Un giorno per sempre

di elenabastet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo 1 & Prologo 2 ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto Interludio ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo 1 & Prologo 2 ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Prologo 1, 13 luglio 1789

L’ospedale da campo allestito in Place de Grève era un brulicare di feriti, ma almeno i rivoluzionari erano riusciti a tenere indietro le truppe fedeli al re.

Fu Rosalie a veder arrivare i Soldati della Guardia di Madamigella Oscar e capì subito che era successo qualcosa di terribile: infatti lei galoppava da sola al loro comando e non aveva vicino André.

André era sul cavallo con Alain, gravemente ferito al petto e anche Bernard Chatelet se ne accorse.

“Bernard, André è stato ferito, ha bisogno di un medico”, disse Oscar in maniera concitata. In piazza c’erano diversi medici e tutti decisero di visitarlo quando fu fatto sdraiare su un letto da campo, ma dallo sguardo che fecero Rosalie e Bernard capirono subito che non c’erano speranze. Oscar era rimasta impietrita, a guardare il suo amato, nelle cui braccia aveva solo poche ore prima trovato amore e passione, ferito e insanguinato.

I dottori si allontanarono senza fare niente, Bernard si avvicinò a uno di loro, sapendo cosa gli avrebbero detto:

“Allora dottore, come sta?”

Il medico scosse la testa, c’era stata troppa morte quel giorno e non era ancora finita e rispose:

“La ferita è molto grave, non c'è assolutamente niente da fare. E inoltre il cuore si sta facendo sempre più debole. Mi dispiace, ma gli rimane molto poco da vivere...”

Oscar si era avvicinata ad André e gli aveva preso le mani, mentre sul cielo si stavano addensando nuvole temporalesche.

“Il sole sta tramontando, non è vero Oscar?”, diceva André. C’era un’altra atmosfera, quanto aveva atteso quella nuova sera per stare di nuovo insieme alla sua amata, per trovare un posto dove ritrovarsi e amarsi, o anche solo consolarsi della troppa morte che avevano visto insieme quel giorno...

Oscar si sforzò di essere calma:

“Si, sulla città è tornata la calma. Non si sente più rumore di spari, vero?”

“No... sento solo i piccioni che volano in alto per trascorrere la notte.”

In quel momento, gli occhi di Oscar iniziarono a riempirsi di lacrime. André se ne accorse e allungò le mani verso le sue, prendendogliele e stringendogliele con le ultime forze che gli erano rimaste.

“Che cosa c'è Oscar? Perché stai piangendo?”

Ormai Oscar non riusciva più a trattenere le lacrime.

“Ascolta André io vorrei... vorrei diventare tua moglie. Vorrei che mi portassi in un piccolo villaggio, in una piccola chiesa, dove ci sarà una semplice cerimonia. Ecco André... vorrei solo che mi dicessi che... io diventerò tua moglie.”

“Ma certo Oscar, lo diventerai, è la cosa che più desidero al mondo!”

Le lacrime di lei ormai sgorgavano copiose, scendendo anche sul letto dove era disteso lui.

“Oscar, perché stai piangendo? Perché? ...Sto forse...per morire?”

Nella piazza c’era un silenzio di tomba, Alain, l’amico fidato di André, abbassò il capo, Rosalie si strinse a Bernard.

“No! Ma che cosa dici? No André!”, disse Oscar, cercando di donare al suo amato ancora un attimo di felicità.

Lui le rispose, con l’ultimo fiato che aveva:

“Hai ragione, io non posso morire adesso... la nostra felicità è appena cominciata... ora anche l'amore ci unisce... forse noi riusciremo a vivere in un mondo migliore Oscar... no, non posso morire in questo momento... proprio non posso...”

Una lacrima uscì dall’occhio di André, rimanendo ferma, testimone dell'ingiustizia di perdere la donna che ama ora che era riuscito ad averla per sé.

Oscar non si accorse della sua morte e continuava a parlare:

“Ricordi André? Ricordi quando eravamo ragazzi ... le splendide albe che abbiamo visto ad Arras? Bene io vorrei... vorrei tornare laggiù con te e vivere di nuovo quei meravigliosi momenti, stavolta in maniera più completa perché adesso ci amiamo e l'amore rende tutto più bello!”

Ma lui non poteva più risponderle, lei continuò a chiamarlo, mentre Rosalie scoppiava in lacrime tra le braccia del marito addolorato e Alain chinava il capo, ormai disperato anche lui.

“André! ...André! No, non è giusto, André! Non avresti dovuto lasciarmi sola! No! André… André… No!”

Il rimpianto scorreva fuori dal suo cuore:

“Io ti amavo, André... ti amavo davvero, con tutto il cuore! Avrei potuto amarti già da molti anni, ma ho scoperto in me questo sentimento troppo tardi. Se me ne fossi resa conto prima, avremmo potuto vivere insieme tanti momenti meravigliosi, momenti di amore intenso e travolgente! Ma io non mi ero neanche resa conto dell'amore che tu nutrivi per me... è questo che mi fa star male… che mi fa sentire terribilmente in colpa!”

In cielo le nuvole si erano ormai addensate, e cominciò a lampeggiare, lampi che sfavillavano, lampi crudeli, mentre dietro tuonava, senza acqua, perché l’unica acqua erano le lacrime di Oscar, strazianti.

“No, André, no, non posso vivere senza di te, senza le tue braccia che mi stringono, le due labbra che mi baciano, il tuo calore che mi avvolge, la tua forza che mi rende donna… No, torna da me!”

 

Prologo 2 13 luglio 2019

Alex Krycek imboccò in auto una delle strade in uscita da Parigi: era qualche settimana che si trovava nella capitale francese, a svolgere delle missioni di recupero materiale per Marita Covarrubbias, a capo del Consorzio dopo la scomparsa dell’Uomo che Fuma.

Una posizione, quella della donna, fortemente a rischio, visto che in molti la avversavano, a cominciare dal redivivo Conrad Strughold e dai suoi scagnozzi. La protezione dell’anziano e benevolo dottor Alvin Kurtzweil non sarebbe stata sufficiente per aiutarla e proteggerla, anche lui era a rischio. Per questo, Marita aveva incaricato Alex di recuperare antichi manufatti nascosti in archivi, sotterranei e palazzi francesi, per ora non aveva avuto molta fortuna, ma cercava comunque di continuare la sua ricerca.

A Parigi abitava in una casa di fine Settecento a due passi dalla Place de l’Hotel de Ville, vicino a Penelope Guy, ufficialmente una bibliotecaria, in realtà anche lei alle dipendenze del Consorzio per un debito che aveva con Marita dovuto alle sue capacità di hacker.

I due appartamenti, ottenuti da un alloggio diviso, erano di proprietà di Penelope, un’eredità di famiglia, e lei aveva accettato di buon grado la sua presenza, aiutandolo nelle sue ricerche.

Penelope gli era molto simpatica, una ragazza bionda un po’ sovrappeso che conosceva le cose più strane oltre ad essere decisamente nerd, in un’altra vita gli sarebbe piaciuto presentarla a Mulder e Scully, avrebbe loro ricordato i Lone Gunmen, a cui somigliava molto come indole. Penelope non sapeva tutto di lui e sui suoi trascorsi, ma era meglio così.

Alex Krycek era stanco, stanco di girare senza meta, stanco di pensare ad un presente che non c’era e ad un futuro che non ci sarebbe mai stato, stanco di continuare ad amare follemente Marita senza che lei alla fine ne tenesse conto. Certo, era il suo uomo più fidato, ma avrebbe voluto qualcosa di diverso, e quanto invidiava Mulder e Scully, che lui aveva sempre visto alla fine come suoi alleati su fronti diversi, insieme finalmente da tempo.

Gli avevano segnalato un palazzo abbandonato verso Versailles, dove dicevano che potevano esserci cose strane e interessanti.

Penelope lo aveva avvisato:

“Dicono che sia infestato dai fantasmi e da una maledizione, una storia che risale alla Rivoluzione francese o giù di lì e legata a qualcuno che ci abitava e che è morto prematuramente”.

Un posto in cui Mulder avrebbe trovato pane per i suoi denti: peccato che le cose tra di loro fossero andate male, gli sarebbe piaciuto lavorare insieme a lui e magari andare alla scoperta di storie vecchie e nuove vicino alla capitale francese.

L’auto di Krycek imboccò vie sempre più secondarie, aiutandosi con il navigatore ma anche con alcune vecchie mappe che Penelope gli aveva scovato on line. Ad un tratto, gli alberi e le sterpaglie avevano talmente invaso la via che Alex dovette lasciare l’auto e percorrere a piedi: in un attimo, ricordò una vecchia immagine di un libro che aveva visto tanti anni prima con la fiaba de La bella addormentata nel bosco e si sentì come avvolto in un’atmosfera insolita, come fosse saltato in un tempo lontano da quello che conosceva e in cui viveva.

Arrivò alla fine di fronte ad un cancello antico e imponente, che però cedette, era aperto. Alex si aspettava di trovare abitanti abusivi, gente disperata, ma si vede che la fama di quel posto, oltre il fatto che non fosse facile arrivarci, scoraggiava ad avvicinarsi.

Gli alberi e le sterpaglie avevano invaso quello che era stato un incantevole giardino all’italiana, con una fontana in mezzo, ormai diroccata, ma da cui sgorgava ancora dell’acqua. Da un lato, un edificio non alto che doveva aver ospitato le scuderie, mentre di fronte si ergeva il castello vero e proprio.

Penelope gli aveva detto di chi era stato, di una famiglia nobile di militari, i de Jarjayes si chiamavano, e c’era una storia su di loro, parlava di una ragazza caduta durante la presa della Bastiglia insieme all’uomo amato, una ragazza allevata come un uomo, e del padre che era rimasto vittima del rimorso, ma era forse solo una leggenda, forse quel posto era stato vittima della crisi, del degrado, dell’abbandono, delle tristi sorti che capitano nelle vite e negli anni.

Alex Krycek entrò nel castello, dove sembrava davvero che nessuno entrasse più da secoli. Davanti a lui c’era un maestoso scalone che conduceva ai piani superiori, mentre al piano terra si aprivano ampi saloni che iniziò a percorrere.

Sentiva come dei sussurri, sussurri sommessi, una voce di donna anziana che a tratti emergeva:

“Io vi maledico, padrone, per quello che avete fatto a vostra figlia e a mio nipote, finché non troveranno la felicità in questa vita, voi rimarrete intrappolato qui e il tempo non scorrerà più, loro non dovevano morire così”.

Tutto molto strano, in quel palazzo non c’era nessuno, forse avrebbe dovuto portarci Penelope, e senz’altro Mulder lo avrebbe adorato.

Alex Krycek non aveva fatto degli studi tradizionali, ma sapeva che anche in Francia, così come nella sua patria d’origine, la Russia, i rivoluzionari avevano distrutto palazzi, mobili e vestigia, oltre ad uccidere la gente, nobili e non. Però quel castello era diverso, sembrava tutto fermo nel tempo, con una patina di polvere sopra i mobili e le pareti.

Cosa avrebbe potuto interessare a Marita e a Kurtzweill? Alex sapeva cosa prendere, strani manufatti di tipo esoterico, alambicchi, grimori, sostanze misteriose nascoste in vasi, ma lì stranamente non c’era niente di tutto quello.

Percorse un’anticamera e poi arrivò in quella che doveva essere stata la sala principale del castello e ad una parete vide qualcosa che gli fece salire il cuore in gola.

Tutto il palazzo sembrava abbandonato, ci capiva abbastanza da sapere che in un posto così una squadra di restauratori avrebbe dovuto lavorare per mesi se non per anni: ma quel quadro che si stagliava sul muro sembrava dipinto ieri.

C’era una… splendida creatura in abito mitologico, su un cavallo bianco, una donna, perché sapeva che questo era, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, una donna in abito maschile, che lo osservava in maniera coraggiosa e malinconica. Una donna diversa da quelle ritratte di solito nei quadri antichi, una donna che doveva incutere timore, ma anche ispirare amore.

Per terra c’era un foglio di carta, antico, e Alex lo raccolse, ormai l’inchiostro era sbiadito.

Capiva abbastanza il francese, anche se le parole erano scritte in un corsivo complesso da leggerle:

“Padre, vi ringrazio per quello che ho fatto per voi, perdonatemi per avervi deluso”.

Di nuovo, sentì quelle parole lontane di maledizione, e sentì anche un tuono. No, grazie, non voleva che un temporale lo sorprendesse in quel posto, e guardando l’orologio vide che erano le sei e mezzo di sera passate.

Alex Krycek si ripropose di tornarci, magari con Penelope, ma come mai era passato tutto quel tempo? Uscì dal castello e dal parco, arrivò all’auto e si diresse verso Parigi. Nel cielo, fulmini e tuoni senza acqua ormai la facevano da padrone, con un eco lontano, un eco che grivava No, non è giusto!

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo primo

“Maschio, bianco, ferita d’arma da fuoco al petto, da operare subito!”

La voce dei paramedici fece accorrere subito la dottoressa Liliane Rabet, di turno presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Pitié-Salpêtrière, e il poliziotto addetto alle vittime di crimini come sparatorie Kader Mousaif.

“Subito in sala!”, ordinò la dottoressa Rabet, “ogni minuto perso può essere fatale!”

Il paziente fu subito portato sotto i ferri. Un paramedico notò la strana divisa di tipo militare che aveva addosso:

“Ma come è vestito?”

“Direi che abbiamo visto gente conciata peggio, tanto dobbiamo spogliarlo, per vedere la situazione come è”, rispose la dottoressa.

Il paziente era ferito gravemente, con una ferita da cui sgorgava molto sangue: subito, ci si adoperò ad estrargli la pallottola, che si era scomposta in petto, formata da tanti pezzi.

“Non ho mai visto una pallottola del genere, Mousaif si divertirà ad esaminarla”, disse la dottoressa dopo aver estratto tutti i pezzi. Le condizioni del paziente sembravano disperate, ma Liliane Rabet non era tipo da arrendersi, e riuscì a suturare e a riportare pian piano alla vita con trasfusioni un caso disperato.

“Lo abbiamo stabilizzato”, disse Liliane alla fine dell’intervento ai suoi collaboratori, “le prossime ore saranno decisive, ma forse ce la farà”.

Kader Mousaif si era già attivato fuori dalla sala per capire chi fosse e cosa fosse successo: il ferito non aveva documenti addosso ed era vestito con un abito di foggia desueta. C’erano delle stranezze, in quella che sembrava comunque un’aggressione criminale.

“Ma chi l’ha trovato?”, chiese Kader.

“Jacques”, gli rispose uno degli addetti al Pronto Soccorso.

“Jacques Ripieno di Acido? Oddio, dovrei interrogarlo, c’è?”

“Sì, è rimasto qui fuori, dice cose strane”.

“Eh, certo, chissà quanto è fatto anche oggi, speriamo che si riprenda”.

Jacques era un senza fissa dimora, con problemi di tossicodipendenza, che bazzicava fuori dall’ospedale, ogni tanto chiedendo soldi, ogni tanto dicendo cose strane. Non la persona più affidabile del mondo, quella a cui chiedere informazioni sicure su un possibile fatto di sangue.

Jacques però accolse con gentilezza Kader:

“Come sta quel poveretto?”.

“La dottoressa Rabet lo sta operando, non si sa se ce la farà, ma lei è brava. Dove l’hai trovato?”

“È comparso sul marciapiede qui fuori, sta succedendo il finimondo, tutti quei lampi e tuoni senza acqua, e ad un certo punto lui si è materializzato...”

“Jacques, ma quanta roba ti sei fatto stavolta?”

“No, sono giorni che non mi faccio, adesso sono pulito, voglio smettere, è andata così, ma voi non avete capito cosa sta succedendo fuori?”

“No, sono ore che sono qui a lavorare… vengo a vedere”.

Kader si affacciò e rimase senza fiato: il cielo di Parigi era percorso da lampi come non ne aveva mai visti, minacciosi, un fenomeno elettrico inspiegabile. Ad ogni lampo faceva da contraltare un tuono, dal rumore spaventoso, il tutto senza acqua, era come se dal cielo si fosse attivato un qualcosa di inspiegabile, una forza mai vista prima. Ma quello che gli aveva raccontato Jacques non aveva senso, la gente non si materializza come il Tardis di Doctor Who o i membri dell’Enterprise di Star Trek sui marciapiedi.

“Senti, Jacques, adesso ti do qualcosa per comprarti da mangiare, se vuoi fermarti nella sala vicino al Pronto Soccorso per stanotte fallo, e domani parleremo di nuovo”.

“Ma non capisci agente. Quel poveretto arriva da un altro tempo qui, l’ho visto io...”

Kader pensò che piuttosto avrebbe dovuto allertare il servizio antiterrorismo di stanza a Parigi: c’erano quei due agenti dell’FBI, Doggett e Reyes, che avevano chiesto di essere avvisati se succedevano cose strane. Perché Jacques non era attendibile, ma il terrorismo era un pericolo reale, e bisognava avvisare se qualcuno arrivava in ospedale senza documenti, soprattutto se vittima di una sparatoria.

Chissà se si sarebbe salvato, se lo augurò.

Kader incontrò Liliane Rabet che aveva finito l’intervento.

“Ce la farà?”

“Nessuno può dirlo, era conciato molto male, ma abbiamo fatto il possibile”.

“Cosa avete scoperto?”

“Si tratta di un uomo di oltre trent’anni, con un grosso problema di vista oltre alla ferita, ha l’occhio destro ormai cieco e l’occhio sinistro con una cataratta, se si riprenderà lo opereremo. Per il resto, non è un fumatore, non si droga, deve solo aver avuto qualche problema di alcolismo, e non ha segni di malattie trasmissibili per via sessuale. Se si riprenderà lo interrogheremo”.

“Io intanto devo avvisare gli agenti Doggett e Reyes di questo arrivo, mi hanno detto di segnalare tutti i ricoveri fuori norma”.

“Intanto, potreste esaminare i suoi abiti e la pallottola che abbiamo estratto”.

“Giusto”.

Kader diede un’occhiata alla pallottola e disse:

“Non ho mai visto una cosa di questo tipo, dovrei fare degli esami, ma questa è una pallottola vecchia, a prima vista, non certo più in uso. Un mistero davvero. Saprò dire di meglio presto, sentirò un’amica del laboratorio della scientifica”.

 

Alex Krycek imprecava: non aveva mai visto una tempesta di quel tipo: non c’era pioggia, solo lampi, lampi spaventosi che cadevano dal cielo accompagnati da tuoni spaventosi. Per fortuna che era quasi arrivato a casa, sperò che Penelope avesse qualcosa in casa, perché non si fidava di cercare un supermercato o un take-away per prendere qualcosa da mangiare, era come se su Parigi ci fosse in corso un bombardamento alieno. Ci sarebbero voluti Mulder e Scully.

Inoltre, il pomeriggio passato in quello strano palazzo abbandonato con quella voce l’avevano davvero inquietato. Era tutto molto strano e aveva paura, lui che non si era mai fatto scrupoli per niente e che aveva assistito comunque a fatti inspiegabili, oltre a trovarsi in mezzo a conflitti e sparatorie. Era come se su Parigi ci fosse una forza aliena inespicabile, che stava scatenando un bombardamento per qualcosa: magari era solo uno dei tanti effetti del cambiamento climatico, ma era davvero… strano.

Parcheggiò l’auto, per fortuna quasi sotto casa, e scese. Di colpo, un lampo cadde dal cielo abbagliandolo. Chiuse gli occhi e poi li riaprì, scoprendo di essere ancora vivo, aveva temuto di essere stato colpito. Poco lontano, per terra, c’era una sagoma umana, avrebbe giurato che prima non c’era. Si avvicinò.

La persona piegata a terra, tossicchiante, aveva dei lunghi e bellissimi capelli biondi… come la donna del quadro, ed era avvolta in un mantello di foggia antica.

“Tutto bene?”, disse Krycek avvicinandosi.

Lei tirò su il volto e ad Alex Krycek, lo stesso uomo che aveva assistito e partecipato a eventi paranormali e fatti criminali, si gelò il sangue nelle vene. Era LA DONNA DEL QUADRO, ridotta peggio, tossicchiante, ma era lei.

Lei lo guardò e gridò:

“André!”

 

“Che bella che è Londra!”, disse Scully a Mulder, uscendo dalla sede di Scotland Yard dove stavano partecipando ad un convegno di Criminologia.

“A me piaceva di più come era tanti anni fa, non riesco più a trovare i miei angoli preferiti, tutto cambia e non sempre in meglio. Comunque, certo, Musei e parchi sono splendidi”, rispose lui. Era bello essere insieme e vedere riconoscere il proprio lavoro, anche se a fatica e in maniera frammentaria.

Mulder aveva tenuto una conferenza sulle tecniche di profiling dei serial killer, mentre Scully aveva parlato di come riconoscere ferite ricorrenti di uno stesso soggetto, in attesa di tenere un seminario di Medicina legale. Ne avevano approfittato per prendersi qualche giorno di vacanza, progettavano di girare per il Regno Unito e magari fare anche una capatina in Bretagna.

“Per cena stasera che cosa preferisci?”, disse Mulder, “pub classico in stile vittoriano, ristorante con libreria annessa o etnico?”

“Avevamo visto quel turco che non sembrava male”, rispose Scully, tirando fuori poi lo smartphone su cui era arrivata una notifica.

“Monica Reyes ha postato una foto sul suo profilo Facebook di cosa sta succedendo a Parigi, una tempesta elettrica mai vista prima, guarda!”

Scully porse a Mulder il suo smartphone e lui sbiancò:

“Ma cosa può essere successo? Chissà come lo spiegheranno… Se non fosse che siamo impegnati qui, non sarebbe male andare a Parigi”.

“Non sono mai stata a Parigi, ma cosa può essere questo? Sembra che su Parigi si stia scatenando qualcosa di soprannaturale”.

“Dana Scully la scettica parla di soprannaturale? Sei cambiata e tanto. Ma magari c’entra solo il cambiamento climatico. Comunque, potrebbe essere l’occasione di una rimpatriata con Doggett e Reyes.”

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo secondo

“André!”

La donna del quadro, perché lei era, si era aggrappata all’unico braccio che aveva. Alex Krycek cercò di sorreggerla ed aiutarla, sempre più sconvolto.

“Voi non siete André”, disse ad un tratto la donna.

“Signora, mi chiamo Alex, Alex Krycek e sono qui per aiutarvi”, rispose lui d’impulso, non poteva lasciarla lì in strada, in quella strana e terrificante sera.

La portò verso la porta di casa e suonò al campanello.

“Penelope, apri, ho un problema”.

La donna restava aggrappata a lui, singhiozzando a tratti, tossicchiando e tremando.

Alex la sentì irrigidirsi mentre entravano nel portone e andavano verso l’ascensore (NdA nelle case di Parigi esistono gli ascensori, checché ne pensino gli sceneggiatori di Emily in Paris).

“Dove sono?”, mormorò lei.

“Tutto a posto, siete al sicuro”, rispose Alex, “vi porto in casa mia”.

“Ma che posto è questo?”, chiese di nuovo, salendo con timore sull’ascensore e sussultando quando si mosse.

“Casa mia, non avete niente da temere, vi aiuterò”.

Arrivarono al terzo piano, dove c’era l’alloggio di Penelope abitato in parte da Alex Krycek. La donna si lasciò trascinare dentro, senza forza, tossicchiando e con le lacrime agli occhi.

Penelope li aspettava sul pianerottolo e disse:

“Alex, ma che succede?”

“Qualcosa di incredibile”, rispose lui.

Fecero accomodare quella strana donna su un divano, sembrava una bambola di pezza, senza forza. Alex si accorse che il fazzoletto che teneva di fronte alla bocca era sporco di sangue, trasalì ma poi disse a Penelope:

“Di là nel mio armadietto dei medicinali ho degli antibiotici, se me li porti”.

“Dovrebbe mangiare. Ho ordinato al greco, ci sono un bel po’ di cose, possiamo provarle a darle qualcosa”.

“Certo”. Alex andò a prendere anche dell’acqua, la donna continuava a guardarli con gli occhi vuoti.

“Siete amici di Bernard e Rosalie?”

“Non conosco nessun Bernard e nessuna Rosalie”, rispose Penelope.

“Nemmeno io”, rispose Alex. Quella donna era vestita con un mantello e sotto aveva un’uniforme militare, ma non come quelle che si vedevano in giro e che lui aveva visto in tanti anni… quella donna sembrava sbucata davvero da un altro tempo e luogo, come era apparsa poi di fronte a lui...

La donna bevve un po’ d’acqua e Alex le porse un medicinale.

“Prendetelo, vi farà bene, poi chiameremo un medico”.

“Io non voglio più vivere, il mio André è morto”.

“Non dite così”, disse Penelope mettendole davanti una porzione di succulenta mussaka e un pezzo di pita.

La donna sembrò riscuotersi.

“Chi siete?”, disse Alex Krycek. “diteci qualcosa su di voi e sul vostro André, possiamo provare ad aiutarvi”.

“Sono Oscar François de Jarjayes, comandante dei Soldati della Guardia. Prima ero di servizio nella Guardia Reale della regina Maria Antonietta a Versailles...”

Penelope spalancò la bocca e guardò verso Alex, anche lui stupito.

“Quella Maria Antonietta?”, disse Penelope. Ma come era possibile? Una delle passioni nerd di Penelope era la Storia, e sapeva molto bene che fine avesse fatto Maria Antonietta, chi non lo sapeva, in Francia, tra l’altro?

“Stamattina con i miei uomini mi sono schierata dalla parte del popolo in rivolta e contro l’ordine del Re ai corpi dell’esercito di attaccare i civili, abbiamo combattuto tutto il giorno, duramente e con gravi perdite. Verso stasera eravamo rimasti asserragliati sotto il fuoco dei cecchini vicino al Pont Neuf, dovevamo uscirne. Io mi sono fatta avanti, sono riuscita a togliere il cecchino di guardia al ponte, ma non prima che lui riuscisse a sparare ad André...”

Alex e Penelope sentirono freddo e angoscia che li pervadevano, era come se fossero stati anche loro lì.

“Lui era il mio amore, la mia vita, la mia anima, eravamo insieme da una vita ma solo da poco avevo capito quanto lo amavo, mentre lui mi amava da sempre. Siamo corsi fino in Place de Grève dove c’erano i medici e i nostri amici, ma per lui non c’era niente da fare...”
Oscar abbassò il volto, mentre le lacrime segnavano le sue guance. Alex le strinse una mano, e Penelope l’altra.

“Gli ho giurato il mio amore mentre lui mi lasciava portandosi via la mia anima, e lui ha fatto lo stesso… con lui ho perso ogni cosa, ma cosa ci faccio qui?”

Alex e Penelope si guardarono senza parole.

“Io ho urlato dal dolore, ho pianto c’erano lampi, tuoni, stavo male, tossivo, sono gravemente malata, ma per e con André avrei vissuto. E poi ho incontrato voi”, disse rivolta ad Alex.

“Siete a casa mia”, disse Penelope, “e vi prego di mangiare”.

“Vi chiamate Oscar ma siete una donna...”, disse Alex e avrebbe voluto aggiungere una bellissima donna.

“Dove sono Bernard e Rosalie?”, chiese di nuovo Oscar allora, prendendo un pezzo di mussacà, per non offendere quei due ospiti gentili che iniziava a mettere a fuoco.

“Non lo sappiamo”, rispose Alex, “eravate sola, stasera su Parigi si è scatenata una tempesta strana..”

“Ma cos’è questa casa?” Oscar si guardava attorno tra le lacrime, sempre più stupita, come se non conoscesse niente di cosa vedeva.

Penelope aveva fatto accomodare Oscar in un salotto, sul divano, dietro c’era una finestra e davanti un tavolino. Sulla parete di fronte la televisione, spenta, e sulle pareti c’erano varie librerie piene di libri. Più in là c’erano la scrivania con il suo computer, la poltrona dei gatti con i suoi due gatti e poi c’era la porta che dava verso la cucina e quella sul corridoio, dove si andava verso la parte di alloggio dove stava Alex.

Niente di quello che aveva davanti, salvo i gatti, sembrava familiare alla sua ospite.

“Io non voglio disturbarvi, lasciatemi sola, ho il mio dolore che mi distrugge...”

“Signora...”, disse Alex.

“Chiamatemi madamigella Oscar o capitano Oscar, vi prego, signor… Krycek”.

“Va bene. Mi sapete dire che giorno è oggi?”

“Oh sì. Oggi è o meglio dovrebbe essere la notte tra il 13 e il 14 luglio 1789”.

Penelope e Alex si guardarono a bocca aperta.

Ma come era possibile? Guardavano quella donna, Oscar, piena di dolore, che si guardava attorno smarrita, non riconoscendosi in nessuna delle cose che aveva intorno, come se arrivasse da un altro mondo. Ma quando mai i viaggi nel tempo sono una cosa possibile, se non nei romanzi, nei film e nelle serie televisive?

“Siete a Parigi”, disse Alex, “ed è il 13 luglio ma del 2019”.

Oscar sbiancò in volto ed ebbe un mancamento. La sorressero, aiutandola a sdraiarsi sul divano.

“Ma cosa è successo? Ma allora questo vuol dire che tutti coloro che conoscevo...”

“No, madamigella”, disse Alex, “voi siete qui con noi, siete arrivata da un altro tempo ma ci siete. E io non penso che un amore grande come il vostro possa essere finito così”.

Penelope lo guardò dubbiosa.

“Signora, vi chiedo di mangiare qualcosa, poi se volete rinfrescarvi e poi vi aiuteremo a riposarvi. Ve ne prego”, continuò Alex.

Penelope era sempre più perplessa ma stette zitta, ma quando Oscar si guardò smarrita nel bagno di casa, non capendo a prima vista cosa ci fosse dentro, il suo stupore lasciò il posto allo sbalordimento.

Alla fine accettò un sonnifero che Alex le diede e si mise a dormire sul divano.

“Dormirà per un po’, ma qui è successo qualcosa di inspiegabile”, disse Alex.

“Ma dai, Alex, ha dei problemi psichiatrici, è evidente. Capisco che tu voglia aiutarla, ma vuoi mica dirmi che credi a questa storia...”

“Non sta bene, ha i sintomi di un principio di tisi, malattia oggi debellata qui da noi”.

“Non vuol dire niente, la tisi esiste ancora in certe zone del mondo e in certe situazioni di degrado...”

“Non dice cose confuse, dice cose precise, e sembra non aver mai visto niente di moderno...”

“Ma può essere spiegato in maniera razionale...”

“Ma non ha mai visto né un televisore, né uno smart phone, né un computer, né un ascensore, né un gabinetto moderno, e hai visto i suoi vestiti?”

“Ma può essere una conseguenza del suo stato mentale o di un’amnesia..”

“Fai concorrenza a Dana Scully come era una volta! E di questo che mi dici? L’ho trovato in quel palazzo dove sono stato questo pomeriggio, dove succedono cose davvero molto strane...”

Alex Krycek mise in mano a Penelope lo smart phone, sul cui schermo c’era il quadro che aveva visto nel palazzo e anche lei rimase a bocca aperta.

“Ma come è possibile? I viaggi nel tempo succedono solo in Doctor Who! O in Sleepy Hollow, che era pure una schifezza, anche se l’idea era carina. O Claire di Outlander, che finisce nella Scozia del Settecento.. ma qui...”

“Devo riuscire a mettermi in contatto con Mulder e Scully, anche se me l’hanno giurata. Devo parlare con loro, possono aiutarci… e aiutare lei”.

“E ti diranno la stessa cosa. Mi viene in mente una cosa, Alex. C’è una leggenda metropolitana, che ho sentito tanto tempo fa, riguarda i due amanti della Rivoluzione francese, che sono morti durante i primi scontri ma continuano a cercarsi per l’eternità, finché non potranno stare insieme… Ma non ha senso nemmeno questo! L’ho sempre trovata una bella storia da sentire, ma nulla di più. Mi pare che ci avessero pure fatto un manga in Giappone e forse anche un anime...”.

“Domani starà meglio e le parleremo di nuovo. Qui c’è qualcosa di unico, lo sento dentro di me. E quel suo amore, non può essere finita così!”.

Penelope guardò Alex stupita, non l’aveva mai visto in questo stato, lo conosceva da un po’, a tratti la inquietava, a tratti non le dispiaceva, ma gli era successo qualcosa.

“Oggi ho visto troppe cose strane e c’è qualcosa in questa donna...”

“Alex, la somiglianza con il quadro è curiosa, ma per il resto può essere solo una persona con problemi anche molto reali”.

“Io le voglio credere e voglio credere, me l’ha insegnato Mulder. Bisogna credere”.

 

Jacques si rigirava nella stanza dell’ospedale in cui gli avevano detto che poteva restare per la notte, aveva anche preso un panino dal distributore e un po’ di acqua. Lui sapeva cosa aveva visto riguardo a quel ferito, non mentiva.

“Ehi, tutto bene?”

C’era una delle ragazze che lavoravano come operatrici sanitarie, era gentile.

“Ma davvero hai visto quell’uomo che veniva fuori da un lampo?”

“Mi è apparso davanti di colpo”, disse lui, “come se venisse da un altro mondo, o da un altro tempo”.

“Ah davvero? Pensa te” e di scatto gli piantò in un braccio una siringa. Jacques non riuscì a reagire, dentro c’era roba forte e tagliata male e iniziò ad annaspare.

La ragazza lo guardò collassare e morire. Poi tirò fuori il cellulare e fece un numero.

“Qui a Parigi sta succedendo qualcosa di strano, credo che possa essere successo qualcosa con i piani temporali...”

L’ex agente dell’FBI Brad Follmer mise giù il telefono e guardò Conrad Fohlmer.

“Sapete la novità? Forse i viaggi nel tempo tra non molto saranno una realtà, o forse lo sono”.

“Ottimo, fateci un giro, cercando di non farvi intercettare dalla vostra ex Monica Reyes, visto che lavora lì. E la procedura è la solita, recuperare i dati e mettere a tacere chi sa”.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo terzo

Il giorno dopo era il 14 luglio 2019: Penelope era sempre andata, con in mano la macchina fotografica, a immortalare la parata sugli Champs Elysées, ma quella volta decise che avrebbe saltato l’evento, anche se credeva poco a tutta questa storia in cui si trovava immersa con Alex e la misteriosa ospite.

Era una fan di Doctor Who da una vita, con un amore particolare per il Decimo Dottore interpretato da David Tennant, aveva seguito anche Outlander e Sleepy Hollow con meno interesse, ma le aveva prese per quello che erano, storie di finzione, anche se Alex Krycek le aveva parlato di come avesse visto tante volte accadere cose incredibili, conoscendo Fox Mulder e Dana Scully. Ma un viaggio nel tempo era una cosa troppo irreale, finché era pensare che ci fossero abitanti di altri pianeti che venivano sulla Terra o individui dotati di poteri psichici poteva anche starci, così come pensare ai fantasmi. Ma gente che saltasse dal periodo della Rivoluzione francese all’era di Internet era roba che andava bene nei film e nei fumetti, non nella realtà.

Penelope aveva guardato su Internet in cerca di qualche notizia sulla leggenda metropolitana degli amanti della Rivoluzione, trovando solo un vecchio sito non aggiornato da anni in cui si parlava di una fantomatica soldatessa morta durante la presa della Bastiglia e da allora in cerca del suo amato, e di suo padre prigioniero di una maledizione di una strega bretone. Una trama per una serie su Netflix, insomma.

“Penelope, in quel palazzo diroccato dove c’è il ritratto di quella donna identica alla nostra ospite io ho sentito delle strane presenze e una voce che malediva qualcuno, questa cosa è reale”, le aveva ripetuto Alex la sera prima.

Quel mattino la fantomatica ospite di Alex e Penelope si alzò, guardandosi sempre intorno con aria smarrita, anche se qualcosa della nuova epoca l’aveva capita, a cominciare dagli aspetti più pratici, tipo il bagno.

“Allora, adesso io sono qui”, disse Oscar.

“Oggi si festeggia il 14 luglio”, disse Alex Krycek, “la presa della Bastiglia, l’inizio della Rivoluzione francese, da dove dite di venire. Da anni c’è una parata sugli Champs Elysées, li conoscete?”

“Certo, un bel posto, ci andava la mia regina a lezione di musica”.

Alex e Penelope non fecero commenti.

“Esistono ancora i reali qui in Francia?”

Penelope si schiarì la voce:

“No, siamo una Repubblica da anni, mentre in Spagna e in Inghilterra c’è ancora la famiglia reale, rispettivamente un re e una regina”.

“Quindi sono davvero tutti morti… e io che ci faccio qui?”

“Vorremmo aiutarvi”, disse Alex Krycek, “credo di essere stato a casa vostra, ho visto un vostro ritratto...”

Alex mise in mano ad Oscar lo smartphone, lei lo guardò con curiosità:

“Sì, questo palazzo era casa di mio padre, ma cosa gli è successo?”

“Sono passati più di duecento anni, è in abbandono, sono successe tante cose in questo periodo, ve le racconteremo con calam… Riconoscete il quadro?”

“Oh sì. L’altro giorno ho finito di posare, ho voluto lasciare un ricordo di me perché sentivo che non sarei più tornata a casa. Il mio André ha detto parole così belle su di me di fronte al quadro che non vedeva praticamente più… lui mi ha amata per tutta la vita, annullandosi per me. Arrivò a casa nostra dopo aver perso i genitori, sua nonna Marie Grandier è la nostra governante, o meglio era la nostra governante. Siamo stati da subito compagni di giochi e di zuffe, io ero il figlio maschio che mio padre non aveva avuto e mi aveva cresciuto come tale...”

Alex pensò che nessuno poteva prendere quella donna che aveva davanti per un uomo, tanto era bella. In fondo, i pantaloni erano un abbigliamento normale nel XXI secolo per le donne, e quella divisa sporca di fango e sangue che aveva addosso fino al giorno prima e che ora Penelope aveva cercato di lavare le stava a meraviglia. Ora aveva addosso un kimono leggero tirato fuori da un armadio, ed era ancora più bella, seducente, incredibile. Essere amati da una donna così era unico, si disse per un attimo.

“Quando sono entrata nella guardia reale, André è diventato il mio attendente. Per me lui era il mio migliore amico, un fratello, lui invece mi amava perdutamente, e io non me ne sono accorta per anni. Ha perso un occhio per salvarmi, ha accettato che io fossi infatuata dell’amante della regina Maria Antonietta, il conte di Fersen, e mi ha supportata sempre, stando in silenzio e essendo l’unica persona di cui potevo davvero fidarmi. Io ero ferita dal rifiuto di Fersen e ho deciso di soffocare la mia femminilità e di vivere come un uomo e André a quel punto mi ha messa davanti alla verità, dichiarandomi il suo amore. Mi ha detto una frase, Bianca o rossa che sia una rosa è sempre una rosa. Una rosa non potrà mai essere un lillà e io mi sono arrabbiata tantissimo con lui. Gli ho girato la faccia con uno schiaffo e l’ho afferrato per il bavero della camicia, mi sentivo ferita da lui, anche perché sapevo che aveva ragione e non volevo riconoscerlo...”

Alex e Penelope ascoltavano rapiti:

“Cosa è successo dopo?”, chiese Alex.

“A quel punto lui mi ha afferrata per i polsi, mi faceva male, mi sono lamentata, ho cercato di reagire ma era troppo forte. Mi ha abbracciata e baciata come un amante...”

“Sulla bocca?”, disse Penelope.

Oscar annuì con uno sguardo nostalgico e triste.

“Mi ha spinta sul letto, io mi dibattevo e lui mi ha strappato la camicia di dosso… a quel punto mi sono messa a piangere, e André mi ha chiesto perdono, dicendomi Per vent’anni ho vissuto con te, e ho provato dell’affetto per te, solo per te. Io ti amo, credo di averti sempre amata e ti amerò per sempre.

“Cavolo...”, disse Penelope. Alex restò zitto, rapito. Tu sei la mia costante, l’unico tra tutti. Se lo dicevano Mulder e Scully, se lo erano detti Oscar e André. Ogni tanto capita, a qualcuno di fortunato di trovare questo unico amore.

“Io mi sento in colpa perché avrei dovuto contraccambiarlo già da allora, ma il mio orgoglio mi ha portata ad allontanarlo da me, e André si è arruolato nei Soldati della Guardia che io capitanavo per proteggermi, un ambiente difficile, dove lo amavano poco, ma lui l’ha fatto. Quando una sera un gruppo di facinorosi hanno attaccato la nostra carrozza, si sono accaniti contro di lui, cercando di linciarlo. In nostro soccorso è arrivato il conte di Fersen, e a lui ho gridato Il mio André è in pericolo, devo salvare il mio André”.

Alex si sentì commuovere nel profondo dell’animo, Penelope era perplessa.

“Ma anche allora il mio orgoglio ha avuto la meglio, una volta che ci hanno salvati non mi sono buttata nelle sue braccia come avrei dovuto fare. André ha continuato a stare con me, e mi ha salvata quando mio padre, il generale e conte Jarjayes, voleva uccidermi perché avevo preso le parti dei rappresentati del Terzo Stato, e nemmeno allora ho avuto il coraggio di dichiararmi a lui, di darmi a lui anima e corpo come avrei dovuto fare da anni.”

Alex ricordò di colpo quella voce Io vi maledico signor generale per cosa avete fatto a vostra figlia e a mio nipote… ma pensò che era meglio non parlarne, per ora, non ad Oscar.

“Poi sono andata dal medico, io sono malata, ho un principio di tisi, e ho scoperto che André stava perdendo la vista anche dall’occhio sano. Gli ordini di Sua Maestà Luigi XVI e dei vertici dell’esercito erano di sparare sulla folla e soffocare la rivolta a partire dal 13 luglio, ma avevo deciso di non eseguirli, non potevo farlo e anche i miei uomini non lo avrebbero mai fatto. Ho cercato di convincere André a tornare a casa da sua nonna a curarsi, ma lui voleva seguirmi, perché mi amava da sempre e per sempre. Così, dopo essere scampati ad un attacco da parte dei rivoltosi, ci siamo finalmente trovati soli lui ed io...”

“Davvero?”, disse Alex.

“A quel punto gli ho dichiarato il mio amore, perché io lo amavo, la donna che è in me l’ha sempre amato con tutto il cuore, e lui mi aveva perdonato ogni cosa. Ci siamo amati per la prima volta...”

“Nel senso di...”, disse Penelope, zittita da un’occhiataccia di Alex.

“Non credevo che fosse così bello amare ed essere amata in quel modo, mi sono data a lui e lui si è dato a me, il nostro sentimento è stato intenso e travolgente, ho smesso di contare i nostri baci, i nostri abbracci, le nostre carezze. I nostri cuori palpitavano vicino fino a confondersi, ho sentito il suo ardore dentro di me a colmarmi e rendermi sua, ci siamo completati, raggiungendo la vera felicità….”

“La mia prima volta ha fatto invece parecchio schifo...”, disse Penelope, pensando a quella stanzetta di quel suo compagno di università, con calzini sporchi ovunque e musica demenziale mentre consumavano senza particolare convinzione.

“Per non parlare della mia prima volta”, aggiunse Alex, ricordando il cesso di quel drugstore e la moglie del titolare che l’aveva trascinato lì sfruttando i suoi ormoni di adolescente, tra odore di ammoniaca e di profumo di bassa lega.

“Il nostro amore era unico, e quando mi è morto tra le braccia sono morta con lui...”, disse Oscar.

“Con tutto il rispetto, il vostro rapporto con André mi ricorda quello tra due persone che stimo molto e che potrebbero aiutarvi a fare chiarezza...”

“Sono vostri amici?”

“Non proprio, lui se potesse mi ucciderebbe, ma possono aiutarvi.”

“E come? Il mio André è perso per sempre, io senza di lui sono morta. Ora ricordo, ho voluto andare in prima fila davanti alla Bastiglia perché mi sparassero”.

“Troverò il modo di farvi ritrovare il vostro amore. Un amore come il vostro è per sempre”.

Alex si alzò e andò in cucina a prendere due bibite. Penelope lo seguì:

“Certo, è una storia molto intrigante, per conto mio se si riprende dalla depressione potrebbe sceneggiare serie per HBO o Netflix con grande successo, ma è tutto assurdo”.

“No, in quel palazzo ci sono voci che parlano di maledizioni e di persone amate che devono tornare insieme. Io devo sentire Mulder e Scully”.

“Alex, capisco che è una storia intrigante, capisco che è commovente cosa racconta, capisco che a detta sua si è fatta la scopata del secolo, ma...”

“Non sei proprio romantica, Penelope, vero? Io chiamo i miei contatti, loro possono aiutarla”.

Alex compose sul telefono il numero diretto dell’ufficio dei due agenti all’Edgar Hoover Bulding.

Dopo un paio di squilli gli rispose una voce familiare, ma che non appartenevano purtroppo a chi cercava.

“Skinner? Dove sono Mulder e Scully?”

“Krycek! Certo che sei proprio un bel pezzo di merda, ancora tu? Cosa vuoi ancora combinare, avanzo di fogna?”

“Ascolta, ho per le mani una storia grossa, c’è un mistero molto strano, ho bisogno di parlare con Mulder e Scully...”

“Tu a Mulder e Scully non devi neanche avvicinarti, hai capito, coglione bastardo che non sei altro? Io te lo impedirò”.

“E come? Ti ricordo che hai ancora dentro al tuo sangue le nanotecnologie, posso manipolarti quando voglio”. In realtà, Alex aveva lasciato tutto in mano a Marita e Kurtzweill.

“Ascolta Walter”, continuò, “sono a Parigi e sta succedendo una cosa strana...”

“Ah, a Parigi, ottimo, scommetto che sei finito a dare via il culo al Bois de Boulogne o come si chiama!”

“No, ascolta, qui sta succedendo qualcosa di veramente strano”.

“Vaffanculo e arrangiati, Mulder e Scully hanno di meglio da fare che avere a che fare con un sacco di merda come te!” e gli chiuse il telefono in faccia.

“E allora?”, disse Penelope.

“Niente da fare, c’era il loro capo Skinner e se potesse mi vorrebbe morto peggio di Mulder”.

“Beh, io invece so dove sono Mulder e Scully. Sono a Londra per un convegno di criminologia, e ho anche trovato un loro recapito. Se pensi che serva, sentiamoli, ma è meglio che lo faccia io”.

 

La dottoressa Liliane Rabet era appena rientrata dopo poche ore di pausa in ospedale e trovò Kader molto perplesso:

“Hanno trovato Jacques morto di overdose nella stanza con le macchinette del cibo dove gli avevo detto che doveva stare. Si vede che non era vero che aveva smesso”.

“Poveraccio, del resto diceva cose senza senso sul nostro ferito”.

“Come sta a proposito?”

Liliane andò a controllarlo e rimase stupita: le condizioni erano migliorate, si era stabilizzato, respirava regolarmente e si stava riprendendo. Restava il mistero su chi fosse quell’uomo senza documenti, ma se si fosse svegliato si sarebbe potuto parlare con lui.

“Chiunque sia, ha una gran voglia di vivere”.

 

Walter Skinner uscì dall’ufficio di Mulder e Scully, dove si era recato a portare loro dei documenti e dove era arrivata la telefonata di quell’ignobile Alex Krycek. Stava sempre di più in ufficio, sua moglie aveva ormai smesso di lamentarsi dei suoi arrivi sempre più tardi in casa, e a volte passare del tempo dove i suoi protetti lavoravano lo faceva sentire rassicurato.

L’importante è che Alex Krycek stesse loro lontano. Ora però era giunta l’ora di andare a casa, era tardi, e Skinner scese nel parcheggio sotterraneo a recuperare l’auto, sperando di non trovarsi davanti Krycek.

“Vicedirettore!”. Una voce lo fece trasalire quando era a due passi dal suo veicolo. Una donna, alta e bruna, dall’aria familiare, gli stava davanti.

“Forse non vi ricordate di me, sono Shannon McMahon, conoscevo l’agente Doggett. Ho bisogno di contattare gli agenti Mulder e Scully, è successo qualcosa di inquietante e non solo loro potrebbero essere in pericolo”.

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo quarto

“Certo che è molto inquietante questa cosa che è succesa ieri sera a Parigi”, disse Scully rivolta a Mulder, impegnato a cullare tra le braccia la loro bambina, Melissa Emily, che aveva da poco compiuto due anni e che veniva sempre con loro, testimonianza quasi miracolosa del loro amore.

“Su Instagram qualcuno che l’ha immortalata ha detto che sembrava che i confini tra il tempo e lo spazio si fossero infranti!”, continuò poi.

“Sei diventata una believer, Scully? Comunque è impressionante davvero, sembrerebbe una sequenza di effetti speciali per qualche film catastrofico. A volte la natura ci stupisce davvero!”

“Come ben ti ricorderai Mulder ho fatto la tesi di laurea sul paradosso dei gemelli di Einstein e sono affascinata dagli universi paralleli e simili. I viaggi nel tempo, le dimensioni che crollano… tutte ipotesi affascinanti”.

“In un’altra vita, tu ed io potremmo diventare scrittori di romanzi ucronici. Chissà se c’è una spiegazione razionale, mi occupo di fatti strani da una vita, ma non sempre è tutto riconducibile allo strano e al paranormale”.

Il telefono di Mulder vibrò, con un numero non noto, ma lui rispose lo stesso:

“Pronto?”

“Agente Fox Mulder? Mi chiamo Penelope Guy, la chiamo da Parigi e sto organizzando per i prossimi giorni un incontro su universi paralleli e viaggi nel tempo presso un circolo di appassionati qui in sede, so che vi trovate in Europa e sarei onorata di un vostro intervento”.

“Sì, sono a Londra con l’agente Scully e nostra figlia. La cosa mi interessa, magari c’entra quello che è successo ieri sera su Parigi?”

“Anche, ma era una cosa che avevamo in programma da tempo. Se è libero ci potremmo vedere veso sabato”.

“Mi sa che faccio un salto, è tanto che non vengo a Parigi e ho un po’ di nostalgia. C’è mica qualche mistero da risolvere?”

“Ma, forse...”

“Mi intriga, sarò onorato io”.

“Mulder, andiamo anche a Parigi?”

“Quelle foto mi lasciano perplesso, e sai che se c’è un mistero io devo esserci, anche solo per chiarire. Del resto, siamo qui in Europa, tu non sei mai stata nella Ville Lumière, quale occasione migliore?”

 

Alex guardò Penelope, incredulo.

“Ma davvero hai convinto Fox Mulder a venire qui a Parigi raccontandogli delle palle?”

“Dai, non sono tutte palle. C’è qualcosa di strano comunque. Sai, tra nerd ci si capisce al volo”.

Alex andò dalla loro ospite, che stava seduta in un angolo, con uno dei gatti di Penelope in braccio, rassegnata ad un mondo in cui non si trovava. Penelope le aveva raccontato qualcosa sui fatti degli ultimi duecento e trent’anni, lasciandola perplessa e incredula, ma continuava a non riuscire a credere che si potesse viaggiare nel tempo.

“Che interesse avrebbe a mentire?”, le aveva detto Alex Krycek, “i casi sono tre, o ci sta ingannando perché dietro c’è qualcosa di losco, ma che cosa? O è pazza, ma è troppo lucida, sa dettagli su cose avvenute allora che solo avendole vissute davvero potrebbe sapere. O dice la verità. Io le credo”.

“Alex, ma cosa possiamo fare per lei?”

Oscar guardò verso Alex Krycek, che ancora una volta notò quanto fosse bella, intrigante, tosta nel suo dolore profondo. Per un attimo pensò che avrebbe voluto trovare una donna che lo amasse come lei amava il suo André.

“Io cosa ci faccio qui? Dov’è il mio posto?”

“Arrivano gli agenti Mulder e Scully, vi aiuteranno, comandante Oscar”.

“Siete molto buoni, ma dubito che possano fare qualcosa per me. Mi sembra di essere all’inferno, sola, in un mondo dove non trovo più niente che mi appartenga… Il mio André se ne è andato per sempre, io dovrei essere con lui”.

“Lo ritroverete”, disse Alex, “dovete ritrovarlo”. Penelope lo guardò e scosse la testa. Ci doveva essere una spiegazione razionale.

 

Liliane Rabet entrò nella stanza in cui c’era il misterioso ferito ed ebbe un sussulto: l’uomo era sveglio e cosciente e si guardava attorno con aria perplessa.

“Signore, sono contenta che vi siate ripreso...”

“Dove mi trovo? E voi chi siete?”

“Siete all’ospedale de la Salpetriere e io sono la dottoressa Liliane Rabet. Eravate gravemente ferito, siete stato operato, ma devo dire che avete una gran voglia di vivere.”

“La Salpetriere? Dove ci sono i pazzi?”

“No, è un ospedale per tutti”. Liliane era allibita, ma cosa diceva. Una volta la Salpetriere era un manicomio, ma anni e anni prima, secoli prima.

“E voi, siete una donna che fa il dottore?”

Ma da dove veniva?

Dietro di lei, nella stanza era entrato l’agente Kader Mousaif, incredulo ma felice di vedere che c’era un cambiamento in positivo.

“Ma bentornato, signore, se avete tempo e voglia dovreste raccontarmi cosa vi è successo”.
Il ferito lo osservò perplesso:

“Siete… arabo?”

“I miei nonni erano marocchini, io sono francese. Mi chiamo Kader Mousaif, e il vostro nome qual è?”

Sia Kader che Liliane temevano che avesse perso la memoria. Ma non era così.

“Mi chiamo André Grandier e sono un Soldato della Guardia di Parigi. Sono stato ferito vicino al Pont Neuf, mi hanno sparato, era un’imboscata”.

“Ma chi è stato?”, disse Kader, allibito. Terrorismo, rapina o cosa?

“Un soldato del Royal Allemande, credo. Sentite, dov’è Oscar?”

“Chi è Oscar?”, chiese Liliane, “un vostro amico o il vostro compagno?”

“Mia moglie, signora.”

“Vostra… moglie?”, chiese Kader.

“Sì, è una lunga storia, è una donna, state tranquilli. Era preoccupata per me mentre mi avevano portato all’ospedale da campo, piangeva, ricordo il suo urlo di dolore… Io la amo da sempre, prima ero il suo attendente”.

“Quanti anni avete? Dove abitate?”, chiese Kader, perplesso.

“Compirò trentacinque anni il prossimo 26 agosto. Abito presso la caserma dei Soldati della Guardia, in Rue de la Chaussée d’Antin, ho vissuto per anni a Palazzo Jarjayes, con mia nonna, Marie Grandier, a Versailles...”

Le sue risposte erano precise ma non avevano senso, parlava di cose che non esistevano. Kader non era un super esperto di tutto su Parigi, ma non aveva mai sentito parlare dei Soldati della Guardia, di Palazzo Jarjayes e delle caserme.

André si guardò attorno e fece a Kader un gesto invitandolo ad avvicinarsi con un certo imbarazzo.

“Signore, perdonatemi”, gli disse a mezza voce, “avrei bisogno di un pitale o di una seggetta”.

Era stato tamponato e soccorso con varie apparecchiature, ed era in imbarazzo per cose in fondo naturali.

“Ah, dovete andare in bagno. Ce la fate ad alzarvi, altrimenti chiamiamo un paramedico”.

André si sforzò e si alzò dal letto, avvolto nella camicia da notte. Kader lo fece appoggiare a lui e lo vide guardarsi attorno con aria perplessa.

“Ho una buona notizia per voi”, disse Liliane, “presto vi opererò di cataratta e potrete rivedere”.

“Ma come è possibile?”, disse André.

Questo da dove viene? si chiese Kader. Ma quello che lo rese ancora più allibito fu quando entrò con André nel bagno. Lui si guardò attorno con aria un po’ spaventata, come se non avesse mai visto niente di quel genere. Fu lui a dovergli indicare il ruolo dei singoli sanitari, cosa che peraltro poi capì subito.

Quando tornarono nella stanza, dove André continuava a chiedere di Oscar, Kader disse a bassa voce a Liliane:

“Sembra che venga da un altro mondo, non ha mai visto un cesso moderno”.

“Ma no, sarà confuso, ha avuto una bella botta con quella pallottola”.

“Ma è lucido, non dice cose senza senso, solo parla di un qualcosa che non esiste.”

Il cellulare di Kader suonò di colpo con la Primavera di Vivaldi, lasciando André attonito dal sentire quel brano in quel modo.

Era Danièle Frossac del laboratorio della scientifica:

“Ciao Kader, senti ho dato una prima occhiata a quell’uniforme e alla pallottola. Ma è roba vecchia, vecchissima, di secoli fa, ma come è possibile che un tizio ce l’avesse addosso e dentro?”

“Vorrei saperlo. Avviserò Doggett e Reyes, è tutto molto strano”.

Kader Mousaif interruppe la chiamata e guardò sia André che Liliane.

“Signor Grandier, lei sa che giorno è oggi, vero?”

“L’ultimo giorno di cui ho memoria è il 13 luglio 1789”.

 

Danièle Frossac aveva finito di esaminare i reperti. Era tutto assurdo, se non fosse che sapeva che persona seria fosse Kader Mousaif avrebbe creduto ad uno scherzo, e pure idiota.

Ad un tratto sentì dei passi nel corridoio fuori dal laboratorio, ma chi poteva essere?

La porta si aprì e lei non riuscì a vedere chi era, perché una pallottola silenziosa la colpì in testa.

Brad Follmer entrò e con calma raccolse i pezzi dell’uniforme e della pallottola. Qui era davvero successo qualcosa di grosso, e forse si era davvero aperta una finestra su un altro tempo. Bisognava agire prima che fosse troppo tardi, eliminando chi sapeva troppo e sperando di non incontrare Monica Reyes lì a Parigi.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto Interludio ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo quinto

Interludio

1724

“Maire, ma sei sicura? Capisci cosa stai dicendo?”

“Sì, Gaelle, io voglio una vita diversa, una vita normale”.

Nella notte di Imbolc, vicino al cerchio di Carnac, si stava per celebrare la sacra festa antica che anticipa il risveglio della vita con la primavera e il ciclo delle stagioni che si ripete all’infinito, da sempre e per sempre.

C’erano tutte le donne e le ragazze delle contrade intorno, per omaggiare la natura e trarre da lei il potere per andare avanti: da non molti anni non venivano più bollate come streghe e perseguitate, ma certe cose non si dimenticavano facilmente, e dovevano comunque agire in clandestinità, anche in quella zona fuori dalle città l’intolleranza regnava ancora sovrana.

Gaelle era a capo del cerchio sacro, era una delle vecchie del gruppo, saggia e potente.

“Maire, tu sei diversa da tante di noi. Tu hai dentro di te il potere della Terra, ti scorre nelle vene, è parte di te, non puoi rinnegarlo e dimenticarlo, sarà sempre con te. Tu sei molto più potente di me, e non solo perché sei giovane, te lo dissi fin dal primo giorno”.

“Io voglio una vita normale, voglio amare un uomo, voglio avere dei figli da lui...”

“Ma chi te lo vieta, tante di noi sono sposate, sono mamme, sono nonne… Seguire il tuo potere non vuol dire fare voto di rinunciare a tutto il resto, non siamo come le monache devote alla Signora di Nazareth e a suo figlio”.

“Non voglio dover nascondere al mio uomo qualcosa della mia vita”.

“Perché dici così? Tante di noi portano i loro compagni alle celebrazioni, guardati attorno. Io sono vedova, come sai, da tanti anni, e sono rimasta fedele a mio marito, ma non siamo tutte così.”

“Lo so, ma se mio marito non fosse legato al nostro cerchio?”

“Maire, Maire, cosa mi nascondi? Tu vuoi rinunciare ad una parte di te per amore, non è giusto”.

Non era giusto… ma Maire aveva conosciuto alla fiera di Yule di Mont Saint Michel quel ragazzo dagli occhi verdi e dalla risata contagiosa, si chiamava André, lo ricordava ancora, e aveva danzato con lui sotto il vischio, e non solo. Quando si erano baciati aveva sentito l’amore scorrerle dentro, non ci poteva essere niente di più potente di quello, niente.

“Io voglio una vita mia, sono altro oltre che una donna del Circolo...”

“Ma tu puoi avere tutto… ascolta, Maire, se tu rinunci ai tuoi poteri e li reprimi, loro macereranno dentro di te e, un giorno, quando la tua vita sarà a pezzi e il tuo cuore pieno di dolore, li butterai fuori seminando odio e distruzione… ti ricordi la profezia?”

Maire scosse la testa:

“È una possibilità, non è detto che succeda”.

“Maire, le parole di Kannaïg sono state chiare: i tuoi poteri possono portare il bene, ma possono diventare un’arma di vendetta e distruzione, e se un giorno sarai dominata dal dolore e dal risentimento diventeranno questo. Solo se segui la Via della Dea ogni giorno, appoggiandoti a lei per le tue gioie e i tuoi dolori, questo non succederà”.

“Io devo seguire il mio cuore, me l’avete insegnato voi, in fondo”.

“Ma il tuo cuore può un giorno diventare il tuo nemico, se volti le spalle alla Dea. Maire, adesso sei giovane, bella, innocente, piena di gioia, ma un giorno le cose potranno cambiare”.

Ma Maire non pensava a questo, a diciott’anni non ci pensi. Si allontanò dalla congrega, e iniziò a farsi chiamare Marie. Alla festa di Beltane incontrò di nuovo André e il loro amore sbocciò davvero, e non ci furono solo baci, questa volta.

Il suo cuore rimase innocente e pieno di gioia per tanti anni, quando sposò André, quando mise al mondo i suoi quattro bambini, vedendone morire tre ancora piccoli, e quando si ritrovò vedova poco più che trentenne con un figlio da crescere.

Suo figlio Yann scelse di rimanere in Bretagna, perché si era innamorato anche lui, di Gwenn, una ragazza con i capelli color del rame, e perché ci teneva a fare il falegname come suo padre. Marie cercò di mantenere sempre gioia e bontà nel suo cuore, anche quando andò a servizio presso una nobile famiglia vicino alla reggia di Versailles, a Jossigny, e in cuor suo diceva:

“Gaelle, avevi torto, io sono rimasta buona e non ho bisogno di quei poteri. Del resto, come si può, oggi, nel XVIII secolo, credere ancora a questo? Il mondo ormai è cambiato”.

Passarono anni e anni, Marie continuava a seppellire dentro di lei la selvaggia Maire, la ragazza che celebrava gli antichi riti, anche quando suo figlio e sua nuora morirono, lasciandole il loro bambino sopravvissuto rimasto solo al mondo, che si chiamava André, come suo nonno.

Ma ad un certo punto, il dolore, come aveva previsto Gaelle, morta ormai da anni e anni, diventò troppo forte e insopportabile, e il risentimento verso chi aveva causato tutto quel male ebbe la meglio.

Quando in quel giorno di luglio arrivò notizia che il suo adorato nipote André, così simile al suo amore e ancora più nobile e bello, era morto a Parigi insieme alla donna amata, l’altra persona che Marie amava, la nobile Oscar cresciuta come un uomo dal padre, Marie ridiventò Maire e si scagliò contro chi riteneva colpevole di tutto.

“Io vi maledico, padrone, per quello che avete fatto a vostra figlia e a mio nipote, finché non troveranno la felicità in questa vita, voi rimarrete intrappolato qui e il tempo non scorrerà più, loro non dovevano morire così”.

E il castello in cui Marie ridiventata Maire aveva vissuto per tanti anni rimase sospeso nel tempo con i suoi abitanti. Ma la forza della sua magia cercò anche un modo per far vivere anziché morire i suoi protetti…

Il castello restò abbandonato, finché un giorno, tanto tempo dopo, entrò un uomo in cerca di qualcosa senza sapere niente della storia che era successa lì, scoprendo un quadro e scatenando le forze per superare la maledizione..

 

Walter Skinner guardò Shannon McMahon, perplesso.

“Mi state dicendo che il Consorzio è diviso in due, adesso?”

“Sì, e non sono Marita Covarrubbias e i suoi, Krycek compreso, da temere, quanto Strunghold. Io ho finto di stare dalla loro parte, ma stanno cercando un modo per poter cambiare il passato e dominare il mondo”.

“Ma i viaggi nel tempo non sono possibili!”

“In questi giorni è successo qualcosa a Parigi, qualcosa di inspiegabile. Un’antica forza si è ridestata e se loro riescono a sfruttarla sarà la fine per tutti”.

Skinner scosse la testa: no, lui non poteva scendere a patti con Krycek, per nessun motivo. Né lui, né tanto meno Mulder e Scully. Ma quello che gli stava dicendo Shannon McMahon, se fosse stato vero almeno in parte, era molto inquietante. Forse era meglio approfondire, anche se era scettico. Dal passato non si torna, mai nessuno l’aveva fatto, quello che è compiuto resta tale, ma chi non vorrebbe alla fine poter cambiare il passato, non solo per loschi fini? Certo, di un Consorzio peggiore di quello capitanato da Marita Covarrubbias e da Alex Krycek non c’era da aspettarsi niente di buono.

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo sesto

Monica Reyes spinse l’accelleratore della sua Renault Clio in mezzo a quella vuota strada della campagna francese. In fondo, era liberatorio girare senza meta così, la aiutava a non pensare troppo.

Non era del tutto insoddisfatta della sua vita e del suo lavoro come agente del nucleo antiterrorismo di stanza a Parigi, anche perché lo svolgeva con John Doggett, l’uomo di cui era innamorata da oltre vent’anni senza che lui l’avesse mai ricambiata, ed era l’unico modo che aveva alla fine per stare insieme alla persona amata.

John la stimava tantissimo, lo sapeva, ma tutto il dolore con cui si era riempita la sua vita, dalla morte del figlio, lo aveva portato a diventare un uomo chiuso in se stesso, dedito solo al lavoro. Anche lei era diventata alla fine così, le sue amiche avevano provato a presentarle degli altri uomini, ma non funzionava. Lei preferiva rimanere con John, lavorare con lui, attendere un suo gesto, sperando che un giorno questo potesse succedere.

Ogni tanto Monica mollava tutto e si faceva un giro da sola in auto senza meta, anche lontano da Parigi, oppure si chiudeva in Musei e castelli per ore. Ormai anche lei stava invecchiando e sapeva che la sua vita non sarebbe più cambiata, ma c’erano modi peggiori di vivere.

Era ormai quasi notte e quel luogo dove era arrivata per caso era davvero incantevole, con la Senna da una parte e un bosco di alberi pluri centenari dall’altra. Di colpo, dalle piante cominciarono ad apparire creature che Monica non aveva più visto da quando era bambina, tanti anni prima, vicino alla casa isolata dove viveva sua nonna nella campagna messicana. Erano lucciole, qualcosa di incredibile e di bellissimo, oltre che ormai di raro, e lei iniziò a seguirle, entrando sempre più dentro il bosco, finché non arrivò ad una radura.

E di colpo lì si sentì mancare il fiato per la scena a cui si trovò davanti.

C’erano due persone, un uomo, bruno e robusto, con un ciuffo sull’occhio, e una donna, bionda e esile, bellissimi come poche creature al mondo, nudi ed intenti ad amarsi con passione. In loro non c’era niente di osceno, solo una danza d’amore incredibile e tenera, audace e eterna, del resto era stata Monica ad inoltrarsi nel bosco e a trovarli, da fuori non erano visibili e quindi in teoria non imputabili di commettere un reato in un luogo pubblico.

Monica Reyes si sentì per un attimo fuori posto, di fronte a quei due amanti appassionati, che non avevano la volgarità di certe foto e film a cui la contemporaneità aveva reso ormai avvezzi tutti, ma erano perfetti, come usciti da un mito o da una leggenda. Monica avrebbe dovuto allontanarsi, ma non ci riusciva, erano troppo belli da vedere, troppo totale quel loro amore, sembrava qualcosa di atteso da tanto tempo e di meritato, oltre che qualcosa di sacro e inviolabile, per un attimo le tornarono in mente delle cose che aveva letto sull’unione tra la Dea e il Dio nelle feste dell’anno. C’era gioia in loro, ma anche malinconia, passione non priva di rispetto, dolcezza ma unita ad un desiderio incontenibile.

Monica sbatté gli occhi, cercando di darsi un tono e di colpo inorridì. Quei due bellissimi amanti adesso stavano distesi uno accanto all’altro, vestiti con delle uniformi da soldati, ed erano coperti di sangue, a lui il fluido vitale usciva da una ferita nel petto, lei era addirittura crivellata di colpi. Erano morti. Monica fece un passo verso di loro, doveva senz’altro avvisare qualcuno, quello era un omicidio. Risbatté gli occhi e i due erano spariti, la radura era silenziosa, illuminata dalle lucciole. Nel vento sentì come una voce:

Loro devono tornare insieme...” poi di colpo suonò il suo cellulare. Era John Doggett.

“Ciao Monica, scusa se ti disturbo, riesci a venire all’ospedale della Salpetriere? L’agente Mousaif ha trovato un sospetto, vorrebbe che lo interrogassimo”.

 

“Brava Penelope, hai fatto un bel casino, complimenti!”

Alex Krycek trovava di solito simpatica la sua coinquilina per forza, oltre che collega di indagini, con i suoi gatti e le sue follie da nerd, ma stavolta l’aveva fatta grossa. Si era accorto subito che c’era qualcosa che non andava vedendo la loro ospite Oscar, bianca come la neve, di fronte allo schermo del computer.

Penelope aveva tirato giù da Youtube e simili alcuni documentari sulla Rivoluzione francese e Maria Antonietta e li aveva mostrati ad Oscar.

“Ma come è possibile che sia successo tutto questo? La mia regina… giustiziata, come suo marito… e il conte di Fersen... linciato dalla folla in Svezia?”

Oscar tremava, e Alex non sapeva cosa dire. Erano cose note, anche ai non studiosi o appassionati di Storia, almeno la parte successa in Francia, ma la loro ospite sembrava davvero disperata, come se fossero state persone a lei care. Del resto, qualcosa di simile era successo anche agli ultimi zar del suo Paese, la Russia.

“Alex, io ho voluto che sapesse.”

“Penelope, dobbiamo ancora capire chi è veramente, ma svelandole questo l’hai sconvolta”.

“Beh, Alex, a questo punto non so più cosa pensare. Di sicuro non è una che ci sta fregando e recitando una parte. Che ne dici se vado a prendere tre pizze all’angolo?”.

“Ecco, fai una cosa utile”.

Oscar era sconvolta, disperata e amareggiata e disse ad Alex Krycek:

“Io avevo detto alla regina che non bisognava arrivare ad uno scontro con il popolo, ma mai avrei immaginato tutto questo… ma allora sono davvero passati tutti questi anni, e perché io sono ancora viva?”

Alex stette zitto, perché non sapeva davvero cosa risponderle.

Penelope scese a prendere le pizze, le ordinò e rimase in attesa fuori dal locale. Con la coda dell’occhio vide una macchina diversa dalle solite che si vedevano in zona, con i finestrini oscurati, e un uomo che non aveva mai visto poco più lontano, vicino al muro, intento all’apparenza a messaggiare sul cellulare, e che non sembrava un turista.

Le pizze arrivarono, e Penelope le prese e si diresse verso casa. Si accorse che l’uomo la stava seguendo. Lei accellerò, arrivò quasi a correre e riuscì ad infilarsi nel portone grazie ad un suo vicino che usciva con il cane e che la guardò strana. Fu tranquilla solo quando entrò in casa.

“Mi tenevano d’occhio, Alex, la cara Covarrubbias non si fida di me?”

“Non mi risulta, Penelope, sai quali sono i nostri patti. Se mi prometti che non farai altri danni ad Oscar, vado a vedere cosa sta succedendo”.

Alex scese e non c’era più traccia dell’auto e del tipo sospetto, ma c’era da credere a Penelope, non era il tipo da inventarsi cose strane. Ma di colpo vide per contro qualcuno che non si aspettava di vedere, che usciva fuori dall’albergo che c’era poco più in là: l’agente speciale Dana Scully.

Si avvicinò non visto e la prese per un braccio:

“Scully, ti prego, non urlare, ho bisogno del tuo aiuto, abito qui vicino, c’è una persona che devo farti conoscere e un mistero che non riesco a capire. Ti giuro che non voglio farti del male, ma tu seguimi.”

“Krycek, sto aspettando Mulder e mia figlia”.

“Va bene, ma intanto vieni tu. Poi potrai chiamarli, ti prego, è una cosa importante, ora più che mai”.

Dana Scully non aveva mai visto Alex Krycek così preoccupato e teso. Non aveva nessuna stima per lui, ma capì che c’era davvero qualcosa di strano e lo seguì.

 

Monica Reyes entrò nell’ospedale della Salpetriere e trovò John Doggett che la aspettava.

“Vieni Monica, l’agente Mousaif mi ha parlato di un sospetto, è meglio che lo interroghiamo, sembra innocuo ma è tutto molto strano quello che il collega mi ha detto”.

Monica entrò con John e Kader nella stanza dove c’era il paziente André Grandier, che era cosciente e seduto nel letto, intento a leggere con l’aiuto di un paio di occhiali che l’avevano stupito piacevolmente il numero di quel giorno di Le Monde.

L’uomo alzò gli occhi e Monica sentì il cuore che le sobbalzava in petto. Conosceva quell’uomo, era l’amante del bosco, il soldato che aveva visto morto pieno di sangue. Ma cosa stava succedendo? E chi era lui?

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Capitolo 8
*** Capitolo settimo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo settimo

Dana Scully entrò dietro a Krycek nell’appartamento parigino dove lui le aveva detto di vivere e fu accolta da una ragazza bionda e cicciottella, decisamente simpatica:

“Ma che onore, la mitica Dana Scully!”

“Lei è Penelope Guy, una mia collaboratrice. Ma non è lei che vorrei farti conoscere, quanto una persona che ho incontrato l’altro giorno. Ho bisogno di un parere”.

Dana Scully aveva avuto modo di conoscere tante persone, anche piuttosto fuori dalle righe, ma rimase stupita di fronte a quella bellissima donna, alta, magra e pallida, dai lunghi capelli biondi e dallo sguardo malinconico e di ghiaccio, che sembrava veramente arrivare da un altro mondo e tempo, prima ancora che Krycek le dicesse tutto su di lei.

“Oscar, questa è l’agente Dana Scully, una delle due persone che potrebbero aiutarvi”, disse lui, con un tono partecipe, commosso e rispettoso che Scully non gli aveva mai sentito.

“Agente...”

“Sì, sono dell’FBI...”, rispose Scully con aria perplessa.

“Oh perdonatemi, io sono Oscar François de Jarjayes, comandante dei Soldati della Guardia di Parigi. Io mi trovo qui, mi dicono che sono nel 2019, ma l’ultimo ricordo che ho è del 1789, quando il mio adorato André mi è morto tra le braccia...”

Scully sgranò gli occhi: ma come poteva essere possibile? Con Mulder aveva indagato su misteri e enigmi, ma non aveva mai sentito di gente che viaggiava nel tempo. Cosa poteva essere? Una donna con problemi mentali? Una truffatrice? Non c’era una spiegazione logica, e sicuramente non l’avrebbe trovata nemmeno Mulder.

“Scully, io non so come sia possibile, ma io le credo, fino all’altro giorno Oscar non aveva mai visto cellulari, computer, automobili, e nemmeno bagni moderni.”

Penelope aggiunse:

“Le ho mostrato sul computer alcuni documentari sulla Rivoluzione francese ed è rimasta scioccata dallo scoprire che fine hanno fatto persone come la regina Maria Antonietta e il conte di Fersen, che dice di aver conosciuto”.

“Penelope, lasciamo perdere quell’immensa cazzata che hai fatto”, disse Alex, poi aggiungendo, “scusatemi Oscar”.

Scully non sapeva cosa dire. Lei sapeva chi fosse la regina Maria Antonietta e aveva sentito nominare anche il conte di Fersen, ma erano figure lontane nei secoli, come tante altre.

“Ascoltami, Scully, Oscar ha alcuni problemi di salute, tu sei un medico, potresti visitarla? Io le ho dato alcuni medicinali, che puoi vedere qui, ma accetto consigli.”

Oscar sgranò lei gli occhi:

“Una donna medico?”

“Sì, sono un medico e un’agente federale, faccio parte di un corpo paramilitare legato alle forze dell’ordine. E voi siete una donna e vi chiamate Oscar?”

“Sì, mio padre mi ha allevata come un maschio perché non aveva avuto un erede, ho servito come colonnello della Guardia reale la regina Maria Antonietta e poi per motivi personali sono andata a comandare i Soldati della Guardia. André, il mio attendente e amico d’infanzia, poi il mio uomo, è sempre stato con me”.

Scully conosceva abbastanza il linguaggio militare, come figlia di un generale, da trovarsi a suo agio con una parte delle cose che diceva la sua interlocutrice. Certo che però parlava come se venisse davvero da un altro mondo. Mulder avrebbe potuto smascherare chi era, con le sue competenze di profiling, ma era tutto molto insolito. Ma ora aveva deciso di assecondare Krycek e di visitarla.

“Bene, voi due fuori”, disse ad Alex e Penelope. Loro la accontentarono.

Oscar era intimidita da lei, pur essendo tra donne, ma accettò la sua presenza. Scully la guardò con ammirazione, era magra, troppo, ma era decisamente bella. Sì, aveva un principio di tisi, ma le medicine che le aveva dato Alex le stavano facendo bene, comunque avrebbe dato qualche consiglio anche lei.

“Il dottor Lassonne, il mio medico, mi ha detto che se non mi curavo non sarei vissuta più di sei mesi. Quando André mi è morto tra le braccia, dopo essere stato colpito da una pallottola al Pont Neuf sono morta con lui e adesso non mi importa più di vivere...”, disse Oscar. Scully ricordava lo strazio di quando Mulder le era stato portato via, quando l’aveva creduto morto: se non fosse stato per il bambino che aveva in grembo anche lei avrebbe voluto farla finita, e capì il dolore di quella strana ma affascinante donna che aveva di fronte.

“Oggi la tisi è curabile, al vostro stadio senz’altro”, le disse.

“Ma voi siete un medico? E un militare? E abitate nelle colonie americane per cui è stata combattuta la Guerra d’Indipendenza?”

“Sì, oggi le donne, almeno qui nei Paesi occidentali, possono fare in teoria ogni carriera e lavoro che vogliono. Mio padre era un generale, sapete, anche mio fratello è nell’esercito”.

“Io avevo cinque sorelle, ma sono contenta che mio padre mi abbia cresciuta come un maschio, perché ho potuto vivere una vita piena, e non sottostare a regole e imposizioni, come sposarmi senza amore a 15 anni, come ha fatto la mia regina”.

Scully pensò a che maschiaccio era da bambina, certo, parlavano di situazioni diverse, ma come era possibile? Lei sapeva che erano esistite donne che si vestivano da uomo nei secoli passati, e che questa cosa capitava ancora laddove non avevano diritti, ma tutto questo era sempre più strano. Possibile che fosse tutta una recita?

“Però André aveva ragione quando mi ha detto che una rosa non potrà mai essere un lillà… fu la sera che mi dichiarò il suo amore, fu un po’ brusco, ma capii che il mio destino era amarlo. Eravamo inseparabili da sempre”. Romantica, e anche tanto, e Scully pensò al rapporto speciale che aveva avuto con Mulder per tanto tempo. C’erano delle somiglianze, in fondo, un grande amore nato dalla vicinanza, dall’amicizia, dalla stima.

“André mi ha fatto capire la situazione che c’era in Francia, e alla fine non ho potuto che scegliere di seguirlo. Ma lui non c’è più...”

Scully sentiva che doveva farle una domanda urgente.

“Oscar, non voglio sembrarvi invadente, ma devo chiedervi una cosa, sul vostro stato di salute. Avete avuto di recente rapporti sessuali?”

Oscar guardò quella donna che trovava in fondo simile a lei, in quel pazzo mondo dove era finita.

“Volete dire… se ho fatto l’amore?”

Oh già, in fondo si diceva così una volta, prima che tutto diventasse fatto in serie, anche i sentimenti. Scully annuì, sentendosi coinvolta.

“Certo, con André. Per me sono passati pochi giorni, eravamo nel bosco dove ci siamo fermati ed amati, è stato bellissimo, io sono diventata sua moglie nel corpo e nell’anima...”

Sembrava davvero che venisse da un altro mondo e tempo.

“Avete usato delle precauzioni?”, disse Scully, sperando che la cosa fosse chiara.

“Ah… ho voluto che mi facesse sua completamente...”, Oscar era imbarazzata e Scully capì, come medico, che non avevano usato nemmeno il metodo fallibile e poco scientifico del coito interrotto. Fantastico, poteva essere anche incinta, di quello che per lei era un amore perduto. Ma quello avrebbe potuto paradossalmente darle una ragione per vivere, a lei era servito.

Il cellulare di Scully interruppe quel momento di stallo suonando: era Mulder.

“Scully, dove sei finita?”

“Ascolta, Mulder, ho incontrato Krycek e mi ha detto di seguirlo...”

“Krycek? Che vuole quel bastardo?”

“Mulder, qui c’è qualcosa di veramente strano, o meglio c’è qualcuno che dovresti conoscere anche tu. Non ho mai visto una cosa del genere, cerca di venire”.

“Non sei in pericolo?”

“No, Mulder, ti giuro di no”.

Scully mise giù il telefono e richiamò Krycek:

“Tra poco arriva Mulder con nostra figlia, spero che non ci farai del male”.

“Ottimo, è bene che anche Mulder veda Oscar. Cosa ne dici?”

“L’hai curata bene, ti suggerirò un’altra medicina, dal suo male oggi può guarire. Si vede che ha subito un enorme dolore. Mi sembra tutto molto strano, quello che dice è veramente fuori da questo tempo. È una donna colta, istruita, sensibile, intelligente, oltre che molto bella, e o è un’ottima attrice per motivi suoi che però sono strani da capire, o è fuori di testa in preda ad una follia però molto lucida e profonda, oppure… non so cosa pensare”

Krycek guardò Scully con preoccupazione e tristezza:

“Ti prego, aiutala se puoi”.

“Certo, lo sto già facendo. Sai, ci può essere anche un’altra questione: può essere già incinta del suo amore perduto”.

Krycek guardò Scully con sorpresa e una strana tenerezza di fondo.

“Allora, dovremo proteggerla. Sai, ho paura che sia in pericolo, prima a Penelope è successo qualcosa, c’era della gente strana qui sotto, ed è stata seguita. Sai, più ci penso più mi ricordo che me la sono trovata di fronte di colpo, e poi c’è quella cosa che è successa in quel palazzo. Vi dirò tutto”.

“Intanto, tu vai incontro a Mulder sta arrivando.”

“Ci puoi contare”.

Krycek scese sotto per strada, con una strana agitazione dentro. Oscar… l’avrebbe protetta ad ogni costo, anche a costo della sua stessa vita. Doveva farlo, fosse l’ultima cosa che poteva fare nella sua vita.

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***


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UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo ottavo

John Doggett si sedette con Monica Reyes di fronte al misterioso uomo che l’agente Mousaif aveva loro segnalato. Il loro interlocutore aveva uno sguardo smarrito, ma cercava di mantenere un contegno.

“Risponderò a tutte le vostre domande, signori, ma quello che mi è stato detto mi ha sconvolto”, disse l’uomo, “voi mi dite che siamo nel 2019?”

“Certo”, disse John Doggett, “perché voi quando credete che siamo”.

“Il mio ultimo ricordo risale alla sera del 13 luglio 1789… come ho già detto all’agente Mousaif e alla dottoressa Rabet, io mi chiamo André Grandier e sono nato in Bretagna, vicino a Brest, il 27 agosto dell’anno di grazia 1754. Ho perso da piccolo i miei genitori e sono andato a vivere da mia nonna paterna Marie, governante presso il conte e generale de Jarjayes”.

John e Monica si guardarono stupiti. Il tono della sua voce era molto lucido e Monica continuava a ricordare quella visione nel bosco, quei due amanti avvinti dalla passione, irreali ma anche così reali.

“Avete detto che siete un attendente, vero?”, disse Doggett.

“Certo, sono cresciuto con Oscar, la figlia del generale...”

“Oscar?”, chiese Monica.

“Sì, suo padre l’ha cresciuta come un uomo per destinarla alla carriera militare. So tutto sul fatto che in questo strano anno le donne invece possono fare qualunque cosa restando donne, ma allora non era così..”, aggiunse André.

“Sono stato il suo attendente per quasi vent’anni e l’ho amata dal primo giorno, non come una sorella o un’amica, ma come la mia donna, la mia anima gemella”, continuò.

Monica Reyes avrebbe voluto chiedergli qualcosa su Oscar ma decise di aspettare.

“Ad un certo punto Oscar ha deciso, per motivi personali, di lasciare la Guardia reale della reggia di Versailles e mi ha congedato, ma io non l’ho lasciata, dopo averle dichiarato il mio amore. Lei è stata destinata a comandare il reggimento dei Soldati della Guardia di Parigi, in rue Chaussée d’Antin, e io l’ho seguita arruolandomi come soldato semplice...”

“Ehm, signor Grandier, ma siete sicuro di cosa state dicendo?”, fece Doggett.

“Ve lo posso giurare, questa era la mia vita fino a pochi giorni fa. Ho subito anche un incidente all’occhio sinistro, in un duello con il Cavaliere nero, un giustiziere che rubava ai ricchi per dare ai poveri, e che era in realtà il giornalista Bernard Chatelet, amico di Robespierre”.

“Che simpatico”, disse Doggett, “spero abbia pagato per quello che ha fatto”.

“No, signor agente Doggett. Siamo diventati amici, condivido le sue idee di giustizia e libertà, e poi ha sposato Rosalie, la protetta di Oscar, una ragazza povera che abbiamo cresciuto come nostra figlia. Una storia lunga, quella della nostra piccola”.

“Qual è il vostro ultimo ricordo?”, chiese allora Monica Reyes.

“Oscar si è dichiarata a me e ci siamo congiunti come marito e moglie, capite vero? Poi abbiamo deciso con il nostro reggimento di unirci al popolo in rivolta a Parigi il giorno 13 luglio 1789 e non di attaccarli come ci era stato ordinato. Io ho avuto un calo di vista mentre ero nelle strade braccato dal Royal Allemande, ma Alain de Soissons, il mio migliore amico, mi ha protetto. Poi ci siamo riparati dagli scontri sotto il Pont Neuf e c’era un cecchino che lo presidiava. Oscar ha voluto andare avanti per colpirlo e poter fuggire tutti, io l’ho seguita perché non potevo lasciarla sola e sono stato ferito. Mi hanno portato in place de Grève perché c’erano i medici… io ricordo solo Oscar che mi teneva le mani e piangeva, dicendo che voleva sposarmi, ricordo di averla sentita urlare… e poi mi sono svegliato in questo ospedale, con di fronte la dottoressa Rabet e l’agente Mousaif. Brave persone, comunque, mi hanno detto che ero ferito gravemente al petto e che sono stato operato e guarito. Non so niente di più, ho solo scoperto che sono passati 230 anni e io voglio sapere cosa ne è stato di Oscar… non posso vivere senza di lei”.

Doggett non riusciva a dire niente: o quest’uomo era un ottimo attore e stava agendo per qualche fine recondito, ma quale?, o era pazzo, oppure… ci sarebbe voluto l’agente Mulder, ma forse era troppo anche per lui. Un viaggio nel tempo? Ma che scherzo era?

Kader Mousaif fece un gesto a Doggett invitandolo a uscire. Monica Reyes rimase con André e decise di chiedergli una cosa:

“Signor Grandier, la vostra storia è molto insolita...”

“So che non mi credete, ma io posso dirvi soltanto questo, non so come sono arrivato qui, un momento prima mi assopivo in place de Grève con la mia amata in lacrime e un momento dopo mi sono risvegliato qui. Trovo tutto molto strano”.

“E non sapete quanto”, gli rispose Monica, “volete parlarmi di Oscar?”

“La amo da una vita, che posso dirvi della donna che mi è entrata dentro non appena l’ho vista? Bella, coraggiosa, fiera, orgogliosa, intelligente, carismatica, adorabile… può sembrare fredda, ma vi assicuro che invece è tenera, sensibile, vulnerabile e anche, posso dirlo adesso, appassionata. Del resto, come mi ha detto lei quella sera che è il mio ultimo ricordo, l’amore rende tutto più bello… Ma voi mi capite, vero, signora agente Reyes?”

Monica Reyes era stupita in maniera piacevole dalla dolcezza che sentiva in quell’uomo strano ma affascinante. Un manipolatore? Sentiva di no. Un pazzo? Forse, ma insolito. O altrimenti, che spiegazione ci poteva essere?

“Certo, avete ragione”.

“Anche voi siete innamorata, vero? Scommetto che amate l’agente Doggett, non vedo molto bene da quest’unico occhio che mi è rimasto, ma ho percepito qualcosa.”

Era incredibile, questo misterioso André sapeva scrutare nell’animo degli altri. Monica stette zitta, perché non sapeva cosa dire, ma lui ci aveva visto giusto.

“Lo conosco da tanto, ma per ora siamo solo buoni amici”.

“Non smettete di sperare, con me ed Oscar è andata così, per anni mi ha trattato come un amico fraterno e poi ha ricambiato il mio amore”.

“La vostra Oscar è bella?”

“La più bella di tutte, ha riempito la mia vita con la sua luce fin da quando l’ho vista la prima volta, eravamo bambini.”

“Ah, signor Grandier, conoscete un bosco vicino alla Senna dove si trovano le lucciole?”

André rimase perplesso: ma come faceva a saperlo?

“Mi state parlando del posto dove ho vissuto il momento più bello della mia vita, dove Oscar ed io ci siamo dati l’uno all’altra? Ma voi come...”

Monica gli raccontò cosa aveva visto e disse:

“Signor Grandier, io vi credo. Non so come questo sia possibile, una volta conoscevo due persone che potrebbero aiutarvi e forse posso sentirle”.

“Guardate, signora agente, la dottoressa Rabet vuole operarmi all’occhio e ci rivedrò bene, ma a me importa solo poter ritrovare Oscar, a qualunque costo… la mia vita senza di lei non ha senso”.

Monica Reyes annuì, capiva André eccome.

 

John Doggett guardò Kader Mousaif e disse:

“Credo che si potrebbe liquidare anche come una persona con problemi psichiatrici. A vederlo è un uomo mite, intelligente, un po’ fuori dal mondo.. certo che dice cose molto strane ma nello stesso tempo ha conoscenze molto specifiche sulla Francia della Rivoluzione, come se avesse vissuto davvero in quel periodo...”

“Sentite, agente Doggett, anche a me sembra una brava persona, anche se strana e non mi interessa cosa dica e cosa faccia. Un senza fissa dimora che l’aveva trovato qui fuori, dicendo che era apparso dal nulla durante quella tempesta di lampi senza pioggia del 13 luglio scorso, è morto misteriosamente, mentre la tecnica di laboratorio che aveva eseguito dei rilievi sulle pallottole e sui suoi effetti personali, trovando stranezze e incongruenze, è stata gravemente ferita. e i reperti sono spariti. Questo mi fa sospettare che ci sia qualcosa di grosso in ballo”.

“Vi stupirà, agente Mousaif, sapere che dietro a cose strane spesso ci sono interessi loschi. Comunque devo cercare di mettermi in contatto con due persone che seguono fatti inspiegabili da anni, potrebbero aiutarvi. Ma ditemi tutto invece su questa morte e su questo ferimento”.

Sul cellulare di Kader Mousaif arrivò un messaggio:

“Ah, è mia figlia Fatima, aspirante crimonologa anche se per ora è alle superiori, le ho girato un po’ di cose che mi ha detto il signor Grandier… ma ha trovato delle corrispondenze esatte nella realtà storica, tutto è sempre più strano”.

“Guardate, è il caso che contatti allora Mulder e Scully, sono gli esperti di questi casi”.

 

Aveva visto Monica entrare alla Salpetriere con quel Doggett: quindi era coinvolta anche lei nel caso, e a lei proprio non avrebbe voluto dover fare del male. Ma spesso non si ha scelta, Brad Follmer lo sapeva bene.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo nono ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo nono

Fox Mulder non poteva lasciare Melissa Emily da sola e doveva andare a recuperare Scully. Non si fidava di Krycek, ma di Scully sì, e quindi se lei diceva che non c’era pericolo, lui doveva crederle. Scese per strada con sua figlia in braccio e vide subito Krycek, era diverso, non aveva più quell’aria sicura e irruenta sua solita.

“Allora, sei riuscito a fregare Scully?”, disse Fox Mulder, pensando per un attimo che si era messo nei guai incontrandolo e aveva messo nei guai la sua adorata bambina.

“No, Mulder, questa volta mi serve il vostro aiuto per qualcosa a cui tengo...”

Mulder seguì il suo antico nemico nell’appartamento dove viveva.

Penelope Guy fu entusiasta anche della sua presenza:

“Dopo Scully conosco anche Mulder!”, disse.

Mulder fu rassicurato di trovare Scully, era tranquilla ma incuriosita dalla situazione che le aveva presentato Krycek.

“Mulder, giudica tu. Ti presento Oscar François de Jarjayes, il resto te lo racconterà lei”.

Fox Mulder amava da anni la sua antica collega e amica, l’unica che l’aveva appoggiato le sue battaglie, ma di fronte a quella donna insolita, con quei lunghi capelli biondi, quegli occhi color fiordaliso e quell’aspetto malinconico, non poté non sentirsi affascinato.

“Voi siete l’agente Fox Mulder? Il signor Krycek mi ha detto che potreste aiutarmi, ma non so come. Io mi ritrovo nel 2019, ma i miei ultimi ricordi riguardano il 1789, il 14 luglio, quando andai a combattere fuori dalla Bastiglia per la libertà, mentre ero distrutta dalla morte del mio amato André Grandier...”

Fox Mulder ascoltò tutta la storia, guardando Scully, Krycek e Penelope con aria perplessa. Ad un tratto, Oscar sorrise guardando la bambina di Mulder e Scully:

“Signor Mulder, è vostra figlia? Siete un uomo fortunato, così come la signora Scully. Come è bella...”

Aveva davvero uno strano modo di fare questa donna affascinante e misteriosa, e sembrava davvero arrivata da un altro tempo, ma come era possibile? Oscar raccontava di un passato per lei vicino, vicinissimo, le vennero le lacrime agli occhi parlando degli scontri del 13 luglio a Parigi, un qualcosa di cui Mulder aveva sentito parlare sui libri di scuola al corso di francese. Ricordava che gli era piaciuto molto come argomento, un’epoca storica davvero affascinante, tanto che era andato a vedere alcuni film e aveva letto un paio di libri, ma Oscar era come se avesse vissuto tutto davvero.

Ad un tratto, Mulder volle appartarsi per consultarsi con Krycek.

“Allora, cosa ne pensi?”

“Dire che questa è una cosa strana, è un eufemismo. Oscar è una donna lucida, che racconta una storia coerente. Ma tu come l’hai incontrata?”

“Mulder, io l’ho vista sconvolta per aver scoperto che fine ha fatto la regina Maria Antonietta, un fatto che per noi appartiene alla Storia. Si può essere appassionati di un’epoca storica, ma per lei quella è stata la realtà, la vive come tale”.

“Sì, io mi occupo da una vita di cose strane, ma i viaggi nel tempo non esistono, non siamo in Doctor Who!”

“Mi hai chiesto come l’ho incontrata… quella sera che c’era la tempesta senza acqua su Parigi l’ho vista comparire di fronte a me sul marciapiede. Un attimo prima non c’era e poi è comparsa...”

“Ma dai, cosa mi stai raccontando?” Però Mulder sapeva che Krycek non gli stava mentendo, non l’aveva mai visto così sconvolto. Non poteva essere un inganno, non doveva essere un inganno.

“Non c’è solo questo Mulder” e Krycek accese lo smartphone e mostrò al suo rivale le foto che aveva scattato in quel palazzo misterioso, in particolare al quadro.

“C’era un’atmosfera strana in quel posto, sentivo delle strane voci, Mulder, credimi, questo è pane per i tuoi denti...”

“Krycek, non so che dirti, come sai io ho indagato su fatti davvero strani, ma i viaggi nel tempo non sono possibili. Scully potrebbe tenerti una bella conferenza sulla fisica quantistica, ma a livello pratico certe cose le hanno inventate appunto solo scrittori e sceneggiatori di serie televisive...”

“Ma come ti spieghi allora Oscar? L’hai vista no? Io mi rifiuto di credere che ci stia fregando (perché poi?) o che sia malata di mente, è lucida nel suo racconto e torna tutto, personaggi, eventi, dettagli.”

“Potrebbe però essere la seconda cosa, magari è talmente appassionata per motivi suoi dell’epoca della Rivoluzione francese e in seguito ad un suo disagio si è immedesimata in quel tempo, può succedere”.

“Ma conosce tutto in maniera precisa, come se avesse vissuto davvero in quell’epoca, non aveva mai visto smartphone, computer, televisori, auto e nemmeno un bagno moderno. Capita di appassionarsi ad un’epoca storica o ad eventi che non abbiamo vissuto, ma non con questa precisione di dettagli. Tu, Mulder, hai mai visto un caso del genere?”

“Onestamente no, ma in teoria potrebbe succedere, parlo della storia del disagio che ti fa credere ad una realtà diversa”.

“Mulder, io le credo e voglio aiutarla e capire cosa le è successo”.

Mulder stette un attimo zitto: non aveva mai visto Krycek così, preoccupato e affascinato allo stesso tempo.

“Ti sei affezionato ad Oscar? Un cuore di pietra cinico come te prova dei sentimenti?”

“Mulder, la storia che racconta è così… coinvolgente e appassionante, come parla del suo amore André è semplicemente commovente. Vorrei una donna che mi amasse la metà di quanto Oscar ama André. Sai, Mulder, io mi sento tanto solo. Tu non puoi capire, hai Scully, la tua compagna di vita, il tuo lavoro, amici, una figlia bellissima, io non ho niente di tutto questo e gli anni passano, e mi sento vuoto”.

Mulder rifletté: era la prima volta che vedeva colui che aveva considerato per tanto tempo la sua nemesi nella sua fragilità.

“Non ti piace Penelope?”

“Quella casinista? Simpatica, ma ha quasi vent’anni in meno di me… potrebbe essere mia figlia, ci penso e mi fa effetto”.

“Beh, però la storia di Oscar è strana. Quel palazzo dove hai sentito quelle voci e dove c’è il quadro è qui vicino?”

“Sì, conosco la strada e bisognerebbe tornarci”.

“Allora, guarda, voglio crederti e fare chiarezza, se ti va ci facciamo un giro tu ed io, non voglio mettere a repentaglio Scully, che può restare qui con nostra figlia o tornare in albergo”.

“Direi che va bene, grazie Mulder”.

Effettivamente Mulder cominciava ad essere affascinato da questa strana storia, sperando che Krycek non volesse ingannarlo. Ma voleva credere che fosse cambiato.

 

Skinner entrò nell’aeroporto di Washington Dulles: Shannon McMahon era un cane sciolto, ma era una persona da sentire e seguire, soprattutto se aveva in mano cose che potevano interessare Mulder e Scully.

Lei lo stava aspettando vicino all’accesso ai gate, con già in mano i biglietti e con una cartellina pronta per lui.

“Ecco la documentazione che ho raccolto sul Consorzio di Strunghold e sulle loro ricerche sui piani e i viaggi temporali”.

“Grazie. Allora sono pronto per questo viaggio a Parigi, pensi che non ci sono mai stato. Dovevo andarci in viaggio di nozze, ma poi con mia moglie approfittamo dell’ospitalità di alcuni sui parenti in Irlanda e preferimmo l’Isola di Smeraldo. Beh, c’è sempre una prima volta”.

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Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


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UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo decimo

“Complimenti, tenendo conto che eravate gravemente ferito, vi siete ripreso in maniera egregia. Vorrei chiedervi se ve la sentite di essere sottoposto anche domani all’intervento di cataratta”, disse Liliane Rabet ad André Grandier, lo strano paziente dell’ospedale La Salpetriere.

“Ma davvero potrei rivedere bene dal mio occhio? A che pro, però, in questo mondo, sempre che sia reale, non mi sento a mio agio, senza la mia Oscar...”

“Signor Grandier, è un mio dovere curarvi e farvi stare meglio, l’ho giurato. Avete ottime possibilità di recuperare la vista dall’occhio sinistro e a quel punto la vostra vita diventerà più facile, così come i vostri progetti”.

La dottoressa Rabet si chiese per un attimo che cosa avrebbe potuto fare quello strano uomo in un mondo in cui non si trovava a suo agio. Aveva imparato ad usare il bagno moderno, trovandolo più comodo di quelli della sua cosiddetta epoca, mangiava con gusto pietanze che sosteneva di non aver mai assaggiato prima, era incuriosito dalla televisione e dagli smartphone, per non parlare della luce elettrica, era gentile e empatico, ma sembrava davvero uscito da un altro mondo. Recitava una parte? E a che pro? Era malato di mente? Non aveva le caratteristiche dello schizofrenico, per quello che lei ne poteva capire. Le sue informazioni erano precise e puntuali e si fermavano al 1789. Ma come era possibile?

Il tenente Kader Mousaif la avvicinò:

“Domani lo operate?”

“Poveruomo, ha bisogno di aiuto. Si è ripreso in maniera miracolosa, chiunque sia è mio dovere curarlo”.

“Cosa dite, dottoressa su di lui invece?”

“Non so cosa pensare, mi pare tutto strano. I suoi discorsi sono coerenti e non confusi, e davvero sembra che non conoscesse niente del mondo moderno fino a quando l’abbiamo portato qui”.

“Il problema sono i due fatti di sangue legati a lui. Il medico legale dice che a Jacques è stata iniettata una dose letale di barbiturici, lui si faceva di acidi ma era pulito da un bel po’. Danièle Frossac è sempre tra la vita e la morte, io voglio vederci chiaro e capire cosa è successo, gli indizi conducono a André, che è vero, sembra la persona più innocua del mondo, anche se strano, ma non si può mai dire”.

“E i due americani, i due agenti Doggett e Reyes cosa dicono?”

“Contatteranno due loro colleghi specializzati in misteri, Mulder e Scully mi sembra si chiamino, solo che pare che non abbiano i numeri aggiornati”.

“Intanto aiutiamo domani il nostro paziente misterioso a vedere meglio”.

André sorrise alla dottoressa Rabet:

“Siete una donna che Oscar amerebbe molto, bello che voi donne possiate curare. Anch’io apprezzo le donne forti e coraggiose, non le damine svenevoli, non potrei amare un’altra che non la mia Oscar”.

Liliane arrossì un attimo, André era così dolce e romantico, doti rare. Se quella Oscar era reale, era davvero fortunata ad essere amata da un uomo così, legato ad un’idea di amore totale e senza condizioni.

 

Walter Skinner alzò lo sguardo dal dossier che gli aveva dato Shannon McMahon, con l’aria perplessa.

“Mi pare tutto un po’ assurdo quello che c’è scritto qui e che dite. Mulder e Scully sono senz’altro le persone giuste con cui parlare di questo, ma qui si parla di salti temporali, di gente che avrebbe viaggiato nel tempo, di strane maledizioni… tutto perfetto per la sceneggiatura di una serie su Netflix o simili, ma fuori dal mondo nella realtà”.

“Eppure è qualcosa per cui Strughold è disposto a tutto. Viaggiare nel tempo avrebbe conseguenze devastanti e imprevedibili”.

“Chi non vorrebbe cambiare quello che è già stato, o poter arrivare in una nuova vita lasciandosi dietro i problemi della vecchia? Ricordo quei quattro miei compagni e amici, che erano con me nella giungla vietnamita, quattro ragazzi come me, Bob, Diego, Peter e Mark: cinque minuti prima parlavamo di ragazze, canzoni e baseball, e poi finimmo su quella mina. Io solo sono sopravvissuto. Potessi tornare un attimo prima di quel momento li salverei. Ora sarebbero vivi, avrebbero famiglia, ci troveremmo a bere due volte all’anno e a ridere. E invece...”

“Tutti abbiamo dei rimpianti, ma qui si parla di gente che cambierebbe il passato a sua immagine, riportando in vita dittatori, o che viaggerebbe nel futuro per distruggerlo.”

“Non capisco cosa c’entri in questa storia la maledizione di una strega del Settecento, lanciata per vendicare il nipote morto con la donna amata durante la presa della Bastiglia...”

“Una vecchia leggenda pare con un fondamento reale. C’è qualcosa di grosso sotto e tutto potrebbe partire da qui, da questa leggenda metropolitana di oltre duecento anni fa”.

“A me pare la sceneggiatura di un serial urban fantasy. Comunque, appena potrò usare il cellulare contatterò Mulder e Scully, sono anche loro in Europa, a Londra mi pare”.

 

Krycek aveva guidato silenziosamente su quelle strade di campagna, sempre più solitarie, finché non aveva imboccato il sentiero sterrato che portava al palazzo dove tutto era cominciato.

Mulder lo guardò e disse:

“Ma tu cosa fai qui a Parigi per il Consorzio e Marita Covarrubbias?”

“Cerco manufatti esoterici.”

“Ah, il Sacro Graal l’hai trovato? Scherzo...”

“Devo recuperare libri antichi, armi, oggetti. Penelope mi ha detto che in questo castello si trovava qualcosa di strano, e sono andato a farci un giro. C’è un’atmosfera insolita, e poi quel quadro con Oscar...”

“Guarda, sono curioso”.

Mulder si guardò attorno una volta che spinsero il cancello ed entrarono nel parco del palazzo, pieno di sterpaglie, alberi che erano cresciuti in maniera abnorme, abbandono e effettivamente una certa inquietudine. Era davvero come se nessuno entrasse lì da secoli.

“Ma davvero qui non viene nessuno perché ha una brutta fama? Ce ne sono tanti di posti così, anche da noi negli States.”

“Immagino che tu Mulder ne abbia visitati diversi con il tuo lavoro per gli X-Files. Ma qui dietro ci sono secoli di Storia, questo castello ha un primo nucleo, di cui sono rimasti i sotterranei, costruito nel Trecento, e poi è stato rinnovato tra Sei e Settecento. Fu abitato fino al 1789, data dello scoppio della Rivoluzione e poi fu misteriosamente abbandonato, corre voce davvero che ci sia una maledizione.”

“Sì, effettivamente questo posto ha un suo fascino, strano che l’abbiano lasciato andare in rovina, in Francia sono molto attenti al loro patrimonio”.

“Appunto, Mulder, non è strano che l’abbiano lasciato andare in rovina? In epoca napoleonica tanti ufficiali resi nobili acquistarono questi palazzi, senza contare quelli che sono diventati Musei statali. Negli ultimi decenni miliardari russi, giapponesi, cinesi e arabi hanno adorato i palazzi antichi. Perché questo no?”.

“Ci saranno state delle circostanze avverse, capita, purtroppo. Certo che questa storia ti ha proprio preso”.

Krycek si diresse verso uno degli alberi, una quercia ormai gigantesca, e prese a scavare a mani nude.

“Cosa fai?”, gli chiese Mulder.

Di colpo, Alex Krycek tirò fuori dalla terra una trottola e un coltellino con il manico rosso, due oggetti vecchissimi.

“Sono il tesoro di Oscar, li seppellì quando era bambina, e li avevi promessi ad André se non fosse tornata viva da un duello con un nobile bastardo che aveva ucciso un bambino. Ho dovuto recuperarli”.

Mulder guardò meglio i due oggetti, avevano l’aria davvero di provenire da tanto tempo prima.

Krycek si diresse verso un edificio basso, che era sulla destra rispetto al viale che portava verso il palazzo principale.

“Queste erano le scuderie...”, disse entrando, mentre il battente della porta di legno, marcio, a momenti gli cadeva addosso.

L’edificio era stato una scuderia, ma ormai era abbandonato da tanto, e c’era da aver paura di camminarci dentro.

Mulder vide Krycek che andava verso una parete, illuminandola con la pila:

“C’è tutto, c’è anche questo!”

Sulla parete di legno, all’altezza di poco più di un metro, c’erano incisi due nomi: Oscar e André.

“Li hanno incisi lei e André da bambini, me l’ha raccontato Oscar, è successo nel 1764… non vedi come sono vecchie come scritte?”

“Effettivamente hai ragione”, disse Mulder. Questa storia era sempre più strana e c’erano tanti elementi che tornavano.

Si diressero verso il palazzo, splendido nel suo abbandono, anche se spaventoso, e entrarono. Mulder pensò per un attimo che ad avere i capitali si sarebbe potuto fare qualcosa di davvero bello, anche se ormai era ridotto davvero male. Strano davvero che in oltre duecento anni a nessuno fosse venuto in mente di metterlo a posto.

Non sentiva voci strane, ma era tutto molto inquietante e suggestivo. Krycek gli fece strada fino al grande salone, dove c’era il quadro con la donna guerriera a cavallo.

Visto dal vivo quel quadro era ancora più d’impatto: Mulder fece un balzo, era davvero la donna che aveva visto a casa di Krycek e Penelope?

“Tutto torna, Mulder, Oscar ha viaggiato nel tempo ed è arrivata qui...” disse Krycek e in quel momento una raffica di pallottole fu sparata dal finestrone che dava sul parco.

“Krycek, mi hai portato qui per ammazzarmi?”, disse Mulder buttandosi a terra, “lo sapevo che non dovevo fidarmi, volevi farmi fuori, bastardo!”

“Veramente stanno cercando di uccidere anche me”, disse Krycek. Ed era vero.

Ci furono altri colpi d’arma da fuoco e voci concitate fuori, c’erano almeno due uomini.

Poi di colpo, uno schiocco sordo, come di qualcosa di enorme che scendeva e ghermiva, e alcune urla lancinanti esplosero a poca distanza da loro, seguiti da un silenzio assordante. Mulder e Krycek aspettarono un attimo e uscirono nel parco su cui dava il salone, rimanendo senza fiato.

Per terra c’erano i cadaveri di due uomini armati, colpiti a morte dai rami di una quercia enorme che era lì vicino. Ma quei rami non si erano limitati a cadere e colpirli, li avevano… afferrati e strozzati, come fossero una cosa viva, e smembrati.

Mulder restò interdetto:

“Ma dove siamo finiti, nel mondo di Harry Potter?”

Krycek guardò un po’ meglio i volti dei loro due quasi assassini.

“Li conosci?”, disse Mulder.

“Credo di sì, sono due uomini di Strughold, mi pare un libanese e un ucraino. O meglio sono quello che ne resta”.

“Ma chi può essere stato a fare una cosa del genere?”, disse Mulder, voltandosi verso il palazzo e sentendosi di colpo gelare il sangue nelle vene.

Nella sala da dove erano usciti passando dai finestroni era apparsa una donna anziana, vestita con un abito lungo, con il capo chino. Aveva un’aria dolce ma inquietante e mormorava delle parole, che diventarono di colpo chiare. Mulder capiva bene il francese e non c’erano dubbi su cosa stava dicendo.

“Io vi maledico padrone, finché mio nipote non ritroverà la sua madamigella voi vivrete qui e marcirete con questo castello… Voi li avete uccisi, voi sarete maledetto”.

Mulder avanzò verso quella strana donna, che diventava sempre più spaventosa.

“Signora, mi dite come vi chiamate? Avete bisogno di aiuto?”

Di colpo, la donna alzò il volto: per un attimo non fu più anziana, ma giovane e molto bella, con un paio di occhi verdi da brivido. Poi il suo volto si alterò e diventò mostruoso, mentre si avvicinava a Mulder e Krycek. Loro arretrarono e per un attimo sbatterono gli occhi. Era scomparsa.

“Uhm, direi che ci sono strane presenze, Alex, su questo ti do ragione e ti credo”, disse Mulder riprovando ad entrare nella sala. In quel momento il suo cellulare vibrò e lo prese in mano: era un numero sconosciuto.

Alex lo seguì, era importante che Mulder gli credesse e forse si stava convincendo. Di colpo, entrambi si bloccarono di nuovo.

Di fronte al quadro con la donna guerriera in abito da Marte c’era un uomo, un uomo anche lui anziano, vestito con un abito di foggia barocca, con il volto tra le mani.

“Oscar, perdonami se puoi, io ti ho maledetta, io ti ho fatto morire e ora devo pagare per sempre...”

Mulder e Krycek lo guardarono stupefatti: ma cosa stava succedendo? E chi era quell’uomo? Il cellulare di Mulder suonò di nuovo.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodicesimo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo undicesimo

“Ho finito, ora dovete dirmi come vi sentite e come vedete”, disse la dottoressa Rabet al suo paziente, André Grandier, che aveva appena finito di operare di cataratta.

“Sto bene e io… ci rivedo di nuovo bene, ma allora sono davvero finito in un mondo dove capitano miracoli”, rispose André, guardandosi attorno. Finalmente poteva vedere meglio quel posto così diverso da dove aveva vissuto fino a poco tempo prima, che non era né un inferno né un purgatorio né un paradiso. Ma per lui era comunque un posto intollerabile.

Sapeva cosa era successo in quei duecento e passa anni, perché quelli erano passati anche se sembrava impossibile, il simpatico Kader Mousaif, capitano di polizia, un suo collega alla fine a secoli di distanza, gli aveva raccontato fatti e persone che lui sentiva come suoi e che invece appartenevano ormai a un altro tempo.

Era rimasto sconvolto quando gli avevano raccontato delle fini tragiche della regina Maria Antonietta, di re Luigi XVI, di Maximilien Robespierre e di Bernard Chatelet. Per non parlare di cosa era successo al conte di Fersen, non l’aveva mai particolarmente amato, ma non gli avrebbe mai augurato una fine simile.

“Ma davvero sono stati condannati a morte in quella maniera orrenda?”, aveva chiesto a Mousaif.

“Allora usava così, per fortuna oggi in Europa nessun Paese, tranne la Bielorussia ha più la pena capitale, nemmeno per i crimini veri, di sangue”.

“E il conte di Fersen è stato davvero linciato per un semplice sospetto?”

“So a malapena chi è, solo perché ho visto con mia figlia il film di Sofia Coppola su Maria Antonietta, purtroppo erano cose che capitavano...”

André era stato felice di scoprire che certi privilegi per i nobili non esistevano più, anche se comunque gli avevano parlato delle ingiustizie sociali che continuavano ad esserci e a venire fuori, con nuove povertà e discriminazioni. Kader Mousaif gli aveva raccontato cosa voleva dire essere di un’altra etnia e religione in un Paese occidentale, e André gli aveva fatto un mucchio di domande sulla sua cultura, dimostrandosi molto interessato, e facendo capire ancora una volta di ignorare cosa era successo nel mondo in quegli anni.

Kader Mousaif non sapeva davvero cosa pensare e ne aveva parlato con la dottoressa Liliane Rabet:

“Io ci capisco sempre meno, cosa sarà di lui quando non potrà più stare in ospedale?”

“Bisogna proteggerlo senz’altro, io potrei anche ospitarlo a casa mia, mi sembra innocuo”.

“Guardate, posso prenderlo in casa mia, ho spazio, e potrei tenerlo d’occhio. Davvero, non aveva mai sentito parlare di Napoleone, di De Gaulle, di Hitler, di Garibaldi, della regina Elisabetta II, di Mitterand, delle star del cinema, del rock, dei serial TV, del calcio, di niente… O finge oppure...”

Kader Mousaif era fuori dalla sala operatoria, che aspettava che André uscisse, e capì che era andato tutto bene.

“André, ascoltate, ora voi state bene, presto verrete dimesso dall’ospedale, io ho un appartamento grande e potrei ospitarvi. Ogni tanto viene mia figlia Fatima, che vive con sua madre Mireille, ma vi troverete bene, vi potrò aiutare...”

“Avete già fatto molto. Questo mondo non mi sembra brutto, per voi che ci vivete non è senz’altro male, ma senza Oscar mi sento perso.”

Già, chissà dove era questa Oscar, e se esisteva. Kader Mousaif tirò fuori il cellulare per avvisare Doggett o Reyes che tutto era andato a posto e per chiedere loro se avevano notizie di quei loro colleghi, ma di colpo gli si gelò il sangue nelle vene. Dietro ad una porta a vetri c’era uno sconosciuto, vestito in giacca e cravatta, che guardava lui, Liliane e André, e no, non gli piaceva. Sembrava davvero che li tenesse tutti d’occhio, c’era davvero qualcosa che non gli piaceva in tutta quella storia, e non era André, non era lui il problema.

 

“Mulder non risponde, proviamo con Scully”, disse Monica Reyes, facendo il numero della sua antica collega, che era un po’ che non usava, e sperando che fosse attivo.

 

Dana Scully continuava a guardare Oscar François de Jarjayes, scoprendo che aveva molto in comune con quella donna che dichiarava di essere giunta dal passato. Erano entrambe figlie di militari, entrambe pronte a farsi strada in mezzo ad un mondo di uomini, entrambe legate ad un uomo che adoravano, e tutta la sua storia aveva un senso, a patto di credere che si potesse viaggiare nel tempo.

Oscar era curiosa, e chiese a Scully molte cose sulla sua vita, su Mulder, su sua figlia, dimostrando ancora una volta di non sapere tante cose che erano successe. Il suo stato di salute non la preoccupava, certo che pensare a che vita avrebbe potuto avere in quel mondo che non era suo era doloroso.

“Siete tutti molto gentili con me, voi, agente Scully, il signor Mulder, Alex Krycek, Penelope, ma come posso vivere senza il mio André? Quando mi è morto tra le braccia si è portato via la mia voglia di vivere, mi potete curare, ma il mio cuore è spezzato per sempre”.

Scully annuì, ci era passata, quando aveva creduto Mulder morto era stato devastante, solo il piccolo che le cresceva in grembo le aveva dato la forza. Non bisognava lasciarla sola.

Il cellulare squillò e lei rispose.

“Oh, signore, come sta?”

 

Walter Skinner fu felice di aver trovato Scully.

“Agente Scully, sto arrivando a Parigi, voi siete sempre a Londra?”

“No, siamo a Parigi, ci hanno segnalato un caso.”

“Ho ricevuto una visita di Shannon Mc Mahon, ve la ricordate?”

“Certo, come no.” Se c’era Shannon di mezzo, ci poteva essere qualcosa di grosso sotto, oltre che di molto misterioso.

“L’agente Mulder è da voi?”

“No, è andato a fare un sopralluogo”. Meglio non dirgli che era con Krycek.

“Sentite, qui c’è qualcosa di strano, vi passo l’agente McMahon, deve parlarvi”.

“Va bene”.

Scully si scusò con Oscar:

“Sono al telefono con il mio capo, il vicedirettore Walter Skinner!”

Ah ecco, pensò Oscar, deve essere il loro generale Bouillet. Speriamo che sia più simpatico.

“Ciao, Scully, che bello risentirti. Ascolta, noi stiamo andando a Parigi, dove ci sono anche Doggett e Reyes. Te la faccio breve, i capi del Consorzio nero, Strunghold e Follmer, sono in rotta con Marita Covarrubbias...”

Scully annuì e rabbrividì, ricordava di cosa potevano essere capaci.

“Stanno cercando un modo di viaggiare nel tempo per cambiare il passato e dominare sul futuro, lo so, sembra fantascienza, ma a Parigi sono arrivate delle persone, forse due, che vengono da secoli fa...”

Scully rimase a bocca aperta.

“Chi sarebbero?”

“Non lo so, è tutta una storia strana, pare che sia cominciata la sera di quello strano temporale senza pioggia. Ho sentito parlare di un uomo e di una donna, vissuti forse intorno all’epoca della presa della Bastiglia...”

Scully aprì ancora di più la bocca.

“Ascolta, non sono un pericolo, ma vanno tenuti lontani da Strunghold a ogni costo, anche quello purtroppo di eliminarli… potrebbero esserci conseguenze devastanti se qualcuno mettesse le mani su di loro”.

No, uccidere qualcuno di innocente mai. Scully non potevo accettarlo, chiunque fosse Oscar.

“Tu sai qualcosa, vero Scully?”

“No, dovrei sentire Mulder”.

“Va bene, ci vediamo presto”.

Scully mise giù il telefono: nessuno doveva fare del male a Oscar, chiunque fosse. Lei l’avrebbe protetta a ogni costo, e avrebbe lottato contro chi voleva farle del male, lo sentiva come un suo dovere.

 

“Il telefono di Scully è occupato e Mulder non è raggiungibile”, disse Reyes a Doggett, “riproverò più tardi”.

“Mi ha scritto Mousaif, l’intervento ad André è andato bene, ora lo raggiungiamo”, disse Doggett salendo in macchina. Qualcuno li stava seguendo, ne era sicuro, e doveva seminarlo.

 

Mulder e Krycek guardavano stupiti e un po’ impauriti quello strano e inquietante uomo.

“Scusate, come vi chiamate? Vi possiamo aiutare?”, disse Mulder.

L’uomo lo guardò con sofferenza:

“Una volta mi chiamavo conte e generale François Augustin de Jarjayes, ora sono maledetto per l’eternità...”

“Ma guardate, se volete vi possiamo aiutare, abitate da solo in questa casa? Vi serve qualcosa?”, rispose Mulder.

L’uomo lo guardò con uno sguardo disperato e man mano più terrificante.

“Mulder, non capisci? Lui è… come un non morto, qui è successo qualcosa tanto tempo fa… Jarjayes, vi chiamate come...”, disse Krycek, di colpo realizzando qualcosa di importante.

“Lei mi ha maledetto, perché ho causato la morte di mia figlia e del suo amore, caduti sul campo di battaglia a Parigi il 13 e il 14 luglio 1789...”

“Ma lei chi?”, chiese Mulder.

“Marie Grandier, la mia governante, una strega potente...”

Krycek intervenne di colpo:

“Vostra figlia si chiama Oscar François?”

“Come fate a conoscerla? io sono qui da decenni e decenni…”

“Vostra figlia ora è salva”, disse Krycek e Mulder annuì.

“Ma se non ritroverà il suo amore io sono dannato per sempre, SONO DANNATO PER SEMPRE, SONO DANNATO PER SEMPRE!”

Di colpo l’uomo diventò un essere spaventoso, un cadavere in putrefazione, deforme, con mille ferite e poi scomparve.

“Allora, Mulder, cosa mi dici?”, chiese Krycek.

“Guarda, a questo punto mi sa che devo crederci per forza. Solo, bisogna capire cosa dobbiamo fare”.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo dodicesimo

“Grazie per la vostra generosità, non vorrei approfittarne”, disse André a Kader Mousaif, che lo stava accompagnando fuori dall’ospedale verso casa sua. Si guardava attorno perplesso e incredulo, quel mondo in cui si trovava e che vedeva bene, finalmente, era davvero strano, e non poi così del tutto brutto. Ma era triste, Oscar non era con lui, se erano davvero passati oltre duecento anni chissà dove era rimasta… probabilmente di lei non esisteva nemmeno più il ricordo, e vivere senza di lei era impossibile.

Kader era felice del suo gesto, e non solo perché quell’uomo continuava ad intrigarlo con la sua storia, ma perché aveva davvero bisogno di aiuto. C’era già stato un morto e Danièle non era ancora fuori pericolo.

André salì in macchina guardandosi attorno con sorpresa:

“Davvero non usate più i cavalli?”

“No, ci sono, ma usiamo questi mezzi di cui avete già sentito parlare, le auto, gli autobus, la metropolitana”.

“Io amo i cavalli, vorrei stare con loro, ci ho vissuto insieme tutta la vita”.

“Ho un amico che ha un maneggio, vi presenterò a lui”. Certo, perché c’era anche il problema di trovargli un lavoro in prospettiva.

André si guardò attorno con curiosità fino a casa di Kader, che gli sembrò strana, non era misera come quelle dei parigini che aveva conosciuto, Alain in testa, ma nemmeno lussuosa come palazzo Jarjayes. Però era confortevole, con tutte quelle cose strane di quell’epoca. Non era poi così male quel mondo… se solo ci fosse stata Oscar con lui.

“Pizza?”, disse Kader.

“Cos’è?”

“Uno dei tanti piatti buoni che ci sono, viene dall’Italia. Un attimo e la vado a prendere”.

Kader andò alla pizzeria all’angolo apposto casa sua, e ordinò una margherita e una quattro stagioni.

Mentre stava tornando verso il suo alloggio vide arrivare un’auto di corsa, che sterzava e andava contro il marciapiede. Riconobbe il guidatore, era l’uomo che guardava André in ospedale attraverso il vetro, e corse verso casa.

“Agente Mousaif!” L’uomo era sceso dall’auto e stava andando verso di lui. Kader capì dall’accento che era straniero e si accorse che era armato.

“Scusatemi per il contrattempo, dovevo arrivare prima. Faccio parte della Sicurezza nazionale, il paziente Grandier deve venire con me, è molto importante”.

“Potevate farvi vivi prima. Io ho preso accordi con Doggett e Reyes dell’antiterrorismo americano, starà con me per un po’”.

“No, mi spiace deve venire con me. Loro non possono decidere, consegnatemi Grandier”.

“Io obbedisco solo a Doggett e Reyes, mi spiace, André Grandier è sotto la mia responsabilità”.

L’uomo si stizzì e disse:

“Idiota!” puntando la pistola. Kader si sentì in trappola.

Ad un tratto qualcuno esplose un colpo in aria: erano arrivati Doggett e Reyes.

L’uomo si girò e sbiancò.

“Follmer, cosa fai qui?”, disse Monica Reyes, riconoscendo il suo ex.

“Monica, lascia perdere, qui c’è in gioco qualcosa di veramente grosso, non voglio fare niente di male a te, a Doggett e all’agente Mousaif, ma Grandier deve venire con me.”

“Ah, cosa ha di speciale Grandier?”, disse Doggett, “a me sembra solo un poveraccio che ha bisogno di aiuto”. Non lo pensava, ma doveva fingere che fosse così.

“Voi non sapete di cosa parlate e cosa c’è dietro. Non pestiamoci i piedi a vicenda, lui viene via con me, non chiamo rinforzi ma finiamola qui”.

“Un motivo in più per non dartelo”, disse Monica Reyes, puntando la pistola. “Vattene”.

“Monica, te ne pentirai”, disse Brad Follmer allontanandosi, quando capì che avrebbe fatto sul serio. La solita idealista che correva dietro ai mulini a vento, con quei colleghi che si ritrovava ne era stata influenzata. E dire che lui avrebbe potuto darle benaltro, se solo fossero tornati insieme.

Il telefono di Monica Reyes squillò e lei rispose:

“Oh Scully, che bello sentirti”.

“Veramente sei tu che mi hai cercata”.

“Dove sei?”

“Sono a Parigi con Mulder”.

“Magnifico, c’è una cosa di cui devo parlarvi. Avete mai sentito parlare di viaggi nel tempo?”

Dall’altra parte della linea Scully impallidì e guardò Oscar, davanti a lei.

“Uhm, credo che abbiamo un interesse in comune”.

 

“Ci stanno seguendo”, disse Mulder a Krycek.

“Proverò a seminarli. Senti, Mulder, tu puoi non fidarti di me, ma questa cosa è reale e fa gola a qualcuno, e non certo per fare qualcosa di buono”.

“Io so cosa ho visto e non so spiegarmelo. Ricapitolando: c’è questa donna, Oscar, che hai trovato una sera davanti a casa tua, e che dice di arrivare dal luglio del 1789. In più c’è questo castello abbandonato con oscure presenze. Non ho mai visto una cosa del genere, ma c’è sempre una prima volta, e no, non è una montatura”.

“Temo che ci sia qualcuno di pericoloso a cui interessa. Ti ricordi Strunghold?”

“Fin troppo bene, Krycek, ma credevo che si fosse ritirato”.

“No, capeggia una divisione separata del Consorzio, e sono loro che tessono le fila e hanno in mano interessi e cose losche. Tra le altre cose sta studiando i viaggi nel tempo. Quando Marita me l’ha detto tempo fa credevo che fossero idiozie di un vecchio rimbambito, del resto io mi stavo occupando d’altro, poi ho incontrato Oscar e sono finito nel suo castello. Temo che sia in pericolo e non solo lei”.

“Krycek, Oscar o come si chiama ha il cuore spezzato da quel lutto che ha subito o che è convinta di aver subito. Questa storia nasconde misteri e mire pericolose, ma è anche una storia triste e senza grandi speranze per chi è coinvolto. Poi, certo, le coincidenze e gli elementi sorprendenti sono tanti”.

“Non importa, io voglio sistemare a dovere quel bastardo di Strunghold e se posso aiutare insieme Oscar ne sarò felice”.

“Allora ci tieni davvero a lei”, disse Mulder.

Di colpo, il suo cellulare suonò: era Skinner.

“Mulder, sono a Parigi, ho bisogno di vedere in qualche modo lei e Scully, c’è anche l’agente McMahon”.

“Siamo anche noi qui, e direi che abbiamo una pista”.

“Mi lasci indovinare, Mulder: parliamo di viaggi nel tempo? Dobbiamo fermare Strunghold e il Consorzio, a quanto ne so”.

 

Scully si sedette davanti ad Oscar e le prese le mani.

“Comandante? O come posso chiamarvi?”

“A Versailles mi chiamavano madamigella, alla caserma dei Soldati della Guardia comandante… chiamatemi Oscar… Dana! Che bel nome, è un nome celtico, vero?”

“Sì, i miei antenati erano irlandesi. Mulder, il mio compagno, mi chiama Scully. Lui si chiamerebbe Fox”.

“Oh, Renard, che nome piacevole. Va bene...”

Penelope arrivò correndo in sala:

“C’è gente strana per le scale e per strada, ho paura che vengano per lei”, disse indicando Oscar.

Scully prese la pistola d’ordinanza e compose il numero di Mulder sul cellulare. Vide di corsa anche un messaggio di Monica Reyes:

“Scully, devo parlare con urgenza con te e Mulder, c’è un caso che devo sottoporti”.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo tredicesimo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo tredicesimo

Penelope sprangò le due porte d’ingresso al suo alloggio e mandò un messaggio ad Alex. Scully tirò giù le persiane, aiutata da Oscar.

“Cosa vogliono queste persone da me?”, chiese Oscar.

“Niente di buono”, disse Scully, “ma vi aiuteremo”.

“Io non voglio esservi di peso e mettere a repentaglio la vostra incolumità. Sentite… è meglio che mi lasciate andare, siete stati tutti buoni con me, ma io voglio pace, voglio riunirmi al mio André, non credo ci sia spazio per me qui con voi...”

“Voi dovete vivere, Oscar… tu devi vivere, puoi guarire e andare avanti”, disse Scully. “Ti prego, ti parlo da amica, ci somigliamo molto, possiamo darci del tu, non farti prendere dalla disperazione”.

Fuori dall’appartamento sentirono spari e poi il silenzio. Poi qualcuno bussò:

“Agente Scully, sono Skinner, mi apra, è tutto a posto, gli aggressori sono andati via”.

Scully aprì la porta e Skinner entrò, seguito da Shannon McMahon.

“Sono amici, Oscar”, disse Scully, ma si sentì morire la voce in gola: Shannon aveva estratto una pistola e la stava puntando contro Oscar.

“È lei la donna che viene dal passato, vero? Strunghold la sta cercando, e non può prenderla viva, mi spiace Scully, ma non c’è scelta”.

Skinner rimase a bocca aperta:

“Agente McMahon, non sono questi i patti. Abbiamo ucciso chi minacciava Scully e Mulder, ma qui non ci sono più pericoli, chiunque sia questa donna”.

“Skinner, mi spiace: Strunghold vuole capire come viaggiare nel tempo, e questa donna è la chiave. Se muore, finirà tutto, non voglio fare del male a nessuno di voi, solo… i viaggi nel tempo sono pericolosi, non deve capire come possono essere fatti in nessun modo”.

Scully si mise davanti alla traiettoria di Shannon:

“Oscar è innocente, non potete farle del male, chiunque sia e qualunque cosa racconti.”.

“Scully, se Strunghold la trova sarà tutto perduto, meglio eliminarla...”

“Ma non posso accettarlo”, disse Scully.

“Dana… Scully, o come vuoi che ti chiami”, disse Oscar, “questo non è il mio tempo, onestamente anche se siete tutti buoni con me io qui non mi trovo bene, e tanto vale che ritrovi il mio André. Non litigate a causa mia, non so chi sia questo Strunghold ma non voglio avere niente a che fare con lui”.

“E non succederà, perché vi proteggeremo”. Krycek era entrato nell’appartamento insieme a Mulder.

“Shannon”, disse Scully, “tu non puoi volere che nessuno muoia, meno che mai Oscar, chiunque lei sia. Io non mi pronuncio sulla sua identità, ma credo che i viaggi nel tempo siano qualcosa di talmente… fuori dal mondo da non poter essere replicabili in nessun modo”.

“Vorrei dire una cosa a tutti”, disse allora Oscar, “io non voglio che nessuno di voi corra rischi, se è necessario il mio sacrificio lo farò, tanto ormai la mia vita è finita”.

Shannon abbassò la pistola e disse:

“Già, non è giusto. Sarei contenta se sistemassimo Strunghold e i suoi una volta per tutte”.

Il cellulare di Mulder suonò.

“Oh, Doggett, che piacere sentirti. Ah, capisco”.

Mise giù il telefono e guardò Oscar:

“Credo di avere una buona notizia per voi, Oscar. Non credo siate sola in questo tempo, da qualunque tempo arriviate”.

 

“Sono più agguerriti del solito”, disse Follmer al cellulare con Strunghold.

“E ti fai spaventare da loro, solo perché c’è la tua ex, vero?”

La voce era dietro alle sue spalle: Follmer si girò e vide il suo capo.

“Sai, mi stavo chiedendo cosa stessi facendo, stai cazzeggiando, vero? Bisogna mettere le mani su quei due tizi che dicono di essere arrivati dal passato, vivi o morti non importa. Bisogna capire come hanno fatto”.

“Krycek è più tosto di quello che ricordavo”, rispose Follmer, “ha messo fuori combattimento diversi miei uomini. E poi ci sono anche i quattro agenti dell’FBI e non sono da sottovalutare”.

“E allora andiamo a recuperare noi, costi quello che costi, i due viaggiatori del tempo. Sono una donna e un uomo, mica Terminator. Sai cosa ti dico? Cominciamo ad andare a vedere cosa c’è nella presunta loro casa, e cerchiamo di attirare un po’ di gente lì. Tanto il modo lo abbiamo, se la tua amica ha fatto quello che doveva fare, oltre che con il tossico in ospedale”.

 

Doggett e Reyes entrarono nella casa di Kader Mousaif.

“Signor Grandier… André, abbiamo motivo di credere che Oscar sia qui.”

André spalancò gli occhi: ormai stava imparando a credere all’impossibile e ritrovare la sua amata era la cosa che voleva di più al mondo.

“Purtroppo siete entrambi in pericolo ma vedremo di aiutarvi”.

Di colpo Doggett ebbe un mancamento e si piegò in due per il dolore.

“John, cosa ti succede?”

“Non so, mi sento male...”

Il cellulare di Reyes suonò e lei rispose, rimanendo di ghiaccio sentendo la voce.

“Ciao, Monica, sono Brad. Come sta il tuo collega e amico Doggett? Sta male, vero? Certo, qualcuno che io conosco bene gli ha iniettato le nanotecnologie, qualche tempo fa, sai quando ti danno un colpo pare per sbaglio per strada...”

“Cosa vuoi, bastardo?”

“Un mondo migliore dove magari stare di nuovo insieme. Comunque, se vuoi che John Doggett stia meglio, portami il viaggiatore del tempo a casa sua… palazzo Jarjayes, fuori Parigi, ti mando le coordinate, ma credo che il signor Grandier ti sappia guidare fin lì. Mi serve, poi Doggett starà meglio”.

“Sei un vigliacco.”

“No, è solo uno scambio, i due viaggiatori del tempo perché i vostri amici stiano meglio e poi ognuno andrà per la sua strada”.

Un urlo di dolore di Doggett fece accorrere anche Kader Mousaif.

“Qualche problema, agente Reyes?”

“Vogliono Grandier, e sono pericolosi, e per questo stanno uccidendo Doggett”.

André guardò Monica e le disse:

“Non posso accettare questo. Vi aiuterò a salvare il vostro amico. Devo andare a palazzo Jarjayes? Conosco quel posto come le mie tasche, io sono avvantaggiato”,

Monica Reyes capì che non aveva scelta.

 

“Mi devi qualcosa anche per questo oltre che aver eliminato il tossico, aver urtato Capitan America Doggett e aver messo l’ago in quella mocciosa alla stazione”, disse la ragazza di fronte a Follmer.

Follmer sospirò, tirò fuori la pistola e le sparò. Meglio non lasciare altri testimoni e lei ormai era bruciata, tutto quello per cui gli era stata utile, fin dall’inizio, era finito.

 

Skinner si accasciò a terra, in preda a convulsioni. E la stessa cosa capitò a Melissa Emily, la figlia di Mulder e Scully. Krycek sbiancò.

“Le nano tecnologie… se ne sono impossessati!”

“Ma cosa c’entra mia figlia?”, chiese Mulder.

“Probabilmente sono riusciti a iniettarle qualcosa, basta un contatto anche breve”.

Mulder ricordò che quando erano scesi dal treno alla Gare du Nord, qualcuno era passato di corsa vicino a loro e aveva sfiorato in maniera impercettibile il passeggino su cui c’era Melissa Emily… forse quella ragazza che diceva di chiedere i soldi per gli animali abbandonati.

Di colpo, il cellulare di Mulder suonò.

“Ah, agente Mulder, finalmente ci conosciamo, sono Brad Follmer. Come stanno Skinner e sua figlia? Male, vero? Bene, se volete che questa cosa finisca, portate la bionda viaggiatrice del tempo a casa sua, a palazzo Jarjayes”.

“Vigliacco bastardo...”

“Andiamo, Mulder, sono affari, questa faccenda è più grande di noi tutti” e tirò giù il telefono.

Oscar aveva capito la situazione:

“Voi non mi conoscete, e avete fatto di tutto per aiutarmi. Io vi sono debitrice, lasciate che vi aiuti”.

“Ma abbiamo a che fare con gente ignobile”, intervenne Krycek.

“Portatemi a casa mia, così che tutto potrà chiudersi in un modo o nell’altro. Se è vero che il mio André è anche lui qui dobbiamo ritrovarci e succeda quello che deve succedere, voi non dovete rischiare ulteriormente”.

Non c’era molta scelta.

“Certo, ma io verrò con te, Oscar, devono pagare per quello che stanno facendo a mia figlia e a Skinner”, disse Scully.

“Anch’io”, disse Mulder.

“Resto io con Penelope con Skinner e vostra figlia”, disse Shannon, “ma fate attenzione”.

“Non lascio sola Oscar, vengo anch’io”, disse Krycek. No, non poteva lasciarla, a qualsiasi costo. E il Consorzio deviato di Strunghold e Follmer doveva finire di dare problemi.

 

 

E dopo un po' di tempo, cerco di portare a termine questa storia. Poi ne arriveranno altre!

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordicesimo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo quattordicesimo

Oscar si guardò attorno con aria perplessa dopo essere salita n auto con Mulder, Scully e Krycek.

“Ci si abitua”, disse Scully, sorridendole, sedendosi accanto a lei dietro.

“Ma non avete più i cavalli?”, chiese Oscar.

“Sì, ma non li usiamo più come mezzo di trasporto, li amiamo comunque molto”, rispose Mulder.

Krycek gli diede una gomitata e gli si chinò vicino all’orecchio:

“Mulder, va da se che Oscar non deve rischiare. Ma nemmeno voi due. Lascia fare a me, quei due bastardi avranno presto finito di darsi problemi”.

“Allora siamo a posto, tu non sei proprio qualcuno di cui potersi fidare”.

“No, Mulder, ti sbagli. Stavolta è una cosa personale da risolvere”.

“C’entra Marita, vero?”

“Non solo Mulder..” e restò zitto.

 

“Restate vicino a me, André”, disse Kader Mousaif, “risolveremo presto questa cosa”.

“Speriamo”, disse Monica Reyes, sconvolta. La dottoressa Liliane Rabet era arrivata ad assistere Doggett, ma il ricatto era vile. Lei non avrebbe mai sacrificato John per qualcun altro, ma André era innocente, e il suo compito era vegliare sugli innocenti.

 

Follmer e Strunghold, insieme a quattro uomini, entrarono nel parco di palazzo Jarjayes dal cancello mezzo aperto, come se li stesse aspettando.

“Ad avere un po’ di soldi verrebbe fuori una meraviglia”, disse Follmer.

“L’importante è cosa nasconde questo palazzo, bisognerà inventariare ogni cosa, per capire come si può viaggiare nel tempo, perché deve esserci un dispositivo o qualcosa, qualche tecnologia da riscoprire. Quella troia della Covarrubbias aveva messo il suo amante Krycek sulle tracce di questi manufatti antichi, bisognerà recuperarli quando lo avremo fatto fuori”, disse Strunghold.

 

Oscar guardava, con stupore e un po’ di spavento, cosa era diventata la sua casa, e di colpo capì che, per quanto fosse tutto assurdo, era vero che avesse viaggiato nel tempo. Come, non lo sapeva, ma ora questo era il suo mondo, e aveva trovato brave persone, che le avevano fatto del bene, anche se senza André era tutto insostenibile.

“Follmer, dove sei?”, urlò Mulder.

Follmer e Strunghold si girarono dal guardare verso il palazzo: bene, una dei due viaggiatori del tempo era arrivata, e poteva anche essere l’occasione buona per far fuori Mulder, Scully e Krycek.

“Bene, vedo che siete ragionevoli”, disse Strunghold.

“Voi invece siete ignobili”, rispose Scully.

“Andiamo, andiamo, non vi riconosco più”, rispose Strunghold, “chi non vorrebbe cambiare il passato e poter reinventare il futuro? Tu, Mulder, non vorresti fermare il rapimento di tua sorella? E tu, Scully, non vorresti salvare tua sorella e magari la piccola Emily? E tu, Krycek, non vorresti ammazzare il tuo patrigno prima che distrugga la vita non solo tua?”

Boccheggiarono tutti e tre, sapeva tutto, anche i loro segreti e per questo era pericoloso.

Oscar fece due passi avanti a disse:

“Io non so perché sono qui, né perché ci sono arrivata, ma ho incontrato loro, persone brave, che si sono prese cura di me e mi hanno aiutato. Non fate loro del male, non ve lo permetterò. Di me potete fare quello che volete, ma lasciate stare loro”.

“Su questo non posso certo promettervelo”, disse Strunghold.

 

“Oscar!”

Oscar si girò: erano arrivate altre tre persone, un uomo, una donna.. e il suo André che la stava chiamando.

“André, ci sei anche tu, ma dove siamo finiti?”

“Non lo so, qui è strano, non è più il nostro tempo, ma se ci sei anche tu va tutto bene”.

André fece un passo verso di lei, felice, nonostante la situazione in cui si trovavano. Era successo qualcosa che forse permetteva ad entrambi di avere una seconda possibilità.

Strunghold guardò Follmer, se i due viaggiatori del tempo si allontanavano dai loro accompagnatori poteva essere l’occasione buona per colpire gli altri. Poi, si sarebbero occupati degli ospiti inattesi, che dovevano loro svelare non pochi segreti.

Di colpo, un rombo bloccò tutti. Gli alberi si stavano muovendo, si stavano allungando.

“Mulder, è come l’altra volta”, disse Krycek, “i simpaticoni non hanno tenuto conto di cosa c’è in questo palazzo...”

I quattro uomini, armati fino ai denti e pronti ad eseguire gli ordini dei loro capi, furono afferrati dai rami di due querce secolari e straziati in un batter d’occhio.

“Fermateli”, disse Strunghold, rivolto ad Oscar e André, ma anche a Mulder, Scully, Krycek e Reyes.

“Mi sa che non possiamo fare niente… In questo palazzo succedono cose strane, che nemmeno io ho mai visto in tanti anni di lavoro agli X-Files”, disse Mulder.

“Ecco, magari buttate verso di noi il dispositivo per bloccare le nanomacchine nel sangue, potrebbe essere un tentativo per salvarvi il culo, anche se non garantisco”, disse Krycek.

Follmer tirò fuori quello che sembrava un cellulare degli anni Novanta, e lo tirò verso Krycek.

“Follmer, cosa fai idiota!”, disse Strunghold.

“Provo a salvarmi la vita”, disse Follmer, mentre una radice si avvicinava alla sua gamba.

Krycek raggiunse il macchinario e lo schiacciò con il piede:

“Non farà più del male a nessuno...”, aggiunse.

“Cosa ne sai, magari ne abbiamo altri prototipi”, disse Strunghold.

“E faranno questa fine”, aggiunse Mulder.

Strunghold tirò fuori la pistola e la puntò verso Scully:

“Allora, o questa cosa finisce o inizio ad ammazzarvi uno per uno...”

Non riuscì a finire la frase, il ramo dell’albero gli entrò nella schiena come un’alabarda e lo trapassò da parte a parte.

Follmer restò a bocca aperta, perché sapeva che lui poteva essere il prossimo:

“Ma che cazzo sta succedendo?”

“Vedi, Follmer”, disse Mulder, “stavolta è difficile anche per me credere a questo, ma in questo palazzo c’è qualcuno che odia chi vuol fare del male ai viaggiatori del tempo e ai loro amici… Qualcuno di antico, che ha vincolato questo palazzo ad una maledizione, legata anche al loro ritorno. Non ci sono macchinari stile Wells...”

“Io non voglio fare del male a nessuno, volevo solo capire cosa era successo. Monica… pensa a che bella vita potremmo fare noi due, potrei mettere ai tuoi piedi il mondo intero, tanto l’importante è il potere...”

Monica Reyes si tirò indietro, disgustata.

“Sei diventato ignobile, Brad. Io non ti amo più da tempo”.

Un ramo basso fece cadere in ginocchio Brad Follmer. Lui estrasse la pistola: chiunque fossero, tanto valeva a questo punto togliere di mezzo i due viaggiatori giunti dal passato, non poteva certo pensare che altri potessero avere quello che lui non era riuscito ad avere. Meno che mai la Covarrubbias, quel vecchio rimbambito di Kurtzweill e ovviamente Krycek.

 

Oscar e André si stavano avvicinando increduli, l’uno all’altra. Intorno a loro non c’erano radici e rami di alberi trasformati in armi, ma solo pace.

Si tesero le braccia a vicenda, pronti a unirsi di nuovo, ignorando a questo punto chi altro c’era lì con loro.

Follmer alzò la pistola e la puntò verso la testa della donna giunta dal passato. Alex Krycek capì tutto e urlò un Noooo!! che risuonò in tutto il palazzo e si buttò, mentre la pallottola veniva esplosa. Non doveva succedere di nuovo, non ad Oscar, e non al suo André...

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo quindicesimo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Capitolo quindicesimo

Oscar rivisse per un attimo quel momento terribile, sotto il Pont Neuf, quando un cecchino aveva colpito André che si era messo in mezzo per salvarla: ora che l’aveva ritrovato non poteva perderlo di nuovo.

Ma la pallottola non arrivò né addosso a lei né addosso ad André: Alex Krycek si era buttato in mezzo alla sua traiettoria, e fu colpito in pieno petto, come era successo ad André al Pont Neuf.

Mulder e Scully rimasero sconvolti, Follmer scosse la testa, pronto a riarmare la pistola, da un lato meglio, il lavoro si portava avanti da solo…

“Non te lo permetterò”, urlò Monica Reyes e fece fuoco lei, prendendolo in testa. Follmer cadde con aria incredula, sbarrando gli occhi e mormorando con l’ultimo fiato che aveva in bocca:

“Monica, perché? Io ti ho sempre amato, hai buttato via una vita meravigliosa...”

Lei non lo guardò nemmeno e andò verso Krycek, che perdeva sangue, e guardava Oscar e André.

“Loro devono restare insieme, loro devono essere felici”, disse Krycek e usò le sue ultime forze per vedere Oscar e André che si avvicinavano sempre di più. Mulder scosse la testa, non avrebbe mai pensato che il suo nemico giurato di una vita potesse fare una cosa del genere.

Oscar prese le mani di André, mentre calde lacrime di gioia le scorrevano lungo le guance.

“Oscar, sai, mi hanno aiutato, ora ci rivedo bene… come sei bella...” e la strinse a sé.

“André, siamo di nuovo insieme, e stavolta non ti lascio andare, ti ordino di non lasciarmi”, disse lei, iniziando a baciargli il volto. Poi si scosse.

“Bisogna aiutare Alex...”, disse, “lui è stato buono con me, mi ha salvata e curata”.

“Vedremo di fare il possibile”, disse Kader Mousaif, componendo il numero di telefono delle emergenze e cercando di far loro capire come arrivare in quel posto non certo agevole da raggiungere.

Un vento impetuoso iniziò a soffiare nel parco di palazzo Jarjayes, devastato dai rami e dai tronchi degli alberi mentre André e Oscar continuavano ad abbracciarsi, a toccarsi, a baciarsi.

Dal castello uscì una giovane donna, molto bella, con un’aria familiare, che poi iniziò a invecchiare mentre si avvicinava ad Oscar e André.

“Nonna!”, disse André, “perdonami se non ti ho salutato quel giorno”.

“Vi siete ritrovati e potrete vivere la vita che non avete avuto, questo mondo è strano, ma avrete degli amici. Posso andare in pace, la maledizione è finita” e si dissolse.

Dietro di lei c’era un’ombra, un uomo anziano in abiti militari, che guardava Oscar e André con dolcezza e tristezza.

“Padre...”, disse Oscar, “io ho dovuto schierarmi con il popolo, anche se sapevo che non mi avreste perdonata, ci sono delle scelte che si devono fare...”

“Vivi la tua vita come meglio vuoi, quello che avresti dovuto fare fin dall’inizio… Sei tu, siete voi che dovete perdonarmi, ma anche con il vostro perdono sono legato qui per sempre, ma è giusto così, dopo il male che ho fatto a tutti e due...”

“No, padre, non è giusto, noi ci siamo ritrovati, dovete essere libero, io vi perdono”.

“Anch’io vi perdono, signore, per amore di vostra figlia, che amo più di ogni altra cosa...”

“Per ora mi farò bastare questo, del resto, avete attraversato il tempo per ritrovarvi… e non c’è una spiegazione logica...” Anche il generale Jarjayes si dissolse.

Da lontano, si sentì arrivare una sirena dell’ambulanza. Oscar e André guardarono verso i loro nuovi amici.

“Proveranno a salvare Alex Krycek, ve lo promettiamo”, disse Mulder. Un uomo cinico e senza scrupoli si era rivelato un eroe, con un gesto estremo.

“Sai, in Oscar ho visto l’amore, quello che io non ho mai conosciuto”, gli aveva detto poco pima. E Mulder capì, vedendo Oscar e André, che Alex Krycek aveva ragione.

 

Doggett, Skinner e Melissa Emily stavano bene quando tornarono nella casa di Penelope Guy, dove era vissuto anche Alex Krycek, con Oscar e André.

“Cosa scriverete sul vostro rapporto?”, disse Doggett a Mulder e Scully.

“Che abbiamo sventato un losco piano del Consorzio. Non c’è una spiegazione logica sulla presenza di Oscar e André qui, ma ci sono, e potranno vivere qui le loro vite. Certo che una storia così strana è la prima volta che la vedo, e credo che sarà l’ultima”, rispose Mulder.

Shannon McMahon guardò Oscar e André con tenerezza:

“Capisco perché quell’assassino cinico di Krycek si è lasciato conquistare, ma dobbiamo davvero pensare che due soldati, di cui uno era una donna, parte dell’esercito che lottò nei moti rivoluzionari intorno alla presa della Bastiglia e morti ufficialmente allora, siano arrivati per effetto di qualcosa qui nel nostro mondo, dove si sono ritrovati? Sembra una bella fiaba...”

“O un episodio di Doctor Who”, aggiunse Scully.

“Il mio motto è Voglio crederci”, disse Mulder, “e a questo punto è l’unica cosa da fare”.

“Cosa ne sarà di loro?”, chiese Skinner, “per questo mondo sono due fantasmi, anche se sono molto reali”, e indicò a Oscar e André, che stavano seduti l’uno accanto all’altra sul divano, tenendosi le mani a vicenda, mai sazi di guardarsi.

“Potranno stare qui con me quanto vorranno”, disse Penelope, “in questa casa c’è spazio”.

“Li aiuterò, glielo devo”, disse Shannon Mc Mahon, “ma non sembra né una fiaba né un episodio di Doctor Who la loro, sembra una leggenda senza tempo...”

“Come sta Alex?”, chiese di colpo Oscar.

“Sta lottando per la vita”, rispose Kader Mousaif, “comunque la mia collega Danièle Frossard si è ripresa, e forse anche lui avrà fortuna”.

“Gli devo molto”, disse Oscar e poi sussurrò alcune parole ad André che sorrise un po’ risentito.

“Potrei essere geloso di lui”.

“Non ne hai motivo, io adesso voglio vivere qui e con te”.

 

Brad Follmer sbatté gli occhi, era in un sotterraneo antico, non capiva molto di Storia dell’arte, ma senz’altro era antecedente alla presunta epoca da cui venivano i due viaggiatori.

“Ben sveglio… Ora ci terremo compagnia, per fortuna non sarò solo”.

Un uomo anziano, ma marziale e imponente, lo squadrava.

“Chi siete, cosa volete, io devo uscire di qui, voi non capite, là fuori ci sono affari da portare avanti...”

“Ah, no, resterete con me. Io devo scontare la maledizione per quello che ho fatto a mia figlia e al suo amore, per sempre, voi avete cercato di far loro del male e quindi rimarrete con me.”

“Ma voi siete pazzo!”

Un manrovescio colpì Follmer in pieno volto.

“Ah, quanto mi divertirò con voi, stupido individuo venale… del resto, è quello che ci meritiamo...”, disse il generale Jarjayes, diventando per un attimo mostruoso. Follmer si strinse la testa tra le braccia, terrorizzato.

 

“Ormai non c’è più niente da fare”, disse Liliane Rabet, di fronte ad Alex Krycek, collegato ai macchinari, con ormai tutte le linee piatte.

Alex era in un bosco, sembrava quello che c’era vicino a Tunguska, ma c’era qualcosa di diverso. Si guardò attorno, c’era pace, ma anche un po’ di mistero.

“Ciao, Alex”. Una bella ragazza con un’aria familiare lo guardava sorridendo.

“Ci conosciamo?”

“Tu hai permesso ai miei bambini di riunirsi, hai creduto in loro, tu sei un eroe...”

“No, non lo sono, anche Oscar credeva questo, ma io non sono un eroe, non lo sono mai stato, sono un essere spregevole che ha fatto cose orrende...”

“Ma puoi cambiare, puoi diventare diverso. Torna indietro e vivi la tua vita, te lo devo...”

Alex vide la ragazza diventare un’arcigna ma simpatica vecchietta con cuffietta e poi chiuse gli occhi.

Nella sala della Salpetriere, di colpo tutti i macchinari ripresero a funzionare. Liliane strabuzzò gli occhi, non era possibile, e anche Kader Mousaif tirò un sospiro di sollievo.

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


UN GIORNO PER SEMPRE

 

Rating: toni adulti in qualche punto, parolacce, riferimenti sessuali mild.

Fandom: cross over tra Lady Oscar e The X-Files.

Note: Una sorta di universo alternativo, dove compaiono vari personaggi di The X-Files, anche morti nella serie come Alex Krycek. Come guest star ci sono inoltre Kathryn Morris, Lily Rush in Cold case, nei panni della dottoressa Liliane Rabet, Kristen Vangness, Penelope Garcia in Criminal minds, in quelli di Penelope Guy, e Abdelhafid Metalsi, il capitano Cherif nella serie omonima, come Kader Mousaif. Ci saranno anche riferimenti a serie come Sleepy Hollow, Doctor Who e Outlander, ma solo come citazioni

 

Epilogo

Scully schiacciò il tasto della diretta streaming, vedendo apparire sullo schermo i volti di Shannon e Penelope insieme.

“Tutto bene, ragazze?”

“Certo, Scully. I nuovi abitanti del XXI secolo si stanno davvero ambientando, e a quanto pare riusciranno a mettere a frutto cosa sanno fare qui, tra cavalli e vita militare”, disse Penelope.

“Con Kader Mousaif li stiamo aiutando, ma comunque...”, continuò Shannon.

“È l’agente Dana Scully? Vorrei dirglielo io”, disse Oscar, guardando con curiosità lo schermo, mentre dietro di lei arrivava André e le cingeva le spalle.

“Ah, a proposito, congratulazioni per il vostro matrimonio, so che l’agente Doggett ha usato la sua autorità in proposito per permettervi di realizzare il vostro sogno”, disse Scully.

“Ma andremo anche in chiesa ad Arras quanto prima, ci hanno detto che San Vedasto esiste ancora...”, disse André, anche lui incuriosito dallo schermo.

“Insomma, è giusto che lo sappiate anche voi, Dana e… Fox Renard, c’è un andreino in arrivo, avevate pensato giusto”, disse Oscar, accarezzandosi il ventre su cui André aveva già messo una mano. Scully sorrise, conosceva bene quell’intimità e quella dolcezza. E dire che venivano dal passato, per un qualcosa di irripetibile ma che era successo a loro, dando una nuova possibilità per la loro vita.

“Scully, volevo salutare anch’io i nostri viaggiatori”, disse Mulder.

“Ci dicono che oggi è facile viaggiare e spostarci, ci piacerebbe rivedervi presto”, disse Oscar, sorridendo a Scully.

“Mi pare il minimo, ci rivedremo, dovremo conoscere Andreino o Andreina”.

Si staccarono dal collegamento e Scully guardò Mulder:

“Ma allora si può viaggiare nel tempo?”

“Di solito no, ma qui deve essere successo qualcosa, era un fatto talmente ingiusto che Oscar e André fossero morti che hanno messo in moto delle forze inspiegabili e mai viste prima, e loro sono arrivati qui da noi. È andata così, Scully, questo è accaduto e questo ci deve bastare”.

“Una storia incredibile, Mulder, ma del resto non ci sono spiegazioni logiche”.

“Vogliamo i miracoli così tanto, Scully, e a volte capitano. La scienza non riesce sempre a darci delle risposte e quindi bisogna considerare plausibile quello che sembra fantastico. Ma comunque sia, non posso che essere felice per loro, ci sono amori che superano il tempo e lo spazio, e sono cose che danno speranza”.

“Hai ragione, Mulder”, disse Scully abbracciandolo.

 

Skinner stava andando a prendere l’auto nel parcheggio dell’Edgar Hoover Building e vide che non era solo. Vedere Krycek gli creò per un attimo sempre un po’ di inquietudine, anche se la situazione era ormai diversa.

Krycek gli consegnò alcuni documenti:

“Stiamo recuperando un po’ di roba che era negli archivi di Strunghold e soci, se con Mulder e Scully volete darci un’occhiata credo ci sia roba piuttosto scottante e importante, poi vi porterò altre cose”.

“Ottimo, grazie. Così sei tornato in America?”

“Per ora sì…”

“Tu hai creduto ad Oscar e alla sua storia”.

“Ho avuto un buon maestro, Mulder, che mi ha insegnato a credere, perché Mulder è stata un maestro per me, malgrado tutto. Non so cosa sia successo a Oscar e André, ma a volte credere in un miracolo ti aiuta ad andare avanti. Forse perché anch’io vorrei qualcuno che pensi a me come Oscar pensava ad André...”

“Tu saresti rimasto con Oscar se non ritrovava André?”

“No, Walter. Certi amori sono talmente grandi da non poter essere paragonati a niente. Certo, sognare non è un peccato, ma sono felice che sia andata così, in loro ho visto qualcosa di raro in questo mondo, qualcosa che non è davvero facile trovare”.

“Se accetti un consiglio personale, io sono tornato con mia moglie dopo essere tornato da Parigi, perché comunque sia andata questa storia, vedere due esseri che hanno attraversato il tempo, chissà come, per poter stare insieme, ti fa vedere diversamente certe cose. Ci sono amori unici e assoluti, come quello di Oscar e André, ma si può anche essere sereni e appagati comunque con una persona, con un amore più piccolo ma anche grande.”

“Forse hai ragione. Va bene, ci si vede, magari poi sento anche Mulder e Scully” e Alex Krycek se ne andò.

Sì, Skinner aveva ragione, ci sono amori eterni, tra esseri unici, che si trovano tra otto miliardi e oltre il tempo e lo spazio, e diventa difficile paragonarli con la propria realtà. Intanto, quella sera avrebbe visto Marita.

 

Marita Covarrubbias porse a Alvin Kurtzweil alcuni documenti:

“Si dà da fare il vostro amico da quando è tornato da Parigi”.

“In fondo è meglio averlo qui che altrove”, disse lei, guardando l’ora. Tra un po’ lo avrebbe rivisto.

Si alzò dalla scrivania, lasciando il suo collaboratore a consultare quello che Krycek le aveva portato. Uscì nel corridoio, arrivò all’ascensore, e quando fu dentro tirò fuori dalla borsa una card con cui attivò un piano nascosto a cui si fermò. Una inserviente con un camice bianco le venne incontro:

“Sta abbastanza bene, continua a raccontare quella storia assurda”.

“Può essere che non lo sia. Intanto desidero parlargli io. No, non credo che ci siano rischi, non mi pare violento. Certo, a vederlo incute un certo rispetto, grosso come è”.

Marita entrò in una stanza: l’uomo che era all’interno, seduto ad un tavolo, alzò lo sguardò verso di lei con aria preoccupata e smarrita, in contrasto con la sua statura e un aspetto rude anche se non privo di fascino.

“Signora, dove mi trovo? E i miei amici dove sono finiti?”

“Non c’è pericolo, siete in buone mani”.

“Io devo sapere come stanno i miei amici, la mia comandante era ferita, e anche… no, lui era morto! Poi mi sono ritrovato qui, ma cosa ci faccio, dove sono, nessuno mi dice niente...”

“Siete comunque tra amici, io sono una vostra amica e credo che potremo fare tante cose insieme. Intanto, mi vuole ricordare il suo nome, signor…”

“Alain de Soissons, tenente dei Soldati della Guardia di Parigi”.

 

 

 

Ed eccomi arrivata alla fine, forse un giorno o l’altro scriverò un seguito a questa storia, ma ci tenevo a dargli una conclusione in stile X-Files. In ogni caso, progetto prima o poi di fare incontrare di nuovo Oscar e André con Mulder e Scully, magari in pieno Settecento e poi ho un vecchio racconto in tema da riprendere. Grazie di avermi letta.

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