Don't forget me

di SamuF94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Prologo

Devo darmi una mossa o anche oggi farò tardi a lavoro. Stavolta il capo potrebbe pure cacciarmi, considerato il mio tempismo che ultimamente è pari a zero. Eppure ero una ragazza molto precisa e puntuale , invece adesso per svegliarmi ci vorrebbe una banda musicale che mi suonasse dentro le orecchie.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio, prendo la borsa ed esco velocemente da casa, ho perso solo 10 minuti in più, fortunatamente l'ufficio è vicino, magari forse Earl, il mio capo, non mi maledirà per aver ritardato di mezz'ora.
Sono le 9:15 in punto. Solamente un quarto d'ora di ritardo, sono soddisfatta di me stessa oggi.
Mi dirigo verso il suo ufficio.
“Buongiorno Earl.”
Sfoggio un sorriso compiaciuto sperando che tutto fili liscio.
“Buongiorno Kathie, dovrò promuoverti per questo quarto d'ora di anticipo sai?” dice sarcasticamente.
“Beh, dovresti, oggi ho fatto proprio un bel lavoro, solo per questo meriterei un aumento.” Dico in modo ironico, ma magari ci provo anche.
“Sisi, come no, ci penserò, adesso vai a lavorare e non dimenticare che a mezzogiorno ti aspetto giú per andare alla partita dei Douglas."
“Va bene capo, ricevuto!”
mi metto sull'attenti e poi corro a sedermi nella mia scrivania.

Da quasi un anno lavoro in un'agenzia di viaggi a New York ed Earl è il mio capo. Io e lui abbiamo da subito avuto intesa e ci siamo avvicinati molto, non per niente abbiamo questa confidenza, l'unico problema è che io lo considero anche un buon amico, lui qualcosa in più e non avrei mai voluto che accadesse.
È una bella persona, non solo nell'aspetto e potremmo anche stare bene insieme, ma nonostante siano passati 5 anni, non riesco ad innamorarmi nuovamente. Non ho più amato nessuno dopo che ho sofferto da matti per ‘colui che non deve essere nominato', lo chiamo così. Ma ormai non ci penso più. Sono andata avanti!

Mi metto a lavoro, devo costruire un itinerario per una famiglia che tra due giorni andrà in Grecia. Mi piace ciò che faccio, ma non era ciò che avevo in mente di intraprendere dopo il Liceo.
Ho sempre sognato di fare l’artista, sono una persona creativa ma purtroppo, per alcune ragioni, mi sono arresa ancora prima di provarci e perciò sono finita qui.

Provvedo a fare gli ultimi accorgimenti e quando ho finito, mi dirigo verso l'uscita dove mi aspetta Earl, come al solito puntuale. Fortuna che la partita inizia tra un’ora.
“Pronta?”
Earl è entusiasta. Il Basket lo appassiona.
Vedessi quanto appassiona me! Eppure devo ammettere che non mi dispiace, è da anni che non vado ad una partita.
“Pronta! Possiamo andare!” Dico.

Durante il tragitto, sento Earl farfugliare parole a cui non faccio nemmeno caso perché immersa tra i miei pensieri.
Mi sento così piena di responsabilità, eppure ho solamente 22 anni, devo imparare molto ancora dalla vita e soprattutto dovrei imparare a realizzare i miei sogni, dopotutto sono ancora in tempo per farlo.
Torno alla realtà e mi accorgo che Earl sta parcheggiando, deduco quindi che siamo arrivati.
In lontananza scorgo lo stadio, è davvero enorme! Ci dirigiamo verso l’entrata e non appena sono dentro rimango stupita dalla sua bellezza. Non ero mai venuta qui.
A dir la verità non so nemmeno contro chi gioca la nostra squadra, quello che so è che gli avversari sono di una città non molto lontana da qui.
Prendiamo posto dalla parte dei Douglas, da qui il campo si vede proprio bene.
Lo stadio è colmo di gente che già urla.
Ad un tratto sento il telecronista parlare al microfono presentando l'entrata dei giocatori. Cosí iniziano ad entrare in fila venendo chiamati per cognome. “Smithers, Erikson, Nilson, Colman….” La voce del telecronista si fa sempre più intensa, i tifosi avversari sembrano impazziti. “E per finire….. Hamilton!”

Alla pronuncia di quel nome, mi pietrifico.

Non posso crederci.. È surreale, sto sognando.

Sento il cuore che inizia a battere a mille.
“Ti senti bene Kathie? Sei diventata pallida!” Earl capisce che c’è qualcosa che non va, ma non riesco a reagire.
“Kathie.. Che succede? Mi senti?” Credo che Earl stia iniziando a preoccuparsi. Devo calmarmi, devo respirare.
“S..sssi..tutto bene.” Cerco di rispondere al meglio possibile.
‘Sicura?”
“Si..ho avuto un piccolo mancamento, adesso tutto ok.” Bevo un sorso d’acqua.
I tifosi esultano e cantano il suo nome ed ecco che lo vedo..
Proprio lí, in quel campo, c’era lui.
La sola e unica persona che ho amato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
6 anni prima.

Il fruscio della pioggia che martella sul vetro mi ha svegliata prima del previsto. Stacco il telefono dal caricatore e guardo l’orario, sono le 6:00 del mattino e fuori è ancora buio.
Provo a riposare un altro po', ma non riesco più a prendere sonno, quindi decido di alzarmi e scendere giù in cucina a prepararmi una tazza di latte con i biscotti.
Mentre aspetto che il latte si riscaldi, sento dei passi.
È Scott, mio fratello.
“Che ci fai sveglio a quest’ora?” Sono alquanto sorpresa che sia in piedi così presto, considerato che ogni mattina devo svegliarlo con i cannoni.
“Non sono riuscito a dormire con questo temporale.” Dice.
“Vuoi anche tu del latte e biscotti?”
“Certo che si, grazie sorella!”
Risponde mentre tira uno sbadiglio.

Scott è più piccolo di me di due anni, infatti per lui da oggi inizia il secondo anno di liceo, per me invece l'ultimo.
Sono sicura che non mi mancherà la Stone High School, è piena di gente ricca che si crede d'essere il centro dell'Universo quando potrebbe essere il centro del bersaglio al tiro con l'arco. Stanno lí, a giudicare qualsiasi persona considerino inferiore a loro, come fossero i padroni della scuola o persino del mondo. Voglio proprio vedere cosa realizzeranno nella vita, gente così non muove nemmeno un dito.

In men che non si dica si sono fatte le 7,30 e tra meno di un'ora dobbiamo andare.
“Vai a prepararti Scott, tra circa mezz’ora dobbiamo partirci.”
Dico a mio fratello mentre finisco di lavare le tazze.

Salgo su per le scale e vado in camera mia a vestirmi, metto un paio di jeans chiari, una t-shirt bianca che come sempre infilo dentro i pantaloni con sopra una giacca lunga nera e le inglesine nere. Dò una boccolata ai capelli e sono pronta.
“Scott, andiamo , altrimenti faremo tardi il primo giorno di scuola e sai che odio fare tardi.”
Mio fratello è un ritardatario cronico, se non fosse per me che ogni mattina lo sveglio a quest'ora avrebbe preso mille assenze, io invece sono l'opposto, sono abbastanza puntuale.

Usciamo di casa e ci dirigiamo verso la macchina.
Considerato che sono all'ultimo anno, ho chiesto a mamma se posso andare a scuola da sola quando a lei non serve, dopotutto, non me la cavo tanto male.

Arrivo a scuola, parcheggio la macchina e mi dirigo verso l'entrata, sono felice, perché finalmente dopo 3 mesi, posso riabbracciare Nicole, la mia migliore amica.
Quasi ogni Estate va con la sua famiglia in campeggio e non possiamo vederci , ma ci sentiamo comunque ogni giorno.
“Hei, hei, hei, eccola, la mia fragolina.”
Sento la voce di Nicole dietro le spalle, mi giro e ci scambiamo un abbraccio infinito.
“Quanto mi sei mancata Niki.”
Io e lei ci conosciamo da quando avevamo 5 anni. Suo papà lavora col mio da ben 23 anni e in poco tempo sono diventati grandi amici, le nostre famiglie stanno sempre insieme , non poteva che essere così anche per noi due.

Una volta entrate, ci dirigiamo in segreteria per ritirare i fogli delle lezioni che abbiamo scelto di seguire poco prima dell'inizio della scuola.
Io e Nicole non abbiamo gli stessi corsi, ci troviamo insieme solo a Biologia e Storia, per il resto, abbiamo scelto materie diverse.
“Hei Kathie, a prima ora ho Fisica e a seconda Francese, ci vedremo alla terza ora a Biologia, a dopo. ” Mi dice Nicole recandosi poi a lezione.
Per me invece la mattinata inizia con la mia materia preferita, Arte e Disegno.

Entro in aula e mi siedo al solito posto dove al momento mi trovo sola e dopo pochi secondi arriva la Professoressa Smith che ci dà il benvenuto. Adoro la Smith, è molto dolce e preparata, mi ha insegnato molte tecniche per quanto riguarda le sfumature in bianco e nero a matita.
“Bene ragazzi, vorrei che disegnaste qualcosa attinente al vostro umore oggi.”
Proprio stamattina mi sento al settimo cielo, non solo per aver rivisto Nicole, ma c’è dell'altro, ho come una sensazione positiva, credo che disegnerò un paesaggio nell’ora del tramonto. Amo il tramonto, guardarlo, mi porta serenità. Quando stiamo per iniziare, sentiamo bussare, la Professoressa Smith alza gli occhi e con la sua voce pimpante dice
“Avanti!” Ci giriamo e vediamo il Preside Connor con accanto un ragazzo, piuttosto magrolino ma alto, capelli castano chi
aro e un espressione un po' annoiata, ha un non so che di strano. “Ragazzi, vi presento Tyler Hamilton, il vostro nuovo compagno. Sono certo che lo farete sentire subito a suo agio.” Dice il Preside per poi andare via.
“Benvenuto in questo corso , Hamilton, sono la Professoressa Smith, se lo hai scelto vuol dire che sei bravo nel disegno, fammi vedere cosa sai fare, ho chiesto di disegnare qualcosa che rispecchi il vostro umore di oggi, prendi posto dove vuoi e comincia.”
Rimango a fissarlo sino a quando non alza gli occhi incrociando i miei. È questione di un attimo e distolgo lo sguardo. Poi sento la sedia al mio fianco strisciare sul pavimento. Si mette a sedere senza aprire bocca, lanciando a stento un sorriso forzato.
“Accomodati pure eh!”
Il suo gesto mi infastidisce, penso sia educazione salutare qualcuno, soprattutto se ti ci siedi accanto.
“Non sapevo dovessi chiedere a te il permesso per sedermi.” Risponde con un tono scherzoso ma nello stesso tempo sarcastico. “Comunque piacere io sono Tyler e tu devi essere Kathie.”
Come fa a sapere il mio nome? Nota la mia perplessità, poi col dito indica il fondo del foglio da disegno dove avevo scritto il mio nome a caratteri cubitali.
“Ah già, si, piacere mio.” Mi sento un po’ in imbarazzo, come se fossi tornata al mio primo giorno di scuola, quando non conoscevo nessuno e dovevo fare amicizia col mio compagno di banco, invece lui, non lo sembra affatto, anzi, ha quell’aria cupa, misteriosa, di qualcuno a cui non importa di nulla.
Prende in mano la matita osservando per bene la punta, dopodiché comincia a lavorare. Mi incuriosisce sapere cosa disegnerà, sicuramente qualcosa molto distante dal mio.
“Bene ragazzi, vediamo cosa avete realizzato.”
La professoressa Smith inizia a girare tra i banchi per dare un’occhiata ai nostri lavori.
Io ho quasi finito, devo solo sfumare il riflesso del tramonto sul lago. Dò una sbirciata al disegno di Tyler e non appena mi giro rimango di stucco.
È fantastico, ha davvero un gran talento! Sembra così reale!
Ha disegnato un ragazzo con le mani in tasca, sotto un cielo notturno che straripa di pioggia e cammina per la strada contornata di case con il viso basso, pieno di gocce d'acqua, come volesse nascondere che insieme ad esse ci siano le sue lacrime. Credo rispecchi perfettamente il suo umore di oggi e quell'aria sempre cupa e misteriosa.
“Ti sei imbambolata? Lo so, sono bravo vero?”
Tyler si è accorto della mia espressione.
“Beh, potresti darti meno arie, ma devo farti i complimenti, sei davvero molto bravo.” Rispondo seriosa.
“Non era mia intenzione darmi delle arie, so di essere bravo, è vietato poterlo affermare?” Ridacchia.
“Ok come dici tu.”
Questo ragazzo già mi dà su i nervi e lo conosco da meno di due ore!

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