I Racconti della Foresta

di Dean99_Sam02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La promessa ***
Capitolo 2: *** Fredde sensazioni ***



Capitolo 1
*** La promessa ***


La promessa


L’aria dell’alba era piuttosto fredda quel mattino, e Magnus già vedeva dove l’erba l’alta si piegava al vento del nord.
Lui dal canto suo stava seduto ed osservava il sole rosa che cercava di farsi strada nell’intensa coltre di nuvole.
Quella era casa sua, o meglio, era stata casa sua, ora era solo terra dura, nidi di bipedi, sentieri del tuono, eppure a Magnus ancora gli impulsi di tornare, là, dove era stata tutta la sua vita venivano ed erano prepotenti, non lasciavano scampo a recriminazione alcuna.
 
“Sire…”
Una voce profonda interruppe il grosso gatto dalle striature grigio marroni, il pelo lungo veniva mosso dal vento, e la neve vi si infilava facendolo rabbrividire.
“Vi stiamo aspettando, sarebbe meglio non perdere tempo, il cielo sembra irrequieto.” Il gatto nero manifestava la sua preoccupazione guardando prima il cielo, poi il suo re, e ciononostante manteneva il tono profondo e sicuro della sua voce.
Magnus si voltò e guardò intensamente l’altro gatto, “fai muovere il branco, Fenrir, io arrivo subito.”
Questi chinò il capo e si allontanò, si voltò solo un’istante per controllare ed accertarsi che il suo re stesse bene; non l’aveva mai visto così malinconico, ma del resto lo erano tutti in quel momento.
 
Magnus rivolse un ultimo sguardo alla sua terra, la terra in cui era nato, in cui aveva vissuto, la terra che lo aveva visto venire alla vita, cacciare la sua prima preda, diventare guerriero fino poi al raggiungimento del potere, era nato per quello, era sempre stato il suo destino: lui era il re.
 
Ed in quei momenti difficili era a lui che il branco si affidava, contavano su di lui, lui doveva essere forte per tutti loro, come poteva? A stento riusciva ad esserlo per se stesso.
Tutti hanno paura Magnus, perfino i re, se il re affronta la sua paura con coraggio, determinazione e sacrificio, vince la sua sfida, ma se lascia che la paura prenda il sopravvento è finita.
Un guerriero può fallire, se non cattura la preda può sempre riprovarci.
Un re non può fallire…
 
Il re si allontanò, con le parole del padre che riecheggiavano in testa, come per rammentargli a cosa andava incontro: la sfida più dura, di tutta la sua vita.
 
 
 
 
“Schiva questa se sei capace!” Il piccolo gattino balzò all’attacco del compagno del nido che agilmente si spostò di lato e contrattaccò spingendo l’altro di lato.
Lupetto rotolò tra la terra e corse nuovamente verso Lince, che di nuovo con un colpo di spalla lo fece cadere.
“Allora, ne hai abbastanza o devo continuare?”
“Tu bari!”
“Non è vero!”
“Sì che è vero!”
 
“Cercate di non farvi male voi due.” Li rimproverò GineproNero che era l’unica regina, insieme a PelodiSalice, rimasta a sorvegliare il nido, c’erano parecchi cuccioli e più volte StelladiFuoco si era chiesto se bastassero due regine, ma ad onore del vero i piccoli se ne stavano tranquilli, ovviamente esclusi Lince e Lupetto, come loro solito: giocavano alla lotta.
 
“Io ora sono StelladiFuoco!”
“No, stavolta tocca a me fare il leader!”
“Tu l’hai fatto l’ultima volta!”
“Faccio io StelladiFuoco.” Il piccolo Corallo si avvicinò ai due, baldanzoso, e ci rimase piuttosto male quando vide che nessuno dei due lo ascoltava e continuavano a questionare tra loro su chi dovesse fare il leader.
Fu necessario l’intervento di PelodiSalice, che convinse i due egoisti a far giocare anche Corallo, il quale però non fece la parte del leader bensì del nemico.
Terracotta allora prese le difese del fratello, almeno ora le squadre erano equilibrate.
Alla fine della lotta non si capì bene chi fosse il vincitore, quello che era certo era che tutti e quattro si erano divertiti, forse Lince un po’ meno.
Lui doveva vincere, sempre! Era imperioso, non esisteva che lasciava un combattimento senza vincerlo, ma la lotta era dovuta terminare perché secondo GineproNero, ci stavano andando troppo pesante.
Il Clan della Stella, sapeva quanto il figlio di Fiored’Estate e PelodiFelce, era stato desideroso di seguire loro e tutto il suo clan, in battaglia, per scacciare gli invasori del Clan del Sangue.
 
 
 
“Puoi nascondermi, e farmi saltare fuori quando saremo arrivati.” Aveva proposto lui ad un TempestaBianca che rideva sommessamente e scuoteva la testa.
“Lince, sei troppo piccolo per le battaglie, e credimi, se anche ti portassi a Quattralberi, la voglia di combattere ti passerebbe subito dopo aver visto come funziona una vera battaglia.”
Il cucciolo allora aveva abbassato la testa, sconsolato.
“Credimi, quando ero piccolo come te non vedevo l’ora di diventare un guerriero e partecipare a qualche battaglia, ma ti assicuro che non c’è nulla di glorioso ed eroico nel combattere, è solo dolore e morte, ancora non puoi capirmi ma un giorno lo farai, non è glorioso, non è eroico, si tratta solo di proteggere il tuo clan, il tuo codice, la tua vita.”
 
Il guerriero aveva dato un amichevole colpo di coda sulla testa di Lince, che allora si era elettrizzato nuovamente.
“Quando sarò grande, mi insegnerai tu vero?” Aveva chiesto pimpante, al gatto bianco che non smetteva mai di sorprendersi di quanto fosse energico quel gattino.
“Non lo so Lince, è il leader che sceglie queste cose.” TempestaBianca non voleva illudere il piccolo con false promesse.
“Ma dovrà farlo, per forza! Io e te siamo una squadra!”
“Cercare di coprire te e Lupetto, quando fate qualche bravata non vuol dire essere una squadra.” Cercò di giustificarsi il vice, mantenendo comunque il tono scherzoso.
“Vedi, è per questo che sarò il tuo apprendista, mi insegnerai tutto, saremo i migliori del clan, anzi di tutta la foresta!”
TempestaBianca rise, accompagnando le parole del cucciolo, poi, quando StelladiFuoco chiamò l’adunata, spostò lo sguardo sull’entrata del campo e si incamminò.
“Aspetta TempestaBianca!” La sottile voce di Lince, voce voltare una volta ancora il guerriero.
Il cucciolo lo raggiunse con la solita andatura ondeggiante che non può fare a meno di strappare un sorriso.
“Mi prometti che torni?”
Il guerriero bianco attese, rimase fermo ad osservare il cucciolo, StelladiFuoco se n’era accorto ma aveva deciso di lasciare a quei due un po’ di tempo.
Il vice si guardò attorno, guardò di nuovo il gattino, e diverse immagini gli solcarono la mente, immagini di un piccolo gatto bianco che aspetta una madre che non tornerà, un gattino con gli occhi intrisi di speranza che troppo presto ha fatto i conti con la morte e ancora non ne comprende del tutto il segreto, un gatto cresciuto nel dolore della perdita, che ebbe la sua prima ferita prima di combattere, una ferita che il tempo non ha mai potuto guarire.
Niente vuote promesse TempestaBianca.
Il vice si chinò sul cucciolo e gli toccò la testa con il muso, poi gli diede una rapida leccata.
“Io sarò sempre con te Lince.”
 
 
 
Ora il piccolo guardava la radura, vuota, e si chiedeva come stesse andando la battaglia, presto si sarebbe levata l’alba e Lince fu colto da un colpo di sonno, così tornò nel nido.
 
Rumore! Lince alzò le orecchie, che sembravano più alte per via di quei ciuffetti sulle estremità, aprì gli occhi.
Il nido era vuoto, erano tutti fuori, il clan era tornato?
Il cucciolo si alzò, uscì fuori e subito sua madre si precipitò verso di lui e iniziò a leccarlo, lui ricambiò, ma indietreggiò quando leccò qualcosa di caldo e dal sapore acre sul manto della madre, sangue…
MantodiLava raggiunse Fiored’Estate e la accompagnò insieme agli altri feriti.
“TempestaBianca!” Lince si mise a camminare tra i guerrieri, che tenevano il capo chino, erano stanchi, provati dalla lotta, il piccolo faceva fatica a procedere, i gatti più grandi di lui gli coprivano la visuale.
“TempestaBianca!” Quella vocina si faceva strada tra i gatti, che man mano si accorgevano di chi chiamava quel nome, assumevano un aria triste e quasi di compassione, rivolta al piccolo gatto.
Lince iniziò a preoccuparsi, sentì una fitta allo stomaco, continuava a girare tra le zampe dei combattenti ma non vedeva lui… “TempestaBianca!” Chiamò ancora più forte, nessuna risposta…
Il respiro del piccolo si fece affannoso, girava come un’ape sull’alveare, sentiva il cuore battere più forte… Dov’era? Dov’era? Forse era rimasto a Quattralberi, stava aiutando i feriti, o forse stava inseguendo il nemico.
 
Ad un tratto, Lince vide alcuni guerrieri trascinare dei corpi…
Si avvicinò, CodaLunga e MantodiPolvere stavano trascinando un corpo e lo stavano sistemando accanto ad un altro…
Quella visione così strana incuriosì il gattino, che si avvicinò con un terrificante sospetto che stava man mano, prendendo sempre più piede.
Lince si avvicinò ma un gatto gli si pose davanti: PelodiFelce.
Il guerriero guardò negli occhi il figlio, e vi lesse una profonda e radicata paura, l’entusiasmo che l’aveva sempre caratterizzato era scomparso, lasciando spazio alla fragilità di un cucciolo, che sta cercando il suo amico…
“Dov’è TempestaBianca?”
PelodiFelce si prese qualche istante per rispondere, dopo aver ricevuto occhiate di comprensione da parte degli altri guerrieri, che certo, non avrebbero voluto essere al suo posto in quel momento.
 
Il guerriero si abbassò, per guardare meglio il suo cucciolo.
 
“Lince, ascoltami: abbiamo combattuto una battaglia, e in battaglia succedono queste cose…”
Il cucciolo iniziava a dare segni di aver compreso, quanto non avrebbe voluto comprendere, quanto avrebbe voluto essere stupido come un topo, in quel momento.
“Dov’è? Dov’è lui?”
“È morto, Lince, è morto e non possiamo fare niente…”
“No!”
Il cucciolo se ne andò, voleva avvicinarsi al corpo, CodaLunga e MantodiPolvere cercarono di allontanarlo ma lui insisteva: “Toglietevi! Voglio vederlo!”
Ad un cenno di StelladiFuoco i due guerrieri si spostarono.
Lince vide il suo amico… Quello non era lui… Il suo sangue lo ricopriva completamente, innumerevoli ferite gli solcavano il corpo, gli occhi vuoti erano ormai solo un riflesso degli alberi e del cielo.
L’altro cadavere era quello di BaccaRossa, la madre di Miele e Sole, loro le erano vicini ed erano disperati quanto il loro compagno di nido.
Lince sentì una rabbia incontenibile crescergli dentro, si allontanò dal corpo e scappò fuori dal campo, “Lince!” Sentì il grido, anche se non riconobbe la voce, ne aveva mille di voci in testa che gridavano, che graffiavano…
 
Il piccolo corse per tanto tempo, non seppe nemmeno lui quanto…
Sentiva una tristezza dilaniante, divorarlo dall’interno, una rabbia incontenibile! La testa gli doleva e ogni pelo del suo corpo era dritto ed in tensione, cominciò a chiedersi cosa stesse succedendo al campo, se qualcuno lo stesse inseguendo. Non voleva che lo trovassero, non sapeva dove andare, non sapeva nulla… A tratti negava a se stesso quello che aveva visto, no… Non poteva essere vero, e invece era vero, e lo aveva visto.
 
Sfogarsi… Doveva sfogarsi, voleva troppo graffiare, mordere, far sgorgare sangue, come quello che ricopriva TempestaBianca.
Vide un topo muoversi tra il folto della vegetazione… Il piccolo si acquattò, ricordò i consigli di TempestaBianca, balzò all’attacco ma il topo fu più svelto e Lince si ritrovò con solo un pugno di terra, rabbioso gridò e iniziò a graffiare il terreno.
 
Quattralberi! Forse quello che lo aveva ucciso era ancora lì! Dov’era però Quattralberi? Lince non lo sapeva e ancora non era bravo a seguire le tracce d’odore.
Sentì un rumore… Uccelli! Su un albero. Sono bravo ad arrampicarmi! Si disse il piccolo, prima di balzare sul tronco e di salire con notevole agilità, ora li prendo! Ora li prendo!
Si avvicinò al ramo dove stavano i due uccellini e si preparò a colpire, loro tuttavia se ne accorsero, e scapparono.
Lince soffiò di rabbia, poi guardò giù, non si era reso conto di quanto fosse salito in alto, e ora non sapeva come fare a scendere…
 
 
 
“È passato di qua.” Asserì PelodiFelce fiutando il terreno, “non deve aver fatto molta strada, è solo un cucciolo dopotutto.” Aggiunse CodadiSambuco.
 
Poco dopo i due guerrieri udirono un lamento, un sottile miagolio provenire… Dall’alto?
Raggiunsero un albero, e sentirono la traccia odorosa di Lince sopra il tronco di esso, guardarono in alto e lo videro, aggrappato al ramo tremante di paura.
“Vado io.” PelodiFelce iniziò la scalata.
 
 
 
I due guerrieri rientrarono nel capo, con il cucciolo dietro di loro, a testa bassa.
StelladiFuoco si avvicinò, appariva minaccioso, Lince se ne accorse e per un attimo, gli fece paura.
“Grazie ragazzi. Andate pure a riposarvi, io devo parlare con Lince.”
Quest’ultimo si sentì colpevole, si fece piccolo, piccolo abbassandosi ulteriormente.
Sentiva gli occhi severi del leader su di lui, e solo in quel momento si rese conto di aver sbagliato a scappare in quel modo.
“Sai spiegarmi quanto è successo!?” Introdusse StelladiFuoco con tono ruvido e deciso.
Il cucciolo non rispose, abbassò lo sguardo.
“Te ne sei andato che era da poco sorto il sole, adesso invece sta per tramontare.”
Di nuovo, Lince non rispose, non trovava le parole, come se ci potessero essere parole per un momento come quello.
“Vuoi fare di testa tua? Vuoi andar via? Benissimo vattene, non ti obbligo io a rimanere dove non vuoi stare.”
Lince avrebbe voluto replicare ma dentro di se sentiva che il leader aveva ragione. Quanto odiava perdere un confronto!
 
“Ti sei messo in pericolo, hai fatto preoccupare tutto il clan, se vuoi diventare uno di noi, devi capire cosa significa vivere nel clan… Qui non c’è posto per gli individualisti.”
“Ti faccio questi discorsi perché so che sei un cucciolo intelligente e capisci, e solo deluso… Mi aspetto di più da te.”
“Ma StelladiFuoco…”
“Ascolta Lince…” Il leader si abbassò, guardò negli occhi il cucciolo, i profondi occhi verdi del leader si unirono con quelli grigioverde di Lince, stabilendo un contatto di emozioni.
 
“Ho visto morire TempestaBianca…”
Quelle parole risvegliarono il dolore nel cuore del piccolo, non che quel dolore si fosse assopito, solo, era stato temporaneamente sostituito da altre emozioni.
“Lui ha combattuto come un vero guerriero, ha vissuto come un vero guerriero fino alla fine, lui avrebbe voluto che lo fossi anche tu… Quindi non buttare via tutto… Lo so che fa male, nella mia vita ho affrontato diversi lutti, ma… Lui non ti lascerà mai sul serio, lo potrai sempre ritrovare…” Il leader leccò la testa di Lince, poi si alzò.
“Il Clan della Stella ha grandi progetti per te Lince, e ora…” Indicò il defunto vice, con la coda. “Lui è con loro, e stavolta non ti lascerà più.”
 
Il piccolo guardò StelladiFuoco allontanarsi, e migliaia di dubbi, paure ed ansie assalirono la sua mente, ora si sentiva colpevole, ma sapeva che il leader aveva fiducia in lui, il clan aveva fiducia in lui, era tantissimo peso di cui farsi carico e ora non c’era neanche il suo amico, per aiutarlo a portarlo. Non sei solo, Lince… Il piccolo si guardò attorno, come per vedere chi avesse parlato, nessuno… O forse qualcuno aveva parlato… Forse Lince, non era solo…
 
 
 
 
“ZampadiLupo! ZampadiLince! ZampadiLupo! ZampadiLince!” Le grida del clan riempirono d’orgoglio i due gatti, che gonfiarono il petto, fieri come non mai.
Si avvicinava la stagione degli alberi nudi e il pelo di ZampadiLince si era fatto molto più lungo, il che contribuiva a rendergli il petto ancora più ampio.
 
Il gatto guardò prima Fiored’Estate e poi PelodiFelce, leggeva orgoglio nei loro occhi e questo lo emozionava ancora di più, il cuore gli batteva forte, se non muoio ora, non muoio più, talmente sentiva il cuore, e il suo spirito, stretti in quel piccolo corpo.
StelladiFuoco posò il suo sguardo sul clan, come se stesse cercando qualcuno, poi individuò il suo obiettivo.
“CuorediPantera, hai servito con onore il tuo clan e sei una guerriera esperta ormai, da oggi ZampadiLupo sarà il tuo apprendista, addestralo bene come tu sei stata addestrata.”
La gatta chinò il capo, si avvicinò al suo nuovo apprendista e gli toccò la testa con il naso. “Alla fine ce l’avete fatta anche voi due.” Disse ironica, dato che loro erano stati gli ultimi della loro generazione ad essere nominati apprendisti.
 
“ArtigliodiMora, sei ancora giovane ma hai saputo dimostrare doti ammirevoli, per questo ti affido ZampadiLince, so che lo addestrerai bene.” Il soriano si avvicinò e rese il suo omaggio al nuovo apprendista, che non seppe bene come reagire a quella novità.
In realtà la sua mente ora non era completamente lì, pensava a quel giorno di molte lune prima, pensava al guerriero che avrebbe tanto desiderato come mentore, ma ArtigliodiMora era un grande guerriero, e il giovane apprendista era onorato di poter apprendere da lui.
“Come da tradizione ZampadiLupo e ZampadiLince veglieranno sul campo questa sera.” Detto questo, StelladiFuoco si ritirò nella sua tana e lasciò i due nuovi apprendisti a prendersi i complimenti del clan.
“TempestaBianca sarebbe fiero di te.” Disse Fiored’Estate accogliendo il figlio, orgogliosa di lui.
“Ben fatto” si complimentò PelodiFelce.
 
ZampadiLince, tuttavia, sentiva d’entro di sé non meritare del tutto quelle ovazioni, del resto non aveva ancora fatto niente, e quindi non gli sembrava del tutto che quelle congratulazioni gli fossero dovute, anzi non gli sembrava affatto.
“Cominciavo a pensare che non sareste rimasti cuccioli per sempre.” Disse ZampadiTerracotta in tono scherzoso, dando un colpetto con la coda, sul muso di ZampadiLupo.
“Be, nella testa rimarranno sempre cuccioli.” Affermò ZampadiLepre raggiungendo il fratello.
 
“Ci staremo tutti nella tana degli apprendisti?” Chiese ZampadiLince, che non era ironico, veramente se lo stava chiedendo, erano davvero tanti, di quella generazione.
“Be, tutt’al più buttiamo fuori ZampadiCorallo.” Propose ZampadiLupo ridendo, ZampadiTerracotta scosse la testa ma si lasciò sfuggire un sorriso.
“Mangiamo qualcosa prima di iniziare la guardia.” Propose ZampadiLupo, il suo compagno di veglia accettò mentre la sorella di ZampadiCorallo scelse di non venire, preferiva riposarsi, non aveva molta fame, e ZampadiLepre la seguì.
Sicché si ritrovarono solo i due nuovi apprendisti, che si divisero un grosso topo.
ZampadiLince si guardava attorno e seguiva con gli occhi i movimenti di tutti quelli che passavano, così, per rilassarsi.
Non si gustava a fondo la cena, era agitato per la veglia, e per ciò che sarebbe venuto dopo, l’addestramento, era anche indispettito da questo, fosse stato per lui sarebbe direttamente passato a guerriero, ma sapeva che ciò non era possibile, non gli andava di aspettare, non era mai stato paziente, la pazienza tuttavia si può insegnare.
“Ci conviene prepararci ad un incursione, meglio restare svegli.” Affermò ZampadiCorallo, all’indirizzo dei due nuovi apprendisti, mentre si ritirava nella tana.
“Se fossi certo che il clan che ci attaccherebbe uccidesse solo te li farei passare volentieri.” Rispose a tono ZampadiLupo, era una risposta pensante, ma per sua fortuna, nessun’altro la udì.
“Non è abbastanza importante perché qualcuno se la prenda con lui.” Aggiunse ZampadiLince, che non usava certo mezze misure.
 
 
Quella sera, i due gatti rimasero a guardia del loro campo, l’adrenalina li teneva svegli, ZampadiLupo continuava a parlare e a tratti il suo compagno era infastidito da questo, ma analogamente era troppo concentrato a pensare ad altro per ascoltare con attenzione.
 
ZampadiLince avvertì il vento gelido solcargli il pelo e penetrargli la pelle, sentì un brivido, ma non indietreggiò, rimase fermo dove stava, non sarebbe bastato il freddo a fermarlo.
Era strano però, quel freddo sembrava… Qualcosa di nuovo, come se non venisse dalla foresta, come se fosse straniero, un gelido richiamo, che inumidiva il pelo e faceva lacrimare gli occhi.
L’apprendista non vi diede troppo peso, si concentrò sulla guardia, ora avrebbe dovuto meritarseli i complimenti, ora toccava lui. Era stato l’ultimo ad essere nominato apprendista? Bene, sarebbe stato il primo, ad essere nominato guerriero.
 

Nota degli autori:
Ebbene si siamo due: Dean e Sam. Questo capitolo introduttivo è stato scritto da Sammy ma l’autore di questa nota è il più bello e il più intelligente dei due 😉
Niente abbiamo deciso di scrivere questa FF a due mani perché questo fandom ci ha sempre appassionati e volevamo creare qualcosa di nostro in suo onore.
Temporalmente i fatti si collocano a fine della prima serie di libri, ovvero dopo la battaglia con il clan del sangue. Ci sono molti nuovi personaggi come potete e potrete notare, ma resteranno anche quelli delle opere originali, anche se non tutti.
Dovrei aver detto tutto, quindi ora vi salutiamo e speriamo di avervi incuriosito almeno un po'.

PS: recensioni graditissime ovviamente
 
Bye Bitches

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Capitolo 2
*** Fredde sensazioni ***


Fredde sensazioni


Poco prima dell’alba i due apprendisti videro avvicinarsi ArtigliodiMora che, appena alzato, li salutò chiedendo come fosse andata la veglia. Il suo nuovo apprendista assunse una postura formale salutandolo con rispetto e l’amico lo seguì a ruota.

“Tutto bene, ma se sapevo che era così noiosa mi sarei portato un topo con cui giocare” scherzò ZampadiLupo.

ArtigliodiMora lo guardò severo “Non si gioca con il cibo”.

Il guerriero soriano venne poi affiancato da CuorediPantera che sbadigliò senza ritegno in faccia al collega maestro.

“Buongiorno anche a te, finezza” la derise lui.

Lei lo ignorò chiedendo subito se StelladiFuoco avesse dato degli ordini specifici per i nuovi apprendisti quella mattina o se fossero liberi di cominciare l’addestramento come meglio ritenevano.

La risposta venne due secondi dopo quando GocciadiPioggia e MantodiPolvere con i loro apprendisti, rispettivamente ZampadiTerracotta e ZampadiCorallo, li raggiunsero.

“StrisciaGrigia ci ha appena detto di unirvi a voi per una battuta di caccia mattutina” annunciò il guerriero soriano grigio dagli occhi azzurri.

“Molto bene” rispose ArtigliodiMora, facendo poi cenno al suo apprendista di incamminarsi al suo seguito del gruppo.

ZampadiLince e ZampadiLupo si guardarono con intesa, quella sarebbe stata la loro prima caccia ufficiale.

I due neo-apprendisti si avviarono dietro i maestri affiancando ZampadiTerracotta. ZampadiLupo guardò ZampadiCorallo e poi si rivolse al migliore amico “Ehi ZampadiLince, qualcuno è scappato dal nido, andiamo a riportarlo indietro”.

Il rosso, preso in causa, fece una smorfia. “Io intanto sono stato nominato prima di te, zanne molli”.

Il grigio rise “Ti faccio vedere quanto sono molli?”.

CuorediPantera si girò verso l’apprendista e gli tirò una zampata sul muso zittendolo “Ci divertiremo noi due vero?”. Nel tono colsero tutti un avvertimento.

GocciadiPioggia ridacchiò “Sei capitato bene ZampadiLupo, lei è famosa per la sua pazienza”.

Chiaramente era ironico e l’apprendista fece bene a non parlare più a sproposito. ZampadiLince rise di nascosto e l’amico gli diede una spallata infastidito “Sta zitto”.
 

ArtigliodiMora divise le zone di caccia: GocciadiPioggia sarebbe andato con ZampadiTerracotta a Grandi Pini, MantodiPolvere avrebbe cacciato con ZampadiCorallo alle Rocce del Sole, CuorediPantera avrebbe portato ZampadiLupo vicino al Grande Sicomoro mentre lui e ZampadiLince avrebbero agito all’Albero del Gufo.
L’apprendista soriano non stava più nelle zampe nel voler dimostrare tutto il suo valore al maestro e al clan.

ArtigliodiMora cominciò ufficialmente l’addestramento quando,  appena arrivati a destinazione, gli chiese di fermarsi. “Ora affina l’udito e l’olfatto e dimmi cosa senti, in base a questo imposteremo la nostra caccia”.

ZampadiLince fece un’espressione quasi indignata “Ma questo è un esercizio da cuccioli!”.

“Fai come ti ho detto” disse il maestro in un tono che non ammetteva repliche.

Il giovane obbedì, ancora un po' infastidito. Chiuse gli occhi, concentrandosi. Sentiva il sole mattutino illuminargli a chiazze il viso per via delle foglie che facevano ombra. L’aria era fredda, segno che la stagione delle foglie secche era in arrivo. Si godette la brezza che gli accarezzava il pelo, che si stava facendo più folto man mano che il freddo avanzava, poi finalmente sentì un aroma particolare tra quello di muschio bagnato e corteccia.
“Un topo, lo sento zampettare nei dintorni, non avverto odore di paura quindi non ci ha visti né sentiti”.

“Ottimo, ora passiamo alla pratica: individua il tuo bersaglio”.

L’apprendista scrutò con attenzione aiutandosi anche col fiuto. Lo vide: un grasso topo marrone si muoveva tra le radici di un albero poco distante, in cerca di cibo.

“Ci sono” sibilò il giovane.

“Nient’affatto, guarda come sei messo. La tua scia odorosa verrà captata se non ti abbassi, devo ricordarti che siamo a favore di vento?”

“Lo stavo per fare”

“Certo” rispose poco convito ArtigliodiMora.

L’apprendista si accucciò ulteriormente per evitare di allarmare la preda. Cominciò a procedere lentamente, passo dopo passo, facendo attenzione a non calpestare niente di rumoroso.

“Vai troppo veloce” lo corresse il maestro da dietro.

“Ma se sto andando peggio di una lumaca!”.

Il sibilo di ZampadiLince fu più forte del previsto, tanto che il topo se ne accorse alzandosi ad annusare il pericolo.

“Sta giù” lo ammonì ArtigliodiMora.

“No ormai è troppo tardi se n’è accorto”. Si lanciò con un balzo all’inseguimento del roditore che, nonostante la stazza, fu per un pelo più veloce e si infilò in un buco nel terreno prima che la zampata dell’apprendista lo colpisse. “Cacca di topo!” sbraitò il giovane frustrato.

Venne subito raggiunto da un ArtigliodiMora seccato. “Se mi avessi dato ascolto stasera ci sarebbe stata una preda in più sul mucchio al campo”.

“Ormai mi aveva fiutato”.

“Non dire sciocchezze, aveva solo sentito un rumore, e se fossi stato giù si sarebbe deconcentrato poco dopo lasciandoti il tempo di agire”.

ZampadiLince sbuffò, ma poi ammise di aver sbagliato, anche se con fatica. Gli era quasi impossibile ammettere gli errori, lo fece perché aveva rispetto per il maestro e non voleva cominciare una discussione il primo giorno di addestramento.

“La prossima volta dammi ascolto” lo ammonì il guerriero.

Poco più tardi ZampadiLince avvertì un altro odore, stavolta si trattava di uno scoiattolo. Il giovane lo vide a poca distanza dall’Albero del Gufo. Agì come con il topo, anche se stavolta era controvento quindi avvantaggiato.

“Non scattare a questa distanza, gli scoiattoli sono più veloci dei topi, lascia che si allontani di più dal tronco”.

ZampadiLince aspettò un po', poi perse la pazienza e in uno scatto fu all’inseguimento dell’animaletto rossiccio. Non sentì nemmeno ArtigliodiMora dietro urlare il suo nome tanto era intento nella corsa. Lo scoiattolo come previsto si arrampicò sul tronco terrorizzato e ZampadiLince non esitò a seguirlo. Le agili zampe da arrampicatore gli permisero di raggiungere in velocità il primo ramo del grosso albero.

“Attento!”

Era a un topo di distanza dalla preda e di certo l’avrebbe presa se la voce allarmata del maestro non l’avesse distratto facendolo oscillare in cerca del pericolo. ZampadiLince si sbilanciò troppo finendo appeso al ramo, appigliato solo con le zampe anteriori cui fece affidamento per tirarsi su. Una volta riuscito scese dall’albero abbastanza facilmente.

“Ma che hai combinato, ce l’avevo praticamente tra le zampe!”. Fece fatica a controllare la rabbia. In quel momento sembrò dimenticarsi che si stava rivolgendo al suo maestro tanto era seccato dall’accaduto.

Il cipiglio severo di ArtigliodiMora glielo ricordò in un istante, ciò nonostante, non bastò a sbollire il neo-apprendista. “La prossima volta che ti rivolgi così a me o ad un altro guerriero mio pari giuro che ti mando a pulire lettiere per tre lune di fila”.

ZampadiLince era ancora irritato ma chiese scusa.
 

Ripresero poi la caccia, che continuò per tutto il giorno fino a che il sole cominciò a farsi più rosso e l’aria a divenire più fredda a mano a mano che scendeva.
Infine, ZampadiLince era riuscito a prendere un agile topo, uno scoiattolo e un coniglio paffuto. ArtigliodiMora si era complimentato molto, per essere la prima battuta di caccia doveva riconoscere che l’allievo aveva talento e se non fosse stato troppo avventato e impaziente sarebbe sicuramente riuscito a fare meglio.
Nel tornare al campo si ricongiunsero con GocciadiPioggia e ZampadiTerracotta vicino alla conca sabbiosa. Il guerriero grigio si fermò a parlare con il soriano, così i due apprendisti si trovarono ad aspettarli insieme poco più avanti. Subito ZampadiTerracotta volle sapere come era andata la prima caccia. ZampadiLince conosceva bene il modo di fare dell’altra e non sopportava sentirla darsi arie per le sue capacità.

“Bene” la liquidò lui.

“Sei stato attento al vento vero? Pochi apprendisti sanno darci la giusta attenzione. Per non parlare dei tempi da calcolare alla perfezione e…”.

“Ho appena finito la lezione grazie”.

Dal momento che il soriano non accennava alla quantità di prede, la rossa decise di chiedere direttamente “Quante prede hai catturato?”.

“Tre” rispose affinché la smettesse.

“Wow non male, io la prima battuta di caccia ne ho fatte 5”.

ZampadiLince alzò gli occhi avviandosi lentamente nella direzione del campo.

“Che fai? Dobbiamo aspettare i maestri!”.

“Beh li sto solo precedendo”.

“Li precedi nella direzione sbagliata, stai andando verso Grandi Pini”.

ZampadiLince mal sopportava l’apprendista so-tutto-io, ma decise semplicemente di ignorarla, annusò cercando di cogliere i giusti odori del campo e si avviò nella giusta direzione.
La voce di ArtigliodiMora lo raggiunse “ZampadiLince, hai recuperato le tue prede?”.

Le prede! Le aveva dimenticate in un buco scavato sotto l’Albero del Gufo. Si diede dello stupido e si mise a correre per andare a recuperarle. Nel tragitto sentì il fiato di un altro gatto vicino a lui e girandosi vide il guizzo del pelo rosso scuro di ZampadiTerracotta. “Ti aiuto, faremo prima”.

Tutto sommato dovette ringraziarla per quell’azione, anche se continuava a odiare il suo atteggiamento superiore. Come se fosse stata nominata tanto prima di me!

Tornarono dai rispettivi maestri che avevano finito di aggiornarsi e l’apprendista soriano notò che sul volto di entrambi c’era preoccupazione, non chiese però nulla; quindi, si diressero tutti e quattro al campo.
Arrivati trovarono nella radura gli altri due maestri e apprendisti che quella mattina erano partiti insieme a loro. ZampadiLince andò subito a salutare il migliore amico sfregando il naso contro quello nero dell'altro. “Ehi perdente, scommetto che hai fatto meno prede di me”.

“Quattro sono abbastanza per te?” sorrise ghignando ZampadiLupo.

ZampadiLince gli soffiò frustrato “Tre…”.

Il grigio rise “Chi sarebbe il perdente?”.

“Piantala, se ArtigliodiMora non mi avesse distratto ne avrei prese di più”.

“Arrivi a dare la colpa al maestro ora?”. ZampadiTerracotta si era intromessa di nuovo e suo fratello, ZampadiCorallo, poco distante li guardava incuriosito, quindi si avvicinò per sentire di che parlavano.

“Che ne sai tu? Nemmeno eri lì” rispose acido il soriano dal pelo lungo.

“Di che parlate?” chiese ZampadiCorallo.

“Di argomenti da grandi, torna a giocare nel giaciglio con la mamma” scherzò ZampadiLupo.

ZampadiCorallo però non prese molto bene lo scherzo e dopo aver soffiato infastidito si avviò al mucchio delle prede per portarne qualcuna al nido e agli anziani.
MantodiPolvere irruppe nel gruppetto “Perché anche voi non seguite l’esempio di ZampadiCorallo e fate qualcosa di utile?”.

ZampadiTerracotta fu immediata a rispondere con dedizione “Ci stavo giusto andando MantodiPolvere, mi ero solo fermata un secondo per richiamare un comportamento scorretto”.

“Non sta a te decidere cosa va bene e cosa no, i maestri siamo noi”.

“Si certo, scusa” e si avviò a testa bassa alla pila di prede.

ZampadiLince e ZampadiLupo le fecero il verso mentre la seguivano, pronti a compiere il loro dovere da apprendisti.
 

Finalmente, finiti tutti gli incarichi fu la loro volta di sedersi giù a consumare un pasto. ZampadiLince si prese un bel merlo sostanzioso, aveva un buco enorme nello stomaco dal momento che non si erano mai fermati a rifocillarsi durante la caccia. ZampadiLupo si sedette accanto lasciando cadere un topo tra le zampe e iniziando a divorarlo famelico. “Anche tu non hai mangiato eh?”.

“No no, ci siamo fermati tipo due volte durante la caccia, ma ho comunque una fame da lupo” ridacchiò facendo l’occhiolino al riferimento al suo nome.
Il solito ZampadiLupo, l’amico non riusciva a capire dove trovasse sempre posto per il cibo, eppure era sempre snello e atletico.

“Ed ecco i nuovi compagni di tana!”, la voce forte di ZampadiSole arrivò alle loro orecchie che subito alzarono per andare ad incontrare gli occhi azzurri vivaci dell’apprendista.
Lui e la sorella ZampadiMiele avevano perso la madre, BaccaRossa, dopo la battaglia con il clan del sangue ma il giovane gatto rosso dopo un periodo di depressione era tornato il bonario gattino di prima, o almeno così dava a vedere.
A ZampadiLince piaceva, così come piaceva la sorella ZampadiMiele, che era estremamente dolce e sensibile.

“Ehilà! Siediti a mangiare con noi!”.

ZampadiSole diede un’amichevole zampata a ZampadiLupo e sfregò il naso sulla spalla di ZampadiLince. “No grazie, ho già mangiato. Poi non vorrei appesantirmi troppo per dopo”.

I due amici lo guardarono interrogativi e il rossiccio partì gasatissimo a spiegare loro il perché. “Parteciperò al mio primo raduno stasera!”.
Gli altri spalancando la bocca congratulandosi sinceramente.

“Ma è grandioso!” esclamò ZampadiLupo.

“Verranno anche mia sorella e ZampadiTerracotta”.

Al sentire nominare l’apprendista di GocciadiPioggia, ZampadiLupo alzò gli occhi “Ma è ovunque quella! Non farà che vantarsene adesso…”. ZampadiLince non poteva che essere d’accordo con l’amico. ZampadiSole ridacchiò, anche se chiaramente in imbarazzo, non era proprio nel suo carattere parlare alle spalle degli altri.
 

Venne per gli apprendisti il momento di partire e ZampadiLince dalla tana degli apprendisti fremeva. Non si preoccupava nemmeno di nascondere lo sguardo di pura invidia nei confronti dei compagni. “È normale” ruppe il silenzio ZampadiLupo “Siamo appena stati nominati”.

“Abbiamo cacciato bene, sicuramente abbiamo fatto più noi oggi per il clan di quanto non abbiano fatto ZampadiSole e ZampadiMiele, che si sono solo addestrati…”.

“Falla finita e vieni dentro a riposare”.

Il soriano rispose con una zampata amichevole e rimase sulla soglia finché il leader StelladiFuoco non ebbe radunato il gruppo di guerrieri e apprendisti scelti per quel raduno. Tra loro vide spiccare chiaramente il manto rosso scuro di ZampadiTerracotta, che andò ad affiancarsi baldanzosa al fianco del maestro MantodiPolvere. CuorediOlmo, un possente gatto bianco e nero, gli passò davanti “Sarà per la prossima piccoletto”, dopodiché si affiancò alla sorella Bucaneve evidenziando la differenza di dimensioni. ZampadiLince avrebbe voluto rispondere a tono che non era più un cucciolo. La voce di ArtigliodiMora lo scosse dai suoi pensieri.

“Domattina alla Conca Sabbiosa, cominciamo le lezioni di combattimento, ti voglio fresco e riposato perciò fila a dormire”.

“Sissignore”, il fastidio era percepibile ma il neo-maestro lo ignorò, quindi si unì al gruppo che si accingeva a partire salutando GocciadiPioggia con un tocco del naso sulla spalla.
 

Quella notte ZampadiLince sognò di correre nella foresta, gli aghi dei pini sotto le zampe e il vento gelido che gli solcava il manto. Correva senza limiti e regole, non avvertiva altro che il battito del suo cuore in armonia con la natura che lo circondava. Correva senza sosta, senza mai stancarsi, riconoscendo alla vista e all’olfatto ogni ramo, foglia o pietra. Si arrampicava con estrema facilità osservando ogni piccolo dettaglio, ogni movimento attorno a lui e lontano. Ascoltava la voce degli alberi, l’urlo del vento e i sussurri della terra. Avvertiva una presenza tutto intorno a lui, lo stava chiamando a sé. Qualcosa che gli sapeva entrare nella pelle e nelle ossa, scuotendolo dal torpore del freddo, svegliandolo da un sonno interminabile e calmo. Il giovane gatto si tenne saldo sul ramo su cui era salito, i brividi che lo percorrevano tutto e quella strana sensazione che non voleva andarsene. All’improvviso avvertì le spalle pesanti, facendo una fatica immane a tenersi ritto sul ramo, come se un peso invisibile gli si fosse addossato all’improvviso. Non riusciva più ad alzarsi. Impiegò tutta la forza che possedeva ma nel farlo si sbilanciò sulla sottile superficie su cui si trovava e scivolò. Il peso persisteva tanto che non riuscì nemmeno a restare appeso al ramo con gli artigli, e cadde di sotto urlando di paura quando si accorse che una voragine buia e fredda lo avrebbe accolto.

“ZampadiLince! Sveglia!”

Qualcuno lo scosse nel sonno e si svegliò alzandosi di scatto in piedi, il pelo ritto, il sogno ancora impresso nelle pupille dilatate dall’angoscia.
Gli occhi azzurri di ZampadiLepre lo stavano osservando attentamente. “Ti agitavi e sembravi stare male, scusa se ti ho svegliato così ma mi stavo preoccupando”.

ZampadiLince, appena riconobbe la sorella del migliore amico, si sedette rilassando il pelo e gli occhi. Assunse un tono di voce calmo per dimostrare che non c’era niente a turbarlo. “Si, nessun problema, sto bene”.

Vide che la gattina grigia non era convinta, ma fortunatamente decise di non insistere lasciandolo con un “Va bene, ci si vede all’addestramento allora” prima di uscire dalla tana.

Era rimasto solo lui e ZampadiLupo, che, come al solito, stava ancora dormendo. Il richiamo di StelladiFuoco gli fece tornare alla mente del raduno che si era svolto; quindi, con grande eccitazione andò a svegliare l’amico per uscire poi a sentire le notizie giunte da Quattralberi.
Salutò il maestro ArtigliodiMora andandosi a posizionare al suo fianco “Maestro è successo qualcosa di rilevante? Mi daresti delle anticipazioni? Ostilità tra clan?”.

“Silenzio e ascolta il tuo leader”.

ZampadiLince sbuffò e rivolse l’attenzione alla grande pietra. Poco sotto a StelladiFuoco, il vice StrisciaGrigia passava lo sguardo dall’amico al clan in attesa delle nuove.

“La stagione degli alberi verdi sta volgendo al termine e come voi penso abbiate potuto notare le prede stanno scarseggiando. Il freddo sta giungendo e sembra più pungente del solito. A me, come agli altri leader sembra eccessivo per la stagione delle foglie secche, pare infatti che stiamo per addentrarci in una stagione degli alberi morti più dura del solito. Il Clan del Fiume sta avendo dei problemi coi pesci riguardo a questo, stanno migrando tutti al caldo e loro si trovano senza scorte di cibo prima del tempo”.

“E dove sta scritto che questo è un problema nostro?”. Era stato MantodiPolvere a parlare, e ZampadiLince si trovò d’accordo col guerriero. Che importava degli altri clan? Dovevano prima di tutto pensare alla loro di salvezza.

StelladiFuoco gli rispose. “È un problema invece, perché alcuni nostri guerrieri hanno fiutato loro tracce oltre i confini, alle Rocce del Sole, e quando l’abbiamo menzionato al raduno StelladiLeopardo non si è nemmeno preoccupata di negarlo”.

Miagolii indignati si levarono tutto intorno. “Come osano!” esclamò CuorediPantera. “Direi di ripagare con la stessa moneta” propose CodadiSambuco.

Il leader alzò la voce sopra quella di tutti riportando l’attenzione su di sé. “Io non ho alcuna intenzione di lasciar fare a StelladiLeopardo i suoi comodi nel nostro territorio”.

“Ci mancherebbe anche il contrario” sbuffò sarcastico ZampadiLince beccandosi un’occhiataccia dal mentore.

“Tuttavia, si prefigge anche l’eventualità che da queste tensioni possa nascere un conflitto; quindi, sono qui per avvisarvi che quelli che ci si presentano davanti sono tempi ardui. Ognuno di noi dovrà dare il proprio contributo al clan senza fare tante polemiche.”

A ZampadiLince per un brevissimo istante parve di sentire gli occhi verdi del leader puntati su di sé, ma scacciò in fretta quella sensazione. Sono un valido apprendista.

StelladiFuoco concluse il discorso assegnando le mansioni del giorno.
ArtigliodiMora, che ne aveva già una, si girò verso di essa “Vado a chiamare gli altri tu preparati fuori dal tunnel di ginestre”.

Poco dopo erano tutti pronti a partire. Il gruppo si componeva appunto di ZampadiLince e ArtigliodiMora, a cui era stata data la supervisione, CuorediPantera con ZampadiLupo e ZampadiLepre era stata affidata a loro dal momento che la sua maestra PeloGrigio era già impegnata con un pattugliamento dei confini.
Il giovane apprendista soriano respirò a pieni polmoni l’aria fresca della mattina. Allenarsi con i due fratelli, i suoi migliori amici del nido, lo riempiva di una gioia triste, una fitta di nostalgia gli perforò il cuore. Ripensò TempestaBianca, a quando l’anziano guerriero andava a trovarlo portandogli le notizie più fresche, anche se addolcite per la giovane età del cucciolo. ZampadiLince ricordò quando con ZampadiLupo e ZampadiLepre gli saltava addosso cercando di abbatterlo. Si credevano guerrieri feroci in cerca di sangue da spargere. TempestaBianca li lasciava vincere sempre, si fingeva morto per un po' e in baleno ripartiva all’attacco, contando sull’effetto a sorpresa. Poi aveva smesso di fingere, era morto sul serio.
Gli occhi lucidi del giovane bruciarono a contatto con l’aria, una spallata lo risvegliò dal baratro dei suoi pensieri. “Prontooo, terra chiama ZampadiLince”. Gli occhi blu di ZampadiLupo lo stavano scrutando curiosi e divertiti al tempo stesso.

“Uh- scusa, mi hai chiesto qualcosa?”. Era probabile che da quanto fosse distratto non avesse calcolato il migliore amico.

“Nah, ArtigliodiMora ha solo detto che ci farà un test per valutarci e ha spiegato tutto”.

L’altro si allarmò subito “Cosa? Un test così presto? Beh, ma che ha detto di preciso?”.

ZampadiLepre li affiancò dal lato del soriano “Non ascoltarlo, ti sta prendendo in giro”.

“Accidenti a te! Perché devi sempre rovinare tutto? Ci stava cascando…”.

“Sei un idiota. ZampadiLepre ricordami di non ucciderlo quando arriviamo alla conca”.

La gattina rise “Non ti prometto niente”.

ZampadiLupo volse l’attenzione altrove e si rivolse a CuorediPantera. “Ma al posto di allenarci non sarebbe meglio andare a fare una ricognizione speciale alle Rocce del Sole per beccare eventuali cerca rogne pinnati?”

“No, sarebbe meglio che ti tappassi la bocca e lasciassi fare le cose a chi le sa fare” rispose la guerriera con quella solita taglienza mascherata da simpatia che la caratterizzava.
ZampadiLince ghignò soddisfatto in direzione del migliore amico, non disse nulla, la sua espressione era abbastanza.
 
...

“Mai la pancia scoperta ZampadiLupo! Quante volte devo ripeterlo!”. Era l’ennesima volta che ZampadiLince lo atterrava. L’amico era semplicemente troppo prevedibile e CuorediPantera era ormai stufa di correggerlo.

La guerriera si avvicinò ai due apprendisti che avevano appena concluso la lotta. Scansò in malo modo ZampadiLupo e si posizionò di fronte al soriano. Poi si rivolse al grigio “Ora guarda un esempio”.

Perché dovrei essere proprio io l’esempio? ZampadiLince non si azzardò ad esprimere il lamento ad alta voce, l’imprevedibilità della guerriera lo metteva sempre un po' in ansia.

“Difenditi più ferocemente che puoi” disse prima si avventarsi su di lui.

ZampadiLince avvertì gli artigli di lei sulla schiena mentre abbassandosi di lato cercò di evitare l’attacco improvviso. I graffi gli bruciavano, si girò rimettendosi in guardia, l’adrenalina innescata e le pupille dilatate. La gatta soffiò e gli fu addosso di nuovo, ma stavolta ZampadiLince non si appiattì al suolo, si lanciò a sua volta sotto mirando alla pancia. Una zampata sul muso lo scoraggiò. “Audace ma stupido” commentò lei.
Stupido eh? Vediamo… Dopo qualche attacco senza particolari svolte da entrambi i lati, ZampadiLince cominciò a respirare pesantemente e a muoversi altrettanto. Mandò giù un po' di saliva.

“Non dirmi che sei già stanco” lo schernì la maestra. Rimase in posizione e con lo sguardo fisso ma riportò leggermente le orecchie in avanti, segno che l’aggressività era calata, probabilmente aveva anche abbassato la guardia. Quello fu il segnale per l’apprendista di attaccare, era riuscito a fingere piuttosto bene. Colpì la guerriera in pieno muso ripetutamente, per stordirla e subito dopo con uno scatto laterale la affiancò buttandola a terra. CuorediPantera, che non se l’aspettava, soffiò dimenandosi e graffiandogli la pancia. ZampadiLince indietreggiò per la furia con cui lo stava facendo, la pancia infatti bruciava, eppure notò con grande orgoglio che bruciava ancora di più l’espressione sul volto della guerriera dal manto color sabbia. TempestaBianca sarebbe stato orgoglioso.
Non aveva vinto ma aveva fatto vedere di che pasta era fatto. CuorediPantera si ricompose in fretta e si voltò verso ZampadiLupo “Questo vuol dire non essere prevedibili”, poi si rivolse allo sfidante inaspettatamente astuto “Complimenti novellino”.

ZampadiLince si sentì gonfiare ulteriormente quando vide su ArtigliodiMora un’espressione di puro stupore e ammirazione.
Continuarono l’addestramento e ZampadiLince non fu più così fortunato: venne abbattuto più volte dal maestro e da ZampadiLepre. L’amica ci sapeva fare, pensò quando per la terza volta riuscì ad azzannarlo al collo. Era davvero rapida nei movimenti, in più non aveva una tecnica precisa, quindi era difficile da capire.
Prima di tornare al campo si fermarono a cacciare.

ZampadiLince camminava a seguito del mentore e ZampadiLepre lo affiancò “Per essere il primo addestramento niente male”.

“Grazie” le sorrise lui.

“CuorediPantera proprio non se l’aspettava, e nemmeno noi”.

“Non montarlo è solo la fortuna del principiante” il tono di voce di ZampadiLupo rifletteva chiaramente il suo ego ferito.

L’amico lo stuzzicò ulteriormente “Mi pareva che ce ne fossero due di principianti”.

“Ah chiudi quel buco di tasso” ribatté infastidito sotto le risate del soriano.
 

Tornarono al campo con un discreto bottino. Ad accoglierli la pattuglia della sera che stava partendo in quel momento, guidata dal vice StrisciaGrigia.
I tre apprendisti portarono le prede fresche al mucchio, e si divisero i compiti per portarle al nido e agli anziani prima di sedersi giù e consumare il loro pasto. ZampadiCorallo e ZampadiMiele, di ritorno da una battuta di caccia, li raggiunsero piazzando le loro vittime in cima alla pila. La gattina rossiccia salutò timida i due nuovi apprendisti e fece naso-naso con l’amica di tana. “Com’è andata?”.
ZampadiLepre derise il fratello ed elogiò ZampadiLince innescando una discussione con ZampadiLupo. ZampadiCorallo se la rideva sotto i baffi mentre ZampadiMiele cercava di riappacificare gli animi.
Il soriano oggetto della questione, però, cominciò a far vagare i pensieri e presto si distaccò dalle voci dei compagni. Un’altra voce aveva attirato la sua attenzione, lo stava chiamando, sussurrava qualcosa. Non la conosceva, non l’aveva mai sentita. Profonda ma fredda, forte e silenziosa al tempo stesso. Lo scosse di brividi. Ancora quella sensazione di freddo intenso tra le ossa. Poco dopo svanì, lasciandolo ancora una volta solo a calmare i battiti.
 




Nota degli autori:
Ed eccoci tornati con questo secondo capitolo! Vi siamo mancati?
Stavolta l’autore sono io (Dean) e, come sempre, eccomi qua anche su questa nota di fine capitolo, sperando che sia stato di vostro gradimento. Ditelo che sono meglio di Sam, tanto non si offende lo sa già ;) 
Comunque ci sono molti nomi nuovi, come penso abbiate potuto vedere voi stessi, e spero non vi creino confusione. Magari all’inizio sì perché è normale, ma vi assicuro che poi saprete riconoscerli e ricordarli tutti perché vi innamorerete di ogni personaggio, o almeno così speriamo. Non legatevi troppo però, sia mai cosa possa accadere… ok mi cucio la bocca.
Al massimo, se volete, possiamo allegare uno schema con i nuovi personaggi e le loro parentele.
Bene io concludo qui la nota e vi aspettiamo impazienti per il capitolo 3!
 
PS: recensioni sempre graditissime
 
Bye Bitches

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