AU- BakuTodo one-shot

di Lunaharry66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the blind guy: smettila di fissarmi! ***
Capitolo 2: *** medic  resident : Bacio al paracetamolo (3.689 parole) ***



Capitolo 1
*** the blind guy: smettila di fissarmi! ***


the blind  guy : Smettila di fissarmi! (2.444)

attenzione: POV di un Bakugou adolescente e altamente irritante, linguaggio a tratti volgare e per niente family-friendly. La disabilità di un personaggio è trattata con ironia, sempre nel rispetto, perchè sono adolescenti che non dovranno salvare il mondo o combattere contro Shiragaki, quindi a mio parere, più spensierati.

Ripeto: POV DI BAKUGOU.

(non esattamente la personcina più delicata di questo mondo)

Siete stati avvisati. 

Katsuki non può fare a meno di sbuffare annoiato.

Gli sembra di essere seduto su quella sedia da delle ore,mentre invece sa benissimo che l’ultima lezione è iniziata da appena venti minuti.

Il venerdì può assumere sfumature particolarmente irritanti, Yamada che si impunta nel migliorare la loro pronuncia; Kirishima che non la smette di ciarlare e il tizio in fondo all’aula che lo fissa.

Per dire.

Capita che, durante il quinto girone  infernale della sua personalissima Divina Commedia, si ritrovi con la faccia contro il vetro della finestra oppure a scarabocchiare un quaderno.

Non possono pretendere che sopporti Yamada nella settima ora quando gli sembra di avere uno stalker molto originale.

Nella sua testa ha iniziato a chiamarlo affettuosamente, che parola strana e melensa, “lo stalker inconsapevole”.

Perchè il possessore di quelle iridi spaiate e dannatamente intiganti afferma di vedere giusto qualche ombra frenetica che si muove, quindi non sa di fissarlo per quelle sette ore e di renderlo stranamente nervoso.

Todoroki, o Metà e Metà, ha le mani strette in grembo, la fronte corrucciata e lo sguardo, non funzionante, dritto verso di lui.

Osserva, lui che può,quel corpo stranissimo e che sembra essere nato mescolandosi a proprio piacimento.

Una parte dei capelli sono chiarissimi, l’altra rossa e fiammante; gli occhi, Mina ha detto “eterocromatici”, hanno sfumature diverse e contrastanti.

Poi, c’è lei.

La cicatrice si espande sulla maggior parte del suo viso,ma solamente nel lato sinistro: circonda l’occhio e prosegue, ignara di tutto.

Katsuki è capitato, li ha seguiti per l'intero corridoio, di trovarsi esattamente dietro il muro dove Metà e Metà e Deku stavano parlottando fittamente.

Sa abbastanza di quella storia per desiderare di dimenticarla, ma è anche noto per essere impulsivo.

E attaccabrighe. 

E dannatamente bello.

La sua idea, maturata in contemporanea a l'appassionante spiegazione del genitivo sassone, prevede due step molto semplici.

Attendere che la classe si svuoti, avvicinarsi a Todoroki e parlargli, chiedendogli perchè cazzo lo fissa come se fosse la reincarnazione di Marilyn Monroe ma dotata di caratteristici organi maschili.

Yamada indica una frase alla lavagna, picchietta il gessetto rumorosamente e richiama l’attenzione della classe.

-Oh guys, I don't know how I have to explain with you … Kirishima! Can you say a few sentences for me? Please, I hope who you listened me…

Katsuki riserva al compagno di banco un’occhiata sbilenca e ghignante, conscio che l’altro sia stato distratto fino al richiamo.

-Ehm… My… sister’s… dog? Ehm… are big, no… Is? Is big?

Yamada sbuffa contrariato e si arrende all’evidenza.

-Ragazzi, why don't you listen to me? I think I can explain, but you don't know how to study!

I think, and I am telling the truth, that I have to give a lot of negative notes!

Gli studenti lo guardano confusi.

L’uomo si accascia affranto sulla sedia posta dietro la scrivania.

Katsuki vede Yaoyorozu alzare timidamente la mano e parlare al cenno incoraggiante del professore.

-Quindi… Crede di dover dare molte insufficienze?

Lui annuisce rincuorato.

-Ottimo, avrai un più sul registro,in quanto a voi… Lunedì interrogazione di recupero per tutti!

Katsuki rotea gli occhi: aveva intenzione di passare il weekend con i suoi amici, invece si ritroverà con quel libraccio d’inglese tra le mani…

Getta velocemente un’occhiata all'orologio rosso appeso in classe, sempre più convinto che sia rotto.

O che Aizawa, il loro coordinatore e insegnante di educazione civica,abbia manomesso le lancette per costringerli a rimanere più ore dentro quella classe di merda.

Il suo stalker, quello dall’espressione indecifrabile e tremendamente silenzioso, sembra non accorgersi del lento passare delle ore.

Katsuki non è un bullo, Deku è un discorso a parte, quindi non ha mai infastidito il coetaneo, se non affibbiandogli qualche nomignolo poco carino.

Quei capelli sono allo stesso tempo la cosa più oscena ma bellissima che abbia mai visto in vita sua.

Forse ha preso la questione dei due step un po’ troppo a cuore, come se ne avesse uno, ma vuole solamente chiarire qualcosa.

E ottenere un’ uscita con il bastardo.

In base a come gli girerà sul momento, deciderà se ficcarlo in un gabinetto o intrattenere una conversazione accettata dal buon senso e con un gelato in mano.

Quei restanti quaranta minuti li affronta a testa alta, senza farsi mettere in soggezione dalla noia, nemica universalmente riconosciuta da ogni studente del primo anno.

Kirishima gli direbbe che, no, Iida e Yaoyorozu non fanno parte di questa categoria.

E magari neanche il suo stalker personale.

Katsuki non sa effettivamente, solo Deku potrebbe fornire qualche dettaglio, cosa pensi Todoroki durante la giornata.

La sua espressione imperturbabile rende complicato capire le sue emozioni, o qualsiasi stronzata gli galleggi per la testolina bicromatica.

Cosa fa il pomeriggio?

Non conosce altre persone cieche, ma è sicuro del fatto che Todoroki sia una spanna più autosufficiente di quelle persone viste per strada o nei film.

Il tipo non ha un cane, non lo ha mai visto a braccetto con nessuno ed è munito di un semplice bastone pieghevole che ripone nella tasca esterna dello zaino blu.

In teoria è paragonabile a qualsiasi secchione della sua età, rara specie in via d’estinzione, su cui sono nate leggende metropolitane.

Esse non hanno mai varcato i confini della loro classe, ma Kaminari dice sempre che chiamarle leggende di classe stoni decisamente, per ben due ragioni:

di classe riconduce a qualcosa di elegante, elemento assolutamente esiliato dai loro racconti, troppi riferimenti ai film splatter amati da Sero per poter usare questo aggettivo; inoltre hanno un po’ tutti le manie da protagonisti, la voglia di conquistare il mondo frequentando uno dei licei, rigorosamente ad ammissione,più famoso del Giappone e quindi di classe suona troppo riduttivo.

Katsuki pensa che siano una banda di deficienti, sé compreso, a volte.

La leggenda che riguarda il suo stalker ha radici nei primissimi giorni di scuola, quando ancora non si capiva se Todoroki vedesse da entrambi gli occhi o meno. Ora non hanno granchè in più, ma almeno qualche mera conferma.

Kaminari aveva ipotizzato che non ci vedesse solamente dall’occhio sinistro e la cicatrice sembra essere un punto a suo favore.

Poi Katsuki si era ritrovato ad ascoltare la conservazione, ormai la etichettava come il “pettegolezzo” più importante che avesse mai udito, avendo il privilegio di sapere che il Bastardo non potesse vedere con nessuna parte.

Lui e il suo cervello, in un tacito accordo e senza discussioni, avevano deciso di custodire gelosamente quel segreto rubato a Deku e a Todoroki.

Tanto l’altro aveva ceduto alle domande di Mina e tempo una settimana, la classe si era chetata riguardo la questione che riguardava il suo stalker.

-Ragazzi, the lesson is over, be careful when you are on the street and watch the cars! Goodbye, see you next Monday with an oral exam!

Katsuki scatta sulla propria sedia.

Era riuscito a perdersi metà della lezione, non che gli dispiacesse più di tanto, ma ciò lo avrebbe costretto a rimediare qualche appunto in più da Mina…

Oppure poteva prendere due piccioni con una fava!

E poi prenderne uno a martellate per tutte le volte in cui riempiono il balcone di casa sua con la loro cacchetta puzzolente.

Se solo qualcuno gli comunicasse l'indirizzo dei loro nidi, Katsuki ricambierebbe gentilmente il favore.

Ma i cechi prendono appunti?

Lo avrebbe presto scoperto.

Aspetta che tutti i suoi compagni, chiacchieroni come sempre, svuotino l’aula. Deku è vicino a Todoroki.

-Todoroki-kun? Vuoi venire con  noi o…

-Grazie Midoriya, ma credo proprio che Uraraka stia aspettando te.

E Katsuki lo vede sorridere.

Non lo ha mai visto fare un’espressione che non fosse  lievemente accigliata o rilassata, si chiede come abbia potuto vivere senza sapere che quella labbra sottili hanno la facoltà di piegarsi all’insù e di sfoderare i denti.

Incredibile.

Deku si dilegua saltellando e Katsuki osserva un altro po’ il compagno:in questo momento lo stalker è lui.

Si riscuote, pronto a portare a termine la missione accuratamente, si fa per dire, studiata prima.

A passo felpato, ma non abbastanza, diminuisce la distanza tra lui  e Todoroki.

-Bastardo, hai un paio di appunti?

Due iridi vuote ma coloratissime allo stesso tempo lo sorprendono,dovrebbe concentrarsi maggiormente.

-Perchè non chiedi ai tuoi amici?

Katsuki capisce che in quella frase l’unico sentimento presente è la curiosità. In effetti, perchè dovrebbe chiederli a lui.

-Sei un secchione e non mi va di essere in debito con Deku.

-Midoriya non ti chiederebbe mai un favore in cambio.

Arriccia la bocca, sta per raccattare una delle sue espressioni più incazzate, quando…

Il Bastardo è cieco.

Che lui assomigli o meno a Jack lo Squartatore non ha importanza.

-Non sono qui per della psicoanalisi… Piuttosto, perchè non scrivi con quei pallini strani?

Katsuki guarda con attenzione il quaderno, ancora aperto, che l'altro ha sul banco;le pagine sono fitte e in rilievo Todoroki ha scritto alcuni appunti.

-Il braille? Mio padre… preferisce che io scriva come le persone normali.

Katsuki storce il naso a quella affermazione.

Per quanto Todoroki possa essere un emerito coglione e un grande bastardo, lo reputa una persona normalissima.

E carina,molto carina,così carina da spingerlo a inventarsi una scusa patetica per rimediare una passeggiata in città.

Si fa pena da solo.

-Senti… Come torni a casa?

-Vado a piedi di solito.

-Ma sono quasi due chilometri.

-Sì. 

-Da solo.

-Sì. Bakugou, vuoi un passaggio?

-E come me lo daresti?

-Che ne so, forse hai bisogno di qualcuno che ti sorregga… Questa conversazione è inutile ed imbarazzante.

-Concordo.

-Al fatto che tu abbia bisogno di qualcuno che ti sorregga?

-Bastardo.

Katsuki nota che gli occhi di Todoroki brillano.

Questo è il momento adatto.

-Perchè mi fissi tutto il giorno?

-Bakugou, sono cieco.

-Sì, ma mi fissi in continuazione. Ho iniziato a pensare di avere uno stalker.

-Hai pensato male. Per quanto ne so potrei fissare anche Yaoyorozu.

-E le sue tette.

-Le sue che?

-Tette, Todoroki. Quasi quasi mi dispiace che tu non possa godere di quella magnifica vista.

-Sei schifoso. Comunque preferirei guardare le tue, di tette.

-Io non ne  ho! Aspetta… Hai tipo fatto coming out? Dovrei abbracciarti o roba del genere?

-Forse e no.

-Sei gay.

-Forse.

-Hai detto due volte forse a distanza di due minuti.

-E tu hai ripetuto due per due volte.

-E tu mi hai rotto le palle.

-Anche tu, Bakugou.

Katsuki ghigna soddisfatto: quella conversazione è stupida ma incredibilmente necessaria.

-Quindi non sei uno stalker.

-Almeno non il tuo.

-Intraprendente, eh?

-...

-Non attivare il mutismo selettivo o ti spacco la faccia. Che fai il pomeriggio oltre a percorrere due chilometri a piedi?

-Cerco di non rimanere chiuso a scuola per il weekend.

-Cosa?

-Probabilmente stanno per chiudere.

-Oh, cazzo,sbrighiamoci.

Todoroki infila il quaderno nello zaino e se lo mette in spalla.

Tira fuori dalla tasca esterna il bastone e lo punta verso di lui, ma leggermente più a destra.

Katsuki lo afferra e lo indirizza verso di sé.

-Allora,Bastardo. Cosa fai di bello dopo scuola?

-Credo che oggi prenderò un gelato con te.

Sorride, cazzo.

Lo ha anche anticipato.

-Mi sembra un’ottima idea. 

Camminano insieme e Katsuki cerca di non mettere i piedi dove Todoroki appoggia il bastone per sondare il terreno.

Vorrebbe dire che sono praticamente soli e che da qui all’uscita sono un paio di metri, ma d’altronde l’altro avrà le sue motivazioni.

-Mattonella.

Sente di star scivolare ma un braccio, incredibilmente forte, lo afferra.

-Ma che cazzo?!

-La mattonella, è rotta o alzata, ora non conosco esattamente i termini tecnici.

Katsuki sospira: ecco ,cosa stava pensando a proposito dell’inutilità di sondare il terreno?

-Va bene, bastardo. Hai vinto tu.

L’altro sorride vittorioso.

Katsuki è vicino al rincoglionimento totale, ma quando Todoroki gli sfiora timidamente i polpastrelli con i propri è sicuro di aver preso una direttissima per quella situazione.

-Quale gelateria frequenti?

-Vado a un carretto, per la verità.

-Dove?

-In centro, fidati.

-Sei cieco.

-E tu arguto.

-Per quanto ne so potrei finire sotto a un treno.

-Ti ho appena salvato da una mattonella.

-Oh, mio grande eroe! Che vuoi, un bacio di ringraziamento?

Todoroki non risponde e Katsuki lo segue.

Per le strade affollate del centro è sempre difficile camminare,praticamente è riuscire a districarsi ne l'ondata di turisti e persone indaffarate.

Non è per niente piacevole.

Katsuki sta già aspettando quel momento, il trovarsi fermo tra la folla che avanza a passo di lumaca, ma Todoroki gli tocca le dita.

Di nuovo.

Sembra quasi un loro linguaggio in codice segreto e Katsuki è entusiasta come poche volte.

-Che vuoi Metà e Metà?

-Fammi aggrappare e arriveremo in un attimo.

Katsuki non capisce, ma Todoroki è serio e sorride.

Lo asseconda esitante porgendogli il braccio, l’altro lo stringe e si rigira il bastone nella mano destra.

-Preparati allo show.

Il ragazzo più alto inizia a muovere senza un senso preciso, mappando comunque il marciapiede in cerca di buche, il bastone bianco e rosso.

I passanti si distanziano da loro, chi gli lancia occhiate commosse o di compassione, chi si allontana infastidito.

Katsuki crede che Todoroki sappia di ricevere entrambi gli sguardi e gli dispiace tremendamente che lui sembri abituato.

Più che altro vorrebbe picchiare quei deficienti, ma ha  il sospetto, fondato, che il bicolore non sarebbe d'accordo.

-Arrivati.

-Cazzo.

-Lo hai detto molte  volte.

-Zitto… Ma sei un genio! Psicopatico, lasciatelo dire.

Non suona decisamente meglio: «Sto scoprendo quanto tu sia fantastico e mi piacerebbe che questo pomeriggio non finisse mai? »

Nah, troppo melenso.

E forse è melenso pure quel gelato alla fragola che una tipa annoiata gli ha buttato nella coppetta.

E forse è melenso pure lo sguardo sognante che sta regalando a Todoroki, che oggi ha dimenticato a casa gli occhiali da sole con la montatura fina che indossa quando esce.

E forse Katsuki  sta ringraziando con tutto il cuore qualsiasi cosa glieli ha fatti dimenticare e gli sta permettendo di fissare le sue iridi e di caderci.

E forse sta per dire una cazzata.

-Prima non mi hai risposto.

-Vorrei lanciarti un’occhiata sarcastica, ma credo che il risultato sarebbe abbastanza deludente.

-Lo vuoi o no questo bacio di ringraziamento?

-In verità, me ne spettano due.

-Che?!

-Ti ho fatto venire qui velocemente o a quest’ora saremmo ancora bloccati vicino scuola.

-Bastardo, mettiamo le cose in chiaro. Vuoi o no questo bacio?

-Due.

-Li vuoi questi cazzo di baci?

E forse le labbra ti Todoroki che si posano sulle sue e le mani di Katsuki che incorniciano quel viso particolare e bellissimo sono un vero spettacolo.

Alla fine, ha catturato più di un piccione con una fava.

Inoltre la presenza dell’altro lo rende nettamente migliore, quindi forse, forse, non penderà a martellate nessuno uccello.

A meno che non gli caghino in testa.

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Capitolo 2
*** medic  resident : Bacio al paracetamolo (3.689 parole) ***


medic  resident : Bacio al paracetamolo (3.689 parole) 


note: l’età dei personaggi è leggermente aumentata. I ragazzi della 1 A hanno circa ventitre, venticinque anni e  in professori una quarantina o poco più.

NON SONO UN MEDICO,quindi, chiedo venia per qualsiasi errore e incongruenza.

Il loro primo bacio non è stato romantico o degno di essere chiamato in quel modo.

Quello scontro di labbra e la scoperta della bocca altrui, la cui struttura è conosciuta a memoria, non è stata al chiaro di luna, un mazzo di rose in mano e un «ti amo  » sussurrato.

Katsuki non fa spesso caso ai dettagli della vita, ma quando ha le mani nello stomaco di un paziente deve prestare molta attenzione.

Guarda l’altro ragazzo attraverso il vetro della stanza in cui sta sistemando i vari utensili.

Shouto accarezza gentilmente la spalla di una donna in lacrime,poi si siede affianco a lei aspettando che essa si calmi.

Katsuki non ne sarebbe capace.

Come specializzandi hanno avuto modo di mappare l’ospedale migliaia di volte, correndo per tutta la struttura a consegnare quella sacca di sangue o quel farmaco urgente.

Per questo nessuna saletta, anche il più piccolo sgabuzzino, non ha segreti per loro.

Shouto distribuisce sempre i guanti, controlla che ogni camice sia ben stretto e che tutti abbiano le protezioni adeguate.

Infine si entra in sala operatoria.

L’atmosfera è angusta, non cambia mai di una virgola, neanche a seconda di chi steso sul lettino aspetta una condanna a morte o l'eterna salvezza.

Aizawa è il medico più trasandato che Shouto abbia mai incontrato, nulla di fronte alla ferrea compostezza che suo padre sfoggiava in casa.

Enji Todoroki è un chirurgo famosissimo, ma suo figlio non ha intenzione di entrare in sala operatoria, sicuramente non come medico.

Se Enji non l’ha ancora accettato e spera che il figlio possa cambiare idea, Shouto è sempre più determinato a rimanere nel reparto che gli è stato assegnato.

Non c’è bisogno di essere un eroe per salvare delle vite.

Katsuki ama sentire il brio che l’adrenalina gli dona mentre spinge una barella per i lunghi corridoi, afferra una siringa o preme le mani sullo sterno di un paziente. Lui è un « medico d’azione», fa spola tra le terapie intensive e le sale operatorie per fornire le sue idee, rischiose e impulsive, che hanno dato ottimi risultati.

Proprio per questo sta sterilizzando dei bisturi nella stanzetta adiacente alla sala operatoria, dopo un intervento particolarmente lungo avrà la giornata libera.

Enji Todoroki si è complimentato con lui alla fine di questa operazione, annuendo con una certa fierezza mentre si levava il camice.

Questi sono momenti estremamente rari.

Dalle pareti di vetro, le mani che ripongono gli strumenti negli appositi cassetti, Katsuki continua ad osservare Shouto Todoroki, il tipo che sta nel reparto di Aizawa.

Il ragazzo è ancora seduto in sala d’aspetto affianco ad una donna che si dispera, chiusa in sé stessa.

Deve avergli dato qualche brutta diagnosi, non gli pare che oggi siano avvenute morti all’interno del reparto.

-Non vorrei mai essere al loro posto.

Kirishima entra nella stanza e lo affianca nella pulizia.

-Medicina interna è uno dei… punti più brutti. Le notizie brutte vengono soprattutto da lì.

-Qualche informazione?

L’amico lo guarda cauto, incerto se parlare o meno.

-Sembra che abbia il fegato in deterioramento,le cause non le so.

-Lo dovremmo operare?

-Credo, sempre se ci arriverà. Quel tizio, il marito della donna, è nella lista trapianti da un’eternità: probabilmente oggi Todoroki lo ha salvato da una brutta fine, o la moglie non sarebbe in lacrime.

Katsuki annuisce mentre Todoroki accompagna la donna in lacrime verso il corridoio che porta a medicina interna.

Segue l’istinto: parlare con lo specializzando e sapere di più su quella storia.

-Puoi finire tu, vero?

Kirishima gli lancia un’occhiata sospettosa, ma rivolge la testa verso il lavabo e inizia a sciacquare gli utensili rimasti.

Il ragazzo biondo arriva nella sala d’aspetto il più veloce possibile,ma sempre senza essere notato.

Non è consigliabile gironzolare per i vari reparti in cerca di notizie che non ti sono tenute conoscere.

Quello è un lavoro da Deku.

E mentre Katsuki è intento a scacciare via quel pensiero, lui come quell’inutile Deku?,vede una figura in camicie appoggiata allo stipite di una porta.

È una delle ultime camere del reparto di Todoroki e ha il presentimento che sia proprio lui.

-Metà e Metà,non ti hanno insegnato che le conversazioni altrui non si ascoltano?

Deve mantenere tutto il suo autocontrollo per non vacillare davanti a quell’espressione infuriata che lo specializzando gli rivolge.

-È un mio paziente.

-E questo ti da l’autorità di origliare?

-E a te quella di stare qui?

Sta per controbattere, ma Todoroki gli fa cenno di tacere e lui, contro ogni logica, accetta.

-È il tizio del fegato?

Todoroki non risponde, ma gli afferra il braccio e si allontana velocemente dalle varie camere. A passo spedito arrivano in un angolo del corrioio, dove ci sono un paio di sedie e un tavolino con delle riviste di cucine.

-Vuoi spiegarmi come fare una crostata?

-Chi te lo ha detto?

-Un amico.

Meglio non mettere nei guai anche Kirishima.

-Bakugou…

-Ma si può sapere che vuoi?

-Io?! Tu ti sei presentato in reparto.

-...

-Complimenti per l’intervento.

-Ma sei bipolare?

-No, ma noto che fai un’ uso molto preciso dei termini tecnici.

Katsuki vorrebbe tornare indietro nel tempo per impedirsi di combinare una cazzata come quella,mettere a dormire la sua curiosità e poi seguirla in un viaggio di sola andata per il divano.

Invece ascolta quello che il Bastardo vuole dirgli.

-Se lo dovessero operare… Tu ci saresti?

-Non ho lo schema completo dei trapianti. La lista è lunga.

-Lo so. Ma si è liberato un posto. Al novanta percento toccherebbe a lui.

-Se non si infila qualche riccone.

-Esatto.

Il silenzio è imbarazzante come poche volte gli è capitato con Todoroki, che nei rapporti sociali è più imbranato di uno specializzando alla prima saturazione.

Katsuki prova un sentimento a dir poco disgustoso, un qualcosa che sente potrebbe farlo cadere dalla stabilità che si è creato, ma che non smette mai di farlo sentire sulle nuvole.

Katsuki non presta attenzione ai dettagli che non riguardano un paziente o un’operazione: non ricorda neanche cosa beva Kirishima, eppure ogni mattina prendono qualcosa al bar da quasi due anni.

Ha invece imparato che Todoroki beve un po’ troppo tè, senza zucchero o limone, lo tiene in un thermos blu e non lo ha mai visto alle macchinette o in caffetteria.

Sa anche che nei momenti di nervosismo il ragazzo tende a diventare più chiuso del normale, cosa di per sé impossibile, ma l’altro riesce sempre a stupirlo.

-Va bene.

Quello che emerge tra strati di tensione e professionalità è un sorriso acerbo e a labbra chiuse, un semplice innalzamento di labbra.

Katsuki pensa di non aver mai visto un'espressione così sincera sul volto segnato di Todoroki.

Si salutano impacciati, entrambi di fretta ma per ragioni completamente opposte.

Ad aver superato il concorso per entrare a lavorare nel prestigioso Yuei, tempio della sanità pubblica giapponese, sono stati in pochi.

Divisi in gruppi da venti circa sono stati poi assegnati a diversi reparti con più tutor o supervisori.

A chirurgia Katsuki ha incontrato Mina, una tipa con i capelli rosa confetto e che vuole essere cardiochirurgo.

Ecco, lei sì che è la regina dei gossip e che presta attenzione ai dettagli.

Per esempio all’inizio della specializzazione si vociferava che Todoroki visitasse regolarmente, una volta al mese, il reparto di psichiatria dell’ospedale.

Ai tempi conoscevano veramente poche informazioni sugli specializzandi di altri  reparti e non ci avevano dato molta importanza.

Al primo incontro con i tutor erano stati presentati:Todoroki, Midoriya, il nerd con cui era andato a scuola e altri due tizi erano a medicina interna.

Che  andava a fare Todoroki in quell’ala della struttura?

Da amanti dei thriller Sero e Kaminari,due ragazzi del suo corso, avevano ipotizzato che l’altro rubasse psicofarmaci.

Katsuki non sapeva se ridere o piangere.

Il problema è che, anche dopo due anni di lavoro, le conversazioni che il suo gruppo ha avuto con il bicolore sono state nulle o incentrate su alcuni casi.

Praticamente, per quanto ne sa, Todoroki potrebbe avere come fidanzata una ragazza di quel reparto.

Altra questione irrisolta: Todoroki frequenta Midoriya, l’unica persone che sembra in grado di fargli spiccicare qualche parola in più di un semplice buongiorno, ma per il resto zero.

Mina dice, tra le tante cazzate che legge in pausa pranzo, che un gay dovrebbe riconoscere un altro gay.

Katsuki non vuole sprecare altro ossigeno.

Che Metà e Metà sia bello è un dato di fatto, anche se non apprezzato da tutti.

Todoroki è riservato, schietto e non sembra provare nessuna emozione a lavoro, quantomeno di tipo romantico.

Può contare sulla punta delle dita le volte che lo ha visto in lacrime, seduto fuori la sala operatoria con le mani sotto la sedia o a sbirciare bramoso le radiografie di un paziente.

Katsuki sente che Todoroki nel suo reparto stonerebbe molto.

Crede che nell’altro ci sia una ferrea logica adatta a medicina interna, dove bisogna tastare, confortare e decidere.

Loro, in chirurgia, agiscono.

Katsuki è il bisturi, Todoroki la mano che lo muove.

Poco prima della fine del suo turno, un giovedì sera in cui sembra che la  città debba essere trasformata nella nuova Venezia,incrocia Todoroki all’entrata del corridoio che collega i loro corsi.

Katsuki si siede su una di quelle scomode sedie in plastica rossa vicino alla macchinetta del caffè.

Todoroki è più accovacciato che seduto,le mani in grembo e la voglia di parlare è inesistente.

Stringe il bicchiere per riscaldarsi, non è neanche sicuro di poter bere quella robaccia.

-Tu bevi troppo tè.

Todoroki lo guarda come se fosse impazzito ed essendo un ottimo medico nelle diagnosi ha sicuramente ragione.

-Prova con del succo alla pera o altro… non fa bene berne troppo.

Katsuki si sente un’idiota:ora dispensa anche consigli non richiesti?

-Grazie?

Todoroki è una persona educatissima; lui al suo posto avrebbe mandato qualcuno a quel paese e senza troppi scrupoli.

Il suo cervello, in seguito faranno i conti,non è ancora soddisfatto.

-Sei un coglione.

Todoroki gli rivolge la faccia che presenta quando  i pazienti non seguono in modo corretto la terapia perchè « Internet ha detto»

-Cosa scusa?

-Sei un coglione.

-Lo hai già detto.Perchè?

-Per… quello che hai fatto oggi. La bambina della 257.

Katsuki punta gli occhi vermigli sul pavimento piastrellato, attende una reazione qualsiasi dall’altro specializzando.

-Mi hai visto.

-Sì: l’hai esaminata tastando la gola e… cos’aveva?

-Meningite.

-Cazzo. Che stadio?

-Recuperabile.

-Mi rispondi a monosillabi?

-Perchè, tra i due il chiacchierone saresti tu?

Katsuki sospira: meglio cambiare argomento.

-Te lo stavo dicendo. Sei un coglione perchè hai diagnosticato una meningite semplicemente con un paio di tocchi, ma di là non ti si vede mai.

-Non è il mio reparto.

-Dovrebbe, medicina interna ti piace, spiegalo perchè non capisco, ma in terapia intensiva ci serve qualcuno di sveglio.

-Midoriya.

-No, no. Il nerd va in pediatria e possiamo anche chiudere il discorso.

-Iida, Uraraka, Yaoyorozu… L’ospedale è pieno di professionisti.

Ma quanto è cocciuto?

-Nessuno farebbe quello che ho visto nella 257.

-Aizawa.

-I vecchi ormai sono rimbambiti e prossimi al pensionamento e…

-Hanno una quarantina d’anni,credo!

-Appunto!

-Bakugou, sei stato inserito nel dipartimento delle risorse umane e non so nulla? Se ci hanno distribuiti in un certo modo avranno i loro ragionamenti.

Katsuki tace assorto.

Si è decisamente lasciato andare, dopotutto non ha un rapporto che si possa definire tale con Metà e Metà.

Il silenzio li avvolge per colmare la stanchezza di fine turno che intorpidisce i muscoli e la testa.

Forse da dire non c’è proprio nulla.

Quello che Katsuki riceve è un muto invito, ma il suo cuore scalpita impetuoso dalla felicità e sente una leggera, ma neanche tanto, aritmia.

Todoroki ha collocato tra le due sedie un porta pranzo rosa glitterato con al suo interno dei biscotti al cioccolato. Katsuki ha la sensazione che quel mero spuntino sia stato preparato alla rinfusa.

-Glitter, veramente?

L’altro solleva stanco le spalle e afferra un biscotto al cioccolato, senza nulla in particolare, sferico e sottile. Lo addenta, chiude gli occhi e Katsuki si sente autorizzato a fare altrettanto.

Ne afferra uno solo nei momenti di distrazione di Todoroki, non vuole dare l’impressione di avere tremendamente fame ma non si azzarderebbe mai a usare le macchinette.

Quando, mezz’ora di macchina e dieci minuti di doccia dopo, si trova a letto ha in bocca il retrogusto di cioccolato mescolato alla menta del dentifricio.

Todoroki, o meglio il suo sorriso contenuto, popola i suoi sogni senza interruzioni.

La mattina prima del fatidico intervento, Katsuki segna costantemente i giorni sul calendario, è nell’ufficio di Yagi Toshinori, uno dei chirurghi più rinomati del Giappone.

L’uomo gli trasmette determinazione in tutta la sua magrezza e Katsuki riesce solo a diventare un po’ più piccolo.

-Giovane Bakugou, hai tutte le competenze richieste e quindi, vorrei che insieme ad altri studenti del mio corso mi affiancassi nell’intervento che si terrà tra poche ore.

Katsuki annuisce serio.

-Inoltre,ti chiedo di continuare a svolgere le tue mansioni per incontrarci alle sei di questo pomeriggio con gli altri colleghi.

L’intervento è complicato, ma sono sicuro che avrà un’ottima riuscita.

Toshinori si alza, sposta la sedia e si incammina verso la porta, in segno di congedo. Katsuki è ben felice di lasciare la stanza per far sbollire quell’aria di nervosismo che lo domina.

-Allora?

-Che volete?

-Eddai, Bakugou! Mina ha detto che ti ha visto entrare nell'ufficio di…

-La solita pettegola. Mi vuole nello staff del trapianto per questa notte*.

E mentre i suoi amici esultano festosi, Todoroki gli riserva uno sguardo carico di fiducia, seminascosto dietro un carrello con delle lenzuola pulite.

Katsuki spera di non deluderlo.

Ha imparato che gli interventi avvengono di notte per non stravolgere la scaletta di un ospedale durante una delle prime lezioni di medicina che ha frequentato all’università.

Per questo ora è sdraiato sul divanetto in raso,l’unica seduta presente in una stanzetta al terzo piano.

Bisogna riposare,ma il ragazzo affianco a lui sembra di tutt’altro umore.

-Vorrei dormire un po’.

In verità vorrebbe dirgli che è preoccupato e che, se continua così, avrà le mani piene di fastidiose pellicine.

Todoroki sembra accorgersi solo ora della sua presenza.

Katsuki osserva la piega compiuta dal camicie quando arriva al ginocchio,i pantaloni azzurrini che coprono le sneakers blu.

-Scusa, esco.

Sta per abbandonare la scrivania su cui era appoggiato, ma il biondo lo ferma tirandogli la manica del camice.

-Sei troppo nervoso, pensa se partecipassi anche tu all’operazione… A quest’ora avremmo dovuto chiamare Kayama- san, l’anestesista.

-Sono agitato.

-Ma va?

-Tu no? Seguo il signor Torino da tempo e… 

-E sei un fottuto cacasotto.

Ouch. Poteva avere più tatto, la tensione che non giustifica le sue parole.

-Ma ti senti? Chi sei per giudicarmi? Lavoro alla sua terapia da quando sono arrivato qui, cazzo, e secondo te non ho fatto di tutto per rimandare l’intervento? Il fegato è troppo rovinato, delle semplici cure non basterebbero per… tenerlo in vita. Ho fatto quello potevo, ma non è abbastanza.

Non lo è mai.

Katsuki si gira verso il muro e chiuse gli occhi, il ragazzo più alto esce dalla stanza, lasciandolo solo e amareggiato.

Alle sei meno un quarto suona la sveglia del cellulare, Katsuki stringe le mani sul camicie, ricorda perfettamente la conversazione avuta con Todoroki.

Deve rimanere calmo, ha un intervento a cui partecipare.

Trova la maggior parte dei suoi colleghi nella stanza adiacente alla sala operatoria, la stessa dove lui e Kirishima sono soliti pulire gli strumenti.

Toshinori, Mina, Denki lo accolgono con un sorriso timido e formale, ma percepisce l’agitazione dei suoi amici, che normalmente sarebbero molto confusionari.

Nota due figure che stonano con l’ambiente circostante: un uomo trasandato contro una parete e una testa inconfondibile affianco.

Aizawa, il responsabile di medicina interna e Todoroki.

Che cazzo ci fanno qui?

La calma riesce a sopraffare il nervosismo: il paziente è stato comunque per molto tempo sotto la loro osservazione, ma…

questo non giustifica la loro presenza.

In caso di confronto, Toshinori li avrebbe riuniti nel suo ufficio.

Non gli resta che attendere..

-Aizawa-san e Todoroki, di medicina interna sono qui con noi per… Ho chiesto anche la partecipazione di Todoroki. 

Credo che un occhio in più possa solo farci bene. Aizawa-san, noi dovremmo iniziare a sistemare le varie cose.

L’uomo dai capelli lunghi li squadra uno per uno, poi si sofferma su Todoroki. La sua mano rimane appoggiata sulla spalla del ragazzo per una frazione di secondo, per tornare nella tasca del camice.

Con un cenno in direzione di Toshinori, Aizawa imbocca il lungo corridoio.

Katsuki non sa cosa pensare: Todoroki era agitato per questo motivo?, o ne era all’oscuro?

Si sente leggermente tradito, ma sa anche di non poter avanzare pretese nei confronti dell’altro.

D’altronde, la fitta dolorosa che sente al cuore non può essere curata con un ciclo di terapia settimanale, mensile o annuale.

Katsuki sente quell ‘ adrenalina familiare scorrere nelle vene ad una velocità preoccupante, come prima di ogni ingresso in sala operatoria.

Chiyo Shuzenji, l’infermiera che collabora sempre con Toshinori durante gli interventi, aiuta Katsuki ad infilare quella scomodissima tuta verde, per di più, puzzolente.

Todoroki è così teso da non fare una piega.

I tavoli in metallo fungono da base momentanea per i vari utensili che Toshinori userà nelle prossime ore: sono tutti in soggezione e nella stanza cala il silenzio.

Katsuki sa di non dover essere così teso, ha partecipato a svariate operazioni ed è un ottimo medico.

Eppure continua a posare gli occhi su Todoroki, l’altro ricambia.

Loro sono fatti di sguardi e non di parole, le azioni sono piccole e spontanee. Katsuki pensa di essere in balia di una tempesta fragorosa e che Todoroki sia la sua scialuppa di salvataggio.

L’orgoglio e le paranoie sono le onde che li allontanano sempre più.

I guanti di lattice si attaccano alle sue mani e quasi non si riconosce: solo gli occhi sono visibili, il viso interamente coperto da una mascherina chirurgica e azzurra.

Le trova incredibilmente insopportabili.

Gli occhi di Todoroki, spaiati e bellissimi, saettando sul paziente, addormentato, poi sulle mani di Toshinori.

Inizia ora.

Tra aperture e drenaggi sono passate ben tre ore, Katsuki continua a chiedersi perchè Todoroki sia lì.

Si trova vicino a Shuzenji- san e Katsuki è pronto a passarle qualsiasi cosa di cui abbia bisogno, sembra che tutto proceda per il meglio.

La macchina alla sua destra produce un rumore scostante e incredibilmente differente dai suoni precedentemente prodotti.

Qualcosa non va.

E prima che possa anche vedere solo una goccia del sangue dell’uomo sul lettino,Todoroki preme sulla parte aperta. 

L’infermiera gli rivolge un cenno orgoglioso, gli porge del filo da sutura e insieme sistemano quella parte, Toshinori continua imperterrito il suo lavoro.

Katsuki pensa che le mani agili e biancastre ,a causa del lattice, di Todoroki siano qualcosa di divino.

La sutura è completata e non ci sono più intoppi.

Sono passate sei ore, Todoroki applica l’ultimo punto alla cicatrice, chiudendola.

Ora li aspetta una bella dormita.

Seguendo la logica, in questo momento sconosciuta, Katsuki dovrebbe recarsi nella saletta adiacente la sala operatoria, rimuovere la tuta, ascoltare Toshinori e poi prendere un pullman per tornare a casa.

Invece, ma non è stupito poi granchè, non perde Todoroki neanche per un secondo, percorrere tutti i suoi passi attraverso la struttura.

Come specializzandi hanno avuto modo di mappare l’ospedale migliaia di volte,quindi sa perfettamente dove si dirige l’altro.

Il cartello appeso alla porta è chiaro, cartone e pennarello indelebile, avvisa a chiunque di non autorizzato di non varcarne la soglia.

In quanto specializzando potrebbe entrarci, anche se nessun superiore chi ha chiesto nulla.

Decide di entrare comunque.

L’odore chimico è amplificato, forse perchè lo sgabuzzino è piccolo o forse perchè è colmo di scaffali che sembrano per scoppiare.

L’aroma fruttato del paracetamolo è diffuso per l’intero ambiente.

A  Katsuki da la nausea.

Todoroki ha la schiena contro una credenza in metallo bianca, gli occhi chiusi e la bocca che sospira.

La stanchezza e la tensione è un’unica coperta che li scalda.

Il loro primo bacio è tutto tranne che romantico. 

Sono sudaticci, stremati e probabilmente vicino ad un crollo di nervi.

-Che ci fai qui, Metà e Metà?

-Sei bravo a comparire nelle situazioni peggiori, eh? Dai Bakugou, per favore.

-Hai scelto il posto giusto.

-...

-Nel caso uno di noi, e tu mi sembri al limite, abbia una crisi isterica, siamo circondati da medicinali.

Todoroki ride e sfodera un sorriso timido.

-C’è odore di paracetamolo alla fragola.

-Bleah, che schifo.

-Delicato.

-Che vuoi? Abbiamo fatto una tirata da sei ore e tu hai salvato la vita a quel tizio… Torito?

-Torino.

-Eh, quello. Una crisetta di nervi mi pare il minimo.

Todoroki ride di nuovo e Katsuki non sa da dove gli venga fuori tutta questa simpatia immotivata.

L’adrenalina gli avrà dato alla testa?

Forse,perchè annulla la distanza che c’è tra lui e Todoroki, arriva quasi alla sua altezza e lo trafigge, occhi negli occhi.

Se l’altro si scansa, Katsuki si maledirà a vita.

Todoroki non va via, rimane esattamente dov’è e lo guara anche lui intensamente.

Il loro primo bacio non è romantico per un’infinita serie di motivi, più o meno importanti.

Nonostante la bocca di Todoroki sia morbida ma secca allo stesso tempo, la puzza di lattice li sommerge, anche se non importa.

Katsuki accarezza con i polpastrelli il segno della mascherina sul viso dell’altro ragazzo, proprio sotto gli occhi.

Con delicatezza si sposta verso sinistra e segue il profilo della cicatrice.

Il loro primo bacio sa di paracetamolo, il retrogusto fruttato e nauseabondo; e un po’ anche di vomito.

Todoroki ha la bocca impiastricciata a causa della bile che minacciava di uscire per la troppa ansia, ma Katsuki è il colluttorio più buono che abbia mai provato in vita sua.

Il loro primo bacio non ha una degna location e probabilmente qualcuno verrà ad aprire la porta per cercare qualche farmaco e li troverà a pomiciare come due ragazzini.

Il loro primo bacio non è romantico, ma scioglie definitivamente i sentimenti negativi che portavano nel petto, un paio di lacrime rigano i loro visi e un ampio sorriso condisce il tutto di sdolcinatezza.

Il loro primo bacio è perfetto.


 

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