A sensational love

di therevange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The day we met ***
Capitolo 2: *** The day we fell ***



Capitolo 1
*** The day we met ***


THE DAY WE MET


Cammino annoiato, senza meta, per i corridoi di un centro commerciale di Tokyo quando all’improvviso vedo la tua faccia sorridente sulla copertina di una rivista, sei accompagnata da qualche altra star di Hollywood.
Nonostante il mio totale disinteresse per le rubriche di gossip getto la rivista nel carrello, non so controllarmi quando ti vedo in copertina.
"Oh, Kami!" Esclama un'adolescente, correndo al mio fianco seguita da un’altra urlante ragazzina. "Sana Kurata!"
"Sembra così bella!" esclama la sua amica, prendendo una rivista dallo scaffale. "Sono una sua grande ammiratrice."
Sorrido leggermente mentre le ragazze esultano per il tuo stile di vita glamour, per tutte le feste a cui vai e gli splendidi vestiti che indossi, ora che sei conosciuta a livello internazionale. Ma questa non è la Sana che ricordo, lei ha una boccaccia rumorosa, è testarda, esuberante e non va mai in giro con vestiti eleganti e tacchi alti. Ma il mio ricordo è solo un’immagine sbiadita di una bambina ribelle, opposta alla Sana che ora mi fissa dalla copertina della rivista.
Ma allora, cosa so veramente di te? Sei solo quella ragazza che veniva alla mia stessa scuola, solo quella con cui ho sempre parlato e che mi ha salvato dalle tenebre del mio passato, solo quella ragazza che ora probabilmente non si ricorda nemmeno della mia esistenza.
"Sta tornando in Giappone, lo sapevi?" dice la ragazza, trascinandomi fuori dal mio sogno ad occhi aperti.
"Sana-chan? Assolutamente no!" dice la sua amica, eccitata.
Comincio a non ascoltare più la loro conversazione mentre i miei pensieri riprendono a girare di nuovo intorno a te, stai tornando e proprio come te tornano i vecchi sentimenti, la cotta adolescenziale che non riesco mai a farmi passare.
Portando il carrello alla cassa mi accorgo di essermi illuso troppo velocemente, quante reali possibilità ho di rivederti? È una grande nazione la nostra, Tokyo (dove presumibilmente ti recherai) è immensa. In più le possibilità che tu ti ricordi di me si avvicinano a zero, ero solo un ragazzino turbolento incontrato a scuola quindici anni prima.
Ma un uomo ha il diritto di sognare, giusto?

"Spegni questo schifo." Urla il mio collega, la testa scura dentro un cofano.
Lo guardo male ma non cambio canale, un grande evento sul tappeto rosso, so che arriverai da un momento all'altro.
"Sana-chan! Qui! Sana-chan!" I giornalisti gridano e i lampi dei flash ti illuminano.
Ti osservo, il tuo sorriso luminoso e gli occhi sgranati, ti allontani dal braccio di un qualche ragazzo, uno diverso da quello con cui ti ho visto sulla rivista, ti fai largo tra la folla.
Firmare autografi, posare per le foto, rispondere alle domande, sembra sia il tuo ambiente naturale. Il ragazzo di prima si avvicina e ti posa un bacio veloce sulla guancia, le fotocamere si scatenano, quella foto schizzerà senza dubbio su tutti i tabloid domani.
Sento il mio sangue ribollire leggermente alla vista di quel bacio, non sono del tutto sicuro del perché, dato che non ho alcun diritto su di te, anche se, sogghignando, ricordo che il tuo primo bacio è stato mio.
"È la tua ultima conquista, Sana-chan?" Un giornalista pone la domanda che tutti si stanno facendo. La tua risata fluttua attraverso gli altoparlanti, la stessa risata che ricordo, e a cui mi sono affezionato durante la scuola, di solito usata quando un tuo piano riusciva, quando tutti facevano a modo tuo.
"Lui? No, forse." Dici ammiccando prima di continuare la tua sfilata sul tappeto.
Sai come manipolare la stampa, sai come ottenere pubblicità, anche se ci sono un sacco di attrici a quell’evento, la tua è la faccia che si vede più spesso, le altre non sono abbastanza intelligenti da manipolare il pubblico come te.
Quando alla fine spengo la TV, mi chiedo come siamo finiti così. Io, il ragazzo che ha sempre avuto grandi sogni di fuga, di svolta, in realtà, sono finito in un vicolo cieco di Tokyo, a fare il meccanico, riuscendo a malapena a racimolare abbastanza soldi per sopravvivere giorno per giorno. E tu, la ragazza che si addormentava sempre durante le lezioni, non faceva mai i compiti, sei riuscita a fare di te stessa una star e per giunta sensazionale.
Siamo persone diverse ora, tutto ciò che abbiamo in comune è la scuola e due baci, due baci rubati. D’accordo, forse è più di questo…ma chissà se tu ripensi mai a me, alla nostra nottata sul divano, quando cercavi di scappare dalla tua madre biologica, al tuo entusiasmo per il mio primo sorriso…

"Ehi?" Una voce riecheggia tra le pareti vuote del garage. "C'è nessuno?" Il rumore dei tacchi che marciano sul pavimento di legno duro mi riempie le orecchie, un suono che sento molto raramente.
Guardo da sotto la macchina su cui sto lavorando e vedo un paio di scarpe nere con la suola rossa vicine alla mia testa, senza dubbio sono costate un sacco di soldi alla signora.
"Sono qui." dico, la donna urla, facendo un salto indietro spaventata, allora scivolo fuori da sotto la macchina.
"Oh, ciao. Finalmente!" La signora sorride, sporgendosi in avanti per guardarmi, in quel momento mi accorgo di riconoscere quegli occhi e la Terra smette di girare, almeno per me.
Eccoti, in piedi sopra di me, i tuoi meravigliosi capelli rossi che incorniciano il viso, i tuoi occhi scintillanti, il tuo sorriso contagioso che mi costringe ad increspare un po’ le labbra, in uno dei miei rari sorrisi. Le foto non ti rendono giustizia, nella vita reale sei mozzafiato, non pensavo fosse possibile ma sei cresciuta fino a diventare ancora più bella di un tempo.
"Come posso aiutarti?" chiedo, alzandomi in piedi. "Aiutarla, mi scusi!" Io mi scuso e tu ridi, non la risata compiaciuta delle interviste ma una vera risata melodica. "Cosa posso fare per lei?"
"Dunque la mia macchina fa uno strano rumore di recente, c'è qualche possibilità che tu possa darle un’occhiata, per me?" Mi guardi con un sorriso, un sorriso che hai chiaramente perfezionato nel corso degli anni per convincere qualsiasi uomo, e probabilmente molte donne, a piegarsi alla tua volontà e fare quello che dici.
"Certo che posso." E chiaramente non faccio eccezione.
"Grande." Mi prendi la mano in un tintinnio di gioielli e mi conduci fuori dall’officina, il tuo profumo mi riempie le narici.
Mi rendo conto per la prima volta che anche con i tacchi sono più alto di te, più dell'ultima volta che ci siamo incontrati, quando ti hanno portata via per viaggiare e recitare e ti sei persa la mia crescita, il mio viaggio attraverso la pubertà.
Arriviamo fuori per vedere parcheggiata una lussuosa macchina sportiva color argento, non la solita schifezza malconcia a cui sono abituato.
"Quando fa questo rumore?" chiedo, dolorosamente consapevole che devi lasciare la mia mano.
"Ogni volta che la accendo." Ti mordi il labbro e faccio fatica a respirare, un gesto così semplice mi lascia paralizzato.
"Bene, io apro il cofano e tu puoi avviare il motore, vedrò se riesco a capire qual è il problema." Riesco a sputare fuori queste parole, ancora stordito.
"Va bene." Dici, lasciandomi cadere la mano lungo il fianco e dirigendoti verso la tua macchina.
Dando un'occhiata all'interno della tua macchina, riesco a malapena a controllare l'eccitazione che ribolle dentro di me, raramente riesco a lavorare su auto con motori come questo.
"Va bene Kurata, quando sei pronta." Ti chiamo e tu accendi la macchina, io guardo il motore prendere vita e cerco di valutare il problema.
Spegnendo la macchina, esci e mi lanci un'occhiata confusa.
"Come fai a sapere il mio nome?" Mi chiedi, chiaramente sono solo un'altra faccia senza nome in mezzo alla folla.
"Dai, chi non conosce il nome di Sana Kurata?" Scherzo, così che tu non possa vedere il dolore che c’è in me, tu non ricordi.
"Davvero? Non sembri proprio il mio genere di fan." Mi guardi confusa, i tuoi occhi si fissano sul mio viso un secondo di troppo.
"Sono pieno di sorprese." Alzo le spalle, tornando a visionare il motore. Ti avvicini per unirti a me, fissando la tua macchina, perplessa, sei così vicina a me che posso sentire il tuo profumo e il mio cuore perde un battito.
"Allora, quale sembra essere il problema?"
"Fondamentalmente la ruota del pignone non si innesta correttamente con il volante, da qui il rumore di macinazione." Spiego, ma posso dire, senza ombra di dubbio, che le parole ti stanno scorrendo addosso.
"Va bene allora." Dici, facendo un passo indietro. "E quanto tempo ci vorrà per aggiustarla? Perché ho un sacco di impegni." Dici in tono annoiato, incrociando le braccia sul petto.
"Scusa, potrebbero volerci un paio d'ore." Dico a bassa voce, realizzando che non vuoi altro che stare lontano da me, sono solo un semplice puntino nella storia della tua vita.
"Grande." Sorridi, sinceramente sollevata. "Allora ho una scusa per non partecipare ad un inutile evento fuori città questa stasera."

Lavoro sulla tua macchina, ormai spostata dentro il garage, la testa annidata dentro il cofano mentre tu vaghi in giro, sfogliando tutte le mie cose.
"Posso offrirti un drink o altro?" chiedo, voltandomi verso di te.
"No." Dici, lasciando cadere il pezzo di carta che stavi leggendo. "Sto bene grazie... Akito." Sorridi, dopo aver letto il nome sulla mia tuta.
"Va bene, fammi sapere se cambi idea." Dico, pronto a voltarmi di nuovo ma tu mi chiami facendomi congelare.
"Aspetta un minuto. Akito? Akito Hayama?" Annuisco lentamente, cercando di pensare dove avresti potuto leggere il mio nome completo. "Sei quel ragazzino che a scuola ne combinava di tutti i colori?" Mi sorridi ampiamente.
"A quanto pare, Kurata. Letteralmente di tutti i colori." Ricambio il sorriso, ricordando quelle pistole cariche di colori che proprio tu mi puntasti contro, il mio cuore si gonfia, ti sei ricordata di me, dopo tutti questi anni.
"Non posso credere che sia tu. E che sorridi, addirittura!" Dici, tirandoti su sulla scrivania e continuando a guardarmi. "Ma guardati! Sei così cresciuto!" Un lieve rossore si affaccia sulle tue guance, è una novità, ti dona tantissimo.
"Sì, ti ricordi di me, il capo scimmione?" Sorrido, negli anni a scuola mi hai dato molti soprannomi creativi.
"Assolutamente sì." Mi dai un'occhiata, facendomi sentire un po' imbarazzato sotto il tuo sguardo. "Kami, una volta eri così testardo e quasi un manipolatore!"
"Cosa dovrebbe significare?" chiedo, strofinandomi la nuca e coprendola, mio malgrado, d'olio.
"Dai, sai com'eri. Ricordo che tu e i tuoi amici facevate piangere la maestra almeno una volta al giorno. Poi ti ho messo per bene al tuo posto." Sorridi orgogliosa, ma io faccio solo una smorfia al ricordo di quella stupida gara di salto nel vuoto o di come vivevo la mia vita familiare, prima di te.
"Eravamo la coppia giusta, al momento giusto." Scuoti la testa.
"Ma immagino che le cose cambino. Io non sono più quel ragazzo che sistema tutto con i pugni e tu non sei quel maschiaccio che aveva una risposta a tutto." faccio spallucce.
"Credo di sì." Dici a bassa voce. "Sono davvero felice di averti ritrovato. Come…Come stanno tuo padre e tua sorella?"
"Abbastanza bene, Nat si è trasferita in una città qui vicino con suo marito, così mi occupo io di mio padre, non credo di averti mai ringraziata abbastanza." Abbasso lo sguardo, la mia mente già alle stelle, forse avevi la mia stessa cotta, forse ti mancavo anch'io.
"Sono…sono davvero felice di sentirtelo dire. Non vedo nessuno della scuola da anni, è bello ripensare alla vita che avevo un tempo". Incroci le gambe sul tavolo, accomodandoti.
"Sì, è stato bello ritrovarti." dico, tornando alla tua macchina.
Continuo a lavorare mentre chiacchieri con entusiasmo dei vecchi tempi, ti dico del matrimonio di Aya e Tsu, dei figli di Hisae e Gomi, tu mi guardi impaziente, come se ti aspettassi qualcosa.
“E tu? Nessuna…Nessuna fede al dito o figlio a carico?” Sorridi, ma il tuo sorriso non raggiunge gli occhi color cioccolato.
“Oh no, non sono adatto a quel tipo di vita.” Non con altre ragazze. Sembri sollevata e inizi a raccontarmi della tua vita nel mondo dello spettacolo, di quel damerino di Kamura, che anche da sposato non ti molla un attimo.

"Grazie di tutto." Dici, preparandoti a partire.
"Beh, è ​​il mio lavoro." Abbasso lo sguardo, realizzando che dopo oggi scomparirai dalla mia vita, forse non tornerai più, di nuovo.
"Non solo." Sorridi e mi abbracci improvvisamente.
Un po' confuso ricambio l'abbraccio, tenendoti stretto come ho sempre sognato. Quasi troppo velocemente sento che ti allontani da me e fai un passo indietro, lasciandomi freddo.
"Ah ma ancora grazie, Akito." Sorridi.
"Per cosa?" Chiedo, ancora più in confusione.
"Vedrai quando mi girerò." Ti togli gli occhiali da sole dalla testa in modo che siano di nuovo sui tuoi occhi.
Con un movimento dei tuoi capelli, ti giri e mi mostri la tua schiena, i miei occhi viaggiano sul tuo corpo per vedere due perfette impronte di mani a olio sui tuoi jeans firmati.
"Scusami." Ti dico.
"Non fa niente." Ridacchi, salendo in macchina e uscendo dalla mia vita.

"Non sapevo fossi amico di una star internazionale." Afferma il mio collega entrando in officina il giorno dopo, una rivista stretta nelle sue mani.
"Che cosa?" chiedo, mettendo a posto una chiave inglese.
"Questo è ciò di cui ti sto parlando." Srotola la rivista e me la porge.
Ora capisco di cosa sta parlando. Ad abbellire la copertina c'è una foto di te e me, stretti l'un l'altro davanti al garage.
"L'ultimo amore di Sana Kurata." Leggo ad alta voce.
"Leggi all’interno." Mi fa un sorrisetto mentre sfoglio frettolosamente la rivista.
"Sana Kurata, una delle star internazionali più tranquille quando si tratta di romanticismo, è stata avvistata ieri con un meccanico unto. Unto? Sul serio? La mia prima apparizione su un tabloid e mi chiamano unto?" dico disgustato.
"Tutta la pubblicità è buona pubblicità." Fa spallucce, facendomi cenno di continuare a leggere.
"Il ragazzo della foto è stato identificato come un certo Akito Hayama, un vecchio compagno di scuola della star, dal passato tempestoso. È stato riferito da un caro amico personale che 'hanno riallacciato i rapporti di recente e stanno solo prendendo la cosa giorno per giorno, ma c'è sicuramente una storia d'amore che sta sbocciando tra la coppia'. Da quando?" chiedo, non aspettandomi davvero una risposta mentre continuavo a leggere l'articolo tra me e me. Non ho detto a nessuno di averti rivista, nemmeno a Tsu.
"Ciò che mi preoccupa di più è la quantità di ricerche di fondo che hanno fatto su di te, prendono davvero sul serio il loro lavoro." Scuote la testa e va a prendere la sua tuta. "La mia parte preferita è quando parlano di ‘marcare il tuo territorio’."
"Sono appena arrivato a quella parte." Lo richiamo dall'altra parte della stanza. "Dopo qualche ora la coppia si è separata, ma non prima che Hayama abbia segnato il territorio con il suo marchio speciale (vedi foto a destra)." Il mio occhio viaggia a destra per vedere una foto da vicino del tuo sedere, la mia mano stampata ancora più chiaramente nella foto. "Giù le mani ragazzi, la signorina Kurata è davvero fuori dal mercato.’ Questo è il più grande carico di stronzate che abbia mai letto." esclamo.
"Non lasciare che ti preoccupi." Dice il mio collega, tornando al mio fianco. "Dopo un paio di settimane, quando non sarai mai più raffigurato insieme a lei, le storie svaniranno".
Lui allunga la mano per prendere la rivista ma io la sposto, alzando il braccio.
"Sono sulla copertina di una rivista, me la tengo". Il vero motivo è che voglio tenerla così avrò costantemente un ricordo di quel giorno, il giorno in cui finalmente ho avuto modo di tenerti tra le mie braccia, dopo tanto tempo.

Camminando per strada vedo un gruppo di giornalisti e mi stranisco un po’. Poi i miei occhi catturano un lampo di capelli color rame mi rendo conto che da quando sei tornata in città i giornalisti sono dappertutto.
Guardo te sorridere e posare per le telecamere, le braccia appesantite dalle borse dopo una giornata di shopping.
Rimango congelato a guardarti, non riesco a distogliere lo sguardo. Noto la differenza tra i nostri mondi, riesci a malapena a camminare per strada da sola mentre io svanisco sullo sfondo, uno sconosciuto.
"Hayama!" La tua voce mi raggiunge e prima che me ne renda conto stai correndo, attraversando la strada verso di me, le braccia intorno al mio collo, le borse della spesa schiacciate contro la mia schiena.
All'improvviso ci ritroviamo in un cerchio di flash di macchine fotografiche, domande che vengono lanciate in giro.
"Sei il famigerato Akito Hayama?" Un giornalista chiede, ma mi ritrovo incapace di rispondere.
"Sì, lo è." Dici con un sorrisetto. "È un vecchio amico."
"Non mi ero reso conto che ci fosse una storia d'amore in erba tra di noi." ti mormoro.
"Oh, conosci la stampa, dalle un centimetro e si prenderà un chilometro." Mi sussurri all'orecchio sopra il rumore della folla.
Ti giri verso le telecamere e offri loro altri dei tuoi sorrisi, il braccio stretto intorno alla mia vita. Non sono abituato a questo tipo di attenzioni e sto goffamente accanto a te, ma non riesco a trattenere un sorriso, essere così vicino a te rende il mio umore incontrollabilmente felice.

"Due volte in una settimana, sei proprio il suo ragazzo". Dice il mio collega, entrando con un'altra rivista.
Strappandola dalle sue mani guardo la foto, scattata mentre mi sussurri all'orecchio, vedendo questa foto anche io comincio a trovare delle verità nei pettegolezzi.
"Allora, quando me lo avresti detto..." inizia il mio collega, afferrandomi la rivista e sfogliando una pagina all'interno. "Un meccanico di un piccolo quartiere conquista il cuore di una grande star."
"Non ho conquistato il suo cuore." dico, riprendendomi la rivista. "Entrambi i nostri incontri sono stati una coincidenza."
"E il terzo?" chiede, un sorrisetto sul volto.
"Di cosa stai parlando?" ma invece di rispondere mi indica sopra la spalla.
Mi giro e ti vedo in piedi all'ingresso del garage, con un aspetto così fuori posto, il tuo fascino in netto contrasto con l'attrezzatura oleosa intorno a te.
"Kurata? Che ci fai qui?" chiedo, nascondendomi la rivista dietro la schiena, imbarazzato di averla tra le mani.
"Sono venuta per farti una domanda." Dici a bassa voce, appoggiandoti ad un tavolo.
Deglutisco, cercando di calmare i miei nervi. Mi guardo intorno ma scopro che sono solo e che il mio collega ci ha lasciato.
"Mi chiedevo…ecco ti andrebbe di uscire a cena qualche volta?" Mi chiedi, sento i palmi sudati, ancora una volta sono quel ragazzino a scuola che non sa come comportarsi con te.
"Con me?" squittisco.
"E con chi altro?" tu ridi. "Allora cosa ne dici?"
"Beh, ecco…credo che non mi dispiacerebbe affatto." dico, più impacciato di quanto avessi pianificato, ma tu non sembri accorgertene.
"Fantastico, passo a prenderti alle 8". Ti allontani dalla scrivania e mi doni di nuovo il tuo sorriso perfetto. "Mi piacerebbe restare, ma purtroppo ho un servizio fotografico tra..." Ti fermi brevemente, guardando l'orologio. "Mezz'ora fa. Oops."
Con un ultimo sorriso, sparisci dal garage, lasciandomi solo con la mia paralizzante paura per stasera.








Nota dell'autrice: Ciao a tutti! Eccomi con una nuova storia, spero vi piaccia! A breve pubblicherò il secondo e ultimo capitolo, l'ho già scritto, devo solo rivedere le ultime cose.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Ogni commento è ben accetto! A presto! 

 

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Capitolo 2
*** The day we fell ***


THE DAY WE FELL


Mi siedo al ristorante, fissando tutte le persone intorno, ora sono io quello fuori posto nel tuo mondo. Sembri una principessa stasera e poi ci sono io, un umile meccanico. So che questo posto è fuori dalla mia fascia di prezzo, ma volevi venire qui, quindi siamo andati comunque, immagino che farò gli straordinari questo mese.
Un cameriere mi mette davanti del cibo, guardo confusamente tutte le varie posate, rendendomi conto che mangiare non sarà facile stasera.
"Cosa c’è Akito?" Mi chiedi, probabilmente chiedendoti perché non ho ancora iniziato. "Non ti piace qui?" La preoccupazione è evidente nella tua voce.
"Oh, ecco, non ti preoccupare." ti rassicuro. "È solo che non so quale forchetta dovrei usare."
"E pensi che io lo sappia?" Ridi, prendendo una forchetta. "Scelgo solo la più grande, prendo più cibo così." Fai l'occhiolino.
Scuoto la testa, afferrando la forchetta più grande, guardo tutti intorno, si comportano come noi?  O siamo solo noi due ad essere strani? Sembriamo due bambini piccoli, che giocano da grandi al nostro appuntamento. Mi sembra di tornare indietro nel tempo quando incrocio il tuo sguardo complice, stai pensando la stessa cosa anche tu.

Camminiamo per la strada dopo cena, seguiti dalle telecamere, impazziscono quando infili la mano nei miei palmi umidi. Sei completamente impassibile ma non riesco a gestire questo livello di attenzione, non voglio altro che strisciare in un angolo buio con te e non uscirne più.
Arriviamo a casa mia e non so cosa fare, come comportarmi, non sono mai stato ad un appuntamento con una come te prima.
"Vuoi entrare?" Riesco a sputare fuori.
"No, è meglio di no, domani ho un’intervista molto presto." Mi dici.
"Oh, ok." La mia voce è bassa, un sussurro.
Forse le differenze tra noi sono troppe da superare, tu ti adatteresti davvero alla mia vita o io alla tua?
"È stato bello rivederti." dico un po’ malinconico, sperando di nascondere la mia delusione.
"Sì, dovremo rifarlo prima o poi."
Ti alzi sulle punte dei piedi e prima che me ne renda conto le tue labbra sono premute contro le mie. Le fotocamere lampeggiano ma non me ne accorgo più, sono troppo preso dal momento. Il tuo corpo premuto contro il mio, le tue mani tra i miei capelli, la tua bocca che balla con la mia. Per la prima volta sei tu a rubarmi un bacio, questo mi fa sorridere.
"Ti chiamerò." Sussurri, prima di voltarti e allontanarti, le telecamere ti seguono da vicino.
Ti guardo mentre vai, ti sparano domande ma tu le ignori, sento il mio cuore battere al doppio del tempo. Sia per il bacio che per la sensazione che sta nascendo in me. Forse questa storia potrebbe davvero funzionare.

Sono sdraiato sul tuo letto, mezzo addormentato, mezzo nudo, a guardarti buttare i vestiti in giro per la tua stanza, stai decidendo cosa indossare stasera. Non presto attenzione alle tue divagazioni sui vestiti, sono troppo impegnato ad ammirarti. Appari sempre al meglio al mattino, non ti nascondi dietro nessuna maschera, sei solo te stessa e nient'altro.
"Ti ho preso qualcosa da indossare stasera." Dici, facendomi gemere.
Odio partecipare a questi eventi con te, è pieno di persone false, baci sulle guance, bicchieri di champagne, fingere di essere qualcuno che non sono.
"Dobbiamo andare per forza?" chiedo, tirandomi la coperta sulla testa.
"Beh, io devo, fa tutto parte del lavoro, ma tu no se non vuoi." Alzi le spalle, tirando fuori dall'armadio un altro vestito mai indossato e tenendolo contro di te, ma anch'esso si unisce al mucchio sul pavimento.
"E il completo?" Tolgo la coperta e afferro dal pavimento la scatola contenente la mia divisa elegante. "Non voglio che tu abbia sprecato i tuoi soldi."
"Lascia perdere, non era così costoso." Dici, con un gesto sprezzante della mano.
Sfogliando l'etichetta leggo il costo del tuo regalino.
"750 dollari!" esclamo.
"Come ho detto, non così costoso." Alzi le spalle, prendendomi la scatola e dandomi un bacio casto sulle labbra.
Mi butto di nuovo sul letto, ripensando a tutti i regali non così costosi che mi hai fatto durante il mese della nostra relazione. I completi Armani, le scarpe Alexander McQueen, la polo Lacoste, gli occhiali da sole Ray-Ban, i boxer Calvin Klein e il dopobarba Chanel per citarne alcuni.
E io cosa ti ho preso durante la nostra relazione? Un gran bel niente, tutto quello che posso permettermi non ti interesserebbe. Regali economici e senza valore sono tutto ciò che posso offrirti. Ripenso al pupazzo di neve che ti regalai a Natale, quello ti piacque.
"Che dici di questo?" mi chiedi, voltandoti verso di me con una maglietta addosso, una cintura intorno alla vita. "Pensi che stia ben con questi pantaloni?"
"Non posso più farlo." dico, ignorando completamente la tua domanda.
"Fare cosa?" Getti sul pavimento tutto quello che stavi provando e ti arrampichi sul letto accanto a me.
"Questo! Noi!" Mi siedo così posso guardarti negli occhi. "Non posso continuare a fingere che funzioni tra noi."
"Perché? Stai…stai fingendo?" Fai domande, il tuo sguardo cade a terra.
"No! Perché siamo persone diverse. Pensavo che potessimo andare avanti, ma sarò sempre quel ragazzo che hai tirato fuori dalla strada". dico, alzandomi dal letto.
"Non è niente del genere." Ti alzi anche tu, seguendomi per la stanza mentre afferro i miei vestiti per tutta la stanza.
"Sì lo è, tu hai il tuo piccolo mondo dei quartieri alti e io non ci sto proprio." Mi metto la maglietta e afferro i pantaloni, prima che tu li prenda.
"E pensi che io sappia come vivere tutto questo successo? Ci siamo dentro insieme, entrambi stiamo cercando di trovare la nostra strada. Insieme." Indosso i pantaloni, il tuo sguardo che mi fa ancora arrossire.
"Tu fai parte di questo mondo, che tu lo voglia ammettere o no, sei abituata. Hai anche provato a trasformarmi nel piccolo accessorio perfetto ma non è quello che sono. Vuoi un ragazzo ricco invece di me." Cammino verso la porta, mi stai ancora seguendo da vicino.
"Aki, non è vero... Io ti…" Inizi ma io ti interrompo.
"Sana, sei una star internazionale e io sono..." sospiro. "Sono solo un meccanico."
Esco, hai rinunciato ad inseguirmi e mi lasci andare, non importa quanto io volessi che le cose funzionassero tra di noi, c'è un ostacolo che non posso superare.
Non posso permettermi di comprare il tuo amore.

È davvero divertente, non ti vedo da più di quindici giorni e improvvisamente sei ovunque io guardi. Ogni rivista ti segue dalla nostra rottura, ho anche guadagnato alcuni follower che mi chiedono la mia versione della storia, perché ci siamo lasciati, come mi sento senza di te.
Vederti sulle riviste è già abbastanza difficile, ma quando appari in carne e ossa davanti a me quasi crollo, hai un aspetto fantastico come sempre, il tuo solito sorriso impeccabile sul viso, che vacilla quando mi vedi a pochi passi avanti.
La folla si scatena, due ex amanti si incontrano di nuovo, destinati a creare una storia interessante. Il tuo sorriso è tornato ma questa volta posso vedere che non raggiunge i tuoi occhi.
Lentamente cammini verso di me, io faccio un passo indietro, ti preoccupi della mia reazione quando mi vedi.
"Ciao Hayama." Dici una volta che sei abbastanza vicina. "È bello vederti."
"Sì, anche per me." Rispondo, gestendo con maturità la situazione davanti alle telecamere ma più di ogni altra cosa voglio tenerti stretta e non lasciarti mai andare.
"Me ne sto andando." Dici a bassa voce, senza che i giornalisti ti sentano. "Ho in programma un tour mondiale."
"È davvero fantastico. Proprio come quindici anni fa" Sono del tutto incapace di decidere cosa sia meglio dirti. Incontrarti costantemente ovunque io vada senza poterti toccare o non avere mai più la possibilità di rivederti sono opzioni che il mio cervello non riesce ad analizzare.
"C'è qualcosa che vuoi dirmi prima che me ne vada?" Tu chiedi, con gli occhi che mi supplicano, percepisco il tuo dolore.
"Solo buona fortuna, immagino." Non riesco a sorridere, i miei occhi fissi nei tuoi.
 "Giusto, grazie." Dici, leggere lacrime presenti nei tuoi occhi.
"Sana…" inizio, mai in tutta la mia vita voglio essere la ragione di quelle lacrime.
"Dimenticami." Dici, la tua voce si spezza leggermente.
Guardando in basso tu e il tuo seguito vi allontanate, senza voltarti indietro.
"Non andare." Sussurro, ma è troppo tardi, te ne sei andata da tempo e ancora una volta ho perso la mia occasione con te.
Tutto quello che mi rimane di te sono le foto nelle riviste e le clip in TV, che non mi restituiranno mai i tuoi occhi scintillanti, i tuoi capelli infuocati e il tuo sorriso sbalorditivo, ma ho già vissuto in questo modo prima, prima di rincontrarti, quindi posso tornare indietro e vivere la tua vita, ancora una volta, da lontano.

Lavoro fino a tardi una notte, prestando a malapena attenzione alla macchina su cui sto lavorando, i miei occhi fissi sullo schermo della televisione.
Un altro evento sul tappeto rosso, un'altra presentazione del tuo ultimo film. Kamura posa e sorride davanti alle telecamere, ma non sei da nessuna parte, nessun abito lungo fino al pavimento, nessun ragazzo appeso al tuo braccio, niente.
"Dov'è Sana-chan?" Un giornalista fa domande, mi chino in avanti aspettando la loro risposta.
"Lei non voleva venire. Ha degli affari in sospeso." Spiega Kamura, abbracciato ad una donna con un vestito scintillante.
"Quali affari incompiuti?" mi chiedo, sapendo che non avrò mai una risposta.
"Tu." Mi giro per vederti in piedi all'ingresso, che ti avvicini lentamente a me.
"Kurata? Che ci fai qui?" chiedo, tremando leggermente di nervosismo.
"Non volevo andare, fare di nuovo tutta quella vita. Mi sto stancando di quel mondo. È così vuoto senza di te." Alzi le spalle, appoggiandoti al cofano di un'auto.
"E tutti quei soldi?" Mi chiedo, questa è la vita a cui ti sei abituata.
"Non mi è mai interessato niente dei soldi." Spieghi, un po’ offesa. "Che senso ha una vita ricca se non hai nessuno con cui condividerla? Se non sei felice?"
"Quindi cosa vuoi fare ora?" Mi gira ancora la testa, non credo del tutto che tu sia qui.
"Non lo so, sto cercando un lavoro da qualche parte, per vivere una vita normale tanto per cambiare." Mi guardi dritto negli occhi, portandomi via la capacità di distogliere lo sguardo. "Magari come fidanzata di un meccanico." Mi fai un sorrisetto e mi fai cenno di avvicinarti.
Incontrollabilmente mi ritrovo a camminare verso di te, spingendoti contro il cofano e premendo le mie labbra sulle tue, stando di nuovo con te proprio come ho sempre sognato.
Senza la stampa, i vestiti stravaganti, i soldi, senza influenze esterne possiamo essere noi stessi. Solo noi due, le nostre anime nude, possono vedere un futuro.
Sentendo il tuo corpo contro il mio, ripenso a quel ragazzino a scuola, che ha sempre pensato che tu fossi troppo per lui ma ora è cresciuto e può vederti per quello che sei veramente. Io vedo cosa c'è dentro di te e vedo che non siamo poi così diversi l'uno dall'altro, insieme potremmo creare il nostro mondo dove tutto ha un senso.
Insieme, il nostro mondo sarà sensazionale.

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