scatto, scusandosi profusamente.

–Non ti preoccupare! Comunque ora riprenditi, perché stanno uscendo i risultati sul tabellone– lo avvertì lei, spostando lo sguardo sull’elenco di nomi, alla ricerca del suo.

E a Izuku cadde letteralmente la mascella quando vide Bakugou Katsuki al primo posto, con 9.5 punti su 10.

Inizialmente non capì il motivo della mano dolce di Uraraka che gli accarezzava il braccio, come per consolarlo, ma dopo una seconda occhiata al tabellone capì.

Midoriya Izuku: 5.0.

Era ultimo.

 

 

 

 


*bounce= molleggio delle gambe divaricate, spesso accompagnato da un movimento di rimbalzo dello sterno.

 

Video summary:

-https://www.youtube.com/watch?v=MuyDcylBoxo&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=29 --> Izuku

-https://www.youtube.com/watch?v=xIS1kyMQnyM&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=20  --> Sero

-https://www.youtube.com/watch?v=OEUgT3iYPBU&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=80  --> Asui

-https://www.youtube.com/watch?v=DsNLXWRrXJ4&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=75  --> Todoroki

-https://www.youtube.com/watch?v=oIAh3UAyh6c&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=84  --> Denki

-https://www.youtube.com/watch?v=V-RGQuDOCO0&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=65  --> Uraraka

-https://www.youtube.com/watch?v=R8tX5R2_ATo&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=85  --> Shinsou

-https://www.youtube.com/watch?v=bccgTObr2Ws&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=74  --> Mina

-https://www.youtube.com/watch?v=OU0jC5i521s&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=27  --> Kirishima

-https://www.youtube.com/watch?v=7M_BQA1PyiM&list=PLkEDBnfRAOlhiTDt5omja-pwO5KSnMlx5&index=71  --> Katsuki

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