Casa Montegrieri

di Helen_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il coming-out di Andrea Francesco ***
Capitolo 2: *** Il ritorno di Marco Tancredi ***
Capitolo 3: *** Max e Angelica / Christian e Andrea ***
Capitolo 4: *** Benvenuti nel mondo degli adulti ***



Capitolo 1
*** Il coming-out di Andrea Francesco ***


È un tranquillo pomeriggio domenicale. Mamma/zia Ludovica sta leggendo una rivista, pigramente appoggiata al bracciolo della poltrona - non stravaccata, per l'amor del cielo - ; mamma/zia Roberta, sdraiata sul divano, si sta dilettando con le parole crociate, per quanto facciano un po' vecchietta, perché le piace allenare la mente anche nei giorni di riposo, e ogni tanto butta un occhio in direzione delle due sorelle di Andrea e Marco, Vittoria Emma e Angelica Sibilla, che si stanno mettendo lo smalto a vicenda, dato che oggi stanno tutti a casa Barbieri-Pellegrino e il parquet è costato un occhio della testa, benché, con uno stipendio da docente universitaria e da comproprietario di una catena di bar, Roberta e Marcello non siano messi male; infine, Marco Tancredi e suo padre stanno guardando la partita, ma rigorosamente dall'altro capo della stanza, per non disturbare le loro amate signore.

Normalmente, ci sarebbe anche Andrea Francesco seduto insieme a loro, per completare il quadretto: adora il calcio, per via della passione trasmessagli dai suoi consanguinei. Ma oggi, sta misurando a passi lenti e gravi la sua stanza, in lungo e in largo, perché pensieri molto meno rilassati e tanto, troppo più adulti stanno affollandogli la mente. È da giorni, anzi, da settimane, mesi che si domanda se sia giusto mettere al corrente la sua famiglia di ciò che gli passa per la testa: ha tutta l'impressione che entrambe le sue sorelle l'abbiano già intuito, forse anche la madre; può essere che anche Marco abbia colto dei segnali, ma con tutta probabilità, essendo il prototipo di virilità fatto e finito - correttore per le occhiaie di mamma Ludovica a parte -, avrà cercato di ripetersi che sia impossibile che il suo fratellino, cresciuto come lui a suon di partite di calcio, bicicletta, sudore, e calendari sexy segretamente sottratti in tutte le officine del quartiere possa essere... Omosessuale.

Che strano pronunciarlo, ad alta, a bassa voce, anche solo nella sua testa. Omosessuale. Un ragazzo degli anni '80, diciottenne, con un padre con quel tipo di aspettative, un fratello con qualunque donna ai propri piedi, e un nonno che, per quanto aperto mentalmente e sensibile, è forse IL prototipo dell'essere virili. Chissà se troverà mai il coraggio di dirlo ad Armando. Chissà se l'amerebbe ancora. Di meno ... O magari di più, proprio perché troverebbe quella spinta che ora gli manca.
Non è neanche certo sul conto del padre ... O della madre, per dirla tutta: una donna sì, adulta, matura, comprensiva, ma che per tutta la vita aveva lottato contro il terrore dell'imprevisto, e ancora ci sta lavorando; e questo, ladies and gentlemen, è proprio un imprevisto grosso come un grattacielo. Dopo la rinuncia all'università per lavorare con il padre e zio Salvo, questa proprio non avrebbe dovuto fargliela ... Ma tant'è.

Almeno, spera di fare affidamento sulle sorelle e, perché no, anche zia Ludovica: da che ne ha memoria, è sempre stata dolcissima sia nei suoi confronti, che in quelli di sua sorella Vittoria, un po' come se fossero anche i suoi figli, ma d'altro canto, con la spensieratezza che si ha nell'avere a che fare con ragazzi di cui non si è responsabili al 100%, o comunque non da soli; lo stesso vale da parte di sua madre nei confronti di Marco e Angelica, ovviamente. Entrambe sono state quasi sempre piuttosto brave nel non lasciarsi scappare i famosi: "Prendi esempio da tuo fratello / sorella" ... Nessuno degli altri tre.

Il povero Marcello, invece, è sempre tra sei fuochi: da un lato, è grato di avere una famiglia così unita e amorevole, specie dopo l'infanzia e la giovinezza trascorse quasi in solitudine, eccezion fatta per Angela; dall'altro, quattro figli per cui è l'unica figura di riferimento maschile non sono qualcosa di semplicissimo da gestire.
Andrea gli è estremamente grato per tutti i sacrifici fatti, e detesta il pensiero di potergli dare una delusione ... Ma se gli ripetevano fin dalla nascita che avrebbero amato lui e i suoi fratelli, nonostante tutto, indipendentemente dai suoi difetti o anche da madornali errori che avrebbero potuto commettere ... Beh, forse c'è speranza. Una minuscola, flebile speranza che la sua famiglia lo comprenderà e sosterrà.

Fa un respiro profondo: da suo padre ha imparato tante cose, ma la più importante è l'essere coraggioso, affrontare le prove a viso aperto, a testa alta.

Succeda quel che deve succedere, non ce la fa più a mantenere quel segreto, a convivere con quel peso sullo stomaco.
È il momento giusto: c'è l'intervallo; altrimenti, potrebbe anche scoppiare un conflitto mondiale con implicazioni nucleari, che suo padre e suo fratello non se ne accorgerebbero.

Apre la porta del corridoio che separa la zona notte da quella giorno, e si dirige in salotto. Deglutisce, poi si decide ad abbassare la maniglia ed entra.
"Mamma, papà, famiglia ... Ecco, vi dovrei dire una cosa. Potreste darmi attenzione?"
Tutti si destano dal torpore flemmatico di quel placido pomeriggio primaverile e si voltano nella direzione della porta, attirati da tanta solennità.
"Che succede, tesoro?" è Ludovica a rompere il silenzio, preoccupata nel vederlo così pallido. Vuole molto bene a quel ragazzo, il più piccolo della famiglia, cresciuto in simbiosi con la sua Angie, che è più grande di lui di appena un anno. Ama suo figlio Marco più di sé stessa, ma quel suo essere così identico a suo padre, quella stessa virilità che talvolta tracima nel machismo che l'ha sempre attratta in Marcello, in lui le è spesso insopportabile. Andrea è sempre stato più pacato, un animo romantico la cui ribellione è sempre stata indissolubilmente legata ad una profonda sensibilità.
Andrea prende un respiro profondo, poi si decide a confessare: "Io ... Ecco ... Sono omosessuale. Mi ... Mi piacciono gli altri uomini. Ne ho avuto la consapevolezza per via dell'attrazione verso un compagno di scuola ... Ma in fondo, l'ho sempre saputo."
Cala il silenzio.
Tutti si guardano, ammutoliti.
Poi, Marco si alza. È un ragazzone alto e biondo, un filo di barba gli incornicia il volto. Sfodera il più smagliante dei suoi sorrisi e stringe a sé il suo fratellino: "Vieni qua, pulce: che è quella faccia? Mi hai fatto spaventare. Non sarebbe potuta andare altrimenti ... Del resto, con un fratello come me, qualunque fidanzata ti avrebbe lasciato alla prima cena di famiglia perché perdutamente innamorata del sottoscritto. Molto meglio così; sarebbe stato imbarazzante" commenta, sfregandogli un pugno in testa, in una carezza fra maschi.
Ludovica alza gli occhi al cielo: "E poi sono 26 anni che mi domandano, osservando quei tratti asburgici, se sono proprio sicura che sia figlio di Marcello" bofonchia.
Angelica interviene per sedare il fratello, incorreggibile: "Marco, ma è mai possibile che tu debba sempre metterti al centro dell'attenzione?! Guarda che se non stai sotto la calda luce dei riflettori per cinque minuti, non muori di freddo! Andre, ovviamente va da sé che resti il mio fratello preferito, ti voglio tanto bene" aggiunge, abbracciandolo fortissimo e stando attenta a non macchiarlo di smalto.
Vittoria si avvicina. "Beh, che dire, le risposte originali me le hanno rubate tutte loro, quindi a me rimane un banalissimo: 'Dimmi qualcosa che non so', perché sono tua sorella e l'avevo capito da tempo; e anche un: 'Non cambia assolutamente nulla tra noi e ti adoro, testone' "completa, ricorrendo al sottile senso dell'umorismo ereditato da sua madre ... La quale, così come suo padre, è caduta nel mutismo più totale. Potrebbe essere un buon segno, così come uno pessimo ... Chi può dirlo. Intanto, siccome ha quasi sei anni in più del fratello, dato che lui è di dicembre e lei di febbraio, fa le veci di sua mamma, come spesso, negli anni, le ha fatto piacere fare.

Entrambe le sorelle si voltano verso il padre, muto, pallido come un fantasma, ancora seduto sulla sua poltrona, le mani sulle ginocchia; né il suo viso, né il suo corpo si sono mossi di un millimetro.  Angelica decide di rompere il ghiaccio; mal che vada, la manderà a quel paese: "Papà, non capisco perché fai quella faccia! Immagino che, visti i tuoi trascorsi, anche tu, ecco... Insomma, abbia fatto le tue esperienze: sappiamo tutti quello che succede in galera" conclude, temeraria.
Marcello si rianima, indignato, e si alza in piedi: "Signorina, come ti permetti?! Bada a come parli, o ti prendi i primi due schiaffi della tua vita: è una promessa!".
Ludovica interviene per sedare gli animi: "Suvvia, Marcello, nostra figlia stava scherzando. E in fondo, anche se fosse, non ci sarebbe nulla di male, dico bene? Anche io, quando andavo in collegio, da ragazzina, ho dato qualche bacio alle mie compagne; sono cose che si fanno". Spera che quella confessione 'piccante' smorzi un po' la tensione che quella sciocca di sua figlia ha creato.
Marcello si porta le mani alle tempie, lisciandosi i capelli: "Certo, hai ragione. Non intendevo questo. Assolutamente. Scusami, Andrea, se posso averti offeso ... Non c'è nulla di male, ci mancherebbe. Volevo solo mettere le cose in chiaro, e non mi piacciono simili insinuazioni su un periodo molto delicato della mia vita".
Si risiede e accetta, grato, il bicchier d'acqua che Vittoria gli porge: "Grazie, tesoro. Mi ci voleva".
Angelica è mortificata; ancora una volta, la sorella, dotata per natura di un carattere infinitamente più pacato del suo, risulta la figlia perfetta. Le vuole un gran bene; è solo colpa di quel caratteraccio che si ritrova se sembra leggera e superficiale, quando la sua unica intenzione era quella di aiutare ... Questo lato della personalità l'ha decisamente preso dal padre, e lo sa anche lui. Guardando per terra, si sfrega il braccio e si accomoda sul bracciolo accanto a Marcello; gli mette una mano sulla spalla e, tutto d'un fiato, si scusa: "Perdonami, papà; non volevo offenderti o altro, ti pare; era solo per fare due risate"
"Va tutto bene, tranquilla. Lo so, cucciola" conclude lui, dandole una carezza.
"Sei sempre la solita idiota! Potresti anche star zitta, peggiori sempre le cose ... La rianimazione non sono ancora bravo a farla!" la sgrida Tancredi, quasi sprezzante.
"Idiota lo dirai a quelle galline con cui ti accompagni!" lo rimbecca la sorella, che in realtà, si sta solo sentendo peggio, poiché era appena riuscita a sedare il 'suo' casino.
"Adesso basta! Avete proprio stancato! Io non vi ho cresciuti così! Sedetevi e non voglio più sentirvi". Ludovica è esasperata, e fulmina i suoi figli con uno sguardo che metterebbe in fuga Attila in persona. Non è mai stata una madre eccessivamente severa, se non quando necessario; forse sarebbe stato il caso, per certi versi, che ci pensasse un po' da prima, pensa Roberta tra sé e sé, scuotendo la testa, sconsolata e provata. Ama alla follia entrambi i suoi figliastri, ma va detto: il gene Pellegrino non ha potuto riequilibrare il cocktail genetico della vena tragicomica Brancia di Montalto e quella melodrammatico-scapestrata Barbieri.

Si accorge solo in quel momento del fatto che suo figlio, sconvolto e, con tutta probabilità, attanagliato dai sensi di colpa per aver provocato tutto quel trambusto, si è ammutolito da almeno dieci minuti e ha quasi le lacrime agli occhi. Ora è lei a sentirsi una madre degenere per non averlo rassicurato immediatamente e, invece, essere rimasta quasi sotto shock.
Gli si avvicina e lo abbraccia stretto, sussurrandogli in un orecchio: "Amore mio, perdonami. È solo che un po' me l'aspettavo, ma d'altro canto, è stata una sorpresa per me; sai bene come reagisco in questi casi, per quanto non sia assolutamente sufficiente come attenuante per il mio silenzio. Ti adoro e non mi importa assolutamente nulla di chi ti piace, uomo o donna che sia; mi importa solo del fatto che sia una brava persona e che ti renda felice, perché te lo meriti".
Andrea ricambia l'abbraccio, grato più che mai a sua madre per il suo appoggio e il suo amore incondizionati. Ha commesso l'errore di sottovalutarla, ma non si ripeterà.

Anche Ludovica si è resa conto del fatto che il teatrino dei suoi figli e del padre sta togliendo importanza al disagio di Andrea, perciò si percepisce in dovere di asserire: "Li metti al mondo e poi ... Parlo di quei deficienti dei tuoi fratelli, sai, tesoro. Stai tranquillo: tuo padre non è assolutamente sconvolto per 'colpa' tua, bensì per la tensione del momento e per via delle assurde insinuazioni di quella simpaticona di tua sorella Angelica. Si sta divertendo a fargli prendere degli infarti, ultimamente".
Riesce a strappare un sorriso al suo dolcissimo figliastro, mentre Roberta inizia proprio a ridere a crepapelle. Con una moglie - sorella così, disposta a sminuire l'intelligenza dei propri figli pur di alleviare la sofferenza del suo, cos'ha da temere?
Dopodiché, anche Ludovica abbraccia Andrea, gli dà un bacio e dichiara: "Dai, va tutto bene, non preoccuparti. Sono felice che tu ce l'abbia detto; significa che un po' ti fidi di questi tre vecchi che ti toccano per genitori. Ti ameremo sempre e comunque; anzi, non sarà difficile, visto che amiamo tuttora persino quei due" conclude, strizzando l'occhio ai suoi due pargoli.

A quel punto, è evidente che l'unico silenzio eloquente, in merito, sia quello di Marcello. Andrea si sente oppresso da questo tacere, ancor di più dopo l'affetto rivolto alle sue sorelle, segno del fatto che loro, a differenza sua, non l'hanno deluso.
Gli viene spontaneo, se non altro per smuovere la situazione, rivolgergli uno: "Scusami, papà. Scusa davvero, se non sono il figlio che avresti voluto che fossi".
Roberta non riesce a credere alle proprie orecchie: è la seconda volta nel giro di pochi minuti che suo figlio si sta scusando per essere la persona che è, e Marcello non ha ancora proferito parola? Per lei, è intollerabile, e spera per lui che sia soltanto caduto in uno stato di trance.
Come se si fossero lette nel pensiero, Roberta e Ludovica lo scuotono all'unisono con un: 'Marcello!' udibile fino a Partanna.

Il punto è che Marcello è davvero in trance, ben più gravemente di quanto lo fosse Roberta. La sua paralisi deriva dal fatto che, ormai, in pochi si scandalizzerebbero per una rivelazione simile, e tutti sono stati prontissimi ad accogliere quella di Andrea a braccia aperte, senza remore. Per lui non è così facile, sia per come è stato cresciuto, sia per le proprie abitudini.
Erano tutti fissati con l'insegnargli ad essere un vero uomo. Ma che significa essere uomini? Di certo, non quello che intendeva suo padre: ubriacarsi e andare a donne di malaffare ogni sera. Essere uomini significa proteggere la propria famiglia, prendersi le proprie responsabilità. Per lui, da oltre un quarto di secolo, coincide con l'essere padre. Ed ecco che il pregiudizio viene scalzato da qualcosa di più potente: se si fosse trattato di un altro ragazzo avrebbe storto il naso, forse; ma qui non si parla di uno sconosciuto, bensì del suo bambino! Non può voltargli le spalle. È suo figlio, e lo sarà sempre; sa benissimo anche lui che il suo orientamento sessuale non definisce in alcun modo la persona che è; soprattutto, non fa di lui un ragazzo strano. È solo "diverso". Diverso da come è sempre stato abituato lui a concepire il mondo, il suo mondo. Ma diverso non è per forza sbagliato, e non sarà di certo lui a mettere i bastoni fra le ruote della felicità di uno dei suoi figli, che ama più di chiunque o qualunque altra cosa al mondo. Chi se ne importa se, anziché piacergli il cornetto all'albicocca, lo preferisce alla ciliegia ... Ecco, è così che registrerà la cosa nella sua testa: gusti diversi di dolci! Ed è solo allora che si rende conto del fatto che suo figlio lo guarda con aria colpevole, afflitta, in attesa di una sua parola. Come ha potuto fargli questo? Povero Andrea.

Lo tira verso di sé per un braccio e lo cinge in un abbraccio che è quasi una morsa; ma sempre stando attento a non soffocarlo, benché sia quasi alto quanto lui e suo fratello Marco Tancredi. È un'attenzione che ha sempre avuto verso i suoi figli, in particolare con le due 'bambine', benché debba ancora lavorare parecchio sul non soffocarle in senso figurato. 'Ecco', si ritrova a pensare, 'persino Armando, un vice padre eccezionale, non ha l'abitudine di abbracciare; si limita a pacche sulla spalla. Io ho educato i miei figli ad abbracciarsi, anche tra uomini; qualcosa di buono l'avrò fatto anch'io, nonostante tutto'.

Dopo un tempo che sembra infinito, si stacca da Andrea e, guardandolo fisso negli occhi, per essere certo del fatto che il discorso attecchisca, forte e chiaro, finalmente comunica: "Sono le persone che non ti accettano per quello che sei a doversi scusare, nel caso; di sicuro, non tu. Che non ti venga in mente di abbassare la testa con vergogna, di fronte a nessuno, tantomeno di fronte a me che sono tuo padre e dovrei amarti incondizionatamente.
Non pensare mai che possa volerti meno bene che ai tuoi fratelli; anzi, non deve pensarlo nessuno di voi. Per me siete tutti perfetti così come siete, ognuno con le sue qualità: Vittoria, dolce e assennata, che ci tiene in riga tutti quanti; Angelica, con la sua schiettezza e sagacia; Marco, con il suo cuore d'oro; e tu, con la tua sensibilità, la tua schiettezza e la tua mente aperta. Siete tutti diversi, ma è questo il bello, e penso di poter parlare anche per le vostre madri: ognuno di voi contribuisce a suo modo a rendere meravigliose le nostre vite.
Personalmente, credo che la persona con cui deciderete di stare sia affar vostro; se qualcuno mi avesse ordinato con chi spendere il mio tempo, o di rinunciare a tua madre o Ludovica, avrebbe passato un brutto quarto d'ora, posso garantirtelo" conclude, con un sorriso disteso che ha tutta l'aria di essere la reazione definitiva.
La portata del sospiro di sollievo di Andrea è facilmente intuibile. È andato tutto bene.

"A tal proposito: ragazzi, accompagnerete voi Andrea a dirlo ai nonni. Se Armando e Agnese non saranno i primi fan dell'omosessualità di vostro fratello, potrebbe finire molto male"
"Ci devono solo provare" sbotta Ludovica. "Converrà tastare il terreno per valutare se sia opportuno dirlo o meno. Non vorrei dovermi trovare a litigare o a insultarli"
"Ora non esageriamo, eh. Calmiamoci tutti e non fasciamo la testa prima di essercela rotta; è l'ultima cosa di cui Andrea ha bisogno" interviene Roberta, spazientita.

"Famiglia, concentrazione, prego: avrei anche io un annuncio da fare. Dopo la laurea, partirò per l'Africa, per rendermi utile alle popolazioni più bisognose" annuncia Marco Tancredi, a bruciapelo.
"E bravo il nostro ragazzo" commenta Roberta, fiera, regalandogli un occhiolino.
A quelle parole, Ludovica sta per svenire. Si rivolge a Roberta, sentendosi tradita: "Non lo incoraggiare! Facile parlare, quando è il figlio degli altri che se ne va in capo al mondo!". Si rende subito conto di aver detto una cosa ingiusta: come lei ama Andrea e Vittoria, allo stesso modo la sua moglie sorella è affezionata ai suoi figli. E come potrebbe essere diversamente: l'unica cosa che "manca" è averli portati in grembo; per il resto, avevano condiviso tutto: nottate insonni, preoccupazioni quando stavano male, la gioia per i loro successi, a partire dai primi passi e parole ... Erano stati proprio i bambini, l'essere madri (anche solo potenziali) di quelli che erano a tutti gli effetti fratelli (guai a pronunciare la parola 'fratellastri'!) a cementificare il rapporto fra le due, all'apparenza così diverse ma che, in fondo, qualcosa in comune dovevano pur averlo, se lo stesso uomo le amava entrambe così profondamente.
Certo, non erano mancati i contrasti e le incomprensioni, specie sul modo di educarli e di prendere la vita, ma potevano definirsi ben più di amiche: sempre pronte a consigliarsi, dal come gestire le nausee ed evitare le smagliature, a quale vestito scegliere per un'occasione importante, fino alle questioni più serie.
Quando avevano iniziato a vivere tutti insieme, Marco aveva solo pochi mesi, e Ludovica aveva trovato in Roberta un sostegno ed un conforto quando veniva presa dall'ansia ... Sapeva di non ragionare quando si trattava dei suoi bambini, in particolare di Marco (non perché amasse gli altri di meno, ma con loro aveva acquisito una certa esperienza, mentre lui era stato l'apripista in tutto) e anche ora che era un uomo grande e grosso, le capitava di commettere gli stessi errori. Consapevole di questo, Ludovica, mortificata, si scusa con Roberta: "Perdonami, sono stata ingiusta oltre che inopportuna ... Sai come sono fatta" si schermisce; poi, si rivolge alla causa scatente del suo scivolone diplomatico, puntandogli l'indice contro: "Tu! Screanzato! Come puoi farmi questo! Come puoi lasciare tua madre nel tormento e nell'angoscia di saperti lontano, possibile preda di leoni e tribù guerriere!"
Marco la guarda esterrefatto: "Mamma ... Tu devi smettere di addormentarti davanti alla televisione, che poi sragioni! È un'organizzazione validissima, tranquilla ... Imparerò un sacco di cose sul campo e potrò aiutare chi ne ha davvero bisogno! Dovresti essere fiera di me, anziché sgridarmi. Grazie zia Roby, per fortuna tu mi capisci: conto su di te per far ragionare la mamma ... A papà non posso chiederlo, che pure lui è melodrammatico e, se non lo fosse, lei lo ucciderebbe per alto tradimento". Poi si avvicina a darle un bacio sulla guancia, per tranquillizzarla.
Roberta cerca di non ridere di fronte a tale disperazione per un 26enne - essendo lei una mamma molto meno 'chioccia', per quanto conosca molto bene Ludovica - mentre Marcello, esterrefatto, coglie la palla al balzo per chiedergli se, per caso, abbia anche messo incinta una ragazza.
"Beh, non che io sappia" replica Marco, perplesso; è il degno figlio di suo padre.
"Meno male, Andrea, che di te non dovrò preoccuparmi: lo vedete che stiamo già iniziando a trovare dei lati positivi?" commenta Marcello, strizzandogli l'occhio.

Prosegue, fintamente esuberante: "Qualcun altro ha annunci da fare? Vi invito a procedere adesso, finché siamo in tema e posso accettarli con lo spirito giusto. Avanti, fatevi sotto. Angie, Vitto, voi due siete per caso incinte?".
Vittoria scuote la testa, scioccata, mentre la sorella sbotta: "Ma che ti salta in mente, papà? Io sto attenta a queste cose ... IO" sottolinea, dal momento che suo padre è di certo il meno indicato per fare prediche in tal senso, per quanto sia sempre il padre.
"Vacci piano con le insinuazioni, signorina" replica lui, piccato. "Domandavo soltanto. Aspetta un istante ... Hai una vita sessuale attiva? Ma tu sei piccola, bambina mia!".
Inutile precisare i trecento sbuffi e sospiri che si susseguono, con tale affermazione.
"Tranquilla, Angie: lo sai che, per papà, noi saremo sempre delle bimbe. Persino io" interviene Vittoria, cingendole le spalle con un braccio in segno di solidarietà.
"Non dire sciocchezze, Vitto: hai 23 anni e penso che persino papà l'abbia accettato. In quanto a te, Angie, insomma, sei appena maggiorenne; vedi un po' tu ..." concede Marco, già in agitazione. Perché sarà pure una peste, sarà pure troppo simile a lui, si rimbeccheranno in continuazione e il più delle volte desidererà avere Vittoria come unica sorella, ma Angie è pur sempre la sua sorellina, e per lo stesso principio per cui Vitto è vice-mamma di Andrea, sette anni di differenza lo intitolano vice-papà.
Per tutta risposta, ovviamente, si becca una linguaccia da Angie e un sospiro rassegnato di Vitto, che costa ad entrambe un bacio di scuse, per aver fatto a gara col padre in quanto a iperprotettività: una gara persa in partenza, ma questo era da dire.

"E voialtre due?" continua Marcello, rivolto alle 'mogli', per completare il quadretto.
"Marcello, sei impazzito? Non è possibile, lo sai" ribatte Ludovica, perplessa.
"Non si sa mai, guardate: in questa casa non escludo più nulla! Vorrei ricordare a tutti quanti che io, il biglietto per l'Australia, ce l'ho OPEN (cit.). Vado da mia sorella e vi saluto! Con tutto l'amore, ma sono sfinito. Le chiederò poi un risarcimento danni morali, per tutti gli spaventi da potenziali gravidanze che mi prenderò da qui ai prossimi dieci anni".

E su questa nota tragicomica ma serena, Marco Tancredi e Angelica si congedano:
"Bene, famiglia: io e Andre raggiungiamo Diego, Giovanni e Luca. Voi che fate?"
"Andiamo, Vitto? Diana, zia Irene e zia Sofia ci aspettano per la passeggiata al parco. Mamma, zia Roby, voi venite?"
"Certo, tesoro; il tempo di sistemare il trucco, cambiarmi vestiti e scarpe e arrivo"
"Vi conviene avviarvi" sogghigna Marcello.
"Vi raggiungo tra poco, intanto voi fate un giro senza di me, va bene?" replica Roberta.
"Anche io raggiungerò Salvo e Rocco più tardi. Prima, dobbiamo parlare un attimo" li avvisa Marcello, invitandoli a uscire. Tanto, chi ha più la testa per il secondo tempo della partita; s'informerà più tardi dell'esito.

I ragazzi escono tutti, mentre Ludovica si trasferisce nel suo appartamento (e di Marcello) - vale a dire, adiacente al loro - .

Marcello e Roberta approfittano dell'esodo dell'intera famiglia per non rimandare un confronto inevitabile fra genitori di Andrea.
Lui torna a sedersi sulla poltrona, si prende la testa fra le mani, sospira e commenta: "Che casino. Che gigantesco, madornale, inarrestabile casino. Anzi, un disastro"
"Ah, quindi le belle parole dette ad Andrea erano tutta scena?! Complimenti, Marcello" replica Roberta, già aggressiva. Anche lei è sconvolta, ma non avrebbe mai pensato di dover difendere il loro figlio dal suo stesso padre, la persona su cui lei forse fa più affidamento in assoluto e di cui si fida ciecamente; però, se così dovrà essere ...
"Ma che stai dicendo, Roberta. Certo che no. Ma converrai anche tu che è un casino"
"Ti vedo parecchio teso, e lo capisco"
"Tu non lo sei?" ribatte, stralunato.
Lei si stringe nelle spalle. "È la sua vita"
"Appunto, Roberta. È nostro figlio, però è adulto ed è la sua vita; noi non esercitiamo alcun controllo né su di lui, né su coloro che lo circondano e che lo circonderanno. Pensa a quando non ci saremo più noi a difenderlo da chi lo chiamerà 'checca', 'frocio' e robe simili. A me non interessa chi ama, ma sono preoccupato per lui, perché gli voglio un bene dell'anima e al solo pensiero che qualcuno possa farlo soffrire, mi si spezza il cuore in petto"
"Lo so, lo so. Anche per me è così, ma ho cercato di non darlo a vedere, soprattutto a lui. Se anche noi ci mostriamo spaventati, vivrà la sua intera vita nel terrore di essere chi è" conferma Roberta, posando una mano su quella di Marcello. Checché ne dica chiunque altro, non esistono persone al mondo che lo amino più di loro due.
"Si affiderà ai suoi fratelli. La loro reazione di oggi promette bene" sospira Marcello.
"Certo. Si affiderà a loro, agli amici, nonché a sé stesso e alla capacità di combattere da solo le proprie battaglie. Non potrà esserci sempre uno di noi a proteggerlo; non sarebbe neanche giusto. Ogni figlio presenta la sua sfida, e forse questa è la sua. Sapessi come mi sento sciocca per avergli ripetuto per anni che avrebbe trovato una brava ragazza che cucinasse meglio di me ... O di Ludovica" ridacchia.
"Fortuna che Vittoria si dà da fare per compensare le vostre ... Nostre, lacune" si affretta a correggersi, nonostante le abbia già strappato un sorriso. Che nessuno tenti di negare che lui e la figlia siano uguali da questo punto di vista.
"Nessuno ha mai detto che gli uomini non sappiano cucinare, perciò può benissimo essere che trovi un ragazzo che cucini per lui, o che impari lui stesso; siete solo tu e Salvo che non vi applicate mai a dovere, nonostante abbiate una cuoca sopraffina nel vostro retrobottega" asserisce Roberta, dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi per andare a prepararsi. Ha ormai dichiarato chiusa la conversazione, e Marcello non fa nulla per fermarla; ha imparato a capire quando la tensione sta traboccando, ed è già stata fin troppo stoica per tutto il pomeriggio. Ha bisogno di sgranchirsi le gambe e di tacitare i pensieri; non sarà certo lui a impedirglielo.
"Ti ho mai detto che sei straordinaria?" la trattiene un attimo, con un sorriso enorme.
"Continuamente, ma fa sempre piacere sentirselo dire. E spero che Andrea possa vivere lo stesso sentimento, un giorno".

P.S.: l'annuncio ad Armando e Agnese superò le aspettative. Certo, dapprima il nonno si mostrò sicuramente perplesso, ma era probabilmente l'unico uomo della sua generazione, per quanto mezzo parente, che non avrebbe mai e poi mai trattato Andrea come un appestato.
Agnese, dal canto suo, era convintissima del fatto che si trattasse di una vera e propria malattia; la risolse rimpinzando sempre più di cibo quel picciriddo con la malasorte addosso, mischino, e dandogli carichi di affetto extra: meglio di così ...
Salvo se la cavò meno brillantemente; non aveva particolari problemi a riguardo, ma quel 'Mi dispiace' detto di primo acchito quasi gli costò un pugno di Marcello.
Rocco rimase ammutolito: tutti sapevano perfettamente che brava persona fosse, ma gli ci volle un po' per digerirlo.

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Capitolo 2
*** Il ritorno di Marco Tancredi ***


"Vittò! Vittoria! Vieni qua, bella di nonna; aiutami a preparare il piatto dei dolci". Agnese le fa cenno di raggiungerla in cucina, approfittando del fatto che tutti gli altri stiano chiacchierando e nessuno noterà l'assenza di colei che, indubbiamente - senza nulla togliere agli altri - è la sua nipote acquisita preferita: seria, posata, molto simile alla madre, che le era sempre piaciuta fin da ragazza; per quanto entrambe avessero commesso le loro imprudenze, in amore ... Ma in fondo, chi era proprio lei per giudicare, ormai?
Vitto la raggiunge, sorridendo obbediente.
"Allora, ce l'hai detto ai tuoi, di Tommaso?" bisbiglia Agnese, per sicurezza, mentre predispone in automatico e con destrezza, sul piatto di portata, i cannoli fatti in casa.
"Alla mamma e alla zia Ludovica sì ... Al papà non ancora. Non ne ho il coraggio, nonna" sospira Vittoria, combattuta.
"Vedi che ce lo devi dire al più presto, ah; che i segreti, più li tieni e più pesano. Se una brava picciotta como a tia ha scelto a questo caruso, significa che è un ragazzo per bene; ce lo devi presentare a to patri"
"Lo so, nonna, ma lo conosci meglio di me: iperprotettivo, geloso e irragionevole"
"Eh, che esagerazione! Sapessi com'erano e come sono tuttora i padri siciliani: io non sono mai stata sola con Giuseppe, prima del matrimonio; e infatti, hai visto le belle conseguenze di questa poca conoscenza".
Vittoria si astiene dal commentare, un po' per educazione, e un po' perché non ha neanche mai visto Giuseppe in faccia. D'altro canto, chiunque se la darebbe a gambe di fronte a un concorrente come nonno Armando; questo è poco ma sicuro.
"Quindi, a te non dà fastidio che Tommaso sia ... Disoccupato?" pronuncia in un sibilo. "Gli Amato sono grandi e instancabili lavoratori da generazioni, o mi sbaglio?" recita a memoria la nipote, impertinente.
"Certo, gioia, ma se un caruso non ave u travagghiu, non significa ca non è bravo. Tuo zio Antonio, quando era appena arrivato qua a Milano, un po' per colpa della disoccupazione, un po' per razzismo, erano più i giorni in cui non travagghiava dei giorni in cui aveva i turni in cantiere. Zia Elena lo sapeva benissimo ca era nu bravo picciotto - è me figghiu, modestamente - e anche lei si è messa a lavorare; poi, anche lui ha trovato qualcosa di più stabile, ma a idda c'è sempre piaciuto fare la maestra"
"Ho capito; non ricordavo questa storia. Grazie, nonna; proverò a parlare con papà"
"Brava, bella di nonna; ora fai attenzione coi cannoli, che poi ti do un vassoio apposta per Marco, starà sciupato assai ora che torna; e mi raccomando, daccene tanti ad Andrea, mischineddu, gioia mia".
Vittoria cerca di non ridere per il fatto che Agnese tratti il fratello come se avesse il verme solitario - che per allora, doveva essersi creato una comitiva, cit. - : per lei, l'omosessualità è proprio una malattia.

Appena tornati dal pranzo luculliano a casa dei nonni, Vittoria mantiene la promessa fatta ad Agnese.

"Papà, mamma, zia Ludo ... Possiamo andare in cucina un momento, per favore?".
Ha bisogno delle sue alleate, e poi deve dare almeno una parvenza di uguaglianza tra tutti i suoi genitori: povero Marcello ...
"Ecco, quando cominciano così...". Si siede.
"Allora, non c'è un modo delicato per dirlo, quindi lo dirò e basta: il ragazzo di cui vi ho parlato, Tommaso, con cui sto già da diversi mesi e che mi farebbe piacere presentarvi ... È un ingegnere disoccupato" dichiara, tutto d'un fiato, desiderando di essere in spiaggia, per diventare struzzo.
Per un attimo, Marcello crede, anzi spera con tutto sé stesso, di non aver capito.
"Disoccupato?" scandisce, scioccato.
Roberta - che appena ricevuta la notizia, si era fermata più che altro a 'ingegnere', con una punta di soddisfazione -, si affretta a perorare la causa della figlia: "Ma dai, Marcello, su; non farla così tragica"
"Sarebbe potuta andare molto peggio, e lo sai anche tu" rincara la dose Ludovica.
Il 'marito' sarà pure sconvolto, ma non è affatto stupido, e sa perfettamente che non sarebbero così serafiche se stessero ricevendo la notizia per la prima volta.
"E dunque, voi lo sapevate già! Immagino che anche tutta la schiera dei tuoi fratelli e amici sarà già informata; ma naturalmente, io devo sempre essere l'ultimo a sapere le cose, in questa casa! È una congiura contro di me, che sono tuo padre, non un estraneo!" tuona, furibondo, poiché gli è molto più facile recriminare sul difetto di comunicazione, che sul problema in sé.
"Disoccupato ... Cose di pazzi" scandisce nuovamente; ormai l'ha preso dagli Amato.
Roberta non può credere alle proprie orecchie, né tantomeno tacere: "Ma senti da che pulpito viene la predica; quando ti ho conosciuto, eri uno spiantato che non riusciva a pagare l'affitto, e che prima si è fatto licenziare come autista di Ludovica, poi ha dormito in caffetteria, dove aveva ottenuto il posto solo grazie a Salvo! Non puoi recriminare a tua figlia il ricercare la figura paterna nel suo fidanzato, eh!".
Ecco, beccato. Marcello scuote la testa.
"Papà è stato l'autista di zia Ludovica?" commenta Vittoria, alquanto perplessa.
"E per giunta, ci provava con me mentre era in divisa; lascia perdere, storia lunga".
"Ah, e così andavi a fare lo scemo con la divisa che ti avevo dato io! A saperlo, ti avrei mandato in giro conciato da guardia svizzera!" lo aggredisce Ludovica, stizzita.
"Sei per caso gelosa che non ci abbia provato subito anche con te? Non ne ho avuto il tempo, signorina; mi perdoni" risponde prontamente, l'impunito.
"Io, all'epoca, manco con i guanti ti avrei toccato! Non ero ancora impazzita!"
"Direi piuttosto che non eri ancora rinsavita, mia adorata" tenta di rabbonirla.
Continuano ancora a confabulare, mentre si allontano verso la parte di casa che condividono.

Roberta sospira. "Gli passerà. Lo conosci"
"Speriamo ... Senti, mamma; sono un po' imbarazzata a parlarne con te, eppure sento che potresti capirmi più di tante mie coetanee che si domandano come mai io non abbia ancora ... Forse hai capito. Beh, speravo di rimanere sola con te proprio per chiederti come hai vissuto la tua prima volta, se ti sentivi pronta e convinta ..." le chiede Vittoria, tutto d'un fiato, tesissima.
Roberta sorride. Sì, è decisamente la figlia che le somiglia di più, e il fatto che si fidi di lei su un tema così delicato la rincuora.
"Sai, quando ero giovane io, esisteva il problema opposto: donne fiere della propria libertà sessuale, come tua zia Ludo ad esempio, venivano ingiustamente additate come delle sgualdrine, delle poco di buono ... Certo, lei un po' di meno perché era ricca e nobile". Fa l'occhiolino a Vitto, proseguendo: "La sfida era convincersi del fatto che fare l'amore al di fuori del vincolo matrimoniale non fosse affatto qualcosa di sbagliato; ma non credere che non esistessero i ragazzi che cercavano di metterti pressione ... Che spero non sia il caso tuo e di Tommaso; anzi, glielo auguro" precisa, guardandola negli occhi.
"No, ci mancherebbe; ci stiamo solamente ponendo delle domande, tutto qui" si affretta a difenderlo Vitto, convintamente.
"Bene" prosegue Roberta, sorridendo. "Come immaginerai, in quella schiera di ragazzi, tuo padre non era incluso; per quanto sia capitato che avesse qualche difficoltà nel contenere i propri ... Istinti"
"Sì sì, va bene, passiamo oltre, ti prego"
"Certo" ridacchia, di fronte all'imbarazzo della figlia. "In sintesi, rispetta i tuoi tempi e i tuoi desideri, come ho sempre fatto io, perché l'alternativa non paga; e chi se ne importa, se tutte le tue amiche l'hanno già fatto. Se senti che sia il momento, fidati di lui; di solito, i maschi non sono mai dei novellini in questo ambito, a meno che non abbiano 14 o 15 anni ... E devo dire che, se almeno l'altro membro della coppia ha esperienza in materia, è rassicurante. E non avere paura del fatto che possiate eventualmente lasciarvi in futuro; la prima volta è importante farla innanzitutto con una persona con cui ti senti a tuo agio".
"Benissimo, dottoressa Pellegrino; se è tutto ... Devo dire che mi hai stupita; non avrei mai creduto che potessi parlare con tanta naturalezza di questo argomento".
La madre si lascia andare a una risata. "Amore mio, tu ti ricordi della famiglia in cui vivi, sì? Va bene tutto, va bene che ho i miei blocchi, ma ti pare che possa risultare una puritana su un argomento naturale e basilare come il sesso? E andiamo"
"Effettivamente ... Quindi, è stato bello"
"Molto" replica Roberta, serenamente. "E non è stato doloroso ... Sai, in mare ..."
"Mamma! Mi sconvolgi sempre di più. Prima mi appoggi con Tom, ora questo ..."
"Vitto, Tommaso è ingegnere; e poi, mi risulta che neanche tu abbia un lavoro" replica Roberta, asciutta e serafica.
"Certo, ma io sto ancora studiando!"
"Io ho lavorato e studiato dai 19 anni in poi; non dimenticare di essere una privilegiata".

Vengono interrotte dal ritorno di Ludovica e Marcello, che auspicabilmente non avranno captato nulla della loro conversazione, essendo troppo impegnati a discutere ancora nel merito della propria.

"Allora, quando ce lo presenterai ufficialmente?" domanda Ludovica, pimpante, cercando di distrarsi dal fortissimo impulso di decapitare Marcello.
"Quando volete ... La settimana prossima?" propone Vittoria, rivolgendo uno sguardo speranzoso al padre, che si limita ad annuire, per quanto con disappunto.
"Domenica, a pranzo da noi. Cucinerai tu, dato che, a meno che non chieda rinforzi a tua nonna, se chiedessi rinforzi a tua zia e a tua madre, quel ragazzo potrebbe non voler mettere più piede in questa casa; lo dico unicamente per la sua incolumità, pensa quanto sono sportivo ..." commenta, schivando le occhiate di fuoco delle 'mogli'.
"E va bene, ci inventeremo qualcosa" ride Vittoria, guardandoli tutti con gratitudine.
"Ah, mamma, mi raccomando: alla prima occasione in cui tu e Tom vi metterete a parlare di integrali ..." la avverte, mettendo già le mani avanti, siccome la conosce.
"Hai sentito, Marcello? L'amore cambia le persone e le fa avvicinare alle basi della matematica alla veneranda età di 25 anni! Con tutta quella letteratura inglese che si beve ..." la canzona Roberta, rassegnata.
"Ignorando quella francese" aggiunge Ludovica, strizzando un occhio a entrambe.
"Perché, che avete contro Shakespeare?" protesta Marcello, indignato.
Le due 'mogli-sorelle' si guardano ...
"Lasciamo perdere". Oggi vuole morire.
"No no, avanti, voglio sapere" fa lui, beatamente ignaro. Uomini.
"So tutto del sonetto 116!" sbotta Ludovica, a tradimento.
"E io dell'allodola e dell'usignolo! Pure ornitologo mi sei diventato, Romeo!" coglie la palla al balzo e la rilancia, l'altra.
Marcello, sentendosi accerchiato, spreme le meningi cercando di rimembrare. Ecco!
"Ludovica, sei scorretta! Tu mi stavi torturando per sapere di quale cavolo di uccello stesse parlando Giulietta ... Volatile, pennuto s'intende, eh, Vittoria..." - come se la figlia avesse pochi anni di vita - "e io ti ho solamente risposto!" conclude.
"Sì sì, dicono tutti così"
"L'ennesimo che fa gli stessi complimenti a tutte"
"E io che pensavo che fosse diverso. O che riciclasse le battute del repertorio per le Mirella della situazione"
"Quanto hai ragione. Ti sono solidale, Ludo"
"Anch'io, Roby. Ti voglio bene".

Ad interrompere quella discussione, interviene il suono del campanello: "È arrivato". Incredibile che non abbia voluto farsi venire a prendere in aereoporto. Ludovica lo aspetta fuori dalla porta, sul pianerottolo, impaziente. È da più di un anno che non si vedono: una settimana dopo la laurea, Marco, come preannunciato, era partito per l'Africa con Medici senza frontiere, senza tornare né a Natale, né a Pasqua, e neppure per il suo compleanno ...
L'ascensore si apre. La madre gli salta al collo, stringendolo a sé. Aveva quasi dimenticato quanto fosse alto e robusto; si meraviglia al pensiero che una volta, tanto tempo prima, fosse così piccolo da stare chiuso nel suo ventre e poi comodamente fra le sue braccia. "Mi sei mancato così tanto, coniglietto mio"
"Anche tu mi sei mancata, mamma". È troppo emozionato di essere a casa e rivedere tutti per polemizzare su quello stupido nomignolo affibiatogli quando aveva un anno, che non era più riuscito a scrollarsi di dosso.
Ludovica si stacca per ammirarlo, ma quel che vede non le piace affatto: suo figlio ha i capelli lunghi quasi quanto i suoi, in treccine chiuse con perline; una barba folta ed ispida; e le sembra di intravvedere qualcosa sul suo petto, attraverso la camicia, decisamente troppo colorata: "Cos'è questo COSO che ti sei fatto?"
"Questo? È un leone rampante: uno sciamano mi ha detto che la mia anima aveva queste sembianze, il giorno in cui siamo andati nel suo villaggio a vaccinarli. Ci ho fatto aggiungere le ali, come i leoni di San Marco, quando siamo andati in vacanza a Venezia quando ero piccolo. Mi è sembrato un segno"
"Ma sei impazzito? E cosa sono questi capelli? E questa barba? Domani vai dal barbiere, non voglio sentire scuse! Che sembri un senza tetto! E quel coso, farai meglio a lasciarlo coperto; non voglio vedere quel pasticcio! Ma poi, cos'è quest'odore; hai dimenticato che bisogna lavarsi?"
"E lascialo in pace!" interviene Marcello. "Non è neanche entrato in casa e già lo stai rimproverando su ogni minima cosa". Abbraccia vigorosamente il figlio. "Bentornato a casa, ragazzo mio. Entra, che tutti ti aspettano". Poi gli sussurra nell'orecchio: "Però, magari copriti, che questa maglietta indossata con queste temperature ti farà venire una polmonite. E ha ragione tua madre: sarà meglio che ti faccia una doccia, prima di far svenire i tuoi fratelli. Ah, e qui usa mettersi il deodorante e il profumo..."
"Ciao papà, sì, dammi solo un secondo" replica, divertito. "Ho portato un amico: ha un colloquio al San Donato, sta parlando con loro al telefono; può stare da noi?"
"Ma sì, ci arrangeremo ..." Marcello si affretta a precedere Ludovica, che non avendo ricevuto alcun preavviso, sicuramente sarà presa dal panico di far trovare la casa in disordine e inospitale.
"Ah, eccolo, lui è Max. Max, loro sono i miei genitori"
"Enchanté, madame; buongiorno, signor Barbieri. Sono Maximilién" si presenta il ragazzo, educatissimo e affascinante.
"Benvenuto. Non spaventarti per la nostra famiglia un po' eccentrica: non siamo strani, lo sembriamo solo"
"Marcello!" lo redarguisce Ludovica, pur sapendo che una famiglia così allargata potrebbe mettere in imbarazzo l'ospite, ma sperando che non abbia capito 'il marito'. "Bienvenue" - continuando sempre in francese - "spero che ti troverai bene qui da noi. Purtroppo, Tancredi non ci aveva avvisati che avremmo avuto ospiti ... Ma non preoccuparti: impiegherò solo un secondo a trovare una soluzione"
"Madame Ludovica, non si disturbi! Mi basta il divano: con Marco abbiamo dormito in situazioni ben più scomode, in Africa" risponde in francese, sorridendo.
"Non se ne parla nemmeno! Dai, entriamo: mi consulto un attimo con Roberta per trovarti un posto consono ... Suppongo che Marco ti abbia accennato chi sia"
"Mais oui, sa tante" risponde prontamente.
"Ecco, mettiamola così" conferma Marco, trattenendo una risatina mentre abbraccia la famigerata "tante", ovvero la perplessa zia, che ha intuito stralci di conversazione grazie al suo francese arrugginito.
"Eccoti qua! Non dar retta a tua madre: io non sono così schizzinosa, e credo neanche i tuoi 'fratelli Pellegrino'; non ci giurerei per Angie, però" lo saluta Roberta, facendo un occhiolino alla figlia acquisita.
"Grazie, zia Roby; almeno tu mi comprendi. Mi è mancata la tua infusione di placido buonsenso nelle lettere della mamma" le sussurra in un orecchio, l'impunito.

Finalmente in casa, Marco viene preso d'assalto dai suoi fratelli, impazienti di sentire dal vivo le storie delle sue avventure e di vedere i regali che ha portato loro. Come previsto, Andrea e Vittoria l'hanno abbracciato, incuranti dell'odore. "Ci sei mancato, fratellone"
"Anche voi, ma non ho dubbi sul fatto che papà vi abbia tenuti sott'occhio, in mia assenza" replica lui, sogghignando.
Angelica lo guarda storto, inorridita quanto la loro madre dall'aspetto trasandato, ma non fa in tempo a punzecchiarlo come al suo solito, perché la sua attenzione è catturata dal loro ospite: non ha mai visto un uomo più bello. È alto, ha un sorriso radioso, gli occhi con uno sguardo intenso e profondo, la pelle color dell'ebano ricorda la cioccolata fondente che le fa gola solo a guardarla ... Per non parlare del fisico scolpito che si intravvede dal dolcevita attillato.
"Marco, non ci presenti il tuo amico? Piacere, Sibilla". La furbetta sceglie di usare il secondo nome, più affascinante, per compensare l'infantilità di quelle ciabatte tutte cuori e fiocchetti che si maledice di aver comprato e, ancor di più, indossato; per fortuna, è appena tornata dalla facoltà e indossa ancora i jeans e la camicetta bianca, e non uno dei vecchi maglioni di suo padre sopra i fuseaux colorati, che porta in casa per star comoda.

Neanche il giovane è rimasto indifferente alla bellezza della ragazza: prende delicamente con la propria, la mano che lei gli porge, e facendo il baciamano si presenta: "Enchanté... Maximilién. Parlez vous français, madamoiselle? (Parla francese, signorina?)"
"Oui, bien sûr! Ma grand-mère habite à Paris (Certo, mia nonna abita a Parigi)".
I due si accomodano vicini sul divano, parlando fitto in francese, desiderosi di scoprire qualcosa in più dell'altro.
Quando Angie scopre che verrà a stare in casa loro, e che probabilmente si trasferirà a Milano definitivamente, deve appellarsi a tutto il contegno che il suo nobiliare albero genealogico le ha tramandato per non cominciare ad esultare come una ragazzina. Restando vaga e scostandosi una ciocca di capelli, mettendola dietro l'orecchio, commenta solo: "Spero che ti goda il soggiorno in casa nostra e che tutto, qui a Milano, sia di tuo gradimento" sorride maliziosamente.
"Lo sarà senz'altro" conclude lui, in risposta al sorriso.
"Credo che, ad Angie, il nostro fratellone abbia portato due regali" sussurra Vittoria all'orecchio di Andrea, il quale, ridendo, conferma.

~

L'ospite viene sistemato in camera di Marco, il quale, non senza rimostranze da parte della legittima occupante che sperava di poter passare più tempo a contatto con lui, starà in camera di Sibilla, trasferita d'imperio in camera della sorella: tanto, ormai, tutti hanno un letto da una piazza e mezza, poiché a causa dei geni paterni, da una piazza sarebbe piccolo.
In fondo, è la soluzione migliore: se alla ragazza servirà qualcosa, potrà entrare liberamente in camera, dove sta il fratello; l'ospite non può certo essere mandato a stare in una casa senza l'amico e, in fondo, tutti e tre i genitori hanno colto l'opportunità di separare quei due - che paiono fin troppo affiatati - con una bella porta blindata chiusa a doppia mandata.

Rimasti soli nella stanza, i due ragazzi chiaccherano tra loro. Marco è davanti allo specchio del suo armadio e guarda tristemente i suoi capelli e la sua barba: sua madre potrebbe arrivare a tagliarglieli nel sonno con le forbici da giardino, se non andrà dal barbiere di sua iniziativa; e poi è arrivato anche per lui il momento di mettere la testa a posto ... Anche lui ha un colloquio al Niguarda, ma non ha detto nulla agli altri, per evitare che iniziassero a riempirlo di domande e aspettative: è solo una collaborazione esterna, fino all'uscita del concorso per strutturati, ma ci tiene molto a lavorare in quell'ospedale ...
Il suo amico gli si rivolge in francese, ma Marco lo blocca subito: "Eh no, amico mio: se vuoi restare in Italia, dovrai far pratica con la lingua. D'ora in poi, dimenticati di essere Belga. Tu sei italiano! Certo, un po' scuretto ... Facciamo che sei di Lampedusa" dichiara ridendo, ma vedendo che l'amico non risponde allo scherzo, torna serio: "Volevi parlarmi di qualcosa che ti preoccupa?" gli chiede in francese, per metterlo a suo agio.
"In realtà sì, vorrei parlare a te di una cosa" risponde lui in italiano. L'amico ha ragione, deve fare pratica ...
"È per il colloquio? Non temere, ti adoreranno! Sei un medico bravissimo, un chirurgo eccezionale; hai le mani d'oro".
Nutre una sincera ammirazione per l'amico, per la sua abilità e sangue freddo: l'ha visto operare in condizioni precarie, con il paziente gravissimo e pochissimi mezzi.
"Non è per questo: se non è questo, il travaglio giusto, ne troverò un altro"
"Si dice 'lavoro', Max: il travaglio, in italiano, è tutta un'altra cosa ... Dimmi tutto, dai"
"Vedi Marco, io non so come dirlo a te ... Tu sai quanto tengo alla nostra amitié (amicizia)... Ma mi piace tua sorella, vorrei chiedere lei di sortir avec moi (uscire con me), se non ti fastidia''
"Mia sorella Vittoria è già fidanzata, mi dispiace" risponde immediatamente Marco, lieto di avere la scusa pronta. Hanno solo tre anni di differenza, ma ciò non gli impedisce di preoccuparsi per lei; questo Tom, tuttavia, da come ne parla, sembra un bravo ragazzo, per quanto ...
"Non lei, Sybille" specifica Max, risvegliandolo dai suoi pensieri contorti.
Marco spera di aver capito male. "Ma sei impazzito? Mi fastidia eccome, come dici tu! È ancora una bambina, non ha neanche 21 anni. Guarda la sua stanza! Ci sono ancora i peluches sulla mensola e le sue Barbie ... E i poster alle pareti! No!"
"Elle est si (lei è così) intelligente, simpatica e bella. Oh, i suoi occhi sono così magnétiques (magnetici)..."
"Ti prego, evita di dirmi cos'altro trovi bello in lei ... Max, è la mia sorellina. Noi ne abbiamo rimorchiate tante insieme; sappiamo entrambi come siamo fatti; non ti permetterò di avvicinarti a lei"
"Ma questa volta c'est différent, je le jure (giuro). Lei mi piace vraiment, crois moi (credimi)."
Marco si rende conto del fatto che non può impedirgli di provarci. Decide di fidarsi dell'amico, per lui ormai come un fratello: "E va bene, chiedile di uscire. Oh: se la fai soffrire o le manchi di rispetto, giuro che ti ammazzo!"
"Non succederà".

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Capitolo 3
*** Max e Angelica / Christian e Andrea ***


Il mattino dopo, Angelica, come sempre in ritardo - anche in questo, è identica a suo padre -, esce trafelata di casa. Indossa un vestito aderente bordeaux, con scollo quadrato che le fa risaltare il collo e le clavicole, maniche a tre quarti che lasciano scoperti i polsi carichi di braccialetti, e degli stivaletti che ne esaltano la caviglia. "Così, a pranzo, quando incontrerò Max, sarò perfetta" è stato il suo pensiero nel prepararsi.
Peccato che la figuraccia sia comunque dietro l'angolo. Mentre aspetta l'ascensore battendo a terra con il piede, impaziente, e sbraitando: "E l'abbonamento della metro dove si sarà cacciato? Questo è perchè non mi comprano quel cavolo di motorino! Costretta a prendere quei dannati mezzi che fanno un giro assurdo e ci mettono un sacco di tempo! Ah, ma perché non posso seguire le lezioni da casa?!" e, nel frattempo addentando un cornetto che ha preso al volo dalla dispensa ... Qualcuno esce dal suo appartamento: spera sia sua madre o suo padre, per chiedere loro un passaggio. Ovviamente no! È Max, in tuta, pronto per andare a correre. Spera che non abbia sentito, ma è impossibile, visto che stava urlando. Si accorge di essere anche sporca di zucchero a velo ... 'Perfetto'.
"Bonjour, Sybille ... Mi dispiace per il tuo problemo: non ho la mia moto, altrimenti ti portavo io, ma malheureusement (sfortunatamente) è ancora in Belgio da mia madre. Sono a piedi anch'io" le sorride.
"Ciao, grazie! Che ci vuoi fare, hai visto quanto è apprensiva mia madre: devo sopportare la metro ... Buona giornata". Si affretta ad andarsene, desiderosa di allontanarsi dalla situazione imbarazzante.
"Aspetta: ti va di venire a cena con me? Domani, per esempio".
Per un attimo, crede di non aver capito bene. "Cavolo, domani è il compleanno della mia amica Camilla ... " realizza immediatamente. Dannazione, non le sta neppure così simpatica, ma prende appunti favolosi ed è meglio tenersela buona.
"Allora, facciamo il giorno dopo domani, va bene?" ritenta Max, sorridendo e, in apparenza, per nulla scoraggiato.
'Caspita, ci tiene davvero' pensa sorridendo decisamente troppo. "Certo, dopodomani va benissimo. Ora devo proprio andare: se faccio troppo tardi, poi il prof non mi ammette in aula. À bientôt (a presto)".

~

Quando Angie torna a casa, suo fratello e l'amico sono usciti: pranzeranno fuori, così Marco gli mostrerà la città.
È un po' delusa di non vederlo, ma ne approfitta per raccontare a sua sorella la magnifica novità. È un fiume in piena.
"Dove lo porto? Pizza o ristorante? Secondo te cosa può permettersi? Forse una cena è troppo ... Di che parleremmo tutta la sera? E se si annoiasse? Non è meglio un cinema? Ma se poi non capisse il film? Certo, se al cinema con me pensasse al film, sarebbe un po' fesso, eh ... E soprattutto, cosa indosso? Uffa, non ho nulla da mettermi!"
"Frena un secondo, e respira: ma non ti stavi frequentando con quel tuo collega? Bruno, mi pare si chiamasse"
"Sì, ma niente di serio, e comunque è storia vecchia. Mi annoiava. Dai, aiutami, anziché tenere l'agenda delle mie frequentazioni!".
Vittoria sospira. Ha rinunciato a porsi troppe domande sulle frequentazioni della sorella da tempo: è uno spirito libero.
"Per me, una pizza va benissimo: è il primo incontro, starei sul semplice. A tutti piace la pizza. E comunque, non starete a tavola per ore. Se vedi che la conversazione fatica a decollare, niente passeggiata dopo"
"Ok ... E cosa mi metto?"
"A me piace molto il vestito azzurro che ti ha regalato la zia Irene per il compleanno"
"Ma no: è troppo pesante, è primavera ormai; e poi, è troppo bon-ton, da ragazzina. Io voglio essere sensuale".
Vittoria alza gli occhi al cielo, al solo pensiero di cosa diranno il padre e il fratello quando la vedranno varcare la soglia di casa con Max, vestita 'sensuale'.
"Allora, quello rosso che hai messo quando sei andata a teatro con tua madre?"
"Non va bene, è troppo per una pizzeria ... Ecco, lo vedi? Non ho nulla da mettere! La nuvoletta di Fantozzi mi perseguita. Mi accompagni a fare shopping? Ti prego!"
"Non pensarci neanche, Angie; lo sai che tra poco avrò la sessione, e sto anche lavorando alla tesi, giorno e notte"
"Eddai, cosa ti costa per una sera? Lavo i piatti al tuo posto per una settimana; io inizio dopo gli esami. Affare fatto?''
"Se la metti così ... Va bene" sorride.
"Fantastico! E senti, andiamo anche a comprare la biancheria coordinata? Ho troppa voglia: è così sexy, non ti pare? Mai visto un uomo così; per fortuna, sono stata da Iole (l'estetista) mercoledì, altrimenti, con così poco preavviso, non mi avrebbe mai potuto trovare un appuntamento"
"ANGELICA SIBILLA! Ma ti pare il caso? A letto la prima sera ... È l'amico di Marco... Ti prego, per una volta in vita tua, non  cacciarti in un casino ! Ti scongiuro..." la supplica sconsolata quella sorella troppo responsabile, ma perfetta per la sua natura spericolata, presagendo già il peggio.
"Mamma mia, come sei bacchettona"
"Ha ragione Vitto" interviene Andre, prima che la sorella possa difendersi, entrando con un sacchetto di patatine: "Volete?...". Dopo averle offerte e aver ricevuto risposta solo da Angelica, che adora quelle al formaggio, prosegue: "Noi uomini, in genere, perdiamo interesse se la conquista è troppo semplice. Non gliela dare subito"
"Eccoci col primo luogo comune ... E poi, io non do proprio nulla: al massimo, mi prendo qualcosa da lui!" dichiarò Angie.
"Non stiamo a cercare il pelo nell'uovo" la frena Vitto - la prima ad essere puntigliosa, ma preferisce non addentrarsi in quel campo, perlomeno non davanti al fratello, benché le costi un certo sforzo non ridere -
"Non ti posso sentire quando vuoi fare la spregiudicata a tutti i costi. È tutta scena. Ti ho vista, ieri: come arrossivi quando lui ti parlava e guardava ... Eri tenera, normale, senza filtri. E fino ad un minuto fa, ti stavi ponendo un'infinità di problemi: tutto il contrario della femme fatale per cui vorresti assurdamente farti passare. Se questo ragazzo ti piace davvero, sii te stessa; conoscetevi bene, non saltargli addosso come se non fossi altro che un bel guscio vuoto. Fidati della tua sorellona"
"Come sei saggia, vecchietta mia" Angie la ringrazia ridendo, stampandole un bacio sulla guancia. "Tu, Andre, ci accompagni a fare shopping, domani?"
"Neanche morto! Piuttosto, lavo a mano quei rifiuti radiottivi che sono usciti dalla valigia di Marco. Mi dispiace deludervi, sorelle, ma non sono quel tipo di gay ... Piuttosto, anch'io avrei bisogno di un consiglio. Mi piace uno, molto... Vorrei avere una storia con lui, ma non so come approcciarlo"
"Sicuro sia gay, stavolta? Non vorrei si ripetesse il dramma di quando ti eri innamorato di uno conosciuto in palestra, 'sicuramente gli piaccio', e il mese dopo ti aveva invitato nientepopodimeno che al suo matrimonio perchè aveva messo incinta la sua tipa" puntualizza Angie, irriverente come al solito.
"Grazie per avermelo ricordato ..." replica il fratello, rivolgendole una smorfia scherzosa. "Sì, sono abbastanza sicuro. Fa il parrucchiere: l'ho visto quando sono andato a prendere la zia Ludo al salone, che in centro non c'è parcheggio. È molto bello"
'Come se il fatto stesso di essere un parrucchiere dovesse necessariamente condurre in quella direzione' pensò Vittoria l'idealista, senza però tradurre i pensieri in parole, per evitare di scoraggiare Andrea.
"Ma chi è, Christopher? Quello nuovo? Molto bello, sì, ed è anche bravissimo al lavoro ... Ascolta, facciamo così: io vado a farmi i capelli per uscire con Max; tu mi vieni a prendere e vediamo lui chi guarda. Se guarda te, allora i suoi gusti sono a tuo favore, e gli chiedi di uscire. Che ci vuole!"
"Sì, certo, e se non gli piaccio? Che figura!"
"Ma per favore! Primo: sei un Barbieri, non puoi non piacergli, È IMPOSSIBILE. Siamo irresistibili, è nel nostro DNA. E poi, se pure dovesse essere, chissene, non lo vedrai più ... Ti libererai pure della seccatura di dover andare a prendere mia madre dal parrucchiere ogni quindici giorni" sentenzia Angie, risoluta.
"Seppur non condivida lo stile, come al solito esaltato, con cui la nostra diva esprime i suoi concetti, sono pienamente d'accordo con lei: dai, buttati, che non hai niente da perdere" conferma Vittoria, schivando abilmente una cuscinata direttale da un'Angelica fintamente ferita.

~

Il trucco suggerito da Angelica aveva funzionato ... A metà: quando Andrea era andato a prendere la sorella, di mattina, in effetti fra lui e Chris c'era stato un gioco di sguardi, ma il minore dei fratelli Barbieri non se l'era sentita di invitarlo così, dal nulla. 'Fifone', l'aveva preso in giro Angie. A quel punto, per Andrea era diventata una questione di principio: "Fifone a me! Ma quando mai s'è sentito!" - probabilmente era l'orgoglio dei Barbieri a parlare, e Angie sapeva bene come stuzzicarlo - , dunque aveva chiamato il salone per fissare un appuntamento per quel pomeriggio stesso, chiedendo espressamente che fosse Chris a occuparsi del suo taglio.

Il salone di Claude è molto elegante: il tono della voce è sempre moderato; la luce soffusa per non compremettere il rilassamento dei clienti venuti a farsi coccolare; dalle casse si espande musica classica a basso volume. Mentre Andrea attende il suo turno sul comodissimo sofà, osservando lo sfarzo del lampadario, si augura di avere successo, visto che sta per spendere ben più di quanto valga la pena sborsare per un taglio; se lo sapesse sua madre, la donna meno incline a frivolezze che conosca, lo rimprovererebbe di certo.

Finalmente, Chris si è liberato e si avvicina. "Ciao, tu sei il fratello di Angelica: Andrea, giusto? Mi ricordo di te, dall'altro giorno"
Sì ricorda, è già qualcosa. "Esatto, sono io" conferma, cercando di non sorridere né troppo, né troppo poco, per non inquietarlo.
Al lavatesta, si gode il massaggio delle agili dita di Chris. "Hai proprio dei bei capelli: molto folti e sani. Complimenti" osserva il parrucchiere, mentre li sciacqua.
"Grazie. E dire che li taglio relativamente poco". Ha formulato la risposta in automatico e il tono è decisamente di sorpresa, ma spera vivamente che Chris non l'abbia preso per spaccone. Aiuto.
"Come mai hai chiesto proprio di me?" cambia argomento l'altro, con naturalezza, come se avesse intuito il suo disagio.
"Mi hanno detto che sei bravissimo" replica, deglutendo. Questa è neutra, dai.
"Angelica è troppo buona" si schermisce. "Vieni, ti faccio accomodare in postazione".

Mentre gli taglia i capelli, la conversazione prosegue: "Tua madre viene a trovarci spesso; la segue principalmente Claude, ma mi è capitato di lavarle i capelli o farle la piega. La tinta no; Claude non si fida" sbuffa, in un moto di disappunto: ha quasi 25 anni ed è un parrucchiere di esperienza.
"Ehm, non è mia madre ... Ma non sto qui a spiegarti, è complicato" si affretta a replicare Andrea, sprofondando già.
"Ah, in famiglia è sempre complicato ... Io vivo con mia madre e mia nonna; mio padre si è volatilizzato da tempo" rompe il ghiaccio Chris, sempre con scioltezza.
"Mi dispiace". Andrea non sa che dire; in quanto a genitori, ha sempre avuto l'imbarazzo della scelta, e un po' si pente del suo snobismo altalenante verso di loro.
"Cose che capitano. Comunque, la signora Barbieri mi ha parlato dei tuoi fratelli; in particolare, di un certo Marco, a cui si riferisce come Tancredi, in continuazione! Mi ha anche mostrato una sua foto ...".
Ah, perfetto. Non che si ritenga meno affascinante del fratello, ma fra le sue fattezze da modello e le lodi che ne avrà cantato la madre - cioè, zia Ludo - , a confronto sfigurebbe pure Alain Delon!
"Bello è bello, però sai, a me questi ragazzi troppo perfetti, da copertina, non piacciono; alto, biondo e fisicato ... È finto"
Ha detto ragazzi! Oh, meno male.
"Ovviamente senza offesa, ci mancherebbe; e ti prego di non riferirlo alla signora Ludovica, o smetterà di darmi la mancia, o peggio, mi farà licenziare"
"Tranquillo, non è così ingiusta; e se ascolti pazientemente i suoi sproloqui adoranti su mio fratello, la mancia te la meriti proprio. È appena tornato dall'Africa ... Preparati a sentirne a frotte! Non ha occhi che per lui"
"È un medico, giusto? E tu, di cosa ti occupi?"
"Lavoro nell'attività di mio padre. Sono un pasticciere e, in generale, mi occupo dei prodotti da forno. Mi piace moltissimo"
"Perfetto: io sono golosissimo di dolci"
"Allora dovrò ricordarmi di portartene qualcuno dei miei"
"Faresti di me la persona più felice del mondo. Abbiamo finito: ti piacciono?"
"Molto; almeno, sappiamo che uno di noi due è bravo nel suo lavoro". In realtà, li trova un po' corti, ma non lo direbbe mai.

Mentre paga il conto, Andrea realizza che è arrivato il momento di invitarlo, o sarà troppo tardi; ma non sa proprio come inserire l'argomento nella conversazione. Angelica e Marco avrebbero potuto essere più generosi e lasciargli un po' della spacconeria del papà, invece di accaparrarsela tutta. E ora, che fare?
"Insomma, pulce! Vuoi deciderti a rivelare ai tuoi poveri fratelli trepidanti come te lo sei conquistato, finite le tue assurde paranoie su quanto io e tua sorella siamo più sfacciati di te?" incalza Marco, spazientito ed eccitato al tempo stesso. Almeno, del fratellino deve preoccuparsi in misura minore, perciò gli resta tutto il divertimento del gossip, senza pressioni.
"Che vuoi che ti dica ... Alla fine, ho capito che non esisteva un modo originale o raffinato per chiederglielo - o perlomeno, io non lo conoscevo - , quindi gli ho semplicemente chiesto se gli andasse di uscire un giorno di questi, ma che avrei capito perfettamente se avesse voluto rifiutare perché non gli interessava o perché avevo malinterpretato i suoi gusti... Prima che potessi finire il mio preambolo, mi ha interrotto, replicando che non avevo frainteso in nessun senso, e ha proposto di uscire a prendere un drink, così all'uscita successiva saremmo andati in caffetteria, avrebbe assaggiato uno dei famosi dolci e anche lui avrebbe conosciuto il mio lavoro"
"Cioè, ti proponeva già una seconda uscita senza che ci fosse ancora stata la prima? Fratellino, ma tu sei un mito! Te l'avevo detto che il gene Barbieri vince sempre!" strilla Angelica, battendogli il cinque.
"Che dire, Andre, sono sconvolto: l'allievo supera il maestro! Che hai fatto a questo Christian?" commenta Marco, ridendo e regalandogli una pacca sulla spalla.

"Ottimo, sono fiera di te. Se non c'è altro..." aggiunge Vitto, asciutta, incamminandosi già verso la porta. È sempre stata razionale e pragmatica come la madre, perciò non vede il bisogno di indugiare in chiacchiere e pettegolezzi, dato che l'appuntamento deve ancora avere luogo.
Naturalmente, i fratelli con sangue Brancia di Montalto nelle vene non comprendono neanche lontanamente quest'attitudine spartana, men che meno in occasione della prima uscita seria del loro fratellino! Non si somigliano in tante cose, ma lo sguardo stralunato che viene indirizzato a Vitto da Marco e Angelica è eloquente, nonché praticamente identico: "Come dici?"
"Ma tutto bene? Oh, è una cosa seria!"
"Ragazzi, quando vorrà raccontarci come sarà andata, sarò in prima fila, ma ...".
Andrea si schiarisce la gola. "Veramente ... Siamo già usciti. Stasera stessa, dopo la chiusura del negozio. Ne avevamo voglia".
Stavolta, il coro di voci ed espressioni sbigottite vede l'aggiunta della sorella maggiore: "Cosa?!"; "Come?"; "Dove?".
Appena ottiene un minimo di tregua da quella raffica di domande pressanti, il fratello ha il tempo di rispondere che è andato tutto a gonfie vele e che, prima d'ora, non si era mai sentito tanto a proprio agio con un ragazzo come con Chris.

~

Sibilla sta cercando di convincersi del fatto che la mise scelta per la serata sia la migliore. Lei e Vitto sono rimaste per ore nei negozi il giorno prima e, alla fine, ha optato per uno spezzato: un maglioncino rosso smanicato e una gonna corta; dovendo scegliere, preferisce valorizzare le sue lunghe gambe, anche perché al piano di sopra c'è una certa carenza ... 'E vabbè, non si può essere perfette' , pensa fra sè.
Il rosso del top le illumina il viso, il taglio ne esalta il busto e le braccia; le calze, scelte con cura perché fantasia e consistenza garantissero un tocco sexy ma elegante, l'avvolgono come un guanto. Gli accessori sono in oro. Ai piedi, i tacchi: per fortuna, Maximilién è alto quanto Marco, altrimenti, con il suo metro e 78, ci avrebbe dovuto rinunciare; il cinturino a sottolineare la finezza della caviglia.
Perfetta. Quello che non la convince affatto sono i capelli: raccolti in alto come suggerisce sempre la mamma, perché "ti fa sembrare il collo più lungo, più regale", o sciolti? Opterebbe per questa seconda possibilità, anche per coprire le orecchie, tratto che odia, ma teme di apparire trasandata.

Non sa decidersi, è intenta a rimuginare davanti allo specchio quando Marcello passa, bussa alla porta della stanza della figlia e borbotta: "Bella di papà, mi sa che ti sei scordata di metterti la parte di sotto del vestito, perché non mi vorrai dire che quel francobollo da 5 lire è una gonna ..."
"Non iniziare, per favore! Ho pure le calze non si vede nulla. La moda è questa!"
"Ah, beh, se la moda è questa ... Alzo le mani. Mettiti un cardigan, che fa freddo".
Lei si sta mettendo il rossetto e alza gli occhi al cielo: "Non ci penso nemmeno; ho il cappotto, il cardigan mi rovina tutto"
"Ma perché? I twin set sono così carini; alla zia Roby stavano così bene, quando aveva la tua età se li metteva sempre"
'Sì, ai tempi delle invasioni barbariche, quando eravate giovani voi' pensa fra sé, ma risponde un con più diplomatico: "Perché è un qualcosa che va bene per il giorno, non per la sera!". Già rischia così, meglio non farlo arrabbiare. "Dai, devo uscire; Diana mi aspetta, te l'ho detto. Buonanotte"
"E tu ti sei fatta così bella per uscire con Diana Amato?".
La sua Angie è preparata a questo genere di domande fin da quando aveva 14 anni; ecco perché indossa l'espressione 'Angelica' più naturale che conosca e, sbattendo gli occhioni  da cerbiatta, gli risponde prontamente: "Perché, papi: non sono forse sempre bella, io?"
"Certo, principessa, assomigli a tuo padre ... Ma le bugie le dico meglio io; hai persino le ciglia finte! Comunque, faccio finta di crederci, che è meglio. Divertiti ... Mi voglio fidare, e soprattutto, non ho voglia di discutere con tua madre, che tanto dà sempre ragione a te ... Mi raccomando, bambina; e alle 23.00 a casa!"
"Facciamo le 2.00"
"Come le 2.00?! Mezzanotte e mezza al massimo! Intesi?"
"Sì papà, tranquillo". Tanto, sa che è mercoledì ... Il giorno in cui sua madre noleggia la videocassetta dei film francesi; suo padre si addormenterà di sasso dopo un minuto ... 'Caro papi, sono furba almeno quanto te' pensa, mentre, indossato il soprabito, si affretta ad uscire.

In corridoio, incrocia il fratello maggiore che cercava Vittoria per chiederle dei fogli A4 e ne approfitta per togliersi il dente, una volta assicuratasi che papà sia lontano.
"Marco, devo dirti una cosa" accenna il discorso, titubante ma risoluta a farlo.
"So già che in realtà stai uscendo con Max"
"Te l'ha detto?" chiede, un po' irritata.
"Mi ha chiesto il permesso".
Angie sbuffa. "Che antiquato. Meglio a te che a papà, mettiamola così"
"Sì, tranquilli, vi copro io: dirò che esco con Max, Diego e i suoi amici; ma ovviamente, in realtà faremo a meno di lui"
"Grazie ... Quindi, sei d'accordo?" domanda, speranzosa di avere almeno una parte di strada spianata.
"No, ma mi sforzo" risponde, sincero ma divertito. La sorella lo abbraccia, grata.
"Mi raccomando, eh. È un bravo ragazzo e mi ha dato l'impressione di tenere a te" la avverte Tancredi, giusto per par condicio.
"Marco! Cosa ti fa pensare che io voglia solo divertirmi?"
"Di chi sei sorella e come fai di cognome?"
"Sono sorella di Andre e Vitto, e tua ... E poi, Barbieri Brancia di Montalto"
"Ecco la risposta alla tua domanda. Vai, scema; tra poco ti raggiungerà".

Vittoria intercetta l'espressione sconsolata del fratello. "Sei proprio figlio di tuo padre" commenta, ridacchiando.
Marco mima un'espressione di pianto. "Ma qua che sta succedendo? Sto via per un anno e mezzo e si rivolta il mondo!"
"Che deve succedere, Marco? Ha quasi 21 anni, è giusto che esca con chi le pare"
"Mi raccomando, sorella, eh: almeno tu, mantieni la testa sulle spalle, che io ho già mal di testa a stare appresso alla nana" - alta 1.78 - . "Ce l'ha un difetto, il tuo uomo? Ah, già, come dimenticarlo ... È disoccu..."
"Shhh! Non dire quella parola, che a quelli là per poco non prendeva un infarto!"
"Immagino la faccia di zia Roby"
"Ma va; Tom è ingegnere... Almeno lui" sottolinea Vitto, tra il divertito e l'irritato.
"Giusto. E allora, chi ha fatto storie?".
Il silenzio assoluto e uno sguardo eloquente della sorella gli sono sufficienti.
"Papà? Ma se papà ..."
"Appunto. Quell'uomo è senza speranza".
"Cosa confabulate voi due di vostro padre?"
li interroga il diretto interessato, piccato.
"Ma niente; Vitto mi stava raccontando di come sei stato bravo a montare la libreria nuova anche senza di me. Ora, io e Max andiamo, che Diego e i suoi amici ci aspettano. Sei pronto? Perfetto. Ciao!"

~

Angelica torna finalmente a casa. Apre la porta, attenta a non far rumore: è terribilmente tardi, ma per fortuna, si tratta di uno dei giorni in cui suo padre è con sua madre nell'altro appartamento, perciò non dovrebbero essersi accorti che la sua assenza si sia protratta tanto a lungo.
Si toglie le scarpe, sia perché quei trampoli la stanno uccidendo, sia perché rischierebbe di svegliare tutta la casa. Zia Roby è più comprensiva, ma sulle sue sette ore di sonno a notte non transige.
Vittoria è ancora sveglia: sta studiando, dato che preferisce farlo fino a tardi piuttosto che alzarsi presto la mattina - almeno in questo, si somigliano - , ma in realtà, è restata in piedi soprattutto per aspettarla e, così, avere l'immediato e dettagliato resoconto della serata.
Ovviamente, anche Andrea le ha raggiunte: "Beh, signorina: ti pare questa l'ora di rincasare?" scherza, facendo un'imitazione perfetta del loro padre. "Spero tu abbia una buona ragione!" aggiunge, serissimo.
Poi, tornando sé stesso: "Raccontaci tutto e non omettere nulla, mi raccomando"
"Da quel sorrisetto, direi che è andata benissimo" commenta Vitto.
"Oh, sì, è stato ... Come posso spiegarlo... Magico". Angie si è stesa a stella sul letto, trasognata e stranamente laconica.
"Non farti pregare, dai! Siamo curiosi" bisbigliano i fratelli, quasi in coro.
"Allora, ci siamo incontrati al parco qui dietro. Era bellissimo: camicia bianca, jeans e un cappotto lungo, color cammello ... Très chic. Siccome ha sentito che odio i mezzi, ci aveva prenotato un taxi: che romantico!"
"Ed io e Tom che ci accontentiamo di passeggiare mano nella mano, pensa tu che scemi" commenta sarcastica Vittoria.
"Ma tu dimentichi che la nostra sorellina è contessa: che vuoi farci, noblesse oblige. Dico bene?" replica Andrea, sogghignando.
"Oh, finitela di prendermi in giro! Brutta cosa, l'invidia". Si è messa seduta e rivolge una linguaccia ai suoi fratelli.
"Che gesto poco nobiliare, contessina!" "Adesso non vi racconto più nulla! Nemmeno se mi pregate"
"Come vuoi". Andrea si volta per lasciare la stanza e Vitto torna sul libro; sanno che lei sta morendo dalla voglia di dirlo, e infatti:
"No, aspettate: va bene, vi perdono e vi racconto ... Poi, siamo andati a fare aperitivo ai navigli e a cena poco lontano. Avrebbe voluto regalarmi delle rose rosse, ma ho rifiutato: sarebbe stato difficile giustificarle a papà"
"Che principe azzurro" esclama Vitto, con le mani giunte, palesemente canzonatoria.
"Vero? Lo so! E niente, abbiamo parlato un sacco: mi ha raccontato dell'Africa; anche lui ha un tatuaggio sul cuore come Marco, se lo sono fatti insieme. È un elefante bianco: lo sciamano gli ha detto che è un simbolo molto positivo, indica saggezza e compostezza; si intravvedeva attraverso la camicia ... C'era un caldo torrido in quel locale: che ve lo dico a fare, mi son venuti certi pensieri... Vabbè, non divaghiamo..."
"Sarà meglio" commentano i fratelli, sempre in coro, pensando alla faccia che farebbe Marco se sapesse che Angie, 'la piccola', pensa al suo amico in quei termini.
"Mi ha detto della sua casa in Belgio, dei suoi genitori; pensate, si sono separati quando lui era piccolo ... Non il massimo, ma d'altronde, noi siamo gli ultimi a poter giudicare la famiglia altrui..."
"Non si giudica nessuno in ogni caso" sentenzia Andrea, a ragion veduta.
"Infatti. Abbiamo parlato anche di libri: gli piacciono i gialli, gusti un po' commerciali, ma pazienza. Poi adora la musica: pensate che è stato al Live Aid con suo padre, che vive a Londra. Ah, ciliegina sulla torta: odia il calcio! Signore, ti ringrazio: mi bastano i tre pazzi folgorati che ho in casa"
"Faccio finta di non aver sentito" sbuffa Andrea, leggermente offeso.
"Gli piace il tennis: vuole fare una partita; ma io non mi ricordo nulla, e anche da piccola ero impedita! Dovrò chiedere allo zio Cosimo di darmi qualche lezione"
"Si sì, tutto molto bello ... Ma veniamo alle cose importanti: vi siete baciati?" la incalza Vittoria, improvvisamente curiosa.
"Sì: siamo stati a lungo su una panchina, in Darsena ... È stato bello, ma ... Mi è parso trattenuto ... Non so, mi mette un po' d'ansia questo aspetto: finché parlavamo, tutto ok, si vedeva da come mi guardava che gli piacevo, ma mentre ci baciavamo ... Boh, non lo so, è come se mancasse qualcosa. E se a lui non fosse piaciuto? È più grande, ha girato il mondo, ha un sacco di esperienza in più ... "
"Ma sentila, la nostra 'femme fatale'. Dai, che ti prendo in giro. Secondo me, ha solo paura che, se allungasse troppo le mani, Marco gliele mozzerebbe di netto ... E addio carriera da cardiochirurgo" ipotizza Vitto, sorridendo intenerita.
"Anche secondo me ... Ti piace davvero questo tipo: è l'unico che riesca a farti dubitare di se stessa. E anche tu gli piaci, altrimenti non ti avrebbe baciata: non farti paranoie " commenta a sua volta Andrea.
"Già ... Lui è speciale. Ragazzi, ma se non lo assumessero al San Donato e dovesse partire, io come farei? Ha il colloquio domani a mezzogiorno ... Mi viene già da piangere".
I due si siedono accanto a lei e l'abbracciano. "Vedrai che tutto si sistemerà per il meglio: non fasciarti la testa prima di essertela rotta" si raccomanda Vittoria, sempre pragmatica.
 

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Capitolo 4
*** Benvenuti nel mondo degli adulti ***


"Madame, mi sono permesso di comprare un gatto per voi, per ringraziarvi dell'ospitalità; spero non sia un problemo" comunica Max, al termine del pranzo domenicale.
"Un gatto?" domanda Ludovica, preoccupata per l'asma di Marcello.
"Credo intenda un gâteau, una torta, un dessert" precisa Angelica.
"Oui oui, pardonnez moi, una torta"
"Oh! Grazie caro, ma non dovevi"
"Mi faceva piacere ... Sybille, mi aiuti?"
"Certo".
Giunti in cucina, lui la stringe forte a sé e le dà un bacio sulle labbra: "Tu es si belle"
"Sei pazzo? E se ci vedesse Marco? O ancora peggio, mio padre!" lo rimprovera lei, rossa in volto, scostandolo da sé.
"Non ho saputo resistere... Écoute, je suis désolé (ascolta, mi dispiace), ma non possiamo fare la nostra partita di tennis ... Martedì mattina torno in Belgio per ..."
"Per sempre? E me lo dici così? Che ne sarà di noi?!". Melodrammatica come i Barbieri, checché ne dica suo padre.
"Non mi hai fatto finire; per organiser le déménagement (organizzare il trasloco) ... Mi hanno preso! Inizio il mese prossimo!"
"Ahhhh!" le scappa un grido di gioia, decisamente sguaiato, mentre gli butta d'istinto le braccia al collo.
"Tutto bene? C'è uno scarafaggio?" domanda Andrea, andato a cambiarsi la camicia che si era sporcato con la salsa.
"Sì, va tutto bene; nessuno scarafaggio, mi era solo sembrato ma era un riflesso" si affretta a rispondere Angie, parlando ad alta voce, grata di quell'assist che il fratello le ha servito. "Ora arriviamo".
Appena il fratello se ne va, domanda eccitata: "Quando te l'hanno detto?''
"Ieri pomeriggio, ma tu non c'eri e poi sono sortito con Marco"
"Si dice uscito ... Sai già dove alloggerai?"
"Per il primo tempo, avrò un petit appartamento, dato dall'hôpital, poi je ne sais pas (non lo so) ... Magari mi aiuterai a cercare la maison ... Potrai prenderla dove e come piace a te. Spero ci vorrai trascorrere beaucoup des temps (molto tempo)" le sussurra all'orecchio.
"Ah sì? Non ti facevo tanto audace ..." replica lei, memore di quel primo bacio quasi casto. Nei giorni dopo la loro uscita erano stati sorvegliati speciali e lui era stato a lungo fuori casa per il colloquio e altre incombenze.
Lui non fa in tempo a rispondere, perché dalla sala da pranzo giunge un: "Allora, questo dolce?". È la voce di Marco ... Capiscono di star destando sospetti. "Arriviamo; stavo spolverando i piatti da dessert del servizio buono".
Mentre gustano il dolce, Max dà l'annuncio alla famiglia dell'amico, invitandoli tutti a pranzo quando si sarà sistemato in casa.
È un coro di congratulazioni.
Marcello e Ludovica si guardano: hanno notato la particolare gioia con cui la loro figlia ha accolto la notizia; lei poggia una mano su quella di lui. Ne parleranno in privato più tardi.

~

"Ma tu hai visto come si guardavano? Sotto il mio tetto, alla mia tavola! Lei a casa di questo qui non ci va, poco ma sicuro; e lui leva le tende il prima possibile" Marcello si rivolge a Ludovica, molto nervoso.
"Dai, a me è sembrato un ragazzo per bene: è molto educato, ha un buon lavoro..." gli risponde Ludovica, provando a calmarlo, a farlo ragionare. Sono nella loro camera da letto, dove si sono ritirati con la scusa di dover cambiare il piumone invernale con uno più leggero, primaverile.
"E lo credo bene! È un vecchio; ci mancherebbe soltanto che non avesse un buon impiego" la interrompe. Si porta le dita alle tempie e le scorre sulla fronte, corrugandola. "Non farmi pensare anche a quest'altra cosa, che pure Vittoria, con tutti gli uomini che ci sono! Ma io cosa ho fatto di male? Ah, ma io me ne vado in Australia, oppure ci mando loro". Si siede sul letto, esasperato.
"L'Australia non può essere la tua soluzione per tutto!" esclama Ludovica per sdrammatizzare i toni di Marcello, come sempre esagerati. Tuttavia, non sortisce l'effetto sperato: suo 'marito' è passato dalla rabbia alla nostalgia.
"La mia Angie ..." sospira. "Mi sembra ieri che la spingevo sull'altelena, e lei, spericolata, gridava di farla andare sempre più in alto ... È solo una bambina!"
"Vabbè, dai, non esagerare; non è più giovane di quanto lo fosse Roberta quando vi siete innamorati". È esasperata da questi toni paternalistici: non sopporta l'abitudine di Marcello di smettere totalmente di ragionare se si tratta delle figlie, dimenticandosi di com'era lui alla loro età, vedendole sempre bambine in fasce. Certo, è un po' ipocrita da parte sua, che pensa a Tancredi sempre come ad un ragazzino con i calzoncini corti, da coccolare ... Tanto che si ostina a chiamarlo con un vezzaggiativo ormai poco consono ad un uomo di quasi trent'anni, alto poco meno di due metri.
"Ma cosa vuol dire! Altri tempi; vuoi mettere noi con questi marmocchi? E poi, lei sapeva come comportarsi per tenere a bada i corteggiatori, desiderati e non!" puntualizza Marcello.
"Scusami?! Non ho capito se mi hai appena dato della poco di buono per come mi comportavo con i ragazzi, o solo della pessima madre per come ho educato nostra figlia!". Può fargli passare la gelosia paterna e l'iperprotettività, a tratti anche tenera: ma non il moralismo, ipocrita, ritrovato in vecchiaia!
"Eh? Ma che c'entri tu?" le risponde stupito. "Io pensavo a mia sorella! Povera: imbrogliata da uno come quello là, tutto buone maniere, baciamani, fascinoso, opere liriche ... E poi, sappiamo tutti com'è finita!" sospira.
Ludovica si siede nel letto accanto a lui, gli prende la mano. "Amore mio, questo trauma non ti passerà mai vero? Ma devi stare sereno. Angelica avrà il nome e i lineamenti di tua sorella, ma non è lei. È tutt'altro che ingenua, e poi non è sola, ci siamo noi". Gli sorride, accarezzandogli il viso. "Solo che suo padre deve capire che può proteggerla senza soffocarla! La conosci: è una che si stufa presto delle cose; magari, il mese prossimo non si ricorderà neppure chi sia questo ragazzo, ma se glielo impedisci, lo sposerà per capriccio!"
"Forse hai ragione tu ... Ho troppa paura che le facciano soffrire ...". Alza gli occhi, sia mai che scappi una lacrima, e per esserne certo, si affretta a fare una battuta: "Sono troppo vecchio per il letto della galera, insomma! La mia povera schiena!"
Lei ride, per farlo contento. "Ecco, appunto, fai da bravo!".
Ma c'è un'altra questione che ha bisogno di condividere con lui: "Io sono preoccupata per Marco, invece: da quando è tornato dall'Africa, non è più lui, lo vedo perso"
"Sì, l'ho notato anche io: oggi, a pranzo, non ha spiccicato parola, ha mangiato come un canarino ... Era nervoso" conferma Marcello.
"Eh, dillo a me se era nervoso; stamattina mi ha urlato contro per la crostata!" gli confida con un sospiro.
"Cos'ha fatto? Non si deve permettere di mancarti di rispetto; adesso gliene dico quattro". Fa per alzarsi, ma lei lo trattiene per il braccio.
"Bravo, complimenti! Nostro figlio è palesemente in crisi e tu lo vuoi rimproverare come se fosse un bimbo di 5 anni; proprio quello che gli serve!"
"Se si comporta come tale!"
"Ti prego ... Dobbiamo stargli vicino. Deve essere successo qualcosa; è sempre stato così pieno di energia ed entusiasmo!''. Ora sono i suoi occhi a velarsi di lacrime, la voce a farsi incerta.
"Quando erano piccoli, le cose erano più semplici" le sussurra lui, coccolandola per tirarla su di morale.
"Puoi giurarci, ma andrà tutto bene per loro, vero?"
"Certo, Principessa! Hai detto bene tu poco fa: ci siamo noi" conclude stringendola a sé.

~

Vittoria sta salendo nell'attico - comprato in comune per tutta la famiglia - per leggere un po' in tranquillità, ma nota Marco, che avrà avuto il suo stesso desiderio di solitudine: sguardo perso nel vuoto, ma il tratto sconvolgente è che fumi.
"Tutto bene, fratellone? Ti vedo assorto ... E quella sigaretta in mano, per un medico che per giunta ha sempre dichiarato che non avrebbe mai fumato, non mi pare buon segno ... Ti andrebbe di parlarne?"
"Niente, sto solo riflettendo, Vitto ... Diciamo che, se ne parlassi con Angie, mi direbbe che mi piango addosso per la mia continua ricerca di attenzioni e per non ammettere che mi sto sentendo in colpa di aver fatto troppo poco in merito"
"Ma io non sono Angie" replica l'altra sorella, sorridendo e sedendosi accanto a lui sul divano. "Allora? Ti dispiacerebbe essere un tantinello più specifico? Sei stato praticamente muto per tutto il pranzo con Max. Credevo che saresti stato contento per lui ... Sembrate così amici; non l'hai portato qui proprio per questo?"
"È esattamente questo il punto, Vitto: sono davvero contento per lui; ma fino ad oggi, io e Max eravamo nello stesso punto, ovvero due ragazzi appassionati di ciò che studiavano, ma che avevano anche e soprattutto voglia di divertirsi, e adesso lui ... Oddio, ci manca solo che chieda ad Angie di sposarlo! Mi fa sentire indietro ... Lui, del resto, è eccezionale: un giorno è arrivata questa ragazzina al centro medico, era messa malissimo ... Non so come abbia fatto, ma gli è bastata un'intuizione e l'ha salvata ... Ed io non sapevo cosa fare, ero bloccato. Mai vista una cosa così ... Sai cosa sono stato in grado di fare? Ho solo donato il sangue ... Sono gruppo 0, andava bene per tutti; lì è difficile avere sangue buono"
"E ti sembra poco? Senza, sicuramente sarebbe morta, nonostante la bravura di Max" lo interrompe la sorella, ma lui continua, senza darle corda: "Non sarò mai bravo come lui. Ho 28 anni: nostro padre, alla mia età, aveva la sua attività e una famiglia, ed io? Vivo ancora con loro, nella cameretta di quando ero ragazzino, con mia madre che mi prepara la colazione e mi fa il bucato. Stamattina le ho pure urlato contro perché mi stava porgendo una fetta di crostata all'albicocca invece che al cioccolato; devo anche scusarmi ....". Si interrompe, riprendendo fiato. Ha sputato il rospo tutto in una volta e ora non sa come affrontare ciò che ha appena riferito. Vittoria è perplessa: non l'ha mai visto insicuro un solo giorno in vita propria; ma il gene 'Marcello Barbieri' è inconfondibile e immutato, perciò aveva già intuito che, dietro l'aria di spacconeria, si nascondesse un animo insicuro in lui.
"Credevo che Max avesse scelto di venire in Italia principalmente per te; deve stimarti parecchio, per fare un gesto così drastico ... Anche tu devi averlo colpito molto, e non credo per i tuoi occhioni blu: a quello, ci ha pensato Angie". Gli stringe la mano e gli fa l'occhiolino, incoraggiante.
"L'hanno preso perché è più bravo di me ... Ecco la verità. Anche io avevo un colloquio, al Niguarda; non avevo voluto dirvi nulla per non alimentare le vostre aspettative, soprattutto dei miei genitori ... E ho fatto bene, dato che è andato di schifo. Mentre un mio coetaneo è stato assunto in un ospedale di altissimo livello, in un Paese che non è neppure il suo ... Non conosce neanche bene la lingua; dovranno tradurgli le cartelle, ma lo volevano a tal punto che non è importato a nessuno"
"Adesso non stare a guardare al fatto che sia straniero. E poi, non avevo capito che ci fossi rimasto così male; quante volte devo ripeterti che gli altri non fungono da metro di paragone per i tuoi successi e fallimenti? Tu sei Marco, unico al mondo, con il tuo percorso; hai 28 anni, non 50, e non sei in fin di vita; avrai altre occasioni"
"Ma io volevo QUESTA, Vitto. E ho lavorato sodo per avere quel posto. Inizio a pensare davvero di non essere abbastanza bravo per essere un chirurgo; che al massimo, potrei fare il medico di base e compilare ricette per la sciatica e l'asma tutto il giorno; che tutte quelle energie, quei soldi spesi, anche per l'esperienza in Africa, siano stati sprecati. Avrei dovuto fare come Andre ... Almeno, mi sarei goduto più la vita". Non lo pensa davvero, ma è stanco di sforzarsi tanto 'per niente'.
"Sì, certo, segui l'esempio di quel pigrone di tuo fratello!" sbuffa Vittoria, incredula. "Non voglio dire che a lavorare con papà batta la fiacca, ma sicuramente, non aveva alcuna voglia di studiare. Tu hai sempre avuto un talento innato per occuparti del prossimo, e fare il medico è sempre stato il tuo sogno ... E poi, scusami, anche se fosse? Il medico di base è di aiuto a tante persone, un punto di riferimento per tanti sofferenti spaventati e soli, che hanno solo bisogno di essere rassicurati da un volto amichevole. Rimettere tutto in discussione in momento di crisi è normale, ma non mi pare il caso di gettare la spugna alla prima porta in faccia. Ciò detto, in quanto tua sorella e consapevole delle tue capacità, sicuramente si possono aiutare gli altri in tanti modi che non sia questo"
"Ne sei sicura? Che io sia medico ormai lo sanno pure in Indonesia, stando a quanto mia madre se ne vanta; ne morirebbe, se facessi altro" commenta, con un sorriso amaro. Sa benissimo di avere ragione.
"Ma per favore! Non dire sciocchezze, Marco: se anche fossi più disoccupato di Tom e in panciolle dalla mattina alla sera, zia Ludo troverebbe il modo di idolatrarti e di convincere il mondo del fatto che tu sia l'essere più produttivo della terra. Lo sai che per lei sei perfetto: batti persino papà, il che è tutto dire...  Sembri quasi un figlio miracolato, nato dopo anni di tentativi infruttuosi; non vorrei dire, ma se chiedi a lei, è possibile che ti racconti che le è apparso un angelo, e probabilmente convicerebbe persino la Madonna in persona del fatto che (con tutto il rispetto, s'intende), il suo bambino sia più in gamba del suo, alias Gesù Cristo in carne e spirito".
A Marco scappa una risata, e se la concede tutta: in effetti, è vero ... Povera mamma, dovrebbe essere più gentile con lei; ma tutto quell'amore è sempre stato un po' soffocante, per quanto lo apprezzi.
"E papà?". Lui è sempre stato il suo esempio da seguire, dell'uomo che avrebbe voluto diventare; temeva di deludere lui, più di qualunque altra persona.
"A papà basta che, qualunque cosa tu faccia, venga svolta con impegno, e su questo fronte direi che non ha mai avuto di che preoccuparsi ... Sei il nostro fratellone, un po' una guida per tutti; persino per la nostra piccola principessa sdegnosa, checché ne dica Angie, a cui piace dipingerci tutti come scansafatiche da quando si è scontrata con Diritto Privato e che non ammetterebbe neppure sotto tortura di prendere esempio da te"
"Da me? Da te, semmai!"
"Fidati che, nel suo caso, vale il famoso principio per cui lei può criticarti e nessun altro: quando una sua collega d'università ha osato insinuare che, in Africa, corressi tra i leoni nella savana da mattina a sera, senza fare una mazza, per poco non le strappava tutti i capelli che aveva in capo"
"Ma seriamente?"
"Parola di una bugiarda incapace di esserlo. Non è a noi che devi dimostrare quanto vali, ma a te stesso. Anzi, te lo devi solo ricordare ... Prima o poi, ce la farai. Io lo so da ben 25 anni, testone" conclude, regalandogli un abbraccio rassicurante che solo l'amore di chi ti conosce da una vita e ti ama per come sei, può generare.

~

È trascorsa un'altra settimana. Quella mattina Max sarebbe tornato con le sue prime cose dal Belgio, per sistemarsi nell'alloggio che gli aveva fornito l'ospedale. Visto il trambusto generale, il pranzo per conoscere Tommaso è stato rimandato alla domenica successiva a quella prevista.
Ludovica è seduta sulla poltrona con il suo romanzo sulle gambe e, sentendo la figlia avviarsi verso la porta, le fa segno con la mano di avvicinarsi. È arrivato il momento di parlarle: "Angie, tesoro, puoi venire un attimo qui?". Si sfila gli occhiali da lettura e li poggia sul tavolino da caffè.
"Mamma, vado di fretta; Max mi aspetta, abbiamo un sacco di cose da sistemare". La ragazza ha capito l'aria che tira e vuole sottrarsi a quella predica.
"Proprio di questo volevo parlarti!"
"Mamma, per favore"
"No, no ascoltami!". È perentoria. Sibilla si siede anche lei, sulla poltrona accanto a quella della madre. "Tu sei grande, io lo so. Non sono mai stata una moralista, figurati; per me puoi fare quello che vuoi, anzi, mi pare di averti sempre incoraggiata. Se lui ti piace, non farti mettere limiti dai costrutti patriarcali che ci vorrebbero delle statue di sale senza desideri. Gli uomini non si sono mai posti problemi, in tal senso"
"Come sei sessantottina, mamma" risponde lei, lievemente canzonatoria; quando la madre parte con quei discorsi, non la finisce più.
''Eh, quelle del '68 hanno copiato me! Io, queste cose le dicevo e facevo più di 10 anni prima! Nel '68, ormai avevo appeso il cappello al chiodo da tempo: ero una madre di famiglia, per quanto di certo non convenzionale! Tu, però, queste conquiste non le devi mai dare per scontate, mi raccomando!". Non perde mai occasione per sottolineare quando lei sia sempre stata avanti, di mentalità aperta, e per ricordare a sua figlia di non smettere mai di lottare per le rivendicazioni femministe.
"Mamma, stai divagando; vieni al dunque, che mi aspetta, te l'ho detto!"
"Il punto è tuo padre! La paternità l'ha trasformato, io non ci posso fare nulla: non era così quando l'ho conosciuto. Oddio, è sempre stato iperprotettivo, abbastanza geloso e con queste manie di saper sempre lui cosa è meglio, ma da quando siete nate tu e Vittoria, ha perso proprio la testa, totalmente! Ma bisogna anche capirlo, amore mio, vista la sua storia, e cosa è capitato a tua zia Angela. Lui teme possa ripetersi, vorrebbe sempre porvi al riparo da ogni sofferenza. Per cui, MI RACCOMANDO! Non te lo devo dire io quello che devi fare. Stai attenta! Io ti ho difesa, l'ho convinto a darti fiducia: non farmene pentire, ti prego! Guarda che io, 'Marcello, avevi ragione tu' in 30 anni, non l'ho ancora mai dovuto dire; non vorrei dover cominciare proprio con una cosa così. Intese?" le domanda, alzando il sopraciglio.
Angelica rivolge alla madre uno sguardo fintamente innocente. "Ma mammina, lo aiuto solo per il trasloco, giuro!"
"Risparmia queste sceneggiate per chi ci crede. Ah, la scusa del trasloco! È vecchia come il mondo: anche tuo padre mi doveva solo aiutare impacchettare le mie cose, e poi, sai cos'è successo facendo gli scatoloni? Tuo fratello!"
"Oh Signore, ti prego, non scendere nei dettagli!" replica Angelica, tappandosi le orecchie.
"Per carità! Avere Marco è stata una vera benedizione, ma vorrei che a te capitasse più tardi; hai così tanti sogni da realizzare, prima di avere un bambino ...". Le prende la mano. "E magari, non con un ragazzo che conosci da mezzo secondo"
"Senti chi parla! Tu da quanto stavi con papà?". Ritira la mano, è sulla difensiva; teme che sua madre, in fondo, non sia felice di quella relazione.
"Io sono stata fortunata perchè tuo padre è l'uomo migliore del mondo, e poi, noi ci amavamo!"
"E Max, invece, cosa avrebbe di sbagliato? È perchè è di colore?" si è alzata e istericamente percorre la stanza.
"Ma tu sei diventata fuori di testa, figlia mia! Ma con chi pensi di parlare? Forse non ti ricordi chi è tua madre ... In questa casa, di simili discorsi non se sono mai fatti, e mai se faranno!". Quel modo di fare insinuazioni che ha sua figlia le fa sempre salire il sangue al cervello; non impara mai quando parlare e quando tacere.
"Scusa mamma, davvero. È che sono terrorizzata dalla cattiveria della gente ... Speriamo di non avere problemi ... In Italia, siamo ancora indietro sulla questione multiculturale" dice lei a testa bassa, risiedendosi. Ludovica le prende la mano, nuovamente. "Vedrai che andrà tutto bene! Per quanto riguarda me, Max mi sta molto simpatico, ha dei modi squisiti, e se è amico di Marco sicuramente sarà una brava persona ... Tuo padre supererà anche il fatto che non voglia sedersi a guardare la partita con lui, anche se gli ci vorrà un po', lo sai che ci tiene ...". Angelica sorride alla battuta della madre, che ha raggiunto il suo scopo. "Tuttavia, potrebbe essere pure il principe di Galles, a me importa che tu non ti comprometta l'esistenza ... Per favore, REGOLATI"
"Mamma, tranquilla, lo sai che prendo la pillola" risponde lei sfinita, sperando così di porre fine a quella conversazione davvero surreale.
"Sì, ma la prudenza non è mai troppa. Tieni," le porge una banconota "doppia protezione: comprali e portali sempre tu, così lui non ha scuse"
"Sì mamma, lo so, grazie dei soldi. Posso andare ora?"
"Sì, salutami Max. Ah ... Mia cara, la biancheria rossa è così volgare ... Capodanno è ancora lontano. Io sarei andata su un più classico nero o blu, starebbe meglio con la tua carnagione. E SOPRATTUTTO, avrei messo un maglioncino più coprente, se non avessi voluto farmi scoprire da mio padre. Vai a cambiarti o metti la giacca ... Ah, un'ultima cosa: non ti venga in mente di venire a fare le vostre cose in casa nostra! Se tuo padre vi scoprisse, sarebbe un finimondo!"
"Tranquilla, e la giacca ce l'ho già nello zaino. A stasera, torno dopo cena. Mi riaccompagna Max". Le da un bacio sulla guancia, omettendo volutamente che usaranno la moto, altrimenti perderebbe la sua alleata.

~

"Sei bellissima, amore".
Vittoria non può fare a meno di rivolgergli un sorriso alterato da una smorfia. Pensare che, una volta, era lei a dirglielo di continuo. "Papà, me lo ripeti tutti i giorni, anche quando sono struccata, in pigiama e con la faccia imbrattata di creme di Angie. Ormai non è più credibile, però apprezzo"
"Te lo dico tutti i giorni perché sei bella tutti i giorni, ma in particolare vestita così"
"Ah sì? Dovrei darti retta?"
"Sei mia figlia; questo significa che tu e i tuoi fratelli siete le quattro persone più belle su questo pianeta, a cui siamo secondi solo io e le vostre madri; perché l'intelligenza in una donna è fondamentale, ma se vuoi procreare, anche l'aspetto".
Vittoria inarca un sopracciglio.
"Tranquilla, in base a tua madre o a zia Ludo, mi adatto per l'estremo da calcare. Entrambe belle e intelligenti, comunque"
"Ah ecco, mi sembra saggio come metodo. Volevi dirmi qualcosa? Tra poco arriverà Tom, e ci tengo che vi faccia una bella impressione ... È speciale, papà, e so che se gli darai modo di farsi conoscere, lo penserai anche tu"
"Ah, sì? Come fai a esserne così sicura?"
"Perché ti conosco, e sei la persona più scevra di pregiudizi che esista al mondo"
"Si vede che non mi conosci bene ... Sono stato frenato anche io dai preconcetti, un tempo". Ma è lusingato dal fatto che la figlia lo veda sotto quest'ottica.
"Invece, so bene la storia; non stiamo a rivangare la genealogia Barbieri-Brancia. Il punto è che, da quando sei nostro padre, sei cambiato. Devi solo rassegnarti al fatto che non sia più una piccola duenne da difendere dell'universo mondo; in questo modo, potrai apprezzare Tom come merita"
"In realtà, volevo parlarti proprio di questo" le sorride, sedendosi sul letto e facendole cenno di raggiungerlo. "Tua madre mi ha fatto notare quanto sia stato ostile verso di lui; anzi, verso l'idea di lui, dato che lo conosceremo oggi. Quindi, volevo scusarmi, e prometterti che proverò - se non altro - a non farmi condizionare dal mio istinto protettivo; per quanto non sia un mistero per nessuno che mi preoccupi per tutti voi, in particolare per te ed Angie, anche se vi sembra antiquato e sciocco ..."
"Forse perché un po' lo è" osserva la figlia maggiore, dandogli delle leggere pacche sulla spalla a mo di presa in giro.
Marcello sospira; finge di non aver sentito. "D'altronde, tua sorella mi ha abituato presto a portare a casa qualche fidanzatino, per quanto senza particolare importanza, come quel Bruno, mi pare ... Mentre tu sei sempre stata molto più riservata, anche se credo che non ci sia stata una grande schiera di ragazzi ... Perché non c'è stata, vero?" la interroga, terrorizzato al solo pensiero.
"No, papà, stai tranquillo. C'è qualche frequentazione di cui non sei a conoscenza, e quei pochi ragazzi con cui sono stata per più di qualche mese, li conosci. Stai dicendo che sono stata noiosa?". I figli sono tutti unici e non dovrebbero mai essere paragonati tra loro; infatti, Vitto ci si paragona da sé, sempre.
"Tutto il contrario, piccola. Amo tutti voi in ugual modo, ma avere almeno una figlia più semplice da gestire è stata una vera benedizione. Sai, se guardo i tuoi fratelli in faccia, capisco immediatamente se mi stanno mentendo, ma faccio finta di crederci ... E succede abbastanza spesso, specie prima del coming-out di Andrea, nel suo caso. Ma tu ... Per quanto tu sia molto più trasparente rispetto a loro, per quanto sicuramente anche tu avrai omesso delle cose, com'è giusto che sia ... Insomma, ho sempre la sensazione che tu dica la verità, o se non altro, la maggior parte della verità"
"Grazie, papà. La vostra fiducia, per me, è sempre stata fondamentale. Non siete mai stati dei genitori bacchettoni; severi, sì, il giusto ... Sapevo che, se fossi stata così sciocca da mettermi nei guai alle vostre spalle, avrei solo avuto da rimetterci"
"Perché sei nata adulta, come tua madre. Temo, però, che ti abbiamo messo troppa responsabilità addosso; anche il discorso che ti ho appena fatto, ne è la prova. Vitto, non devi pensare che, con questa presentazione di Tommaso, lui debba necessariamente entrare in definitiva a far parte della famiglia. Per quanto mi riguarda, ho sempre sperato che vi sposaste tutti dopo i trent'anni, per avervi con me il più possibile, per quanto sia egoistico ... Insomma, indipendentemente da quel che penso e spero io, non devi sentire l'ulteriore peso di star presentando il fidanzato definitivo; non lo dico perché temo che non mi piaccia, ma perché quei genitori che diventano suoceri affezionati al punto da risentirsi per il cambiamento di genero - o nuora - li trovo insopportabili"
"Ma davvero? Non ti piacerebbe che ci presentassimo uno ad uno con la persona che abbiamo scelto definitivamente, per risparmiarti la fatica di rimettere in campo le tue doti diplomatiche e nascondere la gelosia, specie verso me ed Angie?" cerca di sdrammatizzare Vitto; la sua tecnica più affinata, quando una situazione la imbarazza o la tocca profondamente, come in questo caso. Non si sarebbe mai aspettata di sentirsi fare questo discorso.
"Naturalmente. Anzi, parlo per esperienza personale. Ai tuoi nonni, Livia e Guglielmo, Federico Cattaneo piaceva molto ... Ma non hanno fatto tutte queste storie quando tua madre ha scelto me per la vita; e dire che Roberta era così dispiaciuta all'idea di deluderli ... Erano altri tempi, ma tutto questo discorso confuso non vuole arrivare a dire altro che: sono orgoglioso di te, mi fido della tua capacità di scegliere chi avere intorno, e mi dispiace se ti abbiamo spesso caricata di pesi inutili".
A Vittoria viene quasi da piangere; nel giro di qualche minuto, il padre l'ha liberata di una zavorra che per la maggior parte del tempo porta con naturalezza, ma che a volte pesa più di un macigno. Sia lei che gli altri sono tutti responsabili e beneducati, ma tra il latin lover impenitente, la piccola ribelle che punta a uomini di quasi 10 anni più grandi e che non si farebbe mai e poi mai mettere i piedi in testa da qualcuno, e beh, un fratello omosessuale negli anni '90 che sente inevitabilmente di dover proteggere dall'esterno, a volte teme di aggiungersi al carico emotivo dei genitori anche solo se chiede un paio di scarpe. Non le è mai mancato nulla, né a livello materiale, né affettivo ... Ma in questo periodo si sente confusa, tra Tom e le scelte per il futuro, e la conferma di poter contare sull'appoggio incondizionato dei suoi è qualcosa che sperava davvero tanto di sentirsi dire. Abbraccia suo padre.
"Grazie davvero, papi. La mia paura più grande è solo quella di potervi deludere, prima o poi. Mi riempi di complimenti ogni giorno, ma ti ho mai detto che sei il papà più incredibile che esista? Le mie amiche mi invidiano un sacco, ma tu sei tutto mio".
Solo lui sa quanto essere il figlio apparentemente più forte in realtà costi fatica, almeno quanto il nascondere la necessità intrinseca di attenzioni e cure. E solo lui sa quanto, benché la sua adorata primogenita sia distantissima da lui in vari tratti del carattere, il bisogno spasmodico di conferme l'abbia ereditato proprio da suo padre: dopo 30 anni, non si è ancora del tutto abituato a sentirsi chiamare 'papà' da quei quattro raggi di sole, figurarsi a ricevere complimenti per essere un bravo genitore, quando nel 90% dei casi teme di non azzeccarci mai.
"Tu continua a dirmelo all'infinito. Sono fiero di essere tuo padre. Ti voglio bene".

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