Teammates di SilkyeAnders (/viewuser.php?uid=1117831)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Titans ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Gotham City ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: I miei trofei ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Titans Est ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: La richiesta ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Unendo le forze ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Il ghiaccio ti osserva ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Prima il cuore ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Il sogno ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Crisi emotiva ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Il calore dei corpi ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Non mollare! ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Battuta finale ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Corsa contro il tempo ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16:Tra le mie braccia ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Insieme ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Nuovi costumi ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Il piano perfetto ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Paura di perderti ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: L'ottimismo di Starfire ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Teen Titans, go! ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: Titans ***
TEAMMATES CAPITOLO 1 def
TEAMMATES
CAPITOLO 1: Titans.
La
domenica nel grande edificio a forma di T che sovrastava Jump City
procedeva sempre allo stesso modo: sveglia di buon mattino, colazione,
allenamento intensivo, pranzo e pomeriggio in totale relax, salvo
imprevisti.
La torre dei Titans, situata sull'isolotto della città,
attorniata dal mare, non era mai sembrata così imponente come
quel giorno.
Era come se la città venisse controllata dall'alto, protetta, sotto lo sguardo vigile dei suoi eroi.
Le onde si schiantavano con dolcezza sugli scogli che sorreggevano il
palazzo portando con sé un piacevole odore di salsedine che
penetrava nella torre dalle finestre aperte trascinato dalla brezza
lieve che avvolgeva Jump City nelle giornate estive.
Dai corridoi interminabili che adornavano l'interno dell'imponente
costruzione metallica si sentivano delle voci allegre, le quali
ricoprivano quell'austerità di spensieratezza giovanile.
-Non capisco davvero perché dobbiamo allenarci ogni domenica
mattina, è sfiancante!- esclamò un ragazzo dalla pelle
verde con espressione esausta.
A parlare con quel tono così lamentoso altri non era che Beast
Boy, il mutaforma del gruppo, un ragazzetto verde dalla testa ai piedi
che non riusciva mai a tenere la bocca chiusa, la sua simpatia
irriverente e la sua infantilità giocavano un ruolo fondamentale
nel suo essere il giullare della squadra.
Il leader dei Teen Titans invece era di tutt'altra pasta: un ragazzo
dai capelli corvini con il volto coperto da una maschera bianca e nera
che ne copriva gli occhi dal colore cristallino, un ragazzo serio e
determinato, tormentato dai suoi demoni interiori.
Robin non aveva certo bisogno di presentazioni.
Il moro alzò gli occhi al cielo, osservando il compagno intento
a lagnarsi e sbuffare affaticato -Beast Boy, come pensi di sconfiggere
i cattivi senza un buon allenamento, eh?- chiese con tono di sfida.
Il verdolo si rizzò immediatamente sul posto assumendo una
smorfia di disagio, scambiò una rapida occhiata con Cyborg, il
fratello maggiore del gruppo: un mezzo robot dal cuore d'oro e dalla
personalità frizzante e spigliata.
-Sei nei guai- canticchiò divertito il mezzo robot.
Beast Boy lasciò sfuggire un sospiro dalla sua bocca,
osservò il leader con il sorrisetto tipico di un bambino a cui
è stata scoperta una marachella.
-Bè, Robin...Non per dire ma noi abbiamo i poteri a nostra
disposizione- asserì come se avesse detto un'ovvietà.
Robin non poteva credere alle sue orecchie, la sfacciataggine del
mutaforma lo lasciava sempre con l'amaro in bocca ma non si sarebbe
lasciato provocare, non per niente era lui al comando.
-Ok, se vuoi metterla così- il ragazzo gli diede le spalle
sorridendo appena -Cosa pensi di fare dunque se incroci un nemico in
grado di sovrastare i tuoi poteri? O addirittura di toglierteli? Pensi
di chiedergli "per favore" di essere buono con te?! Dovresti senza
dubbio ricorrere al corpo a corpo e in quel caso dovresti essere in
grado di superarlo in forza e agilità, come pensi di riuscirci
se non ti alleni in modo costante?- continuò voltando appena il
capo in direzione dell'amico.
Mentre Robin spiegava a Beast Boy l'importanza di un corpo tonico e di
una muscolatura di un certo tipo, due ragazze ascoltavano rapite la
conversazione, si trattava di Starfire e Raven, le uniche due donne
della squadra.
Due opposti che avevano saputo superare le differenze e condividere una
splendida amicizia: la prima, un'aliena dalla bellezza frastornante,
era una ragazza allegra e piena di energie, il motivo effettivo per cui
i Titans erano ora un gruppo unito era proprio lei, piombata nelle loro
vite durante una giornata di sole facendoli incontrare e facendo in
modo che formassero una squadra così bizzarra; la seconda era
invece una mezzo demone dalle grandi abilità magiche, una
ragazza riservata e incapace di lasciarsi andare alle sue emozioni che,
purtroppo, le avrebbero causato fin troppi problemi al momento di
controllare il suo lato demoniaco e la sua magia.
-Prima iniziamo prima finiamo- commentò in tono monotono la maga..
Il piccolo litigio fra il leader e il mutaforma si bloccò, entrambi si voltarono a guardare la ragazza.
-Ha ragione, allora iniziamo- sbuffò Robin battendo le mani quasi a voler ricatturare l'attenzione del team.
La palestra interna dei Titans era di per sé di dimensioni
medie, erano più che altro le alte pareti grigie a farla
sembrare immensa, l'unica fonte di luce donata dal parquet di un beige
brillante e dal finestrone situato in fondo alla stanza, proprio vicino
al sacco da boxe che penzolava pesante dal soffitto perfettamente
illuminato.
Entrando la prima cosa che si notava erano i pesi sparsi un po' ovunque
sul pavimento del posto, all'angolo destro della palestra si trovava
una postazione con due tapis roulant, un'ellittica e un paio di
cyclette.
Al centro della stanza erano posizionati degli ostacoli da abbattere, alcuni ancorati a terra e altri mobili.
Infine, accanto all'entrata, si trovava una saletta di controllo da cui
era possibile aprire una botola situata sul soffitto in grado di far
precipitare nella stanza delle pesantissime lastre d'acciaio, questo
tipo di esercizio era pensato per coloro che possedevano una forza
eccezionale dato che, i pesi normali, sarebbero serviti a ben poco nel
loro caso.
Cyborg e Starfire presero infatti posizione alla sala di controllo
facendo a turno per sollevare sempre più lastre, Robin era
occupato con il sacco da boxe scaricando su di esso una serie di calci
e pugni sempre più rapidamente, Raven si trovava nella
postazione degli ostacoli molto concentrata sul suo potere psichico ed
infine, Beast Boy, lui si trovava a correre sul tapis roulant
trasformandosi di volta in volta in un animale diverso mentre degli
elettrodi ne rilevavano il battito cardiaco e la respirazione.
Una volta terminato l'intenso allenamento gli eroi si recarono alle
docce, nell'immensa torre a forma di T c'erano solamente due bagni: uno
per le donne e uno per gli uomini, di conseguenza i ragazzi dovevano
fare a turno per lavarsi.
Quando tutti furono vestiti e lavati si diressero in sala da pranzo,
quel giorno sarebbe toccato a Cyborg cucinare e Beast Boy non ne era
particolarmente lieto.
-Non ti azzardare a propinarmi della carne amico, dico sul serio!-
sbottò il mutaforma con le braccia incrociate al petto.
-Non ti ucciderebbe mangiare un po' di proteine!- inveì l'altro con un pacco di bistecche alla mano.
-Coso! La metà di quelle proteine sono io! Te ne rendi conto?- esclamò il verdolo inorridito.
-Rilassati macchia d'erba, ti ho preso l'alternativa vegetariana- sospirò l'altro con un sorriso beffardo sul viso.
Beast Boy lo squadrò in cagnesco prima di sedersi a braccia conserte con il broncio sulla faccia.
Gli altri scoppiarono a ridere, non era raro vedere quei due litigare
per il cibo: Cyborg era un carnivoro convinto e raramente lo si vedeva
mangiare frutta o verdura, Beast Boy era tutto il contrario,
vegetariano e molto attaccato alla sua tanto amata soia.
Finito il pranzo Raven si mise a lavare i piatti, facevano a turni in modo da dividersi equamente le faccende di casa.
Non era facile essere un branco di teenagers senza famiglia, vivevano
da soli e ovviamente dovevano provvedere al proprio sostentamento e
questo implicava anche cucinare e svolgere i lavoretti domestici.
Ed ecco che non c'era più nulla da fare, le faccende erano state
sbrigate, l'allenamento era concluso e i ragazzi erano seduti sul
divano presi da una noia devastante e soffocati dal caldo torrido.
Durante il pomeriggio ogni fonte di aria sembrava essersi fermata.
-Ragazzi vi prego facciamo qualcosa!- esclamò nervoso il verdolo.
Raven sospirò alzando gli occhi al cielo per poi dirigergli uno sguardo severo -E che cosa vorresti fare?- chiese cupa.
-Non so...Uscire?- propose Beast Boy.
Gli altri sembrarono soppesare il suo invito, cercavano più che altro di capire se fuori facesse meno caldo che dentro.
-Per me va bene, potremmo goderci l'ombra del parco- rispose Cyborg.
-Perché no? In fondo restare a casa a sudare non è una
prospettiva che mi intriga più di tanto- commentò Robin
passandosi una mano fra i capelli.
-Ok- rispose semplicemente Raven coprendosi il viso con il cappuccio della sua mantella blu notte.
-Che meravigliosa idea amico Cyborg! Sì, mi piacerebbe molto
andare al parco- cinguettò Starfire che, per inciso, sembrava
l'unica a sopportare la temperatura di quel pomeriggio.
Il vantaggio per lei era che sul suo pianeta, Tamaran, gli abitanti
nascevano con la straordinaria capacità di resistere ad ogni
tipo di situazione atmosferica.
Cyborg si mise alla guida dell'auto da lui realizzata.
La "bambina", come la chiamava lui, era un mezzo di fina tecnologia
pensato per trasportarli più velocemente da una scena del
crimine all'altra e, ovviamente, anche adibita al loro divertimento
personale.
Una volta arrivati al parco di Jump City, un' immensa distesa di verde
delimitata da una siepe compatta che donava alla città uno
spirito naturale, Cyborg fece scendere i suoi amici e si diresse alla
ricerca di un parcheggio intimando loro di andare a cercare un buon
posto all'ombra.
Il parco si presentava così: erba perfettamente tagliata su cui
erano disposte alcune aiuole con fiori coloratissimi e dal profumo
inebriante, in fondo era situata una piccola selva composta da quercie
e cespugli di ogni genere, un lato del luogo era adibito ai giochi per
bambini mentre al centro si ergeva una splendida fontana in marmo
bianco che donava al tutto un aspetto più incantato.
L'ultima metà del parco era invece riservata all'area pic-nic,
vi si trovavano infatti delle griglie e delle tavolate in legno
disposte ordinatamente sotto all'ombra di qualche albero maestoso.
Alla fine i ragazzi trovarono un posto parecchio ombreggiato accanto alla fontana.
Raven si sedette con la schiena posata contro un tronco a leggere un
libro usurato che aveva estratto dalla sua mantella, si vedeva che era
un tomo che amava particolarmente perché il cuoio della
copertina era piuttosto consunto, le pagine erano ingiallite e
contrassegnate da diversi segni a matita come ad indicare il fatto che
alcuni capitoli erano stati ripercorsi più e più volte
nel corso del tempo.
Beast Boy si era portato dietro una consolle portatile con la quale si
era subito messo a giocare, concentratissimo e intento a procurarsi la
vittoria al video game che aveva abbandonato il giorno prima.
Starfire e Robin, che passavano quasi più della metà del
loro tempo assieme, decisero invece di sdraiarsi sull'erba fresca a
fissare le nuvole, ogni tanto chiudevano gli occhi per godersi i rumori
del parco: le risate dei bambini che giocavano felici, le urla delle
combriccole di amici che trascorrevano il pomeriggio giocando a rugby,
il cinguettio rilassante degli uccellini.
Quando Cyborg li raggiunse si accomodò accanto a Beast Boy
estraendo anche lui una consolle ed iniziando così una sfida
amichevole.
La giornata procedeva così tranquillamente da renderli
increduli, quasi non gli pareva vero di non aver ancora sventato
qualche piano malvagio di qualche pazzo criminale.
-Sembra troppo bello per essere vero- sospirò Robin.
Accanto a lui, la giovane principessa aliena balzò sull'attenti
-E' vero! Credi che dovremmo prepararci ad affrontare dei cattivi?-
chiese con tono preoccupato.
Robin le prese delicatamente la mano riportandola a sedersi vicino a
lui -Star, calmati. Per ora non vedo il motivo di mettersi sul chi
vive. In ogni caso sempre meglio essere pronti a tutto- rispose serio.
-Amico, non iniziare a rovinarci la pacchia- sbottò Beast Boy.
-Gli eroi hanno raramente momenti come questo BB, sto solo dicendo che
ci conviene essere pronti nel caso qualcuno decidesse di attaccare-
spiegò il moro.
Raven, ancora immersa nel suo libro, rispose con tono piatto -Robin ha
ragione, non si sa mai che questa giornata si trasformi in un incubo-.
Cyborg sospirò scambiandosi un'occhiata complice con il verdolo
al suo fianco, quando si trattava di insinuare l'ansia nessuno meglio
di Raven e Robin per riuscirci!
Le attività del pomeriggio continuarono comunque senza intoppi
né fattori di disturbo il che non cessava di sorprendere i
giovani Titans, di rado potevano permettersi giornate di totale ozio e
ogni qual volta questo succedeva li lasciava sempre un po' perplessi e
frastornati.
Il fatto è che erano così abituati a combattere il
crimine che quando non avevano nulla e nessuno contro cui lottare gli
sembrava di non aver vissuto una giornata regolare, non che se ne
lamentassero ovviamente ma gli appariva comunque molto strano.
Era ormai calato il sole quando i cinque amici decisero di rientrare.
Non avendo voglia di cucinare quella sera, si fermarono a prendere
della pizza d'asporto il che li conduceva al solito dilemma: cosa
mettere sulla pizza?
I ragazzi avevano gusti così diversi e, nel caso di alcuni di loro particolari, da cozzare spesso gli uni con gli altri.
Si decisero alla fine per un'alternativa che potesse soddisfare tutti e tornarono a casa.
Conclusa la cena ognuno si rintanò nella propria stanza per cercare un po' di privacy.
Starfire però sembrava non voler stare sola, chiese a Raven se
le andava di passare del tempo assieme ma la maga negò
sostenendo di dover meditare in quanto non era riuscita a farlo durante
il giorno.
L'aliena chiese allora a Cyborg se poteva assisterlo nella lucidatura
della carrozzeria della macchina ma, anche lui, rifiutò dicendo
di voler stare un po' per conto suo.
Beast Boy era già sparito in camera sua, probabilmente a dormire, e quindi solo un membro rimaneva all'appello.
Starfire sapeva che era troppo presto affinché Robin dormisse,
sapeva anche che molto plausibilmente non era in camera sua, c'era
infatti un solo posto dove contava di trovarlo: lo studio.
Bussò dolcemente alla porta sperando che il ragazzo non le si negasse come spesso faceva.
Sorprendentemente lui le aprì in fretta accogliendola con un sorriso radioso -Che ci fai qui?- chiese.
Starfire gli sorrise di rimando -Oh, volevo semplicemente passare del tempo in tua compagnia-.
Robin, che difficilmente sapeva resistere alle richieste della giovane
aliena, la fece entrare ed accomodare sull'unica sedia disponibile
nella stanza buia.
Lo studio dei Titans era un luogo particolare, di solito Robin si
rinchiudeva lì dentro per ore senza lasciare che nessuno
entrasse; era una stanza piccola composta da una scrivania metallica a
muro sulla quale erano spesso sparpagliate scartoffie della polizia,
foto di criminali e mappe della città e dei luoghi più
bazzicati dalla malavita.
Sulle pareti erano affissi mandati di ricerca, modelli di costruzione
di nuove armi e formule per modificare quelle già in possesso
della squadra, inoltre era presente una libreria nella quale si
trovavano dei cataloghi che raccoglievano una serie di schede
personalizzate riguardanti i criminali incontrati fino a quel momento:
punti di forza, punti deboli, obbiettivi e gadget a disposizione e
così via.
Un lampadario che emanava una luce fioca pendeva dal soffitto
illuminando la stanza lasciandola in una lieve penombra, l'unica sedia
al suo interno era posta accanto alla scrivania ed era la più
scomoda su cui Starfire si fosse mai seduta, si chiedeva spesso come
Robin potesse starsene seduto lì per ore con la scarsa
illuminazione e quel dannato pezzo di mobilio così duro e
scomodo.
L'attenzione della ragazza venne catturata da un articolo di giornale
che era maldestramente buttato sopra alla scrivania, il titolo
dell'articolo principale l'aveva colpita immediatamente "SPARIZIONI NEL MONDO ATLETICO: RICERCATO IL COLPEVOLE".
-Che cos'è?- chiese la ragazza prendendo fra le mani il giornale.
-Ah quello! Non lo so, l'ho trovato nella cassetta delle lettere quando
siamo tornati, credo che avremo molto lavoro da fare nei prossimi
giorni- rispose il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.
Starfire iniziò a leggere l'articolo a bassa voce: "Si
piange la scomparsa di alcuni campioni del mondo atletico: il possibile
rapitore non ha lasciato tracce, le famiglie sono sconvolte..."
-Ma è terribile!- esclamò la ragazza portandosi una mano alla bocca.
-Già- sospirò l'altro.
I due rimasero per un po' svegli a discutere della situazione arrivando
alla conclusione che il giorno seguente non avrebbero dovuto perdersi
il telegiornale del mattino e ripromettendosi di fare un salto alla
stazione di polizia di Jump City per raccogliere informazioni.
-Contatterò anche il commissario Gordon della polizia di Gotham,
cercherò di farmi dire se hanno scoperto qualcosa in più-
comunicò Robin.
Starfire annuì e richiuse la porta alle proprie spalle prima di recarsi nella sua stanza.
La mattina del giorno dopo Robin contattò tutti i membri della
squadra ed ordinò loro di presentarsi in salotto per ascoltare
insieme le notizie del giorno.
Sullo schermo della TV comparve il logo del telegiornale locale: Jump
City News, accompagnato dalla classica sigla di programmi di questo
tipo.
Il volto di un giornalista sulla quarantina, paffuto e barbuto si fece
spazio poco dopo, sotto alla sua immagine una targa luminosa con
scritto "Jonah Black".
L'uomo iniziò a parlare -Buongiorno
a tutti e bentrovati in questa edizione mattutina del Jump City News,
in primo piano la notizia che ha lasciato col fiato sospeso l'intera
città: la sparizione di alcuni campioni del mondo atletico, ci
colleghiamo ora con il nostro inviato speciale, a te la linea Oscar-
Sullo schermo comparve poi il viso di un uomo piuttosto giovane,
aveva un'espressione neutra quasi come se non volesse far trasparire il
benché minimo stato d'animo circa la situazione.
-Grazie Jonah, sì...Ci
troviamo nel luogo dell'ultima sparizione: è scomparso durante
una competizione di apnea subacquea il campione in carica con il record
più alto mai registrato fra gli apneisti locali. Le circostanze
della sua sparizione rimangono tutt'ora ignote ma i sommozzatori che lo
accompagnavano sono stati ritrovati congelati nelle profondità
marine, questa inquietante vicenda ha lasciato perplesso il corpo di
polizia della città che non sa darsi una spiegazione sui
possibili avvenimenti durante la gara. Andiamo ora a parlare con il
capo della polizia di Jump City: il Signor Michael Hobbes che ci
fornirà alcuni dati più specifici-.
L'uomo iniziò a camminare verso un gruppo di poliziotti
radunati poco lontano, i Titans riconobbero immediatamente il viso
scavato del capitano Hobbes, reso noto anche dalla evidente cicatrice
che gli solcava il viso.
-Capitano Hobbes, cosa sa dirci in merito all'accaduto?-
Il poliziotto assunse un'espressione pensierosa e poi si decise
a parlare, la sua voce cavernosa risuonava quasi tremante quel giorno.
-Salve, come lei ha già detto
questo è un caso piuttosto insolito, la mia squadra non ha mai
assistito a nulla del genere. Per ora sappiamo solo che i sommozzatori
sono stati congelati, non abbiamo ritrovato altre tracce che possano
condurci ad un possibile criminale locale. Nel frattempo suggeriamo ai
cittadini la massima allerta-.
Ma i Titans non erano gli unici a prestare particolare
attenzione alle notizie del giorno, nelle strade della città
proprio di fronte alla vetrina che esponeva televisori, un uomo
incappucciato era intento ad osservare le immagini del telegiornale che
scorrevano in rapida successione sugli schermi dinanzi a lui mentre
sogni di gloria gli balenavano nella mente e la smania di altri trofei
si fece largo dentro di lui.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2: Gotham City ***
Teammates capitolo 2
CAPITOLO 2: Gotham City
Robin
camminava freneticamente su e giù per il lungo corridoio del
commissariato di polizia, il suo sguardo si posava rapidamente su ogni
persona presente all'interno di quest'ultimo mentre cercava di rimanere
calmo durante l'attesa che precedeva il suo incontro con il capo della
polizia di Jump City.
Starfire, Raven, Cyborg e Beast Boy erano immobili alle sue spalle
cercando di soppesare l'atteggiamento del loro leader che poco prima, a
casa, era sembrato totalmente rilassato.
-Robin... Robin smettila di fare così per favore- lo supplicò l'aliena.
Il moro la osservò con attenzione, si rendeva conto di essere
forse un po' esagerato specialmente considerato il fatto che non
avevano ancora prove chiare su cui basarsi e non sapevano se ci fosse
effettivamente qualcosa di cui preoccuparsi.
Non poteva evitare di essere nervoso però: il pensiero che la
città fosse in pericolo lo rendeva irrequieto, soprattutto
perché si sentiva impotente data la mancanza di informazioni.
-I Teen Titans se non erro- disse una voce energica alle spalle dei ragazzi.
Si voltarono incuriositi, trovarono di fronte a loro un giovane agente
di polizia ed erano certi di non averlo visto al notiziario.
Aveva i capelli biondi laccati all'indietro e questo permetteva di
vedere bene i suoi occhi bicolore e il suo naso importante, un soggetto
curioso davvero.
-Sì, siamo noi- rispose serio Robin.
Strinse la mano dell'uomo e si fece da parte per lasciargli modo di fare altrettanto con gli altri membri della squadra.
-Il capitano Hobbes è pronto a ricevervi- li informò con un enorme sorriso.
I Titans lo seguirono percorrendo a passo celere il lungo corridoio
ampiamente illuminato dalle luci al neon, si trovarono presto di fronte
a ciò che sembrava un ufficio: una reception che precedeva una
porta metallica con su una targa con scritto a chiare lettere "Ufficiale M. Hobbes".
Alla reception era seduta una donna dai lunghi e ricci capelli
neri, occhiali a mezza luna posati sul naso e occhi verdissimi che
sembravano voler perforare chiunque le si avvicinasse, il poliziotto
che li aveva accompagnati fin lì si avvicinò a lei e le
rivolse alcune parole di circostanza prima di informarla del motivo
della visita dei ragazzi.
La donna sorrise e si alzò dalla sedia aprendo la porta
dell'ufficio del suo superiore e permettendo ai Titans e al suo collega
di entrare.
-Commissario Hobbes, ecco i Teen Titans- disse energicamente l'uomo.
L'ufficiale si voltò appena rivolgendo loro uno sguardo
infastidito, i ragazzi erano consapevoli che alla polizia non piaceva
averli intorno perché spesso "rubavano" loro il lavoro ma
stavolta avrebbero dovuto collaborare.
-Mhm- bofonchiò l'uomo.
L'ufficio del Signor Hobbes era piccolo, si vedeva che era un tipo
spartano, conteneva solo una scrivania con dietro un'ampia finestra e
due cassettiere piene di fascicoli divisi tra "casi archiviati" e "casi
aperti".
Sulla parete di destra erano appese alcune foto che rappresentavano
Hobbes ad alcune situazioni importanti come, ad esempio, l'incontro con
il presidente degli Stati Uniti.
Sulla scrivania c'erano una lampada, una targa con il nome dell'uomo e il suo attestato di ufficiale.
Il poliziotto biondo lasciò la stanza chiudendo la porta alle sue spalle e lasciando i Titans soli con il suo superiore.
-Commissario Hobbes, è sempre un piacere- affermò Robin.
-Vorrei poter dire lo stesso- sbuffò l'altro, fece cenno loro di sedersi.
C'erano solamente tre sedie per cui Robin e Raven decisero di rimanere in piedi.
-Dunque, immagino siate qui per parlare del nuovo caso degli atleti scomparsi-
Robin annuì in modo deciso -Che cosa sa di questa situazione?-
Il commissario si alzò, rivolse le spalle ai ragazzi
affacciandosi al finestrone dietro di lui, lo sguardo perso nel vuoto.
-Nulla... Nulla di più di ciò che è stato detto e ridetto al notiziario...-
-Cosa sa delle altre sparizioni?- chiese Cyborg.
-Quello che so è che i sommozzatori trovati congelati non... Non
era normale ghiaccio, era strano e...- il comandante si interruppe.
Robin era certo di aver sentito la sua voce tremare una volta in più.
-Che cosa vuol dire? Strano... In che modo?- domandò curioso Beast Boy.
Il commissario Hobbes tornò a guardarli, i suoi occhi
s'indurirono nuovamente e il solito sguardo infastidito che lo
caratterizzava si fece largo sul suo volto.
-Strano vuol dire strano- tagliò corto l'uomo.
Robin sospirò, iniziava ad averne abbastanza del suo
atteggiamento nei loro confronti... Se i Titans non avessero aiutato la
polizia di Jump City molti dei loro casi non sarebbero stati nemmeno
risolti!
Si sentiva frustrato ma cercò comunque di contenersi per non
fare brutta figura, in fondo c'era abituato e sapeva come funzionavano
certe cose.
-Può essere più dettagliato?- chiese Raven cercando anche lei di mantenere la calma.
L'ufficiale batté un pugno contro la scrivania con foga, era
chiaramente demotivato e il suo sguardo, se possibile, s'indurì
ancora di più e lasciò sfuggire un sospiro demoralizzato
dalla sua bocca ormai serrata in una linea stretta.
-Quel ghiaccio aveva qualcosa di sinistro, di inquietante... Potrei
iniziare a descriverne il colore ma non renderei l'idea... Sembrava
vivo!- affermò l'uomo a denti stretti.
Starfire aggrottò la fronte in chiaro segno di confusione.
-Vivo?- chiese sorpresa.
La sua voce risuonò come un tintinnio in una stanza
silenziosissima, era come se avesse dato voce al pensiero che frullava
nella mente di tutti i presenti.
-Com'è possibile che sia vivo?- chiese Robin.
Il silenzio si fece sempre più teso e pesante all'interno
dell'ufficio, tutti si guardavano come se si vedessero per la prima
volta.
La torre dei Titans era in tumulto, Robin aveva preso una decisione:
non avrebbe chiamato Alfred o il commisario Gordon per sapere cosa
stava accadendo, se Jump City non poteva dargli le risposte che voleva
allora Gotham gliele avrebbe sputate addosso con durezza.
Sarebbe andato lì di persona e non si sarebbe tirato indietro.
Era intento a fare la valigia quando sentì bussare alla sua
porta, non c'era nemmeno bisogno di aprire per sapere chi fosse:
Starfire.
-Robin...-
Il ragazzo le aprì la porta, la guardava serio mentre lei stava
in piedi di fronte a lui stringendosi il corpo fra le braccia.
-Star, che c'è?- chiese in un sospiro.
La ragazza lo fissava tristemente, era già successo altre volte
che se andasse per qualche periodo lasciandoli soli ma a lei mancava
terribilmente ogni volta che varcava quella porta.
-Stavo solo pensando che forse potrei venire con te... Potrebbe essere
utile se ci dividessimo i compiti e magari scopriremmo chi è il
colpevole molto più in fretta!-
-Star... Non voglio che tu metta piede a Gotham, non mi va. E' una cosa che devo fare da solo- rispose lui con durezza.
L'aliena fece crollare la sua espressione speranzosa, sapeva che lui le avrebbe risposto in quel modo ma era comunque delusa.
-Ma io credo che potresti beneficiare di un aiuto in più... Se...-
Robin la interruppe con un gesto della mano -Star, ho detto di no-
Starfire abbassò il capo, si sentiva davvero a terra, avrebbe voluto aiutarlo ma non sapeva come fare.
-Star...- Robin avanzò posandole una mano sull'avambraccio
-Ascolta, lo so che vuoi aiutarmi e te ne sono grato, davvero! Ma se io
non sono qui e tu vieni con me chi terrà d'occhio gli altri?-
-Sono certa che Cyborg sarebbe in grado di...-
Starfire venne interrotta di nuovo -Io voglio che sia tu a guidare i
Titans mentre sono via, si tratterà solo di un paio di giorni-
-Promettimi solo che cercherai di fare attenzione- sospirò rassegnata l'aliena.
Robin annuì.
I due si scambiarono uno sguardo intenso prima di abbracciarsi e recarsi in salotto dove gli altri erano radunati.
-Sei sicuro di voler andare fino a Gotham? Se non ne sanno nulla qui
dubito che lì troverai le risposte al caso- commentò
Cyborg.
-Gotham ha sempre avuto le risposte di cui avevo bisogno, basta chiedere alle persone giuste- rispose seccato il moro.
Beast Boy lo fissava con occhi sognanti, per lui Robin e Batman erano
un'icona e già lo vedeva con lui a parlare di crimini e
sorseggiare tè, non sapeva certo che non avrebbe potuto essere
più distante di così dalla realtà.
-Tieniti in contatto- si raccomandò il mezzo robot.
-Chiaro, lascio Starfire in carica mentre non ci sono... Non datele
troppi problemi- asserì il leader con un debole sorriso.
Gli altri annuirono e lo salutarono, insieme lo osservarono salire su una moto nera e sfrecciare verso la città.
-Coraggio, ci aspetta del lavoro da fare, abbiamo dei documenti da
visionare e delle persone con cui parlare- disse Raven con voce roca.
Tutti si misero immediatamente al lavoro, Starfire però non
poteva evitare di pensare al ragazzo appena andato via e a come
già ne sentisse la mancanza.
Gotham non sembrava essere cambiata di una virgola, la solita scura e
grigia città piena di grattacieli e vicoli colmi di malfattori.
A Robin sembrava quasi un controsenso trovarsi lì senza la sua
squadra, si sentiva fuoriposto e stranamente rincuorato dal fatto che
quello non fosse più il suo mondo.
Parcheggiò la moto di fronte alla stazione di polizia e si tolse
il casco per osservare lo spazio attorno a lui, inserì
rapidamente il codice antifurto prima di entrare al commissariato.
La centrale di Gotham era molto diversa da quella di Jump City: i
poliziotti avevano tutti un'espressione stanca ed affaticata, tutto era
più cupo e silenzioso.
Robin si diresse alla reception dove un uomo sulla trentina piuttosto in sovrappeso era seduto a bere caffè.
-Mi scusi, ho un appuntamento con il commissario Gordon- disse con tono serio.
Era andato lì in veste di Richard Grayson, non voleva farsi
riconoscere dalle persone per strada, sapeva che avrebbero iniziato a
parlare e la cosa lo infastidiva.
-Lo faccio avvisare del suo arrivo Signor?-
-Grayson- rispose semplicemente.
Aspettò seduto in sala d'attesa per un periodo di tempo che gli sembrò infinito.
-Ragazzo, entra pure- disse il receptionist.
Robin si diresse a passo sicuro verso l'ufficio di Gordon ed entrò con determinazione.
-Dick, che piacere rivederti- disse l'uomo.
Robin fu sorpreso nel constatare quanto fosse invecchiato, il suo viso
era difficilmente riconoscibile divorato dalla stanchezza e non
sembrava affatto lo stesso uomo che aveva conosciuto da ragazzino.
-Il piacere è tutto mio! Come stai?- chiese dopo avergli stretto energicamente la mano.
-Stanco, ma bene...- rispose l'uomo con voce affaticata.
-Come sta Barbara?- domandò titubante Richard.
Il commissario lo guardò di sottecchi e gli sorrise caldamente -Sta bene, è sempre sul pezzo-
-Ne sono felice-
I due si scambiarono uno sguardo pieno di sottointesi prima che Robin parlasse di nuovo.
-Immagino tu sappia perché sono qui- affermò con sicurezza.
Il poliziotto lo osservò con sguardo preoccupato ed annuì
in modo solenne -Immagino sia per il caso degli atleti scomparsi
recentemente-
Robin annuì -Cosa sai?-
-Non molto purtroppo, ma una cosa te la posso dire... Quel ghiaccio non
è affato normale Dick, sembra quasi che sappia pensare, è
a dir poco inquietante- rispose l'uomo.
Il ragazzo sentì un tuffo al cuore, non riusciva davvero a
credere che nessuno sapesse nulla eccetto questo, era frustrato e non
sapeva più cosa pensare di tutta quella situazione.
-In che senso?- chiese confuso.
Il commissario Gordon lo guardò serio, i suoi occhi erano fissi
sulla propria mano posata sulla scrivania come a sorreggere il corpo
appesantito dalla fatica.
-Non lo so Dick, è un ghiaccio dal colore bluastro o violaceo,
è molto scuro... Intenso... Sembra avere una propria
mentalità, è come se fosse vivo... E'una sensazione che
ti trasmette al tocco, alla vista...E' decisamente bizzarro- rispose
poi.
Robin si strinse nelle spalle, era davvero stralunato, quasi gli
sembrava di avere ancora meno informazioni di quando era partito e non
si spiegava come fosse possibile dato che prima non sapeva praticamente
nulla di nulla.
Sospirò amaramente prima di ringraziare l'ufficiale e di recarsi fuori dalla centrale.
Salì nuovamente sulla moto, lo sguardo fisso sulle proprie mani.
Non riusciva davvero a mandare giù l'idea che, se davvero
avrebbe voluto scoprire qualcosa in più, sarebbe dovuto andare
dall'unico uomo in grado di fornirgli più informazioni possibili.
La sola idea lo faceva rabbrividire, non ne aveva certo voglia e il pensiero di doversi costringere a farlo lo disgustava.
-Coraggio, posso farcela- si ripeteva sottovoce.
Percorse a tutta velocità la strada che lo avrebbe portato verso
la sua vecchia casa, una villa di dimensioni stratosferiche posizionata
in un punto nascosto della città.
Si ergeva solitaria e maestosa di fronte ai suoi occhi increduli, era
esattamente come l'aveva lasciata e fu sorpreso di sincerarsi che i
suoi ricordi erano rimasti intatti e avevano preso forma nuovamente di
fronte a lui.
Suonò il campanello esterno che precedeva il cancello massiccio
che conduceva ad un vialetto posto al centro di un immenso giardino
perfettamente curato.
Una voce profonda che sembrava appartenere ad un uomo elegante e saggio si fece largo prepotentemente nelle sue orecchie.
-Maestro Richard-
Il ragazzo sorrise, era proprio lui. Robin poteva ammetterlo, Alfred gli era decisamente mancato.
-Puoi aprirmi?- chiese divertito.
Il cancello si aprì lentamente lasciandogli modo di
oltrepassarlo ancora in sella alla moto che, una volta arrivato in
fondo al vialetto, parcheggiò nello spiazzale che precedeva la
dimora.
Scese dal veicolo e salì i rigidi scalini bianchi fino al
portone della casa che una volta aperto gli rivelò una figura
composta e di classe, un uomo anziano che indossava un frac nero se ne
stava in piedi con una postura aggraziata vicino all'uscio.
-Alfred!- esclamò Robin correndo verso di lui.
-Maestro Richard sono infinitamente contento di vederla e di constatare
con i miei occhi che continua ad avere una salute impeccabile-
sentenziò l'uomo con un sorriso paterno dipinto in viso.
-Sono felice anche io di rivederti Al- rispose il moro con un sorriso rassicurante.
I due entrarono nella magione e richiusero il portone alle loro spalle,
Robin osservò gli interni del luogo con finto stupore, nulla era
cambiato da quando se ne era andato: il solito arredamento datato, le
pareti troppo alte e pesanti, il lampadario di cristallo posto in
soggiorno e i quadri perfettamente riposti lungo le mura dell'entrata.
Anche l'odore per quanto assurdo potesse sembrare era rimasto lo stesso: cannella e deodorante per ambienti all'arancia.
-Non è cambiato proprio nulla qui eh?- chiese il ragazzo.
Alfred lo osservò quasi a cercare di capirne lo stato d'animo ma
persino lui doveva ammettere che, avendo avuto un uomo come Batman come
mentore, anche il ragazzo di fronte ai suoi occhi era diventato bravo a
mascherare scaltramente le sue reali emozioni.
Era quello che temeva, aveva sempre saputo che l'influenza del suo
maestro su Richard fosse troppo preponderante e che, presto o tardi,
avrebbe preso il sopravvento lasciandolo sconfitto di fronte alla
pesantezza del rifiuto emotivo.
-No, infatti... Come mai è qui?- domandò l'uomo incuriosito.
-E' impossibile che tu non lo sappia- asserì duramente Robin.
Alfred sospirò, era vero che lo sapeva ed era anche vero che
avrebbe preferito che Richard non parlasse con il suo mentore di quel
caso, aveva timore che i due potessero scontrarsi date le similitudini
dei loro caratteri.
Si rassegnò e con un sospiro lo condusse verso la Bat-caverna.
Nel frattempo, da qualche parte a Jump City...
-Per favore...N-non farmi del male io...-
La voce supplicante di una donna rimbombava fra le spesse mura
metalliche di un luogo sconosciuto; un uomo, o qualcosa che sembrava
molto simile ad esso, era piegato su di lei cercando di bloccarle
i polsi in due manette di acciaio collegate ad una lastra dello stesso
materiale.
La donna gridava e si dimenava ma la freddezza dello sguardo del suo carnefice la costrinse a tacere.
Poco dopo quel che era rimasto di lei non era altro che gelido ghiaccio violaceo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3: I miei trofei ***
Teen titans episodio 3
CAPITOLO 3: "I miei trofei"
Jump City, ore 10:30 martedì
Le strade di Jump City erano
affollate come mai, sembrava che la notizia del criminale misterioso
avesse trascinato fuori casa ogni abitante terrorizzato al pensiero di
essere sorpreso nella propria casa.
Per le vie della città c'era una calca asfissiante e tutti
parlavano delle sparizioni recenti come se fosse l'ultimo gossip del
momento, ne parlavano i ragazzi e persino gli anziani, tutti erano
interessati e spaventati.
Un uomo sulla trentina era riuscito ad allontanarsi un po' dalla calca,
aveva in mano un quotidiano e leggeva avidamente ogni singola riga
riguardante l'argomento.
L'articolo raffigurava una foto dei Teen Titans grande quasi mezza
pagina, il titolo principale attirava decisamente l'attenzione: "TITANS SULLE TRACCE DEL CRIMINALE".
-Chissà se riusciranno a risolvere questo caso?- si chiese l'uomo.
La strada tornò ben presto ad essere affollata anche nel punto
in cui lui si trovava, un uomo stranamente abbigliato gli passò
di fronte spintonando le persone attorno a loro con foga, con la stessa
energia gli strappò il giornale dalle mani e corse continuando a
ribaltare la folla.
-Hey!- esclamò il tipo agitando un pugno in aria.
Era tardi, ormai quell'uomo era sparito dal suo campo visivo.
Nella sua corsa frenetica l'individuo non smetteva di osservare la foto
in primo piano, tutta la sua attenzione era rivolta verso
quell'immagine e verso le persone che vi erano raffigurate.
Si fermò non appena trovò un vicolo in cui rifugiarsi, lontano da occhi indiscreti e da voci di corridoio.
"Il criminale ancora a piede libero
ha rapito un'ulteriore vittima infittendo il mistero che lo circonda, i
Titans e la polizia sono sulle tracce di questo personaggio lasciando
però ad intendere che si è ancora lontani dal trovare un
colpevole.
Ricordiamo che i Titans sono sempre stati di grande aiuto alla polizia
di Jump City, contiamo su di loro per risolvere questo caso..."
L'uomo leggeva esasperato la pubblicazione sul quotidiano, la
sua mente iniziava a ripetergli che non era abbastanza, quell'articolo
parlava a stento di lui e della sua magnificenza, era come se tutto il
lavoro che aveva fatto fino a quel momento non venisse apprezzato.
La sua prodezza era offuscata dalle azioni di quei maledetti eroi locali.
La rabbia iniziava a montare e l'uomo serrò i pugni con forza,
nessuno avrebbe potuto metterlo da parte, nessuno doveva ignorare le
sue gesta.
Trofei...Ho bisogno di altri trofei... ripeteva nella sua mente in maniera ossessiva.
Sapeva di avere bisogno di un gesto ancora più grande di quelli
compiuti fino a quel momento, doveva fare di più, doveva
realizzare un'azione che nessuno avrebbe potuto ignorare.
Osservò ancora la foto sul giornale, una convinzione si faceva
largo dentro di lui: se voleva che si parlasse dei suoi trofei doveva
averne di più prestigiosi.
Accartocciò il giornale e lo gettò nella pattumiera
più vicina prima di gettarsi di nuovo fra la calca cittadina.
Jump City, ore 10:50 martedì
Starfire era seduta accanto a Cyborg, il quale era occupato a scandagliare la mappa cittadina con il computer.
L'immagine di quest'ultima troneggiava al centro del salotto della
torre come fosse un ologramma, Raven ne tracciava le strade con le dita
lasciando dietro sé una scia rossa che seguiva i suoi movimenti
mentre Beast Boy appuntava le coordinate in un palmare.
-Queste sono le zone di sparizione più frequenti- disse Raven rivolta verso l'amica aliena.
Starfire si alzò dalla sua postazione e osservò attentamente le linee tracciate dalla viola.
-Credo che dovremmo iniziare da qui, dall'ultimo luogo di sparizione...
Sono sicura che qualcosa ci sfugge- asserì la ragazza.
Non appena finì la frase sul grande schermo comparve una scritta "incoming call from Robin".
-Cyborg rispondi- esclamò la rossa.
Il mezzo robot non se lo fece ripetere due volte, il viso di Robin
comparve sulla schermata prendendo il posto dell'immagine della mappa
della città.
-Buongiorno Titans-
-Buongiorno Robin- risposero all'unisono.
Starfire rimase in silenzio ad osservare l'immagine del ragazzo, non le
parve eccessivamente stanco e ciò le fece tirare un sospiro di
sollievo.
-Star, aggiornami- tagliò corto il moro.
La ragazza annuì prontamente ed iniziò a parlare :- Dopo
una attenta analisi della mappa cittadina siamo riusciti ad individuare
la zona precisa dell'ultimo rapimento, stavamo giusto pensando di
recarci lì per analizzare l'ambiente, sono sicura che questo
criminale abbia lasciato qualche traccia dietro sé-
Robin sorrise fiero, ogni volta che Starfire dimostrava le sue
capacità di leadership lui la guardava con orgoglio e
ammirazione :-Fantastico! Ottimo lavoro ragazzi, per ora non vi porto
grandi notizie ma...- Robin si voltò di scatto verso qualcosa, o
qualcuno alle sue spalle.
Gli altri lo videro annuire e poi si girò nuovamente verso di
loro :-Scusate, devo andare... Ci aggiorniamo più tardi-
La chiamata venne bruscamente interrotta, tutti rimasero basiti a guardare lo schermo ormai nero.
Rimasero in silenzio per qualche minuto finché Beast Boy non parlò :-Allooora... Come ci muoviamo Star?-
L'aliena incrociò lo sguardo del verde e assunse un'espressione convinta.
-Ci muoveremo stanotte, ora la scena del rapimento sarà piena di
poliziotti...Potrebbero intralciare la nostra indagine, sappiamo
benissimo che non hanno piacere di averci intorno- asserì la
rossa.
I ragazzi annuirono.
-E nel frattempo cosa...- Raven non fece in tempo a completare la frase.
-Nel frattempo riposatevi pure...Qualcosa mi dice che non sarà
affatto facile trovare gli indizi di cui abbiamo bisogno, nel caso in
cui dovessimo passare la nottata in bianco è meglio che
approfittiate ora per prendere sonno amici-
-E tu che farai?- chiese Cyborg.
-Io... Bè, io ho delle cose da sbrigare-
La risposta della ragazza era talmente evasiva che nessuno di loro
osò chiederle altro, ciascuno si ritirò quindi nella
propria camera.
Starfire si diresse invece verso la stanza di Robin, andava sempre
lì quando lui era fuori città, andava sempre lì
quando sentiva che Robin le mancava troppo.
Aprì la porta di cui conosceva ormai il codice a memoria e
inspirò l'aroma di cannella e menta che proveniva dalla stanza.
Osservò la camera che, come al solito, era stata rassettata alla
perfezione e si soffermò su ogni dettaglio: la scrivania
spolverata in maniera sublime su cui erano disposti alcuni libri
perfettamente incolonnati, le coperte rimboccate ordinatamente sul
letto le cui lenzuola erano stirate a regola d'arte, il pavimento
candido senza traccia di polvere.
Era come se in quella camera non avesse vissuto nessuno nei giorni precedenti.
Starfire sospirò, si sedette sul letto e rivolse il viso
verso la finestra, fuori sembrava tutto così tranquillo eppure
l'aliena non poteva non pensare a tutto ciò che stava accadendo
e a quanto avrebbe voluto Robin al suo fianco in quel momento.
Non si sentiva all'altezza del ruolo che lui le aveva affidato ma
doveva fare buon viso a cattivo gioco e lo sapeva fin troppo bene.
-Spero solo che torni presto- si disse in un sospiro stanco.
Senza nemmeno rendersene conto si addormentò nel letto del ragazzo, cullata dall'odore di cannella e menta.
Jump City, ore 22:30 martedì
Star balzò giù dal letto non appena avvertì il suono stridulo dell'allarme della torre, c'era un pericolo.
Si precipitò in salotto a gran velocità ignorando il mal
di testa pulsante che il lunghissimo sonno le aveva provocato, era
piuttosto intontita per aver dormito decisamente troppo a lungo, il
suono dell'allarme le rimbombava nelle orecchie come un urlo disperato.
Erano tutti riuniti al computer.
-Fallo smettere!- gridò la rossa in direzione di Cyborg.
Le orecchie coperte dalle mani in un vano tentativo di bloccare il rumore assordante.
-Star, qualcuno sta attaccando lo stadio- affermò Cyborg dopo aver interrotto l'allarme.
-Deve essere lui- sbottò Raven.
Beast Boy osservò tutti perplesso :-Cosa ci fa allo stadio a quest'ora?- chiese.
Star annuì, era vero che anche a lei sembrava strano, Cyborg li illuminò sulla questione poco dopo.
-Oggi ci sono gli allenamenti per la grande partita di domenica, so che
ci sarà uno dei più recenti campioni del baseball ad
allenare la squadra locale-
-Ma certo!- esclamò Star :-Come ho fatto a non pensarci prima? Andiamo!-
I ragazzi si precipitarono fuori pronti per ciò che li
attendeva, non conoscevano il loro nemico ma una cosa la avevano
chiara: stavolta dovevano fare attenzione.
Lo stadio era silenzioso ad eccezione delle mazze da baseball che
colpivano la palla facendola balzare attraverso il campo, il fischietto
dell'allenatore sempre pronto a scandire il ritmo delle battute.
Un uomo osservava in penombra lo spettacolo dinanzi a lui, non riusciva a non guardare sprezzante l'allenatore.
Grande campione...Direi piuttosto grande buffone. Non hanno ancora visto nulla... pensava.
L'uomo si addentrò nel campo dello stadio e si sistemò tra le tribune pronto a scagliare il suo attacco.
Portò una mano di fronte a sé con convinzione, una sfera
di luce violacea si formò traballante tra le sue dita che tutto
sembravano meno che dita umane, una sensazione inebriante gli
riempì il corpo, quasi come se una parte di sé stesse
prendendo nuova forma.
Una sfera di ghiaccio che sembrava un prolungamento del corpo
dell'essere saettò verso l'allenatore del team ricoprendo le sue
gambe di ghiaccio che pareva quasi vivo, quest'ultimo avanzava
lentamente come se avesse volontà propria, si muoveva sul corpo
dello sportivo avidamente cercando di coprirne l'interezza.
L'allenatore scoppiò in un grido lacerante, sentiva come se la
sua pelle si stesse staccando lentamente e dolorosamente dal suo corpo,
non poteva muoversi e la sua respirazione era accelerata.
I giocatori, presi dal panico, si diressero urlando verso le uscite
più vicine, ognuno cercava di fuggire il più lontano
possibile da quello spettacolo macabro.
Era quasi come annegare, più il ghiaccio avanzava e più
l'uomo si sentiva morire, si sentiva come se qualcuno gli stringesse la
gola fra le mani con forza, cercava disperatamente di prendere aria ma
era impossibile.
Annaspava cercando di aggrapparsi ad ogni piccolo frammento di vita
mentre il gelido e pungente ghiaccio gli copriva parte del viso e del
cranio, non aveva nemmeno più la forza di gridare, la sua voce
appariva strozzata e bloccata in gola.
Fu in quel momento che i Titans arrivarono, osservando con espressioni
scure la scena orrenda dinanzi ai loro occhi, non avevano idea di che
cosa stesse accadendo.
-Deve essere nei paraggi- disse fermamente Cyborg.
I ragazzi si guardarono attorno con attenzione cercando di rilevare una presenza estranea.
Star si avvicinò all'uomo sofferente il cui corpo era ormai
più simile ad una sinistra statua che a un corpo umano.
-Riesce a sentirmi?- chiese preoccupata.
L'uomo provò a parlare ma non riusciva a rispondere, i suoi
occhi erano annuvolati dal terrore e sembrava chiedere aiuto con lo
sguardo.
Gli occhi di Starfire presero a brillare di un'intensa luce verde
smeraldo, il suo corpo intero si scaldò quasi come se un fuoco
ardente ne prendesse il totale possesso.
Raven, Beast Boy e Cyborg si sparpagliarono tra le tribune per trovare
il criminale, non poteva essere lontano e loro lo sapevano bene,
percorrendo le scalinate interminabili degli spalti sentivano
chiaramente le grida degli altri giocatori, era come se il criminale si
divertisse a giocare al gatto e al topo con i suoi bersagli.
Cyborg avvertì chiaramente un urlo provenire dai corridoi che
conducevano agli spogliatoi, senza riflettere corse in quella direzione
pronto a scovare il nemico.
-Non si preoccupi, la salverò io- disse Star.
La sua voce tremava di rabbia, non riusciva a concepire come una persona potesse arrecare tanto dolore a qualcuno.
Dalle sue mani presero forma due sfere di luce verde abbagliante,
serrò i pugni e con estrema delicatezza tracciò i
contorni del ghiaccio violaceo che si estendeva rapidamente sull'uomo.
Sembrava non avere intenzione di sciogliersi, la cosa l'aveva
decisamente gettata nello sconforto, non capiva come fosse possibile.
Raven la raggiunse, anche lei cercava febbrilmente di liberare l'uomo dalla sua prigione di ghiaccio.
-E' tutto inutile- esclamò allarmata.
-No, deve esserci un modo! Non possiamo lasciarlo così!- gridò l'altra affranta.
Raven la bloccò :-Guardalo Star, non c'è più nulla
che possiamo fare per lui, è una statua ormai...Ma gli altri,
quelle persone che stanno là dentro e che senti gridare...Loro
possiamo ancora salvarli- incalzò la viola.
Starfire osservò lo sguardo preoccupato dell'amica, non ebbe
altra scelta che cedere anche se si sentiva tremendamente in colpa.
Lei, Raven e Beast Boy si diressero verso gli spogliatoi in tutta fretta.
Nulla poteva prepararli alla scena che si trovarono di fronte: Cyborg
stava radunando attorno a sé i giocatori che era riuscito a
salvare, questi ultimi avevano lo sguardo perso nel vuoto come se
avessero subito il peggior trauma possibile.
Correndo verso l'amico notarono che in fondo al corridoio, sulla
parete, c'era un uomo che sembrava essere stato spinto e schiacciato
contro il muro da una sfera di ghiaccio.
Il suo corpo completamente congelato sembrava essersi fuso ai mattoni
della parete, era come un graffito in rilievo sul muro dello stadio.
Si notava chiaramente la sua bocca sformata in un grido spaventato e
penetrante, i suoi occhi erano spalancati, o meglio, la forma
ghiacciata intorno ad essi lasciava intuire che lo fossero.
Le gambe sembravano voler uscire dal muro in cui erano ormai
imprigionate e il torso si propendeva all'infuori creando un innaturale
arco della schiena, la testa invece era quasi schiacciata contro la
parete.
-Oh no!- esclamò Starfire correndo in direzione della figura.
Cyborg la guardò recarsi verso la vittima, il suo sguardo era
serio e riflessivo, tornò poi a concentrarsi sui giocatori
cercando di confortarli come meglio poteva.
Non appena tutti furono in salvo i ragazzi si avvicinarono a Star e alla statua di ghiaccio di fronte a cui era rimasta.
-Pensi di poter prelevare un campione?- chiese l'aliena osservando come
la materia gelida continuava ad avanzare lungo la parete.
Cyborg si piegò osservando attentamente la composizione di
quello strano materiale glaciale, provò prima a dare un colpo
secco con la mano metallica ma non riuscì a fargli nemmeno un
graffio, si voltò verso le due ragazze mentre Beast Boy tentava
di staccarne un pezzo colpendolo con il corno da rinoceronte.
-Noi non siamo riuscite a scioglierlo, né a spezzarlo- disse debolmente Raven.
Cyborg tornò nuovamente a concentrarsi sul ghiaccio, dal suo
indice fece uscire una piccola fiamma ossidrica e la puntò sul
materiale di fronte a lui.
Passarono diverse ore ma all'improvviso notò che la superficie iniziava finalmente a creparsi in piccoli punti.
Si voltò verso Starfire e le intimò di aiutarlo utilizzando i suoi poteri.
L'aliena iniziò a lanciare dei laser precisi dagli occhi, vertendo anche lei nel punto in cui Cyborg era fermo da ore.
Dopo un lungo periodo di attesa finalmente i ragazzi furono in grado di staccare un piccolissimo pezzo di ghiaccio.
Si recarono quindi verso il campo dello stadio per tornare a casa e si
resero conto che la statua dell'allenatore non era più al suo
posto.
-L'ha preso- disse Cybog stringendo i denti.
-Così pare- sbuffò nervosa Raven.
I Titans si precipitarono verso il punto in cui l'uomo era stato
congelato per cercare qualche altra pista ma niente, non trovarono
nulla di più di quello che avevano già.
Jump City, ore 1:45 mercoledì
Il criminale era riuscito a fuggire, se ne stava comodamente
alla guida di un furgone anonimo controllando ogni tanto dallo
specchietto retrovisore l'interno del vano per sincerarsi che il suo
nuovo trofeo non venisse rovinato durante il trasporto.
Presto lo vedranno, lo vedranno tutti...Non c'è nessuno migliore di me, nessuno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4: Ghiaccio ***
Ghiaccio, TT fanfic
CAPITOLO 4: Ghiaccio.
Starfire
era chiusa in camera sua avvolta nella totale oscurità,
continuava a girarsi e rigirarsi nel letto in cerca di una posizione
comoda per dormire ma sembrava tutto inutile. Il pensiero dell'uomo che
era stato catturato la attanagliava, per non parlare poi dell'atleta
schiacciato contro il muro.
I sensi di colpa la perseguitavano mentre le immagini di quel ghiaccio
vorticavano fastidiosamente nella sua mente, lo aveva promesso, aveva
promesso che lo avrebbe salvato e invece non ci era riuscita.
Sapeva che non sarebbe stata in grado di perdonarsi quella mancanza nei
confronti della vittima, il criminale era riuscito a fuggire portando
quell'uomo con sé ed era anche riuscito a ferirne un altro
sfuggendo al controllo dei Titans.
L'aliena si mise a sedere sollevando le ginocchia portandole verso il
viso e abbracciandole strette al petto, posò il suo mento sulle
mani e inspirò profondamente spostando lo sguardo verso il
soffitto della propria stanza.
Sentiva una certa difficoltà a respirare a causa dell'angoscia
che provava per tutta quella situazione, non le piaceva avere
l'impressione di essere impotente, rutha.
Lei non era così, non lo era mai stata. Continuò a
respirare profondamente per distogliere la propria attenzione da quella
brutta storia, più provava a distrarsi più si sentiva
sprofondare nell'ansia e non era da lei.
Il suo comunicatore prese a suonare freneticamente, si alzò dal
letto e corse verso la sua scrivania per prenderlo, aprì la
chiamata con foga non appena si rese conto di chi c'era all'altro capo.
-Robin!- esclamò contenta.
Il ragazzo sollevò lo sguardo, nonostante la maschera sul suo
viso Starfire sapeva che lui la stava guardando, lei sapeva sempre
quando lui la stava guardando.
Robin non riusciva a vedere dove lei si trovasse, era tutto buio e non
riusciva nemmeno a distinguere chiaramente la sua figura ad eccezione
degli occhi, i suoi enormi occhi verdi.
-Star, non riesco a vederti, dove sei?- chiese.
La ragazza alzò lo sguardo, non aveva acceso la luce. Corse
verso l'interruttore e la stanza venne presto illuminata da un lampo
giallastro.
Robin sorrise, finalmente poteva vederla bene e la vista che si
parò davanti ai suoi occhi era assolutamente perfetta. L'aliena
indossava una canotta rosa che lasciava scoperta gran parte della sua
scollatura e del suo collo, i suoi capelli erano perfettamente legati
in una coda laterale morbida sulle spalle e i suoi occhi brillavano
come stelle.
Il ragazzo cercò di non concentrarsi troppo sulla scollatura
dell'amica anche se gli costava ogni briciola della sua forza di
volontà, tornò invece a guardare il suo viso.
-Scusami, avevo scordato di illuminare la stanza, non mi aspettavo che mi chiamassi- esordì lei in un mormorio.
-Mi sono accorto solo ora dell'orario ma quando stavo per riattacare mi hai risposto, non ti ho svegliata?- chiese.
Starfire scosse il capo, il cuore di nuovo pesante mentre lasciava sfuggire un sospiro nervoso.
-Qualcosa non va?- chiese preoccupato il giovane leader.
-Oh Robin! Temo che se ti dicessi cosa mi turba non vorresti più
avermi nella squadra...- borbottò la principessa aliena.
Robin inarcò un sopracciglio a quell'affermazione. Come poteva anche solo pensare una cosa del genere?
-Star, parlami- disse autoritario.
-Ecco... Io...- Starfire prese un lungo respiro e continuò
:-Stanotte il criminale ha attaccato, o forse vista l'ora sarebbe
meglio dire ieri notte... Il punto è che sono stata rutha...
E' riuscito a scappare e quell'uomo, Robin io glielo avevo promesso e
non sono riuscita...- le lacrime presero il sopravvento.
-No, no Star non piangere, respira. Dimmi esattamente cosa è
successo- disse lui con voce ferma e dolce allo stesso istante.
L'aliena fece quanto detto, respirò profondamente chiudendo gli occhi per un breve istante.
-Va meglio?- chiese apprensivo lui.
Star annuì e ricominciò il suo discorso :-Dunque, come ti
dicevo siamo stati attaccati...Quell'uomo ha fatto delle cose orribili,
è riuscito a prendere il campione del baseball... Avevo promesso
che lo avrei salvato e invece non ci sono riuscita e un altro uomo
è stato imprigionato nel suo ghiaccio, contro un muro! E non
siamo riusciti a scoprire nulla di più su di lui e...-
Robin la bloccò con un rapido gesto della mano :-Ok, ok... Prima
di tutto voglio che tu ti renda conto che non è colpa tua,
assolutamente. Secondo, cosa sai dirmi su quel ghiaccio? O sul modo in
cui il criminale ha attaccato?-.
Starfire soppesò per un attimo le parole del leader prima di
rivolgergli un sorriso radioso, non poteva negare di sentirsi molto
meglio dopo aver parlato con lui ma d'altro canto lui riusciva sempre a
farla stare meglio anche senza fare molto.
-Grazie- disse prima di entrare nel discorso più tecnico.
-Ricordi di come tutti continuano a dire che il ghiaccio è... Vivo?- domandò lei.
Robin annuì brevemente.
-Capisco che cosa intendono, io e Cyborg siamo riusciti a prelevarne un
piccolo pezzo... Robin non ho mai visto nulla di simile, è
estremamente resistente tanto che nemmeno i miei poteri o quelli di
Raven sono riusciti a scalfirlo, per fortuna Cyborg possedeva una
fiamma ossidrica ma ci è voluto comunque molto tempo e il mio
aiuto per prelevare il campione che abbiamo portato alla torre. E' come
se quel ghiaccio avesse una mente con cui pensare, come se...-.
-Fosse vivo- proseguì Robin con tono pensieroso.
Starfire annuì.
-Cosa sai dirmi del criminale?- incalzò il ragazzo.
Starfire alzò gli occhi al cielo come se stesse pensando a una
cosa di vitale importanza e, in un certo senso, si sentiva come se
fosse così.
Era conscia che quante più informazioni sarebbe riuscita a
donare a Robin tanto meglio sarebbe stato per la loro missione e sapeva
anche che questo l'avrebbe fatto tornare prima.
-Il suo metodo di attacco è... Strano. Non si è fatto
vedere, solo Cyborg è riuscito a coglierne qualche dettaglio ma
non sembrava contento di questo... Ti suggerisco di attendere prima di
chiedergli dettagli sul suo aspetto, non penso sia pronto a
condividerne. Sembra che si diverta a inseguire le sue vittime, a
spaventarle...-.
Robin assunse un'espressione pensierosa, portò un indice al
mento e iniziò a borbottare parole incomprensibili alla giovane
aliena.
-Robin?-.
La chiamata venne interrotta.
Starfire sospirò amaramente e si lasciò cadere di nuovo
sul letto, il cuore ancora più pesante di prima mentre cercava
di allontanare le lacrime.
La mattina seguente iniziò in maniera agitata, verso le nove
Cyborg iniziò a bussare alle porte dei compagni con energia.
Starfire fu l'ultima ad alzarsi dal letto e presentarsi in soggiorno,
non aveva chiuso occhio l'intera nottata e le faceva malissimo la testa.
-Tutto ok?- le sussurrò Raven una volta che la vide comparire.
Starfire semplicemente annuì, sapeva bene però che non
avrebbe potuto mentire a Raven, le due erano profondamente legate l'una
all'altra e la maga poteva avvertire precisamente i sentimenti
dell'aliena quindi il fatto che le chiedesse come stava era più
che altro un fattore di routine. Raven era chiaramente al corrente di
quali erano le emozioni che la rossa teneva rinchiuse dentro sé.
-Ne parliamo dopo- l'avviso con sguardo severo.
Star annuì.
Cyborg osservò tutti con decisione e si accomodò sul divano con le braccia conserte.
-Ho analizzato il campione di ghiaccio che abbiamo prelevato ieri notte- disse tagliando corto.
-E?- incalzò Beast Boy protendendo il corpo in avanti.
Cyborg si passò una mano sul viso, sospirò quasi esasperato e tornò a guardare i suoi amici.
-Allora, non so davvero come iniziare. Non ho scoperto molto ma per ora
so per certo due cose: la prima, quel ghiaccio non è naturale...
Ha una composizione chimica insolita e di sicuro non è un
elemento naturale, sembra quasi...Artificiale, per non dire magico...
La seconda, sembra che sia vivo perché effettivamente lo
è. Credo che sia un'estensione del corpo di quell'uomo...-
Cyborg si bloccò ricordando qualche dettaglio del criminale e
non poté fare a meno di rabbrividire.
Starfire assunse un'espressione confusa, non riusciva a capire come
quella sostanza potesse essere realmente viva o senziente, tutto
ciò era bizzarro persino per lei che veniva da un altro pianeta
e ne aveva viste di cose strane!
-Come può essere... Io non capisco- mormorò.
Raven scosse il capo :-Non ha alcun senso, non può essere vivo...-.
Beast Boy annuì :-Se è un prolungamento del corpo di quel
tipo magari è lui a controllarlo, magari gli dice cosa fare-
azzardò.
Starfire e Raven lo guardarono stupite, non ci avevano pensato ma
effettivamente poteva essere così, non sembrava affatto male
come idea iniziale.
-Ne sono quasi certo- rispose Cyborg.
I quattro si guardarono esasperati, se le cose stavano davvero
così allora non c'era molto da fare se non attaccare
direttamente il criminale di cui però non sapevano un bel niente.
Raven prese Starfire per il polso e la trascinò in cucina mentre Cyborg e Beast Boy continuavano a discutere del caso.
-Vuoi dirmi che hai che non va?- incalzò.
Starfire sospirò prima di rivolgerle uno sguardo triste.
-E' Robin vero? Li conosco quegli occhi, sono gli occhi di quando lui ti fa qualcosa- rispose la viola.
-Non è grave, forse sono io che la prendo nel modo sbagliato- mormorò la rossa.
Raven scosse il capo :-Se una cosa ti fa star male è giusto che tu ti senta così, vuoi parlarne?-.
L'aliena sospirò una volta in più e prese a parlare
:-Ecco il fatto è che... Ieri notte Robin si è messo in
contatto con me, non mi aspettavo una sua chiamata dato che solitamente
cerca di parlare con noi quando sa di trovarci tutti riuniti in
soggiorno-.
Raven annuì :-Vai avanti- la incoraggiò.
-Non so perché mi abbia chiamata ma non è importante, ero
felice di vederlo...- le sue guance si tinsero di un leggero rosso
cremisi :-Mi ha fatto domande sul caso, gli ho raccontato di ciò
che è accaduto e ho cercato di dargli quante più
informazioni possibili e lui ha...-.
Raven le fece cenno di proseguire.
-Ha interrotto la chiamata senza nemmeno salutarmi, non mi ha nemmeno chiesto il mio stato di salute o il vostro. Ha borbottato X'hal solo sa che cosa e ha spento il comunicatore-.
Raven si passò una mano sul volto, rassegnata :-Lo sai come è fatto-.
-Questo non giustifica di certo la maleducazione! Insomma, come ti
sentiresti tu se Beast Boy facesse lo stesso con te?- chiese Star.
La maga arrossì violentemente e si coprì subito il volto
con il cappuccio :-Che c'entra adesso quell'idiota?- sbottò.
Starfire le rivolse un sorriso compiaciuto mentre lanciava un'occhiata
alle sue spalle per accertarsi che i due ragazzi stessero ancora
parlando e non le avessero sentite, fortunatamente era così.
Tornò a rilassarsi incrociando le braccia al petto e osservando
Raven con espressione di sfida.
-Bè, mi sembra ovvio che l'amicizia tra te e Beast Boy sia molto speciale- esordì dolcemente.
-Piantala! Non è vero- bisbigliò aggressiva l'incantatrice.
Starfire non poté evitare di scoppiare a ridere e, anche se
Raven non aveva alcuna voglia di sostenere quella conversazione e ne
era profondamente imbarazzata, fu felice di vedere la sua amica ridere
sguaiatamente. Se non altro era riuscita a non farla soffermare troppo
sul pensiero di Robin e della loro chiamata mal riuscita.
Sorrise anche lei protetta dall'oscurità del suo cappuccio.
La giornata proseguì tranquilla, dopo pranzo ognuno si mise a
fare qualsiasi cosa potesse distrarlo dalla situazione alla mano.
Starfire andò in palestra per praticare un po' il suo corpo a
corpo, Raven si rifugiò nella sua camera a meditare con una
tazza di tè bollente, Beast Boy decise di leggere qualche
fumetto mentre Cyborg si occupava della T-car.
Verso sera il computer iniziò a suonare indicando che Robin li stava chiamando.
Starfire rispose e rimase ad osservare l'immagine di Robin prendere
spazio al centro della stanza, le braccia conserte e l'espressione
seria.
Presto la raggiunsero anche gli altri.
Raven le lanciò una rapida occhiata per sincerarsi che la
ragazza stesse bene, avvertiva una lieve frustrazione e sapeva che
proveniva da lei. Non se ne preoccupò più di tanto dato
che sapeva che era scontenta di come Robin l'aveva trattata la notte
precedente.
-Titans, novità?- chiese.
Starfire prese parola :-Cyborg ha analizzato il campione del quale ti avevo già parlato-.
La ragazza osservò l'amico indicandogli di prendere la parola.
Il mezzo robot iniziò a raccontare al leader che cosa aveva scoperto.
-Interessante... Questo può esserci utile...- borbottò il moro.
Beast Boy puntualizzò la sua teoria che venne accolta in maniera
positiva da Robin, il quale sembrava concordare seppur con qualche
remora.
In effetti non potevano essere certi che fosse l'opzione corretta ma
almeno era una base solida su cui partire, se non altro sapevano che se
volevano fermarlo dovevano attaccarlo direttamente il che, Robin
pensò, non sarebbe stato affatto semplice vista la
modalità di attacco di cui Starfire gli aveva parlato.
Cyborg indugiò per un attimo prima di prendere nuovamente parola.
-Amico, di qualunque cosa stiamo parlando è bene che tu sappia
che quell'uomo non è umano, non lo è- disse sconvolto.
-Che vuoi dire?-.
-Non l'ho visto bene ma...Il suo corpo è...Non so nemmeno come
descriverlo. E' sinistro, inquietante...- il fiato di Cyborg era
bloccato in gola.
Raven gli posò una mano sull'avambraccio per mostrargli sostegno.
-Abbiamo affrontato ogni sorta di nemico prima d'ora, nessuno è invincibile- sbottò Robin.
I ragazzi sentirono un rumore come di un pugno che batteva su una
superficie solida, erano certi che il fatto di non sapere molto di
questo tipo stesse mandando il loro leader al manicomio. Starfire ebbe
un rapido flashback di tutta la storia con Slade, sapeva che questo non
poteva fargli bene, temeva per il suo migliore amico e per la sua
salute.
Si costrinse a prendere un lungo respiro prima di parlare.
-Sono certa che lo fermeremo in un modo o nell'altro, amici... Non
perdiamo la fiducia in noi stessi, come Robin ha già detto ci
è capitato di affrontare nemici potenti ma siamo sempre riusciti
a sovrastarli, non vedo perché questa volta dovrebbe essere
differente dalle altre- disse fiera.
Cyborg annuì, seguito dagli altri.
-Star ha ragione- asserì il moro.
Era così fiero di lei, sapeva che era tagliata per questo, la
sua leadership era innegabile e il modo in cui era stata in grado di
infondere coraggio nel team era ammirevole però... Robin non
riusciva a rilassarsi, tutta questa situazione lo rendeva ansioso.
Odiava sentirsi impotente e più tempo passava più persone
venivano catturate o ferite, sentiva la responsabilità di quel
caso piombargli sulle spalle a peso morto e non era certo di riuscire a
sostenerla; aveva paura di ricadere nei vecchi schemi e aveva paura
soprattutto di ferire di nuovo i suoi amici, questo lo avrebbe
devastato e non poteva sopportare di sentirsi così.
-Andrà tutto bene- di costrinse a dire.
Non lo pensava sul serio, o meglio, non ancora.
Il suo cuore iniziò ad appesantirsi man mano che la
conversazione proseguiva, non sapevano nulla di questo nemico eppure
dovevano attaccarlo direttamente, ben presto il terrore che qualcuno
dei suoi amici potesse farsi male o peggio prese il sopravvento.
Bastava così poco, così poco per farlo sentire come se
stesse nuovamente dando la caccia a Slade, il suo sguardò si
rivolse istintivamente all'aliena immobile di fronte allo schermo, il
solo pensiero che potesse accaderle qualcosa mentre lui non era
presente lo consumava e faceva ardere un fuoco nel suo corpo che
avvertiva ogni volta che lei era in pericolo, ogni volta che qualcuno
cercava di farle del male.
Si costrinse con ogni forza a pensare ad altro e a concentrarsi sulla
conversazione cosa che gli risultò molto più facile
quando Raven gli chiese :-Quando tornerai?-.
-Credo di dover rimanere più tempo del previsto... - mormorò il ragazzo.
Era riuscito a discutere con Bruce di alcune cose ma in cambio delle
informazioni fornite da Batman, Robin aveva dovuto promettere di
rimanere qualche giorno in più per aiutarlo con alcune questioni.
L'espressione di Starfire cedette e Robin, chiaramente, lo notò subito.
Ti prego no, non fare quella faccia... Mi rendi tutto più difficile pensò affranto.
-Per quanto tempo?- chiese la principessa.
Robin scosse il capo :-Non so di preciso... Ma non molto!- si affrettò a dire.
Starfire sospirò e Raven le lanciò subito uno sguardo
ansioso che stava chiaramente a significare "poi ne parliamo".
-Tu hai scoperto nulla?- chiese Cyborg.
-Ci sto lavorando- disse Robin a denti stretti, non gli piaceva essere
raggirato per avere informazioni ma immaginava che sarebbe finita
così :-Mi preoccupa solo che non si riesca a sapere di
più su questo misterioso ghiaccio... -.
Gli altri annuirono, effettivamente era una preoccupazione comune.
-Ci sentiamo presto, devo andare- disse Robin chiudendo la chiamata.
Starfire sospirò amaramente prima di rivolgere uno sguardo serio
a Raven, la quale le posò una mano sulla spalla in segno di
supporto.
Raven sapeva quanto il comportamento di Robin poteva turbare la sua
amica e soprattutto sapeva come quest'ultima si deprimeva quando lui
stava lontano dalla torre, aveva sempre pensato, e sicuramente non
erroneamente, che fosse perché si preoccupava per lui dato che
non poteva proteggerlo mentre era solo senza di lei.
Non che Robin avesse bisogno di protezione ma riusciva a capire
perfettamente il cuore di una ragazza innamorata, il fatto di essere
vicini alla persona che si ama fa stare più sereni circa il suo
benessere anche quando non si può fare molto per proteggerla, o
almeno così l'aveva sempre pensata la maga.
Il suo sguardo si spostò spontaneamente verso Beast Boy, il
quale era intento a osservare fuori dalla finestra con sguardo assente.
I suoi occhi indugiarono sui particolari del suo viso illuminato dalla
flebile luce lunare, la sua pelle risplendeva di un verde smeraldo ogni
volta che veniva sfiorata dalla luce della luna. La maga non
poté fare a meno di sorridere mentre continuava ad esplorare
ogni particolare del viso del ragazzo.
Starfire le diede una piccola pacca sulla schiena e le strizzò
l'occhio compiaciuta scatenando così l'imbarazzo visibile
dell'amica che si nascose prontamente sotto al suo fidato cappuccio.
Starfire sospirò alzando gli occhi al cielo e poi fluttuò verso la cucina pronta a preparare la cena.
-Commestibile Star- esordì Beast Boy lanciandole un'occhiata preoccupata.
-Ma sì, tranquillo- rispose lei sorridente.
-Ecco, io non sono affatto tranquillo- sbuffò il verdolo.
Gotham City
La notte era calata ormai da qualche ora, Robin continuava a
fissare il soffitto mentre si rigirava nel suo vecchio letto, nella sua
vecchia camera e in quella che una volta era stata la sua casa.
Si alzò e iniziò a passeggiare su e giù per la
camera, come poteva dormire sapendo che quel criminale avrebbe potuto
attaccare in qualsiasi momento?
La preoccupazione lo divorava e iniziava seriamente a pensare che non
ne sarebbero usciti, chiunque fosse era un uomo astuto che non lasciava
dietro sé molte tracce, era sicuramente agile dato che i suoi
amici non erano riusciti nemmeno a vederlo eccetto per Cyborg che,
comunque, aveva colto solo qualche particolare del suo aspetto.
Robin era avvolto dai pensieri e non riusciva a smettere di far
lavorare il cervello, la sua mente era in grado di vagliare ogni
singola informazione che gli era stata data mentre cercava di metterle
tutte insieme per formare una sorta di identikit del criminale,
qualcosa che potesse almeno dargli una vaga idea del suo modus
operandi, del suo carattere, una motivazione alle sue azioni. Serviva
solo questo, un indizio.
Robin sospirò passandosi nervosamente una mano fra i capelli, lo sguardo puntato verso la sua scrivania.
Prese tra le mani una fotografia, il soggetto di quest'ultima non
sapeva minimamente della sua esistenza né tantomeno sapeva che
Robin la portava sempre con sé.
La foto raffigurava Starfire seduta nel parco ad osservare alcuni
bambini giocare, era riuscito a scattarla con molta difficoltà
dato che i due passavano molto tempo assieme.
-Non permetterò che ti accada nulla- disse sottovoce.
La sua mano destra carezzò dolcemente il volto della ragazza,
fatto ciò posò nuovamente l'immagine sulla scrivania e,
dopo pochi istanti, riuscì finalmente a crollare in un sonno
profondo.
La mattina seguente si alzò, controllò il computer: nessuna chiamata dalla torre.
Bene, pensò.
Si vestì rapidamente in abiti civili e andò in sala da
pranzo dove Alfred aveva già disposto dei manicaretti deliziosi
sul tavolo, Bruce era seduto a consumare del caffè nero mentre
leggeva il quotidiano.
-Buongiorno- disse il ragazzo prendendo posto.
-Buongiorno, dormito bene?- chiese l'uomo.
Robin si limitò ad annuire, osservò il giornale fra le mani di Bruce con veemenza.
-Nulla di nuovo- rispose l'uomo distrattamente.
Robin sospirò.
Il resto della colazione procedette in silenzio, ormai ci era abituato
ma non poteva fare a meno di sentire la mancanza delle liti patetiche
tra Cyborg e Beast Boy, o dell' odore del tè alle erbe di Raven
e, ovviamente, della voce cinguettante di Starfire che gli augurava il
buongiorno.
Bruce non aveva l'abitudine di discutere a tavola, né in altre occasioni a dire il vero.
Erano rare le volte in cui si concedeva una conversazione che non riguardasse criminali o crimini da sventare.
Una volta terminato il caffè, Bruce si alzò da tavola,
arrotolò il quotidiano e lo posizionò sotto al suo
braccio ritirandosi probabilmente nello studio.
Robin sospirò.
-Signorino Dick, posso servirle altro?- chiese Alfred con tono calmo.
-No Al, ho finito... Senti, tu sai che cosa ha intenzione di chiedermi Bruce?- chiese il ragazzo.
Alfred annuì.
-Ma scommetto che non puoi dirmelo eh?-.
Alfred annuì di nuovo.
Robin sospirò portandosi una mano alla fronte :-Quell'uomo ci farà impazzire tutti prima o poi- sbuffò.
Alfred annuì per la terza volta con un sorriso beffardo, non poteva che essere d'accordo con il giovane di fronte a lui.
Da qualche parte a Jump City...
Non sono abbastanza... Ho
bisogno di molti più trofei, di più! Nessuno
riconoscerà la mia grandezza se non ne prendo ancora...
Un uomo osservava in maniera ossessiva le sue statue di
ghiaccio, erano una quantità industriale ma non abbastanza, le
sue mani le percorrevano avidamente una per una mentre i suoi occhi
saettavano per quanto possibile tra un articolo di giornale e l'altro.
Devo fare di più...Molto di più.
Il suo sguardo si posò sulla foto dei Titans e, con un
gesto netto della mano, la foto iniziò a congelarsi e a
contrarsi sotto al peso di un ghiaccio rivoltante.
Una nube violacea sembrava racchiudersi al suo interno, la quale pareva
muoversi freneticamente in ogni direzione lasciando poco spazio al
colore bluastro della sostanza.
Il ghiaccio si estese lungo l'intero articolo di giornale prima di
disintegrarsi sotto allo sguardo vigile dell'uomo che lo aveva creato,
con esso anche la foto finì in mille pezzi cristallizzati.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5: Titans Est ***
Teammates capitolo 5
CAPITOLO 5: Titans Est.
Erano ormai passati alcuni
giorni e nessun notiziario locale era più tornato sull'argomento
sparizioni il che, in tutta franchezza, lasciava i Titans perplessi e
leggermente straniti.
Tutto il tumulto che si era creato in quei giorni si era dissolto come
neve al sole, era come se quei crimini non fossero mai esistiti, tutto
taceva e il criminale non aveva più sferrato un attacco
dall'ultimo avvenuto.
Una cosa Starfire aveva imparato da Robin: quando tutto si ferma non è mai un buon segno.
Sapeva bene in cuor suo che era solo la calma prima della tempesta e
questo la rendeva tesa oltre ogni misura, era certa che presto sarebbe
accaduto qualcosa di grosso e temeva fortemente che la situazione
potesse sfuggire al loro controllo.
Raven cercava di calmarla come poteva, spesso eseguivano lunghe
sessioni di meditazione di fronte all'enorme finestrone del salone, la
vista dell'immensità del mare dinanzi a loro le tranquillizzava
e facilitava la concentrazione.
-Star, respira profondamente...- sussurrò la maga.
Starfire fece una smorfia infastidita, sapeva che non stava svolgendo
bene l'esercizio. La sua respirazione era corta e instabile, i nervi
stavano ormai prendendo il sopravvento su di lei.
-Scusami, ci sto provando...- mormorò l'aliena.
Raven annuì comprensiva.
-Vorrei che Robin fosse qui...- aggiunse Star :-Non riesco a sopportare
la pressione di essere il leader, non so pianificare la prossima mossa
bene quanto lui e...-.
Raven la interruppe con un rapido gesto della mano, era chiaro che non sarebbero più riuscite a meditare quel pomeriggio.
-Io penso che tu te la stia cavando bene- commentò Raven :-Star,
tu non sei Robin... Puoi imparare da lui ma non sei lui e va bene
così-.
Starfire sospirò amaramente, era ovvio che Raven avesse ragione ma non poteva comunque evitare di sentirsi avvilita.
-Mi disturba solo questo silenzio... Non so che cosa fare- borbottò l'aliena.
-Non c'è molto che possiamo fare, lo so che non ti piace
aspettare ma non abbiamo molte altre opzioni- disse con tono monotono
la maga.
-Vado a vedere come se la sta cavando Cyborg con le ricerche che gli ho
assegnato... Mi dispiace per la sessione di meditazione-.
Raven sorrise appena :-Non preoccuparti, continuerò da sola...- rispose.
Starfire percorse il corridoio per arrivare allo studio, ogni passo
echeggiava con lievi tonfi metallici sul pavimento della torre quasi a
scandire ogni piccolo movimento compiuto dalla ragazza.
Passando davanti alla stanza di Robin non poté fare a meno di
indugiare sulla porta, il suo sguardo ripercorreva attentamente ogni
lettera in rilievo sull'oggetto metallico di fronte a lei.
-Vorrei che fossi qui- bisbigliò accarezzando la superficie della lettera R.
Dopo un lungo sospiro riprese a camminare verso lo studio.
-Cyborg?- chiamò una volta arrivata davanti alla stanza.
Il ragazzo si alzò dalla sedia ed andò ad aprire la
porta, le rivolse un sorriso energico prima di permetterle di entrare.
-Come ti senti?- chiese Starfire.
-Bene, meglio...- borbottò il mezzo robot.
-Come stanno andando le ricerche?- domandò la principessa aliena.
Cyborg si avvicinò al computer e posò una mano sulla
scrivania come a sorreggere il proprio peso, incrociò i piedi e
lanciò una rapida occhiata allo schermo.
-Non sono previsti eventi sportivi nei prossimi giorni, ho impostato un
sistema che mi permetterà di ricevere aggiornamenti sul
tabellone delle varie competizioni sportive, se qualcosa cambia...- si
bloccò e alzò il suo braccio indicandone la schermata :-
Sarò il primo a saperlo- aggiunse soddisfatto.
Starfire sorrise :-Molto bene amico!- esclamò gioiosa.
Finalmente un po' di tensione sembrava essersi assopita e Star ne era
molto felice, non riusciva più a sopportare quella sensazione di
ansia che la pervadeva da giorni.
-Star, vorrei chiederti un consulto...- disse il mezzo robot.
Starfire annuì facendogli cenno di proseguire.
-Stavo pensando di contattare i Titans Est, chiedere loro che tipo di
informazioni hanno sull'accaduto, capire se ci sono stati casi nella
loro zona-.
-Ottima idea amico Cyborg!- esclamò la rossa :-Procedi pure-.
Cyborg non se lo fece ripetere due volte, digitò rapidamente
qualcosa sul suo braccio e poco dopo era collegato al computer
dell'altra squadra e attendeva una risposta da Bumblebee.
Raven aveva smesso di meditare, era comoda sul divano a leggere un
vecchio libro di incantesimi e ne ripercorreva i ghirigori con le dita.
Sentì il rumore delle porte scorrevoli che si aprivano e
spiò con la coda dell'occhio per vedere chi fosse entrato in
salotto, non che fosse difficile da indovinare dato che riusciva a
sentirne le emozioni.
Beast Boy le rivolse un sorriso genuino prima di sedersi accanto a lei :-Cosa leggi?- chiese.
La maga arrossì leggermente, si coprì immediatamente
dietro al suo cappuccio e rispose :-E' un libro che viene dal posto in
cui sono nata-.
-Sembra... Ehm... Antico- esordì il mutaforma grattandosi il retro del capo.
-Lo è- tagliò corto l'incantatrice.
Si creò subito un silenzio scomodo fra i due, ognuno guardava in
una direzione opposta sperando che l'altro si decidesse a rendere meno
pietosa la situazione.
-Sai... Ehm... Cyborg è in contatto con i Teen Titans della zona est- disse Beast Boy tornando a guardare la viola.
-Oh, come mai?- chiese lei.
-Credo che voglia fare un'indagine simultanea... E poi, ovviamente, non
vuole perdere occasione per parlare con Bumblebee- rispose scherzoso il
verdolo.
Raven si lasciò sfuggire una risatina soffocata :-Quindi quei
due si piacciono sul serio- esordì alzando gli occhi al cielo.
-A quanto pare...-.
Gli occhi dei due ragazzi si incontrarono, verde contro ametista, e il
silenzio che li circondava non sembrò più così
male.
Rimasero così per un po', due sorrisi leggeri dipinti sui loro
volti mentre gli occhi di lei non si staccavano da quelli di lui e
viceversa.
-Sai io credo che... Sia bello avere qualcuno a cui tenere così tanto- mormorò Beast Boy rompendo il silenzio.
Raven annuì :-Sì, immagino lo sia- rispose asciutta.
Distolse il suo sguardo da quello dell'amico e si alzò di scatto dal sofà.
-Ho detto qualcosa di male?- chiese il mutaforma.
-Quando mai dici qualcosa di giusto?- ribatté l'altra con tono aggressivo.
Beast Boy la osservò scomparire dal soggiorno con sguardo incredulo :-Io davvero non la capisco!- esclamò nervoso.
Incrociò le braccia al petto e si lasciò sfuggire un
ringhio sottomesso :-Più sono gentile e peggio mi risponde... Ma
cosa ho fatto di male?- si domandò.
Con un forte sospiro scocciato si diresse verso la cucina e si
servì un bicchierone di latte di soia prima di riaccomodarsi sul
sofà a guardare la tv.
Gotham City
Robin iniziava a sentire i sensi di colpa per non aver
contattato i suoi amici nei giorni precedenti, aveva giusto in mente
una certa aliena che sicuramente non l'aveva presa bene.
Inoltre, Bruce non gli aveva ancora posto la sua famosa richiesta e la
cosa lo mandava fuori di testa. Voleva davvero tornarsene a casa, a
Jump City con i suoi amici.
Sospirò amaramente mentre rigirava la foto di Star fra le mani,
iniziava a sentire il peso della situazione sulle spalle e non sapeva
come tirarsene fuori.
Il fatto che ogni volta che tornava a Gotham il suo atteggiamento
mutava lo rendeva furente, odiava ciò che quella città e
quella casa gli facevano, odiava non essere in grado di superarlo e
passarci sopra una volta per tutte.
Digrignò i denti lasciandosi sfuggire un ringhio nervoso, voleva
solo tornare a casa con più informazioni in tasca e con un modo
per bloccare i crimini di quell'uomo.
Si prese la testa fra le mani e si alzò dal letto per tornare a
posare la fotografia sulla scrivania, sospirò una volta in
più e varcò la soglia della sua stanza per dirigersi
verso i giardini della magione.
Le zone verdi della villa erano un piccolo capolavoro, Bruce li aveva
fatti progettare in modo che somigliassero ai giardini di Versailles e
la cosa non passava certo inosservata: il sentiero di mattoncini
bianchi e ghiaia si intersecava perfettamente fra le aiuole colorate e
curate, percorrendolo andando dritti si arrivava ad uno spiazzale
quadrato con una fontana in marmo bianco al centro e quattro panchine
in legno posizionate a ciascun angolo, circondate da maestose siepi e
cespugli di fiori selvatici.
La parte che però Robin preferiva erano senza dubbio i roseti,
si trovavano poco più avanti rispetto allo spiazzale e ci si
arrivava tramite un sentiero in terriccio che si perdeva fra i vari
cespugli di rose perfettamente curati da Alfred.
Robin inalò il profumo inebriante delle American Beauty, il suo
tipo di rosa preferito, e si avvicinò per osservarne meglio i
petali color del sangue.
Si fermò ad ascoltare il cinguettio degli uccellini e chiuse gli
occhi iniziando a respirare profondamente, Raven gli aveva insegnato
una tecnica di rilassamento che aveva intenzione di mettere in pratica.
Si sistemò a terra, gambe incrociate e mani sulle ginocchia,
rilassò le spalle e il collo e, senza aprire gli occhi,
iniziò a respirare lasciandosi cullare dal vento lieve che
soffiava scompigliandogli i capelli.
Il silenzio lo avvolse in fretta, attorno a lui non esisteva nient'altro che il profumo dei fiori e di terra bagnata.
Sentì qualche goccia di pioggia scivolargli lungo la fronte e il
collo bagnandogli dolcemente il petto e gli abiti ma non gli importava,
anzi era sicuro che il ticchettio lieve delle gocce sulle foglie e sul
suo corpo lo calmasse ancora di più.
:-Guarda che rischi di prenderti un raffreddore- esordì una voce alle sue spalle.
Robin aprì gli occhi e si voltò lentamente alzandosi da terra.
Sorrise calorosamente alla propietaria della voce :-Babs!- esclamò.
La ragazza lo abbracciò prima di offrirgli riparo sotto al suo ombrello.
-Che ci fai qui fuori sotto la pioggia?- chiese lei divertita.
-Avevo bisogno di pensare- rispose il ragazzo.
Barbara Gordon era esattamente come la ricordava, la sua fluente chioma
rossa le ricadeva morbida sulle spalle e incorniciava i suoi penetranti
occhi azzurri e il suo viso allungato e dai tratti soavi.
Robin ripensò alla cotta enorme che aveva per lei da ragazzino e non poté evitare di sorridere.
-Vedo che non sei cambiato affatto- sospirò lei alzando gli occhi al cielo.
-Dai andiamo dentro- aggiunse con un sorriso comprensivo.
I due ripercorsero la strada verso la villa sottobraccio, parlando e scherzando assieme.
Robin si rese conto da quanto tempo era che non parlava con Barbara,
effettivamente se avesse dovuto scegliere qualcosa di cui sentiva la
mancanza e che facesse parte della sua vecchia vita avrebbe sicuramente
scelto Barbara.
Quando erano più piccoli si perdevano spesso in lunghe
conversazioni e pattuglie notturne della città, si allenavano
insieme e ridevano moltissimo... Questo gli mancava davvero tanto, lei
gli mancava tanto.
Si perse per un attimo a contemplare il suo profumo il quale, fu felice
di constatare, non era cambiato dai tempi in cui l'aveva conosciuta.
-Sai, sono cambiate molte cose da quando te ne sei andato Dick- mormorò lei.
Robin sollevò un sopracciglio :-A me sembra tutto esattamente come lo ricordavo, Bruce compreso- lamentò.
Barbara sorrise appena :-Vorrei davvero che fosse come dici...-.
Il ragazzo stava per controbattere ma, non appena si rese conto che
ormai erano di fronte alla porta principale, si costrinse a tacere.
-Allora Dick, raccontami tutto della tua vita a Jump!- esclamò la ragazza con un sorriso compiaciuto.
Mise da parte l'ombrello e lo trascinò fino in salotto: un'ampia
stanza a cerchio con un sontuoso lampadario di cristalli sotto al quale
si posizionava un divano in pelle color terra bruciata, di fronte ad
esso un caminetto in mattoni e una televisione a muro. Sotto al divano
un tappeto che richiamava lo stile arabico e un tavolino in vetro sotto
il quale erano ordinatamente posizionati alcuni libri.
Il tutto era reso meno cupo da un pianoforte bianco all'angolo destro
della stanza, di fronte ad una finestra ad arco e accanto ad una pianta
che sembrava essere un ficus.
I due si accomodarono sul divano.
-Che cosa vuoi che ti dica? La città è fantastica, mi trovo molto bene lì- rispose lui incerto.
Barbara gli rivolse una smorfia prima di imitare la sua voce :- La
città è fantastica e bla bla bla...- continuò
:-Voglio sapere dei tuoi amici, lo so come è fatta Jump City-.
Robin alzò gli occhi al cielo e sorrise in modo scherzoso.
-I miei amici sono... Sono davvero stupendi, non avrei potuto chiedere squadra migliore- disse tranquillamente.
-Sono felice per te Dick, davvero...-.
I due continuarono a discutere del più e del meno per qualche
tempo finché Alfred non venne a chiamarli per portarli nella
Bat-Caverna.
Jump City
Cyborg era davvero entusiasta, non riusciva a contenere la
felicità e Raven gli rivolgeva continuamente occhiatacce
infastidite.
Starfire e Beast Boy sorridevano a quella scena cercando di evitare che
Raven li vedesse e scaricasse su di loro tutto il suo fastidio, non
riuscivano molto bene ma la maga fece comunque finta di nulla.
Non era difficile indovinare che cosa procurasse a Cyborg tutta quella
allegria, in fondo i Titans Est sarebbero arrivati di lì a poco.
Nessuno dei suoi amici aveva il cuore di ricordargli che non sarebbero
venuti per una visita di piacere ma per aiutarli con il caso alla mano.
Raven lanciò di sottecchi una rapida occhiata a Beast Boy, le
sue guance immediatamente bollenti mentre si riparava il volto una
volta in più dietro al cappuccio.
Starfire, nel vedere il suo amico così contento, si sentiva
sempre più demoralizzata. Era felice di vederlo così e
era ancora più felice del fatto che fosse Bumblebee a renderlo
così frizzante ma non poteva fare a meno di pensare al motivo
della sua di felicità, non era lì e chissà quando
sarebbe tornato.
Finalmente il campanello suonò e si catapultarono tutti alla porta principale per accogliere i colleghi.
I primi ad entrare furono i gemelli Mas e Menos, due ragazzetti di
bassa statura e dai piccoli occhi neri, veloci come al solito si
piazzarono subito al centro del soggiorno con lo sguardo fisso sulla
principessa Tamariana.
Speedy seguì immediatamente, i soliti capelli rossicci piastrati
sul viso e la camminata spavalda, soffermò lo sguardo su Raven e
Starfire e poi entrò come se fosse a casa sua.
Le due ragazze alzarono gli occhi al cielo in un sospiro.
Gli ultimi ad entrare furono Aqualad e Bumblebee, i quali si premurarono di chiedere il permesso in maniera molto educata.
Aqualad era un ragazzo alto e di bell'aspetto, i suoi lunghi capelli
corvini erano un tratto caratteristico del ragazzo, quelli e il fatto
che venisse da Atlandide ovviamente.
Bumblebee invece era una ragazza molto appariscente, i suoi capelli
afro erano sistemati in due stretti chignon ciascuno ai lati del capo e
le sue labbra carnose erano sempre adornate da un lucente rossetto
rosso fuoco.
-Ma vi pare il modo?- ringhiò la ragazza lanciando un'occhiata in cagnesco agli altri membri della sua squadra.
-Opss... Si è arrabbiata...- canticchiò Speedy in tono canzonatorio.
-Ti conviene non farmi arrabbiare sul serio- incalzò Bumblebee.
-Ah se gli sguardi potessero uccidere...- bisbigliò Aqualad.
Cyborg s'intromise subito per evitare ulteriori battibecchi :-Bene,
benvenuti...- il suo sguardo si spostò verso Starfire con una
certa urgenza.
L'aliena sorrise e scortò Bumblebee e Aqualad in salotto assieme
agli altri :-Sono molto contenta di vedervi in salute amici!-
cinguettò.
Mas e Menos la osservavano con occhi sognanti mentre fluttuava verso il sofà con Bumblebee sottobraccio.
-Anche noi siamo contenti di vedere che siete in forma- concordò Speedy.
Raven roteò gli occhi, intuendo la battuta sottile che aveva fatto il ragazzo.
-Passiamo ai fatti, sì?- disse con tono piatto.
-Sì, giusto... Dunque, immagino che siate informati circa i recenti eventi- disse Starfire.
-Sì, è davvero una cosa orribile... La polizia di Jump
City Est è fuori di testa... Nessuno riesce a venirne a capo-
commentò Aqualad osservando il mare dalla finestra del salotto.
Cyborg prese parola :-E' incredibile, questo tizio riesce sempre a cavarsela, com'è possibile?-.
-Non lo so Sparky, è davvero schivo, nemmeno noi siamo ancora
riusciti a rintracciarlo- rispose Bumblebee portandosi l'indice al
mento.
Il computer emise un suono inconfondibile, Robin stava chiamando.
Starfire rispose alla chiamata e attese che il leader si accorgesse di loro.
-Star... Oh! Hey ragazzi...- esordì il ragazzo meraviglia non appena si rese conto della presenza degli altri Titans.
-Hey Rob- salutò Speedy.
-Abbiamo contattato i Titans Est per unire le forze e sapere che cosa
sta accadendo nella zona est della città, è stata un'idea
di Cyborg- informò Starfire.
-Ovviamente- ghignò Robin :-Bè allora ho chiamato proprio al momento giusto-.
Bumblebee prese parola :-La verità è che nella nostra
zona ci sono stati solamente due casi, un giocatore di basket e un
rugbista... Pare che il tipo sia interessato solo ai campioni-.
-Probabilmente ha un compleasso di inferiorità che dovrebbe
essere grande almeno quanto l'ego di Speedy- commentò Aqualad.
-Hey!- esclamò l'altro, comodamente steso sul divano.
I due vennero ignorati dal resto dei Titans che, per quanto possibile, cercava di mettere insieme idee e opinioni.
Alla fine Robin decise che si sarebbe svolta un'indagine simultanea, ad
ogni novità si sarebbero collegati per pianificare assieme
un'azione efficace.
Non c'era molto che potessero fare soprattutto perché non
conoscevano affatto il loro nemico e, di certo, non potevano basarsi
solo su piccole supposizioni.
Da qualche parte a Jump City...
Presto, molto presto...
Uno strumento emise un forte stridio e un urlo greve riempì una stanza asettica di terrore.
Un uomo dalle strane sembianze reggeva tra le mani una coppa d'oro con un nome inciso sopra ormai graffiato via dal tempo.
Presto...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6: La richiesta ***
Teammates capitolo 6
CAPITOLO 6: La richiesta
Gotham City
Robin stava percorrendo nervosamente il corridoio di fronte alla sua vecchia camera, su e giù, senza fermarsi un attimo.
-Non ci posso credere!- esclamò :-Dimmi che non è vero Al!-.
Alfred era immobile di fronte alla porta con un abito da uomo fra le mani e un'espressione contrita.
-Queste erano le condizioni giovane maestro- disse placido.
Robin si passò nervosamente una mano fra i capelli e scosse il
capo con energia :-No! Le condizioni erano che avrei fatto qualcosa per
lui ma nessuno mi aveva parlato di questo!- sbottò infastidito.
Alfred sospirò alzando gli occhi al cielo :-Non vengo pagato abbastanza per questo...- borbottò.
-Maestro Dick, la prego di adempiere ai suoi doveri come promesso-.
Ecco, con enorme dispiacere di Robin, Alfred aveva usato il tono autoritario che di solito riservava a Bruce.
-Stai per caso usando lo stesso tono che usi con Bruce quando
s'intestardisce sulle cose?- chiese il ragazzo sollevando un
sopracciglio.
-Ci può scommettere!- rispose l'uomo raddrizzandosi sulla schiena.
-Quindi non ho scelta...- sbuffò Robin.
-Vedo che inizia a capire- sentenziò Alfred porgendogli il vestito.
-Bene allora- ringhiò il moro afferrando l'abito in modo aggressivo.
Entrò in camera e sbatté la porta alle sue spalle ricordando la conversazione di quella mattina.
FLASHBACK (STUDIO DI BRUCE WAYNE ORE 9:30)
Robin era stato convocato nello
studiolo della magione, era un'area che di solito Bruce utilizzava per
portare a termine qualche lavoro per la sua azienda.
Lo faceva quando era troppo pigro per andare a lavoro ma, da qualche
anno a quella parte, Bruce non lasciava quasi più lo studio...
Semplicemente se ne stava lì a bere scotch e guardare dalla
finestra verso i giardini della villa.
Quella mattina però era tutto molto più solenne, quando
Robin entrò Bruce aveva un'espressione divertita dipinta in
volto e, effettivamente, non era un'espressione che assumeva spesso.
C'era qualcosa di sadico nel modo in cui sorrideva.
-Buongiorno Dick- disse asciutto.
-Buongiorno...- mormorò confuso il ragazzo.
-Ti starai chiedendo perché ti ho chiamato nello studio- asserì l'uomo.
Robin annuì.
-Ho intenzione di porti finalmente la mia richiesta, una volta che
l'avrai soddisfatta io ti darò le informazioni di cui hai
bisogno-.
Robin annuì di nuovo.
-Sai Dick, la gente inizia a chiedermi che fine abbia fatto mio figlio da un po' di tempo ormai...- iniziò.
Robin sapeva dove quella conversazione sarebbe andata a finire e non gli piaceva nemmeno un po'.
-Ufficialmente Richard Grayson è uno studente nel college di
Jump City e studia economia... A proposito, come vanno le lezioni?-
chiese.
Robin seguiva lezioni online alla facoltà di economia di Jump
City, aveva preferito non dirlo ai suoi amici per ovvi motivi per cui
non poteva permettersi di recarsi fisicamente alle lezioni e agli
esami, non che ne avesse il tempo comunque.
-Bene, arriva al punto- tagliò corto.
-Gli studenti anche se fuori sede visitano i loro genitori Dick- asserì l'uomo.
-E infatti sono qui Bruce...- ringhiò il moro.
Bruce sorrise in modo enigmatico prima di posargli una mano sulla spalla :-Ma lo sappiamo solo io, Alfred e Barbara-.
-E il commissario Gordon- borbottò il ragazzo.
-Bingo!-.
Robin sollevò un sopracciglio.
-Ti hanno visto Dick, sei intelligente, ormai dovresti sapere che la
stampa è sempre in giro a ficcanasare... Ora sanno che Richard
Grayson è in città e guarda caso stasera si terrà
un evento di beneficenza per l'ospedale di Gotham, ospedale al quale ho
donato parecchi soldi come ben ricorderai-.
-No, Bruce scordatelo! No!- esclamò categorico il ragazzo.
-Temo tu non abbia scelta, inoltre sarà utile farci vedere insieme dopo tanto tempo- rispose Bruce.
-Ma...-.
L'uomo bloccò Robin con un gesto della mano :-Tu verrai con me, intesi?-.
-Sì- rispose il ragazzo a denti stretti.
FINE FLASHBACK
Robin si lasciò scivolare sul letto con il vestito
ancora fra le mani, odiava gli eventi sociali e odiava vestirsi da
pinguino e fare conversazione con quei tizi ingessati che conosceva
Bruce.
-Lo faccio per l'indagine, solo per l'indagine- iniziò a ripetersi.
Lanciò un'occhiata all'orrore che avrebbe dovuto indossare quella sera e sospirò esasperato.
-Odierò ogni singolo istante- mormorò Robin guardandosi allo specchio.
Indossava un classico smoking, niente di troppo articolato ma si sentiva comunque terribilmente a disagio.
La cosa peggiore era che Alfred l'aveva costretto a pettinare gli
scomposti capelli neri all'indietro, un singolo ciuffo di capelli
ricadeva ora sulla sua fronte.
-Sembro un idiota- si disse.
Decise di allontanarsi dallo specchio per evitare di farsi ancora del
male e si diresse in salotto dove fu sorpreso di trovare Barbara,
perfettamente agghindata con un lungo abito blu notte legato dietro al
collo e che mostrava una scollatura profonda ma dignitosa.
-Che ci fai qui?- chiese Robin.
-Sono la tua dama per la serata- rispose la ragazza con una punta d'ironia nella voce.
Robin la squadrò da capo a piedi, niente male davvero...
-Smettila di sbavarmi addosso Grayson- disse lei divertita.
-Non sto sbavando e poi... Ti sta molto bene, dovresti vestirti da donna più spesso- scherzò lui di rimando.
Barbara alzò gli occhi al cielo e gli diede un piccolo spintone amichevole.
-Non stai male nemmeno tu Grayson, bei capelli a proposito- disse sorridendo.
Robin le rivolse un'occhiataccia infastidita :-Non ricordarmelo...- sbuffò.
Barbara scoppiò a ridere e si avvicinò all'amico posandogli le mani sulle spalle :-Sei perfetto-.
Robin non poté evitare di arrossire un po'. Se ne rese conto
solamente in quel momento, aveva decisamente un debole per le ragazze
con i capelli rossi.
A proposito di capelli rossi... Il ragazzo prese il comunicatore che
teneva nella tasca interna della giacca :-Devo chiamare una persona-.
-E' per caso quella Starfire di cui non smettevi di parlare l'altro
giorno?- chiese l'altra sollevando un sopracciglio e assumendo un
sorriso beffardo.
-N...Ok, sì è lei- rispose il moro scomparendo in cucina.
Per ora era riuscito a scampare alle domande inevitabili che, sapeva
già, sarebbero arrivate non appena sarebbe tornato in salone.
Digitò rapidamente qualcosa e attese.
Dall'altra parte gli comparse l'immagine nitida di Starfire, era in
camera sua e sembrava piuttosto felice di sentirlo poi però il
suo viso assunse un'espressione confusa.
Robin sapeva che non era per via degli occhi, Starfire li aveva già visti molte volte, allora cosa?
-Robin... Come sei elegante! E' un'occasione speciale?- chiese la ragazza sollevando un sopracciglio.
L'ultima volta che lo aveva visto in smoking non era stata una serata molto piacevole.
-Ehm... Diciamo... Preferirei non parlarne- disse Robin alzando gli occhi al cielo.
-Mhm... A cosa devo il piacere?-.
Era arrabbiata.
-Sei arrabbiata vero?- chiese lui.
Non che gli servisse una risposta, lo sapeva benissimo: sì.
-Non sono arrabbiata, direi piuttosto... Infastidita- confessò l'aliena.
-E' perché non mi faccio sentire da un po', vero?-.
-Bè, ci siamo sentiti l'altro giorno...- commentò amaramente la rossa.
Robin annuì, era vero che si erano sentiti ma c'erano anche
tutti gli altri e prima di quel momento lui non aveva mai chiamato.
-Ma c'erano anche gli altri... Star, lo so che ti fa piacere che conversiamo da soli quando sono via ma...-.
-Non importa Robin- disse lei asciutta.
-Sì che importa, importa a me- borbottò il ragazzo.
Starfire stava per ribattere ma Robin la bloccò.
-Ascolta, ho una buona notizia... Chiamavo per dirti che presto potrò tornare a casa- disse sperando di calmarla.
Starfire sorrise appena :-Ne sono lieta-.
-Tutto qui?- chiese lui infastidito.
-Che cosa vuoi che ti dica Robin?- Starfire aveva un'espressione dura e
triste al medesimo istante :-Chiami solamente per le indagini, o in
questo caso per dirmi che tornerai presto... Mai una volta mi hai
chiesto come stiamo qui alla torre, né mi hai chiesto come sto
io- continuò.
L'espressione di Robin cedette, non poteva sicuramente darle torto.
-In più stasera ti fai sentire dopo giorni di silenzio totale e
compari ben vestito e con una pettinatura elegante, avevi detto che
saresti rimasto a Gotham City per risolvere delle questioni importanti
ma non hai mai menzionato che si trattasse di eventi di piacere-
commentò risentita la ragazza.
-Star...-.
-Sono lieta di sapere che tornerai presto, ora perdonami ma sono molto stanca e gradirei dormire-.
La chiamata si interruppe e Robin rimase lì, immobile, a fissare lo schermo.
Fantastico, ci mancava giusto l'aliena furiosa per rendere ancora più magica questa serata... pensò il ragazzo.
Tornò in salotto con lo sguardo fisso sul pavimento.
-Oh oh... Non è andata bene come speravi?- chiese Barbara.
Robin sospirò :-Si vede?-.
-No, tranquillo... Lo nascondi benone- disse lei chiaramente ironica.
-Ok Sherlock, che vuoi sapere?- domandò lui facendo del suo meglio per non sembrare nervoso.
-Solo da quanto tempo è che ti piace- rispose l'altra sorridendo.
-Da un po'...- confessò il ragazzo.
-Mmmh... Capisco, lei lo sa?-.
Robin scosse il capo.
-E tu non glielo dimostri spesso eh?-.
Robin scosse nuovamente il capo.
-Come sospettavo- mormorò Barbara :-Sai Dick, tu hai preso
moltissime qualità da Bruce, purtroppo hai preso anche
moltissimi dei suoi difetti-.
-Non mi dire!- esclamò lui in tono sarcastico.
-Hey! Non fare il saputello con me Grayson, sto cercando di darti una mano- lo avvertì la ragazza.
-Scusa- disse rapido lui :-Sono tutto orecchi-.
-Se la ragazza in questione ti piace così tanto come credo di aver capito... Diglielo e basta-.
-Wow che grande aiuto Babs! Grazie, non so come avrei fatto senza di te- altra risposta sarcastica.
-Un'altra risposta così Grayson e ti faccio saltare tutti i denti-.
Bruce scese dall'auto che aveva adibito a trasporto della serata, una Maserati nera che dava piuttosto nell'occhio.
Aprì lo sportello a Barbara e le porse il braccio con fare
cavalleresco per aiutarla a scendere, come se ne avesse avuto bisogno!
Robin, dal canto suo, scese dall'auto e andò ad aiutare Selina, l'accompagnatrice di Bruce.
-Ti ringrazio dolcezza- disse lei in un tono che ricordava le fusa di un gatto.
Robin le sorrise cercando di ignorare il suo modo di fare e
continuò a scortarla fino all'entrata, Bruce subito al suo
fianco accompagnato da Barbara.
La festa di beneficenza si teneva nel salone di un hotel appena fuori
Gotham, la stampa era già all'entrata e attendeva trepidante
l'arrivo di Bruce e della sua famiglia.
Un altro motivo per cui Robin odiava questi eventi era il fatto di
dover essere gentile con i giornalisti prestandosi alle loro domande
senza battere ciglio.
Non amava affatto la visibilità.
I giornalisti iniziarono ad accalcarsi attorno a loro, Bruce
passò rapidamente a lato di Selina porgendole il braccio e
sorridendole amabilmente.
Robin sorrise a Barbara cercando un po' di conforto e fu felice di
notare il suo sguardo comprensivo, il ragazzo le circondò la
vita con il braccio e sorrise in direzione della stampa.
-Signor Grayson! Signor Grayson! A cosa dobbiamo la sua visita qui a Gotham?- chiese una giornalista dall'aria arrogante.
Era una donna bassina e minuta con lunghi capelli biondi vaporosi sulle spalle e occhi color nocciola.
-Sono tornato approfittando delle vacanze estive e ho deciso di passare
a salutare mio padre- rispose lui cercando di essere accomodante.
-La signorina Gordon è la sua dama per la serata. Voi due state insieme?-.
Robin iniziava già ad essere scocciato, la sua vita privata avrebbe dovuto essere esattamente quello: privata.
-No, io e la signorina Gordon siamo ottimi amici- rispose secco.
Rivolse alla giornalista un sorriso smagliante :-Mi perdoni ma sarebbe
scortese ignorare la mia accompagnatrice, è stato un piacere-
disse con tono accattivante.
Si guardò brevemente intorno e notò che anche Bruce stava iniziando a liquidare i giornalisti.
Strinse la sua presa attorno alla vita di Barbara e la scortò
leggermente in avanti in modo che lo precedesse, varcarono finalmente
l'entrata dell'hotel.
Robin si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
-Però, che animale da festa- lo canzonò Barbara.
-Taci- rispose lui scherzoso.
I due si voltarono verso il portone a specchio e videro che anche Selina e Bruce erano riusciti a passare.
-Oh che simpratici quei giornalisti, non trovi dolcezza?- chiese Selina, il suo tono suadente sempre presente.
Bruce le sorrise :-Se lo dici tu-.
Selina osservò prima Robin, poi Bruce e poi si rivolse a Barbara
:-Questi due uomini sono a dir poco lunatici, non trovi cara?-
domandò passando l'indice sulla mandibola della ragazza.
-Sono decisamente due che rimuginano parecchio- convenne Barbara.
-Mhm, non è affatto sexy tesoro... Siamo ad una festa e tu non
mi porti mai fuori dolcezza, potresti almeno essere più
sciolto... Per farmi piacere?- disse la donna posando una mano sul
petto di Bruce.
-Selina...-.
-Se ti comporterai bene caro... Ti farò un bellissimo regalo
quando torneremo a casa- sussurrò lei in tono ammiccante.
Bruce si irrigidì e annuì leggermente.
Robin si sentì invadere da un conato di vomito, troppe volte da
ragazzino aveva partecipato a simili scene, Selina era la preferita di
Bruce e si frequentavano da anni ormai. Robin non poteva negare che
fosse una donna affascinante ma era anche molto sfrontata, a volte fin
troppo.
Barbara lo prese per mano e lo trascinò lungo il corridoio fino alla sala dove si teneva l'evento.
Era una grande stanza circolare con un pavimento a specchio e delle
pareti in pietra bianca, dal soffitto pendeva un magnifico lampadario
in cristallo il quale era decisamente l'elemento più prezioso
all'interno del salone, se ne stava lì al centro attirando
l'attenzione di chiunque entrasse dalla porta.
In fondo alla sala c'era un palco in legno coperto da un sontuoso
tappeto rosso, tutto attorno vi erano tavoli circolari sparsi per la
stanza ricoperti con tovaglie bianche in seta e vistosi centrotavola
con fiori e candele.
Vi erano svariati camerieri tutti vestiti di bianco che passavano fra
le persone reggendo vassoi rotondi sui quali erano posati calici di
champagne e analcolici per i più giovani.
-Vedo se riesco ad individuare il nostro tavolo- disse Barbara sorridendo.
Robin stava per pregarla di non lasciarlo lì da solo ma si
bloccò non appena sentì una mano passargli sul petto
abbracciandolo da dietro.
-Dolcezza, Bruce mi ha appena garantito che mi riserverai un ballo stasera...Ci conto- disse in tono sensuale.
Gli diede un bacio sulla guancia e andò in direzione di Barbara muovendosi in modo sinuoso fra la folla.
Robin si pulì la guancia e alzò gli occhi al cielo, gli
stava simpatica Selina però quando faceva così era
insopportabile.
Bruce gli posò una mano sulla spalla e fece spallucce prima di andare anche lui dietro alle due donne.
-Sarà una lunghissima, interminabile, fastidiosissima serata- borbottò Robin fra sé.
La pista da ballo era gremita di persone, non era facile muoversi e a Robin non piaceva ballare.
Mentre stringeva Barbara a sé e dondolava insieme a lei a ritmo
di musica i suoi pensieri si rivolsero a Starfire, ricordò la
serata in cui ballò con lei e sorrise, era una delle sue memorie
preferite.
Ricordò anche il suo splendido vestito lilla e come le stesse
bene addosso, pensò anche che nulla addosso all'aliena poteva
sfigurare e per quanto ne sapeva quel vestito poteva anche essere una
tenda ma su di lei era senz'altro la tenda più bella che avesse
mai visto.
-Pensi alla tua ragazza?- chiese Barbara :-Non è molto carino- borbottò facendo finta di essere infastidita.
-Non è la mia ragazza- si limitò a dire lui.
-Non ancora- lo corresse lei.
Barbara posò la testa sul petto di Robin e sospirò rilassata.
-Lo sai come la penso sulle relazioni Babs- sbuffò lui.
-Lo so. E so anche che la pensi così per colpa di Bruce- rispose lei.
-Ho paura che possa succederle qualcosa... I criminali sono infimi, se
per arrivare a me potessero servirsi di lei non esiterebbero nemmeno
per un attimo e nessuno lo sa meglio di te- spiegò il ragazzo.
-Vivi un po' Dick! Da quello che mi hai detto questa ragazza è
una macchina da guerra che indossa un graziosissimo vestitino viola,
penso che sappia badare a se stessa-.
-Babs, scusa se te lo dico ma non pensi che tutta questa situazione non sia affar tuo?- sbottò lui in tono nervoso.
La ragazza si scostò appena da lui per guardarlo negli occhi.
-Non è affar mio, hai ragione... Però io sono tua amica e
non voglio che diventi come tuo padre- disse lei seria :-Dick, sei
giovane e sei un ragazzo meraviglioso... Dovresti poter avere una
relazione se ne hai voglia-.
-Possiamo smettere di parlarne?- incalzò lui.
Barbara scosse il capo alzando gli occhi al cielo :-Sei impossibile-.
-Lo so- rispose quasi rassegnato.
I due continuarono a danzare in silenzio finché Selina non arrivò a reclamare il ballo che le era stato promesso.
Robin si sentì di nuovo sull'orlo di una crisi di nervi quando
anche la donna iniziò ad interrogarlo a proposito della sua vita
sentimentale, riuscì comunque ad evitare tutte le domande
scomode.
La festa finì alle tre del mattino e ad ogni metro percorso che
li separava dalla villa Robin sentiva il suo spirito risollevarsi, non
vedeva l'ora di rientrare e togliersi quei maledetti vestiti.
Prima di scomparire in camera sua si voltò verso Bruce con
sguardo serio :-Ricordati che hai promesso, domani mattina mi darai le
informazioni che voglio e per l'ora del tè io sarò
già comodamente sistemato nella mia casa, con i miei amici e con
la mia missione-.
Non attese nemmeno una risposta e si precipitò nella sua stanza togliendosi i vestiti lungo il corridoio.
Non appena posò la testa sul cuscino cadde in un sonno profondo
e si svegliò solamente l'indomani all'ora di pranzo.
Scese in cucina iniziando già a sentire l'odore delizioso dei bagel di Alfred.
Si accomodò a tavola e notò subito una rivista di gossip
posizionata davanti alla sua sedia, sbuffò e cercò
l'articolo che parlava di lui.
Tutto normale: Richard Grayson ha fatto visita a suo padre e da bravo
donnaiolo ha iniziato a frequentare la dolce Barbara Gordon, figlia del
commissario di polizia, per poi tentare di "soffiare" la dama al suo
adorato benefattore.
Tutto normale appunto.
Lo aspettava una lunga mattinata...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7: Unendo le forze ***
Capitolo 7 TEAMMATES
Capitolo 7: Unendo le forze.
Jump City
Starfire
era china su una quantità impressionante di scartoffie dalle
prime luci del mattino, si era persino dimenticata di fare colazione.
C'erano così tante informazioni da assimilare, elementi da
studiare, file da classificare... Iniziava a farle male la testa ma
sentiva che se si fosse fermata non sarebbe mai venuta a capo di nulla.
La situazione era ancora statica ma sentiva dentro di sé che la
faccenda si sarebbe aggravata presto, tutto quel tacere non avrebbe
portato a nulla di buono e di questo ne era assolutamente certa.
Il suo sguardo correva di documento in documento senza sosta.
Era inutile, la sua mente non poteva fare a meno di deviare verso altri argomenti uno dei quali era un bel ragazzo in smoking.
Sospirò portandosi le mani al viso, la cosa le stava decisamente
sfuggendo di mano e l'aliena era ben consapevole di non essere brava a
tenere a bada le sue emozioni.
Semplicemente non era nella sua natura.
-E' inutile, oggi non riesco a combinare nulla di sensato...- si disse.
Si scostò dalla scrivania dello studio sperando che,
concedendosi qualche minuto per permettere alla sua mente di divagare,
sarebbe presto arrivata a una soluzione ragionevole.
Uscì dalla stanza e vagò lentamente fino a giungere di fronte alla camera di Robin.
Aprì la porta mentre il senso di colpa la possedeva totalmente,
sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi lì mentre Robin non c'era
ma aveva bisogno di sentirsi vicina a lui per qualche istante.
-Non posso più continuare in questa maniera...- mormorò abbassando lo sguardo.
Non era da lei atteggiarsi in modo così deprimente ma non poteva
farci nulla, sentiva il cuore pesante e le risultava complicato
concentrarsi sul caso corrente mentre le sue emozioni erano così
scomposte.
Non sapeva più cosa pensare, aveva come l'impressione di esagerare senza farlo completamente.
Si chiese quanto i sentimenti che si provano verso un'altra persona
possano influenzare altri aspetti della propria vita, del proprio
carattere. Forse era una cosa soggettiva e chiunque avrebbe risposto
diversamente a un simile quesito ma la verità era che, per
quanto si sforzasse, lei non sapeva come rispondere.
La stanza di Robin odorava di muschio bianco e cannella; era tutto così in ordine...
Il comunicatore suonò destandola dalla sua rete di ragionamenti.
-Qui Robin-.
Starfire si chiese se il ragazzo le leggesse nel pensiero, ogni volta
che pensava a lui ecco che Robin sembrava comparire in ogni dove.
-Buongiorno- mormorò la giovane.
-Sei nella mia camera?- chiese lui.
Starfire analizzò il tono della sua voce, non era arrabbiato o infastidito, solo curioso.
-Sì io...-.
Ecco, si rese conto che non sapeva cosa dire. Non si aspettava certo
che lui la contattasse proprio in quel momento e, onestamente, aveva
risposto alla chiamata senza pensarci troppo.
Improvvisamente si sentì investita da un forte imbarazzo. Come avrebbe giustificato la sua presenza in quella stanza?
-Ti manco?- domandò il ragazzo, sembrava molto divertito.
-Lo sai che è così- rispose semplicemente lei.
Robin fu quasi sorpreso della risposta così diretta, pensava
fosse ancora arrabbiata con lui ma apparentemente le era passata.
-Più tardi devo parlare con alcune persone ma penso di tornare oggi, verso le 18:00 credo...- borbottò Robin.
Il viso della principessa aliena si illuminò, aveva desiderato di sentirgli dire "oggi torno" da giorni.
-Ti avevo avvisata che sarei tornato presto...- incalzò lui con un sorriso.
Era decisamente intenerito da quella reazione così genuina e
spontanea, se l'aspettava ma era sempre un'emozione unica vederla
rispondere così positivamente.
Non poteva negare di trovare estremamente attraente la
semplicità che Starfire poteva mostrare, lo faceva sentire
importante e amato.
In quei giorni si era reso conto sempre più di quanto Star fosse
importante per lui, dopo i suoi genitori e la sua famiglia adottiva era
stata la prima a volergli bene e a dimostrare di tenere a lui.
Si pentì persino di averla lasciata sola a gestire la situazione
in più di un'occasione ma non era pronto a dirle queste
verità.
-Non pensavo che intendessi oggi- disse lei con un sorriso radioso.
Silenzio.
-Robin... Sono molto spiacente di essermi alterata ieri sera. Credo che
lo stress di tutta questa indagine si stia manifestando in un modo che
non mi aspettavo- confessò la ragazza.
-Puoi parlarmene se vuoi...- accennò lui.
-No, meglio di no. Comunque ci vedremo questa sera quindi non occorre
che ti racconti tutto ora, possiamo parlarne più tardi-.
Robin annuì comprensivo :-Sono certo che stai facendo un ottimo lavoro- la rincuorò.
La chiamata si concluse pochi istanti dopo.
Il soggiorno era vuoto quando Raven vi entrò, guardò
l'ora: 14:20. Le parve molto strano che non ci fosse nessuno, era ora
di pranzo e di solito Cyborg e BeastBoy si sarebbero piazzati in cucina
a litigare in merito a cosa preparare.
Si accomodò sullo sgabello di fronte al bancone e attese pazientemente.
La porta scorrevole si aprì poco dopo rivelando un energico BeastBoy con un sorriso ampio dipinto in viso.
-Ah... Dov'è Cy?- chiese stupito.
-Non lo so... Quando sono entrata la stanza era completamente vuota- rispose lei in modo monotono.
BeastBoy la osservò per qualche istante, i suoi occhi verdi erano concentrati sulle mani della ragazza.
-Che c'è?- chiese lei scontrosa.
Essere fissata non le piaceva, a maggior ragione si sentiva ancora
più a disagio se era il mutaforma a guardarla con tanta
insistenza.
-Notavo solo che non hai nessun libro con te- rispose lui :-E' strano- aggiunse divertito.
-Guarda che non sto sempre con il naso sui libri- disse lei seccata.
-Forse leggi solo quando ci sono io- mormorò il giovane.
-Che vuoi dire?- chiese lei confusa.
-Ogni volta che siamo soli in una stanza tu hai sempre un libro in
mano, all'inizio lo trovavo offensivo ma poi ho capito...-
iniziò il verdolo.
-Cosa avresti capito esattamente?- incalzò lei sollevando un sopracciglio.
-Non riesci a sostenere la mia presenza, probabilmente perché ti
piaccio anche se fai di tutto per dimostrare che mi consideri
sgradevole e poco divertente. La verità Raven è che, per
quanto odi ammetterlo, io ti piaccio-.
BeastBoy si era avvicinato molto al viso della maga, i loro nasi si sfioravano e Raven sentiva il cuore battere forte.
-Non... Non dire scemenze!- esclamò nervosa sollevando il cappuccio.
BeastBoy fece una cosa che, in un primo momento, gli sembrò
sensata: le abbassò nuovamente il cappuccio per guardarla dritta
negli occhi.
-Che cosa stai facendo?- chiese lei infastidita.
-Non nasconderti sempre... Voglio solo...- BeastBoy fu interotto dalla
porta che, nuovamente, si aprì rivelando la figura di Cyborg.
-Che combinate voi due?- chiese sollevando un sopracciglio.
-Niente- tagliò corto la maga.
Raven si sbrigò a divincolarsi dalla presa del mutaforma e corse rapidamente verso il corridoio.
-Ma aspetta! Il pranzo!- esclamò il mezzo robot.
-Non ho fame- rispose lei, ormai lontana dal salotto.
Cyborg lanciò immediatamente uno sguardo severo verso BeastBoy :-Che cosa le hai fatto?- chiese torvo.
-Niente... E' pazza quella là- borbottò il mutaforma lasciandosi cadere sullo sgabello.
Gotham City
La chiamata con Starfire era terminata lasciando Robin seduto
sul suo vecchio letto con un sorriso da ebete dipinto in viso, era
felice che la sua amica non ce l'avesse più con lui ed era
contento di poterla vedere presto.
Si costrinse a ritornare con la mente alla situazione alla mano, doveva
andare a parlare con Bruce e raccogliere le sue informazioni.
Si alzò a malavoglia.
Prima parlo con Bruce, prima me ne vado, prima vedo Starfire... Coraggio Dick, puoi farcela! pensò.
Lo studio di Bruce aveva sempre il potere di metterlo in soggezione
come quando era piccolo, tutto lì sembrava così solenne e
definitivo quasi a sbattere in faccia alle persone che vi entravano che
no, non si torna indietro una volta compiuta un'azione.
Tutte le decisioni prese lì dentro erano state decisive nella
sua vita e conservava la speranza, seppur flebile, che anche stavolta
si sarebbe presentata una svolta.
Bussò alla porta con decisione, non era più un bambino.
La sua mente divagò per un attimo portandolo indietro al primo
giorno in quella magione immensa, aveva da poco perso la sua famiglia e
si sentiva arrabbiato e frustrato; trovava curioso che fosse proprio la
stessa sensazione che provava in quel momento.
Non gli piaceva chiedere aiuto e questo era piuttosto evidente a
chiunque lo conoscesse un minimo. Il fatto di dover obbligatoriamente
rivolgersi a terzi lo rendeva nervoso, soprattutto se doveva
collaborare con Bruce.
Quando la porta si aprì Robin venne investito da un forte odore
di scotch, Alfred era in piedi accanto alla scrivania di Bruce e stava
versando il liquido ambrato in un bicchiere di vetro colmo di ghiaccio.
Il ragazzo lanciò una rapida occhiata a Bruce, l'uomo era in
piedi accanto alla porta e stringeva la maniglia, i suoi occhi blu
saettavano lungo tutta la figura del suo figlioccio.
-Entra pure- disse poco dopo.
Robin non se lo fece ripetere due volte, entrò e attese che Bruce richiudesse la porta prima di parlare.
-Allora, che cosa ne pensi di questo caso? Ti sei fatto qualche idea in merito?-
-Dritto al punto, non perdi tempo...- borbottò Bruce servendosi una sorsata di scotch.
-Ti avevo avvertito ieri sera-.
Bruce sospirò e si accomodò alla sua poltrona bevendo un
altro sorso, aprì un cassetto estraendo da esso una cartellina
nera con su scritto "CONFIDENZIALE".
Robin sollevò un sopracciglio e, incuriosito, decise di avvicinarsi ancora un po' alla scrivania.
Bruce estrasse alcuni documenti dalla cartellina e iniziò a parlare.
-Se sai a chi chiedere non è difficile trovare informazioni ma, devo ammetterlo, stavolta ho avuto problemi anche io-.
-Vuoi dire che non hai nulla?- sbottò il ragazzo.
Alfred alzò lo sguardo dai documenti per osservare l'espressione di Robin e gli rivolse un sorriso enigmatico.
-Bruce, credimi, se sono venuto qui e ho seguito le tue condizioni per niente io...-
Bruce sollevò una mano per zittire il giovane :-Dick, sempre impaziente... Non sei cambiato più di tanto, temo-.
Prima che il ragazzo potesse controbattere Bruce parlò di nuovo
:-E' stato difficile sì. Alla fine, però, ho trovato
delle informazioni molto utile per l'indagine-.
Alfred si accostò dall'altro lato della scrivania, spostò
delicatamente la sedia e incitò Dick :-Signorino, si sieda-.
Robin annuì e prese posto inclinandosi quasi immediatamente verso i documenti sparsi.
-Vedi? Analizzando le ultime mappe atmosferiche di Jump City è
stata rilevata un'attività piuttosto anormale verso nord... Non
ci sarebbe nulla di strano se non fosse che siamo in piena estate e in
quel punto sembrano esserci accumuli di ghiaccio sul terreno-.
-Accumuli di ghiaccio? Ma...- Robin si bloccò :-Dimmi un po', com'è questo ghiaccio?- chiese.
-Non è stato analizzato, sembra che sia estremamente difficile
da prelevare... Ad ogni modo nei pressi di quella zona è stato
rinvenuto una specie di laboratorio in disuso accanto al quale la
concentrazione di ghiaccio è più densa- spiegò
l'uomo.
Robin portò un indice al meno, la sua mente lavorava a cento all'ora.
Le convinzioni che aveva avuto fino a quel momento scorrevano
rapidamente fra i suoi pensieri e iniziavano a confermarsi o ribaltarsi
una dopo l'altra.
Bruce iniziò a seguire una linea di pensiero insieme a lui,
entrambi sedevano ai lati opposti della scrivania cercando di cavare un
ragno dal buco.
Alfred se ne stava in disparte, spolverando distrattamente la mobilia.
In quel momento a Robin sembrò che il tempo non fosse mai passato, la sua mente iniziava a giocargli brutti scherzi.
Erano di nuovo lì, ragionando su un caso, Batman e Robin. Il solo pensiero lo ripugnava.
Era sempre stato grato a Bruce per avergli indicato una strada da
percorrere, una che tra l'altro sentiva essere la strada giusta per lui.
Nonostante la pensasse così però non poteva fare a meno
di pensare a una cosa: lui non voleva vivere per sempre nell'ombra di
Bruce.
Ci ragionava ormai da anni ed era arrivato alla conclusione di non
sapere chi fosse. A Jump City non poteva essere Richard Grayson ma,
allo stesso tempo, non voleva più essere Robin in quanto
quest'ultimo veniva forzatamente legato in maniera indissolubile a
Batman mettendo quindi in ombra le sue capacità.
Si costrinse a concentrarsi sul caso, i suoi problemi di
identità non c'entravano nulla in quel momento, non erano
affatto importanti.
Dopo aver discusso a lungo con Bruce, Robin si rese conto dell'orario.
-Sono le 16:30, io devo andare...- mormorò :-Grazie infinite per la tua collaborazione Bruce-.
-Bisogna unire le forze quando si palesa un nemico sconosciuto e che
appare più forte di noi- ammise l'uomo in tono serio :-Ogni
informazione può essere utile-.
Robin annuì, si voltò per uscire dalla stanza ma esitò per un attimo.
Si voltò di nuovo verso Bruce :-E' stato... Bello- iniziò
:-Tornare ai vecchi tempi intendo... Ammetto che un po' mi era mancato
indagare con te su casi complessi-.
-Dick, vieni a trovarci più spesso... Si sente la tua mancanza in casa- asserì Bruce.
Alfred si avvicinò al ragazzo e gli cinse le spalle con il
braccio sinistro :-Signorino, è stato per me un onore e un
piacere rivederla e constatare che è in salute come sempre-.
-Sempre troppo formale Al- disse Robin con un sorriso divertito.
C'erano anche Barbara e Selina a salutarlo.
-Cerca di rifarti vivo, possibilmente non dopo anni se ce la fai- esordì Barbara.
-Non ti prometto niente- ghignò lui.
I due amici si abbracciarono e Barbara approfittò della
vicinanza per sussurrare all'orecchio di Robin :-Di' a quella ragazza
quello che provi-.
Selina si avvicinò alla coppia e scansò dolcemente Barbara con un colpo di fianco.
-Ciao dolcezza, buon viaggio di ritorno... Cerca di riportare il tuo bel sederino qui e presto anche-.
La donna emetteva sempre un suono simile alle fusa di un gatto, la sua voce si abbassava diventando suadente quando lo faceva.
-Sarà fatto Selina- rise lui.
La donna non perse occasione per stringerlo a sé con dolcezza, a
Robin non dispiaceva in quel momento ricevere un abbraccio così
materno da Selina. Le sue manifestazioni di dolcezza materna erano rare
ma sempre molto gradite dal ragazzo.
Dopo aver salutato tutti, salì nuovamente sulla moto e
sfrecciò sull'asfalto con un unico pensiero in mente: Starfire.
Jump City
Starfire camminava avanti e indietro nervosamente, non smetteva
mai di fissare l'orologio appeso al muro e, a ogni ticchettio, sentiva
il suo cuore accelerare un battito.
Era così presa dalla sua attesa che non era nemmeno resa conto
dell'imbarazzo che regnava sovrano tra BeastBoy e Raven, se lo avesse
notato avrebbe senz'altro interrogato Raven sul perché di quel
palese distanziamento tra i due in un secondo momento.
La maga sapeva bene che, in quel momento, Starfire non aveva spazio per nulla in testa, nulla che non fosse Robin.
L'orologio scandì le 18:00 e la giovane aliena si fiondò verso la porta principale.
-Possiamo dire che non è affatto impaziente- lo canzonò Cyborg.
-Puoi biasimarla? Sono anni ormai che gli corre dietro. Si merita una medaglia per la pazienza- commentò BeastBoy.
La sua frase non passò inosservata alla giovane maga che,
sentendosi chiamata in causa, iniziò ad arrossire in maniera
incontrollabile. Per sicurezza decise di alzare il cappuccio del
mantello per coprirsi il viso.
Calmati, non parlava di te pensò nervosa.
Finalmente, un rumore proveniente dal garage distrasse tutti dai loro pensieri.
Starfire corse immediatamente verso il garage e, quando la porta
comunicante con il salotto si spalancò, non aspettò
nemmeno un momento prima di gettare le braccia al collo del giovane
eroe che ne era uscito.
-Bentornato- esordì Raven con un sorriso compiaciuto.
-E' bello essere a casa- sospirò lui mentre stringeva Starfire a
sé, il cuore che balzava fino in gola dall'emozione.
-Allora, ci porti novità?- chiese Cyborg sedendosi sul sofà.
-Non molte ma, tenetevi forte, abbiamo una pista da seguire-.
-Grandioso!- esclamò BeastBoy.
-Domani mattina andremo a nord e cercheremo un laboratorio in disuso,
Star...- la giovane aliena si scostò dall'amico e lo
guardò con espressione interrogativa :-Hai ancora il ghiaccio
che avete prelevato e analizzato?-
-Sì, lo abbiamo archiviato insieme alle prove, sembra non volersi sciogliere- comunicò la ragazza.
-Bene, ci sarà utile-.
La serata trascorse in modo sereno, Robin raccontò ai ragazzi
ciò che Bruce gli aveva riferito e iniziò a definire con
loro un piano di azione.
Chiese anche a Cyborg di creare una fiamma ossidrica più potente
e gli disse di portare con sé anche uno scalpello da ghiaccio,
la prudenza non è mai troppa dopotutto.
-Bene, sono esausto... Vado nella mia stanza- affermò il ragazzo meraviglia.
Il suo letto non gli era mai apparso così comodo, essere
circondato dalle mura di casa sua lo riconfortava enormemente. Gli era
mancato trovarsi lì, odiava ammetterlo ma si era sentito molto
solo alla magione.
Puntò lo sguardo su un punto indefinito del soffitto e si
lasciò trasportare dai suoi pensieri, fece nota mentale di
domandare a BeastBoy perché si comportava in modo strano accanto
a Raven quella sera.
Dentro sé si sentiva orgoglioso del mutaforma perché
immaginava cosa potesse essere accaduto in realtà e, doveva
ammetterlo, ammirava il coraggio dell'amico e ammirava anche la sua
proverbiale faccia tosta.
Sentì bussare alla porta.
Immaginava che sarebbe finita così, aveva resistito al sonno appositamente per poter passare qualche minuto solo con lei.
Aprì la porta e non fu affatto sorpreso di trovarci di fronte Starfire.
-Entra- disse semplicemente.
La ragazza attese che la porta fosse richiusa prima di gettargli
nuovamente le braccia al collo, Robin lo avvertì come un gesto
disperato, era quasi come se volesse sentire a tutti i costi il suo
corpo contro quello di lui.
-Mi sei mancato così tanto- cinguettò la ragazza.
Robin arrossì violentemente, non si aspettava una reazione
così da parte della sua amica. Solitamente era piuttosto timida
ma quella sera sembrava aver dimenticato quel lato del suo carattere.
Non poté evitare di chiedersi se anche lei avesse riflettuto
sulla loro amicizia e fosse arrivata alla stessa conclusione a cui lui
era giunto già da molto tempo.
-Anche tu mi sei mancata- mormorò lui.
La sua voce lo tradiva, tremava.
Non puoi distrarti adesso Dick, devi pensare all'indagine... Non puoi permetterti distrazioni si ripeteva.
Si staccò da Starfire seppur con riluttanza.
-Allora, raccontami come è andata la tua leadership- disse sedendosi sul bordo del letto.
Starfire sospirò prima di sedersi di fianco a lui.
Pensò che forse aveva esagerato, forse le sue emozioni erano
troppo aggressive per Robin e lei aveva agito lasciandosi guidare
troppo da queste ultime.
-Non posso lamentarmi anche se... Ecco, credo di non essere tagliata
per questo ruolo. Ritengo che le tue capacità siano più
adatte a ricoprirlo- ammise la rossa.
Robin sorrise :-Bè, da quel che mi è stato detto hai svolto un ottimo lavoro invece-.
-Credo di aver anche emulato qualcuna delle tue brutte abitudini- scherzò lei.
Robin le diede un colpetto sulla coscia :-Io non ho brutte abitudini- rise.
-Tu credi?-
I due scoppiarono a ridere e iniziarono a prendersi un po' in giro per alleggerire l'atmosfera.
Nemmeno se ne resero conto di essersi addormentati l'uno accanto all'altra, nella stessa stanza.
Quando Cyborg andò a chiamare Robin per cenare e si rese conto
della situazione decise che era meglio non intromettersi, richuse la
porta alle sue spalle e si diresse sorridendo verso la cucina.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8: Il ghiaccio ti osserva ***
Capitolo 8: Il ghiaccio ti osserva
Capitolo 8: Il ghiaccio ti osserva.
I ragazzi si erano alzati di buon mattino ed erano già tutti in auto, in viaggio verso nord.
C'era un silenzio teso che li accompagnava, era strano dato che
solitamente erano un gruppo piuttosto chiassoso ma, quel giorno,
nessuno di loro aveva nulla da dire. I Titans erano concentrati sulle
indagini, si sentivano finalmente vicini ad una svolta e non avevano
intenzione di mollare la presa.
-Ok, non lo reggo più questo silenzio. Qualcuno dica qualcosa!- esclamò Cyborg.
Robin e Raven si scambiarono una rapida occhiata prima di rispondere in coro :-Qualcosa-.
Cyborg alzò gli occhi al cielo :-Molto spiritosi, davvero...- borbottò.
Gli altri scoppiarono a ridere.
-Invece questa era buona! Per una volta che questi due fanno i simpaticoni- esclamò divertito BeastBoy.
Il silenzio calò di nuovo in auto.
Starfire provò ad alleggerire la tensione.
-E' davvero una giornata piacevole, non trovate?- chiese.
-Davvero? Siamo arrivati a commentare il tempo per calmare le tensioni?- incalzò Cyborg.
-Non è che abbiamo molto di cui parlare nel caso non l'avessi notato- borbottò Raven.
-Io un argomento lo avrei- cinguettò Cyborg con tono ammiccante.
Robin iniziò a preoccuparsi, quel tono lo conosceva bene: il
tono del "vi ho beccati", lo usava ogni volta che succedeva qualcosa di
strano tra lui e Starfire o tra Raven e BeastBoy.
Immediatamente ripensò al risveglio imbarazzante di quella
mattina, aveva trovato Starfire nel suo letto e si rese conto di aver
saltato la cena e realizzò che probabilmente Cyborg era andato a
chiamarlo trovandosi davanti quella scena.
-Sembra che tu abbia del gossip per le mani- commentò distrattamente BeastBoy.
-Può essere- rispose enigmatico il mezzo robot.
Il ragazzone controllò rapidamente Starfire dallo specchietto e le fece un occhiolino.
L'aliena sorrise sotto i baffi ma non poté evitare di arrossire,
il solo pensiero di ciò che era accaduto quella mattina la
imbarazzava. Si era svegliata da sola nel letto di Robin e, sentendo
che era la cosa migliore da fare, si diresse di corsa verso la propria
stanza appena resasi conto della situazione.
-Siamo arrivati- disse Robin, la sua voce tradiva una nota di sollievo.
Scampare al radar di Cyborg era sempre un miracolo e, quando ci si
riusciva, era necessario fare in modo di rimanerne fuori per molte ore
perché l'argomento era sempre dietro l'angolo.
Cyborg parcheggiò l'auto in una piazzola di sosta e tutti scesero dalla macchina.
Una lieve scia scintillante di ghiaccio purpureo s'insinuava verso i boschi circostanti.
-Direi che abbiamo una traccia- commentò Raven.
-Seguiamola e vediamo dove porta- concordò Robin.
I ragazzi s'incamminarono seguendo la lieve scia che man mano diventava sempre più evidente.
Dopo qualche minuto di camminata Robin si bloccò meravigliato costringendo anche gli altri a fermarsi dietro di lui.
Grosse stalattiti di ghiaccio violaceo si stagliavano sul terreno
circondando un vecchio edificio dall'aria malandata e pericolante, gli
alberi attorno erano quasi completamente congelati e si contorcevano su
se stessi come le dita artritiche di una vecchia signora.
L'inquietudine si fece largo sostituendo la leggerezza di poco prima,
l'edificio si ergeva dinanzi a loro con una maestosità
decadente, impronte ghiacciate di un piede umano si confondevano fra le
varie lastre di ghiaccio che ornavano il terreno.
-Allora... Solo io me la sto facendo sotto dalla paura?- chiese BeastBoy con voce tremante.
-Sono certa che non c'è nulla da temere- lo rassicurò Starfire.
Robin andò avanti per primo verso l'ingresso del vecchio
laboratorio: un casale diroccato con il soffitto sfondato per
metà, alcune finestre rotte e la porta riversa al suolo
completamente ammaccata e con punti congelati... Era come se qualcuno
l'avesse scardinata con il solo utilizzo di un pugno ben assestato.
Le luci al neon penzolavano dalle parti rimanenti di soffitto avvolte
da uno strato visibile di polvere che volteggiava nell'aria ricadendo
sulla mobilia consunta.
-Questo posto da i brividi- commentò Cyborg azionando la torcia sulla sua spalla.
-Non so, lo trovo piuttosto accogliente- il sarcasmo di Raven arrivò pungente e al momento giusto.
Un brivido di freddo avvolse la stanza tanto da far sobbalzare persino Starfire.
-Ho freddo- disse l'aliena.
-Non è normale che tu abbia freddo- disse Robin preoccupato.
L'aliena annuì, c'era qualcosa di molto strano in quel posto e, per quanto la riguardava, non vedeva l'ora di uscirne.
Arrivati a quella che era la reception i ragazzi notarono un
particolare a dir poco inquietante: un segno lasciato da una mano
trascinata lungo una parete e, ovviamente, era completamente congelato.
Raven si avvicinò e posò dolcemente una mano a mezz'aria
senza toccare il ghiaccio che sembrava espandersi rispondendo al suo
calore corporeo; chiuse gli occhi e, quando li riaprì, erano
completamente bianchi illuminati di una luce eterea.
Nel frattempo, Robin si diresse verso il bancone. Il computer era
irrimediabilmente scassato ma sperava di trovare qualcosa nei cassetti
della scrivania.
Raven ebbe una chiara visione in mente: un uomo alto voltato di spalle,
un fisico atletico e delle lame ghiacciate che fuoriuscivano dalla sua
schiena ricoprendola di una nube violacea e scintillante. L'uomo era
furente, posò la sua mano sulla parete e ne percorse l'interezza
fino alla fine del corridoio.
Robin trovò un dossier con su scritta una data sbiadita ma dava
l'idea di essere piuttosto vecchio, non riusciva a leggere molto ma da
quel poco che si distingueva era chiaro che conteneva i dati
dell'ultimo cliente che aveva richiesto un servizio prima che il
laboratorio venisse chiuso.
-Cosa hai visto?- domandò BeastBoy posando una mano sulla spalla di Raven.
La ragazza arrossì ma si costrinse a rispondere :-Ho sentito
soprattutto tanta rabbia, non ho visto molto solo... Un uomo credo...
Non ne sono sicura-.
Robin schioccò le dita in direzione del suo team e tutti lo raggiunsero leggendo ciò che era scritto nel dossier.
Un nome in grassetto spiccava accanto a una foto ormai sbiadita di cui era impossibile riconoscere il soggetto: Tyron Burner.
-Direi che abbiamo il nostro indiziato- commentò Robin.
-Pensi sia stato questo tizio?- chiese Cyborg.
-Se non è stato lui di sicuro sa cosa è successo qui- rispose il ragazzo.
-Seguiamo quella scia sul muro- aggiunse poco dopo.
Man mano che si addentravano il freddo era sempre più
insostenibile, BeastBoy batteva i denti insistentemente mentre Raven si
stringeva al suo mantello cercando di stare il più calda
possibile.
Robin digrignava i denti e stringeva i pugni mentre ansimava
pesantemente creando piccole nuvolette con il respiro a causa del
repentino cambio di temperatura.
Cyborg si costringeva a non tremare ma il suo corpo risentiva del gelo
che regnava in quel luogo, Starfire non soffriva il freddo come gli
altri ma sulla sua pelle aranciata iniziò a farsi largo uno
sgradevole brivido che lasciò dietro sé i segni della
"pelle d'oca".
Seguendo la traccia sulla parete i Titans giunsero a un secondo corridoio che si divideva in due strade.
-Ora dove?- chiese Raven.
-Ti prego non dirlo- lamentò BeastBoy guardando Robin a occhi sgranati.
-Ora ci dividiamo-.
-Ecco, lo sapevo che lo avresti detto- sospirò il mutaforma.
Starfire ridacchiò dandogli un leggero colpetto sulla schiena per consolarlo.
-Star, con me. Voi tre andate di là-.
-Ovviamente- disse Cyborg scambiandosi un occhiolino con il mutaforma.
Robin fece finta di non sentire e, semplicemente, trascinò Starfire nella direzione opposta senza dire una parola.
-Come va? Senti molto freddo?- chiese Robin.
Starfire illuminava il corridoio con uno dei suoi dardi smeraldini contenuto perfettamente sulla sua mano chiusa a pugno.
-Riesco a sopportarlo, e tu?- chiese lei timidamente.
-Sto bene- tagliò corto il ragazzo.
-Robin... Ehm... Io ci tenevo a domandarti scusa per il mio
comportamento di ieri notte, non sarei dovuta rimanere a dormire nella
tua stanza... So che qui sulla Terra non è un comportamento
appropriato-.
Il leader arrossì lievemente :-Star è tutto ok, davvero... Non ti preoccupare-.
La ragazza sorrise appena prima di tornare a concentrarsi sul percorso di fronte a lei.
-Sembra che là in fondo ci sia una porta- disse Starfire indicando la fine del corridoio.
-La vedo, andiamo-.
I due si diressero velocemente verso la fine del corridoio dove
trovarono una porta scorrevole, di quelle che hanno bisogno di una
chiave di accesso come alla torre.
-Serve il pass- borbottò Robin.
-L'elettricità non è più in uso da molto tempo qui
ormai, dubito che se anche lo avessimo si aprirebbe- rispose lei.
Con un rapido gesto della gamba eseguì un perfetto calcio
rotante, mossa che Robin le aveva insegnato, e sfondò la porta.
-Ottimo- esclamò lui fiero.
-Ho avuto un eccellente insegnante- sorrise lei.
La porta era ormai crollata a terra lasciando spazio ad una stanzetta
con quattro scrivanie poste al centro e degli archivi per ciascuna
parete.
I computer erano per terra, pezzi di tastiera li circondavano indicando
che erano stati scaraventati al suolo con violenza, probabilmente
ancora aperti.
Robin corse verso uno degli archivi intimando a Starfire di controllarne un altro.
Non venivano aperti da così tanto che ci volle un po' per
liberare i cassetti arruginiti, Robin dovette addirittura dare qualche
colpetto ad alcuni di essi affinché si aprissero completamente.
I dossier al loro interno erano ricoperti di polvere e puzzavano di muffa e spazi chiusi.
-Questi sono irrecuperabili- mormorò Robin.
-Anche questi- convenne l'aliena.
-Robin! Starfire!- si sentirono chiamare dal vocione di Cyborg.
I due si scambiarono una rapida occhiata prima di percorrere il corridoio all'inverso fino alla fine dell'altro.
Gli altri tre li attendevano in una stanza spaziosa, si trovavano
dietro una vetrata che dava su un'altra stanza con uno scanner al
centro collegato con dei cavi al soffitto.
Lo scanner era rotto per metà e ne fuoriuscivano delle impronte
di piede congelate, alcuni punti dello scanner erano completamente
avvolti nel ghiaccio la cui nube violacea si dimenava in modo frenetico.
La vetrata era bucata in alcune zone e sulla scrivania dietro di essa vi erano alcune lame ghiacciate.
Cyborg si affrettò a prenderne una e ad inserirla in una bustina delle prove.
-Questo campione è più grande, forse ci dirà più cose sul suo proprietario- disse serio.
Raven si avvicinò a un angolo della stanza dove aveva notato un
pezzo di carta, era un ritaglio di giornale con su una foto ingiallita
di un uomo piuttosto aitante.
Mentre osservava quel ritaglio avvertì un brivido percorrerle la
schiena, era come se la sua nuca si stesse bucando lentamente sotto
alla fiamma di un potente laser.
Voltò la testa di scatto, non c'era nessuno eppure... Era come
se un paio di occhi stessero indugiando su di lei, si sentiva
osservata, spiata.
Le si rizzarono i peli delle braccia, era come se quel ghiaccio la stesse fissando impudente.
-Mi sento osservata- disse nervosa.
Il suo potere psichico azionava una marea di campanelli di allarme, un
carico di emozioni negative l'avvolse totalmente rendendola frastornata.
I ragazzi presero a guardarsi attorno con aria paranoica.
Starfire fece brillare i suoi dardi illuminando ancora di più la
stanza avvolta nella penombra, Robin si mise in posizione di attacco,
BeastBoy si trasformò in tigre e iniziò a camminare in
circolo per la stanza segnando il terreno come un predatore in gabbia.
-Non sono affatto tranquilla- mormorò Raven.
-Cosa senti?- chiese Robin.
-Negatività... Rabbia e... Odio, una sensazione morbosa. E' come
una necessità impellente di... Qualcuno o qualcosa io... Non lo
so-.
Robin si guardò rapidamente attorno, il secondo piano
dell'edificio era inaccessibile: le macerie del soffitto crollato
bloccavano il passaggio e i condotti di areazione erano bloccati da
lastre ghiacciate e frastagliate.
-Ok, fuori di qui. Abbiamo quello che ci serve- disse a denti stretti.
Non poteva rischiare la sua squadra e Raven non sembrava stare bene.
Quella sera Robin rilesse il dossier almeno cinque volte, doveva fare
una ricerca su quello che aveva e, in effetti, l'unica cosa che aveva
era un nome.
Sarebbe partito da quello.
Aprì il computer e inserì il nome dell'individuo nel
motore di ricerca. Fu sorpreso di vedere quanti articoli di giornale
uscirono fuori sulla schermata e tutti, o quasi, recitavano lo stesso
titolo: Scomparsa della giovane promessa Tyron Burner.
-Scomparso...- disse sottovoce.
La sua mente lavorava a cento all'ora, trovò svariati articoli
che parlavano della quantità di gare di apnea che quest'uomo
aveva svolto ai suoi tempi.
-Era un campione- mormorò fra sé.
Lesse che aveva vinto una quantità di trofei niente male ma,
sfortunatamente, durante la sua ultima gara successe qualcosa che
nessuno seppe spiegarsi e non fu più ritrovato.
-Gli altri concorrenti furono congelati durante la gara ma solo lui sparì nel nulla...- borbottò silenziosamente.
La situazione era a dir poco bizzarra, finalmente però i
tasselli del puzzle iniziavano a comporsi e la figura che si stava
creando non era delle migliori.
La porta dello studio si spalancò lasciando spazio a Cyborg, il
quale reggeva un piatto in mano carico di cibo :- Trovato nulla?-.
-Molte più cose di quelle che speravo, dai un'occhiata qui-.
Il mezzo robot lesse alcuni articoli mentre Robin cenava in silenzio accanto a lui.
-Incredibile...- mormorò Cyborg.
-Già... Andiamo a parlarne con gli altri. Forse riusciremo a
scoprire qualcosa in più andando nella vecchia casa di questo
tipo domani-.
I Titans si radunarono in salotto, Cyborg e Robin informarono gli altri delle loro scoperte e li avvisarono del loro piano.
-Non abbiamo mai fatto così tanta investigazione, questo tipo è un fan del mistero- commentò BeastBoy.
La notte era silenziosa, una leggera brezza si faceva largo dalle finestre.
Starfire dormiva della grossa con Silkye sullo stomaco, indossava una
leggera nuisette estiva, non sentiva caldo ma le piaceva come indumento.
Improvvisamente un brivido di freddo la colse impreparata facendole provare l'impulso di coprirsi con un lenzuolo.
Lasciò sfuggire un gemito infastidito prima di ripiombare nel sonno più profondo.
Una mano gelida le cinse la vita, sentì vagamente Silkye
ringhiare ma non riusciva ad aprire gli occhi era come se qualcosa le
impedisse di farlo.
La sua mente era annebbiata e il suo corpo non rispondeva.
Ma che brava bambina pensò l'uomo che ormai l'aveva caricata in spalla.
Da qualche parte a Jump City...
Starfire aprì gli occhi, la testa le faceva male e si sentiva piuttosto intorpidita.
Non era sul suo letto, era adagiata su un pavimento congelato fusa ad
esso tramite una lastra di ghiaccio che le imprigionava il corpo intero
lasciado libera solo la testa, bruciava e ironicamente era come se la
pelle le si stesse staccando dalla carne facendole provare un dolore
mai provato prima.
Il panico prese possesso di lei, provò a divincolarsi con furia,
cercò di liberare tutto il fuoco che aveva dentro ma la sua
mente era totalmente annichilita.
La consapevolezza la colpì in pieno volto, sapeva dove si trovava e non le piaceva nemmeno un po'.
-Fammi uscire!- gridò.
Emise un ringhio gutturale prima di iniziare a divincolarsi ancora una
volta, si contorceva in ogni modo possibile fino a farsi male ma era
tutto inutile.
-I miei amici verranno a prendermi!- gridò di nuovo.
Non c'era nessuno in quella stanza, era sola in quella che sembrava una gabbia di ghiaccio.
E' quello che spero mia cara, è quello che spero...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9: Prima il cuore ***
Teammates capitolo 9 prima il cuore
Capitolo 9: Prima il cuore
Ma come era successo? Se lo chiedeva insistentemente da quella mattina.
Come aveva potuto lasciare che una cosa del genere accadesse? Proprio
lui che si vantava di avere un ottimo sesto senso per quel genere di
situazioni.
La preoccupazione aveva preso il sopravvento piuttosto in fretta e non
solo Robin si sentiva colpevole di ciò che era successo.
Raven scandagliava la stanza dell'amica con attenzione, era stata lei a scoprire il rapimento.
Le chiazze di ghiaccio violaceo si spargevano per l'interezza della
camera, non sembravano essere state lasciate volontariamente dato come
erano posizionate ma in quel momento poco importava.
Ciò che premeva a tutti quanti era ritrovare Starfire il prima possibile e riportarla a casa sana e salva.
C'era un biglietto sul letto della giovane aliena, era scritto con una
grafia a dir poco illeggibile ma Cyborg era riuscito a decifrarlo: prima il cuore.
-Ma cosa diavolo significa?- sbottò nervoso il moro.
-Non lo so Robin- rispose titubante il mezzo-robot.
Le parole scritte su quel foglietto vorticavano nella testa di Robin
come un tornado impedendogli di ragionare lucidamente, non era solo
quella frase a rendergli complicato ogni pensiero logico chiaramente.
Il rapimento di Starfire era per lui una colpa e nient'altro.
-Robin, smettila adesso. Cerca di calmarti- disse atona Raven.
Il ragazzo non faceva che disegnare solchi circolari sul pavimento camminando freneticamente avanti e indietro.
-Calmarmi? Come puoi chiedermi di calmarmi?- esclamò.
Raven scosse il capo :-Non pensi che vorremmo tutti permetterci il lusso di perdere la ragione?- lo rimproverò.
-Scusa se te lo dico ma voi non avete nessuna responsabilità.
Sono io il leader, io avrei dovuto assicurarmi che una cosa del genere
non succedesse, io avrei dovuto...-
-Ma Star è anche amica nostra!- gridò infastidita la maga.
Il silenzio piombò nella stanza dai colori tenui dell'aliena.
Nessuno osava parlare, nessuno osava nemmeno muoversi.
Rimase tutto così, statico.
Se avessero detto anche solo una parola, se si fossero mossi anche solo
di un passo non erano certi di riuscire a mantenere il sangue freddo
che avevano riacquistato.
-Ok- mormorò Cyborg dopo qualche minuto :-Ora calmiamoci tutti e cerchiamo di capire come ritrovare Star-.
-Provo a vedere se percepisco una traccia olfattiva- comunicò BeastBoy mentre si trasformava in cane.
Raven si mise in un angolo della stanza, incrociò le gambe e
chiuse gli occhi :-Provo a stabilire un contatto- informò.
-Nel frattempo io e te cerchiamo di capire dove portano queste impronte- disse Cyborg con fermezza.
A Robin non dispiaceva che fosse lui a prendere in mano la situazione,
si sentiva in colpa e non era lucido e Cyborg era un buon leader. Se
non altro riusciva a mantenere la compostezza che a lui mancava quando
si trattava di Starfire.
Prima il cuore, quella frase lo attanagliava.
Non riusciva a capirne il senso, eppure non avrebbe dovuto essere così difficile.
Si disse che se c'era un prima allora c'era anche un poi, quindi? Qual era il significato di quel maledetto messaggio?
Prima il cuore.
Starfire sentiva la pelle bruciare, ironicamente.
Non capiva cosa stesse succedendo, o meglio, lo capiva ma non sapeva dare una motivazione a quella situazione.
Il dolore che le corrodeva la pelle era un dolore nuovo per lei, ne
aveva provati sicuramente di peggiori ma in quel momento non riusciva
nemmeno a ricordarseli.
-Fatti vedere se hai coraggio- ringhiò a vuoto.
Si disse che forse il suo rapitore non era lì in quel momento.
Non sentiva più il suo corpo, aveva freddo... Era una sensazione
orribile, si chiedeva se sarebbe morta così o se l'avessero
salvata in tempo.
Non aveva nemmeno idea di dove si trovasse in quel momento.
Forse il laboratorio abbandonato? No, non sembrava nessuna delle stanze
che aveva visto quando era andata ad indagare con gli altri.
Non poteva muoversi molto, per non dire che non poteva farlo affatto, ma distingueva qualche particolare immerso nella penombra.
Il luogo che riusciva a vedere non le diceva nulla... Non ci era mai stata, o almeno, così le sembrava.
-Ma dove mi trovo?- si chiese in un mormorio.
Ogni parola iniziava a costarle una fatica disumana, le faceva male la
gola per aver gridato tanto durante la mattinata e il suo corpo era
scosso da brividi di freddo esagerati.
La testa iniziava a farsi pesante e faceva davvero molta fatica a
tenere gli occhi aperti, la sua mente iniziava ad andare alla deriva
trascinandola nell'oscurità totale.
-Non riesco a sentirla- sbottò Raven.
L'ansia nella sua voce era evidente il che, se possibile, spinse gli altri a preoccuparsi ancora di più.
Robin voltò istintivamente il capo verso il mutaforma del gruppo
sperando che, almeno lui, avesse una traccia tra le mani.
-Riesco a sentire il suo odore ma non per molto... Percorre solo un breve tratto-.
-E' almeno qualcosa, una volta capito dove si interrompe magari potremo
seguire le impronte di ghiaccio lasciate dal nostro criminale-
esordì Cyborg speranzoso.
Robin pensò che, effettivamente, quella flebile fiamma di
speranza era meglio di nulla e scelse di aggraprsi ad essa con tutto se
stesso.
Era tormentato all'idea di perdere Starfire, e se l'avesse persa senza
nemmeno averle detto ciò che provava realmente per lei non se lo
sarebbe mai perdonato.
Aveva sempre pensato di avere tempo, una marea di tempo a disposizione
da trascorrere con lei e ora ogni convinzione gli scivolava via dalle
dita come sabbia.
Il cuore era stretto in una morsa fin troppo familiare per lui, se
fosse riuscito a riportarla a casa sana e salva avrebbe seguito il
consiglio di Barbara, le avrebbe confessato ogni cosa anche la sua vera
identità.
Iniziò a pregare, non lo faceva mai ma se questo poteva aiutarlo
a trovarla prima che le accadesse qualcosa di brutto allora aveva
intenzione di provare ogni possibilità.
-Coraggio Rob, andiamo- lo incitò il mezzo robot.
Il leader si riscosse dai suoi pensieri e seguì gli altri verso
l'atrio della torre e poi all'esterno, le tracce di Starfire
terminavano in un vicolo apparentemente cieco non troppo lontano dal
centro di Jump City.
Anche le tracce del criminale sembravano terminare lì e i ragazzi realizzarono di essere punto e a capo.
Robin non poté evitare di lasciarsi sfuggire un ringhio
frustrato, diede un calcio alla parete e tanto era furioso che non
sentì il minimo dolore.
-Siamo in una caccia alle streghe- sbuffò Raven.
-Com'è possibile che le impronte finiscano qui? E' un vicolo
cieco! A meno che il tizio non sappia volare...- esclamò nervoso
BeastBoy.
-Non lo so...- sbuffò Cyborg.
Iniziavano tutti a sentire il peso di quella situazione, non solo il rapimento ma tutti i crimini commessi da quell'individuo.
Era come se ogni volta che riuscivano a compiere un passo in avanti lui li spingesse due passi indietro.
-Non disperiamo, abbiamo ancora le informazioni recuperate nel vecchio
laboratorio. Abbiamo l'indirizzo di quel tipo che potrebbe saperne
qualcosa in più di noi su tutta questa storia- cominciò
Cyborg.
Robin non disse nulla, semplicemente voltò le spalle ai suoi amici e riprese a camminare verso casa.
Ognuno dei Titans sapeva cosa significava quando Robin iniziava a comportarsi in quel modo: sensi di colpa.
Nessuno di loro si sentiva realmente di biasimarlo però,
stavolta aveva perso qualcosa di importante proprio da sotto il naso ed
era normale che non riuscisse a perdonarselo.
Una volta rientrati alla torre, ciascuno si divise per preparare l'occorrente per la nuova indagine.
Se volevano trovare la loro amica non potevano fermarsi nemmeno un istante.
Robin passò prima dalla stanza di Starfire e si sistemò
sul letto di lei, Silky era immobile sul cuscino e sembrava piuttosto
abbattuto. Riprese il biglietto fra le mani rigirandolo su di esse
più e più volte.
Prima il cuore, si costrinse un'ultima volta ad analizzare quella frase.
Pensò a Starfire e alla sua personalità, indubbiamente
lei era la parte emotiva del gruppo, la parte senza la quale
l'organismo non avrebbe potuto funzionare: il cuore.
Quindi se prima fosse scomparso il cuore voleva dire che man mano sarebbero scomparsi gli altri organi che componevano il team.
La mente di Robin iniziò a lavorare a cento all'ora, mille
ipotesi iniziarono a farsi largo nel suo cervello il che non gli fece
venire alcun dubbio su quale parte fosse lui: la testa.
Probabilmente sarebbe stato l'ultimo a cui il criminale avrebbe
dedicato la sua attenzione, se alla testa togli pezzi importanti del
corpo non rimane nulla se non un cervello che non può muoversi,
che non può funzionare correttamente.
Quindi, prima il cuore e poi?
Per quanto provasse a ragionarci su Robin non riusciva a cavare un
ragno dal buco, sarebbe rimasto solo molto presto se non fosse riuscito
a prevedere le mosse del suo avversario.
Non era affatto facile prevedere le mosse quando era così coinvolto sentimentalmente.
Starfire aprì gli occhi, le palpebre erano davvero pesanti e il viso le prudeva.
Non era familiare alla sensazione di freddo ma si chiese se fosse
così per tutti, faceva persino fatica a muovere la bocca per
parlare.
Prima aveva perso i sensi, la sua testa era così pesante... Non sentiva più nulla.
Non riusciva nemmeno più a provare panico, era troppo stanca.
Si chiese se i suoi amici si fossero accorti della sua scomparsa, si
chiese se la stessero già cercando, se avessero già
iniziato a seguire qualche pista. Iniziò a sperare di vederli
presto, sentiva che la vita scorreva rapidamente fuori dal suo corpo
senza che lei potesse fare nulla per impedirlo.
Cercò di raccogliere quanta più fiducia in se stessa
poteva e provò a generare uno dei suoi dardi ma fu tutto inutile.
Le sue energie erano totalmente drenate e si maledisse mentalmente per aver sprecato così tante forze a divincolarsi.
Si lasciò sfuggire un sospiro che era più simile a un gemito di dolore.
Sperava solo che i suoi amici arrivassero in fretta e la togliessero da quella brutta situazione.
Il sonno s'impossessò di nuovo di lei.
-Ancora non senti nulla?- chiese Robin rompendo il silenzio dentro l'auto.
-No, è strano... E' come se la sua mente mi bloccasse- rispose Raven.
-Lei non ti bloccherebbe mai volontariamente- rispose BeastBoy.
-Lo so, è questo che mi risulta strano-.
-Non mi piace, non mi piace per niente- borbottò Cyborg.
Robin sospirò, tutta quella storia iniziava a farlo davvero arrabbiare.
Non avevano nulla per le mani, o meglio, quello che avevano non bastava.
Ripensò a quanto erano stati felici il giorno prima, è
proprio vero che la felicità è effimera... Quando pensi
che non potrebbe andare meglio arriva una batosta che ti toglie tutto
ciò che ti aveva messo di buon umore.
Era difficile cercare di non pensare quando proprio il cuore del gruppo
non era presente, in fondo che cos'è una persona senza il suo
cuore? Solo un guscio di organi meccanici e che eseguono azioni
programmate, prevedibili.
BeastBoy provò a smorzare la tensione :-Sapete che vi dico? E'
estate e va benissimo voler eliminare un po' di calura ma penso davvero
che questa sottospecie di ghiacciolo ci abbia preso fin troppo gusto-.
Raven si lasciò sfuggire un sorriso che nascose prontamente
sotto al cappuccio, Cyborg scosse il capo alzando gli occhi al cielo e
Robin lo fulminò con lo sguardo.
Nessuno disse nulla ma, in effetti, si sentivano tutti un pochino più leggeri, più sostenuti.
Era come se quella battuta così scema avesse impedito loro di
crollare in quel momento, di accasciarsi al suolo senza
possibilità di movimento.
Robin pensò che forse BeastBoy era la struttura ossea del
gruppo, gli sembrava calzante per lui: qualcosa che ti tiene in piedi
anche quando senti di voler cadere.
Quindi prima il cuore e poi?
Quando sarebbe toccato alla struttura ossea?
Quando sarebbe toccato a lui?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10: Il sogno ***
Capitolo 10: Il sogno TEAMMATES
Capitolo 10: Il sogno
Era immobile, il corpo gelido avvolto da piccole scie luminose di colore smeraldino.
I suoi capelli di un rosso vivo erano ormai sbiaditi così come la sua pelle aranciata.
Della Starfire che aveva conosciuto non era rimasto nulla se non le ceneri.
Il suo cuore si bloccò, la realizzazione di ciò che aveva
di fronte la schiacciava: aveva perso una sorella. Starfire era l'unica
che non l'aveva mai giudicata a causa del suo aspetto e del suo modo di
fare, Raven l'aveva introdotta al mondo della meditazione e della
lettura ed erano due attività che svolgevano spesso assieme.
Sapeva che non avrebbe mai più riso senza lei al suo fianco.
Passò una mano candida lungo il ventre piatto dell'amica facendola riposare sul diaframma di lei.
Ricordò il primo abbraccio che si erano scambiate e la gioia che
l'aveva avvolta subito dopo anche se, per orgoglio, non lo avrebbe mai
ammesso.
-Avrei dovuto dirtelo che mi ha resa felice- mormorò fra le lacrime.
Mentre gocce cristalline e salate le solcavano le guance pallide, il
suo corpo venne avvolto totalmente da un'aurea di energia nera.
Il lampadario che penzolava dal soffitto si ruppe in mille pezzi
scagliando pezzi di vetro tutt'attorno, un vetro le tagliò
persino il polso ma lei non sentiva nulla.
Il suo sangue si mescolò al sudore ancora vivido sul cadavere della principessa aliena stesa lì, sotto di lei.
Raven si costrinse ad alzarsi da terra e, a fatica, caricò il
corpo dell'amica in spalla per portarla fuori dall'edificio.
-Cosa dirò agli altri?- chiese a nessuno in particolare.
Si costrinse a reprimere brevemente le emozioni che la sconvolgevano.
Se avesse continuato così avrebbe fatto esplodere l'intero luogo.
Una volta giunta fuori stese il corpo della sua cara amica sull'erba,
le scostò dolcemente alcuni capelli dal viso sporco e sudato e
le baciò la fronte.
Un gesto così familiare e intimo che non aveva mai rivolto a nessuno se non a sua madre.
-A mia madre saresti piaciuta... Ma tu piaci a tutti- mormorò fra i singhiozzi.
Si lasciò sfuggire una risata amara :-E' facile parlare con te-.
Si alzò di scatto voltando rabbiosamente la testa verso il cadavere congelato.
-Avevi detto che saresti sempre stata al mio fianco!- gridò.
Sulla sua fronte comparvero un paio di occhi rossi, sentiva che il lato demoniaco prendeva il sopravvento.
-Avevi promesso!- ringhiò.
La sua voce era una voce che non riconosceva più, gutturale e furente.
Doveva riacquistare il controllo su di sé o sarebbe finita male.
Starfire non c'era più, non ci sarebbe stata mai più.
Il suo sorriso allegro, la sua voce dolce, i suoi occhi che scrutavano
tutto con curiosità, la sua forza indomabile... Tutto di lei
sarebbe rimasto un semplice ricordo che il tempo avrebbe man mano
sbiadito fino a cancellare ogni traccia della sua presenza.
Raven scivolò a terra senza energie a sostenerla, rimase
immobile a guardare un punto vuoto dinanzi a sé mentre nel cuore
e nella mente aveva un tumulto.
Non si accorse neppure della neve che aveva iniziato a cadere dal cielo.
Neve? In estate?
___ ___ ___ ___ ___ ___
Raven aprì gli occhi, era sconvolta dal sogno che aveva appena fatto.
Si accorse di essere stata adagiata sull'asfalto, scattò in
piedi e perse l'eqilibrio ma per fortuna qualcosa o qualcuno la
sostenne.
Era confusa e aveva un cerchio alla testa.
Si toccò istintivamente il polso, non c'era sangue.
Man mano che la sua vista si faceva più stabile riuscì a distinguere i visi preoccupati dei suoi amici.
Era al sicuro.
Robin la sosteneva delicatamente ma in modo fermo :-Stai bene?- chiese con decisione.
-Sì- rispose lei.
Il suo corpo era ancora pesante, quando fu certa di riuscire a
sorreggersi da sola si staccò dal leader e alzò lo
sguardo verso il cielo. Non nevicava.
Tirò un sospiro di sollievo.
La macchina era parcheggiata a un ciglio della strada, accanto a una zona verde.
-Cosa hai visto? Sei svenuta di colpo- disse BeastBoy con voce tremante.
Raven si morse il labbro inferiore, non sapeva se dire o meno
ciò che aveva sognato o predetto... Sperava che non fosse la
seconda opzione.
-Raven- la voce di Robin era seria, ferma.
Stava usando la sua voce da leader.
-Devi promettermi di non andare fuori di testa- sentenziò asciutta la maga.
Robin era immobile di fronte a lei con le mani sulle sue spalle, non
cercava di trattenerla sembrava piuttosto che cercasse un sostegno.
Serrò la mandibola così forte che sentì i denti scheggiarsi sotto al peso della sua frustrazione.
-Raven- ripeté.
Stavolta la sua voce era più simile a una supplica che a un comando, calò il silenzio all'interno del gruppo.
Tutti sapevano che Robin non mostrava fragilità a meno che la
situazione non fosse grave e, spesso, nemmeno in quel caso. Sapevano
anche quanto fosse terrorizzato dalle relazioni amorose, aveva paura
che potessero usare i suoi punti deboli contro di lui e ora tutte
quelle paure si stavano palesando di prepotenza.
Cyborg lo prese per il mantello e lo tirò verso sé
finché la sua schiena non andò a sbattere contro il
proprio petto, Robin non disse nulla. Rimase lì.
In qualche modo trovava confortante il freddo metallo che imprigionava
il corpo del suo amico, lo avvertiva come un qualcosa di familiare.
Era abituato alla freddezza metodica, a calcolare ogni singolo
dettaglio e in quel momento non riusciva né in una né
nell'altra cosa.
Raven emise un lungo sospiro prima di iniziare a raccontare il suo sogno.
A ogni parola il cuore di Robin sembrava sprofondare in un baratro di oscura disperazione.
Iniziò, suo malgrado, ad immaginare il corpo esanime della ragazza che aveva amato in silenzio per tutti quegli anni.
Raven lo stava descrivendo così minuziosamente che era come avercelo davanti agli occhi.
Il suo corpo prese a tremare impercettibilmente. Sentiva i brividi di
freddo avvolgergli il cuore e il corpo intero, era come se la sua
temperatura si fosse abbassata di almeno venti gradi.
Il sangue defluì immediatamente dal suo viso facendolo sbiancare.
Non riuscì a controllare quello che successe di seguito, lo fece e basta.
Un conato di vomito gli attraversò la gola, non poté
trattenersi e si piegò verso l'asfalto dando di stomaco.
Raven e gli altri sgranarono gli occhi, sorpresi dalla reazione di
Robin e dalla fragilità che stava improvvisamente mostrando.
Se anche lui perdeva il controllo in quel modo allora loro non avevano speranze.
Raven si accovacciò di fronte a lui e gli posò una mano sulla spalla cercando di ignorare la puzza di vomito.
Gli porse un fazzoletto e gli rivolse un flebile sorriso :-Io non permetterò che le accada nulla-.
Robin la osservò.
-Non permetterò che quel sogno diventi realtà-.
Qualcosa nella sicurezza con cui Raven aveva detto quelle parole lo
calmò, prese un lungo respiro e si rimise in piedi non senza
difficoltà.
Raven si sentì percorrere da un brivido di energia :-Sento qualcosa-.
-E' Star?- chiese BeastBoy.
-Riesci a vederla?- incalzò Cyborg.
-Shh, fatemi concentrare- rispose secca lei.
Raven si allontanò un po' dal gruppo e iniziò a fluttuare a pochi metri da terra a gambe incrociate.
Chiuse gli occhi e si concentrò su quella fioca sensazione magica che le aveva attraversato il corpo.
Non vide nulla ma riuscì a sentire la sua voce nella sua mente.
Fa male... Così male... Freddo...
Le si strinse il cuore in una morsa quando il corpo iniziò a bruciarle quasi fosse percorso da ghiaccio gelido.
Riusciva a sentire quello che sentiva la sua amica, era come se la
pelle si stesse staccando dal suo corpo lasciando scoperti lembi di
carne viva.
Fortunatamente durò molto poco.
-Qualsiasi cosa facciamo dobbiamo sbrigarci, la situazione non è bella- si limitò a dire la maga.
Il suo tono era serio e diretto, sapeva quello che diceva.
___ ___ ___ ___ ___ ___
Ce l'aveva fatta.
Un contatto era stato stabilito seppur a fatica. Non era riuscita a
mandare un' immagine, né a riferire dove si trovava e,
effettivamente, non lo sapeva nemmeno.
Faceva sempre più freddo, ogni secondo che passava era una tortura fuori da ogni schema.
Il suo corpo era ormai intorpidito e quasi non sentiva più il dolore lacerante che lo attraversava poco prima.
Sentiva che anche il suo viso iniziava a cristallizzarsi lentamente.
Non riusciva nemmeno a sbattere le palpebre, il suo respiro era sempre più affannato ma non avrebbe mollato.
Doveva resistere.
Forte di questa nuova convinzione Starfire provò a racimolare di
nuovo le ultime energie, con convinzione chiuse gli occhi e si
concentrò sul proprio corpo.
Il pugno della mano destra si serrò appena creando una piccola fonte di luce color verde acido, ci stava riuscendo.
Con attenzione iniziò a immaginare che il dardo si propagasse
verso l'interezza del suo braccio, quasi come una risposta automatica
il suo corpo iniziò lentamente a scaldarsi.
Quando fu soddisfatta si fermò pensando che avrebbe dovuto comunque conservare le forze.
-Non l'avrai vinta, non fiché i miei amici sono lì fuori a cercarmi- mormorò.
Un uomo osservava la scena dall'alto, in silenzio.
Possono cercarti ma non è scontato che ti trovino viva... pensò divertito il criminale prima di dileguarsi nell'ombra.
Starfire chiuse gli occhi, si concentrò sui suoi compagni di squadra.
Le mancavano così tanto, come le mancava il caldo tepore della sua camera, le mancava Silky e le mancava il televisore.
Si concentrò più intensamente e pensò a Raven, doveva assolutamente mandarle un'immagine.
Un dettaglio.
___ ___ ___ ___ ___ ___
Raven e gli altri iniziarono a dirigersi nuovamente verso l'auto, Robin non aveva ancora detto nulla.
-Aspettate, la sento! La sento chiaramente- esclamò sorpresa la maga.
Nella sua mente si fece largo un'immagine offuscata: una gabbia... Del ghiaccio, non vedeva molto.
-Raven, allora?- incalzò Robin.
La sua voce rendeva nota una certa urgenza.
-Vedo qualcosa ma... Non è chiaro-.
-Concentrati- ringhiò il leader.
Cyborg scosse il capo :-Robin non puoi forzarla lo sai, non funziona così-.
-E' l'unica pista che abbiamo!- gridò esasperato il ragazzo.
-Smetti di dare di matto!- lo rimproverò Raven.
-Raven ha ragione, adesso basta. Riprenditi- disse calmo il mezzo robot.
-Non ci riesco- lamentò Robin.
BeastBoy abbassò lo sguardo :-Robin, Star è una ragazza
forte e coraggiosa... Non riuscirà a farle del male e questo io
lo so per certo-.
-BeastBoy ha ragione, Starfire è dotata di grandi poteri ed è una combattente agguerrita- concordò Cyborg.
-Non mi impedisce di preoccuparmi per lei-.
Raven sorrise dolcemente :-Siamo tutti molto preoccupati Robin ma abbiamo bisogno del nostro leader...-.
-Non ce la faccio, mi spiace...- borbottò il ragazzo.
Perché tutti si aspettavano sempre così tanto da lui? Non poteva controllarsi in quel momento.
Non dopo il sogno che Raven aveva fatto, non sapendo nelle mani di chi era finita Starfire.
Sentiva di non poter soddisfare tutte le aspettative che i suoi amici
avevano riposto in lui, non era nemmeno riuscito a proteggere Star in
primo luogo come pensava di poterla salvare?
Aveva paura. Una paura terribile di perdere per l'ennesima volta una persona che amava.
L'immagine dei suoi genitori che precipitavano nel vuoto si fece spazio
nella sua mente, una morsa gli attanagliò lo stomaco.
Non poteva permettere che accadesse di nuovo, non sapeva come avrebbe fatto ma sapeva che l'avrebbe salvata.
-Robin...- BeastBoy aveva ancora lo sguardo ancorato a terra :-Ricordi
il giorno in cui ci siamo conosciuti? Tu per me eri un idolo,
bè... Ora ti conosco e la mia opinione non è cambiata.
Certo, sei noioso e fastidioso ma... Se qualcuno può salvare
Star quello sei tu-.
Cyborg sorrise :-Sono d'accordo con macchia d'erba. Non c'è
nessuno più determinato di te... Specialmente quando si tratta
di Starfire-.
-Forza allora, tutti in auto- ordinò Robin.
Si disse che era fortunato ad avere i suoi amici con sé, senza
le loro parole di conforto non avrebbe mai riacquisito fiducia in
sé e nelle sue capacità.
Quel sogno era solo un sogno e non sarebbe diventato realtà, non finché avrebbe potuto fare qualcosa in merito.
Era ora di prendere davvero in mano la situazione!
________________________________________________________________________________
Buonasera a tutti, o meglio... Buongiorno dato che son le 2:02 del mattino.
Non faccio quasi mai note di questo genere ma questa è importantissima.
So che ci sono persone speciali che stanno leggendo questa storia e
quindi ci tengo a dedicare questo capitolo proprio a loro che mi hanno
permesso di acquisire un pochino di fiducia in me stessa.
Questo capitolo è dedicato alle mie serpi, perché non
pensavo che i social potessero farmi conoscere persone così
speciali e meravigliose.
Vi amo.
-SilkyeAnders
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 11: Crisi emotiva ***
Crisi emotiva cap 11 TEAMMATES
Capitolo 11: Crisi emotiva
Il viaggio in auto proseguiva
nel silenzio più totale, nessuno osava parlare forse per paura
di dire qualcosa di stupido in un momento così decisivo
dell'indagine.
Inoltre, e se ne erano tutti resi conto, senza Starfire qualsiasi chiacchiera sarebbe morta a vuoto.
Robin osservava i paesaggi mutare e scomporsi rapidamente fuori dal
finestrino, il vento fresco scompigliava le chiome degli alberi e
carezzava dolcemente i fili d'erba dei prati circostanti.
Iniziò a ragionare, inevitabilmente, su come una tale leggerezza
potesse fare da sfondo a qualcosa di così pesante come
l'atmosfera che regnava sovrana in quell'auto.
Il vento schiariva il cielo, Starfire schiariva i suoi pensieri.
Ora lei non era lì per portargli leggerezza, non era lì per fargli capire quando la sua mente lavorava troppo.
Iniziò a pensare anche alla visione di Raven, o meglio, al
sogno... Sperava così intensamente che una cosa del genere non
sarebbe mai successa, si sorprese di quanto ardentemente desiderasse di
rivederla sana e salva.
Aveva sempre saputo che la gente muore, sin da bambino. La
consapevolezza di poter perdere qualcuno che amava lo aveva sempre
fatto fuggire davanti alla prepotenza dei sentimenti ma, in quel
momento, riusciva solo a pensare a quanto fosse stato idiota a fuggire
da lei.
Le nuvole non scappano dal vento ma lo accolgono nel loro ambiente e si scostano per lasciarlo passare.
Sentiva gli occhi bruciare sotto al peso delle lacrime che spingevano
per uscire fuori ma si rifiutò di concedere loro di palesarsi
sul suo volto.
La fiducia che aveva da poco ritrovato sembrava dissiparsi ad una velocità allarmante.
Si rese conto ben presto di non riuscire a rimanere positivo a lungo se
Starfire non era con lui e, con enorme rammarico, notò che anche
per gli altri era così.
Sentiva che, in quanto leader, avrebbe dovuto dire qualcosa...
Qualsiasi cosa per alleggerire gli altri ma lui non era leggero, lui
era pesante e serio.
Sospirò senza sapere cosa altro fare.
Sapeva che Raven poteva sentirlo, sapeva che Raven poteva percepirlo.
Non fu sorpreso quindi quando, dal sedile dietro il suo, sentì
la sua mano affusolata posarsi dolcemente sulla sua spalla e stringerla
appena.
BeastBoy, notò, era immobile a fissarlo con uno sguardo che non
avrebbe saputo come definire. Non era pietà per fortuna almeno
di quello era certo.
Conosceva la pietà, troppe volte da bambino le persone lo
avevano guardato così a causa della prematura morte dei suoi
amati genitori.
Stava così tanto tempo a pensare a sé che non
intuì nemmeno come potessero stare gli altri in quel momento. Si
sentì in colpa specialmente perché sapeva che si stavano
preoccupando tantissimo per lui e, oltre che pensare alla missione e al
loro dolore o alla loro preoccupazione, dovevano anche occuparsi di lui
e dei suoi sentimenti.
-Sapete cosa c'è? Se Starfire fosse qui con noi ora non
sopporterebbe questo silenzio né questa tristezza. Ci direbbe
che non è ancora detta l'ultima parola e che è inutile
disperarsi prima di arrivare alla fine. Non mi risulta che siamo alla
fine- esordì Cyborg.
I ragazzi si voltarono tutti a guardarlo.
-Starfire non è qui però- osservò Robin.
Dopo aver proferito quelle parole il suo cuore iniziò a sprofondare in un baratro di ansia e disperazione.
-Robin, i tuoi genitori non sono qui- iniziò lentamente Cyborg,
non sapeva come il suo amico avrebbe preso quel discorso :-Questo ti
impedisce di pensare a loro o di ricordare le loro parole? Ti impedisce
di far fede ai loro insegnamenti?-.
Robin aveva gli occhi sgranati sotto alla maschera, nessuno gli aveva
mai parlato così direttamente circa la morte dei suoi
genitori... Bè, nessuno dei suoi amici.
(https://www.youtube.com/watch?v=1ypofGDdHpo)
Da qualche parte a Jump City...
Una singola lacrima gelida scivolò lungo la sua guancia ormai imporporata dal freddo.
Aveva annullato ogni bisogno corporeo, non sentiva nulla: la fame, la necessità di andare in bagno, la sete...
Sentiva solo dolore e freddo.
Si chiese cosa avrebbe pensato il suo amato knorfka nel vederla in quello stato pietoso, immobile senza la voglia di combattere.
Sarebbe stata quella la sua morte? Una morte indegna per una Tamariana,
una morte per cui qualsiasi abitante del suo pianeta avrebbe provato
disgusto.
Era troppo stanca persino per provare disgusto.
Sentiva solo che qualsiasi cosa avrebbe fatto non l'avrebbe condotta a niente.
Non capiva perché ma da qualche ora il suo corpo aveva smesso di
rispondere agli stimoli, la pelle aveva ripreso a bruciare e anche
parte del suo viso si era lentamente iniziata a congelare.
Sentiva il ghiaccio muoversi sulla sua pelle fino a entrarle nella carne, era un incubo.
Pensò di nuovo ai suoi amici, avrebbero pianto se fosse morta?
Come avrebbe reagito Raven? E Robin?
Non lo diceva mai apertamente ma era sempre molto in ansia per il loro
status mentale, non lo avrebbero mai ammesso ma erano i due più
fragili sotto alla corazza.
Robin... Immaginò nuovamenta la sensazione di calore che aveva
provato svegliandosi nel suo letto, ricordò il suo profumo che
le era rimasto addosso durante la giornata, ricordò anche la
sensazione delle sue mani che le stringevano il corpo mentre dormivano
l'uno affianco all'altra.
Ora il calore del suo tocco sembrava così distante, talmente
inesistente da farle provare un estremo dolore. Era come se il suo
corpo cercasse quel contatto fino allo spasmo, non le era mai successo
di volere così ardentemente qualcosa e in quel momento, avvolta
dal gelo, e dal dolore il suo unico desiderio era poter toccare Robin.
Notò che il suo corpo si contorceva al pensiero delle dita del
ragazzo che ripercorrevano il suo fianco, in quel momento riuscì
a sentire la vita scorrerle di nuovo addosso.
Sentì il sangue bollire nelle vene al pensiero del ragazzo di
cui era innamorata, dentro di lei si fece strada una necessità
di cui non si credeva ancora capace.
Il calore si estese dal suo petto fin all'interno coscia, la sensazione delle mani di Robin ancora vivida su di lei.
Fu grata di quel piccolo momento di leggerezza, erano momenti che era
abituata a vivere nella sua vita ma, altrettanto velocemente come era
arrivato, si dissolse nell'aria lasciando novamente spazio a quella
nuova pesantezza a cui non era assolutamente abituata.
Si sentiva così sola e temeva di morire lì, in
quell'antro gelido, incollata a un pavimento freddo senza nessuno
accanto se non il suo carnefice che ancora si rifiutava di mostrarsi.
___ ___ ___ ___
I ragazzi scesero dall'auto, erano finalmente giunti a destinazione.
Una vecchia baita in legno con i vetri delle finestre avvolti dalla polvere.
Era isolata attorno allo spiazzale di una pineta, non era molto grande
e giaceva accanto a un lago che sembrava piuttosto profondo.
Sembrava uno scenario piuttosto idilliaco.
-Quindi... Sarà sicuramente abbandonata no?- azzardò BeastBoy.
-Non azzarderei, magari ci vive ancora qualcuno... La famiglia di quel tipo tanto per cominciare- rispose Robin.
-Sempre se ne aveva una- commentò Raven.
La ragazza osservò lo spiazzale, non sapeva cosa stesse cercando di preciso ma sapeva che stava cercando qualcosa.
-Provo ad avvicinarmi al lago e vedere se percepisco qualcosa- disse poi.
BeastBoy le corse dietro, aveva una brutta sensazione e voleva essere
lì per proteggerla nel caso fosse capitato qualcosa di brutto.
-Suppongo che a noi tocchi entrare- rifletté Cyborg.
Robin si limitò ad annuire e, seppur con qualche riserva, i due si avvicinarono all'entrata della piccola baita.
Cyborg bussò e aspettò qualche minuto, quando si rese
conto che nessuno avrebbe risposto decise di aprire la porta che era
stranamente schiavata.
Appena entrarono la prima cosa che notarono fu lo stato pietoso della
mobilia, polvere e ragnatele ovunque non lasciavano spazio alle
interpretazioni. Quella casa era sicuramente disabitata da moltissimo
tempo ormai.
Si addentrarono nel vecchio soggiorno: un divano in pelle bordeaux
giaceva al centro della stanza di fronte a un vecchio televisore
scassato, sulla parete erano appesi svariati certificati e qualche foto
ormai ingiallita.
Una vetrinetta colma di trofei e medaglie era il focus della stanza,
non era centrale come il divano ma attirava sicuramente tutta
l'attenzione dei due eroi.
-Questo tipo doveva essere malato- mormorò Cyborg osservando il modo in cui ogni trofeo era sistemato con cura maniacale.
-Sicuramente era uno che collezionava vittorie- convenne Robin.
La loro analisi venne presto interrotta da un grido agghiacciante.
-Raven!- gridò Robin correndo fuori dall'abitazione, Cyborg subito dietro di lui.
I due raggiunsero la maga la quale, in quel momento, era inginocchiata a terra e reggeva in mano un pezzo di stoffa viola.
-Dov'è BeastBoy?- chiese Robin allarmato.
Raven alzò lo sguardo, le lacrime agli occhi :-Lo ha preso-.
___ ___ ___ ___
Starfire aprì gli occhi, doveva essere svenuta senza essersene resa conto.
C'era qualcosa... Una sensazione nel fondo del suo stomaco. Non era fame, era ansia.
Si rese conto che il ghiaccio ora le copriva l'intera metà del
viso, solo una piccola porzione libera. Si chiedeva quanto tempo ci
sarebbe voluto prima di trasformarsi anche lei in una statua ghiacciata.
-Star...- sentì mugugnare.
Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque. Provò a chiamarlo,
provò a dire il suo nome ma le parole le morirono in gola.
BeastBoy era lì con lei e non sembrava star bene.
-Fa freddo...- lo sentì mormorare.
Resisti BeastBoy, Robin e gli altri verranno a prenderci presto... avrebbe così tanto voluto dirglielo.
La disperazione prese il sopravvento, non riusciva a capire a che razza di gioco stesse giocando quel maledetto criminale.
Qual era il suo scopo? Perché li aveva presi e portati nel suo covo? A cosa puntava?
Voleva divincolarsi, voleva urlare, voleva trascinarsi fuori di
lì e portare con sé il suo amico, voleva rendere onore
alla sua stirpe e invece non riusciva a fare nulla se non lasciarsi
prendere dal panico.
-Non voglio morire qui... Non così-.
Starfire sentì le lacrime cristallizzarsi lungo le sue guance,
avrebbe voluto voltarsi per guardarlo o toccarlo. Poteva solo lasciarsi
trasportare dalla tristezza e dalla paura, non c'era altro che potesse
fare.
Ricordò quanto era felice il giorno in cui Robin tornò da
Gotham, ricordò come era felice il giorno in cui la loro squadra
venne formata, ricordò le lunghe chiacchierate notturne con
Raven.
Raven... Ora che anche BeastBoy era stato catturato doveva essere in uno stato terribile.
-Robin è preoccupato per te... Lo sono tutti...- BeastBoy parlava con un tono di voce fievole.
-Star... Lo so quello che ho detto ma non temere. Non moriremo qui-.
L'aliena non ne era più così certa ormai.
___ ___ ___ ___
-In che direzione è andato?- sbottò Cyborg.
-Verso l'estremo nord- rispose Raven, i suoi occhi fissi nel vuoto.
Reggeva ancora quel brandello di stoffa fra le mani, non riusciva a lasciarlo ricadere in terra.
-Sali in macchina, non c'è più tempo... Se continua così verremo decimati- incalzò Cyborg.
-Siamo già decimati!- gridò Robin.
La frustrazione, il dolore, la preoccupazione... Era tutto così ovvio in quel grido straziato.
-E quindi? Vuoi forse arrenderti? Lasciarli nelle mani di questo sociopatico?-.
Cyborg gridava ancora più forte di lui, era imponente e deciso.
-No, certo che no...- mormorò il leader.
Raven abbassò il capo e si rimise in piedi :-Dobbiamo sbrigarci. Non sappiamo chi sarà il prossimo-.
I tre salirono nuovamente in auto, il morale era senza dubbio a terra e
Robin non poté non pensare ai due membri che avevano perso:
prima il cuore, poi la struttura ossea... Si chiedeva quando sarebbe
venuto il momento dei muscoli o del sistema nervoso.
Era in piena crisi emotiva, non riusciva a pensare lucidamente e non era una sensazione con cui era familiare.
Si sentiva inutile.
Fece l'unica cosa che gli parve sensata.
Si voltò verso Cyborg, aveva timore di parlare perché
sapeva che la sua voce lo avrebbe tradito. Fortunatamente si
conoscevano da tanto tempo e non aveva bisogno di dire nulla per farsi
capire. Semplicemente, gli posò una mano sulla spalla.
-Prenderò io il comando per questa missione- disse prontamente Cyborg.
Gli altri due annuirono in silenzio, entrambi feriti dal peso di una sensazione che mai avevano provato prima.
L'amore era un sentimento che Robin conosceva bene, lo aveva provato
altre volte anche se in forma diversa. Ciò che provava per
Starfire andava ben oltre, era come trovare l'acqua dopo aver viaggiato
per mesi nel deserto, come scalare una montagna ed arrivare alla vetta
per vedere il panorama spettacolare al di sotto, come vincere per la
prima volta una partita a basket.
Starfire era semplicità, purezza e freschezza. Senza il suo vento si sentiva solo.
Sapeva che per Raven era lo stesso, sapeva che condividevano lo stesso sentimento anche senza bisogno dei suoi poteri psichici.
Due facce della stessa medaglia.
Non riuscì a trattenersi, allungò il braccio dietro
sé e le porse la mano, la sentì stringere quasi le
servisse una certezza a cui aggrapparsi.
Dovevano assolutamente salvarli.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 12: Il calore dei corpi ***
Capitolo 12: il calore dei corpi TEAMMATES
Capitolo 12: Il calore dei corpi.
(https://www.youtube.com/watch?v=XgJFqVvb2Ws)
Un gemito profondo scivolò dalle sue labbra rosee, erano
leggermente dischiuse e il suo fiato caldo gli solleticava il collo
facendogli venire la pelle d'oca.
Le sue mani percorrevano ogni centrimetro nudo di pelle, ogni angolo nascosto del suo corpo.
Lui le sfiorò il labbro inferiore con la lingua e le diede un dolce morso.
Percorse la lunghezza della sua coscia con la mano per poi far scomparire la sua mano in mezzo alle gambe di lei.
Un altro gemito, stavolta più lungo e profondo.
-Mi sei mancata- disse in un soffio.
Lei non rispose, afferrò i suoi capelli corvini con la mano e
tirò appena costringendolo ad alzare il viso nella sua direzione.
-Io... Non ti sono mancato?- chiese tra un bacio e l'altro.
Starfire non azzardava a rispondere, era stesa lì proprio sotto di lui e ansimava.
Robin le scostò una ciocca di capelli sudati dal viso, il suo bellissimo viso.
Le sue guance ora erano arrossate, gli occhi smeraldini socchiusi a fissarlo con sguardo intenso.
Il suo corpo era esattamente come lui lo aveva immaginato per tutto
quel tempo, riusciva a sentire chiaramente il calore che emanava e ci
si crogiolava.
Incapace di lasciare le sue labbra libere per troppo tempo Robin
tornò a baciarla con foga, si lasciò sfuggire una risata
ansimante mentre le posava entrambe le mani sui fianchi.
Abbassò di nuovo lo sguardo su lei rivolgendole un sorriso sghembo.
-Sei bellissima...- mormorò.
Aveva paura di parlare ad alta voce, come se un tono di voce normale potesse spezzare quel momento incantevole.
Era tutto come lo aveva sempre voluto, sognato anche...
-Perché non mi parli? Star... Ho bisgno di sentire la tua voce- disse lui baciandole il ventre.
Un altro gemito silenzioso le sfuggì dalle labbra.
-Se non mi parli non sono sicuro che tu sia davvero qui con me- ansimò lui afferrandola di peso.
La spinse contro la parete della sua camera e lei attorcigliò
subito le gambe attorno alla sua vita spingendolo ancor di più
verso di sé.
Quella necessità di sentirla vicina: pelle contro pelle, cuore
contro cuore... Era un'emozione che non aveva mai provato prima.
Desiderio, quello lo conosceva bene. Era un'emozione con cui si era
scontrato più volte ma quello che provava in quel momento,
quella era una sensazione completamente estranea per lui.
Era come se quel contatto non fosse abbastanza, voleva sciogliersi dentro di lei. Renderla un tuttuno con il suo corpo.
Voleva respirare la sua stessa aria, guardare il suo stesso cielo, provare gli stessi brividi.
Era un bisogno quasi spasmotico, disperato... Non riusciva a pensare.
-Dimostrami che sei reale- disse baciandole il collo.
Scostò il viso e la ragazza stupenda fra le sue braccia si
contorse in modo innaturale, Robin si allontanò da lei con il
cuore in gola. La osservò in silenzio mentre la schiena si
spezzava in una posizione arcuata dando origine a dei frammenti di
ghiaccio violaceo.
Starfire lanciò un grido di dolore agghiacciante prima di tramutarsi completamente in ghiaccio.
Robin aprì gli occhi di scatto, era completamente sudato e il cuore gli batteva all'impazzata.
Scostò le coperte dal suo corpo e tolse immediatamente la camicia del pigiama.
-Cosa vuol dire questo sogno?- si chiese.
Si toccò il petto, quasi d'istinto, la sensazione di calore del corpo di Starfire era ancora vivida.
Sentì bussare dolcemente alla porta.
-Raven...- mormorò.
-Non riesco a dormire- disse la ragazza in un soffio.
-No, nemmeno io... Entra-.
I ragazzi avevano deciso di fermarsi per la notte in un Bed and Breakfast non troppo lontano dal punto in cui erano giunti.
Non sapevano nemmeno dove dovevano andare quindi, semplicemente,
ritenevano che fosse più saggio riposare prima di affrontare un
nemico sconosciuto.
-Sono preoccupata...- mormorò la maga.
Robin le posò delicatamente una mano sulla spalla, quel calore sembrò confortarli entrambi.
-Ti sei mai chiesta come mai il calore del corpo abbia un effetto così rilassante?- chiese lui distrattamente.
Raven scosse il capo, sorrise appena :-Suppongo che sia per la vicinanza che trasmette-.
Raven si voltò leggermente verso il suo amico e imitò il suo gesto posando anche lei una mano sulla sua spalla.
I due rimasero a guardarsi negli occhi senza dire nulla.
-Sono di una punta di azzurro davvero particolare- commentò la maga.
Robin sembrò ricordarsi in quel momento di non avere la
maschera. Raven lo aveva già visto senza ma mai da così
vicino, quello era un lusso che solo Starfire poteva concedersi.
Sentì di tradirla in qualche modo e si scostò appena.
-Robin, ho paura che non riusciremo ad arrivare in tempo- ammise lei abbassando lo sguardo.
-Anche io- sospirò lui passandosi una mano fra i capelli.
-Mi sento così male a non proseguire le ricerche- continuò lei.
-Dovevamo riposare-.
-Come se fosse un'opzione contemplabile...-.
Robin sorrise appena :-E quindi ti piace BeastBoy, eh?-.
-Smettila subito- borbottò la maga tirando su il cappuccio della mantella.
-Eh no mia cara, qui si gioca ad armi pari- esclamò lui tirandolo di nuovo giù :-Io i miei occhi, tu i tuoi-.
Raven posò la testa sulla sua spalla e si lasciò sfuggire un sospiro stanco.
-Dormi qui con me?- chiese lui facendole spazio nel letto.
Raven annuì e si sistemò nel lato opposto.
Non aveva mai dormito con lei ma ritenne che il calore del suo corpo
potesse giovargli quella sera, in mezzo a tutto quel ghiaccio forse il
fuoco era l'unico modo che avevano per tenersi sani.
___ ___ ___ ___ ___ ___
Starfire sentiva il pungente freddo del ghiaccio risalirle lungo la
fronte, un rumore in sottofondo che non riusciva bene a decifrare.
Era una specie di ticchettio, non era gradevole e per dirla tutta le metteva un po' d'ansia.
Il suo corpo veniva percorso da piccole ondate di calore di tanto in tanto ma non riusciva più a reagire.
Riusciva a sentire il battito del suo cuore affievolirsi, le lacrime
erano ormai gelide stalattiti di ghiaccio lungo le sue guance.
-La tua pelle sta diventando blu...- mormorò BeastBoy.
La sua voce sembrava così distante, come se lo stesse ascoltando dalle profondità marine.
La sua mente era fissa su Robin, desiderava tanto poter sentire il suo
corpo contro il proprio. Un caldo abbraccio, le sarebbe bastato solo
questo.
-Star, devi resistere ok? Gli altri sono vicini...-.
Se solo avesse potuto voltarsi per guardarlo, se solo avesse potuto allungare una mano per afferrare quella del suo amico.
-Cos'è... Rumore...- mormorò lei in un soffio.
-Un orologio, lo ha portato poco fa ma tu eri svenuta- spiegò il mutaforma.
Starfire non capiva come fosse possibile che il suo amico stesse
così bene, si capiva che era infreddolito ma non sembrava
reagire male come lei.
In fondo, si disse, lei era puro fuoco ed energia... Forse il ghiaccio su di lei si muoveva più in fretta.
Eppure, non avrebbe dovuto essere in grado di scioglierlo?
-E' come se questo ghiaccio maledetto risucchiasse l'anima- borbottò il ragazzo.
Starfire sentì un tuffo al cuore.
Era davvero possibile? Più emozioni provava, più il
ghiaccio si espandeva? E quel calore che sentiva ogni tanto...
Non riusciva davvero a capire.
___ ___ ___ ___ ___ ___
Un raggio di sole filtrò dalla finestra illuminando il viso del
giovane eroe, una lieve tepore avvolse le sue guance costringendolo ad
aprire gli occhi.
Fra le sue braccia avvertiva qualcosa di morbido e sinuoso, il corpo di Raven.
Avevano dormito abbracciati.
Effettivamente sentiva il bisogno di un contatto umano rassicurante,
Raven non era calda come Starfire e la sensazione del suo corpo esile
contro il suo non era paragonabile a quello che provava quando era
Starfire a stringersi a lui in quel modo.
Anche il suo odore era diverso, non cattivo solo... Diverso.
Si scostò da lei e ne approfittò per farsi una doccia
calda, non aveva nemmeno controllato l'orario ma a giudicare da quanto
fosse debole il sole fuori dovevano essere appena le sei di mattina.
Quando tornò in camera, Raven era seduta sul letto già vestita di tutto punto e fissava fuori dalla finestra.
-Buongiorno- borbottò lui.
La maga ebbe come un sussulto, voltò il capo verso di lui :-Buongiorno-.
Tra i due scese un pesante silenzio, entrambi erano molto imbarazzati
per aver trovato conforto l'uno tra le braccia dell'altra. In qualche
modo si sentivano estremamente in difetto nei confronti delle persone a
cui avevano donato il cuore.
Eppure non avrebbero dovuto, nessuno dei due era in una relazione e nessuno dei due aveva fatto qualcosa di male.
Nei momenti difficili è lecito trovare conforto in un calore estraneo, no?
Robin prese i propri abiti e tornò in bagno a cambiarsi.
Entrambi sentirono bussare alla porta, sicuramente era Cyborg.
Quando Robin aprì la porta il mezzo robot non chiese nulla,
semplicemente guardò Raven e le rivolse un sorriso comprensivo.
Non c'era giudizio nel suo sguardo, era come se immaginasse che una cosa del genere sarebbe capitata.
-Mettiamoci subito in marcia- disse con fermezza.
-Hai idea di dove vuoi dirigerti?- chiese Raven.
-Abbiamo una pista-.
I tre salirono in auto, stavolta Robin si mise dietro con Raven e le prese la mano.
Era un tocco rassicurante per entrambi, non c'era nulla di romantico
né di erotico. Era solo uno scambio di calore corporeo, uno
scambio di emozioni.
Raven non poteva concedersi di provare troppi sentimenti e, in un certo senso, per Robin era lo stesso.
Tenendosi per mano era come se dividessero quelle emozioni così pesanti a metà.
Come se ciascuno si facesse un po' carico del peso dell'altro e glielo levasse dalle spalle.
Cyborg non disse nulla, non ce n'era bisogno. Conosceva i suoi amici
meglio di quanto essi stessi si conoscevano e aveva già capito
tutto sin dal primo momento in cui si conobbero, nessuno aveva dovuto
spiegargli le dinamiche.
Per lui era così ovvio da essere imbarazzante eppure, e di
questo si sorprendeva sempre, nessuno di loro sembrava volerlo
accettare.
O meglio, Robin e Raven sembravano non volerlo accettare.
Si chiedeva spesso il perché quei due si comportassero così, forse nessuno aveva insegnato loro ad essere felici.
La strada scorreva rapidamente davanti a loro, l'auto sfrecciava
sull'asfalto lasciando passare alle proprie spalle i paesaggi boschivi.
Iniziavano a intravedersi le prime montagne in lontananza.
Robin strinse più forte la mano di Raven e fu piacevolmente
sorpreso di notare che lei ricambiò con altrettanto vigore.
La preoccupazione li stava divorando vivi, nessuno dei due sapeva
più come calmarsi ormai e sentivano anche che il tempo stava per
scadere.
___ ___ ___ ___ ___ ___
Il freddo era insopportabile e pungente, lame di ghiaccio si infilzavano ferocemente nelle sue carni fino a congelarle il cuore.
Il suo battito cardiaco era sempre più debole e il suo viso sempre più compresso nel ghiaccio gelido.
I suoi occhi non vedevano più ciò che c'era attorno, era tutto annebbiato e terribilmente confuso.
La pelle le bruciava con una violenza inaudita, nemmeno il fuoco che si portava dentro era in grado di scaldarla ormai.
Si sforzò di non pensare ai suoi amici, a Robin... Si
impegnò a non sentire assolutamente nulla ma, se non provava
emozioni, sentiva più chiaramente il freddo che si impossessava
del suo corpo.
Fragile, debole, inutile... Non riuciva a credere di essersi ridotta in un simile stato.
Avrebbe voluto reagire, parlare, rassicurare il mutaforma accanto a lei e invece...
I suoi occhi si chiusero per l'ennesima volta lasciandola scivolare nel
buio totale, incapace di risalire in superficie dove il sole poteva
scaldarla.
Non sapeva cosa le sarebbe capitato, non sapeva perché lei e
BeastBoy si trovavano lì e non capiva nemmeno a che gioco stesse
giocando il criminale.
Si sentiva impotente, nervosa e stanca. Avrebbe solo voluto che tutto quel calvario finisse e anche presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 13: Non mollare! ***
Capitolo 13: Non mollare! TEAMMATES
Capitolo 13: Non mollare!
Se qualcuno glielo avesse
detto Robin non ci avrebbe mai creduto, ciò che in quel momento
aveva davanti agli occhi era assolutamente impressionante e lo
impressionavano davvero pochissime cose.
La montagna si ergeva di fronte ai loro sguardi meravigliati, il
ghiaccio era ovunque e si muoveva rapido serpeggiando tra le macchie
d'erba ancora visibili.
-Credo che ci siamo- mormorò Cyborg.
-Tu dici?- chiese Raven in modo sarcastico.
I tre si guardarono attorno in modo schivo.
-Non sappiamo cosa ci aspetta, siamo palesemente nel territorio nemico... Procediamo con cautela- ordinò Robin.
-Sembra non esserci un'alternativa alla scalata- osservò prontamente Cyborg.
Raven iniziò a fluttuare a pochi centimetri dal suolo senza nemmeno rendersene conto.
-Non per noi due almeno- commentò poco dopo Robin.
La maga osservò attentamente i suoi amici e poi l'enorme parete
di ghiaccio violaceo dinanzi a loro, non era sicura che potessero
scalarla senza morire congelati.
-Forse riesco a portarvi con una lastra- mormorò atona.
I due si guardarono perplessi per poi rivolgere nuovamente la loro attenzione verso l'amica.
-Sei sicura di avere sufficiente energia per farlo?- chiese Cyborg.
-No, ma ci posso comunque provare- rispose la ragazza.
Chiuse gli occhi e si concentrò quanto più poteva sulla
propria magia, con un lungo sospiro tremante iniziò a formare
nella sua mente l'immagine di una lastra di energia nera
sufficientemente grande per trasportare i due ragazzi accanto a lei.
Azarath Metrion Zinthos
Si concentrò più intensamente cercando di rimuovere BeastBoy dai suoi pensieri almeno per il momento corrente.
Azarath Metrion Zinthos
Finalmente la magia fluiva nelle sue mani fino a liberarsi in una luce nerastra e impalpabile.
Robin e Cyborg non furono sorpresi di essere sollevati da terra da una piattaforma circolare dall'intenso colore nero corvino.
Raven abbassò le mani che aveva anteposto al petto con un
sospiro esausto, di solito generare questo tipo di cose non la stancava
ma aveva effettivamente dormito poco e il suo stato emotivo era
totalmente alterato.
Non avrebbe permesso a nulla di intromettersi fra lei e il suo
obbiettivo però e sapeva che per i suoi amici era lo stesso,
pregava solo che non fosse troppo tardi.
I tre iniziarono la loro scalata verso la cima, non andavano
chissà quanto veloci ma sicuramente avrebbero fatto prima
così che con picconi e chiodi da rocciatura.
-Cosa credete che troveremo lassù?- chiese Raven.
-Mmh... Non lo so e la cosa mi manda fuori di testa- borbottò il mezzo robot.
-Dobbiamo stare calmi, qualsiasi cosa sia non può essere peggio
dei criminali che abbiamo già fronteggiato- disse Robin.
Mentre quelle parole uscivano dalla sua bocca si rese conto di non
crederci molto nemmeno lui, doveva rimanere forte per quel che rimaneva
della sua squadra.
Forse la cosa che più lo demoliva di tutta quella situazione era
vedere come il suo team si stesse decimando sotto ai suoi occhi, sotto
agli occhi di chi avrebbe dovuto proteggerli... Non era nemmeno in
grado di fare questo per loro.
Come poteva essere un buon leader se non riusciva nemmeno a salvarli quando avevano bisogno di lui?
-Robin, smettila subito- lo rimproverò Raven.
Il ragazzo a volte dimenticava di avere in squadra una maga che basava
la sua magia proprio sull'empatia, i suoi pensieri e le sue emozioni
dovevano essere arrivati alla poverina come un fiume in piena.
-Scusa- disse semplicemente.
Cercò di contenersi, in fondo non aveva diritto di uscire di
testa senza tenere conto del fatto che anche gli altri avrebbero voluto
lasciarsi andare come stava facendo lui.
Doveva essere forte, solo così si sarebbe meritato di essere definito un buon leader in quel momento.
-Non importa, non posso controbattere contro una sensazione che provo anche io- mormorò la maga.
Cyborg fece scorrere rapidamente il suo sguardo dall'uno all'altra, si
lasciò sfuggire un sospiro amareggiato. Sapeva che i suoi amici
erano sconvolti e in ansia e non poteva certo biasimarli ma era
comunque preoccupato per loro, aveva paura che quella situazione fosse
troppo da sopportare per i due giovani eroi.
-Bè spero solo che qualsiasi cosa ci aspetti lassù sia altrettanto pronta per noi- disse deciso il mezzo robot.
-Non sapranno nemmeno cosa li ha colpiti- commentò Robin con un sorriso mesto dipinto in viso.
Raven si limitò a sorridere appena.
_______________________________________________________________________________
BeastBoy osservava il corpo dell'amica, il ghiaccio percorreva a gran
velocità ogni centrimetro del suo corpo. La carnagione aranciata
della ragazza aveva ora assunto un tono bluastro e quasi innaturale
persino ai suoi occhi.
-Coraggio Star, manca poco me lo sento... Riesco a percepire Raven... Presto saremo fuori di qui- mormorò il mutaforma.
Starfire non rispondeva più ai suoi incitamenti, aveva smesso qualche minuto fa e la cosa lo preoccupava immensamente.
Il ticchettio di quel maledetto orologio era ormai assordante e gli penetrava le orecchie fino a bucargli il cervello.
I suoi piedi erano ancorati alla parete, immobilizzati dallo stesso ghiaccio che aveva causato loro così tanti problemi.
E come i suoi piedi anche le sue mani non erano libere.
Era appeso lì, alla fredda parete metallica in una posizione da crocifisso.
-Questo tizio sta urtando i miei nervi- borbottò nervoso il verdolo.
Ogni volta che il suo corpo si scaldava di rabbia sentiva il ghiaccio
aumentare in volume, cercava di rimanere calmo per rallentarne
l'effetto e si meravigliò del fatto che Starfire non lo avesse
capito prima di lui.
-Non mollare!- disse a denti stretti.
Era l'unico incitamento che riusciva ancora ad offrirle, continuava a
ripetere quella frase come una cantilena sperando di infondere
nell'amica un po' di coraggio e positività.
Non era una situazione facile e per quanto entrambi si sforzassero di
rimanere ottimisti persino BeastBoy doveva ammettere che iniziava a
dubitare che i loro amici ce l'avrebbero fatta in tempo.
O meglio, era sicuro che avrebbero fatto in tempo a salvare lui ma Star...
-Non mollare!- ripeté, stavolta più forte.
Non sapeva nemmeno più chi dei due stava cercando di incoraggiare se lei o se stesso.
Continuava a ripetersi che erano vicini e che sarebbero arrivati presto
ma la pura e semplice verità era che non sapeva nemmeno dove si
trovava lui, figurarsi se poteva sapere quanto in fretta sarebbero
arrivati i loro amici.
Doveva mantenere la speranza, se avesse mollato lui lo avrebbe fatto
anche Star e non poteva permetterlo. Doveva assicurarsi di mantenerla
viva e attenta fino alla fine di quella orribile storia.
-Star... Hey... Ti ricordi come ci siamo conosciuti?- mormorò.
Nessuna risposta.
-Star, andiamo... Non posso ricordare da solo, ho bisogno di te. Allora? Te ne ricordi?-.
-Sì...- la sentì mormorare, era quasi un sussurro.
-Bei tempi eh? Ero piuttosto fico all'epoca, non trovi?- chiese lui con una punta di ironia nella voce.
Starfire accennò una risata, sembrava più che altro un rantolo.
-La maschera mi dava un'aria misteriosa- commentò poco dopo lui.
-Misteriosa? Ma se sei verde- gracchiò l'aliena.
-Aaah, non mi avrebbe riconosciuto nessuno invece-.
_____________________________________________________________________________
-Siamo quasi sulla cima- esclamò Cyborg.
-Si sente, fa un freddo cane- lamentò Raven.
Improvvisamente, iniziò a maledirsi per la scelta che aveva
fatto quando fu creato il suo costume. Avrebbe dovuto chiedere dei
pantaloni e un paio di guanti.
-Cerca di non pensarci- borbottò Robin.
Diceva così ma intanto anche lui stava congelando.
Il fiato dei ragazzi disegnava delle nuvolette in aria ad ogni parola
che si scambiavano, le punte dei capelli iniziavano a ghiacciarsi
lentamente così come i lembi dei vestiti.
-E' incredibile, ma che temperatura c'è qui?- sbottò Raven.
-I miei radar non la rilevano- rispose Cyborg preoccupato.
C' era qualcosa di profondamente innaturale in quel freddo, qualcosa che andava contro ogni logica possibile.
-Coraggio, non possiamo mollare ora! Siamo sicuramente nel posto giusto- incitò il mezzo robot.
Aveva ragione, era quello il momento di spingere al massimo. Il momento
del tutto o niente, avrebbero salvato i loro amici a qualsiasi costo.
Se avessero lasciato perdere in quel momento tutto lo sforzo che
BeastBoy e Starfire avevano sicuramente fatto per rimanere in vita non
sarebbe servito a nulla, i due non si erano persi d'animo e non
dovevano farlo nemmeno loro.
Non ora che erano così vicini alla meta.
-Li riporteremo a casa! Mi hai sentito? Ovunque tu sia sappi che li
riporteremo indietro con noi!- gridò Robin a pieni polmoni.
Voleva assicurarsi che chiunque fosse nascosto da quelle parti lo
sentisse chiaramente, aveva ritrovato l'ottimismo e l'energia e non
avrebbe permesso a nessuno di portarglieli via.
Gli rimanevano solo due componenti del team e non aveva intenzione di perderli.
Se era davvero la testa allora doveva elaborare un piano e piuttosto in
fretta, forse mettersi a gridare nel bel mezzo del nulla non era stata
una trovata geniale. Avevano sicuramente perso l'effetto sorpresa ma a
Robin non importava, sicuramente avrebbe trovato il modo di uscire da
quella situazione.
Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti pur di portare a casa i
suoi amici sani e salvi e sapeva che Raven e Cyborg avrebbero fatto lo
stesso, non si sarebbe trattenuto nemmeno un po'.
Se quel tipo avesse voluto anche solo provare a torcere un capello ai suoi amici sarebbe dovuto passare sul suo cadavere.
-Secondo voi stanno bene?- chiese Raven, una nota di apprensione nella voce.
-Riesci a sentirli?- chiese Cyborg di rimando.
-Riesco a sentire BeastBoy molto chiaramente, Starfire è... Non
so come spiegarlo è come se riuscissi a sentirla a intervalli-.
-L'importante è che tu la senta ancora- borbottò Robin.
Preoccupato non era la parola giusta, superava di molto quello stato ma
non poteva permettere proprio in quel momento ai suoi sentimenti di
prendere il sopravvento. Aveva resistito fin lì e doveva
continuare a farlo.
Non doveva mollare!
_______________________________________________________________________________
Hey! Mi rendo conto che sia molto
più corto rispetto a ciò che scrivo di solito ma
consideratelo un capitolo di transizione.
Vi prometto che il prossimo sarà bello lungo ed intenso, si entrerà nel vivo dell'azione.
Nel frattempo se vi va di lasciare una recensione ne sarò felice!
A presto!
-SilkyeAnders
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 14: Battuta finale ***
Capitolo 14 TEAMMATES Battuta finale
Capitolo 14: Battuta finale.
La cima della montagna era
come un'altra dimensione per i tre compagni di squadra, il paesaggio
che si ergeva di fronte a loro era qualcosa di mai visto prima e non
lasciava spazio al dubbio: erano nel luogo giusto.
Raven sentiva che mancava davvero poco, lo scontro finale con quel
criminale sarebbe stato inevitabile e, doveva ammetterlo, la cosa non
le piaceva per niente.
L'energia vitale di Starfire si faceva sempre più debole e
questo fatto metteva in allarme i tre eroi più di qualsiasi
altro pericolo ma Raven non aveva intenzione di perdere le speranze,
ora che si erano avvicinati al covo del criminale riusciva anche a
percepire una forza di volontà fuori dal comune. Starfire e
BeastBoy ce la stavano mettendo tutta per non cedere alle torture di
quel maledetto pazzo.
Robin scandagliò rapidamente la zona con lo sguardo, non c'era
nulla di rilevante se non per il paesaggio completamente congelato
dinanzi a loro.
-Cyborg, rilevi niente?- chiese apprensivo.
Il mezzo robot controllò freneticamente sul suo braccio
meccanico, faceva così freddo che i suoi circuiti stavano
iniziando a fare cilecca.
-Non vedo niente sui miei radar- rispose secco.
Raven scosse il capo con energia :-Deve esserci qualcosa! Posso sentire Star e BeastBoy, sono vicini...-.
-Tu potrai anche sentirli ma io qui non vedo un bel niente- esordì seccato il mezzo robot.
Robin sollevò un sopracciglio, la situazione gli stava sfuggendo
di mano... La frustrazione di esserci così vicini era palpabile
fra ogni membro del gruppo così come era palpabile l'inizio di
una litigata clamorosa fra Raven e Cyborg.
Il ragazzo si disse che fosse meglio calmare gli animi prima di perdere totalmente il controllo della situazione.
-Su ora non mettetevi a litigare fra voi! Non serve proprio a niente!-.
-Robin ha ragione...- mormorò Cyborg guardandosi attorno.
-Sento qualcosa- esclamò Raven.
I due ragazzi rivolsero la loro totale attenzione alla giovane maga, la
ragazza era concentrata su un punto di fronte a lei. Apparentemente,
sembrava non esserci nulla di interessante: una enorme distesa di
ghiaccio che soffocava il terreno sottostante e qualche avvallamento
che rovinava il suolo increspandolo in alcuni punti.
-C'è qualcosa lì- disse la maga con convinzione.
-Sei sicura? Io non vedo niente...- commentò Cyborg.
Robin avanzò cautamente con una mano tesa di fronte a sé,
se ci fosse stato qualcosa lì avrebbe sicuramente potuto
toccarla. Effettivamente, poco dopo, la sua mano venne a contatto con
qualcosa di duro e metallico.
-C'è una barriera magica- commentò la maga.
Robin annuì deciso.
-Spostati, provo ad annullarne l'effetto- esordì Raven.
Robin fece quanto detto senza ribattere mentre osservava la sua amica lanciare il suo famoso incantesimo.
__________________________________________________________________________________________________
BeastBoy iniziava a sentire il suo corpo cedere allo stress di quella
situazione incresciosa, tutto quel cercare di tenere sotto controllo le
sue emozioni lo aveva stancato. Non era certo abituato a farlo, anzi!
Improvvisamente il suo pensiero si rivolse a Raven, si chiese come
facesse lei a sopportare così tanto ogni giorno. Il fatto che
riuscisse a contenere le sue emozioni come faceva lo affascinava, non
riusciva davvero a spiegarsi come potesse renderlo così semplice!
Per quanto quel pensiero lo meravigliasse riusciva anche a
tranquillizzarlo, riusciva a percepirla. Era vicina. Avrebbe dovuto
sopportare ancora un po'.
Starfire sembrava stare un pochino meglio e la cosa lo faceva sentire
calmo anche se era davvero complicato rimanere sereno in un ambiente
simile.
Il suo istinto animale gli suggeriva che di lì a poco sarebbe
successo qualcosa di grosso e doveva tenersi pronto, non sapeva bene a
che cosa ma sapeva che non poteva essere colto impreparato.
Sembrava che anche l'aliena si sentisse come lui perché
riuscì a vederla stringere i pugni in maniera impercettibile.
-Manca poco, lo so... Me lo sento- borbottò il mutaforma.
-Sì...- mormorò la giovane principessa.
In entrambi ardeva un fuoco totalmente nuovo, il fuoco della speranza.
__________________________________________________________________________________________________
-La barriera è sparita- sospirò la maga.
Raven cadde sulle ginocchia, esausta.
Robin l'aiutò ad alzarsi e la sostenne stringendola forte a sé.
-Guardate- esclamò Cyborg.
I tre ragazzi rimasero a bocca aperta: un enorme laboratorio ghiacciato
si parò di fronte ai loro occhi increduli, era una specie di
vecchia fabbrica in disuso che si ergeva su un qualcosa come tre
piani... Sembrava parecchio grande ma a ben guardarla si notava che
sotto a quel ghiaccio c'erano pareti metalliche colme di ruggine,
tendendo l'orecchio si potevano anche sentire lo stridio delle vecchie
tubature anch'esse ormai consunte dal tempo.
-Questo posto mette i brividi- borbottò Raven.
-Esattamente come tutti i luoghi dove è stato questo tizio...- convenne Cyborg.
-E' come un tetro film dell'orrore... Bè, che dire? Non ci resta che entrare-.
Robin annuì silenziosamente, non lo avrebbe ammesso ma l'idea di
essere finalmente giunto a una possibile conclusione per tutta quella
storia lo faceva sentire elettrico. Solo di una cosa aveva
tremendamente paura: arrivare troppo tardi.
Se fosse successo qualcosa ai suoi amici non se lo sarebbe mai
perdonato, specialmente a Starfire. Aveva promesso tempi addietro che
non l'avrebbe mai lasciata sola e non aveva intenzione di farlo ora.
L'incubo della morte era rinchiuso in un angolo della sua mente, era
terrorizzato all'idea di perderla come aveva perso i suoi genitori.
Come aveva perso le persone a lui più care.
-Smettila di pensarci, non ti aiuti così- mormorò Raven posandogli una mano sulla spalla con dolcezza.
-Hai ragione... Entriamo forza-.
I tre arrivarono ad un corridoio stretto che permetteva il passaggio
solamente in fila indiana, le pareti erano congelate esattamente come
il resto dell'edificio ma in alcuni punti si poteva benissimo notare
che qualcuno o qualcosa le aveva graffiate fino a romperne il ghiaccio
che le imprigionava.
Cyborg decise di andare avanti e fare luce dato che il posto era buio pesto.
-Riesci a vedere qualcosa?- chiese Robin dalla fine della fila.
Cyborg aguzzò la vista :-C'è una luce in fondo al corridoio-.
-Raven?- incalzò il leader.
-Riesco a sentire Starfire e BeastBoy, sono vicini-.
-Forse ci sono loro alla fine del corridoio- tentò Cyborg.
-O forse c'è il pazzo che li ha rapiti- aggiunse Raven.
-O forse, e speriamo sia così, non c'è niente di cui
preoccuparsi- borbottò Robin alzando gli occhi al cielo.
Era sempre con la guardia alta, Bruce gli aveva insegnato che era
sempre la cosa migliore dopotutto, eppure sentiva di potersi calmare
per almeno cinque minuti.
Robin si costrinse a mantenere il focus su ciò che stava
accadendo, non poteva permettersi di divagare e non importava quanto
avrebbe voluto trovarsi ovunque meno che lì. I suoi amici erano
così vicini e avevano bisogno del suo aiuto, non si sarebbe
tirato indietro. Avrebbe fatto di tutto per aiutarli e per portarli
fuori di lì sani e salvi.
Sperava di potersi mettere tutta quella storia alle spalle ben presto.
-Ci siamo, è il momento della verità- mormorò Cyborg.
Robin sentì i muscoli del suo corpo irrigidirsi quasi immediatamente, era la resa dei conti.
____________________________________________________________________________________________
Camminava avanti e indietro, impaziente.
Le sue vittime sarebbero presto arrivate e aveva intenzione di
riservare loro un gelido benvenuto, sapeva che non sarebbero arrivati
in tempo. Era ora che il mondo capisse chi era l'unico a meritare
attenzioni e riconoscimenti.
Era l'ora che lui brillasse proprio come un tempo. Nessuno avrebbe potuto togliergli la gloria stavolta, la fama lo attendeva.
Tutti dovevano parlare di colui che aveva battuto i potenti Teen Titans
lasciando di loro nient'altro che gelidi trofei posti su un ripiano
impolverato.
Lì, in mezzo a tutti gli altri premi che aveva guadagnato.
Era tutto così perfetto, così come lo aveva sempre voluto.
Ben presto tutto il mondo avrebbe iniziato a parlare di lui e delle sue
imprese, dopotutto era arrivato alla battuta finale e non si sarebbe
arreso ora.
Il suo obbiettivo era chiaro nella sua mente e non vedeva l'ora di toccare con mano i frutti del suo duro lavoro.
Avrebbe lasciato un'impronta indelebile che non avrebbe potuto
cancellarsi, sarebbe stato ricordato negli annali per ogni cosa che
aveva fatto, per ogni impresa realizzata, per ogni cuore che aveva
cessato di battere per merito suo.
Sarebbe stato grande, unico... Temuto. Nessuno si sarebbe più
permesso di rubargli ciò che era suo di diritto: le luci della
ribalta.
Aveva sacrificato così tanto per raggiungerle e non si sarebbe fermato ora. No! Era così vicino...
Poteva annusare il profumo della gloria, poteva sentire gli applausi e
le grida delle persone che lo santificavano come fosse un dio.
Avrebbe avuto tutto, tutto ciò che gli spettava e molto di
più. L'unico ostacolo che lo separava da tutto ciò era
solo la molesta presenza di quei maledetti ragazzini impiccioni.
I Titans sarebbero caduti e lui sarebbe stato l'artefice di questo. Lui e nessun altro!
Era ora di agire!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 15: Corsa contro il tempo ***
Capitolo 15 CORSA CONTRO IL TEMPO TEAMMATES
Capitolo 15: Corsa contro il tempo
Se qualcuno gli avesse detto
che un giorno si sarebbe trovato in una simile situazione non ci
avrebbe mai creduto, si sorprese a pensare che era più facile
lavorare da solo. Non c'erano complicazioni quando non si aveva nessuno
al proprio fianco.
Robin aveva sempre preferito fare la parte del lupo solitario, questo
prima di conoscere i suoi amici. Si rese conto di essere diventato
codipendente da loro, o meglio, da lei.
Aveva bisogno di Starfire allo stesso modo in cui aveva bisogno
dell'ossigeno o dell'acqua, era una specie di rapporto malato in cui
lui prendeva da lei senza dare nulla indietro.
Robin se ne era reso conto già da un pezzo, non si comportava
sempre bene con Starfire e ora forse rischiava di perderla. Non si
sarebbe mai perdonato il fatto di non essere riuscito a cambiare le
cose fra loro.
Era decisamente più facile quando si metteva in pericolo da
solo, in quei casi non aveva nulla da perdere se non se stesso.
Ora si trovava in territorio nemico, non sapeva nemmeno come fosse successo ma era rimasto solo.
-Che cosa vuoi da me?- gridò.
Non aveva nemmeno notato l'assenza di Raven e Cyborg per i primi venti
minuti, si rese conto di essere solo quando nessuno rispose a una sua
semplice domanda.
Da quanto tempo erano lì? Da quanto tempo lui era lì?
Lo sapeva che il nemico stava osservando ogni suo movimento, probabilmente era molto soddisfatto in quel momento.
C'era qualcosa di perverso in quel gioco del gatto e del topo, qualcosa di estremamente perverso.
-Non la farai franca! Te lo assicuro!- gridò di nuovo.
Fu in quel momento che sentì un pensiero attraversargli la
mente, un pensiero non suo. Sicuramente era Raven ma, forse per la
troppa foga, Robin non riusciva ad ascoltare.
Era così dunque, da solo era inutile. Non riusciva a fare nulla, neppure a sentire Raven chiaramente.
Non sapeva cosa fare e forse non lo sapeva per la prima volta in vita
sua, era sempre stato un tipo sicuro: aveva sempre un piano, un'idea,
qualcosa... Ora non aveva altro che il nulla assoluto.
No. Non doveva lasciare che quel tizio entrasse nella sua testa, doveva correre da lei. Dai suoi amici.
Doveva salvarli, poco importava come.
Si costrinse a concentrarsi sulla voce di Raven.
-Robin, ascoltami... Seguimi-.
Robin si guardò attorno, l'immagine sfocata di un corvo luminoso gli apparve davanti agli occhi come un miraggio.
Iniziò a muoversi lentamente per gli infiniti corridoi di quel luogo inquietante.
Più si addentrava nel covo di quel pazzo e più il posto
si faceva spaventoso, notò diversi punti in cui le pareti erano
incrinate e ricoperte di ghiaccio violaceo. Notò poi, con
altrettanto orrore, che il ghiaccio sembrava muoversi velocemente nella
sua direzione.
-Il ghiaccio attacca!- gridò a nessuno in particolare.
Si abbassò rapidamente schivando una scheggia di ghiaccio che serpeggiava verso il suo viso.
-Ma che diavolo succede?- si chiese.
Alzò di botto il capo, il corvo era scomparso... Era di nuovo solo e in pericolo.
_______________________________________________________________________
-L'ho condotto fin dove potevo... Più uso la magia più
questo ghiaccio sembra inghiottirmi- mormorò la maga.
-Come ha fatto a prendere anche voi?- chiese BeastBoy.
-Non ci crederai mai amico ma... Le pareti di questo posto ci hanno risucchiati- rispose Cyborg.
-Se è così allora sarà difficile per Robin raggiungerci con le sue gambe- commentò il mutaforma.
-Almeno siamo insieme- borbottò Raven.
Sapeva di non averlo detto abbastanza a bassa voce da non essere
sentita ma i suoi amici non dissero comunque nulla, gesto che
apprezzò molto.
-Come sta Starfire?- chiese Cyborg.
-Riesco a sentirla ma è un segnale molto debole...- mormorò Raven.
Anche la maga stava iniziando a sopperire alla stanchezza, i suoi
poteri sembravano consumarsi molto più in fretta in
quell'ambiente.
-Che razza di posto...- ringhiò Cyborg.
-Non divincolarti o finirai come lei- spiegò BeastBoy facendo un cenno verso Starfire.
-Perché è messa così male?- incalzò il mezzo robot.
-Credo che il ghiaccio assorba l'energia vitale, più emozioni provi più il ghiaccio ti consuma-.
-Allora è per questo che su di me fa poco effetto- notò Raven.
Effettivamente, fra i quattro, lei era quella meno inghiottita dal ghiaccio.
-Riesci a liberarti?- chiese BeastBoy.
Raven si concentrò intensamente, non erano soli.
-Io...Io non penso- disse.
Il suo tono di voce lasciava ad intendere tutt'altro, BeastBoy sorrise mentalmente e guardò Cyborg in segno d'intesa.
Se il criminale si fosse allontanato Raven sarebbe riuscita a liberarsi, potevano ancora giocare sull'effetto sorpresa.
_______________________________________________________________________
Quel luogo era simile ad un labirinto, Robin si ritrovò a
passare per lo stesso corridoio almeno sette volte e iniziava a
stancarsi.
Avrebbe solo voluto combattere ad armi pari, quel tizio invece era un
criminale astuto. Giocava con la sua mente per distrarlo e stancarlo
prima dello scontro finale.
Fortunatamente non era la prima volta che gli capitava un avversario
simile, se necessario sapeva come affrontare questo genere di persone.
Fece nota mentale di chiamare Bruce e ringraziarlo una volta finito quel calvario.
-Quella svolta non l'ho vista prima...- mormorò fra sé.
Parlare da solo lo aiutava a rimanere sano, o forse era il chiaro segno della sua follia.
Imboccò la svolta a sinistra che, a quanto pareva, era riuscito
a mancare pochi attimi prima. Si chiese se il criminale non avesse
anche il potere di modificare lo spazio attorno a lui, forse stava
andando dritto dritto verso una trappola.
O forse era solo paranoico.
O forse entrambe le cose.
Sospirò amaramente, per qualche strano motivo quella situazione
era la peggiore in cui si fosse mai trovato. Chiaramente immaginava che
fosse per via del poco tempo che aveva, dei suoi amici in pericolo,
della ragazza che amava in gravissimo pericolo... Stava perdendo tempo!
Era tutto confuso nella sua testa, non riusciva a fare chiarezza.
Ora si rendeva conto che una testa da sola, senza cuore, senza muscoli,
senza sistema nervoso, senza struttura ossea... Una testa da sola non
era niente. Solo una testa.
Ringhiò ferocemente battendo un piede a terra.
-Non è possibile- sospirò.
Decise di concedersi un momento di debolezza per crollare, il peso che
portava sulle spalle era enorme. Crollò sulle ginocchia e si
prese il volto fra le mani.
Sapeva bene che non poteva permettersi di crollare così in campo
nemico, odiava essere così vulnerabile ma nella sua mente c'era
una tale confusione.
Non c'era nulla che riuscisse a mettere in ordine i suoi pensieri.
Fu allora che si rese conto di non essere solo. Sollevò il capo
di scatto e si trovò di fronte qualcosa per cui non era affatto
pronto.
_______________________________________________________________________
-Ci sono quasi- ringhiò Raven.
-Pensi di riuscire a liberare anche noi?- incalzò Cyborg.
-Non so se avrò abbastanza energie per farlo, provo prima con Starfire-.
Raven si sforzò un'ultima volta attingendo a tutta la magia di
cui era capace, non era per niente facile riuscire a non provare
emozioni provando emozioni.
Sì, non aveva assolutamente senso ma per lei era chiaro come il sole cosa dovesse fare.
-Ci sono!- disse in un sospiro.
Poter posare di nuovo piede per terra era la sensazione migliore del
mondo in quel momento, decise di godersela per qualche secondo prima di
affrettarsi verso Starfire.
-Star, puoi sentirmi?- chiese allarmata.
-Ra... ven...-.
-Menomale! Ascoltami attentamente, devo entrare nella tua mente. Posso
liberarti ma devi lasciarmi entrare- disse con fermezza la maga.
-Entra...- sospirò l'aliena.
Raven chiuse gli occhi e si concentrò sull'amica, sperava che il
nemico non giungesse in quel momento o non ci sarebbe stato nessuno a
difenderle da eventuali attacchi.
La mente di Starfire era un luogo accogliente contrariamente alla
propria: un cielo assolato dalle tinte violacee e un ponte fatto di
mattoncini luminosi segnato da arcate di energia verde, simile a quella
che emanava dalle mani.
Ogni tanto, alzando gli occhi al cielo, si potevano vedere delle stelle
cadenti sfrecciare verso il suolo senza fine che era la mente della
ragazza.
Raven sorrise.
Si sedette a terra in una cunetta galleggiante e iniziò il suo mantra.
_______________________________________________________________________
Il nemico non era assolutamente come Robin l'aveva immaginato: una
figura antropomorfa con un corpo deforme, il viso era parzialmente
coperto dal ghiaccio e la sua bocca sembrava come essersi sciolta
all'interno di quest'ultimo. La schiena dell'individuo era leggermente
ricurva ma muscolosa, non c'era nulla di strano se non fosse stato per
delle stalattiti che laceravano le carni dell'individuo facendolo
sembrare un porcospino.
Le sue mani avevano dita ricurve e artritiche simili a quelle di un
vecchio ma erano completamente ghiacciate, le sue gambe muscolose
presentavano delle strane abrasioni: la sua pelle era chiaramente
lacerata ma sotto di essa non vi era carne, bensì ghiaccio.
Robin lo fissava con orrore.
Il losco individuo gli rivolse una specie di ghigno inquietante, era così soddisfatto di averlo colto di sorpresa...
-Ridammi i miei amici- ringhiò Robin.
L'uomo non rispose, e come avrebbe potuto?
Tese le braccia in avanti e chiuse gli occhi bianchi, una fioca luce
violacea lo avvolse e Robin seppe istintivamente cosa fare: con un
rapido movimento di gambe riuscì a schivare il colpo che il tipo
aveva lanciato nella sua direzione.
-Suppongo che tu non sia uno che scende a compromessi- disse poi con aria spavalda.
Si sentiva uno sciocco a far finta di non essere terrorizzato ma lui
era Robin, aveva sempre un piano e non vedeva perché quella
volta avrebbe dovuto fare eccezione.
Rapidamente, in modo sinuoso, serpeggiò sotto alle gambe del
criminale e gli arrivò alle spalle effettuando un calcio basso
che lo fece cadere in terra.
Robin approfittò per alzarsi e recuperare il suo bastone, con foga lo colpì in pieno petto.
L'individuo rivolse a Robin un altro strano sorriso, o quello che poteva considerarsi il fantasma di un sorriso, divertito.
Sciocco ragazzino, pensi di poter battere me? Io sono grande, io sono magnifico, io sono perfetto!
Robin abbassò lo sguardo notando che il suo
bastone stava iniziando a congelarsi, si allontanò di riflesso e
il nemico decise di approfittarne per alzarsi. Prese il bastone
congelato e conficcato nel suo petto, strinse forte con la mano e lo
ruppe in mille pezzi liberandosi dall'incombenza.
Ridicolo. E' tutto qui il grande potere dei Teen Titans?
Robin poteva giurare di vedere uno sguardo di sfida in quegli occhi
senz'anima. Provò improvvisa pena per quell'uomo, chissà
com'era una volta? Chissà se era mai stato umano...
Non ebbe il tempo di pensarci su troppo, il suo avversario stava già sferrando un altro attacco.
Robin riuscì ad evitarlo di nuovo anche se per poco, non doveva distrarsi!
Ormai doveva mettere tutto se stesso in quel combattimento, doveva vincere.
________________________________________________________________________________
Raven era in seria difficoltà, la stanchezza iniziava a farsi sentire e non era nemmeno vicina a liberare la sua amica.
Era una corsa contro il tempo che doveva vincere e ce l'avrebbe messa tutta per fare in modo che fosse così.
Si concentrò costringendosi ad ignorare la stanchezza, il dolore e l'ansia.
Tutti contavano su di lei e non li avrebbe delusi, una volta liberata
Starfire avrebbe liberato anche gli altri due e tutti insieme sarebbero
andati a cercare Robin. Dovevano assolutamente vincere.
Azarath Metrion Zinthos...
-Pensi che ce la farà?- chiese BeastBoy allarmato.
Cyborg, posto di fronte a lui nella stessa posizione da crocifisso, lanciò una rapida occhiata alle due ragazze.
-Non lo so amico... Sembra complicato-.
-E se quel tipo dovesse arrivare? Come le proteggiamo se...- BeastBoy era preoccupato.
-Amico, rilassati. Ricorda, non devi provare emozioni. Dobbiamo solo
avere fiducia in Raven e Robin- disse con fermezza il mezzo robot.
BeastBoy era stufo di non poter provare emozioni, avrebbe solo voluto
preoccuparsi per Raven, per Starfire, per Robin... Avrebbe voluto
gridare, rompere tutto ciò che era attorno a lui, piangere
forse. Invece non poteva fare nulla.
Iniziava a sentirsi inutile ed impotente.
-BeastBoy, smettila. Andrà tutto bene- disse l'altro.
La sua voce non lasciava spazio ad equivoci, non c'era tempo per perdere la ragione.
In un modo o nell'altro i Titans se l'erano sempre cavata e stavolta non sarebbe stato diverso.
Uniti potevano fare qualunque cosa, anche l'impossibile.
-Vinceremo questa corsa contro il tempo- disse deciso il mutaforma.
__________________________________________________________________________________
Ciao a tutti amici lettori, sono qui per chiarire alcuni punti del capitolo.
Sì, ho voluto di proposito fare un piccolo salto temporale.
Sì, è volutamente un capitolo molto confuso.
Spero che capiate il motivo di queste mie scelte stilistiche, mettiamola così...
Diciamo che sono un simbolismo, sto provando nuovi stili di scrittura e mi farebbe piacere ricevere un feedback.
-SilkyeAnders
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Capitolo 16:Tra le mie braccia ***
Capitolo 16: Tra le mie braccia
Capitolo 16: Tra le mie braccia
Si sentiva intorpidita, un
lieve calore si innalzava dal basso ventre fino al collo... Era come se
qualcosa la bloccasse a terra, come se il cuore stesse per cedere.
Si sentiva a un passo dal baratro eppure così vicina alla luce
del sole, non capiva cosa stesse succedendo ma era come se il suo corpo
stesse per essere risollevato dal fondo del mare.
Si lasciò andare a quel dolce tepore che sentiva in pancia
sperando che l'avrebbe condotta fuori da quel gelo interminabile.
Azarath Metrion Zinthos
Azarath Metrion Zinthos
Il canto della maga oscura echeggiava nella sua mente come lo scroscio di una cascata, interminabile e cristallino.
Riusciva a percepire i sentimenti e le preoccupazioni della sua amica, doveva aiutarla.
Starfire non era molto brava a meditare anche se lei e Raven lo facevano spesso, sapeva però come donare energia.
Si rese ben presto conto che non gliene era rimasta molta ma anche
Raven la stava esaurendo, se non l'avesse aiutata non sarebbero mai
usciti vivi di lì.
Era strano per l'aliena, la sua percezione non era alterata. Sapeva
cos'era successo attorno a lei ma, per qualche motivo, avvertiva tutto
come un ricordo ovattato nel retro della sua memoria.
L'aliena si sentiva come avvolta dalla nebbia, non poteva vedere
più in là del suo naso e non riusciva a ritrovare la
strada.
Il posto in cui si trovava era la sua stessa mente? Le nebbia si stava
dissipando pian piano e, in lontananza, riuscì a scorgere una
figura incappucciata.
Starfire s'incamminò a tentoni verso la cunetta galleggiante su
cui era situata la figura, il suono del suo canto sempre più
nitido man mano che si avvicinava a lei.
Si mise seduta di fronte a lei ponendo le proprie mani in avanti e
lasciando che il suo corpo si riempisse di energia, dai suoi palmi
iniziarono a fuoriuscire piccoli granelli di polvere verde acido che
iniziarono ad avvolgere il corpo di Raven sollevandola appena da terra.
La maga aprì gli occhi, iniziò a sentirsi più
forte e sorrise dolcemente in direzione della sua migliore amica.
-Che stai facendo?- chiese.
-Non ne sono sicura- mormorò Starfire.
Lì, nella sua mente, il suo corpo era libero dal ghiaccio e
dalle catene imposte da quel criminale. Nella sua mente non doveva
temere nulla.
-Funziona-.
Starfire annuì lentamente senza interrompere lo scambio di
energia che stava avvenendo in quel momento, chiuse gli occhi e
sincronizzò il suo respiro a quello di Raven lasciando che il
suo potere travolgesse il corpo dell'amica.
AZARATH METRION ZINTHOS
Ci erano riuscite!
Ce l'avevano fatta!
Raven balzò nuovamente all'interno del suo corpo, nel mondo
reale. Abbassò lo sguardo e fu felice di notare che Starfire era
finalmente libera, si tolse la mantella e la posizionò sulle
spalle dell'aliena che iniziava molto lentamente a sedersi.
-Fai piano, come ti senti? Puoi parlare?- chiese allarmata la maga.
Starfire aveva lo sguardo perso nel vuoto, non sembrava star bene ma
era normale... La sua pelle era piena di abrasioni da ghiaccio e
iniziava a screpolarsi lentamente.
Raven non poteva preoccuparsene in quel momento, doveva fare in fretta
e liberare BeastBoy e Cyborg sperando che il loro carnefice non
arrivasse proprio sul più bello.
____________________________________________________________________________________
Robin continuava a schivare colpi, era davvero sfinito. Non capiva da
quanto tempo stessero combattendo ma doveva essere almeno un'ora, il
suo corpo era tutto indolenzito e aveva il fiato corto. Doveva scappare.
Non gli piaceva l'idea di ritrarsi da un combattimento ma se non fosse
stato furbo ci avrebbe solamente rimesso, iniziò a pensare
rapidamente agli insegnamenti di Bruce.
Era la testa? Bene, allora l'avrebbe usata nel modo corretto.
Intercettò un colpo che l'avrebbe raggiunto allo stomaco
mettendolo sicuramente K.O, approfittò del breve vantaggio per
spingere il criminale contro la parete e bloccarlo con uno dei suoi
gadget.
Non avrebbe avuto molto tempo ma almeno poteva correre in una qualsiasi direzione che fosse lontana da quel tizio.
Mentre correva a perdifiato lungo i corridoi che si intrecciavano e
disperdevano dinanzi a lui, le pareti gli lanciavano addosso delle
scheggie di ghiaccio cercando di colpirlo ai punti vitali. Non stava
più giocando, c'era in ballo qualcosa di grosso stavolta.
-Ahi!- sentì lamentare.
La voce di BeastBoy!
Girò di scatto la testa, sembrava che il criminale non lo stesse
seguendo. Entrò nella stanza da cui proveniva il rumore.
_____________________________________________________________________________________
La porta si spalancò facendo un gran chiasso, una fiaccolata di
luce al neon penetrò nella stanza illuminandola a giorno. Raven
voltò il capo di scatto.
-Raven!- esclamò la voce della figura in piedi sull'uscio.
-Robin!- esclamò lei di rimando.
BeastBoy stava aiutando Cyborg ad alzarsi da terra, erano tutti insieme e salvi.
-Dov'è Star?- chiese Robin correndo loro incontro.
Cyborg fece un cenno con la testa verso il fondo della stanza.
Robin non se lo fece ripetere due volte e corse verso di lei, poco
importava che fosse sfinito e che sentisse il fiato mancargli.
Arrivò praticamente in scivolata ai piedi della ragazza seduta
con le spalle contro la parete e la testa a ciondoloni su un lato.
-Hey, tutto ok?- chiese Robin prendendole il viso tra le mani.
-Star!-.
Raven, BeastBoy e Cyborg erano in piedi dietro di lui a fissare la scena con il cuore in gola.
-Starfire!- esclamò Robin dandole un colpetto sul viso.
-Non si sveglia?- chiese Cyborg, la preoccupazione evidente nella sua voce.
-Pare di no- disse Robin con voce affrettata.
Robin avvicinò il viso a quello di Starfire, riusciva a sentire
il suo respiro seppur flebile e la cosa lo tranquillizzava parecchio.
Si tolse il mantello e lo mise sopra a quello di Raven che già
le copriva il corpo, scostò il corpo della ragazza dalla parete
e si sedette dietro di lei prendendola tra le braccia.
-Dai Star, svegliati. Non possiamo andarcene se ora non ti svegli-.
Robin le sussurrava all'orecchio lanciando, di tanto in tanto, una
fugace occhiata alla porta per assicurarsi che il criminale non
entrasse in quel momento.
BeastBoy decise di dare una mano, si trasformò in orso e si
avvicinò ai due stendendosi. La sua pelliccia era calda e
soffice.
-Ottima pensata- disse Robin.
BeastBoy sollevò appena la testa e si lasciò sfuggire un lieve ruglio in segno di approvazione.
-Raven, come ti senti?- chiese il leader del team.
-Debole ma sto bene, posso combattere se necessario- disse la maga.
Robin spostò lo sguardo verso Cyborg senza dire una parola.
-Vale lo stesso per me- rispose il mezzo robot.
-E' un osso duro, vi spiegherò cosa ho potuto osservare fino ad ora quindi fate attenzione-.
Robin si lanciò in una dettagliata spiegazione delle tecniche di
combattimento del nemico, ora che era di nuovo riunito ai suoi compagni
la sua testa aveva ripreso a ragionare limpidamente e senza
distrazioni. Starfire era viva e anche i suoi amici, a lui bastava
questo.
Schivando i colpi del nemico era riuscito a studiare bene il modo in cui lottava individuando punti deboli e di forza.
-E' anche molto rapido, punta a stancare l'avversario probabilmente perché ha un buon fiato-.
-Era un apneista, sicuramente non gli manca il fiato- disse prontamente Cyborg.
-Sì bè...- Robin fece spallucce.
-Dite che ci sta osservando ora?- chiese Raven.
-Mi pare strano che non mi abbia ancora raggiunto... Sicuramente sta provando a colpirci psicologicamente- mormorò Robin.
-Schermerò voi tre con la magia in modo che non possa vedervi, giusto in caso...- disse Raven.
Robin fece un rapido cenno con il capo per far capire a Raven di aver
compreso le sue intenzioni e si strinse ancora un po' contro Starfire,
le sussurrò dolcemente all'orecchio cercando di tenerla
cosciente il più possibile.
Lo schermo di energia nera di Raven li avvolse tutti e tre
nascondendoli alla vista di chiunque entrasse nella stanza, Robin si
accorse che loro potevano vedere tutto ciò che avveniva fuori e,
se fosse stato necessario, sarebbero potuti andare ad aiutare i loro
amici lasciando Starfire al sicuro.
Robin non era tranquillo, sentiva che qualcosa sarebbe andato storto ma
forse era solo pura paranoia. Per ora tutto era sereno perciò
non aveva senso preoccuparsi ulteriormente.
Trascorsero diversi minuti senza che si sentisse volare una mosca,
Robin desiderava solo uscire da lì con i suoi amici e tornare al
caldo nella loro casa per poi occuparsi di quel criminale una volta
riprese le forze. Sapeva che non sarebbe stato possibile finché
Star non si fosse svegliata.
Il ragazzo era lieto di vedere che stava riprendendo colore mano a mano che il tempo passava.
_________________________________________________________________________________
Era intrappolata nella sua stessa mente, stava percorrendo lo stesso
tragitto da quella che sembrava un'eternità ma non riusciva a
tornare indietro.
Starfire iniziava a sentire un live tepore propagarsi in tutto il suo
corpo, il ghiaccio che la imprigionava poco prima sembrava essersi
sciolto completamente e un nuovo calore la invadeva del tutto.
La sua mente, per qualche motivo che non si spiegava, era invasa dal
pensiero di Robin: le sue mani, le sue labbra, la sua voce...
Starfire chiuse gli occhi per assaporare il momento, non se l'era
immaginata! Poteva sentire la voce di Robin riempirle la testa, era
appena un sussurro ma diceva tutte le cose che voleva sentirsi dire in
quel momento.
Va tutto bene, siamo insieme adesso... Parliamo quando ti svegli.
Torneremo a casa sani e salvi.
Sono qui accanto a te.
Si sorprese a sorridere mentre ascoltava le sue parole ripetersi come un mantra.
Decise di sedersi su un isolotto e di respirare, sentiva che se si
fosse concentrata sulla voce di Robin sarebbe riuscita a uscire da
quella specie di trance.
Riusciva a sentirla ovunque, anche nel cuore.
Per quanto cliché e smielato potesse sembrare sentiva che la sua
voce l'avrebbe riportata indietro, sapeva che lui l'avrebbe salvata in
qualche modo e che doveva fidarsi del suo istinto e dei suoi sentimenti.
Robin l'avrebbe tirata fuori da quella situazione.
_________________________________________________________________________________
BeastBoy alzò la testa di scatto quando avvertì la
ragazza dietro di lui muoversi appena e vide Robin fare lo stesso con
la coda dell'occhio.
-Star- mormorò il leader dei Titans.
La ragazza aprì lentamente gli occhi smeraldini e voltò
appena il capo per guardare Robin in viso :-Sapevo che ci avresti
salvati- disse in un soffio.
-Ce la fai a muoverti?- chiese lui allarmato.
-Posso provarci- mormorò lei.
BeastBoy tornò in forma umana e lo scudo mimetico attorno a loro
si dissolse nell'aria, Raven non ci mise nemmeno mezzo secondo a
correre verso di loro ad abbracciare la sua amica.
-Stai bene?- chiese.
-Mi stai abbracciando- scherzò Starfire.
Raven alzò gli occhi al cielo :-Vedo che stai benone-.
Robin l'aiutò ad alzarsi, non si reggeva in piedi molto bene e sicuramente non sarebbe riuscita a combattere.
Senza riflettere, Robin la sollevò prendendola in braccio come si fa con le spose.
-Robin...- iniziò lei.
Il ragazzo la zittì subito e le rivolse un sorriso carico di sottintesi.
-Parliamo quando saremo fuori di qui- disse lui in un soffio.
-E speriamo che sia presto- borbottò Cyborg passandosi una mano sul viso.
-E' troppo strano che non sia venuto a cercarti...- osservò Raven.
-Concordo, non lo avevo bloccato così bene- rispose Robin stringendo incosapevolmente la presa sul corpo di Star.
-Intanto usciamo di qui- disse BeastBoy.
Improvvisamente, senza che nessuno di loro potesse prevederlo,
l'orologio al centro della stanza segnò l'ora in modo quasi
assordante.
Tutti si voltarono all'unisono verso di esso, non prometteva nulla di buono.
-Fuori di qui, alla svelta!- esclamò Robin precedendo gli altri alla porta.
Cyborg provò ad aprire la porta :-Non si apre-.
-Che vuol dire non si apre?- sbottò BeastBoy.
-Vuol dire che non si apre amico!-.
-Ok, ok... Calma, andrà tutto bene...- disse Robin.
-Io non starò chiusa qui dentro un minuto in più, reggetevi a me- sbottò Raven.
Azarath Metrion Zinthos
_________________________________________________________________________________________
-Non ci credo che siamo a casa, finalmente- sbuffò BeastBoy.
-Come sta Starfire?- chiese Raven.
-E' in infermeria con Robin, direi che si sta riprendendo-.
-Bene...-.
Raven rimase immobile appoggiata al bancone della cucina a guardarlo negli occhi, verde contro ametista.
Fu BeastBoy il primo a muoversi nella sua direzione, non ci volle molto a chiudere la distanza fra loro.
-Eri preoccupata per me ho saputo- riferì il mutaforma.
I loro visi a pochi centimetri l'uno dall'altro.
Raven alzò gli occhi al cielo con un sorriso divertito dipinto
in viso, ora era molto più rilassata anche se l'idea che quel
criminale fosse a piede libero la rendeva irrequieta.
-BeastBoy... Io...-.
Avrebbe voluto dirgli così tante cose eppure, per qualche motivo
che non riusciva a comprendere fino in fondo, si sentiva bloccata.
Aveva avuto talmente paura di perderlo ma arrivata al momento cruciale
non riusciva a dire nulla.
Il mutaforma sembrò intuire qualcosa perché, ben presto,
le prese il viso tra le mani e le piantò un bacio dritto sulle
labbra.
Raven sentì per la prima volta la mente svuotarsi e ogni brutto pensiero svanire nel nulla.
-Quel tizio è ancora libero- disse poi il ragazzo.
Raven non disse nulla, lo prese per mano e lo trascinò in camera sua.
-Pensavo che nessuno potesse entrare nella tua stanza- disse lui una volta dentro.
-Se non ricordo male sei già entrato diverse volte- scherzò lei.
-Aspetta... Raven... Io...-.
Raven posò il dito indice sulle labbra del ragazzo senza
smettere di guardarlo negli occhi :-Ho avuto davvero paura di non
rivederti più-.
E come se quelle semplici parole potessero dissipare ogni dubbio,
BeastBoy la prese fra le braccia e la baciò con passione. Era
strano all'inizio ma poi ci prese gusto, non ci volle molto per i due
prima di finire sul letto della maga.
Tra un groviglio di mani e gambe, baci appassionati e lenzuola i due scordarono ogni cosa avvenuta prima di quel momento magico.
BeastBoy aspettava quel momento da un po' di tempo ormai e se l'era
immaginato tante di quelle volte nella sua mente, aveva il terrore di
rovinare ogni cosa anche se non c'era nulla da rovinare.
Il suo corpo si muoveva automaticamente come se sapesse cosa fare e
quando farlo, le slacciò la zip del body e lo fece scivolare
lentamente lungo le sue spalle pallide scoprendo la parte superiore del
suo corpo.
Era ancora un po' fredda.
Raven stava trattenendo il respiro, era un po' nervosa all'idea di
compiere un simile passo ma, per quanto assurdo potesse sembrare, si
sentiva pronta a lanciarsi nel vuoto insieme a lui.
Mentre BeastBoy armeggiava con il suo reggiseno, lei iniziò a spogliarlo della sua uniforme.
Il cuore le martellava in petto, sapeva che se fossero andati fino in
fondo non sarebbero potuti tornare indietro ma, al tempo stesso,
sentiva di volerlo vicino. No, aveva bisogno di sentire la sua pelle
contro la propria, di sentire che lui era veramente lì con lei
in quel momento.
Avrebbe voluto fermare il tempo in quel semplice istante ma il suo
corpo desiderava di più, era come se lo richiamasse verso
sé ad esplorare ogni angolo inesplorato fino a quel momento.
La schiena di Raven si inarcò naturalmente per lasciare accesso
a BeastBoy il quale, senza farselo ripetere due volte, inizò a
toccarle il seno prima lentamente e poi con foga.
Era tutto perfetto fra le sue braccia.
_________________________________________________________________________________
-Siamo a casa- mormorò Robin mentre teneva Starfire stretta a sé.
-Hai detto che dovevamo parlare...- iniziò lei con un sorriso flebile.
Robin sospirò :-Sì ma... Se sei troppo stanca...-.
Ecco, lo stava facendo di nuovo, stava fuggendo. Quando avrebbe smesso di farlo?
Si era ripromesso di non perdere nemmeno un attimo dopo lo spavento che
si era preso ma, per qualche motivo, sentiva che non era il momento
giusto: il criminale era ancora in giro chissà dove e, la prima
volta, non aveva avuto problemi a rapire Starfire e i suoi amici. Cosa
gli avrebbe impedito di tentare ancora?
Cyborg installò un nuovo sistema di allarme non appena furono a casa e si stava concedendo il meritato riposo.
-Non sono stanca- disse lei seria.
Si alzò dal lettino dell'infermeria e, a tentoni, si diresse verso di lui prendendogli il viso tra le mani :-Robin...-.
-Non adesso, voglio prima risolvere tutta questa storia ma ti
prometto... Ti prometto che quando tutto sarà finito allora...-.
Starfire annuì bloccandolo a metà frase, gli posò un dolce bacio sulla guancia prima di scostarsi da lui.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Capitolo 17: Insieme ***
Capitolo 17: Insieme TEAMMATES
Capitolo 17: Insieme
Non avrebbe voluto farlo,
davvero non avrebbe voluto farlo ma non c'erano molte alternative se
voleva sgominare quella minaccia. Ora che aveva provato cosa volesse
dire stare senza il suo team non aveva intenzione di provare di nuovo
simili sensazioni, per quanto odiasse chiedere aiuto stavolta non
poteva esimersi dal farlo.
Ecco il motivo per il quale Batman troneggiava nel loro soggiorno ricoperto da sguardi di ammirazione.
-Pensi di poterci aiutare?- chiese Robin a denti stretti.
L'uomo si guardò attorno e annuì brevemente :-Ci
vorrà qualche settimana, voglio un rapporto dettagliato dei
poteri della ragazza. Un monitoraggio dei suoi poteri in uso sarebbe
anche meglio e... Tutte le informazioni che puoi darmi su questo tizio-.
Robin annuì.
L'idea era semplice: Raven era stata l'unica in grado di liberarsi dal
ghiaccio del criminale quindi la cosa più logica da fare era
creare dei nuovi costumi che prendessero come spunto il potere di
Raven. Robin voleva creare una specie di schermatura che potesse
renderli parzialmente immuni ai poteri del pazzo che li aveva rapiti.
Quando Batman se ne andò i Titans si concessero di rilassarsi per qualche istante.
BeastBoy e Raven si guardavano intensamente, seduti l'uno accanto all'altra e nessuno poté più ignorare la cosa.
-Quindi? Quando è successo?- chiese Cyborg sollevando un sopracciglio.
-Non so di cosa tu stia parlando- borbottò Raven.
BeastBoy roteò gli occhi :-Ieri notte- rispose.
Ignorò lo sguardo in cagnesco che la maga gli lanciò poco dopo.
Starfire sorrideva, se fosse stata in pienissima forma sicuramente
sarebbe saettata verso i suoi due amici stringendoli in uno dei suoi
famosi abbracci. A dirla tutta la stanchezza non era l'unico motivo per
cui evitò di farlo, era felice per loro ma non poteva non
pensare a come lei non avesse ancora ottenuto nulla da Robin.
Si disse che la sera prima era così chiaro che lui volesse far
avanzare le cose in una precisa direzione ma poi, per qualche motivo,
si era tirato indietro come sempre faceva in quei momenti.
Robin, dal canto suo, si limitò a congratularsi con i suoi amici
lanciando una rapida occhiata a Starfire. Sperava che presto sarebbe
venuto il loro turno ma era essenziale per lui risolvere la situazione
prima di tutto.
-Cyborg, contatta Bumblebee. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti- ordinò il leader.
Il mezzo robot non se lo fece ripetere due volte e si precipitò in camera sua per contattare il leader dei Titans Est.
-E' ora di farla pagare a questo tizio- ringhiò Robin.
-Non vedo l'ora amico, credimi- rispose BeastBoy con altrettanta aggressività.
Starfire si alzò dal sofà e posò entrambe le mani sui fianchi :-Spero di poterlo colpire forte-.
Gli sguardi increduli degli altri tre si posarono istintivamente su di lei.
-Che c'è?- chiese lei ingenuamente.
-No è che... Raramente ti sentiamo così aggressiva- scherzò il mutaforma.
-Stavolta sono molto arrabbiata- ringhiò l'aliena.
-Lo siamo tutti- convenne Raven.
-Tranquilli, il nostro piano è solido. Non saprà nemmeno cosa l'ha colpito- disse Robin serio.
-Sarò tranquilla solo quando sarà dietro le sbarre- sbuffò Raven.
-E quando avremo liberato tutti i suoi prigionieri- proseguì Starfire.
-Quella è una parte del piano che dobbiamo ancora capire come
portare a termine... Non penso che Raven riesca a liberarli tutti-
osservò Robin.
Cyborg riapparve in soggiorno poco dopo con un sorriso compiaciuto :-Ed
è per questo che mi sono preso la libertà di chiedere a
Batman un favore-.
Robin sollevò un sopracciglio :-Che genere di favore?-.
-Un catalizzatore che raccolga il potere di Raven e lo amplifichi, in
questo modo dovremmo essere in grado di liberare tutti premendo un solo
bottone-.
Il ragazzo osservò Raven prima di aggiungere :-Appena
sarà pronto dovrai inserire un po' della tua magia lì
dentro ogni volta che ti è possibile-.
La maga annuì :-Ottima idea-.
-Che posso dire? Non sono solo bello e simpatico- scherzò il mezzo robot passandosi una mano sulla pelata.
Starfire scoppiò a ridere seguita dagli altri.
-Sono proprio contenta di essere di nuovo a casa- disse l'aliena.
-E noi siamo contenti che tu sia tornata sana e salva- rispose Raven.
_________________________________________________________________________________
Nel buio del suo covo, il criminale era un po' meno tranquillo circa la situazione.
La furia di esserseli lasciati sfuggire da sotto al naso era troppa,
non riusciva a concepire come dei semplici ragazzini fossero riusciti a
scappare. Il suo piano era perfetto, lui era perfetto.
Nessuno era mai riuscito a fuggire prima di quel momento.
Decise che non aveva bisogno di trofei indisciplinati, decise che li
avrebbe distrutti uno ad uno senza lasciare alcuna traccia dei
magnifici Teen Titans.
_________________________________________________________________________________
Starfire stava accarezzando Silky, la piccola larva aveva sentito davvero molto la sua mancanza.
Sentì bussare alla propria porta, si alzò dal letto
ancora a fatica e sorrise ampiamente nel constatare chi fosse a
richiedere la sua attenzione.
-Devi raccontarmi tutto- esclamò la principessa aliena trascinando Raven nella sua stanza.
-Sapevo che non avresti perso tempo- sospirò la maga.
-E' troppo importante, voglio sapere ogni cosa-.
A questo punto Starfire stava letteralmente saltando su e giù dalla gioia.
-Vedo che ti sei ripresa in fretta- commentò Raven facendole l'occhiolino :-Merito delle amorevoli cure?-.
Starfire sospirò :-Non così amorevoli come quelle che hanno rivolto a te-.
-Quindi? Chi inizia?-.
-Mi pare di essere stata chiara, inizi tu-.
Raven roteò gli occhi e si accomodò sul letto dell'amica
con un sorriso divertito, le fece cenno di sedersi di fronte a lei e
Starfire non se lo fece ripetere due volte.
-Dunque, in realtà è successo un po' in fretta... Non
è stata la classica dichiarazione che immagini tu- spiegò
la maga.
Starfire sollevò un sopracciglio :-Lo sai come si fanno le dichiarazioni sul mio pianeta?-.
Raven scosse il capo incuriosita.
-Di solito si rompe il collo agli altri contendenti, sono sicura che
qualsiasi genere di dichiarazione ci sia stata fosse più che
appropriata- scherzò l'aliena.
-A questo punto direi di sì- rise l'altra.
-Quindi? Bacia bene?- chiese Starfire con sguardo sognante.
-Meglio di quanto credessi- rispose Raven prima di diventare di un profondo color cremisi.
-Suppongo che non ci siano stati solo baci- osservò Starfire.
-Supponi bene, basta parlare di me per favore. Tocca a te-.
L'aliena sospirò prendendo Silky tra le braccia :-Non ho nulla da raccontare-.
-Eppure era così preoccupato per te, non l'ho mai visto
così prima...Contando che posso anche avvertire le sue
emozioni...-.
-Non so cosa sia successo Raven, sembrava che volesse dirmi qualcosa ma poi...-.
Raven sospirò :-Forse vuole solo aspettare che la situazione sia completamente risolta- ipotizzò.
-Sì, me lo ha detto- rispose Starfire :-Però chissà quanto tempo ci vorrà-.
-Secondo i suoi calcoli dovremmo sbrigarcela in fretta e poi non siamo
soli stavolta, stai tranquilla. Sono sicura che presto saremo noi a
congratularci con entrambi-.
-Speriamo- sospirò Starfire.
-Cerca solo di non farti portare subito a letto o non parlerà che di quello il giorno successivo- lamentò la maga.
Starfire rise di gusto, non faceva certo fatica a immaginare il modo in
cui BeastBoy potesse prendere in giro Raven per quel fatto.
-Ti va di dormire con me?- chiese Starfire.
-Fammi spazio-.
_____________________________________________________________________________
Passò qualche giorno e, mentre il catalizzatore era già
arrivato a destinazione, i costumi ancora non avevano fatto il loro
ingresso trionfale.
Robin sapeva che ci sarebbe voluto più tempo, creare dieci
costumi da supereroe che avessero caratteristiche personalizzate
ciascuno non doveva essere certo facile.
Il leader aveva deciso di sfogare la frustrazione in palestra, quale
modo migliore di calmarsi se non colpire un pesante sacco da boxe?
-Credo che si sia arreso-.
Robin si voltò di scatto verso l'entrata, Starfire era in piedi
lì con la spalla appoggiata allo stipite e un sorriso divertito
in viso.
Il ragazzo notò solo in seguito di aver completamente staccato il sacco da boxe dal soffitto.
-Ah... Bè...-.
Robin ansimava pesantemente, non si era reso conto di essersi allenato
così duramente ma non se ne rendeva mai conto, almeno non
finché qualcuno non veniva a fermarlo.
-Vuoi che lo riattacchi?- chiese l'aliena.
-Ti do una mano-.
-Non ce n'è bisogno- rispose lei alzandosi in volo con il sacco in mano.
Non le ci volle molto per riappenderlo correttamente, tornò a terra con un sorriso dolce e le mani dietro alla schiena.
-Grazie- disse Robin.
-Figurati-.
Robin sospirò :-Hai parlato con Raven?-.
-Perché me lo chiedi?- ribatté lei.
-Perché lei è venuta a parlare con me- disse lui, il tono più seccato di quanto intendesse.
-Quindi è per questo motivo che sei così nervoso?- chiese Starfire in un sospiro arrendevole.
-Non necessariamente... Non solo per questo- si corresse il leader.
-Spiegami-.
-Perché fai sempre così?- incalzò Robin.
-Così come?-.
-Parli sempre dei fatti nostri agli altri- ringhiò il ragazzo.
-Sono costretta a parlarne con gli altri perché non posso parlarne con te- rispose in un soffio l'aliena.
-E perché non puoi parlarne con me?- gridò lui nervoso.
-Perché tu scappi sempre Robin, non affronti i problemi!- stavolta fu lei ad alzare la voce.
Robin rimase paralizzato davanti a lei.
-Ci comportiamo continuamente come se fossimo una coppia ma non lo
siamo, sono anche sicura che non siamo nemmeno solo amici perché
conosco bene la differenza tra amici e fidanzati. Non so come
funzionino le cose qui da voi ma credo che il concetto di coppia sia
uguale su entrambi i nostri pianeti-.
-Non ci comportiamo da coppia- ribatté lui timidamente.
-Ah no?- incalzò lei sollevando un sopracciglio.
Robin portò le mani in avanti in segno di resa lasciandosi sfuggire un sospiro innervosito.
-Credi che arriveremo da qualche parte litigando?- chiese lui.
-No. E' anche vero che non arriviamo mai da nessuna parte però- osservò l'aliena, la voce più calma.
-Star, che cosa vuoi da me eh?- ringhiò il ragazzo.
-Io non voglio niente da te Robin, mi interessa capire che cosa siamo.
Tu hai bisogno dei tuoi tempi e dei tuoi spazi e nessuno è
più comprensivo di me ma anche io ho bisogno di chiarezza, non
puoi fare sempre come ti pare-.
-Star, ti ho detto che parleremo quando questa storia sarà finita- rispose lui in un soffio.
-E se io volessi parlarne ora?- incalzò lei.
-Senti, la situazione sta degenerando piuttosto in fretta... Puoi solo... Potresti aspettarmi ancora per un po'?-.
Starfire sospirò :-Forse mi sono stancata di aspettarti-.
-Solo un altro po', fino a che non avremo chiuso questo capitolo. Ti prego-.
L'aliena sorrise appena, non era da Robin supplicare né era da
lui voler realmente parlare di sentimenti ma, onestamente, la cosa le
bastava per quel momento.
-D'accordo- rispose dolcemente.
Robin tirò un sospiro di sollievo e le rivolse un sorriso
compiaciuto, non sapeva come fosse riuscito a chiamarsi fuori da quel
litigio ma stranamente ne era uscito vincitore per una volta.
Solitamente era lui a sentirsi in colpa dopo aver discusso con Starfire
ma, stavolta, sembrava che nessuno dei due dovesse sentirsi male in
tutta quella storia. Per la prima volta non c'era stato nulla di
predominante in una discussione fra i due e Robin ne era profondamente
orgoglioso.
-Come ti senti?- chiese Robin prendendo un lungo sorso d'acqua dalla sua borraccia.
-Strana, il mio corpo sta facendo fatica a tornare della giusta temperatura- spiegò la ragazza.
-Che per un'aliena si aggira intorno ai...?- chiese Robin divertito.
Starfire alzò gli occhi al cielo :-Molto simpatico-.
-Penso sia normale, sei stata dentro a quel ghiaccio per un bel po'...-
mormorò lui osservando le piccole abrasioni sulla pelle della
sua amica.
-Sì, è un miracolo che mi sia ripresa così in fretta- convenne lei.
-Merito delle amorevoli cure- commentò Robin rivolgendole un sorriso provocatore.
Starfire arrossì e gli diede un pugnetto sul braccio :-Raven è venuta davvero a parlarti-.
-Avevi dubbi?-.
-Effettivamente no-.
-Già che sei qui alleniamoci insieme, ti va?- propose il ragazzo.
-Sì, sono giorni che riposo. Ho voglia di scaricarmi un po'-.
-Sono il tuo uomo- commentò lui divertito.
Starfire arrossì di nuovo, okay. Forse qualcosa stava davvero
cambiando fra i due, forse qualcosa stava davvero andando nella giusta
direzione!
Starfire sentì che, ben presto, tutta quella pazienza per cui
era ormai famosa sarebbe stata ripagata. O almeno voleva credere che
sarebbe successo, si disse che se Robin fosse scappato ancora allora
sarebbe finita lì.
Non poté evitare di pensare a quanto fosse bello essere di nuovo
insieme mentre si allenava con lui e, colma di una nuova speranza,
pensò anche che quel criminale aveva i giorni contati
perché nessuno poteva battere i Titans e sperare di raccontarlo.
Sì, sarebbe andato tutto bene.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Capitolo 18: Nuovi costumi ***
Capitolo 18 TEAMMATES Nuovi Costumi
Capitolo 18: Nuovi costumi
Un'altra settimana stava per
affacciarsi all'orizzonte e i Titans erano finalmente pronti a riunirsi
per discutere un piano d'attacco, Robin sentiva che c'era ancora troppa
carne al fuoco e la posta in gioco era più alta che mai.
Aveva chiamato Bruce quel pomeriggio per sincerarsi che tutti i lavori
stessero procedendo a dovere e, con sua somma sorpresa, Bruce fu lieto
di dirgli che i costumi erano quasi pronti. Non c'era altro da fare se
non concordare una strategia con i Titans Est.
Più facile a dirsi che a farsi, la riunione andava avanti ormai
da ore e nessuno sembrava riuscire a proporre una strategia che andasse
bene a tutti.
D'altro canto, cosa succede se rinchiudi dieci teenagers in una stanza? Distrazioni. Ecco cosa.
Bumblebee e Cyborg sembravano non prestare attenzione ad una sola
parola dei loro compagni, BeastBoy e Raven non la finivano più
di parlottare fra loro e Mas, Menos e persino Speedy continuavano a
provarci con Starfire.
Robin sospirò e iniziò a massaggiarsi il ponte del naso
con il pollice e l'indice, una rapida occhiata di lato gli bastò
per notare che anche Aqualad era seccato quanto lui.
-Ragazzi!- esclamò poco dopo.
Il silenzio piombò di nuovo nella stanza e, finalmente, tutta l'attenzione del gruppo era di nuovo incentrata su di lui.
-Avrete tempo per fare qualsiasi cosa stiate facendo più
tardi... E' troppo chiedervi mezz'ora di concentrazione?- sbottò
innervosito.
-No, hai ragione... Dove eravamo?- si affrettò a chiedere Raven.
-Come facciamo ad entrare sul posto? Sicuramente sarà molto
più sull'attenti dall'ultima volta...- iniziò Robin.
-Potremmo entrare da due direzioni opposte, alcuni via aria e altri via terra- propose Speedy.
Robin portò un indice al meno a soppesò le varie opzioni,
il piano non era affatto male. Entrando da due diverse direzioni c'era
sicuramente meno rischio di incappare in una trappola e, qualora fosse
successo qualcosa, gli altri sarebbero stati abbastanza per fornire
assistenza e rinforzo.
-Mi sembra un' idea eccellente- convenne Robin poco dopo.
Speedy posò la schiena sullo schienale della sedia ed
incrociò le braccia dietro la nuca con espressione soddisfatta,
quasi si stesse pavoneggiando con il resto dei suoi compagni i quali,
abituati al suo atteggiamento, semplicemente lo ignoravano smorzando il
suo entusiasmo.
-Una volta dentro dovremo agire in fretta, se possibile sfruttare l'elemento sorpresa- ragionò Robin.
-Forse potrei individuare il nemico all'interno e...- Cyborg venne bloccato da Raven.
-E io potrei teletrasportarmi nella stanza e darvi le coordinate per raggiungermi- ipotizzò la maga.
-Dovrai essere discreta e non farti vedere- avvertì Robin.
-Non penso sarà un problema-.
-E allora è deciso-.
Il piano c'era, sembrava abbastanza solido seppur con le sue mancanze
ma i Titans erano abbastanza certi di uscirne vincitori. Secondo Batman
erano fin troppo spavaldi ma Robin credeva nel suo team ed era disposto
a concedersi un po' di boria a quell'età.
-Potete andare a fare quello che vi pare- sospirò non appena vide i suoi amici osservarlo in modo apprensivo.
Non ci volle molto affinché l'intero salotto venisse sgomberato,
solo Starfire rimase in stanza e Robin non aveva dubbi che sarebbe
andata così.
-Non hai nulla di meglio da fare che stare qui con me a ripulire?- chiese lui divertito.
-Oh sì, ho senza dubbio di meglio da fare- scherzò lei.
Robin iniziò a raccogliere le cartacce sul tavolo mentre
osservava Starfire con la coda dell'occhio fare altrettanto, i suoi
capelli ricadevano morbidi sulle spalle e la sua pelle ambrata era
ancora segnata da qualche abrasione.
-Sei sicura di voler tornare lì?- chiese Robin serio.
Starfire si bloccò e gli rivolse un'occhiataccia :-Pensi che non sia in grado?-.
-Cosa? No!- esclamò lui.
Starfire sollevò un sopracciglio e incrociò le braccia al
petto, Robin odiava quando lo faceva perché, solitamente, quando
si comportava così era sempre perché lui l'aveva fatta
arrabbiare.
-E allora perché non dovrei tornarci?- chiese lei con durezza nella voce.
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e lasciò
sfuggire un sospiro esasperato :-Star, ho solo paura che possa
succederti qualcosa di male-.
L'espressione di Starfire si addolcì appena un poco, la rabbia
era ancora lì ma c'era anche una buona dose di comprensione nel
suo sguardo.
-Lo so che sei un'ottima combattente ma... Non posso evitare di preoccuparmi per te- ammise il ragazzo.
L'aliena sorrise dolcemente, il fatto che Robin si preoccupasse
così tanto per lei la faceva sempre sentire molto importante ed
era quella sensazione che lui sapeva donarle a spingerla ogni volta ad
attendere pazientemente.
-Non mi succederà nulla, tu sarai lì con me- disse lei teneramente.
-Non sono sempre in grado di proteggerti, anzi... Mi pare di non esserlo affatto-.
-Robin, tanto perché sia chiaro... Io non ho bisogno di alcuna
protezione. Mi fa piacere che ti preoccupi per me e ammetto che la tua
presenza mi rende calma, più sicura di me... Ma non ho bisogno
di essere salvata-.
-Lo so, è proprio questo che amo di te- disse lui con un sorriso sognante in viso.
Starfire sgranò gli occhi, rimase a fissarlo attendendo che si
rimangiasse le sue parole ma lui non lo fece mai. Robin riprese a
pulire il tavolo e il resto della serata trascorse nel più
totale silenzio.
__________________________________________________________________________________
L'indomani Bruce chiamò Robin per dirgli che i nuovi costumi erano finalmente terminati e pronti per essere spediti.
-Questa è un'ottima notizia! Grazie-.
La chiamata terminò nel migliore dei modi e, per una volta,
Robin non si sentiva risentito verso il suo mentore. Forse le cose
sarebbero andate meglio fra loro...
Il ragazzo si recò in cucina dove il resto della banda era già riunito a fare colazione.
-Ragazzi buone notizie! I costumi dovrebbero arrivare domani mattina-.
-Ottimo! Avviso Bumblebee in modo che passino a prenderli così
potremo andare tutti insieme- disse Cyborg iniziando a muoversi verso
la sua camera.
-Ci siamo- disse Raven.
-Andrà tutto bene vedrai, come sta andando con il catalizzatore?- chiese BeastBoy prendendole la mano con dolcezza.
-Bene, sono riuscita a riempirlo quasi del tutto- rispose la maga.
-Bene! Una volta finita tutta questa storia potremo finalmente rilassarci- sbuffò il mutaforma.
-Bè...-.
Robin venne interrotto quando il resto della squadra si voltò verso di lui guardandolo in cagnesco.
-Volevo solo ricordarvi che per gli eroi non c'è mai molto di cui rilassarsi- disse lui in tono difensivo.
-Lo sappiamo- sbuffò Raven.
-Ce lo ricordi ogni volta che ti è possibile- scherzò Starfire.
-E va bene, va bene! Forse, solo forse... Avete ragione voi-
incalzò il ragazzo :-Prometto che, criminali permettendo,
cercherò di rilassarmi anche io poi-.
-Questa la voglio proprio vedere- disse BeastBoy con un ghigno divertito.
Il resto della colazione proseguì tra discussioni animate e
conversazioni più o meno banali, Raven e BeastBoy furono i primi
ad alzarsi da tavola seguiti da Cyborg che iniziò a lavare i
piatti con calma.
-Star... Che cosa fai adesso?- chiese Robin, una nota di timidezza nella voce che lei non gli aveva mai sentito usare prima.
-Ehm... Non saprei in realtà, sto ancora cercando di ricaricarmi un po', pensavo di uscire a prendere il sole...-.
-Ti spiace se mi aggrego?-.
-No, mi fa piacere- disse lei con un sorriso caloroso in viso.
I due si recarono sul tetto, Robin fu rapido nel togliersi maglia e
mantello e stendersi a terra. Starfire seguì subito dopo,
chiaramente facendo attenzione a rimanere ben vestita.
I raggi del sole illuminavano le pelli dei ragazzi creando delle
sfumature dorate ed iridescenti, il calore irradiava lentamente dal
ventre fino al viso avvolgendoli in una sensazione di pura pace
interiore.
Starfire si lasciò sfuggire un sospiro rilassato che costrinse
Robin a voltare il capo per guardarla, lei era lì. Stesa accanto
a lui con gli occhi chiusi e i capelli fiammeggianti sparsi sul
pavimento ad incorniciarle il volto.
Robin non fu sorpreso di constatare quanto fosse bella illuminata dal
sole, era come un'opera d'arte che meritava di essere ammirata e lui si
sentiva estremamente fortunato a poterlo fare senza problemi.
-Robin?-.
-Mh?-.
-Posso farti una domanda?- chiese Starfire, gli occhi ancora chiusi.
-Sì-.
-Sento che è cambiato qualcosa in te... Voglio solo sapere se
manterrai la promessa che mi hai fatto- mormorò la ragazza.
-Quella di parlare non appena sarà tutto finito?- chiese lui.
-Sì-.
-Ovvio che la manterrò- rispose il ragazzo.
Robin stavolta era deciso: avrebbe confessato a Starfire i suoi
sentimenti per lei. Nulla poteva fermarlo, aveva rimandato fin troppo
e, in tutta franchezza, ogni minuto che passava senza di lei gli
ricordava che cosa si stesse perdendo.
Non progettava di innamorarsi quando si trasferì a Jump City,
non di nuovo almeno... Poi Starfire piombò nella sua vita e il
suo mondo venne totalmente stravolto, Robin aveva imparato a vedere le
cose da un'altra prospettiva anche se non amava ammetterlo.
Starfire era diventata imprescindibile per lui e il solo pensiero di
perderla era bastato per mandarlo completamente ai pazzi, quando una
persona ha questo effetto su di te non puoi lasciarla scappare.
-Non vedo l'ora che questa storia si concluda- sospirò l'aliena.
-Sei stressata?- chiese lui.
-Molto! E non è da me...- mormorò lei.
Robin le prese la mano con dolcezza :-Finché siamo insieme nulla può andare storto-.
Starfire aprì gli occhi, era la seconda volta che Robin le
diceva qualcosa di romantico e che lasciasse ad intendere che una
dichiarazione si celava dietro l'angolo.
La giovane aliena voltò il capo di lato per poterlo guardare
negli occhi, la maschera non era lì a coprirli e lei si
trovò ben presto a perdersi in essi.
Robin la guardava con una profondità che raramente dedicava alle persone attorno a lui.
Il ragazzo, dal canto suo, sapeva che quello che stava parlando ora era
Richard Grayson. Robin era stato messo finalmente da parte per un
attimo e lui si sentiva finalmente in grado di godersi un momento come
quello.
Era inutile nasconderlo, Starfire l'aveva cambiato e lui non avrebbe
potuto esserne più felice. Certo, aveva ancora le sue riserve e
le sue preoccupazioni ma era finalmente in grado di metterle a lato per
qualche istante.
-Sì, hai ragione- disse lei con un sorriso radioso in volto.
Quello sarebbe stato un momento perfetto per un bacio, insomma non
mancava nulla! Robin però rimase fedele al suo proposito, quando
tutto sarebbe tornato tranquillo avrebbe fatto le cose con calma e
avrebbe confessato i suoi sentimenti una volta per tutte.
_______________________________________________________________________________________
La mattina seguente, come promesso, il pacco con i nuovi costumi giunse
a destinazione e, poco dopo il suo arrivo, giunsero anche i Titans Est.
-Bè, spacchettiamo?- chiese BeastBoy divertito.
-Ah! E' come Natale- cinguettò Bumblebee.
-Non esagerare, sono solo dei costumi- la riprese Speedy.
-Costumi da miliardari- precisò BeastBoy.
-Sono comunque solo costumi- sospirò Aqualad.
Robin alzò gli occhi al cielo, era davvero come a Natale lamentele comprese.
I costumi erano a dir poco spettacolari: una tuta in spandex nero con
una cintura in cui era inserito un localizzatore, guanti a ventosa per
potersi arrampicare sulle pareti e scudo protettivo di energia nera
azionabile a ogni colpo di arma da fuoco o a ogni attacco del ghiaccio.
La tuta era munita di occhiali simili a quelli indossati per i
videogiochi di realtà virtuale in cui erano inseriti rilevatori
di calore, rilevatori di trappole e una protezione per gli occhi in
caso di laser ghiacciati.
-Sono incredibili- esclamò Bumblebee.
-BeastBoy, il tuo si adatta alle varie mutazioni. Aqualad, il tuo
invece è totalmente impermeabile. Starfire, il tuo può
amplificare i dardi di energia ed è resistente al calore. Mas,
Menos, i vostri costumi permettono di farvi muovere il doppio
più velocemente anche senza toccarvi, fate pratica o potrebbe
essere un problema. Bumblebee, il tuo costume è resistente
all'elettricità e si rimpicciolirà con te quando
utilizzerai la tua capacità. Speedy, il tuo è munito di
faretra per le tue freccie e gli occhiali hanno installato un mirino
che ti permetterà di essere più preciso di quanto tu
già sia. Cyborg, il tuo costume ha incorporato uno schermo con
la piantina del luogo e potrai hackerare il sistema operativo in modo
da aprirci dei varchi con facilità. Raven, il tuo ha installato
un meccanismo di invisibilità, ti basterà premere il
bottone blu sulla cintura- spiegò Robin.
-Fantastico amico!- esclamò Aqualad.
-Ma come? Non erano solo costumi?- lo canzonò Raven.
-Bè sì ma... Quando l'ho detto non pensavo che sarebbero stati così incredibili- ammise il ragazzo.
-Il tuo mentore si è dato un bel da fare- osservò Bumblebee.
-Chissà quanto avrà speso per farli realizzare?- si chiese Cyborg.
-Meglio se non lo sai- borbottò Robin.
Gli altri scoppiarono a ridere.
L'aria di convivialità durò ben poco, Robin intimò
a ciascuno di indossare il proprio costume e farci un po' di pratica
prima di partire per il covo nemico.
Nessuno di loro avrebbe saputo dire come sarebbe andata ma, dovevano
ammetterlo, con quei costumi si sentivano vincenti. Ovviamente non
potevano basare la loro vittoria solo su quelli ma avere un simile
sostegno in battaglia era da sempre una cosa utile.
Robin, però, aveva una grande preoccupazione che gli ronzava per la mente: quel criminale era stato troppo tranquillo.
Era come se li stesse aspettando e la cosa lo metteva in forte ansia,
per quanto odiasse ammetterlo doveva essere realista, forse li stava
veramente aspettando.
La spavalderia di pochi attimi prima era andata un po' a farsi
benedire, lo scontro finale era sempre più tangibile e reale e
Robin sapeva che stavolta si sarebbero giocati il tutto per tutto.
________________________________________________________________________________________
Nel silenzio del suo laboratorio il criminale era all'opera ormai da
diversi giorni, il suo obbiettivo era ormai chiaro nella sua mente: i
trofei, le luci della ribalta... Se avesse voluto essere ricordato da
tutti avrebbe dovuto fare una sola cosa: eliminare i Titans una volta
per tutte.
Ammetteva che quei mocciosi erano stati furbi, certo... Ma lui era
grandioso, perfetto! Nulla poteva mettersi fra lui e la fama che gli
spettava di diritto. Nulla!
Aspettate e vedrete piccoli impiastri... Farò di voi la mia più grande vittoria.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Capitolo 19: Il piano perfetto ***
Capitolo 19 teammates
Capitolo 19: Il piano perfetto...
La tensione era più
che palpabile durante il viaggio, spavalderia e sicurezza in se stessi
erano ormai un lontano ricordo di qualche ora prima.
Robin non riusciva a scacciare dalla sua mente quel brutto
presentimento che lo aveva attanagliato per tutto il giorno, si
convinse che era solo ansia da prestazione e cercò di sopprimere
la sua preoccupazione il più possibile. Era certo che se gli
altri lo avessero visto nervoso si sarebbero innervositi a loro volta
e, francamente, c'era già troppo a cui pensare.
-Ci siamo- mormorò Cyborg mentre parcheggiava l'auto.
I Titans Est si fermarono subito dietro di lui.
-Quindi il posto è questo?- chiese Bumblebee.
Robin annuì distrattamente, il cuore gli martellava in petto ma
sapeva che era proprio quello il momento in cui avrebbe dovuto rimanere
lucido e sicuro di sé.
-Senti... Se le cose dovessero mettersi male...- ipotizzò Aqualad.
-Nulla andrà male- la voce di Robin era tagliente, categorica.
Il silenzio calò pesante fra gli eroi, era come se anche il vento avesse smesso di spostare le fronde degli alberi.
Lo scenario che si parava loro di fronte non era poi così
cambiato rispetto alla volta precedente, c'era più ghiaccio
ovunque.
-L'altra volta non ce n'era così tanto a valle- osservò Cyborg.
-La cosa non mi piace per niente- esordì Speedy.
BeastBoy strinse istintivamente la mano di Raven e le rivolse un
sorriso rassicurante, la maga cercò di ricambiare ma l'idea di
perderlo di nuovo le attorcigliava lo stomaco come non mai.
Robin spostò immediatamente lo sguardo verso Starfire, le
tremavano appena le gambe. Solitamente lei non era il tipo da agitarsi
di fronte alle sfide, tantomeno di fronte ai criminali, il brutto
presentimento non faceva che fortificarsi sempre di più.
-Dobbiamo concentrarci, andrà bene solo se ci atteniamo al piano e ragioniamo sui nostri movimenti- disse Robin.
Ancora una volta la sua voce appariva forte e non ammetteva confronti
di nessun genere, da una certa prospettiva questo suo modo di fare
rassicurava i suoi amici e lui ne era perfettamente consapevole.
Il leader sospirò :-Andate avanti, voglio parlare un attimo con Star-.
L'aliena sobbalzò appena, non era certa di cosa Robin volesse
dirle proprio in un momento come quello ma era sicura che non si
sarebbe dato pace finché non fosse riuscito a dirglielo.
I ragazzi eseguirono l'ordine in silenzio e ciascuno prese posto chi per aria, chi via terra.
-Robin...-.
-Sei ancora in tempo per ripensarci- disse lui.
Starfire sgranò gli occhi :-Non mi tiro indietro-.
-E allora fammi un favore, ho bisogno che tu mi dica che rimarrai
concentrata. Non importa cosa succederà lì dentro, non
distrarti e non pensare a nessun altro che non sia tu, me lo devi
promettere-.
-Non capisco perché mi dici queste cose...- mormorò lei confusa.
-Promettimelo- ripeté lui, la voce tremante ma decisa.
-Te lo prometto-.
Robin si avvicinò a lei e le carezzò lentamente il viso :-Stai attenta-.
-Anche tu-.
Starfire fece un passo in avanti e, con decisione, strinse Robin in un abbraccio affettuoso.
Robin si lasciò scivolare nel conforto che quell'abbraccio gli
donava, si concentrò sulla pelle di Starfire che era morbida e
calda, profumava di giglio e miele.
-Raggiungiamo gli altri- disse poco dopo.
Starfire annuì.
____________________________________________________________________________________
Cyborg aveva disattivato i primi sistemi di allarme, tutto sembrava
procedere bene. Le coordinate di Raven erano chiare e da quello che
stava dicendo ai suoi compagni sembrava che il criminale fosse fermo al
suo posto senza fare nulla.
-Questo è davvero strano, nemmeno un ostacolo...- mormorò pensieroso Robin.
-Non farti troppe domande per ora- sibilò Speedy.
-E' troppo semplice...-.
-E ti dispiace? Vorrà dire che la faremo finita velocemente- rispose l'altro, il petto gonfio di orgoglio.
-Sei troppo sicuro di te- borbottò Aqualad.
-Oh ma insomma voi due! Dovreste essere contenti, probabilmente abbiamo
sovrastimato questo criminale. Magari è un pezzente come tutti
gli altri-.
-Tu non hai visto che cosa ha fatto a Starfire, una come lei ridotta in
quel modo... Ti garantisco che è ben lontano dall'essere un
pezzente, ha di sicuro qualcosa in mente- sibilò Cyborg.
-Non lascerò che questo tizio da quattro soldi mi entri in testa e, onestamente, non dovreste nemmeno voi-.
-Non si tratta di fartelo entrare in testa o meno, se sottovaluti i
tuoi avversari e sei troppo sicuro di te rischi sempre di più-
commentò Robin.
Aqualad annuì e si voltò appena verso Mas e Menos :-Tutto ok?-.
I due gemelli annuirono, sembravano tesi ma anche loro godevano della stessa spavalderia di Speedy.
_____________________________________________________________________________________
Starfire sospirò, era giunto il suo momento di entrare insieme
agli altri. Sia lei che i suoi compagni in grado di volare avevano
atteso qualche minuto prima di scendere, volevano essere certi che i
loro amici non subissero attacchi alle spalle dopo essere penetrati nel
covo del criminale.
-Tutto bene?- chiese BeastBoy.
-Robin mi ha fatto un discorso davvero bizzarro prima... Non so davvero cosa pensare, credi che sia spaventato?-.
-Credo che non sappia cosa aspettarsi... Probabilmente è
preoccupato per te, considerando quello che è successo...-.
-Non penso sia solo questo, credo ci sia dell'altro che non ha voluto dirmi-.
-Lo sai com'è fatto, di sicuro non è niente di grave- la rassicurò il mutaforma.
-Ok, basta con le chiacchiere. Dobbiamo entrare- disse Bumblebee.
-Andrà tutto bene, vedrai- mormorò BeastBoy.
Il ragazzo diede un colpetto rassicurante sulla spalla di Starfire e le
rivolse un gran sorriso, questo gesto sembrò calmarla un po'.
______________________________________________________________________________________
Raven seguiva attentamente ogni movimento del malvivente, un senso di
inquietudine iniziava a farsi largo dentro di lei: era troppo
tranquillo.
La maga lo osservava senza perderlo di vista e, a parte il suo aspetto
terrificante, non stava facendo nulla di strano o incriminante.
Era convinta che quel modo di comportarsi non avesse senso, insomma,
avrebbe dovuto aspettarsi una loro visita ad un certo punto, non
sembrava nemmeno sull'attenti!
Improvvisamente, una brutta sensazione le percorse il corpo intero. Era
come se l'aria attorno a lei fosse diventata colma di spilli pronti a
pungere ogni millimetro della sua carne.
Ogni campanello di allarme si era acceso in lei, ogni preoccupazione era moltiplicata per cento, qualcosa sarebbe andato storto.
Non ebbe nemmeno il tempo di reagire quando un fascio di luce blu la
colpì in pieno viso facendola crollare a terra, precipitando dal
soffitto.
_______________________________________________________________________________________
-Non ho più un contatto con Raven- disse BeastBoy, la voce allarmata e il corpo teso.
-Neppure io- aggiunse Starfire.
Bumblebee tirò fuori il suo comunicatore alla svelta :-Sparky-.
Ma dall'altra parte non arrivò nessuna risposta.
-Sparky!- esclamò la ragazza.
-Perché non risponde?- chiese Starfire, il cuore in gola e il respiro affannato.
-Non lo so... Forse non c'è segnale...- mormorò l'altra.
BeastBoy ringhiò innervosito :-No, è successo qualcosa. Lo sento-.
Improvvisamente, i tre compagni sentirono un rumore di passi piuttosto concitati nella loro direzione.
-Nascondetevi- intimò Bumblebee.
I tre si nascosero prontamente dietro a una colonna facendo sporgere appena i visi per capire chi fosse a correre così.
Furono sorpresi di trovare Mas e Menos accompagnati da un Cyborg piuttosto malconcio.
-Che è successo?- esclamò BeastBoy correndo loro incontro.
-E' stato un massacro... Quel tizio è...- Cyborg si fece subito
serissimo :-E' pazzo, completamente pazzo... Non abbiamo avuto altra
scelta se non quella di fuggire-.
-Dove sono Robin e gli altri?- incalzò il mutaforma.
Cyborg lanciò una rapida occhiata a Starfire prima di abbassare lo sguardo e sospirare.
-Che è successo?- chiese l'aliena.
-Robin gli è corso dietro, ho perso traccia del suo
localizzatore qualche minuto fa...- Cyborg sapeva che dire questo a
Starfire sarebbe solo servito a mandarla in panico :-Speedy e Aqualad
sono con lui, Robin sa quello che fa- aggiunse rapidamente.
Starfire iniziò a librarsi in aria, pronta a correre ogni rischio necessario per trovare i suoi amici ed aiutarli.
-Star, abbiamo una missione da portare a termine. Robin, Aqualad e Speedy possono farcela da soli- disse Cyborg.
Bumblebee le prese il polso e la spinse gentilmente verso il basso :-Sparky ha ragione, dobbiamo andare avanti-.
-Ma Robin...-.
-Star, andrà tutto bene- mormorò BeastBoy :-Ora
però dobbiamo capire che sta succedendo, dobbiamo trovare Raven-.
-Ma... Ma...- Starfire era pronta a ribattere, voleva ribellarsi e
correre da lui per aiutarlo, per assicurarsi che stesse bene... Il suo
cuore le stava dicendo a gran voce che c'era qualcosa che non andava in
tutta quella situazione e lei era più che pronta a seguire il
suo istinto ma, d'un tratto, la promessa che aveva fatto a Robin poco
prima le tornò in mente.
Odiava ammetterlo ma il suo leader aveva ragione, doveva rimanere
concentrata sulla missione. Solo così sarebbe stata d'aiuto.
-Hai ragione- mormorò l'aliena.
-Sono sicuro che Robin stia bene, e anche Aqualad e Speedy. Non sono
soli e sono tre ragazzi capaci, dobbiamo avere fiducia in loro-
aggiunse Cyborg.
-Spiegaci cosa è successo di preciso- intimò Bumblebee.
-Non lo so bene nemmeno io, stavamo camminando verso le coordinate e
poi, a un certo punto, non riuscivo più a sentire Raven...
C'è stato un fascio di luce blu e siamo riusciti solo a vedere
Robin che correva dietro a quel tizio, non c'era molto tempo quindi
Speedy ha agito di impulso e Aqualad gli è corso dietro per
limitare i danni-.
-Non capisco, questi costumi dovrebbero essere a prova d'arma da fuoco...- borbottò Bumblebee.
-Forse il fascio blu non proveniva da un'arma- osservò Starfire.
Mas e Menos sospirarono portandosi una mano al mento.
-Nemmeno i comunicatori di Speedy e Aqualad funzionano- aggiunse Bumblebee.
-Parece que tenemos que adivinar en donde se metieron- osservò Mas.
Cyborg annuì :-Sì, dobbiamo indubbiamente indovinare la
loro ubicazione ma prima dobbiamo capire che sta succedendo qui-.
-Facciamo attenzione, il suo intento è chiaramente quello di dividerci- disse Bumblebee.
-Ci sta riuscendo- borbottò il mutaforma.
-Anche la prima volta ha usato questa tecnica, forse ha paura di affrontarci tutti insieme...- mormorò Cyborg.
-Pensi davvero che un matto del genere possa aver paura di qualcosa?- incalzò Bumblebee.
-Cyborg, c'è qualcosa che non ci stai dicendo- disse seria Starfire.
Il mezzo robot sobbalzò appena, era certo di averlo mascherato bene.
-No io...-.
-Cyborg, prima hai detto che quel tipo è un pazzo... Non lo
avresti detto se non avessi visto altro oltre quello di cui ci hai
parlato. Per favore, dobbiamo essere al corrente di ogni cosa se
vogliamo avere una possibilità di vincere questa battaglia-.
Cyborg sospirò amaramente, sperava davvero di non doverlo dire...
-Star, non so davvero come dirtelo ma... Quel fascio di luce... Robin
non gli è corso dietro, è semplicemente scomparso nel
nulla...-.
-La gente non scompare!- esclamò l'aliena.
-Lui è scomparso-.
-E Speedy? E Aqualad?- incalzò la ragazza.
-Quella versione della storia è come l'ho raccontata, hanno
visto il criminale scappare e gli sono corsi dietro. Quel fascio di
luce blu... Non so cosa fosse ma sembrava... La sensazione è
terribile, come essere scuoiati vivi-.
-Ecco perché sei ferito...- mormorò BeastBoy.
-Nessuno di noi riesce a capire perché Robin sia scomparso nel
nulla... E' stato il primo ad essere avvolto da quella luce...-.
Starfire sentiva le lacrime spingere per uscire, era pronta a perdere la testa. Avrebbe trovato Robin in un modo o nell'altro.
-Non m'importa se dovrò tirar giù l'intero edificio. Dobbiamo trovare Robin-.
-Star, possiamo aiutarlo solo se portiamo a termine la missione- incalzò Bumblebee.
-Questo non puoi saperlo! Insomma, non sappiamo nemmeno perché
sia scomparso! Non sappiamo dove sia! Cosa succede se è stato
preso in ostaggio? Cosa succede se anche dopo aver sconfitto quel tipo
non riusciamo a trovare Robin?-.
-Lo sapevo che non avrei dovuto dirlo...- sibilò Cyborg.
-Nascondere questa informazione non ci avrebbe portati a nulla e lo sai- commentò BeastBoy.
-Guarda in che stato è...- intimò il mezzo robot indicando la loro compagna.
-E' normale, anche io reagirei come lei se mi avessero detto la stessa cosa su di te- osservò Bumblebee.
-E allora lasciami andare- disse Starfire, la voce tremante quasi simile a un sussurro.
-No. Non capisci? E' proprio quello che vuole questo pazzo... Se ti
dividi anche tu dal gruppo chissà che cosa può capitarti-.
-Ha ragione Star, lo sai. E sai anche che più tempo passiamo qui
a non fare nulla, più tempo avrà per agire- disse deciso
BeastBoy.
________________________________________________________________________________________
Robin aprì gli occhi, gli fischiavano le orecchie e sentiva un
freddo terribile. Ricordava solo una forte luce blu, quasi accecante.
Non sapeva dove fosse ma si rese ben presto conto di essere appeso ad un soffitto in mutande.
Si guardò attorno con apprensione, era ovvio che quel criminale
fosse riuscito a prenderlo ma non ricordava assolutamente come fosse
successo.
Era stordito e affaticato, non riusciva a capire nulla di quello che
gli stesse accadendo e, ancora peggio, non riusciva a capire dove
fosse. La stanza era buia e apparentemente inodore, i suoi cinque sensi
erano come inibiti e riusciva solo a percepire quanto facesse freddo
lì dentro.
La sua mente lavorara a cento all'ora, non era intrappolato nel
ghiaccio ma sentiva la pelle prudere come quando si è a contatto
con la neve per troppo tempo.
Robin riusciva ad avvertire la forza abrasiva della corda che lo teneva
appeso, i suoi polsi bruciavano ed era certo che stessero anche
sanguinando. La corda era decisamente stretta ma si era già
trovato in situazioni che sembravano senza via d'uscita, doveva solo
capire quale fosse il modo migliore di liberarsi.
-Certo, per capire come uscirne dovrei prima capire dove diavolo mi trovo- ringhiò.
Un sospiro amareggiato si fece largo fuori dalla sua bocca, doveva rimanere calmo e lucido.
-Ok, prima di tutto devo slegarmi- si disse.
La sua voce appariva roca e tremante, sicuramente a causa del freddo intollerabile.
Il suo corpo era decisamente indebolito, il ragazzo si accorse ben
presto di essere senza energie. Non si spiegava come fosse possibile ma
se non ne avesse recuperate alcune sarebbe stato impossibile uscire di
lì.
Improvvisamente, una scarica elettrica gli percorse il corpo intero facendolo irrigidire e gridare a pieni polmoni.
Il dolore era allucinante, era come se il suo cervello avesse smesso di
funzionare correttamente. Il suo corpo si contorceva senza che lui ne
avesse controllo e la sua mandibola si serrava così forte da
rompergli i denti.
________________________________________________________________________________________
Starfire si accovacciò a terra reggendosi con forza il petto.
-Star, che succede?- chiese BeastBoy preoccupato.
Non era da molto che erano riusciti ad avanzare lungo i corridoi di
quel posto inquietante, più camminavano e più sentivano
che qualcosa era chiaramente fuori posto.
-Non lo so, sento come... Ho una brutta sensazione- mormorò l'aliena.
-Pensi sia Raven che cerca di comunicare con te?- incalzò il mutaforma.
-E' possibile-.
-Lasciala entrare Star, lascia che parli con te-.
-Non so se è lei, è più che altro una
sensazione... Non so spiegarlo ma non è come se stesse cercando
di mettersi in contatto con me, non volontariamente almeno-.
BeastBoy ringhiò frustrato :-Che vuoi dire?-.
Starfire stava per mettersi a piangere, il dolore che sentiva in quel
momento era logorante e la sua situazione emotiva non era da meno.
-BeastBoy lasciale un po' di respiro, se iniziate a perdere la testa in
due sarà un bel problema- commentò Bumblebee.
-Hai ragione... Star, cosa senti di preciso?-.
-Mi fa male il petto... E'... Non riesco a respirare...-.
L'aliena annaspava e boccheggiava come un pesce fuori dall'acqua, man
mano che faceva uscire le parole dalla sua bocca la stretta delle mani
sul suo petto si intensificava.
-Fa male...- mormorò poco dopo.
BeastBoy la aiutò ad alzarsi e la strinse forte contro il suo corpo.
-Star, devi riprenderti. Se stai sentendo quello che sente ora Raven
non possiamo rallentare. Lo capisci?- chiese Cyborg con voce grave.
-Puoi farcela, ti aiuto io- disse BeastBoy cingendole la vita e portando un braccio di lei attorno alle proprie spalle.
-Senti altro?- chiese Bumblebee.
-Sta passando- rispose la ragazza.
Cyborg sospirò, si sentiva improvvisamente molto stanco e non
riuscì a frenare le parole che disse poco dopo :-Doveva essere
un piano perfetto...-.
-La perfezione non esiste- borbottò BeastBoy.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Capitolo 20: Paura di perderti ***
Capitolo 20 Paura di perderti TEAMMATES
Capitolo 20: Paura di perderti
C'è un momento nella
vita in cui una persona arriva stravolgendola completamente, una di
quelle persone che ti cambia e che mette tutto sottosopra senza che tu
le abbia dato realmente il permesso di farlo. E' una di quelle persone
che diventa fondamentale, una di quelle persone a cui poter dire "senza
di te la mia vita non ha senso"...
Quando questo succede ci sono solo due opzioni: la prima, se si
è fortunati, è quella di incrociare la persona giusta al
momento giusto; quando tutti i pianeti si allineano per farvi
incontrare e sai già che rimarrete insieme per sempre. Oppure,
la seconda, la più comune, la persona giusta al momento
sbagliato.
La domanda da porsi è: perché ci innamoriamo così perdutamente di qualcuno se poi dobbiamo perderlo?
Perché il cuore batte, il respiro manca e gli occhi vedono solo
ed esclusivamente quella persona se poi finisce tutto alle ortiche?
Insomma, tanto lavoro e tanti sentimenti per nulla...
Perché impegnarsi se si sa già come finirà?
Starfire sentiva un'angoscia nel petto che mai aveva avvertito in vita
sua, iniziava a credere che Raven non fosse affatto coinvolta e che
qualcos'altro stesse succedendo dentro di lei.
Era una sensazione opprimente, un dolore che toglieva il respiro e
offuscava la mente... Non le era mai capitato prima di quel momento.
-Star, va tutto bene?- chiese Bumblebee.
L'aliena scosse il capo mentre le lacrime le rigavano le guance.
-Se è per Robin...- Cyborg non fece nemmeno in tempo a finire la frase.
-Robin è da qualche parte in questo posto orribile e, non so
come spiegarlo... Posso assicurarti che non se la sta passando affatto
bene-.
-Te lo sta comunicando Raven?- chiese Beastboy.
Starfire scosse il capo con energia :-Pensaci bene Beastboy! Se fosse
Raven che cerca di mettersi in contatto con qualcuno allora immagino
che sceglierebbe la persona con cui ha il legame più profondo,
qualcuno che sia facile da contattare anche se indebolita.
Perché sceglierebbe me e non te?-.
Il mutaforma si bloccò per un attimo, effettivamente il ragionamento della sua compagna filava perfettamente.
-Ma allora, se non è Raven... Chi è?- chiese.
Starfire portò una mano al petto e chiuse gli occhi :-E' Robin-.
-Impossibile, Robin non ha poteri di questo tipo- commentò Cyborg.
-Non serve averli, l'ho detto prima... E' più una brutta
sensazione, un'angoscia qui nel cuore... Non assomiglia alle volte in
cui Raven è entrata nella mia mente-.
-Come fai a essere sicura che sia lui e non uno scherzo di questo pazzo?- incalzò Beastboy.
-Lo so e basta... Probabilmente anche lui si sentiva strano quando
siamo arrivati, ora capisco il senso di quel discorso... Non posso
lasciarlo da solo, non posso continuare la missione se prima non lo
trovo-.
-Starfire, io ti capisco. Credimi. Però non posso lasciare che
tu ti allontani dal gruppo... Se succedesse qualcosa anche a te...-
mormorò Bumblebee.
-Non mi importa se mi succede qualcosa! Non capisci? Se non ci muoviamo adesso potrebbe essere troppo tardi!-.
L'aliena aveva gli occhi sgranati, brillavano di un verde intenso e dentro di essi c'era un fuoco determinato a non spegnersi.
-Robin sa cavarsela da solo- sentenziò Cyborg.
-Non possiamo abbandonarlo così!- esclamò l'aliena.
-Non lo stiamo abbandonando Star, ascolta... Credi che io non abbia
voglia di andare a vedere come sta Raven? Abbiamo perso ogni contatto
con lei e avverto un segnale molto debole provenire dal suo spirito,
sono preoccupato a morte. Però se ora ci allontaniamo
diventeremmo bersagli facilissimi e complicheremmo la situazione. Credi
che Robin voglia che tu ti metta in pericolo?- ribatté Beastboy.
Il mutaforma reggeva le spalle della sua amica, la guardava dritto
negli occhi con un'intensità che raramente gli apparteneva ma il
suo discorso sembrò convincerla.
-Hai ragione... Dobbiamo sbrigarci e trovare gli altri-.
Proprio in quel momento, un rumore di passi concitati riecheggiò nel corridoio.
-Nascondiamoci- ordinò Cyborg.
Una rapida occhiata bastò per trovare una porticina scorrevole
che conduceva a una specie di piccola sala di controllo, i ragazzi vi
si infilarono dentro lasciando la porta appena socchiusa.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Raven aprì gli occhi, sentiva un cerchio alla testa terribile e la sua vista era appannata.
Non le ci volle molto per capire che era stata vista dal criminale.
Si guardò attorno lentamente cercando di riprendere
facoltà dei suoi cinque sensi, si accorse di essere stesa a
terra su una lastra di ghiaccio.
La maga si alzò un po' frastornata e fece un passo in avanti.
Non appena si mosse per allontanarsi dalla lastra di ghiaccio, una
parete elettrica comparve dinanzi ai suoi occhi color ametista
impedendole di proseguire oltre.
-Ma che cosa diavolo succede?- si chiese.
Ci mise un attimo a capire di essere in trappola, il suo sguardo
dardeggiò rapidamente all'interno della stanza analizzando ogni
angolo e ogni centrimetro di quel luogo alla ricerca del criminale che
l'aveva chiusa lì.
L'uomo, o quel che rimaneva di ciò che una volta era un uomo,
entrò poco dopo con il suo solito mezzo ghigno dipinto in volto.
-Che cosa vuoi?- chiese la maga, la voce ferma e decisa.
Il tipo la osservò attentamente, la guardava dritta negli occhi.
Mi serve il tuo potere.
Raven rabbrividì, la voce di quel tizio... La sentiva
chiaramente nella sua testa. Era una voce distorta, roca... Quasi
spiritica.
-A che cosa ti serve?- incalzò lei nervosa.
Voglio comunicare, voglio che sappiate esattamente che cosa vi aspetta...
Un brivido gelido percorse la schiena della ragazza, improvvisamente
era come se la sua mente fosse percorsa da un centinaio di spilli
affilati.
Capì subito che quell'uomo stava cercando di entrare con la forza.
-Che cosa mi stai facendo?- ringhiò pervasa dal dolore.
Non
sono uno stupido, so che se non facessi così non ti presteresti
mai alle mie condizioni. Tranquilla, presto non sentirai più
alcun dolore.
La vista di Raven si offuscò di nuovo, la sua
forza di volontà iniziò a vacillare sotto al peso di
qualcosa di più intenso, qualcosa che non riusciva a
comprendere. Cadde sulle ginocchia, impotente e spaventata.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Aqualad si bloccò in mezzo al corridoio, lo sguardo perso nel vuoto mentre sorreggeva Speedy sulla schiena.
Cyborg riusciva a vederli chiaramente dallo spiraglio lasciato aperto
della porta, si precipitò fuori senza nemmeno pensarci.
-Aqualad-.
Il ragazzo si voltò, sembrava sollevato di ritrovare i suoi compagni.
-Che cosa gli è successo?- chiese Starfire indicando Speedy.
-E' svenuto- spiegò lui :-Stavamo inseguendo quel tipo, eravamo
decisi a suonargliele di santa ragione... Speedy gli ha lanciato una
freccia e quel tipo gli ha tirato addosso qualcosa... Non ho visto
bene. Poco dopo è svenuto e non riesco a farlo svegliare-.
Bumblebee si portò una mano alla bocca :-E' un massacro- commentò con un filo di voce.
-Avremmo dovuto vincere noi! Vincere senza fatica- sbottò Cyborg.
-Todavia podemos ganar, tenemos que ser fuertes*- disse Menos, gli occhi colmi di orgoglio.
Starfire abbassò lo sguardo, la situazione peggiorava man mano
che si addentravano in quel luogo e ora avevano due amici dispersi, uno
ferito e l'altro privo di sensi.
Sentiva di dover fare qualcosa, il peso che aveva sul cuore non
accennava a diminuire e la sua mente non riusciva più a
ragionare con lucidità.
-Non possiamo farcela da soli- mormorò.
-Siamo soli- esordì Aqualad, lo sguardo serio.
Starfire scosse il capo, aveva uno strano luccichio negli occhi :-Ho un'idea-.
Cyborg sollevò un sopracciglio :-Perché ho come l'impressione che questa cosa non ci piacerà?-.
-Perché è molto probabile- rispose l'aliena.
-Che cos'hai in mente?- incalzò Beastboy.
-Ok, sentite... A mali estremi, estremi rimedi... No?-.
Gli altri annuirono.
-Voglio mettermi in contatto con X-.
Cyborg sgranò gli occhi, la sua mente non riusciva a registrare l'informazione appena ricevuta.
-Come prego?- sbottò.
-Lo so che sembra una follia ma pensaci solo per un attimo, mentre noi
cerchiamo quel tipo per dargli una lezione lui potrebbe salvare Robin e
Raven. Il nemico non si aspetta che arrivi qualcun'altro ad aiutarci-
spiegò l'aliena.
-Non lo so Star... Non mi sembra una buona idea- ipotizzò Bumblebee.
-Io sono disposta a fidarmi di lui, sono disposta a correre un rischio per aiutare i nostri amici-.
-Starfire, ragiona. Se non dovesse accettare ci ritroveremmo con ben
due nemici da battere, non pensi sia già abbastanza complesso
così?- esordì Cyborg.
-Io concordo con lei invece, potrebbe esserci davvero utile un braccio in più- convenne Aqualad.
-Se Speedy fosse sveglio probabilmente accetterebbe anche lui- aggiunse poco dopo.
-Non lo so ragazzi...-.
-Cyborg, lasciami provare. Sono sicura che non mi negherà aiuto,
se glielo chiedo io sono sicura che mi dirà di sì-
insistette Starfire.
Cyborg si scambiò una rapida occhiata con Bumblebee,
entrambi erano estremamente dubbiosi ma erano disposti a lasciare alla
loro amica un'opportunità. In fondo non doveva andare male per
forza, magari si sarebbe rivelata una mossa vincente.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Robin si svegliò affaticato,
aveva perso di nuovo i sensi... Non capiva cosa gli stesse accadendo,
sapeva solo che il suo corpo non avrebbe retto ancora molto in quelle
condizioni.
Le scariche elettriche erano la parte peggiore di quel calvario,
arrivavano inaspettatamente e non aveva nemmeno il tempo di capire ogni
quanto si verificassero. Erano così intense da frantumargli il
cervello, sentiva che ogni centimetro della propria pelle si stava
sgretolando a causa del freddo, i suoi polsi imploravano pietà e
il sangue che prima scivolava lungo il suo avambraccio ora era secco.
-Maledetto- disse Robin digrignando i denti, un po' per il dolore e un
po' perché non si capacitava di essere davvero finito in una
situazione del genere.
La frustrazione stava avendo la meglio su di lui, non poté
evitare di pensare che se Batman l'avesse visto in quel momento avrebbe
sicuramente colto l'occasione per ricordargli quanto avesse sbagliato.
Il senso di angoscia che lo pervadeva da quando erano arrivati aveva
raggiunto il suo massimo picco in quel momento e la sua mente
affaticata non poté non vagare verso Starfire.
Si chiedeva se lo stesse cercando, se avvertisse anche lei la stessa orribile sensazione che sentiva lui nel suo cuore.
-Non venire a cercarmi...- mormorò con un fil di voce :-Ti prego non venire a cercarmi-.
Quella era proprio una di quelle situazioni in cui l'invincibile Robin
aveva paura, era terrorizzato all'idea di perdere la persona più
importante per lui. Sentiva la paura attanagliargli lo stomaco, ogni
dolore e ogni sensazione negativa era sovrastata da quel terrore
rivolto all'amore della sua vita.
Non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina roca e
amara mentre pensava all'ironia della sorte, proprio quando aveva
deciso di dichiararsi e di vivere senza paure e senza rimpianti ecco
che la vita gli negava quella possibilità.
Iniziò a pensare che non ce l'avrebbe fatta, che l'avrebbero
trovato troppo tardi e sarebbe morto così: congelato, in mutande
e sporco di sangue incrostato.
Non c'era umiliazione più grande di quella e la cosa che lo
irritava di più era che non aveva avuto modo di difendersi, di
combattere... Era semplicemente caduto in una stupida trappola.
Il suo corpo andò ancora una volta in blackout mentre l'immagine
di due meravigliosi occhi smeraldini si fece largo nella sua mente
forse per l'ultima volta...
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Il respiro di Starfire si bloccò nel petto, era come se un
pugnale di ghiaccio l'avesse trafitta al cuore facendola scivolare
sulle ginocchia con gli occhi sgranati annaspando per recuperare l'aria.
-Star!-.
L'aliena alzò lo sguardo, Beastboy era in piedi di fronte a lei
con un'espressione preoccupata e stranamente compassionevole. Era come
se capisse che cosa stesse sentendo lei in quel momento.
La comunicazione con X era andata bene, lui aveva accettato in cambio
di un appuntamento con Starfire. In quel momento, seppur seccata, lei
non gli disse di no. Avrebbe fatto qualunque cosa per riavere Robin al
suo fianco sano e salvo e sapeva che anche Beastboy era sollevato del
fatto che qualcuno andasse a cercare Raven.
Starfire si rialzò a fatica, le tremava tutto il corpo.
-Hai freddo?- chiese Aqualad con voce premurosa.
-No, credo che ci sia qualcosa che non va con Robin... Credo che...- la
ragazza non riuscì a trovare il coraggio per terminare la frase.
-Sono sicuro che sta bene, Robin è pieno di risorse- la consolò Aqualad.
Starfire sorrise appena e annuì debolmente, sapeva che quello
che stava dicendo il suo amico era vero ma sapeva anche che contro la
morte c'era ben poco da fare.
L'aliena aveva visto guerrieri valorosi soccombere ad essa, aveva visto
scorrere indicibili quantità di sangue, aveva visto gli orrori
della schiavitù e della guerra... Sapeva bene che, una volta che
la morte arriva, è impossibile sfuggirle.
Il suo cuore sprofondò in un abisso nero come la pece mentre ragionava sulla peggiore opzione possibile.
Non poté non sentir crescere dentro di sé una furia
incontrollabile, se solo pensava ai progressi che il loro rapporto
aveva compiuto in quei giorni... Avrebbero dovuto parlare, avrebbero
dovuto chiarire la loro situazione e invece lui era sparito e
sicuramente si trovava nei guai e lei non poteva correre ad aiutarlo.
-Star, vedrai che andrà tutto bene- la confortò Cyborg.
Le lacrime che stava lottando per trattenere iniziarono a scorrere
inesorabili lungo la sua pelle ambrata, il suo cuore era ridotto a
brandelli e anche il suo spirito.
-Non riesco ad essere positiva, non ce la faccio se lui non è
qui con me... Se almeno potessi vedere con i miei occhi che sta
bene...- mormorò lei fra un singhiozzo e l'altro.
-Lo vedrai Star, lo vedrai non appena sarà tutto finito- disse
il mezzo robot afferrandola per le spalle :-Guardami, Robin è il
ragazzo più forte che conosco e scommetto che, qualunque sia la
sua situazione in questo momento, lui non ha paura-.
Starfire lo abbracciò, aveva bisogno di sentire il calore di una
persona a cui voleva bene in quel momento, aveva bisogno di sentirsi
vicina a qualcuno, chiunque!
-Vedrai che se la caverà- ripeté Cyborg mentre la stringeva a sé.
-Ragazzi, mi dispiace interrompere questo momento così carino
ma... Dobbiamo riprendere a muoverci, se stiamo fermi qui non solo
siamo bersagli più facili ma rallentiamo anche la missione-
esordì Bumblebee.
-Speedy è svenuto, dove vorresti andare?- sbottò Aqualad.
-Dobbiamo svegliarlo sia come sia- ringhiò la ragazza.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Red X si aggirava attorno all'edificio con fare incuriosito, quando Starfire l'aveva chiamato non aveva potuto negarsi.
Quella ragazza lo attirava per qualche strano motivo e lo faceva
sentire in modo strano, quando era nelle sue vicinanze gli faceva
venire voglia di comportarsi bene.
Gli scocciava un po' dover cercare Robin e salvarlo ma se ripensava al
motivo per cui lo stava facendo... Ma poi, chi voleva prendere in giro?
La verità era che l'avrebbe fatto anche se lei non avesse
accettato di uscire con lui, l'avrebbe fatto solo perché era lei
a chiederlo.
-Forse posso entrare da qui- si disse notando una piccola porticina sul retro.
La porta non era molto alta quindi, dopo aver dato una rapida occhiata
per assicurarsi di avere campo libero, X si accovacciò e si fece
largo fra le ragnatele e i pezzi di ghiaccio.
Man mano che avanzava diventava sempre più facile farsi strada
ma lui non abbassò comunque la guardia, conosceva bene i rischi
di trovarsi nella tana del lupo e non aveva intenzione di finire nei
guai con un matto del genere.
Starfire gli aveva raccontato cose che avrebbero fatto accapponare la
pelle a chiunque... Ok, magari non proprio a chiunque ma a lui
sì.
-Che razza di posto- sibilò.
Fu in quel momento che udì una voce :-C'è qualcuno?-.
-Sembra la voce di quella maghetta...- si disse.
-C'è qualcuno?- ripeté la voce.
-Ok, è definitavemente lei... Ma dove...- il ragazzo non fece
nemmeno in tempo a finire di formulare il pensiero che la sagoma di
un'aquila nera gli comprave davanti.
-Devo seguirla?- chiese a nessuno in particolare.
Quando l'ombra iniziò a muoversi decise che non aveva comunque
nulla da perdere, la seguì senza troppe chiacchiere.
-Spero solo di arrivare vivo al mio appuntamento- disse in un ringhio nervoso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Capitolo 21: L'ottimismo di Starfire ***
TEAMMATES CAP 21
Capitolo 21: L' ottimismo di Starfire
Red X continuava a seguire
l'ombra che serpeggiava lungo le pareti di quel luogo ostile, era quasi
ipnotico osservarla mentre danzava fra le scarse luci del luogo
illuminandosi ad intermittenza man mano che procedeva.
Non avrebbe dovuto essere troppo distante e di questo ne era ormai
convinto, se era riuscito a sentire la sua voce voleva dire che la maga
era nei paraggi ma, a giudicare da come la sua ombra vacillava, non
doveva essere in ottime condizioni.
Red X non riusciva nemmeno a rendersi conto quanto tempo avesse
trascorso lì dentro da quando era entrato, la luce dei neon
traballanti gli perforava la maschera facendogli male agli occhi ma
sapeva di dover portare avanti la sua missione... C'erano troppe cose
in ballo e non solo il suo appuntamento con Starfire.
I corridoi si susseguivano uno dietro l'altro rendendo il suo cammino
una specie di labirinto intricato da cui non capiva se sarebbe uscito
vivo o meno, non avrebbe negato di trovarsi in una situazione che lo
spaventava ma sapeva che in passato c'erano state parecchie
realtà ben più terrificanti nella sua vita, non aveva mai
avuto problemi a controllare la paura che, ormai, era un po' una sua
vecchia amica di cui conosceva ogni cosa.
X iniziò a imitare i movimenti dell'ombra della maga,
serpeggiando anche lui lungo le pareti e diventando un tutt'uno con la
sua amata oscurità. La stessa oscurità in cui, per anni,
lui stesso si era relegato creando una barriera protettiva su di
sé e facendosi terra bruciata attorno.
Non gli rimaneva null'altro che la sua oscurità e la pallida speranza di un sogno dai capelli rossi.
L'ombra si era bloccata di fronte a una porta scassata, era come se lo
stesse aspettando e Red X non riusciva davvero a comprendere se volesse
entrare o se fosse meglio diffidare.
Decise di ingoiare i suoi dubbi e di seguire quella sensazione positiva
che gli aveva attanagliato lo stomaco da quando aveva sentito la voce
di Raven.
La stanza era avvolta nella penombra ma Red X non ebbe
difficoltà a riconoscere una sottile patina elettrica poco
più avanti di dove si trovava, dietro di essa la figura minuta
di Raven si ergeva tremolante.
-Eccomi- disse lui a denti stretti.
Raven non sembrava felice di vederlo ma era più che
comprensibile, stranamente, non sembrava nemmeno così sorpresa.
-Non ho molto tempo, devi trovare gli altri- disse lei in tono sbrigativo.
-No, devo farti uscire da qui e insieme dobbiamo trovare il vostro leader- asserì X.
-No! Ascoltami! Penserò io a Robin finché ci riesco ma
è necessario che gli altri sappiano che quel tipo ha intenzione
di forzare un contatto con me... Vuole il mio potere, riuscirò a
sopportare ancora per poco quindi ho bisogno di dire agli altri quello
che ho scoperto-.
Red X annuì facendole cenno di proseguire.
-Questo tipo è fuori di testa, devi fare attenzione. Non deve
trovarti a girare qui intorno... Il suo obiettivo è quello di
intrappolare tutti i "numeri uno" e renderli suoi trofei a
finché soltanto lui rimanga il migliore, vuole far parlare di
sé affinché tutti ricordino chi è e che cosa ha
fatto. So che c'è un altro modo per sciogliere il suo
incantesimo ma non ho capito quale sia- spiegò lei.
X non era certo di aver compreso proprio tutto ma aveva ascoltato con
attenzione ogni singola parola che la maga gli aveva rivolto ed era
certo di riuscire a portare il messaggio con chiarezza.
Un altro modo... Probabilmente era una maniera più sicura di
annientare il nemico, se desideravano così tanto neutralizzarlo
doveva essere un tipo davvero pericoloso.
-Lascia almeno che ti tiri fuori di qui- incalzò X.
Raven scosse il capo, non sarebbe riuscita a collegarsi con Robin se si
fosse allontanata troppo e, in ogni caso, quella barriera sembrava
impossibile da scalfire e Red X era una risorsa preziosa proprio
perché non prevista. Se il criminale avesse intrappolato anche
lui non avrebbero più potuto contare sul fattore sorpresa.
Era giunto il momento di mettere in atto un nuovo piano, uno che funzionasse.
___________________________________________________________________________________
Non c'era verso di calmarsi, anche se sapeva bene che Robin sarebbe
stato presto in salvo il fatto di non essere lì con lui la
rendeva irrequieta. Non sapeva nemmeno fino a che punto fidarsi di X a
dire il vero, temeva che potesse lasciarlo lì senza riportarlo
da lei.
BeastBoy sembrava non volersi separare da lei, probabilmente riusciva
ad intuire il dolore che Starfire stava provando e il suo sostegno
rendeva la situazione meno faticosa per la bella aliena.
Non le piaceva fare preferenze tra i suoi amici ma BeastBoy era sempre
stato una specie di scudo per lei, forse dato che i loro caratteri
erano molto simili riuscivano a comprendersi con maggiore
facilità. Capitava spesso che l'uno comprendesse i pensieri
dell'altra e viceversa, a volte non avevano nemmeno necessità di
parlarne.
Il mutaforma le lanciava rapide occhiate per sincerarsi che la sua
amica stesse bene, man mano che proseguivano sembrava sempre più
emaciata e questo non poteva che metterlo in allarme e, anche se gli
altri sembravano sminuire la faccenda, sapeva che non era l'unico
preoccupato per Starfire.
Starfire glielo aveva giurato, doveva tenere fede alla sua promessa ma
niente riusciva a distrarla e niente era in grado di tranquillizzarla.
Red X non era così cattivo come voleva far credere e, malgrado
tutto, Starfire lo sapeva meglio di chiunque altro e sapeva che, per
quanto i due fossero in forte rivalità l'uno con l'altro, X non
avrebbe lasciato Robin in balia degli eventi... Certo, sapeva bene
tutto questo ma non riusciva a portare il concetto dentro di sé,
riusciva solo a vedere il peggio anche se non era da lei.
BeastBoy le strinse appena la mano, era un gesto semplice e di poco
conto per qualsiasi altra persona ma, in quel preciso momento, Starfire
si aggrappò alla semplicità disarmante di quell'atto con
tutta se stessa. In quell'istante la mano calda del suo compagno
sembrava l'unica certezza incrollabile che riuscisse a tenerla ancorata
al terreno senza permetterle di sprofondarci dentro.
Starfire avrebbe voluto chiudere gli occhi e riaprirli nella sua
stanza, ripararsi al sicuro sotto alle sue coperte mentre Silky le
mangiucchiava i capelli nel cuore della notte. Era una supereroina ma
si sentiva tremendamente impotente di fronte a tanto smarrimento e
tanta disperazione.
-Cerca di tenerti su di morale, se cedi anche tu allora sarà davvero la fine- mormorò BeastBoy.
Starfire spostò i suoi grandi occhi color smeraldo su di lui, il
mutaforma non la stava guardando, fissava un punto impreciso dinanzi a
sé e manteneva un sorriso superficiale come se stesse cercando
di bloccare i suoi muscoli in quella posizione.
-Ci sto provando- sussurrò l'aliena.
BeastBoy si limitò ad annuire, Starfire non aveva bisogno d'altro: non voleva che ci provasse, voleva che ci riuscisse.
Più facile a dirsi che a farsi. Solitamente era proprio lei a
tenere alto il morale della squadra, lei era il cuore del team, era il
suo ruolo... Non era mai negativa eppure in quel momento non riusciva a
vedere la luce alla fine del tunnel.
Probabilmente era proprio questo a metterla in uno stato d'ansia così pesante.
-Senti Star non so se ho il diritto di dirti ciò che sto per
dirti ma... Tu e Robin avete qualcosa che chiunque altro può
solo invidiare, il vostro è un legame come mai ne ho visti fino
ad ora, se continui a preoccuparti per lui non lo aiuterai. Pensa a
come ti stai sentendo tu, vuoi che anche lui provi la stessa angoscia?
Se deve liberarsi da una situazione scomoda ha bisogno di essere
concentrato e lui non riesce a ragionare quando pensa a te-
mormorò BeastBoy, un sorriso calmo in viso.
Starfire arrossì leggermente a quell'affermazione :-Tutto questo te lo ha detto lui?-.
-No, non ce n'è stato mai bisogno. Vi coprite le spalle, vi
conoscete a memoria, non so se lo sai ma Robin riesce a distinguere il
rumore dei tuoi passi... Il modo in cui combattete assieme, come una
macchina ben collaudata. Questo genere d'intesa non ce l'hai con
chiunque! Per questo ti dico che devi calmarti ed essere positiva,
Robin ha bisogno che tu lo sia-.
Di tutto ciò che aveva sentito fino a quel momento niente era
stato efficace come quelle parole del suo amico verde, BeastBoy aveva
saputo toccare le corde giuste e Starfire era pronta a tutto pur di
trasmettere a Robin il coraggio di cui aveva bisogno.
-Non c'è situazione da cui i Titans non riescano a uscire
vincitori, non importa quanto tremenda sembri o quanto senza speranza-
asserì il mutaforma.
Starfire gli rivolse un sorriso fiero, niente poteva fermarli fintanto che si fossero protetti a vicenda come una vera famiglia.
____________________________________________________________________________
Robin riaprì gli occhi a fatica, non era ancora il suo momento a
quanto pareva... Un'ondata di calore gli percorse il corpo, un calore
molto familiare.
-Star?- biascicò.
Non avrebbe saputo come spiegarlo ma sentiva chiaramente il tocco della
ragazza su di sé, la sua pelle era incandescente e il freddo di
poco prima era solo un lontano ricordo ormai sbiadito: non poteva
arrendersi.
Robin era in grado di risolvere ogni situazione, c'era un motivo se era
il leader della migliore squadra di Jump City e c'era un motivo anche
se Starfire aveva scelto lui.
Doveva raccogliere le proprie energie e tornare in sé, la
squadra aveva bisogno di lui e, soprattutto, lei aveva bisogno di lui.
Improvvisamente, si sentì avvolgere da un'energia che conosceva bene e senza che nemmeno se ne rendesse conto era libero.
I suoi polsi erano feriti e a malapena riusciva a muovere gli arti, una
nuova ondata di calore gli percorse il corpo e quell'energia di poco
prima tornò ad avvolgerlo come a volerlo schermare dal gelo di
quella stanza.
Lo stavano aiutando... C'era ancora una possibilità, c'era ancora una luce in fondo al tunnel.
Robin colse l'occasione per valutare la situazione, se avesse trovato
qualcosa di caldo in cui avvolgersi sarebbe già migliorato tutto
ma prima di fare questo doveva permettere al suo corpo di riprendersi
dallo shock.
Se tutto fosse andato secondo i piani forse potevano ancora vincere quella battaglia.
____________________________________________________________________________
Non è tutto oro quello che luccica, sinceramente pensavo che il vostro leader fosse più furbo di così...
Raven avrebbe voluto urlare a Robin di non fidarsi, di
non abbassare la guardia... Il suo corpo era ancora in mano a lei ma la
sua mente stava cedendo sotto al peso di una forza a lei sconosciuta.
Era come se quella voce sinistra e spaventosa fosse in grado di piegare
la mente della maga con una facilità estrema, riusciva a sentire
che anche il suo opponente era stanco ma non era stremato quanto lei.
Opporsi era sempre stato più stancante per lei, solitamente
entrare a forza in una mente era un qualcosa che le riusciva e contro
cui non si era mai dovuta ribellare (escludendo la gita nella sua testa
di qualche tempo prima).
Quel mostro era in grado di controllare il suo potere, di fare del male
ai suoi amici, di ingannarli e sfruttare il suo legame con loro a suo
vantaggio.
Mi preoccupa solo quell'ondata di calore...
Raven non poté trattenere un ghigno compiaciuto: chiaramente il
tipo non sapeva che avere il controllo del potere della maga era
un'arma a doppio taglio, una volta uniti la loro coscienza sarebbe
stata condivisa e Raven avrebbe potuto vedere la sua anima, collegarsi
a lui e scoprire il tassello mancante.
Red X era riuscito a passare inosservato e se avesse evitato di pensare
a lui sarebbe andato tutto bene, era solo questione di tempo ma i
Titans avrebbero avuto la loro rivalsa, avrebbero vinto e non importava
quanto dovessero uscirne ammaccati per arrivare a quel risultato.
Il corpo di Raven fu percorso da un'ondata di calore, una gioia che non
faceva fatica a riconoscere spaziò dentro di lei illuminandola
di nuove convinzioni.
Che diavolo è?
Il ringhio nella sua testa era furibondo, chiaramente non
si aspettava un legame così forte fra i membri della squadra
né si aspettava che trovassero in loro la forza di combattere
ancora.
Bè, si sbagliava di grosso perché se al mondo c'era
qualcuno in grado di combattere anche nelle situazioni più
disperate quelli erano proprio loro e, per quanto giovani, non
avrebbero consentito a nessuno di invadere la loro famiglia senza una
bella punizione.
Raven era pronta, se la sua mente doveva cedere del tutto allora lo
avrebbe permesso ma non aveva intenzione di rendere le cose semplici.
La maga decise che avrebbe lottato con le unghie e con i denti per
mantenere almeno il controllo sul proprio corpo, Robin era stato
ingannato ma lei non avrebbe permesso a quel mostro di fargli ancora
del male, lo doveva a Starfire e lo doveva alla squadra.
____________________________________________________________________________
BeastBoy strinse la mano a Starfire, un sorriso soddisfatto si fece largo sul suo volto :-Ora sì che ragioniamo-.
L'aliena sorrise di rimando, non era più il momento di
soccombere perché se la sua famiglia aveva bisogno della sua
positività allora era proprio quello che lei aveva intenzione di
donare loro.
Cyborg si voltò appena e vedendo i suoi amici sorridere non
poté fare a meno di raddrizzare la schiena, non sapeva cosa si
stessero dicendo o cosa si fossero detti ma riusciva ad avvertire il
loro ottimismo, non dovevano perdere la bussola perché fintanto
che fossero rimasti uniti tutto sarebbe andato per il meglio.
Starfire aveva fiducia in sé e nei suoi amici, se le cose si
fossero messe male o fossero peggiorate era certa che sarebbero
comunque riusciti a sfuggire in qualche modo, lei era una combattente e
non si sarebbe arresa. Lo doveva a Robin e a se stessa.
Non solo avrebbe tenuto fede alla sua promessa ma sarebbe anche uscita
di lì a testa alta sapendo di aver vinto un'altra battaglia con
il sostegno e la forza dei suoi amici al proprio fianco.
_____________________________________________________________________________
Red X sospirò, quel posto sembrava tutto così uguale e
monotono. Gli sembrava che fossero passate settimane dalla sua
conversazione con Raven, non sapeva dove andare né come uscire a
quel punto.
Stranamente, non era il posto peggiore dove fosse stato per quanto
inquietante e gelido, riusciva a riconoscere un certo pattern ma i covi
dei malvagi si somigliavano un po' tutti in effetti.
Si chiese distrattamente come se la stesse passando la sua aliena
preferita, forse pensare a lei l'avrebbe aiutato a proseguire senza
perdere le speranze di trovarla.
Era un forte sostenitore del pensiero positivo, era convinto che se
avesse pensato a lei a sufficienza allora sarebbe incappato in lei
molto prima di quanto avesse previsto. Era una scienza esatta:
positività attira positività.
Forse l'animo esuberante della principessa di Tamaran gli era entrato
dentro più di quanto non volesse effettivamente ammettere.
Non riuscì ad evitare di sorridere appena a quel pensiero.
Come fosse riuscito a farsi imbambolare da quell'ottimismo doveva
ancora capirlo, forse si era lasciato prima imbambolare dalle gambe
lunghe e dal seno generoso ma l'ottimismo veniva subito dopo, ne era
certo.
Non fece nemmeno in tempo a girare l'angolo che, con sua somma
sorpresa, andò a sbattere contro una massa robotica molto
familiare.
-Che cosa ci fai qui? Robin dov'è?-.
Bè, che dire? Li aveva trovati.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Capitolo 22: Teen Titans, go! ***
ULTIMO CAP TEAMMATES
Capitolo 22: Teen Titans, go!
Starfire
osservava Red X con apprensione, il messaggio che il ragazzo aveva
riferito alla giovane aliena e ai suoi amici riecheggiava nelle loro
menti come il tintinnio di una campanella.
-Un altro modo? Ti ha detto quale?- chiese Cyborg.
BeastBoy sgranò gli occhi :-E' questa la cosa che più ti
è rimasta impressa? Non il fatto che questo tipo stia cercando
di entrare nella testa di Raven a forza?- esclamò.
Cyborg tirò un sospiro.
La situazione sembrava continuare ad intricarsi sempre più ma
l'ottimismo di Starfire sembrava non scalfirsi nemmeno di fronte alla
realtà dei fatti, l'aliena aveva deciso di tenere duro e,
stranamente, ci stava riuscendo piuttosto bene anche vista l'assenza di
Robin.
Trovarsi in un simile impiccio senza un leader era forse la prova
più pressante di quella faccenda, ormai gli animi si erano
risollevati ma la situazione rimaneva critica e apparentemente senza
uscita. Certo, ora che sapevano che Raven stava bene si sentivano
ulteriormente tranquilli.
La cosa più preoccupante era capire per quanto ancora sarebbe rimasta illesa.
-Concentriamoci su ciò su cui abbiamo potere- suggerì
Starfire :-Raven ha un sacco di risorse per proteggersi da questo
genere di attacchi, anzi... La cosa potrebbe rivelarsi un vantaggio ai
fini della nostra battaglia, probabilmente condividendo la coscienza
con il nemico Raven saprà dirci qualcosa in più su di
lui-.
Bumblebee annuì :-Star ha ragione, la situazione potrebbe essere favorevole se ci coordiniamo bene-.
-X... Hai almeno un'idea di dove sia Robin?- chiese titubante l'aliena.
Red X scosse il capo :-So solo che Raven può stabilire un contatto con lui-.
-Devono essere vicini allora- mormorò BeastBoy.
La cosa sembrava rassicurare tutta la squadra, avrebbero odiato saperli
da soli in una simile situazione senza alcun sostegno da parte di un
altro compagno.
-Speriamo si riuniscano presto- disse Starfire unendo le mani con fare speranzoso.
-Che cosa facciamo adesso?- chiese X.
Starfire sorrise appena :-Sei arrivato da là giusto? Forse
proseguendo in quel percorso riusciremo a trovare qualcuno, Raven o
magari Robin... Se siamo fortunati potremmo trovare questo pazzo che ce
li ha portati via- asserì.
-Questi tunnel sono interminabili, è impossibile distinguerli- sibilò Red X.
-Fortunatamente ho un sensore per questo genere di cose- rispose Cyborg con fare orgoglioso.
Dopo aver discusso un po' su come muoversi, la squadra decise di
incamminarsi verso il percorso da cui era venuto X. In quel momento
puntavano più che altro sulla fortuna e sul fattore sorpresa.
__________________________________________________________________________
Le ondate di calore si susseguivano una dietro l'altra riscaldando
l'ambiente circostante, ora che non era più appeso come una
carcassa poteva guardarsi attorno e rendersi conto della stanza in cui
era stato intrappolato.
Non sembravano esserci vie d'uscita secondarie che potesse raggiungere
facilmente e comunque, se proprio doveva dirla tutta, la cosa era
sembrata sin troppo semplice. Man mano che ci ragionava se ne rendeva
sempre più conto, riusciva a percepire che qualcosa non era come
sarebbe dovuto essere. Solitamente, i criminali non abbassavano mai la
guardia facilmente e gli sembrava piuttosto strano che il pazzo in
questione non si fosse reso conto che era riuscito a liberarsi, ogni
criminale che sia degno di questo nome non lascerebbe mai incustodito
un ostaggio.
-Devo trovare un modo per filare e anche piuttosto in fretta- borbottò il leader dei Titans.
Il calore nel suo corpo gli mandava un messaggio positivo di speranza e
tenacia, riusciva a dimenticare anche il freddo che faceva in quel
luogo buio e spaventoso... Sperava solo che i suoi amici stessero bene
e che lei fosse al sicuro, sperava che non stesse patendo una sorte
simile alla sua ma riusciva a sentire dentro al suo cuore che lei stava
bene.
Fu allora che una voce fin troppo conosciuta gli serpeggiò nella
mente, confortante come l'abbraccio di una madre ma apprensiva come il
grido di un bambino nei guai.
Robin... Robin...
-Raven...- la sua voce appariva come un rantolo anche se più forte e vigorosa di prima.
Non c'è tempo, ascoltami
attentamente... Sta per scattare un allarme, quando la porta si
aprirà tu non varcarla per nessun motivo, intesi? Quando la
porta si richiuderà ti dirò come scassinarla per uscire...
-Sì...- mormorò lui.
Allora aveva ragione, il tipo aveva veramente un piano... Sembrava
quasi che volesse indebolirlo, giocare con lui... Non gli erano mai
piaciuti i giochi a cui non poteva vincere.
L'allarme lo distolse dai suoi pensieri, proprio come lei gli aveva
detto poco prima. La porta si spalancò subito dopo lasciando
entrare un'ondata di gelo che lo fece tremare, tra l'altro non aveva
ancora trovato nulla con cui coprirsi.
Da dentro la stanza Robin non poté fare a meno di notare
un'ombra che si aggirava lungo il corridoio, aveva due gelidi occhi
color ghiaccio e sembrava quasi che lo stesse fissando. Robin non si
fece intimidire e ricambiò lo sguardo torvo di qualsiasi cosa si
celasse là fuori.
Non guardare i suoi occhi...
Il ragazzo distolse lo sguardo quasi istintivamente, un
formicolio sconosciuto iniziò a percorrergli gli arti e non
sapeva se fosse l'adrenalina che aveva in corpo, le ferite sui polsi o
l'incantesimo che quella creatura stava cercando di proiettare su di
lui.
La porta si richiuse.
-Che faccio ora?- chiese a nessuno in particolare.
La voce di Raven non arrivava, forse non era abbastanza rilassato per
accoglierla o forse le forze della maga non erano al massimo.
Riusciva a percepire una certa urgenza nel suo tono, sapeva che
qualcosa non andava e che, probabilmente, la sua amica era in pericolo.
Ora che non l'aveva più nella sua mente, per quanto odiasse
quando lei gli leggeva dentro, doveva ammettere che gli mancava sentire
la sua voce. Almeno era un suono familiare e amichevole in un ambiente
ostile e decisamente assente di ogni comfort.
-Credo che dovrò sbrigarmela da solo per ora- si disse cercando
di aggrapparsi a quelle ondate di calore che sapeva provenire dalla sua
aliena.
__________________________________________________________________
-Giriamo a vuoto- borbottò BeastBoy.
-Mi spiace, il mio sensore non...-.
Cyborg venne interrotto da Aqualad :-Forse dovremmo tornare indietro-.
-Sì ma... Indietro dove? Non riconosco più il corridoio
da cui siamo passati- asserì Bumblebee con tono autoritario.
-Calmatevi, sono sicura che troveremo il modo di uscire e farci strada
fra questi tunnel...- mororò Starfire, non che ci credesse ma
doveva rimanere ottimista almeno lei.
Speedy scosse il capo, non capiva da dove provenisse questo improvviso
ottimismo... Non che gli dispiacesse, affatto. Solo, non lo capiva.
La situazione appariva confusa persino ai Teen Titans che di eventi
simili avrebbero dovuto viverne a iosa, se loro sembravano non avere un
piano come potevano pretendere che lui stesse sereno?
Red X annuì con vigore :-Sai che ti dico dolcezza? Hai ragione.
Niente musi lunghi, personalmente ho un appuntamento a cui non posso
mancare e non vorrei morire qui-.
Starfire non poté evitare di guardarlo di sottecchi accennando
un sorriso, per quanto i suoi modi lasciassero a desiderare doveva
ammettere che le stava simpatico questo tipo.
L'aliena si bloccò all'improvviso, il suo cuore prese a battere
a una velocità allarmante... Avrebbe riconosciuto questa
sensazione fra mille.
-Robin è vicino- mormorò sgranando gli occhi smeraldini.
-Mh? E come fai a dirlo scusa?- chiese Bumblebee, la voce incredula.
-Lo sento, posso percepire la sua energia- rispose lei con convinzione.
Starfire era un po' svampita ma non era affatto una sciocca, la sua
forte empatia le permetteva di avvertire cose basandosi semplicemente
sul suo istinto. Molto spesso questa risorsa era fondamentale nelle
missioni che i Titans affrontavano, altre volte era più che
altro un impiccio.
-Lo so, è qui da qualche parte...- mormorò nuovamente la bella aliena.
BeastBoy si mise ad annusare l'aria attorno a sé sotto forma di
cane, se Starfire era così sicura allora doveva per forza avere
ragione. Robin era lì nei paraggi e loro lo avrebbero aiutato
qualsiasi fosse stata la sua condizione.
Cyborg non ci pensò su molto più del suo amico verde e,
in un battibaleno, anche lui si mise a cercare nei pressi del corridoio
per trovare il loro leader.
Red X fu il seguente a mettersi a cercare e, dietro di lui, man mano,
uno ad uno iniziarono a seguire la pista degli altri in precedenza.
Starfire era concentrata sulle proprie emozioni, sapeva che erano la
risorsa fondamentale per trovare Robin in mezzo a quel bazar.
Star... Star...
Le gambe della giovane aliena iniziarono a muoversi come se
avessero una loro volontà, la sua voce la stava guidando, poteva
avvertirla nella sua testa come se lui fosse lì affianco a lei.
Gli altri si voltarono per osservare la scena, riuscivano solo a vedere come Starfire si muovesse con sicurezza verso una porta.
La ragazza esaminò attentamente la serratura, era certa che il
leader si trovasse lì. Poteva sentire il cuore battere
all'impazzata alla prospettiva di averlo trovato.
-E' lì?- chiese Red X piombando al suo fianco.
Starfire annuì con decisione.
-Spostati dolcezza, è ora di farsi riconoscere- rispose il ragazzo piazzando una delle sue X esplosive sulla serratura.
-Così ci sentirà!- esclamò Cyborg allarmato.
-Pensi che questo posto non abbia telecamere ragazzone? Ti credevo quello intelligente del team- sibilò l'antieroe.
-Credi che ci stesse tenendo d'occhio?- chiese Speedy.
-Ne sono quasi certo, ora allontanatevi-.
Tutti si spostarono verso i lati delle pareti coprendosi testa e
orecchie nel processo, la porta saltò in aria poco dopo facendo
un gran baccano.
Starfire piombò dentro alla stanza senza nemmeno attendere che il fumo scemasse.
-Robin!- esclamò a gran voce.
Non fu sorpresa quando vide il leader correrle incontro ma sicuramente
il suo cuore non poté trattenersi dal palpitare di gioia per
averlo ritrovato.
-Star! Ragazzi! E... X?-.
-Ti spieghiamo poi, ora usciamo di qui- asserì Cyborg trascinandolo dietro sé.
-Dobbiamo trovare un nascondiglio, sicuramente ci siamo fatti sentire-
commentò BeastBoy mentre serpeggiavano tra i corridoi poco
illuminati.
-A questo punto affrontiamolo e basta- disse Starfire bloccandosi sui
suoi passi :-Non possiamo permettere che questo essere ci intimidisca
al punto da volerci nascondere, non ci siamo mai tirati indietro di
fronte a un confronto e non vedo come questo debba essere diverso.
Possiamo batterlo, ne sono sicura-.
-Star, apprezzo l'ottimismo, lo apprezzo davvero ma...-.
Cyborg venne bloccato da Robin :-Io concordo con lei-.
Starfire gli rivolse un ampio sorriso ma, voltandosi verso di lui, non poté evitare di notare le sue pessime condizioni.
-Robin ma...-.
Stavolta fu lei ad essere interrotta :-Sto bene-.
-No, non è vero...- mormorò lei.
Il leader le prese la mano con dolcezza e determinazione :-Star, sto bene- ribadì con fermezza.
Nessuno ebbe il tempo di pensare, un rumore di passi pesanti che
avanzavano alle loro spalle li fece voltare ad una velocità
piuttosto pressante.
_________________________________________________________________
Era riuscita ad avvisare Robin, era anche riuscita a trasmettere il
messaggio ai suoi amici tramite X, poteva smettere di lottare contro
quella pressione lancinante che sentiva nella sua testa.
Poteva finalmente abbandonarsi a quel dolore penetrante e a quella
forza bruta che le invadeva ogni angolo della mente ormai oscurata
parzialmente.
-Non vincerai- disse con fermezza.
L'uomo scosse il capo per quanto riusciva a farlo e si avvicinò
appena alla cella in cui la maga era chiusa, sembrava sfidarla con
quella specie di ghigno inquietante che indossava fieramente come fosse
una bandiera portavoce del suo piano malefico.
Un rumore sordo e piuttosto forte fece tremare le pareti della stanza
gettando il criminale in allarme, come aveva potuto lasciarsi sfuggire
un simile avvenimento? Proprio lui che era il migliore!
L'uomo corse fuori dalla stanza interrompendo il contatto con la
giovane maga che, in quel momento, non poté che ringraziare il
cielo per quel meraviglioso imprevisto.
Sapeva, in cuor suo, che Robin era assieme agli altri ed era ormai al sicuro.
Si concentrò un'ultima volta sperando che le sue forze reggessero ancora qualche istante.
_________________________________________________________________
Vuole dei trofei, tutti i numeri uno devono essere suoi affinché lui rimanga l'unico campione...
Robin sgranò gli occhi ripetendo parola per parola
ciò che aveva sentito poco prima nella sua testa, così
era sempre stato quello il piano. Certo, lo avevano intuito ormai da
molto tempo.
L'uomo piombò davanti a loro, la furia evidente nel suo viso contorto dal ghiaccio ormai incavato nella pelle lacerata.
L'essere lanciò una specie di grido che appariva più un
rantolo acuto e penetrante come unghia che strisciavano sulla lavagna.
Starfire non riuscì a trattenersi dal coprire le proprie
orecchie con le mani, nemmeno i mostri del suo pianeta producevano
suoni così fastidiosi e inquietanti.
-Ti fai attendere eh?- disse provocatorio Robin.
Nonostante non si trovasse nelle condizioni di provocarlo il leader non
si smentiva mai, era famoso per il suo atteggiamento un po' irriverente
ma era anche il motivo per cui Starfire lo apprezzava così
tanto: nulla poteva spaventarlo o metterlo in soggezione. Bè,
nulla per modo di dire, a meno che non ci fosse lei in ballo nulla
poteva.
Siete un branco di ridicoli falliti se pensate che mi lasci intimidire da un gruppetto di adolescenti senza infamia e senza lode
Robin ringhiò verso l'uomo, la rabbia percepibile sul suo volto emaciato dalla cattura e dalla prigionia.
-Titans, addosso!-.
Agli altri non serviva nessun'altra parola, erano pronti a lottare fino
allo stremo delle forze pur di uscire vittoriosi da quella battaglia.
Dovete essere più forti di lui, non lasciatevi abbattere...
La voce di Raven risuonava nelle menti dei suoi compagni
rischiarando i loro animi come un faro nella notte, la loro unione era
la loro più grande forza e insieme potevano sventare qualsiasi
minaccia si parasse sul loro cammino, anche una rischiosa e fastidiosa
come quella.
Starfire concentrò il suo potere in una raffica di potentissimi
dardi smeraldini che si mescolavano al laser di Cyborg e alle frecce di
Speedy.
Ogni colpo andava a segno, uno dietro l'altro senza mai sbagliare ma, senza troppa sorpresa, l'uomo era ancora in piedi.
Patetici ragazzini, quando lo capirete? Io sono il numero uno, NESSUNO può battermi!
Un raggio di gelo violaceo si fece largo lungo il
corridoio e, senza che nessuno potesse reagire, Robin venne colpito in
pieno petto.
__________________________________________________________________
Nel silenzio di quel corridoio scarsamente illuminato dagli scatti dei
neon scassati, le urla di Robin laceravano l'aria. Il ghiaccio cresceva
su di lui lacerandogli la pelle candida e bruciando ogni centimetro
della sua carne.
Starfire girava freneticamente attorno a lui nel disperato tentativo di
salvarlo in qualche modo ma era tutto inutile, per quanto provasse a
sciogliere quel maledetto ghiaccio non riusciva nemmeno a scalfirlo.
Ogni grido era come una lama nel cuore della giovane aliena, la ragazza
non poteva frenare le lacrime che si facevano strada prepotentemente
sul suo bel viso angelico.
-Robin!- gridava anche lei con lui, il suo sguardo fisso sul povero leader.
Gli altri non risparmiavano colpi carichi d'odio al nemico ma nessuno
di loro riusciva a sconfiggerlo, anzi, sembrava quasi che lui si
prendesse gioco di loro e nemmeno le X esplosive sembravano fargli
alcun danno.
Ben presto, il corpo di Robin altro non era che una statua di ghiaccio dall'espressione contrita e dolorante.
Starfire crollò sulle ginocchia, mani alla bocca in segno di
disgusto e orrore, avrebbe voluto scappare ma sapeva di non poterlo
fare. Robin avrebbe voluto vederla lottare con tutta l'anima in una
simile situazione.
Il brutto presentimento che la ragazza custodiva nel cuore sin da
quando erano giunti in quel posto si era dissipato, ormai la cosa
peggiore che potesse accadere era avvenuta e questo non se lo sarebbe
mai e poi mai perdonato.
Robin contava su di lei e sul piano che tutti insieme avevano
progettato con tanta cura e invece era andato tutto tremendamente
storto.
Non perdere le speranze Star, Robin ha bisogno di te...
La voce di Raven era lontana, fiacca, troppo stanca per combattere contro quella forza che l'aveva annichilita poco tempo prima.
Starfire si erse sulle proprie gambe tremanti, il corpo sconvolto dalle
convulsioni del pianto frenetico in cui si era lanciata, le lacrime
secche sul suo viso rendevano la sua pelle aranciata appiccicosa e
salata ma non si sarebbe arresa.
Robin aveva bisogno di lei.
-Cosa devo fare?- chiese con voce roca dal pianto.
Lasciami entrare...
Starfire chiuse gli occhi concentrandosi sulla voce rilassante
della sua migliore amica, il battito del suo cuore decelerò con
una calma disarmante e il suo respiro si regolò subito alla
nuova presenza nel suo corpo.
Quando l'aliena riaprì gli occhi, essi si erano tinti di un color ametista profondo.
Lascia che io prenda il controllo...
Starfire si abbandonò completamente all'abbraccio mentale
della maga, si fidava ciecamente della sua compagna di squadra e,
onestamente, avrebbe fatto di tutto pur di vincere contro quel
criminale e liberare tutte le statue di ghiaccio.
-Azarath Metrion Zinthos!-
La voce di Starfire risuonò nel piccolo corridoio facendo
tremare ancor di più le luci penzolanti; dalle sue mani un
fascio di luce nera con venature bianche serpeggiò verso il
nemico spingendolo contro una parete, il potere di Raven si
intensificava man mano che Starfire pensava di voler sconfiggere quel
mostro.
Il fascio di luce avvolse completamente il nemico fino a trascinarlo ai
piedi della giovane aliena che, senza pensarci su due volte, lo
attaccò pronunciando le parole di un incantesimo che Raven non
aveva mai usato in battaglia :-Usque ad finem-.
Un' ombra dalle fattezze di un corvo si scagliò contro il nemico
con una violenza tale da farlo rimbalzare sul pavimento gelido, il
ghiaccio che ricopriva il corpo dell'uomo si stava lentamente
sciogliendo lasciando la sua pelle nuda in balia del vento freddo che
abitava quella dimora inquietante e logora.
Il criminale sgranò gli occhi osservando come l'aliena lo stesse liberando dalla sua stessa maledizione.
Gli altri osservavano la scena in un silenzio religioso e ammirato, non
avevano mai assistito a nulla del genere prima di quel momento.
___________________________________________________________________
L'uomo si alzò da terra di scatto, il suo corpo... Erano anni
che non vedeva la sua pelle, il suo viso... Erano anni che non riusciva
ad avvertire sensazioni come il gelo sul viso e sul corpo o il dolore
sulla pelle.
Starfire era stesa a terra, senza sensi.
Cyborg e gli altri le facevano da scudo per evitare che lui la ferisse ma, inaspettatamente, l'uomo sembrava inorridito.
Il criminale si toccava il viso, le mani, la pancia... Ogni centimetro
di pelle viva che sentiva sotto le dita era come scoprire una nuova
terra, essere il precursore di una nuova scoperta che avveniva per caso.
-S-Sono tornato- balbettò timidamente.
Cyborg si voltò verso gli altri con fare bonario, un sorriso sul volto :-Ce l'abbiamo fatta-.
L'uomo cadde a terra svenuto poco dopo, le lacrime agli occhi e un sorriso colmo di significato sul volto ferito.
-BeastBoy, vai a cercare Raven- intimò Bumblebee.
Il mutaforma non se lo fece ripetere due volte, tentennò appena
passando vicino al criminale come se si aspettasse una finta ma non
accadde nulla: l'uomo rimase in terra svenuto senza muovere un muscolo.
__________________________________________________________________
BeastBoy avrebbe riconosciuto il profumo di Raven fra mille altri
odori, non c'era stato nemmeno il bisogno di impegnarsi
particolarmente, non era lontana dal punto in cui avevano sconfitto il
cattivo.
-Ti confesso che mi aspettavo di più da uno così
pericoloso, alla fine potevamo farcela anche senza X- commentava
Beastboy mentre la liberava dalla cella.
-X è stato piuttosto fondamentale se ci pensi bene, senza di lui
chi vi avrebbe riferito il mio messaggio?- chiese lei divertita.
-Mi meraviglio piuttosto che tu sia ancora in piedi- osservò il mutaforma.
-Non meravigliarti troppo e tieniti pronto a prendermi...- mormorò la maga.
Fu solo questione di pochi istanti e anche lei crollò sotto il
peso di quella giornata estenuante, fortunatamente il suo compagno era
lì pronto a sorreggerla anche nei momenti peggiori.
Beastboy tornò dagli altri con Raven svenuta tra le braccia e un sorriso a trentadue denti.
Un rapido sguardo ai suoi amici lo fece drizzare sul posto :-Che succede?- chiese.
-Raven ha ancora l'incanalatore? Abbiamo delle statue da sciogliere- asserì Cyborg con un sorriso compiaciuto.
__________________________________________________________________
Tre mesi dopo...
Robin si stava finalmente riprendendo, gli
strascichi dell'ultima battaglia erano ancora presenti su di lui e gli
altri gli avevano proibito qualsiasi missione finché non si
fosse ripreso del tutto, odiava ascoltarli quando era proprio lui il
leader della squadra ma, se quell'esperienza gli aveva insegnato
qualcosa, era proprio che non poteva fare tutto da solo. Per questa
volta aveva deciso di dar loro retta, in fondo un po' di riposo non
poteva che fargli bene.
Inoltre, ora che si sentiva meglio e che il criminale era finalmente
dietro le sbarre e sotto cura psichiatrica, poteva finalmente pensare a
una questione più urgente che richiedeva la sua immediata
attenzione.
Aveva promesso a Starfire che avrebbero parlato ma da quando erano
tornati a casa non ce n'era stato modo, non era nemmeno convinto che
servisse dire qualcosa a quel punto dato che lei sembrava aver compreso
le sue intenzioni meglio di lui.
Sapeva di doverle una dichiarazione in piena regola, la principessa
aliena se la meritava specialmente dopo il duro lavoro che lei e Raven
avevano svolto sul campo di battaglia.
Robin raccolse il coraggio a due mani e andò a bussare alla
porta della stanza della ragazza, il giorno prima era uscita ed era
rincasata piuttosto tardi ma non aveva voluto dire a nessuno dove fosse
andata per cui era certo di trovarla ancora nel letto a dormire.
La porta si spalancò poco dopo rivelando una Starfire dai capelli scompigliati e dagli occhi stanchi e senza energia.
-Ti disturbo?- chiese lui divertito.
-Mai- rispose la ragazza ravvivando un po' i fiammeggianti capelli rossi.
-Posso entrare?- chiese Robin.
Starfire si limitò a fargli strada dentro la propria stanza in chiaro segno di assenso.
Solo una volta che la porta si richiuse alle loro spalle Robin
iniziò il suo discorso. Si schiarì la gola che, guarda il
caso, era improvvisamente secca.
-Ti senti bene?- chiese lei allarmata.
-Sto bene, non preoccuparti... Ormai ho ripreso le mie forze- rispose lui pazientemente :-Sono qui per un altro motivo-.
Gli occhi dell'aliena si illuminarono quasi d'istinto, aveva notato che
erano mesi che Robin girava attorno all'argomento senza mai affrontarlo
di petto ma non aveva voluto mettergli pressione addosso.
-Star, ricordi che ti avevo detto che avremmo parlato una volta
sventata la minaccia? Bè, ormai io sto bene e anche tu e Raven,
il pazzo è in galera e gli atleti imprigionati sono tornati sani
e salvi alle loro vite e alle loro abitudini quindi...-.
-Robin, io non ho bisogno che tu dica nulla. So tutto ciò che
devo sapere- mormorò lei con un sorriso tenero in viso.
-Io... Star, voglio proteggerti per sempre. Voglio che continuiamo a
guardarci le spalle e che il nostro legame si fortifichi sempre di
più. Non sono bravo con le parole e probabilmente dovrei agire
in questo momento ma farti capire ciò che sento è
altrettanto importante per me. E' come quando trovi il giusto alleato
durante un combattimento, colui che riesce a starti dietro e a seguire
ogni tua mossa prevedendola e facendoti da scudo, riesce a leggerti
dentro e in quel breve momento è come se lo conoscessi da
sempre. Ecco, tu mi fai sentire come se ti conoscessi da una vita
intera-.
Starfire aveva gli occhi colmi di gioia, non riusciva a muovere un
muscolo, finalmente stava succedendo ciò che attendeva da tutto
quel tempo...
Robin accennò qualche passo in avanti e con delicatezza le prese
il viso tra le mani tirandola leggermente verso il proprio corpo, la
sua pelle emanava calore e il suo odore era inebriante.
Starfire sorrise quando lo vide trafficare con la maschera per
consentirle di vedere la sincerità e l'amore nei suoi occhi, era
tutto perfetto.
Finalmente, quel bacio che fin troppo si era fatto attendere era ora il
patto silenzioso che sottoscriveva il loro sentimento l'uno nei
confronti dell'altra.
Finalmente tutto poteva tornare alla normalità.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3856407
|