Manie e Fobie - Una Antologia

di lizardiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kaede e Hanamichi ***
Capitolo 2: *** Hanamichi e Kaede ***



Capitolo 1
*** Kaede e Hanamichi ***


Ciao a tutti!
In un raro momento di pausa ho avuto una piccola ispirazione che ha dato vita a questo progetto: una antologia dedicata a fobie e manie dei personaggi di SD.
Siete tutti invitati a contribuire a questa raccolta, chiunque volesse proporre una storia può scrivermi e io provvederò alla pubblicazione! Si può scegliere qualsiasi personaggio, rating e argomento (modificherò le caratteristiche della storia nel caso).. spero di sentire molti di voi :)

E ora.. si parte!!

 


1. Kaede e Hanamichi



Non sapeva dire con precisione quando quella sua mania fosse incominciata.


Lo conosceva ormai da due anni, giorni intensi di condivisione di gioie e dolori, partite, trasferte, pasti e stanze di Ryokan. E in quei due anni lo aveva osservato, tanto. A dirla tutta lo guardava, sempre.
Ma mai prima di quel giorno aveva sentito di non poter proprio più resistere.


Perché Hanamichi Sakuragi non mangiava: si abbuffava.
Che fossero una merenda tra una lezione e l’altra, un pasto sul tetto della scuola, una cena offerta dal capitano. Non c’era modo di vederlo mangiare come una persona normale, composto e posato.

E faceva un chiasso colossale! Parlava con la bocca piena e si faceva cadere il cibo dalle labbra mentre con la
sua caratteristica esplosività girava tra i tavoli a disturbare tutte le persone intorno.
Non lui, ovvio, con lui restava sempre un poco distante; quel metro di sicurezza che veniva cancellato solo quando dovevano pestarsi di santa ragione.
Certo, il loro rapporto non era più quello dei primi mesi del primo anno di scuola, quando l’esistenza dell’altro
non era che fastidio. Ora si passavano la palla, non cercavano più di darsi fastidio in continuazione; ora si osservavano. A distanza. Quel metro che gli impediva di fare entrare in collisione i rispettivi sistemi solari.

Anche quel giorno Hanamichi lo guardava, occhiate lanciate di sfuggita attraverso il tavolo del fast food, mentre si cenava con tutta la squadra come premio per aver stravinto la partita di qualificazione al torneo Invernale di prefettura.
Hanamichi guardava Kaede, mentre ingurgitava il suo terzo Big Mac, le dita sozze di salse che generosamente si era aggiunto vuotando i piccoli contenitori da venti centesimi. La bocca ormai lucida di grasso animale e formaggio fuso, un rigolo di quella poltiglia che colava giù dall’angolo della sua bocca, colava sul mento e poi giù sul collo..

“Questo è troppo!”. Kaede si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo. Il silenzio calò tra loro, immobili per l’improvviso scoppio del volpino. 
Dribblò la sedia, girò attorno al tavolo e gli si portò davanti. “In bagno a lavarti, ora, doaho!”. Parlò mentre già lo strattonava, stringendogli un braccio tra le dita e costringendolo così ad alzarsi e a seguirlo verso il fondo del locale, dove una porta gialla separava la sala dai servizi.

Hanamichi rideva, mentre Kaede lo trascinava dietro di sé. Arrivati davanti alla porta, il moro la spinse con forza, facendola sbattere contro il bidone della carta e rovesciandolo a terra. Due ragazze che si trovavano davanti agli specchi per ritoccarsi il make-up prima di tornare al loro appuntamento saltarono dallo spavento.
Kaede le fissò: "fuori da qui" ringhiò, spostando Hanamichi per lasciarle passare. Le due lo guardarono e arrossirono, scivolando velocemente fuori dalla stanza. Kaede fu un lampo: spinse dentro il rosso, sempre stringendolo tra le dita e si tirò dietro la porta, girando la serratura. Poi a grandi falcate raggiunse la parete di fronte e lì vi spalmó la schiena di Hanamichi. Che non rideva più tanto.

Kaede sentiva il respiro pesante. Le guance in fiamme. La salivazione a tremila.

"Volpe, non starai esagerando?". Guaí.

Kaede ebbe un attimo di lucidità a quelle parole, davanti a quegli occhi. Ma poi.
Poi Hanamichi si portò il pollice al mento, per raccogliere un po' di salsa che ancora lo ungeva. E fu black-out.
Kaede si lanciò su di lui, facendo aderire tutta la parte inferiore dei loro corpi, una gamba tatticamente infilata tra le cosce del rosso a tenerle divaricate, la mano incriminata tenuta stretta all'altezza del polso, l'altra piantata contro il muro sopra quella zazzera che anarchicamente stava ricrescendo dopo l’ennesimo taglio a quasi zero.
Come un animale famelico si avventò su quel dito, lo leccò, succhiò, ne mordicchió la punta.

Hanamichi emise un suono goduto, ma Kaede era talmente in trance da non rendersi conto della sua reazione particolarmente compiacente. Ma ad ogni modo, non gli lasciò troppo tempo per capire cosa stava succedendo che gli lasciò la mano per afferrargli i capelli, tirandogli la testa indietro.
"Nessuno ti ha mai detto che sei scandaloso quando mangi?" Ringhiò. Ma non aspettó davvero la risposta a quella domanda, perché in un istante la sua lingua ricoprì tutta la pelle unta, partendo dal collo, risalendo il mento, terminando la corsa sulle sue labbra.
"Sei sporco, Hanamichi" gli ringhiò a pochi millimetri dalla sua bocca.
Il rosso lo guardò incredulo.
“E questo te lo fa venire duro, volpe?” rispose, strofinandosi contro quel rigonfiamento che aveva iniziato a premergli sulla coscia.
Kaede non rispose a parole, ma premette ancora di più il suo corpo, rifiondandosi a divorare quella bocca peccatrice. La violó con la sua lingua in preda ad estasi sensoriale, andando alla ricerca degli stessi sapori all'interno, trovando sì un tripudio di gusti. E la lingua di Hanamichi, stupita ma entusiasta dell'incursione inaspettata, rispondeva sempre con più passione a quell'invito a ballare.


Kaede si separò improvvisamente, controllando il viso del ragazzo che teneva tra le sue grinfie.

“Ora sei pulito” disse, facendo due passi indietro. “Vedi di contenerti in futuro o non riuscirò a trattenermi”.
Lapidario, freddo come sempre. Si voltò e uscì dal bagno, non prima di essersi dato una aggiustatina al contenuto delle mutande.
Hanamichi lo fissò incredulo. Scivolò con la schiena contro il muro, portandosi a sedere. Scoppiò a ridere, tirandosi una manata in faccia.

“Kitsune maniaca..” ridacchiò.

E da quel giorno in poi il suo bento abbondò involontariamente di maionese.



Fine

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Capitolo 2
*** Hanamichi e Kaede ***


Ciao a tutti! Continua la raccolta con una nuova OS :) anche qui i protagonisti sono Hana e Ru e questa volta si tratta di una fobia..

Enjoy!

 

2. Hanamichi e Kaede 

 

Hanamichi si guardava intorno con apprensione. Sapeva di non poter sfuggire a quel momento, ma infantilmente sperava di poterlo evitare per chissà quale miracolo della dea Amaterasu.
Stringeva con forza la bretella della sua borsa scolastica, tanto da imbiancarsi le nocche, osservando con attenzione l'ingresso del cortile dell'istituto Shohoku. 
Ancora niente, ma mancavano cinque minuti. Aveva anche pensato di entrare senza aspettarlo, ma così avrebbe solo peggiorato le cose, già incasinata dalla sua stupidità.
No, non è una cosa stupida, è una questione seria,
 si era detto più volte quella notte, cercando un alibi. 

"Hey Hana, che muso lungo!".
Saltò quando Yohei comparve alle sue spalle tirandogli una forte pacca proprio in mezzo alla schiena.
"Cazzo Yo! Ho perso una vita!" Rispose con il cuore in gola, tenendosi una mano sul petto con fare teatrale.
"Eri tutto concentrato, che succede?".
Hanamichi aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito quando una figura elegante varcò la soglia del cortile.
I suoi capelli neri e sottili svolazzavano nel vento, l'aria fresca di quel Novembre frizzantino baciava la sua pelle pallida, arrossandola velatamente sulle gote. In sella alla sua nuova bicicletta verde acqua, che da qualche mese aveva sostituito la vecchia ammiraglia che gloriosamente aveva tirato le cuoia finendo in un fossato, scivolava leggero sull’asfalto senza produrre rumore. Un essere etereo, con uno sguardo assassino.

Smontò dal mezzo mentre ancora era in movimento, mandandolo a schiantarsi contro il portabiciclette e tirando giù con sé altre tre bici. Camminò a grandi passi nella sua direzione e ad Hana non restò che pregare mentalmente di non essere caricato di schiaffi proprio lì davanti a mezza scuola. Ma Kaede non fece nulla, non disse nulla; lo guardò soltanto con una espressione che a uno sguardo inesperto sarebbe potuta sembrare di indifferenza, ma che in realtà portava con sé milioni di emozioni.
  
Hanamichi l’aveva ferito, la sera prima.

Eh sì. Perché Hanamichi e Kaede non erano più solamente compagni di squadra e, da quell’anno, di classe. Non erano più solo due persone che condividevano l’amore per il basket. Da tre settimane erano una coppia.

Si accorse che Kaede era andato via solo quando Yohei ridacchiò nervosamente, citando non ben definiti guai in Paradiso. E si sentì un disastro, perché da quando quel pomeriggio di tre settimane prima avevano scambiato il loro primo romantico bacio, ogni giorno era stato un sogno, prima di quell’incidente della sera precedente.
  
Sviò le domande di Yohei per tutto il tragitto tra il cortile e la classe, salutandolo sulla porta prima di separarsi per le lezioni. Sospirò, ritrovando la propria esuberanza per l’entrata trionfale del Tensai in classe: veniva sempre accolto con grande entusiasmo dai suoi compagni da quando la squadra di basket aveva iniziato a vincere e ad affermarsi nei diversi campionati scolastici. Salutò a destra e a manca, finendo poi per depositare il suo pesante deretano sul penultimo banco dal fondo: data la sua altezza era stato gentilmente sistemato al fondo della classe, seguito solamente dallo studente più fastidioso: Kaede bel addormentato Rukawa, che giustamente stava già ronfando con la testa sul banco.
  
Non fece in tempo a girarsi verso di lui che il professore di Inglese salutò dalla porta, costringendolo così a desistere per alzarsi per il saluto di routine. Si diede dell’idiota e si promise che avrebbe sistemato al più presto le cose.
  
Esattamente dodici minuti dopo l’inizio della lezione, iniziò a sentire la nuca bruciare. Si voltò e trovò lo sguardo di Kaede puntato su di lui, gli occhi stretti in due fessure mentre sprigionavano raggi laser assassini. Si grattò la testa con imbarazzo e tornò a girarsi dal lato giusto.
  
Esattamente quattro minuti dopo, iniziò a sentire colpi sulla sedia. 
Tun. Tun. Tun. Tun. Tun.
Ritmo quasi tribale.
Tun tun tun tun.
"Smettila" ringhiò, girandosi verso di lui.
"No". Lapidario.
Hanamichi sbuffò. "Non mi darai tregua oggi?".
"No".
"Kamisama… scusa, ti chiedo scusa!".
Kaede sollevò un sopracciglio. "Che scuse sentitissime" disse, tirando un altro calcio alla sedia.
“Che vuoi che faccia, che mi metta in ginocchio a baciarti i piedi??”. Hanamichi arrossì dopo la sua stessa esternazione.
“Non sarebbe una brutta idea, do'aho”.
Volpe maledetta!!”.

“Sakuragi e Rukawa!! Fuori, adesso!”. Hanamichi sentì un brivido. Si alzò e uscì seguendo il suo incazzatissimo fidanzato.


Fuori dall’aula aspettò qualche secondo prima di parlare. Si guardò intorno per accertarsi di non avere nessuno tra le palle e piazzò una mano sul fianco di Kaede che imperterrito restava di spalle di fronte a lui, intento a guardare fuori dalla finestra del corridoio.
Kaede non fece un minimo movimento nel sentire la calda mano del rosso su di sé. Ma come non lo stava rifiutando, non lo stava neppure accogliendo. Era semplicemente fermo immobile in preda alle sue emozioni. 

“Volpe io..”.
“Non qui” disse Kaede, voltandosi. “Non qui.. andiamo su”.
“Vuoi andare sul tetto? Perché?” rispose Hanamichi.
Kaede si incupì. “Se devi lasciarmi allora non voglio farlo qui” rispose sottovoce.
Gli occhi di Hanamichi esplosero. “La.. lasciarti?? Sei pazzo?” Gli afferrò il colletto della camicia e lo tirò a sé. “Cos’è, stai cercando di farti lasciare dicendomi stronzate?”.
Kaede gli strappò via le mani, allontanandosi da lui. “Ho detto non qui!” ringhiò, voltandosi verso le scale.

Hanamichi lo seguì fino al tetto, infilandosi sotto la catena che inutilmente cercava di vietare l'accesso a quella parte di scuola. Sentiva il cuore battere a mille. Sentiva sulle spalle il peso della responsabilità delle sue azioni nei confronti di Kaede.
Non voleva ferirlo, non più di quanto avesse già fatto.

Appoggiò le spalle al muro, mentre Kaede gli si posizionava davanti. Allungò la mano per afferrare la sua, tirandolo verso di sé.
“Io non ho la minima intenzione di lasciarti, volpe”. Parlò sottovoce, avvicinando la fronte a quella del moro. Kaede inspirò il profumo forte del suo ragazzo.
“Allora perché sei scappato ieri?”.

 Hanamichi sospirò. 
“Ti vergogni di noi?”.
“No! Come.. ti viene in mente?”
“Mi viene in mente dopo che ieri mi hai mollato mezzo nudo nello spogliatoio con uno sguardo terrorizzato, do'aho”.
Hanamichi arrossì, iniziando ad agitarsi nervosamente. Kaede lo notò e rincarò la dose.
“Sei rimasto così scioccato dal vedermi senza mutande? Non avevi capito che ho un pezzo in più rispetto alle ragazze?”.
“NON É QUELLO!”. Hanamichi urlò, rosso in viso.
“Dimostramelo allora!” 
Quello sguardo di sfida.. era quello sguardo irresistibile che l’aveva fatto innamorare di lui.
Hanamichi afferrò il bel viso del volpino tra le sue grandi e callose mani. Lo trasse a sé, iniziando a baciare le sue labbra con una fame che gli ruggiva da dentro. Avrebbe voluto urlare il suo desiderio, in quel momento, di fronte a quel viso imbronciato. E urlò, silenziosamente, mentre la sua lingua si impossessava di quella dell’altro. Lo divorò, secondi intensi di passione.


Poi si separarono, le guance arrossate e il fiato corto.
“Tutto..qui..?” chiese Kaede tra due grossi respiri.
Hanamichi non fece passare un istante, lo afferrò e lo fece voltare contro il muro, spalmandosi contro di lui e cingendogli la vita tra le braccia. Piantò la bocca sul suo collo e lo mordicchiò, cercando di fare lavorare i suoi neuroni in modo da riuscire a muovere le mani allo stesso tempo. Si stupì di sentirle muoversi nel modo giusto, slacciare la cintura, sbottonare il pantalone, tirare giù la zip, infilarsi sotto la stoffa dell’intimo per arrivare al frutto proibito.

Kaede gemette, al tocco della mano del suo ragazzo. Una goduria infinita, quella pelle calda sulla sua. 

Non capì più niente. Gli vorticava la testa, in totale preda dell’estasi che le mani di quel maledetto scimmione gli stavano provocando. Sentiva il corpo ribollire, sentiva il calore di Hanamichi dietro di lui, stretto a lui. Per la prima volta, davvero uniti.

Nonostante l’inesperienza, ad Hanamichi non ci volle molto per procurare in Kaede un incredibile orgasmo. 
"Cazzo, Hana" riuscì ad articolare una volta riportato il proprio cuore a un ritmo normale. Inclinò la testa fino ad appoggiarla sulla spalla del rosso, ancora dietro di lui, mentre si allacciava l'uniforme scolastica. Hanamichi mugugnò; lo teneva stretto, le braccia attorno alla vita.
Kaede si voltò, restando tra le sue braccia. "Comunque è l'ultima volta che ti perdono. Che poi, cosa diavolo ti è preso ieri?".

Hanamichi trattenne il fiato per qualche secondo, poi lo buttò fuori di getto. Si schiaffò le mani sulle guance e si strofinò il viso, mentre assumeva una delle sue classiche espressioni deformate.
"Va bene te lo dico! Cazzo se sei insistente!".
Lo guardò cercando compassione con occhioni da cucciolo "Non ti incazzare ok?".
"Non prometto un cazzo, sputa il rospo".

Hanamichi sospirò.
"È per.. i tuoi piedi".
Kaede aggrottò le sopracciglia. Il cricetino nel cervello fece la stessa cosa, abbandonando la ruota.
"
I miei… piedi?" Chiese "tipo.. puzzano?".
"No! Cioè, magari puzzano anche ma non è quello! Aaaargh! Cavolo Kaede! Le tue dita!!".
 
Kaede lo fissò, la bocca leggermente aperta.
"Le mie dita.. do'aho?"
"Sì le tue dita, volpe!! Quel cavolo di secondo dito! KAMISAMA ma l'hai visto?? È più lungo dell'alluce!! Cazzo mi fa venire i brividi anche solo a parlarne guarda!" Si tirò su la manica mostrando il braccio. "E cavolo ieri sera eravamo tutti presi e poi l'ho visto! E mi si è ammosciato volpe!! E ho pensato, cazzo, se mi vede chissà cosa pensa! Che ho problemi la sotto, insomma! Non avevo scelta dai…".
  
"TU SEI UN CAZZO DI IDIOTA!!" con un pugno ultrasonico lo ribaltò piedi all'aria.
"Non posso crederci! Io ti lascio!".
Hanamichi strabuzzò gli occhi "Come, mi lasci??".
Kaede scosse la testa "certo che ti lascio! Insomma, non c'è nessun modo di risolvere questa cosa no? Come se esistesse qualcosa per coprire i piedi…".
  
Ci volle una manciata di secondi. Poi Hanamichi realizzò. "Volpe.. tu hai fatto una battuta!!".
Kaede sorrise, cercando di mascherarlo.
"Ha fatto una battuta e stai ridendo!!".
Il sorriso di Kaede si allargò ulteriormente.
"Te ne sei accorto eh? Lo faccio solo con te..".
Hanamichi sentì il petto scaldarsi. Kaede aveva capito. Kaede lo voleva ancora. Kaede era perfetto.
  
Quella sera, dopo gli allenamenti, Hanamichi accompagnó Kaede a casa e lo salutò con un bacio che lo lasciò con un sorriso ebete.
Una volta dentro casa, Kaede provvide subito a togliersi le scarpe nel genkan.
Gli cadde l'occhio sui suoi piedi e notò che la calza destra era talmente consumata che il suo secondo dito faceva capolino da un piccolo buco.
Rise.
"Oh Ma?" Disse a gran voce.
"Dimmi pulcino" si sentì dalla cucina.
"Domani mi compri delle calze nuove?".

 

Fine.

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