Nico di Angelo- La tua vera casa

di hermy09
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al campo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Qualcuno fa impazzire le caldaie ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - La famiglia degli inferi si allarga ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- Giochiamo ad acchiapparella ***
Capitolo 5: *** Un altro fratello segreto ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - A quanto sembra l'armeria è un luogo sacro ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Nico fa un sonnellino ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Non siamo mica ad un matrimonio greco ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Il chip localizzatore più antico della storia ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Occhi dietro la testa ***



Capitolo 1
*** Al campo ***


(NICO)

Nico aveva trovato la capanna di Ade esattamente come l'aveva lasciata l'ultima volta, non che ci fosse mai stata traccia della permanenza di qualcuno. Cominciava a pensare che avrebbe dovuto  lasciare qualcosa in giro per segnalare la sua presenza, magari lo avrebbe aiutato ad abituarsi al' idea di rimanere lì per tutta l'estate  -Se non tutto l'anno-  pensò, ma cercò di accontentare quel' idea. Era stato suo padre a convincerlo ad andare l'ultima volta che era stato negli inferi. –Ma perché devo tornarci?-  aveva chiesto più volte, conosceva abbastanza bene il dio dei morti per sospettare che ci fosse sotto qualcosa.  –Devi ricevere un addestramento completo e dopo che quel' ingrato di Percy Jackson  ha rifiutato l'immortalità per costringere tutti gli dei a riconoscere, ed accogliere al campo, ogni loro figlio. Tutti sono andati ed è tuo dovere passare lì almeno tutta l'estate, a meno che tu non voglia passare lì tutto l'anno. Dopo questa risposta Nico ebbe la certezza che Ade stesse mentendo. Era sempre stato il primo a dire che non era necessario che il figlio si addestrasse al campo, e poi di solito non teneva conto di  ciò che facevano gli altri  dei. Alla fine evitò di ribattere, il tono del dio non ammetteva obiezioni e non poteva rischiare di dilungare il suo obbligo o non sarebbe potuto tornare al Campo Giove. Giusto c'era anche quel  problema. Aveva spiegato ad Hazel che non sarebbe potuto tornare a trovarla per un bel po'. Gli dispiaceva molto dover lasciare la sorella, soprattutto sapendo quanto fosse delicata la sua situazione... ma alla prima occasione sarebbe passato a trovarla, ora c'erano altre questioni da sbrigare. Era il suo terzo primo giorno.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Qualcuno fa impazzire le caldaie ***


(NICO)

Nico infilò la maglietta arancione del campo (una delle solite magliette nere era troppo rovinata). Non l'aveva portata nemmeno quando era rimasto un paio di giorni al campo, finchè non hanno ripreso ad evitarti' pensò, ma scacciò via quel pensiero, il rancore non lo avrebbe aiutato. Non che si aspettasse di fare amicizia, i pochi ragazzi che aveva conosciuto probabilmente si erano già scordati di lui , forse avrebbe potuto contare sulla simpatia di Percy, ma probabilmente aveva altri pensieri, come riposarsi con Annabeth e gli altri compagni più grandi. Di andare a fare colazione, sedendosi da solo al tavolo di Ade, con gli occhi di tutti puntati addosso, non se ne parlava, ma decise che non era il caso di evitare la doccia...

Era un po' in ritardo rispetto all'orario in cui iniziava la giornata al campo. Era arrivato in tempo per spiegare a Chirone la situazione grazie al viaggio d'ombra, con la conseguenza che si sentiva sfinito e dovette riposare. Il lato positivo era che, dato l'orario, forse avrebbe incontrato meno semidei in giro per andare alle doccie, si sbagliava. Invece di andare nei soliti bagni scelse quelli aggiunti da poco. Due edifici di marmo, uno per i ragazzi e uno per le ragazze, quest' ultimo con una fila molto più lunga. Invece prendere posto nella cosa si mise un po' in disparte. Se avevano dovuto costruire altri bagni dovevano essere arrivati molti nuovi ragazzi, riconosceva solo qualche ragazza della casa di Demetra, per il resto solo volti nuovi. A quanto pare c'erano molti semidei non riconosciuti fuori dal campo

-Spostatevi!- Un trio di ragazze arrivò scavalcando tutte le altre semidee in fila. La più alta con i capelli rossi disse ad alta voce  -Fate passare, un po' di acqua e sapone non migliorerà la vostra faccetta da figli di Efesto- Subito dopo che furono entrate vennero spinte fuori altre tre ragazze, a cui erano stati infilati dei vestiti troppo larghi. La più minuta, con ancora dello shampoo tra i riccioli biondi e con indosso un felpone troppo grande, si riaffacciò dentro il bagno urlando -Potrei riavere i miei pantaloni?- In tutta risposta ricevette dei jeans in faccia e se ne andò seguita dalle altre due. Non le aveva mai incontrate ma aveva la sensazione di aver già visto la bionda. Nel frattempo tre ragazzi erano usciti dal bagno e gli ultimi due della fila entrarono ed andò anche lui

(EVANNA)

-Controlla se arriva qualcuno- Evanna non aveva voglia di farsi vedere mentre si lavava a testa in giù lo shampoo dai capelli.

-Tranquilla, lo hanno già usato stamattina, però cerca di sbrigarti- Essere buttate fuori dalla doccia con la figlia di Demetra, che si occupava del giardino, aveva i suoi vantaggi.

-Non sai che darei per vederla scivolare nella doccia-

-Non credo tu ci tenga molto a provocarla Kenzie- Cara lo sapeva per esperienza, dai fastidio a Christi, ma a tuo rischio e pericolo.

-Deve solo sperare di non incontrare me o le mie sorelle nella prossima caccia alla bandiera- Evanna pregò che l'attività nella foresta quel giorno non comprendesse le armi, Meckenzie attaccava briga facilmente quanto era difficile fermarla, e la figlia di Nemesi non si sarebbe fatta troppi scrupoli a ''farle accidentalmente male''. Il trattamento speciale da parte di Christine (riservato soprattutto a loro) si ripeteva quasi tutti i giorni. Da quando le cabine erano più di dodici, il numero di semidei era raddoppiato, e Christine e le sue amiche amavano fare le prepotenti e mettere zizzania. Però non badavano più di tanto ad Evanna, la sua personale attaccabrighe era Drew. La figlia di Afrodite aveva come punto fisso tra la lista delle cose da fare darle giudizi non richiesti. "il tuo faccino mediocre è così pallido che sembri un fantasma" aveva la palle molto chiara. "Se chiamassimo Nico di Angelo potremmo trovarti un posto sottoterra, saresti più utile".

Sempre quel nome, Nico di Angelo. Lo aveva sentito nominare spesso, era stato d'aiuto durante la guerra che il campo aveva affrontato, ma Drew non ne tesseva le lodi, sempre che Drew avesse mai tessuto le lodi di qualcuno che non fosse se stessa. Quando incontrò Christie sembrava si fossero trovate, due stronze per la pelle, ma nella figlia di Nemesi c'era qualcosa di diverso. Christie aveva capito che avrebbe cominciato anche lei ad imporsi, se non voleva essere trattata come gli altri figli degli dei minori ultimi arrivati. Drew li trattava come scarafaggi. Evanna era sicura che non fosse questa l'intenzione di Percy Jackson quando chiese di far riconoscere al campo i semidei come lei. "Dovreste ringraziarlo, è merito suo se non siete nella cabina di Ermes e avete la vostra famiglia", tanto per lei non cambiava niente, era comunque sola.

-Che fate dopo? Oggi è mercoledì, non siamo tutte insieme?- chiese Mackenzie. Evanna chiuse il rubinetto -Abbiamo addestramento nella foresta, con le solite case suppongo.

Non c'era bisogno di controllare, sarebbero state come al solito tutte le nuove cabine più la cabina di Afrodite o Demetra. Drew così poteva operare indisturbata dai capigruppo più grandi e attenti. Evanna era quasi certa che Drew mettesse mano nella divisione delle attività per i suoi comodi. Si strizzò i capelli -Chloe è rimasta nel bagno, dovremmo andare a cercarla- Miranda le passò l'asciugamano -Ormai è troppo tardi per la colazione, la troveremo sicuramente vicino alla foresta-

Dopo che la figlia di Demetra le aveva ricordato che per l'imprevisto del bagno avevano saltato la colazione senti lo stomaco brontolare, ma non fu un problema. -Ehi ragazze!- Mentre raggiungevano la foresta Connor Stoll le veniva incontro con un sacchetto di carta in mano.

-Ciao Connor- Notò nell'amica una punta di fastidio in quel saluto. Miranda aveva sempre dormito nella cabina di Ermes, fino a quando non fu riconosciuta da Demetra. I suo ex compagni di cabina sentivano la sua mancanza ma forse Connor più degli altri... capitava spesso che 'casualmente', Connor fosse nei paraggi quando lei aveva bisogno di qualcosa, che anche lui dovesse svolgere qualche lavoro insieme a Miranda anche se non era il suo turno o che insistesse per avere i figli di Demetra nella sua squadra di caccia alla bandiera. Evanna la trovava una cosa carina, ma Miranda preferiva quando la faceva impazzire con i suoi scherzi e le faceva le boccacce, invece di lanciarle occhiate sperando di non essere visto. - A colazione ho "preso" delle ciambelle avanzate- disse mostrando il sacchetto pieno di paste zuccherate, che probabilmente aveva rubacchiato più che preso -Oggi non eravate a mangiare con gli altri, ne volete una?- Miranda sorrise e allungò una mano verso la busta, a quanto pare non lo trovava sempre così irritante. Evanna e Cara si sevirono -Andate verso la foresta?- chiese Connor -Già- rispose Mackenzie dopo aver preso una ciambella glassata. -Vieni anche tu?- gli chiese la figlia di Nike guadagnandosi un occhiataccia da parte di Miranda -Vorrei ma prima devo andare da una persona, ci vediamo più tardi.
-Aspetta- lo fermò Cara. -É rimasto qualcuno a mensa? Devo prendere una cosa.
-Non so, forse se ti sbrighi ti lasciano prendere del caffè- le rispose Connor.
-Perfetto- si girò verso le ragazze. -Voi andate senza di me, devo fare una cosa.
Cominciò ad allontanarsi e Meckenzie le disse -Ma la mensa non è da quel lato!
-Lo so!- rispose Cara. E si allontanò verso le case.
Connor diede un ultimo saluto alle ragazze e proseguì, lanciando un ultimo sguardo a Miranda, che guardò subito da un altra parte quando i loro occhi si incontrarono.

(NICO)

-Aaaaaaaaah-

Nico sentì l'urlo di una ragazza mentre usciva dalla doccia. Si rivestì e mentre andava verso la casa grande sentì chiamare. -Ehi Nico- era Connor Stoll, un ragazzo della casa di Ermes che aveva conosciuto le altre volte che era andato al campo. -Ciao Connor- sperò che il tono non sembrasse troppo freddo -Mi manda Chirone, devo dirti il programma di oggi e già che ci sono la colazione, tieni questa- gli porse una ciambella. Nico accettò un po' di malavoglia, Connor prese un foglio. -Chirone ti ha già fatto inserire in un programma di addestramento, per prima cosa oggi andrai nella foresta con noi-. -Caccia alla bandiera di giorno?- chiese perplesso.

-Non esattamente- gli rispose il figlio di Ermes. -Di solito siamo divisi in due squadre ma l'attività cambia ogni volta, la volta scorsa era una specie di caccia al tesoro, con trappole gentilmente offerte dalla casa 11- sorrise orgoglioso -questa volta però non so cosa posso essere. Comunque oggi vado anche io, vieni con me?-.

Quel ragazzo era una vera macchinetta, mentre camminavano sorrideva a tutti quelli che gli capitavano davanti. Di quelli che Nico riconobbe pochi lo salutarono, ma decise di non dare troppo peso alla cosa.

-Quali altri cabine saranno insieme a noi?- chiese.

Connor riprese il foglio e cominciò a leggere -Demetra, Nike, Nemesi, Ipno, Apollo, Persefone, Morfeo...- Nico smise di camminare.
-Persefone?-
Connor si passò una mano sul braccio. -Beh, forse dovrei parlartene...'

(JACK)

-Sicuramente qualcuno mi avrà visto-.

-Cerca di calmarti, da quello che mi hai raccontato mi sembra improbabile -. La figlia di Ecate si rigirava tra le dita il ciondolo della collana-.

-Sai che non avrei dovuto rischiare, si tratta di tua sorella- per quanto fosse amica di Jack non si fidava troppo dei figli di Nemesi.

-E dove sta il problema?- fece un sorriso ironico -anche Mackenzie è mia sorella.

-Sai che è diverso-. la ragazza sorrise ripensando alla questione della sorellina dell'amico.

-Comunque devo farti i complimenti- le disse. -Non avevi mai fatto una cosa così prima-.

-Non è stato molto difficile- rispose lei -ho usato la telecinesi sui rubinetti.

-E l'acqua è diventata bollente appena sei andata via, per nulla sospetto-. Jack cercava di tirarle su il morale, ma l'amica lo fulminò con gli occhi. -Non sei d'aiuto- disse fredda. Poi per un secondo ritornò preoccupata, fece un lungo sospiro, mentre chiudeva gli occhi strizzandoli, come per concentrarsi.

-Comunque non è solo questo- disse. Sembrava indecisa se parlargliene o meno, dopo tutto quel tempo non riusciva a confidarsi con lui?. Ma subito riaprì il discorso. -Ieri mi sono svegliata durante la notte e non mi sono più riaddormentata, brutti presentimenti.

-Però si tratta sicuramente solo di sensazioni vero?- chiese speranzoso. La ragazza sospirò -sinceramente non lo so, ieri notte è arrivato qualcuno.

-Magari non è un brutto segno. -Comunque guarda il lato positivo stai sviluppando la chiaroveggenza.

-Già- rispose malinconica. La conosceva abbastanza bene per capire che qualcos'altro non andava, nonostante tutto quello che avevano passato, Jack aveva sempre la sensazione che Chloe gli nascondesse sempre una parte di quello che pensava.

-Si è fatto tardi, dovremmo andare, ci penserai dopo.

-Ecco, Cara e le altre ci staranno aspettando.
 

Data la lunghezza della storia (e la mia lentezza nell'aggiornare, sigh ho pensato potesse essere utile aggiungere piccolo recap dei fatti alla fine di ogni capitolo, così da poter tornare indietro e far mente locale in fretta.

- Nico è arrivato al campo ed è obbligato a restare, ma da chi?

- Al campo ci sono mooolte più persone del solito, e non tutte gradevoli

- Scopriamo che anche Persefone ha figliato.

- Abbiamo incontrato un po' di gente nuova: Chloe, Evanna, Cara, Jack (per ora tenete a mente loro, non ci importa di Christine)

- Che a Nico piaccia o meno, Connor resterà in giro per mooolto tempo

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - La famiglia degli inferi si allarga ***


NICO

Nico e Connor arrivarono appena in tempo all'entrata della foresta. C'erano una ventina di semidei, tutti presi dalle loro chiacchiere, finchè la voce di un ragazzo più grande sovrastò le altre -semidei, un po' di attenzione per favore-. Era Travis Stoll, il fratello maggiore di Connor e, ora che Luke Castellan non c'era più, il maggiore dei figli di Ermes. Per quanta poca credibilità potesse avere il ragazzo che aveva scambiato i barattoli dello zucchero e del sale a colazione, dando a tutti la possibilità di assaggiare il peggior caffè e latte caldo al mondo, i ragazzi e le ragazze si calmarono. Travis si spostò in modo da poter essere visto da tutti iniziò il suo discorso. - Le regole sono semplici, due squadre. I componenti della prima si dovranno nascondere, quelli della seconda si divideranno in coppie o gruppetti per cercarli-. -Quindi in poche parole nascondino?- disse una ragazza dai lunghi capelli corvini. Travis le rispose un po' offeso -Veramente lo abbiamo chiamato 'cacciatori e prede', ma se vuoi rovinare le brillanti idee della mia casa, si è nascondino-. Una ragazza dai tratti orientali fece un passo in avanti e disse -suppongo che le squadre potranno essere divise da noi vero?-. C'era qualcosa di ipnotico nella sua voce, lo stesso Travis con lo sguardo imbambolato stava per rispondere, ma venne preceduto da Katie Gardner, una figlia di Demetra piuttosto seccata per la scenetta appena avvenuta. -In realtà avevamo già pensato ad un sistema per creare le squadre Drew, Travis stava giusto per spiegarlo-. Il figlio di Ermes tornò in se -certo- proseguì con un po' di imbarazzo - dividetevi in due parti-. I semidei alla destra di Travis si distanziarono di qualche passo dagli altri. -Adesso raggiungete i fratelli da cui siete divisi, nel lato in cui sono di più-. Nico rimase fermo nel gruppo a destra, due fratelli di Connor lo raggiunsero, facendo gruppo con lui e le sue sorelle. Katie e altre due ragazze presero posto a sinistra, accanto a dei ragazzi che dovevano essere figli di Demetra. Infine una ragazza bionda sui sedici anni andò a destra e si fermò accanto ad una ragazza paffuta, ed a una ragazzina castana... Nico non poteva crederci. Come poteva essere lì lei?. Gli sembrò così irreale che non riusciva a smettere di guardarla, si costrinse a distogliere lo sguardo per non far credere che la fissasse, ma anche lei si era voltata e incrociò il suo sguardo, che aveva indugiato un secondo di troppo. Era passata qualche settimana, ma per quanto fosse improbabile, era sicurissimo fosse lei. I capelli castani con quei riflessi, gli occhi azzurri e la pelle chiara. Quel viso gli era rimasto impresso in mente anche se l'aveva visto per pochi secondi, il giorno della battaglia a Manhattan. Lo riconobbe anche lei, il suo viso prese un espressione allarmata che subito coprì cercando di mostrare indifferenza, girandosi da tutt'altra parte.

Travis smise di contare le squadre -La squadra alla mia destra cercherà, ma siete troppi, mi servono tre che si nascondano-. -Ci siamo noi!- disse la bionda che doveva essere la sorella della ragazza alla battaglia, che piantò subito i piedi a terra con un espressione allarmata. La sorella però non recepì il messaggio, o semplicemente la ignorò, trascinandola insieme all'altra sorella nella squadra delle prede. Probabilmente aveva voglia di cercare gli altri in mezzo alla foresta, quanto sua sorella minore di essere una preda da trovare.
-Quando verranno trovate, le prede avranno la possibilità di scappare. Se prese dovranno essere riaccompagnate qui da un cacciatore- fece una breve pausa -Detto ciò potete andare a nascondervi, vi consiglio non troppo lontano, mentre cominciamo a formare le coppie.

Nico cominciò a guardarsi attorno, l'unico che conosceva era Connor e qualche altro figlio di Ermes di vista. Travis fece le coppie in maniera casuale, la ragazza che aveva messo in discussione il nome inventato da Travis finì con la rossa che quella mattina aveva fatto l'entrata teatrale in bagno. Entrambe sembrarono molto seccate e quella dai capelli neri, che gli spiegò Connor, si chiamava Eve, non perse l'occasione di lamentarsi.

-Posso fare molto meglio da sola, piuttosto che trascinarmi dietro una giraffa che strilla.

La giraffa in questione passò dal broncio ad un espressione indignata -credi che mi faccia piacere andare in giro per la foresta con Miss male?

-Lamentarvi è inutile- le zittì Travis -vi abbiamo assegnato dei compagni proprio per non lasciarvi soli, ora levatevi di torno, devo finire di dividervi. Eve si girò seccata verso la sua compagna -non ti lamentare quando, sentendo i tuo passi da gigante, tutti andranno a nascondersi da un altra parte- e si allontanarono. Travis guardò il fratello e Nico -Beh, visto che siete rimasti in tre, formerete un gruppo- Nico notò un altro ragazzo dall'aria assonata accanto a Connor, che si presentò poi come Clovis.

Mentre camminavano tra gli alberi Nico pensò a quanto coraggio avessero potuto avere gli altri, per nascondersi in fondo alla foresta. Nascondendosi dove stavano passando loro, sarebbero subito stati trovati, ma se tutti dovevano camminare in coppia e facevano quel gioco di giorno non era una caso. La foresta era piena di mostri, ma molto di più durante la notte. Era anche molto grande, non sarebbe stato difficile perdersi, si chiese se loro stessi non stessere effettivamente girando in tondo.

-Posso farti una domanda?- chiese Clovis -non ti ho mai visto al campo, ma Travis sembrava conoscerti, eri tra gli indeterminati?

A Nico non andava di parlare ma tanto prima o poi lo avrebbe saputo. -Sono stato qua per un po' da bambino, anche dopo essermene andato, ho aiutato il campo durante la guerra. Sapevo chi era mio padre ma la casa tredici non c'era ancora, e non mi andava di restare.

Non lo disse apertamente, ma tutti sapevano che la capanna numero tredici era quella di Ade. Clovis semplicemente lo guardò inespressivo con quell'aria assonnata. -Capisco- rispose.

Camminarono ancora per un po' finchè non videro, accovacciata dietro un albero, una ragazza dai capelli neri che le arrivavano sulle spalle. Connor fece cenno di fare silenzio, ma mentre si avvicinava per prenderla di soppiatto fece rumore pestando un bastoncino. La ragazza si volto e partì di scatto prima di poter essere presa. Connor provò comunque ad inseguirla e nel frattempo gridò -voi andate avanti, ci penso io- e si allontanò.

-Ne avrà per un po', Miranda è molto veloce, soprattutto ora che dovrà scappare da lui-. Da come ridacchiava, Clovis doveva trovarlo molto divertente.

Continuarono a camminare, tra uno sbadiglio e l'altro di Clovis. Dopo l'ennesima volta in cui aprì la bocca, cominciava anche lui a sentirsi stanco. -Se avevi molto sonno perchè non hai chiesto di poter assentarti?- suonò più scontroso di quanto avesse voluto. Clovis sembrò riscuotersi -Non cambierebbe nulla, sono figlio Ipno, anche dormendo tutto il giorno continuerei ad essere stanco. Oggi è comunque uno di quei pochi giorni in cui non sono a poltrire. Adesso sono più o meno riposato.

Ipno era il dio del sonno, da quel che ricordava Nico. -E come fai se vieni attaccato da qualche mostro?.

-Oh per quello non c'è problema, se mi trovo in pericolo divento perfettamente lucido. Credo che l'istinto di sopravvivenza abbia semplicemente la meglio.

Nico in un certo senso poteva capire. Anche da esausto, se era in pericolo, all'improvviso arrivava una scarica di adrenalina dandogli un'energia che non sapeva nemmeno di avere.

-Comunque il caffè super forte aiuta molto- concluse Clovis. 

Qualcosa catturò la sua attenzione.
-Mi sa che abbiamo trovato qualcosa di molto interessante- guardava oltre le spalle di Nico. Mentre Clovis si spostava si girò, e lo vide. Un punto pieno di foglie e fiori, ma non era normale. Altri fiori in giro non ce n'erano, e questi non spuntavano dal terreno. Partivano dal tronco di un albero, sembrava edera da cui spuntavano boccioli, che andavano ad infittirsi in quel punto della terra, come a volerlo coprire. Clovis cominciò a spostare varie foglie, fiori e rami.
-Devo continuare o pensi di uscire da sola Evanna?

La coperta i fiori e foglie si ritirò rivelando un buco, da cui prima spuntarono un paio di mani e poi una testa biondo cenere.

-Tra tutti quelli che potevano trovarmi ovviamente sei tu- la ragazza fulminava Clovis con gli occhi chiari -mi hai fatto cadere in testa tutte le foglie, sai quanto ci ho messo a fare qualcosa, per evitare di farmeli cadere addosso?

-Beh visto con chi sono, mi pare inevitabile che ti trovassi- lei presa com'era da risistemarsi i capelli, notò Nico solo in quel momento, ma sembrò non capire.

Clovis si rivolse verso di lui -Nico, ti presento la tua sorellastra!

In questo capitolo:

- Iniziano le nuove attività del campo

- Accenno Tratie ;) (travis x Katie Gardner)

- Abbia visto il primo incontro tra Clovis e Nico

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3- Giochiamo ad acchiapparella ***


(NICO)

Per una volta, quando  gli aveva raccontato di lei, Nico aveva sperato che Connor scherzasse. Nonostante l'insolita faccia seria dell'amico, stentava a crederci. Voleva davvero credere che scherzasse, ma ora che se la trovava davanti, non aveva dubbi. Non sapeva come fosse possibile, ma esisteva una figlia di Persefone, e per ironia, l'aveva appena trovata con i capelli ricoperti di fiori e foglie.

-Quindi tu saresti la figlia di...
-Sì, Persefone. Vedo che già ti hanno dato la notizia, se sei chi credo tu sia.
-Mi chiamo Nico di...- venne interrotto di nuovo -Il famoso di Angelo, finalmente!

Nico non sapeva che pensare, al campo era più o meno conosciuto, ma dipendeva. Famoso per aver salvato il di dietro a tutti durante la battaglia contro Crono? O famoso come "l'inquietante figlio di Ade"?

-É da quando sono stata riconosciuta che spunta fuori il tuo nome. "Figlia di Persefone? Dobbiamo chiederlo a Nico, sicuramente saprà qualcosa" oppure "Devi conoscere Nico, ci serviva una coppia così".

Se partivano così dubitava che avrebbe voluto far coppia con lei. Continuò con quel suo monologo, e per fortuna abbandonò le imitazioni.

-Ho sentito varie versioni su di te, posso sentire quella ufficiale?

Nico era abbastanza innervosito
- Mi chiamo Nico di Angelo, sono figlio di Ade. Non ho alcuna idea di come sia possibile che tu esista, e non ho intenzione di fare coppia con nessuno, soprattutto se si presenta così.

Sembrò soddisfatta. -Io mi chiamo Evanna, piacere. Lo stesso vale per me- si girò verso Clovis -Visto che mi hai trovato, così da poter subito tornare a poltrire, possiamo uscire dalla foresta?

Clovis annui e prima che potesse parlare, Evanna continuò.
-Il figlio di Ade no- disse indicando il sotto scritto -Non voglio dare soddisfazione a Drew, o raccontare per l'ennesima volta la storia della mia vita, per provare a dargli un senso.

Clovis si rivolse a Nico -ti dispiace se provi a cercare gli altri da solo?

-No, fa pure.
-Bene, allora a stasera- e si allontanarono.

Connor gli aveva detto che Evanna era arrivata al campo poco dopo la battaglia. "È stata la semidea riconosciuta più tardi di tutti.
Dopo due giorni nella cabina 11 non sapevamo che pensare, ma non fu troppo diverso dopo che fu riconosciuta. È stato uno dei pochi momenti, in cui ho visto Chirone davvero sconcertato, troppe cose che non quadravano"La sua storia sembrava appunto abbastanza contorta, era stata trovata in un collegio, ma della sua vita prima di entrarvi non si capiva molto. Lei stessa non ricordava molto bene, e quando provava a parlarne, si ritrovava davanti a dei punti vuoti nei ricordi, come se quella parte della sua vita non fosse mai esistita. Poi c'era il problema più ovvio "Chirone non sapeva soprattutto, come spiegare il suo essere figlia di Persefone. In teoria la dea poteva avere figli, ma in pratica non li aveva mai avuti".
Nico si era fatto la stessa domanda, se la sua matrigna avesse avuto dei figli, era brutto da dire ma, dubitava che Ade gli avrebbe lasciati vivere.

Ora che l'aveva vista meglio ebbe di nuovo quella sensazione di averla già incontrata, ma la somiglianza della ragazza con la madre, finiva con la pelle bianca. I capelli biondi e ricci, gli occhi azzurri, erano l'esatto opposto di come appariva la matrigna solitamente. Non amava impicciarsi negli affari altrui, figuriamoci chiedere direttamente, ma lui stesso si poneva delle domande, e avrebbe voluto delle risposte da lei.
Continuò a camminare per la foresta, accompagnato dai suoi pensieri, finchè non si accorse di quanto in fondo fosse arrivato. Gli alberi erano ancora più alti, e dai rami più fitti, come a voler intrappolare chi stava dentro alla foresta. Stava per tornare indietro, quando si ricordò dove andava per non farsi prendere facilmente dai mostri, posti molto affollati. Tanti alberi significavano molte possibilità di perdersi, ma anche molti posti per nascondersi. Qualcuno di molto furbo, e abbastanza coraggioso poteva essere lì, bastava cercare bene. Finché non fossero stati trovati tutti non poteva uscire dalla foresta, tanto valeva trovarsi qualcosa da fare.
Cercò di essere più silenzioso possibile, anche se non fu facile, con tutti quei rami e quelle foglie a terra. Sul resto del campo splendeva solitamente il sole, ma forse la foresta aveva un po' delle regole sue, l'autunno la poteva arrivare. Sentì il rumore di acqua che scorreva, aveva abbastanza sete e decise di seguirlo. Nel frattempo aveva cercato di imparare il percorso da fare per tornare indietro, più ci si addentrava, più gli alberi assomigliavano ad un labirinto. Prima l'opera di Dedalo portava proprio nella foresta, sicuramente non era un caso. Il rumore dell'acqua si fece sempre più forte, finchè non la vide accovacciata alla riva. Delle spalle ricoperte da onde castane. Sembrava tranquillissima mentre si asciugava dalle goccioline la bocca, e non poteva non averlo sentito. Infatti girò il viso appena, finchè anche lei non riconobbe gli occhi scuri incorniciati da quei capelli corvini. In quei pochi secondi che rimasero a guardarsi Nico ebbe come un desja-vu (anzi, più una scena che si  ripeteva davvero), con una sola differenza. Questa volta fu lei, prima che uno dei due potesse fare un passo, a svanire.

 

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Capitolo 5
*** Un altro fratello segreto ***


(NICO)

Era stato un attimo, era lì ed un secondo dopo non c'era più. Non era sparita nell'ombra come faceva lui. Era come se si fosse mossa, ma lui riusciva solo a vedere lei che lo guarda dalla riva ... troppo immobile. "Foschia", ebbe solo il tempo di pensare prima di vederla ricomparire qualche metro più in là. Non sapeva esattamente come ci riuscisse, ma lei non era l'unica a saper fare questo gioco. Con un passo entrò nell'ombra di un albero, ma lei fu altrettanto veloce, spostandosi prima che lui potesse toccare terra. Sembrava come le immagini dei televisori quando prendevano male, e le immagini sfarfallavano. Era snervante, pensava di averla raggiunta, e poi lei si distorceva. Continuò così, inseguendola finché, capita la direzione verso cui lei tendeva ad andare, la precedette spostandosi prima di lei ed un passo più avanti. Lei per la sorpresa quasi non gli cadde addosso, e prima che potesse scappare, le prese i polsi. Ormai l'aveva toccata e non poteva più provare a fuggire, in teoria.

Si guardarono in faccia, con le braccia di lei incrociate ad "x" tra i loro visi. Purtroppo non si era sbagliato, era lei.

(CHLOE)
Andava tutto bene. Erano riusciti a mischiarsi con tutti gli altri semidei. Fingere di essere dei poveri ragazzini di strada spaventati, nessuno sospettava da dove venissero realmente. Ed eccolo lì. Le sarebbe piaciuto dire che si era scordata di lui, ma non era la verità. Dalla primissima sera dopo la guerra era stato nei suoi pensieri. Arrivata al campo era divenuto una paura infondata. Tutto ciò che sapeva di lui in fondo, veniva dai suoi pensieri. Perché aveva deciso risparmiarla?
Se l'avesse trovata al campo l'avrebbe subito accusata, facendola cacciare via (sempre che solo di questo si trattasse la punizione per il "tradimento" )insieme agli altri? Ma per non impazzire si era convinta che magari non sarebbe mai tornato al campo. Invece eccolo la davanti a lei, capelli neri, pelle olivastra, e adesso che lo guardava da vicino, gli occhi blu scuro.
Si liberò dalla presa con uno strattone e lui non tentò di riprenderla.
-Se ti preoccupa, tranquillo hai smesso di inseguirmi- sarebbe stato inutile scappare.
-Ma come hai fatto a...- prima che potesse finire la domanda lo interruppe -il viaggio nell'ombra è magico. Comunque io preferisco metodi diversi.
Non gli importava nulla di sembrare maleducata, continuò a dargli le spalle. -Che dici ci muoviamo e finiamo questa idiozia prima che faccia buio?.
Lui non le rispose ma cominciò ad camminare con lei. Dopo un po' si accorsero del problema.
-Aspetta- le disse. -Non la so più-.

-In che senso "non la sai"?
-La strada per tornare indietro, non so nemmeno dove siamo.
Durante quell'inseguimento si erano allontanati molto e adesso si trovavano da tutt'altra parte della foresta.
-Non c'è problema- gli rispose.
-Ecate, dea degli incroci e della strade, oltre che della magia.
Era inutile provare a nascondere qualcosa, tutto quello che voleva sapere di lei poteva benissimo scoprirlo da solo, dato che ormai erano entrambi al campo.
-Seguimi, proverò a ritrovare la strada.
-Quindi sei una figlia di Ecate- le disse il ragazzo -ecco perchè di quel... hai detto che non era viaggio nell'ombra, quindi cosa hai usato?
-Tu te ne vai in giro a spiegare come funzionano i tuoi poteri al primo che capita?- rispose Chloe.
-No, ma mi sembra coretto non essere trattato come un idiota dalla persona a cui hai risparmiato la vita.
-Cosa avresti fatto tu?- Chloe gli gridò contro, non riusciva a credere che avesse tirato fuori quel primo incontro.

Lui non si intimorì per nulla, anzi continuò. -È inutile reagire così. Arrabbiati quanto vuoi, ma se ti avesse visto un altro quel giorno...

Abbassò lo sguardo verso il laghetto,  cercò di calmarsi
-Sei un'ingrata!- ora era lei che doveva inseguirlo.
Fece l'errore di toccargli una spalla, perchè quest'ultimo si scansò subito.
-Mettiti nei miei panni- Chloe non resistette più. -Ora che ci sei tu, che dovrei fare? Come dovrei reagire?
Ricominciò a cercare una via per tornare indietro, con lui al seguito.
-Che intendi dire?-
-Ormai che sei qua, credi io non sappia cosa succederà? Racconterai tutto a Chirone, gli dirai da dove vengo realmente, e ci cacceranno. Finiremo in esilio.-

-Finirete? Tu e chi?

Neanche a chiamarlo, vide correre Jack nella loro direzione. Si maledisse da sola. Stava pensando a lui, e senza rendersene conto, invece di ritrovare il percorso, si era messa nelle sue tracce. Stava scappando, infatti subito dietro di lui vide correre Eve, che gli saltò addosso.

-Ormai sei bloccato, è la regola!

Eve era sopra la sua schiena e badava bene che non avesse modo di scappare.

-Chloe, diglielo che ho vinto è non può più costringermi a correre come una matta- aveva il fiatone.

Le voleva far notare che nessuno la costringeva ad inseguire proprio lui, ma non era il momento.

-Si, se lo blocchi così ha definitivamente perso.
Eve liberò dalla presa Jack.
-Ti avevo già preso prima! Ma tu no, non puoi farmi vincere semplicemente prendendoti per un braccio. Devi farmi correre fino allo sfinimento.
Il ragazzo aveva un sorriso compiaciuto.-Te lo scordi comunque che mi faccia vedere con te, torno con Chloe- rispose lui.
Toccava sempre agli altri sopportarli e cercare di non farli ammazzare a vicenda.
-Io non ero tra i cacciatori- precisò Chloe. -Peró se Eve è daccordo, facciamo uno scambio e vai con lui- indicò il ragazzo. Era la giusta occasione per liberarsi di lui subito.
Non sapeva se Jack avesse capito cosa voleva da lui, ma sembrava soddisfatto.
-Tutto pur di non rischiare di finire di nuovo schiacciato da Evil
-Non chiamarmi in quel modo!

I ragazzi cominciarono ad andare quando Chloe li fermò

-Aspettate- Chloe abbracciò Jack, abbastanza perplesso, impiegando giusto il tempo per sussurare "lui sa".

-Ci vediamo più tardi- e andò via con Eve.

(JACK)
Lui sa.
Per la loro situazione, non c'erano molti modi di interpretare quella frase.
Pur non sapendo quanto cose il ragazzo conoscesse di loro , avrebbe dovuto fare attenzione a ciò che diceva.
-Quindi.Come hai detto di chiamarti?
-Nico. Nico di Angelo- gli rispose
-Io sono Jack- evitò di usare il falso cognome.
Ma in silenzio, sperò comunque che Nico non avesse mai sentito il cognome "Nakamura".

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


(NICO)

Nico stava perdendo il conto delle conversazioni che avrebbe voluto evitare quel giorno. L'unico punto positivo era aver scoperto che la ragazza si chiamava Chloe.
Almeno dopo il continuo chiacchierare di Connor, e due semidee irritate, era sollevato che il suo ultimo compagno fosse più silenzioso.

Neanche il tempo di averlo pensato che Jack ruppe quella quiete
-Se dovessero chiedertelo sei stato tu a trovarmi, non dire nulla riguardo ad Eve.
-Certo- rispose Nico. -Posso chiederti il perché? Non siete in amicizia?
-Beh, diciamo di si, é complicato essere amici con Eve- rispose Jack.
-Non si comporta "male" con tutti, per quanto mi riguarda cerca di darmi fastidio quando è annoiata, prova a trasformare le cose in una gara in cui battermi e scemenze del genere.
Nico non ne sapeva molto di ragazze, ma se con una scusa qualcuno gli fosse saltato addosso in quel modo, due domande se le sarebbe fatte.
-Una ragazza prima l'ha chiamata 'Miss Male', centra con ciò di cui parlavi?- gli chiese Nico.
-La ragazza si chiama Christie, ha pensato lei a quel soprannome, per via della somiglianza del suo nome con la parola "Evil" a parte lei quasi nessuno lo usa. Io... non penso che Eve sia cattiva in fondo, spesso potrebbe risparmiarsi alcuni commenti, ma è fatta così. Forse è perchè è figlia di Eris, non lo so. Christie invece è davvero una carogna, e purtroppo è anche mia sorella.
-Da parte di chi?- chiese Nico.
-Nemesi, non sai che divertimento nella mia casa-.
-Invece tu di chi sei figlio?- chiese Jack
-Ade- rispose Nico. Si aspettava la solita reazione imbarazzata, ma Jack si limitò a dire "allora avrai casa tutta per te". Nico gli disse che era proprio uno dei motivi per cui in passato non era rimasto al campo, ma Jack non doveva essere molto contento di tutti quei nuovi fratelli.
Non si dissero più nulla finchè non arrivarono dagli altri.

(JACK)
Jack aveva conosciuto semidei di tutte le origini, figli di dei che al campo non sentiva mai nominare, ma non figli Ade.
Avrebbe voluto chiedere qualcos'altro al riguardo ma, primo: sarebbe suonato molto come "wow sei figlio di Ade? E parli sempre con i morti? Sono tipo zombie?" (e probabilmente ne aveva abbastanza di domande del genere), secondo: lui avrebbe potuto fare altre domande, per esempio sul suo passato. Quello sarebbe suonato molto come:
"Vengo da un quartiere di merda, abitato da pezzi di merda finchè non mi sono arruolato per aiutare i titani. Probabilmente ho provato a farti del male, è difficile da capire con l'elmo. Ah e mio fratello è morto per salvarvi". Non sarebbe stato molto amichevole come inizio, e finché non ne capivano di più sul figlio di Ade, era meglio continuare con la commedia dei poveri orfanelli spaventati nel vicolo di New York (che omettendo tutta la parte della battaglia forse era anche vero).
Era lì che li avevano trovati, tre giorni dopo la guerra, ed era stato un gigantesco colpo di fortuna.
Prima che Crono fosse sconfitto scapparono insieme: lui, Chloe, Meckenzie, Cara e Clovis... per i fratelli di Chloe e Clovis era troppo tardi, per Ethan probabilmente lo sarebbe stato presto.
Erano passati dall'essere nel mezzo della battaglia ad assistere come spettatori silenziosi. Le luci blu sull'Empire State Building, che per il Campo Mezzosangue era stato il segnale di salvezza, per loro era quello di sconfitta definitiva. Ancora non lo sapeva, ma per lui era anche il segnale che adesso era solo. Non lo disse agli altri, se Chloe avesse saputo che era quella la sensazione che aveva provato, abbandono, l'avrebbe sgridato. Sapeva che poteva considerare lei e gli altri come fratelli e sorelle, ma Ethan era sempre stato il suo punto di riferimento. Arrivato al campo sentì ancora di più quella sensazione di solitudine, "perse" anche una sorella. Contrariamente a come avevano sempre creduto lui e Mackenzie avevano in comune solo il padre, perchè lei era figlia di Nike. La spiegazione che gli diedero fu che magari nemmeno il padre lo sapeva "gli dei sono così, forse Nike dopo una litigata aveva bussato alla porta di casa Nakamura con le sembianze di Nemesi, succede"

Il giorno che li trovò un satiro al campo incontrò Christie, che era molto diffidente ma, non avendo prove, si limitò a dimostrare disinteresse verso il nuovo fratello e palese antipatia verso le ragazze.
Era brutto da dire, ma nonostante lì non fossero tutti ribelli, spietati o cattivi, i ragazzi del campo non sarebbero mai stati una famiglia per lui, non era quella la sua casa.
In fondo non lo era nemmeno il suo vecchio quartiere, o l'esercito della nave "Principessa Andromeda".
Dopo la morte del padre, le persone a cui voleva più bene erano suo fratello Ethan, la sorella Meckenzie, Cara, e Clovis e una volta sulla nave aveva incontrato Chloe e sua sorella Cassandra.
Aveva passato la maggior parte della sua vita senza uscire dal proprio quartiere. Poi suo padre era stato ucciso, una pallottola in testa e si era ritrovato orfano insieme alla sorella. Prima che qualche assistente sociale potesse portarli via, Ethan era ritornato. Era mancato per poco ma per lui era stata un' eternità. Raccontò che in realtà una madre loro l'avevano, e che gli aveva sì portato via un occhio, ma per indicargli una via che non sarebbe riuscito a trovare nemmeno avendone tre di occhi.
Forse era stata la troppa felicità nel vederlo al seguito dello shock, ma lo convinse che salire su quella nave fosse la scelta giusta da fare.
Per quasi tre anni aveva imparato che bisognava diffidare degli dei e stare lontani dal campo mezzosangue. I titani non si erano dimostrati tanto migliori e ora al campo da cui il fratello era scappato e contro cui aveva lottato ci viveva. Su quante altre cose il fato avrebbe provato a farlo ricredere?

(CLOVIS)
Erano quasi le nove quando Clovis si alzò. "Meglio di ieri, o dei giorni prima ancora". Il campo era diventato paradossalmente la sua nuova culla, non rilassante quanto il movimento della nave e il rumore del mare, ma i suoi fratelli erano stati bravi nel costruire la propria casa. Una volta entrato la capanna di Ipno era stata capace di far scivolare via il flusso di preoccupazioni che lo avevano tenuto sveglio per tre notti. Poteva persino risentire i rumori delle notti sulla principessa Andromeda, certo a parte il fiato di Max, o di Jack e Chloe quando restavano nella sua cabina.
E non era nemmeno il sonno nervoso che lo prendeva per alcuni periodi, facendolo stare a letto anche da sveglio, era più dolce, quasi ammaliante. Se per alcuni il fatto di avere un ramo da cui gocciola il Lete nella propria stanza sembrava strano, a lui pareva perfettamente appropriato. Là dentro potevi scordarti che eri reduce da una guerra, che dovevi nascondere dei segreti.
Scoprì che là i sogni erano molto più... consistenti, vividi. Era una delle rare volte in cui non stava sognando qualcosa che riguardasse la guerra, camminava nell'oscurità. Gli capitava spesso, era come viaggiare in un autostrada di sogni ed incubi, ma in quel momento nessuno dormiva. Li sembrò di sentire la voce di Cara, spesso la incontrava, anche lei in cammino. Gli dava le spalle, provò a chiamarla ma non rispose, forse la stava solo sognando.
Clovis...
Sentiva un fastidio alla guancia.
Clovis...
CLOVIS!
Vide il viso di Cara, ma non era un sogno. Lo stava punzecchiando con un dito sulla guancia, i capelli di lei che gli penzolavano sul viso dandogli fastidio. Aprì bene gli occhi e le scacciò via la mano.
-Lasciami in pace- e rigirò la faccia verso il cuscino.
Lei prese le coperte ma Clovis le strinse
-Ehi sono nudo- la bloccò.
Lei fece un'espressione poco convinta.
-Sì, come no. Ora ti alzi- e tirò via le coperte. Uno svantaggio della casa di Ipno, il tepore delle coperte va via normalmente.
Non era nudo, era come sempre un tutt'uno col suo pigiama. Cara lo sapeva. Dopo molte proteste e lamenti lo convinse ad alzarsi

(CARA)
Ci era voluto un po' di impegno, ma alla fine Clovis si alzò. Stando in piedi di fronte a lui notò come fosse diventato ancora più alto rispetto a lei. Cominciava a sospettare che crescesse dormendo.
-Comunque da quando è necessario usare questi metodi per svegliarmi?- Clovis si tolse il pigiama per cambiarsi mentre Cara stava girata.
-Da quando hai il sonno così pesante, perfino i tuoi fratelli sono già fuori! Oggi c'è addestramento nella foresta.

Clovis aprì la porta ed uscirono.
-Come fai a non essere sudato? Dormi da non so quando e con tutte quelle coperte- gli disse Cara.
-Sono lenzuola speciali, gentilmente offerte dalla casa di Ecate, dopo averle usate non serve nemmeno fare la doccia- rispose Clovis.
-Che schifo- Cara enfatizzò la cosa con una smorfia.
-Dammi il tempo di svegliarmi e vado a lavarmi ahahahaha- .
-Comunque dovresti rivalutare i tuoi poteri, mentre mi chiamavi mi sei apparsa nella mente, stavi quasi per farmi iniziare un sogno.
Cara non dava molta importanza ai suoi poteri, oltre alla faccenda dei sogni Morfeo non aveva molte abilità.
-Eri ancora nelle gallerie dei sogni?- gli chiese.
-Si- le rispose. -Ma sono tutti svegli, quindi non era poi così interessante, ma almeno non devo sognare.
La sua espressione si rabbuiò un po'.
-Sai com'è, a volte è meglio guardare nella testa degli altri piuttosto che affrontare la propria.
-Già- rispose Cara. Aveva tre anni in più di lei, la differenza di età non era mai stata così evidente. Dopo tutto ció che era successo Clovis  era diventato davvero maturo. Lei era cambiata pure rispetto a quando erano piccoli, ma qualcosa in lui era diverso. Una corda della sua innocenza si era spezzata. Ultimamente stava attenta che fosse in giro di tanto in tanto, invece di stare sempre al letto. Lo aveva visto fare anche alla madre del ragazzo, sempre ripiegata su se stessa in quel letto, troppo giù per occuparsi di suo figlio. Clovis non aveva mai avuto un episodio grave, ma non voleva che avesse una ricaduta. Anche per lei fare bei sogni era diventato difficile, ormai nemmeno ci provava più e passava le notti nelle gallerie dei sogni cercando Clovis. Non le piaceva essere piccola, inesperta con i suoi poteri. Avrebbe voluto saper dargli dei sogni felici, ma temeva che poi lui non avrebbe più voluto svegliarsi davvero. A volte la fantasia non regge il confronto con la realtà. Quindi cercava di stargli accanto, rendendo le giornate meglio di una dormita.

-Prima di dover andare nella foresta, forse sei in tempo per la colazione, devi prendere un bicchierone di caffè!-gli disse.
-Nooo... sai che mi fa schifo-.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


(NICO)

Finalmente arrivarono al punto di partenza.
Travis stava sgridando Eve e Christie per essersi separate.
-Quando vi diamo delle precise istruzioni, c'è sempre un motivo per cui vanno seguite. Non bisognava tornare da soli.
Eve continuò a protestare contro il figlio di Ermes. Chloe stava un passo indietro a loro e si voltò verso Nico. Si guardarono per qualche secondo ma lei si girò di nuovo.

La cosa che più non sopportava dello stare al campo erano i pasti. Nico doveva sempre sedersi da solo. Mentre mangiava della pasta cominciò a guardarsi attorno. A quanto pare non era l'unico escluso.
Eve se ne stava da sola al tavolo di Eris, così come un'altra ragazza dai capelli rossi che continuava a guardare verso un tavolo dove stavano tre ragazzi dall'aria assonnata. Riconobbe i tavoli di sempre: Ermes, Afrodite, Efesto, Demetra, Ares... molto più affollati di quanto ricordasse.
In quello che doveva essere il tavolo di Ecate c'era Chloe insieme a, due ragazze bionde. Non trattene molto lo sguardo su di lei per timore di essere visto, ma lei non si girò mai, o comunque non lo diede a vedere. Aveva spostato l'attenzione verso il tavolo di Ares, dove Clarisse parlava ad alta voce di un certo scontro avvenuto quella mattina, quando vide Percy dirigersi verso di lui. Il solito sorriso confidenziale, nessuno sguardo compassionevole o intimorito. Percy era una delle poche persone con cui Nico si sentiva a suo agio.
-Ehi- lo saluto con un cenno.
Nico ricambiò.
-Allora sei tornato, ti fermerai molto?
-In teoria dovrei restare più del solito- sperò non gli chiedesse il motivo, ma era sempre Percy...
-Come mai questo cambiamento?
Sembravi molto deciso quando hai detto di non voler restare.
-Forza maggiore- si limitò a rispondere Nico. Non gli andava di sbandierare quanto fosse sotto gli ordini del padre mentre lui poteva tranquillamente obbligare gli dei a riconoscere i loro figli.
Mentre parlavano notarono che Chirone aveva cominciato ad osservarli. Percy cambiò discorso
-Stavo pensando che dovremmo parlare con Chirone per quanto riguarda i tavoli. Ce ne sono tanti vuoti... potremmo cambiare un po' le regole.
-Potresti provare a parlargliene, ti ascolterebbero.
-Veramente pensavo anche a te, sei bravo in queste cose.
-Io?- gli chiese scettico Nico.
-Beh hai letteralmente fatto salire tuo padre dagli inferi per aiutarci, che sarà mai un tavolo.
Nico sorrise, forse la stima che aveva per Percy era reciproca.
Un satiro suonò la conchiglia
Chirone aveva qualcosa da dire.
-Occhi a me semidei- battè gli zoccoli per avere ulteriore attenzione da parte di tutti
-La cabina degli oggetti smarriti è stata nuovamente, misteriosamente riempita di vestiti, quindi se qualcuno fosse interessato può cercare qualcosa della sua taglia. Ed a chi non interessano vestiti e cianfrusaglie non reclamate di seconda mano, ci sono delle armi nuove pronte per voi, da usare all'arena di combattimento.
Seguirono urla entusiaste dal tavolo di Ares.
-Cabina di che?- chiese Nico rivolto a Percy.
-Ci finisce qualunque cosa non venga reclamata trovata in giro per il campo, ma tutti sanno che i figli di Afrodite la usano per disfarsi di ciò che non usano più.- gli rispose Percy.
Nico guardò scettico verso il tavolo di Afrodite.
-Nonostante non prenderei mai dei jeans stretti da Malcom, la scorsa volta qualche felpa era semi accettabile.- li difese Percy.

(CHLOE)
-Forse vanno bene- disse Eve.
Erano nella cabina degli oggetti smarriti. Eve si stava provando un paio di pantaloni dietro la tenda di un camerino improvvisato. Chloe nel frattempo frugava distrattamente dentro una cesta.
La tenda si scostò
-Come li vedete?- chiese Eve
-Un po' lunghi ma potresti fare i risvoltini- le disse Eve mentre riappendeva una felpa ad una gruccia.
-Piuttosto li taglio senza nemmeno ricucire l'orlo- rispose la ragazza richiudendosi dentro.
Chloe guardò in una cesta piena di magliette. Arrivando prima sperava di riuscire a trovare qualcosa prima che rimanesse solo roba così rovinata, che non sarebbe stata mai reclamata da nessuno
-Vorrei anche capire cosa se ne fa qualcuno dei tacchi al campo- disse Eve prendendo un paio di décolleté neri con la punta graffiata.
Chloe guardò su degli scaffali. In un contenitore trovò una collana di conchiglie scheggiata, uno zaino con una spalla che stava per staccarsi, degli orecchini spaiati. Per lei che aveva più di due buchi ai lobi potevano tornare utili, se li mise in tasca e prese la collana. -Che ne pensi?- disse mostrandola ad Eve.
La ragazza la prese studiandola.
-Se riesco a sciogliere il nodo posso riutilizzarla.
Chloe diede un'occhiata ad un appendiabiti di quelli usati nei negozi per esporre i vestiti. Vide un giubbotto di finta pelle nera semplice, forse non era troppo grande. Lo prese da una manica ma sentì tirare l'altro lato della giacca.
-Non mi importa l'ho preso io per prima- e provò a tirarlo verso di se.
-Non vi litigherete mica il giubbotto spero-. Era la voce di Connor.
Una mano sbucò dalle giacche appese scostandole.
-Chi...- stava per chiedere Chloe, ma si interruppe. Appena la notarono, due occhi ricambiarono lo sguardo truce.
Chloe lasciò la manica nera
-Non preoccuparti, è tutto tuo- disse a Nico prima di tornare dalle amiche.

(NICO)

-Ma cosa le è preso?- chiese Connor.
-A saperlo. È da quando si è presentata nella foresta che fa così- rispose Nico.
-Connor se non ti dispiace io sto andando via, sto poco bene- disse Nico.
Non lasciò al figlio di Ermes il tempo di seguirlo ed uscì.

(CHLOE)

Le dispiaceva fare la maleducata con Connor ma per istinto si allontanò il più in fretta possibile. Stava cercando di sembrare il più arrabbiata possibile con Nico, ma in realtà era spaventata.
Traditrice.
Quella era la parola che le risuonava in testa da quando era arrivata al campo.
I fratelli delle persone che vedeva ogni giorno erano morti con onore, per difendere la propria famiglia.
Lei era scappata, e poi si era rifugiata dagli stessi che aveva combattuto. Aveva tradito chi l'aveva protetta, e non era sicura che sarebbe riuscita a proteggere quel poco che era rimasto della sua famiglia, se Nico avesse parlato.
-Che hai?- Evanna la riportò alla realtà.
-Nulla- rispose Chloe. -Hai trovato qualcosa?

(NICO)

Nico si buttò sul suo letto. Aveva mille pensieri in testa, ma ruotavano tutti attorno ad una persona.
Non sapeva cosa pensare di Chloe. In verità non credeva che avrebbe mai dovuto porsi questo problema.
Con tutto ciò che era successo dopo la guerra non ci aveva più pensato, ma ricordava molto bene.
Stava combattendo, in mezzo ai mostri c'era anche un grande gruppo di semidei nemici. Aveva sentito qualcosa di strano... come quando lui stesso usava i viaggi d'ombra, ma diverso. Ad un certo punto aveva visto qualcosa, forse fumo, delle ombre, non riusciva a capire, strisciare velocissime verso una direzione. Le aveva rincorse, continuando ad allontanarsi anche quando furono sparite.
Arrivato in un vicolo, la vide.
Accasciata a terra e... senza vita, c'era una ragazza in armatura. Accanto a lei un'altra ragazza più giovane piangeva scossa da tremiti e singhiozzi.
Si accorse di lui e si volto. Si guardarono per qualche secondo e poi decise di andarsene. Sebbene non la conoscesse e facesse parte dei nemici, si sentì di troppo. La prima cosa che aveva pensato rivedendola al campo era che Il volto di Chloe, rigato dalle lacrime e gli occhi gonfi, sembravano appartenere ad un'altra persona.
Si chiese se non fosse così che lo vedevano Percy, Annabeth e chi lo aveva conosciuto quando c'era Bianca.
Si passò le mani sul viso e sui capelli. La stanchezza per non aver dormito abbastanza cominciava a farsi sentire, e poco dopo si addormentò.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


(EVIE)
Eve tese la corda dell'arco. Cercò di fare come aveva detto Will Solace, focalizzandosi sul bersaglio, ma l'ennesima freccia si conficcò nel bordo bianco.
Ne afferrò subito un'altra dalla faretra che aveva appoggiato a terra, ma non appena alzò il gomito per sistemare la freccia venne fermata.
-Lo fai con troppa violenza- Sentendo Sherman Yang arrivare abbassò il braccio.
Eve lo guardò infastidita.
-Senti da che pulpito- gli rispose.
Eve si rimise in posizione con ancora più foga mandando la freccia da tutt'altra parte quando la fece scoccare.
Mentre la ragazza posava l'arco a terra, una freccia finì poco distante dal centro del bersaglio accanto al suo.
-E proprio per questo che mi alleno spesso qui- riprese il figlio di Ares.
-Bisogna sviluppare la pazienza se si vuole primeggiare.
-Ognuno ha i propri metodi- rispose Eve.
-Tu che ci fai di nuovo qui piuttosto? Anche ieri lanciavi frecce- le chiese lui. L'aveva notata...
-Finora era un posto tranquillo.
Rispose Eve con tono di sufficienza.
-Di solito i ragazzi della tua casa non vengono qui, il fratello di mezzo vuole primeggiare, almeno in questo?-
La competizione non era alta in nessun'altra casa come in quella di Ares. Difficilmente si trovava un posto tra i primi.
-Devo primeggiare, se non voglio essere scavalcato dagli altri, ma non fa bene seguire le loro stesse orme. Un giorno Clarisse dovrà pur essere rimpiazzata da qualcuno, ma non penso lascerà sua lancia al prossimo leader- rispose lui.
Non aveva un orgoglio debole.
-Bello vedere nella propria famiglia degli avversari- commentò Evie.
-Quella tra fratelli è tra le prime competizioni della vita-. Posò anche lui l'arco. -E poi tu che ne sai della competizione in famiglia.
"Più di quanto tu creda" pensò Eve.
-Non molto in effetti, sono capo cabina a tavolino. Passo le mie giornate nella noia- rispose la ragazza.
Da quando il padre si era sposato Evie passava le giornate a cercare di farsi notare. Era una continua gara contro "Lizzy biondo platino", così chiamava da piccola la fidanzata del padre.
Il piccolo segreto condiviso col padre, sul fatto che fosse al campo mentre Lizzy la credeva in collegio, la spingeva a sopportare qualunque cosa non le piacesse.
Il figlio di Ares le diede le spalle, e sistemò arco e feretra al loro posto. Girò la testa leggermente verso le sue spalle. - Fammi sapere se ti servisse compagnia allora- e se ne andò.

(NICO)
Nico stava ancora dormendo quando Connor bussò alla sua porta.
-Nico sei qui dentro?
Malvolentieri Nico aprì la porta al figlio di Ermes
-Eccoti finalmente, cosa hai fatto tutto questo tempo?
-Ero stanco... per quanto ho dormito?- chiese Nico.
-È già ora di andare a cena, dobbiamo sbrigarci.
Nico si chiuse la porta alle spalle e seguì il ragazzo.
-Connor- lo chiamò Nico.
-Conosco il campo, non devi sentirti obbligato a stare con me ovunque tu vada.
Connor lo guardò serio e poi rise
-Nessuno mi obbliga, siamo amici no?

Nico non trovò una risposta. Sapeva che non aveva senso stupirsi, ma sentire la spontaneità del figlio di Ermes in quella frase lo scosse. Non era come quando Annabeth provava a parlargli, o Percy, o Chirone, come se fosse un ragazzino bisognoso di conforto. Il loro parlargli come se fosse la cosa giusta da fare e non centrava nulla con la genuinità di Connor.

Quella sera mangiarono in fretta, il coprifuoco era rimandato di due ore, e avrebbero avuto più tempo per stare attorno al falò.
Quando Nico sia alzò dal tavolo Connor gli fece cenno di seguirlo.
-Ti presento dei ragazzi, ti va?
Nico fu contento che fosse una proposta e non un modo per dire "provo a farti fare amicizia, solo non ne saresti capace".
Si avvicinarono a tre ragazzi
-Sono tuoi amici?- gli chiese Nico.
-Dipende.
Connor salutò, presentò Nico e viceversa.
-Jack e Clovis li conosci già- i due ragazzi fecero un cenno.
-Io sono Josh Double-. Un ragazzo dai capelli castano chiaro si presentò

-Ehi Joshua! - Si avvicinò a loro un ragazzo con un bicchiere di cola in mano. -Dylan. Ti ho detto mille volte che è solo Josh-. Disse il sotto scritto seccato.
L'ultimo arrivato lo ignorò e si rivolse a Nico -Sei quello nuovo?-.
-Diciamo- rispose Nico.
Il ragazzo guardò verso il falò.
Nico fece lo stesso, vicino al fuoco videro una ragazza con i capelli rossi cercare di far scogliere il cioccolato su un biscotto, e accanto a lei Chloe con le mani in tasca. A quanto pare non era l'unico ad averla notata, perchè Dylan subito disse -Oggi chi ha trovato Chloe nel bosco? Avrei voluto prenderla io.

Nico trovò che la fissa per il rapimento non fosse solo una caratteristica delle divinità
-È stato Nico- intervenne Jack
Nico confermò. -Considerando come ha reagito devi ritenerti fortunato a non averla incrociata.
Jack posò il suo bicchiere. -Non pensare troppo a come si è comportata, oggi era una giornata storta.
Clovis si aggiunse alla discussione. -Con lei è così, a volte devi saperla prendere, prima che lei ti prenda a male.
Dylan riguardò verso il falò.
-Beh, se si tratta di lei, davanti, dietro, di lato, la prendo da tutte le parti che vuole.
Nico ringrazio di non essere l'unico a rispondere con un silenzio imbarazzato.
Clovis gli lanciò una brutta occhiata -Dylan, se non sbaglio Selena ti cercava. 

Dopo aver mandato via Dylan, Connor commentò -Il solito tipo. Squallido quanto le ragazze che abbindola.

-Se ci unissimo agli altri? Rischio di riaddormentarmi stando qui a scaldare la sedia- disse Clovis alzandosi. 

Jack e Connor lo seguirono. Quando anche Nico si alzo si sentì chiamare.
-Nico- Josh era rimasto seduto e lo guardava.

-Cosa è successo in particolare con Chloe oggi?

-Niente da dover essere raccontato- gli rispose schivo Nico.

-Capisco- replico Josh. -Sappi solo che Chloe, può sempre contare sui suoi amici, per chiunque le crei problemi.
-Buon per lei allora- rispose Nico.
Josh si alzò. -Ci vediamo.- Lasciò intendere di non voler essere seguito.
A Nico non potè importare di meno. Di certo non si faceva intimorire dai discorsi velati di Josh. E di certo non gli importava nemmeno di Chloe. Da dove venisse o che avesse fatto non era affar suo. Anche se non voleva dare soddisfazione a Josh, decise di non raggiungere gli altri. Si sentiva infastidito, non voleva vedere nessuno. Stava per tornare nella sua cabina, quando il suo sguardo cadde su una figura poco lontana che andava via. Come la prima volta in cui si era trovato con lei in quella situazione sentì una strana sensazione, ma questa volta era qualcosa di molto peggio.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


(NICO)

A Nico faceva ovviamente un po' strano. Seguire Choe, per dirgli cosa poi? Non era meglio farsi i fatti suoi? Se lo diceva sempre eppure... la situazione non cambiava.

(CHLOE)

Ci sono momenti in cui il calore di un fuoco e dei tuoi amici non bastano, l'unica cosa che ti serve è stare da sola. Di andare in spiaggia non se ne parlava, il mare era ormai legato a troppi brutti ricordi. Ma i piccoli rumori nel silenzio di un bosco, erano un ineguagliabile rimedio alle preoccupazioni.

Chloe ripensò con più calma agli avvenimenti della giornata.
Nico Di Angelo.
Quante cose dietro quel nome. Sull'Andromeda per un periodo non si parlava d'altro.
-Ci serve alla svelta.
-Non importa se è giovane, proprio per questo è perfetto.
-Se vogliamo sconfiggere Percy Jackson ci serve un altro come lui.
Luke, (o Crono difficile a dirsi) lo voleva.
Ben presto capì pure perchè.

Quando lo aveva visto a New York il giorno della battaglia si era chiesta che effetto facesse combattere con accanto tuo padre, il dio dei morti. E se capisse che effetto provocasse lui stesso in quella situazione. Poteva avere la sua età eppure sembrava così padrone di se stesso, in controllo dei suoi poteri. Tutte cose che a Chloe mancavano decisamente. Lei non aveva mai conosciuto Ecate, la dea aveva preferito affidarla subito a qualcun altro, Circe. L'isola di Circe, un luogo insidioso, dove la strega formava le ragazze che preferiva, sulle arti magiche. Una trappola così sicura dove crescere e morire. Benché tutto ruotasse attorno alla grande maestra Circe, si venerava principalmente sua madre, Ecate. Chloe aveva fantasticato così tanto su di lei da bambina, tanto quanto velocemente perse la stima per la dea dopo la battaglia. Quando cresci tutto si pone su un piano diverso. Era stata sua madre ad abbandonarla sull'isola che aveva sempre voluto lasciare. Non avrebbe mai dimenticato la sera che riuscì a fuggire insieme a sua sorella Cassandra, sebbene non fossero consanguinee, si era sempre presa cura di lei, salendo sull'Andromeda. Era stato Ethan ad aiutarle, e su di lui Chloe non aveva avuto dubbi fin dal principio. Pensando però a come era andata a finire sentì un groppo alla gola e i sensi di colpa gravargli sulle spalle. Dalla sconfitta di Crono era tutto un "E se.." .

Se avesse fatto più in fretta.

Se avesse saputo controllare meglio i suoi poteri.

Se fosse rimasta sull'isola.

Se non fossero scappati e poi trovato il campo...
Presa dai suoi pensieri si accorse di essersi inoltrata troppo lontano, non era sicuro stare lì da sola. Si sedette però stremata dalla giornata che le aveva procurato un sussulto dopo l'altro finché... un brivido di freddo.
Quelle che a chi non aveva mai visto una fantasma potevano sembrare nubi di fumo, si avvinghiarono alle sue caviglie provocandole un bruciore innaturale. Non di nuovo, non anche al campo, doveva per forza essere colpa del figlio di Ade.
Non doveva essere normale che i fantasmi potessero toccarla, eppure era così dalla prima volta che ricordava di averne incontrato uno.
"Chloee" Li sentiva chiamare, ma era un suono inudibile agli altri, che rimbombava nella sua testa solo per lei. O almeno pensava. Mente cercava di ignorare ciò che le veniva detto una spada nera e lucente fendè l'aria mandando via li spiriti, tra le loro urla disperate e Nico di angelo la fece voltare verso di lui.

"Ma come ti viene in mente di andare fino a qua da sola". L'aveva sorpresa di nuovo di spalle, spaventata... e in lacrime ora che ci faceva caso.

"Lasciami stare" gli disse anche troppo bruscamente. In fondo l'aveva tirata via da una brutta situazione
"Dove vado sono fatti miei, nessuno ti obbliga a seguirmi ogni volta".
"Un semplice grazie ti costava proprio vero? Comunque non mi stupisce questo, ma quelli invece... chi erano, perché potevano toccarti?".
Chloe non ne poteva più, a malincuore continuò sgarbatamente.
"Dirtelo non cambierebbe nulla, tu...".
"Eh no, sei tu ad esserti fatta tutta una tua idea, ma io al contrario di te non giudico senza conoscere. E se mi ascoltassi lo capiresti".
Chloe non rispose più. Si era lasciata prendere dalla sua ansia dovuta allo spavento di prima... e molto probabilmente da quella cosa che Clovis gli aveva detto essere "stress post traumatico".
"Però non credo sia questo il luogo giusto" disse Nico guardando la foresta attorno a loro.
"Torniamo dagli altri conosco qualcuno che ti rimetterà su".

(CHLOE)
Nico l'aveva portata da Will Solace, un ragazzo della casa di Apollo che per farla sentire meglio gli aveva prescritto... una tazza di cioccolata calda e latte. Will occupandosi dell'infermeria poteva avere degli strappi alla regola sul coprifuoco. Mentre beveva pensava che i due ragazzi messi uno vicino all'altro, con i capelli scuri e la pelle chiara di Nico a contrasto con l'abbronzatura e i riccioli biondi di Will, formassero un duo buffo, così opposti ma per qualche motivo andavano d'accordo. Ma in fondo Will era sempre gentile con tutti.
"Come ti senti?" le chiese.
"Molto meglio" rispose asciugandosi la bocca con un tovagliolo.
"Sarà stato un caso isolato, ma se dovesse ricapitare un altro calo di zuccheri dimmelo, non aspettare che ti trovino accasciata in un angolino>> aggiunse sorridendo guardando Nico che nel frattempo dava le spalle leggendo dei poster su un muro.
"Cosa fare in caso di scossa da figli di Zeus"... era possibile una cosa così? Chissà cosa poteva fare Nico, oltre ciò che aveva già visto.
"Beh se non vi dispiace io oggi sarei un po' stanco. Chloe, non occorre che tu dorma qua, ma quando hai finito misurati la temperatura, mi sei sembrata un po' fredda. Resti con lei Nico e chiudi tu?".
Nico non si voltò. "Certo tranquillo".
Will appoggiò le chiavi sul letto accanto a Chloe "Allora buonanotte ragazzi" disse. Ed uscì lasciandoli soli.
Chole ruppe il silenzio.
"Se l'è bevuta facilmente".
Nico smise di darle le spalle.
"Una qualità che apprezzo di Will è la sua capacità di capire quando l'aiuto che puoi dare a chi ti sta davanti è rispettarne la privacy".
"È poco invadente ma non è ingenuo".
Il ragazzo si sedette sul letto di fronte a Chloe. Sembrava determinato ad avere uno scambio più lungo di quelli finora avuti tra loro, al contrario di lei che guardava il pavimento fisso. Decise di precederlo.
"Posso chiederti perché non hai intenzione di rivelare da dove vengo? Perché se avessi voluto farlo, non sarei qua, lo avresti già fatto".

"Come sospettavo non sei ingenua neanche tu".

Chloe lo guardò accigliata.
"La penso più o meno come te. Se fossi qui per minacciare il campo lo avresti già fatto, se i tuoi scopi fossero loschi avresti già provato a farmi del male, non ti verrebbe troppo difficile. E inoltre non ti importerebbe di essere cacciata via".
Che vedesse l'aura dei semidei come faceva lei? Allora percepiva che i loro poteri erano su un piano molto simile.
"Tuttavia ciò non toglie che la situazione sia strana. E preferisco per sicurezza indagare, ma se devo mettere inutilmente nei guai qualcuno preferisco che sia direttamente tu a parlarmene. Non credo nemmeno che avrò bisogno di giurarti il mio silenzio, se ho ragione ciò che potresti dirmi nuocerebbe solo a te stessa".
La stessa cosa in fondo valeva per lui. Già dalla prima volta che l'aveva vista aveva avuto la possibilità di fare ciò che meglio riteneva, e non le aveva mai torto un capello.
Chloe decise di ripagare un atto di pietà con un atto di fede.
"Da dove vuoi che inizi?".

(NICO)

"Quella ragazza con te quando ti ho incontrata chi era?".
"Mia sorella, ma solo di madre. L'avevano ferita e l'ho trascinata via d'impulso. Non potei fare nulla però...".

Nico non poteva non pensare a Bianca. Si era sempre chiesto se potendo scegliere, avrebbe scelto di essere con lei nel suo momento fatale. Non aveva fratelli o sorelle con cui condivideva solo un genitore come tutti gli altri al campo. Non sapeva se ci fosse differenza nell'affetto.

"Scusa se mi permetto... ma che tipo di relazione avevate?".
"Ci accomunava solo nostra madre, ma la conosco da sempre, nonostante il nostro legame sia cresciuto solo dopo molto".
Dopo parlarono di come Chloe insieme agli altri ragazzi avessero finto di essere dei senzatetto e fossero stati portati al campo. Insieme a Chloe c'erano il ragazzo asiatico che aveva conosciuto quella mattina, quel ragazzo della casa di Ipno, Clovis, e due ragazzine più piccole: una figlia di Morfeo e una di Nike.

"Però io so che non siete i soli rimasti dell'esercito dei Titani. Se vi eravate schierati dalla loro parte, perché ti preoccupa essere mandati via da qua, potreste unirvi a loro... non ci sono prove certe ma io credo alla teoria secondo la quale non si siano dispersi, ma siano ancora un gruppo unito". Ne avevano più volte parlato con Percy.
A Chloe non dovette piacere il tono astioso del figlio di Ade perché fu subito pronta a rispondergli.
"Noi non abbiamo scelto un bel niente, molti non avevamo altra scelta. Sapevano benissimo che tipi di semidei reclutare, chi li avrebbe sicuramente seguiti. Molti, io per prima si sono sentiti salvati dalle più disparate situazioni. Non mi sorprenderebbe se avessero usato i poteri delle figlie di Afrodite o di Ecate per persuadere i più restii, ma fidati, che le loro promesse non lasciavano indifferenti".
"Io non mi sono lasciato convincere". Rispose pronto Nico.
"Tu conoscevi altre realtà, molti solo la solitudine. Io ho scoperto del campo solo dopo. Col senno di poi comunque mi sono resa conto della trappola in cui stavo, il pericolo non era rappresentato solo dai titani, era tutto il sistema tra noi semidei ad essere corrotto. Dopo quello che ho visto non mi sognerei mai di unirmi a chi credeva fortemente nella causa".
Chloe sembrava fortemente turbata.
"E ad ogni modo se davvero fosse rimasto qualcuno dell'esercito dei titani non accetterebbero mai un nostro ritorno, saprebbero che li abbiamo traditi cercando asilo qui. Spero solo che non ne siano a conoscenza, tenterebbero di costringerci a diventare spie... e non voglio perdere anche questo posto".

Nico non seppe come controbattere. Sentiva la tensione nell'aria farsi sempre più fitta e ogni sua domanda più scomoda dell'altra. "Prima parlavi dei poteri delle figlie di Ecate. I tuoi poteri sono... " cercava le parole più adatte "...familiari ma allo stesso tempo nuovi per così dire".
La ragazza fece un sospiro "Nonostante fossi convinta di conoscere bene le arti magiche, almeno tutte quelle che padroneggiavo, è cambiato qualcosa. Adesso sono capace di fare cose "nuove", ma non dipende totalmente dalla mia volontà".
"Certe abilità mi costano molto più sforzo, rispetto a ciò che mi viene naturale come alzare un braccio". Fece un gesto con la mano e il letto sotto Nico si allontanò facendo sussultare il ragazzo "Ho capito il concetto".
"Questa faccenda delle novità c'entra con ciò che ho visto oggi nella foresta, e ciò che hai visto tu sull'Andromeda?". Azzardò Nico.
"Ciò che non avresti dovuto vedere, e ciò che non avrei voluto vedere io". Rispose Chloe
Troppo personale. Forse aveva già ottenuto più spiegazioni di quelle che sperava di ricevere. Durante la chiacchierata il ticchettio dell'orologio sul muro aveva fatto da sottofondo, Nico lo guardò.
"Si è fatto tardi comunque, credo che dovresti riposare".
Chloe scese dal letto "Se ci riuscirò certamente".
"Che intendi?" Chiese Nico che invece già si immaginava con la testa abbandonarsi al cuscino.
Chloe si fermo sulla porta "Mi viene difficile far vincere il sonno". Ed uscì senza dare la buonanotte.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


(CHLOE)
Tornando alla sua capanna Chloe vide che il focolare nell'area della mensa era acceso, strano. Riusciva a percepire se fosse un fuoco magico, ma non si era mai chiesta se se ne occupasse qualcuno o si accendesse e spegnesse autonomamente.

Avvicinandosi vide una figura poco più alta di lei scaldarsi le mani. Si sarebbe spaventata se non l'avesse riconosciuta. Era la dea Estia.
La dea le fece cenno con la mano di avvicinarsi.
"Mi perdonerai se mi sono resa visibile solo stanotte... Ma come ti ho già detto: ogni cosa al suo tempo".
Che intende per solo stasera? Pensò Chloe.
"Io sono sempre qua, e in molti altri luoghi ovviamente, ma tenere d'occhio il campo resta una delle mie priorità, e già che ci siamo, veglio anche su di te".
"Non che me lo meriti...".
"Questo ti ho già detto che non devi essere tu a deciderlo."

Non era la prima volta che incontrava la dea. Una volta nascosti nelle strade di new york, mentre gli altri dormivano aveva acceso un fuoco ed Estia si era palesata. Era stata lei a dargli un'altra possibilità
"... dovrete attendere solo un'altra notte. Domani vi manderò due semidei. Seguiteli e sarete al sicuro".
Nonostante Chloe si fosse opposta, le parole di Estia erano ferme. La dea le aveva trasmesso un senso di pace e molta fiducia. Si mostrava appena adolescente (Chloe sapeva che l'aspetto di ogni dio e dea poteva variare in base alla loro volontà), le ricordava molto una sua sorella.

<>. Una tazza fumante era apparsa sul bordo di pietra. Chloe la strinse tra le mani.
"I tumulti del nostro cuore possono sembrarci tanto violenti quando si scatenano, quanto futili una volta passati. A cosa pensi?".
"Perchè si preoccupa tanto per me?".
"Qua siamo una grande famiglia, e perchè ci sia l'armonia fra noi, ognuno è importante. E io tengo ad ogmi membro della famiglia come alla famiglia intera".

"Io però non posso far parte di questa o altre famiglie" rispose amara Chloe.
"E perché mai?". Chiese Estia soffiando sulla propria tazza.
"Alla fine ho tradito tutti, anche me stessa. Non sono stata coerente con la mia prima scelta, scappando prima che finisse la battaglia, invece di aiutare i miei ex compagni. Solo col mio passato tradisco la fiducia di chi è al campo ogni giorno, in quanto ho supportato la causa di tanta sofferenza, e non riesco neanche ad integrarmi come si deve."
"Non c'è ragione di essere così dura con te stessa".
Chloe bevve la tisana col timore di offendere la dea se non lo avesse fatto.
"E non c'è nemmeno motivo di essere così dura col figlio di Ade". Chloe notò che i lineamenti del viso della dea si erano fatti più dolci e fanciulleschi al parlare di Nico.
"Capisco che tu possa preoccuparti, ma è un ragazzo intelligente, ha sofferto molto come te. È giovane ma sa già molto della vita".
Chloe non se la sentiva di ribattere, anche perchè forse Estia aveva ragione.
"Non lo dare per scontato, ti potrà essere molto d'aiuto, più di ciò non posso dirti".
La dea che fino ad allora era rimasta seduta davanti a lei si alzò.
"Non perdere la tua abitudine nel pregare, noto che ti avvicini durante i pasti sempre più raramente. Buonanotte".
La dea cominciò a dissolversi in scintille infuocate che si fece un tuttuno con le fiamme del focolare fino a sparire.

Chloe nel suo letto pensò molto alle conversazioni di quella sera. Non aveva parlato davanti alla dea ma l'ultima cosa che faceva era dare per scontato Nico. Anzi era proprio come se lo era immaginato caratterialmente. Determinato e in gamba. Certe flessioni della voce o parole che sembravano intendere "io ne so di più, e più di te" la irritavano, ma forse era vero che se qualcuno poteva aiutarla era lui.
Provò a mettersi a dormire pregando prima per un sonno senza sogni.

(NICO)

"Me ne frego del tuo metro di misura".
"Si dice metro di giudizio!".
Nico di base avrebbe già voluto saltare la colazione, e dopo la scena di quella mattina contemplava di farlo davvero ogni giorno.
Era in corso un litigio piuttosto burrascoso tra le cabine.
"Tu adesso spiegami perchè noi che già da soli siamo in 12 dobbiamo necessariamente accorparci alla cabina di Ecate, se siamo già con quella di Hermes". Zahira, della casa di Nemesi pareva essere su tutte le furie.
Quella sera ci sarebbe stata la caccia alla bandiera, e Malcom, della casa di Atena si era preso l'infausto compito di formare le squadre. La speranza era quella di avere più neutralità e imparzialità, ma non era stato così semplice...
"La nostra squadra invece ha 10 persone in meno". Si stava lamentando Bruce della cabina di Iris.
Malcom stava scarsamente tentando di difendersi. "Io ci ho provato in tutti i modi.
Bisogna tenere in conto di un sacco di cose diverse. La vostra squadra è troppo forte, dovevo controbilanciare la cosa".
"Siamo noi ad essere troppi!". Continuava Drew sostenendo Zahira.
"Basta mettere la cabina di Ecate al suo posto". Quella frase aveva dovuto avete l'effetto sperato da Drew, perchè al loro tavolo, le figlie di Ecate fino ad allora indifferenti, tra cui Chloe, si voltarono.
"Non posso separarvi dalla Cabina di Ecate, loro hanno molto potere".
"E noi siamo in maggioranza" ribattè testarda Zahira
"Ma voi non avete poteri!".

Malcom sicuramente non era diplomatico.
"Te lo faccio vedere io chi non ha poteri!" due figli di Nemesi e Connor Stoll si alzarono in piedi. Successe un putiferio e oltre al gran baccano che si era creato si aggiunse una ragazza della cabina di Ecate.
Anche lei si alzò in piedi cominciando ad alzare la voce. "Noi non siamo dei jolly da utilizzare quando vi mancano elementi potenti e farci fare tutto il lavoro" aveva i capeli biondo cenere e lisci, con un'ampia frangetta. Le labbra truccate di rosso mettevano in risalto la pelle porcellana. "Siamo noi le prime a rifiutarci di competere stando a questi patti. Considerateci escluse". Tutti i semidei coinvolti cominciarono a dissentire.
Nico notò che Chloe guardava storto la sorella. Vantava due ombre belle scure sotto gli occhi da fare competizione a quelle di Nico, rendendo la sua espressione seria ancora più minacciosa ma senza imbruttirla.
Guardandolo bene notò per la prima volta che... erano solo ragazze. All'impatto erano molto diverse tra di loro. Chloe aveva i capelli castano scuro molto lunghi, e gli occhi azzurri. Sua sorella, che aveva parlato poco prima, aveva gli occhi di un verde spento. Un'altra ragazza stava bevendo da una tazza, anche lei era bionda ma di una tonalità più calda, e i capelli erano lisci come chiodi, gli occhi marroni. Entrambe erano alte, un' altra ragazza, sembrava stare più in disparte. Aveva la pelle scura i capelli corti neri e gli occhi marroni, leggermente più in carne delle altre.
Guardandole tutte insieme non si poteva non notare che tutte e quattro seppur all'apparenza diverse, mostravano il loro legame nei tratti fini del viso. Menti sottili, visi simmetrici e, specialmente in Chloe e le due bionde, l'incarnato candido privo di qualunque difetto, neo o lentiggine. Nonostante l'oggettiva bellezza, non erano come le figlie di apollo o afrodite. C'era qualcosa che trasmetteva inquietudine, un'innaturalezza che veniva fuori forse dall'aspetto provato che sembravo avere tutte e 4. Come se mantenere su quella maschera che le faceva sembrare delle statue greche costasse molta fatica e potessero infrangersi da un momento all'altro.

Prima che qualcuno arrivasse alle mani, arrivarono Dionisio e Chirone, il secondo abbastanza arrabbiato. Tutti si aspettavano solo una breve sfuriata invece alla fine disse.
"... Dato che non siete stati capaci di autogestirvi, la caccia alla bandiera è rimandata a data da destinarsi. Prendetevi il tempo per riflettere sulle vostre azioni."
Qualcuno stava già cominciando a inveire contro Malcom quando si aggiunse Dionisio.
"E se avete altro da dire potrei anche decidere di organizzare delle pulizie straordinarie per stasera per pochi di voi? Che ne dici Stolt?".
Connor non era nella posizione di correggerlo su come si chiamasse e non rispose.
Nico non badò al trambusto successivamente, perchè notò che Chloe si stava allontanando, e aveva qualcosa da chiederle.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Più tardi per coincidenza l'aveva incontrata seduta nel piccolo anfiteatro del campo con un libro.
"Ti vedo tranquilla" disse Nico per attirare la sua attenzione.
"Non ti scoccia non poter giocare stasera?" le chiese.
"A dir la verità no" rispose Chloe.
"A me è proprio sembrato di sì oggi".
"Ma no, alla fine è vero che avrebbero lasciato tutto il lavoro a noi. Potrò riposare" si poggiò con le mani sulla panca tirandosi su.
"E poi perchè guardavi cosa facevo". Nico era abbastanza sicuro che quello fosse un tentativo di ostentare sicurezza, finto, ma ben riuscito.
"Ho sentito il discorso di tua sorella... Ma oltre la magia non avreste comunque potuto combattere?".
"Io no, non so usare la spada, o altre armi".
Nico la guardò interrogativo
"Non me l'hanno mai insegnato" spiegò Chloe. Teneva lo sguardo basso
"Ma conto di imparare qua".
"Io non ho imparato qua ad esempio" le disse lui.
"Anche l'arma che usi non viene da qua vero?".

Chloe si era avvicinata e ne stava per stringere l'elsa, sistemata al fianco di Nico, che istintivamente si ritrasse ma la calma nei movimenti della ragazza lo mantenero mansueto e la lasciò fare.
La ragazza, era sicuro Nico, aveva capito che anche lui si teneva a distanza ed evitava il contatto, doveva aver fatto quel gesto intenzionalmente. La metteva davvero così in agitazione da doversi "difendere" così?
"Questa spada, ieri ha ferito gli spiriti. Esseri che non hanno un corpo" aveva estratto la spada e ora la osservava tra le sue mani
>
<>. Le rispose Nico.
"Una cosa che si compra ovunque" disse Chloe con ironia.
"Mi piacerebbe dire che me l'ha donata mio padre, ma non me l'ha consegnata direttamente lui".
"Beh, non penso sia così importante se si considera che viene comunque dagli inferi. Perchè è così vero?".
"Ci sono stato io stesso" rispose Nico. Chloe lo guardò negli occhi.
"E hai mai incontrato Ecate?".
"No stranamente. Credo sia abbastanza solitaria, non ama molto farsi vedere in giro".
Chloe annuì. Forse voleva chiedere di più, immaginò che al contrario di lui non avesse mai conosciuto il suo genitore divino, invece riportò la sua attenzione alla spada.
"Nessuno qua usa una spada così. È diversa dalle altre nel peso e nell'uso. Segue tecniche tutte adatte a lei. Non è fatta per un esercito, ma per un' unico e solo soldato".
"Anche tu sei uno a cui piace fare le cose per conto proprio?".
Nico era un po' spiazzato.
"Non posso negarlo". Le rispose rimettendo a posto la spada.
In un attimo aveva evitato l'argomento spinoso della madre rimettendo in soggezione lui.

Chi era quella ragazza?
"Tutti però prima o poi hanno bisogno degli altri".
"Aiuto volentieri, ma me la cavo anche da solo".
Chloe fece un sorriso stretto, stava per alzarsi e l'asciare l'anfiteatro ma Nico la fermò.
"In realtà c'è qualcosa per cui mi servirebbe essere aiutato".

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


(CHLOE)
Chloe non riusciva a credere che il figlio di Ade fosse riuscito a trascinarla in quella storia. Lo stava aspettando da un po' ormai, poi anche il fatto che dovessero per forza sbrigare la faccenda la sera... Le aveva dato tutto il tempo di rimuginare in testa la scena del giorno prima

"Hai mai sentito parlare delle porte della morte?"
Chloe non ne sapeva nulla. Nè degli inferi, o del tartaro, nè di tutti quei fantasmi (che invece avevano una bella ossessione per lei), del pandemonio che sembrava scatenarsi sotto i loro piedi a quanto diceva Nico. Sotto terra però era uno dei tanti luoghi a cui apparteneva la madre e Chloe avrebbe desiderato essere più preparata per i discorsi di quel ragazzo.
"È da un po' che accade... Il passaggio tra il mondo dei morti e quello dei vivi non è più così sigillato con cura. Credo che abbia a che fare col tuo problema... Ma per capirlo dovremmo fare un tentativo"

Ed eccola li ad aspettarlo nel retro della casa di Ade... e se quella nuvoletta nera con gli arti non si fosse sbrigato l'avrebbero sicuramente scoperta.
Chloe sussultò quando lo vide arrivare. Come faceva a non fare nessun rumore quando arrivava?
"Ce ne hai messo di tempo".
"Ero stanco".
"Tu... hai dormito?".
Nico alzò le spalle. "Mi serve energia per il risultato giusto".
Chloe fece per incamminarsi.
"Non vorrai mica andare a piedi" le disse Nico.
"Beh sai come è non so volare".
"Non fare la simpatica, ci sposteremo con le ombre, non deve vederci nessuno!".
A Chloe l'idea non piaceva assolutamente. Scosse la testa.
"Ehi sei tu che hai accettato di fare questa cosa". Chloe lo guardò storto
"Tecnicamente non voglio assolutamente farlo, è solo una necessità, e sai a che condizioni". Dover vedere i fantasmi di nuovo per non vederli più era un controsenso. Per convincerla il figlio di Ade aveva avuto la faccia tosta di giocarsi la carta "Beh potresti anche dimostrarmi la tua riconoscenza perchè non ho detto nulla di te aiutandomi". E sì... aveva funzionato. Ma lei era comunque riuscita a patteggiare che sì. Lei lo avrebbe aiutato, ma lui contemporaneamente avrebbe cercato di risolverle quel "problema".
"Non dirmi che hai paura?". La stava cominciando a scocciare, ma per quanto entrambi risentissero della loro compagnia non c'era altra scelta, avevano bisogno l'uno dell'altro.
"Va bene, che devo fare?".
Nico le tese le braccia. "Tieniti stretta, e non lasciare la presa per nessun motivo".
Chloe credette abbastanza alla gravità nella voce di Nico, e invece di prenderlo solo per mano distese gli avambraccci su quelli pallidi del ragazzo e vi si aggrappò.
Nico la strinse a sua volta sopra i gomiti. Chloe tenne gli occhi chiusi tutto il tempo... e per fortuna pensò. Fu scossa dai brividi, e sentiva l'eco di voci distanti e indistinguibili tra loro, fortunatamente l'effetto fu brevissimo. Quando risentì i piedi per terra aprì gli occhi, erano nella foresta.

(NICO)

Aveva cercato di parlarne con suo padre innumerevoli volte, avrebbe voluto provare a cercarle lui stesso le porte della morte... Ade doveva aver capito e lo aveva spedito al Campo Mezzosangue. Era questa la spiegazione a cui era arrivato Nico, e davanti ad una tale opportunità non poteva certo starsene fermo. Non gli era sembrato che Chloe avesse fatto un rito per evocare quegli spettri... E menomale, da quando erano state aperte le porte aveva deciso di non provarci più, Tartaro sa che cosa sarebbe potuto uscirne fuori.
Ciò che era accaduto alla figlia di Ecate doveva essere collegato a ciò che si stava scatenando negli inferi.

Aveva cercato di spiegarlo a grandi linee, convinto che la semidea ne avrebbe dubitato... E invece gli credette quasi subito. Fu riluttante solo nell'accettare la sua idea.
"Ti sembro una che ha l'aria di voler rivivere l'esperienza?". Non poteva darle torto ma...

"Sarò più io che tu ad averci a che fare, ma penso che sia importante che tu sia lì per attirarli".
"Quindi devo fare l'esca!" beh non voleva dirla così. Ma d'altronde era vero.
Chloe pareva anche capirne quanto o meglio di lui.
"Che si siano palesati nella foresta è normale l'aria con tutti quei mostri lì è, come dire... Più satura di energia
magica!?".
Gli aveva anche raccontato che era successo un'altra volta, due sere dopo la battaglia a New York contro i titani.
"A te è sembrato di conoscerli?". Per Chloe fu molto difficile parlarne "Credo di si". Gli aveva detto dopo un po' di esitazione. "Non hanno più l'aspetto di una volta ma... Percepisco che sono loro... La loro aurea. Capisci? ".
Chloe in qualche modo parlava la sua stessa lingua e ciò facilitava un po' le cose. "Io ho sentito di persone che sono letteralmente tornate in vita, questi però mi sono sembrati fantasmi".
"Si ma io un fantasma l'ho visto una volta e non sono così, ti fissano e basta". Nico avrebbe voluto dirle che era stata solo fortunata (o forse no?), ma evitò di inquietarla.
"Secondo me qualcuno avrà provato ad evocarli, ma era troppo inesperto. Cercheremo di capire".

"Tutto bene?" gli aveva chiesto Chloe. Le gambe di Nico avevano ceduto per un attimo. "Si è normale, è da un po' che fare questo mi stanca, ma la tratta era breve fortunatamente". Cominciarono ad incamminarsi verso un punto più fitto  della foresta.
"Allora che farai se arriveranno?" gli chiese Chloe. "Vedrò di farmi ubbidire, sono anche troppo sguinzagliati... Fermiamoci qua".
"Non so se ti ascolteranno" disse Chloe inespressiva. Nico fece un sorriso con un solo angolo della bocca "Vedremo". Ormai era notte fonda, la luce della luna era filtrata, era davvero molto buio. Chloe sicuramente era agitata più per la prospettiva di fare di nuovo incontri spiacevoli che per quello. Ma per qualche motivo mentre camminavano a Nico era venuto in mentre il mito di Orfeo e Euridice. Ade aveva concesso ad Orfeo di riportare nel mondo dei mortali la sua amata a patto che egli non si voltasse mai a guardare se davvero lei lo stesse seguendo. Preferì tenere Chloe occupata a parlare.
"Mi descriveresti queste persone?."
< Nico sentì l'aria farsi più fredda, Chloe forse era troppo presa dai suoi ricordi... E con molto senso di colpa Nico le chiese dell'altro ragazzo. "L'altro credo si chiamasse Marcus, era un figlio di apollo. Di particolare ricordo solo che veniva sempre mandato a fare le spedizioni fuori dalla nave, aveva un udito finissimo, oltre i limiti del normale". L'idea di Nico aveva funzionato e due esseri uguali a quelli dell'altra sera si palesarono.

(CHLOE)

Chloe si scoprì terribilmente sofferente a dover rievocare certi ricordi, e come se le sue emozioni negative fossero una calamita.... ecco fare ritorno i fantasmi dell'altra notte.

"Resta dietro di me". Nico aveva rapidamente preso la spada di ferro dello Stige e le si parò davanti con l'altro braccio.

Gli spiriti cominciarono a vorticare in cerchio attorno a loro ma Nico non gli face mai oltrepassare la distanza circoscritta con la spada.

"Non vi avvicinate. È un ordine". Nonostante avesse la statura di un ragazzino di tredici anni, Nico aveva una postura spavalda e intimidatoria in quella situazione. Pretendeva essere ascoltato.

"Chloeee". Chiamavano gli spiriti. E le orecchie della figlia di Ecate fischiavano terribilmente...

"Quali sono i vostri nomi?".
Uno dei due spiriti dal volto distorto come una maschera triste gli rispose "Non so, non lo so. Nullo è il ricordo".
"Andromeda, chi è Andromeda?".
Non avevano per nulla le idee chiare.
Chloe nel frattempo era totalmente pietrificata dietro di lui. Non era un bello scenario, quindi Nico cercò di velocizzare la cosa. Si rigirò l'anello intorno al dito, cosa che fece agitare parecchio i fantasmi, e avvicinò la spada a loro ma senza toccarli per assicurarsi ancor di più che restassero al loro posto. <> sussurrò a Chloe. La guardò negli occhi nella speranza di essere più convincente. "Chiama i loro nomi" se possibile Chloe impallidì ancora di più ma fece uno sforzo. Chiuse gli occhi, strinse il braccio di Nico inconsciamente e li chiamò cercando il più possibile di non far tremare la voce. "Icarus, Marcus...". Gli spiriti emisero lamenti, volevano avvicinarsi terribilmente Nico lo sentiva, ma il ferro dello stige non glielo permetteva.
"Ok sappiamo con certezza che sono loro, non penso otterremo altro".
Nico fece cenno a Chloe di indietreggiare, conficcando la spada nel terreno creò una spaccatura e costrinse gli spiriti a tornare negli inferi. 

Sull' Andromeda c'erano moltissimi semidei. In qualche modo tutti si conoscevano ma molti tendevano ad isolarsi. Una falla dell'esercito di Crono era infatti il fatto che non si fosse creato un senso di gruppo tra i semidei, anzi. Gran parte di loro erano guidati da sentimenti negativi: risentimento, vendetta, pura cattiveria. Si cercava di scavalcarsi l'un l'altro per avvicinarsi a Luke quindi ai titani, nella speranza di avere anche solo un aiuto in più. Le difficili condizioni in cui vivevano sulla barca rendevano nervosi ed aggressivi molti semidei. Questo accadeva a mettere centinaia di ragazzini iperattivi in strette cabine sotto la continua pressione di trovare mostri gironzolare per i corridoi.
Chloe limitava ogni interazione ma osservava bene. C'erano semidei dalle abilità più disparate, aveva davvero visto di tutto.
Non ogni semidio ne era consapevole, ma ogni figlio di Ecate sa che come esiste la magia nera e la magia bianca, i semidei con i loro poteri possono fare del bene e del male, c'è forse chi è più portato per l'uno o per l'altro, e l'Andromeda era il luogo giusto per far cresce le energie più oscure e violente.
Le cose che era in grado di fare Nico non la spaventavano, confermavano solo la sua teoria. Quella di Nico si poteva definire senza esitazione magia nera, ma era come la usava a fare la differenza. Come lo si poteva giudicare male se aiutava gli altri?

(NICO)

"Scusa se ti ho spaventata" le disse tornati alla casa di Ecate.
Chloe lo guardò perplessa.
"Ma non mi sono spaventata... Cioè si, ma non per te. È stato più per gli spettri". Nico pensò a quando Chloe gli si era avvinghiata al braccio (gesto che, nonostante non gli piacesse essere toccato a Nico sembrò cattivo respingere).
"Almeno tutto ciò è servito a qualcosa?" tornò un po' scorbutica.
"Beh mi sono fatto un'idea" rispose Nico. "Le porte della morte saranno state aperte, ma ciò non significa che gli inferi non stiano opponendo resistenza, per ogni anima che torna indietro c'è un prezzo da pagare. Come se fossero maledetti". Nico non poteva dirlo, ma stava pensando a sua sorella Hazel che non riusciva più a gestire la maledizione legata alle pietre preziose da quando l'aveva portata indietro.
"Si ma quelli mi sembravano più morti che vivi" disse Chloe.
Nico provò a spiegarle qualcosa che non capiva bene neanche lui.
"C'è un posto negli inferi dove vanno alcune anime, e una volta la perdono i ricordi, non so quanto rapidamente. Quei due ragazzi sono riusciti ad andar via dagli inferi, ma solo in forma "astrale", senza il corpo e inoltre non hanno recuperato i loro ricordi, solo sensazioni e frammenti".
Chloe seguiva il suo discorso con le sopracciglia aggrottate. "Qualcun' altro sa che le porte sono aperte, e che in questo stato è più facile anche per chi non è un figlio di Ade invocare qualcuno, ma si rischiano cose del genere, con le porte aperte i due spettri non riuscivano a tornare indietro".
"Ad ogni modo, adesso sono andati, non ti daranno più fastidio" disse Nico per rassicurare Chloe.
"Hai detto che hanno perso i ricordi, quando gli hai domandato chi fossero non ti hanno risposto, ma a me si... Che significa".
Chloe nonostante lo stress della situazione non era andata in blackout e avava analizzato cosa era successo, non era da tutti.
"Tu sei qualcuno che gli ricordava il loro passato, per questo ti perseguitavano, cercando un appiglio alla loro vecchia vita. Ma il fatto che ti abbiano risposto quando li hai chiamati dipende tutto da te". Chloe lo guardava negli occhi. Nico continuò  "Quando li hai chiamati per nome, hai associato a quei nomi anche la loro identità, li conoscevi in fondo. Ma hai anche risvegliato il loro istinto, hai richiamato la loro anima, come quando io gli ho dato un ordine ma più mirato".
Nico guardò su pensieroso. "Non è mica un caso, Ecate è anche la dea dei fantasmi e dei morti, lo sai no?".
Chloe incrociò le braccia. "Sì ma... io non so fare magie di questo tipo" sentenziò.
"Beh a quanto pare invece sì". Rispose Nico con ovvietà.
Chloe si voltò verso la porta della sua casa.
"Buonanotte Nico".

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


(NICO)

Nico non poteva dire di essere uno di quei ragazzi che odiava la scuola, ma nemmeno che la amasse. Quando frequentava la scuola militare da bambino prendeva ottimi voti, ma preferiva molto di più distrarsi durante le lezioni. I suoi interessi erano altro, tipo mito-magia, e molte volte le figure delle sue carte avevano preso vita nella sua mente di bambino. Ma nemmeno nella sua più stramba immaginazione avrebbe immaginato di camminare verso una lezione di greco antico con un figlio di Ermes, mentre guardava dei satiri sdraiati al sole vicino a dei campi di fragole.

"Sinceramente credo che queste lezioni tradiscano molto l'atmosfera da "campo estivo" di questo luogo. Non trovo per nulla giusto che siano obbligatorie. Tu che ne pensi?".
Nico interruppe il suo flusso di pensieri e rispose a Connor.
"In realtà non ne ho mai fatta una ma penso che sarò bravo".
"Modesto il ragazzo" disse Connor sorridendo.
"Ricordi la prima sera che hai dormito qua? ". Forse Connor si riferiva alla sera di molti anni fa. Non aveva mai ripensato davvero a quei primi giorni al campo, dopo ciò che era successo a Bianca.... Non erano poi molto importanti quei pochi giorni passati in un luogo in cui per la prima volta non conosceva nessuno. Già si sentiva molto disorientato da quella nuova vita, e distaccato dagli altri lì.
"Non molto in realtà".
"Fai sul serio?? Ti hanno dato un letto vicino al mio e praticamente siamo rimasti svegli tutta la notte. Ho provato a confonderti un po' le idee sugli dei, ma ne sapevi già un sacco...".
Sempre merito di mito-magia, Nico un po' si pentiva di aver bruciato le carte. Avrebbe anche potuto fare qualcosa di meno drammatico... Tipo seppellirle.

"Beh io ancora me lo ricordo che non chiudevate il becco".
Il ragazzo che aveva conosciuto l'altra sera al falò li incrociò per strada.
"E tu da dove spunti Josh?".
"Vado a lezione?"
"E vieni dalle fucine di prima mattina?" in effetti per la direzione da cui era arrivato Josh poteva essere stato la.
"Questi non sono fatti tuoi". Disse come se tre secondi fa non si fosse intromesso nel loro discorso.
Il trio era quasi arrivato all'anfiteatro.
"Comunque non ha molto senso che tu fossi con noi, era inverno, non ti si vede spesso in inverno qua".
"Ancora una volta non fatti tuoi".
"Che scorbutici stamattina, ti sei alzato con la faccia sbagliata?". Un'occhiataccia di Josh diede conferma a Connor che, infastidito, rinunciò alle chiacchiere.
"Quindi tu mi conoscevi?" .
"Mi ricordo di te. Ma non mi interessava fare amicizia" .
"Beh di certo adesso non è cambiato" pensò Nico, e ad un passo dall'anfiteatro buttò lì una frecciatina.
"Già anche a tuo padre sto antipatico" disse Nico. Al sentire quella frase si poteva giurare di aver visto le orecchie di Josh rizzarsi ma, come Nico aveva previsto, il figlio di Giano non continuò la discussione davanti a tutti. Erano arrivati a lezione.

(CHLOE)

Quando Chloe aveva chiesto silenziosamente dentro di se che qualcosa rendesse più interessante quelle lezioni di greco antico, non intendeva la presenza di Nico di Angelo anche lì. Cominciava a chiedersi se avesse fatto qualcosa per far arrabbiare la dea della fortuna tanto da levare ogni briciolo di buonasorte dal suo cammino. Molto probabilmente era solo che la sfortuna provenisse da se stessa, ma non le piaceva pensare di dar ragione a Drew che sostenitrice della teoria che le streghe avessero il malocchio (peccato per lei non sapere che in realtà le streghe lo fanno il malocchio, ad insopportabili figlie di Afrodite ad esempio).

Nico comunque parve non notarla all'inizio, era arrivato tardi con Connor e Josh. C'erano solo due posti davanti vuoti, ma Josh come d'abitudine si andò a sedere accanto a lei.
"E io che speravo ti fossi fatto nuovi amici" gli disse una volta che il ragazzo prese posto.
"Se mai sarò amico di gente così hai il permesso di fermarmi, vorrà dire che avrò perso definitivamente la testa" le rispose Josh.
"E poi se non mi aiuti rischio di restare per ripetizioni extra, ma a te non pesa vero?" le disse con un sorrisetto.
Per quanto si sforzasse il greco antico non entrava nella testa di Josh. Era un figlio di Giano, e Giano è un dio romano. Fin da piccolo era stato nella casa 11 non riconosciuto, ma una volta successo non era cambiato nulla. Il dio Giano esisteva sì, ma erano tutti di comune accordo che non potevano costruire una casa dedicata ad un dio romano, e Josh si era sistemato con i figli di Nemesi.
Il figlio del dio bifronte era sicuramente più bravo in latino, cosa in cui Chloe non era ferratissima, così ormai si davano una mano a vicenda. Ma il loro rapporto si limitava a questo, qualunque conversazione con Josh faceva venire a Chloe il mal di testa, erano davvero troppo diversi, due modi opposti di affrontare la vita.

La lezione ebbe iniziò ufficialmente quando una ragazza dai riccioli biondi si schiarì la voce. "Beh è ora di cominciare, spero ci siano tutti" . La ragazza era una figlia di Atena e forse, Chloe non ne era sicura, si chiamava Anna.
Come era solita fare prima di iniziare a spiegare qualcosa di nuovo riprese la lezione precedente. Alla fine disse di volere che qualcuno venisse alla lavagna che aveva fatto trasportare apposta per quella lezione.
"Volontari?" chiese. Ma la sua voce fu l'unico suono che si sentì da li ad un minuto. Con un po' meno spirito decise di chiamar lei qualcuno.
Chloe sentì la puzza di sfiga.
"Non me, non me", cominciò a pensare.
"Chloe puoi venire qua accanto alla lavagna?".
La dea della fortuna non c'entrava nulla, doveva per forza essersi scomodata Nemesi in persona per rendere tutto ciò possibile.
"Sì...". Chloe avrebbe voluto un sacco evitare quel contatto visivo ma non resistette a ricambiare lo sguardo una volta che la testolina di capelli neri di Nico si era voltata verso di lei.
Si alzò dal suo posto, e nonostante anche gli altri la stessero guardando, la consapevolezza che ora Nico la osservasse la pesava molto di più. Quel ragazzo pareva essere sempre nel suo mondo, non poteva semplicemente restarci e ignorarla?

Chloe si concentrò e riuscì a tradurre la parte della versione di Greco antico come meglio poteva.

La figlia di Atena si rivolse alla "classe"
"È corretto?".
La mano di suo fratello Malcom si alzò subito come sempre.
"In realtà vorrei lasciare spazio ai nuovi... ".
Oh no
"... Nico, ci proveresti tu?".
Il ragazzo tolse la testa dalle braccia che prima teneva sul banco e si appoggiò allo schienale della sedia.
"Okay Annabeth..." . Ah, allora si chiamava così in realtà.
Nico rifflettè un attimo e poi disse:
"C'è un errore".
"Come dici?".
"Là, dopo la virgola" Nico spiegò come andava tradotta la frase.
Era davvero una sottigliezza, un errore così facile da fare che poteva anche non essere notato e sembrare giusto.
"Beh sembra che potrebbe esserci una contesa per il posto di più bravo della classe".
Okay che Annabeth voleva essere simpatica ma Chloe non lo trovò divertente. Il greco antico era la sua prima lingua, e quelle lezioni le davano un mucchio di soddisfazioni.

Così come lo era l'errore nella sua frase, fu davvero qualcosa di impercettibile ma mentre andava a sedersi a Chloe parve che per una frazione di secondo Nico avesse sorriso.

(NICO)

"E dai più entusiasmo!" gli disse Connor dandogli una pacca sulla spalla.
Dalla fine della lezione non era passata nemmeno mezz'ora e già andavano al campo di tiro con l'arco.
"Che posso farci, questi orari mi fanno a pezzi!" rispose il figlio di Ade.
"Gli altri giorni hai poltrito ma che ti credi, siamo in piena estate! Le cabine sono al completo, le giornate piene e il divertimento raddoppiato".
"Sono abbastanza sicuro che tu sia più emozionato perchè anche le opportunità di fare scherzi sono raddoppiate".
Travis era arrivato dando un colpetto alla testa di suo fratello. Era vero che i due figli di Hermes si somigliavano, ma oramai Travis era sicuramente molto più alto di Connor, notò Nico.

Ad attenderli al campo di tiro con l'arco trovarono, oltre ovviamente alla cabina di Apollo, Chirone. Il centauro voleva "controllare che tutto andasse per il meglio".

Ma con Nico poteva andare tutto per il meglio? Evidentemente no.
Sospettava che il tiro con l'arco non fosse il suo forte ma non fino a quel punto.
Dopo mezz'ora di allenamento si ritrovó sconfitto davanti alle frecce conficcate ovunque a terra tranne che sul bersaglio. (E dire che Will Solace aveva anche provato ad aiutarlo).

Connor gli si avvicinò.
"Ooh, e dire che avevi iniziato con un successo la giornata".
Nico sorrise, ma più per il ricordo di Chloe indispettita che per la battuta del figlio di Hermes.

Senza che Nico se ne accorgesse Chirone si era avvicinato "Fortuna che in compenso sei un bravo spadaccino! Non ti abbattere troppo". Il centauro sorrise cordialmente.

Ma che avevano tutti? Avevano formato l'associazione di supporto per Nico?
"Incluso tra le regole: trattare con delicatezza".
Okay forse in passato si era comportato in modo un po' sbandato, ma ora... stava bene(?).

"Ohi ma se ci facessimo un giro?". chiese Connor illuminandosi in viso tutto di un colpo, e poteva significare solo una cosa.
Sembrare coinvolto negli scherzi del più giovane fratello Stoll rischiando la vendetta di altri semidei?
"No grazie passo, meglio che sistemi il disordine che ho combinato".
Connor buttò giù le braccia che prima aveva portato su con fare goffo.
"Come vuoi...". E Connor si allontanò.

(EVIE)

Quando vide la quinta freccia posizionarsi nel cerchio rosso del suo bersaglio Evie sentì una scarica attraversarle la schiena e sprigionarsi fino alla punta delle dita che tendevano l'arco.
La figlia di Eris avrebbe negato fino alla morte che lo stesse facendo per attirare l'attenzione, ( soprattutto di qualcuno in particolare...), ma in realtà l'unica cosa superiore a quella sensazione erano gli sguardi stupefatti degli altri semidei

"Caspita però!" disse una ragazza della casa di Apollo.
Evie forse era ancora piccola e non particolarmente dotata di chissà quale forza, ma questo non significava non avere assi nella manica. Aveva scoperto di avere un'ottima mira, e dopo il consiglio di Sherman Yang.
In realtà trovava l'arco abbastanza noioso come arma, ma per ora andava bene così.

"Tsk". Una figlia di Ares sembrava sbeffeggiarla.
E dire che si era messa li accanto proprio perchè era il posto più vicino alla cabina 5.
Evie infatti approfittò di quel momento per girarsi e vedere che Sherman era li che la guardava con espressione neutrale.
"Hai qualcosa da dirmi?" Evie si rivolse alla ragazza che aveva sentito prima.
"No. Indifferente".
Si illudeva se credeva che cercasse la sua approvazione ma non ebbe occasione di dirglielo.
"Aaah". Si sentì da poco distante. Una figlia di Afrodite aveva fatto un salto all'indietro perché la sua freccia era... esplosa?
"Scusami, scusami... Sono ancora in fase di prova". Un figlio di Efesto era subito arrivato in soccorso con un panno per rimuovere la cenere.

Che esagerazione, pensò Evie guardando la ragazza dai tratti asiatici che sgridava i figli di Efesto, quando era lei che invece aveva preso la freccia dalla faretra sbagliata.

Evie notò però che Sherman guardava la scena con un'espressione che Evie non non riusciva o non volle comprendere...

(NICO)

Connor aveva ben detto, era Agosto, in piena estate, un grande periodo di stress seguito da una guerra si era concluso e tutti avevano voglia di fare e divertirsi, ma non Nico.

Maledisse silenziosamente suo padre per quello stupido ordine. Se non altro mancavano poco meno di un mese alla fine dell'estate, il 22 Settembre, poteva farcela.

Con tutto quello che era accaduto nell'ultimo anno l'unica cosa di cui Nico sentiva il bisogno era una profonda dormita quasi perenne.
E invece eccolo lì che provava (inutilmente) a sottrarsi a Percy e Connor che volevano a tutti i costi fargli scalare quello stupidissimo muro di pietra.

Se non altro più tardi potè esentarsi dal giocare a pallavolo, a causa delle sue vertigini era stato sul punto di vomitare più volte.

Si mise seduto su una panchina mentre i figli di Ermes si sfidavano contro i figli di Apollo.
Quando poco dopo sentì chi venne a disturbarlo non ne fu sorpreso.

"Ehi rivale" Chloe lo guardava con i pugni sui fianchi.
"E adesso a cosa devo questo appellativo?" rispose Nico.
Chloe si sedette a cavalcioni sulla panchina.
"Beh mi hai rubato la scena oggi a lezione".
Nico fece un ghigno ma subito si giustificò "Beh non era mia intenzione, Annabeth mi ha chiamato...".
"Ah! Allora avevo visto bene!".
"Visto cosa?" .
"Avevi quella stessa stupida espressione oggi, te la stavi ridendo più di quel che si vedesse!".
Sgamato
"Com'è che sei seduta allora? La tua vena competitiva non ti spinge a schiacciare la palla addosso a qualcuno?" la stuzzicò Nico.
Chloe portò il naso all'insù.
"Sono qua per fare compagnia a mia sorella Lou, è con la cabina 7" fece un cenno verso il campo.
"Gli sport non sono nel mio stile" assottigliò lo sguardo "E immagino neanche per te".
Nico ebbe l'impulso di guardarsi, aveva i suoi classici vestiti neri.
"Pure Chloe in fondo lo trovava così stereotipato?..". Ma alzando lo sguardo vide che ora Chloe stava sorridendo serena (Aveva gli occhi abbastanza grandi ora che la osservava).
"Beh dopo la grande entrata con tanto di esercito dell'inferi durante la guerra devo attenermi al personaggio no?". Nico rispose in modo sarcastico però non considerò che quella scena Chloe l'aveva vista dall'altra parte del campo di battaglia.  Per l'esercito di Crono non doveva essere stato uno spettacolo rassicurante.
Infatti Chloe invece di rispondere ebbe un piccolo sussulto. Nico capì alla svelta e si affrettò a cambiar discorso.
"Anche se forse in realtà dovrei fare l'opposto, hanno tutti preso la cosa che sono figlio del dio dei morti troppo alla lettera".
"Che intendi?" chiese Chloe.
"Hai mai dato un'occhiata alla mia cabina?".
Chloe alzò gli occhi mentre rifletteva "Beh è... Singolare".
"Dell'esterno mi ero in parte occupato io. È l'interno il vero problema. Hanno scelto il nero o il legno scuro per OGNI mobile".
"Beh mancavano un po' di idee mi sa".
"No le idee le avevano eccome, hanno cercato di camuffarlo con un materasso leggermente più grande ma cambiando le lenzuola l'ho visto... La struttura del letto è a forma di cassa da vampiro".
La ragazza si mise a ridere tendendo il corpo all'indietro ma continuano a reggersi con le mani sulla panca, e Nico notò che in questo modo non aveva coperto la bocca con le mani.
(Certo forse la reazione più comune sarebbe stata una faccia un po' scioccata ma Chloe, come lui, non era una persona comune)

"Quando abbassa la guardia è..." pensò Nico "...diversa", anche se sentiva gli mancasse in quel momento il giusto termine.

"Ci hanno provato anche con noi sai? Il progetto iniziale proposto da una figlia di Atena sembrava una casa stregata, avresti dovuto vedere che faccia quando abbiamo scelto di fare la facciata bianca".
Era vero, la cabina di Ecate ricordava un tempio molto elegante e classico, ma le scritte in greco antico in nero e le varie decorazioni la rendevano eclettica.

"Io non so chi ci abbia messo mano sulla mia, ma ho sospetto su Connor, anche se non lo ammetterà mai" disse Nico.
Chloe si girò verso Connor che giocava con gli altri nel campo.
"Sì sembra capace di avere un'idea tanto sciocca".
Chloe tornò a guardare Nico.
"Siete molto amici vero?" .
"Ci conosciamo da molto tempo più che altro" forse suonava un po' rigido "Tu hai avuto modo di conoscerlo?".
"Non andiamo sempre d'accordo ma ho scoperto un cosa. Sapevi che Ecate ed Ermes sono sposati?".
"No in realtà..." . Voleva intendere che le piacesse Connor?
"Beh Connor è il fratello minore di Travis, quindi vuol dire che i loro genitori si sono frequentati un po' più a lungo di quanto gli dei facciano di solito con i mortali". A Nico venne subito in mente Ade. "Capita, anche mio padre era rimasto con mia madre per tanto tempo, sua moglie doveva essere sull'orlo di una crisi".
"Esattamente. Abbiamo immaginato che ad Ecate avesse dato molto fastidio, perchè io sono nata esattamente un giorno dopo di Connor".
"Non capisco...".
Chloe alzò gli occhi al cielo.
"Le dee possono decidere quando partorire, non devono aspettare 9 mesi se non vogliono. Ecate avrà avuto una storia con qualcuno per ripicca nei confronti del marito e una volta rimasta incinta avrà coordinato la mia nascita con quella di Connnor".
"Ma se voleva fare così perchè non farti nascere lo stesso giorno?".
"Tempistiche, Connor dice di essere nato intorno alle undici e mezza di notte, quando sono nata io era ormai passata la mezzanotte, Hermes è il dio messaggero, quindi la notizia che sua moglie avesse partorito gli sarà arrivata in fretta, guastandogli un po' il momento con la sua "altra famiglia".
Per quanto fosse intricato, sembrava proprio il piano di una dea vendicativa.
"Ovviamente peró sono solo congetture. Io la prendo come una fantasia divertente ma Connor... Eccolo".
"Nico, Nico..." Connor fece una corsetta verso di loro.
"Ci serve un centrale, non puoi proprio?".
"Ti fischiavano le orecchie Connor?" gli chiese Chloe.
"Stavo giusto raccontando a Nico la questione dei compleanni".
"Oh intendi la storia di come ho permesso la tua esistenza... E non fare quella faccia! Devi ringraziare me se sei nata".
"Beh potevi risparmiarti il favore! E poi ti ricordo che poteva finire molto peggio".
"Ti ripeto che Hermes non lascerebbe mai che un fulmine mi colpisse in testa".
"Ecate non lancia mica fulmini sai?".
Certo che a vederli uno vicino all'altro... Si somigliavano anche, era abbastanza bizzarro.
"Comunque, non sono qua per questo, perciò Nico che dici?" .
Nico sospirò ormai pronto ad arrendersi e ad alzarsi ma Connor fece un'espressione sconfortata e lo rassicurò.
"No lascia stare, mi hai già detto che sei stanco". E si allontanò senza lasciare a Nico la possibilità di rispondere.
Era accaduto di nuovo... Non gli piaceva questo doppio standard. O le persone erano terrorizzate da lui o rammaricate.
Non si accorse di essere nei suoi pensieri finché non parlò Chloe.

"Ma dai, se l'è bevuta subito" .
Nico la guardò confuso.
"Non vuoi giocare perchè scommetto che con tutti i viaggi nell'ombra che fai le tue braccine colpite dalla palla svanirebbero in una nuvoletta di fumo".
Nico aggrottò le sopracciglia ma non era davvero arrabbiato.

Parlare con Chloe forse non era sempre facilissimo, ma almeno lo faceva sentire una persona vera. Non si tratteneva continuamente, lo trattava in modo spontaneo bene o peggio che fosse.

Mentre guardavano Connor prendere la rincorsa, e saltare  per schiacciare una palla che sicuramente sarebbe andata a segno, pensava a questo. Stettero in silenzio, senza il bisogno di parlarsi.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - A quanto sembra l'armeria è un luogo sacro ***


(NICO)
"Non puoi essere serio".
"Nessuna discussione" rispose Connor.
Dopo la colazione si ispezionavano le cabine, e oggi
Connor e suo fratello Travis erano gli incaricati. Arrivati alla tredici sembravano cercare ogni scusa per mettere un voto basso .
"Nico, hai guardato il tuo pavimento?" Travis diede un calcetto ad una maglia per terra.
"O il tuo comodino...?" aggiunse Connor prendendo una bottiglietta di Coca-Cola vuota.
"Prenderti cura della tua cabina fa parte dell'ambientarsi qua". Travis scuoteva la testa "Non va proprio bene".
Nico non aveva parole, Travis che faceva la parte di quello responsabile?
"Da voi sembra sempre che sia scoppiata una bomba!" si girò verso Connor che aveva una fintissima aria innocente.
"Beh allora sarai lieto di aiutarci" rispose Connor "Noi siamo stati valutati da Katie...".
I due fratelli cominciarono ad avviarsi fuori dalla porta.
"Lo stai facendo apposta perchè vuoi fatta compagnia?? Questo è sleale!" disse Nico rivolgendosi a Connor. "Noi abbiamo ancora altre cabine da guardare ci vediamo dopo, non farmi venire a cercarti!".

Dopo... che attività aveva oggi?
Nico prese il foglio con il suo programma da sotto al letto... e se era possibile perse ancora di più la voglia di affrontare quella giornata.

Nico ne aveva le scatole piene già da quando suo padre aveva usato nella stessa frase le parole "campo" e "restare". Ma un pensiero che gli aveva reso i piani più sopportabili era stato "dai almeno potrò passare tutto il tempo ad allenarmi evitando contatti sociali".
Pensiero che si era rilevato troppo ottimista dato che ora se ne stava seduto a ricamare.
"Benvenuti al centro di attività ricreative!". Una figlia di Efesto oggi apriva la lezione, accompagnata da un figlio di Atena che l'avrebbe aiutata a "illustrare la magnifica arte dell'ago e filo e i suoi pratici usi".
Il compito era in poche parole imparare a cucire qualche punto e farne qualcosa di utile
"Dato che oggi anche la cabina di Efesto è coinvolta nella lezione, il compito sarà rammendare le armature".
Accanto a Nico, Connor era tutto preso dall'infilare e sfilare ripetutamente il sottile ago dalla pelle sulla punta del dito. Ecco probabilmente non gli sarebbe stato molto d'aiuto.

"Ma chi mai si porterebbe il kit da cucito in battaglia" si stava già Sherman Yang.
Le rotelle nel cervello di una figlia di Efesto avevano cominciato a girare "Si potrebbe provare a creare uno scomparto esterno, tipo una tasca, o come un marsupio".
Mitchell, un ragazzo della casa di afrodite rispose prontamente "Oh no Lea non ci perder tempo. Sarebbe comunque troppo da effemminati per certi guerrieri dalla mascolinità fragile". Subito dopo strinse la cinghia di una spallina guardando Sherman con un sorrisetto che dava tutta l'impressione di essere una sfida.
Sherman si limitò a guardarlo malissimo.

Nico provò a capire come meglio poteva come dovesse usare gli strumenti, ma i suoi risultati furono scarsi. Provò a concentrarsi meglio, poi ci rinunciò. Notò invece che Chloe se la stava cavando benissimo. La sua armatura era pronta e riposta sul suo tavolo, mentre lei si era alzata per andare ad aiutare Cara.
Finì velocemente, le dita che si muovevano rapide come operazioni di una macchina.
Una figlia di Demetra, capelli neri e occhi verdi, si avvicinò presto a Chloe.
"Scusa non è che potresti aiutare anche me?".
Chloe rispose altrettanto imbarazzata "Certo, te lo mostro".
Nico per un momento fu tentato... ma no. Non c'era alcuna speranza, in nessuno scenario avrebbe chiesto alla figlia di Ecate di aiutarlo. Sarebbe dovuto diventare uno stupido per farlo.
Poco dopo infatti:
"No Connor".
"Ma dai ha un'ora che aiuti le altre".
"Io le aiuto, non faccio il lavoro al posto loro. Prendila come una occasione per azionare la tua testa stagnante".
Connor le fece una linguaccia e optò per avvicinarsi alla figlia di Efesto responsabile dell'attività, anche se pareva parecchio impegnata con gli altri.
A Chloe cadde l'occhio sul lavoro ancora incompleto di Nico. Si guardarono per un secondo, distolsero poi entrambi lo sguardo e lei tornò al suo posto.

Alla fine dell'ora Nico era riuscito a fare un rammendo che potesse approssimativamente chiamarsi tale.
Nemmeno gli altri avevano avuto molto successo. Clovis alla fine si era addormento sul pettorale dell'armatura. I figli di Ares una volta finito (o una volta deciso che per loro l'attività era finita) cercavano di pungersi a vicenda, l'ago di Sherman pericolosamente vicino all'occhio di un suo fratello.
Mitchell guardava la scena come a dire "che barbari". Lui e alcune altre ragazze della casa di Afrodite stavano sperimentando con le nuove nozioni di cucito sugli orli delle maglie.
Malcom, figlio di Atena, ammirava il lavoro di Chloe.
"Ho fatto molta pratica da sola in realtà, ma me l'ha insegnato la mia mamma".
Sua madre...?

(CHLOE)

Dopo il pranzo Chloe voleva andare a cambiarsi la maglia che si era sporcata, quindi si incamminò verso la sua cabina. Nel tragitto si rimise a pensare alla lezioni di poche ore prima.
Chloe si era sorpresa di ricordarsi come si facesse a cucire, ma era anche compiaciuta. Era da un sacco di tempo che non metteva mano su un ago, certo non che rammendare armature puzzolenti fosse qualcosa che avrebbe voluto rifare.
Si stava chiedendo se qualche figlio di Atena potesse tenere della stoffa in laboratorio, dato che Atena era anche la dea della tessitura, quando una mano le sfiorò delicatamente la manica.
Chloe sobbalzò, poi voltandosi vide che era Nico. Lo guardò con aria interrogativa.
"Ho provato a chiamarti ma eri così nel tuo mondo che non rispondevi".
"Oh".
"E dire che sono io quello che se ne va sempre nel mondo delle ombre".
Chloe fece una linea sottile con le labbra.
"Hai bisogno di qualcosa?".
Nico sembrava esitare un po', invece di rispondere le chiese
"Hai qualcosa da fare ora?".
Un modo implicito per chiedere "Hai tempo o ti sto disturbando?".
Si sarebbe cambiata la maglietta più tardi.
"Ho promesso che dopo il pranzo avrei sistemato le armature che ci hanno dato oggi. Potresti farmi compagnia". Anche se in tutta sincerità Chloe della compagnia altrui se ne faceva poco ultimamente.

E così si ritrovarono dentro l'armeria insieme. Ormai in un modo o nell'altro finiva per dover passare del tempo con quel figlio di Ade ogni giorno, amaro destino.
All'inizio non parlarono, Nico si limitò ad aiutarle. Una volta chiuso l'armadio Chloe sospirò "Finito, finalmente".
"Quella di oggi mi è sembrata una scusa per farci fare tutto il lavoro noioso, non trovi?".
"Probabile" disse Nico con una espressione un po' seccata.
"Tu te la sei cavata bene però".
Chloe si passo una mano sulle punte dei capelli, ma subito la ricacciò tra la schiena e l'anta dell'armadio.
"Sono abbastanza brava".
Nico continuò un po' meno esitante "Ti ho sentita dire una cosa un po' strana, che te lo aveva insegnato tua madre".
Ma guarda questo, sempre col naso nei fatti altrui.
"Sí. Me l'ha insegnato la mia mamma" corresse lei.
Nico la guardava sicuro adesso, lei aveva lo sguardo puntato sulle armi posate su un bancone.
"Chloe quando dici "la mia mamma", non parli di Ecate vero?
Avevi detto di non conoscerla".
Ma questo ragazzo si ricordava proprio tutto?
"No, non parlo di lei" ammise Chloe
"Perchè vuoi saperlo?" chiese, e inarcò un sopracciglio.
Nico sembrò imbarazzarsi un po'
"Nulla di che...".
"Io ad esempio ho pochi ricordi di mia madre, e più che altro sono proprio cose che mi ha insegnato" continuò.
Chloe percepì che Nico non avesse cattive intenzioni nel farle delle domande.
"Tipo?" gli chiese.
"L'italiano, e molte cose stupide... tipo giochi e canzonette, credo me le abbia insegnate lei, perchè non ho mai incontrato qualcun altro che le conoscesse qui in America".
Chloe pensò che non ci fosse nulla di stupido.
"Il punto comunque è che mi sono rimasti un po' di dubbi, mi hai comunque dato poche informazioni su te e gli altri... ".
"Sugli altri non è la mia posizione dovertene parlare. Che ti serve sapere di più riguardo me" si era infastidita.
"Beh non pretenderai la mia cieca fiducia no? Sapere il minimo su di te sarebbe meglio".
"Puoi anche non fidarti, non mi importa". Bugia.
"Comunque mi interessa lo stesso questo argomento. Chi è la tua altra madre?".
Chloe cercò di valutare se voleva parlargliene quando furono interrotti.
Sherman Yang e Clarisse la Rue aprirono rumorosamente la porta dell'armeria.
La figlia di Ares disse con tono di rimprovero.
"Pensavo le regole fossero chiare. Le cose da coppiette fuori dall'armeria, evitiamo di profanare almeno questo posto".
Coppietta?
In quale universo parallelo?
Chloe giustificò l'incapacità di lettura dei segnali con l'essere figlia di Ares.
"Nessun bisogno di rimprovero, ero qui per i pugnali" disse.
Nico sembrò stesse per uscire.
"Al falò di stasera ti spiego meglio" decise infine di dire Chloe  a Nico.
Nico fece un segno di assenso col capo ed uscì.

(NICO)

Nico sperò veramente che Chloe non si dimenticasse della loro conversazione la sera

Perché Nico ci pensò per il resto della giornata. Ci penso sul muro dell'arrampicata, mentre Connor stava quasi per bruciarsi con la lava facendo lo scemo con l'imbracatura.
Ci pensò mentre i figli di Demetra e di Hermes cercavano di insegnargli come fare un bagher al campo di pallavolo.
A Cena continuò a pensarci mentre la incrociò davanti al braciere, un po' incerta su quanto gettare nel fuoco.
Nico notò poco dopo che Estia aveva una espressione soddisfatta.
Chirone consigliò ai semidei di non prendere il dolce, in quanto quella sera si sarebbero potuti arrostire i marshmallow.

"Non so, non mi sembra appetitoso" disse un figlio di dionisio a Connor.
Il figlio di Ermes stava provando combinazioni discutibili, tipo i marshmallow inzuppati nella Cocacola.
Per evitare i brividi che gli provocava la scena Nico si guardò intorno. Un po' di semidei stavano attorno ad un ragazzo biondo che suonava una chitarra, un ragazzo di Apollo probabilmente.
Percy, Annabeth e Grover erano seduti insieme su una panca. Percy e Grover stavano provando a masticare più marshmallow possibili tutti in un volta. Grover stava palesemente vincendo, Annabeth li guardava con una faccia tra il divertito e l'incredulo.
Drew e un gruppetto di ragazze se ne stava a chiacchierare in modo molto animato.
Tanti semidei preparavano i propri marshmallow vicino al fuoco, tra questi riconobbe Josh Double, con il suo solito cappuccio della felpa a coprirgli appena la testa (soffriva molto il freddo?).
Senza farlo apposta la successiva cosa che notò fu Chloe, che già veniva nella loro direzione.
Indossava una felpa con la zip viola e dei jeans neri strappati, i capelli sciolti come sempre.
"Qualcuno sa dove siano finiti gli altri marshmallow?" disse con tono accusatorio a Connor, che ne  aveva sequestrati 2 pacchi.
"Ssssh, qui stiamo creando" disse Connor mentre metteva un marshmallow tra due pretzel salati.
Il figlio di Dionisio passò la busta Chloe, e lei ne mise un paio in un tovagliolo.
"Ehm, tu hai già mangiato?" chiese a Nico.
Dopo aver assistito agli esperimenti di Connor gli era passata la voglia di mangiare ma rispose comunque di no, capendo cosa volesse Chloe.
I due si allontanarono e Chloe si sedette su un tronco poco lontano dai semidei che cantavano e suonavano.
Anche Nico si mise giù.
"Non sarebbe meglio un luogo più isolato?".
"No" rispose Chloe "In questo modo ci sarà troppo baccano per cui qualcuno possa sentirci".
La ragazza posò il tovagliolo aperto nello spazio tra loro due.
"Allora, dove eravamo rimasti?".

Questo capitolo è stato un parto, ma eccoci!
Mi rendo conto che forse la storia sta andando un po' a rilento, infatti se notate ormai ci sono solo pov di Nico e Chloe (ma se anche gli altri personaggi vi incuriosiscono posso tornare ad usare più pov).
Da qui le cose si velocizzeranno.
Lasciate una recensione se vi va <3

Eccovi un riassunto di questo capitolo:

- Il povero Connor ci prova a far integrare Nico, forse c'è un piccolo miglioramento.

- Da bravo tredicenne orgoglioso Nico va d'accordo con Chloe a stento, ma si impiccia lo stesso.

-Avete fatto caso a Sherman Yang e Mitchell?
Bene, teneteli a mente (anche se per un futuro moolto lontano)

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Nico fa un sonnellino ***


(CHLOE)

Quando viveva sulla principessa Andromeda a Chloe piaceva passare il tempo con le ragazze più grandi. Le piaceva immaginarsi come loro, belle e interessanti.
Una sera una ragazza figlia di Apollo aveva mostrato un ipod alle altre.
"Prima non potevamo usarli, perché attiravano mostri, ora che siamo qua che senso avrebbe? Ahahah".
Anche le altre si misero a ridere. A Chloe in realtà non piaceva che sulla nave ci fossero i mostri, ma fino ad allora nessuno era mai stato sbranato vivo, quindi provava a non pensarci.
Chloe non aveva la minima idea di cosa fosse un ipod, le spiegarono che serviva ad ascoltare musica. La figlia di Apollo le passò quella che chiamò cuffietta o auricolare. Sentì una chitarra e una voce molto dolce. Il ragazzo che cantava sembrava avercela con la sua ragazza perché se ne era andata a New York.
"Che smielata che sei a volte" le disse una semidea.
La figlia di Apollo fece spallucce "Avrei dovuto nascere figlia di Eros".
"Eros ha figli?" aveva chiesto Chloe
"E chi può dirlo" le avevano risposto. Gli dei minori erano così tanti quanti erano i loro figli, chi escludeva che il dio della passione non avesse qualche discendente.
"Comunque io non fantasticherei romanticherie varie, con quella canzone" disse la semidea che aveva parlato prima, mentre di aggiustava allo specchio la coda.
"Presto la radiamo al suolo New York no?".

Chloe riconobbe la canzone che stavano suonando al falò in quel momento, e provò a scacciar via il ricordo.

"Ho riflettuto su ciò che ci siamo detti, e ho una domanda" disse.
Nico annuì.
"Hai detto che tua mamma era italiana giusto?".
Nico fece di nuovo sì con la testa.
"Quindi sei europeo?".
"Beh sì, mia madre era italiana e sono nato in Italia... quindi sono europeo".
"Io in teoria dovrei essere di origine greca".
Nico la guardò stranito.
"Tutti qua lo siamo".
Chloe alzò gli occhi al cielo.
"Che c'entra! Intendo che il mio genitore mortale era di origine e nazionalità greca".
"O almeno così sa la mia mamma". aggiunse Chloe. Nico non disse nulla ma la domanda aleggiava nell'aria.
Chloe, anche se incerta se dirgli di più o no, finì per raccontare.
"Quando dico mia madre mi riferisco alla maga Circe.
Quando ero neonata Ecate mi lasciò a lei, mi ha cresciuta, quindi all'inzio mi ero abituata a chiamarla mamma. Poi in seguito mi è stata spiegato la questione dei semidei>>.
Nico era leggermente perplesso.
"Aspetta quella Circe? Ma non dovrebbe essere...".
"No, non è morta" si affrettò a chiarire Chloe "Circe è diventata immortale anche se non è propriamente una dea. Viveva sulla sua isola, e oltre me aveva molte altre "apprendiste", la aiutavamo nelle sue "attività".
"E adesso?" chiese Nico.
"Un giorno sono arrivati due semidei sull'isola... E so che non è andata bene, io però andai via prima".
Ecco le toccava dover vuotare il sacco.
Abbassò la voce "Una sera arrivò una nave, convinsero me e una mia sorella a scappare".
Ormai Chloe aveva capito che Nico fosse molto sveglio, e infatti colse subito di quale nave stesse parlando.
"La nave di Luke?" chiese il figlio di Ade.
Chloe annuì. Entrambi nonostante il baccano coprisse la loro conversazione cercava di parlare il più piano possibile.
"Ricevevamo spesso ospiti sull'isola finivano sempre per farsi abbindolare da Circe. Una mattina arrivò un gruppo di ragazzi capeggiato da Luke. Erano pochissimi, forse erano agli inizi della formazione dell'esercito, e tra di loro c'era Alabaster, un mio fratello".
Nico fece cenno di conoscere di chi stesse parlando.
"Non so come fece, forse Circe in realtà sapeva che anche lui era figlio di Ecate e aspettò prima di... sistemarli. Fatto sta che arrivata sera una mia sorella più grande mi prese da parte e mi disse che la notte prima aveva sognato Ecate. La dea nel suo sogno le aveva mostrato un porto in cui sostava la stessa nave da cui erano arrivati quei ragazzi. Parlò con Alabaster che acconsentì a portare anche me nonostante fossi piccola e scappammo con loro".
A Chloe vennero gli occhi lucidi "Non sono mai stata molto fiera di questa scelta, ma mi sono sempre ripetuta che era il volere di mia madre, come potevo dire di no?".
Nico sembrò riflettere.
"Mi dispiace dirti che non sono d'accordo". Rispose Nico, ma Chloe lo fermò subito.
"Oh no che credi. Ora detesto solo il pensiero di mia madre. Mi ha lanciato nelle più disparate situazioni e poi non ha fatto nulla per rimediare quando è andata male".
Chloe guardò verso il fuoco del falò.
"Inoltre ho scoperto che si tiene in contatto con le mie sorelle al campo. E anche quelli nell'esercito di Crono, le avevano parlato almeno una volta. Con me non ha mai fatto nulla del genere...".
Nico fu molto cauto nel fare la domanda successiva.
"Quindi tu infondo senti ancora l'astio per gli dei".
Chloe aggrottò un poco la fronte.
"Se ti stai preoccupando che sia d'accordo con l'ideologia di Luke e seguaci vari ti rispondo subito. Assolutamente no, ti ho già detto se non sbaglio che non collaborerei mai più". Fece una pausa.
"Ce l'ho solo con Ecate".
Nico guardò verso il cielo.
"Anche io una volta odiavo mio padre. Non credo lui mi abbia mai davvero amato come figlio".
"E ora?".
Nico sembrò rifletterci.
"Ci tolleriamo".
"Purtroppo è vero che non ci scegliamo i genitori" continuò il figlio di Ade.

(NICO)

Anche nel suo caso, era stato Nico a cercare di contattare il padre e non viceversa. Il tutto era stato piuttosto deludente. Non poteva rimproverare Chloe per come si sentiva verso Ecate.

"Fosse solo quello" disse Chloe
"Che cosa?" disse Nico.
"Il fatto è... penso spesso a questa cosa che..." si sforzò di trovare le giuste parole.
"Io nella vita ho fatto sempre così, in fondo non ho mai scelto niente per davvero. Mia madre mi ha lasciata sull'isola e poi mi ci ha tolta. Me ne sono andata dall'esercito e sono venuta qua. Non avrebbero tutti i torti a cacciarmi a pedate una volta che ci scopriranno, e so che accadrà prima o poi".
"E dove sta il problema?" provò a chiederle Nico.
"Quello che voglio dire è, per cosa ho combattuto nella mia vita? Su che schieramento mi sono posta? Sono figlia della dea delle scelte, ma se guardo indietro io non ho proprio scelto nulla, ho seguito gli eventi e le mie necessità senza alcun valore o morale a guidarmi".

"Non è vero" la fermò Nico.

"Mh?" Chloe si sorprese.

"Mi hai detto che per nessun motivo saresti rimasta con l'esercito di Crono per come si comportarono. Anche se non conosci i tuoi valori hai un' idea di ció in cui non ti rispecchi almeno".
Chloe non disse nulla, ma nemmeno lo contraddisse. Si guardava le mani.

"Anche io sono qua perchè me lo ha chiesto mio padre in realtà" le disse.
Fece un suono come a prendersi in giro da solo.
"Lo convinco a mobilitare un esercito intero per una battaglia dalla quale voleva solo star fuori e poi mi faccio costringere a frequentare il campo estivo".
"Se non ti piace perché hai dato una mano?" gli chiese Chloe.
Nico si guardò attorno.
"Dovevo aiutare, sarebbe stato da egoisti non farlo. Ma questo non è comunque il mio posto".
Le canzoni dei semidei si erano fatte sempre meno chiassose, il fuoco più basso.
"Allora tu, di cosa fai parte, Nico?".
Quella domanda lo sorprese. Chloe aveva un curioso scintillio negli occhi.
Gli inferi e il palazzo di Ade?
Della sua famiglia nella villetta in cui ricordava vagamente di aver vissuto da bambino?
Del casino Lotus?
Del campo?
"Non lo so" disse.
"Se dovessi darmi una risposta certa, non ho nemmeno idea di quale sarebbe la mia vera casa".
Chloe non disse nulla e continuarono a guardarsi.
Si distrasse grazie a Chirone che disse di andare a letto. Seguirono varie lamentele.
Chloe si alzò e, dato che masticava fece solo un segno di saluto a Nico, e si allontanò.
Nel fazzoletto accanto a Nico era rimasto un solo marshmallow. Sentiva odore di zucchero bruciato, ma per tutto il tempo che avevano parlato non si erano avvicinati al fuoco.

(CLOVIS)

"Non lo so Chloe, non mi piace prendermi questa responsabilità".
"Oh macché, sarà tutto perfettamente sicuro, mi fido di te" gli rispose Chloe.
"Lo so, ma tu invece?" Clovis si rivolse a Nico, che da quando si era presentato alla porta della cabina di Ipno insieme a Chloe non aveva ancora spiccicato una parola.
"Beh non è stata una mia idea" disse guardando un po' torvo Chloe.
"Ma tu mi sembri in grado di farcela, e poi neanche a me sembra troppo pericoloso. Che potrebbe capitare?".
Clovis si sedette sul pavimento a gambe incrociate e fece segno agli altri due di fare lo stesso.
"Non vorrei risvegliare qualcosa di traumatico, non ho controllo su cosa ti faccia ricordare" disse.
"Oh non preoccuparti, mi ricordo solo cose traumatiche" disse Nico con nonchalance.
Clovis un giorno disse a Chloe di aver pensato in quel momento "Mah... capisco come questi due stiano facendo amicizia".
"Tu vuoi solo vedermi all'opera vero? Non è per altruismo che ti è venuta questa idea" disse a Chloe.
"Oh ma Nico lo sa, ci guadagniamo entrambi da questa cosa" rispose Chloe tranquilla.
Clovis non aveva parole.
"Se a te va bene possiamo procedere".
Nico fece un sospiro e annuì.

(NICO)

La cabina di Ipno era molto confortevole. Il fatto che ci fosse un rametto da cui gocciolasse acqua di fiume lete era familiare perché gli ricordava gli inferi, ma inquietante se pensava che suo padre gliel'avesse fatta bere da bambino.
Insomma, per il tipo che era, si trovava bene.
Per prima cosa Clovis lo face distendere su un letto libero. Fu letteralmente il posto più comodo su cui si fosse mai sdraiato.
"Ora chiudi gli occhi e segui la mia voce, rispondi solo a ciò che ti dico, senza prestare attenzione ad altro".
Questa cosa del rilassarsi durò esattamente 5 minuti.
"Potresti smetterla di fissarmi? Lo sento" Nico aprì gli occhi verso Chloe, che sussultò nel sentirsi dire questa cosa.
Clovis si seccò.
"È inquietante" si giustificò Nico
"Avevi gli occhi chiusi e lo sapevi lo stesso, sei tu quello inquietante".
"Vabbè, tu concentrati meglio, e tu Chloe guarda me, non Nico".
Una delle sorelle di Clovis guardava dalla sua brandina con aria divertita.
"State già togliendomi tempo prezioso, non lasciatemi dormire ancor meno".
Dopo un po' finalmente Nico riuscì ad entrare nello stato di dormiveglia comatoso a cui puntava Clovis.
Il figlio di Ipno gli aveva chiesto un luogo.
"Venezia" aveva risposto.
Dopo un po' la voce di Clovis cominciò ad affievolirsi e Nico prese a sognare.
Nico era solito sognare sempre in terza persona, vedendo ciò se stesso dall'esterno. Stavolta guardando davanti a se vide le sue mani, e più giù dell'acqua che scorreva. Era affacciato su un canale, ma essendo basso non arrivava alla fine della ringhiera. Si era aggrappato alle sbarre di ferro con le mani e guardava i visi nell' acqua, che di rimando lo osservavano curiose.
"Nico!".
Un rumore di tacchetti aveva preceduto l'arrivo di una signora alta in tailleur nero, che subito lo prese per una mano.
"Lo sai che non mi piace quando ti sporgi così, non è sicuro".
Nico stava pensando di voler rispondere, ma la foga con cui lo stava trascinando via lo fece desistere.
"Amore più veloce, Papà e Bianca aspettano noi".

Nico riaprì gli occhi, si sentiva tutta la fronte sudata.

"Basta così per ora" disse Clovis
"Ma come... Io" provò a dire.
"Siamo qua da un'ora di Angelo" disse Chloe che era concentrata a farsi piccole treccine con le ciocche di capelli.

"So che non sembrava un'ora" disse Clovis.
"Il mondo dei sogni ha regole sue".
"Quello non era un sogno" osservò Nico.
"Lo so, era un ricordo, o almeno se ti è sembrato tale è già qualcosa".
Nel frattempo che Clovis continuava a parlare Nico si mise su.
"Non so quanto effettivamente si possa fare, hai pur sempre bevuto direttamente dal Lete come mi hai detto".
"È comunque più di quanto potessi sperare" rispose Nico.
Si misero d'accordo che avrebbero provato altre volte quando Clovis fosse stato libero, ma che per quel giorno si era già sforzato abbastanza.
Stava per uscire insieme a Chloe, quando sulla porta Clovis chiamò la ragazza.
"Chloe perché non resti a riposare?".
Chloe scosse subito la testa.
"Ooh no no, e a che scopo poi" e si affrettò ad uscire.
"Perché non sei rimasta?" le chiese Nico.
"La giornata è finita in fondo, ti farebbe bene".
"Ma dai, non dirmi proprio tu cosa è più salutare fare" Chloe puntò le dita verso le occhiaie di Nico (che in verità però secondo lui erano più chiare di prima).
"Tu lo hai fatto con me" disse Nico.
"No, io ti ho chiesto se volevi provare a ricordare tua madre. E poi ho sempre voluto vedere Clovis fare quella cosa, un giorno vorrei me la insegnasse".
Si incamminarono verso l'anfiteatro.
"Pensi di poterci riuscire?".
"E perché no, è pur sempre magia".
"Scusa e allora che senso ha avere poteri diversi fra noi".
"Ma noo, non funziona così. Vedi non punterei mai a qualcosa che sappia fare un figlio di Demetra o una figlia di Apollo, con me non c'entrano nulla. Qualcosa da figlio di Ipno invece... Sarebbe più nell'elemento di Ecate".
"Allora perché dici di non saper fare cose simili alle mie, come avere potere sugli spe..." Nico però fu interrotto subito.
"Perché no e basta, non uscire sempre questo inutile discorso".
Nico sospirò e puntò gli occhi al cielo. Quanto poteva essere cocciuta.
Si sedettero sugli spalti dell'anfiteatro.
Un gruppo di figli di Efesto lo stavano ristrutturando. E Connor insieme a un figlio di Apollo davano una mano.
"Scusa ma allora i tuoi poteri in particolare quali sarebbero?" le chiese.
Chloe parve confusa.
"Beh non ti ho mai vista in azione, e nemmeno le tue sorelle".
Chloe lo studiò un po'.
"La magia ha molte forme. Ci sono delle cose che di base dovrebbero riuscir bene a tutte. Ad esempio hai già visto che sposto gli oggetti".
Nico ricordò come avesse smosso il letto dell'infermeria, e sicuramente sarebbe stata capace di scaraventarlo via anche più forte.
"Poi ad esempio ci sono gli incantesimi. Per quello ci vuole una conoscenza approfonditissima del latino e del greco, se no sbagliare è facile".
"Per questo a lezione te la cavi bene".
"Sì".
Chloe si voltò verso il piccolo palco.
"Da piccola ho imparato anche leggendo i poemi epici e le tragedie, mi piace che stiano provando a mettere su un teatro".
Chloe allora era una specie di piccola nerd dell'antica grecia. Aveva senso a suo modo.
"A me spaventa ciò che potrebbero combinare".
"Tipo?".
"Non so, immagina un copione del Rocky Horror Picture show in mano ai fratelli Stoll".
Chloe sembrò confusa.
"Cosa è il Picture Horror rock show?".
"Lascia stare, penso che prima o poi lo scoprirai, mi hanno obbligato a vedere il film, Connor ha una fissa per i musical".
Proprio in quel momento Connor chiamò Chloe.
"Porteresti in alto questi riflettori?".
Chloe si alzò svogliata. Il sole ormai stava tramontando.
"Io penso che andrò a dormire, Clovis mi ha rintontito per bene".
"E salti la cena?" chiese Chloe.
"Ma si... chi vuoi che se ne accorga".

Non ho mai finito un capitolo in un giorno, e ho cercato di resistere dal pubblicarlo subito, ma non volevo lasciarvi con un cliffhanger come quello!
Meriterei una pioggia di stelline per la tempistica ;).
Scherzi a parte lasciate qualche commento e passiamo al riassunto.

- Finalmente abbiamo scoperto la storia completa (o quasi) di Chloe. E la situazione si fa interessante. Chloe è stata cresciuta da Circe [ricordiamoci anche di chi altro abitava sull'isola ;)].

- Questa cosa che Clovis aiuta Nico a recuperare i suoi ricordi, è stata pensata per riparare quello che io ho visto sempre come un buco di trama. Nel sangue dell'olimpo e nella casa di Ade Nico ha dei ricordi del suo passato... Ma non si sa come dato che aveva bevuto dal lete.

- Connor è un theater kid signori.
(Dall'inglese, un'adolescente che fa parte del gruppo di teatro della sua scuola, ed è un appassionato di spettacoli)

C'è un indizio gigante su un potere di Chloe che scopriremo in futuro. Se lo trovate scrivetelo in una recensione!

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - Non siamo mica ad un matrimonio greco ***


(NICO)
Purtroppo per Nico, qualcuno se ne accorse.
E questo qualcuno bussò proprio alla porta della sua cabina la mattina dopo.

"Per quanto tu non la ammiri credo che Demetra abbia ragione sai? È importante che tu mangi" gli disse Percy mentre andavano a fare colazione.
"Può capitar a tutti di non aver appetito" ribattè Nico cupo.
"Si beh, ma... ".
"E poi quale è il senso di andare insieme? Non penso tu abbia parlato a Chirone o Dionisio della tua idea di non sederci da soli e mangiare insieme".
Percy sospirò "In realtà l'ho fatto, ma hanno risposto che non era "assolutissimamente" nemmeno da discutere".
"Ottenere l'obbligo di riconoscimento dei figli è più facile che arrangiare in altro modo la gerarchia alla mensa mi sa".
Percy si mise una mano sul collo "Beh si qualcosa del genere".

"Io a 12 anni ho convinto uno degli dei più testardi che ci sia a partecipare ad una guerra però" .

Pensò Nico mentre beveva il suo latte al cioccolato (infantile? Sì. Delizioso? Altrochè).

La sua testa continuò a rimuginare su quel pensiero finché non decise più tardi di sbatterlo in faccia a Percy.
"Dobbiamo parlare".
Percy era stanco, ma promise di dargli la sua massima attenzione.
"Tu senti che ti debba interessare, ma in realtà non ti importa davvero". Gli disse col tono più sicuro che riuscì a darsi di fronte al semidio a cui era stata offerta l'immortalità. Quello che per un po' era stato il suo eroe, ma lo aveva deluso in meno di un mese.
"Di che cosa parli...".
Erano entrambi seduti su una panca, a riposarsi dopo una lezione di scherma.
"È così. Tu provi a fare questa cosa di controllarmi... ".
"Io non provo a controllarti" si indignò Percy.
"Non fingere di non capire il mio discorso. Intendo che provi a fare questa cosa per cui ti pseduo-occupi di me, e cerchi di vedere se va tutto bene, quando entrambi sappiamo che la maggior parte del tempo non va tutto bene".
Nico scavo un po' la terra con la punta della sua scarpa.
"Il punto è però che non è cambiato molto. Sento che nonostante tutto ancora non riesci ad aver piena fiducia in me, hai paura che faccia qualche altro passo falso, se potessi farlo ti accerteresti anche che non faccia pensieri un po' troppo cupi".
"Vorresti farmene una colpa? Non è solo a causa mia". Gli rispose scosso Percy.
"Non ho finito. Oltretutto nonostante tu non ti fidi, allo stesso tempo non mi lasci davvero star nel mio perchè ti senti ancora in colpa. Provi pena per me". Nico provò con tutte le sue forze a far si che l'erba attorno a se non seccasse, ma non gli riuscì.
"Io davvero non capisco" iniziò Percy. "Tu davvero preferiresti se non mi interessassi a te? Se non provassi neanche a dedicarti del tempo? ".
Nico lo guardò senza rispondere, un po' incerto sui suoi stessi pensieri.
"Immagino di no". continuò Percy.
"Quindi perdonami se, come mi pare accada in continuazione nel nostro rapporto, io non riesca a capirti. A capire cosa tu voglia, cosa ti serva".
Nico si sentiva frustrato, ma pensò una cosa molto chiara e limpida, e decise di non farla restare solo un pensiero per una volta.
"Io vorrei... Qualcosa di vero santo cielo! Che gli altri si comportassero in modo spontaneo senza avere i loro soliti pregiudizi su di me".
Nico non sapeva neanche lui per adesso come elaborare al meglio questo suo bisogno.
Percy si vedeva si stesse sforzando. Nico provò ad aiutarlo.
"Ecco già il fatto che stiamo litigando mi sembra un passo avanti verso la spontaneità".
Percy lo guardò storto. Nico alzò le spalle.
"Percy!" chiamò da lontano Annabeth. "Chirone dice che deve parlarci".
Percy si alzò sospirando.
"Anche tu Nico" aggiunse la ragazza. "È una riunione tra capi cabina".

Quando arrivarono alla Casa Grande, al tavolo da ping pong c'erano già seduti anche gli altri. Travis non appena vide Nico gli fece cenno di sedersi accanto a lui picchiettando sulla sedia. Nico prese posto.
"Cosa stai provando a fare?".
"Voglio far centro nel bicchiere di Lou Ellen". Travis teneva tra le dita una patatina al formaggio a forma di pallina, e tenendo un occhio chiuso puntava sulla povera ragazza dalla pelle scura che Nico riconobbe essere la sorella di Chloe.
La pallina fece centro, schizzando la povera Lou. La ragazza però non ebbe il tempo per contraccambiare, perché Chirone iniziò la riunione.

"Questa è ufficialmente la cosa più idiota che io abbia mai sentito dire a questo tavolo" disse Clarisse a mo di sentenza.
"Abbiamo appena vinto una guerra, che saranno mai due mostri in più nella foresta?".
"È proprio perchè siamo reduci da uno scontro così grande che sarebbe più saggio stare in tranquillità" rispose Chirone con sguardo severo.
Annabeth a quel punto prese parola "Non è una così grande rinuncia, siamo quasi settembre, nel mese di agosto avremmo giocato almeno 8 volte".
"Beh quella dell'altra sera è stata annullata" disse Drew, come a voler buttare benzina sul fuoco. Infatti subito dopo Zahira le rispose "Eh, chissà perché".
Clarisse sembrava voler riprendere a lamentarsi ma Pollux alzò la mano.
"Ma poi scusatemi se lo dico... Ma Rachel è l'oracolo da pochissimo tempo. Solo perché sente strane energie dovremmo davvero prendere misure così drastiche?".
Will Solace cominciò a dire che fosse d'accordo.
A quel punto Dionisio, che se ne era stato in silenzio con aria annoiata, sbattè la mano sul tavolo e tutti ammutolirono.
"Non mi sembra il caso di dire certe scemenze. Lo spirito di Delfi ha migliaia di anni di esperienza, non importa quanto il suo ospite sia giovane" e lanciò un'occhiata al figlio che gli fece subito abbassare gli occhi.
"E invece di discutere su cose che non capite prendete esempio dai più grandi". Nel dirlo si girò verso Percy e tutti fecero lo stesso.
Fino ad allora aveva ascoltato vigile ma senza intervenire. Ultimamente il suo atteggiamento era molto cambiato. Sembrava più maturo.
"Io non posso che dire di ascoltare Chirone. Inoltre ho piena fiducia in Rachel".
Chirone sorrise. "Potete comunicare a tutti gli altri che le partite di caccia alla bandiera sono sospese a data da destinarsi".
Molti occhi guardarono al cielo.
"Ma se tutto andrà bene potremmo fare una partitella a fine estate per premiare la vostra pazienza".
In quel momento Chirone e i campisti si accorse che Dioniso si era alzato e  lo osservarono confusi. Il dio alzò la mano come a dire "aspettate e vedrete". Dinisio aprì la porta e quattro semidei che evidentemente avevano origliato la riunione appoggiati alla porta caddero in avanti di faccia. Il bicchiere di vetro in mano a uno di questi si ruppe.
"Auguri agli sposi! Direi che la riunione è finita>> disse il dio uscendo".
Eve, anche lei per terra, squittì quando uscendo Dionisio le pestò il dito della mano non curante.

"Non è giusto, non è giusto per nulla" Connor non stava più steso sul pavimento.
Il figlio di Hermes era stato lasciato fuori, solo Trevis era entrato. Insieme a lui a provare ad origliare c'era Mitchell della cabina di Afrodite, Eve figlia di Eris, e un ragazzo biondo che aveva l'aria di essere figlio di Apollo. C'era anche Evanna, ma se ne era rimasta comodamente seduta sul prato tutto il tempo invece che dietro la porta.
Nico vide che faceva sbocciare e richiudere i petali di un fiore con aria annoiata.
"Sai forse è meglio così, non scherzerei con quello che sente Rachel".
"Già" disse Chloe. Stava esaminando la mano di Connor per controllare non fossero rimasti pezzi di vetro. "La foresta è un luogo... Particolare. Lo sai no?".
Chloe non guardava Nico, ma il ragazzo poteva immaginare che Chloe stesse ripensando a brutto episodio cn gli spettri.
"Tu, le tue sorelle e le vostre energie negative" virgolettò Connor.
"Piantala di lamentarti, tu sei un concentrato di energia negativa, e ancora nessuna di noi ha proposto di buttarti fuori".
"Forse potremmo cominciare a pensarci" disse Travis che arrivò alle loro spalle. Tirò il colletto della maglia  del fratello e Connor gli fece una smorfia.
"La giornata non è ancora finita sfigatelli, non avete qualcosa da fare?" arrivò anche Clarisse che  dopo quell'elegante uscita, ricordò ad Eve e a Connor che oggi avevano allenamento con lei. Praticamente un massacro. I semidei più giovani si arresero al loro destino e andarono via. Chloe ed Evanna si allontanarono chiacchierando con Katie Gardner.

"Vedendoti al tavolo con noi ho pensato "Oh vero, è capo cabina. È cresciuto in fretta". Ma vedo che sei corso subito dagli altri bimbi". Annabeth era uscita anche lei dalla Casa Grande.
"Non sei così tanto vecchia rispetto a noi>> rispose Nico un po' seccato.
Annabeth gli scompigliò i capelli. Nico non ebbe l'immediato riflesso di ritrarsi. Strano.
Annabeth si appoggiò alla staccionata del portico della casa grande.
"Perciò, possiamo dire che tu sia ufficialmente amico degli Stoll?".
Nico alzò le spalle "Parlo a malapena con Travis, solo perché anni fa dormivo nella sua cabina... ".
"Sì ma sei sempre con Connor!" ribadì sorridente Annabeth.
"Non sempre sempre... E più lui che mi segue e mi parla sempre se siamo insieme".
"Ooh quindi ti sei proprio fatto un migliore amicooo" Annabeth a quel punto fece apposta una faccina sdolcinata.
Nico si imbarazzò e non lo nascose bene, cosa che fece ridere Annabeth ancora di più.
A Nico era sempre stata simpatica Annabeth in qualche modo. Non si sarebbe spinto così in la da dire che fosse come una sorella, nessuno lo sarebbe mai stato come sua sorella, ma magari una cugina più grande? Una cugina più grande e irritante, sì, le si addiceva come ruolo.
"Scherzi a parte, sono contenta che sembra tu ti diverta, a volte almeno".
"Sarei ancor più contenta se andasse tutto bene tra te e la mia persona preferita... "
Oh no.
"Percy non ha perso tempo a parlarti eh?".
"No, vi ho visti e gli ho fatto il terzo grado".
"Plausibile per te" rispose Nico.
Annabeth fece un sospiro. "Percy vuole molto bene ai suoi amici, ma non sempre capisce di cosa abbiano bisogno. Con me ci ha messo 4 anni!".
A Nico venne in mente un giovane Percy pronto a buttarsi da una scogliera all'inseguimento di una manticora e Annabeth.
"Credimi che con te ci sta provando davvero."
"Beh io sono stato abbastanza esplicito".
Annabeth rise "Sì, è un tuo pregio".

(CHLOE)

"Fai piano, sono animali non pupazzi".
Avevano appena finito equitazione con i pegasi e Chloe stava spazzolando i pegasi con un seccato Jack.
"Sei tu che mi rendi nervoso".
Erano i soli ad essersi proposti di sistemare i pegasi nelle scuderie, così da poter discutere da soli.
"Veramente non capisco perché passi tutto quel tempo con quel tipo".
"Nico non è così male come pensi. Ti ho già detto che non ha intenzione di denunciarci al centro di piazza".
Jack sembrò confuso "Che piazza?".
Jack non colse la metafora.
"Lascia stare. Voglio dire che non dirà nulla di noi, ci si può fidare. Mi ha anche dato una mano per una faccenda".
"Bene, se avete risolto potreste tornare alle vostre solite vite? Passare del tempo con lui attira l'attenzione su di te, cosa di cui non hai bisogno. Non dirmi che ho torto>>.
Chloe alzò gli occhi al cielo, ma Jack aveva ragione.
"Non c'è bisogno neanche che tu mi faccia questo discorso comunque. Siamo spesso insieme per coincidenza".
Posarono le spazzole e i secchi con l'acqua.
"Ottimo allora pensò ti sarà possibile evitare queste "coincidenze". A meno che tu inconsciamente... Chloe non è che ti piace il figlio di Ade?".
A Chloe sfuggì la porta della scuderia dalle mani mentre la chiudeva e sbattè forte.
"Ma che vai dicendo! Da dove le tiri fuori cose del genere. Ho detto che è affidabile, non simpatico. Non siamo nemmeno amici".
Chloe si allontanò di fretta lasciando Jack di sasso.

(NICO)

I giorni volarono insolitamente rapidi.

O forse era che, in seguito a ciò che successe dopo a quell'ultimo mese di estate, tutto era irrimediabilmente diverso.
Doveva esser così.

Nico pensò spesso in seguito a quegli ultimi giorni passati al campo ma sembravano così poveri di eventi da essere stati dimenticati.

Ricordava le settimane come fossero il susseguirsi di giornate sempre uguali. Alzarsi troppo presto per i suoi gusti, fare colazione. Andare ad allenarsi. Arrostire marshmallows con Connor.
Guardare le partite di pallavolo. Non prendere sonno. Addormentarsi nella cabina di Ipno facendo sogni strani. Svegliarsi nel cuore della notte con qualche incubo. Beccare Chloe, che si teneva ormai a debita distanza, studiarlo da lontano. Qualcuno al campo che iniziava una lite. Prendere più sole di quanto avrebbe voluto.
E la penultima sera preparare la tanto attesta partita di caccia alla bandiera. La vinse la squadra di Ermes alla fine. Nico aveva giocato con loro. Finita l'estate Nico era libero dalla promessa fatta al padre. Connor però lo tormentò affinché venisse a salutare qualche volta. Fece così per un paio di mesi. La sua cabina al campo diventò una specie di piccola base principale. Ci teneva le sue cose, e si allenava nell'arena quando ne aveva bisogno. Connor verso Ottobre dovette comunque tornare a casa per frequentare la scuola. Allora le visite di Nico si fecero sempre più scarse. Fin quando a Dicembre ricevette un'allarmante messaggio Iride da Connor.
Percy Jackson era sparito.

Ne vedremo delle belle, ma per adesso facciamo il punto della situazione

- Percy e Nico parlano dell'elefante nella stanza: il loro rapporto turbolento (nessuna crush mai confessata, mi dispiace) . Ma la mia storia avrà comunque un sacco di personaggi lgbt mooolto importanti e caratterizzati. Stay tuned)

- (Chloe è credibile quanto me a 13 anni che dicevo di non amare Reyna). Jack parla a Chloe del suo nuovo rapporto con Nico.

- Al campo c'è qualcosa che chiaramente non va, e se lo dice l'oracolo!

-Percy scompare, ma sappiamo tutti cosa succede nei libri quindi non è un gran mistero. (Sì, da qui la storia comincerà ad essere un po' più fedele a canon, ma non troppo)

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Il chip localizzatore più antico della storia ***


(CHLOE)

Da quando Nico se ne era andato Chloe non aveva fatto molto al campo. Non che le due cose fossero collegate... è solo che aveva da fare. Riprese a studiare. Quando era bambina pensava di aver davvero letto di tutto, ma non aveva ancora fatto i conti con la biblioteca della cabina di Atena. Spesso il pomeriggio chiedeva permesso, di solito a Malcom, e si perdeva in un argomento nuovo. Era un modo per non dare nell'occhio. Per quanto le cose andassero bene non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che qualcosa di terribile fosse dietro l'angolo. Parlava poco con gli altri, cercava di non stringere legami con nessuno. Stava al campo come un fantasma. Lei vedeva tutti ma fingeva che gli altri non potessero vederla. Jack e Cara non erano così, si erano integrati perfettamente, e Chloe non aveva il cuore di dirgli di non farlo. Si meritavano una casa. Clovis dormiva parecchio. Dava la colpa alla sua origine divina, ma Chloe sospettava ci fosse di più. Aveva fatto ricerche proprio in biblioteca, e un così grande "bisogno di dormire" era tra i sontimi del disturbo da stress post traumatico.  Avrebbe dovuto chiedere l'aiuto di un adulto in tal caso, ma cosa avrebbe spiegato senza farli scoprire?
Nico qualche volta era tornato, apparizioni di neanche mezza giornata in cui Chloe non andava mai a cercarlo e se lui chiedeva di lei, non lo sapeva.
Passarono i mesi, e arrivò Dicembre. Una mattina mentre si dirigeva a fare colazione con le sue sorelle capirono dalla quantità di persone in piedi che qualcosa non andasse.

(CONNOR)
"Lei non capisce signor D".
Chirone e gli altri capigruppo avevano provato a calmarla ma Annabeth era sull'orlo di una crisi.
Aveva i capelli sciolti e in disordine. Sudava e dalla voce sembrava che la gola le graffiasse.
"Ho cercato dappertutto. Abbiamo chiesto ai fauni, alle driade, alle ninfe. Non è da nessuna parte".
"Annabeth" aveva riprovato Chirone. "Cerca di calmarti è ancora presto".
"NO!" gli occhi di Annabeth erano lucidi.
"La Domenica prima di fare colazione Percy va in spiaggia a fare una passeggiata. Se non lo facesse un giorno me lo direbbe, così non andrei a cercarlo lì. Quindi non uscirebbe mai dal campo senza dirmelo."
Chirone voleva dire qualcosa ma Annabeth non glielo permise.
"Non mi prenda in giro. Percy potrebbe essere in pericolo. C'è qualcosa che non va".
Malcom, suo fratello venne in suo soccorso.
"È vero, per esempio perché il signor D non è ancora tornato?".
Connor pensò che non quello c'entrasse nulla ma dalla faccia che fece Chirone si capì che Malcom era stato un buon osservatore.
"Ne so quanto voi. Posso solo rassicurarvi che è per il meglio. In quanto a Percy".
Chirone mise le mani sulle spalle si una Annabeth sempre più disperata.
"Dico di stare calmi perché farci prendere dal panico non ci aiuterà, ma non sottovalutato la cosa. Lo cercheremo finché non lo troveremo stai tranquilla".
Connor aveva visto Annabeth piangere solo poche volte. La scena gli ricordò il funerale per Percy quando tutti lo davano per morto durante l'impresa del labirinto. Non lo rincuorò.

"Ma perché proprio ora?". Disse Nico esasperato
"Già, per questo ti ho chiamato". Rispose Connor.
Connor aveva deciso di chiamare il figlio di Ade per messaggio Iride.
"Persino io capisco che qualcosa non quadra. Che succede in questo periodo, tu dove sei?".
"Sono a L.A" rispose Nico.
"Sei sempre a L.A, cosa c'è a Los Angeles?" chiese Connor.
Nico sospirò. "Mio padre".
Connor si stupì della risposta così facile.
"Intendi gli inferi?" chiese per sicurezza.
Nico annuì.
"Oh... Ha senso!" rispose.
"Comunque. Potresti avvicinare al campo o no?". chiese Connor
"Ho altre alternative? Odio essere in debito, ma lo devo a Percy".

Incredibilmente Nico venne davvero al campo, Connor lo vide arrivare mentre stava seduto con Chloe sugli scalini del portico della casa grande. Stava per salutarlo ma Chirone lo precedette.

"Nico! Che bello vederti, arrivi in un momento infelice ma in cui sei necessario".

"Ciao Chirono, so già qualcosa" accennò col capo verso Connor. Connor si alzò in piedi, accanto a lui Chloe era rimasta seduta come pietrificata. Anche Nico la guardava come se d'improvviso ci fosse solo lei. 

"Sei giusto in tempo per la riunione" disse Connor all'amico.

Si rivolse poi a Chloe "Andresti a chiamare Clovis? Forse dorme". 

"Certo" disse Chloe, probabilmente contenta di avere un motivo per uscire di scena. A Connor sembrò di vederla scambiare uno sguardo rapidissimo con Nico mentre lo superava per andare verso le cabine.

La riunione fu carica di tensione, non si respirava un'aria così dalla guerra contro i titani. Sul tavolo da ping-pong al posto delle solite patatine c'era una mappa di Long Island e dintorni. Si divisero il territorio fino ai confini di New York in gruppetti. Avevano convinto Annabeth a farla recare di persona solo in alcuni luoghi solo perchè così avrebbero velocizzato i tempi. L'unica che provava a trasmettere positività era Katie Gardner, ma con scarsi risultati. Erano tutti troppo empatici nei confronti della povera Annabeth. Nico non disse nulla di speciale oltre al fatto che avrebbe cercato di coprire un territorio più ampio possibile grazie al viaggio d'ombra. Qualcuno parlò di mettersi in contatto con le cacciatrici.

Uscirono dalla Casa Grande con un pizzico di determinazione in più. 

Connor cercò di raggiungere Nico prima che si dileguasse sparendo al suo solito. "Ti serve aiuto per fare lo zaino?". Nico non rispose, che nel suo linguaggio significava "Sì anche se non mi va molto".

"Non avrai freddo?" chiese Connor a Nico. Erano nella Cabina 13.

"Ho il giubbotto da aviatore". Rispose Nico. Chiuse la zip dello zaino. Connor sperò che l'ambrosia bastasse per tutti i viaggi d'ombra che aveva fatto. Gli aveva anche fatto fare da Katie un panino per cenare. Sperò lo avrebbe mangiato.

"È strano, mi sembra di essere tornati a qualche anno fa, era quasi natale anche quella volta".

"Quale volta?" chiese Nico. Erano fuori dalla cabina  e guardavano come si fosse ingrigito il cielo.

"Quando sei sparito tu".

"Non è mica la stessa cosa" Nico si sistemò lo zaino sulle spalle e chiuse il giubbotto. "E poi io ero scappato".

"Vedi che anche allora c'erano un sacco di persone preoccupate, la prima notte ti andammo a cercare con le torce". disse Connor rievocando quel ricordo. 

"Un po' inefficace con uno che viaggia nelle ombre". disse Nico facendo un sorrisetto.

Era impossibile. 

"Beh, vedi di tornare da solo stavolta, è una faticaccia correrti sempre dietro". disse Connor.

Avvicino il pugno chiuso verso il figlio di Ade che sembrò un po' perplesso. 

"Ma dai non ti ricordi? La sera prima ci avevamo messo due ore a impararla". Disse Connor. Prese la mano di Nico, la chiuse a pugno e ci fece sbattere contro il suo, e poi la riaprì. 

Nico realizzò di ricordarselo. Presi dalla noia una delle sere che era stato al campo quando Nico era piccolo, si erano inventati questo saluto. Era un po' infantile, ma era uno dei pochi ricordi che avevano insieme prima che si rovinasse tutto, e Nico diventasse irriconoscibile. 

Finirono di fare le mosse un po' impacciatamente e Connor si allontanò.

 (NICO)

Nico aspettò finchè non fu più capace di vedere la schiena di Connor e poi si preparò a viaggiare nell'ombra. 

"Resterei a guardare come fai, ma purtroppo devo parlarti".

Si girò e trovò Chloe dietro di se.

Nico cominciava a capire perché le persone si impressionassero se appariva dal nulla.

"Quindi hai deciso di andar via da solo, non in gruppo con gli altri?" gli chiese Chloe.
Quella ragazza non si smentiva mai, sempre schietta e diretta.
"Ciao anche a te. Sì, credo di poter sapere dove si trovi Percy, e come ti avevo già raccontato, non è l'unica cosa che devo controllare". Rispose Nico.
"Quanto tempo ci metterai?". Chiese lei.
"Chi può dirlo... Qualunque risposta che potrei darti non sarebbe giusta".
"Sai almeno dove andrai di preciso?". Insistette lei
"Ancora una volta, non lo so. Devo nel frattempo anche controllare la situazione nel regno di mio padre".
"E se ti perdi?". Chloe aveva le sopracciglia aggrottate.
"Che vuol dire, come posso perdermi a casa mia?".
"Gli inferi non hanno veri e propri confini no? Si potrebbe cercare all'infinito volendo".
E sapeva sempre un sacco di cose, che fastidio.
"Chloe, so usare il viaggio d'ombra in ogni caso".
Chloe se possibile si imbronciò ancora di più.
"Non ti convince vero?".
Chloe scosse la testa.
"Beh non posso mica tirarmi indietro ti pare? Solo io posso andare laggiù".
Chloe puntò gli occhi in alto, come faceva spesso quando rifletteva.
"Allora, io avrei una idea... Non ti impressionare però". Gli disse Chloe.
"Cosa Chloe, vorresti farmi un maleficio per non farmi andare via?". Chiese Nico scherzando.
Chloe non si curò di smentire la sua idea o riderci su.
Okay forse Nico ora era un po' spaventato.
"No. Avvicinati".
Nico non era certo se muoversi o meno.
Chloe gli fece un cenno col capo e spalancò gli occhi come a dire "Muoviti dai!".
Nico fece un passo avanti.
Ritrovandosi faccia a faccia con Chloe perse tutto lo spirito di prima. Con molta cautela, come se potesse scottarsi, Chloe poggiò l'indice sulla fronte di Nico, e cominciò a mormorare qualcosa in latino di cui Nico captò solo locus. Normalmente Nico si sarebbe spostato, e una parte molto razionale del suo cervello gli diceva di farlo, ma c'era anche qualcos'altro che lo tratteneva dal ritrarsi. Si sentiva appiccicato al pavimento tanto quanto erano fissi gli occhi di Chloe sulla sua fronte.
Senza aspettare un secondo di più Chloe ritrasse la mano.
"Fatto".
"Aspetta... Fatto cosa??". Nico riuscì a smettere di fare l'imbambolato.
"Non agitarti. Era un incantesimo di localizzazione".
"Mi hai davvero fatto una fattura?".
"Ma che fattura, è un incantesimo basilare. Adesso se servirà potrò sapere dove ti trovi".
"Servirà a cosa?".
Chloe lo scrutò. "Pensi che se ti perdi non verremmo a cercarti? Connor mi torturerebbe per far si che lo scopra con la magia, sto prevenendo".
Nico ci pensò un attimo.
"Va bene, ma devi promettermi una cosa". Disse.
"Non si fanno le promesse". Rispose Chloe, ma Nico le mise una mano sulla spalla.
"Dico sul serio. Controlla dove vado, ma non parlarne con nessuno. Sparatutto su certi posti... Strani, in cui potresti vedere che vado".
Chloe sembrò spaventarsi un po'.
"Nico che stai dicendo...".
"Ci sono delle cose che devono restare segrete. Non te ne parlerei se non sapessi che capirai".
Chloe probabilmente non aveva tutto chiaro ma annuì.
"Ti dirò tutto quando sarò tornato se avrai qualche domanda". Disse Nico.
"... E conoscendoti, ne avrai". Nico voleva farla sorridere ma Chloe mise il broncio in modo buffo e finì per ridere lui.
Gli dispiaceva mantenere il mistero, ma sarebbe passato al Campo Giove di nuovo, e suo padre gli aveva imposto di non parlarne con nessuno.
"Okay, ma mandami un segno di tanto in tanto se puoi. Se vedo che resti nello stesso posto per troppo tempo senza dirmi nulla lo prenderò come segno che qualcosa non va".
Nico annuì. Ma poi gli venne spontaneo farle una domanda.
"Ma a proposito, come funziona questo incantesimo?".
"Ci sono cose che devono restare segrete!". Gli fece il verso lei.
"E dai!". Si lamentò Nico.
"Non ti è di alcuna utilità saperlo. Posso dirti però che funziona come il cellulare dei mortali, dentro hanno un... credo si chiami gps. Ulisse lo aveva inventato in passato, l'astrolabio, ma prima ancora c'erano solo questo tipo di incantesimi. Sono obsoleti ma non più invasivi di un microchip".
Nico si domando come entrassero così tante informazioni in quella testolina.
"Si è fatto tardi, dovresti andare no?".
"Ehm, Sì".
Nico si mise in un punto non illuminato della luna.
"Allora ciao". Chloe lo salutò piano con la mano.
Nico fece altrettanto e sperò che Chloe l'avesse visto in tempo prima che lui svanisse nell'ombra.

Sempre in ritardo ma sono super soddisfatta del capitolo. Davvero non sapevo come svilupparlo. Le richieste di continuare la storia mi hanno motivata almeno, siete dolcissimi <3

Riassunto:

-Missing moments tra lo scontro finale e l'eroe perduto

- Chloe e Nico si rivedono dopo  molto tempo

- Abbiamo il primo pov di Connor

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Occhi dietro la testa ***


(JOSH)
Josh sapeva di essere diverso.
Era una consapevolezza che aveva da quando riuscisse a ricordare.
Prima di tutto aveva avuto una famiglia diversa. Nelle famiglie degli altri, i genitori erano perlopiù sempre sposati.

I suoi no.

I suoi compagni d'asilo avevano fratellini e sorelline, o dei fratelli e sorelle maggiori.

Lui no.

I papà degli altri bambini venivano a prenderli a scuola a fine mattinata.

Il suo lo aveva fatto solo una volta, l'ultima occasione in cui lo aveva visto.
Josh stava aspettando al cancello, quando aveva notato che si era avvicinato...no, era apparso un uomo, a pochi metri di distanza.
Guardava Josh, ma non si decideva a parlargli o venirgli incontro. Ancora più strana era stata la sua reazione nel vedere Josh uscire e dirgli "Papà, a mamma non piace quando porti il cappuccio, abbassalo!".
Suo padre restò spiazzato. Non tentò neanche di negare.
Josh ricordava che si era piegato sulle ginocchia, mettendosi alla sua altezza.
"Ciao Josh. Non noti niente di strano?". Gli aveva chiesto.
Josh aveva sussurrato anche lui pensando che suo padre gli stesse facendo uno dei suoi soliti giochi a domande.
"Sei venuto a prendermi tu e non mamma?". Aveva risposto.
"No, tra poco viene mamma". Disse suo padre. Si scostò un po' il cappuccio in modo che il suo volto fosse ben visibile, ma non se lo tolse.
"Josh. Come hai fatto a riconoscermi?".
Josh si sentì confuso. Che indovinello era?
"Che intendi? Sei il mio papà!".
Suo padre lo scrutò.
Josh si avvicinò per sussurrargli qualcosa all'orecchio. "Puoi fare l'altra faccia poi però? È più bella".

Suo padre era solito dirgli di comportarsi bene, perché lui "aveva gli occhi anche dietro la testa", e si sarebbe accorto se non faceva il bravo. Josh capì che suo padre diceva sul serio solo molti anni dopo. A cinque anni pensava fosse solo un modo di dire.

Quel problema delle facce si ripresentò qualche anno dopo.
Un giorno nella casa 11 aveva sentito Travis raccontare di quando lui e il fratello avessero incontrato Ermes. Connor in particolare pensava di far dispetto proprio a Josh che era ancora indeterminato. Ma Josh aveva prontamente risposto. "Io l'ho visto mio papà".
Sua madre gli aveva detto che era meglio non dire che aveva conosciuto il padre, ma quella volta non aveva resistito.
Allora erano iniziate le domande da parte dei più grandi come Travis e Luke. Solo che finirono per non credergli.
Suo papà aveva gli occhi marroni, e aveva gli occhi grigi.
"Uno marrone e uno grigio?" aveva chiesto Travis.
"No no. Ha gli occhi marroni e poi ce li ha grigi". Aveva risposto Josh. Ed era la verità. Molti anni dopo aveva potuto constatare che una faccia avesse gli occhi marroni, mentre la sua altra faccia li aveva chiari. Stesso discorso pareva per il resto. Il naso era grande, ma poi era stretto con la punta in su. I capelli erano lisci e castani e mossi e biondi.
Nessuno gli credeva. Per nessuno aveva senso che la descrizione di due persone diverse fossero lo stesso uomo... Ma per Josh il fatto che quell'uomo fosse suo padre non dipendeva dall'aspetto. Gli credeva solo Vanessa. Anche se Vanessa credeva un po' a tutto ciò che Josh diceva.
Ma fu proprio Vanessa che ne parlò a Malcolm. Al figlio di Atena venne l'idea di parlare a Chirone, per scoprire chi fosse il padre di Josh. Purtroppo Josh non sapeva il suo nome.
Chirone aveva ascoltato, e aveva poi chiamato il signor D. Josh allora aveva ripetuto tutto di nuovo al signor D.
Gli adulti si erano scambiati uno sguardo, e poi il signor D. gli aveva detto "non esiste una persona così".
Josh sentiva che aveva detto una bugia. Ma Malcom gli aveva dato un pizzicotto capendo già che stava per rispondere male.

C'erano ragazzi al campo che avrebbero pagato una cifra che non possedevano per sapere ciò che Josh sapeva sul proprio genitore divino.

Eppure per Josh era tutto inutile. Restava nella casa 11.

Quando finalmente anche i figli degli dei minori stavano iniziando a essere riconosciuti Josh pensava che tutto si sarebbe risolto.
Era tutto perfetto. Era successo dopo una partita di pallavolo, quando avevano quasi 13 anni, ed era successo contemporaneamente a Vanessa e Zaira.
Zaira era una figlia di Nemesi. Appropriato. La madre di Vanessa era
Ebe, cosa che fece Vanessa molto felice. Con un' aura ancora luminosa per il simbolo che le era apparso sulla testa, si era girata emozionata verso di lui. Ormai attorno a loro c'era una piccola folla di curiosi. Josh lo era ovviamente più di tutti. Si aspettava che alla fine per ironia, ciò che sarebbe apparso sarebbe stato scontato. Del tipo che tutti avrebbero detto "Ma certo! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?".
Invece il simbolo che spuntò era quello di due volti attaccati allo stesso collo.

Josh aveva aspettato tanto per scoprire chi fosse suo padre, e quelle due ore che passò fuori dalla casa grande con Malcom e Vanessa furono le peggiori. C'era anche Connor in realtà, ma era lì più per farsi i fatti altrui che per supportarlo.
Alla fine Chirone era uscito tranquillo insieme a Dionisio dalla Casa Grande e aveva chiesto agli altri di lasciarli soli. Malcom gli aveva stretto la mano per cercare di confortarlo. Vanessa aveva detto con la lingua dei segni che era tutto ok. Connor aveva sbuffato.
Josh sentiva le mani sudate. Chirone e Dionisio si erano seduti a giocare fuori. Chirone nella sua sedia, Dionisio in tuta. Il momento che aspettava da una vita, e tutto era troppo così informale.
"Joshua, Tu vai a lezione di mitologia giusto?". Dionisio sbagliava il suo nome, anche se frequentava il campo da quando era piccolo.
Chirone cercò di incoraggiarlo.
"Ma certo, lo vedo sempre attento quando spiego, uno dei pochi" disse il centauro con un sorriso.
"Buono. Allora saprai che ci sono stati popoli che credevano negli dei romani giusto?" aveva chiesto Dionisio.
Josh trovò il coraggio di rispondere stavolta.
"Sì, abbiamo fatto due lezioni. Una sul popolo dell'antica Roma e una sui loro dei, assomigliano a quelli greci".
Dionisio annuì mentre spostava le pedine del gioco. Mentre Chirone pensava alla sua mossa quello continuò.
"Ricordi che però ci sono dei che sono solo romani? Che sono arrivati dopo, a metà strada tra la storia dell'antica Grecia e la nascita di Roma?".
"Sì, anche se pochi".
"E chi era il dio degli inizi?".
Josh ebbe come un Eureka. Come se finalmente avesse avuto accesso a una informazione che era sempre stata nella sua testa, ma chiusa in cassaforte.
"Giano. Giano è mio padre".
Non era una domanda ma Chirone annuì comunque.

Josh era diverso, e finalmente capì il senso di tutta quella storia grazie a un altro strano ragazzo anche lui diverso da tutti gli altri ragazzi al campo. Jason Grace.
Un sera di Dicembre, dopo che i tre nuovi semidei avevano fatto di ritorno dall'impresa, Chirone lo aveva fatto venire nella Casa Grande.
Quando era entrato nella stanza dove di solito si riunivano i capo cabina c'era una Annabeth molto scossa

"Oh eccoti" aveva detto Chirone. Si voltò poi verso Annabeth.
"Sei sicura di stare bene, puoi restare ancora un po' se vuoi".
"No grazie. Ho bisogno di fare una passeggiata per schiarirmi le idee".
Josh sperò non ci fossero notizie particolarmente brutte.
"Volevo presentarti a una persona, avete molto di cui parlare". Gli disse Chirone.
Il ragazzo, che era prima un po' distante forse per lasciare spazio ad Annabeth, si alzò e si fece avanti.
Gli tese la mano.
"Piacere, io sono Jason".
Josh pensò che il portamento del ragazzo rispecchiasse l'idea che si era fatto di lui. Si strinsero la mano. Aveva una presa forte e sicura, e un sorriso che instillava fiducia.
In quei pochi giorni che aveva passato al campo prima di partire, era sembrato molto spaesato, ma si vedeva che fosse speciale. Era quel tipo di aura che avevano semidei come Clarisse e Percy. Solo che Jason aveva qualcosa in più. Ora che era tornato dall'impresa sembrava più sicuro di se, e quell'aria forte e composta che lo distingueva era ancora più palese. E poi se prima lo aveva solo supposto, ora che si erano presentati Josh ne aveva avuto la conferma. Jason era proprio bello. Si sentì di colpo nervoso.
Perchè aveva scelto proprio quel giorno per non indossare la felpa con il cappuccio?

Si scoprì quasi incapace di presentarsi, cosa che gli diede molto fastidio.
"Io mi chiamo Josh".
Chirone forse percepiva il suo disagio, intervenne di nuovo.
"Josh è un po' come te Jason, è praticamente cresciuto quì al campo".
Seduto sul divano della Casa Grande Josh si sentiva così strano, come se dopo anni non conoscesse quella stanza come il palmo della sua mano

"Davvero? Da quanto?" gli chiese Jason.

"Da quando avevo 7 anni".

Josh avrebbe voluto sedersi alla destra di Jason, ma non poté. D'improvviso il suo apparecchio acustico gli parve pesantissimo.

Jason continuò a sorridergli "Anche io sono arrivato al mio campo quando ero molto piccolo".

Il suo campo?

"In realtà ci sono delle cose che ancora mi sfuggono" inizio Jason. "Però in questi giorni ho ricominciato a ricordare, penso di poterti raccontare qualcosa di utile".
Josh aspettò paziente.
"Mi hanno detto che sei figlio di Giano".
Josh sperò di non essere arrossito come sentiva.
Che fosse figlio di Giano non era una cosa ben vista, soprattutto dopo quello che avevano raccontato Percy e Annabeth usciti dal labirinto.
"Sì... so che è strano".

"Oh no per nulla" disse Jason. "Una volta un figlio di Giano è stato un grande pretore!".

Josh mise da parte il suo imbarazzo per un attimo.
"Prima hai detto al tuo campo, che significa? C'è un altro campo?".

Jason annuì
"Chirone ha detto bene. Siamo molto simili. Io sono romano, come te. Non sono figlio di Zeus, ma di Giove, la sua controparte romana. Di semidei come noi ce ne sono a centinaia, la loro stirpe è cresciuta nei secoli, e vivono nella mia casa, il Campo Giove, a Nuova Roma".

Josh ringraziò mentalmente il fato per aver ricevuto quelle informazioni da Jason, provò meno paura di quanto si aspettasse.

"Ma allora io..." Josh non capiva che significasse. Se era romano, perché non si trovava anche lui all'altro campo?

"Tu... eri nel posto sbagliato al momento sbagliato immagino". Disse Jason.

"O magari in quello giusto" intervenne Chirone. "Le parche non sbagliano mai".

Jason continuò a descrivergli Nuova Roma e il Campo. Le loro tradizioni, il culto degli dei, le differenze nell'addestramento.

"Scommetto che sei bravissimo, più degli altri tuoi compagni"

Josh guardò in basso "Ci fanno addestrare con i più grandi da pochissimo, e beh... non sono un figlio di Ares".

"Non importa" disse Jason "Sei un figlio di Roma, diventerai forte. I figli di Giano poi hanno l'arguzia e lo spirito dei leader". Josh sperò di non arrossire.

"Per adesso scommetto che è ligio al dovere e si impegna molto, non è così?". Chiese Jason rivolto a Chirone.

Il centauro rise "Beh da piccolo era abbastanza scapestrato e furbacchione. Ma sì, le attitudini romane ci sono tutte, è un bravo allievo".

"Lei lo sapeva" disse Josh impulsivamente. "Sapeva tutto. Che ero romano, sapeva del Campo Giove".

Chirone sospirò. "Sì, ma dovevo mantenere il segreto".

"Perché non mi avete mandato lì?" insistette Josh.

"Ormai era troppo tardi. E poi, non era il tuo destino. Tuo padre non avrebbe mai permesso che non arrivassi al Campo Giove senza un vero motivo".

Tutta quella sofferenza, tutti i dubbi che lo avevano assillato fino allora, gli sguardi diffidenti dei compagni. Avrebbe potuto evitare tutto. Sarebbe potuto crescere in un posto fatto a sua misura, diventare bello e forte come Jason. E invece era lì al campo mezzosangue, dove tutti percepivano in qualche modo che c'era qualcosa di strano. Che era diverso da loro. E avevano ragione.

"Non puoi fidarti degli dei, e vale anche per Chirone". Josh sentì le parole che gli aveva detto Luke rimbombargli nella testa. Cercò di scacciarle via.

"Capisco tu sia arrabbiato..." Josh non aveva più voglia di ascoltarlo. Che ne sapeva di come si sentiva? Aveva detto che aveva le attitudini romane? Che ne sapeva lui?

Si alzò dal divano e uscì. Appena fuori dalla porta senti la mano di Jason poggiarsi sulla sua spalla per fermarlo.

"Non ti mentirò dicendoti che non ti sei perso un gran bella cosa. Il Campo Giove è tutto per me, non lo avrei cambiato con nulla al mondo. Posso solo immaginare come ti sarai sentito nel vivere in un posto non adatto a te".

Josh mise le mani in tasca. "Non era malissimo prima che si sapesse che fossi figlio di Giano. Scoprirlo doveva aggiustare le cose, invece ha rovinato tutto. E adesso mi viene detto che senza alcun dubbio, sono diverso da tutti quanti. Come potrei essere contento?".

Jason gli prese entrambe le spalle. "Quando sarà tutto a posto spero tu possa andare al mio Campo. Magari trovare le risposte che hai sempre cercato. E poi, forse è stato un bene non essere arrivato subito. Qua avevi carta bianca, non sei stato influenzato da ciò che gli altri avrebbero detto di te...".

"Neanche a Nuova Roma sarebbe stato bello essere figlio di Giano vero?".

Jason si intristì un po'. "I romani sanno essere molto testardi, si lasciano influenzare molto dal passato, e i figli di Giano... alcuni hanno avuto un destino funesto. Molti all'inizio non si fidavano nemmeno delle mie scelte, ma li ho fatti ricredere. Scommetto che sarà così anche per te".

Quando Josh tornò verso le cabine, vide che Malcom, Vanessa e Zahira lo aspettavano al fuoco vicino alle capanne.
Vanessa si alzò appena lo vide. "Come è andata? Non è successo nulla di male vero?".

Josh si rese conto che non doveva avere la sua espressione più felice.

"Tutto okay". Provò a sviare. Il sorriso della ragazza si spense un po'.

"Che significa tutto okay?" incalzò Zaira.
"Ti hanno chiamato per niente?".
Josh non rispose. Avrebbe voluto un secondo per elaborare.

"Josh se è per l'orecchio...".

"Non è l'orecchio. Non cominciate".

Josh si sarebbe dovuto aspettare tutta quella insistenza, ma per invece aveva voluto pensare che per una volta non fosse così facile prevedere le persone.

"Voleva parlarmi Jason Grace".

"Il ragazzo che è appena tornato dall'impresa, ha notizie di Percy? Annabeth sperava solo in questo" disse Malcom.

Josh era indeciso sul vuotare o no il sacco... decise di distrarli.

"Penso di potervelo dire, tanto presto lo diranno a tutti". E cominciò a raccontare dei semidei romani. Zaira era rimasta senza parole, Malcom partì in quarta con le domande, come aveva sospettato.

"E hanno anche i monumenti della vera Roma? O è solo il nome uguale? Combattono con armature e armi romane quindi. Che tipo di..."

"Non so molto altro, dovresti chiedere ad Annabeth. Probabilmente vi sarete chiesti le stesse cose".

Il figlio di Atena corse dalla sorella trascinandosi con se una curiosa Zaira.

"Dove vai?". Vanessa ovviamente non si era distratta.

Josh che stava già sgattaiolando si girò.

"Sono un po' stanco".

La ragazza si mise a seguirlo.

"Perché hanno parlato proprio a te di questa cosa?".

"Scopri l'esistenza di un nuovo mondo e ti domandi questo?".

"E tu scopri l'esistenza di un nuovo mondo e sei così poco entusiasta?".

Josh alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare.

Vanessa, come sempre, lo seguì.

Erano vicini al laghetto delle canoe. Per quanto quel posto non gli ricordasse qualcosa di buono Josh, si mise seduto vicino alla riva.

Vanessa si accovacciò anche lei a terra di fronte a lui.

"Se non ne stai parlando, significa che riguarda tuo padre".

Josh la guardò stranito da tutta quella sicurezza.

Vanessa alzò le spalle. "Da quando lo hai saputo non ne si può mai parlare".

Josh guardò verso il lago. "Cosa c'è da dire? Era come diceva lui".

Sembrava passata una vita da quando aveva trovato Luke che riempiva la testa a Vanessa di scemenze, proprio vicino a dove si trovavano adesso. Non gli piacque questo parallelo. Gli sembrava quasi di potersi immaginare il figlio di Ermes ridere dall'aldilà.
Luke era stato, per lui come per tanti altri, una figura di riferimento. Specialmente per loro che si ritrovano come semplici ospiti della casa 11, non reclamati, persone come Luke, più grandi ed esperti, erano un appiglio, un conforto. Negli ultimi tempi, prima che Luke andasse via, Josh aveva notato che il capocabina dedicava più attenzioni del solito ad alcuni semidei. Se ne era accorto perché aveva cominciato a farlo anche con Vanessa. Vanessa e Josh erano molto uniti specialmente dopo che la ragazza aveva perso il papà mortale. Era un militare, e da quando era morto Vanessa era diventata molto silenziosa, attaccandosi ancora di più a Josh, Malcom e Zahra.
Per istinto però Josh era sempre più sospettoso quando vedeva Luke parlare in disparte con lei. Vanessa andava via con un espressione molto confusa.
Josh capì poi che Luke doveva aver fatto quel teatrino con tutti i semidei che si era portato dal lato di Crono. Il figlio di Ermes doveva aver posto la questione a Vanessa come un segreto tra loro. Ma tra Vanessa e Josh non c'erano segreti.
Vanessa un giorno gli aveva raccontato a grandi linee le idee di Luke.
"Non so, credi davvero sia una cosa giusta? Perché Luke dice quelle cose..
.?" gli chiese Josh.
"Luke ha conosciuto gli dei" disse Vanessa convinta. "Se qualcuno può avere una vaga idea su di loro, è lui".
"Anche noi conosciamo un dio" disse Josh "Il signor D".
Vanessa lo guardò di traverso.
"Okay non sarà il massimo" disse Josh "È scorbutico, ma non è cattivo, non ci ha mica mai fatto del male".
"Per ora". I due ragazzini trasalirino. Luke era arrivato all'improvviso. Che li avesse seguiti? Si avvicinò a loro con la calma e la sicurezza che lo contraddistingueva, ma nella testa di Josh suonarono mille campanelli d'allarme.
"Sapevo che per te sarebbe stato difficile, tu vuoi bene a Chirone vero?" gli chiede Luke.
Josh non sapeva bene come rispondere, certo che gliene voleva, che domande. Luke no?
"Beh, se loro però te ne volessero, non credi che ti direbbero chi è il tuo genitore divino?".
"Loro non sanno chi è" rispose fermo Josh.
Luke rise "Dai, ti facevo più sveglio di così". Gli mise una mano sulla spalla. Josh la sentì pesante come un macigno.
"Non siete obbligati ad aspettare per sempre che si facciano vivi i vostri genitori, ad aspettare per sempre gli dei. Vi deluderanno".
"Sai, saresti molto utile. Io credo tu abbia una certa abilità nel convincere le persone. Farle ragionare".
Josh voleva ritirarsi, ma le dita di Luke sembravano appiccicose e continuavano a fare sempre più pressione sul suo braccio. Voleva essere convincente? Minaccioso? Rassicurante?
Josh prese un po' di coraggio "Tu invece?".
"Io?" chiese Luke. "Io ci tengo a voi, e per voi e noi che faccio tutto questo". Liberato dalla sua presa Josh si scostò prima che potesse toccargli il viso. Notò che Luke aveva stretto i denti, ma cercò di mostrarsi comunque sereno. Era inquietante, sembrava avesse degli spasmi impercettibili.
Luke gli disse che avevano tempo per riflettere e decidere. Lui sarebbe partito a breve. "So che non lo direste a nessuno, non è vero?".
Josh aveva chiaro cosa fare. Non si fidava di Luke. La sua priorità era però non far cadere Vanessa in quella cosa.
Fu allora che inconsapevolmente aveva usato i suoi poteri per la prima volta.
"Josh, io credo che dovremmo andare" gli disse un pomeriggio lei.
"Andare?".
"Con Luke".
Era molto determinata teneva i pugni stretti.
"Vanessa ma perché. Io non... Tu vuoi davvero lasciare il campo? Noi non siamo soli come dice Luke". Le prese la mano per sottolineare che le era vicino e cercò di farle il suo sorriso più sincero.
"Si Josh ma... Io, io sono stanca". Vanessa scuoteva la testa, cominciò ad agitarsi.
"Io non ne posso più degli altri che ci prendono in giro. Non solo a me, anche a te, a Zahira, a tutti. Sono stanca di vedere tutti con i propri fratelli e sono stanca di chiedermi chi sia mia mamma".
"Se non vogliono darci una casa nostra... Allora io forse non la voglio più".
Josh non aveva parole per convincerla, perché la capiva troppo bene.
Ma non poteva lasciarla andare. Lasciare il campo e seguire Luke in questa cosa della guerra... Era una prospettiva troppo folle, e lui sentiva fosse sbagliata.
"Io ho deciso, andrò. Con o senza di te".
Josh le bloccò la strada per non farla andare via.
"Non mi fermare!". Si lamentò Vanessa.
A distanza di tempo Josh si sentiva ancora crudele per averlo fatto. Non sapeva ovviamente di star usando il suo potere, e quando ne hanno riparlato Vanessa lo aveva rassicurato che gli era grata e non l'aveva vissuta come una violenza. Ma Josh non riusciva a perdonarsi o a riutilizzare il suo potere senza che gli venisse la nausea.
Josh l'aveva presa per le spalle e l'aveva guardata dritta in viso.
"Non possiamo andare Vanessa. Non puoi andare. È troppo pericoloso. Non devi fidarti di Luke". Era preso dal panico, di non riuscire a convincerla, di non riuscire a salvarla. Credette di star semplicemente parlando con disperazione nel tentativo di convincerla. Invece lui notò subito che qualcosa era strano.
Lo sguardo della ragazza sembrò svuotarsi. Di colpo abbassò le spalle e smise di ribellarsi, come a dare improvvisamente ragione a lui.
Josh cercò di porsi in modo più calmo.
"Ho paura che accada qualcosa di male, capisci?". Teneva le mani tese come a volerla abbracciare ma non la toccava.
Vanessa gli diede le spalle e sembrò rifletterci.
"Va bene, non andrò. Però devi farmi una promessa".
Si voltò verso di lui.
"Noi faremo tutto il necessario".
Josh non capiva.
"Diventeremo bravi, importanti. Tutto il necessario, finché i nostri genitori ci noteranno".
Vanessa si girò verso la cabina 11.
"Io non resterò per sempre lì dentro".

"Con lui intendi..." Vanessa era sempre titubante a parlare di Luke. Per paura di essere accusati di essere coinvolti, o paura di rompere questo segreto, non avevano mai detto a nessuno di come Luke avesse cercato di portarli dalla loro parte.
"Sì, Luke. Era vero. Dioniso e Chirone sapevano che ero figlio di Giano".
Vanessa rimase di sasso.
"Credo però, ciò significhi che riuscirò a farmi notare".

Torno così dal nulla perché sì. Josh è uno dei miei Oc preferiti. Sono contentissima di averlo introdotto e spero di farvelo conoscere al meglio


 

 

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