Captain Tsubasa... of the dead!

di Melanto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prompt: "Dispetto" || Chi muore si rivede || Maki, Kojiro and... ***
Capitolo 2: *** 2. Prompt: "Chiudere" || "Non mi chiudere!" || Yukari e Ryo ***
Capitolo 3: *** 3. Prompt: "Cotone" || Giochi innocenti per spiritelli deficienti! || Quartetto Otomo ***
Capitolo 4: *** 5. Prompt: "Amanti" || Chi ha le farfalle morte nello stomaco || Yuzo e Mamoru ***



Capitolo 1
*** 1. Prompt: "Dispetto" || Chi muore si rivede || Maki, Kojiro and... ***


Captain Tsubasa... of the dead.

Storia scritta per il Writober di Fanwriter.it: prompt 1 // Dispetto

 

 

Note Iniziali: Va be', lasciamo proprio perdere che questa raccoltina non sarebbe dovuta esistere nemmeno pregando in cinese. Perché è ovvio che quando fai un programma - e nel programma il Writober non rientra manco di sguincio - poi alla fine lo fai lo stesso, giusto? Giusto.

Mi ero detta: "Quest'anno, Writober a capocchia, mi dedico solo a due racconti lunghi", e invece...

Okay, non aspettatevi chissà cosa, questa storia è nata solo per puro bakacazzeggio (XD KiaNeko e Sakura ne sanno qualcosa!)

Non penso riuscirò a tenerla aggiornata ogni giorno, andrà molto a sentimento, ma farò quello che potrò. Sono shottine/flash molto brevi (ripeto: puro cazzeggio!) e visto che sta arrivando Halloween, be'... direi anche molto A TEMA XDDD

 

Sooo, buona lettura e ci rileggiamo alla fine con la VERA, GRANDE, BIG NEWSSSSS *W*!

 

 

Captain Tsubasa... of the dead!

1. Prompt "Dispetto" || Chi muore si rivede! || Maki, Kojiro and...

 

 

 

 

Kojiro dovette ammettere di non essere dispiaciuto per i suoi figli, anche se li aveva visti a stento trattenere le lacrime.

Ormai erano tutti in grado di potersela cavare da soli: erano sposati, avevano belle case, bei lavori e bambini già cresciuti che avevano spiccato il volo.

Ciò di cui invece era stato davvero contento riguardava il momento in cui il rosso del suo nome era stato cancellato dalla facciata anteriore dell’haka e ciò poteva significare solo una cosa…

«Oh, be’. Ce ne hai messo di tempo. Come al solito, tocca sempre a me aspettarti, pure da morto.» Maki aveva le braccia conserte e quel broncetto offeso che trovava delizioso nel modo in cui le piegava in basso le labbra e accennava delle fossette.

Kojiro allargò le braccia, l’accolse con affetto. «Mi dispiaceva mollare prima figli e nipoti. Ho fatto del mio meglio.»

«Sì, lo so. Fatti guardare.» Maki lo allontanò appena e lo scrutò dalla testa ai piedi con una certa malizia. «Sei proprio tornato il giovanotto che ho conosciuto a Okinawa.»

«Vero, eh?» ammiccò Kojiro, sollevando le sopracciglia. «Tirare le cuoia è meglio di quanto sembri. Bisognerebbe farlo più spesso.»

«Cretino!»

«No, sono serio.» E nel dirlo, agguantò di nuovo Maki per la vita, la strinse e a sé e la piegò all’indietro in un sensuale casquè. «A sessant’anni non ero mica più in grado di farlo così bene, questo: tra me che avevo la sciatica e te col mal di schiena.»

Affilò il sorriso da tigre e prese a baciarla sul collo; aveva addosso quel delicato odore di crisantemo.

«Ehi! Ehi… aspet-! Kojiro, c’è prima una cosa che dovresti… Eddai, cretino, aspetta!» ridacchiò Maki quando le fece il solletico. «Devo dirti una cosa importante!»

«E sarebbe?»

«Hyuga, sei zotico pure da morto. Ma ti pare il caso di essere così sfacciato in pubblico? Okay che siamo a Tokyo, ma un minimo di decoro.»

Kojiro, per quanto non avesse più tutte le percezioni sensoriali di quando era in vita – tipo il provare caldo o freddo – si sentì comunque gelare la schiena nel riconoscere quel sarcastico e urticante cianciare saccente che per anni lo aveva tormentato, quando ancora calcava i campi da calcio. E che, per altrettanti anni – gli ultimi; i più gloriosi, avrebbe detto –, si era tolto dalle palle, non avendo più nulla a che fare col pallone – oltre perché il suo proprietario aveva salutato il mondo in anticipo sui tempi; con molta sorpresa, per altro. Ma non la sua, che con gli allenamenti da squilibrati che avevano portato avanti per anni era un miracolo agli dèi se non erano caduti a pezzi. La sua sciatica cronica ne sapeva qualcosa.

Kojiro si girò di scatto, con due occhi pallati come meloni solo per trovare quella faccia da culo di Wakabayashi Genzo che lo salutava da sopra la propria tomba. Con tanto di mano e lo stramaledetto cappellino sulla testa.

Cazzo, ma se l’era tenuto su anche da  morto?!

«Wakabayashi!»

«Chi muore si rivede.»

«Che diavolo fai qui?!»

«Mah, che dirti, sono in vacanza premio,» chiosò l’ex-portiere più forte del mondo – come il riccone amava credere di essere; per Kojiro, Ken sarebbe rimasto sempre una spanna sopra.

«Ma non t’avevano sepolto in Germania?!»

«Sì, ma sai, i miei figli volevano, però avevo fatto testamento. Sono un nostalgico, volevo godermi casa per un po’.»

«Se volevi goderti casa, ti facevi seppellire a Nankatsu! C’avevi il villone, minimo minimo ti dedicavano tutto il cimitero.»

«Ma Nankatsu è un paesello, ti conoscono tutti, sparlano. M’è sempre stato un po’ stretto. Ormai sono abituato ad ambienti più europei, no. Tokyo è cosmopolita. Oh, e comunque: indovina chi ha la tomba proprio accanto alla tua?» Aveva quel dannato sorrisetto sornione che Kojiro desiderò fracassargli con la mazza da softball di Maki.

La Tigre del Meiwa, della Toho e della Juve fissò il suo acerrimo rivale dai tempi della scuola, poi guardò sua moglie e poi di nuovo Genzo, per capire in nome di quale vecchio rancore sopito avesse voluto fargli quell’orribile dispetto. Probabilmente era solo colpa del suo karma di merda.

«Che cazzo!»

Se quelle erano le premesse, la morte partiva già con il piede sbagliato.

 

 

 

 


 

 

Note Finali: Al momento, sulla scrittura molto breve, sono settata su "Scemenza Cronica" e quindi.

Ecco qui i nostri eroi catapultati... AL CIMITERO!

Oh, sentite, in vita gliene abbiamo già fatte passare di cotte e di crude, era il momento di fargli sperimentare anche l'aldilà, che poi è rimasto molto aldiqua, visto che comunque stiamo al cimitero. XD

E, per la disgrazia di qualcuno, c'è gente che non si è tolta dalle scatole manco da morta!

Povero Kojiro, costretto ad avere Genzo come vicino di tomba XDDD

Ad ogni modo, proverò a mostrarvi un po' tutti, per quanto possibile e se l'ispirazione aiuterà. Come detto su, non penso che riuscirò ad aggiornare tutti i giorni, ma qualche ideuzza c'è e vediamo se i prompt - e la notte, perché penso che queste storielle solo di notte le scriverò, che mi manca il tempo! - riescono a dare una spinta.

 

DETTO QUESTO.

Arriva la Very Big News della situazione.

Regà, daje e daje, l'8 Ottobre esce il mio primo libro :3

Gli anni e anni di gavetta fanwriteristica hanno dato dei frutti cui non pensavo avrei mai puntato, all'inizio. Le fic e la scrittura erano il mio divertissement, non credevo l'avrei fatto diventare un lavoro.

E invece.

 

"Il Lusso dell'Angelo" è uno urban fantasy, poliziesco dove la gente muore malissimo, c'è una caccia a un serial killer, c'è Samhain che fa da sfondo e ci sono due protagoniste un po' cazzute e un po' sceme.

Ah, sì: e c'è la magia! *-*

Volete provare a dare un'occhiata? Allora cliccate sul link e scoprite di più! E' anche possibile prenotare l'ebook a un prezzaccio! :D

 

E con questo penso di aver cianciato abbastanza.
Se l'ispirazione vuole, ci rileggiamo domani. <3

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Prompt: "Chiudere" || "Non mi chiudere!" || Yukari e Ryo ***


Captain Tsubasa... of the dead.

Storia scritta per il Writober di Fanwriter.it: prompt 2 // Chiudere

 

 

 

 

2. Prompt "Chiudere" || "Non mi chiudere!" || Yukari & Ryo

 

 

 

 

Il cigolio del legno, la lingua di luce che si smorzava poco alla volta, poco alla volta… fino a sparire e attorno solo il buio.

Poi il martellare di chiodi e neppure un cuscinetto di raso sotto la testa, un rivestimento morbido sotto le chiappe, no: duro e dritto dove spaccarsi la schiena. Il flash di sua madre con la ramazza tra le mani, china a passare lo straccio sul pavimento di quel maledetto cesso pubblico, incubo della sua giovinezza, passò e scomparve.

Fu l’ultimo abbaglio in cui rivide anche sé stesso e i pomeriggi sprecati a lavorare sodo per poi mollare tutto e correre dagli amici, sfidare Wakabayashi e quelli della Shutetsu a togliersi dai piedi – senza mezzo successo, ovviamente.

L’aria iniziò a mancare quando lo smartellare cessò, perché peggio del rumore che rimbombava nelle orecchie c’era il silenzio mortale che lo seguiva.

Come di tomba.

«Ehi! Ehi, fatemi uscire!» Ryo iniziò a scalciare, a battere le mani sul legno. «Eddai, ragazzi! Ma che scherzo idiota è questo?! Hanji! Solo tu puoi avere idee così imbecilli! Peggio delle mie! Taro!» piagnucolò d’un tratto. «Taro! Digli qualcosa! Aiutami!»

Ma nessuno venne, nessuno aprì il coperchio di quella che sembrava proprio una cassa da morto per dirgli: “Fregato!”.

«Eddai, lo so che faccio scherzi stupidi, okay? Prometto che non ne farò più! Lo giuro, ma aprite!»

E, di nuovo, nessuno venne, nessuno rispose.

Poi la cassa si mosse, il rumore di un rullo e Ryo si immobilizzò, concentrato sulla sensazione che tutto – la cassa con lui dentro – stesse scivolando su qualcosa di scorrevole e costante.

Poi il caldo improvviso, un chiarore che diveniva forte tra gli spiragli della cassa, il legno che si faceva incandescente, l’aria afosa e soffocante e il grido che gli esplose dritto nella gola…

        

«AAAAAH!»

«EEEEEH?!»

Ryo balzò a sedere con lo scatto di un grillo, tanto che Yukari ebbe un sobbalzo e sollevò le braccia.

«E che è sto casino? Ma ti pare il modo di urlare? Disturbi i vicini!»

«Oddio…» Ryo – la mano al petto, gli occhi spalancati e un leggero dondolio – aveva lo sguardo perso nel vuoto. «Oddio…» ripeté. «Oddio mio, che incubo. Che incubo, Yukari mia, tu non puoi immaginare. Un incubo terribile.»

Yukari inarcò un sopracciglio. «Incubi? E da quando fai incubi?»

«Come “da quando?”? Che domanda è?» L’altro scosse il capo e passò una mano sulla fronte che poi gli mostrò, tutto tremante. «Guarda! Sono tutto sudato!»

Yukari guardò il palmo privo di qualsiasi goccia di sudore e pensò che fosse finito in uno dei suoi soliti trip da “reminiscenza del passato” di cui Ryo sembrava soffrire. Una patologia piuttosto comune e che si manifestava in modi diversi: così le aveva detto il dott. Hirogi, qualche casetta più in là.

Lei gli si rivolse con la solita accondiscendenza e affondò il viso nel proprio palmo. «E che avresti sognato?»

«Che mi cremavano vivo! Ti rendi conto?!» Ryo aveva occhi pallati come bottoni. «Chiuso nella cassa, chiodato dentro. E io che continuavo a gridare: “non mi chiudereeee!”» con tanto di eco drammatica nell’esibizione da Oscar e braccio teso.

«Uhm. Hai sognato che ti cremavano.»

«Sì!»

«E ti sei scordato che l’hanno già fatto sei anni fa?»

«Ma che cosa stai-» Ryo si bloccò senza ulteriori suggerimenti. Si guardò attorno e alzò il viso sulla loro haka, soffermandosi poi sulle incisioni frontali. «Ah.»

«Già.»

«Quindi, ho… ho già dato?»

«Sì.»

«Oh. Okay.» Ryo continuò a far vagare lo sguardo con dissimulata nonchalance. «Quei disgraziati dei nostri figli, immagino.»

«Perché “disgraziati” adesso?»

«Be’, mi hanno cremato!»

«E che dovevano fare? Tenersi la tua bara come tavolo del salotto? Ryo, i cadaveri sono come il pesce: dopo tre giorni puzzano.» Poi ammiccò. «Pure prima.»

«Sì, ma almeno chiedermelo…» insistette l’altro in un mugugno.

«Quale parte di “eri morto” non ti è chiara, esattamente?»

«Scommetto che è stata un’idea di Ryotaro!» Ryo prese ad agitare l’indice con una certa verve. «È sempre stato uno furbetto quello lì. E poi aveva un gusto troppo di merda per essere davvero mio figlio. Ricordi i suoi orribili nani di gesso piazzati in giardino?»

Yukari lo scrutò da sopra occhiali immaginari senza fare una piega. «Ti posso assicurare che è proprio figlio tuo: è il più cretino di tutti. Gli hai pure dato il tuo nome. Se non è marchio d’infamia quello.»

«Ecco, e va be’, come al solito è sempre colpa mia, vero? E io non mi ricordo che sono morto, e io ho voluto dare il mio nome al nostro figlio scemo. Sempre colpa del povero Ryo! Fino a prova contraria sono io quello che è stato chiuso in una cassa di legno e cremato.»

«Che poi è la fine che hanno fatto tutti i presenti in questo cimitero.»

«Sì, ma io non ero preparato!»

Questa volta, Yukari non si sprecò neppure a rispondere, lo guardò ancora da sopra al naso e prese l’ennesimo respiro profondo.

Ryo si alzò in piedi, diede una sgrullata ai vestiti – come potessero prendere polvere – e poi gonfiò il petto, pugni fermi nei fianchi. «E dopo aver sparato un mare di cazzate, vado a farmi un giro.»

Pur volendo, Yukari non riuscì a trattenere un sorriso. Poteva essere tonto, ma nonostante tutto c’era un motivo se l’aveva sposato, ci aveva fatto dei figli e aveva scelto di passarci l’eternità. Ed era il motivo più semplice di tutti.

«Ti amo, Yukari. Scusa.» Lo sentì borbottare mentre si allontanava per andare a cercare gli amici d’infanzia sepolti un po’ in tutto il cimitero.

«Ti amo anch’io, tontolone.»

 

 

 


 

 

Note Finali: Brutto avere la memoria che fa un po' cilecca, e soprattutto non deve essere tanto divertente dimenticarsi di essere già morti e magari ricordare - o immaginare come sarebbe potuto essere - il magico momento della cremazione.

Forse non il Carnevale di Rio che uno si aspetta XD

Ad ogni modo, anche questo prompt è andato.

Io non so mai come debbo ringraziarvi per il calore con cui accogliete ogni cretinata che pubblico se non dicendovi: GRAZIE! <3

Giuro che arrivo a rispondere a tutte le recensioni <3

 

Stay tuned for the next! <3

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3. Prompt: "Cotone" || Giochi innocenti per spiritelli deficienti! || Quartetto Otomo ***


Captain Tsubasa... of the dead.

Storia scritta per il Writober di Fanwriter.it: prompt 3 // Cotone

 

 

 

 

3. Prompt "Cotone" || Giochi innocenti per spiritelli deficienti! || Quartetto Otomo

 

 

 

 

«Eccola, eccola! Che ne dici, Hanji?»

«No, questa non va bene. È troppo stretta?»

«Mh, hai ragione…»

«La vecchia! La vecchia! Guarda che cappello!»

«Ma no, povera nonnina! Ha anche il bastone, non vedete? Siete degli aridi.»

«Oh, se continuate a fare tutto questo casino vi sgameranno, io ve lo dico.»

«Non rompere, Kishida, chi vuoi che ci veda?»

«Tua moglie, forse? Lo dico per la vostra incolumità, Nakayama.»

«Non che abbia tutti i torti…»

«Ma piantala, Nishio! Sono da Yukari, dovevano fare delle cose dall’altra parte del cimitero, stai tranquillo che non passeranno di qui e… Oh! Hanji! Quella!»

«Quella è perfetta! Lasciate fare a me!»

Appostati come falchi presso il cancello principale del cimitero di Nankatsu, a guardare la gente che passava di fretta verso le proprie destinazioni, Urabe allargò le braccia per richiedere spazio. Sputazzò sui singoli palmi e poi li sfregò insieme con uno schiocco secco.

«Pronti?» disse ai compagni della vecchia Otomo – a meno del giovane Shun Nitta, piccolo osso duro attaccato alla sua novantina come ne avesse ancora ottanta! – e puntò le dita verso la ragazza che stava sopraggiungendo a passo spedito, schiena dritta e testa alta. Aveva il cellulare all’orecchio e parlava con sicurezza con chiunque si trovasse all’altro capo. Hanji aspettò che fosse a portata di tiro e poi schioccò le dita.

Una folata di vento mulinò sotto la gonna in cotone e svasata che la ragazza stava indossando, e gliela sollevò all’improvviso. La giovane emise un urletto, si barcamenò tra il cellulare, la gonna e la cartelletta con gli appunti sotto al braccio. Con gli occhi si guardava attorno a cercare da dove venisse quel vento bizzoso quando erano nel pieno di una calmissima giornata di primavera inoltrata.

Dall’altra parte delle sbarre, i carcerati a morte ridevano senza un minimo di ritegno.

Avevano passato metà mattinata a sollevare gonne, far volare cappellini, spettinare riporti, disperdere fogli, e sembravano non averne ancora abbastanza.

«Che forza!»

«Grande, Capitano!»

«Siete senza speranza,» sospirò Takeshi scuotendo il capo e sorridendo più della regressione all’infanzia dei suoi ex-compagni di scuola che altro.

«Non essere pesante. È uno scherzetto innocente, ci facciamo due risate. Che male c’è?» Nakayama sbuffò. «Non possiamo nemmeno uscire di qui se non durante l’Obon. Almeno troviamo come passare il tempo.»

«E poi davate a Ishizaki della faccia da scimmia.»

«E secondo te questo giochetto da chi l’avrei imparato?» chiosò Urabe con una alzata di spalle.

Takeshi sospirò ancora. «Dovevo immaginarlo.»

«Hanji Urabe e soci!» tuonò d’un tratto una voce femminile comparsa all’improvviso da dietro una delle primissime haka del cimitero, e che fece gelare i molesti tre membri della vecchia Otomo. «State ancora dando fastidio ai poveri passanti con i vostri giochi innocenti da spiritelli deficienti?»

«No, tesoro!» masticò Hanji col capo infossato tra le spalle e i denti stretti.

«Non ti credo neanche un po’. Via! Filate a dare calci al pallone, invece!»

«Uffa, Sachiko, non mi va! Ci ho giocato una vita intera, non merito di cambiare hobby, adesso?»

«Se per cambiare intendi “rompere le palle al prossimo” allora la risposta è no! E ora muovetevi o vengo a prendervi con la scopa!»

Mogi mogi, Nakayama, Urabe e Nishio si allontanarono dal cancello con chiaro disappunto, sotto lo sguardo di un divertito Kishida.

«Io ve lo avevo detto,» aggiunse quando gli passarono accanto e si beccò delle occhiatacce di risposta che lo fecero sghignazzare più forte. Però non li seguì subito, ma si prese qualche momento per osservare la vita che scorreva dall’altra parte dell’inferriata, in attesa che chi fosse ancora libero di entrare e uscire da quei cancelli venisse a trovarlo.

E nel pensarci, sorrise.

 

 

 


 

 

Note Finali: XDDDD l'Otomo è composta da PERSONACCE!!! XDDD ovviamente, da chi avrebbe mai potuto imparare, Hanji, un simile trucchetto scemo?! Ma da uno più scemo di lui, minimo! XDDD

E visto che hanno tanto tempo libero, ecco che devono cercare di impiegarlo con una certa... fantasia XDDD

Essere fantasmi ed essere dispettosi è un connubio quasi ovvio! XD

Ma per fortuna c'è chi li rimette in riga XD

E invece, il nostro Takeshino sempre più posato e serioso? Chissà chi aspetta... <3

 

Stay tuned for the next! <3

 

 

 

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Capitolo 4
*** 5. Prompt: "Amanti" || Chi ha le farfalle morte nello stomaco || Yuzo e Mamoru ***


Captain Tsubasa... of the dead.

Storia scritta per il Writober di Fanwriter.it: prompt 5 // Amanti

 

 

 

 

5. Prompt "Amanti" || Chi ha le farfalle morte nello stomaco || Yuzo e Mamoru

 

 

 

 

«Nervoso?»

Mamoru ebbe un leggero sussulto alla domanda di Shingo: il vecchio Orso della Nankatsu era poggiato accanto a una lapide e anche se cercava di mantenere un’espressione più contenuta, faticava a nascondere il sorrisetto divertito.

C’erano anche tutti gli altri con lui. La Nankatsu, la Shutetsu, gli amici che c’erano sempre stati in vita, non lo avrebbero di certo mollato dopo la morte.

Mamoru non si era nemmeno accorto che erano arrivati zitti zitti e chissà da quanto lo stavano fissando andare avanti e indietro davanti alla lapide come un cretino.

Si fermò d’un tratto e tirò indietro i capelli con entrambe le mani. Sbuffò. «Sembra quando mi sono sposato, accidenti. Sono teso uguale e se avessi potuto ancora cagarmi addosso, penso che l’avrei già fatto!»

Gli amici risero, lui fece altrettanto. La tensione un po’ si spezzava e cadeva dalle spalle come vecchia polvere da un vestito. Ma erano mesi che aspettava quel momento e la burocrazia aveva reso tutto così complicato. Uno credeva che i problemi con la morte finissero e invece sapevano seguirti anche nell’oltretomba e tutto per una stupida questione di trascrizioni…

Salì i pochi gradini che portavano alla haka, dove entrambi i nomi erano ormai privi della vernice rossa, ma le loro essenze non erano ancora finalmente vicine.

«Signore, lasci che ci pensi i-»

«Scordatelo, becchino! Tieni giù le mani!»

«Papà, ti prego, non dare spettacolo come al solito… Ti prego!»

«Chiudi il becco, Baiko! Se questi credono che un vecchio di novantadue anni e con un bastone non sia in grado di prenderli ancora a calci nel culo è perché non hanno conosciuto Shuzo Morisaki. E ora fuori dai piedi! Devo portare mio fratello dove deve stare!»

Mamoru riconobbe subito l’abbaiare da combattimento di suo cognato e si girò di scatto. Da tempo non era più la figura spavalda e dritta che calcava le strade di Nankatsu, pronta a darsele di santa ragione con chiunque lo guardasse appena un po’ storto, e che gli aveva reso i primi tempi di fidanzamento con Yuzo un vero inferno in terra, tanto che era stato sicuro che se fosse finito all’inferno pure da morto se la sarebbe goduta alla grande. Ora aveva la schiena un po’ curva, il viso scavato e la gamba destra che claudicava in maniera vistosa, ma il tono non aveva perso nulla dell’aggressività giovanile, così come non aveva perso il sogghigno che gli storceva la bocca solo da un lato e che, quando compariva, aveva quasi sempre significato: “vi apro il culo come una cozza”.

Avanzava spedito, per come la gamba gli permetteva e con l’aiuto di un bastone, ma teneva stretta contro il petto l’urna che lui stava aspettando con ansia. Shuzo la stringeva come fosse il bene più prezioso sulla faccia della Terra e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via. Non prima di aver mantenuto la promessa che gli aveva fatto qualche mese prima, quando Yuzo era morto ed era venuto fuori il casino delle certificazioni e delle competenze.

“Stai tranquillo che te lo riporto. Ci penso io. A questi stronzetti di colletti bianchi farò cacare verde, ma ti prometto che l’urna di Yuzo sarà su questa tomba. Ce la porterò con le mie mani.”

E, come al solito – e doveva rendergliene un po’ merito, forse –, era stato di parola.

Se solo avesse imparato anche a fare meno il bullo di quartiere, sarebbe stato perfetto. Dietro di lui, Mamoru scorse quel poveraccio di suo nipote che continuava a scusarsi con l’addetto del cimitero e a inchinarsi di continuo. Ma ciò che i suoi occhi catturarono, un passetto ancora più in là fu la persona che avrebbe potuto aspettare anche in eterno.

Nello stomaco le farfalle volarono come quando erano stati ragazzini pieni di sogni e speranze. Da quando le aveva sentite per la prima volta, erano tornate in ogni momento fondamentale della loro vita insieme e a questo, che avrebbe sancito il vero senso del “per sempre” di quando si erano sposati, non avrebbero potuto mancare. Fossero state anche farfalle morte quanto lui.

Mamoru vide Yuzo, Yuzo vide Mamoru.

E tra il sorriso più bello del mondo (quello di suo marito) e la commozione che serrò la gola (la sua) si corsero in contro per gettarsi l’uno tra le braccia dell’altro, come dopo una grande vittoria, un’immensa gioia o una lunghissima distanza.

La felicità a portata di mani, bocche e sorrisi, tra fischi e applausi degli amici ancora alle spalle, tra le loro risate.

Mamoru prese il viso di Yuzo tra le mani dopo averlo stretto più forte che poteva e fu come guardare quegli occhi da vicino per la prima volta, ma riconoscerli all’istante, riconoscerli sempre.

«Sei a casa.»

L’eternità poteva finalmente cominciare.

 

 

 


 

 

Note Finali: E chi avrebbero mai potuto essere i miei "Amanti" se non i Morizawa?! <3 Le mie stelline di pan di zenzero, i miei bimbini adorati, i miei innamoratini eterni. *-*

Anche qui si ritrovano per stare insieme. Figuratevi se li tenevo separati XD

E, per chi ormai lo conosce, solo quel bakascemo di Shuzo avrebbe potuto riportare indietro l'urna come nella migliore pubblicità dell'Amaro Montenegro XDDD AHAHAHAHAHAHAHAHAHHA!!! Ovviamente, sempre alla sua "elegantissima" maniera XD

 

Ad ogni modo, forse in questa storia è racchiuso tutto il pensiero che ho io al riguardo per l'oltretomba: quello di ritrovare tutti coloro che abbiamo amato e di non perderli mai più.

Di certo, Yuzo e Mamoru non si perderanno. <3

 

Stay tuned for the next! <3

 

 

 

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