At the edge of the heaven

di laNill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** to the boy for whose the flowers bloom ***
Capitolo 2: *** dawns are heartbreaking ***
Capitolo 3: *** Because there are no other place where i want to be ***



Capitolo 1
*** to the boy for whose the flowers bloom ***


Characters: Xiao/Alatus; Venti
Pairing: Xiao/Venti
Day 1 #writober2021: Vino | Mnestic (riguardo il passato)
 



to the boy for whose the flowers bloom
 

“Portalo via di qui, ha bevuto abbastanza persino per lui.”
Xiao allunga le braccia automaticamente quando il corpo caldo, estremamente caldo, di Venti gli viene buttato addosso senza alcuna grazia né umana decenza. Guarda l’uomo con ostilità, un ringhio muto ad arricciargli le labbra. Non vuole screzi con gli umani, non in un territorio che non gli appartiene e non sente suo da dovere proteggere. Ma quell’uomo dai capelli rossi come foglie d’acero d’autunno, e quella sua espressione sfacciata nel suo modo di trattare il proprio Archon –  lui sì, potrebbe farlo deviare dal suo dovere e dalle sue imposizioni.
Venti ridacchia divertito, abbandonandosi a lui.
E’ così che lo aveva trovato. Ubriaco, il respiro alticcio e risate sogghignate contro il bordo di una bottiglia ancora tra le mani che Xiao tenta di togliergli.
La taverna è affollata quella serata di inizio estate, festoni acquamarina correvano dai balconi e fiori freschi erano stati raccolti dalle donne appesi alle porte come corone, sparsi lungo le strade come tappeti di velluto. Scorrevano litri di alcool per una festività di cui non era al corrente.
Venti, dal canto suo, mugola contro la sua spalla canticchiando ballate di antiche battaglie piene di gloria e sacrificio.
“Non devi bere così tanto.” Gli ricorda Xiao, tenendo con attenta accortezza le mani dietro le ginocchia per non farlo scivolare di lato. La sua schiena lo supportava sicura.
“Mmnh ma è festaaa~ bisogna bere, e cantare, e bere di nuovo!”
Gli occhi sono due biglie del colore dell’erba morbida dalla rugiada del primo mattino. Xiao si sente morire ogni volta che li guarda così da vicino.
“Con moderazione.” E mentre lo dice si costringe a distogliere lo sguardo per guardare la strada selciata. Le mura di Mondstad alle spalle, assieme al clamore, le risate ebbre e le danze scalmanate. Ringrazia di averlo portato via, in quelle condizioni può essere un pericolo lasciarlo così. Ringrazia di essere andato da lui.
D’improvviso sente le mani piccole di Venti circondargli il collo, e non fa in tempo a sentire il cuore sussultare che si sente tirare indietro di peso.
“Venti-.. Venti non sbilanciarti così.” Si era tirato indietro di peso. Nulla che Xiao non riesce a gestire, ma lo prende alla sprovvista. Quel corpicino così piccolo e elastico aveva in sé più forza di quanto ci si poteva aspettare.
“Brillano- brillano!! Guardale Xiaaaooo, a Liyue non ci sono stelle così belle, non è vero?” Sanno entrambi che è una sciocchezza, che ogni volta che Xiao alza gli occhi al cielo è perché sa che Venti sta guardando le stesse stelle che illuminano lui, che il cielo è dello stesso blu velluto e che la loro distanza non è poi così tanta. “Questo è il miglior posto.. è questo- questo qui. Qui è dove rimarrò, la musica si sente bene, anche se Jean mi sgriderà domani- era anche il suo posto preferito.”
Xiao lo sa, lo sapeva fin da quando ha imboccato i portoni d’uscita della cinta muraria della città. Sa che quello è il posto preferito di Venti, che i fiori che più ama sono i cecilia, che si dimentica la sua lira nell’erba alta per farci giocare gli slime e che, quando rimane a dormire sopra i rami del suo albero, il sole che sguscia tra le foglie e gioca in barbagli di luce tiepida col suo viso è la sensazione che più adora a questo mondo. 
Lo accompagna seduto, ma Venti non gli lascia andare il collo. Si tiene a lui con un broncio leggero e un diffuso, delizioso rossore sulle guance.
E’ l’acool, si ripete Xiao per l’ennesima volta.
“Non andartene.”
“Sono qui.”
Gli occhi di Venti lo guardano, sembrano metterlo a fuoco per la prima volta. Inghiottiscono il suo viso e l’espressione si apre di un meraviglioso, luminoso stupore.
“Wha, Xiao, sembri avere un’aureola tra i capelli.”
Non sa cosa voglia dire, ma il suo sguardo non l’ha mai visto così cristallino e disarmante come in quel momento, pieno di uno stupore e di meraviglia sconfinati.
“Mh.”
“Sembri un angelo. Un angelo lucente, sembri di un altro mondo.. Come se provenissi da molto lontano. Tanto lontano. Dimmi, Xiao, se vieni dal cielo, lì c’è qualcuno come me? Qualcuno uguale – proprio uguale – a me. Nelle ballate esiste ancora, sai, quella persona esiste.. è sempre qui, è sempre con me. Vorrei l’avessi conosciuto, era proprio come lo narrano le canzoni.” La sua risata è uno scampanellio d’argenteo che riverbera nel vento. Ma c’è qualcosa, nel modo in cui il sorriso si piega, spezzandosi agli angoli, le braccia che lo lasciano e si alleggeriscono di un peso allo stesso modo in cui il petto di Xiao si riempie di un macigno di apprensione. Gli occhi brillanti non lo guardano più, sono oltre lui, verso un qualcuno che le canzoni ricordano nelle ballate tristi.
Per qualche momento, Venti rimane in silenzio – e perfino quando Venti tace il mondo si ferma ad ascoltarlo. Le labbra tremano, poi l’aria si riempie della sua voce.
Oh the bravest fell, and the requiem bell
rang mournfully and clear
For those who died that stormbear lair
in the springing of the year
And the world did gaze, in deep amaze,
at that fearless man,
Who bore the fight
that freedom might shine as the starlight.*
Xiao non osa muoversi, persino il respirare gli costa fatica. Ascolta spesso Venti cantare, ma non così, non con quella disperazione nel cuore. Darebbe la vita per prendersi carico di tutta quella sua sofferenza e del suo dolore; per Venti, si farebbe carico di qualsiasi patimento per vederlo felice e senza alcuna ombra a inghiottirgli gli occhi.
Xiao sente il cuore battergli in gola. Vorrebbe farlo tacere, ma quello è un bastardo traditore che non è mai stato in grado di trattenere i battiti per il suo Archon prima e per l’unico suo amore dopo e Venti non ha mai avuto problemi nel farsi strada tra i suoi pensieri. È per quello che lo tocca, gli sfiora una guancia tiepida. Gli occhi verdi si alzano, grandi come la luna, belli come le stelle. Il rossore dettato dall’alcool lo ammanta di un’innocenza e un torpore doloroso.
“Mi dispiace.”
Perché Xiao sa quello che si prova a perdere – un amico, un fratello, un qualcuno che si aveva nel cuore. Essere l’unico a restare, l’unico a ricordare, a piangere, a vivere.
Venti lo osserva immobile, poi uno sbuffo di vento accompagna una risatina debole e fioca.
“Non c’è motivo; non è il tuo, Xiao.”
Non è il suo dolore, ma vorrebbe che lo fosse. Xiao può proteggerlo da tutto, ma contro un dolore passato è disarmato.
“Mi dispiace.” Ripete. E Venti lo guarda a lungo prima di prendergli il viso tra le mani, e quel singolo contatto accende scintille in tutto il corpo del giovane adepto, facendo impazzire le particelle di vento che gli scorrono dentro e che Venti riesce a tenere a bada, in qualche modo. Come sempre riesce a leggergli dentro.
“Non esserlo. Sto bene, sto bene.” Gli sussurra parole che Xiao vorrebbe fosse lui a dirgli. Ma lui non è mai stato bravo con le parole, né con i gesti – pochi e asciutti, dettati da istinti più che da moti di sentimento.
Ed è quello che fa. Alza gli occhi, chiede il permesso in maniera goffa e ingenua, e Venti glielo da ad occhi chiusi, col cuore in mano e il vento a solleticargli i capelli.
Il bacio è bagnato dall’alcool che Venti ha ancora sulle labbra; la bocca di Xiao lo assaggia e lo porta via nella speranza di non vederlo più in quello stato. Le dita si intrecciano e sfiorano la pelle esposta della camicia slacciata, mentre labbra si aprono con una certa urgenza, in cui quelle di Venti si spalancano su quelle tremanti e incerte di Xiao.
Venti chiude gli occhi e sulle labbra ora Xiao sente non più il sapore del vino, ma quello del sale. Piccole, calde lacrime scendono come lucciole tra le sue ciglia, perdendosi negli angoli delle labbra. Con pazienza e cura – estrema, amorevole cura – Xiao lecca via lacrima dopo lacrima per farle sparire in fretta, affondando nella bocca di Venti e annullarne il sapore. Lo bacia piano, beve di lui, della sua saliva e dei suoi respiri.
Le sue dita accarezzano la sua pelle con una venerazione tutta sua, come se fossero fatte per toccarlo, per adorarlo e amarlo. Lo bacia contro la corteccia del grande albero, all’ombra della sua statua.
Non è un bacio dolce, ha il sapore dolceamaro della solitudine e del ricordo di aver perso qualcosa che non si può più riavere. I respiri, il modo in cui il suo corpo si piega sotto di lui, le mani sottili e affusolate che si aggrappano alle sue spalle – tutto, in Venti, canta un canto di perdita.
Dita lunghe, ruvide, si muovono d’istinto a stringere quelle più piccole - per non farlo cadere, per sostenerlo, per tenerlo al sicuro sempre.
E nonostante tutto, Xiao lo trova bellissimo, pur nel dolore, pur nella sofferenza.
Quando la sua voce si spegne e le stelle ancora brillano sopra la nuca come corone tra i capelli di velluto, Xiao si sente il cuore in gola e la risata brilla di Venti tra le orecchie.
“Se qualcuno sapesse quello che hai fatto ad un povero ragazzo ubriaco, cosa direbbero del Conquistatore di Demoni Xiao?”
“Mh..” Con la guancia premuta sul suo petto, Venti si gode dello spettacolo che è Xiao, il suo arrossire contrariato e il modo che i suoi occhi hanno di sviare i propri. “E’ stato il momento. Non lo farò più.”
Venti ride, e a Xiao gli si apre il cuore in petto.
“Scherzo scherzo; ho smesso di esserlo da quando sono arrivato qui.”
“Non prenderti gioco di me.”
“Sei così carino, come posso fare?” Lo dice in quel suo modo terribilmente adorabile che Xiao non ha cuore di contraddirlo. “Sono grato che tu sia venuto da me.”
Il cuore batte piano, un tamburellio leggero contro la cassa toracica. Ha ancora addosso l’odore di Venti, di erba e fiori in boccio. Sono io che sono grato che tu esista, avrebbe voluto dirgli, sono grato a quella persona per la tua nascita.
La mano si stringe ferma in quella più piccola, la tiene nella propria presa e si stupisce di quanto amore può esplodere in quel semplice gesto.
E non c’è nulla che Xiao desideri di più di quello.

 
 
 

Note sulla raccolta: si tratta di storie (drabble e flashfic per la maggior parte) che ho deciso di racchiudere in una raccolta per i primi tre giorni del writober; non so come, mi è uscita così. Li amo così tanto che prima o poi dovevo scriverci e ovviamente mi so un pò strappata pezzi di cuore per farlo, piccoli bimbi <3
I prompt usati sono di fanwriter.it
*testo ripreso da una ballata irlandese 'The foggy dew" e riadattata al contesto e all'universo di genshin. 

 

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Capitolo 2
*** dawns are heartbreaking ***


Characters: Xiao/Alatus; Venti
Pairing: xiaoven
Day 2 #writober2021: Ascian (senza ombra) | Chiudere


Dawns are heartbreaking 


Disseminati sul terreno brullo ci sono una pila di corpi e armi spezzate, i resti di una carneficina che ha il sapore rancido della morte. Ha infierito, lacerato, spezzato vite con le mani esperte di un assassino – la sua lancia assapora il sangue che sgorga, apre le carni con la stessa facilità con cui si falcia un prato.
La maschera da demone brilla di luce smeraldo nell’oscurità che impregna notti come quella, un demone arrivato a spezzare vite e riprendersi quella che gli dei gli hanno rubato.
Non prova pietà, quella notte più di altre notti. Non trova pace, né consolazione in ciò che le mani spezzano e la sua lancia infilza. In ciò che i denti azzannano, e gli occhi gridano.
Non c’è più alcuna luce che gli indichi la strada di ritorno all’umanità che la sua anima chiede, implora, agonizza. L’unico miracolo che gli era stato concesso, non è stato in grado di custodirlo. 
Venti se n'era andato, e con lui tutta la luce del sole.
 
 
“Mi ami, Xiao?”
Le gambe ciondolano leggere oltre il bordo della balaustra della Wangshu Inn. Ha fiori azzurri tra i capelli, e lo sguardo gentile che racchiude ogni segreto a questo mondo. Il sole è alto, l’aria fresca e la sua ombra si staglia senza forma sul pavimento della terrazza.
Non è mai abituato alla franchezza di Venti, il suo cuore corre più di quanto hanno mai fatto le sue gambe.
“Più di ogni cosa, in cielo e in terra, esista.”
“Più di te stesso?” Xiao non sa dove guardare, osserva in basso come i piedi di Venti toccano il pavimento e la sua ombra sembra annullarsi. La riconoscerebbe tra mille, ne potrebbe disegnare i contorni con le dita e sapere che è lui.
“Mi toglierei la vita per te.”
L’aria si ferma, il sole lo tradisce e un barbaglio accecante gli ferisce lo sguardo alzato ad osservare Venti.  Quando li riapre e abbassa di nuovo gli occhi, l’ombra di Venti non esiste più.
“Se è così, allora, lasciami andare.”
 
 
Xiao non si muove, ma non ha mai smesso di respirare. Giace in un lembo di terra in cui ha scelto di planare e lì restare. Non piange, non urla, vorrebbe non esistere – ma lo è, suo malgrado, esiste e vive. Anche se il farlo, ora, il semplice pensarci lo dilania in ogni brandello di pelle.
Venti lo trova addormentato contro la corteccia del suo albero.
Il sangue scuro gli sporca i vestiti, raggrumato contro la sua pelle di giada.
Tra i suoi capelli le dita di Venti sono aria, non cureranno le ferita che ha nel cuore.
“Vorrei che imparassi ad amarti come ti amo io.” La sua voce è musica che si disperde nell’aria.
Quando Xiao spalanca gli occhi, alza le mani d’istinto ad afferrare l’immagine sfocata di un sogno – è un istante breve, è il tempo di un respiro, ma può giurare di intercettare gli occhi di Venti e, per la prima volta, è delusione ciò che vede piegare gli occhi del bardo, mentre a Xiao gli si spezza il cuore.
Dura il tempo di un battito di ciglia, poi il sogno si frantuma.
La sola cosa che rimane è vento e un turbinio di foglie e il profumo dei cecilia – il profumo di Venti.
Gli ci vuole un momento per ricordare, per provare di nuovo dolore e rammarico.
Il mattino tinge di porpora e d’oro il cielo, e non è più l’ombra di Venti che vede accanto alla propria – solo i fiori che ha raccolto per lui e l’eco della sua voce.

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Capitolo 3
*** Because there are no other place where i want to be ***


 Characters: Xiao/Alatus; Venti
Pairing: xiaoven
Day 3 #writober2021: Wabi-sabi (la bellezza nell'imperfezione) | angst

 
Because there are no other place where i want to be 


E’ seduto sul bordo del letto di una delle stanze della locanda, Xiao. Non ha voluto sentire ragioni di andare in altri luoghi all’infuori della Wangshu Inn, nonostante i vari rimbrotti e pressioni da parte di Venti di raggiungerlo a Mondstand dove poteva essere curato e vegliato da mani esperte – la magia di Mona poteva ricucire, la conoscenza di Oz lenire nel tempo e far rinascere.
Ma il corpo di un essere divino non è di comprensione umana; muscoli come fasci di energia, guizzi di materia solida come tendini. Icore denso e puro al posto del sangue mortale.
Venti lo sa, eppure non può fare a meno di lamentarsi con la sua voce acuta sbattendo i piedi come un bambino preoccupato.
“Perché devi fare così!? Sei impossibile.” Continua a borbottare, entrando nella stanza con un catino d’acqua tra le mani.
Lo trova che armeggia con le fasciature, la schiena aperta da ferite profonde come l’abisso.
Cosa poteva fare lui, che con il suo vento poteva giusto portar sollievo dal dolore per un lasso di tempo breve come un soffio d’aria. Sospira, sconsolato.
La stanza è una bolla di semioscurità, sudore e odore di sangue e cenere. Nella penombra, Xiao alza lo sguardo verso il suo viso, e da lì non si schioda per tutto il tempo in cui Venti cerca, tenta con scarsi risultati e pessima accortezza, di lavarlo senza provocargli dolore.
Ma nessuna smorfia attraversa mai il viso del giovane, neppure quando gli applica unguenti di erbe medicinali che la proprietaria gli ha affidato.
Di Xiao ama molte cose, ma sono altrettante quelle che lo esasperano.
“Non c’è bisogno.”
Questa è una di quelle che non sopporta.
“Sei praticamente aperto in due, ce n’è molto bisogno invece! Se mi dessi ascolto, saresti nelle mani più esperte delle mie.”
“Le tue vanno bene.”
“No, non vanno bene! Non vanno per niente bene! Per Celestia, perché sei così testardo!?”
Una bestia testarda e tormentata, ecco cos’era. Incosciente, non ascoltava niente e nessuno – forse solo quel pilastro di marmo di Morax avrebbe potuto smuoverlo e obbligarlo con un accordo a fargli fare quello che gli chiedeva. Ma la cosa che sopporta di meno è la sua totale assenza di autocontrollo e amor proprio che ha verso la sua stessa esistenza.
Sospira, scuotendo il capo.
“Sei totalmente sconsiderato. Non ho mai conosciuto nessuno così imprudente e suicida di te.”
Xiao strizza gli occhi in cui le sui emozioni si incastrano male, la fiamma calda della lampada ad olio crea un baluginio d’oro e cremisi nelle iridi color ambra.
E’ infastidito ma Venti non sembra accorgersene, o fa finta di niente. Non ha apprezzato la ramanzina, e un broncio contrariato gli corruga la fronte.
Ha proprio l’aspetto di un animale ferito e indisposto a farsi curare, ora. E’ quasi carino, deve ammettere Venti, serrando le labbra.
“Puoi lasciarmi da solo, se la mia presenza ti infastidisce.”
“Mi infastidisce vederti conciato così come.. come un animale selvatico!”
“E’ quello che sono.”
Venti ride.
E Xiao sa, con una certezza implacabile che potrebbe frantumare interi pianeti, che quando Venti ride anche il mondo e gli alberi e il vento ridono con lui. Anche il suo cuore, se potesse, riderebbe; fa qualcosa di molto simile, invece, sussulta pericolosamente in un palpito in gola.
Nasconde la meraviglia dietro un grugnito, abbassando gli occhi.
E’ ancora arrabbiato con lui, e lo è ora ancora di più perché sta ridendo.
L’ha lasciato per mesi, da solo, agonizzate nel timore di averlo perduto per sempre.
E Venti ride.
Di tante cose, innumerevoli – neppure la grande biblioteca di liyue saprebbe contenerle tutte – che ama di Venti, ce ne sono diverse che non sa accettare.
La testa rovesciata all’indietro, la bocca aperta e gli occhi che zampillavano ridenti – la sua risata è un suono fresco, ebbro di vita, un esplosione spensierata di chi non ha alcun pensiero nella testa e che ora la usava come un pungolo per tormentarlo.
Venti poteva essere la persona più frivola e rumorosa che l’universo avesse mai creato.
Si alza dal letto, afferrando la maglietta. Le cicatrici rosse si accartocciano come una fisarmonica davanti agli occhi di Venti.
“Dove stai andando?”
“Via.”
“Ma se non ho ancora finito.” La voce di Venti esce lamentevole come una cantilena, il timbro chiaro e acuto. Ogni sillaba si conficca nella carne come una delle sue frecce; ha il viso e la voce di un angelo, eppure lo tormenta come un piccolo demonio.
“Guariranno da sole.”
Si muove verso la finestra, la maglia tra le mani e le ferite esposte alla brutalità del vento. Non fa in tempo a muoversi che una zaffata lo coglie alla sprovvista, lo fa barcollare e rimettere seduto.
Venti gli vola di fronte, guance gonfiate di contrarietà deliziosa.
“Non fare così, non pensi a me che mi preoccupo?”
Xiao stringe i pugni, tendini tesi e sguardo spezzato dalla colpa e dall’ incapacità a trasformare quello che prova (perché mi hai lasciato? non sono abbastanza? non mi ami?) in parole.
“Anche io.” Riesce a cacciare fuori, sguardo cupo e fronte corrugata dallo sforzo. “Non pensi che anche io sia stato in pensiero?”
Non si accorge di quanto stia stringendo i pugni, di come la rabbia si sfoga in fremiti che attraversano in fremiti impercettibili la trama di pelle martoriata come la sua anima e di come gli occhi di Venti si siano ammorbiditi di una dolcezza che sconfina lo spazio e il tempo.
Dita piccole si arrampicano sulle sue braccia e prima di percepirlo, lo sente – sente l’odore, il leggero spostamento d’aria, e Xiao percepisce la propria energia reagire a quella vicinanza in zampilli pulsanti sotto i palmi delle mani e dei polsi.
Venti lo abbraccia, sospeso in aria, e Xiao affonda il viso tra la coltre morbida dei suoi capelli che hanno il colore del cielo di notte e quello delle colline in primavera inspirando tutta l’aria che i polmoni riescano a inghiottire.
“Sono sempre stato qui.”
Basta la presenza di Venti attorno a sé, sentirlo vicino al suo cuore, il suo corpo della stessa consistenza del vento a confortarlo e sciogliergli l’angoscia che gli aveva incatenato il petto in una morsa di ferro e terrore.
Xiao rilassa i muscoli, sente il sorriso sulle labbra di Venti solleticargli il petto. Il solo pensiero lo fa arrossire ma lo scaccia via.
Vorrebbe chiedergli se lo lascerà ancora, ma ingoia quella domanda e la se la strappa via dalla coscienza. Sa che lo farà. Venti ha la stessa consistenza del vento, incorporeo e flebile come l’aria, inafferrabile. Lui era libero, come Xiao era indomito.
Erano fatti della stessa materia, nelle vene scorreva lo stesso sangue, allo stesso modo in cui il cuore batteva con la medesima intensità.
“Posso baciarti? Come scuse.”
Xiao lo afferra per la vita e lo trascina giù. Quando le ferite toccano il materasso, un grugnito gli trema sulla labbra ma non lascia la presa. Ha lo sguardo incollato a quello di Venti che lo guarda invece con la preoccupazione sfocata ai bordi della distesa d’erba che ha negli occhi. “Ho evitato di toccarti fino ad ora per evitare proprio questo, e tu che fai? Ti ci butti a peso morto!?”
“Non importa. Puoi baciarmi ora.”
Non aspetta che il bardo si avvicini per farlo, si allunga lui stesso a posare la bocca su quella di lui e poi sulle guance, sugli occhi e poi di nuovo sulle labbra. Gli è mancato così tanto, come un’assenza d’aria.
“Aspe- Xiao, baobei, non puoi fare tutto quello che vuoi.”
“Me l’hai chiesto tu?”
“Si ma stai sanguinando!!”
Alza le spalle in un gesto di indifferenza; erano solo dei piccoli tagli, non gli provocano dolore più di quello che ha provato senza Venti.
“Dammi ancora più baci.”
Venti si accartoccia, un corpicino piccolo e morbido che si stira sopra di lui come un gatto sotto al sole, la sua risata si perde nell’aria fresca della sera e si perde nel frinire delle cicale.
“Quanti ne vuoi?”
“Tantissimi.”
“Sei così cringe, Xiao!” lo prende in giro mentre labbra piccole e impunite lasciano baci e risatine argentee contro la pelle allora stesso modo di certe notti in cui lasciava cadere serenate indecenti e fantasie oscene nell’oscurità delle loro ombre e dei loro nomi sussurrati tra le lenzuola.
Xiao storce il naso, lo sguardo fosco.
“E tu sei svergognato.”
Venti ride, lanciandosi a baciarlo nella certezza assoluta e totalizzante che anche Xiao, come lui, è come lui.
Si amano come si amano le cose imperfette, Venti lo ama con i suoi sbagli e i suoi demoni come Xiao lo ama con le sue paure e le sue stranezze.
C’erano giorni in cui si cullavano nella presenza l’uno dell’altro, altri in cui il solo pensiero basta quando la distanza valica le alte cime di Liyue e le ampie vallate di Mondstatd. C’erano giorni in cui si urlano tanto forte da far tremare la terra, in cui volano parole tanto pesanti da sentire la gola contratta e il cuore svuotato. C’erano notti in cui si amano così tanto da far piangere il cuore e si abbracciano così forte da sciogliersi nelle carni l’uno dell’altro.
E in quella certezza, si sorridono abbracciandosi così stretti da scomparire uno nelle braccia e nel cuore dell’altro. 


fin.

 
 

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