Io sono Iron Man

di Anguria21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


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{18 anni prima}

Io, Tony Stark, mi trovo in un ospedale per vedere come sta una piccola bambina che.. non so come mi ha preso in pieno. Lungo il tragitto in macchina io e il mio amico Happy abbiamo visto un incidente a catena e molte macchine sono andate distrutte in una grande esplosione. Abbiamo chiamato i soccorsi ma una vocina piccola, piccola ci ha fatti girare verso il disastro. Avvicinandoci abbiamo notato una bambina di cinque anni che piangeva vicino a detriti di macchine. Mi ha subito colpito il suo sguardo spento e ferito così tanto simile al mio poco tempo fa. L'ho presa in braccio e l'abbiamo portata al pronto soccorso.

-Signor Stark, i parametri della bambina sono tutti nella norma. Era distante dall'esplosione, quindi nessun danno causato da essa ma nell'incidente si è rotta un braccio; lo stanno ingessando. Abbiamo scoperto che era li con i suoi genitori ma purtroppo sono appena arrivati morti. La polizia ha fatto un controllo e non ha nessun altro. Credo che la daranno in adozione.- dice un medico. Mi sono avvicinato alla stanza della piccola e l'ho guardata dormire per ore e non mi sembrava giusto che una così piccola e dolce creatura andasse nelle mani di persone che neanche la conoscevano. Io potevo classificarmi tra di esse ma sicuramente non le volevo fare del male. Quando sì è svegliata ero proprio li, accanto a lei e le ho fatto il sorriso più dolce che potevo farle.

-Ciao, io mi chiamo Tony, tu come ti chiami?-le ho chiesto

-Emma..-ha sussurrato lei

-Okay, Emma, cosa ci facevi li oggi?- chiedo togliendo una ciocca di capelli dal suo viso.

-Ero con i miei genitori e .. dove sono mamma e papà?- chiede lei iniziando a piangere.

-Tesoro, purtroppo, i tuoi genitori non ce l'hanno fatta.- lei inizia a piangere ancora più forte e questo mi spezza il cuore.- Hey, ssh, andrà bene. Mi prenderò io cura di te. Non sarai sola.- dico prendendola tra le braccia.

{Presente}

Mi trovo dentro un grande casinò a vincere soldi a palate come sempre, circondato da persone che ridono e da bellissime donne che mi amano. Un classico.

-Tony tu sei incredibile.dice James dietro di me seguito da mia nipote.- Incredibile. Mi avevano detto che se ti avessi conferito un premio ne saresti stato profondamente onorato.

-Oh certo che ne è onorato. Tanto da non presentarsi alla consegna.- dice Emma.

-Oh.. facciamo adesso.dice consegnandomi il premio.

-Eccolo qui, è stato facile. Scusami, mi dispiace.

-Si, non fa niente.- dice lui

-Tieni, lo vuoi vedere?

-Non ci posso credere. Ci dovevi venire con me zio Tony e io ti ho aspettato per non so quanto tempo prima che James mi venisse a prendere per portarmi qui e dirmi che neanche ti sei presentato.- dice arrabbiata lei

-Mi dispiace, tesoro ma neanche volevo andarci.

-Potevi benissimo dirmelo.- dice andando via. Quando esco e arrivo alla macchina, una donna mi ferma.

-Signor Stark, mi scusi, signor Stark. Christine Everard, per la rivista Vanity Fair. Posso farle un paio di domande?- chiede

-Salve.

-Salve. Posso?

-Spari.

-Lei viene definito il Leonardo DaVinci contemporaneo. Che cos'ha da dire?- chiede

-E' una cosa ridicola. Io non dipingo.

-E a proposito del suo secondo soprannome, il mercante di morte?- continua

-Questo non è male.- annuisco.- Ehm..

-Brown

-Signorina Brown, è un mondo imperfetto ma è l'unico che abbiamo. Veda quando non serviranno più armi per mantenere la pace, costruirò mattoni per ospedali pediatrici.

-Prova spesso le battute?- chiede

-Ogni sera allo specchio prima di coricarmi.

-Si, lo vedo.- annuisce

-Vorrei mostraglielo di persona.

-A me interessa solo una risposta seria.- dice

-Va bene, sarò serio. Il mio vecchio aveva una filosofia: "Pace significa avere una mazza più grande degli altri."

-Una gran bella battuta da chi vende le mazze.- continua

-Mio padre ha aiutato a sconfiggere i nazisti e ha lavorato sul progetto Manhattan. Molti tra cui suoi professori, lo definirebbero un eroe.

-E molte persone lo definirebbero un affarista della guerra.- dice convinta.

-E scriverà su quante persone abbiamo salvato con la tecnologia- medica avanzata o di quante persone la nostra cultura intelligente ha sfamato? Tutti questi progressi, finanziamenti militari, cara.

-Magnifico. Ha mai perso un'ora di sonno in vita sua?- chiede

-Magari ne perderei qualcuna con lei.

E come di consueto pochi attimi dopo finiamo a fare sesso sul mio letto. E ovviamente ci diamo molto dentro. La mattina dopo la lascio nel mio letto e credo capirà che non ci saranno altre occasioni di rivedermi in intimità. Come ogni volta mi rinchiudo nel mio laboratorio ad assemblare o distruggere qualcosa mentre mia nipote entra insieme a Pepper Potts.

-Lei dovrebbe trovarsi dall'altra parte del mondo. -dice

-Come l'ha presa?- chiedo a Em

-Da vera campionessa, la finta diva.- dice indifferente

-Perchè ha così fretta che me ne vada?- chiedo alla signorina Potts.

-Il suo volo doveva decollare un'ora e mezzo fa.- dice

-Buffo. Pensavo che visto che l'aereo è il mio potrebbe restare ad aspettarmi.

-Tony, devo parlarle di un sacco di cose prima che se ne vada.- dice lei

-Insomma, non è un contro senso avere un aereo tutto tuo che decolla prima ancora che tu ci salga?

-Ha chiamato Larry. Ha un altro compratore interessato al Jackson Pollock, lei lo vuole? Si o no.- chiede ignorando la mia domanda. -Le ho fatto una domanda.

-Non si fa mettere i piedi in testa da te. - dice Emma.

-E' una buona primavera del suo periodo Spring?

-Ehm.. no. Il periodo Spring si riferisce al the springs il quartiere a East Hampton dove ha vissuto e lavorato, non ..

-Quindi? -la interrompo.

-Alla stagione.. credo che sia più che buono ehm.. che abbia un costo eccessivamente alto.- dice

-Mi serve.- dico alzandomi.- Lo compri e lo metta in magazzino. Tu non hai una lezione di difesa oggi?- chiedo poi a Em

-Si e tra poco andrò. Prima mi assicuro che tu parta in sicurezza.- dice lei 

-Che carina si preoccupa per me.

-Okay, il discorso per la cerimonia di laurea..- inizia la signorina Potts

-Si terra a giugno, mi risparmi filippiche riguardo a roba che accadrà tra una vita.- dico 

-La filippica la stanno facendo a me perciò risponderò di si.- continua lei 

-Bene, defetta e assorba. Trasmetta a me perchè si vuole disfare di me? Ha qualche impegno?- dico avvicinandomi a lei 

-A dire il vero è cosi.

-Non mi piace quando ha impegni.- dico 

-Posso avere impegni per il mio compleanno. -dice

-E' il suo compleanno?

-Si.

-Perchè non lo sapevo?

-Magari interessati di più alle persone che assumi.- mi riprende Emma.

-Fa un po' strano, vero? E' lo stesso giorno dell'anno scorso.

-Si compri un bel regalo da parte mia.- dico

-L'ho già fatto.- dice

-Colpa mia.- dice Emma

-E..

-Oh.. è stato molto gradito. -dice

-Ah si?

-Molto raffinato. Grazie, signor Stark.- dice ironica

-E' stato un piacere, signorina Potts.

-Okay, vado. Tu fa la brava in mia assenza e non pestare gente a caso.

-Sicuro, zio Stark. -dice Em dandomi un bacio per poi andare via. Prendo la macchina e mi dirigo alla pista dove mi aspetta l'aero con James dentro.

-Mi spieghi?- chiede infatti 

-Che c'è?

-Tre ore.- dice 

-Mi ha trattenuto una di Vanity Fair. 

-Sono tre ore, tre ore che mi tieni impalato qui.- dice

-Ora noi aspettiamo te. Avanti, su. Andiamo. Alza questo coso e divertiamoci un po'. - dico entrando dentro. Quando atterriamo in Afghanistan alla base aerea, mi aspettano tutti li in riga. Scendo con un completo super elegante e stringo la mano al generale.

-Generale.

-Benvenuto, Signor Stark. Attendiamo con ansia la sua presentazione delle armi.

-Grazie.

******************************************

-E' meglio essere temuti o rispettati? Io dico è troppo chiedere entrambe le cose? Tenendo a mente questo vi presento umilmente la punta di diamante della Freedom Line della Stark Industry. Il primo sistema missilistico che incorpora una brevettata tecnologia di repulsori. Dicono che la migliore arma sia quella che non si deve usare mai. Con rispetto, io non concordo. Io preferisco l'arma che si deve usare solo una volta. E' così che faceva mio padre, è così che fa l'America e finora ha funzionato piuttosto bene. Trovate una scusa per sguinzagliare uno di questi missili e vi posso garantire di persona che il cattivi non vorranno più uscire dai loro covi.- dico dando il via a far partire i missili. Quando partono, molti altri si sganciano da essi finendo al suolo per poi esplodere. Dopo la presentazione ci dirigiamo alle macchine.

-Hey Tony.- dice James quando sono salito in macchina.

-Molte volte le cose inaspettate sono le più belle che possono capitare. Tutti si aspettano delle cose da te ma invece .. beh ne accadono altre.

-Mi dispiace questa è la spasso-mobile. La depresso-mobile è la dietro.

-Bel lavoro.- dice lui 

-Ci vediamo alla base.

Mentre siamo per strada una delle macchine esplode e iniziano a spararci addosso. Esco dalla macchina e cerco di riparami ma vengo colpito e inizio a perdere molto sangue per poi svenire. Nei pochi momenti di lucidità riesco a vedere delle persone che cercano di operarmi e sento un dolore atroce invadermi sento che cercano di mettermi qualcosa nel petto ma poi mi sedano e l'ultima cosa a cui penso è il dolce sorriso della mia Emma e a quello strano della mia assistente, la signorina Potts.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


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Quando mi sveglio tutto dolorante, sento qualcosa si fastidioso dentro il naso. Lo tiro ed è un sottile ma lungo tubo che mi da un immenso fastidio soprattutto tirarlo fuori e sacco anche il cerotto che lo tiene fermo. Quando mi giro per prendere qualcosa al mio fianco, noto un nuovo che cerca di farsi la barba davanti a uno specchio piccolissimo. Cerco di girarmi ma sono attaccato a qualcosa di molto pesante.

-Non lo farei se fossi in lei.- dice l'uomo sentendo del rumore.

Torno a stendermi sulla schiena e vedo una batteria alla mia sinistra e prendendo i fili in mano noto che sono collegati a un affare impiantato nel mio petto. Respiro affannosamente e non capisco che cosa mi sia successo. Poco dopo mi metto seduto e alzo la cerniera della felpa mentre il tizio inizia a mescolare qualcosa dentro una pentola.

-Si può sapere che diavolo mi ha fatto?- chiedo agitato

-Cosa le ho fatto?- chiede sorridendo leggermente.- Quello che serviva per salvarle la vita.

Continuo a guardare ancora quell'affare dentro il mio petto e non ci posso credere.

-Ho rimosso tutte le schegge che ho potuto ma ne sono rimaste molte e puntano verso il suo setto atriale. Tenga vuole vedere?- chiede mentre mi porge una fialetta con dentro delle schegge.- E' un souvenire. Dia un'occhiata.

-Ne ho visti molti con ferite simili nel mio Paese.- continua mentre guardo quella piccola boccettina.- Noi li chiamiamo morti ambulanti perchè ci vuole una settimana prima che i barbigli raggiungano gli organi vitali.

-Questo cos'è?- lo interrompo.

-Quello è un elettromagnete collegato ad una batteria per auto serve ad impedire che le schegge raggiungano il suo cuore.

Mi guardo in torno e sembra una caverna ma poi noto le telecamere sopra le nostre teste e lui se ne accorge.

-Esatto. Sorrida.- dice ironico.- Ci siamo già conosciuti ad una conferenza a Berna.

-Non me lo ricordo.- dico mentre la rabbia mi ribolle dentro e il mio unico pensiero era tornare a casa.

-No, non potrebbe. Se io avessi bevuto quanto lei, non sarei potuto rimanere in piedi ne avrei potuto fare un discorso su i circuiti integrati. E menomale che c'era sua nipote. Emma, no?

-Dove siamo?- chiedo arrabbiato a sentire il nome di mia nipote. Sta per rispondere ma dei rumori e delle parole pronunciate in una lingua strana lo bloccano. Lui agitato si gira verso di me.

-Si sbrighi, si alzi in piedi. Si alzi in piedi. Faccia quello che faccio io.- dice prendendo il mio braccio e aiutandomi ad stare in piedi.- Avanti metta le mani sopra la testa.

Tre persone entrano dentro la stanza e hanno in mano.. le mie armi?

-Quelle sono le mie armi? Chi gli ha dato le mie armi?

-Non capisce? Faccia come faccio io.- dice arrabbiato mentre un tizio entra nella stanza.

-Okay.

L'uomo davanti a me dice parole strane ma mentre si avvicina a noi pronuncia il mio nome e cognome. Continua a dire parole strane ma poi fa segno al tizio al mio fianco di parlare. Allora lui inizia a tradurre.

-Ha detto benvenuto Tony Stark , il più famoso pluriomicida nella storia di tutta l'America. -lui continua a parlare e il tizio a tradurre ma l'unica cosa che voglio sapere e perché sono qui e come facevano a sapere che sarei stata li. Ad un certo punto arriva risposta alla mia domanda.- Vuole che lei costruisca il missile, il missile Gerico che ha presentato.- dice prendendo una foto dalle sue mani e mostrandomela.

-Mi rifiuto.

Dopo le mie parole mi ritrovo con la testa dentro una specie di vasca con l'acqua mentre cercano di farmi affogare per farmi cambiare idea. Successivamente mi portano fuori e vedo per la prima volta la luce dopo non so quanto tempo e ci metto un po' a mettere a fuoco cosa ho davanti a me. Accampamenti con tantissime armi della Stark Industry. Come cazzo sono finite qua?

-Vuole sapere cosa pensi.- mi dice il tizio 

-Penso che hai molte delle mie armi.

-Dice che hanno tutto quello che le serve per costruire il missile. Vuole che lei faccia la lista dei materiali. Dice che lei si metterà a lavoro immediatamente e che appena finito lui la lascerà libero.

Il tizio mi porge la mano e io la stringo con un sorriso finto.

-Non lo farà.- dico 

-Non lo farà.- dice ironico. Vorrei poterlo ammazzare. Ancora non mi riesco a spiegare come queste persone abbiano le mie armi. Durante la sera siamo davanti a quello che dovrebbe essere un fuoco e il tizio mi gira in torno.

-Sono certo che la verranno a cercare, Stark. Sua nipote non si arrenderà. Ma non la troveranno mai tra queste montagne. Ascolti, ciò che ha appena visto, quello è il suo retaggio, Stark. Il lavoro di una vita nelle mani di quei criminali. Così vuole uscire di scena? Questa è l'ultima sfida? L'ultima provocazione del grande Tony Stark? Oppure ha intenzione di fare qualcosa a riguardo?- domanda

-Perché dovrei intervenire? Uccideranno me, lei e se non lo faranno, lo farò comunque fra una settimana. E come fa a sapere di mia nipote?

-Beh e allora sarà una settimana importante per lei, mm? E loro sanno di sua nipote. Sanno tutto.

Quello che cambia è che deciso di creare quello che mi hanno chiesto, o almeno per quello che hanno capito loro, così mi sono fatto portare tutto quello che mi occorre per quello di cui ho bisogno. Io e il tizio lavoriamo per molti giorni insieme e allora cerco di informarmi su di lui.

-Quante lingue sa parlare?

-Molte ma non sono sufficienti da queste parti. Loro parlano arabo, kurdoo ..- dice ma dopo la seconda non gli do più ascolto.

-Chi sono queste persone?- chiedo continuando a lavorare

-Sono suoi fedeli clienti, signore. Si fanno chiamare i dieci anelli. Forse, saremo più produttivi se mi includesse nel processo di pianificazione.

-Ah si?- chiedo staccando la parte davanti del missile.

-Okay, questo non serve.- dico poco dopo lanciando un pezzo del missile dopo aver staccato una piccola parte.

-Che cos'è?- chiede

-E' palladio. 0,15 grammi. C'è ne occorrono 1,6 perciò smantello gli undici missili.- dico mostrando la sostanza tra le pinze. Iniziamo a fondere tutto il palladio che ci serve e a creare un macchinario ce si possa sostituire alla batteria attaccata al marchingegno nel mio petto. In poche parole creo un reattore ARC miniaturizzato e dovrebbe tenere le schegge lontane dal mio cuore. Poco dopo gli mostro delle carte che sovrapposte formano un disegno.

-Cos'è?- chiede e io stendo le carte insieme e formano una macchina da guerra enorme. Dopo aver finito mi ha impiantato il reattore nel petto e fino ad ora va tutto bene. Cerchiamo di sapere qualcosa in più sull'altro e mi fa sapere che dal paese da cui proviene ha una famiglia che lo aspetta quando avrà finito il lavoro qui e dopo lo chiede a me e io gli rispondo che oltre Emma non ho nessuno. Lui vuole sapere di più su di lei e allora inizio a raccontargli come l'ho trovata fino a quando non gli dico che ha deciso di voler far sul serio con questa cosa della arti marziali.

Nei giorni successivi iniziamo a costruire la macchina, o meglio quella che dovrebbe essere un'armatura che risponde ai miei comandi e partiamo dalle gambe. Devo assolutamente continuare a costruire questa cosa per rivedere il viso dolce ma duro della mia piccola Emma e chissà magari, potrei conoscere meglio la mia assistente e il suo sorriso dolce.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


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Uno dei giorni in cui sono rinchiuso qui dentro mentre stiamo costruendo, gli uomini che ci tengono prigionieri entrano armati fino ai denti e lasciano passare avanti un uomo che di rassicurante non ha niente.

-Tranquilli.- dice mentre noi abbassiamo le braccia anche se per essere tranquilli non ci sono le basi. Lui si avvicina a me e poi continua e mi sposta lo scollo della maglietta per vedere che cosa ho nel petto. Poi, continua a parlare. -L'arco e la freccia una volta erano l'apice della tecnologia negli armamenti. Hanno permesso a Gengis Khan di regnare dal pacifico all' Ucraina. Un impero due volte più vasto di quello di Alessandro il Grande e quattro volte più esteso dell'Impero Romano ma oggi chiunque possieda le ultimissime armi della Stark Industry governa queste terre. 

Mentre il tizio parla, l'uomo che mi ha aiutato per tutto questo tempo mi fa cenno di rimanere calmo, quando il tizio prende le copie della macchina che stiamo costruendo.

-E presto.. arriverà il mio turno.- dice girandosi verso di me

Lui e l'uomo che mi ha aiutato iniziano a parlare in una lingua strana. Mentre parlano, degli uomini lo fanno mettere in ginocchio e il tizio con delle pinze prende qualcosa di ardente e gira la testa all'uomo.

-Cosa vuole?- chiedo ma non mi risponde e gli appoggiano la testa su un pezzo di metallo e continuano a parlare in quella lingua strana che non comprendo. -Ma cosa volete una data di consegna?- chiedo mentre mi avvicino ma tutti quegli uomini mi gridano qualcosa come se mi dicessero di fermarmi e non avvicinarmi. - Lui mi serve. E' un buon assistente.

Il tizio molla la cosa incandescente e mi guarda.

-Hai fino a domani per assemblare il mio missile.- dice lanciando le pinze. Io mi metto subito a lavoro ma, ovviamente, non per fare quello che mi ha detto lui. Costruisco quella che dovrebbe essere la maschera dell'armatura mentre lui salda dei fili. Poi mi fascio le mani, metto una specie di giacca per coprirmi le spalle, infilo dei guanti e lui mi mette addosso quella che dovrebbe essere il davanti dell'armatura con un buco nel mezzo per far vedere il reattore. Sentiamo delle persone urlare parole mentre lui salda gli ultimi pezzi.

-Rispondigli. Digli qualcosa.

-Parla in ungherese, io..

-Allora parla in ungherese.

-Va bene

-Che sai dire?

Poco dopo parla in ungherese e dice qualcosa che ovviamente non comprendo. Maledetto me e quando non ho studiato lingue. Quello gli risponde ma noi abbiamo messo una specie di congegno attaccato alla porta. Quando aprono la porta il congegno esplode.

-Com'è andata?

-Oh santo cielo 

-Allora?

-Ha funzionato 

-E' ovvio.

-Finisco io .

-No fermo. Inizializza la sequenza di alimentazione.

Gli do le istruzioni per iniziare l'alimentazione dell'armatura e la barra sul monito inizia a riempirsi anche se non va molto veloce. Iniziamo a sentire delle grida che si dirigono verso di noi. Gli dico di finirmi come meglio può e che non deve farmi perfetto anche se lui entra nel panico perché quegli uomini iniziano ad essere sempre più vicini ma capisce che ci serve molto più tempo.

-Hey, vado a guadagnarti un altro po' di tempo.- dice 

-Attieniti al piano.- dico e lo continuo a gridare mentre lui scompare e va a prendere qualcosa poi inizia a sparare e li capisco che sta sacrificando la sua vita per me. Per far si che io esca vivo di qui. Devo farcela. Cambieranno un sacco di cose quando me ne andrò di qui. La barra arriva al suo massimo e la luce si spegne. Si sentono dei passi e degli uomini entrano dentro la stanza nella grotta. Uno è fermo di spalle davanti a me. Quando si gira e nota la luce blu del reattore, nota anche l'armatura e allora lo colpisco forte. Iniziano tutti a sparare ma quando finiscono inizio a colpirli di santa ragione a questi pezzi di merda che non sono altro. Continuano a sparare ma ovviamente i proiettili non possono niente contro l'armatura che ho addosso. Li colpisco tutti ma molti di loro scappano così li seguo fino all'uscita. Chiudono una porta di metallo davanti a me ma neanche questo mi ferma perché la faccio cadere a terra. Trovo l'uomo che mi ha aiutato sdraiato a terra e lui mi avverte che il tizio pelato sta per sparare e in effetti lancia un proiettile enorme e sfonda la parete, io carico un braccio e parte un missile che fa cadere l'uomo a terra e ne fa cadere uno dal tetto e io mi avvicino all'uomo.

-Forza, dobbiamo andare.

-Stark...

-Muoviti per me. Abbiamo un piano e dobbiamo rispettarlo.

-E' sempre stato questo il piano, Stark.

-Devi rivedere la tua famiglia, alzati in piedi.

-La mia famiglia è morta. Adesso potrò rivederla, Stark. Va tutto bene, è questo che voglio. Voglio questo.

-Grazie per avermi salvato.

-Non sprecarla. Non sprecare la tua vita. Conosci una donna che possa aiutarti e vivi la tua vita per tua nipote. Per Emma.

Dopo quelle parole muore davanti ai miei occhi. Quando esco dalla caverna, iniziano a spararmi tutti quanti insieme ma quando finiscono, inizio a lanciare fiamme. Quei bastardi hanno ucciso il mio amico. Distruggo tutte le armi della mia azienda ma non si danno per vinti e continuano a spararmi addosso e per mia sfortuna colpiscono una parte scoperta della gamba e cado a terra ma mi sorreggo sulle braccia. Mentre tutto esplode, inizio a volare via grazie ai propulsori sotto i miei piedi ma mentre sono in volo, ovviamente, si guastano e cado sulla sabbia di non so quale deserto. Ovviamente, tutta l'armatura si distrugge e quando me ne libero inizio a camminare per tutto il deserto in cerca di salvezza assoluta e non so cosa fare in realtà. Sto per arrendermi, quando degli elicotteri militari mi passano sopra la testa. James mi raggiunge e deve sempre parlare troppo ma sono contento di rivederlo.

-Com'era la spasso-mobile?

Mi fa sorridere rivederlo di nuovo dopo tutto questo tempo.

-La prossima volta vieni in macchina con me, d'accordo?- dice e mi abbraccia. Quando atterriamo in America, mi attendono la signorina Potts e la mia piccola Emma.

-Zio Tony.- dice correndomi incontro.

-Piccola mia.- dico stringendola forte anche se un braccio è ingessato.

-Non lo fare mai più, okay?- chiede lei con le lacrime agli occhi.

-Cercherò di rimanere in vita.- dico sarcastico. Quando scendiamo dall'aereo, una barella si avvicina a noi ma chiedo a James di farla andare via. Non ne ho bisogno. Riesco a tenermi fermo sulle mie gambe.

-Mm.. ha gli occhi rossi. Lacrime per il suo capo scomparso?- chiedo guardando il suo dolce sorriso e tenendo Emma sotto il mio braccio sano.

-Lacrime di gioia. Odio cercare altri lavori.- dice lei sorridendo sempre di più.

-La vacanza è finita.- dico poco prima di salire in macchina con tutti e due.

-Dove andiamo, signore?- chiede l'autista.

-Portaci all'ospedale, per favore.

-No.- dico 

-No?

-Zio Tony è meglio ..

-No, è una risposta. Non voglio fare niente. Sono rimasto prigioniero per mesi. Ci sono due cose che voglio:  un cheeseburger e una..

-Si, ho capito.- dice lei alzando gli occhi.

-Non è quello che pensa. Convocare subito una conferenza stampa.

-Convocare una conferenza stampa?- chiede stupita Emma.

-Già

Quando arriviamo alla Stark Industries, ci accolgono un sacco di giornalisti e mi siedo davanti al podio mangiando ancora il mio Cheeseburger.

-Che ne dite di sederci tutti quanti? Mettiamoci seduti, così voi potete vedere me e io posso.. così è un po' meno formale.- dico prima di mordere il panino. -Non ho mai detto addio a mio padre. Volevo fargli delle domande, chiedergli che cosa pensava dell'operato di questa società. Se fosse mai stato in conflitto o se avesse avuto dubbi.  O se fosse in tutto e per tutto l'uomo che noi ricordiamo dai cine-giornali. Ho visto uccidere giovani americani da quelle stesse armi che io ho creato per difenderli e proteggerli e ho anche visto che ero parte di un sistema che si assumere responsabilità del suo operato pari a zero.

-E scusi Tony..- iniziano a chiedere tutti quanti e faccio un cenno ad Emma di venire vicino a me. Lei si siede e mi tiene una mano. 

-Si Ben?- chiedo.

-Che cosa è successo laggiù?

-Oh è successo che ho aperto gli occhi.- dico alzandomi ma senza lasciare Emma.- Ho preso coscienza che posso offrire molto di più a questo mondo nel creare cose che esplodono.. ed è per questo che con effetto immediato ho deciso di chiudere la divisione fabbricazione armi della Stark Industries. - dico e tutti iniziano ad alzarsi e fare domande.

-Che cosa?- chiede Emma.

-Ho visto l'orrore laggiù.. e mi sei mancata terribilmente.- dico mentre tutti continuano a fare domanda e lei mi sorride per poi abbracciarmi forte. Finalmente sono a casa. Non sapevo quale sarebbe stato il futuro di questa azienda, o per cosa avrei sfruttato le mie risorse ma una cosa la sapevo, casa non mi era mai sembrata più bella di adesso.

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


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Alla notizia del non voler più fabbricare delle armi, il mio socio e amico di famiglia Obadiah Stane non la prende molto bene. Abbiamo sempre fatto questo da anni, dice, ma non capisce che non voglio più vedere in mano a terroristi le mie armi. Ho costruito tutto questo per aiutare il nostro esercito a vincere la guerra ma, ovviamente, non so come siano finite in mano a dei fanatici che non hanno niente da fare. 

-Zio, vuoi davvero far finire tutto questo?- chiede mia nipote una volta a casa.

-Si, non sono mai stato così sicuro in vita mia. Magari, potremmo concentrarci sul Reattore ARC. 

-Cosa? Perché?- chiede lei 

-Non lo sai?

-Sapere cosa?- chiede mentre mi sbottono la camicia.- Che cazzo è quel coso?

-Un mini reattore ARC. Un uomo mi ha salvato la vita e io ho creato questo mini reattore.

-Come.. come funziona?

-Grazie al palladio ma devo assolutamente sistemarlo. Dovrei sganciarlo e mi serve una mano piccola. Mmm.. la tua è leggermente grande.. la signorina Potts.

-Vuoi mettere la tua vita nelle mani di Pepper?

-Che c'è di male?

-Se non riesce ad aiutarti, se ne pentirà per tutta la vita.

-Ce la può fare.- dico e poco dopo, la signorina Pepper Potts si presenta nel laboratorio.

-Hey- dico appena apre la porta del laboratorio.- Faccia vedere. Mi mostri le mani.- Lei le alza e penso siano perfette.- Oh, accidenti ,sono piccole. Molto pettitte. Mi deve .. mi serve il suo aiuto un secondo.
- Non ci posso credere. È quella la cosa che la tiene in vita?- domanda quando vede il prototipo del reattore.

-Lo era, adesso è un pezzo di antiquariato. Questo è ciò che mi terrà in vita nell'immediato futuro. Lo stavo sostituendo con un'unità più avanzata e mi sono battuto in un piccolo intoppo.
 

- Che genere di intoppo, che vuol dire?
 

-Se questo lo chiami intoppo.- dice Emma ma la ignoro.

-Niente di di grave, un piccolo imprevisto. C'è un filo elettrico scoperto qui, sotto al mini reattore, ed è entrato in contatto con la parete della cavità causando un lieve corto circuito.- dico staccando il vecchio reattore.
 

-Cosa.. Cosa..  Cosa vuole che faccia?

-Lo appoggi sul tavolo. Quello non è pertinente.
 

- Che impressione.

-Secondo me, non è una buona idea.- dice Emma


-Sta zitta, Em.- poi mi rivolgo alla signorina Pepper.- Ora, deve infilare la mano e con cautela prendere il filo e tirarlo fuori.


-È una cosa sicura?


- Si, credo di sì. È come il piccolo chirurgo. Non deve toccare la parete della cavità, se no fa un bip.


-Cos'è il piccolo chirurgo?


-È solo un gioco, lasci perdere. Alzi il filo.


- Okay..


-Delicatamente, okay? Bene.- Lei sta per infilare la mano ma la ritrae avendo paura di sbagliare.- Sa..


-Che c'è? Cosa c'è?


-Io non credo di essere qualificata..


-No, lei è perfetta. Io credo che lei sia la persona più capace e qualificata e fidata che io abbia mai conosciuto. Sarà bravissima. Le crea un problema la mia richiesta?

-Va bene.

-Perchè ho bisogno del suo aiuto. Grazie.- Lei mette la sua mano dentro la cavità e sente una sostanza vischiosa che fa un po' schifo anche a me e, ovviamente, inorridisce.- Che c'è?

-C'è del pus.- dice lei e sentiamo la leggera risata di Emma. Vorrei ucciderla a volte.

-Sapete che c'è? Io vado. Ci si vede.- dice ridendo e uscendo dalla stanza.

-Allora.. non è pus. È una secrezione plasmatica inorganica prodotta dal congegno e non dal mio corpo.

-Puzza!- esclam 

- Si, ha ragione. Il filo di rame. Il filo di rame, l'ha preso?

- Si, l'ho preso.

- Bene, ora deve fare intenzione a..- ma vengo interrotto da un rumore sordo e da una specie di scossa che percorre il mio corpo dal centro del mio petto.-.. non toccare le pareti. Era questo che stavo .. che volevo dire prima.

- Mi dispiace.- dice lei estraendo il filo di rame dalla cavità.

- Bene, ora si assicuri che quando lo tiri fuori, non tiri.. -ma troppo tardi.- C'è una calamita alla fine. Ecco, ora l'ha tirata fuori.

-Cosa? E adesso?

- Okay, Non la rimetta dentro. Non la rimetta dentro.- e lei la posa sul tavolino accanto.

-Che le succede?- chiede mentre sentiamo un costante bip dai monitor.

-Niente. È in corso un piccolo arresto cardiaco. -dico sarcastico.

-Cosa? Aveva detto che non era pericoloso.

-Dobbiamo sbrigarci. Okay, prenda questo.- chiedo passandole il nuovo reattore e lei lo prende.- Dobbiamo sostituirlo in fretta.

- Tony..

-Che c'è?

-Andrà tutto bene. Tutto quanto bene.

-Davvero?

-Lo so che andrà bene, io.. adesso rimedio.

-Speriamo. Allora, quello deve collegarlo alla placca base facendo attenzione a..- ma un'altra scossa parte però il reattore è collegato e lo sistema nella cavità.- Era così difficile? Divertente, no? Fatto. Fatto. Benone.

-Sta bene? -chiede preoccupata.

- Si, benone. Lei come stai?- chiedo ridendo e lei inizia a respirare normalmente e si rilassa.

-Io la imploro- inizia con un piccolo sorriso.- non mi chieda mai più, mai più di fare una cosa del genere. Non sono in grado.

-Io non ho nessuno se non lei..

-Ma sua nipote..

-Mia nipote adesso è grande e sta vivendo la sua vita. La amo come si può amare un figlio e lei come un padre ma è cresciuta e non è più una bambina, anche se lo sarà per sempre. Lei è sempre qui con me e .. comunque - dico alzandomi da quella sedia.

-Che schifo.- dice lei agitando le mai e successivamente girandosi verso di me.- Cosa vuole che ne faccia di questo?

-Quello .. lo distrugga nell'inceneritore.

- Non lo vuole tenere?

-Pepper, sono stato definito in molti modi ma di certo mai nostalgico.

-Quindi è tutto, signor Stark?

-Si è tutto, signorina Potts.- dico allontanandomi da lei ma continuando a guardarla mentre esce lentamente dal laboratorio. Scatena non so quale sensazione dentro di me ogni volta che la vedo o le sto semplicemente vicino.

Durante la giornata interrompo quella di James per vedere cosa fa e parlare con lui.

-Colonnello.- lo chiamo davanti a tutti quei soldati.- perchè non un pilota senza aereo?

-Guardate un po' chi è piovuto dal cielo, il signor Tony Stark.- dice lui mentre stringo le mani a tutti. 

-A proposito di uomo o non uomo, vi ha raccontato quando ha toppato alla grande. Ti ricordi? Primavera 1987, la bella donna nel tuo letto. Come si chiamava lui?

- Non dire così. Ci crederanno.

-Si chiamava Ivan?

- Non dire così. Smettila, smettila.

-Okay, piacere di conoscervi.

-Soltanto un paio di minuti, ragazzi.

-Sono sorpreso.- dice quando sono andati via.

-Perchè?

- Non mi aspettavo di vederti gironzolare così presto.

- Non mi limito a gironzolare.

-Davvero?

-Si. Sto lavorando su qualcosa di grosso, voglio parlarne con te e che tu ne faccia parte.

-Sei stato capace di fare la felicità di parecchie persone da queste parti perchè quello scherzetto in conferenza stampa, divertentissimo.

-Questa cosa.. non è per l'esercito. Non sono.. è diverso.

-Cosa? Sei diventato un filantropo, ultimamente?

-Rhodey, tu mi servi.

-No, quello che ti serve è un po' di tempo per riattivare il cervello.- dice e io sorrido.- dico sul serio. È stato un piacere, Tony.

-Grazie..- dico ma lui è già andato via. Avevo ragione quando dicevo che avevo solo la signorina Potts ed Emma ma Emma era ormai grande, la mia bambina.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


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Inizio a mettermi a lavoro su quella che sarebbe stata la mia prima armatura. In realtà, la seconda ma alla perfezione la prima. Chiedo a JARVIS di aprire e creare un nuovo file e intitolarlo Mark II e di salvarlo nel mio server dato che non volevo che nessuno sapesse di tutto quello che facevo, anche perché non riesco a capire di chi mi posso fidare davvero in questo momento. Il fatto è che dopo aver visto tutto quello che è successo a causa delle mie armi, non saprei davvero di chi fidarmi. Non voglio che il mio progetto finisca nelle mani di chissà quale pazzo, credo che nelle mie possa servire a qualcosa. Credo che nelle mie mani tutto questo possa fare del bene. Inizio a creare quelli che saranno gli stivali dell'armatura: installo dei propulsori per il volo, così potrò muovermi in libertà. Quando li ho finiti, li collaudo a mezzo metro dal centro facendomi aiutare dalle macchine create da me, una per registrare e una con un estintore in caso prendessi fuoco. Inizio a provare con una spinta del dieci per cento provando anche con un comando mani ma la spinta eccessiva mi fa volare indietro e sbattere forte contro il muro ma questo, ovviamente, non mi ferma. Capisco che il problema sta nel fatto che i propulsori hanno troppa libertà, quindi devo creare uno stabilimento di volo. Così, inizio a progettare le braccia dell'armatura fino ad arrivare al crearle. Mentre ancora sono alla base della creazione, dentro la stanza arriva la signorina Potts con un pacco e un caffè.

-Ho suonato diverse volte. Non sente l'interfono?- chiede poggiando le cose che ha in mano sul tavolino di fronte a me.

-Si. Che c'è?- chiedo continuando a lavorare sul braccio.

-C'è Obadaiah di sopra.

-Fantastico.

-Cosa vuole che gli dica?- chiede avvicinandosi a me.- Non aveva chiuso con la fabbricazione di armi?

-Infatti. Questo è uno stabilizzatore di volo. Del tutto innocuo.. è..- ma non ho il tempo di completare perché a causa della troppa forza di propulsione, vengo scaraventato non so dove e lei grida.

-Questo non era previsto.- dico prima di salire al piano di sopra e lo trovo al piano forte che suona un qualcosa che non so cosa sia. 

-Com'è andata?- chiedo. Lui mi guarda ma continua a suonare.- Huh.. abbastanza male, eh?- chiedo dopo aver visto lo scatolo di pizza sul tavolino in salotto.

-Solo perché ho portato della pizza da New York, non vuol dire che sia andata male.

-Hum.. e invece si. Accidenti.- dico staccando un pezzo di pizza.

-Sarebbe andata meglio, se fossi venuto anche tu.- dice finendo di suonare.

-Ah ah! Non devo mettermi in mostra. E' quello che faccio. Io non mi espongo e tu..

-Hey, andiamo. In pubblico, con la stampa. Questo era un consiglio di amministrazione.- dice lui interrompendomi.

-Questo era un consiglio di amministrazione?- chiedo come se non sapessi nulla.

-Sostengono che hai uno stress post-traumatico. Faranno un'ingiunzione.

-Una che?- chiedo ancora con la pizza in bocca.

-Vogliono immobilizzarti.

-Perché il titolo è sceso di 40 punti, l'avevamo previsto.

-56,5- interviene la signorina Potts.

-Non è rilevante.- dico voltandomi verso di lei.- Nel pacchetto azionario noi abbiamo la maggioranza.

-Tony.- mi chiama lui.- anche il consiglio di amministrazione ha dei diritti e loro sostengono che tu e la tua nuova direzione non rappresentiate i diritti della società.

-Sono una persona responsabile. Ho una nuova direzione, per me e per la società..- dico.- Insomma per il conto della società sono responsabile per il modo in cui vengo..- continuo ma mi blocco, quando vedo lo sguardo scettico dei due e sento il sospiro della signorina Potts.- Oh fantastico.

-Per favore. Tony..- dice lui vedendo che mi alzo e porto con me lo scatolo della pizza.

-Io torno in negozio.

-Hey, hey, Tony ascolta.- mi ferma lui.- Sto cercando di ribaltare la situazione ma tu devi concedermi qualcosa, qualcosa per convincerli. Lascia che faccia analizzare qual cosa dagli ingegneri. Rilevano solo i dati tecnici.

-No.- lo interrompo. Cerca di discutere ma non capisce che il reattore nel mio petto non lo tocca o lo guarda nessuno. Resta qui con me. Passano i giorni e io continuo a lavorare su quella che sarà una bellissima armatura. Mentre sto per effettuare una delle tante prove, nella stanza entra mia nipote.

-Guarda chi si vede.- dico in modo sarcastico.- come mai da queste parti?- chiedo avvicinandomi al tavolo e dandole le spalle.

-Ciao zio Tony.- dice lei dandomi un bacio sulla guancia.- che stai combinando? Obi è preoccupato, James è irritante appena sente il tuo nome e la signorina Potts ormai non sa che fare. Mi hanno chiamato disperati. Che stai combinando?

-Niente. 

-Cos'è tutto questo? Armi per l'esercito? Non avevi finito di costruire armi per l'esercito?

-Emma, sto cercando di creare qualcosa che possa salvare la gente o che almeno possa essere il meglio per la gente.

-Isolandoti dal resto del mondo? Non rispondendo alle mie chiamate? Trattando tutti male?- Non le rispondo così le continua. -Ti voglio bene, zio ma non ti riconosco più. Cerca di tornare la persona che eri. Non dico di tornare a fabbricare armi ma torna la persona che eri.- dice andando via e lasciandomi con i miei dubbi. Dopo aver collaudato la nuova armatura, torno in laboratorio e prendo la tazza sopra il tavolo ma mi accorgo che era poggiata sopra un pacco. Torno indietro e lo apro. "Da Pepper" leggo il bigliettino allegato. Lo apro e trovo il vecchio reattore dentro una teca di vetro e una frase tutta in torno. 

"La prova che Tony Stark ha un cuore."

Quella ragazza mi stupisce sempre di più, giorno dopo giorno. Inizio a tenere davvero a lei perché è vero che se non avessi lei non avrei nessuno. Inizio a pensare che oltre i soldi o tutto il resto io non abbia davvero niente. Emma è l'unica cosa buona che mi sia capitata nella vita come affetti e senza di lei non avrei mai aperto il cuore come ho fatto fino ad ora perché quei suoi occhi enormi ti entrano dentro e ti scaldano il cuore. Poi, è arrivata la signorina Potts e mentre ero rinchiuso dentro quella caverna, ho iniziato a pensare a lei e inizio a credere che qualcosa posso sentirla nei suoi confronti ma non so cosa lei provi per me e non credo di potermi basare su questo piccolo dono ma la sua dolcezza mi ha reso davvero molto felice. Lei sa come prendermi e sa cosa dire e quando dire qualcosa. Lei, come Emma, conosce il vero Tony e non si fa abbattere dalla maschera che indosso tutti i giorni per camminare a testa alta fra la gente. Lei mi accetta e non vuole altro.

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


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Durante la serata, mi faccio annotare da JARVIS che raggiungendo elevati livelli di altitudine si creano dei problemi nell'armatura, ovvero inizia a congelarsi. Devo risolvere questo problema al più presto. Mentre continuo ad apportare delle modifiche all'armatura, alla televisione una giornalista inizia a parlare di una festa e red carpet e la cosa non mi piace. Io che non sono stato invitato? Mmm.. qualcosa non va. Ehi, la festa porta il mio nome e io non sono li? Okay, qui davvero qualcosa non quadra. La giornalista parla dell'ultima conferenza a cui ho partecipato e di stress post- traumatico e non so cosa e, ovviamente, dice che nessuno si aspetta la mia presenza a quella festa. Bene, questo stuzzica la mia mente. L'armatura è quasi completa ma tutta di oro non mi sembra un gran che cosi, guardando una delle macchina davanti a me, chiedo a JARVIS di aggiungere un po' di rosso. Quando il prototipo al computer è pronto, JARVIS mi avverte che ci vogliono cinque ore per la fabbricazione. Così, gli dico di non aspettarmi sveglio. Mi alzo, mi cambio e prendo la mia bellissima macchina dirigendomi nel luogo dove non si aspettano la mia presenza. Arrivo, lascio la macchina a un giovane ragazzo e mi avvicino alla folla di giornalisti e invitati. Ovviamente, trovo Obadaiah circondato da flash ma che parla con un giornalista e quindi, mi avvicino.

-Non trovi che sia curioso entrare di straforo alla propria festa?

-Guarda chi c'è!- dice anticipando le sue parole con una fintissima risata.- Ma che bella sorpresa.

-Ci vediamo dentro.- dico sorpassandolo ma lui mi ferma e si avvicina al mio orecchio.

-Oh, senti. Vacci piano credo di aver portato il consiglio di amministrazione dove vogliamo noi.

-Senz'altro. Avevo un po' di claustrofobia.- dico avviandomi all'ingresso e la prima cosa che faccio e quella di avvicinarmi al bar. -Mi dia uno schotch, sto morendo.

-Subito.- dice il cameriere

-Signor Stark.- mi chiama il tizio al mio fianco e stranamente non mi è estraneo.

-Si?

-Agente Coulson.- dice lui 

-Oh, si si si si! E è quello del..- mi interrompo ma lui continua.

-Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division.- 

-Accidenti, vi servirebbe un nome nuovo.

-Si, me lo dicono spesso.- dice lui senza scomporsi.- Senta, so che questo non è il momento migliore per lei ma a noi serve un suo rapporto..-continua ma io non lo ascolto decisamente più. Davanti a me trovo la donna più bella che io abbia mai visto e mi sorprende questa cosa perché di donne io ne vedo e ne incontro tante ma lei.. non l'avevo mai notata così bella o forse, è solo perché sono stato influenzato dal suo regalo di oggi ma.. è stupenda. La signorina Potts è magnifica dentro quel vestito blu chiaro. Il vestito, le scopre tutta la schiena ma lei lascia i capelli sciolti come mai avevo visto. Quando si mette di profilo, posso notare il suo splendido sorriso.

-Le dico.. che ha ragione.- dico porgendo la mano all'agente senza però aver capito una parola di quello che ha detto.- assolutamente ragione. Senta, vado dalla mia assistente e .. fissiamo un appuntamento.- dico per poi lasciarlo li dove sta. -E' uno schianto. Non l'avevo riconosciuta.

-Cosa ci fa lei qui?- chiede leggermente sorpresa.

-Evito agenti governativi.

-E' venuto da solo?

-Dove ha preso il vestito?- chiedo evitando la sua domanda e squadrandola un po'.

-Io.. oh, è un regalo di compleanno.- dice lei sorridendo.- da parte sua, veramente.

-Sono un esteta.- dico ammirandola.

-Si.- sorride lei.

-Le va di ballare?- chiedo senza distogliere lo sguardo dal suo.

-Oh, no. Grazie.

-D'accordo.- dico trascinandola con me.

-No.. - dice lei ma mi segue. Ci mettiamo al centro della pista e la stringo a me. Lei sembra molto impacciata all'inizio ma cerca di non darlo a vedere. Si vergogna di me? Non stiamo facendo niente di male.. e lei è.. così bella.

-Morbida.- le dico per farla sciogliere un po'. Lei mi guarda e mi sorride in modo timido. -La sto mettendo in difficoltà? 

-Ah?.. Oh, no no. E' che mi dimentico sempre di mettere il deodorante e.. sto ballando con il mio capo davanti ai miei colleghi di lavoro con un vestito con le spalle scoperte.- dice lei impacciata.

-Ha un aspetto e un profumo eccezionali.- e per la prima volta dico qualcosa che penso davvero e non solo per arrivare a un certo fine. Lei sorride imbarazzata. -Potrei licenziarla, se la cosa è d'aiuto.

-Credo che lei non sarebbe in grado di allacciarsi nemmeno le scarpe senza di me.- dice divertita ma provocatoria.

-Sopravvivrei una settimana.

-Davvero? Qual è il suo numero di codice fiscale?- chiede divertita.

-5- dico dopo un leggero silenzio e dopo averla guardata nei suoi bellissimi occhi blu.

-5. Giusto. Mancano soltanto un po' di cifre qua e la.- dice con una leggera risata.

-Altre otto. C'è lei per le altre otto.- dico guardandola intensamente. Lei mi restituisce lo sguardo ma dopo poco, lo abbassa facendo un leggero sorriso. Non l'ho mai vista sorridere così tanto ma.. l'ho già detto che è meravigliosa? -Usciamo un momento? 

-Si, mi serve un po' d'aria.

***************************************

-E' stato curioso.- dice lei quando siamo fuori

-Del tutto innocuo.

-Assolutamente non innocuo, oserei dire.

-Ballavamo soltanto.- cerco di sminuire anche perché non so neanche io cosa pensare di tutta questa situazione.

-Tutta quella gente con cui lavoro.. non lo so perché..- dice lei alzando leggermente la voce ma la fermo.

-Non riesce ad essere obbiettiva. Secondo me, la gente.. era solo un ballo.

-Non è vero. Non era soltanto un ballo. Lei non capisce perché lei è lei e.. tutti sanno chi è esattamente lei e come si comporta con le donne e tutto questo va assolutamente bene. Insomma, con me.. lei è il mio capo.

-Non credo a fatto che ..- ma continua a parlare agitata.- non credo affatto che sia vista in questo modo. Secondo me, sta esagerando.

-.. siamo qui e io poi.. ho messo questo vestito ridicolo e abbiamo ballato in quel modo e.. -Inizia ad avvicinarsi a me e io la guardo mentre chiude gli occhi e lei è così dolce e così bella che mi sembra troppo delicata che.. ma non so neanche io che cosa sto pensando perché il suo profumo mi circonda e .. tutto viene spazzato via da lei che apre gli occhi e .. -Vorrei bere, per favore.

-Si, subito. - dico allontanandomi da lei.

-Vorrei un vodka martini, per favore. Molto secco con olive, con molte olive. Facciamo con almeno tre olive.- mi chiede lei e io corro, quasi, al bar per ordinare i drink.

-Due vodka martini molto secchi, molte olive, molto in fretta. Uno con succo d'oliva.- dico lasciando le banconote dentro un bicchiere. Mi giro per caso alla mia destra e vedo avvicinarsi la giornalista di qualche tempo fa che mi sono portato a letto ma sinceramente la sua vista adesso mi da molto fastidio quindi faccio finta di non averla vista.

-Oh oh, Tony Stark.

-Oh salve.

-Che sorpresa vederti qui.- dice mentre io la guardo in faccia per cercare di ricordare il suo nome che, ovviamente, è così importante che non lo ricordo. -Christine.- dice lei capendo il mio dubbio.

-Giusto.

-Hai avuto una bella faccia tosta a venire qui.- dice e faccio una leggera smorfia.- Posso almeno sapere cosa provi?

-Panico. Direi che quello che provo è panico.

-Mi riferivo al coinvolgimento della tua società in quest'ultimo orrore.

-Mi dispiace, hanno messo il mio nome su quel video senza chiedermelo.

-E io c'ero quasi cascata. Me l'ero quasi bevuta.

-Sono stato fuori per un paio di mesi, forse non l'hai saputo.

-Questa è l'assunzione di responsabilità?- chiede porgendomi delle foto.- E' un paese chiamato Gulmira. Mai sentito?- chiede e al nome di quel paese la guardo in un modo che.. inizio a provare odio e sconcerto. Guardo le foto e noto tutte le armi create dalla mia società. Cazzo, che significa? Avevamo fermato la vendita di armi in tutto il mondo. Che sta succedendo?

-Di quando sono?

-Di ieri.

-Non ho approvato spedizioni.

-Beh, la tua società, si.

-Io non sono la mia società.- dico e corro fuori. La cosa mi lascia talmente sconcertato che mi dimentico anche della signorina Potts che mi sta aspettando. Cerco Obadaiah in tutto il complesso e lo trovo fuori insieme ai fotografi. Cerco di parlare con lui e gli dico che sono profondamente ferito dal doppio gioco che si fa dentro la MIA società. E cosa vengo a scoprire? Che l'ingiunzione è stata sollecitata da lui e che a modo suo l'ha fatto per il mio bene. Eh no testa di cazzo, io ti rovino.

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


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La situazione mi aveva lasciato sotto shock per un bel po' di tempo e non riuscivo a capacitarmi di tutto quello che mi circondava. L'unico che pensavo non potesse mai tradirmi si era rivelato, invece, la persona che mi pugnalava alle spalle da, a quanto pare, molto tempo e mi dice che agisce così per proteggermi. Mia nipote è sempre via e l'unica che mi resta e proprio la signorina Potts che risponde alle mie provocazioni ma sta sempre dalla mia parte. Mi manca Emma. Devo chiamarla. Prendo il telefono e la chiamo. Risponde dopo quattro squilli. Strano.

-Zio Tony..-dice con il fiatone 

-Tesoro, è un brutto momento?

-No, zio. Che succede?- chiede dopo aver sentito alcuni rumori davvero strani. Come un corpo che cade a terra.

-Cos'era quel rumore?

-Nulla di che.- dice e si sente un lamento strozzato.- Che succede?

-Obadaih, ha sollevato lui la commissione della società contro di me.

-Che cosa?- e non si sente più nulla.

-Emma?

-Scusami, zio problemi con il lavoro. La cosa è una vera è propria stronzata. Come si è permesso non lo so. Senti, finisco di lavorare e ti raggiungo a casa e ne parliamo meglio, okay?

-Certo, tesoro. Ti aspetto.

Chiudo il telefono ma non sono molto soddisfatto. Mi alzo dal divano del laboratorio e punto i propulsori del braccio, che stavo sistemando, verso le vetrate. Le rompo tutte, ovviamente. Ero troppo arrabbiato e non riuscivo a concepire come persone che sono state amici per anni mi abbiano potuto tradire così. Brutti figli di buona donna.  Iniziai a mettere l'armatura addosso e se qualcuno avesse potuto vedere il mio sguardo, avrebbe visto dentro i miei occhi soltanto rabbia e tanto, tanto rancore. Decisi di volare verso il luogo degli attentati e uccidere un po' di quei figli di puttana. Quando arrivai, trovai uomini che sparavano, bombe che scoppiavano, donne e bambini che venivano separati da i propri mariti o padri e, nel momento specifico, un uomo steso a terra mentre tutti gli altri erano circondati da soldati che puntavano loro dei fucili. Uccido un po' di quegli uomini per poi girarmi verso gli ostaggi. Abbasso i propulsori per prendere bene la mira grazie a JARVIS e grazie ai missili che ho sulle spalle dell'armature, li faccio tutti fuori. Le famiglie si riuniscono e questo mi rasserena un po'.  Mentre volo via, un carro armato mi colpisce ma rialzandomi lancio uno dei miei missili ed esplode in mille pezzi con tutto e tutti coloro che aveva dentro. Mi rimetto in volo ma in quel momento, mi arriva la telefonata di Emma.

-Ciao, tesoro.

-Zio Tony, ma si può sapere dove sei?

-Scusami, tesoro, ma avevo delle commissioni da sbrigare.

-E' aria ad alta velocità quella che sento?- chiede come se fosse sotto shock.

-Si, sono in macchina, tesoro e tra un po' tornerò a casa.- dico per poi staccare. Mentre sono in volo, mi arriva un altra telefonata e giuro che avrei buttato tutto sotto sopra ma purtroppo, o per fortuna, era tutto incorporato nella mia armatura. James, ora mia doveva chiamare. 

-Pronto?

-Tony..-dice lui 

-Chi parla?

-Sono Rhodes.

-Come? Pronto?- chiedo di proposito. 

-Ho detto sono Rhodes.

-Parla più forte.- dico, anche se lo sento.

-Che diavolo è quel rumore?- chiede .

- Ah, sto guidando con la cappotta abbassata.- mento.

-Si, beh, mi serve il tuo aiuto immediatamente.

-Curiosa la vita, no?

-Si. A proposito di curiosità, a pochi chilometri da dove ti avevano tenuto prigioniero, è saltato in aria un deposito di armi.- inizia a dire

-Beh, quello è un punto caldo. Pare che qualcuno vi abbia risparmiato un po' di lavoro.

-Sei a corto di fiato, Tony?

-Sto facendo Jogging nel Kenyon.

-Ma non stavi guidando?- domanda sospettoso.

-Stavo guidando per andare a fare jogging nel Kenyon.- rispondo in modo ovvio.

-Hai con te apparecchiature tecnologiche del quale sono all'oscuro?

-No.- rispondo sbrigativo.

-Okay, bene, perché ne sto fissando uno adesso e lo stanno per far saltare in aria.

-Ecco la mia uscita.- e chiudendo viro verso sinistra. Continuo a volare molto velocemente per togliermeli dalle scatole ma loro continuano a seguirmi. Inizio a volare anche in modo super sonico ma mi lanciano addosso i loro missili. Uno di loro sta per colpirmi ma JARVIS mi avverte e attivo i razzi che lo neutralizzano ma fanno balzare me in avanti. Vado alla deriva per un po' ma mi riprendo ma quei tizi sono ancora attaccati al mio culo di metallo. Continuano a spararmi e mi colpiscono ma utilizzo gli Iron Freni e arrivo alle loro spalle e mi attacco sotto uno di quegli aerei. Quando sono ben attaccato all'aereo, chiamo di nuovo James.

-Pronto?- dice

-Ciao Rhodey, sono io 

-Io chi?-chiede usando la mia stessa tattica.

-Io. Quello che mi chiedevi, quello che volevi sapere prima. Sono io.- dichiaro.

-Stammi a sentire, questo non è un gioco. Non puoi fare entrare attrezzature civili in una mia zona di guerra attiva, lo capisci?- chiede arrabbiato.

-Non si tratta di attrezzatura, ci sono io dentro. E' un armatura, sono io.- dico ma lui non risponde più e quando gli aerei virano per tornare alla base, l'altro mi nota sotto il primo che inizia a volteggiare per farmi staccare. Quando riesce nel suo intento, non calcola, però, me che vado a sbattere con il secondo aereo staccandogli una delle due ali. Quest'ultimo va in avaria ma il pilota riesce a lanciarsi solo che vedendolo dall'alto, riesco a capire che c'è qualche problema con il paracadute. Allora, inizio l'inseguimento per cercare di salvarlo. Quando arrivo, colpisco il gancio che non poteva sbloccarsi con un pugno, così il ragazzo può tirarlo e fare uscire finalmente il paracadute. Volo via e James riprende a parlare con me.

-Tony, sei ancora li?- chiede

-Si, grazie.

-Oh, sei pazzo. Sei completamente pazzo. Mi devi un aereo. Lo sai questo, vero?

- Si, tecnicamente è lui che ha colpito me. Perciò, ora verrai a vedere su cosa lavoro?- dico ridendo.

-Oh no, no. Meno so meglio è. Mi dici che cosa mi invento con la stampa?

-Un'esercitazione. Non è quello che dite sempre?

- Non è così semplice.- dice e poi, chiude. Quando arrivo a casa, la prima cosa che vedo quando entro nel laboratorio, è lo sguardo serio e arrabbiato di mia nipote. 

-Ero venuta qui per capire che cosa fosse successo. Arrivo e tu non ci sei. Pepper era tutta agitata perché non sapeva come dirmi che MIO ZIO ha creato un'armatura per combattere i "cattivi".- dice mimando le virgolette.- Scendo qui sotto e cosa trovo? Mio zio che esce da un'armatura. Non potevo crederci e in realtà è così. Come ti discolpi?

-Non posso discolparmi, dato che hai visto tutto.- dico avvicinandomi a lei.

-Perché non me l'hai detto prima?

-Perché non sapevo che ancora potesse servirmi per dare la caccia ai "cattivi".- dico imitandola alla parola cattivi.- Solo che dopo ieri sera, volevo vendicare tutte quelle persone e la rabbia verso quel figlio di puttana è scoppiata tutta insieme.

-Mi dispiace per la società, zio Tony.- dice prendendo la mia mano.

-Lo so, e me la riprenderò. Non preoccuparti. Mangi qui stasera?- mi chiedo portandola con me al piano di sopra.

-Mi farebbe molto piacere.- dice sorridendo. E questo sorriso è la ragione per cui vado avanti tutti i giorni. So che non mi abbandonerà mai per fare cose davvero stupide perché la persona seria in famiglia è lei. E' tutto quello che mi resta e non rinuncerò a questi sorrisi così facilmente.

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


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Mentre cerco di sistemare la mia armatura da tutto quello che le è sbattuto contro durante l'ultimo volo, la porta del laboratorio si apre e fa il suo ingresso la signorina Potts che sembra leggermente.. infastidita.

-Ha .. ha tempo di farmi un favore?- chiedo in modo cauto.- Mi serve che vada nel mio ufficio. Deve entrare di nascosto nell'unità centrale e recuperare le fatture delle spedizioni recenti.- dico porgendole quella che sembra una mini chiavetta.- Questo è un decriptatore WI FI, le permetterà l'accesso. Probabilmente sono sotto file amministrativi, altrimenti su un ghost drive sotto la più bassa intestazione numerica.

-E cosa intende fare con queste informazioni, se riesco a recuperarle?- chiede lei con un tono.. neutro? Non saprei.

-La stessa operazione, hanno lavorato sotto banco e io li fermerò. Troverò le mie armi e le.. distruggerò.

-Tony..-mi richiama lei.- Sa che farei qualsiasi cosa per lei ma l'avverto che non posso aiutarla, se ricomincerà questo da capo.

-Non c'è più niente che si possa fare. Non c'è nessun vernissage. Non c'è nessuna serata di beneficienza. Non c'è nulla da firmare.. c'è solo la prossima missione. E nient'altro.- dico guardandola per la prima volta in viso e noto qualcosa di strano nel suo volto.

-Ah è così?- chiede con gli occhi pieni di tristezza.- Allora mi licenzio.- continua buttando il decriptatore sul tavolo e dandomi le spalle.

-E' rimasta al mio fianco per tutto questo tempo mentre raccoglievo i benefici della distruzione e ora che sto cercando di proteggere le persone che io stesso ho messo in pericolo, mi pianta?

-Le finirà con l'uccidersi, Tony. E io non voglio farne parte.

-Oggi non sarei vivo, se non fosse per un motivo. Non sono pazzo, Pepper. Finalmente, ora so che cosa devo fare e so nel mio cuore che è giusto.- dico e lei fa un sospiro alle mie parole e si avvicina. Prende il decriptatore e mi guarda.

-Anch'io non ho nessuno se non lei. dice prima di guardarla andare via e sento smuovere un qualcosa dentro di me che non avevo mai sentito prima. Qualcosa che.. ovviamente, viene fermato dalle parole di mia nipote che avevo dimenticato fosse li con me.

-Che bella scena.- dice lei sorridendo.

-Mi ero proprio dimenticato che fossi qui con me.

-E' innamorata di te.- dice avvicinandosi a me.

-Faccio sempre questo effetto alle donne.- dico girandomi per non guardare i suoi occhi indagatori.

-Dico sul serio.- dice mettendosi di fronte a me.- Quella donna ti ama, zio Tony. Farebbe davvero qualsiasi cosa per te. Perché non capisci che è così facile amarti davvero? Non come fanno tutte quelle galline che ti porti a letto o come tutto il resto della popolazione mondiale. Come ti amo io.- dice guardandomi con i suoi occhi profondi.

-Ho paura. Paura che vi facciate del male. Sono stato rapito io perché volevano che costruissi delle armi per loro. Chi mi dice che non prendano te o lei per arrivare ai loro scopi? Non voglio che succeda.

-Sono i rischi del mestiere e ogni mestiere ha i suoi. Sei un brav'uomo, leale e fidato ma non ti fidi del tuo cuore. So che ne hai uno enorme dentro questo petto che ha preso una piccola creatura dalle macerie e l'ha resa la donna più forte e coraggiosa del mondo.

-E anche molto bella, aggiungerei. -dico cercando di farla ridere. Cosa che avviene.

-Prometti che le parlerai.- dice sorridendo.

-Lo prometto.- dico sbuffando leggermente.

-Bene, il mio compito è finito. Ti voglio bene, zio Tony.- dice lasciando un dolce bacio sulla mia guancia.

-Ti voglio bene anch'io, piccola Em.- dico prima che lasci la stanza.

Dopo un bel po' di tempo, salgo al piano superiore e le parole di Emma mi girano ancora dentro la testa. Non credo che la signorina Potts sia innamorata di me. Certo, nell'ultima serata di beneficienza ha cercato di baciarmi e ,Dio mio, non so perché mi sono tirato indietro. Lei è cosi bella e efficiente e solare e.. i miei pensieri vengono interrotti dal telefono di casa che suona. Lo prendo da sotto un cuscino e vedo il volto della signorina Potts sullo schermo. Parlando di lei. Accetto la chiamata e sento la sua voce chiamarmi ma un fortissimo suono acuto mi immobilizza sul divano e dalle mie labbra non esce neanche una sillaba. Il telefono mi viene tolto dalle mani da una mano maschile che chiude il telefono e vengo sdraiato sul divano lentamente.

-Respira.- dice una voce. Obadaih.- Piano, piano. Te li ricordi questi qui, giusto?- chiede mostrandomi una specie di aggeggio che teneva in mano. E come se me li ricordavo.- E' un peccato che il governo non li abbia approvati. Ci sono talmente tante applicazioni che causano una paralisi temporanea. Tony- dice mettendosi davanti a me.- Tony, quando ho ordinato il tuo assassinio io temevo che avrei ucciso la gallina dalle uova d'oro. Ma, vedi- inizia appoggiando un oggetto al mio reattore.- è stato per pura sorte che sei sopravvissuto.- conclude estraendo il reattore dal mio petto. Lo guardo e vorrei ucciderlo adesso con le mie mani. -Ma avevi un ultimo ovetto da regalarmi. Ti credi davvero che solo perché hai avuto un'idea essa appartenga a te? Tuo padre, lui ha aiutato a consegnarci la bomba atomica. Pensa che mondo sarebbe oggi se fosse stato un egoista come te.- dice per poi tirare i fili del reattore e staccandolo del tutto lasciandomi senza fiato.- Oh, è bellissimo. Oh, Tony, questa è la tua nona sinfonia. Un vero capolavoro, guardalo un po'. Questo è il tuo testamento. Una nuova generazione di armi che avrà in questo il tuo cuore. Armi che aiuteranno il mondo a rimettersi sulla strada giusta, a consegnare l'equilibrio del potere nelle mani giuste. Mi piacerebbe che tu potessi vedere il mio prototipo. Certo non è molto, beh, non è tradizionale quanto il tuo. Peccato che hai dovuto coinvolgere Pepper in questa storia, avrei preferito lasciarla vivere. Oh, e quando tu non ci sarai più, la piccola Emma avrà qualcuno con cui consolarsi. Sei sai cosa intendo.- dice per poi andare via.

 Brutto figlio di puttana. Non le toccherai mai le mie ragazze.

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