Pensées (In posa)

di Gaia Bessie
(/viewuser.php?uid=141599)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inverno, Estate, Inverno ***
Capitolo 2: *** Frantumaglia ***
Capitolo 3: *** Icaro ***
Capitolo 4: *** Il filo di Arianna ***
Capitolo 5: *** Ti cola la neve dagli occhi ***
Capitolo 6: *** Requiem ***
Capitolo 7: *** Merletti di un pensiero che non sapeva essere ***
Capitolo 8: *** Salgo io, poi sali pure tu ***
Capitolo 9: *** Il ballo del giglio e della rosa ***
Capitolo 10: *** Le cose che mi dipingi in viso ***
Capitolo 11: *** Fotografie inconsapevoli ***
Capitolo 12: *** Parure ***
Capitolo 13: *** Il peso sul petto ***
Capitolo 14: *** Labirinto di specchi (nella mia testa) ***
Capitolo 15: *** Dicevi ***
Capitolo 16: *** Il treno ***
Capitolo 17: *** Soffio infuocato ***
Capitolo 18: *** Sentieri ***
Capitolo 19: *** Argento vivo ***
Capitolo 20: *** La formulazione di una mancanza ***
Capitolo 21: *** Quando parlo di te ***
Capitolo 22: *** Il mio nome ***
Capitolo 23: *** No ***
Capitolo 24: *** Il cuore di legno ***
Capitolo 25: *** La catena delle azioni ***
Capitolo 26: *** Blue ***
Capitolo 27: *** Rosso, arancio e giallo ***
Capitolo 28: *** Toccata (e sei fuggito) ***
Capitolo 29: *** Saturno contro ***
Capitolo 30: *** Come d'incanto ***
Capitolo 31: *** Chiusura ***



Capitolo 1
*** Inverno, Estate, Inverno ***


Pensées (In posa)
 
I. Inverno, Estate, Inverno
 
[Vino]
 
D’inverno bevo vino rosso, d’estate mi trasferisco al sud: se avessi saputo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui t’avrei sentito, forse te lo avrei detto – che ti ho pensato un po’ troppo per la mia sanità mentale e, annegare sul fondo di un bicchiere, non è servito poi a molto. Ma tu questo, se non lo sai, quantomeno lo immagini e pensi che sia una questione d’aspettative. Come se io, in generale, m’aspettassi mai qualcosa che non sia il rabbocco del bicchiere quand’ho sorbito l’ultimo sorso.
 
D’estate bevo vino bianco, d’inverno ritorno al nord: se avessi saputo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avremmo parlato, non te l’avrei detto comunque – che passo il mio tempo ad ascoltare Someone you loved e a pensare che, alla fine, il fondo del bicchiere è esattamente quel che è: un fondo e, in quanto tale, è raggiungibile. Cosa non lo è, in questa vita? E tu sai che mi piacciono le scommesse, e sicuramente immagini che avrò scommesso anche su di te (e che ho vinto). Come se io, in generale, m’aspettassi di perdere il controllo anche dopo il quinto bicchiere che mi guarda pulito e scintillante sulla tovaglia decorata a ciliegie rosa.
 
Te l’avrei detto, te lo giuro – che d’estate sono felice e d’inverno mi ricordo dei miei fantasmi – ma, quando mi hai guardata, ho preferito riempire il bicchiere e dirti: preferisco il bianco, lo sai?
Non hai capito, come avresti potuto?
Era settembre ed ero già al nord, con le ossa che piano piano si congelavano e il vino sbagliato nel bicchiere e tu non avevi idea di cosa sarei diventata – un pensiero scompigliato che ti guarda, in posa, dalla cornice di un autoritratto e ti dice: tre mesi sono un po’ tanti, mi verseresti il vino rosso?
 
[300 parole]


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Frantumaglia ***


 
II. Frantumaglia
 
[Speranza]
 
Capisci che sono speranze spezzate e nulla di più un giorno in cui piove a dirotto e ho dimenticato come si fa a smettere – scroscio per le vie, infilandomi sotto suole di scarpe, tombini, perfino tra le radici degli alberi e tu non sei lì.
Non è colpa mia, se un giorno mi sono svegliata e ho scoperto che ogni mia speranza s’era frantumata come fil di cera e, alla fine, mi rimanevano le gocce di pioggia a tempestarmi il viso e niente di più.
E, alla fine, lo capisci anche tu – che so di speranze frantumate e quando mi assaggi sono cocci che ti feriscono le labbra, ma poi piove a diritto e non so come si fa a smettere, non lo so per davvero: ma, per quanto io possa scrosciarti addosso, mi asciugherai sempre via e non rimarrà alcuna traccia di quel che sono stata.
Non è colpa mia, non lo è davvero – ma potrei dirlo mille volte e non cambierebbe che sono fil di cera spezzata e tu non ci sei più.
 
[175 parole]

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Icaro ***


III. Icaro
 
[Cera]
 
Mi servirebbero un paio d’ali – mi dici che non mollo mai e forse è così, ma il sole brucia e io sono cera sciolta e piume che svolazzano: forse non credi nei miracoli e nemmeno io ma, a volte, è semplicemente quel che si richiede. Un miracolo.
Sa di candele sciolte, rosso, frutti di bosco: una voluta di fumo che s’arriccia come un nastro di un pacco regalo, in posa dal ripiano più alto della libreria. Prova a prenderlo, coraggio, aggrappati per le piume: se riesci a rimanere in aria, te lo regalo.
Mi dici che il destino fa sconti, promesse e mai regali – e forse d’illudermi mi sono illusa troppo – e allora mi rimarranno i palmi scottati e l’odore di cera sciolta attaccata ai vestiti: è un tuffo nel mare, quando ti manca l’aria e scopri che sott’acqua è tutto ovattato e non si respira più.
E la verità è che per volare devi saltare giù e allora, fino all’ultimo secondo, pensi di poterci credere per davvero. Poi scopri che il mare è tutto di cera rossa e tu non sai nuotare e, sul finire, preghi Dio per un miracolo che non arriva e in cui nemmeno credi più.
Non ci hai nemmeno provato, a crederci, lo sai?
Era la peggiore delle bugie che potessi dirmi e, adesso, forse lo sai anche tu: ma Dio fa patti e non scommesse e, sul finire, l’unica che ha perso qualcosa sono io.
 
[241 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il filo di Arianna ***


IV. Il filo di Arianna
 
[Filo]
 
Mi perdo sul filo dei miei pensieri ed è giusto così – ma io non ce l’ho, un filo da poter tessere, un gomitolo da poter tirare e tirare per segnare la strada su dove hai camminato tu. E c’è poco da fare: mi manca l’aria e tu non ci sei.
No – mi manca l’aria perché tu non ci sei.
 
Mi perdo sul filo dei miei pensieri ed è (in)giusto così – perché io non lo so, come si ritrova il filo di un pensiero, perché i miei sono tutti scomodi e ingarbugliati e scombinati come i miei capelli dopo aver dormito tutto il pomeriggio, pensando che ancora mi manca l’aria (e non sei tornato più).
 
[114 parole]


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ti cola la neve dagli occhi ***


V. Ti cola la neve dagli occhi
 
[Neve]
 
Ti cola la neve dagli occhi.
Ed è febbraio il giorno in cui cade, cade per davvero – una bestemmia scolorita in un nevischio mezzo vivo e mezzo morto.
Mi dici che è finita come il bianco su cui camminiamo: pensi che durerà in eterno e, invece, diventa subito a chiazze gialle e la gente vi tira le sigarette ancora accese, che vi fanno dei buchi.
 
Ti cola la neve dagli occhi.
Quando ti chiedo di rimanere e tu mi dici che abbiamo fatto il nostro tempo – e io forse non so dimenticare, ma tu sì: mi dici che c’è un senso di finitezza, nelle cose, e noi siamo finiti così come siamo iniziati. Io a destra, tu a sinistra.
 
Ti cola la neve dagli occhi.
E io non pensavo sapessi esser gelido in questo modo.
 
[135 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Requiem ***


VI. Requiem
 
[Sogno]
 
Mi dici che c’è qualcosa che ti ferisce e sta nei miei sogni – che sono inconsapevoli e, per questo, se feriscono se ne rendono conto tutti quanti meno io – e non sai più come fare per tenermi sveglia.
E io, che credo di non dormire mai, spalanco gli occhi su un teatro di occhiaie (tinto di nero) e ti chiedo perché.
Non rispondi – tu non mi rispondi mai.
 
C’è qualcosa che ti ferisce e dici che sta nei miei sogni – che sono diversi dai tuoi e, per questo, non li sai capire: io penso che ci sia bisogno di poesia in questa vita, tu categorizzi tutto quanto.
Ma io ci credo davvero, nella poesia, ci credo davvero: che le parole si compongono come una nenia nella mia mente e, allora, scriverle diviene necessità.
Anche se tu non ci credi – non ci credi mai.
 
C’è qualcosa che ti ferisce e dici che sta nei miei sogni – perché tu non ne hai più e non riesci nemmeno a dirmelo.
 
[167 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Merletti di un pensiero che non sapeva essere ***


VII. Merletti di un pensiero che non sapeva essere
 
[Merletto]
 
Sono una cosa un po’ buffa, i pensieri: pensi che siano lisci e lineari come la seta d’un abito da sposa e, invece, a ogni passo ne scopri le trine e i merletti in una trama che non puoi capire mai – e io pensavo che fossi migliore di così.
Lo pensavo, no, ne avevo la presunzione: e forse non ti ho conosciuto mai per davvero, e hai ragione a dirmi che ho visto ombre che non c’erano – ombre grigie in una storia che è finita, ma nemmeno è mai cominciata.
Pensavo fossi migliore di così: una linea di matita che traccia delle lettere e, invece, sei il ghirigoro merlettato di un artista in fieri e io, che l’arte non la so capire, guardo e non mi rimangono altro che i miei pensieri.
Mi mandi in frammenti e nemmeno te ne rendi conto, forse nemmeno t’importa – Londra è un buon posto, per raccogliere i cocci, non lo pensi anche tu?
 
[159 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Salgo io, poi sali pure tu ***


VIII. Salgo io, poi sali pure tu
 
[Incisione]
 
Qualche volta mi domando come tu abbia fatto a incidermi in questo modo – se tutto d’un colpo, come una ferita inferta da un bisturi, o tu non mi sia entrato dentro lentamente, passo dopo passo, secondo dopo secondo: quand’è che ha smesso d’essere uno scherzo senza che io me ne rendessi conto?
Pensavo fosse una scommessa con me stessa e che avrei potuto barare: come hai fatto a vincere tu, che non avevi nemmeno le carte in mano, me lo spieghi?
E, adesso che sono a un nuovo giro di giostre (salgo io, poi sali pure tu?1 ), mi domando se mi verrai a prendere e m’inciderai dentro il tuo nome ancora una volta – pensi che io sia come te ma, mentre mi chiedo se sia meglio aspettare un altro giro o buttarmi giù, penso che fondamentalmente non ci somiglieremo mai.
Rimarrò sempre come sono stata: in posa, appoggiata sullo schienale della tua sedia, a domandarmi perché mi guardi e non mi vedi mai.
 
[164 parole]


 

1Sangiovanni, Malibù

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il ballo del giglio e della rosa ***


IX. Il ballo del giglio e della rosa
 
[Giglio]
 
C’è musica che sa di erba appena tagliata: in un posto che è dentro di me e forse ti somiglia un po’ troppo per la mia sanità mentale, c’è un ballo.
E cantano le campanule, tintinnando felicemente, e suonano i denti di leone – vuoi che non ci sia posto anche per me, nel paese delle meraviglie?
Una rosa piange sangue e petali, in un angolo: ha pugnalato un giglio con spine che non sapeva d’avere e a stento se n’è resa conto. O, almeno, è quel che è facile credere – dirà mai, che s’è ferita da sola con i suoi stessi artigli?
Il giglio ride in un angolo: non aveva niente, ha vinto tutto – un fendente al cuore che ha evitato e le lacrime di un fiore che è bello, ma non gli basta.
Davvero non c’è più posto per me, nel paese delle meraviglie?
 
[145 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Le cose che mi dipingi in viso ***


X. Le cose che mi dipingi in viso
 
[Tatuaggio]
 
Non so come fare a dirtelo – che piango, ho l’ansia, mi sono tatuata in viso delle lacrime che non so come fare scendere: non il tatuaggio che ho sempre desiderato, mi dico nascondendole dietro uno strato di fondotinta e un bel sorriso, non il tatuaggio che pensavo avrebbe detto tutto di me.
Ma tu, quel tutto di me, non lo leggi da nessuna parte: e forse non è vero che sono tutta una scritta sulle pareti, una storia fatta di pelle, se mi guardi e pensi solamente che sono bella, questo sì, ma che non basta. Non basterebbe nemmeno a me.
Ma io piango, e ho l’ansia, e se mi guardo allo specchio non mi riconosco più: sei sicuro per davvero, che io sia solamente la bella di un ballo a cui non volevo partecipare?
Mi hai scritto qualcosa in fronte, a pennarello indelebile, l’ennesimo tatuaggio che mi devo portare dietro – illusa.
Fa male, quando non hai mai certezze, e questo da qualche parte dietro la tua pelle (ancora intonsa) lo devi sapere anche tu.
 
[175 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Fotografie inconsapevoli ***


XI. Fotografie inconsapevoli
 
[Purezza]
 
C’è qualcosa di puro nel modo in cui mi hai guardato e io non me lo so spiegare – che ho sempre cercato di sporcarti la mente con un’immagine fradicia di vernice e sogni infranti ma tu, quella fotografia inconsapevole, l’hai sempre stracciata.
Ci sono pezzi di carta ovunque e io ho le mani tutte sporche di rosso e blu e verde e tutti gli altri mille colori che mi sono venuti in testa. Ti dico che il problema è che non ci siamo compresi e va bene così – ma penso anche che non sussiste purezza di pensiero, se io voglio ridipingerti sulle pareti della mia vita e tu mi nascondi la vernice.
(Ci sei ancora?).
A volte provo a disegnarti a memoria ma, anche incastrando tutte queste parole, il ritratto che ne viene fuori è troppo dolce o troppo amaro – e non ci sei più.
(Ci sarai ancora?).
Mi hai detto che la risposta a ogni mia domanda era no e, per un motivo che non ti so spiegare, io lo so perfettamente che è ancora un no e non so farti cambiare idea.
 
[184 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Parure ***


XII. Parure
 
[Oro]
 
Mi dicono che luccico, ma non brillo mai – che forse non sono oro, ma qualcosa che è duro come diamante e, allora, ti taglio come vetro soffiato: non dicono mai, nei libri di scienze, che anche il diamante si può frantumare con un colpo di martello.
E io luccico come una sorpresa o una stella cadente, ma non brillo mai – e forse non sono oro per davvero e nemmeno diamante indistruttibile, ma tutti quei cocci di pietra che sono rimasti dopo un colpo di martello.
Non mi parli più: non che abbia provato a cercarti, in qualche modo che non so, ma s’è scavata tra di noi quella distanza un po’ asettica che temevo più di ogni altra cosa (quand’è stato il momento in cui hai deciso che non ci saremmo più feriti a vicenda?).
Potessi, te lo direi – che non sono dorata come un idolo di cartapesta e tu mi hai spaccata in cocci inutilmente vetrosi e nemmeno lo sai.
 
[161 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il peso sul petto ***


XIII. Il peso sul petto
 
[Respiro]
 
E ti dico che ho l’ansia, che non respiro, che non sapevo cosa significasse avere un peso sul petto – finché non me lo sono trovata addosso e lo capisci, che non respiro per davvero?
Non so se mi credi.
Perché mi guardi e dici che questo amore non ha senso perché io non ci credo abbastanza e, dei due, quello che sta peggio sei tu.
 
E ti dico che ho l’ansia, che non respiro e che ho per davvero un peso sul petto – e mi soffoca, amore, mi soffoca per davvero.
Ma tu non ci credi.
Perché mi guardi e dici che questo amore non ha senso perché forse non ci crediamo entrambi e, dei due, quello che ha smesso di amare sei sempre stato tu.
 
[126 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Labirinto di specchi (nella mia testa) ***


XIV. Labirinto di specchi (nella mia testa)
 
[Celare]
 
Mi nascondo nelle ombre della mia mente e non ne esco più: mi dici che potrei farlo, se volessi smettere d’esser celata dagli specchi che ho in testa, ma non lo faccio mai – che io non sono in grado di vivere sotto il sole, perché poi vedresti ogni mia incrinatura e non saprei come conviverci.
Ma un giorno esco, te lo giuro, e prenderemo il sole insieme e io diventerò color biscotto o con il naso rosso. Un giorno esco per davvero.
Ché non mi posso celare per sempre dietro le ombre della mia storia infinita e devo fare i conti con il fatto che io sono qui e tu non ci sei: nascondo a me stessa la tua mancanza ma, quando mi fermo dalle mille cose che sto facendo, quella emerge comunque.
Mi manchi e non so come fare a dirtelo.
 
[142 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Dicevi ***


XV. Dicevi
 
[Armatura]
 
Dici che con te posso anche permettermi di togliermi l’armatura e farmi vedere così come sono.
 
Dici che, a volte, non mi sai riconoscere – che metto addosso così tanta ferraglia che, alla fine, dietro le mie armature non ci sono più nemmeno io, ma una persona che non ricordi di aver mai visto prima.
 
Dici che non me lo sai perdonare – essere e non essere diversa da me: dici che sei rimasto a una giornata di sole con giacca di pelle e, quando mi guardi, cerchi ancora le tracce di quella ragazza che sono stata.
 
Dici che se non torno indietro non andiamo avanti e se non andiamo avanti è meglio chiudere tutto e salutarci con un sorriso.
 
E dici che.
Dicevi.
 
[122 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Il treno ***


XVI. Il treno
 
[Belladonna]
 
Mi chiedi dove siamo.
Io credo che siamo al punto di non ritorno – o vado avanti o rimarrò per sempre bloccata qui, ad aspettare un treno che non arriva.
 
Mi chiedi dove andiamo.
Io credo che non andremo mai più da nessuna parte – e rimarrò per sempre congelata su questa sedia a domandarmi che erba magica (camomilla, belladonna) serva a teletrasportarmi via dai miei stessi pensieri.
 
Mi chiedo se ti amo.
Non ancora, io ti amo sempre – anche se non te l’ho detto mai, non ne ho avuto la forza, ma in qualche modo lo sentivi, che era così.
È che io sto aspettando un treno che non arriva ma tu ti ostini a voler scendere prima della stazione.
 
E non arriva, non arriva mai.
 
[125 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Soffio infuocato ***


XVII. Soffio infuocato
 
[Drago]
 
E penso d’esser principessa e invece sono solamente un drago che si è ferito con il suo medesimo respiro. Grazia non ne ho nemmeno una briciola, odio cantare, e soprattutto non ti chiederei mai di venirmi a salvare – ma tu lo fai, lo fai comunque: mi dici che ne valgo la pena, in qualche modo, che anche come ombra sbiadita valgo più di quel che penso.
Ma che senso avrà, ti dico io, avermi in questo modo: con la consapevolezza che non tornerà indietro, ma se tornasse io mi sbiadirei un altro po’ dietro la sua scia – che fiato infuocato mi ustiona il cuore e io non so lasciarlo andare.
Mi dici che mi aspetteresti comunque, tanto vale attendere insieme.
(Te ne penti. Te ne penti infinite volte).
 
[128 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Sentieri ***


XVIII. Sentieri
 
[Sentiero]
 
Qualche volta mi domando dove sia lo snodo silenzioso dei tuoi pensieri, la sera, quando ti isoli sul fondo del bicchiere e non mi parli più: e me lo domando perché forse, ancor più che averti, capirti è stato quello che mi ha mossa verso di te.
Hai sentieri che ti si intrecciano in viso, ti desti di soprassalto quando ti schiocco le dita davanti e sorridi. Io ho ancora i cicloni addosso, i capelli che mi azzannano il viso e si appiccicano sul rossetto, e un pessimo senso dell’orientamento – ti chiederei quale sentiero mi toccherà imboccare, mentre ti cerco in te stesso, ma mi diresti sempre e comunque. Va bene così.
Mi fai perdere l’equilibrio – quando torni a perderti nei tuoi pensieri e silenziosamente mi dici che va bene solamente perché non hai posto per me e non sai come dirmelo.
 
[142 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Argento vivo ***


XIX. Argento vivo
 
[Argento]
 
Mi dici che sono argento vivo ed illumino la stanza come il sole, quando rido e nemmeno ti so spiegare perché.
C’è un segreto – per ridere bisogna fare ridere, oppure avere tanto da piangere: indovina. Indovini?
 
Mi dici che sono argento e vivo.
Ma, da quando mi hai detto no (e che è un no che vuol dire no), mi sono ossidata – e, adesso che come un fermaglio dovrei racchiudere qualcosa, m’incastro su me stessa e non mi so più aprire nemmeno con te.
Argento, ma sono tutta annerita, e vivo – ma se respirare fa male, ha senso avere così tanto da piangere?
 
Mi dici che sono argento, ma non vivo più – ho davvero tanto da piangere.
Indovina.
Hai indovinato?
 
[120 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La formulazione di una mancanza ***


XX. La formulazione di una mancanza
 
[Sottosopra]
 
Inizio a guardare il mondo al contrario e va bene così – perché non c’è destra, sinistra, sopra e sotto: è tutto un ronzante girarci attorno, da quando non ci parliamo più: e io, che ho lo stomaco sottosopra come il cervello, mi guardo attorno e penso sia la mancanza.
(La tua).
 
E poi mi siedo e tutto si ribalta come una marea – e smette d’esserci anche il senso e l’insensatezza, da quando tu hai smarrito i tuoi: e io, che ho il cervello che sensato non l’è stato mai, mi domando perché ho dato ascolto al cuore, che insensato lo è anche di più.
Mentre tu mi eviti anche se non ci sono, penso sempre sia la mancanza.
(La mia).
 
E poi chiudo gli occhi e so la risposta.
La nostra.
 
[131 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Quando parlo di te ***


XXI. Quando parlo di te
 
[Arco]
 
Dicono che non ti piace, parlare di me – che solitamente parli e anche tanto ma, quando inciampi sul mio nome (o ti colpisce: arco e frecce, chissà che non ti faccia male per davvero), taci e t’irriti, diventi scontroso. E io non so nemmeno il perché, né riesco a immaginarlo: perché sei finito a dovermi detestare per forza, che motivi ti ho dato?
 
E a me non piace, parlare di te – e parlo tanto anche io ma, quando inciampo sul tuo nome (e sì che mi colpisce, come una freccia che mi spacca il sorriso in un solo colpo) sorrido e continuo a chiacchierare.
E non so nemmeno il perché, né riesco a immaginarlo: io non ti so detestare, anche se ne avrei i motivi e tu lo sai.
 
[129 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Il mio nome ***


XXII. Il mio nome
 
[Fuga]
 
Ho dei pensieri e scappi anche da quelli – e un giorno mi rendo conto che non potrai fuggire per sempre: dovrai fermarti lì dove mi sbiadiscono i ricordi e, in un momento che non voglio nemmeno immaginare, farà meno male.
È il guaio di ogni ferita: a un certo punto cicatrizza e non la senti più, diviene cicatrice rosata e infine si confonde nella macchia uniforme dell’epidermide, divenendo dimenticabile.
Sei già meno vivido – ti guardo nelle fotografie e non mi sembri nemmeno tu, ho cancellato le nostre conversazioni (ma non te) e non ti cerco più, non ti guardo più, non posso più. E lo capisci che non posso per davvero?
Che c’è qualcosa che ferisce, nel tuo silenzio, qualcosa che amputa, che tronca di netto – mi hai chiamata per nome, lo sapevi che ho sempre odiato tutti quelli che l’hanno fatto?
Si legge Gaia ma ha il sapore di un addio e forse, sul finire, te ne sei reso conto anche tu.
 
[163 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** No ***


XXIII. No
 
[Presagio]


Mi dico che l’avevo presagito e va bene così: come lo schermo ronzante di una televisione – non c’è niente da vedere, ma io ho visto comunque.
Che non ha senso guardare in un futuro in divenire, che è atto e potenza, se poi comunque penso che non sia questione di fato o sfortuna, ma che così doveva essere: che la felicità non fa l’artista e io, che penso d’esser artista prima d’esser Gaia, penso che vivrò sempre con un brandello di infelicità che mi mastica le ossa.
Te l’ho detto, di dirmi di no – perché ho bisogno di riscoprirmi infelice per poter continuare a scrivere e, il permesso di rendermici (infelice) te l’ho concesso io stessa.
Dimmi di no, avanti: non tutti nasciamo artisti ma, alla fine, mi rendo conto che non rischierei di perdere tutto per un brandello di felicità.
 
[141 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Il cuore di legno ***


XXIV. Il cuore di legno
 
[Legno]
 
È che ho il cuore di legno e s’infiamma altrettanto facilmente – te lo dirò il giorno in cui tornerai indietro per dirmi che.
Qualche volta, penso che nemmeno lo so io, cosa vorrei sentirmi dire: non che mi ami, non che mi pensi, nemmeno che mi vuoi. Vorrei sentirti dire che possiamo fare finta di niente – perché io con l’idea che potrei non sopportarti più, non ci so convivere.
Dico che la mia attenzione è un treno in corsa (o rimani su o ti butti sotto, e tu hai fatto il volo dell’angelo) e io sono stanca di sfrecciare sulle rotaie. Ci sono scintille ovunque e, quando ti guardo, vedo solamente l’ombra di un salto giù all’ultima stazione – te lo dico: eravamo quasi arrivati.
E allora mi racconto la favola del cuore di legno, solamente per dirmi che non mi si spezzerà più come vetro soffiato – ma una fiammata fa altrettanto male e, da qualche parte, immagino di saperlo anche io.
 
[161 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** La catena delle azioni ***


XXV. La catena delle azioni
 
[Sospiro]
 
Sospira, piangi.
È meccanico – cammino per le mie giornate imposizione dopo imposizione e che (mi manchi) non me lo dico mai.
 
Piangi, sospira.
È meccanico – si sgretolano i minuti quando controllo il telefono ma, il destinatario dei miei messaggi, non sei più tu.
 
Piangi.
Una volta ti ho detto che scrivo tanto perché ho tanto da piangere – non tanto da dire, perché le parole si sfracellano al suolo senza emetter suono e, io, che odio così tanto sentirmi muta, apro e chiudo la bocca come un pesce rosso.
E te lo giuro, oggi è il giorno in cui mi dico che questo non lo posso sopportare: che trabocco come acqua dal vaso e piango e non ce la faccio più.
Non per te, anche per te.
Sospira.
(Mi manchi per davvero).
Respira.
 
[132 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Blue ***


XXVI. Blue
 
[Frammento]
 
Mi guardo nel frammento di uno specchio e pretendo di truccarmi così, in posa su un taglio di vetro troppo piccolo – non te lo dico mai, ma tu hai avuto la pretesa di ritagliarmi nella medesima maniera e, adesso che sono tutta un frammento sfilacciato di me stessa, mi guardo in posa da un angolo di me stessa e ti chiedo: non trovi che il blu sia il mio colore?
E canticchio, picchietto la palpebra con il pennello, scuoto via la polvere in eccesso – se me lo chiedessi, ti direi che sono anche io blu, I hate to turn up out of the blue, e le note stonate che borbotto sono un contorno scondito di un messaggio che non ti ho scritto mai.
I had hoped you'd see my face, and that you'd be reminded that for me, it isn't over.
 
[141 parole]


 
1La canzone è Someone like you, di Adele
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Rosso, arancio e giallo ***


XXVII. Rosso, arancio e giallo
 
[Tramonto]
 
Mi chiedo, poi, cosa sia in fondo la sanità mentale: se sorga e tramonta a ritmi che non so comprendere, o semplicemente salga e scenda come una scala a chiocciola dove, all’ultimo gradino, inciampo sempre.
Non lo sai – ieri non ce l’ho fatta più.
A sentire la tua mancanza senza sentirla per davvero e sentirmi asimmetria in una manciata di spigoli che ho smussato con la carta vetrata.
Mi sono chiesta cosa sono – un bicchiere di vino, l’estate al mare, il sole che mi tramonta in faccia – e che senso abbia, in fin dei conti, permettermi di dimenticare.
Se sia giusto, ingiusto, corretto o sbagliato consentire ai ricordi di sciogliersi nell’unico tramonto di cui non preserverò memoria.
Ieri ho imparato che devo dirti addio – che non saprai mai, di queste parole, perché io non te lo dirò: sono pensieri che nascono e si spengono alla luce di lucciole agonizzanti e io, che sono rossa e arancio e gialla, mi sporco ancora di lacrime.
Non più, mi sono detta – io ho sempre motivi per essere inquieta e forse questo lo sapevi anche tu.
 
[182 parole]

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Toccata (e sei fuggito) ***


XXVIII. Toccata (e sei fuggito)
 
[Toccare]
 
Mi hai toccata, quando pensavo che nessuno ci sarebbe riuscito mai più – non per davvero, ma mi hai sfiorato i pensieri e lì hai preso dimora, silenziosamente, non sei andato via nemmeno quando te l’ho chiesto.
Toccare i pensieri, che cosa stupida: penso che anche i sogni lo siano, stupidi e insensati, e te lo vorrei dire, vomitarti addosso tutti i dubbi che mi stanno divorando viva, ma non posso più.
È che sono troppe le cose che mi toccano e troppe poche quelle che non lo fanno e, come l’avevo chiaro da ragazzina, lo so anche adesso: e tu mi hai toccata anche se pensavo di aver chiuso ogni emozione in un cassetto e che non m’importasse più.
 
[119 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Saturno contro ***


XXIX. Saturno contro
 
[Saturno]
 
E per convincermi che va tutto bene mi dico che mi hai messo Saturno contro – che è cambiamento, rinascita, rottura e opportunità: la mia possibilità di ricominciare tutto da zero, di fingere che quest’anno non ci sia mai stato.
Non te l’hanno detto. Che piango tutte le sere, che non sono più sicura e, allo specchio, non mi vedo più. Non te l’hanno detto. Che mi manchi ma non abbastanza per sovrastare ogni altra inquietudine che mi si agita dentro – anche se lo sapessi, dubito che cambierebbe qualcosa.
Mi dico che forse ho Saturno contro per davvero: perché cambio, mi rompo, forse rinasco e potrei avere l’opportunità della mia vita. Forse troverò il coraggio di lasciarti andare e andrà bene così.
 
[121 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Come d'incanto ***


XXX. Come d’incanto
 
[Incanto]
 
Poi mi passa.
Non tutto insieme come avrei sperato, non in un sospiro di rassegnazione, ma mi passa – perché i giorni scorrono e io sono così lontana da te che, il non vederti più, scolora ogni sensazione: e, sì, ho pianto davvero tanto. Almeno finché non mi sono resa conto che i motivi che avevo per farlo erano altri.
Come d’incanto, viene a decadere tutto l’apparato di disperazione che ti ho costruito attorno. E mi manchi, certo che lo fai, ma con un’intensità che va a scemare: non oggi, non domani, ma forse dopo ancora mi dimenticherò di te.
Forse, mi dico quando mi mandano una foto con te e non faccio fatica a sorridere, ti dimenticherò per davvero e sarai solamente quell’espressione un po’ contrita che ti spunta in posa da quel ritratto che ti hanno estorto.
 
[138 parole]

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Chiusura ***


XXXI. Chiusura
 
[Credere]
 
Infine, con la chiusura che s’avvicina e io che devo metterci un punto, mi rendo conto che il problema di tutto è che non so più come fare a credere.
Non in me, ma nemmeno in te o nei nostri ricordi, non so più come credere nemmeno ai pensieri che mi agitano il cranio.
Mi sono arresa a questa prospettiva al sesto giorno, quando mi sono resa conto che i miei pensieri non sono casuali, ma sempre indirizzati su te (voi) e, allora, per quanto io mi sia arresa ci sarà una parte di me che s’è persa nella mia testa e, per questo, ti penserà sempre.
Mi sono arresa al considerarti come un ricordo sepolto tra i miei sogni o quel che ne è rimasto, adesso che ho solo una manciata di cenere in mano e niente di più.
Va bene così, te lo giuro, va bene così – anche se non so credere più.
 
Con amore,
G.
 
[154 parole]

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3994443