Madame Mode

di Nenottina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il progetto di Gabriel Agreste ***
Capitolo 2: *** La scelta ***
Capitolo 3: *** Un piano ben congegnato ***
Capitolo 4: *** Madame Mode ***
Capitolo 5: *** Lo scontro ha inizio ***
Capitolo 6: *** La strategia di Alya ***
Capitolo 7: *** Madame Mode VS Chat Noir ***
Capitolo 8: *** Rena Rouge e Queen Bee ***
Capitolo 9: *** Rinforzi in arrivo ***
Capitolo 10: *** Chat Noir e Viperion ***
Capitolo 11: *** Una nuova Ladybug ***
Capitolo 12: *** Il team è al completo ***
Capitolo 13: *** Seconda occasione ***
Capitolo 14: *** Viperion o Luka? ***
Capitolo 15: *** Una conclusione esplosiva ***
Capitolo 16: *** Solo un po’ di chiarezza ***
Capitolo 17: *** Una testa piena di dubbi ***
Capitolo 18: *** Una splendida serata ***
Capitolo 19: *** Scoprire le carte ***
Capitolo 20: *** Ritorno alla normalità ***
Capitolo 21: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Il progetto di Gabriel Agreste ***


« Non posso credere che sta succedendo davvero! »
Fu quella la prima cosa che uscì dalla bocca di Marinette non appena ebbe raggiunto il grande cancello della dimora degli Agreste. Con il corpo completamente teso e le labbra strette, la corvina rimase immobile a fissare il tasto del campanello senza riuscire a sollevare la mano per premerlo.
La notizia che Adrien aveva dato ai compagni qualche giorno prima l’aveva a dir poco emozionata, ed era evidente che faticava a far defluire la tensione. Non a caso, era proprio perché la ragazza si conosceva che aveva chiesto ad Alya di accompagnarla. La castana doveva farle da supporto morale, e soprattutto impedirle di fare una figuraccia dietro l’altra davanti al giovane modello ed a suo padre, il grande stilista Gabriel Agreste.
« Credici, amica mia. Non potrebbe esserci esordio migliore di questo della grande stilista Marinette Dupain-Cheng! » replicò l’altra con un sorriso, decidendo di suonare il campanello al posto dell’amica una volta resasi conto dell’impedimento effettivo della compagna di classe.
A quel punto, vicino al citofono si accese una videocamera che puntò dritta su di loro, a cui Marinette fece immediatamente un sorriso leggermente impacciato « Salve! Cioè, buongiorno! Siamo Marinette e Alya… Le amiche di Adrien… »
Tempo qualche secondo e finalmente il cancello si aprì, consentendo ad entrambe di varcare la soglia che separava la strada dal cortile della villa.
La porta di casa si aprì ancor prima che le due la ebbero raggiunta, rivelando la figura del ragazzo dai capelli biondi che le stava aspettando con un largo sorriso stampato in volto. Per quel giovane le occasioni per incontrare gli amici al di fuori dell’orario scolastico erano rare, perciò era sempre molto felice quando gli veniva concesso di ospitare anche solo una persona, perfino se si trattava di pochi minuti.
« Ragazze, siete arrivate in anticipo » le salutò, prima di invitarle ad entrare in casa con lui « Mio padre è ancora impegnato, ma nel frattempo possiamo aspettare Chloé e Lila »
Marinette era ancora intenta a salutare con la mano, persa ad ammirare la figura perfetta di Adrien con un sorriso sornione, che si riscosse solamente quando sentì i due nomi che più le facevano ribollire il sangue nelle vene.
« Cosa?! » il grido le uscì spontaneamente dalla gola, sancendo la prima pessima figura della giornata.
Non riusciva a credere che avrebbe dovuto avere a che fare con loro perfino in una situazione del genere. Era già abbastanza agitata di suo, ma con le due ragazze presenti rischiava davvero di sbottare senza volerlo.
Per sua fortuna Alya sapeva essere più razionale di lei quando si parlava di Chloé e Lila, e difatti si limitò a sospingere l’amica all’interno della villa, prevedendo già da allora che quel pomeriggio avrebbe preso una piega peggiore di quanto poteva immaginarsi inizialmente.
« Quindi anche Lila e Chloé hanno disegnato dei modelli per tuo padre? » domandò la corvina una volta dentro, improvvisamente più nervosa ed insicura rispetto a pochi minuti prima, mentre Adrien si chiudeva la porta alle spalle.
Tutti sapevano che il biondo aveva esteso la proposta all’intera classe, ma era stato chiaro fin dall’inizio che non sarebbero stati in molti a raccogliere la sfida. Non a caso, solo chi era davvero interessato a sfondare nel mondo della moda aveva effettivamente deciso di sottoporre il proprio lavoro ad uno degli stilisti più importanti in circolazione. Se non fosse stato per l’incoraggiamento dei suoi migliori amici, perfino Marinette avrebbe finito per tirarsi indietro. Sarebbe andata nel panico molto prima, procrastinando e disegnando degli orribili bozzetti all’ultimo minuto.
« Sì, e lui ha guardato le idee di tutte e tre. Sai, Marinette… Quando mi ha chiesto se qualcuno dei miei compagni fosse interessato a collaborare per la nuova collezione ti ho subito pensata. Ma alla fine mio padre ha voluto comunque che chiedessi anche al resto della classe, per sicurezza »
Il commento di Adrien riuscì a rasserenare Marinette almeno in parte, che si concesse un sorriso, ma proprio pochi secondi dopo il termine della breve spiegazione il campanello annunciò l’arrivo della seconda invitata, così il ragazzo dai capelli biondi si congedò per tornare all’ingresso ed accogliere anche lei a dovere.
« Adrien mi ha pensata… » mormorò la corvina nel frattempo, sospirando tra sé, quasi senza rendersi conto di ciò che stava accadendo al di fuori della sua meravigliosa bolla. Nient’altro importava se l’amore della sua vita spendeva anche solo un secondo per pensare proprio a lei.
Fortuna volle che Alya si rese conto del suo stato e la scrollò, richiamandola all’ordine « Terra chiama Marinette. Marinette, ci sei? »
Tuttavia, la ragazza ebbe appena il tempo di riprendersi che la figura di Chloé comparve nel suo campo visivo, intenta a squadrarla da capo a piedi.
« Che cosa? C’è anche Dupain-Cheng?! » la voce squillante della figlia del sindaco esordì con quella protesta, ed un istante dopo sul volto della studentessa dai capelli biondi si disegnò una smorfia decisamente contrariata.
« Ciao anche a te, Chloé » borbottò Marinette di rimando, benché decisamente poco propensa al dialogo. Sapeva che per Adrien era importante che cercasse di andarci d’accordo, essendo una sua cara amica d’infanzia, perciò avrebbe cercato di fare il possibile per mantenere dei toni quanto meno cordiali.
« Anche lei ha lasciato alcuni dei suoi disegni da far vedere a mio padre » disse Adrien alla compagna dai lunghi capelli biondi poco dopo, portando una mano al capo, incerto su come gestire la situazione.
« Ed io sono qui per godermi il momento in cui Gabriel Agreste si complimenterà con Marinette, proprio come ha fatto tua madre quando ha visto il suo cappello » aggiunse Alya, posando un braccio sulla spalla dell’amica con un sorriso sicuro sul volto.
Un attimo dopo, Chloé incrociò le braccia al petto e distolse lo sguardo con aria chiaramente sprezzante, memore di quegli eventi che tuttavia era intenzionata a non rinvangare « È ridicolo, semplicemente ridicolo! Gabriel Agreste non potrebbe mai scegliere uno dei suoi modelli per un progetto tanto importante come questo! »
« Sono sicuro che ha apprezzato il lavoro di tutte e tre » commentò gentilmente il giovane modello, lanciando un’occhiata sia a Marinette che a Chloè per porre fine alla questione.
 
L’assistente di Gabriel, Nathalie, raggiunse l’ingresso proprio in quel momento con la sua classica aria pacata e contenuta che la caratterizzava, lanciando immediatamente un’occhiata all’orologio da polso « Vado ad avvertire il signor Agreste che siete arrivate »
« Grazie, Nathalie. Digli anche che Lila dovrebbe arrivare a momenti, per favore » le disse il biondo, che per tutta risposta ricevette un cenno di assenso prima che la donna si avviasse lungo le scale per raggiungere il piano superiore.
« Allora, Adrien caro… » esordì Chloé a quel punto, stringendo un braccio del ragazzo con un sorriso sul viso, decisamente troppo vicina per i gusti di Marinette « Sai già che cosa ha deciso di fare tuo padre? Il mio lavoro gli è piaciuto, non è vero? »
Bastò quello per aumentare il nervosismo della corvina, che tuttavia rimase semplicemente a fissarli contrariata mentre il giovane accennava un altro sorriso, spiazzato dal gesto « Non saprei dirtelo, non me ne ha parlato… »
Salvato dal campanello, Adrien guizzò rapidamente lontano dalla stretta di Chloé per accogliere anche l’ultima arrivata, ed Alya ne approfittò per posare una mano sulla spalla dell’amica.
« Coraggio Marinette, non ci vorrà molto »
Nel frattempo, anche Lila aveva finalmente raggiunto l’ingresso, e non appena fu all’interno della grande villa iniziò immediatamente una delle sue spettacolari recite in grado di incantare chiunque.
« Oh Adrien, mi dispiace tanto per essere arrivata così tardi! » si scusò, prendendo le mani del biondo tra le proprie, come se si sentisse realmente in colpa « Ho fatto il possibile, ma non potevo lasciare che quella donna subisse certe angherie da ben tre ragazzi! Tu lo capisci, non è vero? Tuo padre non si arrabbierà, spero… Non vorrei mai fargli un torto tanto grande dopo la generosa offerta che ci ha fatto »
La fitta di gelosia nel cuore di Marinette si presentò nuovamente, ed in modo perfino più marcato rispetto a poco prima. Avrebbe tanto voluto chiedere apertamente se quelle parole contenessero una menzogna, ma sospettava che non sarebbe sembrato un gesto molto gentile agli occhi del ragazzo, e l’ultima cosa che voleva era passare dalla parte del torto.
« Non ti preoccupare, Lila. L’importante è che tu sia arrivata, sono sicuro che qualche minuto di ritardo non sarà un problema insormontabile » replicò Adrien con gentilezza, posando una mano sulla spalla della compagna per invitarla ad accomodarsi.
La notizia dell’arrivo di Lila ormai doveva essere giunta anche a Gabriel, perché in quel momento l’uomo comparve in cima alle scale insieme a Nathalie, che teneva tre blocchi da disegno in mano.
Entro breve, tutti avrebbero finalmente conosciuto il verdetto dello stilista.

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Capitolo 2
*** La scelta ***


L’aria austera di Gabriel aumentò immediatamente la tensione in parte già presente nella sala, e quasi senza accorgersene le tre ragazze interpellate per quel piccolo progetto si allinearono l’una accanto all’altra, mentre Adrien ed Alya si sistemarono poco lontano, come semplici spettatori.
« Siete tutte qui, molto bene » commentò l’uomo, scendendo la grande scalinata insieme alla sua assistente.
« Buongiorno signor Agreste » Lila fu la prima a salutare, civettuola, con aria improvvisamente più allegra e solare come se nulla fosse accaduto.
« Signor Agreste, è sempre un piacere rivederla » aggiunse Chloé con un sorriso smagliante.
L’ultima rimasta, invece, si mise semplicemente a fissare quella figura imponente ad occhi sgranati per diversi secondi prima di ricordarsi che era buona educazione salutare « B-Buongiorno… »
Naturalmente, tutte e tre erano in attesa di conoscere il verdetto, ed anche i loro spettatori.
« Non vi ruberò molto tempo » disse loro Gabriel, dopo aver ricambiato i loro saluti con un cenno del capo. Nathalie in quel momento superò l’uomo, prendendo il primo dei tre album e lasciandolo nelle mani di Lila.
« Ho apprezzato molto il tuo lavoro, signorina Rossi. Ti annuncio fin da adesso che uno dei tuoi modelli farà parte della mia prossima collezione. Naturalmente, a tuo nome. Sul resto ci accorderemo in un altro momento »
Quella decisione suscitò lo stupore generale delle altre ragazze presenti, Alya compresa, ma in compenso la gioia dell’interpellata a quelle parole per poco non esplose, tanto che per la prima volta dopo molto tempo la sua parve una reazione pienamente sincera perfino ai compagni « Non so come ringraziarla, signore! Sarà un vero onore per me poter lavorare con lei, anche se solo per un singolo capo d’abbigliamento. Non la deluderò »
Nessuno immaginava che Lila avesse anche delle doti artistiche da sfruttare nel campo della moda, ma era chiaro che la castana diede poco peso alla sorpresa che aveva provocato negli altri, dato che si limitò ad un sorriso verso Marinette e Chloé che avrebbe potuto significare tutto, come non significare nulla.
La corvina, in particolare, per poco non rimase pietrificata sul posto. Non sapeva se questo volesse dire che per lei e per la bionda non ci potevano essere altre possibilità, ma in cuor suo si augurava che il grande stilista avesse scelto di inserire anche uno dei suoi modelli, o più.
Inoltre, l’idea che Lila iniziasse a frequentare quella casa e potesse passare chissà quanto altro tempo insieme al suo adorato Adrien le faceva raggelare il sangue nelle vene. Se un giorno fosse riuscita a stregarlo con le sue moine, per la sua storia d’amore sarebbe stata la fine, e lei non poteva permetterlo.
« Signorina Bourgeois, anche il tuo è un ottimo lavoro » proseguì l’uomo a quel punto, rivolgendosi alla figlia del sindaco mentre Nathalie le lasciava il blocco da disegno tra le mani « Purtroppo, temo che il tuo stile si differenzi fin troppo dal mio, perciò inserire nella nuova collezione uno dei tuoi capi snaturerebbe il design dell’intera linea di abbigliamento. Dovresti chiedere a tua madre, Audrey potrebbe apprezzare il tuo lavoro »
L’espressione di Chloé si trasformò immediatamente in un broncio. Dapprima incredula, un attimo dopo sembrava quasi volergli ringhiare contro « Ma… Signor Agreste! Non potete farmi questo! » protestò, battendo un piede per terra con l’intento di dare più enfasi alle sue parole « Non ricorda più chi è mio padre? Mi basta una parola- »
« Chloé, non prendertela » intervenne Lila a quel punto, posando gentilmente la mano libera sulle spalle della compagna « Non hai capito ciò che ti sta dicendo il signor Agreste? Ha appena affermato che tu hai già sviluppato uno stile tutto tuo, così unico che i capi che hai disegnato non potrebbero mai abbinarsi con quelli della sua collezione. È un bellissimo complimento, secondo me… »
La bionda a quel punto incrociò le braccia al petto, di nuovo con quell’aria sprezzante che la caratterizzava fin troppo spesso « Sì, io… Beh, potrei effettivamente collaborare con mia madre… »
Gabriel, nonostante non avesse apprezzato la reazione poco garbata della bionda, si accodò a quelle parole, se non altro per calmare le acque e poter concludere quella conversazione « Il tuo stile e quello di tua madre si somigliano. Ci metterò una buona parola »
Alla fine, Chloé si ritenne soddisfatta e finalmente anche Marinette ricevette il proprio album con tutte le sue ultime creazioni, disegnate appositamente per lui. Rispetto alle altre due, in lei l’emozione era particolarmente palese.
« Signorina Dupain-Cheng, sarò sincero. Mi hai sorpreso »
Quelle poche parole bastarono per disegnare un largo sorriso sul volto della corvina e dei suoi due amici. Dopo tutto, se perfino Chloé aveva ricevuto un complimento dal miglior stilista in circolazione, nemmeno il suo giudizio avrebbe dovuto essere così pessimo.
Non era tutto perduto. Forse anche lei avrebbe potuto frequentare più spesso la dimora degli Agreste e far innamorare follemente Adrien, dopo di che si sarebbero sposati, sarebbero andati a vivere insieme in una grande casa con il loro meraviglioso criceto ed avrebbero avuto degli splendidi bambini tutti loro.
« Mi aspettavo molto di più da una giovane promessa come te. I tuoi disegni sono… Mediocri, a dir poco »
Quelle poche parole bastarono per far crollare il suo sogno ad occhi aperti come un castello di carte al vento, lasciando la ragazza completamente spiazzata ed incapace di reagire.
In quel momento, fu come se nella sala fosse stato imposto improvvisamente il silenzio. Nessuno riuscì a dire una sola parola davanti ad un giudizio tanto duro, specialmente conoscendo l’abilità e la creatività dell’interessata.
« Come…? » Marinette riuscì a ritrovare un filo di voce solo dopo qualche secondo, nonostante dentro di sé avvertisse perfettamente l’attacco di panico imminente « Signor Agreste, io… Non… »
Probabilmente, il suo era solamente un incubo da cui si sarebbe svegliata presto. Non poteva essere altrimenti visto che si era concretizzata una delle sue peggiori paure.
Nonostante ciò, Gabriel aveva già smesso di ascoltare e si era voltato per posare un piede sul primo scalino, intenzionato a tornare immediatamente al proprio lavoro « È tutto » annunciò, rivolgendosi poi a suo figlio « Adrien, tu devi prepararti per la lezione di scherma. Saluta i tuoi amici e vai in camera tua a prendere le tue cose, non devi fare tardi »
« Papà… » il biondo protestò debolmente, ma gli bastò vedere l’espressione dell’uomo per avvertire una stretta allo stomaco e distogliere lo sguardo per posarlo sulla compagna dai capelli scuri. Era chiaro che gli dispiaceva per Marinette, ma che non era in grado di rispondere a suo padre e prendere le sue difese. Gabriel non avrebbe comunque cambiato idea.
La risata di Chloé sopraggiunse proprio mentre l’uomo si allontanava verso il piano superiore insieme a Nathalie « Sapevo che si era trattata solamente di fortuna del principiante… Marinette Dupain-Cheng non avrebbe mai potuto avere la stoffa per diventare una stilista migliore della sottoscritta » commentò, beandosi dell’espressione completamente atterrita della compagna con un sogghigno sul volto.
Alya, quanto meno, ebbe la forza di reagire facendo le veci della migliore amica e scoccò immediatamente un’occhiataccia alla bionda tra le più dure che le avessero mai solcato il volto « Marinette, non stare ad ascoltarla. Andiamocene, non ha alcun senso rimanere qui »
Un istante dopo, la ragazza aveva appena finito di prendere la corvina sottobraccio quando Lila si affiancò a sua volta a Marinette e le posò una mano sulla spalla per confortarla, con un’aria chiaramente dispiaciuta, ma che molto probabilmente esprimeva tutto il contrario di ciò che realmente provava in quel momento « Marinette, mi dispiace tanto… Se posso fare qualcosa per te… »
« Lila, non adesso » il tono di Marinette era ormai del tutto spento, non si preoccupò neanche di guardarla in viso dal tanto che la sua espressione era vuota.
Era stata completamente umiliata davanti alla sua migliore amica ed alle due persone che più avrebbero goduto di quel tragico epilogo. Cosa ancor più grave, Adrien aveva assistito a tutto. Il ragazzo che amava ormai aveva scoperto che razza di fallimento fosse, anche come aspirante stilista.
L’aveva deluso, altrimenti non si poteva spiegare lo sguardo ferito che le aveva puntato addosso, senza contare che la corvina stava anche iniziando a tremare esplicitamente, nemmeno le avessero appena fatto fare una doccia gelata in pieno inverno.
« … Scusami, volevo solo essere gentile »
La sua interlocutrice non aggiunse altro, bensì, come se nemmeno avesse sentito, si scostò da entrambe le ragazze che in quel momento le erano accanto e si strinse l’album da disegno al petto prima di correre rapidamente verso la porta ed uscire dalla grande villa senza nemmeno preoccuparsi di chiudere.

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Capitolo 3
*** Un piano ben congegnato ***


« Marinette! » Alya ed Adrien richiamarono l’amica in unisono, ma inutilmente, perché ormai la corvina era già sparita dalla loro visuale.
« Dovreste lasciare che rimanga un po’ per conto suo, adesso. Sarà molto scossa » il consiglio di Lila in quel momento sembrò perfino sincero, benché il sorriso che subito dopo regalò ai compagni, ed al biondo in particolare, non contenesse la minima traccia di dispiacere « Ci vediamo domani a scuola. Buona lezione, Adrien » augurò, prima di varcare la soglia della dimora e concludendo il tutto con un saluto della mano destra.
« Oh, ma chi se ne importa di quella panettiera! Il signor Agreste ha solo detto la verità, Dupain-Cheng non è abbastanza in gamba per sfondare nel mondo della moda, e dovrà accettarlo prima o poi » commentò Chloé, portando il proprio album da disegno sottobraccio, per prepararsi agli ultimi saluti.
« Chloé… » ringhiò la castana, ma venne interrotta da un colpo di tosse da parte di Nathalie, che richiamò Adrien ai propri doveri.
Il ragazzo a quel punto si ritrovò ad esitare, ma alla fine cedette con un flebile sospiro « Meglio che andiate adesso. Grazie per essere venute… Alya, se dovessi vederla, dì a Marinette che mi dispiace »
 
Mentre i ragazzi terminavano gli ultimi saluti, Gabriel si era immediatamente recato nel proprio attico personale per indossare il Miraculous della farfalla e portare a termine il piano elaborato in precedenza.
Il famoso stilista e padre di famiglia fu presto sostituito dal temuto Papillon, che fin da subito poté avvertire con chiarezza i sentimenti negativi in subbuglio presenti nel cuore di Marinette, tanto che quando le decine di farfalle bianche presenti si alzarono in volo – nell’esatto momento in cui la grossa vetrata circolare venne aperta per lasciar entrare la luce del giorno – l’uomo era già pronto a colpire la sua prossima vittima.
« Tutto secondo i piani… » mormorò tra sé, con un ghigno che poco a poco andò a sostituire il leggero sorriso accuratamente mantenuto in precedenza.
Raggiungere un accordo con Lila Rossi si era rivelato più proficuo di quanto avrebbe mai potuto sperare, ma di quella ragazza si sarebbe occupato in seguito. Le emozioni di Marinette non erano soltanto particolarmente pure, ma perfino più forti delle sue previsioni. La giovane corvina era arrivata a superare le sue aspettative iniziali, e lui naturalmente non avrebbe potuto chiedere di meglio.
« È valsa la pena infrangere i suoi sogni se questo è il risultato. Forse non brillerai sulla passerella come avevi sperato, ma diventerai presto conosciuta dall’intera Parigi come il mio personale astro nascente… » una delle farfalle presenti si posò sulla mano di Papillon, che le infuse l’energia negativa necessaria e la fece librare in volo subito dopo « Vola da lei, mia piccola akuma… E oscura il suo cuore! »
Dopo quell’ordine, l’akuma volteggiò fino alla grossa finestra aperta nel centro, dalla quale uscì appositamente per seguire la fonte di negatività che stava crescendo lentamente ma inesorabilmente.
La prospettiva di rendere Marinette il suo più grande capolavoro fece appoggiare l’uomo al proprio bastone con un’aria più che soddisfatta in volto.
Non aveva dubbi sul fatto che quella sarebbe stata la svolta definitiva nel compimento del suo obiettivo. Grazie a Marinette Dupain-Cheng, quel giorno avrebbe ottenuto i Miraculous di Ladybug e di Chat Noir.
 
Nel frattempo, la ragazza dai corti capelli corvini aveva raggiunto di corsa un piccolo parco in centro città. Il primo impulso fu quello di sedersi su una delle panchine presenti, ma con i lacrimoni che minacciavano di cadere da un momento all’altro alla fine aveva optato per nascondersi dietro alla biglietteria di una piccola giostra con i cavalli poco lontano, che al momento era chiusa. Nonostante la speranza ormai infranta di poter partecipare al progetto a cui tanto teneva, un ultimo barlume di razionalità le aveva suggerito il nascondiglio più sicuro nelle vicinanze e lei ci si era precipitata senza pensarci due volte, in attesa di calmarsi quanto bastava per poter tornare a casa.
Seduta a terra e rannicchiata su se stessa, aveva appena preso dalla propria borsetta una matita, iniziando a tracciare linee spesse ed irregolari sul primo bozzetto che aveva presentato a Gabriel Agreste, quando Tikki uscì dal giaciglio dove trascorreva le proprie giornate e le volò accanto al viso, asciugandole una lacrima che le era caduta sulla guancia.
« Non piangere, Marinette… Sono sicura che non è così grave come sembra »
Invece lo era, eccome se lo era.
Non ne combinava proprio una giusta. Dopo quel giorno, non avrebbe mai più avuto il coraggio di presentarsi a scuola, forse nemmeno nella sua stessa dimora. Non poteva raccontare ai suoi genitori del palese rifiuto dello stilista con il rischio di incontrare la delusione nel loro sguardo. Sapeva che la prima reazione dei due sarebbe stata la tristezza, anche se di fatto avrebbero sicuramente perso i giorni successivi a cercare di tirarle su il morale.
« Sono davvero una stupida! Non so cosa mi è saltato in mente quando ho accettato di fare questi disegni! » esclamò infatti di rimando, presa dalla foga del momento, quasi ignorando la piccola kwami. In compenso, andò ad asciugarsi gli occhi nel momento in cui la sua visuale venne compromessa da lacrime ulteriori.
Era un completo fallimento su tutta la linea, perfino in campo artistico.
Avrebbe dovuto immaginare che le parole gentili di Adrien fossero solo un modo per non ferirla, quel ragazzo era fin troppo buono per dirle espressamente che non aveva talento.
Probabilmente una come lei avrebbe combinato chissà quanti pasticci perfino da Ladybug se non avesse avuto accanto Chat Noir in ogni battaglia e, di tanto in tanto, gli altri eroi a cui prestava i Miraculous.
Alcune piccole gocce finirono sul blocco da disegno che aveva sulle ginocchia, cadendole dal viso proprio mentre terminava si scribacchiare sopra ai modelli ormai rovinati che aveva disegnato sul primo foglio, con sempre più frustrazione man mano che rimuginava sull’accaduto.
In fondo al cuore, si chiedeva se non stesse effettivamente sbagliando a criticarsi tanto. Se perfino Audrey Bourgeois si era congratulata per la sua creazione, doveva pur voler dire qualcosa. Senza contare la stessa Alya, che era sempre stata sincera con lei e che in quanto sua migliore amica le avrebbe certamente detto di non esporsi in quel modo se non l’avesse ancora ritenuta all’altezza. Tante persone si erano complimentate con lei per la sua abilità. Perfino il suo idolo, Jagged Stone, era entusiasta degli occhiali che le aveva commissionato e li portava con orgoglio.
Più ci rifletteva, più avvertiva montare la rabbia per quella palese ingiustizia. Probabilmente Lila aveva incantato Gabriel Agreste con quel suo modo di fare così viscido e languido da farle venire il voltastomaco. Semplicemente, la castana non poteva essere tanto brava.
In quel momento, Marinette era così immersa in quei ragionamenti che non si accorse che Tikki aveva finito per nascondersi dietro di lei, tentando di attirare la sua attenzione. Fino all’ultimo non si rese nemmeno conto dell’akuma colorata di un intenso viola scuro che sparì all’interno della sua matita, come se fosse stata assorbita dall’oggetto stesso, ma fu solo quando la maschera che Papillon utilizzava per comunicare con le sue vittime non le comparve davanti al viso che sobbalzò, sgranando gli occhi e lasciando cadere la matita dalla sorpresa.
Non era possibile, semplicemente non era possibile che Papillon avesse scelto lei come vittima.

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Capitolo 4
*** Madame Mode ***


« No, no… » si ritrovò a sussurrare Marinette, scuotendo la testa e lasciando cadere il blocco da disegno accanto a sé.
Per quanto atterrita fosse, non poteva lasciarsi coinvolgere in quel modo da Papillon. Ladybug era l’unica che poteva riportare tutto alla normalità e purificare l’akuma, perciò se avesse lasciato quell’uomo libero di consegnarle l’enorme potere che ogni volta prometteva alla propria vittima nessun altro avrebbe potuto catturare quella farfalla in tempo, nemmeno se Chat Noir fosse effettivamente riuscito a liberarla da solo.
Cosa ancora peggiore, sotto l’influsso di Papillon non era nemmeno certa che sarebbe stata in grado di nascondere la propria identità segreta.
Non importava quanto stesse male in quel momento, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era proprio attuare una vendetta grazie all’aiuto di Papillon. Lei non era quel tipo di persona.
« Madame Mode, sono Papillon. Gabriel Agreste ha preso un terribile abbaglio nel valutare in modo tanto negativo le tue splendide creazioni, ma io ti offro la possibilità di riscattarti e mostrare a lui ed all’intera Parigi quanto tu valga realmente come stilista… Tutto ciò che ti chiedo in cambio è che tu faccia una piccola cosa per me… »
« No… Non voglio… » la corvina portò le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi e coprendosi le orecchie con le mani nel vano tentativo di lasciare fuori la voce del nemico. Era comunque tutto inutile, perché le sue parole sembravano rimbombarle in testa. Più tentava, e più avvertiva crescere un frustrante senso di impotenza davanti ad un potere tanto grande. Non avrebbe mai immaginato che Papillon potesse essere tanto convincente – per la prima volta, comprendeva appieno cosa significava essere sotto il suo influsso.
« Ti ha ferita, umiliata davanti ai tuoi amici, ma io so riconoscere un talento sprecato quando lo vedo… Per questo voglio darti la possibilità di far emergere tutte le tue potenzialità » proseguì l’altro, senza perdere nemmeno per un momento il suo tono gentile e comprensivo.
Dimostrare a tutti di non essere un fallimento, soprattutto a Gabriel Agreste. Dimostrare a Lila ed a Chloé di essere migliore di loro, perché in fondo era così, e lei lo sapeva. Poteva perfino splendere agli occhi di Adrien, che aveva creduto in lei dall’inizio tanto da fare il suo nome al genitore.
Quello era ciò che le stava offrendo Papillon.
Non le aveva detto che avrebbe dovuto creare scompiglio a Parigi, che probabilmente avrebbe dovuto fare del male a degli innocenti, o che avrebbe dovuto lottare contro il suo stesso compagno per ottenere il suo Miraculous, ma non era necessario. Presto avrebbe accettato qualunque condizione pur di mantenere le sue nuove abilità.
« So già tutto, Papillon! Non voglio farlo! » ringhiò Marinette a quel punto, al limite dell’esasperazione.
Dopo tutto, il suo cuore era buono e non avrebbe mai potuto prendersela davvero per una sciocca e banale competizione. Una competizione che avrebbe con molta probabilità lanciato la sua carriera di stilista.
Ostinarsi in quel modo, però, avrebbe solamente ritardato l’inevitabile. La confusione che la ragazza aveva in testa era solamente peggiorata, amplificando la tristezza, la frustrazione ed il senso di ingiustizia che stava cercando inutilmente di spingere in un angolo del cuore.
« Io… Io… Io dimostrerò che hanno fatto un errore a sottovalutarmi! »
Papillon sapeva come toccare le corde più sensibili di ciascuno, e Marinette aveva appena smesso di lottare, sopraffatta dal brillante futuro che vedeva sorgere davanti ai suoi occhi.
« Sapevo che avresti compreso » commentò l’uomo, accennando un sogghigno soddisfatto. Non era stato semplice farle accettare quel potere, ma ne sarebbe certamente valsa la pena.
 
La corvina venne rapidamente avvolta dall’aura violacea proveniente dall’oscuro potere del Miraculous della farfalla, e dopo alcuni istanti ne uscì completamente trasformata, tirandosi rapidamente in piedi e prendendo tra le mani l’album e la matita che avevano mutato in parte la loro forma per adattarsi all’obiettivo.
I codini si sciolsero lasciando spazio ad una elaborata treccia che le ricadde morbidamente su una spalla, mantenendo però il colore originale, così come accadde per gli occhi chiari. Gli abiti comodi che indossava in precedenza diventarono di una foggia completamente diversa, trasformandosi in uno splendido vestito sfumato di rosa, abbinato al nastro che le teneva legati i capelli ed agli alti stivali di vernice. La borsetta che aveva sempre con sé, invece, divenne una pochette all’ultima moda. Oltre a ciò, si aggiunsero alcuni gioielli eleganti ed un paio di occhiali da sole dalla montatura sottile, anch’essi rosa.
Tutto, nel suo complesso, era sinonimo di eleganza e fierezza. Madame Mode era pronta a giudicare chiunque si mettesse sulla sua strada.
L’unica cosa che non era mutata erano gli orecchini neri, ma quello al momento era l’ultimo dei problemi.
« Lascia fare a me, Papillon » con un sogghigno sul volto, la ragazza si allontanò a passo deciso dalla giostra e si piazzò al centro del parco, lanciandosi un paio di occhiate intorno per osservare l’ambiente circostante.
Di Chat Noir per il momento non c’era ancora la minima traccia, perciò lo avrebbe innanzitutto attirato portando scompiglio nei dintorni.
In un solo istante, fece ruotare la matita tra le dita per un paio di volte e subito dopo tracciò sull’album da disegno il primo capo di abbigliamento che aveva intenzione di creare, un paio di pantaloni a vita alta color blu scuro, che in un attimo presero vita e si trasformarono in un oggetto tangibile e reale. Sull’orlo, avevano anche un ricamo formato da due M dorate, l’una in parte sovrapposta all’altra. La firma di Madame Mode.
I pantaloni a grandezza naturale si misero a correre in mezzo ai passanti, iniziando a rincorrere uno alla volta chiunque fosse troppo vicino ed attaccando chi non era abbastanza veloce da sfuggirgli.
Le prime urla spaventate si avvertirono solo dopo pochi secondi, ma nel frattempo la giovane akumizzata aveva già dato vita a degli altri vestiti, tutti diversi tra loro, ma tutti accomunati da uno stile invidiabile e dal marchio della loro stilista.
Poco alla volta, gli indumenti iniziarono a prendere di mira i passanti, ma anche a distruggere i dintorni, ed in particolare le vetrine delle boutique più alla moda del paese.
 
Adrien era sceso da poco dalla macchina con la quale era stato accompagnato agli allenamenti di scherma dall’autista personale di famiglia e che era ripartita immediatamente dopo averlo lasciato davanti all’entrata della palestra.
Con il borsone in spalla, il biondo aveva finito per rimanere a fissare l’entrata troppo a lungo, più pensieroso del solito a causa di quanto accaduto tra le mura domestiche. Sperava che Marinette non ci fosse rimasta male e che la decisione di suo padre non avesse intaccato la sua autostima, ma purtroppo non avrebbe potuto saperlo fino al termine della lezione. Sapeva che la sua compagna aveva un talento naturale, perciò l’ultima cosa che si aspettava era proprio un giudizio simile.
« Non sei concentrato » una voce femminile lo riscosse da quei pensieri, e nel momento in cui Adrien voltò il capo si ritrovò lo sguardo di Kagami puntato addosso. Non era arrabbiata, quella era una semplice costatazione.
Il ragazzo a quel punto accennò un sorriso e si incamminò insieme alla corvina verso l’entrata « Lo so, non è divertente battermi quando non sono al massimo. Prometto di fare del mio meglio »
I due entrarono nell’edificio e si diressero agli spogliatoi insieme, senza però smettere di chiacchierare, ed il biondo tenne aperta la porta dello stanzino per far passare la compagna per prima, come un gentiluomo.
« Una vittoria immeritata posso superarla, Adrien. Mi basta che tu stia bene. Sono una buona ascoltatrice, se hai bisogno di parlare con qualcuno » commentò Kagami, ringraziando con un cenno del capo e fermandosi davanti a lui dopo che entrambi ebbero varcato la soglia.
« Ti ringrazio, Kagami… »
Entrambi più sollevati, i due si prepararono rapidamente per l’allenamento di scherma. La ragazza terminò prima, perciò il giovane modello le chiese di iniziare ad avviarsi, promettendo che l’avrebbe raggiunta in pochi attimi.
Quando tutti furono usciti dalla stanza, Adrien mise tutto nel proprio armadietto e lasciò a Plagg un pezzo di formaggio da mangiare nell’attesa, ma proprio mentre si avviava alla porta con la maschera bianca sottobraccio gli giunsero alle orecchie delle grida e dei rumori di lotta che non erano minimamente ricollegabili alla scherma.
Perplesso, il giovane modello si ritrovò automaticamente a socchiudere l’uscio per sbirciare all’esterno, e quello che vide lo spinse a chiudere immediatamente, con gli occhi sgranati per la sorpresa e la preoccupazione.
Diversi vestiti ed altri accessori alla moda fluttuavano e si muovevano da soli, come se li stessero indossando tante persone invisibili che avevano deciso di ingaggiare uno scontro con gli allievi di quella palestra. Qualcuno, come Kagami, si stava difendendo bene grazie al fioretto, ma altri erano stati atterrati e stavano subendo chiaramente i loro attacchi.
Quella era senza dubbio opera dell’ennesimo akumizzato di Papillon, perché naturalmente non era possibile che degli oggetti inanimati si muovessero da soli. Una volta compreso ciò, il ragazzo fu rapido nel tornare al proprio armadietto per richiamare il suo kwami.
« Qualcosa non va. Dobbiamo intervenire » gli disse una volta posata la maschera da scherma, aprendo il borsone e scoprendo che il piccolo gatto nero stava ancora finendo di gustarsi il proprio spuntino.
L’interruzione non fu poi molto gradita, ed infatti il commento che uscì fu piuttosto noncurante « Dammi solo un attimo, devo terminare il mio camembert… »
Adrien quasi non gli lasciò terminare la frase, bensì tese il pugno verso di lui con un sorriso « Plagg, trasformami! »
Con un lamento, il kwami venne risucchiato all’interno dell’anello. Al posto della divisa bianca utilizzata per fare scherma comparvero la tuta e la cintura – agganciata alla vita come fosse una vera e propria coda, ma soprattutto le orecchie da gatto e la maschera nera, il tutto completato dall’arma dell’eroe di Parigi, un piccolo bastone in metallo, agganciato al bacino.
In pochissimo tempo, Adrien venne sostituito dal suo alter ego, Chat Noir. Il gatto nero era pronto ad entrare in azione.

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Capitolo 5
*** Lo scontro ha inizio ***


Quando la trasformazione fu completa, l’eroe uscì dallo spogliatoio molto lentamente, con l’intento di non farsi notare. Non aveva intenzione di scappare, ma non poteva lasciare che Adrien venisse collegato in qualche modo a Chat Noir, perciò non appena fu certo di non essere visto da nessuno si spostò rapidamente all’interno della struttura e salì al primo piano, appositamente per far credere a tutti che fosse arrivato in qualche modo dall’esterno.
La sua fu una scelta ragionata, o almeno così credeva. Non aveva dubbi sul fatto che Ladybug sarebbe accorsa presto fino alla radice del problema, dunque lui poteva spendere qualche minuto per aiutare i suoi compagni.
Con un salto, raggiunse il piano terra e si piazzò esattamente alle spalle di una camicia da uomo color azzurro chiaro che aveva deciso di prendersela con Kagami, colpendola con il proprio bastone in metallo e mandandola a terra poco lontano. L’arrivo degli abiti animati era stato tanto improvviso da non consentire a nessuno di indossare le maschere, di conseguenza fu facile per lui individuare la ragazza.
« Chat Noir? Cosa ci fai qui? » chiese lei quando lo vide atterrare, abbassando il fioretto, leggermente sorpresa di trovarlo proprio nella sua palestra. La situazione non permise di intavolare una conversazione, poiché un attimo dopo la corvina iniziò a duellare contro una giacca di pelle scura, ed il ragazzo dovette fare lo stesso utilizzando il bastone, con un paio di jeans come avversario.
« Mi sembrava foste in difficoltà, così sono… Passato da una finestra al primo piano » spiegò il biondo nel mentre, snocciolando la prima scusa plausibile che gli era passata per la testa. Fortunatamente, Kagami parve credergli, perché si concentrò sulla scherma e non aggiunse altro.
Nessuno dei due ci mise molto a sopraffare i due capi, ma scoprirono presto che anche in quel caso non si sarebbero mai fermati. La camicia era tornata in piena forma, così come ogni altro vestito presente.
« Devi andare, Chat Noir » decise la giovane alla fine, mettendosi schiena contro schiena con lui « Fermate chiunque sia il burattinaio di questi vestiti, non possiamo continuare così ancora a lungo »
« Ma voi… » il ragazzo esitò, lanciandole un’occhiata in un momento di relativa calma. Sapeva quanto Kagami fosse forte, perciò si stava certamente riferendo più ai compagni che non a sé stessa.
« Ladybug ti sta aspettando, qui ce la caveremo. Siamo schermidori »
La corvina era più che convinta di quella decisione, e dopo tutto aveva ragione. Quella era la scelta più razionale, o avrebbero solamente continuato a combattere all’infinito contro quegli strani soldati immortali.
Dopo qualche istante di esitazione, Chat Noir si concesse un sorriso sincero, spingendo anche la corvina a ricambiare con la medesima espressione « Con permesso… » una volta detto ciò, regalò un affondo verso la giacca di poco prima, avanzando grazie alla sua abilità nella scherma ed allontanandosi proprio in direzione dell’ingresso. Alla fine, riuscì a colpire l’indumento mandandolo a terra con un ultimo colpo e ne approfittò per scattare, travolgendo nel mentre anche un paio di abiti che stavano puntando altri ragazzi.
Quando fu all’esterno, quasi si bloccò, non credendo ai propri occhi.
I cartelloni e gli schermi utilizzati per le pubblicità erano stati quasi tutti danneggiati, così come i negozi ed i mezzi di trasporto che stavano circolando in strada, abbandonati a loro stessi. Le persone, invece, correvano da tutte le parti in preda al panico, spaventate dai vestiti animati. Sembrava davvero un’apocalisse.
Insomma, non c’era tempo da perdere.
 
Con l’aiuto del bastone, Chat Noir aveva iniziato a vigilare sulla città dall’alto, in cerca della famigliare figura rossa a pois neri e della persona akumizzata.
Purtroppo, notò solo la seconda.
Madame Mode si era spostata durante l’attesa, procedendo lungo le vie del centro a passo lesto, senza preoccuparsi dei danni causati dalle proprie creazioni, e fu proprio ad un incrocio che decise di fermarsi, dopo che l’eroe di Parigi le fu saltato davanti a pochi metri di distanza.
Se Ladybug non si era ancora fatta viva, allora il ragazzo avrebbe preso tempo fino al suo arrivo.
« Se solo rendessi i tuoi manichini meno aggressivi potrebbero quasi venire apprezzati… »
L’intenzione era quella di uscirsene con una battuta di spirito, come suo solito, ma quando riconobbe l’identità dell’akumizzata tutto l’entusiasmo appena mostrato si smorzò in un attimo.
« Era ora che ti facessi vedere, Chat Noir » esordì la ragazza con un largo sorriso, ed in quel momento davanti al viso le comparve la maschera bordata di rosa di Papillon.
« È la tua occasione, sarà più semplice prendergli il Miraculous ora che è solo »
Per tutta risposta, Madame Mode accennò un sorriso divertito « Sono già a metà dell’opera »
Il biondo esitò, affinando i sensi per controllare che non ci fosse qualcosa in agguato. Era intenzionato a non farsi cogliere di sorpresa, ma la sua nemica non aveva in programma di attaccarlo in modo diretto, per il momento.
Con una lentezza quasi esasperante, la giovane akumizzata portò il blocco da disegno sottobraccio e sollevò la mano finalmente libera verso i lobi delle orecchie, sfilandosi gli orecchini uno alla volta. Fatto ciò, li mise in bella mostra sul palmo della mano, puntando gli occhi chiari nascosti dalle lenti colorate in quelli verdi del nemico.
« Il Miraculous della coccinella era mio fin dall’inizio »
La sola vista dei piccoli orecchini neri bastò per spiazzare completamente Chat Noir, che rizzò le orecchie da gatto e per poco non si lasciò scivolare il bastone di mano. La consapevolezza di aver scoperto l’identità segreta dell’eroina lo investì solo dopo alcuni secondi di silenzio, lasciandolo con il fiato sospeso a chiedersi come avesse fatto a non rendersene conto prima. Marinette, la sua compagna di classe che vedeva praticamente tutti i giorni, aveva appena rivelato di essere anche la famosissima Ladybug nonché ragazza di cui lui si era innamorato.
« Marinette… Tu… Sei Ladybug? » tutta la sua incredulità venne mostrata con quella semplice domanda, spingendo il gatto nero a stringere la propria arma con entrambe le mani pur di darsi un contegno e non mostrarsi così apertamente turbato.
Tuttavia, fu solo quando quelle parole gli uscirono dalle labbra che la gravità di ciò che era successo gli precipitò addosso come un macigno, facendogli tornare le orecchie basse per la preoccupazione. Se si fosse impegnato, forse sarebbe anche stato in grado di liberare l’akuma e la sua compagna, ma di certo non poteva purificarla come faceva l’eroina a pois, e lasciare quella farfalla libera di svolazzare una volta terminato lo scontro era fuori discussione.
Sul volto della ragazza akumizzata il sogghigno si fece più marcato. Aveva constatato che la reazione del nemico era proprio quella che voleva ottenere. Destabilizzarlo in quel modo fin dall’inizio era stata una mossa calcolata, che evidentemente aveva funzionato.
Perfino Papillon inizialmente rimase sorpreso da quella rivelazione, ma poi si lasciò andare ad una ghigno divertito « Questa sì che è una svolta davvero inaspettata… »
« Marinette non esiste più ormai, e tanto meno Ladybug. Io sono Madame Mode » affermò la ragazza in risposta a Chat Noir, lasciando scivolare gli orecchini nella borsetta che aveva a tracolla « E adesso che le presentazioni sono state fatte, da bravo, gattino… Consegnami il Miraculous »
Uno scarponcino nero colpì il ragazzo alle caviglie di sorpresa, facendolo vacillare, ed un attimo dopo la scarpa gemella lo attaccò alla schiena, spingendolo con la suola con l’intento di mandarlo a terra. Il biondo non riuscì ad evitare quegli attacchi, ancora troppo scosso, ma fu quanto meno in grado di rotolare in avanti ed allungare il proprio bastone, finendo per mandare le due calzature a terra poco lontano.
 
Nel frattempo, c’era qualcuno che aveva temerariamente deciso di seguire da vicino la battaglia tra eroe ed akumizzata, scattando delle foto e riprendendo con il proprio cellulare ogni cosa. Alya si era appostata dietro ad una macchina abbandonata sul ciglio della strada, e di conseguenza aveva assistito a tutto dall’inizio, benché avesse dovuto anche stare attenta a non farsi cogliere di sorpresa da qualche maglia o qualche pantalone troppo furbi. In quanto blogger del Lady Blog, la ragazza non perdeva occasione per cercare di osservare gli eroi più da vicino, ma era rimasta a bocca aperta esattamente come Chat Noir nello scoprire che l’eroina di Parigi era niente meno che la sua migliore amica, che tra l’altro era stata akumizzata da Papillon.
Stranamente, nessuno si era accorto di lei, né tra gli esseri umani né tra gli abiti che avevano ottenuto vita propria, ma probabilmente era solo perché lì vicino si stava svolgendo una scena ben più interessante.
Chat Noir aveva appena finito di occuparsi degli scarponcini, ma fu nel momento in cui alzò gli occhi verso l’akumizzata che notò la piccola kwami di Ladybug che le si stava avvicinando, svolazzando furtivamente alle spalle di Madame Mode e chiaramente intenzionata a raggiungere la borsetta con gli orecchini. Il gatto nero aveva appena deciso che l’avrebbe aiutata in quella breve missione, quando un maglione a collo alto color grigio fumo si lanciò verso di lui nel tentativo di placcarlo ed il ragazzo fu costretto a difendersi.
La ragazza trasformata dall’akuma era ancora ferma nella sua posizione quando Tikki si infilò nella borsetta aperta, recuperando gli orecchini, ma proprio mentre stava per uscire di nuovo ed allontanarsi con il bottino, la cerniera della pochette si richiuse sopra di lei, bloccandola all’interno.
Per un attimo, sembrava quasi che Madame Mode non si fosse accorta di nulla, ma evidentemente la kwami doveva aver urtato la sua borsa, attirandone l’attenzione.
« Non pensare di scappare via con il Miraculous, coccinella. Vattene via se vuoi, ma quelli li tengo io »
Consapevole dell’abilità dei kwami di poter passare anche attraverso oggetti solidi, sapeva di non poterle impedire di scappare, ma sapeva anche che, così facendo, la coccinella non avrebbe potuto portare con sé gli orecchini, anche se avesse deciso di mettersi al riparo.
Comunque fosse, conoscendo Tikki era certa che non avrebbe mai lasciato il Miraculous a Papillon, a costo di proteggere i gioielli lei stessa, e difatti quest’ultima non si mosse dall’interno della pochette, ma si limitò a replicare, supplichevole « Torna in te, Marinette! Non lasciarti influenzare così da Papillon! »
Madame Mode per tutta risposta la ignorò semplicemente e tornò a concentrarsi sullo scontro di Chat Noir con un sorriso sul volto. La situazione stava decisamente sfuggendo di mano, e per il biondo non era certamente un bene.

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Capitolo 6
*** La strategia di Alya ***


Chat Noir era riuscito finalmente a sopraffare il maglione tenendolo ancorato a terra con il proprio bastone ed impedendogli di muoversi, ma quando i due scarponcini gli saltarono addosso, il gatto nero optò per utilizzare la propria arma come asta e saltò dalla parte opposta con agilità. Nonostante li avesse evitati per un pelo, non sarebbe riuscito a trattenere a lungo il capo di abbigliamento bloccato a terra ed al contempo a gestire le due scarpe.
Ad alcuni metri di distanza dal luogo dello scontro, Alya decise proprio allora di allontanarsi di corsa per fare la propria parte. Non poteva lasciare Chat Noir a combattere da solo, sapendo che Ladybug non sarebbe mai arrivata, ma aveva elaborato un piano che si augurava funzionasse. Un tentativo poteva farlo, dato che in ogni caso non sarebbe potuta andare peggio di come stava andando in quel momento.
Se Marinette era realmente Ladybug – e lei ancora non riusciva a crederci – allora custodiva anche gli altri Miraculous; di conseguenza avrebbe dovuto trovare tutti i gioielli nascosti da qualche parte in camera sua. Dopo tutto, era stata Ladybug a farla diventare Rena Rouge, prestandole la collana ogni volta che i due eroi di Parigi avevano bisogno del suo supporto. Per una volta, sarebbe stata lei a prendersi la libertà di utilizzare il Miraculous della volpe senza autorizzazione e di consegnare gli altri a chi li aveva utilizzati in precedenza. Almeno, quelli di cui conosceva l’identità.
Evitando accuratamente di incrociare i vestiti animati e di scontrarsi con quei pochi che erano ancora in fuga, fece del suo meglio per raggiungere il prima possibile la casa della migliore amica. La porta della pasticceria era aperta, ed i genitori di Marinette erano alle prese con un abito color panna con le maniche a sbuffo. L’uomo stava utilizzando una baguette per difendere se stesso e la moglie, come se fosse una spada, mentre la donna aveva un vassoio di metallo in mano e cercava come poteva di dargli man forte.
« Scusate l’intrusione, salgo a prendere una cosa per Marinette! » gridò la castana mentre saliva le scale, senza perdere tempo a fermarsi o a dare spiegazioni più approfondite. L’interruzione lasciò tutti straniti, abito compreso, che si fermò momentaneamente come se anche lui non sapesse come comportarsi.
Raggiunta la camera dell’amica, Alya iniziò immediatamente a cercare con foga qualcosa che potesse contenere diversi gioielli tutti insieme.
Dopo aver constatato che nulla del genere era stato messo in bella vista, si mise a cercare in modo più dettagliato tra ante e cassetti. Con l’importanza che avevano i Miraculous, si sarebbe stupita di trovarli immediatamente, ed anche se stava violando spudoratamente la privacy della sua migliore amica, a quel punto si convinse che lo stava facendo esclusivamente per il bene superiore. Era quello che Ladybug avrebbe voluto.
Alla fine, aprì una scatola che conteneva solamente rocchetti di filo ed altri strumenti del genere, ma il suo spirito di osservazione le suggerì che si trovava sulla strada giusta. I rocchetti avevano qualcosa che non la convinceva pienamente, perciò alla fine la castana si decise a posare quel contenitore sulla scrivania ed a maneggiarlo in diversi modi.
Dopo decine di tentativi diversi, finalmente scoprì la combinazione con cui andavano premuti quegli strani rocchetti per rivelare lo scomparto segreto che conteneva proprio i Miraculous.
Nonostante l’emozione del momento fosse particolarmente elevata, la ragazza prese rapidamente la collana della volpe rossa e la indossò, facendo uscire il kwami, che dopo averla riconosciuta si guardò intorno con aria leggermente confusa.
« Alya, dove… Cosa stai facendo con la Miracle Box? » chiese alla fine, con un accenno di preoccupazione.
La ragazza aveva gli occhi puntati sui Miraculous, ma si prese un attimo per replicare al piccolo amico « Fidati di me, Trixx. È per una buona causa »
Solo un istante dopo, prese in mano il Miraculous della tartaruga, decisa a darlo a Nino non appena fosse uscita da quella dimora. Trixx rimase ad osservare silente, ma rassicurato. Aveva compreso che la ragazza era sincera, e si fidava di lei.
Dopo averlo messo al polso, evocando Wayzz, passò in rassegna gli altri Miraculous. La mano indugiò davanti al fermaglio per capelli nonché Miraculous dell’ape, incerta se prenderlo o meno. Chloé avrebbe potuto non esserne entusiasta se aveva già saputo dal notiziario che la persona akumizzata era Marinette, ma probabilmente alla fine si sarebbe lasciata convincere, attratta dall’idea di diventare Queen Bee ancora una volta. Si augurava che si rendesse quanto meno utile. Anche il terzo Miraculous venne indossato tra i capelli ed anche Pollen uscì fuori, rivolgendosi umilmente alla ragazza, ma finendo per rimanere leggermente sorpresa quando si rese conto che non era stata Chloé ad evocarla « Salve, mia Regina… »
La castana, tuttavia, non ci fece caso. Sentiva che mancava ancora qualcosa per dirsi completamente certa della vittoria.
« … Viperion » mormorò, comprendendo solo dopo qualche secondo ciò che il suo istinto le stava suggerendo. Il potere di tornare indietro nel tempo sarebbe servito sicuramente se le cose si fossero messe davvero male. Senza Ladybug non potevano rischiare.
Nonostante la riflessione dimostrasse una grande razionalità da parte della ragazza, anche in quel caso la mano di quest’ultima esitò davanti al Miraculous del serpente. Non aveva idea di chi fosse Viperion, e di certo non poteva consegnarlo al suo proprietario senza sapere chi fosse.
Alla fine, decise che sarebbe stato un problema a cui avrebbe pensato più tardi. Magari Chat Noir sarebbe stato in grado di dirle chi era. Mise anche il braccialetto con l’uroboro all’altro polso, e mentre anche Sass compariva accanto agli altri kwami, la castana chiuse la Miracle Box e la sistemò dove l’aveva trovata.
La piccola volpe, nel frattempo, aveva rassicurato i compagni, rimasti straniti da tutte quelle evocazioni.
« Vi spiegherò strada facendo » esordì Alya alla fine, puntando finalmente le iridi color nocciola verso i kwami « Ladybug è… Ha bisogno di aiuto. Venite con me, ho intenzione di dare gli altri Miraculous ai rispettivi proprietari » senza perdere altro tempo, accennò un sorriso e si rivolse al suo kwami « Trixx, trasformami! »
 
La trasformazione in Rena Rouge durò pochi secondi, ed Alya acquistò rapidamente le lunghe orecchie e la coda da volpe, la maschera ed il flauto traverso, che le comparve sulla schiena.
Solo a quel punto la ragazza raggiunse il terrazzo per andarsene, ed in breve tempo era già diretta verso la casa del fidanzato insieme ai kwami, certa che non fosse necessario tornare dai genitori di Marinette per farsi vedere mentre si allontanava in tutto quel trambusto. Probabilmente avrebbero trovato da soli una spiegazione sulla sua improvvisa scomparsa.
Riuscendo a spostarsi perfettamente senza ulteriori aiuti grazie alla sua grande agilità, la castana fu in grado di attraversare la città e di raggiungere in pochi minuti la sua destinazione, spiegando nel mentre la situazione ai piccoli kwami, anche se in modo molto rapido.
Fortunatamente per lui, Nino era chiuso in casa con le cuffie sulle orecchie e la musica talmente alta che nemmeno si era accorto di ciò che stava accadendo all’esterno. Perfino quando Rena Rouge bussò alla finestra il ragazzo non se ne accorse, cosa che la portò a sospirare prima di fare un cenno a Wayzz « Potresti…? »
La piccola tartaruga non ebbe bisogno di altre spiegazioni, attraversò il vetro e volò rapidamente davanti al viso di Nino, sorprendendolo tanto che per poco non cadde dalla sedia. Superata la sorpresa, il moro si tolse le cuffie e spense la console davanti alla quale stava suonando la propria musica.
« Wayzz! Cosa ci fai qui, amico? Che sta succedendo? » chiese con aria incredula, seguendolo con lo sguardo.
« Dovresti chiederlo a lei… » Wayzz svolazzò verso la finestra, e ciò fu abbastanza per far notare al compagno la ragazza ancora chiusa fuori e per spingerlo ad avvicinarsi immediatamente.
« Rena Rouge! » la salutò alla fine con un largo sorriso sul volto, aprendole per consentirle di entrare.
« Abbiamo davvero poco tempo, perciò ecco qui » esordì l’altra, togliendo il bracciale e porgendolo al suo interlocutore « Nino Lahiffe, mi faresti l’onore di diventare Carapace ancora una volta? »
« Certo che sì! » Nino non perse tempo ad indossare il bracciale, e dopo un istante sollevò immediatamente il braccio « Wayzz, trasformami! »
In pochi secondi Carapace prese il posto del corvino, con lo scudo verde sulla schiena, gli occhiali protettivi ed il cappuccio sul capo.
« E adesso, dove si va? » chiese alla compagna, nel tentativo di farsi dare una spiegazione più esaustiva.
Rena Rouge, di contro, gli rivolse un sorriso mentre tornava alla finestra aperta « Tu vai ad aiutare Chat Noir, io devo andare a trovare una certa Regina di nostra conoscenza… » con un ultimo occhiolino, si lanciò di nuovo all’esterno con i kwami al seguito lasciando il ragazzo da solo, con il compito di trovare il gatto nero.

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Capitolo 7
*** Madame Mode VS Chat Noir ***


Nonostante l’inizio piuttosto fiacco, Chat Noir aveva finalmente iniziato a lottare con le unghie e con i denti contro i vestiti che lo avevano attaccato.
Dopo aver evitato per alcuni secondi gli attacchi degli scarponcini, questi ultimi erano riusciti a colpirlo con due calci, l’uno al collo e l’altro sul fianco, costringendolo così a fare un passo indietro. Di conseguenza, il maglione grigio che precedentemente era bloccato sotto al bastone a quel punto era tornato libero, ma in compenso il gatto nero poté utilizzare la propria arma ruotandola davanti a sé appositamente per farsi da scudo contro le due calzature, che dopo aver tentato un altro attacco finirono nuovamente a terra.
Non aveva idea di come comportarsi, da solo contro quei manichini praticamente instancabili ed immortali, perciò stava tentando di prendere tempo in attesa di un’idea migliore.
Dopo poco, il maglioncino afferrò la cintura che il ragazzo aveva attorno alla vita, e senza perdere tempo lo tirò verso di sé, facendolo cadere all’indietro, ma il biondo fece allungare il bastone, schiena a terra, fino a che non schiacciò l’avversario contro il muro di un edificio.
Fece appena in tempo a rimettersi in piedi e ad agganciare il bastone richiuso dietro di sé che i due scarponcini si misero a correre nella sua direzione e saltarono verso di lui, ma il biondo riuscì a catturare entrambe le scarpe con uno scatto ed un attimo dopo iniziò a legare i lacci tra loro, con un’idea in mente.
« Cosa credi di fare?! » ringhiò Madame Mode, ma il suo interlocutore non sembrò neanche accorgersi di lei, perché afferrò la cima di un palo della luce con un salto, ed agganciò le calzature lì sopra impedendogli ulteriori movimenti, concludendo il tutto con un sorriso verso la ragazza, ancora appeso e per nulla intenzionato a scendere.
« Guarda il lato positivo, così potranno vederle tutti! » commentò, portando un dito alla tempia, come se quella fosse un’idea geniale.
L’eroe di Parigi aveva appena deciso che non poteva farsi distrarre solo perché quella volta l’akumizzata era Marinette, o la sua Ladybug. Doveva trattarla come ogni altro nemico affrontato in precedenza se voleva avere quanto meno una possibilità di vittoria, anche perché a quel punto dubitava fortemente che l’altra ci sarebbe andata piano con lui. Quando si trattava di strategie sapeva perfettamente di non avere la stessa capacità della compagna, ma avrebbe dovuto trovarne una piuttosto in fretta se non voleva finire stremato prima di aver liberato l’akuma.
La ragazza, di contro, non fu esattamente felice di ascoltare quell’ultima uscita, ed in quel momento il maglioncino grigio fluttuò rapidamente verso Chat Noir come se avesse intuito i pensieri della creatrice. Nonostante ciò, il biondo non si fece cogliere impreparato e spiccò un salto verso di lui, travolgendolo a mezz’aria e finendo per stracciarlo in due come un vero e proprio gatto che ha appena rotto il giocattolo nuovo.
Quando il ragazzo rotolò su un fianco per allontanarsi, scoprì che il vestito aveva perso la sua capacità di muoversi in autonomia, diventando un normalissimo straccio vecchio e sporco.
« … Come osi rovinare le mie splendide creazioni, gattaccio! » Madame Mode era rimasta sconvolta nel vedere il maglione a terra, senza vita, emozione che tuttavia venne immediatamente sostituita dalla rabbia « Pagherai per ciò che hai fatto, sono davvero stanca di giocare adesso… Preparati a darmi il tuo Miraculous, volente o no! »
Dopo aver ruotato la matita nella mano, la ragazza tracciò un nuovo modello sul proprio blocco da disegno, che immediatamente si materializzò davanti a lei e volò a gran velocità verso Chat Noir. Non era nulla di complesso, solo una lunga sciarpa rossa che il biondo decise di affrontare con il bastone. Lo aveva appena sollevato per colpire, quando il nuovo indumento si avvolse attorno alla sua arma in modo così stretto che perfino il gatto nero ebbe difficoltà a muoverla, e proprio perché preso in contropiede se la vide sfilare di mano con uno strattone prima di venire attaccato direttamente. Il bastone cadde a terra con un clangore metallico proprio mentre la gola di Chat Noir veniva stretta dalla sciarpa, cosa che lo fece cadere all’indietro a causa dei continui movimenti del capo di abbigliamento invernale.
« Lo so, non è stagione per una sciarpa… Ma ho fatto un’eccezione solo per te, micio » commentò Madame Mode a quel punto, ritrovando la calma ed avvicinandosi a lui con un sorriso soddisfatto e fiero sul viso.
Qualche secondo dopo, la sua creazione si sfilò, lasciando la presa sulla gola, solo per posizionarsi sul busto del biondo e bloccargli le braccia lungo i fianchi e la schiena a terra. Chat Noir era troppo occupato a tossire e a riprendere fiato per reagire a quella stretta.
« Perfetto, Madame Mode. Adesso non devi fare altro che prendergli il Miraculous! » Papillon intervenne incitando la ragazza a concludere l’opera, e lei non se lo fece ripetere ulteriormente. Quando gli fu vicina, dopo aver portato nuovamente l’album sottobraccio, piegò le gambe e si chinò verso il suo nemico, che nel frattempo stava tentando di liberarsi, posandogli una mano sul petto affinché non potesse muoversi da quella posizione.
« Nulla di personale, Chat Noir. Non avresti comunque potuto vincere contro di me, so tutto di te e delle tue abilità. In fondo eravamo compagni… » lentamente, Madame Mode avvicinò il viso a quello del biondo, che di contro la fissava ad occhi sgranati, preoccupato ed al contempo ferito e deluso nel vedere la sua Ladybug, la ragazza che amava, ridotta in quel modo « Dico bene, gattino? Manca solamente la tua vera identità, ma a questo rimediamo subito »
Il modo in cui la ragazza fissava il suo nemico ormai sconfitto lo faceva solo stare più male. Non sembrava nemmeno più lei, eppure il ragazzo sperava davvero che nel profondo la vera Marinette stesse tentando con tutta se stessa di opporsi.
« Milady… Non lo fare… » supplicò l’eroe alla fine, abbassando le orecchie e puntando gli occhi in quelli della sua nemica con aria sinceramente ferita.
La richiesta veniva sul serio dal profondo del cuore, tanto che perfino Madame Mode per qualche istante si ritrovò a trattenere il fiato, interdetta da tanta sincerità. Per un attimo, parve quasi che il biondo fosse riuscito a toccare una corda ancora abbastanza sensibile da spingere la ragazza akumizzata a fermarsi, ma alla fine Madame Mode strinse i denti e distolse lo sguardo per cercare la mano dell’eroe e recuperare ciò che le era stato chiesto.
« La tua Lady ormai non esiste più, accettalo! »
Al gatto nero parve quasi di cogliere una nota di dispiacere nel tono di voce della nemica, ma era semplice capire che a quel punto Madame Mode sarebbe andata fino in fondo, perciò l’unica altra possibilità che aveva per uscire da quella scomoda situazione era utilizzare il Cataclisma e distruggere la sciarpa che lo teneva bloccato, per poi tentare di ribaltare la situazione a suo favore prima che fosse troppo tardi. Gli sarebbe bastato raggiungere l’indumento invernale anche solo con l’unghia per liberarsi dell’impiccio, ed anche se era certo che la sua nemica avesse messo in conto anche quello, in quel momento non aveva altre opzioni disponibili.
 
Aveva appena aperto bocca per attivare il proprio potere, che uno scudo dalle diverse gradazioni di verde volò dritto verso Madame Mode, colpendola su una spalla e mandandola a terra poco lontano con un lamento sofferente.
« Non sono in ritardo, spero! » Carapace fece capolino da dietro un autobus abbandonato, correndo nella loro direzione e riprendendo al volo lo scudo che nel frattempo gli era ritornato tra le mani come un boomerang.
« Tempismo perfetto! » il sorriso di Chat Noir riacquistò vigore immediatamente « Potresti… Liberarmi? »
La sua intenzione era quella di tenere il Cataclisma per quando le cose si fossero messe davvero male, perciò per quella volta avrebbe approfittato di quell’aiuto insperato anziché fare da sé. Inoltre, dopo aver usato il suo potere avrebbe avuto solo cinque minuti per risolvere la situazione, e a giudicare dalla battaglia che si era svolta fino a quel momento dubitava di potercela fare tanto facilmente.
« Non può essere! Come hai fatto a prendere il Miraculous?! » Madame Mode sembrava troppo sorpresa di vedere Carapace per fare altro, tanto che non si era nemmeno rimessa in piedi dopo il colpo subito, dunque il corvino poté approfittare di quella distrazione per aiutare Chat Noir a liberarsi della sciarpa, che una volta rotta divenne semplice stoffa tra le sue dita.
In compenso, quando il nuovo arrivato si rese conto di chi era la sua nemica ebbe lo stesso tentennamento, ma ciò diede il tempo al biondo di recuperare il bastone ed alzarsi in piedi.
Nino sapeva di non poter rivelare la propria identità a nessuno, perciò fece del proprio meglio per riprendersi in fretta dalla sorpresa e si piazzò davanti a Chat Noir con lo scudo sollevato in posizione difensiva « Non credo che questo ti riguardi »
« In effetti… Le riguarda, ma abbiamo un problema più urgente » commentò il gatto a voce più bassa, sistemandosi accanto a Carapace e puntando il bastone contro la nemica « Credo che l’akuma sia nella matita, ma per catturarla abbiamo bisogno di Ladybug o diventerà un bel problema »
La corvina, superata la sorpresa iniziale, afferrò i due oggetti caduti a terra vicino a lei e si alzò rapidamente in piedi con un’espressione decisamente dura. Evidentemente non gradiva le sorprese.
« Rena Rouge mi ha detto che ha bisogno di aiuto » replicò nel frattempo Carapace, che ancora non aveva colto completamente quanto era accaduto.
« Sì, mettiamola così. I suoi orecchini sono nella borsetta di Madame Mode insieme al suo kwami, quindi… »
« Quindi non è disponibile, chiaro »
La conversazione a quel punto si concluse, perché la ragazza aveva iniziato a tracciare un nuovo modello sull’album, che prese immediatamente vita. Si trattava di un completo composto da una camicia bianca da uomo e da pantaloni e giacca scuri, ciascuno dei quali si posizionò attorno ai due eroi, circondandoli.
La battaglia evidentemente non era ancora terminata.

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Capitolo 8
*** Rena Rouge e Queen Bee ***


Rena Rouge aveva appena raggiunto l’enorme dimora dei Bourgeois, trovando Chloé sul suo terrazzo, intenta a tenere alla larga decine di vestiti animati che erano rimasti chiusi nella sua camera. La bionda dava la schiena alla porta finestra, puntando i piedi per evitare che venisse aperta dai capi di abbigliamento furiosi che si potevano notare attraverso il vetro. Naturalmente, quando vide l’eroina che atterrava lì vicino il suo volto si illuminò immediatamente, nonostante non potesse muoversi dalla sua posizione.
« Rena Rouge! Sei venuta ad aiutarmi! » esclamò subito, con una nota di supplica nella voce « Falli smettere, ti prego! »
In un primo momento, la castana si ritrovò a fissare la scena con aria decisamente perplessa. Sembrava davvero un incubo, specialmente per una persona come Chloé che tanto amava i vestiti.
In ogni caso, una volta ricevuta la richiesta di aiuto si affrettò a guardarsi intorno in cerca di una soluzione, notando una sedia da giardino bianca che faceva al caso suo. Un attimo dopo l’aveva recuperata, sistemando l’estremità sotto alle maniglie della porta finestra per bloccare i vestiti all’interno della camera, mentre la figlia del sindaco le dava una mano tenendo ferme entrambe le ante.
« Questo non li terrà a bada per molto » mormorò l’eroina, mentre Pollen si faceva avanti, sorprendendo la bionda per un attimo.
« Mia Regina » la kwami la salutò immediatamente con grande rispetto, facendo così spuntare un sorriso sincero sul volto della ragazza.
« Pollen… »
Chloé si ritrovò a fissare prima la piccola kwami e dopo Rena Rouge, la quale, dopo averlo sfilato dalla propria chioma, le mise il fermaglio per capelli tra le mani con un sorriso « Chloé Bourgeois, non credo di doverti spiegare altro. Vorresti combattere nuovamente insieme a noi? »
« Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo! Pollen, trasformami! »
Non appena pronunciata la fatidica formula, la bionda acquistò la maschera gialla e nera e le antenne sul capo, oltre alla trottola gialla che le apparve agganciata su un fianco.
Alla fine, Rena Rouge si rivolse alla compagna, invitandola a correre con lei tra i tetti per raggiungere rapidamente la destinazione senza perdere altro tempo. Chloé era chiaramente soddisfatta, ma soprattutto impaziente di rendersi utile, perciò non se lo fece ripetere due volte e seguì la castana insieme a Sass con un largo sorriso sul volto – proprio quando i vestiti finirono per travolgere la difesa sistemata contro la porta finestra.
Anche volendo, l’eroina dalle sembianze volpine non avrebbe potuto dire a Chloé che la ragazza caduta sotto il controllo di Papillon era la compagna di classe con cui aveva una rivalità da sempre. In quanto Rena Rouge, non avrebbe potuto saperlo, e forse era decisamente meglio così.
 
Chat Noir e Carapace erano ancora intenti a combattere, guardandosi le spalle l’un l’altro, quando le due ragazze raggiunsero il luogo dello scontro. Erano riusciti a danneggiare la camicia, che in quel momento giaceva a terra in mezzo alla strada, ma in compenso Madame Mode era pronta a tracciare un nuovo disegno apposta per loro.
Queen Bee fu la prima ad intervenire nello scontro, lanciando la propria trottola per agganciare una caviglia della nemica. Quando la ragazza akumizzata se ne accorse fu troppo tardi. Cadde a terra, perdendo nuovamente l’album e la matita, e venne trascinata di un paio di metri verso la bionda.
« Tu… » nel momento in cui gli sguardi delle due ragazze si incrociarono, la corvina non poté che stringere i denti con rabbia.
Queen Bee, scoprendo l’identità dell’akumizzata, trattenne a malapena una risata divertita. Non riusciva a credere di aver avuto l’occasione di dimostrarle in prima persona quanto fosse una grande eroina, sconfiggendola sul campo di battaglia anziché a parole.
« Bene, bene… Marinette Dupain-Cheng! La sconfitta deve averti bruciato più di quanto volessi dare a vedere. Dovresti essere contenta, vedrai in azione una vera eroina, come me! »
« Tu, un’eroina?! Non farmi ridere » Madame Mode afferrò con una velocità fulminea il filo della trottola, ancora agganciato alla caviglia, e lo strattonò con l’intento di farle cadere l’arma di mano « Se non avessi avuto bisogno di un altro portatore di Miraculous non ti avrei mai lasciato quel fermaglio! »
L’azione non ebbe l’effetto sperato, ma fece barcollare Queen Bee in avanti, e ciò fu abbastanza per permettere alla corvina di rimettersi in piedi il più in fretta possibile dopo essersi liberata della stretta del filo attorno alla caviglia. La rivelazione era stata davvero troppo grande per consentire alla bionda di reagire.
« Che cosa… Ladybug…? No, tu non puoi essere lei! » protestò l’eroina, troppo sorpresa ed alterata per fare altro. Le risultava davvero difficile accettare che la sua ammirazione per Ladybug era stata rivolta da sempre alla compagna di classe che più detestava.
Madame Mode, di contro, le regalò un sogghigno e posò una mano al fianco, ormai libera « Infatti non lo sono. Non più. Non ha senso lottare per persone come te, Chloé »
Nonostante al momento stesse fronteggiando unicamente una degli avversari, non aveva dimenticato di avere contro ben quattro eroi. Se voleva metterli seriamente in difficoltà avrebbe dovuto tracciare delle nuove creazioni solo per loro.
« Persone come me?! »
« Esattamente, come te. Sciocche, egoiste, che si divertono a schiacciare gli altri solo per apparire superiori… Proprio quello che è successo oggi! » proseguì la corvina, iniziando ad indietreggiare per recuperare la sua arma. Queen Bee sembrò non cogliere ciò che aveva in mente di fare la nemica, troppo presa dalla frustrazione crescente per essere stata descritta con parole tanto crudeli. Di contro, anche l’avversaria aveva appena espresso la propria rabbia nei confronti di Chloé, dunque poteva dirsi nervosa almeno tanto quanto l’altra.
Queen Bee alla fine cedette per prima e decise di attaccare con la trottola, che tuttavia Madame Mode evitò facilmente, e da quel momento le due iniziarono un rapidissimo scambio di colpi, muovendosi tanto velocemente che quasi risultava difficile seguirle.
 
Mentre il confronto tra le due ragazze proseguiva, Rena Rouge era accorsa ad aiutare i due compagni che si trovavano a diversi metri di distanza. Tutti e tre insieme erano riusciti a bloccare i due capi di abbigliamento rimanenti a terra, con il bastone e con lo scudo, e la castana ne aveva approfittato per strapparli entrambi sotto consiglio di Chat Noir.
Quando finalmente ritrovarono un attimo di tranquillità, Carapace e la castana si scambiarono un sorriso, mentre Chat Noir si portava il bastone dietro al collo come se volesse fare dello stretching. Tutti e tre avevano notato che Queen Bee stava tenendo occupata la loro nemica, perciò potevano approfittarne per elaborare un piano anziché continuare ad improvvisare.
« Benvenuti alla festa, ragazzi. Non so come abbiate fatto, ma mi sento decisamente sollevato. O forse no. Credo di essere appena diventato il leader della squadra… Dovrei prenderla bene, credo » commentò il biondo, accigliandosi con aria dubbiosa.
« Sono stata io… » Rena Rouge si rivolse al compagno, non sapendo bene se doversi pentire della sua decisione tanto avventata o meno « Tu e Ladybug ci avete sempre salvati quando eravamo in pericolo, adesso è lei che ha bisogno del nostro aiuto. Non potevo rimanere a guardare »
Il commento infuse maggior fermezza in tutti e tre gli eroi, e dopo un secondo passato a guardarsi negli occhi, la ragazza prese un respiro profondo e sfilò il bracciale con l’uroboro che aveva ancora al polso, mettendolo in mano a Chat Noir senza troppi complimenti.
« Ho preso anche questo, ma non so a chi affidarlo » spiegò, mentre il piccolo Kwami del serpente compariva in mezzo a loro proprio in quel momento, intuendo che si stava parlando di ciò che lo riguardava direttamente « So che è stato un rischio, ma speravo che almeno tu conoscessi la vera identità di Viperion per portarglielo »
« Tu sai di Viperion…? » Chat Noir divenne solamente più perplesso, ma il sorriso fiero che si disegnò subito dopo sul volto di Rena Rouge fu abbastanza per dissipare ogni dubbio.
« Non svelo i miei segreti. Allora, puoi darglielo o no? »
Il biondo, alla fine, strinse appena di più il Miraculous con fermezza e se lo mise al polso « Ci penso io. Ma prima, dobbiamo assolutamente recuperare gli orecchini di Ladybug… Se Madame Mode dovesse decidere di ritirarsi per portarli a Papillon potremmo non riuscire più a riprenderli »
« Dicci solo cosa hai in mente. Siamo a tua disposizione, amico! Cioè… Chat Noir… » aggiunse Carapace, correggendosi all’ultimo momento. Non era sua intenzione prendersi troppa confidenza con un eroe di tutto rispetto come il biondo, ma era qualcosa che gli veniva fin troppo naturale.
« Veramente… È Ladybug quella brava con le strategie. Io preferisco improvvisare, ma vedrò di inventarmi qualcosa » concluse il gatto nero, puntando gli occhi sullo scontro in lontananza.
Di certo, non sarebbe stato facile.

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Capitolo 9
*** Rinforzi in arrivo ***


La battaglia tra Madame Mode e Queen Bee era stata senza esclusione di colpi, e bene o male sembrava davvero che le due ragazze si equivalessero in quanto a forza ed agilità.
La corvina non era ancora riuscita a recuperare i suoi strumenti perché i colpi della nemica puntualmente glielo impedivano, ma questo non sembrava essere comunque un grande problema, perché la ragazza akumizzata se la cavava egregiamente anche senza mandare i suoi vestiti in battaglia.
Più proseguivano, e più le due sembravano infuriarsi l’una con l’altra, mettendo sempre più foga in ogni attacco.
« Arrenditi e lasciami prendere il Miraculous di Chat Noir, Chloé… Potrei anche decidere di lasciarti quello dell’ape. Riflettici bene, è un’offerta fin troppo generosa, e non sarà valida in eterno » le disse la corvina in un momento di stallo « In ogni caso, oggi sarete sconfitti! »
« Stai scherzando, spero! Non mi abbasserò mai a tanto, Queen Bee non si arrende davanti a nessuno! » punta sul vivo, la bionda tentò l’ennesimo attacco, lanciando la trottola verso le caviglie della nemica per sbilanciarla. L’attacco venne prontamente evitato con un salto laterale, ed un istante dopo Madame Mode calpestò il filo con un piede, che si tese immediatamente dando alla corvina la possibilità di afferrarlo e di impadronirsi, benché solo in parte, dell’arma.
« Ti avevo avvertita » commentò alla fine, socchiudendo gli occhi ed iniziando a far ruotare la trottola gialla e nera proprio come era solita fare da Ladybug con lo yo-yo.
Queen Bee, dopo un primo momento di incredulità, tentò di riprendersi l’arma con uno strattone, ma la corvina stava tenendo il filo con entrambe le mani appositamente per tener testa all’avversaria e mantenere il controllo, cosa che rese vana la strategia dell’ape regina.
 
« Bene, Madame Mode è distratta » mormorò Chat Noir tra sé, adocchiando la matita che conteneva l’akuma ancora a terra. L’obiettivo era appena cambiato, dato che sembrava più semplice. Senza quell’arma inusuale, almeno Madame Mode non avrebbe più potuto disegnare e loro avrebbero tenuto l’akuma sotto controllo fino a quando non avessero capito cosa farsene. Una cosa alla volta.
L’eroe di Parigi si acquattò, posizionandosi a quattro zampe e scattando rapidamente verso l’obiettivo, ma non appena fu in procinto di afferrare la matita, la trottola gialla e nera di Queen Bee lo colpì alla mano, impedendogli anche solo di sfiorarla.
Madame Mode lo fissava con gli occhi socchiusi, con il filo dell’arma ancora tra le dita « Pensavi di fregarmi, gattino? Mi sembra di averti già detto che so come ragioni. So come ragionate tutti voi »
Per tutta risposta, Chat Noir le rivolse un sorriso decisamente tirato da sotto in su. Era stato colto in flagrante, ma non avrebbe perso l’occasione.
I due contendenti scattarono quasi nello stesso momento, però l’eroe di Parigi era decisamente più vicino all’obiettivo, e difatti afferrò la matita per primo, ma venne immediatamente bloccato per i polsi dalla nemica. A quel punto, iniziò una gara di resistenza senza che nessuno dei due indietreggiasse di un passo.
Rena Rouge decise di intervenire in quel momento di stallo utilizzando il proprio potere, mentre Queen Bee recuperava la propria trottola, ancora nervosa per quanto accaduto. La musica del flauto della castana si spanse nell’aria, formando una sfera di energia arancione all’estremità, dopo di che lo strumento venne puntato verso lo scontro in corso.
« Miraggio! »
Alle spalle della ragazza akumizzata apparvero dozzine di matite identiche a quella che utilizzava lei e che riempirono gran parte della strada, tuttavia, ad un occhio più attento, si poteva notare che si trovavano anche sui marciapiedi, sopra i mezzi di trasporto, sui terrazzi degli edifici adiacenti, ed ovunque una matita si poteva posare, tanto che sarebbe stato impossibile capire quali fossero una semplice illusione e quale fosse reale. A quel punto Rena Rouge esortò il biondo ad assecondare il suo piano « Chat Noir, lasciala! »
Comprendendo ciò che la compagna gli stava suggerendo, il gatto nero si concesse un sorriso e lasciò la presa, facendo cadere la vera matita e dandole un calcio al momento giusto per mandarla in mezzo alle altre e confondere le acque.
« Buona fortuna, probabilmente ti ci vorrà un po’ » augurò, una volta che la sua nemica si fu finalmente staccata da lui con un ringhio frustrato. Sapendo che l’illusione sarebbe scomparsa una volta toccata, Madame Mode si voltò immediatamente con l’intenzione di recuperarla in fretta, ma a quel punto tutti e quattro gli eroi iniziarono ad attaccarla in sincrono con le loro armi, facendola indietreggiare esattamente dalla parte opposta e rendendole difficile raggiungere il suo obiettivo.
Chat Noir, in particolare, dopo aver sistemato anche solo momentaneamente il problema della fonte del potere di Madame Mode, puntava ad impadronirsi della pochette. Non aveva ancora dimenticato la pericolosità dell’akuma oscura quando era rimasta libera di volare per tutta Parigi, perciò non poteva spezzare la matita – nonché l’influsso di Papillon sull’amica – prima di aver ottenuto il Miraculous della coccinella.
 
Messa alle strette e decisamente poco propensa a collaborare, la corvina decise di spiccare un salto ed atterrò sopra ad un palo della luce per guadagnare almeno qualche secondo di vantaggio « Quattro contro uno, voi sì che amate la sportività… »
Nessuno degli eroi volle replicare, bensì Carapace lanciò il suo scudo verso la nemica, che si chinò per evitarlo. Sapendo che sarebbe tornato verso di lei una seconda volta, rimase con le gambe piegate e voltò il capo per seguirne la traiettoria di modo da non farsi cogliere impreparata, certa che nessun altro sarebbe intervenuto tanto in fretta quando l’attacco era ancora in corso.
In realtà, non andò così. Rena Rouge saltò agilmente fino a raggiungere con una mano la tanto agognata pochette, strappando la tracolla ed impadronendosi nuovamente del Miraculous.
« A te, Chat Noir! » non si preoccupò nemmeno di atterrare prima di agire, con un lungo lancio passò la borsetta al compagno dai capelli biondi, il quale spiccò un balzo in aria con il bastone e la afferrò al volo, atterrando su un tetto lì vicino.
« Lancio perfetto! Tornerò con Viperion, fate i bravi in mia assenza! » come un maestro che rimprovera benignamente i suoi alunni, il gatto nero portò due dita alla tempia in segno di saluto e fece l’occhiolino a Madame Mode, iniziando a correre e balzando successivamente da un tetto all’altro con l’aiuto del bastone.
« No, il Miraculous! » la corvina scattò immediatamente in piedi, ma quando si accorse dello scudo a pochi centimetri da lei dovette allontanarsi con un salto all’indietro. L’intenzione di Madame Mode era quella di raggiungere un’altra postazione sopraelevata, come un semaforo od un altro palo della luce, per poi correre all’inseguimento di Chat Noir senza più badare agli altri eroi, ma proprio mentre era ancora a mezz’aria, la ragazza venne afferrata alla vita dalla trottola di Queen Bee.
« Oh no, non ti lasceremo andare così facilmente! » la ammonì la bionda, e dopo averla catturata le fece compiere un arco nel cielo, mandandola dritta contro la facciata di un edificio e facendola schiantare « Vai Chat Noir! » esortò poi, più allegramente.
Fortunatamente, l’edifico sembrava non essere stato coinvolto nell’illusione di Rena Rouge, perciò le matite continuarono a rimanere presenti ovunque.

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Capitolo 10
*** Chat Noir e Viperion ***


« Tikki, sei ancora lì? Sono Chat Noir, sei al sicuro adesso » mentre si allontanava dal luogo della battaglia, fu istintivo per il ragazzo assicurarsi che la piccola kwami stesse bene. Doveva essere stata sballottata parecchio da quando si trovava nella pochette, e le cose non erano cambiate neanche quando gli eroi si erano impadroniti della borsa.
« Chat Noir? » da dentro la borsetta, la voce della coccinella era chiaramente sorpresa, ma anche sollevata « Io sto bene, non preoccuparti per me… »
« Ottimo, mettiti comoda, allora… Stiamo affrontando qualche turbolenza. Grazie per aver scelto Chat Noir Airlines! » con quell’ultima battuta, la conversazione si concluse, anche perché non mancava molto all’arrivo.
Non ci volle molto infatti prima che il biondo raggiungesse la dimora di Luka, che per la verità consisteva in una barca ancorata che galleggiava placidamente sul fiume. Anarka, la madre di Luka e Juleka, aveva costretto i figli a chiudersi all’interno, ed era chiaro che se l’era cavata egregiamente contro i vestiti che avevano deciso di prenderli di mira, perché lì vicino, a pelo dell’acqua, galleggiavano diversi capi di abbigliamento ormai innocui. Probabilmente, se avessero controllato, sul fondale ci avrebbero trovato anche delle calzature.
Chat Noir atterrò in mezzo alla strada, dopo di che buttò in acqua un cappellino con la visiera con il proprio bastone e spiccò un ultimo salto verso la barca, ritrovandosi infine davanti ad uno degli oblò. La donna, fortunatamente, era lontana e gli dava la schiena, troppo occupata a proteggere i figli sbandierando una mazza di legno e gridando ai quattro venti per badare a lui, perciò l’eroe di Parigi poté sbirciare attraverso il vetro senza preoccuparsi di essere visto.
Juleka stava fissando fuori dall’oblò che si trovava dal lato opposto della barca con un’aria decisamente preoccupata, ma Luka stava osservando all’esterno proprio nella direzione da cui era arrivato il biondo, e non appena lo vide comparire tanto vicino sussultò per la sorpresa. A quel punto, Chat Noir si spostò davanti al ragazzo e gli rivolse un sorriso, dopo di che portò un dito alle labbra ed indicò la porta d’entrata, chiedendogli a gesti di raggiungerlo all’esterno.
Per un attimo, il ragazzo dai capelli verdi esitò, lanciando un’occhiata alla sorella incerto se doverla informare di ciò che stava accadendo o meno, ma alla fine fece un cenno deciso al biondo, che a quel punto si allontanò verso l’ingresso.
Quando l’altro si fu dileguato, il giovane chitarrista si rivolse alla gemella, spingendola a voltarsi « Juleka, vado ad aiutare nostra madre » le disse, posandole una mano sulla spalla per rassicurarla « Torno presto, tu nel frattempo non uscire da qui »
La ragazza si ritrovò immediatamente spiazzata, e non a torto, infatti prese immediatamente una mano al fratello nel tentativo di convincerlo a rimanere con lei « Non è sicuro… E nostra madre ci ha detto di non muoverci »
« Andrà tutto bene » Luka mise fine alla breve discussione con un ultimo sorriso ed un bacio sulla fronte della ragazza dai lunghi capelli neri e viola, dopo di che si incamminò a passo svelto in direzione della porta senza darle tempo di replicare ulteriormente.
Chat Noir lo stava aspettando con la schiena appoggiata al muro accanto all’entrata, e si scostò non appena lo vide uscire « Luka, giusto? » esordì con un largo sorriso sul volto, ma attento a non alzare troppo la voce. Nonostante fossero nascosti ad occhi indiscreti, Juleka era ancora piuttosto vicina.
Il ragazzo dai capelli verdi confermò con un cenno del capo, senza però comprendere come avesse fatto l’eroe a scoprire il suo nome, e notando solo in quel momento la borsa da donna che l’altro si era portato dietro. Il gatto nero, infatti, nell’attesa aveva fatto un nodo per riunire le due estremità rotte della tracolla di modo da poterla trasportare più agilmente, e nel vedere la confusione sul volto del suo interlocutore accennò un sorriso. Un attimo dopo, si sfilò il Miraculous del serpente dal polso, iniziando a farlo ruotare sul dito con un sorriso ora chiaramente divertito « Aspetta, forse dovrei dire… Viperion? »
In quel momento, Sass fece capolino da dietro il capo dell’eroe di Parigi.
« Pensavo che solo Ladybug sapesse chi è Viperion… » commentò il ragazzo, accennando però un sorriso nel rivedere nuovamente il piccolo kwami.
« Tra me e Ladybug non ci sono segreti, sai… Siamo molto uniti, noi due, se capisci che intendo… » con un occhiolino ed una nota di fierezza che non guastava mai, il gatto nero porse il bracciale a Luka, facendosi più serio « Luka Couffaine, ecco a te il Miraculous del serprente. Spero accetterai di aiutarci ancora una volta »
Sul volto di Luka il sorriso di poco prima si allargò, ed un attimo dopo il ragazzo aveva già preso in mano il bracciale con un cenno di assenso. Una volta messo al polso, sollevò il braccio e puntò gli occhi sul piccolo serpente lì presente « Sass, squame striscianti! »
Anche per Luka, la trasformazione non durò molto, ed in pochi secondi il ragazzo aveva ottenuto la maschera verde, la tuta e la piccola lira del medesimo colore.
Una volta fatto ciò, i due ragazzi dovevano solo pensare alla mossa successiva.
 
Mentre Chat Noir andava a reclutare anche Viperion nella squadra, e soprattutto metteva distanza tra la ragazza akumizzata e gli orecchini di Ladybug, gli eroi avevano continuato a tenere impegnata la nemica.
Madame Mode si era ripresa egregiamente nonostante la botta, e dato che il gatto nero si era ormai dileguato, aveva optato per cambiare obiettivo e riprendersi innanzitutto la propria matita ancora dispersa.
Di contro, Rena Rouge, Carapace e Queen Bee non avevano sicuramente intenzione di farle recuperare la fonte del suo potere tanto facilmente.
« Il gattino vi ha lasciati soli. Poco carino da parte sua, non trovate? » commentò la corvina, esordendo in quel modo nel momento in cui si ritrovò attorniata dagli eroi dopo aver mosso appena un paio di passi proprio per staccarsi dal muro contro cui era stata spedita. Nonostante la situazione non ottimale, sapeva che si trattava del momento migliore per reagire, dato che avrebbe affrontato solo tre dei suoi nemici prima che il biondo tornasse insieme all’ennesimo eroe, ovvero Viperion. Di conseguenza, decise di attaccare per prima, optando per un calcio verso Rena Rouge, che bloccò il colpo con il suo flauto, ma ciò consentì all’avversaria di darsi uno slancio con il piede e di saltare al di sopra di Queen Bee, che si trovava esattamente al lato opposto.
Una volta che si fu liberata dall’accerchiamento, Madame Mode si diresse immediatamente verso la zona della strada coinvolta nell’illusione della castana, la quale a sua volta strinse i denti, iniziando ad inseguirla insieme ai compagni « Chat Noir si fida di noi, non ti lasceremo fare ciò che vuoi! »
Carapace tentò subito di fermarla lanciando il proprio scudo, ma l’arma tornò indietro senza aver centrato il bersaglio, innervosendo la bionda lì vicino.
« Possiamo cavarcela anche senza di lui! Veleno! » Dopo aver pronunciato quelle parole, la trottola di Queen Bee pulsò nella sua mano, rendendo chiaro il fatto che l’eroina avesse appena attivato il proprio potere speciale, mentre Rena Rouge e Carapace spiccavano un salto in contemporanea per attaccare Madame Mode con le loro armi.
Dopo tutto, il veleno di Queen Bee era il metodo più efficace per fermare la ragazza akumizzata, quanto meno per tentare finalmente di capire cosa fare con l’akuma. Forse, avrebbero perfino risolto la situazione da soli.
« Davvero? » sul volto della corvina comparve un sogghigno nell’esatto momento in cui l’eroina dai capelli biondi si lanciava verso di lei per paralizzarla. Si fermò praticamente da sola, scartando di lato per evitare l’impatto con lo scudo di Carapace, ed in un lampo afferrò il flauto di Rena Rouge, tenendolo ben stretto con entrambe le mani appositamente per evitare che si allontanasse. In quel modo, la castana le stava praticamente facendo da scudo contro l’attacco della compagna, che ormai era troppo lanciata per fermarsi in tempo.
« Ehi! Lascialo andare! »
Dopo quell’ordine che non venne eseguito, la volpe staccò una mano per farsi da parte, comprendendo di non avere molto tempo per rimanere a litigare sul possesso della sua arma, ma la corvina la afferrò per il polso e le impedì di allontanarsi, costringendola a rimanere al suo posto.
« Togliti di mezzo! » le gridò la compagna dai capelli biondi, ancor più innervosita di prima.
« Ferma! » Carapace la ammonì immediatamente, ma vedendo che Queen Bee non riusciva a fermarsi nonostante si fosse resa conto del problema comprese di dover intervenire prima che fosse troppo tardi. Gli fu facile realizzare che non avrebbe fatto in tempo ad usare il suo potere per creare la cupola protettiva, soprattutto da una distanza come quella, perciò senza pensarci due volte decise di optare per la scelta più pericolosa e di lanciarsi davanti a Rena Rouge, appena in tempo per venire colpito dal veleno della bionda al posto della sua compagna.
« Carapace! » il grido quasi disperato della ragazza non si fece attendere, e fu solo a quel punto che Madame Mode decise di mollare la presa sul flauto e sul braccio con un sorriso soddisfatto, consentendole di staccarsi e soccorrere il ragazzo.
« Pare che tu abbia sbagliato mira, Chloé » commentò subito dopo, per nulla pentita, mentre il corvino cadeva a terra senza potersi più muovere.
« Siete due incapaci! » protestò la bionda, reagendo solamente con più foga dopo lo smacco subito ed indietreggiando di un paio di passi, con la trottola stretta nel pugno per il nervosismo.
« Sei tu che l’hai colpito! » replicò la castana con preoccupazione ed un’aggressività che non era da lei, sorreggendo il corpo immobile del corvino.
Madame Mode a quel punto non riuscì a trattenere una risata, volta unicamente a far alterare maggiormente la bionda « Questa volta devo proprio dare ragione alla tua amica, Chloè… »
La ragazza akumizzata fece appena in tempo a fare un passo, come se volesse dileguarsi, che Queen Bee fermò la sua corsa imminente attaccando con la propria trottola, punta sul vivo. Madame Mode, a quel punto, sollevò il braccio per proteggersi, e di conseguenza l’arma andò ad attorcigliarsi attorno al polso, ma la corvina, in quel caso, si era fatta prendere volontariamente, proprio per sistemarli tutti in una volta.
Dopo un istante, si mise a correre attorno ai tre eroi, cogliendo la bionda di sorpresa, e solo qualche secondo più tardi li aveva completamente circondati con il filo dell’arma gialla e nera. A quel punto, i tre ragazzi si ritrovarono a terra, stretti l’uno all’altro e riuniti schiena contro schiena, mentre la nemica girava loro intorno più volte per immobilizzarli.
« Che cosa?! » esclamò subito Queen Bee, mentre Rena Rouge si accodava a lei ed iniziava a dimenarsi per allentare la stretta. Solo a quel punto la ragazza akumizzata si avvicinò a loro e concluse l’opera, legando l’estremità che aveva attorno al polso per evitare che il filo si allentasse troppo ed i tre si liberassero prima del previsto.
Ormai erano tutti sistemati. Queen Bee e Rena Rouge avevano utilizzato il loro potere speciale e – una volta annullata l’illusione – si sarebbero ritrasformate entro breve, mentre Carapace sarebbe rimasto paralizzato fino a quando non fosse terminato l’effetto del veleno della bionda.
A quel punto sarebbero stati di nuovo tutti liberi, ma sarebbe stato già troppo tardi.
« È stato un piacere giocare con voi, ragazzi » concluse la corvina, scostandosi dal gruppo e rivolgendo a tutti un sorriso « Se permettete, ho due Miraculous che mi aspettano »
L’ultima cosa che Madame Mode sentì mentre si dirigeva verso le matite fu il grido frustrato della bionda che le imponeva di fermarsi.

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Capitolo 11
*** Una nuova Ladybug ***


A Madame Mode bastò sfiorare una delle matite che si trovavano in mezzo alla strada per annullare l’illusione creata da Rena Rouge in precedenza, ed a quel punto fu facile scoprire dove era finita l’originale. Dopo aver recuperato il proprio album da disegno ed aver spinto lo sguardo più lontano, notò la sua matita vicina ad un marciapiede e la raccolse da terra, ottenendo nuovamente il controllo completo dei propri poteri.
« Ottima mossa, Madame Mode. Adesso puoi andare finalmente a prendere il tuo Miraculous e quello di Chat Noir » si congratulò Papillon una volta che la battaglia fu terminata, ma il commento fece solamente nascere un sorriso divertito sul volto della corvina.
« Ho un’idea migliore. Credimi, il gattino non mi sfuggirà di nuovo »
 
Chat Noir e Viperion stavano correndo tra i tetti per raggiungere il resto del gruppo, quando si accorsero che i capi di abbigliamento e le calzature ancora rimaste in piedi si stavano dirigendo tutti in un’unica direzione, ed alzando lo sguardo realizzarono che il punto di incontro con tutta probabilità era niente meno che la Torre Eiffel, che si stagliava in lontananza regalando uno splendido panorama. Era troppo lontana per avere una visuale chiara, ma il gatto nero poteva scommettere che Madame Mode si trovava proprio lì. Ne conseguiva che i suoi compagni molto probabilmente se l’erano lasciata sfuggire, come minimo. Sicuramente non aveva intenzione di pensare al peggio.
« Qualcosa non va? » domandò Viperion a quel punto, notando la preoccupazione del compagno. Per tutta risposta, il biondo si fermò sopra ad un tetto per riflettere.
Non poteva sfidare la ragazza akumizzata tanto apertamente, non con il Miraculous della coccinella a portata di mano. Se Madame Mode fosse riuscita a fermarlo, avrebbe ottenuto entrambi i Miraculous in un colpo solo, ed in più lui non aveva ancora trovato una soluzione per quando l’akuma sarebbe stata finalmente liberata.
Aveva bisogno di qualcuno che proteggesse il Miraculous e che purificasse l’akuma al momento giusto. In pratica, aveva bisogno di Ladybug.
« Cambio di programma, Viperion » il biondo regalò un sorriso al compagno, con un’idea in mente « Facciamo una deviazione, ti dispiace? »
 
Dopo qualche minuto, i due eroi avevano raggiunto la zona in cui si trovava la scuola che frequentava Adrien, che ospitava anche le lezioni di scherma.
« Aspettami qui, torno subito » disse Chat Noir, adocchiando una persona in particolare in mezzo alla folla. Quasi non attese la risposta di Viperion che saltò giù dal tetto, così il ragazzo dai capelli verdi si sedette a terra, con la schiena contro ad un comignolo, ed iniziò a suonare qualche accordo con la propria lira per passare il tempo.
Kagami aveva smesso di duellare nel momento in cui i vestiti che avevano preso di mira la palestra si erano allontanati. Si trovava all’esterno, differentemente da quando il gatto nero l’aveva lasciata per occuparsi dell’akuma, perciò al biondo non ci volle molto per raggiungerla e prenderle la mano di modo da trascinarla con sé in un vicolo più appartato.
La ragazza venne presa in contropiede, come era facile immaginare, ma non oppose resistenza quando scoprì chi l’aveva afferrata in quel modo « Un attimo… Chat Noir, dove stiamo andando? »
L’eroe di Parigi non rispose immediatamente, ma la lasciò andare solo quando raggiunsero un vicolo stretto e furono finalmente al riparo da occhi indiscreti.
« Mi dispiace, non te lo chiederei se non fosse un’emergenza » esordì a quel punto, esitando solo un istante davanti allo sguardo perplesso della corvina. In quel momento si sentiva come se stesse tradendo la sua Ladybug, ma si trattava della miglior soluzione che gli era venuta in mente.
« Ladybug è l’unica in grado di catturare l’akuma e di proteggere il suo Miraculous, abbiamo bisogno di lei… » aggiunse, aprendo la cerniera della pochette e lasciando che Tikki uscisse fuori.
« … Sei tu che dai i poteri a Ladybug, non è vero…? » domandò Kagami alla coccinella. Aveva ben presente come funzionava, essendosi trasformata in Ryuko grazie al Miraculous del drago, ma avrebbe evitato una simile rivelazione. Tikki annuì, leggermente preoccupata, ma dopo aver lanciato un’occhiata a Chat Noir e poi nuovamente a Kagami, comprese di potersi fidare.
Soddisfatto, Chat Noir prese gli orecchini dalla borsetta e li porse alla corvina « Kagami Tsurugi, questo è il Miraculous della coccinella, che ti donerà il potere della creazione. Lo userai per il bene superiore, dopo di che dovrai restituirmelo. Accetti le mie condizioni? »
La ragazza rimase con il fiato sospeso per qualche attimo, ma alla fine si concesse un sorriso e puntò gli occhi scuri in quelli verdi dell’eroe, prendendo gli orecchini in mano « Conta su di me, Chat Noir. Non ti deluderò »
Le ci volle poco per indossarli, ed a quel punto Tikki le volò davanti, regalandole un sorriso « Tutto ciò che devi fare è dire Tikki, trasformami »
Naturalmente, Kagami ci mise un attimo ad eseguire gli ordini « Tikki, trasformami! »
La maschera rossa a pois neri fu la prima a comparire, seguita dalla tuta del medesimo colore. I capelli scuri si legarono con due lunghi nastri rossi, formando due chignon perfetti ai lati del capo, mentre gli occhi color nocciola si scurirono diventando del medesimo colore dell’inchiostro. Infine, le comparve alla vita anche lo yo-yo, ed a quel punto la trasformazione fu ufficialmente completa.
I due ragazzi persero qualche secondo a guardarsi negli occhi, come a volersi imprimere l’immagine l’uno dell’altra nella mente, ma alla fine Kagami si schiarì la gola « La situazione sembra più grave del solito, quindi immagino sia meglio andare… »
Il biondo accennò un sorriso, e dopo un cenno di assenso prese il proprio bastone e lo allungò, lasciando la pochette a terra e saltando sul tetto della scuola per fare strada alla nuova compagna – con i poteri di Ladybug, la borsa di Marinette sarebbe tornata alla proprietaria in qualunque caso, e per lui era solo un fastidio in più. Tempo un istante, e la corvina aveva lanciato lo yo-yo nella medesima direzione.
 
I due ragazzi trovarono Viperion intento a suonare una melodia, ma nel momento in cui comparvero nel campo visivo del ragazzo, quest’ultimo si alzò immediatamente in piedi e lasciò perdere la musica.
« Ladybug…? Ti ricordavo… Diversa » commentò, ad un esame più attento. Non sapeva bene perché, ma sentiva che non era la stessa ragazza che aveva conosciuto durante la sua prima volta da eroe, ed in effetti gli dispiaceva. Con Ladybug si era trovato davvero bene.
« Lei non è la Ladybug che conosciamo » spiegò Chat Noir, posandole una mano sulla schiena come a voler garantire per lei « Ci aiuterà solo per questa volta. È in gamba, te lo assicuro »
Viperion non aveva nulla da ridire su quella scelta, nonostante non comprendesse il motivo che aveva spinto il gatto nero a cercare una sostituta, perciò sorrise alla nuova compagna e le porse la mano « Piacere di conoscerti, Ladybug. Puoi chiamarmi Viperion »
« Il piacere è mio, Viperion » la ragazza ricambiò la stretta ed il sorriso con uno altrettanto gentile, portando il biondo a circondare le spalle di entrambi con le braccia, con un’aria soddisfatta in volto.
« Bene, vedo che andate già d’accordo. Vogliamo andare a salvare Parigi? »

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Capitolo 12
*** Il team è al completo ***


Il Miraculous di Queen Bee fu il primo a trillare, annunciando l’imminente ritrasformazione di Chloè in una semplice adolescente. I tre ragazzi erano ancora bloccati, e Carapace in particolare non riusciva minimamente a muoversi o ad aprire bocca, al contrario della bionda che non accennò ad abbassare il tono di voce e si mise a picchiare i piedi a terra con forza – per quanto le fosse possibile, legata in quel modo.
« È tutta colpa vostra, se non vi foste messi in mezzo adesso non ci troveremmo in questa situazione! »
Rena Rouge alzò gli occhi al cielo, sospirando con non poca frustrazione, ma decisa a non replicare per evitare di portare avanti quella discussione inutile. Non potevano rimproverarsi per ciò che era accaduto, tanto valeva spendere le energie rimanenti per tentare di liberarsi piuttosto che per alimentare un litigio che non avrebbe portato a nulla.
In quel momento, però, anche la collana che la castana portava al collo suonò per avvertire la portatrice del Miraculous che aveva ancora poco tempo, spingendo quest’ultima a stringere istintivamente le labbra « Queen Bee, stiamo per ritrasformarci… Dobbiamo assolutamente liberarci prima che accada. Non possiamo svelare le nostre identità »
« Parla per te! » replicò l’altra, con una nota di stizza nella voce « Quando tornerò me stessa la mia trottola sparirà, no? È così che funziona. Così saremo di nuovo liberi »
Il ragionamento di Queen Bee non era sbagliato, ed anche la sua interlocutrice dovette convenire con lei che si trattava di un buon piano. Inoltre, Carapace a quel punto sarebbe stato in grado di muoversi di nuovo. Il problema più grave era che Rena Rouge avrebbe potuto non avere abbastanza tempo per allontanarsi prima che anche la sua trasformazione si annullasse, ma a questo di certo la bionda non aveva pensato. Tutti sapevano che Queen Bee era niente meno che la figlia del sindaco, per Chloé Bourgeois mantenere il segreto non era mai stata una priorità.
« Vi siete messi a giocare con il filo della trottola? Dovrebbe essere più una cosa da gatti, questa » la voce allegra di Chat Noir mise fine alla conversazione, e nel momento in cui le ragazze voltarono lo sguardo scoprirono che il gatto nero era appena tornato con altri due eroi. Come promesso, aveva reclutato Viperion, ma ciò che le lasciò stupite fu vedere niente meno che Ladybug.
Il tempo di realizzare che l’eroina a pois era effettivamente dalla loro parte, e Chat Noir si era già messo a slegare i compagni, decidendo di rimandare le spiegazioni ad un secondo momento.
Non appena furono liberi, Rena Rouge si voltò immediatamente per sorreggere il ragazzo paralizzato, che naturalmente rimaneva immobile come una statua, ma chiese subito al compagno dai capelli biondi se poteva prendere il suo posto con un cenno del capo.
« Carapace? Il gatto ti ha mangiato la lingua? » domandò il biondo una volta chinatosi per aiutare l’eroe dai capelli corvini, ironizzando senza rendersi conto di ciò che gli era accaduto fino a quando non vide la puntura della compagna su un fianco « O forse dovrei dire l’ape… »
« Meglio che vada, sto per ritrasformarmi… » informò la castana una volta in piedi, indietreggiando per allontanarsi « Mi dispiace, dovrete fare a meno di me per un po’! »
Con quell’ultimo saluto, Rena Rouge si voltò ed iniziò a correre verso gli edifici per trovare in fretta un riparo, lasciando il resto del gruppo a discutere le prossime mosse.
 
Mentre l’eroina spariva in lontananza, Queen Bee raggiunse la nuova arrivata dai capelli corvini « Sapevo che Ladybug non poteva essere lei! Mi sembra ovvio che se è qui con noi non può essere la panettiera, dico bene? » commentò con un largo sorriso sul volto, fiera di aver scoperto la bugia, ma le bastò osservare Ladybug più da vicino per rendersi conto che i tratti di quella ragazza non erano gli stessi che ricordava.
Nel sentire quel commento, l’altra puntò gli occhi su Chat Noir con aria interrogativa prima di rivolgere la parola direttamente alla sua interlocutrice « Non so chi sia lei, ma io non sono la Ladybug che conoscete »
Il Miraculous di Chloé suonò di nuovo, e dato che il tempo era ormai scaduto la trasformazione si annullò davanti a tutti, facendo comparire una piccola Pollen stanca e bisognosa di recuperare energie che si posò tra le mani della sua Regina.
Anche l’effetto del suo potere su Carapace svanì, consentendo al corvino di riprendere il controllo del suo corpo e di rialzarsi in piedi con l’aiuto di Chat Noir, il quale prese la parola subito dopo « Bene, direi che è il momento delle presentazioni e… Di qualche spiegazione »
 
Diversi minuti più tardi, tutti e sei gli eroi di Parigi si erano appostati l’uno accanto all’altro sul terrazzo di un edificio nei pressi della Torre Eiffel, intenti ad osservare la loro nemica senza farsi scoprire. Rena Rouge e Queen Bee erano tornate alle loro rispettive identità da eroine dopo che i due kwami ebbero consumato un rapido pasto, perciò nessuno aveva più limiti di tempo, almeno fino a quando qualcuno non avesse utilizzato il proprio potere speciale.
Una volta riuniti, tutte le informazioni in loro possesso erano state condivise, affinché ognuno sapesse con chi e con che cosa avrebbe avuto a che fare da quel momento in avanti. In parte, si poteva intuire anche dalla loro posizione, dato che bastava alzare lo sguardo per comprendere la situazione.
Madame Mode si trovava al primo piano della torre, posizionata con fierezza sulla piattaforma con in mano il blocco da disegno e la matita che conteneva l’akuma. Ai piedi della costruzione, invece, si potevano osservare dozzine e dozzine di capi di abbigliamento diversi ed altrettante calzature, tutti animati e suddivisi in ranghi come soldati, come se si fosse improvvisamente formato un piccolo esercito guidato dalla ragazza akumizzata. Senza ombra di dubbio, era stata lei a materializzarli tutti uno dopo l’altro, nell’attesa che gli eroi tornassero ad affrontarla.
« Questa volta non mi sfuggirai, Chat Noir… »
 
Dopo un lungo momento di silenzio riflessivo da parte di tutto il gruppo di ragazzi, la prima a prendere la parola fu la nuova Ladybug « Tre vanno a destra, e tre a sinistra? »
Rena Rouge e Carapace si lanciarono subito un’occhiata l‘un l’altro, comprendendo di aver avuto la medesima idea nel medesimo istante « … Ci copriamo le spalle a vicenda! » esclamarono, battendosi il pugno con un sorriso sul volto.
Quella conclusione fece alzare gli occhi al cielo alla bionda lì accanto, che tuttavia alla fine optò per concentrarsi sugli eroi, a suo dire, più affidabili.
« È meglio che Viperion rimanga fuori dalla mischia a controllare, nel caso servisse il suo intervento » suggerì Chat Noir, incontrando l’approvazione dell’interessato. Memori dello scontro con Desperada, quella sembrava la scelta migliore.
« Spero che vi basteranno cinque minuti » aggiunse l’eroe dai capelli verdi, intimamente dispiaciuto di non poter dare più tempo ai compagni. Se avesse potuto, avrebbe certamente dato un contributo maggiore, ma se lo scontro si fosse prolungato oltre il tempo previsto l’eroe dai capelli verdi si sarebbe dovuto ritirare momentaneamente e far recuperare le energie a Sass prima di unirsi alla battaglia.
« Ce li faremo bastare » concluse Ladybug.
Qualche secondo dopo, tutti e sei erano saltati giù dal terrazzo e si erano avvicinati alla Torre Eiffel con una corsetta, attenti a non farsi scoprire. Chat Noir, Ladybug e Queen Bee si erano spostati verso il lato destro e si erano nascosti dietro ad uno dei grossi pilastri che sorreggeva la torre, mentre Rena Rouge, Carapace e Viperion avevano optato per muoversi furtivamente verso il lato sinistro, finendo per accucciarsi dietro ad un’auto incustodita.
« Seconda occasione » Viperion attivò il potere del Miraculous, ruotando la testa del serpente posta sul bracciale, dopo di che fece un cenno ai compagni e tutti e tre uscirono allo scoperto, seguiti a ruota dagli altri tre ragazzi.
Tutti erano pronti a combattere ed a fare la propria parte, ma al contrario di quanto si aspettavano, i capi di abbigliamento non si mossero dalle loro posizioni, bensì fu proprio Madame Mode ad esordire con tono deciso e sicuro per rivolgersi ai nemici.
« Ce ne avete messo di tempo! » il suo sguardo si posò su ciascuno degli eroi, soppesandoli, fino a quando non incontrò la figura dell’eroina a pois « Ma bene, vedo che avete anche trovato una sostituta per Ladybug… Mi dispiace informarvi che non servirà in ogni caso »
Dato che ormai tutti sapevano che la vittima di Papillon era proprio la loro Ladybug in abiti civili, nessuno si stupì di quell’affermazione, ma di certo l’attenzione degli eroi si spostò rapidamente verso la ragazza dai capelli corvini caduta sotto l’influsso dell’akuma. Ad uno sguardo più attento, anche chi non sapeva ancora che la ragazza akumizzata era Marinette la riconobbe quasi immediatamente.
La situazione sicuramente non invogliava ad una piacevole chiacchierata, perciò fu Madame Mode a proseguire il suo discorso, sollevando le braccia e regalando un ghigno divertito agli eroi presenti « L’intera Parigi diventerà la mia passerella personale! Quando avrò finito con voi, tutti quanti scopriranno finalmente il talento che si cela dietro alle mie creazioni… Soprattutto chi ha osato mettere in discussione le mie doti. Dico bene, Chloé? »
Vedere tutti quei manichini invisibili pronti ad attaccare al primo segnale avrebbe fatto rabbrividire chiunque, ma i sei ragazzi si posizionarono davanti alla Torre Eiffel in una fila ordinata, l’uno accanto all’altro, senza indietreggiare nonostante fossero circondati sia dal piccolo esercito alle loro spalle sia dalla loro nemica che si trovava davanti a loro.
« Spero per te che non sia stoffa scadente, Milady » esclamò Chat Noir con un mezzo sorriso, facendo roteare il proprio bastone nella mano prima di posarne l’estremità a terra.
« Faremo a pezzi questi abiti assolutamente ridicoli prima che tu te ne accorga! » aggiunse Queen Bee, prendendo in mano la trottola, pronta ad affrontare l’esercito alle sue spalle proprio come il compagno.
« Avrai anche creato un esercito tutto tuo, Madame Mode… » iniziò Carapace subito dopo, brandendo lo scudo.
« … Ma, come sai, noi siamo una squadra molto unita! » concluse Rena Rouge, portando fieramente le mani ai fianchi, con il flauto già pronto per essere utilizzato.
« Riusciremo a liberarti, Marinette… » mormorò invece Viperion, prendendosi un altro istante per lanciarle un’occhiata preoccupata prima di concentrarsi sulle prossime mosse. La riuscita del piano dipendeva per la maggior parte da lui, ed il ragazzo di certo non era intenzionato a fallire.
« Ti assicuro che non mi risparmierò, anche se il tuo Miraculous è mio solo in via temporanea! » Ladybug fu l’ultima a parlare, iniziando a far roteare il proprio yo-yo prima ancora di affrontare gli avversari.
Tutte quelle parole urlate al vento fecero sorridere Madame Mode, che nel frattempo aveva ascoltato con attenzione facendo ruotare lentamente la matita tra le dita. A detta sua, stavano solamente ritardando la sconfitta, ed era unicamente per quello che aveva deciso di attendere fino alla fine, quasi rispettando la volontà di esprimere le loro ultime parole.
« Sapete, mi avete appena fatto cambiare idea… Avete molto coraggio ad esprimervi così nonostante lo svantaggio evidente » disse loro, dopo qualche istante di riflessione. A quel punto, la corvina si fece decisamente più seria e determinata prima di rivolgersi direttamente alle sue creazioni « Prendete i loro Miraculous! Li voglio tutti! »

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Capitolo 13
*** Seconda occasione ***


Viperion fu il primo a saltare all’indietro per evitare i vestiti che erano immediatamente partiti all’attacco subito dopo l’ordine della loro disegnatrice, lasciando che fossero i compagni a lottare anche per lui. Il suo compito era un altro, perciò doveva seguire il piano e monitorare la situazione per intervenire al momento giusto.
Consapevoli del fatto che l’eroe dai capelli verdi non dovesse avere distrazioni, Carapace e Rena Rouge si impegnarono a fondo per intercettare i capi di abbigliamento e le calzature che lo avevano puntato, e così come gli altri utilizzarono tutte le loro abilità, armi comprese, per tener testa agli avversari.
Ladybug e Chat Noir erano quelli che riuscivano ad affrontare con maggior decisione quei capi di vestiario, mulinando le loro armi in sincrono così rapidamente che sembrava fossero abituati a lottare insieme da sempre nonostante per la ragazza fosse praticamente la prima volta. La corvina afferrò proprio in quel momento con lo yo-yo una maglietta leggera a maniche lunghe di colore rosso acceso che stava per attaccare il gatto alle spalle, lanciandola via prima di colpire con un calcio uno stivale intenzionato ad approfittare della sua apparente distrazione. Allo stesso tempo, il biondo ruotò il bastone davanti a sé per proteggersi da un poncho animato, prima di colpirlo con l’estremità dell’arma e bloccarlo a terra. Passò solo un secondo prima che l’eroe di Parigi lasciasse la presa per difendersi dall’attacco di un paio di pantaloni color giallo limone che tentarono di sferrare un calcio, prontamente bloccato dal bastone. A quel punto, un paio di ballerine lo colpirono dietro alle gambe, facendolo cadere in ginocchio, ed il poncho di poco prima ne approfittò per infilarglisi addosso passando dalla testa, stringendolo con sempre maggior forza ad ogni secondo che passava.
« Cataclisma! » Chat Noir quella volta reagì prontamente, disintegrando l’indumento grazie al proprio potere e rimettendosi in piedi mentre la compagna dai capelli scuri lo proteggeva per concedergli il tempo necessario a riprendersi. La ragazza approfittò infatti di un momento di relativa calma mentre utilizzava lo yo-yo – facendosi da scudo contro ben quattro calzature diverse – per accertarsi che il biondo fosse in grado di proseguire la battaglia.
« Stai bene, Chat Noir? »
« Benissimo! Sai, quel poncho non si adatta bene al mio stile » sdrammatizzò l’altro, iniziando subito a duellare con una gonna a balze. Il commento bastò per far capire a Ladybug che il compagno era ancora in ottima forma, perciò la ragazza tornò a concentrarsi e dopo aver preso un respiro profondo si mise a correre, travolgendo indumenti e scarpe sulla sua strada con lo yo-yo.
 
A breve distanza da loro, Queen Bee aveva sferrato un colpo dopo l’altro con la trottola, allontanando ogni capo di abbigliamento ed ogni calzatura prima che si avvicinassero troppo. La strategia durò fino a quando un paio di guanti non le arrivarono alle spalle, premendole sulla bocca tanto forte da obbligarla a mugugnare e dimenarsi nel tentativo di staccarseli di dosso. Allo stesso tempo, una camicia da donna nera la bloccò da dietro, afferrandola da sotto le braccia, e subito dopo, per non farsi mancare nulla, si aggiunse alla mischia anche un cappello a bombetta che si infilò a forza sul capo della bionda fino a coprirle gli occhi.
« Queen Bee! » Carapace, nel vedere la compagna in difficoltà, stava per raggiungerla di modo da darle una mano, ma la sua strada fu rapidamente bloccata da un paio di tacchi a spillo che finirono per battere ripetutamente le suole sullo scudo verde, senza dargli tregua. Rena Rouge intervenne usando il flauto per spazzare via un paio di calzoncini corti, coprendo come promesso le spalle al corvino, ma nemmeno lei riuscì ad allontanarsi dalla sua posizione per dare una mano alla bionda.
In poco tempo, i due erano stati circondati da diversi indumenti, cosa che li costrinse a battere in ritirata.
Alla fine, Carapace comprese che anche in due non sarebbero stati in grado di far fronte a tutti quegli avversari, perciò strinse la compagna per la vita e, una volta sicuro che fosse ben protetta dietro lo scudo, caricò a testa bassa gli indumenti che sbarravano loro la strada con l’intento di andare ad aiutare Queen Bee insieme a lei.
Una volta raggiunta la loro compagna – ormai immobilizzata per via dell’intervento di una sciarpa – sollevò il braccio per attivare il proprio potere speciale « Scudo protettivo! »
Dopo quelle parole, dal braccialetto si formò una sfera di colore verde che divenne sempre più grande fino a diventare una cupola di energia, similmente ad un guscio di una tartaruga, e che finì per circondare i tre eroi proteggendoli dagli attacchi esterni. Da quel momento, abiti e scarpe si ammucchiarono poco alla volta attorno alla cupola colorata, attaccando con l’intento di romperla in qualche modo, ma senza successo.
Il Miraculous di Queen Bee a quel punto era praticamente a portata di mano di uno dei due guanti, il quale si era avvicinato al capo della bionda per sfilarlo dalla sua chioma non appena il cappello gli aveva lasciato campo libero. Rena Rouge e Carapace, tuttavia, si affrettarono a strappare rapidamente tutti i capi di abbigliamento che stavano importunando la bionda e sventarono il piano appena in tempo, e solo allora tutti e tre insieme tirarono finalmente un sospiro di sollievo.
« D’accordo, ora siamo al sicuro, ma… Come li aiutiamo? » chiese Rena Rouge dopo qualche secondo, puntando gli occhi su Ladybug e Chat Noir e suscitando così un forte dubbio nel suo compagno.
« Io… Ecco… » la mossa evidentemente non era stata delle migliori, ma a Carapace era sembrata la più adatta all’occasione. Il problema, a quel punto, era liberarsi del mucchio di capi di vestiario che li stavano attendendo al di là della protezione creata dall’eroe. Sarebbero bastati cinque minuti, dopo di che non avrebbero avuto scampo e sarebbero stati travolti.
« Non ci posso credere! Allora siete davvero due incapaci! » esclamò Queen Bee, che sembrava non essersi nemmeno resa conto che era merito dei due compagni se non aveva ancora perso il suo Miraculous.
« Queen Bee, se non lo avessi notato… Ti abbiamo appena salvata da quei vestiti zombie, o qualunque cosa siano » replicò la castana, incrociando le braccia al petto con aria contrariata e portando la compagna ad abbassare lo sguardo sui capi di abbigliamento stracciati.
A quel punto, quest’ultima esitò qualche secondo, ma alla fine si schiarì la gola e diede loro le spalle « Suppongo… Che in fondo siate un po’ meno incapaci di quanto sembrate »
Una frase che, detta da Chloé, era quanto di più simile ad un complimento avrebbero potuto ottenere quei due.
La ragazza akumizzata, nel frattempo, non aveva fatto altro che osservare la battaglia con un sorriso compiaciuto sul viso, certa che entro breve avrebbe avuto tra le mani tutti e sei i gioielli. Non a caso, i due ragazzi all’esterno della cupola stavano venendo sopraffatti poco alla volta a causa del numero elevato di nemici.
Ladybug era così presa dalla battaglia da non essere in grado di trovare un momento per utilizzare il Lucky Charm, e benché Chat Noir stesse facendo del suo meglio per crearle un’occasione per raggiungere Madame Mode, tutti quei capi di abbigliamento e tutte quelle calzature erano così tanti che era difficile persino gestirli. I vestiti stracciati, caduti a terra e sconfitti, erano ben pochi.
Non avendo più un riparo sicuro, Viperion aveva finito per indietreggiare ulteriormente, e fece appena in tempo a notare un abito dalla fantasia floreale che volteggiava verso di lui prima di stringere i denti e ruotare la testa del serpente per tornare al punto di partenza.
 
Un istante dopo, l’eroe dai capelli verdi era di nuovo nascosto dietro all’auto abbandonata insieme a Rena Rouge e Carapace, che dopo un’ultima occhiata stavano per alzarsi ed uscire nuovamente allo scoperto.
« Aspettate » disse serio, allungando una mano verso il corvino, che si trovava più vicino a lui, per prendergli il polso e dissuaderli entrambi dal raggiungere Madame Mode tanto in fretta « Sono in troppi, credo che la cosa migliore sia coglierli di sorpresa »
I due, a quel punto, tornarono alle loro posizioni per decidere come muoversi da quel momento in avanti.
« Allora attacchiamo direttamente. Di certo non se lo aspetta, giusto? » propose subito Rena Rouge.
Non trovando nulla da ridire, qualche secondo dopo i tre eroi erano di nuovo in piedi. Come in precedenza, la ragazza ed il compagno dai capelli scuri si fecero avanti per primi, correndo in direzione dell’esercito di vestiti con rapidità, mentre Viperion rimase a pochi passi dall’auto ad osservare.
Dall’altro lato della piazza, i compagni si erano accorti del nuovo schema appena elaborato ed a breve distanza di tempo agirono di conseguenza. In quel modo, indumenti e calzature finirono accerchiati da due dei quattro lati e dovettero reagire molto rapidamente per tener testa a quell’attacco improvviso.
Madame Mode non si poteva certamente dire meno sorpresa, e difatti le ci volle qualche secondo prima che anche lei realizzasse completamente ciò che stava accadendo ai piedi della torre.
« Sapete cosa fare, avanti! Fermateli e prendete i Miraculous! »
Poco alla volta, i capi di abbigliamento animati indietreggiarono istintivamente gli uni verso gli altri, e lo spazio di manovra che era stato concesso loro diminuì in modo lento ma inesorabile, facendo sì che si ammucchiassero al centro della piazza. Grazie all’effetto sorpresa, dopo neanche un minuto molti vestiti e scarpe finirono per diventare semplici stracci rotti e calzature spaccate a metà.
Queen Bee e Chat Noir utilizzarono anche i loro poteri speciali appositamente per lasciare a Ladybug il tempo di utilizzare il proprio. Mentre un giubbotto scuro finiva per cadere a terra a causa della paralisi, il Cataclisma distrusse una fila di magliette che il biondo sfiorò una dietro l’altra con un rapido movimento del braccio, non dissimile da un’artigliata di un felino.
I due ragazzi si trovavano in formazione per offrire la maggior protezione possibile alla coccinella, e la strategia stava funzionando piuttosto bene.
« Lucky Charm! » lo yo-yo colorato venne lanciato in aria, ed un istante dopo tra le mani della corvina ricadde una chitarra, rossa a pois neri come accadeva per ogni oggetto materializzato con il suo potere. Nonostante questo, lo strumento musicale la mandò solo più in confusione di prima.
Ancora in disparte, Viperion si illuminò all’improvviso come se fosse stato percorso da una scossa elettrica, osservando ciò che il Lucky Charm aveva appena materializzato con grande attenzione « Una chitarra…? »
« Forza Ladybug, dicci come possiamo aiutarti! » Queen Bee esortò la compagna ad elaborare un piano, ma l’eroina dai capelli scuri non riusciva a far altro che a guardarsi intorno, tentando di trovare un modo per utilizzare il Lucky Charm, modo che possibilmente non comprendesse lo sbatterlo ripetutamente contro i nemici.
« Se proprio hai intenzione di dedicarmi una serenata, lo capirei… Ma sarebbe molto meglio risolvere prima il nostro piccolo problema, non credi? » domandò il biondo, esattamente dal lato opposto. Si trattava di una battuta fatta come vago tentativo per sollevare l’umore delle compagne, ma in cuor suo anche lui era impaziente di porre fine alla battaglia.
 
Ferma nella sua posizione, Madame Mode si era limitata ad osservare gli scontri dall’alto, certa che nulla potesse andare storto, ma il vantaggio degli eroi iniziò decisamente ad innervosirla, spingendola ad intervenire per ribaltare la situazione a proprio vantaggio. Una volta stretta la matita nella mano con decisione, si mise immediatamente a tracciare dei nuovi modelli sul proprio album da disegno per sostituire le sue perdite. Magliette, pantaloni, abiti e scarpe fluttuarono fino a terra e presero poco alla volta il posto dei vestiti rotti.
« Non penserete di avere già la vittoria in tasca, mi auguro! Posso continuare all’infinito, al contrario vostro! » esclamò con foga, mentre l’ennesimo paio di scarpe prendeva vita e si aggiungeva agli altri.
Da quel momento in avanti, anche se inizialmente sembravano cavarsela bene, distruggendo vestiti e scarpe molto più facilmente rispetto al primo tentativo, gli eroi si ritrovarono in difficoltà ancora una volta. Benché all’apparenza fosse semplice, affrontare cinque o sei capi di abbigliamento contemporaneamente risultava complicato anche per loro.
Ladybug aveva sistemato la chitarra sulla schiena, ed esattamente come la compagna dai capelli biondi aveva iniziato a ruotare la propria arma per sferrare un attacco dopo l’altro sempre più rapidamente, per tenere testa al numero crescente di avversari.
« Non posso fare niente con questa! » nel pieno della battaglia, il polso destro della corvina venne afferrato dalle maniche di un maglione di lana, a cui lei reagì con un calcio che tuttavia venne bloccato da un paio di pantaloni intonati che si avvolsero attorno alla gamba e la strattonarono, facendola cadere a terra in avanti. A quel punto, Ladybug tentò di sopperire all’inconveniente con una serie di ruote, ma venne interrotta da un giubbotto che le si allacciò addosso, evitando accuratamente la chitarra ed impedendole di muoversi. Chat Noir e Queen Bee, in compenso, erano fin troppo impegnati a gestire la nuova ondata di nemici anche solo per replicare.
A diversi metri di distanza, Carapace e Rena Rouge si erano ritrovati stretti l’uno contro l’altra a causa di una lunga stola di seta, che li aveva legati insieme talmente vicini tanto che i loro visi quasi si toccavano. L’accaduto li fece stranamente ridacchiare, anche se si trattava di una situazione critica.
Gli ultimi due eroi rimasti ancora liberi avevano pochi minuti prima che la trasformazione si annullasse, ma nonostante avessero iniziato a lottare con sempre maggior foga dovettero presto soccombere anche loro sotto al mucchio di vestiti e scarpe.
« Viperion! » chiamò il gatto nero, cercando l’aiuto del compagno affinché intervenisse prima che fosse troppo tardi.
Le braccia e le gambe di ciascuno vennero presto bloccate, attorcigliate da maniche, sciarpe o pellicce, mentre altrettanti indumenti e calzature di ogni tipo sferravano attacchi nei punti più scoperti di ciascuno, ma alla fine, sentendosi richiamare, Viperion ruotò la testa del serpente per far ripartire tutta la battaglia da capo per la seconda volta.
L’eroe dai capelli verdi non aveva potuto fare a meno di continuare a pensare alla chitarra che era apparsa a Ladybug, perdendo di vista la battaglia per elaborare una nuova strategia.
Era un’idea decisamente azzardata, ma mentre pizzicava le corde della propria lira ed attendeva che i compagni facessero la loro parte non era riuscito a non chiedersi se il Lucky Charm, con quell’oggetto, non avesse voluto riferirsi a lui, in quanto Luka, e non in quanto Viperion.

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Capitolo 14
*** Viperion o Luka? ***


Dopo il consueto lampo di luce, Viperion si ritrovò di nuovo accucciato insieme a Carapace e Rena Rouge, i quali, come in precedenza, erano in procinto di alzarsi in piedi e raggiungere la Torre Eiffel.
« Serve un diversivo » affermò l’eroe con decisione, fermando i due compagni che dopo un attimo piegarono nuovamente le gambe con un’aria confusa sul volto.
Fortunatamente, tutti e sei gli eroi sapevano di dover attendere il segnale del compagno dai capelli verdi per evitare di compiere lo stesso errore due volte, perciò anche il gruppo nascosto dietro il pilastro della torre era in attesa di vedere come si sarebbero mossi i compagni.
« Non è andata come speravamo? » chiese la castana, leggermente delusa proprio come colui che aveva accanto. Viperion scosse la testa, ed a quel punto il gruppetto si mise a riflettere silenziosamente.
Più il ragazzo ci pensava, più si rendeva conto che quella che stava elaborando poteva essere la strada giusta. Lui avrebbe fatto ragionare Marinette, o almeno ci avrebbe provato, di modo da concedere un vantaggio agli altri. La musica era il suo mondo, e la chitarra era il simbolo per eccellenza che portava a Luka. Era la conferma migliore che avrebbe potuto avere quel giorno, e la spinta che gli serviva per seguire quella mezza pazzia.
« Rena Rouge… Credi di poter creare un’illusione abbastanza potente da tenere occupati quei vestiti? » il serpente puntò gli occhi in quelli della volpe, facendo nascere un sogghigno sul volto della compagna.
« Non preoccuparti, ci penso io »
A quel punto, Viperion sorrise a sua volta « Bene, perché io dovrò occuparmi di Mar- di Madame Mode. L’ultima volta ha disegnato altri abiti e vi siete ritrovati più in difficoltà di prima »
Quell’affermazione suscitò la sorpresa di entrambi gli eroi presenti, e Carapace fu il primo a protestare per quella scelta avventata.
« Non puoi farlo, amico! Madame Mode conosce anche te, se riuscisse a fermarti non avremo più la possibilità di riprovare »
« È un azzardo, Viperion… Sei sicuro di quello che vuoi fare? » aggiunse la castana, stringendo appena le labbra per la preoccupazione.
« Non c’è altro modo. Se qualcuno non la ferma vi farà lottare fino allo sfinimento e perderemmo ugualmente… Voi cinque siete riusciti a malapena a tener testa al suo esercito di vestiti alla moda, perciò non posso lasciare che vada uno di voi. Spero che anche gli altri lo capiscano »
I suoi due compagni dopo quella conclusione si lanciarono un’occhiata, ma alla fine si resero conto di non avere proposte migliori. Avrebbero seguito quel piano.
 
« Miraggio! »
Dopo alcuni secondi di silenzio, il flauto traverso di Rena Rouge aveva rapidamente formato una piccola sfera di energia arancione, che la ragazza si premurò di lanciare in lontananza. Nei pressi della piazza, in quel momento, comparve un gruppetto di vestiti e scarpe che fluttuavano esattamente come quelli creati da Madame Mode, solamente che, al contrario di questi ultimi, risultavano bruciati in più punti, e qualcuno di essi aveva addosso delle lingue di fuoco che non si erano ancora estinte. Bastò che l’esercito di capi di abbigliamento si accorgesse di loro perché si scatenasse il panico sotto lo sguardo attonito della ragazza akumizzata.
« … Come?! Hanno osato bruciare i miei meravigliosi capi d’alta moda?! » la sorpresa divenne presto rabbia, ma a quel punto le sue vere creazioni avevano già completamente sciolto i ranghi per scappare dal fuoco, preoccupati di fare la medesima fine « Uscite fuori, eroi! So perfettamente che siete qui da qualche parte! »
Non ci fu bisogno dell’invito ufficiale. Approfittando della paura che serpeggiava tra le fila, i cinque ragazzi si erano già lanciati all’attacco ed erano rapidamente passati in vantaggio, mentre Viperion, al contrario dei compagni, si era allontanato in fretta verso la Torre Eiffel, approfittando del caos che si era creato per prendere Madame Mode di sorpresa. Con dei rapidi salti in sequenza, il giovane eroe raggiunse il primo piano della torre, su cui la corvina si era piazzata per osservare lo scontro tra le sue creazioni e i portatori dei Miraculous non appena questi ultimi si fossero fatti vivi. Le cose non stavano andando come aveva sperato, ma la sua attenzione dovette presto concentrarsi sull’eroe che era riuscito ad arrivarle tanto vicino completamente indisturbato. Quando lo vide, la tensione di Madame Mode sembrò distendersi.
« Viperion. L’eroe che può darmi più problemi è il primo a presentarsi qui, che coincidenza… »
Lo aveva praticamente in pugno, non aveva dubbi a riguardo. In effetti, non poteva non chiedersi il motivo di un’azione tanto avventata.
« Non sono qui per farti del male, Marinette » replicò l’altro, avanzando cautamente verso di lei « So quanto Papillon può essere persuasivo, non posso biasimarti per averlo ascoltato… »
Anche lui era stato una vittima di quell’uomo, in passato, e benché non avesse idea di cosa avesse spinto la corvina a provare tanta rabbia e tristezza, la sua opinione su di lei non era cambiata. Quel giorno, la purezza di Marinette era stata intaccata dal potere oscuro di Papillon, perciò era sua intenzione fare tutto il possibile per liberarla dall’influsso dell’akuma, a costo di passare un anno intero ad utilizzare la seconda occasione.
« Non chiamarmi Marinette, Viperion. Io sono Madame Mode adesso, e non appena avrò i vostri Miraculous tutta Parigi avrà finalmente l’onore di scoprire il talento della miglior stilista in circolazione! » la ragazza akumizzata socchiuse gli occhi, avvicinando pericolosamente la matita al foglio bianco per tracciare l’ennesimo disegno.
« Sei una ragazza straordinaria, Marinette. Limpida come una nota musicale e sincera come una melodia. Sei la musica che suona nella mia testa dal primo giorno che ti ho incontrata… Non hai bisogno di fare tutto questo perché gli altri capiscano quanto tu sia eccezionale… »
Mentre l’eroe continuava a camminare, nel sentire quella dichiarazione Madame Mode si bloccò sul posto, e fu solo quando il silenzio tornò a regnare che iniziò ad allontanarsi istintivamente, come se in quel modo fosse possibile evitare tutto il carico emotivo che le era piovuto addosso da un momento all’altro. La sua sicurezza era vacillata immediatamente di fronte al tono deciso e limpido di Viperion, ed anche se si trattava di parole già sentite, la ragazza era stata toccata esattamente come la prima volta, ed esattamente come la prima volta non riuscì a dire una singola parola e si ritrovò semplicemente ad arrossire.
« Se adesso mi consegni la tua matita, ti prometto che sarà tutto finito prima di quanto tu creda » comprendendo di essere riuscito nel suo intento, il ragazzo dai capelli verdi tese la mano, con un sorriso sincero sul volto che ispirava istintivamente una completa fiducia.
La sua nemica a quel punto si arrestò a pochi metri dal bordo, finendo per abbassare gli occhi sui due oggetti che aveva tra le mani. Tutto di lei metteva in chiaro che in quel momento era mentalmente in bilico tra due scelte.
 
Mentre la conversazione tra i due ragazzi entrava nel vivo poco alla volta, ai piedi della Torre Eiffel l’illusione di Rena Rouge si era dissolta non appena gli eroi si erano lanciati nella mischia, toccando inevitabilmente i vestiti rovinati dal fuoco.
Nonostante questo, i cinque avevano il controllo della situazione. La maggior parte degli indumenti e delle calzature animati erano rimasti così sorpresi che si erano ritrovati senza vita, stracciati e rovinati, senza quasi rendersene conto, e di conseguenza la pressione iniziale era stata allentata piuttosto rapidamente.
Rena Rouge e Carapace si erano messi a lavorare praticamente in coppia, e mentre la prima colpiva con il flauto un vestito alla volta per mandarlo verso il compagno, l’altro era pronto ad afferrarlo al volo ed a romperlo prima che potesse ribellarsi.
A Chat Noir, invece, bastavano gli artigli.
Mentre tutti erano impegnati contro un paio di avversari a testa, Ladybug ebbe finalmente campo libero per lanciare lo yo-yo in aria con l’intento di utilizzare il proprio potere speciale.
« Lucky Charm! »
Quella volta, la coccinella fortunata regalò alla corvina un soffiatore per foglie, con tanto di cinghia per il trasporto che la ragazza si mise immediatamente a tracolla non appena l’oggetto le ricadde tra le mani.
« Non pensavo volessi darti al giardinaggio » commentò il biondo ironicamente, puntando nel mentre il bastone contro una lunga gonna colorata che esitava ad attaccare, memore della fine che avevano fatto gli altri capi di vestiario animati.
« Mi avevi detto che il Lucky Charm agisce in modo… Particolare » replicò Ladybug a quel punto, leggermente dubbiosa, imbracciando il soffiatore e puntandolo sugli avversari più vicini « Mi sembra un po’ troppo semplice »
Un istante dopo, il getto d’aria proveniente dall’oggetto liberò parte della strada per raggiungere il loro reale obiettivo, ovvero l’akuma all’interno della matita di Madame Mode. I vestiti che tentavano di sbarrare loro la strada volavano via senza un minimo di fatica, cosa che in effetti era davvero semplice come affermato dalla corvina.
« Dopo di lei » Chat Noir tese elegantemente una mano per invitare la compagna a procedere per prima, e non appena l’altra si mise a spazzare via gli indumenti e le scarpe ancora in piedi, correndo in direzione della Torre Eiffel, il gatto la seguì a ruota senza farselo ripetere due volte.

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Capitolo 15
*** Una conclusione esplosiva ***


Madame Mode era ancora ferma a pochi metri dal bordo della piattaforma, e sembrava intenzionata a starsene in un silenzio quasi assordante fino alla fine, dato che esitava ad aprire bocca. La dichiarazione di Viperion l’aveva fatta scivolare in uno stato di riflessione catatonica, come se stesse inconsciamente cercando di prevalere su se stessa.
Di contro, il ragazzo dai capelli verdi non le avrebbe certamente messo fretta. Sapeva che l’influsso di Papillon era difficile da eludere, se non impossibile, perciò anche se scoprire che la ragazza che amava era stata akumizzata gli aveva spezzato il cuore l’unica cosa che doveva fare in quel momento era dimostrarle che credeva in lei e che la sosteneva. Poteva mostrarsi dispiaciuto più tardi, quando tutto fosse finito.
L’eroe aveva ancora la mano tesa quando la maschera bordata di rosa di Papillon spuntò davanti al viso di Madame Mode, portando la corvina a sollevare il capo di scatto, come percorsa da una scossa elettrica.
« Non lasciarti ingannare, Madame Mode. Viperion non è dalla tua parte, vuole solamente impedirti di realizzare il tuo obiettivo… » le disse l’uomo, con gentilezza ma al contempo con fermezza, esattamente come avrebbe fatto un protettore con la propria protetta.
La reazione dell’interessata fu quasi immediata. In un attimo aveva avvicinato di nuovo la matita all’album da disegno e si rivolse direttamente all’eroe, ormai riscossa dal torpore nel quale era caduta « Non ti darò la mia matita. Perché invece non mi consegni tu il tuo Miraculous? » domandò, materializzando quasi nel medesimo istante una lunga sciarpa verde che volteggiò verso il ragazzo, serpeggiando proprio come l’animale che lo rappresentava.
Viperion non ci mise molto a reagire, facendo un salto all’indietro senza più preoccuparsi di mostrare una calma solo apparente. I cinque minuti di tempo che aveva potuto concedere agli eroi per agire stavano per volgere al termine, perciò avrebbe dovuto decidere in fretta se ricominciare tutto da capo o lasciare che la testa del serpente tornasse alla sua posizione originale, eliminando completamente ogni possibilità di ottenere una nuova occasione per salvare Marinette.
La sciarpa lo aveva ormai quasi raggiunto, e l’intenzione dell’eroe di far aprire gli occhi alla nemica era abbastanza forte da poterlo convincere a ruotare ancora una volta l’uroboro del bracciale, ma proprio in quel momento lo yo-yo di Ladybug afferrò l’indumento invernale e lo lanciò rapidamente giù dalla Torre Eiffel, cosa che fece fermare il compagno appena in tempo.
La coccinella ed il gatto nero avevano raggiunto il primo piano della costruzione, atterrando alle spalle della ragazza akumizzata e già pronti ad intervenire.
« Cosa? Come avete fatto- » iniziò Madame Mode, voltandosi quanto bastava per avere gli eroi da entrambi i lati di modo da riuscire a tenerli d’occhio tutti e tre. Fu solo allora che lanciò un’occhiata verso terra, scoprendo così che buona parte del suo piccolo esercito era stato sconfitto « Papillon aveva ragione… Quelle belle parole erano solo un modo per distrarmi mentre i tuoi amici si occupavano delle mie creazioni, non è così?! »
« Abbiamo interrotto qualcosa? » domandò il biondo, sinceramente perplesso. Ladybug non era meno confusa del compagno, ma in ogni caso entrambi erano pronti a mettere fine alla battaglia una volta per tutte.
« Non è come credi, Marinette » le disse Viperion, che nel vano tentativo di calmarla avanzò di un paio di passi, solo per scoprire che l’altra non aveva più intenzione di ascoltarlo.
Anziché rispondere ai due ragazzi, Madame Mode riprese infatti a disegnare per ingaggiare l’ennesima lotta, ma prima che potesse portare a termine l’opera il getto d’aria proveniente dal soffiatore dell’eroina a pois la investì completamente, impedendole di continuare e costringendola a ripararsi il viso con un braccio. Era solo un fastidio momentaneo, ma il piano dell’eroina funzionò.
« Adesso! »
Chat Noir spiccò immediatamente un salto verso la nemica, utilizzando il bastone come asta, e proprio mentre le passava sopra la testa afferrò la matita che conteneva l’akuma dalla mano della ragazza e le atterrò alle spalle. A quel punto, Ladybug utilizzò lo yo-yo per legarle i polsi e farla cadere in ginocchio con un mugugno dolorante. In quel modo, le avrebbe impedito di reagire per riprendersi la fonte di potere.
« Cerca di essere più delicata… » il biondo rimproverò la compagna non appena vide il modo in cui era stata trattata Madame Mode, ma l’altra non ne fu affatto toccata.
« Non sono quel tipo di persona che ci va piano solo perché ha la vittoria in tasca, Chat Noir » commentò la ragazza seriamente, spostandosi davanti alla nemica esattamente come gli altri due.
A quel punto, il biondo consegnò la matita a Ladybug e subito dopo si inginocchiò davanti alla giovane ormai sconfitta, accennando un sorriso e posandole una mano sulla guancia per accarezzarla « Mi dispiace, Milady. È per il tuo bene »
Averla di nuovo tanto vicina fu abbastanza da convincere il gatto nero della veridicità delle sue sensazioni. Non si trattava solo di credere alle parole di una persona akumizzata da Papillon, o di constatare il fatto che Marinette conoscesse gli eroi fin troppo bene; il modo in cui ragionavano, reagivano e lottavano. Lei era veramente la sua Ladybug, perché lo stava avvertendo nel profondo del cuore.
L’occhiata torva di Madame Mode fu l’unica cosa che il biondo ricevette in cambio delle sue scuse, perché prima che la nemica potesse aggiungere altro l’eroina a pois lì presente spezzò in due la matita e l’akuma color viola scuro si librò in volo. A quel punto, Ladybug sciolse la stretta sui polsi della nemica e fece ruotare lo yo-yo, catturando la farfalla e liberandola subito dopo averla purificata, con efficienza e senza una parola di troppo.
« Miraculous Ladybug! »
Dopo aver lanciato in aria il soffiatore per foglie, il potere del Miraculous vorticò nell’aria e si spanse per tutta Parigi, facendo tornare tutto come era prima. Ogni danno causato da Madame Mode, direttamente o indirettamente, venne completamente cancellato, e dello scontro appena avvenuto rimase solamente il ricordo.
 
Quando l'influsso dell'akuma su Marinette venne meno, Papillon dovette fare i conti con l'ennesima sconfitta, ed istintivamente si ritrovò a stringere il pomello del proprio bastone per reprimere il nervosismo: era arrivato ad un passo dall’impossessarsi finalmente di entrambi i Miraculous, eppure ancora una volta gli eroi avevano finito per mettersi in mezzo, impedendogli di riavere Emilie nella propria vita, ed in quella di Adrien. Presto, tuttavia, tornò a sorridere nel ripensare all’enorme svolta che quella giornata aveva dato ai suoi piani.
« Alla fine, Marinette Dupain-Cheng si è rivelata davvero il mio più grande capolavoro. È un peccato che nessuno si renda conto di quanto diventerà preziosa, prima o poi… Ma in fondo è questo il destino che accomuna le migliori opere d’arte »
Poco alla volta, la grossa finestra rotonda si richiuse davanti a lui e le farfalle bianche tornarono a posarsi, più tranquille. L’informazione che aveva ottenuto quel giorno sarebbe stata tutt’altro che superflua, al contrario, avrebbe osato dire che essere a conoscenza della reale identità di Ladybug, un giorno, si sarebbe rivelato fondamentale.
Doveva soltanto giocare al meglio le proprie carte.
« Non temere, Ladybug. Il tuo segreto è al sicuro, con me »
 
La prima cosa che Marinette vide una volta tornata in sé furono Chat Noir e Viperion che le sorridevano, in piedi di fronte a lei, l’uno accanto all’altro.
Gentilmente, i due ragazzi le offrirono la mano per aiutarla ad alzarsi, suscitando nella corvina un leggero rossore e molta incredulità. Nonostante questo, dopo qualche secondo accettò l’aiuto di entrambi, con un sorriso impacciato sul volto. Ancora non le era chiaro cosa fosse accaduto, ma una volta in piedi notò che Ladybug le si stava avvicinando, e ciò la portò a sgranare gli occhi e ad abbassare lo sguardo su se stessa. Aveva immaginato di essere trasformata, benché non ricordasse affatto come fosse finita sulla Torre Eiffel insieme ai due compagni, ma evidentemente si stava sbagliando visto che indossava i suoi abiti di sempre, compresa la borsetta rosa che era tornata alla sua proprietaria perfettamente integra.
« Ladybug…? Non capisco… » dopo aver fissato l’eroina decisamente troppo a lungo, la corvina scosse il capo, sperando di non essersi tradita troppo « Voglio dire, cosa ci faccio qui? Cosa è successo? »
L’ultima cosa che ricordava era l’umiliazione pubblica da parte di Gabriel Agreste ed il conseguente rintanamento dietro alla giostra, perciò non le fu affatto difficile mostrarsi confusa. In compenso, non poteva fare a meno di domandarsi chi fosse la ragazza che aveva preso il suo posto come Ladybug e soprattutto se avessero scoperto il suo segreto. L’idea che qualcuno sapesse non la rendeva affatto tranquilla.
« Papillon ti ha akumizzata. Adesso sarà meglio scendere da qui » tagliò corto la corvina, passandole il blocco da disegno e la matita tornati alla normalità e guidandola subito dopo verso il bordo della piattaforma. I ragazzi le seguirono a ruota, entrambi intenzionati a trasportare Marinette fino a terra, ma prima che anche solo uno dei due riuscisse a proporsi per quel gradito compito l’eroina a pois afferrò la corvina per la vita ed agganciò lo yo-yo ad una delle travi di metallo poste sopra di loro, lanciandosi subito nel vuoto insieme a lei. Colta di sorpresa, Marinette non poté fare altro che stringerle le braccia al collo per evitare di scivolare.
Quando raggiunsero la piazza ormai vuota, ad eccezione dei tre eroi rimasti a lottare contro gli indumenti animati, la sorpresa della ragazza appena salvata si fece solo più marcata. Quando furono finalmente tutti riuniti, i sei si batterono il pugno l’un l’altro, come era ormai consuetudine consolidata.
« Ben fatto! »
« Rena Rouge… Carapace… Queen Bee… Devo essere stata una nemica davvero pericolosa se siete dovuti intervenire tutti insieme… » commentò Marinette dopo aver atteso rispettosamente il termine dei festeggiamenti, stringendosi nelle spalle ed accennando una risata verso la fine della frase per nascondere l’agitazione sempre più crescente « Mi dispiace aver causato così tanti problemi… »
Nessuno disse altro per diversi secondi, i presenti si limitarono a formare un semicerchio davanti a lei ed a fissarla in silenzio, con espressioni diverse sul volto.
Rena Rouge era la più emozionata, seguita a ruota da Carapace, e non le importava nemmeno se al suo Miraculous avanzava solamente una tacca prima della ritrasformazione. Viperion era semplicemente sollevato e felice di vedere che stava bene, mentre Queen Bee aveva le braccia incrociate, come se ancora fosse scettica a concederle un’occasione. Ladybug aveva solo un lieve sorriso sul volto, e probabilmente era la più difficile da interpretare.
« Ragazzi… Qualcosa non va…? » davanti a tutti quegli sguardi, Marinette si sentì solamente più a disagio di prima. Era chiaro che qualcosa non andava, e sospettava anche di sapere che cosa.
Gli occhi chiari della corvina a quel punto incontrarono quelli di Chat Noir, che la stavano osservando come se fosse la ragazza più splendida che avesse mai visto, se non addirittura l’unica presente in quel momento. L’unica cosa che la ragazza riuscì a fare a quel punto fu distogliere lo sguardo, con le gote nuovamente rosse per l’imbarazzo.
La risposta arrivò solamente dopo alcune occhiate e qualche secondo di silenzio.
« E va bene, lo dico io » esordì la castana, facendo un passo avanti e posando le mani sulle spalle di Marinette con un largo sorriso sul volto « Marinette, tu sei davvero Ladybug?! »

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Capitolo 16
*** Solo un po’ di chiarezza ***


Senza ombra di dubbio, il peggiore incubo di Marinette si era appena realizzato.
Ripensandoci, probabilmente era al secondo posto. Il primo era detenuto dalla possibilità che Adrien finisse per fidanzarsi con Chloé.
In ogni caso, la situazione era a dir poco grave.
« L-Ladybug?! » la voce della ragazza uscì di un’ottava più alta del normale, e tempo un istante l’interessata si era immediatamente scostata da Rena Rouge per indicare con dei gesti concitati l’eroina a pois lì presente « Che idea assurda! Ladybug è proprio qui, come potrei essere io?! »
Non sapeva come fosse possibile, ma qualcuno aveva preso il suo posto. Per quel che ne sapeva, poteva essere tutto uno stratagemma appositamente pensato per evitare che la sua identità venisse svelata, perciò lei era assolutamente intenzionata ad approfittarne.
« Vedi, Milady… » Chat Noir le si avvicinò, prendendole una mano tra le proprie affinché si tranquillizzasse « … Mentre eri akumizzata, hai rivelato esplicitamente di essere Ladybug. Indossavi gli orecchini, e ci conoscevi fin troppo bene, non poteva essere solo un bluff »
In parte, il biondo era dispiaciuto di vedere la corvina tanto in difficoltà. Mantenere le loro identità segrete per lei era una delle maggiori priorità, qualunque fosse la situazione, perciò obbligarla a parlare era l’ultima cosa che voleva. Tuttavia, arrivati a quel punto né lui né gli altri potevano fingere che nulla fosse accaduto, ed evitare l’argomento avrebbe solamente lasciato dei dubbi che presto sarebbero diventati solamente un problema ancora più grande. Quanto meno, sapere la verità avrebbe messo un punto alla questione. L’eroe di Parigi era più che convinto che il segreto non sarebbe uscito dalla bocca di nessuno dei sei ragazzi presenti, altrimenti ci avrebbe pensato lui stesso a mettere in chiaro le cose con il suddetto interessato. L’incolumità della sua Lady era la cosa più importante per lui, non avrebbe lasciato che finisse in pericolo per un banale errore da parte di un compagno.
Marinette, in compenso, non ricordava assolutamente nulla di ciò che il gatto nero aveva menzionato, ma aveva passato abbastanza tempo con Chat Noir da capire quando era in vena di scherzare e quando parlava seriamente. In quel momento, benché sorridesse gentilmente, non poteva essere più serio, e lei di certo non aveva modo di ribattere a quelle affermazioni.
 
Prima che la corvina riuscisse ad aprire bocca, il Miraculous di Viperion si mise a trillare. Mancava meno di un minuto prima che si ritrasformasse, perciò il ragazzo dai capelli verdi lanciò immediatamente un’occhiata eloquente a Chat Noir.
« Vieni con me » il biondo colse in fretta la richiesta implicita, e capendo che la ragazza aveva ancora bisogno di elaborare tutto ciò che era accaduto quel giorno si offrì di prendere il Miraculous al posto della compagna.
Il serpente a quel punto si avvicinò alla corvina con un leggero sorriso sul volto « Marinette… Sono felice di vedere che stai bene » non aggiunse altro, limitandosi ad un’ultima carezza sulla guancia che fece arrossire l’interessata – e soprattutto storcere il naso a Chat Noir – prima di allontanarsi proprio con lui verso la Torre Eiffel per nascondersi dietro uno dei pilastri che sorreggevano l’intera struttura.
Nel frattempo, Rena Rouge sembrava particolarmente pensierosa, ma in quel momento anche il suono squillante del Miraculous della volpe si fece sentire, perciò la castana si attivò immediatamente per risolvere il problema.
« Ragazzi, seguitemi! Ho un’idea! » senza aggiungere altro, prese per mano Marinette e si mise a correre in direzione degli edifici più vicini, con i compagni al seguito che non potevano fare altro che chiedersi cosa intendesse fare.
Tutti insieme raggiunsero un grosso portone di un edificio appartenente al comune, e Rena Rouge si infilò rapidamente all’interno, da sola.
« Uscirò da un’altra parte » spiegò al di là della porta, finalmente al sicuro da occhi indiscreti « Così potremo tutti restituire il Miraculous senza che nessun altro sappia chi siamo. Datemi solo un minuto per allontanarmi »
Dopo qualche secondo di silenzio la porta si socchiuse, ed una mano femminile posò la collana con il ciondolo a forma di coda di volpe a terra, oltre la soglia « Ti chiedo scusa per aver preso i Miraculous senza permesso, Ladybug… Marinette… Sì, insomma… Mi farò perdonare in qualche modo! Ci vediamo, ragazzi! »
A quel punto, lo scalpiccio di passi fece comprendere a tutti che la ragazza si era allontanata di corsa, e Trixx attraversò la porta chiusa senza problemi grazie alla capacità innata dei kwami.
Senza dire una parola, ancora troppo scossa e a disagio, Marinette si chinò a raccogliere il gioiello e se lo rigirò tra le mani.
« Tocca a me! » nonostante Carapace non avesse l’urgenza di nascondersi, dato che non aveva utilizzato il proprio potere durante l’ultimo tentativo di Viperion, a quel punto fu lui a varcare la soglia.
« Ritrasformami »
Un attimo dopo, la porta si socchiuse di nuovo ed il braccialetto venne posato a terra, mentre Wayzz raggiungeva l’amico kwami. Per qualche secondo non si sentì altro, ma alla fine da dietro la porta chiusa provenne la voce del corvino, appena esitante « Ehi, Marinette. Non preoccuparti, d’accordo? Il tuo segreto è al sicuro con noi, te lo prometto »
Senza aspettare risposta, il ragazzo si allontanò rapidamente per fare spazio al prossimo eroe, e nel frattempo la corvina raccolse anche il Miraculous della tartaruga. Il sospiro che le uscì dalle labbra metteva in chiaro che nonostante le parole gentili di Nino non era stata rincuorata più di tanto. Si fidava dei suoi amici, questo era certo, ma probabilmente era l’unica a rendersi conto che svelando involontariamente la sua identità segreta aveva messo tutti in pericolo.
« Ritrasformami » senza neanche preoccuparsi di nascondersi, Chloé annullò la trasformazione prima dello scadere del tempo e si tolse il fermaglio per capelli, piazzandosi di fronte alla corvina ma esitando a consegnarlo proprio all’ultimo. Era chiaro che doveva ancora digerire la notizia « Non farti strane idee, Dupain-Cheng. Al contrario di quegli eroi da due soldi, io non credo affatto che tu sia Ladybug… Terrò il Miraculous fino a quando non verrà lei stessa a chiedermelo! »
Con quelle parole, si mise nuovamente il fermaglio tra i capelli, incamminandosi verso casa senza neanche salutare.
« Chloé… » mormorò la corvina, ma in quel momento la mano di Ladybug le si posò su una spalla, attirando la sua attenzione.
« Credo che in questo momento per lei sia troppo difficile accettare la realtà » il tono era serio, e Marinette dovette concludere che quella ragazza aveva ragione, cosa che la spinse ad accennare un sorriso.
« Penso che glielo lascerò credere, sai? »
Poteva già immaginare che in quel modo si sarebbe risparmiata molti problemi in futuro, ed in fondo per lei non era un problema continuare a fingere di essere solo un’amica dell’eroina a pois. Il suo rapporto con Chloé non aveva bisogno di una scossa come quella.
 
Chat Noir raggiunse le due ragazze proprio in quel momento con un sorriso allegro sul volto, consegnando il bracciale di Viperion a Marinette, che a quel punto si ritrovò tre gioielli tra le mani ed un kwami in più a cui badare.
« La signora ha ordinato un Miraculous? »
« Grazie, Chat Noir… » incerta, la corvina si decise finalmente a mettere i tre oggetti nella borsetta che aveva a tracolla ed invitò con un cenno gentile i piccoli kwami ad accomodarsi, proprio come faceva Tikki. Negare ancora una volta non avrebbe portato a nulla, l’unica cosa che poteva fare era accettare la situazione e sperare di non aver dato vita ad un disastro peggiore.
« Direi che adesso è il mio turno » gli orecchini di Ladybug avevano già annunciato che rimaneva poco tempo, perciò la ragazza si decise a salutare prima che fosse tardi. Per prima cosa, si rivolse al biondo con un sorriso sincero sul volto « Ti ringrazio per questa opportunità, Chat Noir. È stata un’esperienza che non dimenticherò »
Naturalmente, evitò di menzionare Ryuko, la sua alter ego e portatrice del Miraculous del drago.
Il gatto nero ricambiò immediatamente il sorriso, prendendole la mano e chinandosi in avanti per sfiorargliela con un delicato bacio « Chissà, magari ci incontreremo di nuovo, in futuro »
« Magari… » l’espressione della ragazza si fece appena più imbarazzata, ma non le ci volle molto per riscuotersi e puntare gli occhi su Marinette « Spero non ti dispiaccia se ho preso il tuo posto. Sei un’ottima Ladybug, Marinette »
L’interpellata scosse la testa ed allargò maggiormente il sorriso, a dimostrazione del fatto che non era per nulla offesa « Se adesso sono qui è anche merito tuo, hanno fatto la scelta giusta »
Non poteva avercela con lei per una cosa simile, soprattutto considerando che l’avevano salvata da Papillon. Tuttavia, le bastò anche solo pensare a quell’uomo per rabbuiarsi immediatamente.
Dopo un ultimo sorriso di congedo, Ladybug varcò la soglia del portone e tempo qualche attimo anche lei pronunciò la parola di circostanza « Ritrasformami »
Una volta che la soglia venne socchiusa e gli orecchini furono posati a terra, al contrario delle volte precedenti, Marinette esitò a prenderli per rimetterseli, anche dopo che la sua sostituta si fu allontanata come da prassi e Tikki ebbe raggiunto i compagni kwami nella borsetta.
« Milady? » Chat Noir si chinò al posto della corvina ed una volta tornato in piedi le si sistemò esattamente di fronte per offrirle il Miraculous, sorridendole incoraggiante. Ancora non riusciva a credere di essere finalmente al cospetto della sua Lady.
La ragazza, per tutta risposta, strinse le labbra e si limitò a fissare i due orecchini per diversi secondi prima di decidersi a parlare « Chat Noir… Io… Non so se posso… »
I dubbi erano affiorati tutti insieme nello stesso istante, tanto che a quel punto la corvina faticava perfino a riprendere possesso del suo stesso Miraculous. Era bastata una giornata per mettere tutto in discussione, a partire dal suo essere una degna Ladybug.

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Capitolo 17
*** Una testa piena di dubbi ***


L’ultima affermazione di Marinette aveva reso Chat Noir solamente più confuso di prima, come dimostrava la sua espressione più che stranita. In compenso, superata la sorpresa iniziale, il gatto nero si lasciò andare ad un sogghigno ironico « Stai parlando della tua dichiarazione d’amore nei miei confronti, non è vero? Ti ho rubato il cuore anche da Marinette, lo so… Faccio questo effetto »
Scherzare era l’unico modo che aveva trovato per affrontare quella discussione. In fondo, sapeva perfettamente che non era quello che la corvina stava cercando di dirgli.
« No, non hai capito… » la ragazza esitò di nuovo, prendendo il commento talmente sul serio che scosse la testa e fece un passo indietro, ma prima che riuscisse a spiegarsi in modo più dettagliato Chat Noir le prese la mano e si infilò rapidamente nel primo vicolo disponibile insieme a lei, intenzionato a trovare un posto più appartato in cui parlare. Le strade si stavano di nuovo riempiendo di persone, perciò non era sicuro rimanere davanti a quel portone come se nulla fosse.
Dopo aver camminato per alcuni secondi, ignorando la richiesta di rallentare da parte di Marinette, finalmente l’eroe di Parigi trovò un angolo nascosto che non era visibile dalla strada e ci si piazzò insieme alla ragazza.
Aveva perfino ignorato il trillo proveniente dall’anello. La felicità della sua Lady era molto più importante.
« Chat Noir, stai per ritrasformarti… » la preoccupazione della corvina a quel punto cambiò immediatamente destinatario, focalizzandosi completamente sul biondo « Io… Forse è meglio che me ne vada, adesso. Non posso stare qui o scoprirò chi sei… »
A detta di Marinette era già abbastanza complicato il piccolo dettaglio che tutti e sei gli eroi presenti quel giorno fossero venuti a conoscenza della vera identità di Ladybug. Non avrebbe potuto sopportare un’altra rivelazione simile.
Stava già per allontanarsi senza attendere la conferma dell’interlocutore, ma venne prontamente fermata da quest’ultimo, appena in tempo.
« No, Milady! Ti prego, non andartene » la sua fu quasi una supplica, difatti il suo sorriso allegro era completamente sparito in favore di un’espressione ben più ferita e triste « Non posso perderti proprio adesso… »
« Adesso che sai chi sono…? » domandò la ragazza, abbassando gli occhi subito dopo e prendendosi un momento di pausa prima di proseguire « Non posso continuare ad essere Ladybug. Dovresti dare gli orecchini a quella ragazza, sembra in gamba… »
In fondo, qualche altro secondo per spiegarsi poteva anche utilizzarlo. Nemmeno si rendeva conto che inconsciamente si stava comportando proprio come avrebbe fatto Ladybug con il suo compagno.
« Nessuno di noi vuole un’altra Ladybug. Soprattutto io » il biondo le prese gentilmente la mano, posando il Miraculous sul palmo e chiudendole delicatamente il pugno attorno ai due orecchini « Ripensaci, Milady. Sei perfetta come Ladybug, quello di oggi è stato solo un incidente che non si ripeterà »
« Non dovresti più chiamarmi così… » protestò l’altra, ma con ben poca fermezza, senza neanche tentare di sottolineare il fatto che ciò che era accaduto quel giorno era stato molto più di un banale incidente.
A quel punto, Chat Noir accennò un sorriso « Perdonami… Bugaboo? »
« Chat Noir! »
 
Il buon umore durò ben poco, perché prima che uno dei due potesse aggiungere altro, il Miraculous del gatto nero produsse nuovamente il suo tipico suono squillante, portando il ragazzo a sollevare la mano per controllare il proprio anello.
La ritrasformazione era iniziata.
« Oh no… Oh no…! » Marinette sgranò gli occhi, facendo un passo indietro e tendendo la mano libera come a volersi distanziare dalla situazione. Aveva perso più tempo del previsto, e la serenità che il biondo stava esprimendo in un momento tanto critico riuscì solamente ad agitarla di più.
Sembrava impossibile, ma Chat Noir non mostrava il minimo segno di timore. Sapeva che il suo segreto con lei sarebbe stato al sicuro, esattamente come lui avrebbe gelosamente custodito quello di Marinette. Nonostante ciò, non avrebbe costretto la corvina ad assistere, se non avesse voluto.
« So che farai la scelta giusta, Milady »
L’interessata riuscì a dare la schiena al ragazzo appena prima che quest’ultimo tornasse un normalissimo adolescente dai capelli biondi, ma il panico prese il sopravvento sulla ragione e la corvina si ritrovò ferma nello stesso punto senza essere in grado di correre via, con le braccia strette attorno al corpo e gli occhi chiusi nel vano tentativo di calmarsi da sola. In quel momento, era ben diversa dalla Ladybug che tutti conoscevano.
« Oggi vi ho messo tutti in pericolo, Chat Noir! Non avreste dovuto saperlo, era per la vostra sicurezza… E invece adesso anche Papillon sa chi è Ladybug, e userà sicuramente questa informazione a suo vantaggio! Non possiamo… Non posso permetterlo, capisci?! » in quel momento, Adrien stava proprio per replicare, ma la corvina proseguì senza lasciargliene il tempo « Se vi dovesse accadere qualcosa… Se mi akumizzasse di nuovo, o quando sono trasformata in Ladybug… Non potrei perdonarmelo. Ho fatto più danni io in un giorno che tutte le Ladybug precedenti nella loro intera esistenza! Come puoi volermi ancora come compagna dopo quello che è successo…?! »
Per Adrien, quelle parole furono un vero colpo al cuore. Avrebbe voluto che Marinette si vedesse proprio come la vedeva lui in quel momento, una ragazza praticamente perfetta sotto ogni aspetto. Era stato sciocco a non rendersene conto prima.
Vederla stare male faceva soffrire anche lui, ma avrebbe dovuto agire con cautela dato che la corvina era stata chiara nel dimostrare di non essere intenzionata a scoprire la sua identità, almeno non quel giorno.
Alla fine, il ragazzo si fece coraggio e le circondò silenziosamente il busto con le braccia, da dietro, posandole il mento sulla spalla e stringendola a sé per un lungo ed interminabile momento. Voleva farle capire che avrebbe appoggiato qualunque sua decisione, per quanto dolorosa fosse stata per lui.
A quel gesto inaspettato Marinette sussultò appena, incerta se quello fosse un invito implicito a voltarsi per guardarlo negli occhi o meno.
« Chat Noir…? » sussurrò con un’espressione leggermente confusa sul volto, arrossendo appena sulle gote.
Dopo qualche altro secondo passato nel più completo silenzio, Adrien si staccò dalla ragazza facendo un passo indietro. Esitò un istante, con gli occhi puntati sulla nuca di Marinette, prima di decidersi a correre via per tornare sulla strada principale.
 
Più tardi, Marinette era finalmente tornata a casa sua e si era rintanata in camera, rimanendo con i genitori lo stretto necessario per evitare che si preoccupassero troppo. Anche se era stata akumizzata, la decisione di Gabriel Agreste non si era certo dissolta magicamente, ma la corvina dovette ammettere che il confronto con sua madre e suo padre era andato meglio del previsto.
Quando fu certa di essere di nuovo da sola, ringraziò i kwami per l’aiuto che avevano dato quel giorno e ripose i Miraculous nella Miracle Box, soffermandosi a fissare per qualche secondo il posto vuoto che avrebbe dovuto essere occupato dal fermaglio per capelli ancora in possesso di Chloé. Solo a quel punto si concentrò sul Miraculous di Ladybug.
La coccinella aveva finito per accoccolarsi sopra al cuscino della chaise longue, sul quale erano posati la scatoletta vuota e gli orecchini l’una accanto agli altri. Marinette era stesa proprio di fronte alla piccola kwami, con un’aria palesemente abbattuta.
« Sono un vero disastro! » disse ad un certo punto, prima di nascondere il viso nell’imbottitura con un mugugno.
Tikki comprese che poteva finalmente intromettersi dopo lunghi minuti di silenzio, così le volò vicino, lasciandole una piccola carezza sulla guancia « Non è stata colpa tua, Marinette. Nessuno avrebbe potuto immaginare che la prossima vittima di Papillon saresti stata proprio tu… »
« Però adesso gli altri sanno chi si nasconde dietro l’identità di Ladybug, perfino Papillon… » mormorò la ragazza, scostando appena il viso per guardare la piccola coccinella « Cosa devo fare, Tikki? Se continuo ad essere Ladybug potrei mettere tutti in pericolo… »
« Stai facendo un ottimo lavoro, Marinette…. Non hai bisogno di cedere il tuo Miraculous per rimediare. Sono sicura che troverai il modo di superare anche questa difficoltà, esattamente come hai fatto con tutte le altre. Hai un’intera squadra di eroi su cui contare! » la kwami si posò accanto a lei e le sorrise, incoraggiante, ma evidentemente il commento non diede il conforto sperato, visto che inizialmente Marinette si limitò a sospirare.
« Sì, ma come? »
« Per esempio, potresti iniziare con l’andare da Chloé, più tardi… » suggerì Tikki a quel punto, ed il commento suscitò nella corvina una reazione più decisa. Dopo un attimo durante il quale prese in considerazione quella possibilità, si tirò in piedi e prese gli orecchini neri in mano con decisione.
« Hai ragione, non posso lasciarle il Miraculous. Anche se dovesse trattarsi dell’ultima volta, devo diventare di nuovo Ladybug »

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Capitolo 18
*** Una splendida serata ***


Il sole stava ormai già calando dietro agli edifici più lontani quando l’eroina di Parigi si lanciò dal terrazzo della propria camera per raggiungere la dimora dei Bourgeois. Quando fu a destinazione, scoprì che Chloé era intenta a limarsi le unghie con il cellulare accanto, su cui aveva appena digitato un messaggio.
Dopo aver ritirato lo yo-yo per agganciarlo al fianco, Ladybug bussò dunque alla porta finestra che collegava la camera al terrazzo, stampandosi sul volto un sorriso ed alzando una mano per salutare una volta che la figlia del sindaco si fu accorta di lei.
Quando Chloé raggiunse la corvina all’esterno, per prima cosa la squadrò da capo a piedi, con una mano al fianco, ma alla fine si convinse che si trattava della vera Ladybug ed il suo scetticismo calò quanto bastava da consentirle di accennare un sorriso.
« Ero sicura che non potevi essere sparita all’improvviso, Ladybug! » senza attendere oltre, la strinse in un abbraccio, che l’altra dovette sopportare in silenzio.
« Mi dispiace avervi fatto preoccupare… Ma in effetti è una storia buffa » iniziò l’eroina a pois, staccandosi e portando una mano alla nuca « È stato un caso, oggi non avevo il mio Miraculous e sono riuscita a riprenderlo solo poco fa… E parlando di Miraculous, Marinette mi ha detto che volevi vedermi »
Prima di uscire aveva elaborato una scusa che si augurava fosse plausibile, proprio per evitare di ritrovarsi spiazzata nel caso in cui avesse dovuto dare una spiegazione su quanto accaduto quel pomeriggio. In ogni caso, sperava che quell’ultimo commento avesse accelerato le cose.
« Esatto, le ho detto chiaramente che avrei restituito il Miraculous solo ed esclusivamente a te! » le disse l’altra, portando le mani ai fianchi con fermezza « Gli altri eroi li hanno dati a lei, pensavano davvero che fosse Ladybug. Ridicolo, non è vero? »
« Non preoccuparti, i Miraculous sono al sicuro adesso. Marinette me li ha restituiti insieme al mio dopo la battaglia di questo pomeriggio » spiegò la corvina a quel punto, pentendosi già delle menzogne che stava sfornando come ogni volta che doveva far quadrare la sua doppia vita « Mi ha anche spiegato quello che è successo… Non sarebbe dovuta andare così, spero che tu non te la prenda con lei per ciò che ha detto. Marinette ha solo cercato di proteggere la mia identità, lo ha fatto in buona fede »
« Non avrebbe dovuto fingere di essere te, non mi interessa affatto se era in buona fede! » protestò Chloé, per nulla felice di vedere che l’eroina stava giustificando un’azione tanto futile.
« Deve essere stata la prima spiegazione plausibile che le è venuta in mente… Ma non sono arrabbiata con lei, dico davvero! Vedi, i nostri orecchini sono simili e ce li siamo scambiati per sbaglio… Non avrebbe potuto spiegare perché aveva il mio Miraculous senza menzionare anche me »
L’eroina dai capelli corvini si augurava che ciò bastasse per mettere fine al discorso, ma Chloé a quel punto si lasciò andare ad una breve risata prima di prenderle la mano per invitarla a seguirla « Se vuoi qualcosa di davvero bello da indossare posso prestartelo io! Quei gioielli assolutamente ridicoli sono nulla in confronto ai miei, perché non entri e ti provi qualcosa? »
Benché presa in contropiede, Ladybug tirò immediatamente indietro la mano, accennando una risata nervosa « Grazie, Chloé… Magari un’altra volta. Non ho molto tempo adesso…  » si scusò, abbassando gli occhi per un attimo e schiarendosi la gola prima di tornare a guardare la sua interlocutrice e proseguire con il discorso « Per ora mi accontento del Miraculous, così posso rimetterlo insieme agli altri »
« Oh, d’accordo… » nonostante la punta di delusione nel tono di voce, la bionda si sfilò il Miraculous dalla chioma e lo diede all’eroina davanti a lei, che finalmente riuscì a regalarle un sorriso sincero.
« Ti ringrazio per aver aiutato Chat Noir in mia assenza. Avete fatto un ottimo lavoro, tutti quanti »
Quelle parole le pensava davvero, e quando era giusto non poteva non dare il dovuto riconoscimento anche a Chloé, che difatti dopo quel commento sembrò immediatamente risollevarsi « Lo so, sono stata davvero brava! »
La conversazione era ormai conclusa, perciò la corvina prese lo yo-yo tra le mani, segno del fatto che stava per congedarsi « Allora… Arrivederci, Chloé »
Dopo un ultimo cenno in segno di ringraziamento, Ladybug lanciò la propria arma verso il primo appiglio disponibile e si allontanò rapidamente, mentre la figlia del sindaco le gridava dietro « A presto Ladybug! Ricordati che sono sempre qui se dovessi avere ancora bisogno di me! »
 
La corvina era intenta a volteggiare tra i tetti per ritornare a casa, ma a circa metà strada decise di rallentare e di fermarsi su un tetto. Quello avrebbe potuto essere il suo ultimo giorno da Ladybug. Avrebbe dovuto assaporarlo di più, prima di consegnare il suo Miraculous a qualcuno in grado di proteggere Parigi meglio di quanto aveva fatto lei.
Presa quella decisione, si mise a cercare un posto tranquillo dal quale avrebbe potuto godere di uno splendido panorama sulla città, ed una volta trovato le ci volle poco per sedersi su un tetto e lasciarsi catturare da quei colori e da quelle luci.
Con tanti pensieri per la testa, inizialmente nemmeno si accorse che il suo yo-yo si era messo a squillare, segno di una chiamata in arrivo. Non si aspettava che Chat Noir la contattasse, ma nel momento in cui aprì l’arma per rispondere e scoprì che era proprio il compagno si alzò immediatamente in piedi, lanciandosi diverse occhiate intorno con non poca preoccupazione. Per quel che ne sapeva, poteva benissimo essere successo qualcosa senza che lei se ne accorgesse, ed in quel caso sarebbe stata solo l’ennesima conferma del fatto che non era più adatta a proteggere i parigini da Papillon.
« Chat Noir? Cosa succede, dove sei? »
Dall’altro capo della linea, la voce allegra del gatto nero mise in chiaro immediatamente che non c’era alcun pericolo in vista « Buona sera, Milady! Speravo proprio di trovarti… Mi stavo chiedendo, non ti andrebbe di passare la serata con il tuo Chat Noir di fiducia? »
« Mi hai chiamato solo per questo…? » domandò l’altra, ed anche se in un primo momento il suo tono fu incredulo, poco dopo assunse una vena più scherzosa « Credevo fossi troppo impegnato per certe cose. Tipo, a firmare gli autografi, o qualcosa del genere… »
« Non sono mai troppo impegnato per passare il tempo con te, Milady »
Sentendo quelle parole, Ladybug si concesse un sorriso. Sarebbe stato bello tornare indietro di un giorno ed evitare tutte quelle preoccupazioni, ma c’erano anche momenti, come quello, che non avrebbe mai voluto cancellare.
« Dimmi dove ti trovi, ti raggiungo »
 
Il terrazzo che Chat Noir aveva scelto per quella serata speciale regalava una splendida vista sulla Torre Eiffel illuminata a giorno. Tutto attorno erano state accese alcune candele, e sulla pavimentazione erano stati sparsi petali di rosa rossi. Era perfino stata allestita una piccola zona con dei cuscini, per creare un’atmosfera più calda ed appartata.
Quando Ladybug atterrò, il biondo era già in piedi, ad attenderla con una rosa in mano ed un sorriso sincero sul volto. Nonostante tutto, vedere quanto si era impegnato per lei la rasserenò momentaneamente.
« Benvenuta, Milady » esordì il gatto nero con un inchino, mentre la ragazza si guardava intorno quasi a bocca aperta. Un attimo dopo, il ragazzo si avvicinò e le offrì il fiore, che la corvina scoprì avere una tonalità particolare, un colore intermedio tra il bianco ed il rosso.
« Questo colore si chiama carnicino. Ho controllato, sai? La rosa carnicina si regala quando si vuole promettere di mantenere un segreto » spiegò il biondo, prendendo le mani della ragazza tra le proprie « Sono felice di vederti ancora nei panni di Ladybug… »
Era chiaro che quando aveva menzionato il segreto si stava riferendo alla vera identità dell’eroina di Parigi. Pensare che il biondo avesse cercato proprio quel colore appositamente per lei la fece sentire stranamente bene. Chat Noir aveva davvero a cuore la sua felicità.
« Ti ringrazio, davvero… » Ladybug socchiuse gli occhi, annusando l’odore intenso della rosa che le era stata regalata prima di concedersi un leggero sorriso e lasciare che il compagno le prendesse le mani « Io… Sono solo stata da Chloé a prendere il Miraculous dell’ape… » aggiunse poi, spiegandogli così il motivo della sua uscita. Non voleva dargli false speranze, aveva ancora molti dubbi e, di fatto, quello era l’unico motivo che l’aveva spinta ad indossare nuovamente gli orecchini. Non voleva rischiare di fare l’ennesimo danno lasciando il Miraculous alla figlia del sindaco.
Nonostante ciò, Chat Noir non si diede per vinto tanto presto. Il suo sorriso vacillò appena, ma alla fine si scostò e chinò il busto per invitare Ladybug a sedersi insieme a lui con un gesto della mano « Milady, dopo di te. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere parlare senza il piccolissimo dettaglio della ritrasformazione imminente »
La corvina a quel punto esitò, non sapendo se accettare o meno. Si sentiva esausta, e non era certa di essere in grado di affrontare una conversazione tanto importante come quella che si prospettava all’orizzonte, ma al contempo non se la sentiva nemmeno di mandare tutto all’aria proprio quella sera. Chat Noir le era sempre stato vicino, si preoccupava sinceramente per lei, perciò meritava delle spiegazioni più dettagliate di quelle che aveva ricevuto nel pomeriggio, soprattutto se la decisione riguardante Ladybug sarebbe diventata definitiva.
Alla fine, i due ragazzi si sedettero l’uno accanto all’altro in mezzo ai cuscini, e per diversi secondi rimasero in silenzio ad osservare il panorama notturno. Bastò davvero poco per tranquillizzarli. Le luci di Parigi e la presenza del proprio compagno ebbero un effetto calmante su entrambi.
« Com’è andata, con Chloé? » domandò il gatto nero, rompendo il silenzio che si era creato. Per quanto piacevole, non era sua intenzione passare tutta la serata in silenzio, soprattutto se quel silenzio diventava poco a poco più imbarazzante.
« Sai com’è fatta » Ladybug scrollò le spalle, consapevole che anche il compagno avesse avuto modo di conoscerla « Direi bene, visto che non ha protestato… Le ho lasciato credere che io e Marinette fossimo due persone diverse. Io e Chloé… Non siamo esattamente migliori amiche, perciò è meglio così »
Chat Noir a quel punto accennò un nuovo sorriso « Sì, credo di poter immaginare »
Era una sensazione strana, per Marinette, ma poter parlare con il biondo senza dover nascondere chi fosse davvero le aveva tolto un grosso peso dal cuore. Aveva bisogno di aprirsi.
« Chat Noir? » iniziò, sollevando lo sguardo per puntarlo in quello del compagno « Lo sai, ho davvero paura di quello che potrebbe accadere se continuassi ad essere Ladybug, adesso che Papillon sa chi sono. Perché lui lo sa, non è vero…? »
Il biondo abbassò appena le orecchie nel sentire quelle parole, ma dopo un attimo il suo tono divenne fermo e gentile « Sì, lo ha saputo di certo. Ma non ti devi preoccupare, Milady… Io ci sarò sempre, non permetterò che Papillon ti akumizzi una seconda volta »
Il sospiro che la ragazza fece in risposta non lo rese sicuramente più tranquillo.
« È proprio per questo che le nostre identità non dovevano essere rivelate. Per questo abbiamo protetto il nostro segreto anche a costo di mentire! Non riesco a credere che sia stato tutto inutile… »
Vedendo che la sua interlocutrice stava iniziando ad agitarsi, Chat Noir si scostò per voltare il busto verso di lei e lasciarle una carezza sulla guancia « Non è stato inutile, credimi »
« Vorrei che fosse vero… » mormorò l’altra, abbassando lo sguardo, ma passò solo qualche istante prima che tornasse a guardare il biondo negli occhi « Volevo ringraziarti per ciò che hai fatto oggi. Non ti sei fatto scoprire dopo che la trasformazione si è annullata. E per tutto il resto, ovviamente… Mi avete salvata, non lo dimenticherò mai »
Quel ringraziamento lasciò Chat Noir leggermente spiazzato, ma alla fine gli fece nascere un lieve sorriso sul volto « Sai com’è, dovevo rimediare visto che tu hai salvato la mia vita giusto un paio di volte »
La battuta fece ridacchiare anche Ladybug, che diede una piccola gomitata scherzosa al compagno « Siamo una squadra, no? O almeno, lo eravamo… » dopo quel commento, l’eroina a pois rimase in silenzio per qualche momento prima di posare il capo sulla spalla del compagno « Sii sincero, credi che Parigi potrebbe essere più al sicuro se io smettessi di essere Ladybug? Magari, con quella ragazza come sostituta… »
Si trattava di una domanda importante, e nonostante a Chat Noir facesse piacere che Ladybug fosse tanto vicina non poteva sicuramente rispondere con tanta leggerezza come suo solito.
« Tu sei insostituibile, Milady » il braccio del ragazzo andò lentamente a circondare le spalle della corvina per stringerla a sé, facendola arrossire leggermente « Non so se Parigi sarebbe più al sicuro, ma ti posso promettere che non smetterò mai di proteggerti, anche da Marinette. Potrei anche venire akumizzato nel prendere tutte le akuma destinate a te e saprei comunque di essere in mani sicure, se ci sei tu a combattere dall’altra parte… »
In quel momento, era tutto così bello e piacevole che la coccinella non poté fare a meno di sentirsi al sicuro. Chat Noir poteva anche non essere l’amore della sua vita, poteva esagerare con le battute nei momenti meno opportuni, ma mai avrebbe potuto mettere in dubbio la sua lealtà verso di lei. Stranamente, dopo quelle parole si sentì davvero rincuorata, tanto che decise di lasciarsi definitivamente catturare dal momento, chiudendo gli occhi senza aggiungere altro.

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Capitolo 19
*** Scoprire le carte ***


I due eroi passarono diverso tempo in quella posizione, ciascuno immerso nei propri pensieri, ma comunque abbastanza vicini da farsi forza a vicenda. Fatto stava che non potevano certo rimanere seduti su quel terrazzo all’infinito, per quanto piacevoli fossero la vista e la compagnia, perciò alla fine Ladybug si scostò dal ragazzo e si alzò in piedi, decisa a tornare a casa.
« Grazie per la bella serata, Chat Noir. Sono stata davvero bene » gli disse con sincerità, stringendo la rosa tra le mani. Era decisamente più serena nonostante si trovasse sempre al medesimo bivio che l’aveva fatta preoccupare per l’intera serata. Non era più tanto sicura di voler rinunciare alla sua doppia vita, ma sarebbe stata egoista a non pensare prima alla sicurezza dei compagni.
« Mi permetti di riaccompagnarti a casa, Milady? » domandò il biondo a quel punto, prendendo il proprio bastone ed avvicinandosi nuovamente alla sua Ladybug. Sperava davvero che la risposta fosse positiva.
Superata la sorpresa, nonostante il primo momento di incredulità l’eroina a pois assentì con un sorriso gentile sul volto, perciò Chat Noir non se lo fece ripetere due volte. Prima ancora che la corvina potesse prendere il proprio yo-yo, il gatto nero la strinse a sé ed allungò il bastone, intenzionato ad avviarsi immediatamente « Tieniti forte »
« Che…? »
Naturalmente, da Marinette sarebbe stato impossibile per lei spostarsi da un tetto all’altro, ma da Ladybug non aveva bisogno di essere trasportata in quel modo, eppure, quando il biondo si avviò verso la dimora della corvina, quest’ultima non poté fare altro che stringergli le braccia al collo per non scivolare.
Non ci volle molto perché raggiungessero il piccolo terrazzo che portava alla camera di Marinette, ed una volta lì Chat Noir si decise finalmente a lasciare a terra la compagna.
« Spero che il viaggio sia stato di tuo gradimento »
« Avrei potuto farcela anche da sola, ma… Sì, grazie… Gattino » la corvina diede un colpetto scherzoso alla campanella che il gatto nero portava al collo, e solo a quel punto il suo tono divenne più serio « Spero di rivederti, da Marinette intendo »
Bastò quell’ultimo commento per riscuotere Chat Noir, che sollevò una mano d’istinto per fermarla prima che rientrasse « Milady, posso chiederti un’ultima cosa? » domandò, colto da un’idea improvvisa, e dato che Ladybug assentì, l’eroe di Parigi non perse tempo a proseguire « Aspetta solo fino a domani, prima di prendere una decisione definitiva. Solo un giorno, te ne prego… Ti prometto che non te ne pentirai »
La richiesta colse la ragazza impreparata, ma le bastò guardare il biondo negli occhi per capire che non si trattava di un futile tentativo per rimandare l’inevitabile. Il gatto nero aveva in mente qualcosa, e Ladybug si fidava di lui abbastanza da acconsentire alla richiesta senza fare domande. In ogni caso, un giorno non avrebbe fatto molta differenza.
Dopo il suo cenno di assenso, il sorriso di Chat Noir si allargò perfino di più rispetto a quanto accaduto durante il resto della serata.
« Adesso è davvero il caso che vada… Buona notte, Chat Noir » la corvina si congedò definitivamente, ed il ragazzo si affrettò a prenderle una mano per posarci un delicato bacio, da vero gentiluomo.
« Buona notte, Milady »
Dopo un ultimo sorriso, l’eroe di Parigi si allontanò rapidamente e sparì in lontananza, lasciando la coccinella da sola, che si ritrasformò in un attimo e rientrò nella propria camera senza fare alcun rumore.
 
Il giorno seguente, come spesso accadeva, Marinette dovette correre per l’intero tragitto dalla casa alla scuola perché scoprì di essere in ritardo per le lezioni. Come promesso, aveva tenuto gli orecchini, ma in compenso avvertiva una grande agitazione al solo pensiero della reazione che avrebbe scatenato in Alya ed in Nino al momento del suo arrivo.
Pur di raggiungere l’aula in tempo si ritrovò perfino a fare gli scalini due alla volta, ma riuscì a sedersi al banco ed a posarvi sopra la borsa appena prima dell’ingresso della Signorina Bustier.
Sfortunatamente, ciò non bastò a fermare i suoi due amici, che non aspettavano altro che non fosse vederla varcare la soglia della classe. Non ebbe neanche il tempo di soffermarsi sulla figura perfetta di Adrien, qualcosa di più unico che raro.
« Marinette, tesoro! » esordì la castana, stringendola immediatamente in un abbraccio durante il quale le sussurrò all’orecchio « Tu ed io abbiamo molto, moltissimo di cui parlare… »
Subito dopo, Nino si voltò verso i banchi dietro di lui e le tese il palmo per farselo battere in segno di saluto con un largo sorriso sul volto « ‘Giorno, amica »
Marinette fu naturalmente obbligata a subire la stretta, ma una volta libera si mise a ridere ed a picchiettare una mano sulla spalla della compagna di banco « Sei sempre così sei spiritosa, Alya! Ciao anche a te, Nino! »
Nonostante la voce più alta del solito, segno di evidente nervosismo, scambiò il cinque con il compagno dai capelli scuri, e solo a quel punto si impose di evitare il contatto visivo con quei due per il resto della giornata. Non a caso un attimo dopo aveva intrecciato le dita tra loro e posato le mani sul banco, con le labbra strette, sperando intimamente che la lezione iniziasse presto.
« Ciao, Marinette… » la voce di Adrien arrivò quasi come un fulmine a ciel sereno, tanto che solo a quel punto la corvina si rese conto di essersi completamente scordata di salutare anche lui. Il sorriso del giovane modello era meraviglioso, come sempre, mentre lei si era comportata come una perfetta maleducata.
« A-Adrien…! Ciao! Buongiorno! Spero che tu stia bene! » nel tentativo di rimediare, Marinette si ritrovò a gesticolare fin troppo, cosa che fece nascere una smorfia divertita sul volto del biondo.
« Io sto bene, mi chiedevo come stessi tu dopo ieri… Volevo scusarmi ancora per come ti ha trattato mio padre, non lo meritavi » disse poi, più serio, ma comunque sincero. Era chiaro che gli dispiaceva per l’accaduto.
« Io… Io sto bene, assolutamente bene! Non ci ho neanche più pensato… In fondo non è la fine del mondo, ci saranno altre opportunità…! »
Con tutto ciò che era accaduto dopo, il fatto che non ci avesse più pensato era la verità, e doveva ammettere a sé stessa che sembrava un desiderio a dir poco insignificante in confronto alla sicurezza dell’intera Parigi.
« Sono felice di sentirlo » il sollievo sul volto di Adrien fu evidente, ma a quel punto il biondo parve esitare, come intimorito dalla reazione che avrebbe potuto suscitare se avesse parlato di nuovo « Marinette, ti piacerebbe venire da André a prendere un gelato con me, questo pomeriggio? »
 
I primi a riprendersi dalla sorpresa furono Alya e Nino, che finirono per scambiarsi un sorriso complice quasi immediatamente. Se Adrien si era finalmente accorto di quanto Marinette fosse perfetta per lui senza neanche beneficiare del loro intervento, allora quello era davvero un giorno da festeggiare.
In compenso, la corvina credette davvero di aver capito male. Sembrava impossibile che proprio il ragazzo dei suoi sogni avesse deciso da un giorno all’altro di invitarla ad uscire, perciò non riuscì a fare altro che non fosse fissare il compagno ad occhi sgranati e con la bocca socchiusa, troppo incredula per rispondere.
Fu solo grazie all’intervento dell’amica, che le diede un pizzicotto sul braccio, che si riscosse quanto bastava da reggere la conversazione.
« Io… Sì! Questo pomeriggio va benissimo! » quasi saltò sulla sedia pur di dare una risposta, ed il biondo in cambio le regalò un altro sorriso che le fece sciogliere completamente il cuore.
« Bene… »
A quel punto, Adrien si voltò di nuovo verso la cattedra, soddisfatto e felice del risultato, mentre dietro di lui la corvina diventava poco a poco sempre più rossa all’idea di passare la giornata con il giovane modello.
Non poteva nemmeno escludere che quello fosse un sogno, in realtà. Ne aveva fatti talmente tanti, con protagonisti se stessa ed Adrien, da aver perso il conto. Quella volta però non si trattava di un sogno, ed il leggero dolore sul braccio a causa del pizzicotto di Alya ne era la prova.
Bisognosa di aiuto, alla fine Marinette si voltò verso la compagna di banco con le mani sulle guance per nascondere il rossore « Alya… Hai sentito anche tu cosa ha detto, non è vero…? » le sussurrò, faticando a contenere l’entusiasmo crescente. Avrebbe avuto voglia di gridare dall’emozione.
« Certo che ho sentito, che domande. È la tua occasione, vai e stupiscilo! » replicò la castana di rimando, sempre a bassa voce per evitare di disturbare i compagni.
 
Per il resto della lezione, sia Adrien che Marinette finirono per distrarsi in continuazione.
Il biondo si girò regolarmente per lanciare delle occhiate alla corvina, come se fosse preoccupato che quella ragazza potesse sparire all’improvviso, suscitando nell’altra delle reazioni di puro imbarazzo ogni qualvolta la coglieva in fragrante mentre era intenta a fissargli la nuca. Una volta, la costrinse perfino a nascondere il viso dietro il libro di testo pur di non farsi vedere in quello stato quasi sognante, tanto che Alya a quella scena dovette trattenere una risata divertita.
Quando la signorina Bustier terminò le spiegazioni e raccolse le proprie cose per andarsene, prima di varcare la soglia dell’aula si rivolse proprio ai due alunni, invitandoli a seguirla. Il comportamento dei ragazzi naturalmente non era passato inosservato agli occhi dell’insegnante, che difatti alla fine si era ritrovata costretta a richiamarli più di una volta, suscitando dei sorrisi divertiti da parte dell’intera classe.
Una volta al riparo da occhi indiscreti, rivolse ad entrambi un sorriso sincero prima di rivolgere loro la parola « Adrien, Marinette… Non vi preoccupate, non siete nei guai. Volevo solo assicurarmi che non vi fosse accaduto nulla di grave, e ricordarvi che se siete in difficoltà per qualunque motivo non dovete avere paura di chiedere spiegazioni. Sapete che sono sempre disponibile ad ascoltare, anche se non riguarda strettamente le mie lezioni »
« No, signorina Bustier » iniziò la corvina, con un sorriso leggermente tirato in volto per via dell’imbarazzo e le dita intrecciate tra loro. Di certo non poteva spiegarle che aveva passato buona parte del tempo a fantasticare.
Anche Adrien era dello stesso avviso, visto che dopo il breve discorso dell’insegnante gli si colorarono leggermente le gote di rosso « Non è successo nulla, signorina Bustier »
Dopo un attimo di indecisione, la giovane donna parve cogliere qualcosa di cui nemmeno loro sembravano pienamente consapevoli, ed alla fine li congedò definitivamente, soddisfatta della risposta.
Quando i due ragazzi rientrarono nell’aula ed andarono a sedersi, ad attenderli trovarono Chloé, in piedi accanto al proprio banco e con le braccia incrociate, che si avvicinò non appena li vide varcare la soglia e si posizionò sulla scalinata, accanto al posto di Marinette.
« Spero che tu non abbia raccontato la tua bella storiella anche a loro » esordì, spostando le mani sui fianchi con aria di superiorità.
« Quale storiella? Non capisco… » replicò la corvina, fingendo di non sapere a cosa si stesse riferendo la compagna, benché così non fosse. Doveva immaginare che, nonostante la scusa a cui aveva pensato appositamente per lei, Chloé avrebbe rovinato comunque tutto quanto. La stessa perplessità si dipinse anche sul volto dei tre compagni, cosa che diede involontariamente manforte a quella piccola recita.
Anche l’attenzione del resto degli studenti presenti poco a poco venne direzionata sulla conversazione tra la figlia del sindaco e la corvina.
« Oh, per favore! Non fingere anche con me, Dupain-Cheng » subito dopo quell’ordine, la bionda si rivolse ad Adrien con decisione « Vi ha detto di essere Ladybug, non è vero? Per questo eri così distratto, è logico… Chi è che non adora Ladybug? »
Il giovane modello a quella rivelazione sgranò gli occhi per la sorpresa, lanciando un’occhiata incredula alla compagna « Sta dicendo sul serio, Marinette…? Ladybug sei tu? »
Chat Noir sapeva già che era lei, e non aveva dubbi sul fatto che quella fosse la verità, ma Adrien non poteva immaginarlo neanche lontanamente, e dunque il ragazzo doveva comportarsi di conseguenza.
« No! Certo che non sono Ladybug, non so perché le è venuta in mente un’idea tanto assurda! » protestò la corvina, punta sul vivo ed al contempo preoccupata di ciò che avrebbe potuto pensare il resto della classe – ma soprattutto lo stesso Adrien.
« Chloé sa tutto, Marinette! Non ti conviene mentire di nuovo » la voce di Sabrina si udì forte e chiara, interrompendo momentaneamente la conversazione.
« Anche se fosse lei, ti ricordo che gli eroi non possono rivelare le proprie identità » aggiunse Alya, rivolgendosi alla bionda con decisione.
« Esatto! Perciò Marinette non potrebbe mai ammettere una cosa del genere, giusto amica mia? » Nino seguì a ruota la sua ragazza, facendo assentire la corvina in risposta alla sua domanda.
« Forse no, ma dopo quello che è successo ieri scommetto che ha colto l’occasione al volo. Mi dispiace per te, Dupain-Cheng, ma la vera Ladybug mi ha raccontato tutto. Anche se ieri avevi i suoi orecchini, è stato solo un caso. Dico bene? » incalzò Chloé, lasciando Marinette ancor più interdetta di prima.
Probabilmente, la figlia del sindaco aveva pensato che avesse rivelato il suo segreto ai suoi migliori amici per fare colpo, approfittando di quanto accaduto il giorno precedente. Non c’erano altre spiegazioni.
Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, fu il loro compagno Max a prendere la parola dal proprio posto « È statisticamente impossibile che Marinette sia davvero Ladybug. Ci sono ben due milioni, duecentoventinovemila e novantasette abitanti a Parigi, e se eliminiamo i maschi, le bambine e le donne troppo anziane- »
« Grazie, Max » Adrien lo interruppe gentilmente, prima di rivolgersi ancora una volta alla bionda « Chloé, ti assicuro che Marinette non ci ha detto nulla del genere »
La corvina non aveva aggiunto altro fino a quel momento, riflettendo su come muoversi da quel momento in avanti. Il piccolo piano che aveva elaborato le si stava ritorcendo contro, perciò era meglio agire prima che la situazione peggiorasse ulteriormente, ed aveva appena capito come fare.
« Va bene così, ragazzi » disse loro, con fermezza, alzandosi in piedi davanti a tutta la classe appositamente per rendere il momento più solenne. Rimase un attimo in silenzio, soffermandosi sui visi di ciascuno dei compagni che erano solamente in attesa di scoprire come si sarebbero evolute le cose da quel momento in avanti « È vero, ieri sono stata akumizzata da Papillon, e visto che indossavo il Miraculous di Ladybug ho lasciato che tutti credessero che l’eroina di Parigi fossi io… Ma non è così. Io e Ladybug siamo amiche, forse qualcuno di voi già lo sa. Le ho promesso di non raccontare nulla a nessuno… Solo che un paio di giorni fa ci siamo scambiate i nostri orecchini per sbaglio. Ne stavamo provando diversi modelli insieme, e purtroppo io ne avevo un paio simile a quelli di Ladybug, così… Lei ha preso i miei per sbaglio ed io ho fatto lo stesso con i suoi. È solo per questo se Ladybug non è potuta intervenire ieri. Per colpa mia. Mi dispiace, vi prometto che non accadrà più… » spiegò, abbassando gli occhi con aria pentita ed intrecciando le dita tra loro « Ho pensato… Ho pensato che se avessi confermato che Ladybug ero io, la vera Ladybug sarebbe stata al sicuro. Vi prego, non obbligatemi a dire di più… Non posso svelare altro, ne va della sua sicurezza »
Quando concluse il suo discorso, nell’aula non volava più una mosca.
Marinette aveva in parte rimediato a ciò che era accaduto in precedenza, ma in compenso aveva dovuto nuovamente raccontare delle menzogne per proteggere il suo segreto. Era davvero la cosa che più detestava dell’essere Ladybug, ma una volta terminato dovette ripetersi per l’ennesima volta che lo stava facendo per la sicurezza di tutti.
Se le avessero creduto, Alya, Nino e Chloé sarebbero stati nuovamente al sicuro. Lei stessa sarebbe stata più al sicuro, nonostante mancassero all’appello altri tre eroi, ovvero Chat Noir, Viperion e la ragazza che l’aveva sostituita come Ladybug.
Fu proprio in quel momento, con Marinette e Chloé ancora in piedi l’una davanti all’altra, che la professoressa Mendeleiev varcò la soglia dell’aula per la lezione successiva, intimando a tutti di tornare ai propri posti e di fare silenzio. Paradossalmente, per quanto severa potesse essere, era stata una fortuna che fosse arrivata prima che la situazione degenerasse.

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Capitolo 20
*** Ritorno alla normalità ***


Una volta terminata la giornata scolastica, i ragazzi sciamarono verso l’uscita chiacchierando allegramente tra loro.
Adrien fu il primo a separarsi dal gruppo, ricordando appena in tempo di dover recapitare un messaggio a Lila da parte del padre. Dopo essersi allontanato dagli amici, raggiunse dunque la ragazza con un sorriso gentile, ma in parte dispiaciuto per la notizia che doveva comunicare.
« Lila, c’è una cosa che devo dirti » esordì, una volta che la ragazza gli fu davanti con un sorriso ignaro sul volto « Mio padre mi ha chiesto di farti sapere che non ha più intenzione di inserire la tua giacca nella prossima collezione… Sembra che abbia lavorato fin troppo in questi mesi, perciò ha dovuto scartare alcuni modelli e scegliere quali produrre. Mi dispiace »
La castana si ritrovò comprensibilmente interdetta dopo quelle parole, ma nonostante il fastidio provato inizialmente sapeva bene di non potersi comportare in modo sgarbato davanti al ragazzo, perciò si stampò un sorriso più triste sul volto e giunse le mani al petto con lo sguardo basso « Non preoccuparti, Adrien, lo capisco. Tuo padre è un uomo impegnato e molto creativo, avrei dovuto immaginare che sarebbe finita così… »
Prima che il ragazzo potesse aggiungere altro, un clacson attirò la sua attenzione. L’autista di Adrien aveva già parcheggiato la macchina davanti all’edificio, perciò a quel punto il giovane modello iniziò ad allontanarsi, non prima di essersi congedato con la compagna « Magari la prossima volta. Buona giornata, Lila »
Prima di salire in macchina, salutò anche gli amici – che nel frattempo si erano sistemati poco lontano, curiosi di osservare la scena che sarebbe seguita di lì a poco – e Marinette in particolare, ricordandole il loro appuntamento. La piega che aveva preso quell’evento li rese tutti e tre particolarmente soddisfatti.
 
Quando il biondo se ne fu andato, Alya e Nino presero immediatamente da parte la loro compagna dai capelli corvini per ricevere delle spiegazioni più approfondite sulla questione nata il giorno precedente e proseguita anche in classe.
Dopo essersi posizionati ai piedi della scalinata bianca all’entrata dell’edificio, Alya decise di far vedere le sue riprese amatoriali dello scontro tra Madame Mode e Chat Noir sia al fidanzato che alla migliore amica, consentendo così a quest’ultima di comprendere come erano andate davvero le cose.
Vedere lo sguardo smarrito del biondo dopo la sua rivelazione non fu sicuramente piacevole. Era stata crudele a colpire l’eroe proprio nel suo punto debole, ma lo aveva fatto solo perché sapeva perfettamente che Ladybug era la persona a cui teneva di più.
« Mi dispiace davvero tanto per Chat Noir… » mormorò la corvina alla fine, mentre Alya metteva via il cellulare. La castana sembrava aver creduto alle spiegazioni della sua migliore amica, così come Nino, perciò non insistette per avere nuove informazioni sull’eroina di Parigi, ma più per chiudere definitivamente la questione e poter così raccontare la vicenda sul Lady Blog.
« Non metterò questo video sul blog, non preoccuparti… Al massimo qualche scatto innocuo! » la rassicurò, prima di protendersi maggiormente verso di lei ed abbassare la voce « Piuttosto, è vera la storia che ci hai raccontato o hai solo approfittato della situazione per sviare i sospetti? »
Lo sguardo indagatore della sua migliore amica, nonostante il mezzo sorriso che aveva sul volto e che metteva in chiaro il fatto che stesse ironizzando sull’accaduto, suscitò in Marinette una certa apprensione, cosa che la portò a replicare con più in fretta del solito « Ma certo che è vera! »
La sua reazione fece nascere immediatamente due sorrisi divertiti sui volti dei ragazzi. La realtà era che Nino ed Alya si fidavano completamente di lei, perciò non avevano messo in dubbio le parole dette dalla loro amica in precedenza neanche per un momento.
In compenso, dovettero ammettere che era stato un bene non essersi traditi con lei sulle loro identità segrete, ed anche che i Miraculous non avrebbero dovuto trovarsi a casa di Marinette. Essendo la corvina un’amica dell’eroina a pois, conclusero che le erano stati lasciati perché li custodisse al posto di Ladybug. Tutte cose che naturalmente non potevano uscire dalla loro bocca.
« Però lasciatelo dire, Marinette… Come Madame Mode avresti davvero fatto un figurone con Gabriel Agreste e Audrey Bourgeois! » aggiunse la castana alla fine, dandole una pacca scherzosa sul braccio.
La battuta fece ridacchiare l’amica, che portò una mano alla nuca in segno di imbarazzo, ma si bloccò quasi immediatamente, accorgendosi di avere pochissimo tempo per passare da casa e prepararsi per uscire con Adrien « Sono in ritardo! Non posso fare tardi! » esclamò, scattando in piedi con i pugni stretti per il nervosismo.
« Hai tempo per tornare a casa, stai tranquilla » Alya si alzò subito dopo di lei, mettendole una mano sulla spalla per tranquillizzare l’amica, ma rivolgendosi subito dopo a Nino « Sembra che Adrien abbia finalmente aperto gli occhi, quasi non ci speravo più! Non ti ha confidato proprio niente, Nino? »
« Cosa? Io non ne so nulla, perché lo chiedi a me…? » protestò il ragazzo di rimando, sinceramente punto sul vivo.
« Sei o non sei il suo migliore amico? » replicò l’altra, portando le mani ai fianchi, nemmeno stesse dicendo qualcosa di assolutamente ovvio.
« Certo che lo sono! »
« Come ho fatto a non pensarci! » esclamò Marinette all’improvviso, afferrando Nino per le spalle con un largo sorriso sul volto « Nino, tu sei il suo migliore amico! Devi aiutarmi, che cosa devo fare? Se scoprisse che in realtà non gli piaccio e durante il nostro appuntamento si annoiasse? Se dopo oggi non volesse più avere a che fare con me? »
Il ragazzo si ritrovò immediatamente scosso da capo a piedi dalla compagna, ma alla fine le fece abbassare le braccia e le rivolse un sorriso gentile « Non potrebbe mai andare così male, amica! Adrien è pazzo di te, non hai visto come ti guardava oggi? »
« Nino ha ragione, Marinette. Voi due siete perfetti, e ora smettila di farti problemi che non esistono e corri a casa a sistemarti! » Alya a quel punto spinse l’amica con delicatezza ma fermezza verso la strada, incitandola ad avviarsi e concludendo il tutto con un occhiolino « Ricorda che attendo i dettagli, questa sera stessa. Niente scuse, ti chiamo io. Divertiti! »
 
Marinette ed Adrien si incontrarono come da accordo non molto tempo dopo, nei pressi del ponte dove il gelataio era solito parcheggiare il proprio carretto.
La corvina era diventata un fascio di nervi dal momento esatto in cui aveva scorto il biondo in lontananza che la stava aspettando, ma dovette ammettere a se stessa che vedere il compagno mentre attendeva con una rosa rossa tra le mani, in modo non dissimile da come aveva fatto Chat Noir la sera prima, fu una buffa coincidenza. Quel pensiero, in qualche modo, la aiutò a calmarsi quanto bastava da raggiungerlo senza intoppi.
« Marinette! » salutò il biondo, alzando una mano quando la vide arrivare.
« Adrien, ciao! » non appena gli fu vicino, la corvina si mise immediatamente a rovistare nella sua borsetta, in cerca del pensiero che aveva preparato per lui poco prima di uscire « Scusa il ritardo, ecco… Io ti ho portato… No, cioè… Io ho fatto questo per te! » a quella conclusione, si stampò sul volto un sorriso chiaramente teso ed offrì al ragazzo un piccolo pacchetto infiocchettato e trasparente che conteneva un macaron speciale, fatto appositamente per lui. Il cuore le batteva all’impazzata, ma sapeva di doversi controllare.
« Ti ringrazio, Marinette. Sembra delizioso… Che dico, sicuramente lo sarà se lo hai fatto tu » commentò lui con un sorriso, prendendo la bustina con la mano libera ed osservando il dolcetto contenuto all’interno.
Subito dopo, fu il suo turno di offrire alla compagna il proprio regalo. La splendida rosa rossa non eguagliava neanche minimamente la bellezza del giovane modello in quel momento.
« Questa invece è per te »
Quando Adrien le porse il fiore, la corvina per un attimo credette che si sarebbe messa a tremare da un momento all’altro « Grazie, Adrien… È bellissima… »
Il sorriso del ragazzo per tutta risposta si allargò, felice che il regalo fosse piaciuto.
« Ti dispiace se questo lo mangio più tardi? Così possiamo prendere il gelato » il biondo a quel punto accennò al sacchetto che aveva in mano, incamminandosi insieme alla ragazza in direzione del ponte.
« Assolutamente no! Puoi mangiarlo quando più preferisci! »
A detta di Marinette non era nemmeno necessario chiederlo, a lei sarebbe bastato che Adrien lo assaggiasse e sapesse che lo aveva fatto pensando esplicitamente a lui.
 
Dopo l’attacco del giorno precedente, la città era nuovamente in fermento. Diverse persone stavano attraversando il ponte e percorrendo le strade del paese, ed una piccola parte si stava gustando proprio il gelato di André. Nonostante ciò che era accaduto, nessuno dei due ragazzi era intenzionato a farsi rovinare la giornata.
Dopo essersi messi pazientemente in fila davanti al carretto del gelataio, nel momento in cui arrivò il loro turno l’uomo si mise a decantare le lodi di quella coppia e decise di preparare un bicchiere composto da tre gusti di gelato.
«  Mora, come la chioma di questa fanciulla… Pistacchio, come gli occhi di questo giovanotto… E fragola, come ciò che ha reso possibile questo meraviglioso incontro! » soddisfatto, André porse il bicchiere ai due ragazzi, che si ritrovarono improvvisamente ad arrossire e ad abbassare gli occhi per l’imbarazzo.
Tempo un attimo, ed entrambi tesero le mani per prendere il gelato, cosa che tuttavia li portò a borbottare delle scuse nel momento in cui le dita si sfiorarono tra loro. Alla fine, fu Adrien a pagare ed a portarlo via, mentre la corvina si limitò a camminare al suo fianco, ancora incredula che tutto ciò stesse accadendo davvero.
I due raggiunsero una panchina non molto lontano, ed una volta seduti insieme ciascuno posò accanto a sé il rispettivo regalo. L’impulso di prendere la mano al compagno, anche se solo in via momentanea, non era mai stata tanto forte in nessuno dei due.
Solo allora iniziarono a mangiare il proprio gelato ciascuno con il proprio cucchiaino.
« Pensavo di parlare con mio padre… » iniziò il ragazzo, posando il bicchiere tra se stesso e l’amica affinché entrambi potessero gustarsi quel dolce a dovere « Dovrebbe inserire anche qualcuno dei tuoi modelli nella sua collezione, sono sicuro che ha giudicato male i tuoi disegni… Probabilmente la stanchezza non gli ha permesso di guardarli con attenzione. Io so quanto sei eccezionale… A disegnare, voglio dire… » per un attimo, il tono assunse una nota più imbarazzata, che tuttavia sparì rapidamente « Se riguardasse i tuoi modelli, sicuramente si ricrederebbe »
Marinette si ritrovò ad arrossire di nuovo, ma subito dopo liquidò la questione con un gesto della mano ed un sorriso « Sei molto gentile, Adrien, però… Non voglio che tu discuta con tuo padre a causa mia. Non è così importante »
Mentre Adrien e Marinette erano intenti a chiacchierare, a diversi metri di distanza passarono una donna insieme al figlio di pochi anni, mano nella mano. La madre stava chiaramente trascinando il bambino, che a sua volta continuava a voltarsi e ad indicare verso il punto in cui si trovava André.
« Mamma, io volevo il gelato! »
« Lo compreremo dopo la visita dal dottore, tesoro… »
Madre e figlio ebbero un rapido botta e risposta fatto di suppliche e rimproveri, ma dopo l’ennesimo rifiuto il piccolo mugugnò, fermandosi e tirando la madre per convincerla a tornare indietro « Ti prego, ti prego! Adesso! »
La donna a quel punto sospirò frustrata, prendendolo in braccio ed incamminandosi con passo lesto attraverso il ponte, diretta alla sponda opposta del fiume dove si trovava lo studio del medico « Non fare i capricci. Siamo già in ritardo, ti ho detto che se fai il bravo compriamo il gelato più tardi »
La fermezza di quella decisione metteva in chiaro che non ci sarebbero state ulteriori negoziazioni, cosa che portò il più piccolo ad imbronciarsi ed a fissare in lontananza il carretto del gelato che si allontanava poco alla volta.

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Capitolo 21
*** Rivelazioni ***


L’argomento di conversazione tra i due ragazzi era cambiato in fretta, come succede in quelle occasioni, passando rapidamente a ciò che era accaduto in classe solo poche ore prima.
« Quello che hai detto oggi, su te e Ladybug… È la verità? » domandò Adrien, timoroso di ascoltare la risposta. Non voleva dubitare delle parole della compagna, ma non poteva proprio dimenticare il comportamento di Marinette quando era rimasto solo con lei in quel vicolo. La sua era stata una reazione troppo genuina e pura per poter essere tutta una finzione appositamente pensata con l’intento di proteggere l’identità dell’eroina a pois.
Lo stesso si poteva dire per quanto riguardava ciò che gli aveva confidato Ladybug la sera prima. Quei timori erano reali, ed appartenevano ad un’unica persona.
La corvina si strinse nelle spalle al solo sentire quella domanda, dispiaciuta che il compagno avesse tirato nuovamente in ballo la questione. Avrebbe tanto voluto non avere segreti, almeno con il ragazzo che sentiva di amare, ed invece aveva solo finito per fare una pessima impressione « Ecco… Sì, so che non avrei dovuto… Ma non sapevo come altro spiegare agli eroi del Miraculous… Mi dispiace, adesso penserai che sono stata perfida »
Adrien rimase in silenzio ad osservarla e ad ascoltare la spiegazione, riflettendo su quanto accaduto dall’inizio della battaglia tra il suo alter ego Chat Noir e Madame Mode. La sua nemica aveva affermato fin da subito di essere Ladybug, un dettaglio molto importante che il biondo era riuscito a cogliere solo a mente fredda. Sotto l’influsso dell’akuma, Marinette non avrebbe avuto motivo di proteggere la vera Ladybug, a meno che non fosse stato tutto architettato per fargli credere di avere la vittoria in pugno.
« Marinette… Non penso affatto che tu sia perfida » il biondo alla fine intrecciò le dita di una mano in quelle della corvina, nel tentativo di farle capire che la sua opinione su di lei non era cambiata, sicuramente non in peggio. Quel tocco, in compenso, portò Marinette ad irrigidirsi improvvisamente ed a puntare lo sguardo in lontananza con le gote arrossate, imponendosi di non fare nulla di avventato, o peggio, di stupido, in un momento tanto bello quanto delicato. La cosa più importante era non puntare di nuovo gli occhi in quelli del giovane modello, o avrebbe davvero potuto sciogliersi come neve sotto il sole estivo e fare una figura peggiore di quella che già stava facendo.
Fu proprio allora che la ragazza scorse una farfalla viola che volteggiava non molto lontano. Di fatto, l’obiettivo dell’akuma quella volta era il bambino che fino a poco prima aveva protestato per avere il gelato. La sua frustrazione era stata talmente elevata da aver spinto Papillon ad agire, ma questo la ragazza non poteva saperlo.
« Adrien… Andiamocene » l’incredulità di poco prima si era rapidamente trasformata in preoccupazione, per se stessa ma soprattutto per il biondo, spingendola a scattare in piedi ed a tirare leggermente il compagno perché la seguisse, senza badare ai due regali né al bicchiere di gelato ancora pieno per metà. Doveva portare Adrien al sicuro, ed anche trovare in fretta una scusa per separarsi da lui. Una bugia, un’altra volta, e per giunta proprio durante il loro primo e vero appuntamento.
Di nuovo, dovette ripetersi che la sicurezza dei parigini valeva più della sua felicità.
Oltre a ciò, anche se non sembrava diretta verso di loro, la corvina non poteva avere la certezza di non essere il bersaglio di quella nuova akuma. Se Papillon avesse fatto leva sul disagio che stava provando nel raccontare tutte quelle menzogne non ci sarebbe voluto molto per akumizzarla una seconda volta in appena due giorni, e solo l’idea di poter mettere nuovamente tutti in pericolo la portò a stringere maggiormente la mano del biondo.
Quel piccolo timore stava rapidamente diventando pura e semplice paura, e più la paura cresceva, più iniziava ad eguagliare i sentimenti del piccolo paziente chiuso nello studio del medico.
L’emozione che stava provando la ragazza in quel momento non passò inosservata nemmeno a Papillon, che si ritrovò ad accennare un sorriso « Questa paura… Il panico di chi sente di non avere scampo. Vola da lei, mia akuma! »
Come mossa da un ripensamento improvviso, la farfalla colorata cambiò direzione, e benché ancora piuttosto lontana dal suo obiettivo, puntò a Marinette proprio come le era stato ordinato.
Se prima la corvina aveva qualche dubbio, dopo aver visto l’akuma cambiare direzione non ne ebbe più nemmeno uno.
« Ho detto qualcosa di sbagliato…? »
L’espressione di Marinette aveva spinto Adrien ad alzarsi come gli era stato chiesto ed a guardare nella medesima direzione della compagna, senza però comprendere a cosa fosse dovuto quel cambiamento improvviso fino a quando non notò a sua volta la farfalla che aveva suscitato tanto clamore. Lo sguardo del biondo si fece immediatamente più serio e deciso, ed un attimo dopo il ragazzo strinse la mano alla corvina e si mise a correre con lei nella direzione opposta, verso la strada « Vieni con me! »
Dopo il primo momento di sorpresa, Marinette eseguì l’ordine senza protestare, incerta però su come muoversi. Non poteva rimanere con Adrien e rischiare che si trovasse vicino a lei al momento della trasformazione, o peggio, dell’akumizzazione, a seguito della quale avrebbe potuto diventare facilmente la sua prima vittima.
« Adrien… L’akuma…! » non provò neanche a nascondere la sua preoccupazione, nonostante anche il biondo sembrasse avere ormai capito quale fosse il problema ed avesse deciso di porvi rimedio lui stesso.
I due raggiunsero rapidamente le scale della metropolitana, e solo a quel punto Adrien rivolse un sorriso gentile alla ragazza, posandole le mani sulle spalle « Vedrai che se ne andrà presto, devi solo calmarti… »
« Hai ragione, sì… » sapeva che Adrien non si sbagliava, perché se avesse eliminato tutte le preoccupazioni che le stavano occupando i pensieri la farfalla intrisa di energia negativa non avrebbe potuto sfruttare i suoi sentimenti e si sarebbe allontanata senza nulla di fatto. Nonostante ciò, più la corvina si imponeva di non pensare a certe cose, più queste rimanevano intrappolate nella sua testa senza riuscire a trovare una via d’uscita.
Non poteva non essere preoccupata, dopo il disastro del giorno precedente.
Il maestro Fu le aveva lasciato i Miraculous da proteggere, mentre lei aveva rischiato di perdere ogni cosa in un solo giorno.
Aveva ferito Chat Noir, mentalmente e fisicamente, l’eroe che per Ladybug avrebbe perfino dato la vita.
Aveva fatto del male a tutti gli abitanti di Parigi ed ai suoi amici più stretti senza il minimo senso di colpa.
Non aveva intenzione di ripetere tutto una seconda volta con il rischio di ottenere finalmente i Miraculous tanto agognati da Papillon e causare una catastrofe. Il gatto nero non avrebbe avuto cuore di colpirla seriamente, bensì avrebbe tentato di farla rinsavire, anche se sarebbe stato un piano praticamente impossibile da mettere in pratica.
Non era nemmeno certa che Chat Noir avrebbe avuto il supporto degli altri eroi come l’ultima volta.
A quel punto, il treno della metropolitana raggiunse la fermata e caricò i passeggeri presenti, lasciando i due ragazzi soli ai piedi della scalinata. In compenso, il rumore riscosse Marinette quanto bastava da tornare a concentrarsi sul compagno dai capelli biondi.
« Dovremmo separarci… Non… Non ti voglio fare del male, Adrien… » suggerì la corvina, con una certa urgenza nella voce. Se Adrien non fosse rimasto lì a guardare, forse lei sarebbe stata in grado di trasformarsi e catturare l’akuma prima dell’inevitabile. L’altra possibilità sarebbe stata il finire vittima di Papillon in quanto Ladybug, prospettiva che tuttavia sarebbe stata perfino peggiore delle altre e che fece definitivamente desistere la ragazza dall’attuare quell’ultima idea.
« Cosa? No, Marinette… Non posso… Non me ne posso andare adesso » replicò l’altro, senza alzare la voce per protestare ma con un tono che metteva in chiaro quanto fosse deciso a rimanerle vicino, nonostante tutto.
Fu proprio allora che l’akuma comparve in cima alle scale e volò rapidamente verso i due ragazzi, facendo sussultare la corvina e spingendo il giovane modello a tendere il braccio d’istinto per sospingere la sua compagna dietro di sé, serio in viso.
« Marinette… » richiamò mentre indietreggiava insieme a lei, iniziando a preoccuparsi davvero.
Vedere la farfalla a pochi metri, anche se il giovane modello la stava proteggendo, nella corvina ebbe esattamente l’effetto opposto rispetto a quello desiderato. Avrebbe dovuto riprendere il controllo, ma gli occhi sgranati e fissi sull’akuma mettevano in chiaro che si stava facendo prendere dal panico.
« Adrien… Non ci riesco! » protestò alla fine, scuotendo la testa e facendo un passo indietro « Ti prego, allontanati…! »
Il ragazzo a quel punto si ritrovò ad esitare, e non perché stesse iniziando a considerare seriamente l’idea di scappare, ma perché aveva elaborato rapidamente una soluzione che andava contro il volere di Marinette.
« Perdonami, Milady… » sussurrò alla fine, mettendosi a correre subito dopo verso la farfalla mandata da Papillon senza soffermarsi a dare ulteriori spiegazioni.
« M-Milady…? »
« Plagg, trasformami! » Adrien scostò la camicia bianca dalla quale spuntò il piccolo kwami del gatto nero, e l’eroe di Parigi prese il posto della sua controparte in un attimo, tendendo subito la mano verso l’akuma lì presente « Cataclisma! » l’alone nero di energia avvolse rapidamente la sua mano, ed un attimo dopo il ragazzo catturò la preda tra i propri artigli e la fece dissolvere completamente in pochi istanti.
 
Il tutto era durato solamente pochi secondi, ma il silenzio che seguì a quella scena si protrasse perfino di più.
Marinette era rimasta senza parole, e perfino quando incrociò di nuovo lo sguardo del biondo riuscì ad aprire bocca solamente dopo che l’altro le fu di nuovo vicino.
« Chat Noir…? » la domanda era naturalmente retorica, visto che aveva assistito alla trasformazione con i suoi occhi, ma assicurarsi di aver visto bene fu più forte di lei.
« Te lo avevo detto che non avrei permesso a Papillon di akumizzarti di nuovo… » le sussurrò lui di rimando, accennando un sorriso e spostandole una ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
Nonostante tutto quello che aveva appena scatenato con la sua azione avventata, Adrien si sentiva bene. Era riuscito a rivelarsi alla sua Ladybug per quello che era veramente, e si augurava che Marinette lo accettasse anche dopo aver scoperto chi c’era dietro la maschera, come aveva fatto lui.
« Perché lo hai fatto? Sai che non dovremmo rivelare le nostre identità… » la mano della corvina si spostò d’istinto a prendere quella di Chat Noir, che per tutta risposta gliela strinse delicatamente.
« Non ho mai messo in dubbio la mia fiducia nei confronti di Ladybug, ma sapendo che lei sei tu… Ora so che posso fidarmi perfino più di prima »
La ragazza si ritrovò ad arrossire vistosamente ed a trattenere il fiato una seconda volta, sopraffatta da troppe emozioni. Non solo aveva scoperto che Chat Noir era Adrien, e di conseguenza che Adrien era innamorato di Ladybug, come lui le aveva confidato in passato, ma si sentiva anche terribilmente in colpa per averlo sempre rifiutato. Nel suo cuore c’era solo Adrien, ma non avrebbe mai potuto immaginare che il giovane modello e Chat Noir fossero la stessa persona, altrimenti sarebbe stato tutto molto diverso.
Alla fine, Marinette decise di lasciarsi andare senza ulteriori ripensamenti e gli cinse il collo con le braccia, stringendolo e buttando fuori tutta l’aria accumulata nei polmoni con un unico grosso sospiro. Non sarebbe bastato per farsi perdonare ogni errore commesso, ma era un inizio, e naturalmente il gatto nero non ci pensò due volte a ricambiare quell’abbraccio ed a circondarle la vita per stringerla a sua volta a sé.
« Ti avevo anche promesso che non avrei mai rivelato il tuo segreto a nessuno. Ovviamente manterrò la promessa… Ma ammetto che la tua spiegazione di oggi per un attimo aveva convinto anche me! È stata geniale » aggiunse il biondo, scostandosi appena per guardarla negli occhi dopo un lungo momento di silenzio. Non aveva motivo di chiedere a Marinette di fare lo stesso per lui, perché sapeva che lo avrebbe fatto anche senza la sua esplicita richiesta.
Come se avesse ricordato improvvisamente di essere al cospetto del giovane modello, la corvina si tirò improvvisamente indietro con un sussulto, iniziando a borbottare come al solito quando era in sua presenza « Io… Ecco… Grazie, Adrien… Chat Noir… » dopo una pausa per prendere fiato, la sua agitazione parve solo aumentare, portandola a gesticolare ed a fare qualche passo di tanto in tanto « Nemmeno io rivelerò chi sei, ovviamente! A nessuno, te lo prometto! Io… Tu sei perfetto- Voglio dire, io! Io sono… Perfettamente… In grado di mantenere questo segreto! »
L’eroe di Parigi a quel punto ridacchiò, prendendole una mano e facendosi d’un tratto più serio, ma sempre con un atteggiamento da vero cavaliere d’altri tempi « Devi sapere… Che sono sempre stato innamorato di te… Beh, di Ladybug, ma dopo tutto è la stessa cosa. Fin dal primo giorno » lentamente, le cinse la vita e si fece più vicino, attendendo però il consenso della ragazza prima di spingersi oltre.
Tutto sembrava perfetto, anche se la corvina stentava a credere a ciò che stava vedendo con i propri occhi. In compenso, il battito accelerato del cuore suggeriva molto bene il suo stato d’animo, nemmeno fosse un cavallo che scalpitava per poter correre liberamente.
« Ecco… Devi sapere che il ragazzo che Ladybug diceva sempre di avere nel suo cuore… Sei tu! Io ti amo Adrien! » le parole le uscirono in fretta, forse anche troppo per essere comprese, ma ciò che mise in chiaro i suoi sentimenti, più di tutto il resto, fu proprio avvicinare il viso a quello del biondo, che in quel momento sembrava il ragazzo più felice della terra.
« Permetti, Milady…? »
La ragazza aspettava quel momento dalla prima volta che lo aveva conosciuto, esattamente come Adrien attendeva quello stesso momento dalla prima volta che aveva conosciuto Ladybug, e quando le loro labbra si toccarono fu tutto così naturale che le mani della corvina si spostarono inconsciamente sulla schiena del gatto nero, con un turbine di emozioni che vorticava dentro entrambi.
Nessuno dei due seppe quantificare esattamente quanto tempo durò quel bacio, ma bastava vedere i sorrisi che si scambiarono subito dopo per comprendere che era valsa la pena aspettare tanto.
« Ritrasformami » sussurrò il ragazzo, senza staccare neanche per un attimo gli occhi da quelli chiari di Marinette. Dopo quell’ordine, l’eroe di Parigi era tornato un semplice adolescente, che prese subito per mano la compagna « Adesso… Che ne diresti se riprendessimo da dove abbiamo lasciato? »
« Penso che sarebbe perfetto… »
 
FINE.

Angolo autrice: Dopo ben ventuno capitoli, siamo giunti alla conclusione. Questa è la prima volta che scrivo una fanfiction relativa al fandom di Miraculous, perciò vorrei ringraziare chi ha scelto di seguire con interesse ed ha lasciato il proprio parere. Spero comunque di leggere molti altri commenti nel prossimo futuro, mi fanno sempre molto piacere!
Chi lo sa, magari prossimamente arriverà anche un'altra storia, mai dire mai! Nel frattempo, se siete in astinenza da lettura, potete sempre spulciare quelle più vecchie: non saranno scritte bene come questa, non saranno di Miraculous, ma chissà che non vi piacciano lo stesso.
Menzione speciale a LadyHeather83 ed a Kid of the Moon che hanno scelto di commentare praticamente tutti i capitoli di questa fanfiction. Grazie ad entrambe, ragazze.
Un grazie anche chi ha semplicemente voluto dare un'occhiata o ha letto la storia senza lasciare una recensione, spero che vi sia piaciuta ugualmente.
Arrivederci, alla prossima!

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