Project 04

di MJane_cos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Change of course ***
Capitolo 2: *** The little mouse ***



Capitolo 1
*** Change of course ***


INFOS
  • Questa è una traduzione di Project 04, una Sci-fi no quirk AU. L’ambientazione è futuristica ma non ci saranno cose come “auto volanti” e simili. La tecnologia è molto avanzata ma non si tratta di un’ambientazione in stile “Back to the future”.
     
  • Endeavor Biotec è la più importante e influente azienda biotecnologica del Giappone. Si occupa principalmente dello sviluppo di nuovi farmaci e vaccini, ma anche di ingegneria genetica.
     
  • Katsuki e Izuku sono amici d’infanzia, hanno 24 anni e lavorano entrambi per la Endeavor Biotech, rispettivamente nei dipartimenti di ingegneria genetica e sviluppo dei vaccini. Sono sempre andati a scuola insieme fino all’università, da quel momento hanno preso due strade diverse per poi rincontrarsi sul lavoro.
     
  • Shōto è un bambino all’inizio della storia e crescerà fino a diventare adulto, per cui, prima che qualcuno si faccia strane idee, non è una ADULTxCHILD, non c’è nessun accenno di pedofilia o simili. È una TodoDeku, ma non ci sarà altro che amicizia tra Izuku e Shōto fino a che quest’ultimo non sarà dell’età appropriata.
    Detto ciò, non ci vorrà una vita: la crescita di Shōto è rapida, circa 1 anno ogni 2-3 settimane. Il suo sviluppo cognitivo e fisico vanno di pari passo, per cui non diventerà un bambino nel corpo di un adulto.
NB. Ho iniziato a pubblicare la storia in Inglese sul mio profilo Wattpad qualche mese fa, ho deciso di tradurla e pubblicarla qui.
 

Anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro.

(J.R.R. Tolkien)
 

Per Izuku era impossibile pensare ad un momento della sua vita in cui Katsuki non c’era.
Fin dai tempi dell’asilo, Katsuki era sempre stato parte della sua vita in un modo o in un alro e, nonostante, le cose tra loro non fossero sempre andate benissimo, che fosse come rivali o come amici, i due c’erano sempre stati l’uno per l’altro.
La maggior parte della loro vita l’avevano passata a combattersi, sempre a cercare di superare l’altro e provare di essere il migliore, un una competizione senza fine; o almeno, era sempre stato così fino all’università: quella era stata la prima volta in cui le loro strade si erano divise e sembravano finalmente essere riusciti a mettere da parte quella malsana rivalità ed avere un’amicizia salutare.
Da quel momento, erano diventati inseparabili ed Izuku non poteva immaginare la sua vita senza Katsuki al suo fianco, cos’ come Katsuki non poteva immaginare di poter riporre tutta la sua fiducia in qualcuno di diverso dal suo amico di infanzia.
Izuku entro dalla porta quasi senza fiato e Katsuki non poté fare a meno di sospirare a tale vista: sapeva già che Izuku era venuto direttamente dall’aeroporto senza nemmeno passare di casa per vedere la sua fidanzata o farsi una doccia.

“Kacchan! Stai bene?” – il ragazzo chiese avvicinandosi al letto di ospedale – “Sono venuto appena ho potuto, ma la conferenza è durata più del previsto…”

Katsuki sospiro ancora, cercando di calmare i suoi nervi. Se il suo corpo non fosse stato così dolorante, gli avrebbe decisamente dato un pugno in faccia. Era troppo orgoglioso per ammettere quanto fosse grato di avere Izuku nella sua vita e, anche se odiava vederlo così preoccupato, e c’erano aspetti del suo carattere che non riusciva a sopportare, era felice di sapere quanto il suo amico tenesse a lui.

“Sapevo che eri impegnato, avevo detto di dirti che non era un emergenza” – Katsuki disse cercando di aggiustare il cuscino sotto la sua testa da solo.

“Si, si…me lo hanno detto, ma non ce l’ho fatta! Ero preoccupato” – Izuku disse aiutando il suo amico ad aggiustare il cuscino prima di sedersi sulla sedia vicina al letto senza fiato. Katsuki volse gli occhi al cielo ma decise di non discutere dell’ansia di Izuku e lasciare che si riprendesse per qualche minuto. Non poteva non pensare a quanto Izuku dovesse essere stanco dopo tre giorni di convegno ed un volo intercontinentale: le occhiaie sotto i suoi occhi non lasciavano certo molti dubbi a riguardo.

“Non hai ancora risposto alla mia domanda: come stai?” – Izuku chiese non appena il suo respiro tornò regolare.

“Sto bene, solo qualche osso rotto. Dovrò fare un bel po’ di fisioterapia a quanto pare” – il biondo disse con un piccolo sorriso cercando di rassicurare il suo amico – “ma non ti ho fatto venire qui per parlare di come la mia vita sarà tutta fisioterapia e riposo per i prossimi mesi, ho bisogno di un favore.”

“Di cosa si tratta?” – chiese il più piccolo, già pronto ad accettare qualsiasi cosa il suo amico stesse per chiedergli.

“Ho bisogno che tu ti prenda cura del mio progetto fino a quando potrò tornare a lavoro. Ho già fatto sapere ai miei colleghi che prenderai il mio posto e lavorerai con loro mentre non ci sono.”

“Aspetta un minuto! Mi ha seriamente fatto venire qui per chiedermi di riorganizzare i miei impegni lavorativi per prendermi cura dei tuoi ratti? Lo sai che non faccio esperimenti sugli animali Kacchan, e non ho intenzione di iniziare solo perché tu sei costretto a letto.” – Izuku si lamentò.

“Il mio progetto non è un fottuto ratto, Shoto è un bambino” – Katsuki disse offeso dal fatto che il suo amico potesse anche solo pensare che lui potesse lavorare con i ratti.

“Un bambino?”

“Beh, un ibrido umano per l’esattezza, ma vabbè...” – il biondo disse scrollando le spalle quel tanto che il suo braccio ingessato gli permetteva.

“Ibrido umano…mi stai dicendo che hai creato…” – Izuku non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Katsuki lo aveva già interrotto.

“Non è questo il punto Izuku! Il punto è che abbiamo avuto qualche problema con lui e adesso la commissione vuole che qualcun altro prenda le redini del progetto, qualcuno che non sia coinvolto, e non esiste che io lasci che Fumikage prenda il mio posto! Quel bastardo ha già avuto la sua dose di gloria con il suo progetto.”
 
“Perché io?” – Izuku chiese nella confusione più totale. Quello non era proprio il suo campo di studi. Certo, lavoravano per la stessa azienda, ma lui aveva sempre lavorato nel dipartimento farmaceutico, quello a cui lavorava Katsuki era qualcosa che stentava a comprendere. Non riusciva a credere che mentre lui lavorava per creare un nuovo vaccino, Katsuki lavorava per creare una vita artificialmente. Non poteva credere che ci fosse realmente riuscito; non sapeva nemmeno che l’azienda avesse dei programmi simili.

“Perché non mi fido di nessun altro Izuku, e anche se non è il tuo campo di studi, sei abbastanza bravo da prendere il mio posto” – Katsuki disse stringendo la mano del suo amico nella sua.

“Di che tipo di problemi stiamo parlando?” – Izuku chiese cercando di allontanare quella sensazione sgradevole che aveva nel cuore.

“L’ultima volta che la commissione ha inviato un suo funzionario a controllare lo sviluppo di Shōto, lui l’ha attaccata. Abbiamo provato a nascondere la cosa e cercare di convincerla a non parlarne subito, ma ovviamente lei ha riportato l’incidente e adesso il progetto è in stallo e sotto sorveglianza. Né io né i miei colleghi possiamo lavorare fino a quando qualcuno che non è coinvolto nel caso si unisce e…”

“E?” – Izuku lo spronò a continuare.

“E a seconda di come la situazione si evolve nelle prossime settimane, la commissione deciderà se sia il caso di terminare il progetto o meno” – Katsuki sospirò chiudendo gli occhi. Odiava anche solo l’idea di vedere il suo ‘bambino” essere terminato.

“Terminare nel senso di uccidere?” – chiese il più piccolo aggrottando la fronte. Katsuki non ebbe il coraggio di dirlo a voce alta e si limitò ad annuire. Quella era un’altra cosa che Izuku non riusciva a capire: avevano creato una vita e adesso volevano porle fine.

“Di che livello di danno stiamo parlando? Cosa ha fatto quella cosa a quella donna?” – chiese con un piccolo sospiro.

“Lui Izuku, non lui non è un oggetto…” – Katsuki puntualizzò infastidito prima di dare all’altro la risposta che voleva – “Le ha str-rotto il braccio destro…”

Izuku si accigliò mentre cercava un modo per dire a Katsuki che non c’era nessuna ragione al mondo per cui avrebbe accettato di prendere il suo posto in quel progetto, specialmente sapendo che quella cosa era violenta.

“Ti assicuro che è inoffensivo Izuku, è solo un bambino; uno particolarmente intelligente, ma solo un bambino. Non ha mai fatto del male a nessuno prima di…” – Katsuki disse capendo al volo cosa stesse preoccupando il suo amico.

“Come lo chiami rompere il braccio di qualcuno? O stavi per dire che lo ha strappato?” – chiese il più basso stupito. Stava realmente iniziando a pensare che Katsuki avesse perso il lume della ragione.

“Lo so, hai ragione. Ma puoi almeno provarci? Va al laboratorio e incontralo: non ti sto chiedendo nien’taltro al momento. Una volta che lo avrai incontrato, deciderai cosa fare. Ti stò pregando Izuku, lui è importante per me.” – Katsuki chiese con occhi imploranti.
Izuku sospiro spostando lo sguardo dagli occhi rossi dell’altro e rimase in silenzio, insicuro su cosa avrebbe dovuto fare. Alla fine, rimandò quella decisione, avrebbe deciso dopo se la sua scelta fosse giusta o sbagliata.

“Va bene, andrò al laboratorio.”
 

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Capitolo 2
*** The little mouse ***


L'occhio vede solo ciò che la mente è preparata a comprendere.
(Robertson Davies)

 



Izuku si sentiva perso mentre camminava lungo i corridoi dell'edificio; Katsuki non gli ha mai detto quanto il dipartimento di ingegneria genetica fosse realmente grande, era quasi riuscito a perdersi un paio di volte cercando di orientarsi lì dentro.

Era un terribilmente nervoso, anche se i due avevano parlato a lungo e Katsuki gli aveva spiegato la situazione nei dettagli e parlato dei suoi colleghi e dei due nuovi membri che la commissione aveva aggiunto alla squadra per tenere d'occhio la situazione; Izuku non riusciva a scrollarsi di dosso l’ansia.

Ad essere onesti, Izuku non credeva di essere in nessun modo utile alla squadra, e che sarebbe semplicemente stato di intralcio al loro lavoro.

Tuttavia, Katsuki lo aveva implorato di aiutarlo, e tutti sapevano che il biondo era troppo orgoglioso per chiedere aiuto persino in una situazione in cui ne andava della sua vita: l'esperimento doveva essere stato estremamente importante per lui.

"Buon pomeriggio." - disse Izuku entrando nella stanza dopo aver preso un respiro profondo per cercare di calmarsi.
Lasciò che i suoi occhi vagassero per la stanza; le pareti bianche e le intense luci facevano sembrare la stanza più grande di quanto fosse in realtà; al centro della stanza erano situate due lunghe scrivanie su cui erano vari monitor che mostravano un po’ di tutto, dalle riprese delle telecamere ai parametri vitali del bambino. La quarta parete era completamente in vetro a costituire una sorta di enorme finestra che permetteva una chiara visione di ciò che accadeva all'interno della stanza dell'esperimento.

"Salve! Tu devi essere il dottor Midoriya, mi chiamo Johanna Sanchez." – lo salutò una donna dalla pelle scura avvicinandosi a lui per stringergli la mano. La donna aveva i capelli ricci e neri legati in una crocchia piuttosto disordinata, profondi occhi color ed un sorriso stampato in volto.

"Ti prego, chiamami Izuku!" - Disse sorridendo. Le formalità non erano proprio il suo forte ed essere chiamato Dr. Midoriya al di fuori dei convegni lo metteva a disagio; infondo non si reputava in alcun modo speciale, era solo un uomo che faceva il suo lavoro.

"Oh, ci diamo del tu, mi piace" - disse un uomo con capelli neri di media lunghezza e un enorme sorriso richiamando la sua attenzione. L'uomo si avvicinò a Izuku prima di allungare la mano per stingerla - "Sono Hanta Sero, è un piacere conoscerti."

"Passiamo così tanto tempo insieme che siamo praticamente una famiglia" - disse Johanna sorridendogli gentilmente. Johanna già gli piaceva, sembrava una donna amorevole e gentile.

"Katsuki me lo ha accennato..." – mormorò Izuku. L'idea di lavorare con persone che si consideravano una famiglia non suonava così male, ma Izuku non poteva far a meno di pensare all’entità dell’impatto che ciò avrebbe avuto sull'equità dei risultati del progetto.

"Incontrerai gli altri più tardi, in questo momento siamo solo noi due." - disse Johanna.

"Al momento mi sto solo assicurando che i parametri vitali siano stabili e Johanna mi tiene un po' di compagnia chiacchierando. Non è nemmeno in turno." - disse Hanta urtando giocosamente la sua spalla con quella della donna.

"Che vuoi che dica? Mi piace assicurarmi che stia bene." - disse lanciando un'occhiata alla parete di vetro, il suo sorriso svanì lentamente quando il suo sguardo si soffermò su un punto particolare dall'altra parte della finestra.

"Come forse saprai, non possiamo entrare nella sua stanza." - disse Hanta mentre tornava ai monitor, Izuku annuì appena.

"Presumo che Kat ti abbia messo al corrente della situazione, ma ad ogni modo, una volta che avrà finito con i suoi progetti, dovrebbe passare Rei. Risponderà a qualsiasi dubbio tu possa avere. Potrai incontrare Shōto non appena arriverà Craig" – disse Johanna facendo segno a Izuku di seguirli vicino ai monitor.

"Craig è stato mandato qui dal consiglio per tenerci d'occhio. Lo hanno mandato insieme a Rachit, che detto tra noi, mi piace di più, è più... tranquillo direi" - spiegò Sero sedendosi su una delle sedie.

"Beh, Craig è uno stronzo senza cuore. Non ci vuole molto per essere una persona migliore di lui." - disse Johanna lasciandosi cadere sulla sedia più vicina ad Hanta.

Izuku cercò di non ridere al commento e si avvicinò alla parete di vetro fermandosi a guardare dall’altra parte in silenzio, il suo sguardo si posò per un paio di secondi sulla piccola figura seduta nell'angolo sinistro della stanza, prima che raggiungesse gli altri dietro i monitor e si sedesse accanto a Johanna.

"Questi sono i suoi parametri vitali?" - chiese.

"Sì, tutto ciò che potresti aver bisogno di sapere sul suo benessere fisico è su questi monitor: temperatura corporea, pressione sanguigna, polso, frequenza respiratoria, saturazione, ECG, EEG qualsiasi cosa davvero..." - disse Sero rapidamente indicando ogni parametro.

"La nanotecnologia è fantastica. Abbiamo tutti questi dati solo per merito suo..." - aggiunse Sero con un sospiro soddisfatto. Izuku annuì e si prese un momento per controllare tutti i segni vitali riportati sul monitor, assicurandosi che tutto fosse esattamente come doveva essere.

"Quelle invece sono le riprese della stanza e dei corridoi, ci permettono di controllare cosa succede lì dentro e chi entra ed esce da questa stanza..." - aggiunse Hanta indicando i quattro monitor sull'altra scrivania prima che il silenzio riempisse la stanza per un paio di minuti.

"Com'è?" - chiese Izuku guardando la parete di vetro.

"Oh! Shōto è molto intelligente, non parla o almeno non ha mai fatto prima, ma capisce tutto ciò che diciamo; anche le cose più complesse. È curioso, tutto ciò che è nuovo lo interessa tantissimo. È calmo e nonostante non parli, la sua immaginazione e il suo comportamento sono perfettamente sovrapponibili a quelli di un qualsiasi bambino della sua età." – disse Johanna sorridendo.

"Come sapete che vi capisce davvero se non parla?" - chiese Izuku accigliandosi un po'.

"Le espressioni facciali, il linguaggio del corpo, i gesti. Non ha bisogno di parlare, capisce e comunica a suo modo" – spiego Johanna.

"Stavamo per iniziare la seconda parte del programma, ma c’è stato l'incidente... Da allora non ci è stato più permesso di entrare nella sua stanza; quindi, non abbiamo avuto modo di insegnargli a parlare..." - disse Sero e Izuku osservò il sorriso dell'uomo vacillare.

"Non avete trovato il tempo di insegnargli a parlare?" - chiese Izuku scioccato.

"No, non ne abbiamo avuto il tempo. Eravamo davvero entusiasti di essere riusciti a crearlo, ma quando ci siamo resi conto di quanto velocemente stesse crescendo, ci concentrarci sul monitorare la sua crescita e cercare un modo per rallentare il processo e abbiamo finito per mettere parte qualsiasi altro aspetto..." - Sero ammise.

"Prima che tu chieda: no, non abbiamo ancora capito come rallentare la sua crescita. Anche se forse invecchiare sembra un termine più opportuno..." - disse Johanna con un sospiro.

"Da dopo l’incidente è molto meno. Non si muove molto e passa la maggior parte del tempo in quell'angolo a disegnare o semplicemente...a pensare, suppongo. Sono sicuro che si è reso conto di quello che ha fatto." - Aggiunse Sero.

"Sapete che è strano il modo in cui vi riferite a lui come un bambino qualsiasi, vero?" - fece notare Izuku.

"Capisco che debba essere complicato per te vederlo come qualcosa di più di un semplice esperimento, ma l'abbiamo creato e ci siamo presi cura di lui per un po'..." - cercò di spiegare Sero.

Era complicato per Hanta e Johanna trovare le parole giuste per spiegare come si sentissero realmente; per loro era naturale percepire Shōto come un qualsiasi altro essere umano, se non qualcosa di ancora più speciale. Il tempo trascorso con lui, lontano dalle proprie famiglie, guardando il bambino respirare per la prima volta, vedere i suoi primi passi; vederlo crescere aveva avuto un impatto enorme su di loro e li aveva irrimediabilmente legati a lui.

"È qualcosa di speciale, è molto più di un semplice esperimento. Lo capirai quando avrai avuto la possibilità di interagire con lui." - sospirò Johanna sforzandosi di sorridere.

"Non è controproducente affezionarsi a lui? Avete provato a nascondere il fatto che ha cercato di uccidere una persona..." - chiese Izuku. Poteva capire che si erano affezionati al bambino, ma non poteva perdonare il modo in cui cercavano di nascondere un’azione tanto grave.

"Non volevamo di fare del male a nessuno, volevamo solamente guadagnare tempo per capire cosa fosse successo prima che il consiglio decidesse della vita di Shōto". - disse Sero con un lungo sospiro mentre il suo sguardo si posava su Izuku.

"E avete capito perché si è comportato così?"

"No, non ancora. Dato che non possiamo entrare nella sua stanza e lui non parla, è difficile capire..." - disse Johanna posando il suo sguardo sulle sue mani.

Il silenzio calò nella stanza rendendo l'atmosfera tesa ed Izuku si sentì in imbarazzo. Fortunatamente quella situazione non durò molto, un paio di minuti dopo, la porta si aprì ed entrò un uomo alto con corti capelli neri, occhi neri e un po' di barba sul volto. Izuku incontrò il suo sguardo per un secondo e si alzò immediatamente per avvicinarsi a lui.

"Devi essere il sostituto di Bakugō. Io sono Craig Ross, piacere di conoscerti." - disse l'uomo stringendogli la mano con decisione. Izuku ebbe una sensazione spiacevole nel momento in cui strinse la mano dell'uomo, ma cercò di ignorarla.

"Izuku, il piacere è tutto mio." - rispose cercando di comportarsi il più normalmente possibile.

"Beh, adesso che sei qui Izuku può incontrare il piccolo Shōto, giusto?" - chiese Sero mentre le sue labbra si allargavano in un sorriso.

"Sei sicuro di voler entrare?" - chiese Craig scrutando Izuku dalla testa ai piedi.

"Devo pur incontrarlo in qualche modo no?" - chiese Izuku ridacchiando un po' per nascondere quanto l’idea di entrate in quella stanza lo rendesse nervoso.

"Come vuoi. Evita di avvicinarti troppo, non c'è modo di sapere come reagirà; non ha avuto contatti con nessuno nell’ultima settimana, potrebbe attaccare di nuovo." - disse Craig avvicinandosi ai monitor e inserendo il suo codice personale per accedere al sistema mentre Izuku si avvicinava alla porta blindata che separava le due stanze.

"E' solo un bambino Craig..." - si lamentò Johanna. Sembrava esausta, come se avesse avuto quella conversazione con Craig almeno un centinaio di volte senza mai ottenere risultati.

"Potrebbe sembrarlo, ma ho visto il filmato e so cosa può fare quella cosa" – le rispose Craig, e per un attimo anche Izuku avrebbe voluto poter vedere il filmato così da sapere in che diavolo di casino si era cacciato.

"Fa attenzione…" - aggiunse Craig spostando momentaneamente lo sguardo verso di lui.

Izuku annuì e una volta che Craig ebbe aperto la porta, entrò nella stanza cercando di scrollarsi di dosso le parole di quest'ultimo.
La stanza era fredda e le luci bianche quasi accecanti, così forti da creare un forte contrasto con le tre alte pareti grigie di cemento che delimitavano la stanza. Izuku rivolse uno sguardo velocemente i suoi colleghi che lo guardavano in piedi dall'altra parte della parete di vetro prima di guardarsi intorno con calma per osservare la stanza attentamente: le uniche cose sparse sul pavimento nella zona più vicina alla parete di vetro erano giocattoli per bambini di età compresa tra i 2 e i 4 anni, alcuni sembravano addirittura essere più adatti a dei neonati che ad un bambino di 5 anni ed Izuku non poté fare a meno di chiedersi se ciò fosse dovuto all'assenza di Katsuki o se, molto più semplicemente, il team pensasse che quelli fossero giochi appropriati per il piccolo. Tuttavia, ad Izuku sembrava più una decisione che Craig e Rachit avrebbero potuto prendere; era piuttosto sicuro che Johanna e Sero avrebbero dato al bambino qualsiasi cosa gli avesse chiesto.

Lasciò perdere quei pensieri e mentre continuava a guardarsi intorno, il suo sguardo cadde sul bambino seduto in un angolo della stanza quasi rannicchiato su sé stesso, avvolto in una felpa che sembrava essere almeno una o due taglie più grande della sua ed il cappuccio tirato sulla testa come se cercasse di nascondersi.

"Ciao Shōto" - disse cercando di sembrare il più calmo possibile; tuttavia, la sua voce fuoriuscì un po' tremante mandando in fumo il suo proposito iniziale.

Bastarono quelle due parole per attirare immediatamente l'attenzione del bambino che si voltò leggermente mostrando solo metà del volto. Il suo corpo si mosse ad assumere quella che sembrava una posizione di attacco, in modo quasi animalesco e Izuku non poté fare a meno di rabbrividire leggermente.
Anche da lontano Izuku poteva vedere come le pupille sottili del bambino somigliassero a quella di un gatto e, per quanto potesse esserne affascinato; non poteva fare a meno di essere terrorizzato all'idea che da un momento all’altro il bambino potesse saltargli addosso e farlo a pezzi.

"Mi chiamo Izuku Midoriya e sono un dottore. Sono qui per assicurarmi che tu stia bene." - disse prima di azzardare un passo avanti.

"Non avvicinarti, è imprevedibile!" - una voce dall'interfono echeggiò nella stanza e Izuku vide gli occhi del bambino spostarsi rapidamente tra lui e le persone dall'altra parte della parete di vetro mentre il suo corpo si irrigidiva ancora di più dopo il suono improvviso della voce di Craig.
Izuku deglutì e spostò per un attimo lo sguardo sui suoi nuovi colleghi che lo fissavano dall’altra parte del vetro; Sero aveva un’espressione triste in volto mentre su quello di Johanna, Izuku poteva vedere chiaramente quanto avrebbe voluto essere al suo posto. Izuku li guardò per un paio di secondi prima di riportare la sua attenzione sul bambino a qualche metro da lui che lo stava già fissando attentamente.

"Non ti piacciono i rumori forti, vero?" - chiese Izuku senza ricevere però risposta. Calò il silenzio per qualche minuto e, sebbene Izuku si aspettasse che il bambino abbassasse la guardia, questo non accadde e l'unico occhio visibile di Shōto non si spostò nemmeno per un secondo dalla sua figura, né tantomeno i suoi muscoli sembrarono rilassarsi. Lo sguardo di Izuku cadde sui pochi disegni e pastelli sparsi intorno al piccolo.

"Gli piace disegnare, lo fa in continuazione…"

"Katsuki ha detto che ti piace molto disegnare. Cosa stavi disegnando prima che entrassi?" - chiese facendo un passo avanti e alzando una mano verso i suoi colleghi come per dire a Craig di non attivare l'interfono. Izuku notò come i muscoli del bambino si rilassarono leggermente e l'unica pupilla visibile tornasse alla sua forma rotonda originale non appena ebbe pronunciato il nome di Katsuki.

Izuku sospirò finalmente non sentendosi più in pericolo dato che dal suo atteggiamento, il piccolo non sembrava più percepirlo come una minaccia.

Il piccolo si voltò completamente mostrando entrambi gli occhi per la prima volta ed inclinando leggermente la testa in quella che sembrava essere curiosità ed il suo corpo si rilassò completamente mentre si metteva a carponi.

Izuku riuscì solo allora a notare che i suoi occhi erano eterocromatici, ma purtroppo da quella distanza non riusciva a distinguere le loro esatte sfumature; e nonostante fosse curioso di scoprirlo e iniziava a pensare che forse il bambino poteva essere innocuo, la sua mente continuava a ripetergli di non osare troppo e mantenere una distanza di sicurezza.

"Che cos'è?" - chiese Izuku inginocchiandosi a terra per essere allo stesso livello degli occhi del bambino pensando che magari questo lo avrebbe fatto sentire più a suo agio.

Shōto si alzò velocemente in piedi e si precipitò verso quello che Izuku pensò fosse il letto in cui era solito dormire, anche sein realtà gli sembrava più la cuccia di un cane: infondo non era altro che un materasso abbandonato in un angolo della stanza con delle lenzuola e una coperta.
Il bambino tornò di corsa con in mano un disegno e si fermò a pochi metri di distanza da Izuku, esattamente dove se ne stava seduto poco prima.

"È un disegno di Katsuki?" - chiese Izuku sorridendo, riconoscendo gli indomabili capelli biondi del suo migliore amico sul foglio che il piccolo gli stava mostrando. Il bambino strinse il disegno vicino al petto mentre i suoi occhi continuavano a fissare l’estraneo di fronte a lui.
Izuku non riusciva a capire cosa stesse cercando di comunicare il piccolo, ma aveva la sensazione che Katsuki gli piacesse davvero molto.

"Immagino che ti piaccia. Ti manca? Sai, siamo amici. Non si sente bene in questo momento, quindi mi ha chiesto di prendermi cura di te mentre non è qui. Va bene?" - Izuku sorrise gentilmente ma lasciò rapidamente cadere quando notò come il piccolo si lasciò cadere a sedere per terra con un’espressione accigliata. Izuku si chiese cosa stesse realmente passando per la testa del bambino e come potesse sentirsi in quel momento.

“È solo per un po’, tornerà non appena si sentirà meglio. Te lo prometto." - aggiunse Izuku cercando di rassicurarlo; forse il piccolo si sentiva abbandonato, forse confuso; Izuku non ne aveva idea, ma comunque sia, non guadagnò alcun tipo di reazione.

Aspettò pazientemente che Shōto facesse qualcosa, ma per un po' non accadde nulla finché non si alzò e tornò nell'angolo della stanza dove si trovava all'inizio. Si aspettava che il bambino tornasse a disegnare ma invece rimase semplicemente in silenzio, seduto con una spalla appoggiata al muro, rivolto verso la parete opposta mentre teneva vicino al petto il disegno di Katsuki che gli aveva mostrato in precedenza. Il rumore della serratura della porta che si apriva riempì la stanza e Izuku si alzò controvoglia sospirando per uscire dalla stanza in silenzio dopo aver rivolto un’ultima occhiata al bambino.

"Cosa sono quei giocattoli? Avete detto che è intelligente, eppure è circondato da giochi con cui anche un lattante potrebbe giocare..."- chiese Izuku una volta che la porta blindata si era chiusa alle sue spalle.

"Sono i giochi che gli abbiamo dato le prime settimane, ha smesso di giocarci in meno di un mese. Il consiglio ha detto che non siamo autorizzati a dargli nulla di nuovo fino a nuova comunicazione e ci è stato ordinato di portare via qualsiasi giocattolo che potesse potenzialmente diventare un'arma di qualche tipo. Tecnicamente non gli è permesso nemmeno di avere i pastelli, ma non siamo riusciti a togliergli anche quello" - disse Sero rivolgendo a Craig uno sguardo truce.

"Onestamente non mi sembra né pericoloso né violento, solo spaventato." - disse Izuku avvicinandosi ai monitor per sedersi su una delle sedie nere dietro la scrivania centrale.

"Non lo è, non ha mai fatto del male a nessuno prima di Meilin" - disse Johanna stando in piedi davanti alla parete di vetro e appoggiandovisi con una spalla.

"Siete tutti accecati dal fatto che quella cosa sembri un bambino normale. Quell’affare ha quasi strappato l'avambraccio a Meilin" - disse Craig zittendo tutti nella stanza.




[Non editato]

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