Ombre dal passato

di eddiefrancesco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18 Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19 Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20 Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21 Capitolo ***
Capitolo 22: *** 22 Capitolo ***
Capitolo 23: *** 23 Capitolo ***
Capitolo 24: *** 24 Capitolo ***
Capitolo 25: *** 25 Capitolo ***
Capitolo 26: *** 26 Capitolo ***
Capitolo 27: *** 27 Capitolo ***
Capitolo 28: *** 28 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


-Perbacco! - L'esclamazione, anche se impaziente, non era stata abbastanza esplosiva da disturbare la quiete della sala di lettura del White's Club. Giunse però alle orecchie del biondo gentiluomo seduto comodamente sulla poltrona di fronte. - Qualcosa non va, Marc, vecchio mio? - Chiese pigramente il visconte Eversleigh da dietro il Morning Post. Voltò pagina. - Santo cielo, un terzo furto a Bristol. In che mondo viviamo.- Marcus Benedict Rothwell, settimo conte di Hawkridge, stropiccio' la lettera che teneva in mano. - Mia sorella Augusta. Mi scrive per informarmi che il suo maggiordomo è spesso alticcio, che Lucinda è fuggita a Gretna Green con un ufficialetto e che il giovane Crispin s'è rotto il collo cadendo da uno dei purosangue di suo padre! - - Che seccature - borbotto' Eversleigh distrattamente. - Immagino che dovrai precipitarti nel Devon a risolvere tutto, come al solito. - Marc sbatte' la lettura con un movimento secco del polso. - Augusta conclude con la notizia che tuo nonno ha finalmente raggiunto i suoi antenati nel regno dei cieli, subito dopo aver fatto un nuovo testamento in cui nomina sua erede universale la cuoca.- - Che cosa? - Il Morning Post volò in aria e atterro' in una piccola valanga di carte. Eversleigh era sbiancato. - Ah. - Marc sorrise con maligna soddisfazione. - Ho tutta la tua attenzione, ora, Pel? - - Ce l'hai, ma accidenti, che modo di ottenerla! - - Improbabile anche, se penso alla cuoca di tuo nonno.- Eversleigh rabbrividi'. - Già. Non mi stupirei se il vecchio restasse stecchito dopo una delle sue cene. Dubito che le lascerà un centesimo. È un tirchio.- - Oh, non è vero.- - Certo che lo è! Perché diavolo pensi che stia cercando una moglie ric... - Pel notò il guizzo divertito degli occhi grigi di Marc e sogghigno'. - Lasciamo perdere. Immagino che non sia necessario che tu corra a Gretna Green, allora, o che partecipi al funerale di Crispin, no? - - L'unico funerale a cui mi piacerebbe intervenire è quello dell'ultima protetta di mia nonna.- - Ah.- Eversleigh annuì. - Pensavo che la contessa prendesse sotto le sue ali poeti squattrinati. Era un poeta, vero, quello che voleva che si appollaiasse su uno scoglio, per comporre l'ode a una sirena? Idiota. Ti ricordi la volta...- - Ricordo - Taglio' corto Marc prima che l'amico si lanciasse in reminiscenze sulla loro infanzia. - Riguardo al poeta squattrinato, sei in ritardo di un anno. Dopo che lo spedii a calci fuori dalla biblioteca, arrivò un artista spiantato e mia nonna decise che aveva bisogno di un segretario per occuparsi di fastidiosi dettagli come i rendiconti bancari.- - Ah! - - Già. Per fortuna, il nostro banchiere notò i numeri artisticamente abbelliti su diverse transazioni e mi informò.- Marc fissò truce i fogli che teneva in mano. - Sarai lieto di sapere che la mia cara nonna ora ha aperto gli occhi riguardo alle intenzioni truffaldine dei sedicenti artisti. La sua nuova dama di compagnia non possiede talenti di sorta.- - Eccoci al punto.- - Augusta non mi rassicura sul fatto che questa signora Chantry non si offrirà di restaurare i ritratti della galleria, mentre si appropria di beni più trasportabili e preziosi.- - Oh. - Seguì una breve pausa. Eversleigh si chino' a raccogliere il giornale. - Perché? Qualcuno sé offerto...- - Sei mesi fa. Un affascinante gentiluomo affittò la vecchia casa degli Smitton e prontamente si iscrisse al Comitato per l'abbellimento del villaggio. Il che, agli occhi di mia nonna, lo pose al di sopra di ogni sospetto.- - Misericordia! - Eversleigh fece un altro salto. Una espressione inorridita si stampo' sui suoi lineamenti. - Non dirmi che quel gruppo di vecchiette terribili esiste ancora! Credevo che fossero al sicuro sotto terra, ormai.- - A quanto pare, zampettano ancora sui loro bastoni da passeggio. La nonna, che è il presidente del comitato, conobbe il signor Bartle a una delle riunioni e rimase molto colpita dalla sua cultura. Lui dichiarò di essere uno studioso d'arte specializzato nel restauro di vecchi dipinti. Il primo quadro venne staccato dal muro e posato su un tavolo, tra un'incredibile collezione di pennelli e bottigliette. Dopo aver lavorato per due giorni come un recluso per minimizzare il rischio di danni al dipinto, il signor Bartle sparì con alcuni candelabri d'argento, diverse preziose tabaccherie e le perle della prima contessa, che per qualche insano motivo erano appese al collo della statua di suo marito.- Eversleigh rise. - Fa piacere sapere che nulla è cambiato a Hawkridge durante il mio soggiorno in Francia.- - Purtroppo non è del tutto vero. Una cosa è cambiata. La signora Chantry vi ha stabilito la sua residenza. La signora Amaris Chantry, figurati un po'... È vedova.- - Non si può dire che questo sia un crimine, amico mio.- Marc fissò la lettera, truce. - Augusta non dice nulla riguardo al compianto signor Chantry, né alla sua professione, né a come possa aver trovato l'eterno riposo. L'unica informazione che si evince da pagine e pagine di inutili chiacchiere sul momento di ribellione di Lucinda e sul delicato stato di salute del povero, asmatico Crispin, è che la nonna ha incontrato la signora Chantry quando si è recata a Bath alcune settimane fa.- - Logico. Quel posto pullula di vedove.- - La signora Chantry è una vedova giovane, Pel. Tragicamente giovane - Aggiunse Marc, citando dalla lettera della sorella. - Una situazione così triste. Lasciata in povertà. Costretta a guadagnarsi da vivere. E si sa a quali estremi può essere forzata una giovane graziosa come la signora Chantry...- Lanciò un'altra occhiataccia alla missiva. - Come diavolo fa Augusta a sapere certe cose? - Eversleigh sogghigno'. - Detesto dirtelo, Marc, ma tua sorella è una donna sposata da parecchi anni.- Marc ignoro' l'ironia. - Purtroppo, le conoscenze da donna di mondo di Augusta non si estendono ai genitori della signora Chantry. Sono avvolti dal mistero.- - Probabilmente, morti.- - Oh, questo è un grande conforto per me, Pel. Spero che non mi offrirai la stessa spiegazione quando ti informerò della mancanza di referenze di precedenti datori di lavoro della nostra vedovella.- - Forse ha perso il marito da poco. Sai, Marc, prima di precipitarti nel Devon per strappare la poveretta da sotto le ali di tua nonna, potresti prendere in considerazione la possibilità che sia davvero una giovane vedova senza mezzi.- - Hai mai sentito parlare di una vedova di nome Amaris? - Questo diede a Eversleigh di che riflettere. - No - si pronunciò infine. E sogghigno'. - Almeno, non il tipo di vedova che fa la dama di compagnia ad anziane signore.- - Proprio così. E non è tutto. Che diresti se ti informassi che mia nonna l'ha incontrata quando ha rischiato di finire sotto le ruote della sua carrozza? - - Santo cielo. E come ha fatto? - - Stava per svenire per la fame. Più probabilmente, è stata la migliore interpretazione della sua vita.- Marc sospirò. - Pel, dovrai porgere le mie scuse agli Scatterthwaite. Sarei dovuto andare al loro ballo, questa sera, ma devo partire.- - Chiedi a Goring di porgere le scuse per entrambi. Vengo con te! Potresti aver bisogno di aiuto per sbarazzarti della vedova.- suggerì Eversleigh. Marc borbotto' qualcosa di indistinto che suonava come un: - Perché no? - La situazione gli stava sfuggendo di mano. C'erano troppe persone al mondo pronte a sfruttare la generosa, affettuosa indole di sua nonna. E dato che nessun altro sembrava capace di intervenire, sarebbe toccato a lui come sempre partire alla carica! - Se solo riuscissi a decidere dove mettere il comitato... Davvero, Amy, sono così dibattuta.- La signora Amaris Chantry alzò gli occhi dalle lettere che stava smistando quando lady Hawkridge irruppe nella biblioteca come un piccolo, grassoccio turbine vestito di viola. Sua signoria era armata di un piumino per la polvere. Amy non aveva idea del perché la contessa si sentisse tenuta a spolverare dato che c'era una cameriera assegnata al compito, ma viveva a Hawkridge Manor da un mese e si era abituata a non stupirsi di nulla. - Il salotto d'inverno sarebbe accogliente, ma la signora Tredgett di sicuro si sentirebbe sminuita. D'altra parte, il salone è troppo grande, e così formale che persone come la signorina Pucklenett sarebbero intimidite.- Sua signoria si aggiro' inquieta per la biblioteca, guardò il piumino e lo agito' verso il leggio su cui era posata la Bibbia di famiglia. - Non capisco perché la riunione non possa essere tenuta dal vicario come al solito. So che le bambine non stanno bene, ma non dovrebbero certo stare in salotto, no? - - Ah.- Amy finalmente cominciava a capire. - La signora Follifoot l'ha pregata di tenere qui la riunione del comitato. In questo caso, signora, faccia preparare il salone. La signorina Pucklenett 'adora' sentirsi intimidita. Pensi a quale avvenimento sarebbe per lei.- - Santo cielo, ha ragione.- L'anziana signora parve molto colpita. - Poverina. Deve avere una vita monotona, vero? E non la interpreti come una critica verso i Mayhew. Trattano il loro personale con la massima considerazione.- - Come fa lei, cara signora.- Amy si alzò, un sorriso affettuoso mentre si avvicinava. - Ma ho il sospetto che Mary ci rimarrebbe male sapendo che si è messa a spolverare.- - Ebbene, avevo pensato anch'io al salone, e non riuscivo a ricordare l'ultima volta in cui è stato usato. E ci sono sempre tante stanze da pulire.- Sua signoria agito' il piumino verso uno scaffale di libri. Il pulviscolo danzo' nell'aria. Amy soffoco' uno starnuto. - Tuttavia, signora...- - No, non mi sgridi, Amy cara. Ho un motivo validissimo.- Fece una pausa a effetto. - Varicella. Tutta colpa delle bambine del vicario! I bambini malati mi fanno tenerezza, Amy, ma non quando infettano le mie cameriere! - - È comprensibile, signora. Povera Mary. Vuole che chieda alla signora Cubitt di chiamare il dottore? - - Si, lo chiamai anche quando furono i ragazzi a prendere la varicella, tanti anni fa. Non che il buon dottore sia stato di grande aiuto. Disse che il massimo in cui potevamo sperare era che non scorrazzassero dappertutto infettando il prossimo.- - Un pensiero inquietante, signora.- Sua signoria rabbrividi'. - Immagino sia stato un bene che Pelham fosse qui in visita, quando se la sono presa, ma sono stati due pazienti insopportabili, Marc e lord Eversleigh. Pel è lord Eversleigh attualmente. Quando quel vecchio prepotente, sciocco e gottoso se ne sarà andato finalmente al Creatore, diventerà conte di Colborough.- - Ehm, vecchio prepotente...- - Sciocco e gottoso - confermò sua signoria, brandendo il piumino con vigore. - Lei l'ha fatta la varicella, Amy? - - Si, signora.- E ogni altra malattia infantile nota all'umanità. Sbalordita dall'insolita irritazione dell'anziana signora, indago' delicatamente. - Immagino si riferisca al gentiluomo che vive nella casa sull'altro lato della baia.- - Non ci sono gentiluomini sull'altro lato della baia! Solo un vecchio sciocco che ha detto che il nostro comitato è un branco di galline starnazzanti che... Oh, cielo! Il comitato! - Il piumino si fermò a mezz'aria. - Dobbiamo scrivere dei biglietti per avvisare tutti e... Amy, crede...? - - Certo, signora. Mi ci vorranno pochi minuti per scriverli e c'è tutto il tempo di recapitarli. Non si angusti.- Lady Hawkridge si illumino'. - Cara Amy. Così affidabile.- Cominciò a girare per la stanza, agitando il piumino verso scaffali e tavolini. Alcuni soprammobili presero a traballare. Amy si precipitò a evitare il disastro. - Così gentile - continuò, ignara dell'angelo custode che la seguiva. - Non so cosa farei senza di lei, cara. I miei occhi non sono più quelli di una volta, sa. Non ce la farei proprio a occuparmi di tutta la corrispondenza che ricevo.- Dato che lady Hawkridge aveva, quel mattino stesso, avvistato un raro fiore selvatico che cresceva sulle scogliere a diverse decine di metri da Hawkridge Manor, Amy non stento' a giudicare l'osservazione per la gentilezza che era. La gratitudine le riempì il cuore. Non avrebbe mai smesso di ringraziare la provvidenza che aveva indotto l'anziana contessa di Hawkridge a prendere la carrozza, quel mattino di quattro settimane prima, invece che avviarsi a piedi per le strade del centro di Bath. Amy era rimasta senza un soldo. Il futuro, quel giorno, le era parso un baratro di disperazione. - Qualche volta - confidò la contessa, fermandosi per sbirciare le numerose lettere sulla scrivania di Amy, - mi chiedo se Marc non avesse ragione quando mi accusò di indiscriminato mecenatismo delle arti... Oh, cielo, questa sembra proprio la sua calligrafia.- - L'avevo immaginato, signora. L'unica lettera che riguarda questioni artistiche oggi è la richiesta di una donazione per un cenacolo in cui un gruppo di scultori dà vita a statue umane nelle loro, ehm... forme naturali.- Disse Amy.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


- Oh, cielo. Non credo che Marc approverebbe.- Si preoccupò sua signoria. Amy ne era certa. E aveva la spiacevole sensazione che non avrebbe approvato nemmeno lei. Mentre la sua datrice di lavoro apriva la lettera del nipote con una singolare mancanza di entusiasmo, Amy alzò gli occhi verso il ritratto di lui appeso sopra il camino. Occhi del colore di un cielo tempestoso la fissavano da sotto le sopracciglia dalla linea decisa. C'era qualcosa in quegli occhi, qualcosa che il pittore aveva cercato di catturare senza riuscirci. Qualcosa... Amy scosse la testa. Più si sforzava di decifrare l'espressione, più questa le sfuggiva. Rivolse l'attenzione ai lineamenti. Anche a vent'anni, Marcus Benedict Rothwell, settimo conte di Hawkridge, incuteva soggezione. L'aria di fiero orgoglio e di maschile arroganza era sottolineata dalla sua posa. Il ragazzo era appoggiato con grazia incurante alla spalla di un enorme cavallo nero. Amy sentì il familiare brivido scenderle lungo la schiena. Lo stesso brivido che provava ogni volta che fissava il ritratto del conte di Hawkridge. Era stato dipinto quattordici anni prima, aveva detto lady Hawkridge, quando Marc aveva ereditato il titolo del nonno, ma non aveva motivo di credere che quegli anni avessero ammorbidito quel bel volto o addolcito la linea dura della sua bocca. Amy stava abbassando lo sguardo, turbata, quando il rumore di ruote di una carrozza sulla ghiaia giunse dalla finestra aperta. - Oh, cielo! - La contessa alzò gli occhi dalla lettera. - Non credevo che la signora Follifoot abbia già avvertito tutti e che stiano arrivando, vero? - - Ne dubito, signora. È troppo presto. Vuole che vada a vedere chi è? - - Se non le spiace, Amy. Cielo, se non è una cosa è l'altra. Il caro signor Tweedy ha la spiacevole abitudine di arrivare non annunciato ogni volta che sono occupata. E questo pomeriggio tutti vorranno il tè, e con Mary malata...- Mentre la contessa cinguettava alle sue spalle, Amy si mosse con passo deciso. Chiunque fosse, sarebbe stato informato che non era un orario conveniente per le visite. Anche se fosse stato il caro signor Tweedy, a suo parere anche troppo caro per il borsellino della contessa. Raggiunse la porta, la spalanco' e, a un tratto, smise di respirare. Il conte di Hawkridge torreggiava su di lei. Quello vero. - Santo cielo! Marc! - L'esclamazione proveniva da sua nonna, non dalla giovane signora che lui aveva travolto sulla porta. - Buongiorno, nonna.- Sulla porta della biblioteca, Hawkridge si chino' a baciarle una guancia. - Marc, che bella sorpresa. Sono settimane che desidero farti conoscere la cara Amy, ed eccoti qua.- - Si. - Lui si erse, cancellandosi il sorriso dalle labbra mentre si voltava verso la 'cara Amy'. La prima cosa che notò fu l'anulare nudo della sinistra. Portò la voce a una temperatura al di sotto dello zero. Purtroppo, era l'unica cosa di lui ad aver raggiunto quella piacevole freschezza. Il resto della vedovella gli dava strani bollori. - Eccomi qua.- La signora Chantry alzò il mento. Tese la mano con un gesto di sfida. - Come sta, milord? - - Signora Chantry - La salutò lui, e fece il colossale errore di prenderle la mano. Due impulsi diametralmente opposti lo aggredirono. Lei aveva una mano così piccola, così delicata, che avrebbe voluto tenerla tra le sue come il più fine ninnolo di cristallo, eppure allo stesso tempo aveva una voglia matta di colpirla al mento con un pugno. Quando finalmente riuscì a lasciarle la mano, il colore del viso di lei, già di un' interessante sfumatura rosata, si fece più intenso. Aveva l'aria colpevole, pensò Marc, colpevole come il peccato originale! E come il peccato originale era una tentazione. Non c'erano dubbi, l'ultima dama di compagnia di sua nonna rischiava di metterlo nei guai. La guardò meglio. Un elegante giacchino color primula aderiva come un amante ai piccoli seni alti. Lampi dello stesso colore dorato del giacchino le illuminavano i folti capelli color castano rossiccio, raccolti in un'ordinata crocchia in cima alla testa. Marc degluti'. Lui, che non si era mai sdilinquito per nessuna donna, ora si scopriva in pericolo di annegare in due occhi verdi che dominavano un viso angelico. Un viso innocente, intatto... Il che era assurdo. La signora Chantry era stata sposata, perciò non si poteva certo dire che fosse intatta. E se il suo era un titolo di cortesia, allora era anche meno innocente. Eppure, quegli occhi avevano un'espressione che, nonostante le ombre che parlavano di una saggezza conquistata a duro prezzo, mancava di quella indefinibile aria che diceva 'favori in vendita'. Marc si trovò a chiedersi se la signora Chantry non fosse davvero quello che dichiarava di essere, una giovane vedova costretta a guadagnarsi da vivere. La possibilità era inaspettatamente irritante, ammise amaro, perché, nel primo istante in cui aveva visto la signora Amaris Chantry, l'aveva immaginata in una posizione del tutto diversa. Sotto di sé. In un letto. Si rese conto che sua nonna aveva chiacchierato tutto il tempo, e che non aveva sentito una parola... - E ti farà piacere sapere che non vuole che io finanzi un cenacolo di scultori nudi.- Questo finalmente attirò la sua attenzione. - È un sollievo sentire, signora Chantry, che non approva che si scolpisca in costume adamitico.- - Oh, Non esattamente... Insomma...- Con la coda dell'occhio, Amy vide la contessa ridacchiare e avvampo'. Accedenti! Si era imposta di comportarsi con la dignitosa maturità intesa a convincere il conte che era perfettamente adeguata alla sua posizione di dama di compagnia, e invece arrossiva e balbettava come una scolaretta. Era tutta colpa di Hawkridge, naturalmente. Il ritratto non gli rendeva giustizia. Tanto per cominciare, di persona era molto più alto. Lei era costretta a sollevare il mento in quello che doveva apparirgli un gesto di sfida, se voleva guardarlo negli occhi. Ed era imponente. Era chiaro che il sarto non aveva avuto bisogno di imbottiture per riempire le spalle o per evidenziare l'ampiezza di quel petto che lei si trovava di fronte quando teneva lo sguardo puntato davanti a sé. Li abbassò un po', sperando di vedere qualcosa che diminuisse l'effetto di quell'impatto devastante. La speranza peri' di una morte ignominiosa. I calzoni in pelle di daino aderivano ai poderosi muscoli delle lunghe gambe di lui come una seconda pelle. Un lieve movimento attirò il suo sguardo verso l'alto, in tempo per vedere la mano sinistra di lui contrarsi intorno al frustino. Sembrava che avesse voglia di usarlo contro di lei. Amy non ne fu sorpresa. In un lampo di consapevolezza, si rese conto di cosa fosse esattamente ciò che il pittore del ritratto aveva mancato di catturare. Hawkridge poteva apparire civilizzato; poteva anche vestirsi con raffinata eleganza. Era persino in grado di comportarsi in modo sofisticato in società, ma il suo istinto era quello del guerriero di cui aveva l'aspetto. Chi meglio di lei poteva capirlo?, pensò Amy, preparandosi ad affrontare il feroce scintillio di quei penetranti occhi grigi. Aveva combattuto abbastanza battaglie da riconoscere un'altra volontà di ferro quando la incontrava. - Ho visto che ha notato l'assenza di un anello nuziale, milord - dichiarò, passando all'offensiva. - Ho dovuto venderlo.- Non sembrava addolorata, decise Marc. Anzi, la sua aria di giovanile innocenza era in netto contrasto con la fredda padronanza di sé che era scesa su di lei come una cappa dopo che lo aveva squadrato da capo a piedi. Quell'esame a occhi sgranati aveva avuto su di lui un inevitabile effetto. Marc era lieto di essersi tenuto il soprabito. L'indumento era aperto, ma dato che lui era girato di lato, sua nonna non avrebbe visto fino a che punto il suo corpo ribelle aveva ignorato i comandi del suo cervello per la prima volta dopo l'adolescenza. Marc non aveva fatto nulla per nascondere la sua reazione alla signora Chantry, perché voleva scuotere quella sua calma superficiale.

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


Ma Amy non dava l'impressione di essersi accorta di nulla. O la signora Chantry era così innocente che il suo matrimonio era una totale finzione, o aveva alle spalle una brillante carriera di attrice... - Amy, sono sicura che non occorre che lei riviva certi penosi ricordi - la conforto' lady Hawkridge, colpendo il nipote tra le costole con il gomito quando lui aprì la bocca per indagare. L'occhiataccia di Marc fu contrastata da un sorriso disarmante. - Sono così lieta che tu sia qui, Marc, mio caro. Augusta sta passando l'inferno, con Crispin. Non che il ragazzo dia retta a qualcuno, ma dà l'impressione di considerarti un dio, perciò forse ascolterà te, e il cielo sa che il povero Nettlebed non riesce...- - Se Nettlebed si occupasse di suo figlio, invece di fidarsi di Augusta quando sostiene che è di salute cagionevole, forse riuscirebbe a raddrizzarlo - borbotto' Marc. Scorse un lampo di approvazione negli occhi della giovane e inarco' un sopracciglio. - Pare che sia d'accordo, signora Chantry.- - Non mi permetterei mai di formulare un giudizio, milord, non avendo esperienza di giovani.- - Non è mai stata impiegata come istitutrice nella sua, ehm, carriera? - - No, signore. La mia posizione presso lady Hawkridge è la mia prima esperienza... Uhm... Intendo...- - Come dama di compagnia - mormorò lui. Le ciglia di lei ebbero un fremito imbarazzato. Non era poi tanto innocente, allora. Marc si chiese cosa diavolo ci facesse come dama di compagnia di una anziana signora quando avrebbe potuto guadagnare una fortuna in un'altra posizione... No, meglio tenere la mente lontana dal piano orizzontale. Lei lo sfidò alzando il mento. - A proposito di doveri...Sono certa che lei e lady Hawkridge avrete piacere di parlare in privato, perciò se è così gentile da accompagnarla in salotto, io proseguiro' col mio lavoro. Biglietti - chiari', vedendo l'espressione scettica di lui. - Teniamo qui la riunione del comitato per l'abbellimento del villaggio. Varicella in casa del vicario. Sono sicura che le signore saranno estasiate dalla sua presenza, se vorrà intervenire, ma prima dobbiamo informarle e...- Si interruppe, senza fiato. - Si, Marc, vieni - la assecondo' la contessa, tirandolo per un braccio. Prima che potesse protestare, la signora che era venuto a cacciare gli fece un sorriso dolce e gentilmente gli chiuse la porta della biblioteca in faccia. Lui guardò truce il pannello di legno a un centimetro dal suo naso. - Correggimi se mi sbaglio, nonna, ma non sono stato appena espulso dalla mia biblioteca? - - Ma certamente, caro. Non puoi certo aspettarti che la povera Amy si metta a scrivere mentre tu scruti da sopra la sua spalla, vero? - Lui strinse i denti. - Nonna, noi due dobbiamo fare un discorsetto.- - Che bellezza.- Imperturbabile, lady Hawkridge lo sospinse verso il salotto. - Voglio sentire gli ultimi pettegolezzi di Londra. Sai, sono queste le cose che mi piacerebbe leggere nelle tue lettere, invece che continui rimbrotti. Per tua affermazione, io non raccolgo cagnolini randagi! - Lui non poté fare a meno di sorridere. - Certo che lo fai. Guarda come ti sei comportata con Pelham e con me.- - Questa è un'altra storia. - Dichiarò la contessa con dignità. - Eri nostro nipote, e dopo il terribile... E anche Pelham aveva perso i genitori come te.- Agito' il piumino con considerevole violenza. - Cos'altro potevo fare dal momento che quel vecchio sciocco di Colborough Court non si interessava del suo unico nipote? - - Anche Colborough aveva perso un figlio e una nuora, nonna - le ricordò gentilmente Marc. - Si - ammise la contessa. - In effetti non era mai stato tanto irascibile fino a quel terribile giorno. Come dicevo anche ad Amy...- - Proprio della signora Chantry, nonna, ti volevo parlare. Per un attimo, poco fa, ha assunto un'aria colpevole.- - Colpevole! - Sua nonna lo squadro' oltraggiata, come se avesse accusato lei di attività nefande. - Che cosa orribile da dire. Povera, piccola Amy. E di cosa, di grazia? - - Non lo so, anche se dopo le imprese dei tuoi precedenti segretari nulla mi sorprenderebbe. Intendevo solo dire che la signora Chantry mi ha guardato come se si aspettasse di essere scacciata come è successo a quell'idiota di un poeta e fosse preparata a puntare i piedi! - - La cosa non mi sorprende! - Dichiarò la contessa, indignata. - Che idea! - Buttare fuori a calci la povera piccola Amy dalla finestra della biblioteca.- - La povera piccola Amy è un enigma.- Marc trafisse la nonna con uno sguardo penetrante. - Cosa sai di lei? - - Un sacco di cose - Dichiarò lei in tono vagamente di sfida. - Ma non intendo parlare di Amy mentre vaghi come una tigre pronta a balzare su tutto quello che dico.- - E va bene. - Alzando le mani in un gesto conciliante, Marc si avvicinò al sofà e vi si lasciò cadere. - Ecco.- Sua nonna gli sorrise, radiosa. - Molto meglio. Dunque, fammi pensare. La cara Amy è così dolce, così servizievole, così...- - Chi era suo marito? - Il risultato fu uno sguardo del più profondo sbalordimento. - Mio caro, ma è ovvio! Il signor Chantry.- Marc si prese la testa fra le mani. - Povero, povero, tesoro.- Sua nonna lo picchietto' consolatoria col piumino. - Devi essere stanco. Un viaggio tanto lungo, venire fin qui da Londra. Dovresti andare subito a riposare in camera tua.- - Nonna, non ho bisogno di coricarmi.- Marc fissò rassegnato la polvere sulla sua giacca. - Intendevo, cosa faceva il signor Chantry? Era un uomo d'affari? Un ladro? - - Oh, cielo, di quanti anni mi porta indietro questa frase. La mia vecchia tata. Quando mangiavamo le ciliegie, facevamo un gioco contando i noccioli. Ricco, povero, mendicante, ladro. Avremmo sposato colui che corrispondeva all'ultimo nocciolo. Oh, che bei ricordi.- La contessa sospirò. - Sto cercando di appurare dei fatti, nonna. Finora non sappiamo chi era il signor Chantry, cosa faceva nella vita, o quando è morto. Quanti anni ha la signora Chantry? - - Santo cielo, non gliel'ho mai chiesto! Né dovresti farlo tu. Insomma, Marc! Chiedere l'età a una signora.- - Lascia perdere l'indignazione, nonna. La signora Chantry, malgrado la sua aria posata, sembra giovanissima. Sarei sorpreso se avesse più di vent'anni. Che mi dici della sua situazione finanziaria? Augusta sostiene che era in povertà, ma è vestita con eleganza.- - Ma naturalmente. Pensi che avrei lasciato la mia dama di compagnia aggirarsi per casa vestita di stracci? Ovviamente, ho dato ad Amy una piccola somma perché rinnovasse il guardaroba.- - Una piccola somma.- Marc annuì truce. - Eccoci al punto. Quanto piccola? - - Molto piccola - Dichiarò sua nonna trionfante. - Ho cercato di convincere Amy a prendere di più, ma lei non ha voluto sentirne parlare. Ha detto che era capace di cucirsi degli abiti con degli scampoli di stoffa trovati nell'emporio del villaggio. E devo dire che aveva ragione. Sa fare tante cose. Pensa, sa perfino cucinare! Un tale conforto, se si considera che la signora Pickles potrebbe prendersi la varicella da un momento all'altro.- - Un conforto davvero. Ho notato che il giacchino che ha tanto abilmente confezionato non è da lutto. Al contrario.- - Primula - Specifico' la donna. - Una pallidissima sfumatura di giallo e, abbinata al crema, più che indicata per una giovane vedova appena uscita dal lutto. Inoltre, quando esce indossa una mantella verde scuro. Marc, mio caro, sai che sono sempre felice di vederti, ma mi prometti di non intimidire la povera Amy? - - Ti prometto che non intimidiro' la signora Chantry - Ripeté lui ubbidiente. Era una promessa che si sentiva di poter fare. Se la signora Chantry non aveva nulla da nascondere, poche domande non l'avrebbero infastidita. E poi, non sembrava una che si lascia intimidire facilmente. Amy rimase accasciata contro la porta della biblioteca per cinque minuti buoni, le mani sul cuore perché non le saltasse fuori dal petto. Non aveva mai conosciuto un uomo che incutesse più soggezione.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Amy Chantry stentava ancora a credere d'avere affrontato il conte di Hawkridge, quello vero, quello maschio e adulto, non il ragazzo del ritratto... E d'aver vinto una ripresa. Con l'ovvio scopo di evitare Hawkridge, Amy si avviò verso il villaggio appena ebbe finito di scrivere i famosi biglietti. Situato su uno spettacolare tratto della costa del Devon, Ottersmead era un paese delizioso. Una dozzina di negozi si allineavano lungo la via principale, a un capo della quale stava la casa del vicario, un edificio che risaliva ai tempi dei Tudor circondata da un curatissimo roseto. All'altro capo c'era il Green Man, rispettabile locanda in grado di ospitare con tutte le comodità gli occasionali visitatori. Tutt'intorno sorgevano alcune belle tenute, proprietà delle stesse aristocratiche famiglie da generazioni. I residenti di Ottersmead erano orgogliosi del loro villaggio, ma nessuno lo era più dei membri del comitato, e Amy era lieta di contribuire ai loro sforzi di abbellimento consegnando i biglietti. Soprattutto quando quel compito coincideva col desiderio di allontanarsi da casa. Amy camminava a passo spedito, e sperava che la brezza che saliva dall'Atlantico fosse abbastanza tonificante da soffiarle via dalla mente l'inquietante immagine di Hawkridge. Il vento però aveva altre idee. Hawkridge si materializzo' al suo fianco come trasportato lì dalle insidiose forze della natura. - Signora Chantry - La salutò cortese. - Spero non le dispiaccia se la accompagno.- - No di certo, milord.- Amy ordinò al proprio cuore di smetterla di martellarle in gola. - Grazie al cielo non è una di quelle donne che camminano a passettini lenti.- Osservò lui. - Ho bisogno di sciogliermi le gambe dopo il viaggio da Londra.- Amy lo scruto' con sospetto. Perché si comportava in modo così civile? Non appariva civile. Al contrario, aveva un'aria pericolosa con i capelli neri arruffati dalla brezza, il soprabito aperto e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. - Deve aver lasciato la città prima dell'alba, milord.- - Per la verità, noi siamo partiti ieri pomeriggio e abbiamo passato la notte in una locanda lungo la strada.- - Oh... Noi? - - Sono arrivato qui con lord Eversleigh. L'erede di Colborough.- Con un cenno della testa, indicò il maniero appollaiato sugli scogli, sul lato opposto della baia. - Ah, si. Lady Hawkridge menzionava lord Colborough proprio questa mattina.- Un rapido, inaspettato sorriso attraverso' il volto di lui. - Non col suo nome, ci scommetto.- - Ehm...no.- Amy degluti' nel tentativo di allentare l'improvvisa costrizione alla gola. Per quale illogico motivo aveva considerato lord Hawkridge pericoloso quando era serio? L'arma letale era il suo sorriso. - Lo immaginavo. La nonna e Colborough si godono a tal punto questa loro guerra privata che mi sono chiesto molte volte perché non si sposino.- Amy abbassò lo sguardo. - Lord Colborough e lady Hawkridge si conoscono da tanto? - - Dall'infanzia. Quando mio nonno morì pensai che le perdite che avevano subito li avrebbero uniti, ma Colborough è diventato praticamente un recluso.- Le lanciò una rapida occhiata. - La nonna è rimasta vedova sei mesi dopo che i miei genitori e quelli di lord Eversleigh perirono in un incidente in barca. Il dolore fu eccessivo per mio nonno.- - Non stento a capirlo. Quando lady Hawkridge me ne parlò...- Scosse la testa. - Le parole sono inadeguate davanti a certe tragedie, vero? - La bocca di Hawkridge assunse una piega cinica. - La risposta perfetta. E va bene, signora Chantry. Quanto? - Se l'avesse afferrata e l'avesse fatta penzolare nel vuoto oltre la scogliera, Amy non sarebbe potuta essere più sbalordita. Il cambiamento era stato così repentino che per un attimo non riuscì a pensare. Poi una vampata di calore la investì. Oh, era bravo. Cullava la vittima in un falso senso di sicurezza, e all'improvviso la colpiva alla gola! - Non ho intenzione di lasciare l'impiego offertomi da lady Hawkridge, milord, a meno che non sia lei a licenziarmi.- Assunse un'espressione di fredda compostezza. - Non ha finto di non capire.- Un sopracciglio di lui si inarco' con approvazione. - Inaspettatamente piacevole. Ma cosa le ha fatto pensare che volessi comprare il suo allontanamento, signora Chantry? - - Che altro poteva intendere con 'quanto'.- Era perplessa. Lui inarco' di nuovo il sopracciglio. Il luccichio sardonico dei suoi occhi le fornì la risposta di cui aveva bisogno. Questa volta la collera fu così intensa che lei avvampo'. - Dubito che un uomo si offrirebbe di comprare una donna che non gli piace. Ma la risposta è sempre no.- - Ammiro il suo autocontrollo - mormorò lui. - Erano entrambe offerte offensive, ma le ha rifiutate senza reagire.- - Le donne nella mia posizione si abituano purtroppo agli insulti, signore.- - Le donne nella sua posizione... Intende le vedove? - - Non necessariamente.- Amy sostenne il suo sguardo. - Anche le donne non sposate possono essere soggette a offerte di natura offensiva, persino... persino tormentate.- Si interruppe, guardando lontano. - Così va il mondo, quando una donna non ha un uomo che la protegga. Ma il motivo per cui non ho reagito come si aspettava è perché so che la sua offerta nasceva dalla preoccupazione per sua nonna.- - Davvero? E a quale offerta si riferisce? - Amy strinse i denti. - A quella di pagarmi perché me ne vada.- - E l'altra allusione? - - Credo che l'abbia fatta solo per provocarmi.- - Pensiero interessante - mormorò lui. Lei strinse la mano intorno alla borsetta. - Attenta - avvertì lui. - Dubito che la signora Tredgett sarebbe contenta di ricevere un biglietto stropicciato.- Amy si proibì di tirargli la borsetta in testa. - Forse dovrei chiarire fin d'ora, milord, che non ho intenzione di derubare lady Hawkridge né di sfruttare la sua generosità.- - Va dritta al punto, vero, signora Chantry? - Lui sorrise. - Mi piace.- - Seguo semplicemente il suo esempio, signore.- - Bene. So essere altrettanto schietto.- Il sorriso di lui svani'. Occhi di ghiaccio la inchiodarono. - Mia nonna tende a vedere solo il bene nelle persone. È buona e generosa, e queste qualità, se la rendono cara alla sua famiglia, la espongono anche a delusioni e dispiaceri. Io farò qualunque cosa, signora Chantry, perché non debba soffrire.- Amy degluti'. La certezza che per nulla al mondo avrebbe fatto del male alla sua benefattrice non le impedì di provare un brivido gelido alla minaccia di Hawkridge. Accenno' un sorriso. - Che posso dire, milord, se non che i suoi sentimenti le fanno onore? Solo il tempo dimostrerà che non tradirei mai la fiducia di lady Hawkridge. Le sono più grata di quanto potrei mai spiegarle.- - Ci provi - sbotto' lui. Lo fulmino' con una occhiata. - Dubito che capirebbe cosa significhi non avere più un soldo, avendo speso tutto per apparire presentabile per ottenere un lavoro rispettabile.- Questa brusca affermazione parve dargli di che pensare. Per un po', camminarono in silenzio. - Non aveva altri familiari? - - No.- - Trovo difficile crederlo. È poco più che una bambina. Dove sono i suoi genitori? - - Morti.- - Nonni? - - Io... Morti.- Era una supposizione plausibile. - Hmm. Un vicolo cieco. Ho quasi paura a chiederlo. Ehm... Precedenti datori di lavoro? - Lei alzò gli occhi, sorpresa dall'umorismo asciutto di lui. Poi distolse lo sguardo, quando il luccichio dei suoi occhi le mandò un fremito lungo la schiena. - N... nessuno.- Ci fu una breve pausa. - Sa, lei mi incuriosisce, signora Chantry. Il mio istinto mi dice che non è quella che sembra. Eppure, non riesco a capire chi è, o chi sembra.- Non avendo capito bene cosa intendesse, Amy giudico' prudente restare in silenzio. Lui sospirò. - Chiunque lei sia, ha familiarità con le tattiche belliche. Suo marito era un militare, signora Chantry? - Amy ansimo'. Le si svuoto' la mente. - Uh... No.- - Un professionista, forse? - - No.- Lui scosse la testa. - Sarebbe molto meno logorante per entrambi se me lo dicesse semplicemente.- - Ha importanza? - - Non lo so. Ne ha? - ribatte' lui pronto. L'aveva incastrata. Perché mai non aveva previsto domande su suo marito? Probabilmente perché la maggior parte delle persone esitavano a porre certe domande a una giovane vedova. Hawkridge chiaramente non aveva certi scrupoli. - Mio marito... Investiva in certe imprese - rivelò finalmente. E quasi svenne per il sollievo quando vide la salvezza, sotto forma di una giovane signora, uscire dal cancello di una casa ai margini del villaggio. Amy conosceva appena lady Ingham, ma questo non le impedì di esibire un luminoso sorriso di saluto. - Per tutti i diavoli - borbotto' Hawkridge. - Kitty ha sempre avuto un pessimo tempismo.- Al suono della sua voce, la signora in questione si girò, lanciò uno strillo delizioso e si lanciò verso di lui. A bocca aperta per lo sbalordimento, Amy rimase a guardare Hawkridge non solo sostenere l'assalto, ma prendere lady Ingham tra le braccia e farla girare vorticosamente. La gentildonna non diede l'impressione di trovare nulla di strano nel suo comportamento. Si aggrappo' al suo collo e si mise a ridere. - Marc, da dove salti fuori? Oh, cielo, mettimi giù. Stiamo scandalizzando la signora Chantry.- Gli occhi scintillanti, Hawkridge mise giù la sua assalitrice e lanciò un'occhiata in direzione di Amy. - La signora Chantry è a Hawkridge da qualche settimana, Ketty. Avrà capito che sei un ragazzaccio, ormai.- - Ahimè, è vero - ammise lady Ingham con un sorriso contrito in direzione di Amy. - Ma sono sicura che sa com'è, tra vecchi amici. Il povero Ingham si, sarebbe scandalizzato! Certe cose davanti al suo cancello...- scherzo'.

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


«Come sta Ingham?» chiese Hawkridge, un sorriso indulgente negli occhi. Amy poté solo fissarlo sbalordita. Era lo stesso uomo che conosceva lei? Non avrebbe mai sospettato che fosse capace di risate, tanto meno di gesti scherzosi come far roteare per aria una donna. Qualcosa fluttuo' dentro di lei al pensiero di cosa si provasse a essere stretta tra quelle braccia forti. Se Hawkridge l'avesse presa tra le braccia, lei aveva il sospetto che la testa le sarebbe girata senza alcuna possibilità di controllo. Il pensiero la paralizzo'. Sentì senza ascoltarla l'allegria conversazione tra i due e quando lady Ingham cominciò a scendere i gradini scavati nella scogliera con un'allegra parola di saluto e la promessa di una visita, lei non riuscì a farle altro che un debole sorriso. Per fortuna, lady Ingham non notò nulla di strano. «Dà l'impressione d'aver voglia di seguire lady Ingham.» Marc si voltò e la sua bocca prese una curva sardonica. «Quanto è fortunata, signora Chantry. Ecco che arriva un secondo salvatore, nella persona di mio cognato.» Il sollievo era dipinto chiaramente sul volto di lei. Non le importava. La comparsa di lord Nettlebed davanti alla casa del vicario era chiaramente un dono dell'Altissimo. «Come sta, signora Chantry? » Chiese Nettlebed cordialmente. « La giornata ideale per una bella passeggiata, dopo tutta la pioggia dei giorni scorsi, vero? » «La signora Chantry preferisce marciare » Intervenne Hawkridge, stringendo la mano del cognato. « È un piacere vederti, Bevan. Come stanno tutti? » L'uomo sospirò. « Sono già in fermento per la festa che daremo domani. E, per l'amor del cielo, non mettere l'idea di un ballo in mente ad Augusta. È convinta che un'intensa vita sociale distrarra' Lucinda da quel giovanotto che le ronza attorno da quando è tornata da quel dannato... mi scusi, signora Chantry, da quell'esclusivo collegio di Bath.» Accanto a lui, la signora Chantry si irrigidi'. Marc le lanciò una rapida occhiata, chiedendosi cosa avesse provocato quella reazione. C'era una sottile ruga tra le sue sopracciglia, ma non sembrava scandalizzata per il linguaggio di Nettlebed, né per il fatto che stesse parlando di questioni di famiglia in sua presenza. Poi Amy parve riscuotersi e sorrise a Nettlebed. «Non c'è alcun bisogno di scuse, signore. Lady Nettlebed è stata tanto cortese da confidarmi la sua preoccupazione. Anche... anche se non sapevo che la signorina Nettlebed avesse incontrato il signor Chatsworth mentre era a scuola.» Nettlebed annuì cupo. «Ci si aspetterebbe che in un'accademia per signorine fossero più protette, no? Almeno a giudicare da quanto fanno pagare ai genitori.» Il cenno di assenso di Amy fu pieno di comprensione. « Posso capire i suoi sentimenti. Ma, a proposito di questioni di famiglia, avrà molto da discutere con lord Hawkridge. Io ho delle commissioni da fare.» Ribatte' lei. «Non vede l'ora di consegnare quei biglietti » borbotto' Marc. «Che ne dici di una pinta a Green Man, Beven? Vieni...» Lanciò ad Amy un'occhiata vagamente minacciosa. «La signora Chantry se ne va.» Lei alzò il mento. « Solo fino in fondo al villaggio.» Una sfida senza precedenti. L'irritazione esplose in oltraggiata rabbia maschile. Mentre lei scambiava un educato saluto con Nettlebed, Marc si intromise. « Non incroci la spada con me, signora Chantry, a meno che non sia disposta a subirne le conseguenze.» Lei arrossi'. I suoi occhi si dilatarono. «Così, ora ricorre alle minacce. Mi chiedo, data l'opinione che ha di me, perché non si sia limitato a licenziarmi. Ci saremmo risparmiati una spiacevole passeggiata, per non parlare...» «Non posso licenziarla» la interruppe lui a denti stretti. «Mia nonna ne sarebbe sconvolta. E sa bene che non voglio turbarla.» Lei gli rivolse un sorriso che gli fece prudere le dita. «E perché dovrei presumere una cosa simile? Cerco di riservare il mio giudizio sulle persone a quando le conosco meglio.» Lui incassò il colpo. «Un punto per lei, signora Chantry.» Sollevò la mano sinistra e le sfiorò la guancia. «Infatti,c'è un altro motivo per il quale non l'ho licenziata subito. Intendo conoscerla meglio. A questo scopo, riprenderemo la conversazione durante il tragitto di ritorno a Hawkridge. Ha venti minuti per consegnare le sue missive prima di raggiungermi di nuovo qua.» Amy ci mise molto meno per consegnare le missive. Stava ancora ringraziando la Provvidenza che l'aveva aiutata quando i membri del comitato cominciarono a entrare alla spicciolata nel salone, quel pomeriggio. Non si era presentata all'appuntamento: finite le commissioni, era tornata subito a casa. Era sicura di essere ancora rossa in faccia per la corsa quando la signorina Pucklenett si fermò sulla porta del salotto, le mani giunte sul petto. «Il salone» sussurro', ammirando i tendaggi scarlatti, il magnifico camino di marmo e gli affreschi per cui il maniero era famoso. «Quanta gentilezza da parte di lady Hawkridge. Quanta generosità. Come se io fossi davvero una persona importante. E si ferma persino alla riunione.» Amy celo' un sorriso. «È la presidentessa del comitato.» «Sì, si, mia cara, ma i presidenti non sono tenuti a partecipare sempre, lo sa bene. Come potremo mai esprimere tutta la nostra gratitudine, la nostra consapevolezza del grande onore, la nostra...» «Per l'amor del cielo, Clara, si sieda e tenga la lingua tra i denti» ordinò la signora Tredgett, confermando la propria reputazione di drago del villaggio. Nonostante l'asprezza del tono, Amy dubitava che la signorina Pucklenett si fosse offesa. Si conoscevano da anni e, anche se non appartenevano all'aristocrazia locale, essendo il comitato formato dalla moglie del vicario, dalle consorti di alcuni gentiluomini locali, da un paio di istitutrici e dalla sorella del dottore, erano perfettamente soddisfatte del proprio ruolo nella società del villaggio. Amy vi si era inserita con naturalezza. La riunione era iniziata da poco più di mezz'ora quando fu costretta ad ammettere che l'opinione di lord Colborough sul comitato per l'abbellimento del villaggio aveva qualche fondamento. Cinque minuti erano bastati a risolvere la spinosa questione di quante anatre ornamentali dovessero essere commissionate al marmista per adornare il muro che separava la spiaggia dalla stradina di ghiaia ottimisticamente chiamata Promenade. Avevano approvato il suggerimento di lady Hawkridge: sei, ognuna leggermente più piccola della precedente. Le signore si erano dedicate quindi alla principale mozione del giorno. Spettegolare. E quando lady Hawkridge si era assentata dalla stanza qualche minuto dopo che era stato portato il vassoio del tè, la conversazione prontamente si era spostata su suo nipote. «L'ho visto coi miei occhi, mia cara» dichiarò la signora Follifoot versando il tè alle ospiti. «Hawkridge, in mezzo alla strada, che sbaciucchiava lady Ingham.- «Spudorato!» alito' la signorina Twinhoe, una zitella dall'età indefinibile. «Audace!» La signorina Pucklenett tremo' d'eccitazione. «Scandaloso!» censuro' la signora Tredgett. «Ma tipico» aggiunse, in tono di esperta in materia. «E quando si è staccato aveva la cravatta scompigliata.» «Oh, cielo! Scompigliare la cravatta di un uomo. Che cos'è venuto in mente a lady Ingham?» «Non si stavano sbaciucchiando» sbotto' Amy, incapace di tacere oltre. Era intervenuta per il bene di lady Ingham, si disse. «Ero presente, dato che lord Hawkridge si era generosamente offerto di accompagnarmi a Ottersmead. Il saluto di lady Ingham può essere stato, ehm... entusiastico, ma era perfettamente innocente.» «Si, si, mia cara signora Chantry, lo sappiamo tutte» sbotto' la signora Follifoot, seccata che Amy avesse reso meno succosa la sua storia. La signorina Twinhoe fu la prima a riprendersi dalla delusione. «È logico che una persona gentile come lei dica così, signora Chantry» intervenne, annuendo con aria di approvazione. «Oh, non arrossisca, mia cara. Il suo comportamento è proprio come dovrebbe essere. Lo dicevo proprio ieri alla signorina Pucklenett. Ci sono parecchie signorine, al villaggio, che dovrebbero seguire il suo esempio.» «Per non parlare di lady Ingham» intervenne la signorina Follifoot con aria di disapprovazione. «Lord Hawkridge e lady Ingham erano fidanzati, sa?» spiegò la signorina Twinhoe a beneficio di Amy. «Ma la signorina Ashcroft, così si chiamava allora Kitty, lo lasciò, praticamente il giorno delle nozze. Un tale scandalo...» «Non si capì mai perché» brontolo' la signora Tredgett. «Hawkridge è ricco, ha un titolo nobiliare, e per giunta è indecorosamente bello. Cos'altro voleva quella ragazza?» Già, che cosa? Amy ripenso' all'affettuoso cameratismo che aveva notato tra Hawkridge e lady Ingham e si chiese la stessa cosa. Perché Kitty aveva rotto il fidanzamento? E, soprattutto, perché un uomo dalla natura predatoria come Hawkridge aveva accettato un no? Amy si guardò allo specchio e ricordò a se stessa che era sopravvissuta a cose peggiori che affrontare un uomo adirato a un tavolo da pranzo. Anche se era uno che travolgeva le donne sulle porte, si materializzava sulle scogliere e faceva troppe domande. Era pronta. Hawkridge non l'avrebbe più colta di sorpresa. Confortata da quel pensiero, Amy socchiuse l'uscio della camera e sbircio' nel corridoio. Nessuno. Si sentì notevolmente incoraggiata. Dato che in casa non c'erano scogliere e aveva studiato una serie di risposte per le domande più disparate, forse la serata non sarebbe andata tanto male. Lasciando andare il respiro che aveva trattenuto, scivolo' nel corridoio.

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


«Buonasera, signora Chantry.» «Aaagh!» Amy si girò di scatto e andò a sbattere contro la porta. Sfortunatamente, nella confusione del momento, non aveva avuto modo di chiuderla. La porta cedette sotto l'impatto. Lei si sentì cadere all'indietro ed emise un suono allarmato. Un braccio muscoloso la afferrò per la vita e la attirò in salvo contro un poderoso corpo maschile. Solo che 'in salvo' non fu la prima definizione che le venne in mente. Hawkridge la lasciò prima che lei potesse abbandonarsi completamente contro di lui. Una mano sul cuore, gli occhi chiusi, Amy riuscì a trovare un filo di voce. «Grazie, milord.» Poiché lui non rispondeva, si costrinse ad aprire gli occhi. Sotto lo sguardo di fuoco di lui, si eresse in tutta la sua altezza. «Così, ora ha aggiunto alla lista la voce 'sorprendere alle spalle le signore!'. Hawkridge si ficco' i pugni in tasca. «Lista?» «Non importa» sbotto' lei. Si staccò dal muro e si avviò alle scale. Con un po' di fortuna, la gelatina di cui erano fatte le sue gambe si sarebbe rappresa prima di arrivare ai gradini. Le sarebbe stato più difficile togliersi dalla mente l'intensità dello sguardo di Hawkridge. Per un attimo, la maschera di civiltà era scivolata e le era apparso come il brigante che era. «Mi spiace se l'ho spaventata» disse lui, che non pareva affatto dispiaciuto. «Intendevo chiederle se fosse stata inaspettatamente colpita da qualche malattia, dato che non ha mantenuto il nostro appuntamento al villaggio.» Le lanciò un'occhiata ironica. «Varicella, forse?» Amy non era in vena di sarcasmo. «Appuntamento?» «Si. L'appuntamento che avevamo preso prima che consegnasse i suoi biglietti, signora Chantry.» «Oh, cielo, forse non ho sentito, signore! Se ricordo bene, in quel momento stava passando la carrozza della signora Mayhew. Deve aver coperto le sue parole.» Sentendosi un po' più forte per il fatto che lui non contestava quella debole scusa, Amy riuscì a fargli un sorrisino cortese. «Spero che non abbia aspettato a lungo.» «Per niente» sussurro'. «Sono stato dietro di lei per tutto il tragitto fino a Hawkridge.» Lei degluti', sentendosi formicolare la schiena come se la stesse ancora pedinando. «Davvero? Mi sorprende che non mi abbia raggiunto per continuare l'interrogatorio.» Le sorrise ancor più cortese. «Per la verità, era mia intenzione farlo, ma mi son lasciato distrarre dalla vista.» Lei inciampo' su un gradino. «La vista?» Hawkridge la sostenne. «Si, era un incanto.» Amy inarco' le sopracciglia. «Avrei detto che fosse abituato al panorama, milord. È vissuto qui fin da bambino.» «C'è sempre qualcosa di nuovo da vedere, non trova? Ma non si preoccupi. Se è decisa a restare qui, signora Chantry, non mancheranno le opportunità di passeggiate conviviali fino al villaggio.» «Passeggiate conviviali...» Amy strinse i denti. «Molto bene, signore. Spero, tuttavia, che si tratterà dall'interrogarmi, almeno in salita.» «La prossima volta prenderemo i cavalli» assicurò lui, e chino' il capo prima di cederle il passo nel salottino dove la famiglia tradizionalmente si ritrovava prima di cena. Dopo aver sorriso a lady Hawkridge, seduta accanto al fuoco a leggere il Morning Post, Amy prese in mano la tovaglia che stava orlando e conficco' l'ago nel lino. «Sono qui per lavorare, milord, non per andarmene a spasso...» Le mancò la voce, come se qualcuno l'avesse colpita alla gola. Il suo sguardo era fisso sul quotidiano. Tra un battito del cuore e il successivo, il salottino di Hawkridge Manor era sparito e lei era stata catalpultata nel passato. «Oh, Amy, cara, si è punta un dito.» La voce della contessa le giunse da una grande distanza. Amy scosse la testa e si costrinse a tornare al presente. «Non è nulla, milady.» Si fissò il dito per non dover guardare Hawkridge. Sapeva che la stava osservando. Avvertiva l'improvvisa tensione in lui. «Vede? Non è nulla.» «Solo una gocciolina di sangue. Ma è sempre un tale fastidio... Ora, di cosa stavamo parlando? Oh, si, di passeggiate a cavallo...» continuò la contessa. Fu interrotta dal maggiordomo che annunciava la cena. Amy tirò un sospiro di sollievo. Con un po' di fortuna, Hawkridge avrebbe attribuito il suo improvviso silenzio al dolore della puntura. Sa, Amy? Parlando di passeggiate mi è venuta in mente una cosa.» La contessa sorrise affettuosamente al nipote che le scostava la sedia. «Finché c'è qui Marc che può scortarci, dovremmo uscire più spesso. Ha frequentato ben poche persone finora. Non deve condurre una vita tanto ritirata solo perché è la mia dama di compagnia. Al contrario.» «Sono vedova, signora.» «Si. Ricordi? Non conosciamo l'esatta data del trapasso del signor Chantry, nonna» mormorò Hawkridge. Fu trafitto da un'occhiataccia. «Oh, santo cielo. Sono così desolata, Amy. Avevo dedotto che, dato che non porta il lutto, la sua perdita risalisse a più di un anno fa.» si scuso' la contessa. «Riguardo a questo ha ragione, signora, ma...» «Allora non c'è motivo per cui non dobbiamo concederci qualche svago» dichiarò lady Hawkridge, un sorriso compiaciuto. «La festa di Augusta sarà un buon inizio. Niente di formale, capisce? Solo una riunione tra amici per distrarre Lucinda fino al debutto.» «Ma...» «Amy, sa quanto Augusta sarà felice di vederla. Stava dicendo proprio l'altro giorno quanto apprezzi il suo giudizio, quanto fosse colpita dal suo buonsenso, quanto...» «Molto generoso da parte di lady Nettlebed, ma...» «E non voglio sentire altre sciocchezze riguardo al fatto che è solo una dama di compagnia. Questa è semplicemente una circostanza. Lei è una vera signora. E sa come comportarsi in società. Nessuno obiettera' al fatto che prenda parte alla festa di Augusta. Non sei d'accordo, Marc?» «Nessuna obiezione» borbotto' lui. «E dato che ora ha l'approvazione della nonna in materia di svaghi, signora Chantry, non possono esserci obiezioni sul fatto che usciamo a cavallo domani mattina. Diciamo, alle dieci? Noterà che non ci sono rumori di carrozze in questa sala, perciò la aspetto puntuale.» Doveva aver avuto un'espressione alquanto allibita, perché Hawkridge inarco' un sopracciglio. «Lei va a cavallo, vero, signora Chantry?» «Ehm, no.» La contessa parve vagamente sorpresa. «Non va a cavallo, cara? Ebbene, non a tutte le signore piace.» Una risposta prosaica era la cosa migliore, e aveva anche il vantaggio di essere vera. «Non è per questo. Mia madre e io abitammo in campagna, per un po', ma io ero così piccola che lo ricordo appena. Poi ci trasferimmo in città.» «Ah, così, ha avuto una madre, signora Chantry.» «Marcus!» Sua nonna lo guardò con un cipiglio severo. «Sei stato molto scortese. Non faccia caso a lui, Amy.» «Non intendo farlo, signora.» Amy finì l'ultimo boccone e ostento' un'espressione compunta. «Ho già imparato che suo nipote non sempre si comporta come un gentiluomo.» «Si, lo so. E non c'è niente da fare al riguardo. Anche se, secondo i pettegoli, diverse signore si sono cimentate in questo compito.» «Vi sarei grato se smetteste di parlare di me come se non fossi presente» dichiarò Hawkridge. Poi inarco' un sopracciglio verso Amy. «Le mie scuse se le sono parso scortese, signora Chantry. Non era mia intenzione offenderla.» Lei lo guardò con la coda dell'occhio, un po' scherzosa. «Lo credo, milord. Ci riesce anche senza sforzarsi.» Lady Hawkridge portò il tovagliolo alle labbra per nascondere una risatina. «Oh, cielo.» Tossi' discretamente. «Quest'ultimo boccone dev'essermi andato di traverso.» Ignorando l'espressione truce del nipote, sorrise radiosa ad Amy. «Ha finito, cara? Forse dovremmo lasciare Marc al suo Porto. Potrebbe migliorare il suo umore.» «Ottima idea, signora.» Amy scattò in piedi. Anche Hawkridge si alzò con un sospiro. «Data la cospirazione femminile di cui sono vittima, penso che farei meglio ad accompagnarvi. Per difendermi, naturalmente.» «Se lo dici tu, carissimo.» Lady Hawkridge gli toccò una mano nel passare. «Sono sicura che Amy sarà lieta della tua compagnia. Non so perché, ma ogni volta che prendo parte a una di questa riunioni del comitato mi sento... esausta, poi... Oh, cielo...» Con costernazione di Amy, la contessa cominciò a incurvarsi. Davanti ai suoi occhi, lady Hawkridge si trasformò dalla donna energica e piena di spirito che era in una vecchietta raggrinzita. Una mano sottile e ricurva, che tremava pesantemente, si allungò verso il braccio di Amy. La sua voce tremolo' col tono di chi pronuncia le ultime volontà. «Vorrebbe chiamare la signora Gidding, per favore, Amy? Per assistermi per le scale.» «Sicuramente, signora, ma lasci che la accompagni io.» «No, no, Amy cara. Mi toglierebbe un tale peso dalle spalle sapere che tiene compagnia a Marc la prima sera che passa a casa. So di poter contare su di lei per versagli il tè, Amy cara. È così gentile... Grazie.» Amy lanciò un'occhiata disperata a Hawkridge. Lui aveva ripreso il suo posto accanto al camino, le braccia incrociate, e osservava la scena con vago divertimento. La porta si aprì e comparve la cameriera personale della contessa. Non sembrava per nulla sorpresa di trovare la sua padrona in un avanzato stato di senescenza. «Ecco, lo sapevo che sarebbe finita così dopo tutto quello spolverare. Lasci sua signoria a me, signora Chantry. La metterò a letto in un battibaleno.» «Così gentile» gracchio' la contessa, agitando una mano in un gesto di saluto. E con un ultimo sorriso trotterello' fuori della stanza, sostenuta dalla signora Giddings. Amy poté solo fissare la schiena della sua datrice di lavoro con sconcertata ammirazione finché una risatina non le ricordò che era rimasta in compagnia. «Cosa l'ha convinta che mia nonna non stesse per spirare tra le sue braccia, signora Chantry?» Hawkridge si staccò dal camino e andò a versarsi una piccola dose di brandy. «Per qualche motivo, milord, non riesco a immaginarla a bere tè. Sarebbe troppo civilizzato.» «Mi giudica poco civilizzato?» «Sono sicura che sa essere perfettamente civile, milord.» Un sorriso gli sfiorò le labbra. «Non è esattamente quello che ho chiesto.» Lei non abbocco' all'amo. Lui rise piano. «Ci riserveremo la discussione sulle mie tendenze non civilizzate per un'altra volta. Non ha ancora rispetto alla mia domanda originale. Una domanda innocua, direi.» Lei strinse gli occhi. «Dopo il primo momento d'ansia, signore, mi sono resa conto che non era affatto preoccupato per la salute di sua nonna. Né lo era la signora Giddings. La conclusione era ovvia. Tuttavia, una dama di compagnia non discute i comportamenti della sua signora.» «E lei è una buona dama di compagnia, vero?» «Spero di sì. Ma non ho alcun obbligo di fare compagnia a lei, milord, perciò le auguro buonan...» «Mia nonna le ha chiesto espressamente di restare con me, signora Chantry.» Amy si fermò. «Questo faceva parte della scena, ne sono certa.» Si girò lentamente. Lui la stava guardando, un sopracciglio inarcato, un mezzo sorriso sulle labbra. Lei degluti', tornò indietro e si sedette. «Molto bene, milord. Vedo che non sarà contento finché non avrà completato il suo interrogatorio.» «Per nulla, signora Chantry. Sto solo cercando di fare un po' di conversazione. È ciò che si fa dopo cena, sa?» «Sembra che abbia bisogno di fare un po' di pratica in quest'arte, signore.» Lui rise. Per qualche motivo, si trovò a trattenere il fiato quando lui si avvicinò al divano di fronte alla poltrona di lei e si sedette. «Facciamo pratica, allora, signora Chantry. Forse potranno assisterci le notizie di ieri.» Prese il giornale che aveva posato lì sua nonna e cominciò a leggere: «Un'altra sconvolgente rapina a Bristol. La notte scorsa dei ladri si sono introdotti nella residenza di un gentiluomo, hanno legato gli occupanti mani e piedi, domestici compresi, e hanno saccheggiato la casa. Lei che ne pensa, signora Chantry? Dovrebbero essere impiccati?» Per fortuna lei aveva avuto tempo di prepararsi. Anche così, fu una lotta costringersi a ostentare un'espressione di blando interesse. «Un'esperienza spaventosa» osservò, evitando abilmente la questione dell'impiccagione. Se Hawkridge avesse sospettato che quella discussione aveva il potere di turbarla, non avrebbe avuto pace finché non avesse scoperto il perché. «Ma non c'è bisogno di attingere ai giornali per un argomento di conversazione, signore. Sono più che lieta di rispondere alle sue domande.» «Hmm.» Hawkridge accavallo' le gambe. «Perché ho la sensazione che non verrei a sapere gran che?» «Se crede che sia qui per derubare lady Hawkridge...» «No» la interruppe lui. «Avendo avuto la possibilità di osservarla meglio, signora Chantry, credo che sia sinceramente affezionata a mia nonna.» «Oh.» Amy arrossi'. La parte di lei che era sempre in guardia rilasso' le sue difese. «Grazie, signore. In questo caso...» Fece per alzarsi. «Tuttavia, mi interessa sapere come mai una signora in tenera età come lei si trova completamente sola al mondo. Non ha proprio nessuno? Niente zie, cugini di quarto grado, vecchi prozii cadenti che vivono come eremiti?» Amy dovette sorridere. «Non che io sappia, signore.» «Chi era suo padre, signora Chantry?» «Il figlio di un vicario, destinato a seguire le orme paterne» rispose lei seccamente. «Destinato? Devo dedurne che non le seguì?» «No.» Lei cambiò posizione e cercò di rilassare i muscoli che si facevano più contratti a ogni domanda. Non aveva nulla da nascondere sui suoi genitori. Non in confronto al resto. «Se non si hanno mezzi personali, la remunerazione di un curato di prima nomina non basta a mantenere una famiglia. Ma mio padre si era innamorato di mia madre e desiderava sposarla, perciò se ne andò di casa per cercare un altro lavoro. Mio nonno lo disconobbe.» «Una presa di posizione dura...» «Fuggirono di casa. La mamma mi disse che viaggiarono per un po', cercando lavoro, poi mio padre morì per una febbre un mese prima della mia nascita.» Hawkridge si acciglio'. «E sua madre tornò a casa?» «No, milord. Apparentemente, anche mio nonno materno era carente in quanto a comprensione.» Alzò il mento. «Forse perché i miei genitori non trovarono il tempo di sposarsi, durante i loro viaggi.» «Capisco.» Lui rimase in silenzio per un attimo, poi aggiunse: «Davvero sconsiderato, da parte loro.» Il gentile umorismo allevio' la tensione. Lei sorrise appena. «Nessuno dei due era maggiorenne. Senza il consenso dei genitori, un matrimonio sarebbe stato illegale.» «A differenza del suo, signora Chantry.» «Si.» Lei ebbe un suono che poteva assomigliare a una risata. «Mi sono assicurata che fosse tutto a posto.» E se n'era pentita immediatamente. Vide gli occhi attenti di lui e scattò in piedi. «Oh, è bravo negli interrogatori, signore! L'avevo notato oggi pomeriggio, ma a quanto pare non ho ancora imparato la lezione. Come osa insinuare che io abbia mentito? Che non sarei sposata affatto?» Lui le si avvicinò di un passo. «Prima che si faccia venire uno svenimento, signora Chantry, lasci che le dica che non volevo affatto insinuare...» «Oh, si, l'ha fatto! Se ha qualche dubbio, sarò felice di sottoporre il certificato di matrimonio al suo esame. Forse questo metterà fine alle sue domande!» Hawkridge le fu accanto e le afferrò il braccio sopra il gomito. Amy ansimo', poi si immobilizzo'. La mano di lui era calda, le dita forti in un modo terrificante. «Non sarà necessario, signora Chantry. Stavo semplicemente osservando che l'esperienza dei suoi genitori ha senza dubbio influenzato la sua. Non intendevo turbarla.» «Non l'ha fatto, signore. E ora, se non le dispiace...» Lui ignoro' lo strattone che lei diede al braccio. La sua voce si fece anche più dolce.

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


«Lei, d'altra parte, turba me.» Questo, milord, non è affatto un problema mio. Sono certa che un uomo della sua intelligenza potrà trovare una soluzione. Buonanotte, signore.» Amy si liberò e si girò in un fruscio di gonne. Le pareva di sentire lo sguardo di lui su di sé mentre camminava verso la porta. Senza dubbio, stava ammirando di nuovo la 'vista'. Spero' che l'oscillare rabbioso dei suoi fianchi gli comunicasse tutta la sua sfida. Purtroppo, non aveva valutato la reazione di lui. Invece di limitarsi ad ammirare la vista da lontano come quel pomeriggio, lord Hawkridge attraversò la stanza alla velocità del fulmine, sbatte' la mano contro la porta e la richiuse. Amy si girò di scatto e appiatti' la schiena contro i pannelli di quercia alle sue spalle. Hawkridge torreggiava su di lei, il braccio proteso, così vicino che lei sentiva il suo respiro. Aveva il viso contratto per l'irritazione e per qualcos'altro che le mandò una vampata di calore nelle vene. Amy degluti'. Respirare le richiedeva uno sforzo immane. Eppure non aveva paura. Era furiosa, affascinata, sbalordita. Ma non spaventata. «Davvero, milord, credo di aver risposto ad abbastanza domande...» «Neanche alla metà» ringhio' lui. Le catturo' il viso con la mano libera. Si chino' su di lei, finché Amy non fu sicura che si sarebbe spiaccicata contro di lui o contro la porta. Entrambe erano superfici dure, crudeli. Delle due, la porta era la più sicura. Ma Hawkridge era molto più potente. I suoi occhi color della pioggia si fissarono in quelli di lei, mandando ogni pensiero razionale ai quattro venti. Le sollevò il viso. La sua testa si abbassò finché lei non si sentì il suo respiro sulle labbra. «Non ha risposto alla domanda più importante di tutte, signora Chantry.» «Ma... non è ancora soddisfatto?» La sua voce era stridula. «Tutt'altro. E intendo metter rimedio a questa infelice situazione.» Sussurro' lui. Poi la sua bocca si impadroni' di quella di lei. Il desiderio monto' in lui avido, insaziabile. Scordo' che Amy era più piccola, più debole. Tenendola prigioniera col suo corpo, le schiuse le labbra e approfondi' il bacio. Lei emise un mugolio di protesta, ma il rombo del sangue nelle orecchie di lui era più forte. Amy si irrigidi'. Lui sentì solo il primo attimo di sbalordita resa. Era dolce, morbida, tenera. Quasi fragile contro di lui, ma intensamente viva... Le sensazioni lo percorrevano così incalzanti che per alcuni istanti non si accorse che Amy si dibatteva. Lo tempestava di pugni, spingeva, cercava di sottrargli la bocca. Poi lo sbalordimento dissipo' la nebbia dalla sua mente. Fece un balzo indietro, stupito dal suo comportamento. Lui, che aveva sempre tenuto sotto controllo i suoi istinti più primitivi nei rapporti con le donne, aveva assaltato la dama di compagnia di sua nonna come un barbaro! La fissò, chiedendosi perché non urlasse con tutto il fiato che aveva in gola. Amy aveva gli occhi enormi nel viso arrossato. La lasciò andare e fece un passo indietro. E fu subito ricacciato indietro di un altro passo da un micidiale pugno al mento. Il colpo fu abbastanza forte da annebbiargli la vista. Marc sbatte' gli occhi, e decise di non scuotere la testa. Non sarebbe stato saggio, finché gli tintinnava il cervello. «Bastardo!» Lui sbatte' di nuovo le palpebre. La compunta dama di compagnia di sua nonna era svanita. Al suo posto c'era un groviglio di furia femminile. «Signora Chantry...» iniziò. E non gli venne in mente altro da dire. La sua vittima però non aveva lo stesso problema. «Posso anche essere figlia illegittima, e per questo inferiore alle altre donne di sua conoscenza, ma questo non le dà il diritto di usarmi per il suo spasso appena lo viene a sapere!» Girò sui tacchi, spalanco' la porta, la varco' e la sbatte' con tutta la forza del suo braccio. Marc ebbe una smorfia quando un quadro appeso accanto all'uscio precipitò a terra. Cosa aveva fatto? Il bacio di per sé non era un fatto così grave. La scelta del momento era stata atroce. «Dannazione!» Marc si voltò bruscamente e cominciò a marciare su e giù. Era penosamente eccitato, frustrato, furioso con se stesso! La signora Amaris Chantry era un provocante miscuglio di consapevolezza e innocenza, ma era innocente. Almeno, innocente del tipo di peccato che lui aveva sospettato. Una vedova intraprendente con un occhio al colpo grosso non avrebbe mai reagito con tale furia a un semplice bacio. L'espressione 'un semplice bacio' era un eufemismo. Come descrivere le sensazioni che avevano suscitato le labbra di lei? Dannazione, persino il gusto della sua bocca era innocente. Innocente e dolce. Lui era troppo esperto per non riconoscere la sincerità. Non l'aveva spaventata! Per alcuni sconvolgenti istanti, lui aveva perso il controllo, e Amy non era svenuta, né aveva strillato. La misteriosa dama di compagnia di sua nonna gli aveva tenuto testa. Lui avrebbe preferito una risposta più appassionata al suo bacio, piuttosto che un pugno alla mascella, ma Amy gli aveva tenuto testa! Marc si fermò e fissò la porta. Doveva trovare un modo per uscire dalla fossa che si era scavato sotto i piedi con le sue stesse mani. Perché a un tratto era vitale, essenziale che lui scoprisse tutto quello che c'era da sapere sulla signora Amaris Chantry! Amy aveva fatto e disfatto la sua unica valigia tre volte, in una agonia di indecisione, prima di rendersi conto della futilità dell'esercizio. Non solo non aveva alcun posto dove andare, ma non avrebbe neanche avuto modo di arrivarci. E come poteva ripagare la generosità della contessa lasciando la sua casa come una ladra di notte? Non poteva. Esasperata, sull'orlo delle lacrime, calcio' la valigia sotto il letto e andò alla finestra. Come doveva comportarsi? Amy girò le spalle ai vetri e si sedette sul letto. Un istante dopo era di nuovo in piedi e camminava su e giù. Non riusciva a stare ferma. Era come se tutti i nervi le danzassero sulla pelle. Nessuno degli esperti, calcolati abbracci di suo marito prima delle nozze, né degli occasionali baci sulla guancia che erano venuti dopo, l'aveva preparata a un tale assalto di sensazioni. Bastava il ricordo della feroce pressione delle labbra di Hawkridge sulle sue per darle un brividi. Lui non aveva chiesto, non aveva persuaso, non aveva neppure sedotto... Aveva preso come se fosse un suo diritto. Un guerriero? Quell'uomo era un cavernicolo! Amy rabbrividi' e si strinse nelle braccia. A parte l'oltraggio, non era l'indole primitiva di Hawkridge a preoccuparla. Ciò che le causava il tremito più forte era la sconvolgente visione di se stessa felice nel condividere la caverna con lui! Non dovevano più rimanere soli. Sì, era l'unica soluzione. Sarebbe diventata l'ombra della contessa. Balli di beneficenza e tè pomeridiani erano, dopo tutto, più signorili che un incontro di pugilato. Amy abbassò lo sguardo sulla propria mano e chiuse le dita. Le nocche erano un po' indolenzite. Per qualche strano motivo, lo era anche il suo cuore. Respinse quell'idea. Era logico che si sentisse scossa. Era una reazione normale, e non aveva niente a che fare con il cuore. Ora che era più calma, si sarebbe svestita, si sarebbe infilata a letto e avrebbe studiato il sistema per restare appiccicata alla contessa come un'ombra. E poi si sarebbe addormentata. La sua strategia andò in fumo nell'attimo in cui busso' alla porta di lady Hawkridge, il mattino dopo, e la signora Giddings la informò che sua signoria era uscita presto per fare visita a uno dei suoi affittuari. Amy fissò la donna, sbalordita. Era abitudine di lady Hawkridge fare colazione in camera prima di convocare la sua dama di compagnia per discutere le attività della giornata. Dopo di che, Amy lasciava la contessa alle cure delle sua cameriera personale che la aiutava a vestirsi, mentre lei si occupava della posta in biblioteca. Cosa era successo, quel mattino, per provocare un cambiamento di abitudini così inusuale? Grazie a una notte inquieta e piena di incubi, si era svegliata più tardi del solito. Per scoprirsi abbandonata. C'era una sola cosa da fare. Scese le scale in cerca della cuoca. Probabilmente, Hawkridge la aspettava al varco nel salottino della colazione. Lei si sarebbe portata il vassoio in biblioteca, dopo essersi accertata che lui non le stesse tendendo un agguato in quella stanza. Lui non c'era. Con un sospiro di sollievo, Amy chiuse a chiave la porta. Non era certa che fosse il massimo della correttezza chiudere un conte fuori da una stanza di casa sua, ma questo non le impedì di girare la chiave con un gesto di sfida. Poi, rifiutandosi di lanciare anche una sola occhiata al ritratto appeso sopra il camino, si avvicinò a uno scaffale e cominciò a lavorare. Dato che i suoi compiti le lasciavano molto tempo libero, aveva chiesto a lady Hawkridge di permetterle di catalogare la vasta collezione di tomi che i Rothwell avevano ammassato nel corso dei decenni. Era un lavoro che amava. Per molti anni l'unico libro che lei e sua madre avevano posseduto era una vecchia Bibbia malconcia. Avere accesso a tutti quei volumi era un sogno. Amy riprese la ricerca che conduceva da più di una settimana. Era così intenta che quando una sezione dello scaffale cominciò a ruotare con un agghiacciante cigolio, lei si limitò ad alzare gli occhi con blanda sorpresa. Ogni goccia di sangue le si gelo' nelle vene non appena la blanda sorpresa si trasformò in terrore. Hawkridge uscì dal buio del passaggio segreto, contemplo' la porta chiusa a chiave per due secondi esatti poi si voltò verso di lei. «Buongiorno, signora Chantry.» Amy lo fissò, stringendo un pesante volume al petto. Era inutile chiedergli come fosse entrato. La risposta era ovvia. Cercò disperatamente qualcos'altro da dire. «Meritava di esser chiuso fuori, signore.» Lui si vendico' con un sorriso vagamente minaccioso. «Ebbene, ora siamo tutti e due chiusi dentro.» Lei sgrano' gli occhi. Hawkridge abbassò lo sguardo, si acciglio' e si cacciò un grosso ragno dalla manica con un colpetto del dito. L'animaletto corse a rifugiarsi sotto la scrivania. Amy lo seguì con lo sguardo costernata. Era chiusa dentro con Hawkridge e un ragno. Un grosso ragno. Di male in peggio... «E l'unica via d'uscita è il cunicolo infestato di ragni da dove sono venuto» sussurro' lui, come se le avesse letto nel pensiero. Lei rabbrividi'. «Ma non si preoccupi, signora Chantry. Per fortuna, anch'io a volte soccombo a un raro impulso cavalleresco.» Chiuse lo scaffale, andò alla porta e girò la chiave, aprendola. «Per non comprometterla. Tuttavia, la lasceremo accostata, per il momento. Desidero parlarle in privato, signora Chantry.» Amy inconsciamente fece un passo indietro. «Per scusarmi.» Lei spalanco' la bocca per lo stupore. Lui rise brevemente. «Mi aspettavo che avrebbe reagito così. Sa, signora Chantry, credo che si sia macchiata del mio stesso peccato.» «E sarebbe?» «Pregiudizi.» Lei considerò l'accusa. «Forse, milord, ma...» lui la interruppe implacabile. «E se non bastasse, la sua reazione, ieri sera, è stata piuttosto inaspettata. Per una signora.» Amy arrossi' fino alla radice dei capelli. «Me ne rendo perfettamente conto, signore, ma mi permetta di dirle che neanche lei si è comportato da gentiluomo.» Lui ebbe un sorriso contrito. «Lo so. Mi sono comportato in modo inqualificabile, e gliene chiedo perdono.» «Ebbene... grazie, milord. Intendo dire... Accetterò le sue scuse. A condizioni che prometta...» «Non faccio mai promesse che non posso mantenere. Forse dovrei chiarire che non mi sono scusato per averla baciata, ma per la mia imperdonabile mancanza di finezza nel farlo.» «Che cosa! Ma... Questo... Lei...» Cercò di controllare la sua voce e riprovo'. «Davvero, signore, se pensa che una scusa come questa sia sufficiente, si sbaglia di grosso. Le ho già detto che non intendo essere usata per il suo spasso...» «Non la usavo per il mio spasso.» «Ah, davvero? È così allora che tratta tutte le signore di sua conoscenza?» «No. Ma non per il motivo che sta pensando lei.» Ammise lui, contrito. Lei alzò il mento.

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


«Ovviamente, per loro ha più rispetto. Cos'altro dovrei pensare?» Lo provocò Amy. Ogni traccia di divertimento svani' dagli occhi di lui. «Mi permetta di chiarire una cosa, signora Chantry. Io la considero alla pari delle altre signore di mia conoscenza, a dispetto della sua nascita. Inoltre, non avevo la minima intenzione di ripagare le sue confidenze insultandola. L'ho baciata per un motivo diverso, un motivo che per il momento non analizzeremo.» Lei sbatte' gli occhi. «No?» sussurro' Amy. «No. Ma... Effettivamente, ho avuto un beneficio dall'episodio di ieri. Ho finalmente scoperto cosa faceva suo marito.» Un guizzo passò negli occhi di lui. Lei si impietri'. Per un momento non riuscì nemmeno a pensare. Poi, molto lentamente, si voltò e andò a riportare il libro al suo posto. «Ebbene? Cosa faceva mio marito?» Dopo un altro, lunghissimo istante, Hawkridge storse la bocca in un sorriso. «Era un pugile.» Amy avvampo'. Avrebbe voluto sprofondare per la mortificazione. Fu il lampo diabolico degli occhi di Hawkridge a salvarla. Sorprendendo anche se stessa, scoppiò in una risatina. Poi si portò entrambe le mani sulla bocca e lo fissò da sopra la punta delle dita. E in quel momento lui capì. Era lei. Era la donna che stava aspettando. Un primitivo moto di possesso lo investì con la forza di un torrente in piena. Avrebbe voluto afferrare Amy, caricarsela in spalle e portarsela in una caverna. Lei abbassò le mani molto lentamente. Per un attimo, si chiese se sarebbe svenuta per la prima volta nella vita. Qualcosa era passato negli occhi di Hawkridge. Qualcosa di così primitivo, di così fiero, che lei si era irrigidita come un coniglio che fissa un falco negli occhi. Poi l'espressione di lui sparì. Hawkridge sorrise e un inspiegabile senso di felicità le allargò il cuore. Fu in quel momento che la porta della biblioteca si aprì sbattendo. Lui guardò accigliato la damigella vestita all'ultima moda che aveva fatto irruzione e con una certa difficoltà riconobbe sua nipote. «Misericordia, Lucinda. Sei proprio tu?» La visitatrice non parve cogliere l'ironia di quel poco lusinghiero saluto. Sollevò l'ampia gonna di un vestito da equitazione stracarico di passamanerie e marcio' verso suo zio. L'effetto fu un po' guastato quando la piuma che adornava il suo cappello alla ussara le cadde sugli occhi coprendole la visuale. «Hawkridge, devi aiutarmi a sposarmi.» «Hawkridge? Che ne è stato di 'zio Marc'?» Lucinda lasciò le gonne, alzò il nasino e scosto' la piuma. «Avrai notato che sono cresciuta... Come stai, Hawkridge? Pare un secolo che non ci vediamo.» «Cos'è questa idiozia di sposarti a sedici anni, Lucinda?» «Ne ho compiuti diciassette, cosa che sapresti se venissi più spesso a trovarci! E non sono idiozie. È...» La ragazza pesto' un piede, stizzita. «Oh! Sei anche tu come mamma e papà. Per non parlare di quell'orrido rospo, Crispin!» «Santo cielo» mormorò Amy, trovando finalmente la presenza di spirito di fuggire dal campo di battaglia. «Com'è tardi. Farei meglio ad andare a...» «Amy, non se ne vada.» Lucinda le afferrò un braccio. «È al corrente di Jeremy, ed è grazie a lei se viene alla festa, questa sera.» «Davvero?» chiese Hawkridge, così glaciale che Lucinda lasciò andare la sua prigioniera per la sorpresa. «Preferirebbe che Lucinda incontrasse il signor Chatsworth clandestinamente, signore?» chiese, con lo stesso tono gelido che aveva usato lui. «Mi riservero' il giudizio fino a quando non lo avrò incontrato» replicò Hawkridge accigliato. Poi sostituì l'espressione con un sorriso compiaciuto. «Sa? Comincia già a esercitare un buon influsso su di me, signora Chantry.» «Se hai qualcosa da dire sui miei affari, puoi rivolgerti a me» intervenne Lucinda, prima che Amy potesse replicare a quell'affermazione così palesemente falsa. «Io non mi avvicinerei troppo a quella scrivania, se fossi in te, Lucinda. C'è un ragno, sotto. Un enorme ragno nero e peloso.» Consiglio' Hawkridge. Amy si era scordata del ragno. Sollevando le gonne, scruto' il pavimento vicino ai suoi piedi e si ritrasse con un balzo. E così fece Lucinda. «Un ragno?» strillo' la ragazza. «E come ha fatto un ragno a entrare nella biblioteca?» «Stavo mostrando alla signora Chantry il passaggio segreto.» Lui lanciò un occhiata a Amy, una luce diabolica negli occhi. «È rimasta senza parole.» «Lo credo bene!» Lucinda pareva indignata. «Insomma, zio Marc, non ti sembra di essere un po' vecchio per spaventare la gente coi ragni? Mi sarei aspettata una cosa del genere da Crispin.» Hawkridge alzò gli occhi al cielo. «Ma non importa» riprese Lucinda, tornando all'argomento che le stava più a cuore con la tenacia tipica dei giovani. «Cosa farai per aiutarmi?» «Niente. Tanto per cominciare, sei troppo giovane per sposarti. Secondo, se questo Jeremy è lo zoticone che Augusta ha nominato nella sua lettera, non ha nemmeno chiesto a tuo padre il permesso di frequentarti.» «No» ammise Lucinda con riluttanza. «Ma come avrebbe potuto, se papà non gli concede un colloquio?» Guardò Amy implorante. «Lei mi capisce, vero, Amy? Dopotutto, doveva avere la mia età quando si è sposata.» «Un po' più vecchia» rispose vaga Amy, avvertendo che lo sguardo di Hawkridge si era fatto attento. «Ma, sa, ho sempre rimpianto di non aver fatto il mio debutto a Londra. I balli, le feste, i giri in carrozza nel parco, i corteggiatori... Dev'essere così divertente... Sarà impaziente di andarci.» Lucinda parve presa in contropiede. «Si, ma... Potrò partecipare alla Stagione anche da sposata. Jeremy e io ci stabiliremo in città, la coppia più elegante che abbia mai...» «Il carissimo Jeremy è pieno di soldi, dunque?» intervenne soavemente Hawkridge. «Ne avrà bisogno per pagare il conto della sarta, se quel ridicolo completo che porti è un esempio del tuo stile.» «Ridicolo?» Lucinda avvampo' in modo allarmante. Amy si affretto' a intervenire. «È un completo molto grazioso, signorina Nettlebed. Quella sfumatura di colore piacerebbe anche a me, ma non mi starebbe altrettanto bene.» Lucinda si placo'. «Grazie, Amy.» Guardò sprezzante suo zio. «Per tua informazione, Hawkridge, Jeremy pensa che sarei deliziosa anche vestita di teli di sacco.» «Sembra che ti stia preparando al futuro che ti aspetta.» Sua nipote strinse i denti. «Solo perché Jeremy non ha un titolo o il mucchio di soldi che hai tu, non c'è motivo di essere sarcastico! Io ho soldi a sufficienza per entrambi, grazie al lascito della zia Cordelia.» «Una cosa che senza dubbio a Jeremy non è sfuggita.» «Tutt'altro. Mi ha detto che non avrebbe avuto il coraggio di rivolgermi la parola, se avesse saputo che ero ricca.» Lucinda sorrise radiosa. «Non è nobile? Non è galante? È così affascinante, così...» Hawkridge lanciò un altra occhiata sofferente al soffitto. «Certo che lo è, ochetta. È il suo mestiere.» Lucinda lo fulmino' con un'occhiata. «Tu non sai niente di lui. E non sai neanche nulla di fascino e galanteria. Anzi, sei peggio di quell'orrido rospo, Crispin.» Era ovviamente un insulto gravissimo. Nascondendo un sorriso, Amy scambio' un'occhiata complice con Hawkridge. «A proposito di Crispin. Secondo tua madre, ha un piede nella tomba. Che c'è che non va in lui? A parte il fatto che è un rospo, naturalmente.» Domandò Hawkridge. «Niente. Solo perché da piccolo aveva quegli attacchi di tosse, la mamma lo vizia in modo insopportabile. Basta che lui si sdrai sul divano con aria sofferente e lei comincia a coccolarlo. A nessuno importano le 'mie' sofferenze.» «Questo non è vero. Tuo padre mi diceva proprio ieri che non hai fatto la varicella, e mi sono appena ricordato che questa casa è infetta. Meglio che tu ti metta in salvo. Ci sono cameriere che cadono malate a destra e a manca.» «Cosa?! Tu parli di varicella quando tutta la mia vita potrebbe essere rovinata? Oh!» Lucinda pesto' un piede, poi l'altro, stringendo i pugni. «Questa è la famiglia più spietata che abbia mai conosciuto!» Sferro' un calcio a uno sgabellino, facendo fare un salto indietro ad Amy. «Sono venuta a chiedere il tuo aiuto, e cosa ne ottengo?» «Comportati bene o vattene» minacciò Hawkridge, non più divertito. Lucinda gettò all'indietro la testa in una posa di dignità offesa. «Me ne andrò certamente. E non disturbarti a venire a cercarmi. Non intendo varcare questa soglia finché non avrai imparato un po' di buone maniere.» Hawkridge sogghigno' e si profuse in un inchino. «Signorina Nettlebed, grazie di essersi degnata di allietarci della sua presenza questa mattina. La nostra delizia per la brevità della sua visita è superata solo dal nostro sollievo.» Con uno strillo di frustrazione, Lucinda si diresse verso la porta. Fu troppo per la povera piuma, che si staccò dal cappello, sfuggendo alla decapitazione da parte dell'uscio violentemente sbattuto. «Si può solo sperare» mormorò Hawkridge, quando un secondo boato indicò che il portone d'ingresso era stato sottoposto allo stesso trattamento, «Che le porte di questa casa reggano alla recente violenza cui sono state sottoposte.» Con una sorta di incredibile stupore, Amy si scoprì a ridacchiare per la seconda volta in quel mattino. Non aveva mai ridacchiato in vita sua! «Cos'è successo a Lucinda? È sempre stata una ragazzina viziata, ma simpatica!» sospirò Hawkridge. «Temo che certe Accademie si vantino di sfornare signorine molto 'ammodo', signore. Ma non si preoccupi. L'effetto è solo temporaneo.» Lui inarcò un sopracciglio. «Come lo sa?» «Ho lavorato in una scuola, prima del matrimonio, per un breve periodo. Ora devo davvero andare. Voglio assicurarmi che le cameriere non stiano sul serio cadendo a destra e a manca...» rispose lei pacata. «Non se ne vada per colpa mia. Sta catalogando la biblioteca di mia nonna, mi ha detto. Resti. Sono io quello che deve andarsene, lasciandola continuare in pace.» «Al contrario, milord. C'è qui un lavoro che la attende e che ha la precedenza su qualunque altra cosa.» Andò alla porta, la aprì e si girò. Questa volta, il suo sorriso fu birichino. «Ha un ragno molto grosso, molto nero e molto peloso da eliminare.» Come faceva a concentrarsi sulla caccia a un ragno, dopo quel sorriso? Marc ci rinunciò dopo cinque minuti, alla fine dei quali concluse che il ragno doveva essersi infilato da qualche parte. Tanto, era inutile. Il pensiero di Amy continuava a distrarlo. Piccoli dettagli. Il fine arco delle sue sopracciglia, la delicatezza delle mani. Le fossette agli angoli della sua bocca quando gli aveva sorriso dalla porta... Le era andata bene che lui fosse al capo opposto della stanza, perché era stato sul punto di fare qualcosa che non avrebbe certo aiutato la sua causa. La conquista di quella donna richiedeva abilità e pazienza. Lui aveva fatto un piccolo passo avanti quel mattino, ma Amy era ancora diffidente, controllata. Non si concedeva nemmeno di ridere. Marc strinse gli occhi, riflettendo. Non era intimidita da lui, decise dopo un attimo. Solo... attenta a come si comportava. Né poteva biasimarla, dopo il loro primo incontro. Diavolo, lui non si era mai sbagliato tanto sul conto di qualcuno. Eppure, i segni c'erano stati tutti, se avesse avuto la pazienza di coglierli. L'innocenza dello sguardo limpido di lei, il coraggio con cui gli aveva tenuto testa. Lui aveva la sensazione che ci fosse stato poco sole nella vita di Amy. Il rumore di una carrozza che risaliva il viale lo attirò alla finestra. Sogghigno' alla vista di sua nonna. Doveva ricordarsi di ringraziarla per essersi volatilizzata, quel mattino. Una decisione che lui sospettava fosse stata deliberata. La sua amata nonna era esasperante, certe volte, ma non una sciocca. In qualche modo, lo aveva capito prima di lui. E aveva approvato. Con un'alleata come lei dalla sua parte, Amy non aveva scampo. A metà pomeriggio, l'umore sbarazzino di Amy era già svanito. Mentre tornava a Hawkridge Manor dalla modisteria del villaggio, continuava a rimuginare su quello che aveva detto Lucinda. Alcuni dettagli cui prima non aveva badato, come il fatto che Jeremy Chatsworth avesse le stesse iniziali di suo marito, continuavano a tormentarla. Invece di mettersi subito a cucire il giacchino color argento che voleva indossare sull'abito da sera rosa, cercò il Morning Post e lesse con attenzione il resoconto dei furti di Bristol. Niente di ciò che lesse allevio' il suo disagio. Quando finalmente si studiò nello specchio, pronta per la serata, le nuvole incombevano sulla sua testa, grevi di pioggia. Non era dell'umore giusto per una festa. Purtroppo, non aveva scelta. Era meglio affrontare i suoi sospetti immediatamente. Vedere questo famoso signor Chatsworth, possibilmente prima che lui vedesse lei, e sperare che non avesse nulla a che fare col suo passato. Il suo piano era destinato a fallire. Mezz'ora dopo l'inizio del ricevimento, preceduto da una cena privata per la famiglia, Amy aveva scoperto che era impossibile, in un'occasione come quella, cercare una persona particolare facendo in modo di non essere prima visti da quella stessa persona. Se Hawkridge l'avesse lasciata in pace, lei si sarebbe potuta nascondere dietro una di quelle felci con cui lady Nettlebed aveva ornato il salone e spiare con comodo, ma lui si materializzava al suo fianco di continuo.

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


Ogni qual volta che Amy vedeva Marc, bello ed elegante, i suoi pensieri prendevano il volo. Era estremamente scorretto da parte di Hawkridge. «Accipicchia, signora Chantry, è favolosa, ma perché porta una cuffia?» Crispin, un ragazzino magro sui sedici anni, stava arrivando a balzelloni verso di lei. Si fermò in scivolata sul parquet lucido, con un sorriso estasiato e l'aria di un cucciolo che aspetta una carezza sulla testa. «Sono vedova, signor Nettlebed» spiegò Amy, combattuta tra il sollievo per l'interruzione, che le permetteva di sottrarsi a una noiosa conversazione, e la costernazione per quell'espressione di giovanile ammirazione. «Si, lo so, ma non lo sembra. Anzi...» Amy smise di ascoltare. Con la coda dell'occhio, vide Hawkridge fissare con sguardo pensoso il nipote. «...non ho avuto modo di dirglielo a cena» concluse Crispin. Lei ignorava a cosa alludesse. «Si, la cena è stata, ehm...» «Un peso mortale a causa del broncio di Lucinda» fini' Hawkridge, materializzandosi al suo fianco. «Glielo avevo detto che Chatsworth non ci sarebbe stato. Perché papà avrebbe dovuto invitarlo a una cena di famiglia? Zio Marc, parlavi sul serio quando hai detto che mi avresti insegnato ad andare in barca?» chiese il ragazzo. «Si, ma a certe condizioni.» La precisazione non demoralizzo' Crispin, che si lanciò in un'entusiastica descrizione della vecchia barca che aveva scoperto nella darsena. Approfittando della distrazione di Hawkridge, Amy lanciò un'occhiata di rimpianto alla fila di felci disposte artisticamente dietro il sofà sul quale lady Hawkridge stava tenendo corte. Era 'quello' il suo posto. Non lì, accanto a lord Hawkridge, dove era costretta a chiedersi perché lui l'avesse baciata. Quando notò Lucinda al centro di un animato gruppo di giovani, il nervosismo le diede un palpito allo stomaco. Senza quasi rendersene conto, ricominciò ad arretrare verso le felci. Se solo fosse riuscita a dare un'occhiata al signor Chatsworth, per convincersi che non aveva nulla a che fare con lei, che la situazione di Lucinda era tristemente comune, che lui non poteva essere... «Ah! Così, è la nuova dama di compagnia, eh? Ebbene, è molto più carina di quel branco di artisti che l'hanno preceduta.» Amy si impietri'. Girò la testa e si trovò davanti lo sguardo scrutatore di due coppie di occhi azzurri che appartenevano a un anziano gentiluomo dai capelli grigi, pesantemente appoggiato a un bastone, e a un uomo più giovane che gli assomigliava al punto da non lasciar dubbio sull'identità di entrambi. Prima che potesse rispondere al poco convenzionale saluto dell'anziano gentiluomo, lady Hawkridge si alzò e trotterello' verso di loro con un sorriso innocente. «Santo cielo, Bartholomew! Stai finalmente facendo restaurare Colborough Court? È l'unico motivo che potrebbe indurti a separarti da quella tua poltrona accanto al fuoco.» «Molto divertente, Clarissa.» Le sopracciglia cespugliose di Colborough si congiunsero sopra il naso aquilino. «Puoi dare la colpa a Eversleigh per la mia presenza. Il giovane idiota non ha un pizzico di buonsenso. Vedremo a quanti ricevimenti avrà voglia di andare quando avrà settant'anni e sarà piagato dalla gotta.» «Il tuo piede non ha più gotta del mio. Lo usi solo come scusa per brontolare.» Ribatte' la contessa. «Dov'è quello zoticone di tuo nipote? Ho da dirgli un paio di paroline.» Cambiò discorso Colborough. La contessa roteo' gli occhi. «Amy, come avrai immaginato questi sono lord Colborough e il visconte Eversleigh, l'amico di infanzia di Marc.» Eversleigh si inchino', un lampo malizioso negli occhi. «Come sta, signora Chantry? Sono lieto che Marc sia riuscito a trattenersi.» Le ginocchia di Amy tremarono nel bel mezzo di una riverenza. A quanto pareva, i metodi di Hawkridge per sbarazzarsi dei protetti di sua nonna erano universalmente noti. Ma il peggio doveva ancora venire. Mentre lei si raddrizzava, Colborough la sottopose a un altro esame ravvicinato. «Chantry, eh? Non conosco il nome. Riconoscerei quegli occhi ovunque, però. Così, è una parente dei Dalton.» «Uh...» «Una parente lontana, forse» mormorò Hawkridge esattamente dietro di lei. Amy fece un salto. Una vampata di calore le scese giù per la schiena. Le stava così vicino che le sarebbe bastato inspirare per trovarsi a contatto con lui. Prima che potesse fare qualcosa di tanto pericoloso, la piccola parte pensante del suo cervello le ordinò di fare un passo verso sinistra. Hawkridge si mosse nello stesso istante. Nella stessa direzione. «Va da qualche parte, signora Chantry?» si informò, in un mormorio basso. Lei non aveva fiato per rispondere. Facendosi coraggio, fece un passo cauto verso destra. Con lo stesso risultato. Eversleigh sogghigno'. «Sapete, se voi due volete ballare, stanno cominciando a suonare nell'altra sala.» Hawkridge posò le mani sulle spalle di Amy per tenerla ferma e si spostò al suo fianco. «Chiudi il becco, Pel» consigliò, e nella più lieve delle carezze, notata solo da lei, lasciò scivolare le mani di qualche centimetro lungo le sue braccia, le premette delicatamente e la lasciò andare. «Colborough. Sono sorpreso di vederla qui.» Salutò freddo. «Mai sorpreso quanto me. Era ora che tu venissi a controllare le cose. Clarissa mi stava asfissiando perché aprissi la mia casa per un Public Day. Potrà asfissiare te, ora. E c'è un ometto di nome Tweedy che le ronza attorno. Mi faresti un favore se te ne sbarazzassi.» Ringhio' lui. «Oh, io non interferisco mai nella vita della nonna» dichiarò Hawkridge, con tanta faccia tosta che a Eversleigh andò di traverso lo champagne. Lady Hawkridge, imperturbabile, prese a braccetto Colborough. «Perché tu e io non seguiamo il consiglio di Pel, Tolly, e non ci lanciamo nelle danze?» Il vecchio la guardò come se gli avesse suggerito di lanciarsi dal balcone. «Sei diventata matta, Clarissa?» «Certo che no. Ma se vuoi che Marc tenga un Public Day da noi, dovremo lasciare che prenda accordi con Pel. Facciamo una passeggiata, se preferisci.» Con un sorriso, strappò il bastone di mano a Colborough e se lo gettò dietro una spalla. «Questo non ti servirà.» Colborough sbarro' gli occhi. «Perdiana, Clarissa, io...» «Mi rifiuto di passeggiare con un uomo che zampetta con un bastone.» E trascinando con sé un brontolone Colborough, lady Hawkridge si allontanò. Pelham sospirò. «Sai, Marc, voglio bene a tua nonna come se fosse la mia, ma un giorno qualcuno la strozzera'. Prima di tirare il bastone non ha neanche preso la mira!» «Non ce n'era bisogno.» Marc fissò sardonico Amy. «Chi si sarebbe potuto nascondere tra le felci?» «Ebbene, immagino che sia meglio che vada a raccogliere quel dannato bastone. Quando il vecchio si ricorderà che zoppica, me lo spacchera' in testa se non glielo avrò recuperato.» sospirò Eversleigh. Amy tornò in vita. «Lasci fare a me, milord!» Fece un passo verso le felci. «Ha un Public Day da organizzare.» Procuratasi finalmente una scusa per mimetizzarsi tra le felci, Amy cominciò a scrutare la sala. Localizzo' Lucinda quasi immediatamente. Alcune giovani coppie avevano cominciato a danzare, ma Lucinda si era staccata dal gruppo e dava l'impressione di essere impegnata in una discussione con qualcuno che si avviava rapidamente verso l'uscita. La folla si spostò, come un caleidoscopio in bianco e nero punteggiato da colori vivaci. Ora Amy riusciva a vedere solo il dietro della testa dell'uomo e le sue spalle, ma quando Lucinda gli mise una mano sul braccio, alzando implorante gli occhi su di lui, come se gli chiedesse di restare, Amy non ebbe più dubbi sull'identità del gentiluomo. Alto. Ampio di spalle. Capelli castani. Suo marito era stato snello e biondo... Oh, grazie a Dio! Si accascio' contro la più vicina finestra, mentre la tensione abbandonava il suo corpo. Non osava quasi crederci. Era salva! Salva. Il signor Castleford, per lei, era un illustre sconosciuto.

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


Amy si era angustiata per nulla! Doveva esserci senz'altro più di un gentiluomo che si guadagnava da vivere alle spalle delle fanciulle abbienti che frequentavano le Accademie. E sicuramente più di uno con le stesse iniziali di suo marito. Ricordandosi che aveva in mano un bicchiere di champagne, Amy lo scolo' in un paio di lunghi sorsi. Poi cominciò a sventolarsi il viso accaldato con l'altra mano. «Signora Chantry, la smette?» La mano di Amy si fermò a mezz'aria. «Di farmi vento, signore?» «Non faccia finta di non capire. Ha capito benissimo di cosa parlavo.» Disse la voce severa di Hawkridge. «Ebbene, se lei la smettesse di presentarmi a tutti come un'amica di famiglia, non avrei bisogno di nascondermi tra le felci. Le quali, mi permetta di aggiungere, sono il mio posto.» Si fermò, riflettendo. «Be', non proprio le felci, ma neanche il centro della tavola. Intendo dire, il centro della sala.» Hawkridge occhieggio' il bicchiere vuoto di lei e glielo tolse di mano. «Vede cos'ha combinato?» Andò scaldandosi Amy. «Ora lord Colborough pensa che sia una Dalton, chiunque essi siano.» «Probabilmente lo è. Suo padre poteva anche essere destinato a fare il curato, signora Chantry, ma non sarei sorpreso di scoprire che sua madre proveniva da una famiglia nobile. In questo caso, i Dalton. Ha più che eleganza superficiale e buone maniere. Ha classe.» Mormorò lui. Lei sgrano' gli occhi. «In effetti, non mi era venuto in mente finché non ne ha parlato lord Colborough, ma i suoi occhi sono identici a quelli di Nick.» «Nick?» «Il conte di Ravensdene. Un mio amico.» «Oh, un altro conte. Siete in tanti, eh?» Amy aggrotto' la fronte, poi trattenne una risatina. Le labbra di Hawkridge ebbero un guizzo. «Mi dica una cosa, signora Chantry. Aveva mai bevuto champagne prima di questa sera?» «No.» Poi aggiunse in un sussurro complice. Non era nel menu all'ospizio dei poveri. Cielo, sono ubriaca!» Questa volta il sorriso gli arrivò agli occhi. «No, signora Chantry. Forse solo un po' annebbiata. Probabilmente perché a cena non ha buttato giù un boccone. Un po' di aria fresca la aiuterà.» Appoggiando il bicchiere sull'orlo di un vaso di felci, le offrì il braccio. «Usciamo sulla terrazza.» «Certo che no!» «Certo che si.» Lei ebbe un singulto. «Oh, eccoti qua, Hawkridge!» Lucinda si stava dirigendo verso di loro, una visione di raso bianco decorato da boccioli di rosa. Gli stessi fiori erano intrecciati artisticamente tra i suoi capelli. Purtroppo, l'abito dolcemente femminile non corrispondeva alla sua espressione. «Ora che hai costretto il povero Jeremy ad andarsene, spero che sarai soddisfatto!» Marc si rassegno' a rinunciare a una passeggiata solitaria con Amy. «Risparmiami le scenate, Lucinda. Cosa avrei fatto per far fuggire Chatsworth?» «Ha detto che si sentiva intimidito.» Marc grugni'. «Dato che non ho scambiato più di una dozzina di parole con lui, immagino che sia stato intimidito dall'ambiente. Dovresti essere grata per il fatto che ti sia stato risparmiato un ulteriore imbarazzo, Lucinda. Se si sente intimidito qui, come reagirà a Londra?» «Sarò lieta di dimostrartelo!» strillo' la ragazza. «Per fortuna, non tutti sono così spietati nei confronti delle...» «Lucinda, ti prego.» Lady Nettlebed, un'attraente matrona dai capelli scuri che indossava un abito blu notte, uscì sulla terrazza. Portava uno scialle sul braccio. «Ti si sente fino in sala. E non saresti dovuta uscire senza scialle.» «Mettilo addosso allo zio Marc» consigliò Lucinda, allontanandosi a passo di marcia. «Preferibilmente, intorno al suo collo, e stringi!» Lady Nettlebed seguì la figlia con gli occhi pieni di costernazione prima di rivolgere uno sguardo di rimprovero al fratello. «Come se incoraggiare il mio piccolo, fragile Crispin a intraprendere spot pericolosi non fosse abbastanza, Marc! Ora hai irritato Lucinda. Spero che tu sia soddisfatto!» «Vorrei che le persone smettessero di sperarlo. È una possibilità molto remota.» Borbotto' lui. Sarebbe stato troppo dire che Amy aveva i tamburi che le rullavano in testa, ma si sentiva ancora un po' stordita quando scese le scale, il mattino dopo. Quello che l'aspettava di sotto non l'aiuto. Fermo sulla porta della biblioteca, il signor Tweedy contemplava l'atrio come se stesse valutando il prezzo di ogni singolo oggetto. «Ah, signora Chantry.» Tweedy venne avanti, strofinandosi le mani. «Come si sente questa mattina, dopo il piccolo ricevimento di ieri sera? Non troppo sopraffatta dall'onore ricevuto, spero.» Amy inarco' le sopracciglia. «È stata una serata molto piacevole, signore. Aspettava Lady Hawkridge? Non è ancora scesa.» «Non mi sognerei di disturbarla così di buon'ora. Mi sono fermato a porgere i miei rispetti tornando dal villaggio. Il cocchiere di Hawkridge, Mawson, mi ha offerto un passaggio, che sono stato lieto di accettare. La salita a volte è faticosa per i miei, ehm, anni maturi.» Amy annuì. Dato che la casa che Tweedy aveva affittato era oltre Hawkridge Manor e che lui di solito compiva il viaggio sul suo calesse, sospetto' che l'ometto si fosse deliberatamente incamminato a piedi, sperando in un 'casuale' incontro con lady Hawkridge. «Non che voi giovani possiate capire. Lo dicevo pochi minuti fa al signor Chatsworth. Era anche lui in posta, mentre Mawson e io ritiravamo la nostra corrispondenza.» Riprese lui. «Davvero signore.» «Fa sempre piacere ricevere notizie dagli amici, vero? Comunque, la salita è piuttosto lunga. Quando il cocchiere di Hawkridge è stato così gentile da darmi un passaggio fin qui, io mi sono offerto di depositare la sua posta in biblioteca come ringraziamento.» «Capisco» Amy lanciò una rapida occhiata alla scrivania della biblioteca, che si intravedeva oltre la porta. La pila di lettere confermò la veridicità delle scuse di Tweedy. Si rassegno' a essere cortese. «Grazie, signore.» «Di nulla, mia cara. Ogni piccola attenzione è importante, non è vero? Sono sicuro che capisce. Dopo tutto, la sua posizione dipende da tali attenzioni.» «Cerco di rendermi utile a lady Hawkridge» replicò Amy, che cominciava a sentirsi davvero irritata. «Non ne dubito, signora Chantry. Non ne dubito. Tuttavia, la sua utilità ha i suoi limiti. Le signore di una certa età hanno bisogno di un uomo in casa per tutte quelle piccole questioni che tendono a confondere la mente femminile.» «Questa mente femminile si confonde meno facilmente di quanto possa immaginare» preciso' Amy seccamente. «Lo dicevo solo per il suo bene, mia cara. Perché sia pronta in caso dovesse partire. Le circostanze della vita cambiano continuamente, no? Non si dovrebbe mai ignorare un consiglio. Lei potrebbe tornare a Bath e considerare, ehm, un impiego presso un gentiluomo... Uno facoltoso, naturalmente.» «Questo consiglio, signore, è inutile quanto non richiesto. E ora se vuole scusarmi...» lo informò Amy con decisione. Tweedy corrugo' le labbra. «Certamente, signora Chantry. Lungi da me trattenerla dai suoi doveri. Li esegua bene, mia cara, ma tenga a mente che informare lady Hawkridge di questa conversazione non è uno di essi.» «Non mi sognerei mai di riferirle conversazione di così scarsa importanza, signore.» «È molto sicura di lei, signora Chantry.» Il broncio diventò un sogghigno. «Senza dubbio è la favorita. Però...» Lanciò un'altra occhiata circolare all'atrio. «Sembra che ce ne sia a sufficienza per due.» Tweedy prese il cappello che aveva posato sul tavolo, pronto a congedarsi. «Forse il signor Chatsworth sarà meglio disposto di lei ad accettare consigli da chi è più vecchio e più saggio. Ottersmead è un villaggio grande, ma dubito che ci sia posto per tutti e tre.» Già avviata verso la biblioteca, Amy si girò di scatto. «Con questo cosa intende dire, signore?» «Ci pensi, mia cara.» Tweedy aprì il portone e cominciò a scendere i gradini. Le sue parole di commiato caddero nel mattino soleggiato come chicchi di grandine. «Quando una persona come noi viene smascherata, la gente tende a farsi domande sulle altre facce nuove del distretto.» Accigliata, Amy fissò la schiena dell'uomo che si allontanava. Tweedy era sempre stato cortesissimo con lei, se non addirittura untuoso. Non le aveva mai dato alcuna indicazione del fatto che la considerasse qualcosa di diverso da una gentildonna costretta a trovare impiego a causa di ristrettezze. Cosa l'aveva indotto a gettare la maschera? Amy chiuse il portone ed entrò lentamente in biblioteca, avvicinandosi al grande specchio dalla cornice dorata. Quel mattino, per non aggravare il lieve cerchio che aveva alla testa, si era raccolta i capelli con un semplice nastro di seta verde, lasciandoli sciolti sulle spalle. Un paio di corti riccioli le incorniciavano il viso, rendendo la sua pettinatura un po' informale per una dama di compagnia. Cos'aveva visto Tweedy in lei da indurlo a metterla alla stregua di se stesso e Chatsworth? E che cosa sapeva, Tweedy, sul famigerato Chatsworth? Lo sospettava di disonestà perché lui stesso viveva di espedienti, o conosceva qualcosa di preciso che avrebbe screditato il corteggiatore di Lucinda? E, in quel caso, lei avrebbe dovuto avvertire qualcuno? Hawkridge? Lord Nettlebed? Più a disagio che mai, si avvicinò alla scrivania e subito il suo sguardo cadde su un foglio piegato e sigillato in cima al fascio di corrispondenza. Era indirizzato a lei. Amy lo fissò perplessa, poi lo prese e ruppe la ceralacca. Il foglio non recava né un messaggio né una firma, ma dalle sue pieghe sfuggì un altro, più piccolo, rettangolo di carta. Sembrava un ritaglio di giornale. Lo aprì. E sentì il sangue defluirle dal corpo, lasciandola di ghiaccio. Cercò il sostegno del bordo della scrivania. Non riusciva a muoversi né a pensare. Riusciva solo a tenere in mano il resoconto dei furti commessi a Bristol. Mio Dio! Chi poteva mandarle una cosa simile? Un violento tremito cominciò a scuoterla, strappandola alla paralisi. Corse al caminetto, si accuccio' e prese i fiammiferi per bruciare il ritaglio, poi si fermò. Come avrebbe potuto spiegare il fatto d'aver acceso il fuoco in una mattina calda come quella? Si costrinse a ragionare. Non era stato un fantasma a mandarle il ritaglio. La sera prima aveva appurato che il signor Chatsworth non era suo marito, l'unico altro per cui l'articolo poteva significare qualcosa. Perciò a mandarle quella missiva doveva essere stato Tweedy, che cercava di spaventarla. Ma perché proprio quel ritaglio? Perché aveva dedotto che significasse qualcosa per lei? Forse Tweedy conosceva suo marito? L'aveva vista con James? Era improbabile, ma non impossibile. Ma se Tweedy sapeva del suo passato, perché non l'aveva smascherata subito, invece di farle velate minacce travestite da consigli? Amy scosse la testa. Erano troppe le domande senza risposta, ma una cosa sembrava chiara. Tweedy non era al corrente di tutto o avrebbe usato ciò che conosceva per screditarla. Amy strinse le labbra e si ficco' il ritaglio in tasca. Se Tweedy credeva di intimidirla per indurla ad andarsene, sarebbe rimasto deluso! Senza prove, non poteva fare nulla. Sentendosi più spavalda che coraggiosa, Amy posò i fiammiferi. Uno dei tronchi impilati nel camino si spostò e un istante dopo qualcosa di grosso, di nero e di peloso entrò nel suo campo visivo. Si fermò a meno di un centimetro dalle sue dita e la fissò con due occhietti malevoli. Amy si scordo' del signor Tweedy. Merc era a metà delle scale quando uno strillo di oltraggio e femminile terrore gli lacero' i timpani. Mise una mano sulla ringhiera, la saltò e atterro' nell'atrio correndo. Quando irruppe dalla porta della biblioteca, una frazione di secondo dopo, la scena che si trovò davanti lo fermò di colpo. Amy era in piedi sopra la scrivania, una mano alla gola e l'altra che alzava le gonne a un livello a dir poco stuzzicante. Marc esitò, poi si concesse una rapida occhiata alle caviglie eleganti e ai polpacci snelli fasciati da verginali calze di cotone bianco che per qualche motivo gli scatenarono nel ventre un assalto di pura lussuria. «Non ha eliminato quel ragno!» lo accusò lei, con tutto il fiato che aveva in corpo. Marc chiuse la porta, vi si appoggiò contro e decise che era inutile informare Amy che gli aveva fatto prendere un colpo. «Ci ho provato» disse, con grande autocontrollo. «Ebbene, dovrà riprovarci, milord! E questa volta, sarà meglio che ci riesca!» «Certamente, signora Chantry. Se mi indica l'esatta posizione del ragno, sarò lieto di accontentarla.» «Là.» Amy indicò il camino. «È salito su quel tronco e... e mi ha fissato.» Marc inarco' un sopracciglio. «L'ha fissata.» «Sì! Come se volesse mangiarmi!» Un muscolo guizzo' sulla guancia di lui. «Non si azzardi a ridere di me.» «Non mi permetterei mai, signora Chantry. Laggiù, ha detto?» Si chino' a esaminare il ciocco. Da un'estremità spuntava una lunga zampa nera. Non c'erano dubbi. Il povero ragno si era rifugiato lì, in preda al panico per quell'urlo ravvicinato. Sarebbe stato un atto di carità sottrarlo alla sua miseria. Sollevò il ciocco e lo lasciò cadere con abile mossa su quello sottostante. Amy lanciò un altro strillo e si premette le mani sulle orecchie. Trattenendo un sorriso, Marc gettò il cadavere nel camino e si alzò, spolverandosi le mani. «Fatto. Niente di meglio che salvare una bella fanciulla da un ragno per iniziare la giornata.» La bella fanciulla si stappò le orecchie e lo guardò altera. «Le sono grata di avermi salvato, milord, ma doveva proprio uccidere la povera creatura?» «Povera creatura? Un minuto fa era un mostro carnivoro!» Amy arrossi' e si morse un labbro. Lui si avvicinò alla scrivania e le porse una mano. «Le assicuro, ora, che può scendere dalla scrivania in assoluta sicurezza.» Amy guardò la sua mano tesa. A quanto pareva, lui era convinto che scendere dalla scrivania sarebbe stato facile. Vedendo che non si avvaleva della sua assistenza, Hawkridge inarco' un sopracciglio. «Le assicuro, signora Chantry, che il suo assalitore è morto stecchito.» «Si, lo so, signore, grazie.» «Ebbene?» Amy si sentì arrossire di nuovo. «Uhm... Forse, se lasciasse la stanza...» Lui sgrano' gli occhi. «Prego?» lei sospirò. «So che può sembrare assurdo, milord, ma... Ho un piccolo problema con le altezze.» «Altezze?» Il luccichio perplesso degli occhi di lui si fece incredulo. Rassegnata, lei lo vide misurare con gli occhi la distanza sino al pavimento. «Signora Chantry» cominciò con un tono ragionevole che le fece venir voglia di rimettersi a urlare. «La strada che porta al villaggio è 'alta'. Non dava l'impressione di soffrire di vertigini mentre la percorreva. Qual è il problema, qui?» «Il problema è che questa scrivania non è la strada per il villaggio. Quella, forse lo ha notato, si trova a una certa distanza dalla scogliera. Non solo. In più punti ci sono degli alberi a bloccare la vista sul mare. Tuttavia, se dovessi stare in piedi sull'orlo del precipizio e guardare giù, probabilmente cadrei. Una cosa che preferirei evitare, milord.» «Non ne dubito, signora Chantry. Tuttavia, dia un'occhiata ai suoi piedi in relazione al pavimento. Non è sull'orlo di un burrone. Il piano di questa scrivania è alto meno di un metro. Non si può dire che sia una grande altezza»

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


Amy cominciava a sentirsi disperata. «Dal suo punto di vista può anche essere vero, ma i miei occhi non sono nei miei piedi. Sono nella mia testa, che è alta almeno un altro metro e sessanta. Sono più di due metri e mezzo, milord! E quando guardo in giù, sembrano molti di più.» «Allora non guardi in giù» suggerì lui, con voce a un tratto inspiegabilmente tenera. «Si butti.» E quando lei lo fissò inorridita, lui sussurro': «La prenderò». Amy trattenne il fiato. Aveva la strana sensazione che lui stesse parlando di qualcosa di diverso dal saltare da una scrivania. «Ovviamente, se la considera una possibilità troppo rischiosa, posso sempre prenderla in braccio.» Fu il tono dolcemente pensieroso di lui che le fece prendere una decisione. Amy raddrizzo' la schiena e lo guardò severa. «Voglia cortesemente darmi la sua mano, signore.» Fece un determinato passo avanti. «E se dice un parola di questo ad anima v...» La porta si spalanco' e lady Hawkridge entrò con la consueta aria distratta. In bilico sull'orlo della scrivania, Amy alzò la testa di scatto, ondeggio' per alcuni terribili istanti e precipitò in avanti. «Buongiorno, nonna» disse con calma Hawkridge, mentre lei gli cadeva in braccio. «Buongiorno, Marc, carissimo. Come sei stato gentile ad aiutare Amy a scendere dalla scrivania.» Amy emise un suono strozzato e si divincolo' dalle braccia di Hawkridge. La colpì l'assurdo pensiero che l'avesse lasciata andare solo perché nella stanza c'era sua nonna, ma non ebbe tempo di soffermarsi sulla rigidità del suo corpo. L'articolo spiegazzato di giornale scelse proprio quel momento per caderle dalla tasca. Tutti lo guardarono svolazzare sul pavimento. Quando Hawkridge fece per chinarsi a raccoglierlo, Amy si tuffo'. Strappandoglielo da sotto le dita, se lo rimise in tasca. «Una...una ricetta per la lozione Denmark » spiegò, raddrizzandosi come una marionetta alla quale fossero stati tirati i fili di scatto. «Spero non le dispiaccia se ho ritagliato l'articolo, milady. È portentosa contro le lentiggini.» «Non mi spiace affatto, mia cara. Ma...» Lady Hawkridge piegò la testa da un lato. «Lei non ha le lentiggini.» «No, ma è meglio prevenire che curare, non trova? E dato che vado spesso al villaggio sotto il sole, ho pensato...» «Oh, cielo, e io che stavo per pregarla di portare un cesto di indumenti fino a Lavender Cottage» mormorò la contessa, guadagnandosi l'eterna gratitudine di Amy, che non vedeva l'ora di allontanarsi dalla presenza conturbante di Marc. «Ma può prendere il calesse, naturalmente, se non le va di camminare...» «Niente affatto, signora. Scendo volentieri al villaggio, soprattutto quando l'obiettivo è una visita al Cottage.» Sua signoria si illumino'. «So che ha a cuore il nostro piccolo progetto, cara. E i bambini sono sempre così contenti di vederla.» «Vado a prendere il mantello e...» «Sia di ritorno tra cinque minuti, signora Chantry» la esorto' Hawkridge, vedendo che si allontanava a passo deciso verso la porta. «La porto io fino al villaggio.» Per poco Amy non incespico'. «Sta comoda, signora Chantry?» Comoda come può esserlo una che si aspetta inizi l'interrogatorio da un momento all'altro. «Si, grazie, milord. Il suo calesse è molto ben molleggiato.» Hawkridge le lanciò un'occhiata divertita mentre uscivano dai cancelli e svoltavano sulla strada per Ottersmead. «È per questo allora che si aggrappa convulsamente allo sportello. Teme di essere sbalzata fuori al primo scossone.» Amy arrossi' e tolse la mano. «Sono sicura che questa strada non è accidentata.» «Lo credo anch'io. Per questo l'ho presa. Pensavo si sarebbe sentita più tranquilla che sulla strada della scogliera.» Lei batte' gli occhi, chiedendosi se avesse sentito bene. La strada che avevano preso si inoltrava tra i campi e boschi. Era più lunga, e lei aveva pensato che Hawkridge l'avesse scelta per avere più tempo per l'interrogatorio. Invece si era preoccupato delle sue vertigini. «Non so cosa dire, milord. Grazie.» «Sembra sbalordita, signora Chantry. Mi credeva incapace di gentilezza e considerazione?» «N...no, certo che no. Io...»balbetto' lei. «Ieri sera coi suoi nipoti... So quanto è... protettivo nei confronti della sua famiglia.» «Al punto da fare il tiranno.» Il luccichio malizioso nei suoi occhi la fece sorridere. «Capisco che non desideri vedere dei giovani rovinarsi perché un genitore è troppo protettivo e l'altro non abbastanza...»Finalmente fermò la sua lingua impertinente. «Non abbastanza autoritario» finì Hawkridge per lei. «Un'analisi acuta, signora Chantry.» Amy arrossi'. «È un'analisi che non avevo alcun diritto di fare. La prego, mi perdoni, io...» «Può dirmi tutto quello che vuole, signora Chantry.» Il suo sguardo era franco. «Tutto. Su qualunque argomento.» Tutto? Su qualunque argomento? «Uh, milord... La strada? Sta curvando verso destra.» Lui riportò lo sguardo davanti a sé, ma non prima che lei avesse notato il guizzo di una risata nei suoi occhi. «Non era questo che mi riferivo. Voglio che si fidi di me, Amy.» «Mi...mi fido di lei, signore.» «Si? Non si direbbe.» Vedendo che restava in silenzio, cambiò argomento. «Mi dica come ha acquisito un tale intuito riguardo ai rapporti umani. Sua madre era troppo protettiva o troppo debole? Entrambe le ipotesi giustificherebbero un matrimonio quando era ancora una bambina.» «Avevo diciassette anni!» protesto' Amy indignata. «E mia madre non era né protettiva né debole. Anzi, non ebbe nulla a che fare col mio matrimonio.» «Ha deciso tutto da sola?» «Non avevo scelta, signore. La mamma fu malata per molto prima di morire. Io dovevo pensare a entrambe.» «È abituata a cavarsela da sola, vero? La sua non è una questione di fiducia, anche se non la concede facilmente. È una questione di indipendenza. Quello che vorrei che capisse è che non è più necessario che sia così.» «Perché no?» La pazienza di lui aveva un limite. «Perché vive sotto la mia protezione, accidenti! E se si trova in qualche past...» «Non vedo perché dovrei smettere di combattere le mie battaglie solo perché vivo in casa sua. Lei non si appoggia a nessuno.» «È diverso. Sono un uomo.» Sbotto' lui. «Una ragione in più per mantenere la mia indipendenza! Quando comanda un uomo, di solito succedono dei disastri.» Ribatte' Amy. «È per questo che ha mentito riguardo a quel ritaglio di giornale, poco fa? Per evitare dei disastri?» Lei sbatte' all'indietro contro il sedile come se lui avesse lanciato i cavalli al galoppo. «Forse avrei dovuto spiegarle meglio, signora Chantry, le conseguenze di questo suo continuo giocare con la verità.» Lei degluti'. «Lasci che le dica, milord, che una richiesta di fiducia perde buona parte della sua efficacia quando è immediatamente seguita da una minaccia! Si, ho mentito riguardo a quel dannato pezzo di carta, e lei avrebbe fatto lo stesso al mio posto.» Hawkridge tirò bruscamente le redini e si girò verso di lei. «Vorrebbe chiarire meglio questa affermazione?» Lei degluti' ancora. «Intendevo semplicemente dire che usa le stesse bugie... sociali, che usiamo tutti per non ferire i sentimenti degli altri.» Con suo sollievo, l'espressione di Hawkridge si ammorbidi'. «Chi voleva proteggere, signora Chantry? E perché?» Lei strinse le labbra e alzò il mento. «Non le consiglio di guardarmi così, signora Chantry. Le conseguenze potrebbero superare le sue aspettative.» «Altre minacce, signore?» «Accidenti, Amy, era preoccupata per qualcosa... E non mi riferisco a quel dannato ragno. Avrà voluto risparmiare i sentimenti di mia nonna. Dei miei le importa certo meno. Vorrebbe lasciar perdere la sua sfiducia nei confronti del sesso maschile e dirmi che diavolo c'era su quel ritaglio?» Amy sospirò. Hawkridge era capace di restare lì in mezzo alla strada finché non avesse avuto le sue risposte. Poteva anche dargliene una. Se poi lui avesse chiesto di vedere il ritaglio, gli avrebbe detto che lo aveva bruciato.

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Capitolo 12
*** 12 Capitolo ***


«Se proprio vuole saperlo, signore, ho ricevuto un messaggio da parte del signor Tweedy, che mi avvertiva di non interferire nel suo corteggiamento di lady Hawkridge.» «Cosa?» Marc strinse gli occhi. «E ha dedotto tutto questo da un ritaglio di giornale?» «Era particolarmente inerente alla mia situazione, signore.» Questo almeno era vero. «Ho ritenuto che una cosa simile avrebbe turbato sua signoria. Ora, possiamo ripartire prima...» «Inerente? In che senso?» «Si riferiva al comportamento dei domestici. Sa, se arrivasse un'altra carrozza in velocità...» «Tanto per cominciare, signora Chantry, lei non è una domestica. Secondo, consegnerà a me ogni altra lettera minatoria. È chiaro?» «Era la 'mia' lettera minatoria!» Hawkridge ebbe un ringhio. «Basta con questa ostinata indipendenza! Soprattutto quando il suo ragionamento non ha alcuna parvenza di logica. Tweedy l'ha minacciata?» «Non espressamente. Sembrava avere gli stessi dubbi sul mio passato che ha lei.» Lei alzò il nasino. «Vorrei proprio sapere cosa c'è in me che induce certe persone a pensare il peggio sul mio conto.» Hawkridge fece una smorfia contrita. «Per quanto riguarda me, ammetto di essermi sbagliato sul suo conto.» «Uhm!» «In tutta onestà, deve ammettere che i precedenti errori di giudizio di mia nonna, uniti alla mancanza di informazioni su di lei, avevano pesantemente influenzato la mia opinione.» «Uhm!» «Tuttavia, sono lieto di informarla che, anche se non fossi già stato certo della sua innocenza, il suo attuale comportamento mi avrebbe convinto.» «Prego, signore?» «Quel piccolo mento ribelle mi sta implorando di essere catturato tra due dita, perché la sua padrona sia baciata appassionatamente.» «Che co...?» «Per sua fortuna, siamo in vista del villaggio.» Giunsero a metà della strada principale di Ottersmead prima che Amy riuscisse a chiudere la bocca. «A proposito» fece Hawkridge tranquillamente, come se non avesse appena lasciato cadere una bomba. «Per chi sono quei vestiti?» Lanciò un'occhiata al cesto posato ai loro piedi. «Non ricordo un Lavender Cottage a Ottersmead.» «Credo che un tempo fosse noto come la vecchia residenza Smitton. Lady Hawkridge l'ha affittato il mese scorso per destinarla ai bambini orfani e... e alle madri nubili della parrocchia.» Amy avvertì l'occhiata che lui le lanciò come una bruciatura alla guancia, e risoluta tenne lo sguardo dritto davanti a sé. «Sono sorpresa che lady Hawkridge non l'abbia informata del progetto.» «Io no» fece lui un po' secco. «L'ultimo affittuario tentò di derubarla. A ogni modo, la residenza Smitton è in cima a un sentiero ripido. Lasceremo il calesse al Green Man e proseguiremo a piedi.» Amy si era preparata a sentire critiche, o perlomeno l'insinuazione che fosse stata lei a indirizzare l'interesse della contessa verso gli orfani e le madri nubili. Quando si rese conto che non avrebbe fatto altri commenti, Marc stava fermando il calesse sull'acciottolato davanti alla locanda. La loro attenzione fu immediatamente attratta da un rumore che assomigliava alle stridule grida dei gabbiani. «Avevo l'impressione che le signore del Comitato per l'abbellimento del villaggio si fossero già riunite questa settimana» osservò Hawkridge, guardando accigliato il gruppetto di signore responsabili del pigolio eccitato. «Infatti è così, signore.» «Allora perché molte di loro ci stanno salutando dal marciapiede di fronte?» «Non ne ho idea, milord.» Amy agito' la mano in risposta al saluto delle signore, sperando che l'eccitazione dipinto sulle loro facce non dipendesse dal fatto che lei era in carrozza con Hawkridge. «Forse lord Nettlebed potrà illuminarla in merito. Sembra il suo cavallo, quello.» Hawkridge seguì il suo sguardo. «È vero.» Ma prima che potesse continuare un altro calesse, guidato dal visconte Eversleigh, si fermò nel piazzale. La voce roboante di lord Colborough fece vibrare i loro timpani. «Buongiorno, signora Chantry. Hawkridge. Dove diavolo è Jennings! Ehi! Jennings!» «Non c'è bisogno di urlare, nonno» osservò Eversleigh. «Buongiorno, signora Chantry. È in armonia con la stagione. Il verde di quel mantello le dona moltissimo.» Amy gli sorrise.«Grazie, milord.» Hawkridge si acciglio', la prese per la vita e la tirò giù dal calesse senza tanti complimenti. «La signora è vedova» disse, mettendola giù con un tonfo. «Le vedove portano colori scuri.» Amy stava per protestare per il trattamento subito, quando vide il sogghigno di Eversleigh. Tuffo' la testa nel calesse in cerca del cesto. «Andate a fare un picnic?» chiese Eversleigh, innocente. «Facciamo una commissione per mia nonna» ribatte' Hawkridge, come se avesse parlato tra i denti. «Dov'è Clarissa?» ringhio' Colborough. «Da qualche parte con quel Tweedy, immagino.» Marc si girò con un sorriso maligno. «Non ne ho idea. Ma dato che la nonna ha decretato questa mattina che il nostro Public Day si terrà fra tre giorni sono certo che il buon Tweedy approfitterà dell'opportunità per farle la corte.» «Potremmo fare questo Public Day anche subito» osservò Eversleigh. «Metà del villaggio sembra essersi dato appuntamento qui. Ecco che arrivano Nettlebed con Lucinda e gli Ingham.» «Ah!» Abbaio' Colborough, guardando Kitty Ingham. «Ti è andata bene, Hawkridge, anche se allora forse non l'hai pensato. Una ragazzina dolce, Kitty, ma non del tuo spessore. Sarebbe scappata via spaventata la prima notte.» Amy decise che era ora di avviarsi. « Be', milord...» «C'è qui una signora, nonno» intervenne Eversleigh nello stesso istante. «E allora?» sbotto' l'uomo. «La signora Chantry è stata sposata, no? Non sverra' per due parole schiette.» Storse la bocca. «Razza forte, i Dalton.» «Buongiorno a tutti» chiamò Kitty. «Non è una bellissima giornata? Oh, signora Chantry, sbaglio o ho sentito lord Colborough dire che è imparentata coi Dalton? Sarah è una delle mie più care amiche. L'ho vista a Londra recentemente, ma lei e Ravensdene hanno dovuto abbreviare il soggiorno perché si avvicinava la data del lieto evento. Ha saputo come sta? E il suo caro piccolino?» «Nick mi ha scritto qualche settimana fa. Dal tono della lettera, ho dedotto che Sarah godeva di ottima salute e che erano alle stelle per l'arrivo dell'erede. A proposito, Kitty...» Hawkridge la trafisse con un'occhiata eloquente. «La parentela della signora Chantry coi Dalton, se c'è, è molto remota. In realtà non li ha mai incontrati.» «Capisco» disse lady Ingham immediatamente. Rivolse un sorriso affettuoso ad Amy. «Non si preoccupi, signora Chantry. Non dirò nulla. Non c'è niente di più imbarazzante del fatto che la gente presuma sul nostro conto cose che non sono vere. Ma sono sicura che Marc scoprirà la verità per lei, se lo desidera. È bravissimo come investigatore.» Amy degluti' e aumentò la stretta delle mani intorno al cesto. «Ora, se non le dispiace...» «Amy! Eccola!» Lucinda si materializzo' accanto a Kitty, con un abito da equitazione scarlatto adornato fino all'inverosimile di passamanerie dorate. «Sono così dispiaciuta che non abbia conosciuto Jeremy, ieri sera. Era particolarmente desideroso di parlarle perché gli ho detto che desidera aiutarci.» «Prego...?» «Dopo tutto, lei sa cosa vuol dire essere innamorati.» «Be'...» «Ma glielo presenterò al Public Day.» «Dov'è Crispin, questa mattina?» intervenne Hawkridge. «E a chi importa?» ribatte' Lucinda. «Papà gli ha chiesto di venire a cavallo con noi, ma lui ha preferito sparire in un vecchio granaio polveroso.» «Sta dipingendo la barca che ha trovato nella darsena» spiegò Nettlebed. «Meglio che parli con Augusta, Marc. Non è affatto d'accordo che tu gli insegni a navigare.» «Più tardi» taglio' corto Hawkridge. Amy si rese conto che lui la stava fissando con una strana intensità. Immediatamente, fece un sorriso forzato e guardò Eversleigh, che era appena uscito dalla locanda. «Dio solo sa dov'è finito Jennings. Non riesco a trovarlo da nessuna parte.» «Cosa crede che resteremo qui ad aspettarlo tutto il giorno?» borbotto' Colborough. «Non lo biasimo per essersela data a gambe, con gli squittii che arrivano da là, ma... Smettetela di ciarlare!» ruggì a un tratto, alzando la voce a un livello capace di coprire una cannonata. Le signore smisero di parlare come se qualcuno le avesse schiaffeggiate. Fissarono l'anziano gentiluomo strabiliate, poi, quando lui fece un passo avanti, si voltarono tutte insieme e fuggirono come un branco di pernici spaventate. Eversleigh gemette. «Ben fatto, nonno. Questo contribuirà alla tua reputazione di gentiluomo.» Colborough alzò le spalle. «Ha funzionato, no?» Hawkridge cominciò a sogghignare. Il visconte alzò gli occhi al cielo. «Non riesco a trovare Jennings» sospiro'. Dopo una rapida occhiata a Hawkridge, guardò Amy e le strizzo' un occhio. «Vorrebbe stanarlo per me, signora Chantry? Il vecchio Jennings ha sempre avuto buon occhio per le belle signore. Potrebbe avere più successo di me.»

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Capitolo 13
*** 13 Capitolo ***


Il sorriso scomparve dal viso di Hawkridge in un battibaleno. «Non è affatto divertente, Pel. Trovatelo tu, Jennings. E digli che se vuole continuare a gestire il Green...» Si interruppe, perché lo sguardo gli era caduto sull'insegna appesa sopra la porta. Tutti tranne Nettlebed seguirono il suo sguardo. «Frog?» esclamarono in coro, con espressioni che variavano dall'oltraggio all'incredulità. L'immagine di un grasso, tronfio rospo verde dondolava nella brezza. «Stavo per avvertirti. Per questo le signore del Comitato erano così eccitate. A qualcuna di loro è venuto in mente che Green Frog, il rospo verde, avesse più senso che Green Man, l'uomo verde, e hanno messo in croce il povero Jennings perché cambiasse nome al locale. Il poveretto ha appeso la nuova insegna mezz'ora fa. Ora sta annegando i suoi dispiaceri in cantina.» Disse cupo Nettlebed. «Misericordia!» sbotto' Hawkridge. Afferrò Amy per un polso. «Pel, la signora Chantry e io abbiamo una commissione urgente. Rintraccia Jennings e fagli togliere quella ridicola insegna. Digli che perderà tutti i clienti, se cambierà nome alla locanda. Digli quello che vuoi. Ma fallo!» Strappò il cesto ad Amy. «E per quanto riguarda lei, signora Chantry, se ha finito di ricevere complimenti da tutti gli uomini del villaggio, ce ne andiamo prima che il comitato faccia sculettare le anatre di pietra per il cortile.» «Le statue non sculettano» lo informò Amy sussiegosa. «E io non stavo...» Fu trascinata per il cortile a un'inaudita velocità. «Insomma, milord!» Non aveva neanche il fiato per protestare. Fissò la salita davanti a sé e decise di rimandare il resto della filippica a quando fosse arrivata a Lavender Cottage. Non ci sarebbe voluto molto, di quel passo. «Spero che si renderà conto che lord Colborough e lord Nettlebed ci stanno fissando a bocca aperta e che lord Eversleigh è piegato in due dal ridere» iniziò, quando giunsero a destinazione. Marc si girò. Dato che il Cottage era situato su una collinetta da cui si godeva un'eccellente vista sul piazzale, gli bastò una rapida occhiata per appurare che aveva ragione. Si acciglio', aprì il cancelletto con un calcio e trascino' Amy per il vialetto. «Mi fa piacere che Pel trovi la situazione così divertente» brontolo', bussando con un pugno perentorio. «Stavo solo cercando di essere gentile, milord. Non c'era bisogno che lei si mettesse a brandire la clava.» «Brandire la clava?» «Uhm...» Questo, lei non aveva alcuna intenzione di spiegarglielo. «Non importa. Ho afferrato il concetto.» Fece lui cupo. Non ebbe il tempo di approfondire. La donna apparsa sulla porta lo guardava con occhi lucidi d'aspettativa. Tornò indietro con la mente di un paio di decenni e rispolvero' un nome. «Buongiorno, signora Fidler. Come sta?» «Non riesco a credere che si ricordi di me, milord! Giuro che non era più di uno scolaretto quando lasciai il mio impiego presso lady Hawkridge per sposare il signor Fidler. Sto molto bene, signore, grazie. Il lavoro qui mi piace. Mi tiene impegnata, dato che mio marito è deceduto due anni fa.» Sorrise a Amy.«E la signora Chantry l'ha portata qui per vedere l'ultimo progetto di sua signoria? Più che giusto, direi. Buongiorno, signora.» «Buongiorno a lei, signora Fidler. Possiamo entrare?» «Cielo! Che sciocca. Mettermi a chiacchierare sulla porta! Vorrete vedere i bambini, no? Cora li ha portati in giardino per le lezioni.» «Che bella idea. Si, mi farebbe piacere vederli. Potrebbe mostrare l'istituto a lord Hawkridge, mentre io esco.» Approvò Amy. «Con piacere. Sono i vestiti che ci aveva promesso lady Hawkridge, milord? Li appoggi pure lì e venga con me.» Mentre Amy approfittava della situazione per sparire lungo un corridoi, Marc si rassegno' a un minuzioso giro della casa. Per fortuna era piccola. Vide e sentì tutto quello che c'era da vedere e da sentire in venti minuti. Furono sufficienti perché venisse informato che, grazie all'influenza di Amy, Lavender Cottage era una casa che non aveva uguali in tutta la contea. Liberandosi infine con la scusa che i suoi cavalli avrebbero potuto innervosirsi, uscì in giardino. Anche questo era piccolo, ma ben curato, con cespugli di rose e un gelsomino che si arrampicava su un arco. Ovunque guardasse c'erano fiori di lavanda che ondeggiavano lievi nella brezza, permeandola di un profumo cosi intenso che gli faceva girare la testa. Fu per questo, forse, che non appena scorse Amy, fu come se avesse preso un pugno in pieno petto. L'aria gli uscì dai polmoni e i colori del giardino furono avvolti da una nebbia che lasciò limpida solo la figura di Amy, incorniciata da un cerchio di luce incandescente. Lui si fermò, stringendo gli occhi per ripararli dalla luce. Il cerchio si allargò e lui vide che Amy era seduta su una seggiolina in mezzo a una decina di bambini. Leggeva un libro che teneva in grembo. Tutti i faccini rivolti verso di lei avevano la stessa espressione di rapita attenzione. Li capiva, pensò a un tratto. Sarebbe potuto restare seduto lì anche lui per sempre ad ascoltare il dolce tono della sua voce. Non era desiderio lo strano languore che l'aveva pervaso, anche se il desiderio lo attanagliava ferocemente ogni volta che la vedeva. Il sentimento che provava era qualcosa di più profondo, qualcosa che faceva parte di lui a tal punto che se mai gli fosse stato strappato, la perdita avrebbe compromesso la sua stessa anima. La amava. «Ci sa fare con i bambini, signora Chantry» osservò qualche minuto dopo, mentre uscivano dal giardino. «Grazie, milord. Se non le dispiace aspettare un attimo, vado a salutare la signora Fidler e...» «Mi sono preso la libertà di farlo a nome suo. La signora Fidler è una donna eccellente, ma ha la tendenza a chiacchierare troppo.» «Oh, non credo...» «Ovviamente, le chiacchiere a volte sono utili. Ci sono altre due ragazze che vivono qui, vero?» «Si. Jane ed Ellen.» Amy si ammoni' che coinvolgere Hawkridge nel progetto della contessa era di gran lunga più importante del suo confuso stato emotivo. Ma le era difficile scordare la penetrante intensità dei suoi occhi grigi, quando l'aveva sorpreso a fissarla. «Jane ed Ellen?» sollecito' lui. Amy trasali'. «Oh, si! Hanno trovato lavoro come cameriere, signore. Non possono badare ai loro figli durante il giorno e per questo li ospitiamo a Lavender Cottage. Le ragazze contribuiscono ai loro mantenimento con quello che guadagnano e Cora insegna loro a leggere e scrivere.» «E la storia di Cora?» chiese lui, tenendole aperto il cancelletto. «Anche troppo comune, temo. È stata sedotta e abbandonata dall'uomo che aveva promesso di sposarla, e poi ha perso il lavoro quando la sua padrona ha saputo delle sue condizioni.» Lui le lanciò una rapida occhiata, mentre cominciavano a scendere lungo il sentiero. «Una storia davvero tristemente comune. Molto simile a quella di sua madre, a parte il fatto che fu la morte di suo padre a lasciarla sola.» Amy provò una stretta alla gola, anche se si era aspettata che Hawkridge dicesse qualcosa di simile da quando aveva scoperto lo scopo di Lavender Cottage. «In caso se lo stia chiedendo, lady Hawkridge non sa nulla né di mia madre né delle circostanze della mia nascita. Ammetto di avere intercesso quando la povera Cora è stata sorpresa mentre tentava di mungere una delle sue mucche, ma...» «Non la stavo criticando, signora Chantry.» Lui le sorrise, un sorriso così rassicurante che lei sentì il cuore perdere un colpo. «E sono davvero felice che mia nonna si sia fatta promotrice di un simile progetto. Il suo mecenatismo nei confronti di artisti non le aveva procurato che guai.» Per fortuna di Amy raggiunsero la locanda, evitandole la necessità di una replica. Mentre Jennings usciva di corsa, traboccante di scuse e ringraziamenti, Amy cercò di rimettere ordine nella propria testa. Sperava che non ci volesse molto. Aveva ancora davanti il lungo tragitto del ritorno. Presero la strada della scogliera. Amy non avrebbe saputo dire se Hawkridge avesse imboccato quella strada per forza d'abitudine o perché aveva creduto alle sue rassicurazioni di poco prima. Ma non ebbe tempo di chiederglielo. Avevano appena superato la casa del vicario quando lui tornò a interrogarla sul suo passato. «Mi parli di sua madre, signora Chantry.» La guardò «Se non sbaglio nel ritenere che la sua situazione sia stata simile a quella di Cora, deve essere stata una giovane donna eccezionalmente coraggiosa per allevarla da sola.» Amy rimase incerta per un attimo, poi decise che, dopo aver visitato Lavender Cottage, l'Interesse di lui doveva dipendere da una sincera preoccupazione. «La situazione di mia madre fu anche peggiore. Almeno, Cora non ha dovuto vivere in un ospizio per poveri. Non è facile trovare lavoro quando si ha un neonato tra le braccia o una bambinetta attaccata alle gonne. E ogni volta che trovava un'occupazione le venivano imposti dei... penosi compromessi.» «Che riguardavano i suoi datori di lavoro uomini?» Lei ebbe un piccolo cenno d'assenso. «Ero troppo giovane per rendermene conto, naturalmente, ma ricordo com'era spaventata o depressa, a volte. Alla fine, l'ospizio per i poveri dev'esserle parsa la soluzione più sicura.» «Ma difficile da lasciare quanto un carcere, immagino.» «Non si può uscire se non si dimostra di essere indipendenti economicamente. Ma come si fa a cercare un impiego se si è tenuti confinati e oberati di lavoro? È un circolo vizioso, soprattutto per i vecchi e i malati o i bambini, come me, privi di un'educazione formale.» «Lei ha più che un'educazione formale, signora Chantry. Merito di sua madre, immagino.» Amy annuì. «La sera, mi insegnava tutto quello che ricordava di aver imparato quando studiava.» «Persino come si comporta una signora» mormorò lui. «Lei 'era' una signora! Non solo per nascita, ma in tutti i modi che contano.» Lui abbozzo' un sorriso. «Avendola conosciuta, signora Chantry, non ho alcun dubbio al riguardo.» Un po' blandita, Amy sospirò. «Alla fine, mi presero in casa del sovrintendente come cameriera...» «Ma?» la sollecito' lui. «Crebbi, signore. Divenni abbastanza grande da attirare l'attenzione del figlio maggiore e... e dei suoi amici. Cominciai a cercare un altro lavoro. Trovai un posto all'Accademia per Signorine Appleton. Io...» Alzò il mento. Ora, almeno, gli avrebbe raccontato la verità. «Mentii per farmi assumere come maestra. Feci perfino scrivere delle referenze fasulle a mia madre...» Degluti'.«Mi rendo conto che non posseggo nessuna delle competenze che ci si attendono dalla dama di compagnia di una contessa, ma...» «Amy.» Il tono gentile di lui, il suo sguardo schietto, fecero svanire il resto del suo discorso. «Lei è una signora» affermò Hawkridge con calma. «Una vera signora in attesa della giusta collocazione.» Sostenne lo sguardo di lei ancora per un attimo, poi riportò l'attenzione sulla strada. «Immagino che il sovrintendente dell'ospizio non sia stato troppo compiaciuto del suo avanzamento di carriera.» «Gli dissi che avevo trovato un altro posto di domestica. Il che lo fece infuriare ancora di più. Mi chiamò con tutti gli epiteti che gli vennero in mente e minacciò perfino di buttare la mamma in mezzo a una strada.» Marc strinse gli occhi. «Cosa glielo impedi'?» «Mia madre era molto malata. Gli dissi che sarei andata a denunciarlo dal magistrato se non le avesse concesso di restare finché non avessi trovato un altro alloggio. Per fortuna non ci volle molto. Affittai una stanzetta in una locanda, e la mamma lavorò in cucina quando se la sentiva, in cambio del vitto. Fummo fortunate. Erano brave persone.» Lui annuì. «Lei era là quando conobbe suo marito?» Amy fissò le sue mani.«Si. Per la precisione, lo conobbe prima lei. Lui alloggiava là, e mia madre gli si affeziono'. Era un uomo... gentile.» Marc guardò la miriade di espressioni attraversarle il volto. Capiva la tristezza e il rimpianto, ma c'era stata... esitazione. Incertezza. Come se fosse stata sul punto di dirgli di più, ma si fosse ritirata nella sicurezza del silenzio. Cercò di reprimere un moto di impazienza. Lui aveva bisogno di conoscere l'intera storia! Amy si era trovata in una situazione disperata. Aveva dovuto togliere sua madre dall'ospizio dei poveri e allontanarsi da quel bastardo del sovrintendente... Ma fino a che punto era stata disperata? Aveva mentito, e lui ne era lieto. Gli si gelava il sangue al pensiero della situazione in cui doveva essersi trovata. A quali altri mezzi era ricorsa? Lui doveva scoprirlo per proteggerla dalle eventuali conseguenze. «Era molto affezionata a sua madre, vero?» Lei annuì. «Eravamo sempre vissute insieme. Solo noi due. E quando lei morì...» Per un attimo, non si udì altro che il cinguettio degli uccelli e lo scalpitare dei cavalli. Poi lui tirò le redini e le trasferì in una sola mano. «Lo so» disse, a voce molto bassa. Poi si portò una mano di lei alla bocca, la girò e premette le labbra sul delicato intreccio delle vene sul polso. Il battito sotto la pelle di lei si fece frenetico. Un lieve rossore le coloro' le guance. «Lei... lei riesce sempre a sorprendermi, milord. Non so perché.» Lui storse la bocca in un sorriso. «Non lo sa?» chiese un po' amaro. «Data la sua opinione sulla mia tendenza a... ehm, brandire una clava, trovo difficile crederlo.» Amy si sentì arrossire di nuovo. Il calore sembrava emanare dal punto che le labbra di lui avevano toccato. All'improvviso provò un incredibile impulso di raccontargli tutto. Come se non avesse detto abbastanza! Non c'era da stupirsi se si sentiva scossa. Era come se qualcuno l'avesse presa per i piedi e scrollata per vedere cosa cadesse. Lei non si era mai fidata di nessuno. Ma con le sue semplici parole, Hawkridge le aveva fatto capire che comprendeva la sua perdita perché l'aveva provata anche lui, e che c'era una specie di... quasi d'affinità tra di loro. Un'affinità che non si era mai aspettata di poter condividere con un uomo. Per qualche motivo, questo la faceva sentire più vulnerabile che mai, come se stesse pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. Disperatamente, cercò un terreno più solido. «Santo cielo, milord! La vista da qui è davvero spettacolare, non trova? Capisco perché lady Hawkridge fosse così desiderosa di mostrare questo punto al signor Twee...» Un'altra sottile lastra di ghiaccio minacciò di incrinarsi sotto i suoi piedi. Il sorriso comprensivo di Hawkridge fu sostituito da un'espressione pensosa. «Credo che scambiero' qualche parolina con questo Tweedy. Si da un po' troppo da fare, per i miei gusti» brontolo'. «Posso assicurarle, signore, che lady Hawkridge non corre alcun pericolo di essere irretita.» Lui la guardò accigliato. E allora, perché se ne va in giro ad ammirare il paesaggio con Tweedy?» Amy ebbe un improvvisa visione dell'irascibilita' di lord Colborough mentre discutevano dello stesso argomento. «Aspettiamo e lo sapremo» suggerì, chiedendosi se il proprio sospetto fosse corretto. Lui la guardò come se fosse matta. «Aspettare che la situazione si deteriori?» Riprese le redini e le fece schioccare sul dorso dei cavalli. «No, grazie, non fa per me.»

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Capitolo 14
*** 14 Capitolo ***


Hawkridge si chiuse in un silenzio cupo. Non solo Amy se ne stava seduta accanto a lui con un'espressione di muta disapprovazione sul viso. Gli erano appena venuti in mente pensieri poco piacevoli. Dopo quello che era venuto a sapere quel mattino, conquistare Amy non sarebbe stato facile come lui aveva sperato. Ci sarebbero volute abilità e pazienza. La loro disparità sociale era enorme. Non che a lui importasse un fico secco, ma ad Amy sarebbe importato. Se le avesse fatto una corte troppo serrata in pubblico, avrebbe dato origine a pettegolezzi che l'avrebbero ferita profondamente. D'altra parte, data la storia di sua madre e la sua generica diffidenza nei confronti del sesso maschile, una diffidenza giustificata, doveva ammetterlo, un corteggiamento privato l'avrebbe fatta fuggire a gambe levate. E poi c'era la sua dannata indipendenza. Marc si acciglio'. L'intera faccenda prometteva di essere un lungo, faticoso processo. E lui non voleva un processo faticoso. Voleva lei. Subito! Immediatamente! Voleva il diritto di proteggerla, di amarla, di sposarla. Voleva farla ridere di nuovo. Voleva... «Mi scusi, milord, ma vuole esercitare ancora un po' i suoi cavalli? O ha scordato la strada per le scuderie?» Marc riportò la propria attenzione sulla guida e scoprì che aveva appena oltrepassato il vialetto che portava alle stalle. I suoi cavalli, essendo i cortesi, beneducati animali che erano, non si erano opposti alla sua apparente decisione di fare un giro intorno a casa. Riflette' in fretta. «Mi è appena venuto in mente, signora, che se non sa andare a cavallo, probabilmente non ha mai portato una carrozza.» «Be', no, ma...» «Allora, posso insegnarle.» «Oh.» Per qualche secondo lei parve adorabilmente confusa. «Grazie, milord, ma ho parecchie lettere che mi aspettano sulla mia... voglio dire, sulla sua scrivania.» Tagliarono una curva. Lui non voleva pensare al danno che le ruote posteriori avevano fatto al prato. Sperava solo che sua nonna non se ne accorgesse. «Un altra volta, allora. Nonostante sia un tiranno, ritengo che le signore dovrebbero essere in grado di condurre una carrozza, in caso di necessità.» Lei si acciglio'. «Non ho mai detto che è un tiranno, signore. Solo... estremamente conscio delle sue responsabilità.» Il cipiglio svani'. A un tratto, parve straordinariamente compiaciuta dalla propria scelta di parole. Lui sbuffo'. «Dato che sembra tanto soddisfatta di lei, mi dica, cosa avrei dovuto fare le altre volte che la nonna si è cacciata nei guai? Lasciare che venisse derubata? Mettere in mano a Bartle quel filo di perle? Dannazione! Guardi cosa mi ha fatto fare!» Ubbidienti, i cavalli avevano di nuovo oltrepassato il famoso vialetto. Amy trattenne l'impulso di prendergli una mano per confortarlo. «Posso certamente capire perché abbia cacciato in malo modo il signor Bartle. Ma, in vita sua, ha mai aspettato che una situazione si risolvesse da sola senza precipitarsi alla carica?» Con sua sorpresa, ogni traccia di esasperato divertimento sparì dal viso di lui. «Una volta. Una volta aspettai che i miei genitori e quelli di Pelham tornassero dal loro giro in barca pomeridiano. Aspettai troppo a lungo per salvarli.» Le labbra di lei formarono un silenzioso 'oh' di comprensione. La pena le strinse il cuore. Questa volta sentì che doveva toccarlo, se non fisicamente, come lui aveva toccato lei, allora emotivamente... Doveva fargli sentire che non era solo nel provare rimpianti. E sensi di colpa. «Fu a causa di una tempesta?» sussurro'. Lui rimase in silenzio mentre faceva un altro giro della casa, svoltava nel vialetto e fermava il calesse. Poi si chino' in avanti, abbassò la testa e posò le braccia sulle cosce. «Mi scusi» mormorò lei, addolorata al pensiero di quello che lui doveva vedere con gli occhi della mente. «Non deve dirmi...» «No. Il tempo guarisce le ferite, Amy. Voglio che lei sappia.» Esitò un attimo. «Era un pomeriggio di bonaccia, ma c'era nebbia a banchi. E anche se mio padre e quello di Pelham dovevano aver remato durante la calma di vento, erano sicuramente troppo al largo per raggiungere la sicurezza della baia prima del buio. Furono investiti da un cutter che inseguiva un'altra imbarcazione. Contrabbandieri, che usavano la nebbia come protezione.» «Mi dispiace tanto. L'attesa deve essere stata terribile.» Lui abbassò lo sguardo sulle proprie mani. «Diventò atroce solo quando fu buio. Non c'era motivo di preoccuparci, ci dicevamo. Sia mio padre che quello di Pelham erano navigatori esperti, sapevano veleggiare anche di notte, con ogni tipo di tempo. Ma alla fine mio nonno e io, insieme a Pel e a Colborough, uscimmo a cercarli. Trovammo il cutter. I guardacoste erano tornati indietro, in cerca di superstiti, ma la loro velocità era stata tale al momento dell'impatto che, prima che invertissero la marcia, rappezzassero la propria barca e tornassero sul punto dell'incidente, della barca dei miei genitori non c'era più niente.» Niente, a parte pezzi di legno che fluttuavano sulla superficie del mare. «In seguito i loro corpi furono restituiti dal mare. Il medico disse che erano morti sul colpo. O feriti così gravemente che anche un minuto di ritardo nei soccorsi sarebbe stato fatale. Ma io non ne sarò mai certo. Se fossimo usciti per mare prima... Se fossimo tornati indietro a remi con loro... Forse il cutter avrebbe visto due imbarcazioni.» «Non poteva sapere che sarebbe successa una cosa simile» protesto' lei dolcemente. «No.» Lui la guardò, abbozzando un sorriso. «Il senno di poi è una cosa meravigliosa, vero? L'ufficiale incaricato dell'inseguimento, probabilmente col senno di poi, rimpianse la propria decisione di navigare senza luci per non farsi vedere. Fu incriminato per questo, naturalmente, ma stava seguendo dei contrabbandieri... Il caso fu archiviato come incidente. Uno sfortunato, imprevedibile incidente.» «Sono contenta che ne abbia parlato. Ora riesco a capire la riluttanza di lady Nettlebed nel permettere a Crispin di imparare ad andare in barca.» Mormorò Amy. «Si rassegnera'. Tutti in famiglia abbiamo il mare nel sangue. Abbiamo imparato a nuotare prima ancora di camminare.» Abbozzo' un sorriso. «Spero che capisca meglio anche la mia, ehm...» Lei gli sorrise. «La parola che stava cercando è protettivita', signore. Le fa credito.» Lui inarco' le sopracciglia. «Un'osservazione sorprendente, data la nostra conversazione di prima.» «Per nulla» replicò lei, composta.«Una donna apprezza un uomo su cui può fare affidamento, per quanto indipendente essa sia. Purché lui rispetti le capacità di lei.» «Oh, io rispetto le sue capacità, Amy. Mi creda.» «Yoohoo! Amy! Marc!» La contessa si stava sbracciando dal portico. «Credo che fareste meglio a rientrare, ora. Ad Amy potrebbero venire le lentiggini. Oh, Marc, sembra che ci sia uno strano problema di solchi di ruote nel prato. Forse dovresti scambiare due parole col giardiniere.» Sua signoria scomparve. «Pel aveva ragione» borbotto' lui. «Uno di questi giorni qualcuno strozzera' mia nonna.» Amy gli sfiorò il braccio. Spero' che la sua voce non tradisse che stava tremando dentro. «Capisco perché non vuole aspettare. Ma, per questa volta, con sua nonna... Non può accadere nulla di male. La prego.» I giorni successivi non trascorsero nella quiete in cui Amy aveva sperato andando a vivere a Hawkridge Manor. Non ebbe, perciò, molto tempo per chiedersi se avesse fatto bene a consigliare a Hawkridge di aspettare, invece che interferire in quello che stava tramando sua nonna. Appena rientrata in casa dall'escursione a Lavender Cottage, Pickles la informò che, dato che la casa sarebbe stata aperta al pubblico tre giorni dopo, c'erano molte cose da fare. Amy cercò subito la contessa, e venne a sapere che lady Hawkridge aveva invitato Tweedy a un picnic sulla spiaggia sotto Colborough Court. Quel comportamento provocatorio confermò l'opinione di Amy riguardo alle intenzioni di sua signoria. Anzi, la indusse a chiedersi divertita da quanto tempo lady Hawkridge cercasse di far ingelosire Colborough, solo per vedersi mettere i bastoni tra le ruote dall'ignaro nipote. Presto Hawkridge Manor divenne un vero alveare. I saloni da ricevimento vennero arieggiati e spolverati, il prato preparato per il gioco del cricket e un'interminabile serie di biscotti iniziò a uscire dal forno. Hawkridge cominciò a passare molte ore a Nettlebed Place, dove aiutava Crispin a preparare la sua barca. Amy era lieta della sua assenza. Decise che era molto più facile rimuoverlo dalla mente quando non le ronzava sempre attorno. Purtroppo, i ritmi dei suoi arrivi e delle sue partenze erano poco prevedibili. Invece che partire per Nettlebed Place la mattina e starci fino a sera, aveva preso l'abitudine di apparire proprio nelll'istante in cui lei doveva rimettere a posto una pila di libri un paio di centimetri sopra la sua testa, o stava sollevando un grosso vaso di fiori. Non c'era nulla nell'atteggiamento di lui che fosse causa di allarme, ma Amy cominciò a sentirsi... piccola. Delicata. Perfino fragile. Una cosa di per sé piuttosto allarmante. Poi c'erano i pensieri che le passavano a tradimento nella testa nei momenti più imprevedibili. Che lui ci fosse o no. C'era il calore che si diffondeva nel suo corpo quando ricordava il tocco della bocca di lui sul suo polso. C'erano le piccole frecce di eccitazione che la trafiggevano al pensiero dell'intensità con cui a volte la guardava. Finalmente, in base al principio che un maggiore carico di lavoro le avrebbe lasciato meno tempo per pensare, Amy offrì la propria assistenza alla governante. Funzionò. Finché Hawkridge non fece naufragare il suo piano passando a cavallo davanti alle finestre del salone proprio mentre lei stava spolverando una preziosa statua di giada. Riuscì a non far cadere la statua, ma ci mancò poco. Quell'uomo sembrava un dio greco, in sella. Amy scoprì in sé l'inaspettato desiderio di uscire a cavallo con lui. Una fantasticheria interrotta solo dall'arrivo di una cameriera che la informava che lord Hawkridge si rifiutava di permettere a sua nonna di trasformare il salone principale, che conteneva inestimabili objets d'art, in una pista per birilli, in caso il tempo fosse stato inclemente. Fu a quel punto che Amy decise che Hawkridge aveva escogitato il maligno piano di sconvolgerle la testa, per qualche suo diabolico motivo. Il giorno stabilito, tutti si svegliarono con una nebbiolina che lasciò posto a un sole splendente quando i cancelli vennero aperti al pubblico alle nove in punto. Marc scese le scale pochi minuti prima, anticipando i piaceri della caccia poiché aveva un'ottima scusa per passare l'intera giornata con la sua selvaggina preferita: Amy. Non che i due o tre giorni precedenti fossero stati infruttuosi. Amy aveva cominciato ad arrossire, poi ad assumere un'espressione di rimprovero ogni volta che lo vedeva. Un segnale molto incoraggiante. Una profonda delusione, tuttavia, lo aspettava al tavolo della colazione. Invece di Amy c'era Crispin che, sotto lo sguardo amoroso della bisnonna, divorava cibo come se non mangiasse da una settimana.

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


«Sono venuto presto per prendere quel fiocco che tieni nella darsena, zio Marc» disse suo nipote Crispin, a mo' di saluto. «Perché sei vestito così? Mi aiuti a pulirlo, vero?» «Santo cielo, Crispin, sei a senso unico come tua sorella. Non hai notato le tende e i banchi in giardino? Apriamo la casa, oggi. Buongiorno, nonna.» Le bacio' una guancia. «Sei deliziosa come sempre. Che cappellino frivolo.» «Grazie, caro.» La contessa gli strizzo' un occhio. «Credo che Pelham porti qui Bartholomew. Dovevo pur farmi bella per un'occasione così eccezionale.» Marc la guardò sospettoso. «E dato che interverranno tutti, nel raggio di miglia, di sicuro anche il signor Tweedy farà un'apparizione. Cosa stai architettando, nonna?» «Oh, concludo solo una cosa che è rimasta in sospeso anni fa, carissimo. Hai visto Amy, questa mattina? Vorrei che non lavorasse tanto. La cara ragazza ha insistito per rispondere alle lettere che sono arrivate ieri.» «Non preoccuparti. Mi assicurero' che abbia il resto della giornata libero.» La contessa sorrise. «Grazie, Marc. Ne ero certa.» «E la mia barca?» obietto' Crispin. Marc studiò il nipote. «Oggi giocherai a cricket. Abbiamo bisogno di un altro uomo.» Crispin parve perplesso, poi si illumino'. «Grazie, zio Marc. Non sono molto bravo, anzi, credo che sarò buttato fuori alla prima palla, ma il cricket è uno sport fantastico.» «Divertente quanto la vela» mormorò Marc, rispondono al suo sorriso. «Ora va' a casa, Crispin, e mettiti qualcosa di comodo. Farà caldo.» «Bene. Ci vediamo dopo, nonna!» Crispin uscì saltellando. Un attimo dopo, il portone sbatteva. «Quel ragazzo è affamato di attività maschili» osservò Marc. «Non potresti parlare con Augusta, nonna?» «Credo che il tuo intervento le abbia già dato di che pensare, Marc. Augusta non desidera che Crispin diventi un damerino viziato, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. E Crispin è stato molto malato da piccolo. Guardarlo annaspare per riempirsi i polmoni d'aria era terribile.» «Lo so, ma Bevan avrebbe dovuto imporsi quando è cresciuto. Portarlo in barca gli avrebbe fatto solo bene.» Sua nonna annuì. «L'ho sempre pensato anch'io, ma devi tener presente che, in questo caso, Nettlebed non ha voluto far soffrire tua sorella. Non è solo la salute di Crispin a preoccuparla. Ha sviluppato un vero e proprio terrore per la navigazione. Anche tu risenti ancora delle conseguenze della morte dei tuoi genitori, mio caro.» Lady Hawkridge gli diede un buffetto sulla guancia mentre si avviava alla porta. «Sono lieta che tu abbia trovato un motivo per restare, Marc.» Lui non riuscì a trattenere un sorriso. Sua nonna si era rivelata perspicace come al solito. Non che, da quando erano mancati i suoi genitori, lui avesse paura di andare in vela, anche se aveva ridotto l'attività per rispetto alla contessa. La sua reazione era stata molto più profonda. Aveva passato meno tempo possibile a Hawkridge Manor. Marc si avvicinò alla finestra che dava sul piccolo lago ornamentale. Il 'mio lago', pensò con un orgoglio che non si era concesso di provare da molto tempo. Ogni campo, ogni albero, ogni singolo mattone: suoi. Lui amava quel luogo, gli era sempre piaciuto cavalcare sulla sua terra, controllare il raccolto, discutere le ultime tecniche di allevamento con i fattori. Quei giorni avevano perso la loro magia quando suo padre e suo nonno non erano stati più lì a cavalcare con lui. Ma non erano finiti, si rese conto a un tratto. Senza saperlo, lui stava aspettando. Aspettando una ragione per tornare a casa e restarci. Per vivere, per amare, per reclamare il suo futuro. Con Amy. Sopraffatto da un senso d'urgenza, Marc si diresse a lunghi passi verso la biblioteca, ne spalanco' con una spinta la porta e aprì la bocca per formulare un'articolata proibizione sullo scrivere lettere quando fuori scintillava il sole. Sforzo sprecato. La selvaggina aveva preso il volo. «Posso tenerlo un attimo, Cora?» Nelle scuderie, Amy stava mostrando i cavalli ai bambini di Lavander Cottage. Il neonato di Cora gorgogliava felice. «È così carino.» «Potrebbe sbavare su quel bel vestito, signora.» «Che importa?» disse Amy, prendendolo. «Stai tagliando un dentino, piccolo?» Posò un bacio sulla guanciotta arrossata e respiro' il suo dolce profumo di lattante. Lui ebbe un gridolino delizioso e cominciò ad agitare i piccoli pugni. Ridendo, Amy lo alzò in aria. Fu così che Marc la trovò, entrando nelle scuderie: col sole che si rifletteva sui suoi riccioli ramati e con l'abito di mussolina che ondeggiava sulle sue curve, mentre faceva girare il bambino in aria. Il desiderio lo investì con forza. Strinse i denti finché non ebbe ripreso il controllo. Al punto in cui si trovavano, non avrebbe giovato alla sua causa buttare Amy nel più vicino box e prenderla su un mucchio di fieno con tutta la dolce impetuosita' di cui era capace. Ma era esattamente quello che aveva voglia di fare. E vederla con quel neonato peggiorava le cose. Provava il desiderio che fosse il 'loro' figlio quello che lei teneva in braccio. Voleva che Amy gli appartenesse nel modo più primitivo possibile. Al diavolo la discrezione in pubblico, decise in quel momento. Nessuno le si sarebbe avvicinato prima che lui si fosse dichiarato in privato! Stringendo la mascella con aria determinata, fece un passo avanti. Il neonato diede un occhiata alla sua faccia e scoppiò in un pianto disperato. Amy era costernata. «Oh, cielo, non so cosa gli sia preso» sussurro', cullandolo. «Lo dia a me, signora. Potrebbe avere un po' d'aria nello stomaco» intervenne Cora. «Se posso dare un suggerimento...» cominciò Marc. Amy strillo' e fece un balzo. «Misericordia, milord! Deve sempre venirmi alle spalle cosi? Per poco non facevo cadere il bambino.» Marc lanciò un'occhiata al fagottino che singhiozzava disperatamente contro la spalla di sua madre e fece una smorfia contrita. «Temo di averlo spaventato» confessò. «Se continua ad arrivare alle spalle della gente in questo modo, non mi sorprende. Se ne vada immediatamente.» «Per l'amor del cielo, signora Chantry...» «No, non fa nulla... Cora, vero?» Marc sorrise alla ragazza. «La signora Chantry ha ragione, come sempre. Ce ne andiamo subito.» «Noi?» Amy sbatte' gli occhi.«Io non ho detto...» Lui la interruppe col semplice espediente di prenderle la mano e di infilarsela sotto il braccio. «Devo proprio insistere perché mi accompagni. Chissà quanti altri neonati impressionabili ci sono in giardino. Deve proteggerli da me.» «Ma...» Rivolgendo a Cora un sorriso cospiratore, portò via Amy. «Amy, mia cara, plaudo i motivi che l'hanno spinta a indirizzare mia nonna verso un'opera di beneficenza come Lavender Cottage. Sarò più che felice se vorrà potenziare il progetto, ma non intendo essere accompagnato da una tribù di ragazzini per il resto della giornata.» La testa di Amy aveva preso a girare vorticosamente. «Ehm... Non sta bene che si rivolga a me in modo tanto informale, milord.» «Perché no?» fece lui rifiutandosi di cooperare. Lei si acciglio'. «Presuppone un rapporto più confidenziale di quello che può esserci tra, ehm...» «Non dica che è una domestica, perché non è così.» «Be', non esattamente, ma...» «Può chiamarmi Marc, se la fa sentire meglio.» Lei gusto' il sapore del nome di lui sulla punta della lingua. Per fortuna, si interruppe prima di pronunciarlo. «Sarebbe altamente sconveniente, milord. Una dama di compagnia deve saper stare suo posto.» «Come vuole» mormorò lui con uno sconcertante voltafaccia. «Anzi, meglio così. Non dovrò preoccuparmi che si lanci in prima linea quando cominceranno le ostilità.» «Come? Di che cosa sta parlando, ora, di grazia?» «È arrivato Colborough, armato di bastone da passeggio. E se non vado errato, la compiaciuta palla di lardo che passeggia a braccetto con mia nonna è Tweedy. Mi ricordi di andare a dirgli due paroline, una volta che Colborough avrà finito con lui. Se ne resta qualcosa.»

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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


«Misericordia!» Amy passò lo sguardo da Tweedy a Colborough, che aveva avvistato la contessa col suo spasimante e, sopracciglia aggrottate, puntava su di loro a testa bassa. «Faccia qualcosa, milord! Non possiamo permettere uno spargimento di sangue sul prato!» «E perché no? Tweedy si merita di perderne una pinta o due. Se non altro, perché l'ha minacciata.» «Non... non mi ha esattamente minacciata. E le ho detto l'altro giorno che non significa nulla per lady...» «Mi ha chiesto di non interferire. Ha anche affermato che la nonna sa quel che sta facendo.» La interruppe lui. Studiò la faccia sempre più rubizza di Colborough. «Spero proprio che abbia ragione.» «Oh, cielo!» Amy si sarebbe torta le mani, ma era troppo impegnata a cercare di sospingere Hawkridge verso sua nonna. Era come cercare di spingere un muro. Lui non opponeva residenza. Semplicemente, non si muoveva. «Non c'è tempo da perdere, signore. Parli con lord Colborough! Vada a cercare lord Eversleigh! Faccia qualcosa!» Marc sogghigno'. «Può calmarsi, Amy. La nonna sta virando nel boschetto con una manovra che farebbe diventare Wellington verde di invidia. Secondo lei, quali probabilità ci sono che, quando Colborough avrà finalmente raggiunto quel punto, lei e Tweedy saranno svaniti?» «Non sono interessata a scommettere, milord. Oh, cielo, cosa sto dicendo? La storia non finirà qui, milord. Deve intervenire lo stesso. Lord Colborough affronterà Tweedy un'altra volta... E adesso, dove mi sta trascinando?» «La nonna può combattere le sue battaglie da sola» disse Marc, incamminandosi nella direzione opposta. «Non è ciò che preferisce fare anche lei? Un atteggiamento, se mi permette di farglielo notare, diametralmente opposto a quello che ha assunto cercando di spingermi nella mischia.» Lei arrossi'. «Non credevo che lo avesse notato.» «Io noto tutto.» Lei lo fulmino' con un occhiata. «Davvero? E allora perché non è andato dove cercavo di mandarlo?» «Non mi andava di essere falciato da Colborough.» Marc sostenne lo sguardo imbronciato di lei con un sorriso. «Dato che siamo arrivati nell'area riservata ai giochi, vorrebbe cimentarsi in qualcosa? Nel tiro con l'arco, magari?» Amy non era dell'umore adatto per i giochi di società. «Solo se è lei il bersaglio» sbotto'. Poi chiuse gli occhi, inorridita. «Oh, no. Mi dica che non l'ho detto ad alta voce.» La risata di lui le fece aprire un occhio con cautela. «L'ha detto.» Maliziosi occhi grigi scintillavano divertiti. «Pensandoci meglio, è preferibile provare qualcos'altro. La sua mira, signora Chantry, è anche troppo precisa.» Amy decise di non chiedere chiarimenti riguardo a nulla di quello che Hawkridge avrebbe potuto dire quel giorno. Malgrado avesse deciso di non chiedere, Amy imparò molte cose. Imparò che Hawkridge era molto amato e che tutti erano felici di vederlo. Felici e increduli, come se non avesse mai preso parte a un Public Day in vita sua. Imparò che tutti cercavano l'opportunità di salutare il conte, e che i loro saluti erano così calorosi da parare quasi un benvenuto. Come se lui fosse tornato dopo anni di assenza, invece che fare frequenti, anche se brevi visite a casa. Imparò che nessuno trovava strano che la sua mano fosse posata nell'incavo del braccio di Hawkridge e ne concluse, esitante, che chiunque stesse sotto la sua protezione era accettato. Ma era tutto molto strano. E una cosa, nei radiosi sorrisi di tutti, la sconcertavano. Sembrava una specie di compiaciuta approvazione. Dopo un po', comunque, smise di preoccuparsene. Quando lei e Hawkridge ebbero attraversato il prato in su e giù, salutando tutti, lui dichiarò che aveva fatto il suo dovere e che era ora di divertirsi. E Amy imparò un altra cosa, una cosa totalmente inaspettata. Che con Hawkridge le era facile ridere. Le fu incredibilmente facile conversare con lui, scambiare battute durante lo spettacolo delle marionette, farsi insegnare il tiro all'arco. Imparò che si sentiva sicura nel cerchio delle sue braccia, mentre le mostrava come prendere la mira e scoccare la freccia. E quanta ridicola eccitazione provò nel colpire il bersaglio! Imparò che la magia esisteva. Una voce sottile, in un angolo remoto della sua mente, la avvertiva che le ore di sole sarebbero finite, portandosi via la magia, ma a mano a mano che il tempo passava era sempre più facile ignorare la voce della prudenza. Nel pomeriggio, quando tutti si radunarono a guardare la partita di cricket e lei si trovò seduta su un plaid sotto una grande quercia insieme a lady Nettlebed e alla contessa, la voce era stata ridotta al silenzio. Con l'allegria nel cuore, Amy guardò la squadra di Eversleigh accumulare un incredibile numero di punti, e rise con gli altri ogni volta che Nettlebed, il quale fungeva da arbitro, si vedeva contestare le sue decisioni. «Non so perché Bevan si sottoponga a questa tortura anno dopo anno» osservò Augusta, agitando il ventaglio. «Sì che lo sai, cara.» La contessa le batte' su una mano. «Nettlebed preferisce di gran lunga discutere che correre su e giù per un campo di cricket.» «Be', almeno così può tenere d'occhio Crispin. Non ti sembra un po' accaldato, vero, nonna?» «Nettlebed sicuramente. Crispin pare in ottima forma.» Lady Nettlebed sospirò. «Oh, cielo. Mi sforzo di non fare la chioccia ansiosa.» «Lo so, cara.» «Correre un po' non può fare che bene al ragazzo» intervenne burbero Colborough. Era seduto con aria regale su una sedia accanto a quella di lady Hawkridge, e graziava le orecchie di tutti con un costante commento sull'azione o sulla mancanza di essa. Amy passò lo sguardo da lui alla contessa e fu colpita da qualcosa di nuovo nelle loro espressioni. Non c'era nulla di apertamente ovvio nel loro comportamento, ma il sorriso di lady Hawkridge sembrava contenere una nota compiaciuta, mentre il conte assumeva un'aria rassegnata, ma decisamente possessiva, ogni volta che la guardava. Amy si scoprì a chiedersi, e non per la prima volta, dove fosse finito Tweedy. Poi il primo tempo finì e fu servito il tè, e Amy si scordo' di Colborough, di Tweed e della contessa. Prese la tazza che le porgevano senza togliere gli occhi di dosso a Hawkridge, che attraversava il prato venendo verso di lei. Le sue maniche erano arrotolate sopra i gomiti e si era slacciato il colletto della camicia. Con gli avambracci nudi, il viso imperlato di sudore e i capelli arruffati sulla fronte, era così bello da fermare il cuore. Amy si trovò a farsi aria con un rametto fronzuto, anche se non avrebbe saputo dire perché ad un tratto le fosse venuto tanto caldo. «Si diverte?» chiese Marc, accoccolandosi accanto a lei. Assurdamente imbarazzata dalla domanda, Amy annuì e si nascose dietro il suo tè. «Oh,eccoti, Marc.» Lady Nettlebed porse al fratello un bicchiere di tè ghiacciato. «Ho pensato che avresti preferito questo a un tè caldo.» «Hai pensato bene» disse lui e,alzandosi, gettò la testa all'indietro e scolo' il bicchiere in due lunghi sorsi. Lo sguardo di Amy si dilato'. Una minuscola goccia sfuggita alle sue labbra gli solco' il mento e proseguì verso il basso, lentamente. Giù sui muscoli guizzanti del collo, giù nell'apertura della camicia. Giù... Lei la seguì. Con l'immaginazione la vide insinuarsi tra i peli che gli velavano il petto, e proseguire sempre più in basso fino alla vita. E li si fermò, perché a un tratto lui si chino' e dove prima c'era la sua vita apparve il suo volto. Lei batte' le palpebre, poi degluti'. Lui la desiderava. Su questo non c'erano dubbi. Amy non aveva mai visto un desiderio così selvaggio, così incandescente negli occhi di un uomo. E la cosa più sconvolgente era che la parte istintiva, femminile, di lei lo riconosceva, gli rispondeva. Provò un improvviso impulso di abbandonarsi contro di lui, di arrendersi. Il senso di accettazione che la investì in quel momento fu assoluto e devastante.

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Capitolo 17
*** 17 Capitolo ***


Lady Nettlebed tornò con un altro bicchiere e ruppe l'incantesimo. Misericordia, non c'era da stupirsi che Kitty Ingham avesse rotto il fidanzamento! Fu il pensiero che attraversò in un lampo la mente di Amy. Quale innocente, beneducata fanciulla, non sarebbe fuggita a gambe levate di fronte alla bruciante intensità che la aspettava la prima notte di nozze? Amy degluti'. Il fatto che lei non solo avesse affrontato quella intensita' quando Hawkridge l'aveva baciata, ma che ne fosse stata anche eccitata, le suscitò vampate di calore. Si aggrappo' alla tazza da tè come se potesse in qualche modo aiutarla a mettere ordine nel tumulto dei suoi pensieri. Perché non si era spaventata? Forse perché in qualche modo, in quegli ultimi giorni, aveva imparato a fidarsi di lui? Hawkridge la faceva sentire incredibilmente sicura. Sospirò felice. Poi, quando la partita riprese, la visione di Hawkridge che brandiva una mazza con micidiale efficacia cacciò ogni pensiero logico dalla sua mente. In lei rimase solo un delizioso, impudico, femminile apprezzamento della forza maschile di lui. Il ritorno alla realtà, quando venne, fu devastante. Non ci fu alcun preavviso. Niente di niente. Sentì Lucinda chiamarla, alzò gli occhi... E si trovò a guardare in faccia l'unico uomo che aveva sperato di non vedere mai più. Suo marito. Amy si impietri'. Un brivido gelido le scese lungo la schiena e le mani le si imperlarono di sudore. Le labbra di Lucinda si stavano muovendo, ma lei non riusciva a sentirla. Il mondo si era infranto ai suoi piedi in schegge acuminate, che aspettavano solo che facesse un passo falso per dilaniarla. Poi, nell'istante in cui dal campo giungeva un colpo secco che annunciava un altro punto, il mondo tornò a posto. Un mondo diverso, forse, ma per cui valeva la pena lottare. La sua mente si fece lucida e fredda come il sudore che le velava la pelle. Fredda come il sorriso dell'uomo che Lucinda le stava presentando come Jeremy Chatsworth. Lui chino' il capo. «Come sta, signora Chantry?» Oh, si, lei ricordava quel tono cortese, l'inchino perfetto. Le stava tendendo la mano, sicuro che lei avrebbe fatto altrettanto. E Amy lo fece. Non aveva scelta. Non lì. Non in quel momento. Allungò la mano. Le sue dita si stringevano intorno al foglietto che lui le fece scivolare nel palmo. «Signor Chatsworth» lo salutò algida, e capì che non si era tradita. E che lui non l'avrebbe smascherata. Farlo avrebbe significato denunciare se stesso. Le avrebbe chiesto un incontro privato, ne era certa. Era stato sempre molto bravo a organizzare incontri privati. Lasciò ricadere la mano e aspetto'. Riuscì perfino ad accennare un sorriso a Lucinda mentre le si sedeva accanto. «Non è affascinante?» le sussurro' mentre Chatsworth parlava con la contessa sotto lo sguardo freddo di lady Nettlebed. «Non è l'uomo più elegante che abbia mai visto?» «Per la verità, considero suo zio molto più elegante.» «Cosa! Lo zio Marc!» Lucinda sgrano' gli occhi, guardando verso il campo. «Ha uno strano concetto di eleganza. E, se non bastasse, Jeremy è molto più divertente.» «Sono sicura che ne sia convinta.» Lucinda aggrotto' la fronte. «È sicura di sentirsi bene?» «Se devo essere sincera, no. Dev'essere il caldo.» Le si stava aprendo una via di fuga. «Rientro in casa. Stare sdraiata con un panno fresco sulla fronte mi farà bene.» Voltandosi, si incammino' verso casa, vagamente stupita di riuscire a muoversi quando si sentiva i muscoli di pietra. Si chiese se Hawkridge l'avesse vista andarsene. Questo pensiero le inceppo' il passo. Si girò a guardare. Tutti sembravano stranamente piccoli e distanti. Quasi... sfocati. Ma riusciva a vedere Hawkridge molto chiaramente. Qualcosa le strazio' il cuore. Forse era l'ultimo filo di speranza che si spezzava. Era assurdo, ma non poteva fare a meno di pensare con rimpianto a quello che sarebbe potuto essere. Se la magia di quella giornata fosse stata reale. Se fosse stato Marc l'uomo che aveva incontrato due anni prima. Se tra loro non ci fosse stato un tale abisso sociale. Se... Amy scosse la testa, cacciò i rimpianti e, vedendo che nessuno l'aveva notata, sparì nel boschetto. Il biglietto diceva di raggiungerlo in spiaggia dopo dieci minuti. Ebbene, avrebbe dovuto aspettarla, pensò Amy mentre scendeva i gradini che partivano dal cancello degli Ingham. Non avrebbe percorso il sentiero che portava alla spiaggia da Hawkridge Manor per nessun motivo al mondo. Le scale almeno avevano una ringhiera cui aggrapparsi. Quando arrivò ai piedi della scogliera, guardò il mare che sussurrava a pochi metri da lei, nascondendo i suoi segreti sotto la scintillante superficie blu. Era già stata lì una volta, con la contessa, ed era rimasta incantata dalla selvaggia solitudine del luogo, dalle scogliere frastagliate, dalle formazioni rocciose che davano alla spiaggia l'aspetto di un altro mondo. Ora, il paesaggio deserto aveva un che di inquietante, anche nella luce dorata del tardo pomeriggio. Rimpianse di non aver detto a nessuno dove si stava recando. Se fosse successo qualcosa... Ormai era tardi. L'uomo che aveva conosciuto come James Chantry era appoggiato contro uno scoglio a pochi passi da lei e fissava l'orizzonte. Il cinico pensiero che si era messo in posa per farle ammirare il suo bel profilo ebbe un effetto sorprendentemente calmante sui suoi nervi. Amy inspiro' a fondo e fece qualche passo avanti. «Te la sei presa comoda» la salutò lui, voltandosi. Lei trattenne una risatina amara. Non si era certo aspettata preoccupate domande su come fosse sopravvissuta in quell'anno. «Non credevo che avresti lasciato Lucinda cosi presto, James.» Lui si strinse nelle spalle. «Meglio farle sospirare la mia compagnia.» Le sue labbra ebbero una smorfia sprezzante. «E gli altri erano anche troppo felice di vedermi partire.» «Non puoi biasimarli.» Lei lo osservò, studiando come era cambiato dall'ultima volta in cui lo aveva visto. «È il tuo vero nome? James Chantry? O è Jeremy Chatsworth?» La fissò. «Il primo. Siamo legalmente sposati. Ero qui a chiedermi se fosse un vantaggio o no.» «Ritieniti libero di divorziare quando vuoi.» sbotto' lei. Lui ebbe una breve risata. «Sei ancora così ingenua... Un divorzio richiede passi molto costosi, cara moglie, che si concludono con un Atto del Parlamento. Gente del nostro ceto non entra tutti i giorni nella Camera dei Lord a chiederne uno. E un annullamento si rivelerebbe molto imbarazzante per te. Dopo tutto, io ero perfettamente in grado di assolvere ai miei doveri coniugali. Sei tu che hai sempre trovato una scusa per sottrarti ai tuoi obblighi.» Amy alzò il mento. «Meritavo di meglio che una rapida capriola nel letto della tua amante, James.» «Non sapevi che Nan fosse la mia amante, allora.» «Non importa! Ne abbiamo già parlato tante volte. Mi trovasti da lavorare come cameriera in una casa dove cercavano domestici nubili. Che ti aspettavi? Che ti aprissi la porta e ti facessi entrare di nascosto la notte?» «Perché no? Non mi informasti della serratura rotta di quella finestra perché potessi svaligiare la casa?» chiese lui incurante. Lei si irrigidi' come se l'avesse schiaffeggiata. «Non fu intenzionale! Mi interrogasti, e fu prima che io scoprissi...» Si interruppe. Era inutile difendersi con lui. «Sei tu il responsabile di quei furti a Bristol? Hai introdotto la tua amica come cameriera in una di quelle casa perché ti facesse entrare e fingesse di essere stata legata come gli altri?» Gli domandò Amy. «Tu ti rifiutasti di cooperare, se ricordo bene. Che ingrata, dopo tutto quello che avevo fatto per te. Ma, si, i furti di Bristol sono stati opera mia. Avevo bisogno di soldi dopo che ho incontrato Lucinda.» «Così... sei stato tu a mandarmi il ritaglio, non Tweedy.» «Tweed? Cosa ti ha fatto pensare che fosse lui?» «Non importa. Perché me lo hai mandato?» «Ho pensato che il ritaglio potesse in qualche modo prepararti al momento in cui ti saresti trovata faccia a faccia con me.»

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Capitolo 18
*** 18 Capitolo ***


James Chantry proseguì dicendole: «Dovresti essermi grata. A me è preso un colpo vedendoti a Nettlebed Place, l'altra sera.» Lei sospirò. «Ti ho visto, ma ho pensato...» Ebbe un gesto vago. «È ovvio che ti sei tinto i capelli, ma la figura...» Lui si strinse nelle spalle.«Un po' di imbottitura nella giacca, un tacco più alto. È sorprendente quanto possa cambiare l'aspetto di una persona con qualche trucchetto.» Amy fece una smorfia. «Trucchetti costosi, immagino. Sembri avere più soldi di quando ti vidi l'ultima volta.» «Tutto per una degna causa. Ma rilassati, Amy. Il terzo furto è stato l'ultimo. Nan è tornata a Londra. Non si può far apparire e sparire una cameriera troppe volte nella stessa città, e poi Nan era diventata troppo possessiva. Ma mi ha fruttato una cifretta che dovrebbe bastarmi finché...» «Finché, cosa? Finché non avrai sedotto Lucinda? Non sarà una preda facile. È testarda, ma sa quel che vale.» «Allora, non rifiuterà il matrimonio.» Amy lo fissò inorridita. «Ma non puoi sposarla! Sarebbe bigamia!» Lui rise. «Lord Nettlebed non è uno sciocco, James. Se gli chiederai la mano di sua figlia, comincerà subito a fare indagini sul tuo passato, e per te sarà la fine.» «Non proprio. Quando Nettlebed scoprirà che Jeremy Chatsworth non ha un passato, mi pagherà profumatamente per liberarsi di me. Soprattutto sapendo che la sua cara, testarda figlia sarebbe capace di scappare di casa.» «E se Lucinda si rifiutasse di scappare?» «Ci ho già pensato. Mi è venuta l'idea vedendoti con la vecchia. Se il mio piano fallisse, tu sei nella posizione ideale per farmi svaligiare Hawkridge Manor. Ci dev'essere roba che vale una fortuna, là dentro.» Rispose lui, cinico. «Sei impazzito?» Lei lo guardò sbalordita. «Se non ti ho aiutato in passato, cosa ti fa pensare che lo farò adesso?» «Perché se non lo farai, se riferirai a qualcuno quello che ti ho detto, sarò costretto a rivelare alle autorità i dettagli del colpo di Tinsley. In modo anonimo.» Sibilo' lui. La paura le strinse il cuore in una morsa di ghiaccio. «Non ero al corrente delle tue intenzione! Io...» «Credi che questo a loro importi? Oh, no, mia cara. Non quando tu hai preso la tua parte dei profitti e sei scappata.» Aveva ragione. Buon Dio, aveva ragione, e questa consapevolezza ossessionava tutti i suoi giorni. «O questo, o vendermi per strada. O tornare...» «All'ospizio dei poveri» finì Chatsworth. «Ebbene, quando ti sentirai riluttante a cooperare, ricorda che la vita su una nave per deportati è peggiore di quella degli ospizi.» Lei non disse nulla. Che la pensasse spaventata, paralizzata da quella minaccia... Sembrava così sicuro di averla di nuovo in suo potere... E perché no? Lei non lo aveva mai sfidato prima. Mai si era rifiutata di sottostare ai suoi piani. Era stata inorridita, delusa, spaventata dal suo temperamento violento. Aveva discusso. Aveva implorato. Ma non lo aveva sfidato. Era fuggita. «Faremo meglio a tornare indietro. Si sta facendo tardi.» Sussurro', avviandosi. «Dove diavolo stai andando? Il sentiero è di qui.» «Preferisco usare la scalinata dietro lo scoglio.» «Non dire idiozie. Si sta alzando il mare.» Lei fissò incredula la scala da cui era scesa e si rese conto che aveva ragione. Non si erano fermati a lungo sulla spiaggia, ma l'acqua stava già lambendo gli ultimi gradini scavati nella roccia, intrufolandosi nei crepacci, frangendosi in alti spruzzi dove non poteva passare. La potenza delle onde era spaventosa. Ma il sentiero che risaliva verso Hawkridge Manor non appariva più invitante. Chatsworth la strattono'. «Cosa ti prende? Non dirmi che soffri ancora di quelle stupide vertigini! Muoviti, Amy, prima che la spiaggia venga ingoiata dal mare!» Lei si lasciò trascinare per qualche metro, prima di liberare il braccio. «Va tutto bene, James. La tua galante assistenza non è più necessaria.» Si aggrappo' a uno spuntone, mentre raccoglieva le gonne con l'altra mano. Doveva salire, si rammento'. Non aveva alcun bisogno di guardare giù. «Allora sbrigati! Qualcuno potrebbe insospettirsi vedendoci insieme.» Amy alzò gli occhi al cielo e cominciò a salire lentamente. Per la verità, il sentiero era molto meno insidioso di quanto apparisse dal basso. Stava perfino per congratularsi con se stessa per aver vinto la paura, quando una lieve curva portò il viottolo sull'orlo dello strapiombo. «Mio Dio.» Con la coda dell'occhio lei non vedeva altro che vuoto. Si fermò, chiudendo gli occhi prima che la testa cominciasse a girarle, ma questo peggioro' le cose. Senza vista, gli altri sensi si acuirono. Il vento, che fino a quel momento non era stato altro che una lieve brezza, a un tratto la investì come se volesse buttarla giù. Amy riapri' gli occhi, tenendo lo sguardo verso la roccia. Un cespuglio cresceva quasi all'altezza del suo viso. Lei lo fissò con tanta intensità da farsi lacrimare gli occhi. Cercava di fingere che ci fossero altri cespugli tutt'intorno, ma non riusciva nemmeno ad allungare una mano per paura di perdere l'equilibrio. «Accidenti, Amy. Cosa ti prende ora? Siamo quasi arrivati.» La voce impaziente di Chatsworth la scosse dalla sua immobilità. Riuscì di nuovo a respirare. «Non potresti passare avanti e lasciare che mi aggrappi alla tua mano? Non mi fido del mio equilibrio.» «Tenerti per mano? Sei impazzita? E se qualcuno dovesse vederci dall'alto, cosa penserebbe? Togliti di mezzo, Amy. Non sono la tua balia!» La spinse bruscamente mentre la superava, ma non lo fece all'esterno del sentiero, come lei si era aspettata. Nella frettolosa irritazione, si insinuo' tra lei e la parete rocciosa, facendola barcollare un po'. Istintivamente, Amy appoggiò il piede sopra un altro arbusto che cresceva qualche centimetro sotto il sentiero. Ebbe un ansito quando sentì il cespuglio cedere sotto il suo peso. E allora, quasi fosse stato un segnale, l'intero sentiero cominciò a sgretolarsi. Lei non ebbe tempo di girarsi, di afferrarsi a qualcosa, di puntare i piedi. Un istante prima che il mondo si capovolgesse, ebbe una rapida visione del viso sbalordito di James. Poi le cedette la terra sotto i piedi. Marc non era di buon umore. Non sapeva come fosse possibile che una donna sparisse tra un battito di ciglia e l'altro, ma intendeva scoprirlo. E poi ci avrebbe messo un freno. Secondo Lucinda, Amy sarebbe dovuta essere in casa. Più esattamente in camera sua, con un panno fresco sulla fronte, a riprendersi da un'emicrania. In casa non c'era traccia di lei. Lui lo sapeva perché aveva passato trenta infruttuosi minuti a perquisirla da cima a fondo. Ovviamente, era andata a curarsi il mal di testa da qualche altra parte. «Marc? Cosa ci fai qui fuori? Tua nonna vuole sapere se vuoi cenare subito.» Lui si voltò e vide Kitty uscire sulla terrazza dalla biblioteca. «Non so tu, ma io ho mangiato tutto il giorno, quindi preferirei aspettare un po'» continuò, passandogli una mano sotto il braccio. «La tata ha portato Anthony a casa un paio d'ore fa, ma lady Hawkridge ci ha invitato a restare. Speravo di poter scambiare due chiacchiere con la signora Chantry, ma credo sia indisposta.» «Così ha detto, ma non è in camera sua.» Lui si acciglio', scrutando il parco con lo sguardo. Non si muoveva nulla tra le ombre che si erano formate appena il sole era sceso sotto l'orizzonte. «Sei preoccupato per lei, Marc? Sarà andata a fare una passeggiata, ora che è più fresco.» «Non mi ero reso conto che fosse già ora di cena. Se Amy è andata a passeggiare, dovrebbe essere di ritorno, ormai.» Sorrise a Kitty. «Di alla nonna che possiamo aspettare, per la cena. Vado a fare due passi anch'io.» «Ma ci sono qui tua sorella, Pelham e lord Colborough.» «Sopravvivranno senza la mia presenza.» Lei non riuscì a nascondere un sorriso. «Sono sicura che sarà così. Gradisci compagnia, nella tua passeggiata?» Lui sogghigno'. «No, grazie.»

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Capitolo 19
*** 19 Capitolo ***


Kitty rise. «Lo sospettavo. È la signora Chantry la prescelta, Marc? Lo spero tanto. Io e Augusta stiamo esaurendo le signorine di buona famiglia da presentarti. Non che le ragazze che ti abbiamo fatto conoscere in questi ultimi cinque anni potessero fare altro che renderti infelice.» «Grazie tante» replicò lui sardonico. «Intendevo solo che nessuna di loro era capace di sentire quello che senti tu» disse lady Ingham gentilmente. «Non lo ero neanch'io.» Il sorriso di lui sparì. «Ti ho spaventato, Kitty? È questo il vero motivo per cui hai rotto il fidanzamento? So che hai sposato Ingham perché è un uomo pacato e cortese, ma...» Lei scosse la testa. «No! Non avevo paura di te, solo di deluderti. So che non riuscii a spiegarmi. Ma non ero mai stata sposata, e non sapevo nulla di relazioni intime.» «Per l'amor del cielo, Kitty! Cosa pensavi che potessi farti? Non sono un bruto. Sono capace di trattare una moglie con considerazione.» «Oh, cielo, ora ti ho offeso. Certo che sei capace di considerazione. Sei la persona migliore che conosca. A parte Ingham, naturalmente» aggiunse Kitty con un sorriso. «Ma certe persone sono più... passionali di altre. Io so di non esserlo, e mi sta bene, ma tu saresti stato infelice in un matrimonio basato su un'educata considerazione.» Si alzò in punta di piedi per baciargli una guancia. «E io voglio che tu sia felice, perché sei il mio migliore, più caro amico.» «A parte Ingham, naturalmente.» Lei ridacchio' e gli diede una piccola spinta. «Và a cercare Amy. Ho l'impressione che metterà un bel po' di ostacoli sulla tua strada, ma qualcosa mi dice che non rinuncerai a lei con la stessa facilità con cui hai rinunciato a me.» Lui sorrise appena. «Non rinuncero' a lei per nulla al mondo!» giurò lui per poi avviarsi. Era viva. E il mondo aveva smesso di girare vorticosamente. Amy si aggrappo' a quel pensiero e aspetto' che il cuore smettesse di pulsarle nelle orecchie. Voleva sentire se stavano arrivando i soccorsi. Piano piano, si rese conto che non sentiva altri suoni. Solo il vento, il mormorio del mare, il grido stupito di un gabbiano. «James?» Il nome le uscì in un rantolo. Niente si mosse, nessuno rispose. Chiamò di nuovo, più forte. Silenzio. Se n'era andato. Probabilmente non aveva aspettato neanche di vedere se lei cadeva giù fino alla spiaggia. Forse ci era arrivata. Aprì gli occhi. Con cautela. E immediatamente soffoco' un grido di terrore. Era sdraiata a faccia in giù su una specie di cornicione, così vicina all'orlo del precipizio da poter vedere giù. Lo spazio che occupava era piccolo, appena sufficiente a contenerla. Se avesse disteso le gambe, i suoi piedi avrebbero ciondolato nel vuoto. Sotto di lei le onde si frangevano sugli scogli. La marea continuava a montare. Le sembrava quasi che la chiamasse, che la attirasse verso il basso. Che la tirasse giù. No! Quando il crepuscolo coloro' il cielo di grigio, la preoccupazione di Marc si era trasformata in ansia. Aveva perlustrato il parco, l'orto, il frutteto e perfino le stalle, e aveva mandato uno scudiero a Lavender Cottage, i cui abitanti però non avevano più visto Amy da metà pomeriggio. Colpito dall'improvvisa idea che Amy potesse essere fuggita per qualche oscuro motivo, era tornato in camera sua e aveva spalancato l'armadio. I suoi abiti erano tutti lì, ordinatamente appesi: il vestito da sera rosa, quello di cambri' color pesca, un abito più pesante di lana e il mantello verde. Indossava quello di mussola color crema. L'angoscia si congelo' in una palla di paura nel ventre di Marc. La sua certezza che Amy non si fosse avvicinata alla scogliera non era più così solida. Non pensava che lei ci sarebbe andata di sua volontà, ma quando considerò che stava nascondendo qualcosa e che Tweedy non si era più fatto vedere da quando la contessa l'aveva apparentemente abbandonato per Colborough, la sua certezza vacillo'. Marc scese le scale di corsa. Non si fermò a parlare agli altri dei suoi sospetti. Era già entrato in salotto una volta, aveva appurato che Amy non c'era ed era uscito immediatamente sotto lo sguardo sbalordito degli ospiti. Nessun bisogno di dar loro altri motivi di speculare sulla sua sanità mentale. Ma mentre puntava di nuovo verso il bosco, vide Crispin venirgli incontro dal laghetto. «Ehi, zio Marc, quel remo...» Suo nipote sbarro' gli occhi quando lui lo superò senza rivolgergli la parola. Un istante dopo era alle sue calcagna. «Cosa c'è? Dove stai andando?» ansimo' suo nipote. «Alla spiaggia.» «Alla spiaggia? Ma c'è l'alta marea.» Non aveva bisogno che glielo dicesse Crispin. La paura allargò le sue dita di ghiaccio dentro di lui. La rabbia, scoprì, era un ottimo antidoto. Dopo aver trovato Amy, l'avrebbe strangolata! E poi le avrebbe detto senza mezzi termini che non avrebbe più mosso un passo senza di lui. «Amy è scomparsa. Potrebbe essere andata alla spiaggia e non essersi resa conto di quanto si alzi in fretta la marea.» Informò suo nipote. Il ragazzo non aveva bisogno di farsi ripetere le cose due volte. «Ti piace Amy, vero, zio Marc? Anche alla mamma. Pensa le siano successe delle cose brutte. Dice che, a volte, quando crede di non essere vista, ha l'aria spaventata.» «La tua mamma è molto perspicace.» «Qualche volta. Guarda, ecco il sentiero. Per fortuna non è ancora buio pesto. Riesci a vedere qualcosa?» Marc impreco'. «Dannazione, avrei dovuto portare una lanterna. Resta dietro di me, Crispin. C'è qualcosa...» Si interruppe e impreco' di nuovo. Il paesaggio era cambiato in un modo terrificante da quando l'aveva visto l'ultima volta. Crispin sbircio' oltre il suo braccio. «Misericordia! Metà sentiero è crollato.» La voce del ragazzo si era alzata squillante nell'aria immobile. Una debole eco tornò verso di loro. Seguita da un'altra voce. «Crispin? Sei tu?» «Amy!» Marc ricominciò a scendere più in fretta che poteva, con la ghiaia che gli rotolava sotto i piedi. «Crispin, resta dove sei! Il sentiero riprende più sotto, ma qui si è come sbriciolato...» «Aspetta, zio Marc!» urlò Crispin eccitato. «La vedo! Guarda! In quei cespugli laggiù. C'è una specie di cornicione. Vedo una macchia bianca.» Marc girò la testa nella direzione indicata dal nipote e sentì il cuore fermarsi. Da lì aveva una visione migliore di quella di Crispin. La piccola figura chiara era rannicchiata a pochi centimetri dall'orlo di un precipizio di una ventina di metri. «Crispin, voglio che tu torni a casa più veloce che puoi, senza farti venire una crisi d'asma.» «Starò bene, zio Marc. Cosa vuoi che faccia?» «Porta qui Pelham e una mezza dozzina di uomini forti. I più grossi. Dovranno controbilanciare il peso di entrambi. Abbiamo bisogno di lanterne, corde robuste e...» Guardò di nuovo in direzione di Amy, pensando alle ferite. «Coperte. Avverti tutti, ma dì loro di non preoccuparsi, Amy è viva.» Crispin seguì il suo sguardo, preoccupato. «Non ha più chiamato. Credi che stia bene?» «Meglio per lei che si salvi! Perché quando l'avrò tirata su, intendo pestarla a sangue!» ringhio' Marc. «Buon Dio!» Crispin sgrano' gli occhi.«Non starai parlando sul serio, vero, zio Marc? Torno in un battibaleno!» «Amy!» Marc. La sua voce arrivava dall'alto, ma più vicina di prima. «Amy! Rispondimi, dannazione!» Lei tirò il fiato. «Si.» «Bene.» La voce di lui si abbassò. «Puoi coprirti la testa con le braccia? C'è un piccolo spuntone sopra di te. Tenterò di calarmici, e potrei far rotolare qualche sasso.» Lei sbarro' gli occhi, allarmata. Capì subito d'aver fatto un errore. Riusciva a vedere il precipizio con atroce chiarezza. «Non puoi!» Strinse gli occhi con forza mentre il cielo cominciava a girare vorticosamente. «Non c'è posto!» Lo avvertì. «Si, c'è. Andrà tutto bene. Tu resta perfettamente immobile.» Non c'era bisogno che glielo dicesse. Era rimasta ferma tanto a lungo che dubitava che sarebbe più riuscita a muoversi. Una cascatella di sabbia e ghiaia, un lieve tonfo, poi lei avvertì un'ombra più scura tra se stessa e il cielo.

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Capitolo 20
*** 20 Capitolo ***


Hawkridge doveva essere atterrato come un gatto. Il pensiero svani' non appena si sentì toccare i capelli. «Marc.» Era stato di un sospiro di gratitudine. «Si» mormorò lui. «Sono qui, amore. Lasciami vedere se sei ferita.» La sua mano si mosse sopra il viso di lei, rimuovendo polvere e terra. Poi, come se stesse esaminando qualcosa di incredibilmente fragile, le palpo' le braccia, le costole, la spina dorsale, e proseguì verso il basso. Le sollevò le gonne stropicciate fino alla coscia. «Marc!» «Si?» «Cosa fai?» «Vedo se c'è qualcosa di rotto.» «Ma...» Lei fu scossa da un brivido, e riuscì quasi a scordare la precarietà della sua posizione. «Sto bene. Le ossa sono mie. Non credi che lo saprei, se fossero rotte?» «Hmm. Se riesci a indignarti, non puoi stare tanto male. Ce la fai ad alzarti? Controllo l'altra gamba.» Amy analizzo' la domanda. Una cosa era una momentanea dimenticanza, un'altra muoversi. «No.» Lui tornò a chinarsi sul suo viso. «Hai qualcosa alla schiena? Per questo non puoi muoverti? Hai male?» L'urgenza della sua voce le fece salire di nuovo le lacrime agli occhi. «Non è per questo. Se mi muovo, cado.» «Non cadrai, Amy. Non te lo permettero'. Apri gli occhi, cara. Apri gli occhi e guardami.» La voce di lui era così profondamente tenera che lei fece come le aveva chiesto. Le sue ciglia fluttuarono. Lei le batte' un paio di volte, pronta a ritirarsi nell'oscurità, poi il suo sguardo mise a fuoco la sagoma scura di lui e vi rimase. «Va meglio. Ora...» Lui le prese le mani. «Lentamente.» Nell'istante in cui sentì Marc sollevarla in posizione seduta, Amy si aggrappo' alle sue braccia. Voleva gettarsi contro di lui e abbandonarsi. «Ho pensato a te, sai?» La tremula ammissione le sfuggì prima di rendersene conto. «Davvero?» «Si. Ogni volta che il cornicione ondeggiava, io pensavo a come mi tendesti la mano quando scesi dalla carrozza, e la terra si fermava di nuovo... Ti ho chiamato, anche. Finché ho avuto voce. Temevo che non sarebbe arrivato nessuno prima di domani mattina.» La mano di lui si contrasse. «È stato Tweedy a portarti qui?» «Tweedy? No.» Per un attimo, lei non capì. «E allora perché mai... No, non importa. Prima, ti porto in salvo.» La realtà cominciava ad assumere la vaghezza del sogno, come se stesse succedendo a qualcun altro. «Hai poi vinto? Il cricket?» chiese lei a un tratto. Lui annuì.«Si.» «Bene.» «Mio Dio, Amy...» «Si, milord?» «Niente. Io...» Un grido dall'alto lo interruppe. Amy lo sentì urlare qualcosa di rimando. La conversazione parve prolungarsi per molto tempo. Lei riconobbe la voce di Eversleigh, ne sentì un paio d'altre, poi una corda scese strisciando come un serpente e Marc la afferrò. Lei tenne lo sguardo dov'era. Sulla faccia di lui. «Amy, mi lego la corda in vita. Puoi tenerti aggrappata a me, mentre lo faccio.» Lei annuì. «Così, brava. Ora ci alzeremo in piedi. Non cadremo perché ci sono almeno sei uomini che reggono la corda, e io reggerò te.» Lei aveva il cuore in gola. Ma prima che potesse protestare, si trovò in piedi con lui. Gli gettò le braccia al collo, premette il viso contro la sua spalla. Il senso della realtà tornò, terrificante. «Non lasciarmi!» «Mai» giurò lui, la bocca vicina al suo orecchio. Poi, alzò la voce: «Siamo pronti, Pel. Continua a tenere la corda tesa, anche quando saremo di nuovo sul sentiero.» Un urlo di conferma gli rispose. «Come...» Le morì la voce in gola quando lui le alzò di nuovo le gonne e la sollevò contro di sé. «Cingimi la vita con le gambe.» L'ordine brusco non le lasciò scelta. Amy ubbidi', semplicemente perché sentiva che l'alternativa sarebbe stata di gran lunga peggiore. Per esempio, penzolare dalla spalla di lui, con una bella vista sul precipizio. Un attimo dopo, lui saltò nel vuoto. «Ci siamo?» La voce di Amy era stridula. «Non ancora. Ci stiamo arrampicando verso il sentiero.» Marc tralascio' di dirle che stavano saltellando nel vuoto nel tratto in cui c'era stato lo smottamento e che la loro salvezza era affidata agli uomini che reggevano la corda. Ma lei ovviamente aveva una buona immaginazione. «Oh, misericordia!» Premette con più forza la faccia contro la spalla di lui. «Sei sicuro che quegli uomini sappiano quello che stanno facendo?» «Ne sono sicuro.» «E se la corda si spezza?» «Non si spezzera'.» «E se...» «Amy, sei sempre così pessimista?» Lei serro' le gambe, premendosi più intimamente contro di lui. Marc si concesse un attimo per riflettere sulla perversita' di un corpo capace di eccitarsi anche mentre guardava in faccia la morte. «Solo quando penzolo da una scogliera nel buio attaccata a una corda» mormorò lei. Lui non riuscì a sorridere. «Tieniti forte e sta' zitta.» Dieci secondi dopo, lei aveva ricominciato. «L'hai già fatto altre volte?» Lui strinse i denti. «Un sacco di volte, quando ero un ragazzo.» «Scalavi questa scogliera appeso a una corda quando eri ragazzo?» «Mi pareva una sfida interessante.» «Ma...» «Amy, so che sei terrorizzata, ma non potremmo rimandare la conversazione a un momento più opportuno?» «Terrorizzata. Sì, puoi ben dirlo... Stavo solo per dire che dovevi essere molto più leggero, allora.» «Amy...» Marc trovò del terreno solido sotto i piedi e capì che avevano raggiunto il sentiero. Mollando la presa sulla corda, si tolse le braccia di Amy dal collo e se la isso' su una spalla prima che lei si rendesse conto di quello che stava facendo. Le gambe di lei gli penzolavano sul davanti e lui usò la mano libera per riportare le gonne a uno stato di modestia prima di tenerle ferme con un braccio. «Mi piaceva di più prima» disse lei, con una vocina esile. Fantastico. Le piaceva torturarlo. «Non si potrebbe... No, dev'essere stato molto scomodo per te.» «Scom...» Lui strinse i denti.«Amy, appena ti avrò portato in salvo, ti bacero' fino a farti perdere i sensi o ti chiuderò in camera tua. Non ho ancora deciso, ma ti suggerisco di chiedere il becco.» Lei chiuse la bocca e la tenne così fino in cima alla scogliera. Rimase in silenzio anche allora. Ma fu probabilmente perché diverse persone avevano cominciato a parlare tutte insieme. Decine di mani si protesero verso di loro. Marc riconobbe il tono ansioso di sua nonna. Colborough abbaiava istruzioni. Augusta e Nettlebed lo imitavano. Crispin urlava incoraggiamenti, mentre continuava a tirare la corda con un'energia che gli avrebbe fatto vincere una regata. «Che diavolo...» iniziò Marc, depositando Amy a terra. Si slegò la corda dal petto, poi, allertato, dal più lieve dei sospiri, si girò e afferrò Amy un istante prima che svenisse. «Che cosa orribile, dottor Twinhoe. Siamo andati su e giù per quel sentiero migliaia di volte, e non ci è mai venuto in mente che potesse franare.» La contessa si torse le mani, poi corse al letto su cui Amy giaceva, riluttante prigioniera. Si mise a sprimacciarle i cuscini. «Va meglio così, non è vero, mia cara?» Senza aspettare risposta andò alla finestra, dove chiuse le tende perché non entrasse il vivido sole del mattino. «Da quanto mi diceva lord Hawkridge ieri sera, cara signora, la pioggia della settimana scorsa deve aver ammorbidito il suolo.» Il dottor Twinhoe chiuse la borsa e diede un buffetto sulla mano di Amy. «Quando la signora Chantry è inciampata e ha messo il piede in fallo su quel cespuglio, le radici si sono smosse, insieme a un bel blocco di terra, e questo ha dato l'avvio a una piccola frana.» «Terribile!» «Si, davvero. Ma per fortuna, la signora Chantry se l'è cavata con poco. Un brutto bernoccolo sulla testa, un taglio sulla gamba e una serie di escoriazioni e lividi. Non le togliero' la fascia alla gamba questa mattina. Sono passato solo a vedere come sta. Avrà un bel mal di testa, mia cara.» Amy aprì la bocca per rispondere. «È naturale!» La contessa tornò presso il letto. «È stato così gentile a passare, dottore. Non so cosa avremmo fatto senza di lei.» Amy richiuse la bocca.

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Capitolo 21
*** 21 Capitolo ***


«Un paio di giorni a letto e molta tranquillità, ecco la migliore medicina. Le lascerò una dose di laudano, cara signora Chantry, ora che sappiamo che la ferita alla testa non è grave, ma immagino che la signora riuscirà a dormire anche da solo.» Concluse il medico. «Soprattutto dopo la notte scorsa» convenne la contessa. «Marc è entrato ogni ora, a dirci di svegliarla per vedere se era ancora cosciente. Che assurdità da parte sua. Amy non è mai svenuta, vero, cara?» Amy aprì la bocca per rispondere. «Una di quelle nuove stranezze, svegliare il paziente che ha preso una botta in testa.» Amy richiuse la bocca. «Non può far male, immagino. E ora, prima che me ne vada...» Il dottore guardò la contessa, corrucciato. «Mi dica, chi ha raccontato al signor Tweedy che c'è una gravissima epidemia di varicella al villaggio?» La contessa sgrano' gli occhi con aria innocente. «Santo cielo, non ne ho idea. Perché lo chiede?» «Semplicemente perché Tweedy ha bussato a casa mia questa mattina, prima ancora che facessi colazione, e ha voluto la mia opinione su un foruncolo che aveva sul naso. Quell'uomo è un idiota. C'era una valigia sul suo calesse... Darsela a gambe per un po' di varicella!» «Ma pensa. Ovviamente, ho detto a lord Colborough che una delle nostre cameriere si è ammalata, ma non riesco a immaginare perché lui avrebbe dovuto passare l'informazione al signor Tweedy. Cosa ne pensi, Amy?» Lei rinunciò perfino ad aprir bocca. «Ebbene, signora Chantry, tornerò a visitarla domani» concluse il dottor Twinhoe, andandosene. «Nel frattempo, non voglio che lasci il letto. Non c'è motivo di farlo.» «No di certo, dottore» approvò la contessa.«La accompagno.» Appena fu sola, Amy sospirò. Aveva tutti i motivi di lasciare il letto. Aveva preso la decisione la sera prima, quando la confusione si era quietata e tutti si erano convinti che lei fosse scesa alla spiaggia a prendere un po' d'aria fresca e fosse inciampata. Aveva il vago ricordo che fosse stato Marc a raccontare a tutti quella storia, ma lei non si era illusa che ci credesse. Aggrotto' la fronte. C'era qualcos'altro che lui aveva detto. Quando erano sul cornicione. Qualcosa che le era parso importante, ma che era andato perso nella confusione del momento. Un attimo, poi scosse la testa. Non aveva più importanza. Gli avrebbe raccontato tutto. A qualunque costo. Non era solo per la sicurezza di Lucinda. Lei era sinceramente convinta che il suo intervento non fosse necessario, essendo la ragazza così ben protetta. Semplicemente, non poteva continuare a mentirgli. Doveva andare da lui. Subito, finché ne aveva il coraggio. Muovendosi con cautela, Amy scese dal letto e cominciò a vestirsi. Camminare su e giù per la terrazza stava diventando un'abitudine. Marc sospirò. Non vedeva l'ora che Amy si svegliasse per poter mettere le carte in tavola. Educatamente, certo. Non si sarebbe messo a sbraitare. Dopotutto, lei aveva passato una terribile prova. Ma sarebbe stato fermo. Lei doveva sposarlo. Lui non avrebbe ammesso alcuna sfida. Amy poteva scordarsi la sua indipendenza per cinque minuti e ammettere che aveva bisogno di lui. Le aveva salvato la vita, dannazione! Le aveva dimostrato che quando un maschio prendeva in mano la situazione, non ne derivava necessariamente un disastro. Anzi, se qualcuno aveva causato un disastro, in quell'occasione, quel qualcuno era stato proprio lei. Si fermò di nuovo, gli occhi stretti, e ricordo' che Amy non gli aveva ancora spiegato cosa ci facesse su un sentiero come quello, visto che soffriva di vertigini. Qualcosa gli diceva che la risposta a quella domanda sarebbe stata cruciale. «Ehm... milord? Posso parlarle?» Un pugno gigante gli colpì il cuore. Tutte le strategie riguardo a cortesia, considerazione e comportamento civile caddero a terra e si infransero. Amy stava a pochi metri di distanza, con l'aria di una che è stata pestata con una mazza. «Cosa diavolo ci fai fuori dal letto?» sbraito' lui. «Dannazione, Amy, devo infilarmi io sotto le coperte con te per assicurarmi che tu ci resti?» Amy sbatte' gli occhi alla domanda e resistette all'insana tentazione di annuire. Aveva la sensazione che, se l'avesse fatto, si sarebbe ritrovata a letto con Hawkridge in un battibaleno. «Basta! Questa è l'ultima goccia!» urlò lui. Lei lo guardò allibita, chiedendosi a cosa mai si riferisse. «Ho aspettato.» Lui si fermò e la trafisse con uno sguardo accusatore. «Ho fatto quello che hai chiesto, e guarda cos'è successo! Per poco non ti ammazzavi!» «Ma...» «E perché? Perché stavo aspettando. Che tu mi dicessi cosa stai nascondendo. Che ti fidassi di me. E tu lo hai fatto? No! Sei rimasta abbarbicata a quella tua dannata indipendenza.» «Ma...» «Basta così! Ti ho lasciato le briglie sciolte abbastanza a lungo. Ora le tiro.» Lei strinse gli occhi. «Prego, milord?» «Sono tornato a essere 'milord', oggi, eh? Ma guardati!» Uno strattone e lui le tolse di dosso lo scialle che lei si era drappeggiata sulle spalle. Amy lo guardò volteggiare fino alle piastrelle. Poi trasali' quando Hawkridge le sfiorò le escoriazioni sulle braccia. Un visibile tremito lo percorse. La sua voce si fece roca. «Misericordia. Guardati, Amy.» Lei guardò lui, invece, e dilato' gli occhi vedendo la violente emozione sul suo viso. «Milord...» «Zitta» mormorò Marc, prendendola tra le braccia. «Andrà tutto bene, piccola Amy.» Chinando la testa, lui le prese le labbra. Fu il bacio più dolce, più tenero, più intensamente struggente che Amy avesse mai potuto immaginare. No, si corresse sognante. Non avrebbe mai potuto immaginare un bacio così. Le braccia di lui la stringevano con la massima cura, cullandola. Lei smise di pensare e si concesse di sentire. Solo per quel momento. Solo per quell'unico bacio. Nessuno poteva negarle almeno quello, prima che fosse costretta a distruggere tutto ciò che... No! «Amy, cosa c'è, amore? Ti sei irrigidita...» Lei si staccò dalle sue braccia. «Devo... devo parlarti.» «Si, lo so.» «Non... non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita. A rischio della tua.» «È stato un piacere» disse lui, con un sorriso malizioso. «Pretendero' la mia ricompensa quando ti sarai ripresa.» «Be', mi hai già baciata fino a farmi perdere i sen...» Amy degluti'. «Così, ti ricordi di quello che ti ho detto ieri sera.» Lui sogghigno'. Poi la vide ondeggiare. «Siediti, prima di cadere.» Lei si sentì pilotata fino a una delle seggioline che arredavano la terrazza. Vi si lasciò cadere, grata. «E ora...» «Prima che tu inizi...» E prima di perdere il coraggio. «Ho qualcosa da dirti, Marc.» «Anch'io» disse lui.«E ho aspettato anche troppo per dirlo. Anzi, tanto a lungo da confermare la mia opinione che aspettare che certe persone tornino in sé è inutile.» Lei raddrizzo' la schiena. Alzò il mento. «Consideri 'tre giorni' un tempo eccessivo?» «Più che eccessivo.» «Ebbene! Non posso dire altro che...» Lei si interruppe, a un tratto consapevole del fatto che non sapeva cosa dire. «Perché stiamo discutendo? Non è successo nulla a lady Hawkridge. E, riguardo a me, tu cosa stavi aspettando? Perché dovrebbe importarti se mi fido di te o no? Perché...» «Perché tu mi sposerai, dannazione! Sarebbe gratificante se ti fidassi anche di me.» Marc guardò la faccia sbalordita di lei per un secondo, poi si voltò e fece alcuni passi impazienti. «Per tutti i diavoli!» Amy lo guardò, la testa che le girava per lo sgomento. Non riusciva a pensare. Non poteva parlare. Non poteva muoversi. Forse non aveva sentito bene. Quando Hawkridge girò sui tacchi e le tornò vicino, lei non aveva mosso neanche un ciglio. Lui le si sedette accanto e le prese una mano. «Amy, so che preferisci combattere personalmente le tue battaglie, ma l'episodio di ieri sera ha dimostrato che non puoi combatterle tutte da sola. Voglio il diritto di proteggerti. Di... di prendermi cura di te. Tu mi sposerai.» «Ma...» Qualcosa tremo' e minacciò di spezzarsi in lei.

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Capitolo 22
*** 22 Capitolo ***


«Amy, non devi aver paura» aggiunse Marc subito. «So che ci conosciamo solo da una settimana. Ma questo non ha importanza.» Quelle parole la riempirono di un vago senso di sorpresa. Aveva la sensazione di conoscerlo da sempre. Lui le strinse forte la mano.«Dimmi di sì.» Un guizzo di indignazione si accese in lei. Amy vi si aggrappo', come si era aggrappata a Marc la sera prima. «Come posso farlo, se non mi hai fatto neanche una vera dichiarazione?» Lui storse la bocca in un mezzo sorriso. «Per darti l'opportunità di dirmi di no? Ti sembro uno stupido?» No, mai. Le sembrava l'uomo che amava. Oddio! Lei strinse gli occhi con forza, come se non vederlo potesse cambiare la situazione. Lo amava. Com'era successo? Come aveva fatto a non capirlo fino a quel momento? Era una domanda inutile. L'unica cosa che importava era che le era stato offerto un pezzo di paradiso... E che sarebbe dovuta restare in un inferno che si era costruita con le proprie mani. «Amy?» Lei aprì gli occhi e lo guardò. Guardò quel bellissimo viso che l'avrebbe ossessionata per il resto dei suoi giorni. Lui ebbe un risolino.«E va bene, Amy, se è la domanda che vuoi, l'avrai. Mi farai il grandissimo onore di diventare mia moglie?» «Io... io non posso» rispose lei, in un sussurro appena percettibile. E si piegò in due per il dolore di aver pronunciato quelle parole. Oh, come poteva sopportarlo? Se fosse stata sola, si sarebbe rannicchiata in una palla d'agonia, aspettando che il cuore smettesse di sanguinarle. «Perché non puoi?» chiese lui, con una gentilezza che le strazio' l'anima. «Non sarà ancora per quell'assurda idea che sei una domestica? Perché se è così...» Lei tagliò corto con una rapida scrollata di testa. «È perché sei illegittima? Non me ne importa niente, e poi non è colpa tua.» «No» negò lei, le labbra aride. «E allora perché, dannazione? Credi che vorrò comandarti a bacchetta? È così? Non lo farò. Rispetto la tua indipendenza. La tua forza. È una delle cose che...» «Ti prego» sussurro' lei, sentendosi soffocare dal groppo che aveva alla gola. Lui si irrigidi'. «Chantry ti ha maltrattata? Pensi che lo farò anch'io? Dimmi perché.» «E va bene!» esplose lei, spezzandosi sotto la sua insistenza. Scattò in piedi, alzando una mano per tenerlo a distanza. Il respiro le si inceppava in gola. «Non posso sposarti... perché mio marito non è morto.» Vide che lui si irrigidiva, mortalmente pallido. Il dolore la trafisse, spietato, brutale. «Ti dirò tutto... ma... Più tardi. Quando riuscirò a parlare. Quando...» Le fu impossibile continuare. Voltandosi alla cieca, fuggì come se avesse alle calcagna tutti i demoni che abitavano nel suo inferno privato. Amy si rifugiò in biblioteca. Non sapeva nemmeno lei perché. Istinto, forse. Una creatura braccata si nasconde nel posto in cui ha trovato un po' di sicurezza. Alzò gli occhi verso il ritratto giovanile di Marc e capì, con un'angoscia straziante, che senza rendersene conto era passata dalla affascinata contemplazione di un quadro all'amore per l'uomo. Con un mugolio di dolore, si sedette e cominciò a cullarsi avanti e indietro. Non riusciva a pensare chiaramente. Eppure, in qualche angolo della sua mente, sapeva che sarebbe dovuta salire in camera sua, fare la valigia, assicurarsi di non aver lasciato la stanza in disordine. Avrebbe dovuto parlare con lady Hawkridge. Dirle... Smise di muoversi, aggrappandosi a quel pensiero. Si, questo poteva farlo. Prima d'ogni altra cosa, avrebbe messo fine a quell'inganno, raccontato la verità alla contessa, e si sarebbe scusata. Si alzò rigidamente. La ferita alla gamba le bruciava. Lei la sentiva appena. Cos'era un taglio in confronto agli artigli d'aquila che le affondavano nel cuore? Fu in quell'istante che si aprì la porta. Lei trasali'. «Amy, cara, cosa ci fa alzata?» chiese lady Hawkridge. «Sono passata in camera sua per vedere se dormiva e non l'ho trovata.» Amy si concesse un momento per calmare i nervi. Per un secondo aveva pensato... Sperato... Temuto... «Ha pianto» continuò la nobildonna, entrando e chiudendo la porta. «Sa, Amy, non voglio sgridarla, ma non dovrebbe...» Si interruppe e osservò meglio Amy. Annuì saggiamente. «Non è a causa di quello che è successo ieri sera. Non è perché ha male.» «No, signora.» Abbassò lo sguardo sulle braccia ancora strette intorno alla vita. «Non è quel tipo di dolore.» «Ebbene...» Lady Hawkridge attraversò la stanza e si sedette sul divanetto accanto al camino.«Questo spiega perché Marc sia partito al galoppo sul suo stallone meno di cinque minuti fa. Venga qui a sedersi, mia cara, e mi racconti tutto.» Batte' una mano sul cuscino accanto a sé. Amy sentì il labbro inferiore tremare. Vi affondò i denti finché non lo ebbe calmato, poi ubbidi'. Andò a sedersi accanto alla sua benefattrice e strinse le mani in grembo. «Immagino che Marc le abbia fatto una proposta» iniziò la contessa, facendo trasalire Amy per la sorpresa. «E dato che non ho mai visto nessuno tanto infelice dopo aver accettato, presumo che abbia rifiutato.» »Si, signora... Come lo ha capito?» Sua signoria sorrise. «Amy, cara, so da quando l'ho incontrata che è perfetta per Marc. Ovviamente non c'è voluto molto neanche a lui per arrivare alla stessa conclusione.» «Perfetta?» Lei scosse la testa.«Signora, anche tralasciando i fatti di cui non è a conoscenza, io sono senza un soldo. Non ho famiglia. Almeno, non che io sappia. E...» La contessa scosse la testa.«Santi numi! Marc deve essersi espresso con un'inconsueta mancanza di schiettezza se pensa che queste cose siamo importanti per lui.» «Non è solo il fatto che non ho nessuno al mondo» disse lei a voce molto bassa. «I miei genitori non erano neppure sposati. La mamma e io abbiamo passato anni all'ospizio dei poveri. Io... io le ho mentito costantemente, signora. Soprattutto per omissione, ma anche fingendo di essere vedova. C'era un buon motivo per questo. Almeno, così pensavo allora, e se mi consente di spiegare...» «Amy, carissima, le spiegazioni non faranno alcuna differenza.» Amy dilato' gli occhi, costernata. Era sbiancata in viso. «Nessuna differenza?» La contessa si fece più vicina e le poso' un braccio sulla spalla. «Oh, povera bambina. Pare proprio che io sia maladroite come Marc, oggi. Dev'essere la delusione. Ero sicura che sarebbe filato tutto liscio. Certo che può spiegare, Amy, ma le sue parole non cambieranno quello che provo per lei. Vorrei ancora darle il benvenuto in famiglia.» Amy scosse la testa, perplessa. «Ma... Forse non ha capito bene, signora. Sono illegittima. Il mio primo lavoro è stato come sguattera nella casa del sovrintendente dell'ospizio, dopo di che ho occupato altre posizioni di cameriera. Mi sono atteggiata a dama di compagnia. E non è tutto.» Tiro' un bel sospiro. «Lungi dall'essere vedova, ho un marito che è vivo e vegeto.» La contessa corrugo' le labbra in un atteggiamento di riflessione. «Si, ammetto che questo è un problema. Mi chiedo cosa possiamo fare per risolverlo.» Amy riuscì solo a fissarla confusa. La sua mente, già appesantita da rimpianti, sensi di colpa e dolore, era incapace di affrontare qualunque altra emozione. Si limitò ad aspettare. Giudizio, castigo. Non sapeva neanche lei cosa. Lady Hawkridge riflette' in silenzio per diversi minuti, poi si erse decisa. «Ha parlato a Marc di suo marito?» Lei annuì. «E mi sono appena ricordata... So che avrei dovuto farlo prima, ma ero così turbata... Devo mettere in guardia lord Nettlebed.» La contessa la fissò perplessa. «Perché?» «Signora, mio marito è il signor Chatsworth!» «Misericordia!» Lady Hawkridge si lasciò ricadere all'indietro contro i cuscini, una mano sul cuore. «Si.» Amy si preparò a recriminazione, repulsione. «Dio la benedica, che terribile trauma dev'essere stato vedere suo marito tornare dall'oltretomba. Non che mi sarebbe dispiaciuto rivedere il nonno di Marc, perché gli volevo molto bene. Ma lui era una brava persona. Immagino che invece suo marito non lo sia... «

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Capitolo 23
*** 23 Capitolo ***


«Quando ha scoperto di suo marito, Amy?» le chiese la contessa. «Ieri. Oh, signora, so che non ha motivo di credermi, dato che le ho mentito su altre cose, ma sinceramente non lo sapevo. Lui aveva lasciato la festa presto l'altra sera, e... » «Ma certo che non lo sapeva, Amy. E lei non mi ha mentito, se non sul fatto di essere vedova, cosa che oserei dire è comprensibile adesso che so che è il signor Chatsworth suo marito. Ha detto a Marc di Chatsworth?» Lei scosse la testa, sconsolata. «Gli ho detto solo che mio marito era vivo. E Marc... cioè, lord Hawkridge, non ha detto nulla. Non che me ne sia stupita. Non riuscivo ad aprire bocca neanch'io.» «È comprensibile.» La contessa tornò a sedersi e le diede un buffetto sulla mano. «E per quanto riguarda il poco caratteristico silenzio di Marc, ebbene, deve avergli fatto prendere un bel colpo. Sa, Amy, quando un uomo mette a nudo il proprio cuore ed è respinto, per qualunque motivo, non può ragionare con chiarezza e lucidità.» «Lui non ha menzionato il suo cuore...» Lady Hawkridge scosse la testa. «Cara Amy, posso solo pensare che la sua botta in testa sia stata più forte di quello che pensavamo. Perché altrimenti Marc le avrebbe chiesto di sposarla, se non fosse stato innamorato di lei?» «Perché mi desidera, signora. Oh, cielo, suona davvero terribile. Almeno, io credo che mi desideri. Mi guardava come se mi desiderasse. Penso.» La contessa aggrotto' la fronte. «A me sembra che abbiate bisogno tutti e due di chiarirvi un po' le idee. Ora, quello che faremo è salire in camera sua, così potrà sdraiarsi mentre decidiamo cosa dire a Bevan.» «Sì, signora.» «Un breve biglietto con l'informazione che un conoscente ha riconosciuto il signor Chatsworth ieri e che è un cacciatore di dote della peggior specie dovrebbe bastare, per ora. Finché Marc non sarà al corrente di tutti i fatti, meno persone sanno che Chatsworth è suo marito, meglio è.» Lei annuì. «Si, signora.» «E poi, Amy, dopo che mi avrà raccontato tutto per filo e per segno, si farà una bella dormita, dovessi cacciarle in gola il laudano del dottor Twinhoe. Non vorrà avere la faccia stravolta quando parlerà con Marc, vero?» «No, signora.» «Così va meglio.» Sorprendentemente, Amy dormi' davvero. Per parecchie ore. Le vicissitudini degli ultimi due giorni si erano rivelate più efficaci di una dose di laudano. Il lungo riposo le permise di alzarsi coi nervi che le palpitavano nello stomaco, ma con la schiena eretta per aver preso una ferma decisione. Non avrebbe lasciato Hawkridge Manor. Almeno, non ancora. Non prima di aver scoperto se la contessa aveva ragione pensando che Marc fosse innamorato di lei. Oh, se lo fosse stato... Marc conosceva parte della storia e, conoscendola, non le avrebbe mai proposto una relazione illecita. Questo significava che avrebbe dovuto proporla lei. Amy cominciò a vestirsi. In punta di piedi, attraversò il corridoio buio e andò a bussare alla porta di Hawkridge. Questa si aprì prima che lei avesse il tempo di abbassare la mano. Marc torreggiava su di lei, alto e imponente, come la prima volta che lo aveva visto, la fronte aggrottata in un terribile cipiglio. «Amy? Cosa diavolo...?» Si interruppe, lanciò una rapida occhiata nel corridoio, poi la tirò dentro. «Che diavolo ci fai qui a quest'ora di notte? Non sai che Pickles gira per la casa spegnendo le candele?» Amy sgrano' gli occhi. Hawkridge non appariva né malato di crepacuore né pieno di repulsione. Era più irritato che altro. «Devo parlarti» disse finalmente. Aveva distrutto tutto? Era troppo tardi? Lui le girò le spalle, andò alla finestra e si infilò le mani in tasca. «Va bene, ti ascolto.» Amy degluti'. Si strinse addosso la determinazione come uno scudo e si lanciò nel discorso che aveva provato per ore. «Mi hai fatto il grandissimo onore di chiedermi di diventare tua moglie e, anche se ho dovuto rifiutare, non sono stata... abbastanza specifica nel mio rifiuto.» Lui si voltò lentamente a guardarla. «Amy, credo che un 'non posso sposarti perché mio marito non è morto' sia specifico a sufficienza.» «Per quanto riguarda un vincolo matrimoniale, si.» Lei degluti' di nuovo. «Ma... potrei diventare la tua amante.» Le ultime parole furono pronunciate tutto d'un fiato in un sussurro. Ma lui le sentì. Venne avanti, fino a pochi passi da lei. Quando Amy incontrò il suo sguardo, il suo cuore cominciò a battere all'impazzata. «Saresti disposta a essere la mia amante? A metterti in una posizione così vulnerabile?» «Sì» «Perché?» «Perché l'altra sera... Saremmo potuti morire, e io non avrei mai saputo...» Scosse la testa con foga. «Mi sono resa conto che stare con te, appartenerti, è più importante della sicurezza, della logica e di ogni questione morale. So che non mi abbandoneresti se dovesse esserci un bambino, né mi lasceresti in miseria se ti stancassi di me. E...» «Stancarmi di te?» Marc la fissò, cercando di dissipare la nebbia che offuscava i suoi processi mentali. Non riusciva a ricordare tutto quello che Amy gli aveva detto. Ma una cosa era chiara. Era disposta a darsi a lui senza alcuna sicurezza per il futuro, senza la garanzia del matrimonio. A correre il rischio che si era assunta sua madre. Era disposta a fidarsi di lui. «Perché?» ripeté. Amy alzò il viso. Gli avrebbe dato anche questo. Gli avrebbe dato tutto. «Perché ti amo.» «Mio Dio, Amy! Amy! Andrà tutto bene. Prometto. Non devi preoccuparti. Io...» Si interruppe, premendo la bocca sui suoi capelli, sul suo viso, sulla gola. Tremava, si rese conto lei meravigliata. Nonostante la possanza del suo fisico, la sua apparente invulnerabilità, l'importanza della sua posizione sociale, stava tremando. Lei non avrebbe mai immaginato di avere un tale potere su di lui. Per un attimo ne rimase sbalordita. Poi lui la prese in braccio, la portò al letto e ve la deposito', e lei cessò di pensare. Lui si abbassò, inchiodandola al materasso prima che avesse avuto il tempo di tirare un altro sospiro. Amy tremo' quando sentì il peso di lui per la prima volta, ansimo' quando lui insinuo' un ginocchio tra le sue gambe, separandole, portando i loro corpi a un contatto tanto intimo che si sentì girare la testa. Provò un improvviso moto di panico. Sapeva che lui la desiderava, ma non si era aspettata che la facesse sua un secondo dopo che si era offerta di diventare la sua amante. Si afferrò alle sue spalle, incerta se attirarlo a sé o respingerlo. «Milord...» «Marc...» disse lui, premendole piccoli baci urgenti sul volto. «Dillo.» «Marc...» Il resto fu soffocato dalla bocca di lui. Le sua dita affondarono tra i capelli di lei, tenendole ferma la testa, la sua lingua la esploro', finché lei non riuscì a pensare ad altro che alle pretese del corpo di lui. Ogni muscolo del suo corpo si sciolse, preparandosi alla resa. Un piccolo grido le sfuggì dalla gola. Immediatamente, Marc si strappò dalla bocca di lei e la fissò. «Mio Dio, Amy, cosa sto facendo? Non posso fare l'amore con te così.» Lei ricambio' il suo sguardo, scossa da un tremito convulso. «Non puoi?» «No.» La parola fu un gemito rauco. Il petto di lui si sollevava ansante come se faticasse a prendere fiato. «Non sono mai stato tanto vicino a perdere il controllo. Avrei potuto farti male.» Abbassò la testa finché la sua fronte non fu posata su quella di lei. Strinse i denti. «E, a parte questo, non posso fare l'amore con te qui.» «Perché...?» «Se domani mattina una cameriera ti scoprisse qui... Non muoverti.» Lei batte' le palpebre. «Non mi sono mossa.» Lui tirò un respiro. Poi appoggiando le mani ai due lati della testa di Amy, si spinse via con tale forza che lei ebbe l'impressione che una parte del suo cuore se ne fosse andato con lui. Tutto a un tratto, sentì freddo. «Non una parola» ringhio' lui piano, e la aiutò ad alzarsi. Socchiuse la porta, guardò su e giù nel corridoio, poi, prendendola per una mano, la riportò in camera sua. Nell'attimo in cui ebbe chiuso la porta, la riprese tra le braccia.

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Capitolo 24
*** 24 Capitolo ***


«Mio Dio» gemette Marc. «Non so cosa sia peggio. Non baciarti per nulla, o baciarti sapendo che non potrò fare altro al momento.» Il feroce desiderio dei suoi occhi fece dissolvere i muscoli delle gambe di lei in fuoco liquido. «Se è perché sono ferita, sappi che sto molto meglio ora, e se... » «Oh, sì» sussurro' lui dolcemente, all'inespressa domanda degli occhi di lei. «Sono più che capace di fare l'amore con te senza farti male. Sto solo cercando di tenere le distanze abbastanza a lungo perché possiamo parlare.» «Parlare? Oh, cielo!» Lei si lasciò cadere su una sedia. «Credo proprio che faresti meglio a mantenere le distanze. Ho appena ricordato che ho un sacco di cose da dirti.» Malgrado l'intensità che vibrava nell'aria attorno a loro, Marc sorrise. «Dille in fretta.» Amy degluti'. «Potrebbe essere un trauma per te.» «Dopo questa mattina, Amy, sono immune ai traumi.» «Ne dubito. Vedi, mio marito è il signor Chatsworth.» «Che cosa?!» «Si.» Lei torse le mani. «L'ho scoperto solo ieri, ma non preoccuparti, perché lady Hawkridge ha già scritto un biglietto a lord Nettlebed per avvertirlo che James è un cacciatore di dote che insidia le studentesse innocenti. Ed è solo una delle sue attività. Sa che i genitori preferiscono pagarlo perché sparisca piuttosto che rischiare uno scandalo. Non che lui intenda davvero sposarle. È sposato con me, ma nessuno lo sa, a parte te e lady Hawkridge.» Amy prese fiato. Marc non era inorridito come lei aveva temuto. Sembrava più pensieroso che altro. «Non è tutto» riprese, decisa ad arrivare fino in fondo. «Ieri mi ha passato un biglietto dandomi appuntamento alla spiaggia. Voleva ricattarmi perché lo aiutassi con Lucinda, o a derubare lady Hawkridge. Ma non lo farò!» Si chino' in avanti, gli occhi imploranti. «Non lo farei mai! Preferirei essere deportata che tradirti così.» Gli occhi di lui si strinsero, improvvisamente attenti. «Perché parli di deportazione?» «L'ho aiutato in passato.» Amy divenne cerea. «Ma non intendevo farlo, davvero. Non ne ero consapevole!» «Amy.» Lui le si inginocchio' davanti, prendendole le mani contratte. «Va tutto bene, cara. Dovevo chiederlo, per sapere cosa avevi fatto in modo da poterti proteggere, ma non devi temere. Nessuno ti farà più del male. È questo che stavi per dirmi ieri sera, vero?» Lei annuì. «Si. Volevo dirti tutto.» Cercò forza nella pacata rassicurazione degli occhi di lui, nel calore della sua mano. «Vedi, James mi chiese di sposarlo qualche settimana dopo che l'avevo incontrato. Credo... credo che l'abbia fatto d'impulso. Forse mi desiderava e sapeva che non avrei accettato niente di diverso dal matrimonio. Disse che voleva prendersi cura di me, anche se ero io quella che aveva un lavoro. Era strano. Lui aveva denaro, ma non una rendita sicura. Quando gli chiesi spiegazioni accenno' vago a degli investimenti. Gli credetti... Cosa ne sapevo di certe cose?» Lui annuì. «Continua.» «Quando ci sposammo, James voleva che ci trasferissimo a Londra dove aveva degli amici, ma la mamma era troppo malata e io non potevo lasciarla. Così ci andò da solo, dicendo che avrebbe trovato un lavoro e una casa per noi. Poco alla volta, le sue lettere si diradarono, si fecero più fredde, poi cessarono.» Marc le accarezzava una mano col pollice. «E allora?» «Dopo che la mamma morì, lo raggiunsi a Londra. Gli venne un colpo quando mi vide arrivare, come se si fosse scordato della mia esistenza. Passai la prima notte in una locanda perché diceva di non potermi ospitare. E il giorno dopo mi trovò un posto di cameriera presso lord Tinsley.» «Un ricco visconte» commentò Marc asciutto. «Non occorre che mi dica altro, Amy. Comincio a capire tante cose. Come la tua reazione a quell'articolo sul Morning Post.» Amy lo guardò. «Sapevi cosa riguardava quel ritaglio?» «Controllai sulla mia copia.» Lui sospirò. «Sono nel giusto presumendo che Chatsworth si introdusse dai Tinsley, ti legò con il resto della servitù e svaligio' la casa?» «Si. Non intendevo aiutarlo. James mi fece delle domande sulla famiglia e sulle sue abitudini e io ingenuamente risposi. Mi sentivo così in colpa per averlo lasciato solo per mesi dopo le nostre nozze, e ancora non vivevamo insieme. Potevamo incontrarci solo quando mi mandavano a fare la spesa. Ero così ansiosa di fare ammenda per la mia freddezza che non mi chiesi il motivo per cui mi faceva tante domande. Pensavo semplicemente che si stesse sforzando di essere gentile.» Scosse la testa. «Stupida. Stupida!» Si rimprovero' Amy. «No» ribatte' lui con foga. «Innocente. Spaventata. Sola.» «Credi che un giudice lo terrebbe in considerazione?» chiese lei speranzosa. «Sai, quando mi resi conto di quello che James aveva fatto, tra noi ci fu una terribile lite. Il furto Tinsley non era stato il suo primo, né sarebbe stato l'ultimo. Voleva che continuassi ad aiutarlo, ma ovviamente rifiutai. Minacciai di denunciarlo, ma lui rise. Mi disse che il poco denaro che mi aveva dato da quando eravamo sposati proveniva da altri furti, che mi avrebbe fatta apparire sua complice. Chi avrebbe creduto a una ragazza dell'ospizio dei poveri? Così, presi la somma che voleva darmi per il mio involontario aiuto nel furto Tinsley e... fuggii.» «A Bath?» Chiese lui. «Non subito. Prima trovai lavoro in una locanda, ma dopo un po' l'oste... Insomma, dovevo barricarmi in camera tutte le notti. Una notte cominciò a buttar giù la porta e io fuggii dalla finestra, lasciando tutto quello che avevo. Giurai a me stessa che non mi sarei messa più in una situazione simile. Avevo sentito la governante dei Tinsley parlare di Bath, di come fosse pieno di anziane vedove. Così, utilizzai gli ultimi soldi che mi restavano per comprarmi un vestito decoroso e prendere alloggio in una pensione rispettabile. Pensai che se mi fossi atteggiata a vedova avrei avuto maggiori possibilità di essere assunta come dama di compagnia di un'altra vedova.» Marc non fece commenti, e lei concluse. «Ecco, è tutto.» Probabilmente, non era neanche la metà di quello che aveva dovuto sopportare, pensò Marc inferocito, mentre camminava su e giù per la stanza. Non riusciva a stare fermo. Se quel bastardo di un oste gli fosse capitato per le mani, lo avrebbe preso a pugni e probabilmente non sarebbe riuscito a fermarsi. «D'altra parte» disse a un tratto, riflettendo. «Questo semplifica le cose.» «Il fatto che mi sia finta vedova?» chiese lei, perplessa. «Il fatto che tuo marito sia Chatsworth. Visto che si trova qui, possiamo occuparci di lui.» «Cosa intendi fare?» chiese lei in un sussurro. «In questo momento?» domandò Marc dolcemente. Le andò vicino e le prese il viso tra le mani «In questo momento, vorrei solo fare l'amore con te.» Vide gli occhi di lei dilatarsi, sentì il tremito che la percorse. Abbassò il viso per baciarla dolcemente. «Uh... milord?» Fu il tono di voce a metterlo in guardia. Si fermò, la fissò negli occhi e sentì un sorriso involontario distendergli le labbra. «Si?» «C'è solo un'altra cosa.» «Questa volta non farò dichiarazioni sulla mia immunità ai traumi. Che cos'è?» «Non volevo dirtelo, ma ho giurato a me stessa che non ti avrei più mentito, neanche per omissione.» «Non mi hai mai mentito sulla tua vera natura, Amy. È quello che conta. Ora, dimmi pure.» «Prometti che farai ancora l'amore con me?» «Si, accidenti. Cosa...?» «Non l'ho mai fatto prima.» Lui pensò che gli si sarebbe fermato il cuore. Il cervello lo aveva fatto. «Prego?» chiese molto educatamente. «Non ho mai vissuto con James. Il giorno del nostro matrimonio, dovetti tornare subito a scuola, e a Londra lui viveva con un'altra, anche se lo scoprii in seguito. Non abbiamo mai...» Arrossi', incantandolo.«Fatto l'amore.» Lui tirò diversi, profondi respiri. «Mio Dio, Amy...» Invece di finire la frase, la strinse tra le braccia. Per sempre, pensò. Voleva quella donna per sempre. Come sua amante, sua moglie, la madre dei suoi figli. «Non avere paura. Non perderò il controllo, questa volta. Non ti farò male.»

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Capitolo 25
*** 25 Capitolo ***


Amy gli sorrise dolcemente. «Non mi sono spaventata, prima» gli confessò, con tanta onestà che lui dovette sorridere a sua volta. «È stato solo... più rapido di quanto mi aspettassi.» Lo guardò timidamente. «Ma è stato eccitante. Mi è piaciuto.» Il sorriso raggiunse gli occhi di lui. «Vediamo se ti piace anche lentamente» mormorò e, guardandola negli occhi, allungò le dita verso il primo bottone del suo corpetto. Lentamente le faceva perdere la testa. Le braccia di lui la cinsero. Le sue mani esercitarono una lieve pressione per attirarla vicino, mentre le dita le slacciavano lentamente il vestito finché questo non scivolo' ai suoi piedi. Amy reclino' all'indietro la testa. Voleva che lui la baciasse, che la distraesse dal tremito nervoso che la scuoteva. Lo desiderava, ma non aveva mai permesso a un uomo di spogliarla. Quando lui sciolse i nastrini della camicetta e le scosto' le spalline, l'improvvisa timidezza la colse di sorpresa. Poi lui alzò un dito per seguirle la linea della clavicola, si chino' e ripeté la carezza con la bocca. E la timidezza svani'. Lei ondeggio' e gli posò le mani sul petto. Sentì la fine batista della sua camicia e si rese conto stupita che voleva toccarlo anche lei. «Toglimi la camicia, cara.» sussurro' Marc, rauco. A uno a uno, gli indumenti si afflosciarono ai loro piedi. Piccoli brividi caldi esplosero dentro di lei quando i suoi capezzoli sfiorarono il petto villoso di lui. Amy scordo' la modestia. Le sensazioni che si agitavano dentro di lei erano troppo forti per lasciar posto ad altro. Avrebbe gridato di meraviglia per la penetrante intensità del piacere, ma la bocca di Marc era sulla sua, e soffoco' quel grido e i piccoli mugolii che seguirono. Lei gli cinse la vita con le braccia, cercando la forza di lui, perché la propria l'aveva abbandonata. Schiuse le labbra, invitandolo a esplorare i recessi della sua bocca, poiché desiderava disperatamente essere parte di lui e conosceva solo quel modo. Marc fu scosso da un brivido quando la lingua di Amy toccò la sua con timida avidità, unendosi a lui in una danza sensuale. La risposta di lei gli andò alla testa come un bicchiere di brandy. La morbidezza dei suoi seni, la pressione delle piccole punte rosee contro il suo petto, gli irrigidivano il corpo in una dolce agonia. Strinse i denti, e pregò di avere la forza di prolungare quegli struggenti preliminari. Per la prima volta nella sua vita, capiva come i suoi antenati primitivi fossero stati capaci di trascinare le loro donne nelle caverne, che fossero consenzienti o meno. Anche lui avrebbe potuto prenderla con foga, divorarla, consumarla d'amore. E lo avrebbe fatto, si ripromise mentre la depositava dolcemente sul letto. Ma non quella volta. Era già tutta piena di lividi. Le sue braccia erano graffiate e sulle gambe, sotto le calze di cotone bianco che ancora aveva addosso, si intravedevano delle bende. Quando avrebbe messo le mani su suo marito... Marc bloccò quel pensiero immediatamente. Chantry o Chatsworth, o comunque si facesse chiamare, non aveva posto lì tra loro, quella notte. Lentamente, cominciò ad abbassarle una calza. Amy trattenne il fiato quando lui sfiorò con le labbra la lieve escoriazione che aveva sul polpaccio. Un senso di calore cominciò a diffondersi in lei. Marc bacio' il livido sul ginocchio. Lei si abbandonò sul materasso. La lingua di lui serpeggio' intorno a un piccolo graffio sulla coscia. «Marc?» «Hmm.» «Hai intenzione di baciare ogni singolo livido?» «Ogni singolo livido» confermò lui. Amy pensò alla posizione di alcune delle sue lesioni. «Oh, cielo.» La bocca di lui sorrise contro l'interno della coscia. Amy rabbrividi', ma non di freddo. Marc posò la mano sulla sua vita, sfiorò col pollice la curva del suo seno, scivolo' verso il basso finché il suo palmo non si posò sul triangolo della sua femminilità. E, ovunque lui toccasse, lei si sentiva percorsa da una scia di fuoco. «Sei così piccola» sussurro'. «Così dolce.» Con un mugolio, premette il viso contro la morbidezza del suo ventre. Lei trasali' al contatto con l'umido calore della sua lingua. «Potrei divorarti. Portarti in posti che non hai mai sognato. Posti oscuri, dove tutto quello che saprai, che vorrai, che sentirai, sarò io, dentro di te, finché non griderai di piacere. E ti terrò in quel posto per sempre. Mia! Sempre!» Le sue braccia si contrassero intorno a lei. «Ti ho spaventata?» Per un attimo lei non riuscì a parlare. Le labbra si schiusero, ma non riuscì a rispondere. L'amore inondo' tutto il suo essere, un amore così potente, così grande, che lei si chiese come facesse il suo cuore a non scoppiare. Alzò una mano, gli toccò il viso. «Non avrò mai paura di te, Marc. Puoi portarmi ovunque. Tenermici per tutto il tempo che vorrai. So che non mi farai mai del male.» «No» giurò lui. «Mai.» E, guardandola negli occhi, si abbassò su di lei. Amy lanciò un piccolo grido quando sentì il peso di lui sopra di sé. Era tanto grosso, tanto forte. Gli accarezzo' il petto, insinuando le dita tra i peli. Lei si sentiva allo stesso tempo protetta e deliziosamente spregiudicata, sdraiata così sotto di lui. Poi la sua bocca si impadroni' di quella di lei. Le schiuse le gambe con una mano, per poi accarezzare il segreto della sua femminilità. Amy proruppe in un grido soffocato, sbalordita da quella invasione e dall'intensa ondata di piacere che la travolse. La sensazione provocata dalla sua carezza in un punto del suo corpo di cui non era mai stata consapevole era così deliziosa che scordo' la sconvolgente intimità del suo tocco e semplicemente gli rispose, inarcandosi. Poi, delicatamente, lui si passò la gamba fasciata di Amy sul fianco e lei sbarro' gli occhi al primo, esitante tocco del suo corpo. Trattenne il fiato. Il cuore le martellava all'impazzata già da tempo. Alzò gli occhi su di lui, tremando per la consapevolezza della sua potenza virile, della propria vulnerabilità. «Marc?» «Andrà tutto bene, piccola. Cercherò di non farti male.» Il viso di lui era teso di passione, i suoi occhi intensi, ma la sua voce era così tenera che lei si sentì rilassare. Ogni parte del suo essere a un tratto era concentrata nel punto in cui erano uniti. Lui si muoveva appena. La sensazione la fece impazzire. Voleva tutto di lui. Con un piccolo gemito impaziente, gli cinse la vita con le gambe e si premette contro di lui. Le labbra di lui erano tanto calde che le marchiarono la gola. «Amy, non... credo di farcela più ad andare piano.» «Non voglio che tu lo faccia. Oh, Marc...ti prego...» «Si!» sussurro' lui, e premendo il viso sui suoi capelli iniziò la danza travolgente dei fianchi.«Tu mi sposerei.» La rauca affermazione penetro' attraverso le nuvole d'oblio tra cui lei fluttuava. Amy si mosse e cercò di scendere sulla terra. Non era la prima volta che tornava alla realtà. Ricordava vagamente teneri baci che avevano seguito la tempesta, in confronto di un panno fresco tra le gambe, il senso di protezione di due braccia forti. Si era sentita totalmente appagata. Come se qualcosa che non aveva mai saputo le mancasse fosse ora, per sempre, parte di lei. Marc. Amy sorrise, cercò di rannicchiarsi contro di lui e scoprì che era per metà sdraiato su di lei. Era pesante. Contemplo' una vaga protesta, poi decise che le costava troppa fatica. Ogni muscolo del suo corpo si era sciolto. «Amy.» Il dolce richiamo arrestò un'altra discesa nella pigrizia. Amy batte' le palpebre. «Hmm?» Lui sorrise, divertito, e la pigra sensualità dei suoi occhi risvegliò un'eco di piacere dentro di lei. Richiuse le palpebre per gustare la sensazione. Lui le avvicinò le labbra all'orecchio. «Sai, c'è una certa etichetta da osservare in certe occasioni, signora Chantry.» «Davvero?» «Non ci si addormenta quando il partner sta cercando di portare avanti una conversazione.» «Oh.» Amy impose alle palpebre di sollevarsi. Riuscì perfino a passargli un braccio intorno al collo. «Non sto dormendo» sospirò, e si stiracchio' languidamente.

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Capitolo 26
*** 26 Capitolo ***


«Smettila di distrarmi» le ordinò Marc. Ma si chino' ad accarezzarle le labbra con la lingua. «Dobbiamo parlare.» «Davvero?» «Si. Tu mi sposerai.» «Che cosa?» Le girava la testa. «Amy, cerca di stare attenta. Noi ci sposeremo.» «Ma... Come? Insomma... Marc, desidero sposarti più di qualunque altra cosa, ma...» Il resto fu soffocato da un bacio feroce. «Divorzio» disse succintamente alla fine, e sorrise. Amy batte' gli occhi. «Divorzio? Ma... il conte di Hawkridge non può sposare una donna divorziata. Pensa allo scandalo.» «Credimi, mia piccola innocente, lo scandalo sarebbe maggiore se la gente sospettasse che sei la mia amante. Cosa che farà...» aggiunse quando lei aprì la bocca per parlare. «Perché, dopo questa notte, non ho intenzione di stare fuori dal tuo letto. L'unico scandalo associato a un divorzio chiesto da una donna avviene quando il marito contesta le accuse, lavando panni sporchi in pubblico.» Lei ci riflette'. «Cosa ti fa pensare che James non lo contestera'? Non voglio che tu gli dia del denaro. Che tu mi... mi compri.» «Amy.» Lui le ravvio' i capelli scompigliati. «Mia dolce, bellissima Amy. Non ti comprerò. Non ti farei mai una cosa simile. Chatsworth non contestera' il divorzio. Se lo facesse, finirebbe in galera.» Il suo viso si fece duro. «E anch'io» sussurro' lei. «No.» La risposta fu immediata e definitiva. «Lo denunceremo per i furti di Bristol, che non hanno niente a che fare con te. E per quanto è successo a Londra, se Chatsworth è tanto stupido da fare il tuo nome, le sue farneticazioni saranno attribuite a un desiderio di vendetta perché hai messo in guardia la famiglia di Lucinda contro di lui.» «Ma, lord Tinsley...» Lui inarco' un sopracciglio. «Cara, quante volte ti avranno vista i Tinsley nelle settimane che hai passato da loro? Una? Due volte? Non ti riconosceranno mai.» «No, immagino di no...» Lei sgrano' gli occhi quando si rese conto che aveva esaurito i 'ma'. Un barlume di speranza cominciava ad apparire al suo orizzonte. «Mi farò dire da Lucinda dove alloggia Chatsworth e andrò da lui domani mattina» stava dicendo Marc, come se fosse tutto risolto. A un tratto, Amy ebbe un piccolo brivido. «Starai attento, vero, Marc? James ha un brutto carattere. Lo scoprii in occasione del furto. Uno dei valletti di lord Tinsley cercò di resistergli e James lo picchio' fino a fargli perdere conoscenza. E l'altro giorno... Non credo che intendesse farmi del male, ma se non mi avesse spinto lungo quel sentiero, probabilmente non sarei caduta.» «È cosi, allora, che è successo.» Marc strinse gli occhi. «Chatsworth può considerarsi fortunato se vivrà abbastanza da finire in galera!» Lei gli accarezzo' una guancia. «Non è successo nulla di terribile. Sono ancora qui, grazie a te.» Disse dolcemente. «Si, sei qui tra le mie braccia.» Lui tornò a stringerla possessivo. «E ci resterai per sempre... È tanto che aspetto di dirtelo, Amy. Ti amo.» Lui l'amava. Amy camminava lungo la strada della scogliera verso Ottersmead, cercando di reprimere il desiderio di saltellare. Aveva detto a tutti che aveva bisogno di fare una passeggiata all'aria fresca, ma, naturalmente, sperava di incontrare Marc mentre lui rientrava a Hawkridge. Non sarebbe potuta restare in casa un altro minuto. Era troppo agitata. La felicità ribolliva in lei come se avesse bevuto una bottiglia di champagne. Tutto il mondo le sembrava nuovo e fresco, quel mattino. Il mare era più blu che mai, il sole splendeva radioso, i cespugli che fiancheggiavano la strada erano un tripudio di boccioli. E Marc l'amava. L'amava al punto di rischiare lo scandalo di un divorzio, perché lei fosse libera di sposarlo. Stava ridendo di felicità, quando girò un angolo e si trovò davanti suo marito. «Oh!» Si fermò di botto. Il mondo perse un po' della sua luminosità. Sbatte' gli occhi e si guardò intorno. Non c'era nessun altro. «James.» «Bene, bene.» Lui storse la bocca in un ghigno. «Guarda un po'. La mia fortunata mogliettina, illesa dopo il capitombolo. Stavo venendo da te, ma è meglio così. Mi risparmia il fastidio di cercare un posto appartato in cui parlare.» «Non credo che abbiamo niente da dirci.» «Tu devi solo ascoltare» le disse lui, affermandola per un braccio. «Viene con me. Laggiù.» Cominciò a tirarla verso il boschetto che in quel punto separava la strada dalla scogliera. Amy pensava che si sarebbe fermato non appena fossero stati al riparo da occhi indiscreti. Quando lui non lo fece, puntò i piedi. «Ci fermiamo qui» lo avvertì, quando uscirono dal boschetto. L'orlo del precipizio era a poco più di cinque metri. «Qui non ci vede nessuno, se è questo che vuoi.» «Quello che voglio?» ripeté lui, fermandosi e girandola verso di sé. La lasciò andare, con suo grande sollievo. «Quello che volevo, Amy, è che ti spezzassi il collo nella caduta, l'altro giorno.» Lei si irrigidi'. «Mi hai spinto deliberatamente?» «Certo che no.» Lui si strinse nelle spalle. «Sarebbe stato un utile incidente, nient'altro. Ma dato che sei ancora viva e che Lucinda è stata spedita da amici per alcune settimane e nessuno vuol dirmi dove si trova, devo fare altri progetti.» La guardò insospettito. «Tu non hai niente a che fare con la partenza di Lucinda, vero?» «Non so nulla riguardo ai piani dei Nettlebed» disse lei in tutta onestà. «Bene, perché se scopro che c'entri, mi assicurero' che ti capiti un altro incidente, questa volta con risultati permanenti. Potrei farlo anche ora. Non c'è nessuno in giro.» Amy non rispose. La sua mente seguiva altri pensieri. Marc sarebbe andato prima a Nettlebed Place e, dato che James era irritato ma non furioso, era chiaro che i due non si erano incontrati. Una volta appurato che James aveva preso il volo, Marc sarebbe tornato a Hawkridge. Aveva appena formulato quel pensiero che sentì un rumore di zoccoli. Prima che James potesse fermarla, Amy si voltò e sfreccio' tra gli alberi. Non sarebbe mai riuscita a sfuggirgli, ovviamente: lui era solo un paio di metri dietro di lei. Voleva solo arrivare più vicino alla strada, dove un grido si sarebbe sentito sopra lo sciabordio del mare. Quando le dita di James si chiusero intorno al suo braccio, lei tirò il fiato e strillo'. «Marc!» «Piccola strega!» James la fermò e ricominciò a trascinarla verso gli scogli. Amy non gridò più. Tutte le sue forze erano concentrate nel tentativo di rallentare James, per dare al cavaliere il tempo di raggiungerli. Non sapeva se fosse Marc, ma sperava che anche un estraneo non avrebbe ignorato il grido d'aiuto di una donna. Si sentì mancare dal sollievo quando si rese conto che aveva avuto ragione. Gli zoccoli si fermarono di colpo, poi puntarono verso di loro a tutta velocità. «Lasciami andare, James! Non vorrai destare altri sospetti.» Era un tentativo disperato di riconquistare la libertà, ma lei sapeva che il suo grido aveva già distrutto la possibilità che lui la usasse per i suoi scopi, perché quale spiegazione avrebbe potuto dare James, anche a un estraneo? Vide la consapevolezza di quel fatto negli occhi del marito, vide la sua rabbia esplodere con violenza. Mentre un enorme cavallo nero sbucava dal boschetto, lui la trascino' vicino la scogliera, spostò la presa sul polso di lei e la tenne col braccio teso. Amy barcollo', poi, mentre riacquistava l'equilibrio, vide il cavaliere e un singhiozzo di sollievo le sfuggì dalla gola. Marc. Gli occhi lampeggianti, la bocca dura, sembrava una furia vendicatrice in sella a un mostro demoniaco. Lei non si sarebbe stupita di vedere delle fiamme uscire dalle narici dilatate del cavallo, quando questo si impenno'. Amy lanciò una rapida occhiata a James. Doveva lasciarla andare. Che altra scelta aveva? Ma le sue labbra erano atteggiate a un sogghigno e lei capì. Vendetta. O un diversivo che gli desse il tempo di scappare.

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Capitolo 27
*** 27 Capitolo ***


Chatsworth la teneva di sbieco, col proprio corpo tra lei e il precipizio, ma sarebbe bastato uno strattone per farla barcollare. La forza di gravità avrebbe fatto il resto. «Indietro!» urlò. «Indietro, o la butto giù.» Marc non esitò. Non protesto', non cercò di ragionare, non chiese nemmeno cosa James ci avrebbe guadagnato uccidendola. Nella frazione di secondo prima che si muovesse, Amy vide una furia omicida lampeggiargli negli occhi. Lasciò le redini, affondò i talloni nei fianchi dell'animale e puntò dritto sul braccio teso di Chatsworth. Amy strillo', ritraendosi istintivamente. Si trovò libera così di colpo che barcollo'. Un enorme sagoma nera le passò accanto. Lei sentì un'ondata di calore, udì il nitrito di uno stallone infuriato, poi cadde a terra e rotolo'. Il cavallo stava ancora urlando. O forse era lei. Stordita, cercò di girarsi, di vedere... E allora Marc le fu accanto, la prese tra le braccia, le strinse il viso contro il proprio petto perché non potesse vedere, non potesse sentire. Quando lui allento' la pressione, qualche secondo dopo, era tutto silenzio. L'urlo si era spento. «Era James, vero? È caduto dalla scogliera...» sussurro' lei tremante. Le braccia di Marc si strinsero intorno a lei ferocemente protettive. Il sole tornò a essere caldo, gli uccellini ripresero il loro coro mattutino, i fiori annuirono nella brezza. E Amy si sentì il cuore gonfio di un'enorme felicità perché era viva. Perché lei e Marc erano salvi. James aveva avuto delle alternative. E, cercando di distruggere lei, aveva distrutto se stesso. EPILOGO «Così, hai fatto volare il signor Chatsworth giù dalla scogliera. Ebbene, questo certamente ci risparmia molti fastidi.» Lady Hawkridge annuì pensosa alla giovane coppia seduta sul divano di fronte a lei. Amy fissò la contessa, allibita. Forse aveva la testa ancora confusa per lo spavento, ma trovava assai difficile conciliare il viso angelico di sua signoria con un atteggiamento così spietatamente pratico. Marc doveva esserci più abituato. Amy gli lanciò un'occhiata e vide un lampo divertito nei suoi occhi. «Non intendevo ucciderlo, nonna. Avevo solo un secondo per agire. Chatsworth minacciava di buttare giù Amy, ma so per esperienza che la maggior parte delle persone, quando viene caricata da un cavallo, tende a mollare tutto e a togliersi di mezzo. Quando il fianco di Demon lo ha urtato, doveva essere più vicino alla scogliera di quanto non mi fossi reso conto.» «Naturalmente, caro. Tuttavia, dato che lo hai fatto per salvare la vita di Amy, nessuno avrà da ridire.» «Dato che nessuno ha assistito alla scena, nessuno saprà che la vita di Amy era in pericolo. Non voglio che la gente cominci a chiedersi perché Chatsworth volesse attentare alla vita di una persona che aveva appena conosciuto. Desidero tener fuori Amy da questa storia, nonna. Tu sola conosci la verità. Ascoltami attentamente. Chatsworth ha avuto uno sfortunato incidente mentre faceva una passeggiata. Sovrappensiero perché deluso dalla fine delle sue ambizioni riguardo a Lucinda, ha preso il sentiero sbagliato per scendere alla spiaggia ed è inciampato.» «Plausibile. Se si considera che la povera Amy è caduta sul sentiero giusto neanche due giorni fa. Luoghi pericolosi, le scogliere. Dobbiamo mettere un cartello.» Convenne la contessa. «Dove hai fatto portare il corpo, Marc? Non dal vicario, immagino.» «No, non volevo che Amy si ricordasse di Chatsworth ogni volta che passa davanti al camposanto. L'ho fatto seppellire nel suo ultimo luogo di residenza, che per fortuna si trova fuori dai confini parrocchiali.» «Grazie» sussurro' Amy, sollevata. «Che momenti terribili devi aver vissuto con lui a Londra, Amy. Posso darti del tu, vero, mia cara?» Lady Hawkridge rabbrividi'. «Cosa intendi fare riguardo al suo alloggio, Marc? Lo perquisirai?» «Solo se Amy ritiene che potrebbe esserci qualcosa che la collega a lui.» Le lanciò un'occhiata interrogativa, ma Amy stava già scuotendo la testa. «C'è solo il nostro certificato di matrimonio, e lo custodisco io. Non ho conservato le lettere di James, e lui bruciò le mie. Era molto attento a non lasciare tracce e non parlava con nessuno dei suoi piani finché non era pronto ad agire. Dubito perfino che abbia parlato a qualcuno del nostro matrimonio.» Si acciglio'. «Pensi che i suoi amici potrebbero fare domande sulla sua morte?» «Francamente, dubito che si interrogheranno sulla sua protratta assenza. Date le recenti attività di Chatsworth, tutti penseranno che sia stato catturato e imprigionato a Bristol, in attesa di deportazione. E gli eventuali complici dei suoi furti staranno zitti per salvarsi la pelle.» «L'unica cosa sensata da farsi» convenne lady Hawkridge. Raccolse il ricamo e si preparò ad alzarsi. «Bene, sembra tutto risolto. È un tale conforto sapere che non dobbiamo più preoccuparci che il marito di Amy ricompaia dal nulla.» «Oh, signora, sono così desolata d'averle dato tanti pensieri. Spero solo che per la povera Lucinda non sia stato un dolore eccessivo venire a sapere che il signor Chatsworth, intendo dire James, era un cacciatore di dote.» «Lucinda è giovane e piena di risorse» la informò Marc, alzandosi per assistere sua nonna. «L'ho vista prima che partisse, questa mattina, e stava già giurando di non innamorarsi più. Progetta di diventare una vergine di ghiaccio e di non indossare altro che bianco, e forse qualche tocco d'argento. Do a questo ruolo tre mesi.» «Oh, cielo.» «E poi, Amy, non sei stata tu a darci pensieri» rincaro' lady Hawkridge. «La colpa è tutta di Chatsworth. Ora, credo che dovresti andare a coricarti, cara. Gli ultimi due giorni, e due notti, sono stati così intensi e sconvolgenti che non hai quasi chiuso occhio. E non vogliamo che tu abbia le occhiaie il giorno delle nozze, vero?» «Uh...» «Lasciate fare tutto a me, ragazzi.» La contessa era raggiante. «Non c'è niente che mi diverta di più che organizzare un matrimonio. E, in questo caso, di nozze da preparare ne ho due. Comunque, credo che tu e Amy dovreste sposarvi per primi, Marc. Non vogliamo che le cose non capitino nell'ordine giusto, vero? La gente sa contare, sapete, e Amy sarebbe molto sensibile a certi pettegolezzi.» Ignorando il violento rossore della sua dama di compagnia, la contessa si avviò verso la porta. Marc si precipitò ad aprirgliela, un sorriso sulle labbra. «Colborough non mi chiederà la tua mano, vero, nonna? Perché se lo facesse, mi sentirei in dovere di informarlo che sei una donna molto pericolosa.» «Preferirei che tu non lo facessi, mio caro. Prender moglie all'età di Bartholomew è già un'emozione abbastanza forte. E poi, sono perfettamente in grado di concedere la mia mano senza il tuo permesso.» Sorridendo serenamente, sua signoria lasciò la stanza. «Questo mi rimette al mio posto» osservò Marc con un sospiro. «Prevedo momenti difficili, date le tendenze indipendenti delle donne di casa.» Amy si alzò sulle gambe tremanti. Lungi dal voler rivendicare la sua indipendenza, in quel momento si sentiva più bisognosa di supporto della contessa. «È finita davvero?» chiese. «È finita.» Marc si voltò. L'espressione di trionfo dei suoi occhi le tolse il fiato. «E per noi è solo l'inizio, cara. Mi sono fermato dal vicario, tornando a casa. Ci sposeremo non appena la licenza sarà pronta. Probabilmente, tra un paio di giorni.» «Un paio di giorni? Così presto?» Lui le venne vicino. «È una contestazione?» «No, milord. Solo...» La voce le si incrino'. «Fino a questo momento, non lo avevo creduto possibile. Oh, Marc, ma sei proprio sicuro di voler sposare una come me? Una che ha tanto da imparare, che non è...»

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Capitolo 28
*** 28 Capitolo ***


Marc la interruppe posando un dito sulle labbra. «Vuoi la prova che sei una signora?» chiese. «Io so che in te ho trovato l'altra metà di me stesso. Nient'altro importa. Non conta come sei arrivata qui, solo il fatto che ti ho trovato. Ma se tu vuoi, scriverò a Ravensdene, gli chiederò di fare indagini nel suo albero genealogico per vedere se c'è un legame con tua madre. Solo se tu lo desideri, Amy.» «Credo che mi farebbe piacere» rispose lei, dopo un attimo di riflessione. «Allora lo farò, ma ricordi quando ti dissi che eri una vera signora in attesa della giusta collocazione? Ora ce l'hai.» Lei ci penso', e un sorriso malizioso le illumino' il volto. «Nella tua caverna?» Lui ricambio' il sorriso. «Anche. Ma soprattutto...» Si chino' a sottolineare ogni punto con un bacio. «Nella mia casa, nella mia vita, nel mio cuore...» Amy trattenne il fiato, sentendo la sincerità della sua voce. E quando Marc la guardò, lei vide il loro futuro riflesso nei suoi scintillanti occhi grigi. ----------------------------------------FINE--------------------------------------------

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