Va tutto bene, ma proprio una Weasley?

di Shily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'espiazione sotto forma di adolescente ***
Capitolo 2: *** Ciò che un genitore non dovrebbe vedere ***



Capitolo 1
*** Un'espiazione sotto forma di adolescente ***


Va bene tutto, ma proprio una Weasley?

ovvero di come Draco Malfoy conobbe la fidanzata di suo figlio
 

Draco Malfoy, signore di Villa Malfoy da ormai qualche decennio, non era mai stato dalla parte giusta della storia.
Nossignore!
Sicuramente era stato un bravo bambino, sua nonna non faceva che ripeterglielo ogni qual volta che lo vedeva – accompagnando il tutto con un rigoroso e immancabile buffetto sulla guancia, il massimo di affettuosità che si potesse aspettare da un Malfoy.
E di certo, non stentava a crederlo, era stato una bravo ragazzino: forse dispettoso, a volte eccessivamente viziato – ma chi, d'altronde, non lo sarebbe stato? Va bene, forse non era stato un bravo ragazzino nel senso puro del termine.
Non aveva mai aiutato primini in difficoltà né compagni di scuola a cui si rompeva a borsa nel bel mezzo del corridoio (posto che non ne fosse stato direttamente lui la causa con l'aiuto di un incantesimo). Probabilmente, molti insulti e offese nel corso degli anni erano partiti da lui, e di sicuro aveva attaccato briga ben più di una volta.
Ma da lì a incolonnarlo dalla parte dei cattivi ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto i ponti.
Quello che era certo, e Draco Malfoy ormai era venuto ben a patti con questa evidenza, é che era indubbiamente stato dalla parte dei cattivi a partire da uno specifico momento della sua vita.
Inutile girarci intorno, sarebbe stato futile persino per il più sciocco dei Babbani (ops... alcuni strascichi di antici retaggi che difficilmente lo abbandonavano). Comunque sia, lui di certo non era uno sciocco nella vita e quindi non aveva difficoltà ad ammetterlo: aveva compiuto scelte sbagliate, le peggiori che potesse prendere per l'esattezza.
Ci aveva praticamente sguazzato dentro, fino a toccare il fondo, mettersi comodo e infine uscirne: e a discapito di quel che si dice in giro, non fu certo facile risalire dal baratro una volta entratoci.
A Draco erano serviti anni per riabilitare la sua posizione all'interno della società magica, ma soprattutto un'infinità di tempo per espiare le sue colpe col peggior giudice che si fosse mai trovato davanti nel corso della sua vita: se stesso.
Poi un bel giorno, come accade sempre e nel modo più banale possibile, era arrivata una donna e pezzo dopo pezzo lo aveva ricostruito. Ma non solo!
Astoria Greengrass, da poco uscita da Hogwarts e con solo una vaga idea degli orrori che la guerra aveva portato e lasciato dietro di sé, aveva fatto molto di più: nel riassembrare le varie parti scomposte del rampollo di casa Malfoy, caduto in disgrazia sotto il peso delle colpe e scelte prese sotto l'avventatezza della gioventù, l'aveva rimesso a posto con delle migliorie.
Insomma – come degno protagonista che era stato delle copertine di Strega Oggi –  Draco Malfoy aveva incontrato l'amore e aveva sciolto il suo rinomato cuore di ghiaccio.
Anche qui, ovviamente, da giovane aveva ancora fin troppa rabbia e cinismo covati dentro di sé per poter ammettere di essersi piegato anche lui a un sentimento così femminile e banale: aveva cercato una moglie e si era trovato una ragazzina non ancora matura e assolutamente inadatta al ruolo.
Aveva sperato in una compagna, una consorte che potesse aiutarlo nel ritorno in società, e si era impelagato con una Corvonero fin troppo astuta e poco predisposta verso le sue aspettative.
Ma questo mica l'aveva scoperto subito, no! E menomale, avrebbe aggiunto il Draco Malfoy di qualche anno dopo, perché se Astoria si fosse mostrata sin da subito per quello che era probabilmente lui l'avrebbe lasciata perdere senza troppi preamboli: e invece in lei aveva scoperto un'ottima presentazione per gli altri, un braccio sempre solido durante le serate ufficiali ma soprattutto la donna della sua vita tra le mura di casa, quando i vestiti eleganti venivano riposti nell'armadio e le forcine messe da parte.
I capelli venivano sciolti, il trucco tolto e Astoria tornava a ridere come se non avesse mantenuto un freddo cipiglio fino a quel momento.
Per cui no, Draco Malfoy non era esattamente stato dalla parte giusta della storia, se possibile sarebbe stato più corretto dire che lui aveva avuto alcune possibilità davanti, e aveva avuto l'abilità di scegliere quella più sbagliata possibile.
Ma con la stessa caparbia con cui si era buttato a capofitto in un progetto di certo più grande di lui – e di cui si era reso conto quando ormai era troppo tardi – era poi riuscito a riemergere, con affianco una moglie – una donna, una sorella, un'amica – e un figlio.
Di certo, tra le tante cose, Draco Malfoy non si era mai immaginato padre, e assolutamente non il padre che era diventato: ovvero, il tipo che si scioglie davanti al figlio. Che sia un sorriso, un capriccio, una lacrima dopo una caduta dalla prima scopa giocattolo... in sé, Draco aveva trovato l'ombra del padre che aveva avuto ma, soprattutto, di quello di cui invece avrebbe avuto bisogno.
Ed era stato certamente ripagato dalla vita, ma nonostante ciò Draco non mancava mai di ricordare a sé stesso chi era stato. Come un debito infinito e perenne col passato, che non sarebbe mai riuscito a espiare del tutto.
No, Draco Malfoy non era stato parte dei buoni, e per quanto la figura dell'eroe non l'avesse mai affascinato particolarmente, negli ultimi aveva cercato di dissociarsi dal ragazzino che era stato per avvicinarsi di più all'uomo che Astoria e Scorpius sembravano vedere ogni volta che lo guardavano.
Per cui aveva stretto le labbra e mantenuto il silenzio quando il figlio aveva dichiarato che il Quidditch non gli interessava poi tanto, troppe discussioni inutili. Aveva anche evitato di commentare quando, dopo l'estate del secondo anno – costellata da un insolito via vai di Gufi –, il primo settembre uno dei figli Potter (chi fosse, a Draco, non era mai interessato particolarmente) si era avvicinato a loro con un gran sorriso, aveva alzato un braccio e dato una poderosa pacca sulla spalla di suo figlio.
E chiaramente, da buon padre quale cercava di essere (perché la maturità e la presenza di un figlio gli avevano insegnato che no, a essere genitori non te lo insegna nessuno e soprattutto non c'è mai un momento in cui si smette di provare), si era tenuto ogni commento per sé quando anno dopo anno, primo settembre dopo primo settembre, il suo unico figlio veniva sempre di più assorbito da una folla di teste rosse saltellanti e urlanti.
In lui, ormai, non c'era che un ombra, un rimasuglio del ragazzino cieco e sbagliato che era stato.
Tuttavia, in quella giornata di inizio estate, Draco Malfoy dovette considerare che probabilmente qualcuno aveva decretato che di colpe da espiare ne aveva ancora tante, e gli aveva mandato una sfida inaspettata sotto forma di adolescente davanti la sua porta.
Altrimenti, non avrebbe saputo motivare diversamente la presenza della figlia di Ron Weasley ed Hermione Granger nel suo giardino.


 

*

 

«Draco, tesoro, perché sei impalato davanti la porta?»
Draco Malfoy non si voltò all'arrivo di Astoria Grengrass in Malfoy, piuttosto rimase con la schiena rigida, una mano ferma sulla maniglia e lo sguardo fisso davanti a sé: Rose Weasley gli ricambiava lo sguardo con espressione ferma, il mento verso l'alto e un leggero rossore all'altezza delle guance – unico elemento che potesse contraddistinguere dell'imbarazzo da parte della ragazza.
«Oh!» Astoria si avvicinò con passo lento, quasi strascicato, e si poggiò contro il braccio del marito: «Ma tu sei una ragazza! Un... Weasley, o sbaglio?»
«Non sbaglia, signora» rispose la ragazza, con le mani ben nascoste dietro la schiena per celare un leggero tremore. Draco, nel frattempo, si meravigliò di scoprire che in quella famiglia sapessero parlare anche senza urlare o schiamazzare. «Sono qui per...» si mise sulle punte, allungando il collo, «So che oggi festeggiate... cioè, celebrare il passato compleanno di Scorpius. E ho pensato... sì, ecco... di venire a fare i miei auguri» concluse, ma poi sembrò pensarci e aggiunse: «Di nuovo».
Draco annuì lentamente, mentre Astoria si apriva in un sorriso radioso: dopo anni al suo fianco, ormai, sapeva quasi sempre cosa passasse per la testa della moglie. Così come era ben consapevole di non poter fare nulla per farla desistere quando si metteva in testa qualcosa.
Era stato così quando aveva decretato inammissibile e inaudito che suo figlio festeggiasse i diciassette anni a Hogwarts e lontano dalla famiglia, a tal punto da indire un secondo festeggiamento d'estate e parecchi mesi dopo per riequilibrare quell'orribile affronto (Draco se n'era ben visto dal farle notare che, con ogni più certa possibilità, al figlio invece non era dispiaciuto affatto quel compleanno circondato dagli amici e lontano dalla supervisione genitoriale).
E, ne era sicuro, sarebbe stato così anche in quel momento: l'espressione dell'ex Corvonero, d'altronde, non lasciava spazio a equivoci.
«Ma é meraviglioso!» fu infatti il commento quasi deliziato della donna. «E tu sei?»
«Rose» mormorò la ragazzina, ancora ferma sull'uscio della porta, «Rose Weasley».
«Delizioso. Meraviglioso! Non lo pensi anche tu, Draco?»
Lui annuí, appiattì le labbra l'una contro l'altra e lasciò che la moglie accogliesse quel suo mugolio come meglio le convenisse.
Per Merlino, va bene che cercava di essere un uomo migliore, ma quella era pur sempre la figlia di Lenticchia e Dentoni. C'era da ritenersi fortunato che non si fosse portata dietro anche l'infinita prole di quel culo fortunato di Sfregiato.
«Oh» le labbra rosee e carnose di Astoria si aprirono in una O perfetta, aumentò la presa intorno al braccio del marito e fece un passo in avanti. «Ma tu sei Rose! Per tutti i fondatori... Scorpius mi ha parlato tanto di te!»
Rose a quelle parole parole sgranò gli occhi e, se possibile, divenne ancora più rossa di quanto già non fosse nell'insieme. Draco, tuttavia, non se la sentì di far sentire in difetto la sua inaspettata ospite e se possibile spalancò gli occhi ancora di più.
Scorpius aveva parlato di una ragazza? Di una Weasley? Perché a lui nessuno aveva detto niente?
«Io... ehm... Scorpius é in casa?» chiese infine la nuova arrivata, sconfitta e arresa alla situazione.
L'uomo annuì lentamente, ancora intontito dalla situazione: «W...wimpy!»
Un elfo di piccola statura e con grandi occhi verdi comparve dal nulla facendo trasalire la Weasley.
«Wimpy é qui per lei, signore. Wimpy stava andando dal signorino» si guardò brevemente intorno, «Il signorino ha chiesto a Wimpy... ha chiesto a Wimpy...»
Il volto della giovane Weasley era sempre più deformato da una strana espressione di terrore misto a rabbia, mentre il piccolo elfo di casa Malfoy si guardava intorno incerto.
«... ha chiesto le scorte del padrone! Oh... Wimpy dovrà punirsi... Wimpy dovrà...»
«No!» Esclamò precipitosamente Draco, mentre dietro di lui la ragazza sembrava sul punto di svenire. «Non ce n'è bisogno, é tutto qui. Mio figlio stava solo... scherzando, davvero! Ora, se puoi chiamarlo e dirgli di venire immediatamente all'ingresso.»
Rose si morse il labbro inferiore, guardò attentamente i due coniugi davanti a lei, e infine poco prima che l'elfo sparisse aggiunse precipitosamente: «Per favore! Grazie... ehm... Wimpy.»
Draco fece giusto in tempo a vedere gli occhi dell'elfo diventare acquosi prima che questo sparisse in un pof. Sospirò, avrebbe avuto una lunga giornata davanti.
Cinque minuti, un silenzio imbarazzante e qualche domanda scomoda da parte di Astoria dopo, Scorpius fece finalmente la sua comparsa.
«Wimpy mi ha detto che mi cercate. Non l'avrete sgridato per colpa mia, vero? Pensavo avessi detto che non doveva puni... Rosie!»
Scorpius Malfoy, camicia lasciata fuori dai pantaloni e capelli mai abbastanza in ordine, si fermò all'improvviso nel bel mezzo del lungo corridoio.
Draco, alla sua vista, per poco non alzò gli occhi davanti al rossore e al sorriso che colorarono il viso del figlio alla vista della ragazza: per Salazar, é una Weasley.
«Cosa ci fai qui? Come sei venuta?» in poche falcate coprì la distanza che li separava e, sotto gentile pressione di Astoria, l'uomo fu costretto a farsi di lato per lasciarlo passare.
«James!» Risponde lei e, ora che Scorpius fu arrivato, sorrise e rilassò le spalle. «Certo, non eravamo sicuri che non ci saremmo spaccati. Sai, non ha ancora Materializzato nessuno con lui, ma abbiamo fatto delle prove tra le nostre case e...» si strinse nelle spalle, abbassò lo sguardo e ondeggiò sui talloni, «Ed eccomi qui».
«Perché non me l'hai detto? Sarei venuto io... ti avrei detto come... non ti avrei fatto aspettare!»
Rose ridacchiò – e per poco Draco non fu costretto a trattenere un conato mentre un'insolita acidità gli attraversava le viscere – e si nascose alcune ciocche rosse (Marchio Weasley, tsè!) dietro le orecchie.
«Ma non hai neanche passato l'esame» lo prese in giro e Draco, quasi gongolante, si preparo alla reazione del figlio, da sempre estremamente permaloso e restio ad ammettere le sue mancanze.
Ma, e per poco l'ex Serpeverde non si strozzò con la propria saliva, nulla di ciò che si sarebbe aspettato accadde: tutt'altro!
Scorpius distese le labbra, mostrò i denti perfettamente bianchi e si lasciò andare a una breve e confidenziale risata.
«Si vede che dovrò prendere ripetizioni» ribatté e, davvero, a lui cominciava a servire urgentemente un bagno. «Magari possiamo prenderle insieme, da quel che so hai rimandato il tuo di esame.»
«Oddio» trillò Astoria nel suo orecchio, cercando disperatamente di non farsi sentire, «Sono così carini! Vero, Draco? Sei d'accordo con me, vero?»
«Una vera estasi per le pupille» si limitò a ribattere mentre la giovane Weasley dava una piccola spinta a suo figlio.
«É stato papà, non io. È così terrorizzato che io possa spaccarmi che ha insisto perché prendessi delle ultime lezioni.»
«Ehm...» Scorpius si voltò verso di loro, le mani infilate nelle tasche e uno sguardo eloquente. «Non é che... non avete nulla da fare?»
Ah!
Il signor Malfoy fu sul punto di risponde che no, non aveva proprio nulla da fare. E soprattutto no, non aveva la benché minima intenzione di lasciarmi soli. Ma, ancora una volta, Astoria prese in mano la situazione – e anche quel poco che restava della sua banale esistenza – e batté le mani entusiasta.
«Assolutamente! Noi andiamo, eh. Ovviamente, dirò a Wimpy di portare un altro bicchiere di... succo di zucca o Burrobirra, cara? Oh, beh, faremo entrambi, non darti pensiero,» si fermò, inclinò la testa e passò lo sguardo tra tutti loro, «Perché immagino che Rose rimanga per festeggiare, giusto?»
Sotto gli occhi sempre più inorriditi del capofamiglia, Scoprius lanciò uno sguardo follemente estasiato – follia! Borbottò tra sé e sé Draco – alla ragazza: «Sì, Rose resta per oggi».
Astoria sospirò felice, lo afferrò per la mano e cominciò a trascinarlo lontano da lì. «É stato un piacere, Rose! Davvero, un... sei proprio come Scoprius ti ha descritta,» aggiunse precipitosamente, mentre il figlio cominciava a spingerla delicatamente via, «Un vero splend...»
«Ciao mamma! Ciao papa!»
E fu così che Draco Malfoy si ritrovò spinto via dal suo stesso ingresso, con la progenie di due terzi dei trio che ha salvato il Mondo Magico in casa e un figlio apparentemente fuori di senno. E una moglie assolutamente anticonvezionale, ma a questo ci aveva fatto tristemente l'abitudine.
«Hai visto, tesoro? Non é graziosa? Secondo me proprio sì. E lui? L'hai visto Scorpius? Penso sia innamorato, ma per davvero! Hai visto gli occhi? Gli brillavano in un modo...»
Draco distolse l'attenzione della moglie, portò una mano alla bocca dello stomaco e si chiese se non fosse realmente il caso di raggiungere il primo bagno disponibile.
Nel dubbio, si affacciò con circospezione nel corridoio, individuando in fretta le figure dei due ragazzi.
Finalmente soli, si erano chiusi la porta alle spalle e avvicinatisi notevolmente. Vide Scorpius dire qualcosa, scuotere la testa e passare un braccio intorno alla vita della ragazza.
No!
Rose scoppiò a ridere, gli si strinse maggiormente contro e poggiò la fronte contro la sua spalla.
No, no, no!
Infine, sotto gli occhi sbigottiti e terrorizzati di Draco, suo figlio passò una mano in quella nuvola informe e rossa, sorrise e...
Ecco, Draco Malfoy aveva avuto una condotta di dubbia morale durante la sua vita. Aveva commesso dei passi falsi, enormi e indelebili nei suoi ricordi, e aveva fatto di tutto per poterli rendere, per l'appunto, parte del suo passato. Di un ragazzo che era stato ma che non aveva più nulla a che fare con l'uomo che era adesso.
Tuttavia, a discapito di ogni buona azione e redenzione, vedere suo figlio baciare Rose Weasley nel bel mezzo del corridoio di Villa Malfoy, era più di quanto la sua tempra morale potesse sopportare e si lasciò andare a una di quelle imprecazioni che, se solo le avesse potute sentire, avrebbero fatto inorridire sua madre.


 

*


 

Scorpius passò un boccale di Burrobirra alla ragazza al suo fianco e tornò a poggiarsi contro lo schienale del divano.
«... allora gli ho detto che gli affari sono affari» disse Anderson Zabini, sotto gli sguardi incuriositi di alcuni di loro.
«E nessuno ti ha beccato?» chiese Alayna Goldstein, al fianco dell'inseparabile Cordelia Higgs.
In mezzo a tutti quei Serpeverde, Rose non potè impedirsi di muoversi a disagio nella sua seduta. Un conto erano i pomeriggi con suo cugino Albus, quelli più che piacevoli con Scorpius dietro qualche scaffale nascosto della Biblioteca, o al massimo due chiacchiere scambiate con Jaxon Nott – che alle volte riusciva persino a essere gradevole quando metteva da parte la molestia e scurrilità che lo contraddistinguevano –, tutt'altra cosa era un pomeriggio in compagnia di tutto il sesto (futuro settimo, per la precisione) anno di Serpeverde, con qualche elemento di altre annate.
«Ehi» Scorpius, approfittando della generale distrazione, le si fece più vicino, «É tutto okay?»
La ragazza annuì debole mente, tentò un sorriso e si premette maggiormente contro il bracciolo del divano: «È solo... nulla, davvero, non fare quella faccia! Mi sento un po' a disagio, tutto a qua».
«Ti sei pentita di essere venuta?»
«Ma sei matto?» Rose si guardò brevemente intorno e si fece più vicina, abbassando lo sguardo. «Non hai idea di cosa ho dovuto fare per venire. Albus e Louis erano determinati a non perdersi questa festa, ma James avrebbe potuto smaterializzare solo uno di noi... e così...  »
«E così?» incalzò lui, chiedendosi nel mentre quanto sarebbe stato sconveniente baciarla proprio in quel momento, davanti a tutti e col rischio che suo padre entrasse per un controllo d'emergenza.
«Non pensare male di me» si morse il labbro inferiore. «Albus é casualmente malato a letto e...»
«In 'casualmente' quanti prodotti del negozio di tuo zio rientrano?»
Lei fece una smorfia, impossibile fraintenderne il significato. «Oh, mi stai giudicando!»
«No, no! Te lo giuro, sono... ammirato» sorrise, «E lusingato. E Louis?»
«Con lui é stato più difficile, ormai mi ero giocata la carta dell'infermo con Al, così... ho fatto in modo che mia zia venisse a sapere di...» abbassò lo sguardo, mortificata, «Di quando lui e Frank Paciock sono entrati nello studio di Vector prima dell'esame. Zia lo ha messo in punizione, per la cronaca muoio dai sensi di colpa, e non appena sarò a casa dirò a casa che ero anche io con loro nello studio della professoressa»
«Oh, Rosie,» Scorpius scosse la testa, proprio mentre Anderson cominciava il racconto di una certa scommessa iniziata con il Prefetto di Corvonero, «Proprio mentre pensavo ci fosse una piccola Serpeverde in te, ecco che fai la cosa più Grifondoro possibile».
Rose ridacchiò e fece per rispondere, quando una figura si frappose fra di loro e prese posto al centro del divano.
«Ehi cugino! Weasley intelligente!» Jaxon allargò le braccia lungo lo schienale, quasi li stesse abbracciando entrambi e per nulla intimorito dallo sguardo del festeggiato.
«Ciao, Nott» Rose sorrise, «Come stanno andando le vacanze?»
«Mortalmente noiose» rispose prontamente lui, con una sottile vena teatrale nella voce, «Non credevo, ma mi manca vedere tutte le vostre testoline rosse al tavolo di Grifondoro. E l'allontanamento da tuo cugino mi sta straziando l'anima, ma tutto sommato direi che si può certamente definire una vacanza gradevole la mia. Al che dice, ha smesso di vomitare ogni dieci minuti?»
«Quasi» la Grifondoro ignorò lo sguardo malizioso e complice del fidanzato, concentrandosi su quel bizzarro amico che era lentamente entrato nella sua vita. «Alterna i reflussi gastrici alle pene d'amore, un vero supplizio per James che é costretto a controllare che sia vivo almeno una volta all'ora sotto ordine della zia.»
«Già, già» Nott annuì con espressione terribilmente seria, «Insomma, é in agonia da giorni, nulla che non mi aspettassi. Sentite un po' voi due, a proposito di cuori spezzati...»
«Perché l'idea di una relazione in rotta dovrebbe farti venire in mente noi?» chiese lentamente Scorpius, cercando come sempre di trovare delle risposte che, nel cugino, non avrebbe mai incontrato.
«Mi sembra ovvio! Perché io sono qui per salvare voi due cuccioli indifesi da una sofferente pena d'amore.»
«Hai di nuovo assunto troppi zuccheri, Jax? Eppure credevo di aver detto a Wimpy di non darti nulla che non fosse già stato approvato.»
«Ascolta, Cor!»
«Non chiamarmi così!»
Jaxon alzò gli occhi al cielo, agitò una mano per aria e riprese il discorso con tranquillità: «Consideralo un po' il mio regalo di compleanno, sto per regalarti del tempo  col tuo piccolo fiorellino dei sogni prima che vada in Francia per le prossime settimane.»
A quelle parole qualcosa, sia nella di Scorpius che di Rose, scattò e improvvisamente entrambi si fecero più attenti e seri.
«Oh, vedo che ho ottenuto la vostra attenzione! Ora, vi spiego come... ah, Cor, posso fumare qui?»
«Assolutamente no! E non distratti: Rose e io, soli, come?»
«Oh, tu lascia fare a me» il cugino gli sorride con espressione tipicamente Serpverde.
Un pof li distolse dalla conversazione. Era Wimpy.
«Signore... io venuto per conto del padrone, signore. Io a controllare che signorino ancora qui con tutti» il suo sguardo si posò su Rose e gli occhi, se possibile, le si fecero ancora più grandi e profondi. «Il padrone ha chiesto a Mimpy di controllare... di controllare che il signorino non volesse mostrare alla signorina Weasley la sua personale collezione di modellini di Quidditch» prese una lunga pausa e per poco non scoppiò: «In camera!»
Scorpius passò lo sguardo dal piccolo elfo agli amici che, ora in silenzio, lo osservano chi scettico, chi divertito delle sue disgrazie.
Infine... «Sí, Jax. Facciamo che mi fido, facciamo di sì. Come facciamo senza che mio padre ci scopra?»








Note a pié di pagina: 
Se devo essere sincera non so neanche io perché abbia deciso di impelagarvi in questa mini mini mini long di due capitoli, e di partire per giunta dal pov di Draco Malfoy: masochismo supposto, altrimenti non sapresti proprio spiegarmela. 
Ho cercato di essere il più possibile vedere ai personaggi (in questo caso a Malfoy, l'unico di cui abbiamo ricordi e conoscenze), considerando però l'impatto che la guerra può aver avuto e soprattutto del dopo guerra. Spero non risulti troppo OOC e che questa versione di Astoria, Scorpius e Rose vi piaccia. Sinceramente non apprezzo molto l'idea secondo cui Draco debba proibire al figlio di fare qualcosa o amare chi voglia, anche se questo non gli impedisce di certo di esserne segretamente contrariato.
Ho una visione di Malfoy molto paternalistica, dopotutto sappiamo bene che loro come famiglia sono estremamente votati ai loro cari. 
Infinire... niente, chiaramente ci sono piccoli accenni che non potete capire - Jaxon Nott, Albus e le turbe d'amore, Louis e Scorpius amici - magari un giorno mi andrà di approfondirle. 
Intanto spero vi vada di commentare questa storia perché mi farebbe davvero piacere: tra domani e dopodomani pubblico anche la seconda e ultima parte. 

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Capitolo 2
*** Ciò che un genitore non dovrebbe vedere ***


Ciò che un genitore non dovrebbe vedere

«E quindi» Rose si voltò verso Scorpius, qualche passo più indietro, «Collezioni modellini di Quidditch?»
Scorpius sbuffò una risata, affretto il passo e le passo un braccio intorno alle spalle. «Guarda che é una cosa seria! Sono anni ormai che vado avanti, mi sono rimasti da cercare alcuni pezzi rari e...» si bloccò, interrotto dal leggero ridacchiare della ragazza.
«Scusa! Non volevo, sono sicura che è un hobby di tutto rispetto» si poggiò con la testa contro la sua spalla, mentre continuavano a camminare all'interno del grande parco di Villa Malfoy. «Certo che... é proprio grande qui. L'hai mai visto per intero?»
Scorpius scosse la testa. «Mai in un solo pomeriggio, é impossibile. Sai...» si guardò intorno, stringendosela contro e lasciandole un veloce bacio tra i capelli, «Si racconta che ci sono degli uomini, persi da decenni nel parco di Villa Malfoy. E che quando si sente urlare o sbattere contro le finestre, sono loro che chiamano i loro familiari , qualcuno che possa venire a salvarli».
«E... ed è vero?»
«Ma no» ridacchiò, «Sono solo spifferi di vento. O almeno credo... ci sono cose su cui preferisco non interrogarmi troppo. Non so se la risposta mi piacerebbe.»
Rose inclinò leggermente la testa, quel poco per riuscire a far entrare nella sua visuale il profilo dritto e mascolino del fidanzato. «Tipo, quali cose?»
«Mah... pensieri. Tu non hai mai idee che preferisci allontanare?»
«Tante volte, sì,» annuisce lentamente, «Poi però mi costringo a pensarci, ad alcune di queste. Un po' come quando ho realizzato di essermi presa una cotta più che imbarazzante per Scorpius Malfoy, mica mi faceva piacere, eh».
«Una bella fortuna che allora ti sia incaponita proprio su questo pensiero, o non saremmo qui ora.»
«La sorte era a nostro favore, sì... questo, e il fatto che tu mi abbia baciato a sorpresa.»
Il Serpeverde curvó le labbra verso l'alto in un ghigno e annuì lentamente. «Decisamente una delle mie scelte migliori, non c'è che dire. Non solo ho trovato una buffissima Weasley di cui innamorarmi, ma mi sono anche evitato una punizione. Ricordi?»
«Ricordo che sei un cretino» gli diede un leggero pugno sul petto. «Allora... me li vuoi dire o no questi pensieri a cui non vuoi dare una risposta?»
Scorpius sospirò e scosse la testa. «Sei terribilmente cocciuta.»
«Vero» annuí lei e alzò un braccio per intrecciare le dita a quelle del ragazzo che pendevano dalla sua spalla. «Allora... parli o dove costringerti?»
«Parlo, parlo... é solo che... a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi preso delle decisioni diverse. Cosa ne sarebbe di me.»
«Per esempio?»
«Se te lo dico, cominci a prendermi in giro. Già lo so!»
«Cos... non é vero, assolutamente. So essere molto di supporto e comprensiva.»
«Ma per piacere! Sei la persona meno discreta e opportuna che io conosca.»
Rose gli pizzicò il palmo della mano e si imbronciò. «Mi descrivi semlre al meglio, non c'è che dire... allora, devi farti pregare o vuoi dirmelo?»
Scorpius sbuffò una risata e si allontanò alcuni ciuffi dal viso.
«Beh tipo...» lanciò uno sguardo di sottecchi alla ragazza, sprofondando nell'imbarazzo, «Se non avessi insistito perché il Cappello mi smistasse a Serpverde».
La Grifondoro, a quelle parole, sgranò gli occhi e lasciò cadere il braccio lungo il fianco, a penzoloni: «Non ne sapevo nulla. Dove... dove voleva smistarti?»
«Indovina?» incurvò un angolo delle labbra verso l'alto, sardonico. «Sarebbe stato un suicidio, ammettiamolo. Il figlio di Draco Malfoy a Grifondoro» gli sfuggì una risata priva di divertimento. «Praticamente sarei diventato un fenomeno da baraccone.»
Rose, qualche centimetro più in basso, inspirò profondamente. Per un momento, Scorpius temette che la ragazza stesse per scoppiare a ridergli in faccia prima di accusarlo di non saper far ridere, ma nulla di tutto ciò accadde.
Lei arrestò il passo, si alzò sulle punte e portò entrambe le mani – così piccole e così fredde che Scorpius chiuse gli occhi al contatto – intorno al suo viso. Lo baciò con dolcezza e lentamente, dandogli il tempo di ricambiare e approfondire il contatto.
Non si vedevano che da una settimana e a Scorpius sembrava passata una vita intera dall'ultima volta in cui si erano baciati, nascosti in uno scompartimento abbandonato negli ultimi vagoni, e la fretta di doversi lasciare per tutta l'estate.
«Mi sei mancato» sussurrò Rose, staccandosi con un sorriso da quell'abbraccio improvviso.
Il ragazzo schiuse le palpebre lentamente, cercando di tranquillizzarsi, e prese un paio di respiri prima di parlare.
«E questo a cosa lo devo?»
Rose inclinò la testa di lato, guardandolo con le labbra arricciate. «Odio quando parli di te in quel modo, come se...»
«Fossi il figlio di un Mangiamorte? È quello che sono, Rosie» le pizzicò affettuosamente la punta del naso, riprendendo a camminare con una certa fretta sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
Si affrettò a raggiungerlo, infilandosi sotto il suo braccio e stringendosi contro di lui. «Te ne penti mai?»
«Di cosa, Fiorellino
Lei alzò gli occhi al cielo con un sorriso. «Sono seria, Malfoy. Parlo dello smistamento, ti penti mai di aver chiesto al cappello...»
Ma Scorpius scosse la testa prima ancora che lei riuscisse a finire la frase, e ridacchiò al sentirsi nominare col cognome.

«Rosie, siamo insieme da qualche mese ormai. Non credi sia arrivato il momento di chiamarmi per nome?»
Lei scosse la testa. «Perché dovrei? Ti ho sempre chiamato per cognome, Malfoy.»
«Appunto» le lasciò un piccolo bacio alla base del collo, «Non credi sarebbe più intimo? Propongo cose come: Scorpius, amore mio, luce dei miei occhi...»
Rose scoppiò a ridere, dimenandosi da sotto il corpo del ragazzo. «Ma per me sei sempre stato Malfoy, ti chiamo così anche quando ti penso. E poi, mi piace il tuo cognome, non ci vedo niente di brutto.»
Scorpius si trattenne dallo sgranare gli occhi, piacevolmente colpito da come lei avesse subito compreso qual era il problema dietro la sua richiesta: ma dopotutto, la sua Rosie lo aveva sempre capito più di quanto non facessero tutti gli altri, anche quando sembrava non farlo.
Annuì alle sue parole e la baciò profondamente: «Quindi mi pensi spesso, eh?»

«No, non mi pento. Prima... i primi anni intendo, capitava che questo pensiero fosse fisso. Sai, il dubbio di aver sbagliato, di cosa sarebbe potuto essere. Poi però... sì, insomma, che differenza fa la Casa a cui appartieni? No, no. Ferma» agitò un braccio prima ancora che la ragazza potesse rispondere. «Io so perfettamente l'importanza di dove vieni smistato, che per sette anni la tua Casa sarà come un marchio praticamente... ma tra dieci, quindici, anche trent'anni, che differenza farà aver passato sette anni nella casa di Salazar Serpeverde o di Godric Grifondoro?
«Voglio dire, quello che conta non é comunque quello che sono? Essere smistato in una casa o in un'altra mi renderebbe forse meno... non lo so, meno qualsiasi cosa io sia. Immagino che qualsiasi cosa il cappello abbia visto in me, sia sempre qui, non é certo il colore di una divisa a stabilirlo» parlò velocemente, quasi senza prendere fiato. Infine si voltò verso Rose, a tratti incerto, a tratti in attesa di una conferma da parte sua. «Voglio dire... sono un Serpeverde, ma sei comunque qui insieme a me, no?»
Rose annuì lentamente, si morse il labbro inferiore e si alzò nuovamente sulle punte. Gli piantò le mani con forza sulle spalle, sia per zittirlo che per fermare la corsa che il ragazzo sembrava aver intrapreso da qualche minuto: «Se mi avessi lasciato rispondere» lo guardò con finto rimprovero, «Sapresti che volevo solo dirti che penso tu abbia fatto la scelta migliore. Non perché è importante per tuo padre o perché altrimenti gli altri avrebbero parlato, cosa che per la cronaca fanno lo stesso quindi perché darsi tanta pena? É la cosa giusta perché ha dimostrato che bel cuore che hai e anche perché» sbuffò una risata, «Beh... per tutte le cose che hai detto tu, che ora non posso più dire io o sembrerei ripetitiva. Non é la tua casa a decretare chi sei, Malfoy. Né se sei più coraggioso o più ambizioso, o... più qualsiasi cosa tu voglia essere».
Le labbra di Scorpius si incurvarono in un sorriso malizioso, e terribilmente familiare per lei: «E...?»
Alzò gli occhi al cielo. «E sì, ti amo anche se sei un Serpeverde e anche se fossi stato un Tassorosso o un Corvonero...»
«Non é vero, mi avresti odiato da Corvonero perché sarei stato più intelligente di te.»
«Guarda che non ho problemi col colore della tua divisa, diversa é la questione con il livello di stronzo che riesci a...» ma Scorpius non seppe mai cosa voleva dire perché prima ancora che potesse finire di insultarlo – in modo assolutamente e fastidiosamente adorabile, con quelle lentiggini così in vista e le guance arrosate – l'aveva stretta a sé e avvolta in un bacio che, successivamente, avrebbe potuto descrivere solo come mozzafiato.
«Vieni con me...»
«Malfoy! Lo sai che odio quando mi interrompi.»
«Bugia» la riprese, continuando a tirarla per un braccio, «Adori il modo in cui lo faccio, a volte penso che tu ti metta a straparlare nella speranza che io ti baci».
Rose borbottò qualche insulto a mezza voce prima di stringere con forza la sua mano: era appena inciampata e Scorpius dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere in modo assolutamente inappropriato.
«Mi spieghi perché stiamo correndo... e rallenta un po', miseriaccia
Ancora qualche minuto, due quasi–cadute da parte della ragazza e qualche sghignazzo del Serpeverde, dopodiché si fermarono.
«La vedi quella?»
«Quale?» Rose si mise sulle punte, un leggero affanno nella sua voce che tentava disperatamente di dissimulare. «Quella in alto a destra?»
«No, l'altra. Sulla sinistra, con le tende verdi» lei annuì. «È camera mia.»
«Oh» sorrise, lasciandosi spingere di schiena e dolcemente contro la corteccia di un albero, «Intendi quella con la collezione di modelli di Quidditch?»
«Proprio lei, l'unica e inimitabile» si abbassò a lasciarle un leggero bacio sul collo, nascosto dalle tante ciocche rosse della fidanzata. «Ma soprattutto, sai dove si trova?»
Rose trattenne un sospiro e si issò leggermente sulle punte. «Sull'estrema sinistra? Dietro le tende verdi?»
«Mh–mh... ovvero, esattamente dall'altra parte del maniero rispetto all'ufficio dell'egregio e austero signor Malfoy.»
«Ah» si finse dispiaciuta, «E io che speravo di poter vedere la collezione».
«Sono sicuro che troveremo un modo per ingannare il tempo lo stesso» e si chinò a baciarla.
Le passò il braccio lungo la schiena, fino a stringerle la vita. I loro corpi cozzarono con familiarità e voracità allo stesso tempo, i sospiri si unirono e Scorpius temette di essersi fatto sfuggire un gemito tutt'altro che virile quando la ragazza risalì con lentezza il profilo del suo busto fino a incastrargli le mani tra i capelli.
Tuttavia, si ritrovò a sorridere piuttosto gongolante quando fu Rose a farsi sfuggire il gemito, mentre lui ripercorreva con attenzione e premura il suo collo con le labbra.
«Mal... Malfoy... Scorpius!»
«Mh!»
«Aspetta... ferma...ah
«Sei sicura?» chiese con le labbra curvate in un sorriso e lasciandole un ennesimo bacio. «Non mi sembri molto convinta.»
«Lo sono! Aspetta... dai!» Alzò una mano a fermare quella del ragazzo. «E questo quando l'hai fatto?» Adocchiò sorpresa i primi bottoni della sua camicetta aperti, Scorpius si strinse nelle spalle. «E se ci vedesse qualcuno? E se...»
«Mio padre non passa mai per questa parte della casa, te lo giuro. E se pure lo facesse, dubito si metterebbe a fissare il paesaggio con sguardo romantico, non è esattamente nelle sue corde. Per tutto il resto, Jaxon ha detto che avrebbe mandato delle stelle luminose in cielo per avvisarci di rientrare.»
Rose sospirò, rilassò le spalle e annuí lentamente. «Scusa» si morse il labbro inferiore, «É che... non sono esattamente brava in queste cose».
«Per tutti i capelli bianchi di Salazar, deve essere grave per farti ammettere di non saper fare qualcosa... per essere più precisi, a cosa ci stiamo riferendo?»
«Non mi fai ridere, eh! Parlo di tutto questo: nascondersi, sorridere davanti ai genitori... padri che potenzialmente ti detestano.»
«Mio padre non ti detesta» ribatté lui velocemente, prima di ricevere un'occhiata di biasimo e compassione dalla ragazza, «Non te nello specifico, per lo meno. Sul serio, non prenderla sul personale. É più in sentimento che indirizza indifferentemente a tutti i Weasley... e Grifondoro, ecco» le allontanò una ciocca di capelli dal viso, cominciando a rigirarsela intorno all'indice. «Perché invece non mi dici cosa ti rende nervosa? Ha a che fare con il motivo per cui sei qui, oggi?»
«Sono qui perché mi mancavi e avevo voglia di vederti. É forse un crimine?»
«Rose... Rosie, non c'è bisogno che tu ti metta sulla difensiva. Sto solo cercando di capire, permetterai che io sia un po' sorpreso nel vederti a Villa Malfoy. Non sei mai venuta qui».
«Come facevo a venire se prima del sesto anno ti odiavo?»
Scorpius socchiuse gli occhi. Rose aveva assunto la tipica espressione da discussione: mani sui fianchi, mento in sù e naso arricciato. Avrebbe quasi potuto sbuffare se solo non l'avesse trovata davvero – davvero davvero davvero – carina, così si chinò e fece sfiorare le punte dei loro nasi: «Tu sì che sai sempre come essere romantica, Rosie».
«Lo sai cosa intendevo» alzò gli occhi al cielo e piegò le labbra verso l'alto. «Ho pensato che... insomma, ormai é praticamente un anno che ci frequentiamo e... tra una settimana sarò in Francia, lontana dall'Inghilterra per almeno cinque settimane.»
«Hai pensato potessi essere arrabbiato?»
«Deluso, forse» puntò gli angoli delle labbra verso il basso. «Avevamo fatto dei progetti per quest'estate e io invece me ne vado per più di un mese...»
«Rosie» le alzò le labbra in un sorriso con gli indici, «Ti assicuro che se ci fosse qualcosa che non va, te l'avrei detto. Sono felice che tu vada... guardami, sono serio. È tutto l'anno che non fai che blaterare su come vorresti fare un viaggio in Francia, imparare la lingua... e ora ne hai l'occasione. Che fidanzato sarei se ti mettessi i bastoni tra le ruote?»
Lei sorrise, finalmente, e allungò le braccia fino a intrecciarle dietro il suo collo. «Sicuramente uno molto diverso da quello che sei, e io ti amo davvero tanto. Non cambiare mai.»
«Non è nei miei piani più prossimi, puoi starne certa» le sfiorò le labbra e le mordicchiò la guancia. «Quindi... fammi capire! Hai rischiato di spezzarti, di finire in punizione e hai persino messo k.o. i tuoi cugini... tutto perché avevi paura che io avessi messo il broncio?»
«Così però mi fai sembrare una stupida.»
«Oh, no, Rosie... tu non sei stupida, al massimo ogni tanto dimentichi l'innegabile e strabiliante cervello che mi ha conquistato.»
La ragazza si accigliò, confusa, e si indicò la camicetta sbottonata. «Pensavo di averti conquistato con loro.»
«Anche. Sono un uomo debole, non cercherò di negarlo» si lasciò andare contro di lei, mettendosi più comodo, «Perché non mi racconti un po' di questo viaggio in Francia?» la guardò sospettoso, «Non ci saranno ragazzi, vero?»
Rose rise leggermente e negò, cominciando a scorrergli il dito lungo il profilo del viso. «L'altra settimana è arrivato un gufo da Dominique. Diceva che sua zia Gabrielle... ricordi? La sorella di zia Fleur... comunque, ha invitato i ragazzi, cioè Dominique e Louis, in Francia per l'estate. Loro non erano molto entusiasti perché i loro cugini lì sono molto piccoli, e così hanno chiesto a me e Albus di andare con loro.»
«Beh... una gran bella fortuna, Rosie. Scommetto che hai già fatto una lista dei musei da vedere. Dí la verità, hai già letto almeno due libri sulla storia della Francia?»
Rose abbassò lo sguardo e mormorò a bassa voce: «Solo uno, ero un po' distratta. Continuavo a pensare che a te, papà non faceva che chiedermi il perché del muso lungo e non sapevo che dirgli...»
«Sarebbe stato strano spiegare che non eri più sicura di voler partire perché avevi programmato una giornata nella Londra Babbana con il figlio di Draco Malfoy» scherzò il Serpeverde, leggero e ironico come sempre.
«Beh, ormai non è più un problema, no? Voglio dire, dopo essermi presentata a casa tua... credo non ci sia più nulla da tenere nascosto, giusto?»
«E ti dispiace questo?» Chiese lui con sguardo segretamente indagatore. Aveva un urgente e impellente bisogno di capire qual era la posizione della ragazza sull'argomento.
«Forse non é esattamente come avevo immaginato che succedesse» si strinse nelle spalle, «Però tutto sommato direi che non é andata così male. Voglio dire, tuo padre non ha avuto un infarto e non mi ha maledetta. Possiamo depennare già due delle ipotesi fatte.»
«Rosie...»
«Mh?»
«Visto che tra una settimana partirai e non ci vedremo per un mese, possiamo tornare a baciarci così quando sarai in Francia penserai a me e non ai capelli biondissimi dei francesi?»
Rose rise. «Tanto ho già un platinato, che me ne faccio di loro?» e suggellò le sue parole con un bacio, chiudendo così la conversazione.



 

*



 

«Draco, va tutto bene?»
Il signor Malfoy sobbalzò sul posto, si allontanò di un passo dai tendaggi e si voltò verso la moglie.
«Certo, cara. Stavo solo... controllando una cosa» si morse la lingua.
Astoria entrò nella stanza e gli si avvicinò, tendendo la mano elegante e affusolata perché lui la prendesse. «Posso forse auspicare che tu non stessi cercando di spiare nostro figlio?»
Draco optò per un saggio, e quanto mai colpevole, silenzio.
La moglie non si fece impressionare: non l'aveva mai fatto Astoria. Mai una volta che si fosse fatta intimidire o che avesse abbassato il capo davanti alla figura imponente di Draco Malfoy, ex Mangiamorte prematuro e colpevole di aver partecipato attivamente alla morte di Albus Silente.
Di certo, non si poteva dire che suo marito non avesse una corposa fedina pena alle spalle. Eppure lei l'aveva sempre trattato con la stessa dolcezza e comprensione di due vecchi amici che si scoprono innamorati. Per Draco, conoscere Astoria, era stato allo stesso tempo ritrovare una vecchia amica e presentarsi a una donna mai vista.
«Sai, Draco» lo richiamò dai suoi pensieri, allontanandogli alcuni ciuffi di capelli dalla fronte, «Dovrai convenire con me che è piuttosto sospetto trovarti qui, in camera di nostro figlio. Non vieni mai da queste parti di solito».
L'ex Serpeverde lottò con tutto se stesso per impedirsi di imbronciare il viso e, anzi, mantenere la miglior espressione imperscrutabile di cui fosse dotato.
«Non credevo di dover dare spiegazioni circa i miei spostamenti nella mia casa.»
«La nostra casa, tesoro. Pensavo avessimo già affrontato la questione della comunione dei beni. Se é nostro figlio anche quando viene messo in punizione, allora é la nostra casa.»
«Ed é anche il nostro giardino, mia cara?»
«Per Tosca, no! Quello é indubbiamente mio e apprezzerei che tu continuassi a mantenere la tua bacchetta inadatta e incapace lontano dai miei fiori.»
Draco ridacchiò – sì, avete capito bene: proprio lui! L'invalicabile volto del signor Malfoy venne solcato da un sorriso e, da tanto anni ormai, nulla aveva a che vedere con lo schermo che lo aveva caratterizzato da giovane.
«Sono lieta di come tu abbia distribuito gli spazi nella nostra casa. Saresti così gentile da informarmi di cosa é mio, invece?»
Astoria sbuffò una risata complice e cominciò a guidarlo fuori dalla stanza. «Per cominciare, direi che questa camera di certo non rientrare nelle cose di tua proprietà.»
«E pensare che avrei giurato il contrario» nonostante ciò, non oppose la minima lamentela e si lasciò portare nel lungo e regale corridoio. Dopodiché sospirò, stringendo con maggiore fermezza la mano della moglie. «Ritengo opportuno informarti che tuo figlio é scomparso.»
«Nostro figlio» gli indirizzò un'occhiata, divertita da quel bizzarro gioco, «È fuori in giardino con gli amici. E visto che abbiamo appurato come sia di mia proprietà, direi che non hai motivo alcuno di spiarlo fintanto che é lì».
«Ho dei seri dubbi che in questo momento sia fuori con gli amici.»
«In ogni caso, trovo davvero sgradevole il tuo tentativo di spiarlo. E se ti avesse scoperto? Come gliel'avresti spiegato? E cosa avremmo detto a quella ragazza, che siamo una famiglia di guardoni?» Draco si trattenne a stento dal farle il verso, Astoria sospirò. «Ho un tè che mi aspetta, Draco, e poca pazienza per passare il pomeriggio a decifrare i tuoi silenzi. Vuoi dirmi cosa sta succedendo?»
L'uomo sbuffò, mise su un'espressione accigliata e incrociò le braccia al petto. «Non mi piace questa storia! Avere la figlia di... di... in casa nostra, non mi piace. Non é ciò che volevo e...»
«E da quando conta più ciò che vogliamo noi, da quello che é migliore per Scorpius?»
«E chi lo dice che... quella ragazza sia il meglio?» si trattenne dall'accompagnare le sue parole con una smorfia. Era necessario che tenesse vecchi dissapori e infantili antipatie ben lontane da quella conversazione. «Non la conosci neanche, scopriamo oggi che Scorpius ha una ragazza e...»
«Parla per te! Io lo so da tempo, mi ha scritto una lettera per parlarmene. Non ho bisogno di conoscere questa ragazza per decidere di essere d'accordo, Draco. Per il semplice fatto che nostro figlio è innamorato e felice. E sorride, Draco, e questo dovrebbe essere sufficiente a farti deporre qualsiasi ascia di guerra. Dovrebbe valere più di ogni altra cosa e lo sai bene.»
Draco, tuttavia, decise di voler continuare quella conversazione ancora a lungo e, invece che ammettere l'evidente ragione della moglie, convenne di battere i piedi per terra – metaforicamente parlando, s'intende. Era pur sempre l'erede della prestigiosa e antica casata Malfoy.
«Una lettera? Da mesi? Perché a me nessuno mai dice nulla?»
Astoria sbatté le palpebre, interdetta. «Di tutto quello che ho detto, questa è l'unica informazione che hai assimilato?»
«Questa e tante altre!»
«Per Merlino! Draco, tuo figlio non te ne ha parlato perché aveva paura del tuo giudizio. Voleva essere sicuro che fosse una cosa seria prima, di poter affrontare...»
A quel punto, Draco fu seriamente sul punto di mandare tutto al diavolo e in barba agli ospiti che avrebbero potuto sentirlo.
«Ma sentila! Non mi pare di aver mai fatto mancare nulla a mio figlio, ho cercato di insegnarli tutto ciò che potevo. Sono stato chiaro fin da subito e mai una volta ho fatto commenti o ho lasciato che in sua presenza venissero fatti discorsi...»
«Draco... Tesoro!» Astoria lo raggiunse velocemente, gli passò un braccio intorno al busto e lo guardò dolcemente dal basso. Ogni traccia di irritazione era scomparsa dal suo tono di voce. «Non stavo insinuando questo, non mi permetterei mai. So che padre sei stato per nostro figlio e non avrei potuto sperare in nulla di meglio. Ed è proprio per questo che oggi Scorpius é chi é, e ha deciso di non rivelarti subito di essersi innamorato della figlia di...» si schiarì la voce. «Non voleva darti un pensiero, voleva evitarti il confronto col tuo passato fino all'ultimo. Per te, non contro di te
Draco annuì lentamente, la stessa sensazione di impotenza e inadeguatezza che lo aveva colto da giovane che tornava a prendere possesso di lui.
«È solo che... voglio dire, tra tante ragazze, proprio Rose Weasley? Ho fatto tanto perché potessimo dissociarci da... da tutta quella storia. Affinché il nostro nome potesse ripartire da zero, e ora dobbiamo legarci a loro e le persone torneranno a parlare.»
«Allora lasciali parlare, Draco. Le persone lo fanno sempre e continueranno. Scorpius non é te e quella ragazza non è i suoi genitori» ringraziando tutti i fondatori, avrebbe voluto aggiungere lui, ma si tenne quel commento per sé. «Non lasciare che le vostre colpe ricadano su di loro, fallo per lui.»
Draco prese un respiro profondo, passò una mano ad accarezza il volto segnato dagli anni della moglie e si scoprì guardarla con lo stesso sentimento incondizionato e inaspettato di vent'anni prima.
«Riesci sempre a portarmi sulla retta via.»
«É il destino di noi Corvonero, siamo saggi e più intelligenti dei nostri mariti.»
«E anche piuttosto prevedibili.» Le offrì il braccio: «E ora vieni, cara. Mostrami quelle peonie di cui mi parlavi, credo sia giunto il momento in cui il tuo giardino diventi il nostro. Credi di poterlo sopportare?»
«Oh! Non aspettavo altro. Vedrai, le peonie ti piaceranno, ma i tulipani saranno senza dubbio...»
«Dammi un secondo» la interruppe con un sorriso di scuse, si voltò indietro e si sporse a chiudere la porta della camera del figlio. «Direi che ci sono decisamente delle cose che un genitore non deve vedere, non tentiamo la sorte.»
Astoria gli scoccò un veloce bacio prima di ritornare a parlare – o sarebbe stato più corretto dire a tempestarlo di informazioni non richieste – di fiori e piante.
Certo che, convenne Draco con un ultimo pensiero alla questione generale, suo figlio avrebbe anche potuto impegnarsi un po' di più e guardare un po' oltre il suo naso: una Weasley, per Merlino!

Il signor Malfoy comunque non lo seppe mai, ma l'arrivo di sua moglie Astoria lo aveva certamente salvato da una visione che gli avrebbe tolto il sonno per numerose notti: è infatti di opinione comune che nessun padre vorrebbe vedere il proprio figlio con le mani infilate nella camicetta della propria fidanzata e i capelli scandalosamente stravolti.
Ma soprattutto... tutto questo non con una Weasley!


 

*


 

Draco Malfoy aveva fatto di tutto, nel corso della sua vita, per riabilitare il nome della sua famiglia agli occhi della società. Non era stato facile, no, ma con un po' di duro lavoro e le giuste conoscenze, aveva imboccato la strada verso la risalita.
Nonostante ciò, si era premurato di non dimenticare mai da dove fosse partito: ovvero, dall'anfratto più infimo e basso del baratro in cui era precisato.
Draco Malfoy era perfettamente consapevole di non essere mai stato dalla parte dei buoni nella storia, specialmente considerato che con quei famosi eroi ci si era scontrato più di una volta.
Proprio per questo motivo, e a discapito di tutte le sue iniziative per migliorare il proprio nome, non si sarebbe aspettato mai e poi mai – neanche per tutti i galeoni del mondo – di aprire la porta della Villa e trovarsi davanti niente meno che Ron Weasley.
Per un momento si ritrovò a pregare che quella giornata finisse il prima possibile e, soprattutto, considerò la possibilità di fare un discorsetto al figlio: va bene tutto. Va bene il carattere palesemente poco Serpeverde, va bene ma poca attitudine per il Quidditch, va bene anche certe amicizie discutibili con uno dei Potter... ma Weasley, davvero?
E Draco gli avrebbe parlato, oh quanto avrebbe voluto, se solo poi sua moglie non gli avesse tolto la parola.
Fu quindi in un religioso silenzio – carico di disapprovazione malcelata – che vide Astoria accogliere Lenticchia in casa sua. Non era cambiato poi tanto negli anni: sempre troppo alto, troppo rosso e con l'aria fin troppo stupida.
E fu sempre senza emettere un fiato che Draco osservò la ragazza Weasley e suo figlio comparire da dietro la porta del Salone.
«Papà!» Esclamò lei correndo in contro all'uomo e lanciandogli uno sguardo imbarazzato. «Ma cosa ci fai qui?»
Dietro di loro, Draco scorse facilmente Scorpius che, con ogni probabilità, tentava di mimetizzarsi con la carta da parati: di certo il coraggio e la prontezza di spirito li aveva presi da lui, non c'erano dubbi.
«Che ci faccio qui?» Weasley guardò la figlia con sguardo preoccupato e allo stesso tempo furente. «Rose, sei scomparsa per tutto il giorno. Nessuno dei tuoi cugini sapeva dove fossi, nessuno voleva parlare. Fino a quando... beh, Lily é crollata. La zia Ginny ci ha messo qualche oretta ma alla fine...»
Draco sapeva che avrebbe fatto meglio a star zitto, lo intuiva dallo sguardo ammonitore della moglie e da quello verdognolo del figlio. Ma dopotutto, quando mai lui aveva fatto la cosa giusta?
«Assurdo, Weasley. Non riesci neanche a tenere i tuoi figli sotto controllo per qualche giorno di vacanza che subito li perdi?»
Rose arrossì visibilmente, Astoria assottigliò lo sguardo e Ron punto gli occhi furenti su di lui.
Da Scorpius, ormai, non proveniva neanche più un cenno di vita.
«Non la perdi mai l'occasione per stare zitto tu, eh?»
L'ex Serpeverde si strinse nelle spalle: «Sei a casa mia Weasley, mi hai praticamente invaso. Potrei addirittura parlare di infrazione di domicilio.»
Weasley aprì la bocca per ribattere, infine la chiuse e si voltò verso la figlia, estremamente a disagio. Draco ne fu incredibilmente sorpreso: che Lenticchia avesse messo a bada il suo carattere incandescente?
Certo che i figli facevano proprio miracoli... e a proposito del suo, di miracolo, Draco gli lanciò un'occhiata per essere sicuro che non stesse cercando di soffocarsi.
«Perché non hai detto che volevi venire qui, Rosie? Ci hai fatto morire di spavento.»
La ragazza si strinse nelle spalle ed evitò lo sguardo del padre. «Avevo paura che...» la voce le si fece sempre più flebile, «Che poteste arrabbiarvi.»
«Certo che lo siamo! Come hai potuto pensare di poter venire qua» sbottò all'improvviso e Draco, senza averlo premeditato, scattò in avanti, una mano già pronta ad agguantare la bacchetta, «... Con tuo cugino James. Lo sai che si Materializza da poco, avete rischiato di spezzarvi entrambi. È stato veramente irresponsabile da parte tua.»
Ah!
Draco lasciò andare le braccia, ogni presunta minaccia che abbandonava i suoi pensieri.
Fece giusto in tempo a ridestarsi per sentire la ragazza chiedere se l'avrebbero messa in punizione e la replica del padre: «Beh, sì, sicuramente! Ma tua madre sembra trarre un insolito piacere nel poter dare sfoggio della sua autorità. Perché privarla di questo divertimento? Ci penserà lei».
A quel punto, Weasley si voltò verso di lei e ne oltrepassò la figura, soffermandosi infine su Scorpius.
«Mal... Scorpius, verso metà agosto festeggeremo il ritorno dei ragazzi dalla Francia e il diciassettesimo compleanno di Rose. Sei invitato chiaramente, se vorrai venire. Possibilmente, però, ti prego di trovare un modo legale per venire e che preveda un uso sicuro del tuo corpo.»
Scorpius ribatté qualcosa, Rose abbracciò di slancio il padre e Astoria cercò di intavolare una conversazione.
Draco invece rimase semplicemente paralizzato: suo figlio.... a casa di Weasley.
Meglio: suo figlio, che non aveva superato il dannato esame per la Materializzazione, avrebbe dovuto raggiungere casa di Weasley.
All'idea di doverlo accompagnare di lì a qualche settimana nel luogo che prendeva il nome di inferno nei suoi incubi, Draco sentì nuovamente la sensazione di acidità affiorare.







Note a pié di pagina:
come promesso, ecco la seconda parte - anche se ametto di avere una voglia matta di fare un capitolo bonus sul compleanno di Rose, Mafoy a casa Weasley e tutta la famiglia al completo. Che dire, mi è piaciuto particolarmente scrivere questa mini-long o questa one-shot lunga, a seconda del punto di vista, anche perché mi ha permesso di staccare un po' dalla long Nuova GenerazionexMalandrini che sto scrivendo.
Qui "conosciamo" anche Ron: ammetto di avere un po' pauradi aver fatto un Ron OOC, ma in fin dei conti io non amo molto la visione del fandom che lo vede come un genitore folle, egoista e scorbutico pronto a privare la figlia della sua felicità per i suoi ideali. Sì, insomma, Ron forse non è un Santo né tantomeno il ragazzo più comprenviso del mondo, ma di anni ne sono passati dal Ballo del Ceppo, ha vinto una guerra, è maturato. 
Che dire? Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.

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