Wachawi

di la_pazza_di_fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 42: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Jerome sbuffò per l’ennesima volta in pochi minuti. Non capiva perché quel giorno gli stava andando tutto, si proprio tutto, di merda.
Non solo non gli era suonata la sveglia di prima mattina ma la sua macchinetta del caffè aveva deciso che rompersi fosse la soluzione migliore. I suoi genitori erano entrambi a lavoro e quindi nessuno lo aveva avvisato del suo colossale ritardo e nemmeno suo fratello era a casa visto che era andato nella sua prestigiosa scuola. Jerome non aveva mai capito come mai suo fratello avesse scelto una scuola privata ma non si era informato più di tanto perché non gli interessava minimamente.
La sua giornata però non poteva minimamente andar peggio di così, o almeno era quello che aveva pensato prima di forare entrambe le ruote della bicicletta e essere stato completamente bagnato dalla testa ai piedi da una macchina che era passata a tutta velocità al suo fianco prendendo la pozzanghera poco più in la.
Gli stava davvero passando la voglia di andare a scuola completamente zuppo. Per non parlare del tremendo ritardo in cui era in quel momento! Avrebbe spiegato dopo quello che era successo ai suoi genitori.
Si girò per tornare indietro quando si bloccò di colpo completamente terrorizzato. Davanti a lui, sotto la pioggia battente, vide una figura di forma canina che però non aveva niente di un cane se non la forma. La cosa che lo terrorizzava di più erano gli occhi rosso fuoco che lo stavano guardando intensamente per non parlare delle squame e corna che adornavano la sua testa.
Jerome iniziò a camminare all’indietro sperando che la bestia non si accorgesse di quello che stava facendo, ma il lupo non sembrava cadere nel suo tranello, anzi si avvicinò velocemente verso di lui per poi saltare verso di lui. Jerome urlò completamente spaventato e lasciò cadere la bicicletta completamente inutile a terra per poi correre come un matto per scappare da quella bestia. Non poteva essere tutto un suo sogno visto che si era anche dato parecchi pizzicotti ma gli avevano fatto tutti male.
Sentì perfettamente la bestia emettere un ringhio e saltare, proprio in quel momento inciampò finendo di faccia a terra. Si girò verso la bestia notandola troppo vicina per i suoi gusti e in un gesto istintivo si coprì con le braccia, come se il tutto potesse impedire a quella bestia di fargli del male. Però il colpo della bestia non arrivò mai.
Jerome ancora completamente terrorizzato sbirciò tra le braccia e sgranò gli occhi accorgendosi che intorno a lui stava vorticando dell’acqua, precisamente quella della pioggia, e che era stata proprio quella a difenderlo dall’attacco della bestia. Felice, anche se stranito, da quello che aveva scoperto abbassò le braccia. Non l’avesse mai fatto visto che come abbassò le braccia la barriera d’acqua che lo stava proteggendo cadde e la bestia fece per saltare nuovamente contro di lui ma una corrente d’aria la fece saltare via.
Jerome guardò stupito la bestia che ringhiando scappò con la coda tra le gambe. Il moro allora si girò nella direzione dalla quale era venuta la corrente d’aria e guardò curioso la donna bionda che indossava un lungo vestito bianco che aveva ancora lo sguardo puntato nella direzione della belva. Quando però la donna spostò lo sguardo su di Jerome il ragazzo deglutì notando gli occhi completamente bianchi della donna.
-stai bene?- gli chiese avvicinandosi e Jerome riuscì solo ad annuire ancora scosso per quello che era successo. -allora alzati, solo tu e io abbiamo visto il riforgiato quindi i passanti inizieranno a chiedersi cosa ci fai a terra- continuò la donna incrociando le braccia al petto.
Jerome abbastanza intimorito dalla donna fece come gli era stato detto e sentendosi completamente zuppo dalla testa ai piedi, sperava solamente di non essersi preso un raffreddore.
-cos’era quel lupo?- trovò il coraggio di chiedere Jerome.
-non era un lupo ma un riforgiato- spiegò la donna -è stato formato da parti delle creature elementari e se non ti fossi scudato utilizzando inconsciamente il tuo potere non saresti sopravvissuto prima del mio arrivo-
-e cosa sarebbe un riforgiato e soprattutto in che senso ho usato il mio potere? La magia non esiste- disse completamente sconvolto Jerome. Quella donna era strana e lo diventò ancora di più quando gli sorrise.
-vieni con me e scoprirai tutto, non posso parlartene qui-
-ma devo andare a scuola- cercò di dire Jerome ma la donna scosse la testa.
-tu non sei fatto per quella scuola. Vieni con me- la bionda gli porse la mano e titubante Jerome fu costretto ad accettare, sperava solo che fosse un suo brutto incubo e di risvegliarsi il prima possibile nel suo letto a casa.
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Jerome si stava tenendo lo stomaco per non rimettere quello che aveva mangiato velocemente a colazione. Quando aveva preso la mano della donna era stato come strattonato e il suo stomaco aveva protestato tanto da farlo piegare in due per il dolore.
Quando però il ragazzo alzò lo sguardo restò sorpreso nel trovarsi davanti un enorme castello medievale che però non sembrava uno di quelli antichi e diroccati ma come se fosse stato costruito da poco. Più avanti di lui la donna bionda aveva preso a camminare in direzione dell’ingresso del castello e dopo un po’, cercando di riprendersi il più possibile, anche Jerome la raggiunse continuando a guardarsi intorno e chiedersi cosa si fosse mangiato la sera prima per fare un sogno del genere.
Solo quando si avvicinarono abbastanza all’ingresso Jerome iniziò a notare la presenza di tantissimi ragazzi in divisa, una divisa che vista velocemente gli sembrava molto simile a quella che indossava su fratello ogni mattina solo che la sua cravatta era di un blu elettrico bellissimo mentre quelle che indossavano i ragazzi che erano passati li vicino l’avevano verde.
-dove siamo?- chiese titubante Jerome avvicinandosi ancora di più alla donna notando che tutti i ragazzi che la notavano chinavano il capo per salutarla.
-siamo a Wawi, la scuola di magia elementare. Quello che hai fatto prima per difenderti da quella bestia era una magia elementare-
-non ti sto seguendo- disse Jerome continuando a guardarsi intorno cercando soprattutto di uscire da quell’incubo.
-per quelli come te all’inizio è difficile accettare una verità celata agli occhi degli altri, ma lo farai ben presto- gli disse semplicemente la donna entrando nell’edificio. Jerome sospirò e continuò a seguire la donna all’interno del castello chiedendosi dove stessero andando e soprattutto perché lui era li.
-Alexander- disse la donna facendo aggrottare la fronte a Jerome, Jerome che vide un ragazzo dai capelli rossi sbuffare e con aria scocciata dirigersi verso di loro.
-che vuoi?- chiese scocciato il ragazzo alla donna guardandola male con i suoi occhi nero pece.
-questo ragazzo è appena stato attaccato da un riforgiato…-
-e io che centro? Devo andare a lezione- brontolò il rosso interrompendola e la donna alzò un sopracciglio quasi scettica.
-ma se arrivi sempre in ritardo, comunque ti ho bloccato perché aiuterai tu questo ragazzo con le lezioni di recupero- disse convinta la donna incrociando le braccia al petto mentre il rosso sgranava gli occhi.
-perché io?-
-perché ho visto prima te e mi fido del fatto che tu sappia le cose meglio di altri. A dopo- e così dicendo la donna continuò a camminare. Jerome la guardò per poi spostare lo sguardo sul rosso che lo stava guardando quasi con odio. Sentendosi troppo esposto a quello sguardo corse nella direzione nella quale era scomparsa la donna sperando di ritrovarla.
-Jeje?- sentendosi chiamare da una voce conosciuta si girò di scatto per poi sgranare gli occhi. Suo fratello, che era anche l’unico a chiamarlo in quel modo, lo stava guardando tra il sorpreso e lo sconvolto. -che ci fai qui e perché sei completamente bagnato?- gli chiese avvicinandosi velocemente preoccupato.
-signorino Jhonson conosce questo ragazzo?- chiese la bionda avvicinandosi ai due.
-si, è mio fratello- rispose velocemente Caleb -che è successo?- chiese allora alla bionda.
-è stato attaccato da un riforgiato poco fa e ha creato uno scudo con la pioggia che stava scendendo. Signor Jhonson posso sapere perché la sua famiglia non ci ha avvisato di avere un altro figlio? Avremmo evitato questa situazione- a quelle parole Caleb guardò nervosamente Jerome prima di riguardare la donna che aveva difronte mordendosi il labbro non sapendo cosa fare.
-cosa mi stai nascondendo?- chiese allora Jerome che oramai conosceva bene i gesti del fratello. Caleb sospirò chiudendo gli occhi prima di spiegare la situazione:
-ecco Jeje, Jerome, non è proprio mio fratello di sangue- Jerome sgranò gli occhi paralizzato, in che senso non era veramente il fratello di Caleb. -mi dispiace dirtelo in questo modo- disse poi il castano in direzione del moro che aveva lo sguardo vitreo oramai. -i miei genitori ti hanno trovato davanti alla porta di casa quando io avevo due anni, noi siamo wachawi da generazioni e per questo mi hanno detto che non eravamo veramente fratelli e di non rivelarti la mia vera natura, ma a quanto pare lo sei anche tu-
-quindi non lo sapevate- concluse la bionda massaggiandosi il mento pensierosa -potrebbe anche essere stata la vostra influenza a fargli sviluppare i poteri, è una cosa che possiamo prendere in considerazione- Jerome però non la stava ascoltando si stava guardando le mani in completo imbarazzo e soprattutto si sentiva inutile.
-Jeje?- provò a dire Caleb notando lo stato in cui era finito il fratello -ehi- continuò poi abbracciandolo nonostante fosse completamente bagnato -anche se non siamo realmente fratelli tu sarai sempre il mio piccolo fratellino- gli sussurrò all’orecchio e Jerome dopo quelle parole si strinse ancora di più tra le braccia del fratello. Tutto quello era assurdo e lui ancora non riusciva a crederci.
-vi lascio un attimo da soli, più tardi raggiungetemi nello studio del direttore- disse la donna e Caleb annuì visto che Jerome non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare.
-grazie Sibilla- gli rispose poi il castano -dai ti porto nella mia camera cos’ ti asciughiamo un po’, rischi di prenderti un raffreddore- Jerome annuì e seguì il fratello incurante della strada che stavano facendo.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-quella donna si chiama Sibilla?- chiese Jerome una volta uscito dal bagno della camera di Caleb con addosso i vestiti di ricambio del castano.
-no, è una sibilla. Un oracolo. Il suo nome è Ayaka ma noi la chiamiamo Sibilla per referenza è una delle persone più importanti qua dentro. Credo che abbia visto quello che stava per succedere a te e per questo è venuta a prenderti- spiegò Caleb sedendosi sul suo letto pensando come i suoi vestiti stessero davvero larghi a suo fratello.
-quindi è qui che resti quando non torni a casa- sussurrò Jerome guardandosi intorno e notando che la camera aveva ben due letti.
-si, ogni tanto facciamo corsi aggiuntivi o comunque missioni e chi come me viva con la propria famiglia rimane a dormire-
-alcuni non lo fanno?- chiese curioso Jerome.
-molti preferiscono restare qui perché è anche più comodo per continuare a studiare, ma altri preferiscono tornare a casa. Quelli che non nascono da famiglie di Wachawi rimangono sempre qui per non insospettire la famiglia- spiegò il castano rifacendosi il nodo alla cravatta. Cravatta che Jerome osservò attentamente.
-la tua è blu, in cortile ho visto solo ragazzi con la cravatta verde- sussurrò Jerome confuso da quella cosa -ha un significato particolare?-
-siamo divisi in base all’anno. Quelli con la cravatta verde sono del terzo, io faccio il quarto- spiegò Caleb con un’alzata di spalle. -devo spiegarti davvero tante cose- aggiunse poi sussurrando.
-quindi riusciamo a controllare l’acqua?- chiese ancora Jerome lanciando una veloce occhiata ai suoi vestiti ancora completamente bagnati.
-non proprio. Possiamo controllare i quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Però non tutti, ognuno di noi ha una predisposizione per un solo elemento e sono abbastanza sicuro che il tuo sia l’acqua- spiegò Caleb mentre muoveva con calma le mani facendo si che la piantina posta sul davanzale inizia a tremare leggermente per poi far uscire la terra al suo interno che iniziò a comporsi in forme strane. -il mio è la terra-
-quindi gli altri non li sai dominare?- Jerome si sedette affianco a Caleb osservandolo fare quella magia ancora incredulo di quello che stava vedendo.
-poco, il giusto per poter fare qualche piccolo trucchetto ma ho bisogno che qualcun altro stia al mio fianco perché potrei perdere il controllo- Caleb smise di dominare la terra riponendola cautamente al suo posto.
-okay, ma chi sono i riforgiati?- chiese ancora Jerome. Voleva conoscere di più sulla bestia che aveva cercato di uccidere. Calab sospirò.
-c’è sempre una parte oscura in qualcosa di bello come il nostro potere. Non ti sto a spiegare tutto nel dettaglio perché lo farai meglio nelle lezioni di storia ma sappi che c’è una persona che sta cercando di aumentare i suoi poteri e per farlo utilizza il sangue delle creature elementare. I pezzi che gli rimangono di queste creature li fonde con la sua magia per creare i riforgiati che obbediscono solo a lui-
-aspetta quindi noi combattiamo contro quello che sarebbe il cattivo di turno nei fantasy?- Jerome era tra il sorpreso, perché non si aspettava un riscontro del genere, e il spaventato. Sapeva troppo poco per mettersi a combattere con qualcuno.
-certo che no! Noi siamo studenti, stiamo ancora imparando ad usare i nostri poteri. Di quel pazzo se ne occupano quelli che hanno già finito la scuola e che soprattutto fanno parte della guardia dei Wachawi. I nostri genitori non ne fanno parte, lavorano nella biblioteca magica che si trova poco dopo Wawi-
-aspetta non c’è solo questo castello?-
-no, questa è la scuola ma se fai qualche chilometro arrivi alla capitale e anche unica città del nostro regno- spiegò ancora Caleb. -ma non ti preoccupare di questo, adesso stai facendo troppe domande che richiedono informazioni troppo elaborate e se continuo a spiegarti tutto inizi a non capirci niente. Sono convito che studierai tutto nei prossimi giorni quindi non avere fretta-
-come vuoi- sussurrò Jerome che voleva capire per non ritrovarsi con mille domande in testa e soprattutto per accettare definitivamente quello che stava succedendo. Gli sembrava così tutto strano e innaturale. Per non parlare del fatto che ancora non si era del tutto reso conto che quello che aveva affianco e che aveva considerato per anni il suo fratello maggiore in realtà non lo era.
-non prenderla male ma sono davvero troppe cose da capire in una sola ora. E poi dobbiamo anche parlare con mamma e papà di questa storia-
-già con i signori Jhonson- sussurrò Jerome ancora evitando lo sguardo di Caleb.
-non lo dire nemmeno! Anche se non sei realmente mio fratello a livello affettivo lo sei quindi non farti strane idee-
Jerome annuì e mentre faceva ciò si girò verso la porta visto che l’aveva sentita aprirsi e guardò curioso il nuovo arrivato che aveva la stessa divisa di Caleb con l’unica differenza che la sua cravatta era di un viola scuro tendente al nero. Anche il nuovo arrivato lo guardò curioso per poi lanciare un’occhiata interrogativa a Caleb.
-Luke! Scusa è successo un casino, comunque lui è mio fratello Jerome. Jeje lui è il mio compagno di stanza Lucas- fece le presentazioni Caleb alzandosi velocemente dal letto e guardando Lucas scusandosi con lo sguardo per quella situazione per nulla normale.
-non ti preoccupare, poi mi spieghi tutto. Piacere- rispose Lucas sorridendo in direzione di Jerome che leggermente a disagio strinse la mano del moro che aveva difronte. Quel ragazzo era altissimo e soprattutto aveva un tale portamento che incuteva timore.
-sei al primo anno?- chiese poi Lucas a Jerome che rimase interdetto da quella domanda -non avendoti mai visto prima suppongo di si-
-è complicata la questione, teoricamente dovrebbe essere al secondo anno ma non so cosa deciderà il preside- rispose per Jerome Caleb ricordandosi anche in quel momento che dovevano assolutamente andare a parlare con il preside.
 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


-quindi è lui il ragazzo di cui mi parlavi- disse il preside alla Sibilla osservando attentamente Jerome che era seduto rigido per la tensione davanti all’uomo. Caleb era al suo fianco ma anche lui era teso. Di certo quella non era una situazione normale. -per fortuna siamo riusciti a trovarti prima che quel riforgiato ti mettesse le zanne addosso anche se non ho ancora capito per quale motivo ti abbia attaccato-
-c’è solo un motivo per quale può averlo fatto- disse invece Ayaka osservando attentamente il moro e attirando su di se lo sguardo curioso di Caleb -Jerome Jhonson nonostante non sia un Wachawi dalla nascita ha sviluppato poteri molto forti, forse anche di più di quelli di wachawi che sanno di esserlo. Non si spiega altrimenti come abbia fatto a creare una barriera molto grande utilizzando la pioggia. Ho visto chiaramente che non ha usato l’acqua sull’asfalto ma quella che stava scendendo. Un wachawi dal grande potere è sempre preda del riforgiatore- spiegò la donna. Jerome aveva capito poco e niente del discorso della bionda ma aveva perfettamente intuito di non essere poco speciale.
-questo risponde ad alcune domande allora- disse il preside togliendosi quasi in un gesto nervoso una ciocca di capelli rossi dal volto. -Jhonson, Caleb- specificò l’uomo -non vi siete mai accorti dei suoi poteri?-
-no signore. Non l’abbiamo mai presa in considerazione una cosa del genere quindi non siamo stati attenti anche se sono sicuro che se avesse fatto qualche piccola magia ce ne saremmo accorti. Credo che oggi sia stata la prima volta- rispose sinceramente Caleb lanciando poi un’occhiata al fratello. Di certo se ne sarebbe accorto no?
-va bene allora. A questo punto non possiamo fare altro che ammettere Jhonson qui, sarebbe un pericolo se non riuscisse a controllare i suoi poteri. L’unica cosa un po’ strana è il fatto che dovrebbe iniziare dal secondo anno e non sono sicuro se sia il caso-
-ho già chiesto a uno studente del terzo anno di fargli lezioni di recupero e ha accettato senza problemi- disse Ayaka lanciando un lungo sguardo in direzione del preside che la guardò alzando impercettibilmente un sopracciglio prima di annuire.
-va bene allora, che secondo anno sia visto che hai dei forti poteri. Se però le lezioni aggiuntive non si rivelassero utili ti farò retrocedere al primo anno- concesse il preside mentre Jerome annuiva sicuro che sarebbe retrocesso al primo anno, non perché non si sentiva fiducioso nelle sue capacità, se ci si metteva d’impegno riusciva a fare tutto, il problema era l’insegnate che gli era stato assegnato: Alexander sembrava poco propenso ad aiutarlo. Diversamente da quanto aveva detto la sibilla al preside.
-per oggi niente lezioni visto che è quasi ora di chiusura, Caleb sei ovviamente esentato dal seguire le ultime lezioni visto che devi aiutare tuo fratello. Per il resto uscendo potrai provarti le divise per prenderne una del tuo anno e da domani inizierai le lezioni. Ora andate- così dicendo i due ragazzi salutarono i due e uscirono dall’ufficio del preside diretti verso la sartoria del castello dove Jerome si provò le divise per poi prendere quella della taglia giusta e dirigersi a casa insieme a Caleb.
-gialla- sussurrò una volta arrivati Jerome notando anche che dei genitori non c’era ancora traccia -quanti colori ci sono?-
-te l’ho detto prima ogni anno ha il suo colore distintivo. Ci sono sei anni in totale e partendo dal più basso i colori sono: rosso, giallo, verde, blu, viola e nero- elencò Caleb buttandosi a peso morto sul divano per poi indicare a Jerome di fare lo stesso. Il moro non se lo fece ripetere due volte.
-quindi le camere sono a caso e non seguono gli anni. Tu stai con uno più grande-
-in realtà nelle camere c’è sempre uno dello stesso anno, solo che quando sono arrivato io noi ragazzi eravamo dispari e io sono rimasto senza compagni. L’anno prima Luke ebbe la camera singola per lo stesso motivo e quindi hanno pensato di unirci. Io sono anche nel piano sbagliato- rise Caleb.
-e io? Sono arrivato quasi a metà anno, non troveranno mai una camera libera al secondo anno!- protestò Jerome iniziando a mordersi il labbro in ansia.
-stai tranquillo, un modo lo troveranno anche perché con le lezioni in più che devi seguire resterai quasi sempre li- cercò di tranquillizzarlo Caleb. -comunque chi ti hanno assegnato del terzo anno? Pensavo ti dessero uno del quinto o del sesto-
-un certo Alexander, ha i capelli rossi lunghi fino alle spalle e…- iniziò a spiegare Jerome ma Caleb lo interruppe.
-era palesemente scazzato?- gli chiese quasi con il sorriso sulle labbra e Jerome annuì.
-allora è Aje! Lo conosco, fa parte del mio gruppo di amici, si anche se è un anno più piccolo di me. Tranquillo sembra pessimo ma è uno dei migliori quando si tratta di spiegare i concetti ed è anche il figlio del preside- spiegò Caleb per poi vedere la faccia pallida del fratello -okay forse questo non te lo dovevo dire anche perché lui odia essere paragonato al padre o avere gente intorno che lo considera solo perché è il figlio del preside. Fai come se non ti avessi detto niente-
-è un’informazione difficile da dimenticare-
-eccoci!- gridò Lisa entrando in casa con un sorriso sulle labbra nonostante la stanchezza evidente sul volto seguita a ruota dal marito che fece un cenno con la testa per salutare i due ragazzi.
-tutto bene? Novità sui libri rubati?- chiese Caleb prontamente mentre Lisa e Albert lo guardavano quasi straniti dalla sua domanda e Jerome si chiese di quali libri stesse parlando Caleb anche se solo dopo ipotizzò che quel discorso lo avevano fatto quando lui non c’era.
-nessuna anche se li stiamo cercando- rispose allora Albert per togliere il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare -tutto bene a scuola a voi?- chiese poi ai due ragazzi per cambiare argomento.
-oh si una giornata normalissima: mi sono svegliato tardi, ho forato le ruote della bici, una macchina mi ha inzuppato d’acqua, un rifoqualcosa ha provato ad uccidermi, ho scoperto che esiste una scuola di magia, che non sono veramente vostro figlio e che posso controllare l’acqua. Si tutto perfettamente normale- disse Jerome mentre Lisa e Albert lo guardavano completamente sbigottiti.
 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


-un riforgiato ti ha attaccato?- chiese per la quinta volta Lisa.
-si mamma! Per fortuna lo ha trovato Ayaka- rispose Caleb bevendo con calma il suo bicchiere d’acqua -secondo lei i suoi poteri sono molto forti- continuò guardando Jerome che stava mangiando con lentezza le sue patatine fritte. Avevano ordinato la pizza solo perché Lisa e Albert non avevano avuto nessuna intenzione di cucinare ma voleva assolutamente capire cosa fosse successo al figlio.
-ora potremmo stare più tranquilli- disse Albert -sapervi entrambi a Wawi significa che state bene e in ottime mani, anzi con la situazione che sta peggiorando vi chiederei anche di rimanerci tutti i giorni-
-ma…in che senso peggiorando?- chiese Caleb.
-un riforgiato ha attaccato la biblioteca oggi ed era molto più forte degli ultimi che avevamo affrontato. Il riforgiatore sta diventando ogni giorno sempre più forte e i libri che sta rubando aumentano sempre di più- spiegò Albert guardando preoccupato i due ragazzi -preferisco sapervi entrambi al sicuro a Wawi e non uno li e uno qui con zero conoscenza sul nostro mondo- con l’ultima frase guardò soprattutto Jerome che annuì.
-ma chi è il riforgiatore? Ha almeno un nome?- chiese il moro lasciando momentaneamente le patatine. Voleva una risposta.
-non lo sappiamo. Lui si firma sempre così- rispose Lisa -e si, abbiamo provato a capirlo ma non ci siamo mai riusciti-
-è un Wachawi no? Non basta cercare in tutti gli annuali a scuola e vedere chi possa essere?-
-non è così semplice, molti dei nostri compagni sono morti all’inizio dell’ascesa del riforgiatore che è stata più o meno vent’anni fa. I primi anni sono stati un massacro e molti sono scomparsi e poi trovati uccisi- spiegò Albert con un sorriso amaro sul volto. -credetemi vorremo tanto saperlo anche noi-
-quindi dobbiamo aspettare semplicemente che questo coglione ci attacchi per poter cercare di sconfiggerlo e poi cosa vuole?- continuò a chiedere Jerome. Non capiva minimamente il riforgiatore e cosa lo spingeva a fare quello che faceva.
-il potere, vuole tutto il potere disponibile. Non so per farci cosa sinceramente, non ha mai spiattellato i suoi piani ma sappiamo tutti che è molto pericoloso e si, se lui non fa la prima mossa non possiamo fare niente non conoscendo dove si rifugia e come raggiungerlo-
-potrebbe anche essere tra noi, inteso come noi Wachawi sia chiaro, e spiarci continuamente- continuò Lisa guardando il marito -ma queste cose te le spiegheranno con più calma a scuola. Ora finite di mangiare e poi andate entrambi a dormire. È stata una giornata stressante per tutti- dopo quelle parole la cena passò nel silenzio più assoluto.
Jerome però, quando fu ora di ritirarsi in camera non lo fece diversamente da Caleb, ma raggiunse Lisa e Albert che si erano fermati in cucina.
-scusate io…io vorrei sapere come mi avete trovato- trovò il coraggio di chiedere il moro quasi spaventato dalla sua stessa domanda o meglio spaventato dalla risposta.
-davanti la nostra porta- rispose Albert -ci eravamo da poco trasferiti in questa casa con Caleb ancora piccolo quando una sera, saranno state le undici, sentimmo suonare alla porta. Caleb si era da poco addormentato quindi scendemmo entrambi a controllore. Quando aprimmo la porta trovammo un fagottino rosso e solo perché tu iniziassi a piangere capimmo che quel fagottino era un bambino. Qualcuno ti aveva lascito li volontariamente, probabilmente una donna che non poteva tenerti e che aveva visto in noi una possibile casa per te. Decidemmo di accoglierti nella nostra famiglia visto che eri così piccolo e indifeso promettendoci che non ti sarebbe successo nient’altro di male. Ti abbiamo mentito su quello che eravamo perché avevamo paura della tua reazione ma sei uno di noi, ogni tanto capita che gli umani nascano con i poteri dei Wachawi e sinceramente sono felice di non doverti più mentire ogni giorno- spiegò Lisa per poi abbracciare stretto il ragazzo che aveva difronte avendo visto un principio di lacrime nei suoi occhi.
-sei nostro figlio nonostante tutto, noi ti vogliamo bene come se fossi veramente nostro figlio e il fatto che tu conosca la verità non ci impedirà di trattarti come il nostro bambino- continuò la donna cullando il ragazzo che annuì non riuscendo a fare altro.
-Lisa ha ragione. Sei nostro figlio proprio come Caleb e ti vogliamo bene uguale- gli disse Albert rimanendo in disparte solo perché non era un tipo da abbracci e affetto vario come la moglie.
-ora tesoro vai a riposarti, domani sarà una giornata molto pesante- disse Lisa anche se era la prima che non voleva interrompere l’abbraccio con il moro. Aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto rivelare la verità al ragazzo ma di certo non si aspettava in quel modo.
-grazie mille per tutto- sussurrò Jerome  prima di scappare al piano superiore per non essere nuovamente abbracciato da Lisa visto che aveva visto l’intendo di farlo negli occhi della donna.
Appena salito al piano superiore di bloccò di colpo quasi spaventato visto che Caleb gli era arrivato difronte silenziosamente.
-tutto bene?- gli chiese il castano preoccupato.
-si, ho chiesto di spiegarmi come sono arrivato qui- spiegò Jerome leggermente a disagio nello stare davanti al fratello.
-hai fatto bene, ero venuto a parlarti in camera ma non ti ho trovato e mi sono preoccupato- Caleb dicendo ciò fece cenno a Jerome di seguirlo nella sua camera dove si sdraiarono entrambi nello stesso letto.
-cosa volevi dirmi?- chiese curioso Jerome.
-che per qualunque cosa sai dove trovarmi. Staremo nella stessa scuola e non farti problemi a cercarmi va bene? Dobbiamo essere uniti anche perché se ci hanno chiesto di restare li significa che le cose alla biblioteca stanno peggiorando- sussurrò piano Caleb per non farsi sentire dai genitori e Jerome sgranò gli occhi capendo il significato delle parole del fratello e stringendosi ancora di più a lui. Nel giro di una giornata nemmeno la sua vita era completamente cambiata e non sapeva se in meglio o in peggio.
 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-odio sti viaggi- sussurrò Jerome che ebbe bisogno di qualche momento per non vomitare tutta la colazione di quella mattina. Caleb invece era poco più in là aspettando con calma che il fratello si riprendesse dal viaggio.
-non dovremmo farlo per un bel po’ quindi non ti preoccupare- gli disse il castano sistemandosi meglio il borsone con tutti i vestiti che si era portato appresso. Lo stesso si poteva dire di Jerome che dopo un po’ prese un respiro profondo e raggiunse il castano preparandosi ad entrare nella nuova scuola.
-non fare quella faccia!- disse poi Caleb ridacchiando -stai per entrare in quello che sarà il tuo mondo e devi essere felice della cosa-
-certo che sono felice ma sono comunque spaventato dalla situazione! È come se iniziassi nuovamente la scuola solo che questa volta sarò l’unico a non conoscere nessuno. Per non parlare del fatto che dovrò capire quando avrò le lezioni di recupero- brontolò Jerome per poi bloccardi di colpo vedendo un uomo biondo con i capelli tenuti dritti in testa da quella che sembrava una valanga di gelatina che correva verso di loro.
-il nuovo Jhonson?- chiese il biondo accendendosi una sigaretta creando il fuoco dalle sue stesse mani per accendersela sotto lo sguardo completamente sconvolto di Jerome. L’uomo parve accorgersene e dopo aver dato un tiro si rivolse nuovamente al moro -il calore corporeo può anche creare le fiamme quindi non ho bisogno di un fuoco acceso, così come per il sudore che è ottimo per chi ha l’affinità con l’acqua. Sono il professor Hawel, insegno storia e la prima lezione di oggi la hai proprio con me-
Jerome era immobile, non sapeva cosa dire anche perché quell’uomo sembrava tutto fuorché un professore e soprattutto non sembrava minimamente un professore di storia.
-ma ha la lingua?- chiese Hawel a Caleb.
-si, è solo la tensione- rispose il castano tirando una gomitata al fratello per farlo riprendere.
-oh si, mi scusi- rispose prontamente Jerome diventando tutto rosso.
-allora sei vivo!- Hawel rise -vieni che ti mostro la tua camera e poi ti accompagno in classe- Jerome salutò il fratello e seguì il professore, anche se gli faceva ancora strano pensare a quell’uomo come un professore, dentro quel castello pieno di corridoi. Non ci volle molto perché si dimenticasse completamente la strada che avevano fatto, sapeva solo che avevano salito un bel po’ di scale.
-eccoci qui- gli disse Hawel una volta arrivati davanti la porta di una delle camere presenti in quel piano. Poi il professore aprì la porta di scatto ed entrò dentro seguito quasi subito da Jerome, Jerome che si accorse che la camera era palesemente già abitata da un altro ragazzo. Ragazzo che al momento non doveva essere in camera visto che oltre a loro due li dentro non c’era nessuno.
-questa è la tua camera, però siamo in ritardo abissale per la lezione quindi ci tornerai dopo qui- e così dicendo il professore lo trascinò fuori dall’aula lasciandogli solo il tempo di lasciare il suo borsone sull’unico letto vuoto.
Jerome sperava soltanto di riuscire a ritornare nella sua camera o comunque incontrare l’altro coinquilino, almeno avrebbe avuto qualcuno che conosceva la strada. Di certo non poteva chiedere a suo fratello di accompagnarlo.
Hawel aprì una porta di legno con abbastanza foga e ci spinse dentro prima Jerome per poi entrare anche lui. La classe che stava chiacchierando animatamente si fermò di colpo e Jerome avvertì chiaramente gli occhi di tutti puntati su di lui.
-ragazzi questo qui è il vostro nuovo compagno di corso che ha scoperto solo ieri di poter controllare i poteri elementari- e dicendo ciò spinse il moro verso le grandi gradinate dove si trovavano i banchi continui e Jerome a testa bassa si avviò verso uno dei posti liberi, uno di quelli che non era ne troppo vicino al professore e nemmeno troppo lontano. Non alzò la testa nemmeno quando si sedette sentendosi ancora lo sguardo di tutti addosso. Non gli era mai capitato di essere quello nuovo in una classe e poteva affermare con certezza che non gli piaceva minimamente come cosa.
-per oggi faremo un piccolo cambio di programma- disse ad alta voce Hawel attirando quindi l’attenzione di tutta la classe -e no, non riprenderemo dall’inizio nonostante abbiamo un nuovo arrivato. Visto gli ultimi avvenimenti che immagino qualcuno di voi già sappia voglio farvi capire per bene come siamo arrivati a questo- la classe era in completo silenzio che fu interrotto dalla voce di una ragazza.
-sta parlando del riforgiatore vero?- chiese la castana dando voce ai pensieri di tutti i ragazzi li presenti, compreso Jerome.
-ovviamente si. Si sta muovendo più velocemente e sinceramente non mi piace che molti di voi ai primi anni non sappiano di quello che sta succedendo. Molti non vi vogliono dire niente perché siete piccoli e questa guerra non vi riguarda dal vicino ma io sono del parere contrario. È vero che voi non avrete un ruolo attivo all’interno di questa questione, ma adesso non lo avete. Fino a quando non riusciremo a sapere di più sul riforgiatore la guerra continuerà ad esserci e voi diventerete abbastanza grandi da combatterla in prima persona quindi prima sapete meglio è- concluse Hawel sedendosi sulla cattedra e incrociando le braccia al petto.
Il silenzio nella classe si era fatto pesante e tutti guardavano il loro professore attenti, pronti ad ascoltare attentamente quella lezione diversa dal solito. E anche Jerome non vedeva l’ora di capire come fosse iniziata tutta quella storia che lo aveva portato a scoprire di essere un wachawi.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


-ehi nuovo arrivato!- sentendosi chiamare Jerome si girò verso la provenienza di quella voce e rimase sorpreso nel notare che lo aveva chiamato la castana che in precedenza era stata l’unica a porre domande al professore di storia durante la sua lezione. Tutti gli altri erano stati in completo silenzio quindi per Jerome era stato facile ricordare il volto di quella ragazza che da vicino sembrava ancora più piccolina di quanto sembrava da seduta.
-ehm ciao- disse confuso Jerome. Cosa voleva quella ragazza da lui?
-ciao! Come ti chiami? Io sono Jolie, si Jolie non ridere del mio nome- lo minacciò la ragazza mettendogli un dito davanti la faccia.
-Jerome- sussurrò il moro leggermente spaventato da quella ragazza.
-ottimo Jerome! Hai un soprannome? Non mi piacciono i nomi lunghi e poi qual è il tuo elemento?- la ragazza lo prese sotto braccio iniziando a trascinarlo per i corridoi e Jerome sperò lo stesse portando nella loro prossima aula visto che non sapeva ancora muoversi li dentro e non sapeva nemmeno che orario aveva.
-mio fratello mi chiama Jeje- rispose alla prima domanda Jerome -e in che senso il mio elemento?-
-quello con il quale hai la maggiore affinità! Voi che non nascete da una famiglia di wachawi lo scoprite subito il vostro elemento visto che è grazie a quello che scoprite di essere wachawi, noi invece ci mettiamo minimo i primi due anni qui a capirlo ed è un macello! Pensa che io ancora non lo so- rise la ragazza mentre Jerome sgranava gli occhi. Non aveva minimamente immaginato una cosa del genere.
-l’acqua. Mi sono protetto con quella quindi immagino sia il mio elemento- rispose allora Jerome mentre gli occhi di Jolie iniziavano a brillare.
-che bello! Lo sai che solo altri due ragazzi nella nostra classe hanno affinità con l’acqua? Ovviamente di quelli che lo hanno già scoperto! Io spero solo di non finire con quelli del fuoco perché sono la maggior parte!- continuò a parlare la ragazza senza prendere nemmeno fiato -sai dal terzo anno in base al nostro elemento seguiamo alcune lezioni separatamente per migliorarci in essi. Io non voglio stare in classi troppo affollate quindi sono felice per te- disse sinceramente la castana per poi tirare il ragazzo verso la porta che il moro stava per superare.
-quindi i primi due anni sono in generale?- chiese curioso mentre si sedeva affianco la ragazza che sembrava l’unica ad essersi interessata a lui.
-si, come ti ho detto chi nasce in una famiglia di wachawi ci mette anche tanto tempo a scoprire il suo elemento quindi nei primi due anni ci alleniamo per scoprire il nostro. A volte capita che qualcuno arrivi al terzo anno senza nemmeno averlo scoperto- continuò a parlare la ragazza con un mezzo sorriso -e sarà quello che succederà anche a me- aggiunse poi in un sussurro spegnendosi per un momento.
-non è detto quindi non devi perderti d’animo- tentò di dirle Jerome per rassicurarla, si vedeva chiaramente che voleva assolutamente scoprire il suo elemento e Jerome si sentiva anche in colpa per conoscere il suo anche se non aveva colpe in quel caso.
-so che lo stai dicendo solo per farmi stare meglio ma non c’è bisogno, mi conosco e so che non ci riuscirò fino alla fine di quest’anno a trovare il mio elemento-
Jerome stava per dirle altro anche perché si stava sentendo davvero male per la ragazza ma venne interrotto sul momento dall’arrivo di una donna vestita completamente di bianco e dai lunghissimi capelli neri che si sedette con molta grazia sulla poltrona di velluto rosso che si trovava dietro la cattedra dell’aula. Solo allora Jerome si guardò meglio in giro e notò che quella era un’aula diversa dal solito, certo c’era sempre la cattedra con i banchi difronte a salire ma questa volta erano divisi a due a due e al centro si vedeva chiaramente un piano di legno che copriva qualcosa.
Da quando era entrata la donna, che era di sicuro una delle professoresse, il silenzio era stato totale e Jerome si chiese come mai quei ragazzi riuscissero a fare silenzio così velocemente mentre nelle sue scuole precedenti non si ragionava nemmeno quando i professori iniziavano ad urlare.
La donna osservò attentamente tutta la classe, come se stesse cercando qualcuno, e i suoi occhi ghiaccio finirono la loro ricerca quando si puntarono in quelli di Jerome che trasalì.
-sei tu quindi il nuovo arrivato- constatò la donna con la sua voce leggera -e anche uno di coloro che diventerà mio studente fisso dal prossimo anno, sono felice che i miei ragazzi stiano aumentando- continuò la donna per poi rispostare lo sguardo su tutta la classe. -l’esercizio da fare lo sapete-
Jerome guardò confuso tutti gli altri che si stavano mobilitando per togliere il coperchio di legno dal tavolo, anche Jolie lo fece e Jerome rimase abbastanza sorpreso nel trovarci all’interno una bacinella d’acqua ricordandosi solo dopo poco che per dominare un elemento c’era bisogno di avere l’elemento stesso vicino.
-cosa dobbiamo fare?- chiese a bassa voce Jerome a Jolie per capire come muoversi. La professoressa non si era curata di spiegargli niente nonostante sapesse fosse la sua prima lezione in quella classe.
-dobbiamo…-
-lei deve allenarsi per capire se l’acqua è il suo elemento- interruppe Jolie la voce cristallina della professoressa che si era avvicinata al loro banco. -da te invece voglio vedere cosa sai fare con il tuo elemento- continuò la donna indicando la bacinella d’acqua a Jerome.
-io…io non so come fare. Quando ho creato quella barriera ero terrorizzato- rivelò il ragazzo alla donna che lo stava scrutando attentamente.
-provaci. Voglio vedere cosa sei in grado di fare pensando- la mora sembrava non aver nessuna intenzione di ascoltare questioni da lui e Jerome si ritrovò a sospirare per poi concentrarsi attentamente sull’acqua e provare a fare qualcosa, qualsiasi cosa.
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Jerome era seduto nel giardino del castello mentre con un panno cercava di sciugarsi, tutto ciò con Jolie che faceva avanti e indietro per portargli altri stracci per asciugarsi. La lezione con la professoressa Mona non era andata nel migliore dei modi. Dopo una ventina di minuti cercando di dominare l’acqua ci era riuscito, ma non era riuscito a mantenere il controllo e quindi si era buttato tutta l’acqua addosso. Per sua fortuna l’unica vittima di quell’incidente era stato lui e ne Jolie e ne la professoressa Mona erano state colpite dall’acqua.
La professoressa l’aveva guardato senza dire niente e poi era passata in giro per l’aula a controllare gli altri studenti.
-scusa, puoi anche non aiutarmi- le disse Jerome vedendola con il fiatone per la corsa che aveva fatto.
-ma sei pazzo? Sei l’unica persona che parla con me certo che ti aiuto!- disse la ragazza incrociando le braccia al petto schiacciando il seno prosperoso senza volerlo -almeno per il momento ha qualcuno con cui parlare, poi quando conoscerai gli altri ovviamente mi lascerai da sola come tutti-
-perché mai dovrei farlo?- chiese confuso Jerome. Non capiva come mai dovesse fare una cosa del genere, certo la ragazza parlava troppo e anche velocemente tanto che a volte era difficile seguirla, ma era anche piacevole ascoltarla. E poi era stata l’unica di tutta la loro classe a parlargli e quindi aveva già guadagnato un bel po’ di punti.
-perché tutti mi snobbano dopo un po’ perché sono fastidiosa. Lo farai anche tu quando ti sarai scocciato di me- continuò la ragazza prendendo tutti gli stracci bagnati. Jerome per fortuna era quasi del tutto asciutto.
-lo vedremo- disse il moro socchiudendo gli occhi prima di legarsi i suoi lunghi capelli in uno chignon alto visto che erano parecchio umidi e di certo non sapeva come asciugarli meglio e non voleva sgocciolare per tutta la scuola.
-è inutile che dici così Jeje! Lo so come va a finire ogni santa volt…o porca miseria Alexander Mitax sta palesemente venendo verso di noi!- Jolie aveva gli occhi sgranati come se stesse vedendo qualcosa di impossibile.
-chi?-
-ehi moretto- Jerome si girò notando che il rosso che gli doveva fare lezioni di recupero gli era arrivato alle spalle con l’aria scocciata. Jolie doveva aver visto Alexander da lontano e per questo era esplosa.
-ehm ciao- gli rispose Jerome cercando di ignorare completamente la faccia sbigottita di Jolie.
-ti aspetto dopo pranzo nell’aula cinque del secondo piano. Non fare tardi o da me non avrai il minimo aiuto- detto ciò così com’era arrivato Alexander se ne andò.
-qual è l’aula cinque al secondo piano?- chiese preoccupato Jerome a Jolie.
-Alexander Mitax ti ha parlato?- chiese invece la castana ancora incredula.
-si, mi deve fare ripetizioni visto che sono entrato al secondo anno senza sapere una mazza- rise istericamente Jerome -sinceramente ho un po’ di paura, quel ragazzo mi mette ansia-
-è uno dei migliori, addirittura più bravo di alcuni di anni superiori al suo per quanto riguarda la tecnica. Ed è anche uno dei ragazzi più desiderati di tutta la scuola e non solo perché è davvero bellissimo ma anche perché è il figlio del preside- disse la ragazza sospirando e riprendendosi dal suo abbiocco iniziale. -comunque ti accompagno io non ti preoccupare anche perché Mitax incazzato non è bello da vedere-
-così non mi rassicuri per niente, sappilo- le disse Jerome sospirando e guardando la ragazza che aveva preso a sogghignare nel mentre.
-dai! Andrà tutto bene se segui i suoi consigli e potrai anche fare di meglio di quello che hai fatto oggi nella lezione della professoressa Mona. Non che tu abbia fatto schifo sia chiaro, ma se segui attentamente quello che dice quel bonazzo e segui anche i consigli della professoressa migliorerai sicuramente- cercò allora di rassicurarlo la ragazza che di certo per l’inizio non aveva nessuna intenzione di inimicarsi il ragazzo. Almeno quelle prime settimane se le voleva passare come se avesse realmente un amico e non da sola come sarebbe stato per il resto degli anni in quella scuola. A volte si chiedeva veramente chi gliela aveva fatta fare a rimanere li con i wachawi e non andarsene da qualche altra parta visto che non veniva snobbata solo a scuola ma anche dai suoi stessi genitori che erano sempre stati troppo occupati per potersi occupare di lei. Aveva passato tutta la sua vita all’interno della scuola di Wawi sotto la tutela della direttrice della mensa che si era occupata di lei fina da quando si ricordava.
Quando era stata abbastanza grande da poter badare da sola a se stesse i genitori le avevano preso una camera a Wawi dicendo che sarebbe stata mille volte meglio li che da sola a casa nonostante Jolie ci avesse provato a convincere i suoi genitori a lasciarla da sola a casa, ma loro non l’avevano minimamente ascoltata.
E Jolie si chiedeva sempre cosa cazzo era passato nelle mente dei suoi genitori quando avevano deciso di fare una figlia, non avevano tempo per fare niente quindi perché decidere di dare vita a una bambina che chiaramente da soli non potevano crescere? Non aveva senso tutta quella situazione e non l’avrebbe mai avuto. Di certo lei non si sarebbe comportata come quelli che a tutti gli effetti poteva definire estranei.
-andiamo a mangiare?- chiese poi la ragazza controllando l’orario all’enorme orologio esagonale che era in bella vista sopra uno dei torrioni del castello.
-va bene- le rispose Jerome prendendo il suo zaino e seguendo la ragazza con calma cercando di imprimere nella sua povera testolina la strada che stavano facendo senza successo, quei corridoi erano tutti uguali purtroppo per lui.
-così non perdiamo nemmeno tanto tempo e tu arriverai puntuale al tuo appuntamento con Alexander- continuò la ragazza mentre aumentava il passo.
-magari fosse un appuntamento e non una lezione suicida. So già che mi odia quindi non mi fa venire tanta voglia di seguire la sua lezione- borbottò Jerome per poi sgranare gli occhi per vedere la grande mensa del castello. Se l’era immaginata più piccola e soprattutto poco moderna invece quasi stonava con tutto il contesto del castello, anzi sembrava di essere fuori da quel castello.
-okay dove siamo finiti?- chiese Jerome non continuando a credere ai suoi occhi.
-nella mensa, questo sarà anche un castello antico ma non lo è per niente come un vero castello antico. Dai vieni a mangiare-

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


-devi stare qui anche tu?- chiese Jerome notando che Jolie si era seduta a uno dei banchi vuoti dell’aula dove lo aveva accompagnato per la lezione di recupero con Alexander. Era arrivato subito prima della fine della pausa pranzo, per non essere in ritardo e inimicarsi il rosso, ma erano già passati venti minuti e del rosso non c’era traccia. Alla faccia di non fare tardi e poi era lui quello che si faceva aspettare.
-che ci fa la castana qui?- come se lo avesse chiamato Alexander entrò nell’aula con l’aria più scocciata rispetto a prima. Poggiò quasi con violenza la borsa sulla cattedra per poi girarsi verso i due ragazzi del secondo anno.
-non posso restare?- chiese Jolie quasi triste della cosa.
-certo che no! Faccio lezioni di recupero al coso non a te. Vattene via prima che decida di non farla proprio la lezione- continuò il rosso ringhiando leggermente. Jolie sospirò e si alzò dalla sua postazione incamminandosi verso l’uscita dell’aula.
-ci vediamo domani- le disse Jerome mentre usciva, la ragazza non gli rispose e lo lasciò completamente da solo con il rosso.
-cosa sono le bestie elementari?- chiese velocemente Alexander lasciando completamente interdetto Jerome.
-in che senso scusa?- chiese il moro non capendo minimamente il senso di quella frase, fino a prova contraria era lui quello che doveva farle le domande e non il contrario.
-non sai nemmeno questo? Ma da dove vieni!- sbuffò Alexander alzando gli occhi al cielo.
-vengo da una vita dove fino a ventiquattro ore fa non sapevo nemmeno cosa fosse un Wachawi quindi scusa se non so cose che tu sai da una vita- rispose a tono Jerome incrociando le braccia al petto. Alexander lo guardò con un sopracciglio alzato non essendosi minimamente aspettato una risposta del genere da parte del moro.
-le bestie elementari sono coloro che ci hanno insegnato a controllare gli elementi. Ne abbiamo quattro specie diverse, una per ogni elemento: Salamandra, Roccioso burbero, Ibice cristallino e Arbitro del picco- iniziò a parlare Alexander lasciando completamente sorpreso Jerome, ma la sorpresa durò poco visto che il moro si affrettò a prendere un quaderno e iniziare a scrivere quello che gli stava dicendo il rosso. -queste bestie sono tutt’ora molto forti e un ragazzo alle prime armi al loro cospetto non farebbe altro che morire o nel migliore dei casi farsi molto ma molto male quindi evita di trovarti vicino a una di queste bestie cortesemente- Jerome annuì a quelle parole facendo intuire al rosso di aver capito quello che gli aveva detto.
-non so se il prof Hawel ha fatto lo stesso discorso anche a voi oggi…-
-parli del riforgiatore?- lo interruppe Jerome ma se ne pentì quando vide lo sguardo di fuoco che gli lanciò Alexander.
-si parlavo di quello, comunque lui usa le bestie elementari per poter potenziare il suo potere bevendo il loro sangue. È un ottimo modo e sarebbe usato da tantissima gente se solo il sangue delle bestie non corrodesse e portasse la persona che lo beve sempre più vicina alla morte. Non so se hai mai visto un riforgiato- Jerome annuì per non interrompere nuovamente il rosso -ecco sono parti di bestie elementari messe insieme tra loro usando la magia e questo lo fa il riforgiatore utilizzando le bestie che ha ucciso. Da questo sappiamo anche che era uno specialista della terra visto che i pezzi dei vari riforgiati sono uniti tra loro dalla terra che prende forma di animali feroci-
Alexander prese un respiro profondo prima di iniziare a camminare avanti e indietro per la classe.
-se devi stare attento a una bestia elementare la stessa cosa devi fare con i riforgiati, anzi devi stare molto più attento a quei cosi visto che sono mille volte più potenti delle bestie elementari- Jerome si morse il labbro ringraziando il cielo di essere riuscito a sopravvivere al primo incontro con quel riforgiato, se non ci fosse stata la Sibilla lui sarebbe sicuramente morto. -perché devo spiegarti queste cose semplicissime- si lamentò poi il rosso ritornando a sedersi sopra la cattedra dove incrociò anche la gambe -senti leggiti qualche libro in biblioteca non mi va di spiegarti queste cose così semplici che anche un bambino conosce-
-allora a cosa mi servono queste lezioni?- disse Jerome sbuffando -e poi continuo a ripeterti che io non sapevo niente di questo mondo fino a ieri quindi è normale che le cose che per te sembrano elementari per me siano estranee-
-potevi cominciare dal primo anno! Almeno ti spiegavano tutti professori e non io. Ho bisogno di studiare e non di fare il babysitter a uno qualunque. Parlerò con il preside e ti farò mettere nella classe che ti meriti. La lezione di oggi e anche unica è finita- e senza dare il tempo a Jerome di aggiungere altro Alexander prese la sua borsa ed uscì di corsa dall’aula. Jerome guardò completamente incazzato la porta dalla quale era uscito il rosso chiedendosi cosa avesse fatto di male per far andare via in quel modo il rosso. E poi se proprio quel coglione voleva arrabbiarsi con qualcuno non doveva farlo con lui ma con chi lo aveva incastrato a fargli ripetizioni. Jerome a quel punto sperava solamente che non gli cambiassero classe, a quel punto potevano tranquillamente farlo iniziare dal primo anno e non dal secondo nonostante fosse più grande.
Il moro rimise il quaderno nella borsa che si era portato appresso e uscì dall’aula iniziando a camminare per i corridoi senza una meta precisa, in realtà voleva tornare nella sua camera ma non sapendo la strada e non conoscendo nemmeno il suo coinquilino. Girare a vuoto non era una buona idea, questo era vero, ma almeno in quel modo avrebbe potuto trovare qualcuno che l’avrebbe aiutato o ancora meglio suo fratello. Non lo vedeva da quella mattina e voleva confrontarsi con lui anche per quello che era successo con Alexander. Caleb aveva detto di conoscerlo e di fidarsi di lui ma Jerome era convinto che stessero palando di due Alexander differenti a quel punto, quello stronzo non poteva di certo essere amico di suo fratello.
 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


-ma guarda chi si vede- urlò Clara vedendo Aje arrivare da lontano e sbracciandosi per farsi vedere a sua volta dal rosso. -che fine avevi fatto? Quelli del tuo anno sono arrivati in sala da mezz’ora circa- protestò allora la bionda quando ebbe abbastanza vicino il rosso in modo che Alexander potesse sentire le sue parole.
-che vuoi? Mi hanno incastrato a dare ripetizioni a uno del secondo anno- protestò Aje buttandosi a peso morto su uno dei divanetti presenti nella sala sul quale erano già seduti Luke e Caleb.
-com’è andata?- chiese Caleb curioso, non aveva visto il fratello da quando il professor Hawel glielo aveva tolto da davanti e voleva sapere come se la stava cavando il suo fratellino. E chi in quel momento meglio di Aje poteva dirglielo?
-un disastro totale, non sa le cose più semplici- rispose con enfasi il rosso passandosi una mano tra i capelli per il nervoso.
-ci credo che non sappia niente! Ha appena scoperto questo mondo. Quanto hai fatto di ripetizione? Venti minuti?- chiese ancora Caleb controllando il suo cellulare, più per capire se il fratello gli avesse manato qualcosa ma non c’era nessuna notifica.
-non lo so, so solo che mi tiro fuori da questo incarico. Non sono fatto per insegnare e avere qualcuno che non sa un cazzo difronte è anche peggio-
-aspetta in che senso ti tiri fuori? Jerome che fine farà?- chiese ancora più preoccupato Caleb sgranando gli occhi. Aveva promesso al fratello che con Aje avrebbe imparato molto e anche velocemente.
-inizierà dal primo anno e poi come fai a sapere il suo nome scusa?- chiese Aje confuso.
-perché è il fratello- gli rispose Luke sbadigliando mentre scarabocchiava sul libro che teoricamente stava studiando per il giorno dopo ma che praticamente era fermo sulla stessa pagina da quella mattina.
-eh?- chiesero in coro Clara, che non stava capendo niente, e Aje che si stava sentendo leggermente male ad aver trattato in quel modo quello che sembrava essere il fratello del suo migliore amico.
-Jerome e io siamo fratelli, non di sangue. Hanno lasciato Jerome quando aveva pochi giorni di vita davanti casa e i miei genitori hanno deciso di prendersi cura di lui. Io e Jerome siamo cresciuti come fratelli a tutti gli effetti ma lui non sapeva niente della mia natura fino a ieri quando è stato attaccato da un riforgiato- spiegò velocemente Caleb.
-perché non me lo hai detto prima?- chiese Aje mordendosi il labbro a disagio.
-perché non credevo ti desse fastidio dare ripetizioni a mio fratello. La Sibilla dice che potrebbe avere grandi poteri e di non volergli far perdere anni inutilmente. Credo che in caso contrario lo avrebbe fatto iniziare dal primo anno-
-diciamo che non mi andava molto di dare ripetizioni ma se è tuo fratello potrei fare uno sforzo- sussurrò allora Alexander lasciandosi definitivamente andare su quel divano.
-lasciando perdere lezioni di recupero varie perché non ce lo hai ancora presentato? E perché Luke lo ha conosciuto prima di me?- chiese Clara mettendosi in forma minacciosa davanti al castano incrociando le braccia al petto.
-perché appena arrivati questa mattina Hawel me lo ha tolto davanti e Luke lo conosce solo perché è in camera con me e lo ha visto di sfuggita ieri- le rispose con calma Caleb. Era inutile scaldarsi con la ragazza quando la risposta era così semplice da dare.
-be’ adesso dov’è? Come tua ragazza dovresti presentarmi a tuo fratello- continuò Clara che non si era mossa di un millimetro. Per una volta tanto che poteva sembrare alta e minacciosa non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione.
-non lo so, lo sa Aje- le rispose con un’alzata di spalle Caleb, anche lui voleva presentare la sua ragazza al fratello e viceversa.
-l’ho lasciato nell’aula dove abbiamo fatto lezione, non saprei dirti dov’è adesso. Molto probabilmente è nella sua camera. Comunque come mai rimanete?- cambiò discorso Aje, durante la pausa pranzo aveva sentito di sfuggita da Caleb che si sarebbe sistemato nella sua camera in pianta stabile e non avrebbe fatto più avanti e indietro per un bel po’. La cosa a quel punto doveva valere anche per Jerome no?
-hanno attaccato nuovamente la biblioteca e i miei hanno paura che possa succederci qualcosa se restiamo a casa. Visto che adesso Jerome sa possiamo rimanere entrambi qui-
-hanno preso qualcosa di importante?- chiese Luke alzando definitivamente lo sguardo dal libro.
-non ci hanno detto quasi niente- borbottò Caleb -ho chiesto più particolari, anche quando Jerome non era a portata d’orecchio, ma non mi hanno risposto- spiegò poi il castano facendo segno alla bionda di andarsi a sedere al suo fianco. Vederla in piedi gli metteva solo ansia. Calra lo guardò per un po’ prima di fare proprio come le aveva detto il ragazzo e sedersi al suo fianco, perfettamente tra Caleb e Lucas ringraziando il fatto di essere abbastanza magra da poter entrare in quel piccolo spazio che avevano creato i due ragazzi.
-comunque Aje se non vuoi insegnare niente a Jerome posso farlo anch’io non ti preoccupare- si propose Caleb ritornando al discorso che il rosso aveva cercato si sviare in qualche modo.
-no, è compito mio e lo faccio io. Cercherò di aumentare la mia sopportazione ma sappi che lo faccio solo perché è tuo fratello, un altro non avrebbe avuto questo trattamento- rispose Aje che voleva comunque dire la verità al suo migliore amico. No, se quello a cui doveva dare ripetizioni fosse stato un ragazzo qualunque non sarebbe mai tornato sui suoi passi.
Quel Jerome doveva davvero ringraziar di essere imparentato con Caleb in qualche assurdo modo.
 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Jerome era riuscito, per qualche assurda ragione, a ritrovare la sua camera in un’ora girandosi quasi tutti i piani del dormitorio fino a quando non aveva notato la porta con arco acuto che aveva intravisto di sfuggita quando era passato con il professore e si era rassicurato riuscendo finalmente a raggiungere la sua camera. Camera che era rimasta come l’aveva lasciata quella stessa mattina con ancora il suo compagno di stanza che non si era fatto vivo e la cosa aveva anche insospettito il moro. Che fine aveva fatto il ragazzo?
La sua domanda ebbe risposta solo un quarto d’ora dopo quando la porta della sua camera fu aperta e vi entrò un ragazzo castano e riccio che rimase abbastanza confuso quando lo vide in mezzo alla loro camera che stava sistemando le sue cose.
-ciao- disse Jerome notando che il ragazzo era ancora fermo e non ricordandosi di averlo visto in classe quella mattina.
-dovevo aspettarmelo essendo l’unico con una singola- disse invece il castano passandosi una mano tra i capelli riccissimi. -sono Itto- si presentò poi chiudendosi la porta alle spalle. -ero in classe anch’io ma immagino non ti ricordi di me-
-scusa- sussurrò Jerome -ricordo solo Jolie perché mi ha trascinato per tutta la scuola- si giustificò il moro mentre Itto annuiva.
-si Jolie si diverte a tartassare tutti con la sua parlantina. Quindi sai domare l’acqua- il castano si buttò a peso morto sul suo letto allentandosi la cravatta gialla e togliendosi la giacca.
-domare è una parola grossa, l’ho fatto solo una volta per difendermi e hai visto oggi in classe com’è finita- Jerome riprese a camminare per la camera sistemando le sue cose, almeno uno dei due doveva essere quello ordinato e Itto sembrava non essere di quell’idea.
-l’acqua è difficile da controllare- borbottò Itto dopo un po’ sbadigliando. -io odio quelle lezioni. Sarà perché non sono compatibile con l’acqua ma davvero non le sopporto- continuò il ragazzo stiracchiandosi e togliendosi le scarpe per potersi sdraiare meglio sul letto.
-tu conosci già il tuo elemento?- chiese allora Jerome cercando di capire il senso della frase che aveva appena detto il castano.
-fuoco e capisci anche tu perfettamente che acqua e fuoco non vanno proprio d’accordo. La cosa che non riesco a capire è per quale assurdo motivo devo continuare a studiare gli altri elementi quando dovrei semplicemente migliorare il mio per non rischiare di fare macelli. Non lo pensi anche tu?- gli chiese poi il castano mentre Jerome credeva di essersi perso in tutto quel discorso. Perché incontrava persone che non facevano altro che parlare ininterrottamente?
-sinceramente non saprei dirti. Sono appena arrivato- disse Jerome per togliersi da quell’impiccio. Davvero lui era l’ultimo che poteva criticare qualcosa a quella scuola e alla sua organizzazione.
-credimi è inutile cercare di capire come usare gli altri elementi se hai già scoperto il tuo no? Io lo so da quando avevo dieci anni dopo aver dato involontariamente dato fuoco alle lenzuola. Capisco che non è lo stesso per tutti e che molti non trovano subito il proprio elemento ma almeno noi che lo scopriamo subito dovremmo poter esercitarci solo su quello. Non trovi?- continuò a ruota libera il castano.
Jerome capì che non ne sarebbe uscito tanto facilmente da quel discorso che Itto aveva iniziato a fare quindi decise di stare nel silenzio più totale, annuendo solo quando Itto faceva domande retoriche, mentre continuava a sistemare la camera.
Finì di ordinare il tutto solo all’ora di cena e Itto aveva continuato a parlare per tutto il tempo mentre Jerome si era più volte chiesto dove fosse suo fratello. Aveva sperato di vederlo a pranzo quella mattina ma un po’ per la parlantina di Jolie e un po’ per colpa dell’ansia che aveva per la prima lezione di recupero non aveva fatto tanta attenzione alla gente che aveva intorno. Ma un po’ aveva anche immaginato che Caleb non fosse stato li nei suoi stessi minuti altrimenti sarebbe andato da lui, vero?
-senti io vado a cena- Jerome si riprese dallo stato di trance in cui era caduto osservando attentamente Itto che stava vicino alla porta della loro camera -vieni con me o scendi più tardi?-
-ci sono- disse allora Jerome lasciando quello che stava facendo, nonostante avesse un solo borsone le robe da sistemare erano davvero troppe.
I due ragazzi scesero le scale e subito Jerome si accorse che insieme a loro anche molti altri ragazzi avevano avuto l’idea di scendere a mangiare a quell’ora e Jerome sperò solamente di non avere troppa gente in fila con la possibilità che finissero i posti.
-tranquillo ci sta tutta la scuola contemporaneamente in quella mensa- gli disse Itto come se avesse intuito i suoi pensieri.
-ma non ho detto niente-
-ma lo hai di sicuro pensato. Ho visto la tua faccia scrutare tutti gli altri ragazzi quindi ho capito i tuoi pensieri. Credimi ci stiamo tutti li dentro senza problemi-
Jerome non era tanto sicuro della cosa ma dovette ricredersi quando notò che nonostante tutta la gente presente nella mensa in essa erano presenti tantissimi posti vuoti.
-visto?- cantilenò Itto per poi aumentare il passo per poter arrivare prima di altri tre ragazzi al bancone dove erano presenti i vassoi puliti seguito a ruota da Jerome che di certo non voleva perdere il suo compagno di stanza in tutta quella confusione.
-Jeje- Jerome a quel richiamo si girò e sorrise in direzione del fratello che si stava avvicinando senza notare gli occhi sgranati di Itto che si era girato a sua volta a quel richiamo.
-Caleb, anche tu ceni adesso?- chiese Jerome spostandosi di lato per far passare gli altri ragazzi avanti. In quel momento voleva parlare con il fratello.
-no, più tardi. Sono sceso solo per prendermi un po’ d’acqua- rispose il castano facendo vedere al fratello le bottigliette che aveva in mano. -come va il primo giorno?-
-strano, molto strano. Ah e poi devo ritornare al primo anno, le lezioni di recupero non sono andate bene- rivelò il moro abbassando leggermente la voce timoroso che il fratello potesse interpretare il tutto come colpa sua che non si era impegnato.
-Aje me lo ha detto ma ha detto anche che proverà a fare altre lezioni, diciamo che conoscendo il suo carattere con chi non conosce e soprattutto se gli chiedono di fare qualcosa del genere avevo il dubbio che reagisse in quel modo. Ma non ti preoccupare per il momento- e così dicendo Caleb gli sorrise e uscì dalla mensa lasciando Jerome ancora confuso.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


-stavi parlando davvero con Caleb Jhonson?- gli chiese Itto quando Jerome gli si avvicinò per prendere anche lui il cibo.
-si, lo conosci?- chiese sorpreso Jerome. Perché sembrava che tutti conoscessero suo fratello? Stava diventando un po’ strana come cosa visto che aveva chiaramente avvertito gli sguardi di metà mensa su di se mentre parlava con Caleb.
-tutta la scuola conosce Caleb e i suoi amici. Tutta la scuola li adora praticamente e quindi vedere un nuovo arrivato parlarci tranquillamente è un evento strano- gli spiegò Itto.
-Caleb è mio fratello- rivelò allora Jerome mentre vedeva lo sguardo del ragazzo che aveva difronte cambiare velocemente.
-eh? Ma non sei nato senza poteri?- chiese curioso Itto.
-si, io e Caleb non siamo fratelli di sangue. La sua famiglia mi ha trovato quando avevo pochi giorni di vita e mi hanno cresciuto ma nessuno di loro ipotizzava che potessi fare cose con l’acqua ecco- spiegò ancora Jerome sospirando.
-ora capisco perché ti è venuto a cercare. Mi dispiace per te visto che fra un po’ tutta la scuola cercherà di scoprire come mai avete parlato e una volta fatto ti tortureranno ogni giorno per poter avere la possibilità di parlare con Caleb o un altro del suo gruppo- rise Itto mentre aspettava poco più avanti il moro che non aveva ancora finito di prendere la sua cena visto che era indeciso su cosa provare.
-odio quando la gente mi fissa- borbottò Jerome avvicinandosi al castano con il vassoio pieno di cibo. -comunque tu sei fortunato, sei in camera con me quindi avrai molte volte accesso al gruppo di mio fratello-
-e per fortuna che non mi interessa- sorrise Itto -per quanto li ammiri alcuni di loro per la loro forza di certo non sono tra quelli che impazzisce solo per parlarci. Certe ragazze sono davvero assurde credimi- Itto indicò un piccolo tavolo con quattro posti e i due ragazzi vi si sedettero, uno difronte all’altro.
-sicuro?- chiese abbastanza dubbioso Jerome anche se sembrava che il ragazzo non stesse mentendo.
-certo! Sto puntando a rubare il posto di quelli nei prossimi anni quindi di certo non gli corro dietro come un rincoglionito. Sono rimasto sorpreso solo perché eri nuovo e non capivo come mai stessi parlando con Caleb- spiegò il castano per poi piegare leggermente la testa osservando qualcosa dietro al moro. Moro che lo guardò confuso prima di girarsi a sua volta e notare con la coda dell’occhio Jolie che era ferma in un punto con il vassoio in mano e si stava guardando intorno come a cercare qualcuno.
-sta cercando chiaramente te- disse Itto al moro che aveva difronte prima di riposare lo sguardo sul suo cibo e continuare a mangiare.
-ci hai mai parlato con Jolie?- chiese Jerome girandosi verso il castano curioso. Voleva davvero invitare la ragazza al tavolo con loro ma aveva paura di infastidire Itto.
-sinceramente no, lei si siede sempre davanti mentre io preferisco dormire dietro durante le lezioni e poi credo che lei mi stia evitando- rispose sinceramente Itto -e comunque se la vuoi invitare qui non farti problemi. Non mi da fastidio- Jerome annuì a quelle parole e si alzò per raggiungere Jolie, Jolie che aveva preso a camminare per la mensa senza una meta precisa visto che aveva notato Jerome ma non voleva disturbarlo visto che lo aveva visto insieme a un loro compagno di classe con il quale non aveva mai parlato.
-Jolie- la ragazza per poco non si prese un colpo quando si sentì chiamare da Jerome.
-Jeje! Anche tu a cena?- chiese la ragazza mettendo su un sorriso sulle labbra, era sorpresa dal fatto che il ragazzo era andata a parlarle visto che non se lo era minimamente aspettato.
-certo, vieni al tavolo con noi- le disse Jerome tirandola un po’ verso di se visto che la ragazza era rimasta spiazzata da quelle parole tanto che quando arrivarono al tavolo dove era seduto Itto rimase completamente in silenzio a guardare il suo cibo non sapendo proprio come comportarsi con il castano che aveva difronte, ragazzo che aveva sempre notato in classa ma con il quale non aveva mai parlato.
-be’ che è sto silenzio?- disse Jerome notando che nessuno dei due castani stava parlando -avete entrambi parlato a macchinetta per tutto il giorno e adesso state in silenzio?- a quella frase i due si guardarono negli occhi confusi facendo scoppiare a ridere Jerome. -siete così simili- ragionò poi lanciando occhiate in direzione di Itto che gli era sembrato molto rigido da quando era arrivata la ragazza nonostante fosse stato proprio lui a dire a Jerome che poteva invitare la ragazza al loro tavolo.
-credo che sia colpa mia come al solito- sussurrò Jolie dopo un po’ -me ne vado- e fece per alzarsi ma visto che stava affianco a Jerome il ragazzo la bloccò sul colpo.
-non sei tu il problema, non sappiamo solo cosa dire- parlò allora Itto -sai noi due non abbiamo mai parlato prima di oggi-
Jolie non sembrava tanto convinta della cosa ma decise comunque di restare un altro po’, infondo se le cose sarebbero andata come al solito se ne sarebbe fatta una ragione più avanti.
-com’è andata la lezione poi?- si decise a chiedere poi la ragazza al moro che sospirò.
-uno schifo, mi odia e aveva anche deciso di non farmi più lezioni e questo solo perché non so niente del vostro mondo. Domani credo di avere un’altra lezione e poi vedremo- le spiegò il ragazzo storcendo la bocca.
-posso aiutarti io nelle cose basi se vuoi, così sei avvantaggiato-
-grazie allora- le disse Jerome con un sorriso.
-ehi coinquilino ti aiuto anch’io anche se non ho capito di quali lezioni stai parlando- gli disse con un sorriso Itto.
 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


-auguratemi buona fortuna- sospirò Jerome ai due ragazzi che erano al suo fianco mentre guardava con aria terrorizzata la porta che aveva difronte.
-oh ma per favore! Sei un fifone- rise Itto dando una spallata a Jerome ma mettendoci troppa forza per la struttura mingherlina del moro e facendolo quasi cadere a terra.
-non ti preoccupare va bene? Andrà tutto bene e ricordati che non sei tu quello nel torto ma quel coglione- lo rassicurò Jolie dopo aver lanciato un’occhiataccia a Itto. Dopo la cena della sera precedente i tre erano rimasti a chiacchierare fino a tardi in una sala relax al loro piano della quale Jerome non aveva notato l’esistenza fino a quando non gliela avevano fatta notare Itto e Jolie. Poi quella mattina Itto si era seduto di sua spontanea volontà vicino a Jerome e Jolie, ovviamente non in prima fila ma in quella dietro ai due ragazzi e non aveva fatto altro che parlargli da dietro per tutto il tempo disturbandoli anche.
E ora erano li tutti e tre. I due castani in realtà avevano semplicemente accompagnato Jerome difronte l’aula nella quale doveva fare la sua seconda lezione con Alexander e il moro era completamente terrorizzato dalla cosa. Dopo la prima lezione che aveva fatto con il rosso aveva veramente paura di non essere all’altezza delle sue lezioni e quindi di finire davvero per ricominciare tutto dal primo anno. Non gli andava per niente a genio come cosa anche perché forse era anche riuscito a farsi due amici e di certo non voleva cambiare stanza.
-muoviti va- continuò a dire il castano aprendo per lui la porta e buttandocelo dentro per poi richiudersi l’aula alle spalle. Jerome guardò male la porta visto che non poteva farlo con i suoi amici dall’altra parte, ma poi si girò a controllare l’aula per paura che Alexander fosse già li, ma del rosso non c’era ancora traccia. Jerome quasi ipotizzò che Alexander gli avesse tirato un brutto scherzo, ma decise di aspettare qualche minuto prima di fasciarsi la testa.
E fece bene visto che dopo solo cinque minuti la porta dell’aula si aprì rivelando la presenza di un incazzato Alexander. A quella vista Jerome iniziò a preoccuparsi, non poteva sopportare un’altra lezione come quella del giorno prima.
-ottimo, almeno tu sei puntuale- borbottò il rosso passandosi una mano tra i capelli e sedendosi sulla cattedra osservandolo attentamente. -cosa vuoi che ti insegni?-
-non saprei, ti ricordo che non so niente di questo mondo a parte quello che mi hanno detto in questi giorni- gli rispose calmo Jerome. Alexander sembrava stanco e arrabbiato ma si capiva che non ce l’aveva con lui e stava facendo di tutto per non far trasparire la sua rabbia.
-come sei messo sul controllo degli elementi? La teoria puoi anche studiartela da solo ma la pratica non puoi farla senza una guida e hai molto da recuperare se vuoi rimanere nel tuo anno- disse con calma Alexander cercando di scrutare il ragazzo che aveva difronte ancora incredulo che fosse il fratello di Caleb. Gli sembrava davvero una cosa impossibile.
-male. Non riesco a fare niente- rivelò con un sospiro Jerome -ieri ho provato a lezione mentre oggi non ho ancora fatto pratica- Alexander lo ascoltava parlare e nel mentre prendeva una bacinella riempiendola d’acqua per poi metterla davanti al ragazzo.
-iniziamo con qualcosa di semplice che è meglio- gli disse sedendosi sul banco in modo da poter essere vicino a Jerome per poterlo guidare -fai come me, segui i movimenti delle mie mani- e dicendo ciò iniziò a fare piccoli movimenti con le dita facendo per prima cosa increspare l’acqua e poi far salire una piccola bolla. Jerome rimase sorpreso da quello che stava vedendo chiedendosi quando sarebbe riuscito a farlo.
-prova tu- disse allora Alexander facendo scendere la bolla con un leggero movimento della mano.
Jerome lo guardò titubante ma poi cercò di imitare i movimenti che aveva fatto il rosso con molta calma e soprattutto molta ansia. Si sorprese di se stesso quando dopo qualche minuto una piccola bolla si staccò dall’acqua della bacinella e iniziò a fluttuare. Per la sorpresa di esserci riuscito perse la concentrazione iniziale e la bolla ricadde nella bacinella schizzando leggermente.
-scusa- disse prontamente Jerome notando che qualche schizzo non aveva raggiunto solo lui ma anche il rosso che era abbastanza vicino.
-non ti scusare, sono sorpreso che tu sia riuscito a fare qualcosa più che altro. È un ottimo inizio- gli disse Alexander guardandolo adesso con attenzione. Ayaca allora aveva ragione quando diceva che quel ragazzo potesse avere un forte potere.
-l’acqua è anche il tuo elemento?- chiese allora Jerome. Quel ragazzo sembrava davvero portato per controllare l’acqua.
-no, è l’aria. Quello che hai visto poco fa è l’unica cosa che so fare con l’acqua- spiegò Alexander sbadigliando -molti non riescono nemmeno a controllare elementi non propri quindi mi accontento di quello che so fare. Alla fine posso insegnarti a controllare l’acqua spiegandoti a parole come fare. È sempre meglio di niente e poi potrebbe servirti anche per gli altri elementi- Jerome annuì felice che quella lezione sembrava aver preso una piega diversa da quella di ventiquattro ore prima. Avrebbe imparato qualcosa almeno.
-ascolta bene moretto perché non lo ripeterò una seconda volta: devi controllare le tue emozioni. Le emozioni controllano l’elemento meglio di te e se tu non controlli loro finirai per fare del male a te stesso e alle persone che hai intorno-
-va bene- sussurrò Jerome leggermente spaventato da quella cosa conoscendosi perfettamente come un  ragazzo molto incline a seguire le sue emozioni. Era fregato se non imparava a controllarle.
 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


-visto che sei ancora vivo?- disse tutta felice e contenta Jolie quando quella sera a cena vide arrivare Jerome e Itto insieme.
-divertente- sospirò Jerome incrociando le braccia al petto grazie anche al fatto che aveva da poco poggiato il vassoio a quello che era diventato il loro tavolo.
-ti sei preoccupato per niente, comunque com’è andata?- chiese ancora la ragazza sorridendo in direzione dei due ragazzi.
-meglio della prima volta di sicuro. Mi ha fatto fare qualche esercizio per dominare l’acqua e qualcosina sono riuscito a fare- Jerome sorrise in direzione della ragazza. Certo non aveva fatto grandi cose, ma almeno qualcosa era riuscito a fare. Non se lo sarebbe perdonato se non fosse riuscito a controllare l’acqua, non quando aveva creato quell’enorme scudo solo tre giorni prima.
-ottimo allora. Almeno alla lezione della professoressa Mona domani farai qualcosa di decente- gli disse Jolie per poi sgranare gli occhi guardando qualcosa alle spalle dei due ragazzi.
-che succede adesso?- le chiese preoccupato Itto che non aveva nessuna intenzione di girarsi a guardare con i suoi occhi quello che stava succedendo. Potevano essere guai in arrivo e lui non voleva farne parte.
-Caleb Jhonson e Clara Krugen stanno venendo in questa direzione- rispose Jolie guardando confusa i due.
-Caleb è suo fratello- le spiegò Itto quasi felice di essere a conoscenza di un dettaglio che Jolie non sapeva.
-eh? Perché lui lo sa e io lo scopro solo adesso?- chiese Jolie leggermente delusa dalla cosa -e poi che cosa hai detto?- si rivolse alla fine a Itto.
-Claeb è mio fratello e non lo sapevi solo perché non è uscito l’argomento. Ieri Caleb è venuto a parlarmi e Itto era vicino a me perciò lo sa- spiegò Jerome per poi girarsi e guardare anche lui suoi fratello che aveva quasi raggiunto il suo tavolo.
-tutto bene?- chiese proprio il castano una volta che fu arrivato a portata d’orecchio di Jerome.
-certo, non ti preoccupare. Sto imparando a conoscere questo mondo con calma- gli rispose il moro con un sorriso sulle labbra mentre dentro di se voleva capire e soprattutto sapere chi fosse la bionda che era affianco a Caleb e che chiaramente lo stava studiando.
-ottimo allora, sappi che puoi sempre chiedere a me se hai bisogno di qualcosa- gli disse Caleb felice di quella risposta per poi mettere un braccio intorno alla vita della bionda. -Jeje lei è Clara, la mia ragazza- presentò poi il castano facendo sgranare gli occhi a Jerome.
-allora non era immaginaria la tua ragazza- rise Jerome per poi stringere la mano alla bionda. Da quando il fratello, un anno prima, gli aveva detto di essersi fidanzato Jerome non ne era stato pe niente convinto della cosa tanto che aveva creduto che Caleb se lo fosse inventato. E invece la ragazza esisteva veramente ed era anche molto bella.
-stronzo- ringhiò Caleb guardando male il fratello mentre Clara rideva appresso al moro. Jolie e Itto invece stavano facendo di tutto per non incrociare lo sguardo con i due nuovi arrivati non volendo minimamente intromettersi in quella conversazione.
-be dai tuo fratello aveva tutte le ragioni di pensarlo visto che non mi hai mai presentata nemmeno ai tuoi genitori e credimi Jeje, se non avessi insistito io questo testone qui non ci avrebbe fatto conoscere di sua volontà- la bionda sorrise in direzione di Jerome che non sapeva minimamente come comportarsi con la ragazza in quel momento. Non era ancora troppo in confidenza per poter fare qualunque cosa.
-ma per favore!- disse Caleb alzando gli occhi al cielo. -com’è andata la lezione con Aje?- chiese poi il castano che voleva assolutamente cambiare discorso.
-decentemente per me almeno. Per lui non so, dovresti chiederglielo direttamente- Jerome storse la bocca. Si era andata bene la lezione ma aveva chiaramente avvertito che quando se ne erano andati lo aveva guardato mezzo storto come se non lo sopportasse.
-cos’è successo adesso?- Caleb sembrava esasperato da quella situazione e Jerome si chiese il perché così come i suoi due amici che stavano seguendo il discorso in completo silenzio.
-niente. È solo che non mostra emozioni quindi non so se per lui ho fatto bene o male oggi a lezione. Tutto qui- sviò l’argomento il moro. Odiava il fatto che Alexander fosse l’amico del fratello, non voleva farli litigare per una cosa del genere e suo fratello sembrava davvero molto propenso a litigare con Alexander per un non nulla.
-Clara-
-che c’è? Se tuo fratello dice che non è successo niente di male perché ti devi fare pippe mentali? Parla con Aje se proprio non sei sicuro. Ma fa così anche a casa?- chiese la ragazza al moro che annuì solamente. Caleb si era sempre troppo preoccupato per lui anche quando non c’era bisogno di farlo. Non che gli dispiacesse come cosa ma a volte era davvero troppo per i suoi standard.
-volete smetterla di coalizzarvi voi due? Comunque siamo venuti qui solo perché volevo farti conoscere Clara e sapere come andava. Ti lascio con i tuoi amici- e così dicendo, anche perché probabilmente non voleva essere ancora attaccato dal fratello e dalla fidanzata, Caleb lasciò Jerome con i suoi amici.
-wow- sussurrò Jolie bevendo un sorso d’acqua -qui abbiamo un fratello molto iperprotettivo- continuò ridacchiando.
-lasciamo perdere davvero. E figuratevi che non gli ho mai detto delle mie relazioni visto che avevo paura di ritrovarmelo incazzato perché mi ero lasciato-
-allora dobbiamo rimediare non credi?- fece Itto e stava anche per richiamare il castano che era andato a sedersi sul tavolo con i suoi amici che era poco più in la ma fu fermato dallo stesso Jerome che gli mise una mano sulla bocca quasi terrorizzato.
-non lo fare, quello finisce per distruggere tutto e cercare la gente anche dopo anni credimi-
-si ma io sono d’accordo con Itto. Se troverai qualcuna qui lui lo verrà a sapere velocemente e si comporterà come se fosse la tua prima relazione- cercò di spiegargli Jolie.
-qualcuno- sussurrò invece Jerome attirando poi su di se lo sguardo sorpreso sia di Jolie che Itto. Nessuno dei due lo aveva minimamente pensato. -ehi non vi scandalizzate vi prego- Jerome si era accorto troppo tardi di aver corretto la ragazza e un po’ se ne era pentito.
-no, era solo che non lo avevo ipotizzato. Di certo non ti caccio di camera perché abbiamo gusti sessuali diversi- rise Itto dalla reazione che aveva avuto Jerome scuotendo la testa -ma dai mi vedi come omofobo?- continuò ancora mentre Jerome iniziava a sentirsi leggermente meglio.
-no, ma non si sa mai- gli rispose il moro mentre Jolie assottigliava gli occhi.
-quindi posso tartassarti parlandoti di tutti i ragazzi carini- ragionò poi la ragazza -ottimo direi.
 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Alexander prese un respiro profondo prima di aprire gli occhi e scrutare il buio presente della sua camere. Dopo poco riuscì a calmare i battiti furiosi del suo cuore e a riuscire a sentire il regolare russare del suo compagno di camera.
Ormai il rosso ci aveva fatto l’abitudine a quei sogni, che tanto sogni non erano, e riusciva a non svegliarsi più urlano. Certo sudava, e anche tanto, e il suo cuore sembrava volesse uscire dal suo petto ma almeno non disturbava le persone che dormivano insieme a lui.
Aje chiuse nuovamente gli occhi cercando di mettere in ordine quello che la sua mente aveva sognato e cercare di dargli un senso. Si ricordava che era qualcosa di spaventoso ma solo quel ricordo non bastava. Doveva capire chi c’era nel suo sogno.
Le immagini iniziarono a farsi chiare dopo poco e Alexander si morse il labbro riconoscendo nella figura incatenate e sporca di sangue Jerome, il fratello di Caleb. No, già così non andava per niente bene la cosa. Il rosso cercò di non pensarci molto per il momento e di concentrarsi solo e soltanto sul resto del sogno.
Il luogo non lo conosceva, o meglio gli ricordava un luogo che aveva visto purtroppo per lui in altri suoi sogni, ma non sapeva dove si trovava realmente, secondo intorno a Jerome c’erano delle candele che costituivano l’unica illuminazione della stanza e che permettevano di vedere poco quali erano le vere condizioni del moro, sangue però ce ne era parecchio.
-maledizione- disse tra i denti il rosso cercando di tenere il tono basso e decidendo alla fine di alzarsi e andare quantomeno a darsi una sciacquata. Restare nel letto a ripensare a quel sogno non lo avrebbe minimamente aiutato.
Dopo essersi messo una maglia e un pantalone puliti uscì dalla sua camera con calma e iniziò a passeggiare per i corridoi mentre l’aria fredda della notte s faceva sentire per colpa delle maniche corte della sua maglia, ma ad Alexander non dispiaceva la cosa anzi, lo aiutava ad essere più lucido.
Era la prima volta che gli succedeva di fare un sogno con una persona che conosceva. Solitamente la gente che vedeva era qualcuno che aveva intravisto una o due volte ma con la quale non aveva mai parlato. adesso però era diverso, con Jerome ci aveva parlato e anche tanto. Perché quel sogno? E soprattutto quando si sarebbe avverato?
Perché si per sua sfortuna tutti i sogni che faceva si avveravano dopo poco tempo e quando erano così brutti come quello di quella sera si sentiva male nel sapere di non poter cambiare il destino delle persone. Si sentiva male per le persone che non conosceva, figurarsi per qualcuno che conosceva. E ora cosa doveva fare? Avvisare Caleb? No. Avrebbe fatto troppe domande sui suoi sogni che voleva evitare di spifferare ai quattro venti.
Parlare con il padre? Anche peggio. I suoi genitori non erano a conoscenza degli strani poteri che aveva sviluppato da quando aveva memoria. Meglio non farli insospettire troppo.
Però restava il fatto che Jerome sarebbe stato catturato e ferito in un futuro prossimo. Cosa doveva fare?
Rimase così, immobile mentre il vento gli faceva volare i capelli in tutte le direzioni possibili ed immaginabili a cercare una soluzione, soluzione che per sua sfortuna non arrivò. Il tempo passò anche velocemente e il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri solo quando la luce del sole, che poco alla volta stava salendo, gli fece distogliere gli occhi dal paesaggio. Ma non si mosse da li. Diede le spalle al sole e iniziò ad osservare la porta che portava all’interno del castello come se quella avesse le risposte a tutte le sue domande.
Aveva sonno, tanto sonno visto che non era riuscito minimamente a dormire quella sera. Sarebbe stato ancora più irritabile del solito ma non era nel suo interesse essere dolce e gentile con la gente che gli ronzava intorno.
-che ci fai qui- Alexander alzò lo sguardo con calma avendo già riconosciuto la voce della donna.
-penso- rispose semplicemente il ragazzo incrociando le braccia al petto.
-all’alba?- chiese ancora la donna chiudendo la porta alle sue spalle e avvicinandosi al figlio -dovresti dormire invece di perdere tempo così- continuò Ayaka spostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso.
-e tu che ci fai sveglia a quest’ora?- chiese di rimando Alexander sbuffando, conosceva la risposta a quella domanda ma comunque non capiva come mai la donna insistesse a controllarlo in ogni suo minimo passo.
-lo sai cosa stavo facendo non puoi chiedermelo- rispose appunto la donna sospirando a sua volta -mi preoccupo per te e soprattutto per quello che dicono di te in giro-
-e tu li stai a sentire? Tu che sei un oracolo? E poi che te frega di quello che dice la gente di me?- il ragazzo alzò gli occhi al cielo per poi spostare lo sguardo da tutt’altra parte.
-mi importa perché sono tua madre-
-che fai lo dici ad alta voce? Okay che non c’è nessuno ma i muri hanno le orecchie! Un oracolo deve essere vergine e tu hai avuto me quindi cerca di non spifferare tutto ai quattro venti dopo anni e soprattutto smettila di comportarti da madre quando non lo sei mai stata- ringhiò furioso il ragazzo tenendo sempre il tono basso.
-Alexander…-tentò di dire la donna con il cuore in gola.
-lascia stare- la bloccò il ragazzo andandosene da quella terrazza mentre Ayaka chiudeva gli occhi chiedendosi quando avrebbe avuto il coraggio di spiegare come erano realmente andate le cose anni prima.
 












Angolo Autrice
Scusate per il ritardo, ho avuto un bel po' di cose da fare in questi giorni e non sono riuscita a scrivere mezzo capitolo.
Scusata ancora,
la_pazza_di_fantasy

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Si può sapere perché più passa il tempo e più Alexander sembra uno stronzo antipatico?- chiese Jolie alzando lo sguardo dal libro di storia che stava rileggendo velocemente. Era passata una settimana da quando lei e Itto avevano iniziato a dare ripetizioni a Jerome di quella materia, per aiutarlo con le sue vere lezioni di recupero, e Jerome stava facendo grandi passi avanti. E non solo grazie a loro.
Nonostante proprio come aveva detto la ragazza Alexander stava diventando più antipatico con il passare del tempo Jerome era arrivato quasi ai livelli della loro classe.
-se non lo consideri non ti da fastidio lo sai vero?- le disse Jerome sbadigliando leggermente. Era notte e lui aveva bisogno di dormire, fare lezione tutti i giorni e a tutte le ore non gli faceva per niente.
-a te dovrebbe dare più fastidio di come dimostri- continuò Jolie mentre Itto osservava i due non capendo minimamente il perché di quel discorso in quel momento.
-e perché mai? L’importante è che mi insegni come controllare i miei poteri, al fatto che sia stronzo mi sono abituato dopo tre lezioni- le rispose Jerome con un’alzata di spalle.
-sapete per come esce l’argomento Alexander ogni santa volta inizio a sospettare che uno di voi due abbia perso la testa per quello li- si decise finalmente a parlare Itto ricevendo in cambio le occhiate confuse degli alti due, o meglio quella confusa di Jolie e quella che voleva sembrare confusa di Jerome che si era reso conto che il rosso non gli era per niente indifferente. Certo sapeva di non poter avere possibilità visto che Alexander non sembrava per niente interessato ai ragazzi e men che meno a lui.
Itto però non interpretò nel modo giusto lo sguardo confuso di Jerome e quindi lasciò perdere la questione pensando di aver interpretato male come al solito.
-cambiando argomento risultati con il tuo elemento?- disse Itto guardando in direzione di Jolie che era rimasta l’unica della loro classe, se non di tutta la scuola, a non aver ancora trovato il suo elemento.
-e secondo te non ve lo avrei detto?- chiese retoricamente la ragazza chiudendo definitivamente il libro che aveva in mano. -smettetela entrambi di farmi pressione o non ci riuscirò mai. Datemi tempo- sussurrò la ragazza sull’orlo di una crisi di pianto visto che gli occhi le erano leggermente diventati lucidi. Si sentiva inutile.
-la mia era una domanda innocente! Volevo solamente sapere come stava andando- si difese Itto che non aveva mai amato vedere le ragazze piangere anche per il fatto che non sapeva minimamente come comportarsi in quei casi.
-sta andando male Itto! Lasciami in pace- e così dicendo la ragazza si alzò ed uscì dalla camera che condividevano i due ragazzi e nella quale avevano preso il vizio di riunirsi essendo libera e soprattutto poco affollata diversamente dalle sale studio che erano affollate anche alle 3 di mattina.
-che ho detto di male?- chiese Itto preoccupato in direzione di Jerome che alzò le spalle non sapendo come rispondergli.
-credo che i professori le mettano già troppe pressioni di loro e la tua domanda anche fatta con le migliori intenzioni l’ha fatta arrabbiare- tentò di individuare il motivo della sclerata di Jolie Jerome.
-spero sia solo quello sinceramente. Non possiamo fare niente per aiutarla? E no, non lo sto dicendo perché voglio smetterla di fare lezioni per tutti gli elementi, tanto quelli li faremo comunque, ma proprio perché mi fa male vederla in quel modo- disse Itto ravvivandosi con una mano i capelli per poi chiudere con calma il libro che aveva in mano. -adesso dobbiamo riposare o ci ritroveremo come due fantasmi domani mattina- sussurrò il castano stiracchiandosi e spogliandosi velocemente per mettersi la tuta con la quale dormiva. Jerome sospirò e si alzò a sua volta dal pavimento della camera dove si erano messi solo pre lasciarsi finalmente cadere sul suo letto per dormire. Nemmeno il tempo di chiudere gli occhi che la stanchezza ebbe la meglio su di lui.
 
 
-allora? Chi è?- chiese l’uomo mentre osservava quasi con ribrezzo la ruga di espressione che si stava formando sul suo volto come ad incidere sulla sua pelle il fatto che stesse invecchiando.
-non lo so- rispose il ragazzo con le mani nelle tasche della giacca che indossava mentre faceva vagare lo sguardo ovunque tranne che sull’uomo che era il suo interlocutore.
-in che senso non lo sai? Ti sto permettendo di aiutarmi dall’interno e tu non mi porti informazioni valide?- il tono dell’uomo aumentò drasticamente di volume e il ragazzo non riuscì a non guardare il faccia il castano che aveva difronte e quindi trovarsi difronte a quel viso ormai sfigurato per il troppo sangue di bestie elementari in circolo nel suo corpo.
-non è così semplice sai? Mi hai detto che avevi estorto al vecchio il fatto che il ragazzo si sarebbe trovato a scuola in questo periodo ma non ho nessun’altra pista quindi è difficile- protestò Lucas sbuffando e chiudendo gli occhi -sai quanta gente c’è? E soprattutto non so nemmeno se ha già sviluppato i suoi poteri oppure no, come potrei individuarlo con facilità?-
-non mi importa come! Mi hai detto che mi avresti aiutato e lo farai! Io ti ho fornito tutto quello che avevo il resto lo devi fare da solo- l’uomo diede le spalle a Lucas e si diresse a passi svelti verso le capsule di vetro che adornavano il suo studio e che all’interno contenevano persone ormai senza vita. Lucas si era sempre chiesto come mai quel tizio tenesse in vetro le sue vittime ma si era sempre tenuto lontano da fare la domanda all’uomo.
-tranquillo Derec riuscirò a finire quello che tu mi hai impedito di fare- l’uomo all’interno della capsula non rispose solo perché oramai era morto da tempo.
 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Lucas sospirò chiudendosi la porta della sua camera alle spalle facendo attenzione a non fare troppo rumore. Uscire nel cuore della notte per incontrare il Riforgiatore non era tanto comodo, soprattutto quando doveva fare in modo che Caleb non lo sentisse. Certo, il fatto che Caleb avesse il sonno pesante lo aiutava tanto, ma doveva comunque fare attenzione quando usciva da Wawi per andare al rifugio dell’uomo. Non che gli piacesse il modo di fare del Riforgiatore, uccidere le bestie elementari per avere più potere non gli piaceva per niente come cosa, ma condivideva il suo pensiero. I Wachawi con più potere erano sempre stati quelli messi più in luce, quelli che aveva più possibilità. Mentre per lui e tutti gli altri wachawi con poco potere si trovavano a doversi dannare l’anima per riuscire ad avere un po’ di considerazione, e a volte nemmeno l’avevano.
Stava aiutando quell’uomo anche perché dentro di se sperava in una sua vittoria, una sua vittoria per sperare dopo di avere qualche possibilità in più nel suo futuro e non doversi sentire come la feccia di turno. Certo era in uno dei gruppi più famosi di tutta la scuola, ma di certo nessuno parlava di lui per le sue capacità magiche. Era solo quello che si era trovato nella camera giusta al momento giusto cosa che gli aveva permesso di fare amicizia con Caleb.
Lucas si sdraiò sul suo letto con calma sperando in qualche modo di potersi riposare un po’ prima dell’inizio delle lezioni di quella mattina. Ma il suo buon intento venne mandato in frantumi due ore dopo dalla sveglia di Caleb che avvisava anche lui che era il momento di alzarsi.
-hai delle occhiaie da paura, di la verità ti sei messo a studiare tutta la notta- gli disse Caleb una volta uscito dal bagno nel quale si era rintanato poco prima e soprattutto notando il moro ancora steso nel letto.
-si- sussurrò Lucas ringraziando il fatto che aveva una scusa plausibile per poter essere stanco senza destare sospetti.
-perché invece di andare a lezione oggi non resti in camera a dormire? Se mi fanno qualche domanda rispondo che stai male- propose Caleb. In realtà glielo proponeva ogni volta che vedeva il ragazzo stanco morto per lo studio. Ma ogni volta Lucas si rifiutava di perdere giorni di lezioni inutilmente.
-no, ce la faccio- rispose il moro mentre Caleb alzava gli occhi al cielo sbuffando ma comunque non potendo far nulla per costringere l’amico a restare in camera a riposarsi.
-hai delle occhiaie paurose- furono le prima parole di Clara quando raggiunse i due ragazzi al tavolo della mensa per fare colazione.
-gli ho proposto di dormire un po’ ma ha rifiutato come al solito- le disse Caleb stiracchiandosi per poi bere con calma il suo caffè.
-io sono qui- fece notare il moro ai due non solo per quello che aveva detto Caleb ma anche perché i due piccioncini avevano preso a baciarsi come incurati della sua presenza.
-ma quei due stanno sempre a mangiarsi la faccia?- chiese Alexander raggiungendo finalmente il suo gruppo.
-a quanto pare- borbottò Lucas proprio mentre i due si staccavano dal bacio.
-come va mio fratello?- fu la domanda di Caleb appena vide Aje al loro tavolo, non si era minimamente accorto della presenza del ragazzo fino a quando non aveva alzato lo sguardo dal suo caffè che aveva definitivamente finito facendolo anche finalmente svegliare del tutto.
-sai da quando è arrivato tuo fratello non fai altro che chiedermi di lui- borbottò Alexander -comunque bene, con me fa solo la parte pratica visto che lo stanno aiutando i suoi amici con la teoria però devo purtroppo ammettere che è davvero bravo ed impara in fretta. Riesce a controllare abbastanza bene anche gli altri tre elementi- gli rispose il rosso con un sospiro. Si era ritrovato ad ammettere a se stesso che continuare ad insegnare a Jerome era stata una buona idea. Quel ragazzo aveva tantissimo potenziale che si sarebbe irrimediabilmente perso se lo avesse mandato in una classe con tante altre persone. Alla fine era stato meglio così.
Alle parole di Aje Lucas alzò la testa e osservò curioso il suo amico mentre si mordeva il labbro inferiore. Possibile che Jerome fosse quello che il Riforgiatore stava cercando? Gli aveva detto che era un wachawi in grado di dominare perfettamente tutti e quattro gli elementi e che soprattutto non ne aveva uno prediletto.
Doveva indagare meglio su Jerome e capire se era veramente lui il ragazzo. Poi però sentì una fitta al cuore. Jerome era il fratello di Caleb che era suo amico, poteva veramente fare questo al castano? Poteva vendere il fratello al Riforgiatore? Lucas andò leggermente in tilt e decise di accertarsi completamente che Jerome fosse di certo il ragazzo che il Riforgiatore stava cercando e solo dopo parlarne con l’uomo.
-wow, fantastico- disse realmente felice Caleb, mai si era aspettato che il suo fratellino potesse essere così bravo.
-ma tu non ci parli con tuo fratello?- chiese allora Alexander -potresti chiedere a lui invece che a me lo sai?-
-mi ignora! E non so perché- protestò Caleb mentre lanciava uno sguardo in direzione di Jeje che era seduto qualche tavolo più in la e stava parlottando con il suo compagno di camera -sta sempre appiccicato ai suoi amici-
-hai mai pensato al fatto che lo faccia perché sei popolare e da quando hanno scoperto che è tuo fratello la gente non ha fatto altro cercarlo solo per parlare con te?- gli chiese retoricamente Clara bevendo il suo cappuccino con calma visto che scottava ancora -e poi dovresti essere felice del fatto che tuo fratello si sia trovato degli amici e non lamentarti della cosa-
-si, però anche loro potrebbero volere qualcosa da Jeje- le fece notare il castano come se la cosa fosse abbastanza ovvia.
-no, perché a quest’ora se ne sarebbe già accorto. Lascia stare in pace tuo fratello e basta- la discussione su Jerome finì con quella frase ma Lucas stava ancora lottando con se stesso per capire cosa fare in caso Jerome si fosse reamente rivelato il ragazzo che stava cercando il Riforgiatore.
 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


-possiamo parlare per favore?- chiese Itto mentre camminava dietro a Jolie che con il suo passo svento, nonostante fosse più bassa di Itto, riusciva a distanziare di parecchio il ragazzo.
-per cosa?- chiese la ragazza sbuffando ma per niente intenzionata a fermarsi per parlare con calma con il castano.
-per ieri. Non volevo ferirti!- disse Itto riuscendo finalmente fermare la ragazza dal polso e farla girare verso di se.
-a no? Detto da colui che si vanta di essere riuscito a scoprire il suo elemento quando era piccolo è assurdo- disse la ragazza sbuffando. Non si sentiva tanto bene a stare con loro, in realtà in quel momento non riusciva a parlare con nessuno, visto che non riusciva a scoprire il suo elemento. Si era sempre sentita esclusa e quella situazione non aiutava minimamente la povera ragazza.
-si ma non l’ho mai fatto con cattiveria. E poi io ti ho fatto quella domanda ieri perché volevo aiutarti!- protesto Itto guardando negli occhi Jolie e cercando di far capire alla ragazza le sue buone intenzioni ma la ragazza distolse lo sguardo dal suo.
-come credi di potermi aiutare tu? Non ci riesco i professori figurati tu- sussurrò Jolie togliendosi dalla presa non troppo ferrea del ragazzo e dandogli e spalle. -lasciami stare ora- concluse la ragazza correndo lontano da Itto nonostante il ragazzo fosse rimasto fermo immobile. Lui davvero voleva aiutare la ragazza ma credeva che continuando a parlarle avrebbe solamente peggiorato la situazione. Per questo decise di rimanere immobile in mezzo al corridoio mentre tutti gli altri ragazzi iniziavano a camminare velocemente intorno a lui per poter raggiungere la prossima aula di lezione.
-che ci fai qui impalato? Per come sei corso via pensavo fossi già in classe per prenderti il posto in ultima fila- lo affiancò Jerome e insieme si incamminarono verso la loro aula, quella dove avrebbero seguito la lezione della professoressa Mona e Jerome non vedeva l’ora di mettersi ancora alla prova con il suo elemento che stava sentendo sempre più suo volta dopo volta. Era come se fosse collegato all’acqua.
-volevo palare con calma con Jolie ma mi ha fatto capire che mi odia e non mi vuole più al suo fianco- gli rispose Itto sinceramente.
-non credo sia così, immagino solo che dobbiamo riuscire a farle sbollire la rabbia che le è salita nei nostri confronti-
-lei odia solo me, non te- gli fece notare Itto mentre entravano in classe e cercava con lo sguardo Jolie, Jolie che si era seduta in un angolo della classe già in coppia con un’altra ragazza.
-credo che odi entrambi indifferentemente- disse Jerome sospirando per poi trascinare Itto nel banco a due davanti sotto lo sguardo sconvolto del ragazzo. -non avendo Jolie non voglio finire con qualcuno di sconosciuto in coppia- gli spiegò il moro vedendo la faccia scocciata di Itto che odiava davvero tanto stare ai primi banchi e quella cosa davvero non gli piaceva.
-si ma il mio elemento è il fuoco e io con l’acqua non ci vado per niente d’accordo motivo per il quale mi metto sempre la dietro-
-si per non fare niente! Impari a fare qualcosa e poi ci sono io, non farai macelli- cercò di rassicurarlo Jerome però ricevette solamente un’occhiataccia da parte del castano al suo fianco segno che preferiva davvero mettersi infondo a non fare niente come al solito.
-ragazzi- come al solito bastò solo una parola da parte di Mona per far bloccare tutta la classe in un silenzio che serbava attesa e con il tempo Jerome aveva capito il perché in parte di quel silenzio. Mona era una bella donna e allo stesso tempo aveva un atteggiamento austero che incuteva timore in molti ragazzi. Jerome non sentiva tutto questo timore nei confronti della donna, anzi gli sembrava molto alla mano e la cosa gli piaceva parecchio.
-oggi faremo una cosa diversa dal solito visto che simo quasi a metà anno e l’anno prossimo sarete divisi in base al vostro elemento- Jerome lanciò un’occhiata confusa in direzione di Itto che alzò le spalle. Ne sapeva quanto lui quindi niente. -visto che siete quattro vi metterete in coppia insieme- Jerome lanciò un sguardo di scuse in direzione di Itto che già lo stava guardando male avendolo costretto a sedersi al primo banco per niente.
-visto che due sono già in coppia Elise vieni a sederti affianco a Jerome così avremo anche l’altra coppia formata- a quelle parole Itto si alzò velocemente già pregustando il suo posto in ultima fila ma sbiancò quando vide che la ragazza che si stava alzando era quella che si era seduta affianco a Jolie. E se possibile Jolie era ancora più bianca rispetto al ragazzo. Quei due avevano da poco discusso e si erano ritrovati a dover fare coppia in quella materia che a nessuno dei due andava a genio.
Jerome non disse niente a Itto e sorrise in direzione di Elise presentandosi anche alla ragazza visto che da quando era arrivato aveva fatto solo la conoscenza di Itto e Jolie, non solo per colpa sua visto che anche gli altri suoi compagni di classe non si erano mai presi la briga di andare a presentarsi.
Mona diede subito l’esercizio da fare agli altri ragazzi per poi mettersi a spiegare con calma cosa voleva dai quattro ragazzi del suo corso: dovevano fare in modo di controllare una bolla d’acqua e allo stesso tempo cercare di controllare anche la bolla del proprio compagno di esperimento.
Jerome stava per iniziare l’esperimento con Elise quando un urlo e il rumore di uno scoppio improvviso fece girare l’intera classe verso Jolie e Itto che erano completamente bagnati e allo stesso tempo avevano del fumo che usciva lentamente dalla loro divisa.
-siete entrambi del fuoco?- chiese prontamente Mona che a parte dei suoi beniamini non ricordava l’elemento di nessun altro.
-io si- rispose Itto mentre cercava in qualche modo di pulirsi.
-e tu?- chiese Mona a Jolie -di solito cose del genere non succedono a parte se i vostri elementi sono in contrasto con l’acqua.
-no, in realtà non lo so ancora- rispose la castana abbassando leggermente la testa mentre Mona annuiva nonostante avesse tutte le intenzioni di scoprire come mai fosse successa una cosa del genere.
 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


-si può sapere cosa avete combinato?- chiese Jerome appena finita le lezione ai suoi due amici mentre passava ad entrambi un asciugamano per asciugarsi. Gli sembrava davvero strano fare una cosa del genere visto che gli ricordava quando era stato dall’altra parte solo qualche settimana prima.
-niente- dissero in coro i due mentre accettavano i due asciugamani nonostante Itto con calma avesse inizio ad asciugarsi usando una piccola fiammella creata dal suo accendino che aveva sempre nella tasca della giacca e che per fortuna non si era bagnato.
-andiamo! Si è sentito un botto molto brutto. Cosa avete combinato?- chiese ancora e soprattutto con insistenza Jerome. Non capiva perché i due cercassero di nasconderglielo.
-tu hai un accendino in tasca, seriamente?- chiese invece Jolie facendo alzare gli occhi al cielo a Jerome che aveva capito che quella era stata solo una scusa per non affrontare l’argomento.
-da sempre, mi alleno con questo coso- le fece notare Itto che si avvicinò alla ragazza per poterla asciugare con la fiamma ma Jolie fece uno scatto indietro come spaventata.
-tieni lontano da me quella cosa! Lo sai che potresti incendiare qualcosa se non stai attento?- quasi urlo istericamente la ragazza.
-hai paura del fuoco- quasi rise Itto vedendo la reazione della ragazza al suo movimento. -guarda che lo so controllare non ti farà niente di male- tentò di rassicurarla il castano ma Jolie scosse la testa e si allontanò ancora di più dal ragazzo per mettere più distanza possibile dal fuoco.
-quel coso può scatenare un fottuto incendio vicino alle nostre divise quindi non ho nessuna intenzione di asciugarmi in quel modo, preferisco mille volte tornare in camera e cambiarmi velocemente- concluse Jolie strizzandosi i capelli. Anche se la bacinella conteneva poca acqua lo stesso essa li bagnava completamente rendendo difficile poi il restare asciutti il più possibile.
-tu hai paura del fuoco. Hai mai davvero provato a dominare il fuoco? Non è che non lo hai mai fatto perché hai paura?- continuò a chiederle Itto -sai non ti ho mai vista provare a dominare il fuoco-
-forse perché sei troppo concentrato ad esaltarti visto che sei il migliore della classe nel tuo elemento e non presti attenzione agli altri- rispose piccata la ragazza che diede nuovamente l’asciugamano a Jerome e prese la sua borsa e se ne andò senza aggiungere altro e lasciando completamente spiazzati i due ragazzi.
-che ho detto di male adesso?- chiese Itto a Jerome che sospirò. Perché era finito in quella situazione?
-non credo sia quello che hai detto ma come lo hai detto-
-e come l’ho detto scusa?-
-di certo non come voleva sentirselo dire lei, anzi forse sperava che non le dicessi proprio niente. Devi davvero stare più attento quando parli con Jolie- concluse Jerome.
-quella ragazza è complicata, come tutte le ragazze che io non capirò mai. La mia era solo una constatazione. Lo sai vero che se ha paura del fuoco e non ha mai realmente provato a dominarlo potrebbe essere proprio lui il suo elemento?- fece notare Itto mentre Jerome lo guardava perplesso.
-in tutti questi anni doveva pur averlo scoperto lo stesso non credi?-
-no se ne ha paura, e lei ne è terrorizzata altrimenti non si sarebbe comportata in quel modo. E poi la professoressa Mona ha detto una cosa che mi ha fatto pensare ancora di più che il fuoco sia l’elemento di Jolie. Ci ha chiesto se entrambi avevamo come elemento il fuoco!- Jerome sospirò considerando che si, forse era una possibilità. Non ne era sicurissimo ma se i dubbi di Itto erano fondati significava che loro due dovevano darsi da fare per aitare Jolie a superare la sua paura del fuoco in modo da poter finalmente dominare il suo elemento tranquillamente senza sentirsi esclusa.
-ci stai pensando anche tu vero? Ora l’unico problema è cercare di farglielo capire e soprattutto non farla scappare da noi- disse convinto Itto che ormai grazie al suo fuoco era completamente asciutto, proprio come se non fosse successo niente.
-la prossima volta fa parlare me, forse mi ascolterà- sussurrò Jerome più a se stesso che al castano che aveva affianco anche se Itto annuì completamente d’accordo con lui.
-non voglio fare più casini con Jolie- disse poi per rimarcare il concetto Itto -ci vediamo a cena visto che la prof ha detto che devo fare una lezione extra per quello che è successo, non so se ci sarà anche Jolie-
-eh? Devi fare lezioni di recupero anche tu? Ma non è il tuo elemento!- chiese Jerome abbastanza confuso. Ancora doveva capire per bene come funzionava quella stramaledetta scuola alla quale non era mai voluto andare.
-no, solo per oggi per far vedere a Mona che se mi applico non faccio disastri come quello che è successo in classe poco fa. Credimi quando ti dico che non ho per niente voglia di andarci ma non voglio per niente inimicarmi un professore anche perché non si sa mai cosa potrà succedere nei prossimi anni. Comunque tu non ci hai detto com’è andata con la tua prova-
-abbastanza bene visto che sono riuscito a fare l’esercizio tranquillamente. Elise ha avuto qualche problema nel cercare di scoppiare la mia bolla- gli rispose con un sorriso il moro. L’unica cosa che gli faceva piacere quella scuola e tutta quella situazione era il fatto di essere riuscito a farsi degli amici e soprattutto che stava andando tutto bene con il suo elemento.
La cosa che più lo faceva stare in ansia in quei giorni era il fatto che non aveva nessuna notizia da parte dei suoi genitori adottivi e ne aveva davvero bisogno. A quel pinto gli venne l’idea di andare a chiedere qualcosa a Caleb non appena Itto fosse andato a fare la sua lezione di recupero, lezione che poi avrebbe fatto anche lui dopo pranzo con Alexander anche se iniziava a credere che non gli servisse più di tanto oramai che si era rimesso in pari.
 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


-stavo pensando che potremmo anche fare le ultime lezioni- se ne uscì Jerome mentre con parecchia velocità stava dando forme diverse all’acqua con la quale teoricamente doveva allenarsi ma visto che Alexander non gli aveva dato ancora un esercizio da fare si era messo a giocare.
Alexander lo osservò per un po’ di tempo per poi sospirare andandosi a sedere sul banco del moro che smise immediatamente di giocare con l’acqua per lo spavento di trovarsi troppo vicino al rosso.
-e chi sei tu per dirlo?- gli chiese Alexander incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio, quasi sfidandolo a dire altro o proporre qualunque altra cosa. Jerome storse la bocca ma non rispose a quella provocazione facendo nascere un piccolo sorriso strafottente sulle sue labbra. -sei bravo lo devo ammettere, sei riuscito ad imparare molte cose velocemente e su questo non possiamo discuterne ma sei davvero sicuro della tua proposta? Sai che se finiamo queste lezioni io non ti aiuterò nemmeno se mi pregherai in ginocchio?- gli fece notare il rosso -potresti avere problemi con altro e io non faccio favoritismi, ciò significa che finite queste lezioni tu non sei più un mio studente ma un altro ragazzo come gli altri ai quali dico sempre no se hanno bisogno di qualcosa- “a parte quando si tratta di scopare” l’ultima frase però Alexander non la disse. Nessuno dei suoi amici sapeva che era gay e tutti i ragazzi con i quali era stato, per una massimo due volte, avevano promesso di tenere la bocca chiusa.
Ci aveva fatto un pensierino anche su Jerome, ma si era trattenuto dall’agire solo e soltanto perché era il fratello di Caleb e di certo quei due le cose se le dicevano lo stesso. Non aveva avuto dubbi fin da quando lo aveva visto che era proprio come lui, aveva una sorta di radar per quelle cose e dire che non aveva avuto fantasie era mentire.
-ne sono sicuro, se avrò bisogno di qualcosa chiederò a Caleb. La parte teorica l’ho fatta tutta da solo, mi hai aiutato solo con la pratica e onestamente parlando credo di essere ad un livello troppo altro per la mia classe- gli rispose Jerome -mi sento strano quando gli altri mi guardano male perché riesco meglio di loro-
-il tuo elemento è l’acqua è normale che tu riesca a fare meglio degli altri- disse Alexander alzando gli occhi al cielo per l’affermazione del moro.
-stavo parlando degli altri elementi non dell’acqua- Alexander lo guardò quasi sgranando gli occhi.
-fammi una dimostrazione, ora- gli disse quasi urlando scendendo dal banco e ponendogli difronte una candela accesa. Jerome lo guardò confuso per via di quello scatto ma fece come gli era stato detto iniziando a far aumentare e diminuire la fiamma a suo piacimento tenendo lo sguardo fisso sulla candela. Stava rifacendo l’esercizio che solitamente facevano in classe perché era l’unico che conosceva.
Aje guardava il ragazzo mordendosi il labbro inferiore sperando che i suoi dubbi non fossero fondati. Iniziava a capire il perché di quell’incubo nel quale Jerome era incatenato e sporco di sangue che per sua sfortuna era diventato ricorrente. Erano settimane oramai che Aje faceva quell’incubo e non ne poteva più, si svegliava ogni notte sempre peggio e se voleva far rimanere salda la sua sanità mentale doveva assolutamente bloccare il suo incubo.
-smettila- disse allora Alexander non trovando altra soluzione a quello che stava vedendo.
-eh?- chiese confuso Jerome non capendo il perché di quella parola.
-non lo fare più. Durante le lezioni cerca di non fare meglio se non è il tuo elemento. Fai finta di riuscirci poco o per niente, non attirare attenzioni su di te. nessuno è in grado di controllare per bene tutti gli elementi e nemmeno tu dovresti. Non dire a nessuno nemmeno di questa conversazione- spiegò il rosso che sperava davvero che il suo sogno non si avverasse.
-okay- rispose abbastanza perplesso il moro. Non era tanto convinto della cosa ma se Alexander glielo aveva detto con quel tono significava che c’era davvero da preoccuparsi e quindi era deciso a seguire le parole di Alexander.
-promettimi che non lo dirai nemmeno a Caleb e a qui due- continuò minaccioso Alexander mentre Jerome annuiva nonostante non gli piacesse come aveva definito Itto e Jolie, erano i suoi amici e non persone qualunque.
-ottimo, a questo punto credo che le nostre lezioni possano finire tranquillamente oggi e ricordati di non parlare con nessuno di quello che è successo oggi- Jerome si alzò dal banco mettendosi lo zaino melio in spalla e si incamminò verso la porta felice da una parte visto che sarebbe finalmente stato libero da quelle lezioni di recupero e soprattutto di vedere la faccia di Alexander ogni giorno da vicino, non che gli dispiacesse. Anzi era proprio il contrario, più vicino lo aveva e più gli andava in pappa il cervello visto che quel ragazzo gli piaceva e anche tento. Meglio togliersi davanti quell’impiccio prima di combinare macelli.
Ma il moro non aveva fatto i conti per bene e quasi urlò quando si sentì tirare indietro da Alexander che proprio come lui aveva preso la sua borsa per uscire da quell’aula. Jeje non urlò solo perché la sua bocca era impegnata a baciare quella del rosso che senza tante cerimonie lo aveva coinvolto in quel bacio mozzafiato che il moro nemmeno si era aspettato.
-ricorda, tutto quello che è successo qui rimane tra noi- rimarcò il concetto Aje uscendo dall’aula prima del povero ragazzo che aveva lasciato pietrificato per la sorpresa. Aveva baciato Jerome solo per una ragione oltra alla voglia matta che aveva di farlo: voleva che i suoi sogni premonitori con il moro protagonista sparissero e l’unico rimedio che conosceva era quello di baciare il ragazzo o comunque di essergli abbastanza vicino. Almeno quella volta avrebbe dormito tranquillamente.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


-oggi hai fatto davvero schifo a lezione, anzi è una fottuta settimana che fai schifo in qualunque elemento tranne che il tuo. Capisco che è naturale non essere portato per tutti gli altri elementi ma questo tuo cambiamento improvviso mi sembra davvero un bel po’ strano- Itto stava scrutando attentamente Jerome che era comodamente sdraiato sul letto a ripetere tutte le nozioni di storia per il giorno dopo.
-che ti devo dire? Di certo non l’ho fatto di mia volontà- mentì Jerome. Aveva fatto proprio come gli aveva detto Alexander e un po’ se ne era pentito visto che alcuni professori sembravano esserci rimasti male.  Un’altra cosa di cui si era pentito era stato il fatto di non aver parlato subito con Alexander dopo il bacio. Voleva chiarire per bene quello che era successo ma non era mai riuscito a trovare il rosso completamente da solo e la cosa lo stava facendo andare in tilt.
Cosa significava quel bacio? E perché non doveva parlarne con nessuno? Davvero non capiva tutti quei misteri che volente o non si ritrovava intorno. Sembrava davvero che la sua vita si basasse sul mistero e su cose non dette volontariamente e la cosa lo faceva davvero imbestialire.
Parlarne con qualcuno gli avrebbe di certo fatto bene ma Itto lo aveva escluso a priori visto che rivelando quello che era successo il ragazzo avrebbe detto un: “io lo avevo intuito subito” o qualcosa del genere e Jeje davvero non aveva voglia di sentirsi dire quelle parole. Jolie poteva essere la persona giusta, peccato però che si era irrimediabilmente allontanata da loro due e nemmeno provarci a parlare in classe o a mensa era servito a qualcosa. La ragazza si era nuovamente chiusa nella sua bolla e ne lui e ne Itto erano riusciti a farla tornare con loro.
-a cosa sta pensando la tua testolina? Vedo il fumo uscirti dalle orecchie- chiese allora Itto sbadigliando sonoramente, la sera prima Jerome lo aveva visto uscire dopo cena e sospettava che fosse rientrato in camera solo quella mattina alle otto quando lo aveva visto camminare avanti e indietro per la camera in cerca della sua cravatta.
-a Jolie- rispose quasi sinceramente il moro -vorrei che tornasse tutto come all’inizio ma lei sembra non ci voglia più tra i piedi e la cosa non mi piace per niente-
-è colpa mia. Come sempre, non sto mai zitto e peggioro solo le cose. È per questo che ero sempre solo prima. Avevo un compagno di stanza prima di te solo che ho parlato troppo e ha deciso che non voleva più saperne di stare in camera con me- disse con calma itto guardando fuori dalla finestra per evitare lo sguardo di Jerome che sapeva essere fisso su di lui. -sono sicuro succederà la stessa cosa con te-
-non dire così, anche perché poi io mi ritrovo senza amici se ti abbandono. So come sei fatto quindi non dovrei nemmeno prendermela tanto per qualcosa detta da te- tentò di rassicurarlo Jerome. Di certo il moro non voleva perdere un altro amico, non dopo quello che stava succedendo con Jolie.
-parli facile adesso, ma vedrai che troverai qualcosa che ti farà di sicuro cambiare idea- borbottò Itto incrociando le braccia al petto e incastrando la testa tra esse perdendosi nei suoi pensieri.
Jerome lo guardò per un po’ cercando di capire se era il caso di continuare il discorso in quel momento ma decise di lasciar perdere. Voleva farlo quando ci sarebbe stata anche Jolie perché Jerome aveva tutte le buone intenzioni di riportare Jolie nel loro gruppo, la ragazza doveva smetterla di scappare da loro.
Con la decisione nello sguardo chiuse il suo libro e si alzò di colpo dal letto dicendo un semplice “vado a cercare Jolie” a Itto e subito dopo era già tra i corridoi di Wawi in cerca della ragazza.
Non sapeva sinceramente dove trovarla, probabilmente il primo posto dove avrebbe controllato era la mensa, ma dopo di quello non sapeva dove cercarla. Mentre stava camminando si guardò intorno chiedendosi come fosse possibile che quei corridoi solitamente pieni di vita durante il giorno appena scendeva la notte diventavano cupi e spaventosi. Per non parlare del fatto che non ci camminava anima viva e quindi incutevano ancora di più timore e i rumori di porte che sbattevano all’improvviso nel silenzio più totale dei corridoi di certo non aiutavano la gente.
I ragazzi non erano tutti in camera, molti si riunivano nelle sale relax fino a tardi oppure nelle aule studio ma per i corridoi non camminava anima viva.
Mentre stava per girare il corridoio per arrivare in mensa si bloccò di colpo, la luce era soffusa e poca ma quella che c’era bastava per vedere le due persone una aggrovigliata all’altra nell’intendo di mangiarsi la faccia.
Jerome stava per girare lo sguardo, non voleva intromettersi nella vita amorosa degli altri quando però si accorse di un particolare: il rosso fuoco dei capelli di uno dei due ragazzi.
Quando Jerome realizzò quello che aveva visto ci mise due minuti buoni prima di muoversi e andarsi a nascondere da qualche parte. Quello che aveva visto non era altri che Alexander che aveva la lingua in gola ad un altro ragazzo e solo una settimana prima aveva baciato lui! Perché allora quel bacio rubato? Perché non farsi semplicemente i cazzi suoi e non fargli fare mille film mentali per niente? Si sentiva uno stupido, era quasi ovvio che un ragazzo bello e popolare come Alexander non potesse volerlo baciare di sua spontanea volontà se non per arrivare ad un obbiettivo: scoparselo. Probabilmente il rosso non era andato oltre quel bacio solo e soltanto perché era l’amico di Caleb altrimenti Jerome era convinto si sarebbe trovato la sera stessa nel letto del ragazzo, se non proprio in aula, per poi non vederlo mai più.
No, non si sentiva uno stupido, lo era e basta. Ringraziava solo che non avrebbe mai più interagito con quello stronzo.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Aje respirava affannosamente mentre stingeva con furia il lenzuolo e guardava davanti a se quasi terrorizzato. Era sicuro di aver svegliato il suo compagno di stanza con il suo urlo, ma il ragazzo non aveva fiatato e di certo non sarebbe stato il rosso a fare la prima mossa.
Si sentiva completamente inerme mentre riguardava dentro la sua testa quello che aveva sognato e che sarebbe avvenuto di li a pochi giorni a quanto pareva.
Chiuse gli occhi il rosso cercando di calmare il suo battito furioso ma il pensiero che Jerome si sarebbe messo tra lui e un riforgiato finendo per rivelare tutti i suoi poteri e essere preso dal Roforgiatore lo faceva stare male.
Dare quel bacio al moro non era servito a niente se non alla sua voglia di continuare a baciarlo. Era strano come per il moro non valesse la stessa regola che per tutte le altre persone che conosceva. Perché? Perché era speciale? Oramai con quel sono Alexander aveva appurato che il moro era tranquillamente in grado di dominare tutti e quattro gli elementi senza difficoltà cosa che era più unica che rara per non parlare del fatto che una persona con un potere del genere poteva essere la preda ideale del riforgiatore anche se Alexander non era in grado di dire con quale scopo.
Doveva avvisare assolutamente il diretto interessato, doveva stare alla larga da qualunque problema potesse presentarsi in quei giorni, e soprattutto Aje doveva capire se era il caso di avvisare la madre di quello che aveva visto. Teoricamente doveva farlo visto che aveva chiaramente visto un attacco verso la scuola da parte del Riforgiatore e quindi dovevano prepararsi, ma farlo purtroppo per lui significava rivelare ai genitori i suoi poteri e non era una cosa che era proto a fare, non in quel momento.
Come agire?
Pima di tutto parlare con Jerome e solo con Jerome, non aveva nessuna intenzione di far impazzire d’ansia Caleb o uno dei due amici del moro. Alexander quasi si buttò a terra per la foga che ci mise ad uscire dal letto e soprattutto nel prepararsi, era notte fonda ma non aveva nessuna intenzione di fermarsi solo per quello.
Percorse tutto il corridoio del suo piano per arrivare fino alle scale e salire al piano superiore nel quale era sicuro di trovare la camera di Jerome. Si ricordava vagamente quale fosse la sua per via del fatto che qualche volta lo aveva visto entrare quando si trovava sul piano del secondo anno a cercare qualcuna delle sue prede notturne.
Comunque gli ci vollero tre tentativi prima di trovare la camera del moro e una volta entrato e svegliato il ragazzo dovette tappargli la bocca pe non farlo urlare dallo spavento e quindi di conseguenza svegliare anche il castano che era in camera con lui. Alexander gli fece cenno di uscire e Jerome lo guardò confuso nonostante la faccia ancora parecchio assonnata. Solo dopo poco il moro decise di alzarsi e seguire il rosso fino a una terrazza mentre si chiedeva perché lo stronzo lo aveva svegliato a quell’ora della notte e soprattutto sperava non volesse scopare.
-non fare cazzate, fatti veder il meno possibile in giro, continua a fare quello che ti ho detto durante la nostra ultima lezione e soprattutto non girare mai da solo- disse a raffica Alexander una volta appurato che su quella terrazza c’erano solo loro due.
-mi devi dire solo questo?- chiese quasi sconvolto Jerome. Lo aveva svegliato nel mezzo della notte per dirgli quello? Ma stava bene con il cervello Alexander -non me ne potevi parlare domani mattina e poi perché dovrei stare attento? Non credo ci sia qualche problema- continuò il moro che l’unica cosa che voleva fare in quel momento era sprofondare nel suo letto e dormire tranquillamente come stava facendo pochi minuti prima. Che poi perché Alexander si interessava a lui se poteva parlare con chi voleva?
-no, te lo devo dire adesso e non prenderla alla leggera. C’è la tua vita in mezzo-
-è un modo per farmi venire a letto con te? Perché non sta per niente funzionando! Ora vorrei tornare a dormire- rispose acido Jerome facendo per andarsene ma venne prontamente fermato per un polso da Alexander che si tirò il moro addosso in modo da avere i loro volti vicinissimi.
-non ho bisogno di trucchetti per portarmi a letto la gente, tutti mi cascano ai piedi e se volessi potrei anche prenderti qui senza problemi- gli ringhiò a pochi centimetri dal viso Alexander mentre Jerome cercava di non perdersi in quei bellissimi occhi che aveva difronte.
-non sono come tutti gli altri che si lasciano toccare da te ovunque, sai dovresti davvero stare più attento quando baci qualcuno per i corridoi anche se sono bui-
-sei geloso?- chiese quasi ridendo Alexander anche se si appuntò il fatto che era stato colpo in fragrante dal moro e quindi che doveva trovare nascondigli migliori.
-e di chi dovrei essere geloso?- chiese Jerome scuotendo la testa, si ci era rimasto male perché si era fatto dei film mentali ma di certo non poteva essere geloso di tutta quella situazione. Non voleva per niente essere al posto di uno di quei ragazzi che venivano scartati dopo una notte -lasciami andare a dormire ora- Jerome tentò di staccarsi dalla presa di Alexander ma il rosso lo strinse più a se per poi sorprenderlo nuovamente baciandolo. Questa volta però Jerome non rispose al bacio del rosso ma tentò il più possibile di staccarsi dal ragazzo per far finire quell’agonia.
-che fai resisti? Ma se si vede lontano un miglio che mi vuoi!- protestò Alexander non capendo minimamente il comportamento del moro.
-sei un bel ragazzo ma non mi piace il tuo comportamento quindi evito di complicarmi la vita. Ora se non hai altre uscite pazze da fare andrei a dormire-
-se non fossi stato il fratello di Caleb sarebbe finita diversamente sai- sussurrò Alexander e Jerome alzò gli occhi al cielo.
-se fossi stato un minimo coraggioso lo avresti fatto fregandotene del fatto che Caleb sia mio fratello- e con quelle parole Jerome lascò definitivamente quella terrazza.
 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


-grazie- furono le prime parole che disse Ayaka ad Albert e Lisa una volta arrivata alla biblioteca, biblioteca che era ancora in fase di restauro dopo gli ultimi attacchi da parte del Riforgiatore.
-e di che? Hai detto che devi controllare una cosa importate quindi ti facciamo entrare tranquillamente- le rispose Lisa, le due donne erano andate a scuola insieme e nonostante Ayaka fosse l’oracolo le due si parlavano tranquillamente senza nessun titolo referenziale.
-andiamo e vi spiego tutto- aggiunse la bionda guardandosi prima intorno per la paura di essere seguita e poi seguì gli altri due verso la parte più nascosta della biblioteca.
Era li infatti che dovevano andare visto che nascosta dietro uno scaffale si trovava una sala circolare dove venivano lasciati i Xyu. I Xyu non erano altro che ricordi che gli oracoli ritenevano importanti per le generazioni successive che venivano conservati dentro volumi che all’apparenza sembravano libri normale ma che in realtà erano intrinsechi dei ricordi della persona che li aveva lasciati. Ayaka non ne aveva ancora creato uno ma quella mattina sulla sua scrivania nel suo studio da oracolo aveva trovato un foglietto scritto con la calligrafia elegante che era stata del suo predecessore. L’uomo aveva lasciato qualcosa per lei ed era arrivato il momento di scoprirlo. Ancora doveva capire come ci era finito quel foglietto nello studio ma se quello che c’era scritto era giusto sarebbero riusciti ad arrestare almeno in parte l’avanzata del Riforgiatore o anche a capire cosa volesse in realtà quell’uomo.
-ti ha detto il numero preciso del volume o dobbiamo cercare in generale?- chiese Albert una volta che furono al sicuro da orecchie indiscrete all’interno della stanza circolare.
-42.19- rispose Ayaka ricordandosi a memoria il codice presente nel fogliettino. Albert annuì e andò spedito a prendere il volume indicato dall’oracolo per poi portarglielo.
-noi usciamo così puoi consultarlo in pace- disse Albert ma Ayaka scosse la tesa.
-voglio che restiate anche voi. Potreste accorgervi di cose che io non riesco minimamente a vedere- e dopo aver detto quelle parole la donna aprì il volume a metà e con il suo elemento iniziò a far scorrere velocemente le pagine che iniziarono a emanare una luce celestina che era andata anche a riflettersi negli occhi vitrei della donna.
Lisa guardò velocemente Albert prima di osservare attentamente insieme al marito le figure celesti che si stavano andando a formare davanti ai loro occhi. E subito i due coniugi riconobbero oltre al precedente oracolo due loro ex compagni di classe orami morti da tempo durante una delle missioni per trovare la base segreta del Riforgiatore. Fece una strana impressione ai due rivedere quei due ragazzi giovanissimi.
“-ecco siediti qui- disse Derec facendo accomodare Jarvan su una sedia del tavolo della cucina mentre Rosalind portava lui una tisana calda.
-tutto bene?- chiese la ragazza portandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli neri.
-sono venuto qui ad avvisarvi- iniziò l’uomo dopo aver bevuto un sorso di tisana e aver lanciato uno sguardo di scuse in direzione dei due ragazzi che lo guardarono confusi.
-avvisarci di cosa? È successo qualcosa di grave?- chiese Rosalind molto preoccupata da quelle parole e Jarvan la scrutò a lungo prima di parlare.
-quindi non lo avevate ancora scoperto, mi dispiace essere io a dirvelo- finendo la tisana -sei incinta- aggiunse poi guardando Rosalind che sgranò gli occhi prima di puntarli in quelli di Derec che si era avvicinato alla sua ragazza per stringerla in un abbraccio in parte felice della cosa ma già preoccupato per quello che sarebbe venuto dopo capendo che non era finita li.
-cosa dobbiamo aspettarci?- chiese allora Derec mentre Rosalind aveva perso l’uso della parola iniziando a stringersi inconsciamente la pancia.
-mi dispiace ragazzi ma vostro figlio sarà tra le mire del Riforgiatore perché sarà speciale. L’ho visto con i miei occhi in una visione mentre dominava tutti e quattro gli elementi. C’era d’aspettarselo visto che siete entrambi wachawi molto potenti-
-quindi basterà tenerlo lontano e al sicuro da tutto- disse Rosalind con un leggero sorriso che si andava a formare sulle labbra, era già fiera del suo bambino.
-ragazzi- continuò Jarvan con tono grave -voi morirete tra dieci mesi- rivelò alla fine l’uomo. Il sorriso sul volto di Rosalind scomparve del tutto mentre Derec la stringeva forte a se. -mi dispiace dirvelo così ma in qualche strano modo il riforgiatore verrà a conoscenza del potere di vostro figlio e vi darà la caccia. Purtroppo ho visto la vostra morte mentre cercavate di proteggere il bambino-
-lui si salverà vero?- chiese con il volto rigato di lacrime Rosalind. -nostro figlio si salverà?-
-l’ho visto alla vostra età che dominava gli elementi quindi si, almeno fino ad allora si salverà- Rosalind annuì felice che almeno il suo bambino sarebbe sopravvissuto.
-noi cosa possiamo fare?- chiese invece Derec e Jarvan stava per rispondere…”
 Albert, Lisa e Ayaka non sentirono la sua risposta visto che il ricordo si bloccava li e il libro si chiuse da solo su se stesso.
-dobbiamo trovare il figlio di Derec e Rosalind- Ayaka sembrava intenzionata a ribaltare l’intero mondo per trovare il ragazzino.
-sapevano che sarebbero morti- disse invece Lisa guardando il marito con tanta tristezza nello sguardo.
-già, ora capisco le sue parole l’ultima volta che è venuto in biblioteca prima dell’incidente- rispose Albert scuotendo la testa. Lui e Derec non erano mai andati d’accordo a scuola e nemmeno dopo tanto che ogni qual volta che ne avevano possibilità discutevano. Albert si ricordava perfettamente di aver detto al moro di sparire dalla sua vista dopo che lo aveva tartassato per un libro che non erano riusciti a trovare e Derec gli aveva risposto con un “tranquillo non mi vedrai mai più” che Albert e Lisa non avevano compreso fino a quando un mese dopo Mona era andata ad avvertirli della morte della sorella, Rosalind, e di Derec durante una missione.
-si, dobbiamo trovare quel ragazzo e proteggerlo a tutti i costi- sussurrò l’uomo con convinzione.
 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Mona arrivò nella biblioteca il più velocemente possibile e anche abbastanza di cattivo umore visto che era stata chiamata in tutta fretta li mentre stava facendo tranquillamente lezione.
-scusa se ti abbiamo fatta venire qui di fretta- le disse Ayaka vedendola entrare nella stanza dove erano conservati tutti gli Xyu mentre Albert chiudeva nuovamente la porta alle loro spalle.
-cos’è successo di così importate da richiedere la mia presenza?- chiese la donna confusa, il messaggio che le era stato recapitato dall’oracolo la informava solo e soltanto di presentarsi in biblioteca e non aveva minimamente accennato al fatto che centravano gli Xyu.
-sai dove si trova il figlio di Rosalind e Derec? Sei la sorella di Rosalind quindi qualcosa dovresti saperla- le chiese senza troppi giri di parole Ayaka. Mona scosse la testa.
-Rosalind e Derec non hanno mai avuto figli, sono morti prima- rispose la mora che si era leggermente rattristata al pensiero della sorella.
-non sai niente? Davvero?- tentò ancora Ayaka, sperava che la donna stesse mentendo ma notando ancora Mona che scuoteva la testa per dire che non ne sapeva niente sospirò e aprì lo Xyu facendo assistere anche alla mora a quello che avevano visto loro tre poco prima.
Mona dopo aver visto quel ricordo rimase immobile per quelle che parvero ore non riuscendo a capire come mai sua sorella non le avesse mai rivelato di essere incita, forse Rosalind lo aveva fatto per proteggere il bambino ma Mona si sentiva comunque inutile.
-non ne sapevo niente. Non so che fine possa aver fatto il bambino e a questo punto ho i miei dubbi che sia ancora vivo o che non sia ancora caduto nelle mani del Riforgiatore, quando è partita non sembrava incinta e poi i loro corpi non sono mai stati trovati quindi non so davvero cosa pensare-
-forse non te lo hanno detto perché eri la persona più vicina a loro e anche la prima che il Riforgiatore avrebbe controllato in quel caso- sussurrò Lisa cercando di rassicurare la donna che sembrava davvero provata da quello che aveva visto.
-forse hai ragione ma come facciamo a trovare il bambino adesso? Se Jarvan mi ha lasciato questo messaggio significa che voleva farci trovare il ragazzo- Ayaka iniziò a camminare avanti e indietro per la sala circolare mordendosi il labbro per arrivare a una soluzione il prima possibile. Sperava davvero che Mona potesse risolvere il loro problema ma non aveva fatto i conti con il fatto che come loro avevano pensato subito a lei così poteva aver fatto il Riforgiatore. Sia Derec che Rosalind erano molto intelligenti quindi entrambi erano arrivati alla stessa ipotesi anni prima e avevano deciso di tacere a tutti quello che gli stava succedendo forse anche sotto il consiglio di Jarvan.
-se solo potessi avere una visione adesso sarebbe fantastico- borbottò la bionda ma era da qualche settimana che anche concentrandosi non riusciva a vedere niente. I suoi poteri da oracolo non erano mai stati tanto forti e sembrava che negli ultimi tempi fossero anche scomparsi.
-e se proviamo a vedere qualche altro Xyu di Jarvan? Potrebbe aver sognato altro- propose Mona che aveva tutte le intenzioni di ritrovare il nipote avendo scoperto della sua esistenza.
-e come? Sono tantissimi Xyu di Jarvan, non riusciremo mai a trovarne uno!- protestò Ayaka già disperata per la cosa. -da dove iniziano?- chiese poi la donna ai due bibliotecari. Albert si avvicinò allo scaffale dal quale aveva preso il primo Xyu e indicò il 42.00.
-sono tutti quelli che iniziano con 42- aggiunse poi. Ayaka sgranò gli occhi seguita a ruota da Mona vedendo che gli Xyu che iniziavano con 42 finivano al 42.85.
-sono troppi, lo avevo detto- aggiunse poi la bionda. Non avevano tempo da perdere per controllare tutti quegli Xyu. Jarvan poteva aver avuto in qualsiasi momento la visione e non potevano di certo seguire un ordine cronologico.
-è normale che ci sia un 23.05 tra quelli di Jarvan?- chiese Mona attirando l’attenzione di tutti su di se. La mora indicò poi il libro che si trovava in mezzo a quelli di Jarvan.
-controllo- Lisa scomparve in un corridoio per tornare indietro solo qualche minuto dopo con la faccia sconvolta -un 23.05 esiste già e non c’è nessuna copia qui dentro-
-apriamolo allora, potrebbe essere un segno- e così dicendo Albert prese il libro porgendolo poi ad Ayaka che sospirò sperando dentro di se che quello fosse un segno.
“-muoviti- disse Derec alla sua ragazza mentre si nascondeva dietro un cassonetto della spazzatura e cercava di calmare il suo respiro affannato.
-sto facendo del mio meglio ma lo sai che con lui non riesco a correre velocemente- rispose la mora nascondendosi anche lei vicino al ragazzo per poi stringere al petto un fagottino verde. -ci hanno trovati, di nuovo- aggiunse poi mentre da lontano si sentiva l’ululato inconfondibile di un riforgiato.
-lo sapevamo che sarebbe arrivato questo momento- parlò con rassegnazione Derec guardando con amore il fagottino che Rosalind aveva in braccio -non abbiamo ancora trovato nessuno che possa prendersi cura di lui-
-abbiamo scartato mia sorella e tutti i nostri compagni di Wawi a prescindere è ovvio che non siamo riusciti a trovare nessuno di cui ci fidiamo- borbottò Rosalindo sospirando stanca. Non ce la faceva più a scappare come una ladra dal Riforgiatore. -dobbiamo lasciarlo da qualche parte qui- arrivò alla conclusione la ragazza mentre le lacrime le scendevano dagli occhi, non voleva lasciarlo a qualcuno di cui non si fidava. Derec le annuì triste per poi guardarsi intorno cercando di trovare quello che gli sembrava più adatto poi il suo sguardo si illuminò improvvisamente e un piccolo sorriso gli nacque sulle labbra.
-forse no. C’è qualcuno di cui ci fidiamo cecamente e che sarebbe l’ultima persona che verrebbe in mente al Riforgiatore se ci conosce bene come sembra- disse Derec guardando intensamente Rosalind negli occhi che lo guardò confusa.
-di chi stai parlando?- Derec non parlò ma indicò la casa che aveva attirato la sua attenzione. Quando Rosalind la vide sorrise sollevata.
-hai ragione, il nostro Jeje sarà al sicuro li-“
-Jerome è loro figlio- sussurrò Albert quasi incredulo per quello che aveva visto. Derec, nonostante tutte le divergenze che aveva avuto negli anni di scuola, si era fidato di lui tanto da lasciargli il suo stesso figlio.
 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


-allora chi era?- chiese quasi con il riso sulle labbra Itto in direzione di Jerome che si stava preparando per seguire le lezioni di quel giorno.
-in che senso?- chiese confuso il ragazzo non capendo la domanda del ragazzo un po’ perché non aveva idea di cosa stesse parlando e anche perché era stanco morto per non essere riuscito a chiudere occhio la sera prima.
-come di cosa sto parlando? Del ragazzo che è entrato in camera nostra questa notte e con il quale sei sgattaiolato via- gli rispose mantenendo il suo sorrisetto Itto e Jerome capì finalmente quello che intendeva il suo compagno di stanza.
-era Alexander e non pensare cose strane, voleva solo dirmi di impegnarmi di più- gli rispose Jerome inventandosi sul momento quella scusa visto che di certo non poteva dire a Itto il perché della loro conversazione visto che Alexander era sembrato davvero preoccupato che lui potesse rivelare la sua bravura con gli elementi a qualcuno e quindi aveva deciso che avrebbe mentito nonostante tutto anche ad Itto.
-si, come no. Lo sapevo che gli correvi dietro e a quanto pare anche a lui piacciono i ragazzi- continuò il castano mentre Jerome alzava gli occhi al cielo.
-si è un bel ragazzo ma credimi lui non ha nessun interesse per me quindi non farti strane idee. Vuole davvero solo che mi impegni nelle lezioni visto che ha notato che sono peggiorato in alcune materie-
-ed è venuto a dirtelo in tarda notte? Seriamente?- chiese ancora Itto poco convinto di quello che aveva detto il moro, gli sembrava davvero troppo strano che Alexander fosse entrato in camera loro a quell’ora della notte solo per dire al suo amico di impegnarsi di più nello studio. Itto sapeva che c’era qualcosa che Jerome non gli stava dicendo e Itto aveva tanta voglia di dirglielo ma sapeva che se il ragazzo non glielo stava dicendo significava che non voleva e lui non aveva nessuno intenzione di insistere.
-guarda che non è successo davvero niente non guardarmi in quel modo. Anzi andiamo a lezione che siamo già perdendo troppo tempo- gli disse Jerome per poi trascinare fuori dalla camera il castano, non gli piaceva mentire ma davvero non voleva rivelare troppo -e poi dovrei essere io a farti queste domande visto che scompari quasi ogni notte e ritorni la mattina con delle occhiaie bruttissime-
-be’ di certo non scopo- borbottò Itto chiudendo momentaneamente gli occhi, sperava che il moro non si fosse accorto dei suoi continui andirivieni -comunque vado in biblioteca-
-quella del castello? E perché mai?- gli chiese curioso Jerome che aveva pensato tutto tranne che a quello.
-no, in quella di Wawi dove lavorano i tuoi genitori e si so che è pericoloso ma solo li posso trovare quello che sto cercando-
-e cosa staresti cercando di così particolare che non si trova qui a scuola?- domandò il moro curioso. Cosa poteva essere così importante per il castano da costringerlo a sgattaiolare fori dal castello ogni volta in piena notte.
-un modo per aiutare Jolie con i suoi poteri. Sono più che sicuro che anche lei sia del fuoco come me e credo che sia la sua paura a bloccarla quindi voglio trovare un modo per aiutarla. Ho visto tutti i libri della nostra biblioteca ma non c’è niente di importante quindi sto provando a cercare fuori- rivelò alla fine il castano stringendosi le braccia intorno al corpo.
-ti piace- arrivò alla conclusione Jerome sgranando gli occhi. Quella si che era una cosa alla quale non aveva pensato. Si Itto voleva riconquistare l’amicizia di Jolie come Jerome ma non solo per essere amici. Itto ci stava palesemente provando con la ragazza.
-già- sussurrò il castano. -te l’ho detto va a finire sempre così con le persone che mi piacciono. Io riesco a farle allontanare da me anche se non lo voglio-
-se vuoi ti posso aiutare anch’io. E non credo che troverai una risposta in biblioteca, perché non le parliamo con calma e basta? Sarebbe mille volte meglio che passare le notti insonni- Itto annuì sconfitto alle parole di Jerome sapendo perfettamente che il suo compagno di stanza aveva ragione e stava anche per ringraziarlo dell’aiuto quando la sua voce venne sovrastata dalle urla provenienti dal giardino del castello. I due ragazzi si guardarono negli occhi confusi prima di iniziare a correre nel giardino dove rimasero completamente paralizzati nel vedere un centinaio di riforgiati che attaccavano i poveri studenti della scuola.
-che cazzo sono quei cosi?- chiese quasi preoccupato Itto per poi sgranare ancora di più gli occhi quando vide Jolie con la gonna mezza strappata inseguita da un riforgiato. Anche Jerome la notò e i due ragazzi corsero verso la castana per aiutarla.
-non hai mai visto un riforgiato?- gli chiese invece Jerome che da quando era stato attaccato da quei cosi essi non lo avevano mai lasciato in pace nei suoi sogni.
-no e speravo di non vederli mai- e mentre diceva quelle parole prese al volo Jolie che stava per cadere mentre Jerome utilizzando una fontanella li vicino schizzò addosso al riforgiato che si ritirò lentamente ringhiandogli contro.
-stai bene?- chiese Itto preoccupato a Jolie che era ancora stretta tra le sue braccia.
-mollami- borbottò la ragazza che era comunque felice di vedere i due ragazzi al suo fianco, erano corsi da lei vedendola in pericolo e ne era davvero felice. Itto anche se controvoglia fece come gli era stato detto mentre Jolie si aggiustava la gonna quasi completamente distrutta. Itto notandolo si tolse la giacca e la porse alla ragazza che non aveva la sua. Jolie lo guadò confusa per un po’ prima di accettarla e legarsela intorno alla vita.
-ATTENZIONE!- un urlo fece girare i tre ragazzi che si trovarono quasi faccia a faccia con una decina di riforgiati. Jerome agì d’istinto dominano la prima cosa che aveva sotto mano per impedire a quelle creature di raggiungerli ma se ne pentì non appena vide l’enorme muro di terra che aveva creato e lo sguardo incredulo di quasi tutti quelli che lo conoscevano come dominatore dell’acqua e quello di rimprovero di Alexander che poco dopo sgranò gli occhi per avvisarlo di qualcosa ma Jerome era troppo intendo a notare il riforgiato che aveva caricato il rosso. Agì nuovamente d’istinto e spinse via il riforgiato con l’aria.
-cazzo fai guar…- ma Jerome non riuscì a sentire il resto della frase di Alexander che qualcosa lo colpì alle spalle facendogli vedere nero.
 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Alexander non fece in tempo a finire la frase che vide i suoi incubi realizzarsi davanti ai suoi occhi. Jerome era stato colpito alle spalle da un riforgiato per poi cadere a terra privo di sensi. Alexander si morse il labbro alzandosi da terra e cercando di dominare l’aria che aveva in torno per impedire a quella belva di portare via il moro ma non fece in tempo se non a far spostare di poco una belva che aveva preso insieme ad altre a trascinare via il moro che Alexander fu atterrato da un altro riforgiato. Aje quasi ringhiò per il fatto di essere stato nuovamente buttato a terra e cercò di fare il possibile per impedire che il fratello di Caleb venisse portato via sotto i suoi occhi come nei suoi incubi ma non ci riuscì aggredito a riprese dai riforgiati che sembravano aver capito perfettamente le sue intenzioni.
Il ragazzo riuscì a liberarsi dalla loro presa solo e soltanto quando l’attacco finì. Aje si guardò intorno mentre era steso a terra e vide chiaramente quanto quell’attacco aveva fatto male. Moltissimi ragazzi erano pieni di graffi e soprattutto ricoperti di sangue e cosa più importate e preoccupante Jerome era stato preso da quelle belve. Non andava per niente bene tutta quella situazione doveva assolutamente trovare un modo per salvare il moro da quella che sapeva sarebbe stata la sua prigionia.
-stai sanguinando! Si può sapere perché quelle belve ti hanno assalito come se fossi l’ultimo cioccolatino rimasto?- Aje alzò lo sguardo per guardare Clara che gli stava porgendo la mano per alzarsi da terra. Anche la ragazza non sembrava per niente messa bene e la cosa si poteva notare anche dal fatto che metà dei suoi capelli erano diventati un caschetto mentre nell’altra metà erano ancora lunghi fino al bacino.
-diciamo che ho provato ad impedire di prendere qualcuno ma non ci sono riuscito- le rispose il rosso accettando volentieri l’aiuto della ragazza e guardandosi le braccia notando che i graffi erano più profondi di quanto sentiva.
-stai bene? Ti ho visto parlare con mio fratello- disse Caleb avvicinandosi ai due e controllando la situazione di entrambi preoccupato, di Lukas non c’era traccia ma nessuno dei tre ci badò molto.
-si, ma ho una pessima notizia: i riforgiati hanno preso Jerome- rivelò il rosso sentendosi in parte responsabile per quello che era successo. Nonostante sapesse quello che sarebbe potuto succedere non era riuscito a tenere al sicuro il ragazzo. E pensare che gli aveva anche detto di non utilizzare i suoi cazzo di poteri davanti agli altri ma il moro non lo aveva ascoltato, okay erano in pericolo e probabilmente aveva agito d’istinto senza nemmeno pensare a quello che gli aveva detto solo la sera precedente.
-in che senso hanno preso Jeje? Cosa vogliono da lui?- Caleb iniziava seriamente a preoccuparsi per poi guardarsi intorno in cerca del fratello che per sua sfortuna non riusciva a vedere da nessuna parte.
-te l’ho detto, lo hanno preso quelle belve e io ho provato a fermarle ma non ci sono riuscito- disse nuovamente Aje sospirando mentre aggrottava la fronte vedendo entrare nel giardino suo padre seguito a ruota da sua madre che aveva una faccia sconvolta. La bionda si guardò intorno mentre tutti i professori che non erano presenti inizialmente in giardino facevano il giro per controllare la situazione dei vari ragazzi. Ayaka fissò i suoi occhi bianchi in quelli del figlio e poi molto velocemente lo raggiunse.
-avete per caso visto Jerome?- chiese la donna per poi spostare il suo sguardo in quello di Caleb per avere una qualche risposta da lui.
-è stato preso dai riforgiati- rispose per l’amico Aje ritrovandosi su di se lo sguardo sconvolto della madre. -ho provato a fermarli ma non ci sono riuscito- continuò poi spiegando la situazione.
-metteremo subito in atto le ricerche, siamo arrivati abbastanza presto quindi credo riusciremo a rintracciarli se ci muoviamo- e così dicendo Ayaka si voltò dando le spalle ai ragazzi e andando in direzione di Toma che doveva ancora avvisare di tutto quello che era successo.
-spero lo ritrovino anche se non ho nessuna voglia di stare con le mani in mano- disse dopo un po’ Caleb. Sapeva che non poteva fare niente per contraddire l’oracolo e anche se lo avesse fatto non era di certo in gradi di entrare nella base del riforgaito da solo e soprattutto con i pochi poteri che si ritrovava. Sarebbe solamente morto. Doveva lasciar fare a chi sapeva come muoversi.
-vado a farmi medicare queste, e anche voi dovreste- disse Alexander indicando le sue ferite ed entrando successivamente nel castello ma diversamente da quanto aveva detto ai suoi due amici non andò verso l’infermeria ma verso lo studio del padre aprendo la porta senza nemmeno bussare per poi richiudersela alle spalle.
-Alexander- disse sospirando Toma mentre Ayaka, unica altra persona presente nella stanza lo guardava con rimprovero -cosa ci fai qui? Dovresti farti medicare quelle ferite-
-gli altri avranno creduto a quello che hai detto ma sei venuta da noi con l’intento di sapere di Jerome, cos’è successo? E non mentirmi- disse velocemente il rosso guardando negli occhi la madre come se volesse sfidarla a mentirgli.
-anche se fosse non sono cose che ti interessano- rispose Ayaka che non aveva nessuna intenzione di rivelare la verità al figlio. Sarebbe successo un macello in caso.
-si invece! Miravano a lui dal primo momento che sono arrivati e quando hanno capito che stavo cercando di fermarli mi hanno ridotto in questo stato!- urlò il ragazzo infuriato -fatemi capire cosa cazzo sta succende…- Alexander non finì la frase che un dolore allucinante alla testa lo fece appoggiare alla porta per poi piano piano farlo scendere giù.
-Aje?- chiese preoccupata Ayaka, non aveva mai visto suo figlio in quello stato. Alexander alzò lo sguardo e la donna sgranò gli occhi seguita a ruota da Toma, gli occhi del loro figlio erano diventati completamente bianchi come quelli di Ayaka.


 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


“-ma guarda un po’ chi abbiamo qui- l’uomo dai tratti mostruosi si avvicinò al ragazzo moro che era letteralmente incatenato a uno palo e con il corpo già leggermente ferito dalle catene stesse. -ho cercato per anni qualcuno in grado di darmi tutto il potere che volevo senza diventare così mostruoso- continuò il castano prendendo tra le mani il mento di Jerome per fargli alzare la testa e vederlo in volto, volto che era pieno di lividi.
-cosa vuoi da me?- chiese il ragazzo con voce roca.
-il tuo sangue- e con un movimento veloce l’uomo uscì un coltello e ferì profondamente la guancia di Jeorme facendogli uscire del sangue, sangue che li castano leccò lentamente e dopo ciò il suo volto distrutto iniziò a trasformarsi fino a rivelare quello di un bell’uomo. -ora si che ragioniamo- l’uomo poi si voltò e fu come se stesse fissando negli occhi Alexander che era lo spettatore in quel momento”
Alexander urlò e solo dopo si accorse di essersi completamente accasciato a terra e di avere la madre con un’espressione preoccupata al suo fianco.
-Aje stai bene?- chiese proprio la donna mentre Toma porgeva un bicchiere d’acqua al figlio. Acqua che Aje accettò molto volentieri e che scolò tutta mentre il suo cuore non voleva smettere di fermarsi.
-tutto bene non vi preoccupate- sussurrò poi il ragazzo vedendo che i due genitori non erano per niente rassicurati dal suo stato.
-Aje hai avuto una visione! Sicuro di stare bene?- chiese ancora Ayaka che non si capacitava di come avesse fatto il figlio ad averne una. Possibile che si stava già passando all’altra generazione? Solitamente quando un oracolo iniziava a perdere le sue visioni, come stava succedendo alla donna, un dominatore dell’aria iniziava ad avere visioni. A volte era uno solo, altre anche più dominatori contemporaneamente come era successo per Ayaka, Ayaka che era stata scelta tra quelli contro la sua volontà.
-non vi preoccupate sto bene, fra un po’ passa anche il giramento di testa- borbotto il rosso appoggiandosi alla porta e chiudendo gli occhi. La sua visione aveva avuto un tempismo perfetto! E lui che non voleva dire niente ai genitori.
-quante altre volte ti è capitato?- chiese quasi sconvolto Toma. Alexander non sembrava per niente spaventato da quello che gli era successo, lo sembrava di più per quello che aveva visto.
-da quando ho memoria. Però capitava sempre nei sogni, mai quando ero sveglio- rivelò alla fine il ragazzo. Ormai il danno era fatto e di certo non poteva tirarsi indietro e mentire ancora ai genitori.
-perché non ci hai detto niente?- chiese allora Ayaka che iniziava a sentirsi in colpa. Suo figlio aveva quelle visioni perché lei era stata trasformata in oracolo quando lo portava in grembo.
-perché dovevo? Per farmi sfruttare come sforna profezie da voi? Guardate che non ho nessuna intenzione di diventare il prossimo oracolo mettetevelo bene in testa- urlò il ragazzo.
-ehi nessuno qui vuole farti diventare il prossimo oracolo, io non costringerò mai nessuno a fare questa scelta. Ti avremmo aiutato prima a sopravvivere a queste visioni o a bloccarle in qualche modo- parlò la donna sedendosi a terra affianco al figlio. -cosa hai visto?- chiese poi la bionda accarezzando una guancia del figlio. Alexander scostò il volto per niente intenzionato a farsi toccare dalla madre.
-perché dovrei dirvelo? Voi non mi volete parlare dei vostri segreti-
-non vogliamo che tu possa andare a dirli in giro. È una situazione complicata che riguarda Jerome e..-
-ho fatto io i corsi di recupero a Jerome so perfettamente quanto è forte- bloccò il padre Alexander -e sono stato sempre io a dirgli di contenersi altrimenti avrebbe attirato su di se gli sguardi di tutti. avevo visto mesi fa quello che sarebbe successo oggi. Ho provato ad impedire che accadesse ma non ci sono riuscito-
-non puoi cambiare le visioni Aje. Vedi ciò che accadrà e sai che succederà e tu non potrai farci niente- gli disse Ayaka tristemente. -Jerome è il figlio di Derec e Rosalind-
-quei Derec e Rosalind?- chiese Aje quasi sconvolto. Quando era piccolo sua madre era solita raccontargli storie di quando lei e Toma studiavano a Wawi e quindi il ragazzo conosceva quasi tutto dei wachawi che erano stati in quell’istituto negli stessi anni dei suoi genitori, e anche Rosalind e Derec rientravano tra quelli. Certo non li aveva mai visti, anche perché non gli era permesso vedere gli annuari con tutte le foto dei vari studenti, ma conosceva la loro forza e il loro valore.
-si, Jarvan mi ha lasciato un messaggio dicendomi di controllare degli Xyu e abbiamo scoperto tutto, anche che il Riforgiatore voleva proprio Jerome. Siamo arrivati in ritardo purtroppo-
-ho visto il Riforgiatore in faccia- sospirò Alexander, i genitori aveva svuotato il sacco e doveva farlo anche lui. Almeno avrebbero avuto una traccia -era tutta rovinata dal sangue delle bestie elementari ma quando ha bevuto un goccio del sangue di Jerome è tornato quasi completamente normale. Jerome era incatenato nell’antro buio di quel tizio e sembrava come se il Riforgiatore avesse avvertito la mia presenza-
-aspetta lo hai visto in volto? Hai visto il suo vero volto?- chiese Toma quasi incredulo. Potevano finalmente scoprire chi si celava dietro il Riforgiatore.
-si ma non saprei dirvi il suo nome. Non l’ho mai visto prima- sbuffò il rosso chiudendo gli occhi. -è castano e ha gli occhi nocciola. Più di così non so- Ayaka si alzò da terra sotto lo sguardo attento del suo compagno e del figlio prese un grosso volume per poi risedersi accanto al rosso.
-che ne dici di fare una prova?- chiese la donna e Alexander aprì il libro per poi sgranare gli occhi nel vedere che aveva sotto mano uno degli annuari della scuola di Wawi.
-ma come faccio? Qui c’è tantissima gente!- protestò il ragazzo mordendosi il labbro.
-tentar non nuoce-
 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


-è tutta colpa mia- sussurrò Ayaka dopo qualche minuto di silenzio. Erano rimasti solo lei e Alexander visto che Toma era stato costretto ad andare a tranquillizzare tutti gli studenti per quello che era successo.
-cosa? Sai hai fatto tante cose- le rispose Aje continuando a sfogliare con calma l’annuario senza però vedere nessun volto che si avvicinava minimamente a quello che aveva visto nella sua visione.
-le tue visioni, è colpa mia e del fatto che mi hanno trasformata quando ero incinta di te- continuò la donna che non fece vedere di esserci rimasta male per quelle parole pungenti.
-ma guarda non lo sapevo- disse sarcastico Aje. Akaya lo guardò ferita.
-lo so che mi odi ma potresti anche nasconderlo questo odio nei miei confronti-
-be’ mamma se solo non fossi rimasta incinta quando dovevi fare la cavolo di ascensione tutto questo odio non lo avresti mai ricevuto-
-credi che io volessi diventare un oracolo? Seriamente? Ho sempre amato tuo padre e io non ero l’unica del mio anno ad aver sviluppato questi poteri divinatori. Jarvan voleva me ma io gli avevo detto che non avevo nessuna intenzione di diventare un oracolo. Volevo costruirmi una famiglia con Toma- urlò la donna. Non ne poteva più di sentirsi in quel modo. -dopo qualche mese sembrava che Jarvan ci avesse rinunciato, che non volesse più farmi diventare il suo successore e io ero felice e libera di stare finalmente con l’uomo che amavo. Ma Jarvan non si era arreso! Una notte mi hanno svegliata di colpo e portata contro la mia volontà al suo cospetto e sono stata legata ad una sedia mentre mi trasformavano in un oracolo, contro la mia volontà. All’epoca non sapevo nemmeno di essere incinta di te- sussurrò la donna mentre Alexander la guardava con gli occhi sgranati. -quando l’ho scoperto Jarvan già lo sapeva e mi ha intimato di abortire, credeva ti avessi concepito dopo la trasformazione per dispetto e non prima, ma io non volevo e poi prima che lui potesse costringermi a fare qualcosa è scomparso per qualche giorno e poi lo hanno trovato morto. Tuo padre era l’unica altra persona a sapere di te e nel mentre era anche diventato capo qui. Abbiamo deciso di comune accordo di tenerti e di crescerti nonostante io dovessi far finta di non essere tua madre davanti agli altri- Ayaka si alzò da terra dando le spalle al figlio e raggiungendo la finestra dello studio di quello che non era mai diventato suo marito. -è anche per questo che non voglio costringere nessuno a diventare il mio successore nonostante i miei poteri siano quasi del tutto scomparsi, non ho visioni da mesi- rivelò ancora la donna chiudendo gli occhi. Finalmente aveva detto tutta la verità al figlio ma non aveva il coraggio di girarsi per controllare l’espressione del ragazzo.
-è semplice: i tuoi poteri sono scomparsi perché sono aumentati i miei. Quella sera hanno trasformato entrambi- disse dopo un po’ Aje che aveva smesso di controllare l’annuario quando la madre aveva iniziato a spiegargli tutto.
-già e tutti qui si aspettano che io abbia una delle mie visioni per risolvere la situazione, cosa che non avverrà mai- continuò la donna decidendo finalmente a girarsi nonostante continuava a tenere lo sguardo basso.
Aje non sapendo cosa dire abbassò a sua volta lo sguardo e si concentrò sull’annuario, sua madre non poteva essere d’aiuto con i suoi poteri e ci avrebbe pensato lui. Voltò pagina e finalmente poté vedere i volti giovani dei genitori di Jerome e il ragazzo restò su di loro più del necessario volendo in qualche modo riuscire a riconoscere in loro i tratti del volto di Jerome. Jeje non era particolarmente simile a uno dei due ma era più un mix. Aje si sentì quasi in colpa per non essere riuscito a salvare il moro e quindi con più convinzione guardò tutti le altre foto ma poi ritornò a guardare quella del ragazzo che si trovava al fianco di Derec. Lo osservò attentamente cercando di capire perché aveva una strana sensazione nel guardalo. Era Jerico, migliore amico di Derec e Rosalind e che come i primi era stato una delle vittime che aveva lasciato dietro di se il Riforgiatore. Ma c’era davvero qualcosa di strano in quel ragazzo che nelle foto stava sorridendo. Continuò a fissarlo per un bel po’ di minuti prima di sgranare gli occhi.
-mamma- chiamò la donna quasi con voce tremante. Ayaka lo guardò tra il confuso e il speranzoso quando si avvicinò al figlio. -c’è voluto un po’ per capirlo ma credo sia lui- il ragazzo indicò Jerico -prima che il suo volto fosse completamente trasformato non lo avrei mai riconosciuto. Ma è lui-
-Jerico? Davvero?- chiese la bionda completamente sconvolta -è morto da tempo e poi era una delle persone più tranquille di tutto il nostro anno- Ayaka davvero non credeva possibile una cosa del genere visto che aveva conosciuto di persona Jerico e non le era mai sembrato il tipo da diventare il cattivo della storia.
-nella mia visione era molto più grande ma sono sicurissimo sia lui- continuò il ragazzo spostandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio.
-dobbiamo avvisare Toma e soprattutto tutti gli alti. L’unica cosa che manca in questo momento è conoscere il suo rifugio e il modo per arrivarci-

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Jerome guardava con astio in direzione del Riforgiatore che si era messo a lavorare poco più avanti sul corpo ormai quasi morto di una salamandra. Dopo che aveva bevuto un po’ del suo sangue se ne era andato tutto felice e contento, e soprattutto con la faccia non più corrosa, verso la sua postazione a lavorare a quelle povere bestie elementari che Jerome aveva notato dalla sua posizione essere tutte rinchiuse in una stanza.
Jerome cercò in quel momento di mettersi in una posizione più comoda visto che quelle catene iniziavano a fargli davvero male. Strattonò le catene ma l’unico risultato che ebbe fu quello di trovarsi con i polsi che gi facevano ancora più male e sentì anche rivoli di sangue uscire dalle parti sfregiate.
-smettila di muoverti tesoro che il tuo bel sangue serve a me- parlò l’uomo facendo quasi congelare sul posto il povero ragazzo.
-uccidimi e basta!- ringhiò Jerome che davvero non ne poteva più di restare legato. Se doveva scegliere tra morire o restare rinchiuso li a soffrire preferiva la prima.
-se ti uccido il tuo sangue dal grande potere avrebbe effetto solo per pochissimo tempo e non per il resto della mia vita che è il mio obbiettivo- gli rispose il Rifrorgiatore che si era girato verso di lui per guardarlo negli occhi mentre con le mani univa le squame che aveva tolto alla salamandra poco prima con altri pezzi di bestie elementari che con quella luce verdognola Jerome non riusciva individuare e le modellava con la terra creando un riforgiato che puntò immediatamente i suoi occhi rossi in quelli di Jerome. -mi servi vivo-
-ma non vivrò per sempre e nemmeno tu. A cosa ti serve tutto questo? A cosa ti serve uccidere quelle povere creature e perché proprio io!-
-tu non sai cosa significa non avere un potere abbastanza grande! Tu non sai cosa significa guardare gli altri che hanno un potere smisurato e poi ci sei tu che il massimo che sai fare e far girare un sasso. Ero stufo che tutti considerassero più i miei amici che avevano poteri smisurati e non me. Ho preso tutto il potere possibile e sono diventato più forte di tutti, a parte di te. Sai, tu sei un’eccezione- l’uomo iniziò a camminare per la stanza prima di arrivare davanti a delle tende scure che celavano in parte la fonte della luce verde che soffusamente illuminava il posto -tu sei uno di quei pochi che sono compatibili con tutti gli elementi. Il tuo potere è immenso e io bevendo il tuo sangue posso assorbirlo e non ridurmi ad un mostro che cammina- spiegò l’uomo con un’alzata di spalle.
-sicuro di non esserti sbagliato? Io non sono nato in una famiglia di Wachawi, non posso avere questo potere- gli disse Jerome e credeva veramente alle sue parole. Il castano scoppiò a ridere, una risata inquietante mentre con uno strattone fece cadere le scure tende rivelando la fonte della luce verde.
Jerome si congelò sul posto, quelli che vedeva erano due contenitori cilindrici con all’interno due ragazzi che fluttuavano in un liquido verde che il moro non riusciva ad identificare.
-loro erano i miei due migliori amici- parlò Jerico finito di ridere e osservando quasi con odio i due ragazzi -non mi hanno voluto aiutare e li ho uccisi- a Jerome si gelò il sangue nelle vene. Quel pazzo era addirittura arrivato ad uccidere i suoi migliori amici solo e soltanto perché non era potente quanto loro. Era una cosa assurda e per lui inimmaginabile. -eri tu-
-eh?.- chiese confuso e un po’ stordito Jerome, più guardava la ragazza che era intrappolata nel cilindro più gli ricordava la professoressa Mona e non riusciva a capire come mai.
-eri tu la cosa che non volevano darmi. Li ho uccisi perché per me sarebbe stato più semplice portarti via in quel modo, se solo avessero voluto collaborare ora sarebbero vivi. Ma quei bastardi non solo non ti hanno consegnato a me ma ti hanno pure nascosto. E bene per giunta! Chi avrebbe mia immaginato che ti avrebbero affidato alle cure di Albert, Derec e Albert si sono sempre odiati quindi non ci sono mai arrivato-
-cosa stai dicendo?- chiese ancora più confuso Jerome mentre il suo cuore aveva deciso che battere all’impazzata era la scelta giusta in quel momento.
-che quelli che vedi qui sono i tuoi genitori che io ho ucciso e che si, tu sei nato da una famigli di Wachawi per giunta i migliori che c’erano in circolazione- lacrime iniziarono ad uscire spontaneamente dagli occhi di Jerome mentre realizzava che i suoi genitori non lo avevano abbandonato volutamente come aveva pensato da quando aveva scoperto di non essere il figlio di Albert e Lisa, o meglio, i suoi genitori lo avevano lasciato da solo volontariamente ma solo per proteggerlo. Proteggerlo dal loro migliore amico che lo voleva usare per accrescere il suo potere.
Si sentiva a pezzi, distrutto completamente dal dolore che stava provando. In quel momento aveva solo una gran voglia di togliersi quelle catene di dosso e assalire l’uomo che aveva difronte, l’uomo che gli aveva ucciso i genitori.
-oh quella faccia mi piace, vuoi uccidermi- il castano scoppiò a ridere felice della reazione del moro che aveva difronte -ma mi dispiace dirti che non hai nessuna possibilità di riuscirci perché ormai sono più forte di un tempo e poi sei incateno. Non contare nemmeno nei tuoi amichetti visto che ho una spia nel castello e mi ha rassicurato sul fatto che nessuno conosce questo posto e che quindi non ti troveranno mai. Rassegnati fino alla fine ti abituerai ad aiutarmi e poi puoi vedere i tuoi genitori ogni qual volta vuoi- e con una risata ancora più inquietante della prima Jerico lasciò Jerome completamente da solo con i suoi pensieri e il suo dolore.
 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


-che stai facendo?- Clara incrociò le braccia al petto mentre entrava nella camera di Aje seguita a ruota da Caleb che chiuse la porta della camera alle sue spalle.
-che ci fate voi qui?- chiese confuso il rosso cercando in qualche modo di nascondere lo zaino che in precedenza stava preparando. Aveva intenzione inizialmente di uscire di nascosto quella sera da Wawi e cercare il nascondiglio del riforgiatore per poter salvare Jerome. Si sentiva in colpa per quello che era successo al moro, per non averlo avvisato del reale pericolo che stava correndo invece di dirgli di non rivelare i suoi poteri come al solito.
-non ti trovavamo in giro e Caleb mi ha rivelato quello che i suoi genitori hanno scoperto quindi siamo venuti qui a parlarti per chiederti se ti eri accorto di qualcosa ma tu stai chiaramente preparando uno zaino, vuoi scappare?-
-cosa? I tuoi non dovevano dire quello che hanno visto e tu men che meno dovevi dirlo a lei- quasi urlò sconvolto il rosso.
-me lo hanno detto anche perché Jerome è come un fratello per me e a lei non riesco a mentirle- spiegò Caleb sospirando. -cosa cazzo stai facendo veramente?-
-mi sento in colpa- sputò il rospo Aje sedendosi sul suo letto -ho sognato quello che è successo prima che avvenisse e non sono riuscito a fare niente per impedirlo- continuò il ragazzo chiudendo gli occhi.
-okay potresti sentirti in colpa ma di certo partire nel cuore della notte senza sapere come andare e cosa fare non risolverà niente- disse Clara incrociando le braccia al petto -anche noi eravamo qui e non siamo riusciti a fare niente ma se ci uniamo possiamo avere qualche possibilità di trovarlo- cercò di rassicurarlo la bionda.
-e come? E soprattutto ci metteremo tantissimo tempo per riuscire a trovare il suo rifugio, Jerome potrebbe essere morto-
-non lo dire, lo troveranno. Soprattutto visto quanto sembrava indemoniata oggi la professoressa Mona. E poi credimi se quello stronzo ha fatto qualcosa a mio fratello lo ammazzo- ringhiò Caleb che anche lui proprio come Alexander aveva un assoluto bisogno di uscire da li e andare a riprendersi il suo Jeje.
-ragazzi ve lo dico chiaramente più aspettiamo e peggio è. Preferisco davvero uscire stasera e cercarlo invece di restare qui a non fare niente. Camminando potrebbe venirmi in mente una visione potrei trovare il luogo-
-a parte il fatto che ci devi spiegare sto fatto delle visioni sei un pazzo a voler fare una cosa del genere- i tre ragazzi si girarono quasi sorpresi di vedere Lucas appoggiato allo stipite della porta -negli ultimi giorni il moro non era stato tanto con loro dopo l’attacco visto che insieme agli altri ragazzi degli ultimi anni aveva aiutato a sistemare la scuola e aiutare i ragazzi più piccoli spaventati dall’attacco dei riforgiati.
-Luke!- disse Caleb sorridendo in direzione del ragazzo ma il moro non sembrava per niente felice in quel momento.
-lo sai che sono legato all’aria e molto spesso succede che noi abbiamo delle visioni- gli rispose Aje -e poi cosa dobbiamo fare? Mi sento in colpa-
-e io più di te- sospirò Lucas chiudendo gli occhi.
-perché dovresti sentirti in colpa? Non hai fatto niente di male- disse Clara abbastanza confusa mente Lucas scuoteva la testa.
-fino a qualche giorno fa ero dalla parte del riforgiatore. ASPETTATE- urlò notando che sia Caleb che Alexander stavano per gridargli contro -lo sapete che non ho tanto potere e sono il peggiore del mio hanno nella pratica. Credevo che potesse in qualche modo trovare un modo meno brutto per poter aumentare il proprio potere e involontariamente gli ho rivelato che c’era qualcuno di forte qui ma credetemi non gli ho mai fatto il nome di Jerome credetemi. Lo ha scoperto da solo e solo qualche ora prima mi aveva avvisato che non aveva più bisogno di me perché non gli ero fedele- rivelò Lucas, Lucas che si ritrovò dopo poco con il volto girato verso destra per il pugno che gli aveva da poco tirato Caleb. Caleb che in quel momento voleva uccidere quello che aveva considerato il suo migliore amico e compagno di stanza per molto tempo.
-sai dov’è il suo antro quindi-
-lo sapevo- sospirò Lucas massaggiandosi la guancia dolorante ma senza protestare per quello che aveva fatto Caleb, infondo se lo meritava tutto. -sono andato a controllare ieri sera ma il posto che conoscevo io non è più la sua base, forse era solo un luogo che utilizzava per incontrarmi quindi non abbiamo una cazzo di pista per trovare Jerome- concluse il moro passandosi una mano tra i capelli.
-quindi è inutile, ci hai solo detto che eri la spia del riforgiatore ma non sei utile per trovarlo quindi devo continuare a fare quello che avevo in mente: andarmene da qui e cercare Jerome- Alexander finì di mettere la roba nello zaino e se lo mise sulle spalle prima di guardare i ragazzi nella sua stanza -voi non venite con me, ve lo scordate perché non voglio mettervi in pericolo- Clara e Caleb fecero per protestare ma Alexander scosse la testa -vi prego no, non posso avere sulle spalle anche voi, preferisco andare da solo visto che rischieremmo di meno. Tu invece vieni con me adesso a rivelare tutta la verità a mio padre perché stai scuro che io non ho nessuna intenzione di mentirgli sul fatto che eri una spia-
-non ti preoccupare lo avrei fatto lo stesso- gli disse Lucas per poi continuare -Aje ha ragione a questo punto anche se come idea non mi piace per niente- borbottò il moro -spero che un giorno torneremo a parlare come prima- e così dicendo uscì per primo da quella stanza.
-stai attento per favore- sussurrò Clara in direzione di Alexander che annuì prima di seguire il moro verso lo studio di suo padre. Doveva risolvere quella cosa il prima possibile e poi partire per poter sperare di trovare Jerome ancora vivo e vegeto.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


-cosa vorresti fare tu?- chiese quasi sconvolto Toma alle parole del figlio. Anche Ayaka stava scuotendo la testa per niente d’accordo con la decisione del figlio mentre Lucas era leggermente in disparte perché Toma gli aveva detto di rimanere li dopo che aveva rivelato di essere la spia del riforgiatore. Con lui avrebbero parlato di quello che gli aspettava come punizione.
-è l’unico modo! Andando li potrei vedere qualcosa che mi possa indicare la direzione in cui andare- protestò il rosso che era più che intenzionato a portare avanti il suo piano anche se i genitori non fossero stati d’accordo.
-non è detto che tu riesca a vedere qualcosa, non sei un oracolo anche se hai un accenno di poteri e rischieresti solo la vita in questo modo- disse Ayaka, in realtà la donna voleva dire molto di più, spiegare meglio al figlio come mai il suo potere non avrebbe funzionato ma si trattenne per la presenza di Lucas nella stanza. Aje però parve capire che c’era altro sotto le parole della madre.
-come posso fare allora? Io devo trovare Jerome, anche da solo. Vi prego- chiese il rosso. Era pronto a tutto pur di poter salvare il ragazzo che lui stesso aveva messo in quel guaio. Ma non solo per l’enorme senso di colpa che stava provando ma anche perché era arrivato alla conclusione che Jerome gli piaceva e anche tanto. Quel bacio che c’era stato tra loro aveva fatto scaturire il tutto e adesso il rosso non riusciva a pensare a nessun altro che non fosse il moro. Aveva provato a continuare a fare la sua vita di sempre, a baciare tutti i ragazzi che voleva e portarseli anche a letto ma nella sua mente c’era solo e soltanto Jerome.
-c’è solo una cosa che potrebbe funzionare ma è qualcosa che potrebbe non piacerti- continuò Ayaka scuotendo la testa. Lei era praticamente inutile in quel momento non riuscendo più a far valere il suo potere.
-diventare un oracolo- disse invece Aje che aveva chiaramente capito quello che era venuto in mente alla madre. -quali sono le cose che non posso fare se divento un oracolo?- chiese poi il ragazzo. La voglia di salvare Jerome stava diventando più importante di vivere la sua vita.
-non puoi sposarti e nemmeno avere figli- rispose la donna con un sospiro.
-e basta?- chiese quasi stupito il ragazzo. Pensava molti di più, poi aggrottò le sopracciglia -aspetta ma avere rapporti vale? Nel senso se io ho rapporti sessuali con una persona senza sposarla e senza averi figli posso farlo? Non intacca le regole?- chiese quasi a macchinetta. Essendo attratto dagli uomini avere figli non era mai stata una cosa che poteva succedere, almeno non suoi geneticamente.
-nessuno lo vieta ma sarebbe meglio evitare per non trovarsi con figli in…-
-sono gay- la bloccò di colpo il ragazzo lasciando di stucco gli altri tre presenti nella stanza -se voglio andare a letto con un ragazzo dopo essere diventato un oracolo posso?- specificò per bene il rosso sperando di avere una risposta chiara da parte della madre. Poco gli importava di aver rivelato in quel modo ai suoi genitori che gli piacevano i ragazzi.
-immagino di si, la regola dice di non sposarsi e avere figli ma un compagno puoi averlo- rispose la donna dopo qualche minuto avendo pensato a fondo a quello che le aveva detto il ragazzo. Il loro caso era una cosa a parte e mai avrebbero rivelato la verità con la possibilità di creare un precedente. Aje e le sue visioni erano la prova che non era per niente una buona idea avere figli quando si era un oracolo.
-allora lo faccio-
-sei sicuro? Una volta diventato un oracolo non potrai tornare indietro- chiese ancora Ayaka, non voleva che suo figlio si sentisse in dovere di diventare qualcosa che non voleva assolutamente essere solo perché lei non aveva più i suoi poteri.
-si, non sto prendendo questa scelta a cuor leggero. Posso farcela e poi queste visioni che ho adesso potrebbero accompagnarmi per il resto della mia vita, a sto punto preferisco usarle per qualcosa di buono e cercare di non avere visioni non controllate- disse con decisione il rosso. Certo si era ripromesso di non voler diventare un oracolo ma era davvero l’unico modo che aveva per poter provare a salvare Jerome.
-come vuoi. Domani organizziamo la cerimonia e…-
-domani sarà già troppo tardi, trasformami adesso-
-adesso?- Ayaka era sempre più sconvolta -ma ci vuole tempo per preparare la cerimonia e di certo non lo faccio adesso che non sono sicura tu sia certo di quello che stai facendo. Dormici su una notte-
-non abbiamo tempo da perdere se vogliamo recuperare Jerome vivo e soprattutto se non vogliamo che Jerico prendi troppo potere tutto in una volta. È già difficile combatterlo con tutti i riforgiati che riesce a creare- protestò Alexander, era sicuro che se avesse aspettato solo un po’ di più avrebbe deciso di non diventare più un oracolo e seguire le orme della madre. Voleva salvare Jerome e doveva assolutamente riuscire ad avere una visione.
-Alexander-
-Jerico? In che senso Jerico? Conoscete chi è il Riforgiatore?- chiese Lucas che fino a quel momento era stato in completo silenzio.
-si, l’ho visto in una delle mie visioni. Non conoscevi la sua identità? Sei la sua spia- Alexander parve perplesso ma capì quasi subito che la sorpresa di Lucas era reale al sentire quel nome.
-si l’ho visto ma non mi ha mai rivelato la sua identità e poi il suo volto è sempre stato rovinato dal sangue delle bestie elementari quindi anche volendolo riconoscere non ci sarei riuscito- spiegò sinceramente il castano sospirando -comunque sei davvero sicuro di quello che stai facendo? Hai sempre detto che non volevi avere grosse responsabilità sulle tue spalle e questa è più che una grossa responsabilità- cercò di farlo ragionare il moro e sotto sotto Ayaka fu felice delle sue parole.
-Luke ci ho pensato bene e sono l’unico che può farlo visto che non conosco nessun altro che sta avendo visioni come me in questo periodo. Lo devo fare e lo farò adesso-

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


-dobbiamo riprenderci Jerome, non ho nessuna intenzione di starmene con le mani in mano- Itto stava facendo avanti e indietro nella sua camera sotto lo sguardo attento di Jolie che aveva preso a dormire nel letto di Jerome dopo il primo scontro che c’era stato solo due giorni prima. Non si sentiva al sicuro in camera e si fidava solo e soltanto di Itto in quel momento.
-anch’io vorrei Jeje qui con noi ma come possiamo fare? Io non ho ancora sviluppato i miei poteri e tu sei al secondo anno proprio come me. Non abbiamo possibilità! Sono inutile come al solito- la ragazza iniziò a piangere terrorizzando in questo modo Itto.
-non sei inutile Jolie. Ti prometto che riuscirai a scoprire il tuo potere e anche che riporteremo a casa Jeje- decise di dire Itto nonostante avesse tremendamente paura di aver detto qualcosa di sbagliato, non voleva che Jolie scappasse nuovamente da lui.
-come diavolo vuoi fare? È impossibile!- urlò ancora la ragazza scuotendo la testa. Avevano definitivamente perso Jerome e se lei non fosse stata in pericolo quel giorno forse sarebbero anche riusciti a non far prendere Jerome ai riforgiati. -è tutta colpa mia e Jeje è già morto- sussurrò alla fine la ragazza lasciandosi cadere all’indietro sul letto che ancora conservava l’odore del suo migliore amico. Si sentiva persa anche perché Jeje era stato l’unico insieme a Itto a starle accanto senza che lei li obbligasse, anzi entrambi avevano anche cercato di ricucire i rapporti con lei più volte dopo la sua sfuriata.
-dovessi anche girare mari e monti lo ritroverò. Siete i miei unici amici e non ho intenzione di perdere ne te e ne Jeje-
-e io che speravo di non sentirle queste parole- i due ragazzi si girarono in direzione della voce e notarono Alexander accostato allo stipite della porta.
-come ci sei entrato qui? E poi dovresti bussare- disse brusco Itto alzandosi di scatto e mettendosi quasi a protezione tra Jolie e il rosso. Rosso che aveva un paio di occhiali da solo e coprirgli gli occhi per qualche strana ragione.
-posso trovare Jerome e mi serviva qualcosa di suo per tracciarlo quindi sono venuto a prenderlo nella sua camera- rispose sinceramente il rosso che fece un passo avanti nella camera iniziando a cercare con lo sguardo un qualunque oggetto che potesse aiutarlo mentre i due castani lo guardavano interrogativi.
-come vorresti fare? E soprattutto se lo trovi io voglio essere inserito nella squadra delle ricerche-
-anch’io- concordò Jolie sempre più curiosa quando vide Alexander prendere lo zaino azzurro di Jerome.
-non se ne parla. Siete al secondo anno e già è troppo che hanno chiesto il mio aiuto. Credetemi ci sarei andato benissimo da solo- detto questo Aje chiuse gli occhi e iniziò a pensare intensamente al moro stringendo forte lo zaino. Doveva vederlo, doveva trovarlo.
Si morse il labbro quando avvertì un iniziale senso di vertigini e camminò all’indietro fino ad arrivare ad appoggiarsi all’armadio mentre nella sua testa iniziava a vedere la figura di Jerome. Sembrava essere ancora vivo nonostante sembrasse provato e fosse pieno di graffi e tagli profondi. Cercò di concentrarsi per inquadrare il luogo nel quale si trovava il suo Jeje e pian piano la visuale si allargò rivelando in parte il laboratori dalla luce verdastra che aveva popolato per un po’ di tempo i suoi sogni. Sentì il sapore del sangue in bocca accorgendosi che stava torturando troppo il suo povero labbro inferiore ma non demorse cercando in ogni modo di concentrarsi nell’allargare la visuale e vedere dove si nascondeva quel topo di fogna che era Jerico. Un piccolo sorriso gli spuntò sul volto quando si accorse di esserci riuscito, sapeva dove si trovava quel topo e soprattutto come arrivarci.
-tutto bene?- chiese Jolie al rosso. Era stata in silenzio per tutto il tempo che aveva visto il ragazzo concentrato ma quando aveva notato il piccolo sorriso comparire sulle sue labbra aveva ipotizzato avesse trovato Jerome.
-si, grazie- e Alexander posò a terra lo zaino e fece per uscire ma venne bloccato da Itto che lo tirò nuovamente nella stanza facendogli anche involontariamente cadere gli occhiali a terra e rivelando i suoi occhi bianchissimi cosa che lasciò sbalorditi i due castani presenti nella stanza.
-cosa…perché hai gli occhi bianchi?- chiese in un sussurrò Itto. Aveva fermato il ragazzo perché voleva avere della spiegazioni da lui ma di certo non credeva di trovare quegli occhi.
-sono diventato il prossimo oracolo ed è grazie a ciò che ho trovato Jerome. Ora vi pregherei di non dire niente agli altri a scuola, è una cosa ancora segreta e la sanno solo i miei amici- rivelò il rosso raccogliendo i suoi occhiali da sole e rimettendoli al loro posto.
-possiamo aiutare anche noi. Siamo i migliori amici di Jeje- cercò di convincerlo allora Itto, era rimasto sorpreso da quello che aveva detto Aje, per il fatto ovviamente che sembrava aver scelto di sua volontà di essere un oracolo, ma in quel momento l’unica cosa che voleva era ritrovare il suo migliore amico ancora vivo e riportarlo indietro. Credeva che se non si fosse distratto forse avrebbe potuto anche aiutarlo e non farlo cadere vittima dei riforgiati.
-no, siete al secondo anno ve l’ho già detto-
-ma tu sei diventato un oracolo e sei solo un anno più grande di noi, solitamente lo si diventa all’ulti anno. Facci combattere, o se non lo farai ti seguiremo- parlò Jolie che sembrava essersi ripresa leggermente da quello che era successo poco prima. I suoi occhi erano ancora arrossati per via delle lacrime ma allo stesso tempo sembrava convinta che sarebbero riusciti a riportare indietro Jeje.
-siete due cocciuti!- sospirò Aje -non riuscite a capire che in questo modo ci saranno solo problemi e più possibilità che voi finiate nei guai?- chiese il rosso passandosi una mano tra i capelli ma già aveva capito che non sarebbe riuscito a farli ragionare perché negli occhi di entrambi leggeva la determinazione che aveva visto nei suoi poco prima di aver convinto la madre a trasformano nel prossimo oracolo.
-staremo attenti, si tratta di Jerome e di certo teniamo a lui molto più di quanto faccia tu- ringhiò Itto, nessuno gli avrebbe impedito di andare a salvare il suo migliore amico.
-cazzi vostri se vi troverete nei guai allora- fu la risposta di Alexander che stava già pensando cosa dire a suo padre per giustificare la presenza di quei due.

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Jerome ormai aveva perso le speranze. Non sapeva da quanto tempo era rinchiuso nell’antro del Roforgiatore, ma era sicuro fosse passato troppo tempo perché qualcuno riuscisse a trovarlo. Probabilmente avevano lasciato perdere poco dopo non trovando sue tracce. Un po’ li capiva. L’unica cosa che non sopportava di tutta quella situazione era il fatto che il Riforgiatore non si decidesse ad ucciderlo subito e anche il vedere costantemente i corpi dei suoi genitori fluttuare in quella sostanza verde quando l’unica cosa che voleva era toglierli da li e dare loro una degna sepoltura.
In quel momento non contando la presenza dei suoi genitori o dei riforgiati era completamente solo. Il Riforgiatore era sparito chissà dove e a Jerome nemmeno fregava della cosa. Gli sarebbe molto piaciuto poter togliersi quelle catene che lo legavano e scappare lontano da li, ma non sentiva più la sensibilità alle braccia e anche se l’avesse avuta non sarebbe comunque riuscito a fuggire di li rompendo quelle catene.
Il ragazzo sospirò e chiuse momentaneamente gli occhi ma fu costretto a riaprirli velocemente quando avvertì il ringhio e il fetore di uno dei riforgiati. La bestia lo stava annusando attentamente come se stesse decidendo se mangiarlo oppure no e per un momento, uno solo Jerome pregò che lo facesse. Ma la bestia lo fissò ancora, lecco un po’ di sangue dal suo viso ferendolo con una delle sue zanne involontariamente, e poi si accucciò ai suoi piedi come se fosse il suo animale domestico. Jerome rimase senza parole e soprattutto confuso. Perché quel riforgiato si era comportato in quel modo? Era strano e anche una cosa molto anomale considerando il fatto che tutti gli altri riforgiati che aveva incontrato aveva cercato o di ucciderlo o di portarlo dal Riforgiatore.
Jerome rimase rigido per molto tempo avendo tremendamente paura di quello che poteva fare quella bastia ma minuto dopo minuto il suo corpo già provato si rilassò lasciando anche che il riforgiato gli si avvicinasse ancora di più fino a poggiare il suo muso squamoso sulle gambe del ragazzo come se volesse attenzioni da lui, cosa che Jeje non poteva comunque fare visto che le sue mani erano legate.
Il moro allora si concesse qualche minuto per osservare il riforgiato: le squame che aveva sul volto erano chiaramente quelle di una salamandra e anche le zanne della sua bocca, la coda però l’avrebbe riconosciuta ovunque visto che aveva le piume di sfumature violacee segno che era appartenuta ad un ibice cristallino. Le zampe invece erano composte da quelli che all’apparenza potevano sembrare blocchi di roccia modellata per unire insieme quella creatura ma in realtà se le si guardava più da vicino si potevano notare le striature rosso tipiche dei rocchiosi burberi.
Jerome si sentì male per tutte quelle povere bestie elementari che erano state uccise per creare i riforgiati. Si chiese anche se unite tutte insieme mantenessero parte della loro coscienza precedente o se se ne formasse un’altra completamente nuova che aveva come unico scopo quello di obbedire al Riforgiatore. Di certo il Riforgiatore le aveva modificate altrimenti non avrebbero seguito alla lettera tutti i suoi ordini.
-anche voi non avete colpe qui- sussurrò il moro in direzione del riforgiato che per risposta gli si accoccolò ancora di più vicino facendo nascere un piccolo sorriso sulle labbra di Jerome, sembrava davvero un cucciolo in cerca di attenzioni e il moro aveva una voglia matta di accarezzarlo in quel momento. Come se avesse capito i suoi pensieri il riforgiato si alzò e si accoccolò meglio sul ragazzo che si ritrovò improvvisamente ricoperto da quel caldo corpo fatto di terra.
-sei diverso dagli altri- sussurrò il moro continuando a sorridere in direzione del riforgiato -anch’io a quanto pare sono diverso altrimenti non mi sarei trovato in questa situazione- continuò il moro come se la bestia potesse capirlo. -preferivo davvero vivere la mia vita da umano normale in una famiglia di wachawi che scoprire di esserlo anch’io- il ragazzo sospirò per poi posare uno sguardo verso i suoi genitori. Loro non avevano colpe, loro avevano cercato di proteggerlo e ci erano anche riusciti benissimo ma poi lui aveva scoperto di essere un wachawi e come se non bastasse era anche stato preso dal Riforgiatore. I suoi genitori avevano fatto tanto per tenerlo al sicuro, erano addirittura morti per lui, e lui li ripagava facendosi catturare. Era davvero un ottimo figlio. Una lacrima scese sulla guancia destra del moro e il riforgiato si alzò di scatto facendo anche spaventare Jerome, ma l’animale si premurò di leccare la lacrima del ragazzo per poi rimettersi al suo posto come se niente fosse successo. A Jerome venne quasi da ridere e si ripromise che se mai fosse riuscito ad uscire da li sano e salvo si sarebbe portato quella bestiolina appresso, non l’avrebbe lasciata alla mercè di quel mostro.
Mentre faceva quei pensieri sentì un rumore non ben identificato rimbombare per tutto l’antro e i suoi muscoli si tesero automaticamente per la paura. Non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se il Riforgiatore lo avesse trovato con l’animale sulle sue gambe. Probabilmente niente di buono.
Cercò di mettere su un’espressione terrorizzata, cosa abbastanza semplice visto che un po’ lo era veramente, e sperare che il Riforgiatore lo credesse realmente spaventato ma la sua espressione cambiò in assoluta sorpresa e poi sollievo quando vide si un castano entrare nella sala dove era prigioniero, ma quel castano lo conosceva da una vita.
-Caleb?- chiese quasi tra le lacrime il moro e Caleb non ci mise molto a raggiungerlo e stringerlo in un abbraccio da mozzare il fiato impedendo allo stesso tempo al moro di vedere tutte le altre persone che stavano entrando nella sala.
-ti porto via da qui fratellino, non ti preoccupare- gli sussurrò all’orecchio Caleb nel mentre che il Riforgiato guardava i due ragazzi completamente tranquillo sulle gambe di Jerome.
 

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


-come mi hai trovato?- chiese Jeje curioso al fratello mentre quest’ultimo si alzava per poterlo slegare, fu allora che Jerome si accorse che non c’era solo Caleb nella stanza. Infatti poco dopo venne raggiunto anche da una Jolie alquanto preoccupata che gli si fiondò addosso abbracciandolo stretto mentre Itto camminava lentamente verso di lui con un leggero sorriso sollevato sulle labbra. Poco più il là, in disparte dai quattro, si trovava Alexander con degli occhiali da sole addosso che si era messo a curiosare sulla scrivania del riforgiatore. Jerome si chiese il perché di quegli occhiali visto che l’antro era già buio di suo e la luce verde illuminava poco e niente.
-Aje ha trovato il posto- gli rispose Caleb slegandolo finalmente. Jeje si portò le mani davanti al volto e iniziò a massaggiarsi i polsi indolenziti per poi controllare la situazione, non erano messe tanto bene e sui polsi c’era il segno evidente delle catene che il moro dubitava se ne sarebbe andato presto forse gli sarebbe rimasto anche per il resto della sua vita.
-e come?- chiese sempre più curioso Jerome mentre Itto lo aiutava ad alzarsi, il moro non sapeva perché erano li anche lui e Jolie ma era davvero grato ai due per essere andati a prenderlo.
-non è importate il come anche perché è una cosa abbastanza complicata da spiegare e non abbiamo il tempo per farlo. Andiamocene prima che Jerico ritorni- disse le sue prime parole il rosso chiudendo il volume che stava sfogliando per poi infilarlo nello zaino che si era portato dietro sotto lo sguardo confuso degli altri quattro.
-cosa vorresti farci con quello?- chiese Caleb curioso all’amico per scattare velocemente sull’attenti quando vide un riforgiato girargli intorno e strusciarsi sulle sue gambe.
-non fargli del male- quasi urlò Jerome vedendo che il fratello stava per colpire il riforgiato e il moro si avvicinò alla bestia accovacciandosi al suo fianco per impedire a Caleb di colpirlo in qualche modo.
-possono esserci cose utili- rispose Aje per poi osservare la scena curioso. -quello era il riforgiato che era sulle tue gambe poco fa?- chiese poi rivolto a Jeje che annuì.
-non è pericoloso, si comporta come un cucciolo e di certo non te lo lascio uccidere- disse il moro accarezzando finalmente la creatura che felice gli si strusciò addosso. Non era morbida come si era inizialmente immaginato il ragazzo ma le sue squame comunque non erano dure e taglienti al tocco.
-sei davvero sicuro sia innocuo?- chiese preoccupato Caleb, non si era mai fidato dei riforgiati e anche se quello sembrava essere diverso non gliela raccontava giusta -potrebbe essere anche un modo di Jerico per controllarti-
-è la seconda volta che dite Jerico. Si può sapere a chi vi state riferendo?- Jerome ignorò completamente le parole del fratello continuando ad accarezzare il riforgiato che aveva preso anche a leccargli le ferite sui polsi togliendo via il sangue rappreso.
-al Riforgiatore- spiegò Alexander che solo in quel momento aveva visto la reale fonte della luce verde che lo aveva tormentato nei suoi incubi: le capsule con Rosalind e Derec rinchiusi al loro interno. Il rosso si chiese se Jerome sapesse chi fossero quei due ragazzi li dentro -abbiamo scoperto chi è in realtà- continuò poi sperando che gli altri non si accorgessero delle capsule.
-e come? Avete scoperto cose ma non mi state spiegando il come- Jerome guardò in direzione di Itto e Jolie in cerca di risposte da parte dei suoi due migliori amici.
-non guardare noi. Nemmeno sapevamo fino a poco fa si chiamasse Jerico- gli rispose Itto incrociando le braccia al petto mentre Jolie annuiva per rafforzare il concetto.
-ti spiegheremo tutto una volta usciti da qui. Ora lascia quel riforgiato e andiamocene via prima che arrivi Jerico e non ti trovi più- disse con decisione Alexander incamminandosi poi verso l’apertura dalla quale erano arrivati.
-il riforgiato viene con me e poi come facciamo per i miei genitori? Non possono rimanere qui- protestò il moro lanciando una veloce occhiata ai due mori nelle capsule, fu allora che gli altri tre si accorsero della loro presenza e subito Caleb si avvicinò al fratello per mettergli un braccio sulle spalle.
-non abbiamo tempo Jerome. Quando sconfiggeremo Jerico ti prometto che li verremo a prendere- gli disse Alexander sospirando, “allora lo sa” pensò poi chiedendosi anche come si fosse sentito nell’avere così vicino i suoi genitori ormai morti. -e per quanto riguarda quel riforgiato è pericoloso portarlo con noi ma so già che non mi ascolterai quindi andiamo- si arrese il rosso scomparendo poi dalla stanza.
-andiamo?- chiese in un sussurro Caleb al fratello che guardò velocemente i suoi genitori prima di annuire e incamminarsi per uscire da quel posto. Il riforgiato prese a seguirli scodinzolando.
Caleb raggiunse velocemente Aje per dirgli qualcosa mentre Jolie e Itto circondavano l’amico.
-come stai?- gli chiese Jolie prendendo una sua mano nelle sue.
-scosso perché ho scoperto chi sono i miei genitori e perché so di avere un potere più grande di me ma sono felice che voi siate venuti a prendermi- rispose sinceramente il moro.
-non ti avremmo mai lasciato da solo. Alexander ha protestato quando ha sentito che volevamo venire anche noi, stessa cosa che ha fatto il preside ma poi hanno capito che non avremmo accettato un no come risposta. Caleb allora ha preteso di venire con noi anche lui. Originariamente doveva venire solo Alexander- rivelò Itto sospirando e guardando i due che parlottavano più avanti chiedendosi quando avrebbero rivelato che il rosso era diventato il nuovo oracolo. Di certo gli occhiali da sole non erano passati inosservati a Jerome.
-e siete venuti solo voi quattro?- chiese curioso il moro.
-qui dentro si- gli rispose Jolie con un mezzo sorriso mentre uscivano all’aperto. Jerome fu costretto a mettersi una mano davanti agli occhi per la troppo luce. Era finalmente fuori.
 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Jerome guardava incredulo il luogo nel quale lo stavano trascinando Caleb e gli altri. No, non c’erano solo loro. Fuori dall’antro di Jerico, ben nascosto dagli alberi, era stato formato un accampamento con i fiocchi. Sembrava che si trovassero sull’orlo di una guerra inevitabile, cosa anche abbastanza vera visto che Jerico andava assolutamente fermato.
-sorpreso?- gli chiese Itto vedendo la sua espressione.
-non me lo aspettavo- rispose sinceramente il moro.
-non ci avrebbero mai fatti venire da soli, in realtà non ci volevano nemmeno qui ma come ti ho detto ci siamo imposti. Siamo entrati solo noi quattro per non fare troppo casino in caso ci fosse stato il Riforgiatore all’interno, ma ci è andata bene- gli spiegò Jolie con un sorriso.
-avete fatto pace voi due?- chiese il moro guardando i suoi due migliori amici che annuirono alla sua domanda -bene-
-Jerome- il ragazzo guardò in direzione della persona che aveva parlato ma non fece in tempo a vederla per bene che si ritrovò stretto in un abbraccio da togliere il respiro. Solo poco dopo riconobbe l’inconfondibile odore di mughetto che Lisa era solita avere e strinse a sua volta la donna che aveva creduto sua madre per tantissimo tempo -stai bene per fortuna- gli sussurrò la donna nell’orecchio e il moro prese un respiro profondo per calmarsi, tutta l’ansia di quello che aveva vissuto stava affiorando prepotentemente e di certo non voleva affogarci dentro.
-lascialo respirare- disse Albert raggiungendo il gruppo e abbracciando a sua volta Jerome quando la moglie si staccò. -come ti senti?- gli chiese poi mentre Lisa gli portava una tazza di tè caldo, tè che proveniva da un termos che la donna si era portata appresso. Jerome si sedette su una roccia e iniziò a bere a piccoli sorsi il tè cercando di riscaldare anche il suo corpo che era ancora leggermente freddo e indolenzito per la posizione che aveva tenuto per tutto quel tempo. Il riforgiato che lo aveva seguito gli si accoccolò ai piedi sotto lo sguardo attento di Lisa e Albert che lo stavano guardando abbastanza curiosi e confusi per la sua presenza.
-a pezzi e stanco. Grazie per essere qui- sussurrò alla fine il ragazzo mentre con una mano andava ad accarezzare la testa del riforgiato in modo da far capire ad Albert e Lisa che l’animale non era pericoloso.
-non potevamo lasciarti indietro, non l’avremmo mai fatto. E poi ora sappiamo chi è il Riforgiatore e forse in parte riusciremo a coglierlo di sorpresa oggi- gli disse Albert battendogli una pacca sulla spalla. Nel mentre che stavano parlando però sia Itto che Jolie si erano allontanati in compagnia di Alexander e il ragazzo si chiese cosa fossero andati a fare di così importante da lasciarlo li. Certo non era da solo ma voleva lo stesso parlare un po’ con i suoi amici.
-Albert, tu…conoscevi i miei genitori?- chiese Jerome decidendosi a fare quella domanda -io li ho visti nell’altro del Roforgiatore, lui li tiene come trofei- l’ultima frase la disse quasi in un sussurrò ma Albert lo sentì lo stesso rimanendo spiazzato. Ecco perché non avevano trovato i loro corpi, Jerico li aveva presi.
-si li conoscevo entrambi. Diciamo che con tua madre ci parlava più Lisa. Io e tuo padre però non ci siamo mai sopportati a scuola, ogni scusa era buona per litigare e abbiamo continuato a punzecchiarci anche quel poco periodo di tempo che abbiamo passato insieme fuori da Wawi. Quando abbiamo scoperto che eri il figlio di Derec e Rosalind sono rimasto spiazzato. Non avrei mai immaginato che arrivasse a fidarsi di me fino a questo punto ma sono felice che la fiducia che ha riposto in me sia stata in parte ripagata. Ora sei qui sano e salvo- gli disse l’uomo sedendosi al suo fianco mentre a Jerome scendevano nuovamente le lacrime dagli occhi.
-com’erano?-
-erano entrambi i migliori dei loro rispettivi corsi- parlò Lisa capendo che il marito avrebbe solamente iniziato a parlare dei suoi litigi con Derec. -Rosalind proprio come sua sorella Mona dominava l’acqua che è anche il primo elemento che hai sviluppato mentre Derec era più affine con il fuoco anche se riusciva a controllare benissimo anche la terra, non come il fuoco ma la sapeva controllare-
-Mona? La professoressa Mona?- chiese quasi sconvolto Jerome collegando solo in quel momento che molto probabilmente era imparentato con la sua professoressa.
-si, proprio lei. Da quando ha scoperto che sei suoi nipote è impaziente di vederti- Lisa sorrise in direzione del moro per poi aggiungere -non è qui, è incazzata nera con Jerico e farebbe di testa sua, cosa abbastanza comprensibile, per questo Thoma le ha chiesto di rimanere a difendere Wawi. Non era contente della cosa ma ci ha minacciati di riportarti tutto intero da lei altrimenti ci avrebbe affogati- a Jeje scappò un piccolo sorriso sulle labbra mentre anche Lisa sorrideva di rimando. -adesso hai il nostro cognome ma ovviamente puoi cambiarlo con quello dei tuoi genitori adesso che sappiamo chi sono- gli sussurrò la donna facendo bloccare sul colpo Jerome.
-loro erano i miei veri genitori e certo voglio il loro cognome ma allo stesso tempo voglio tenere anche il vostro- fu la risposta del ragazzo dopo qualche minuto di meditazione -mi avete cresciuto come se fossi parte della vostra famiglia e io voglio mantenere anche il vostro cognome- accorgendosi di avere tre paia di occhi confusi addosso si affrettò ad aggiungere -ovviamente se per voi va bene-
-certo che ci va bene Jeje. Non ce lo aspettavamo, tutto qui- gli rispose Albert che sotto sotto era davvero felice della decisione che il figlio, si voleva considerarlo nonostante tutto ancora suo figlio, avesse deciso di mantenere il loro cognome.
-guarda che non ti sbarazzerai di me come tuo fratello tanto facilmente- aggiunse Caleb andando dal ragazzo e abbracciandolo stretto.
-come avete saputo l’identità dei miei genitori? Io l’ho scoperto perché sono stato rinchiuso da Jerico ma voi?-
-una previsione dell’ex oracolo che ha lasciato ad Ayaka e che noi abbiamo aperto da poco. Lo abbiamo scoperto ascoltando le parole di Jarvan- rivelò Lisa sospirando per poi sbiancare. -credo che si sia accorto della tua fuga- Jerome si girò nella direzione in cui stava guardando la donna e vide un branco di riforgiati correre verso il loro accampamento.
 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


-perché dobbiamo stare chiusi qui dentro?- protestò Caleb facendo avanti e indietro nella tenda nella quale Albert e Lisa avevano fatto sistemare i ragazzi. A tutti e cinque era stato espressamente vietato di partecipare a quella battaglia e dalla loro tenda non riuscivano nemmeno a sentire il rumore della battaglia quindi non potevano minimamente percepire come stesse andando cosa che metteva ancora più ansia ai vari ragazzi.
-perché non dovevate nemmeno venire qui- gli rispose Alexander che aveva preso a sfogliare con calma il libro che aveva preso nell’antro in cerca di qualche indizio anche se non era per niente facilitato dagli occhiali da sole che continuava a portare non volendo ancora rivelare a Jeje quello che era diventato.
-ma possiamo aiutare! Perché non lo vogliono capire?- chiese Itto dando così manforte a Caleb.
-ragazzi non siamo stati allenati per combattere, non una battaglia di questo genere. Saremmo solamene d’intralcio quindi per favore non protestate- sospirò Aje chiudendo il libro che aveva in mano. Non credeva avrebbe avuto a che fare con delle persone così cocciute.
-avete fatto già tanto per venirmi a prendere, lasciate stare la battagli per il momento. Anch’io vorrei combattere ma…-
-oh no tu non fai un cazzo. Tu rimani fermo e immobile qui mentre le tue ferite guariscono- lo bloccò Aje con tono leggermente alterato.
-infatti stavo dicendo che non volevo combattere. Perché non mi fai mai finire di parlare? Sei sempre il solito che se ne frega altamente di quello che dicono gli altri- sbottò Jerome. Non sopportava più il comportamento del rosso e si chiedeva come cazzo facesse a piacergli ancora quello stupido.
-guarda che tra noi qui sei tu quello che se ne frega delle parole degli altri. Ti avevo avvisato da giorni di non usare i tuoi poteri ma non mi hai mai ascoltato e durante l’attacco hai usato i tuoi poteri facendoti riconoscere-
-ah quindi sapevi che sarei stato preso? E perché non me lo hai detto chiaro e tondo invece di dirmi solo di non fare casini? E poi è ovvio che io abbia usato in quel moment il mio potere visto che eravamo in pericolo- urlò Jerome mentre Itto, Jolie e Caleb guardavano curiosi i due ragazzi che discutevano animatamente.
-non volevo metterti pressioni addosso ovviamente! Stava andando tutto bene ma tu hai dovuto fare di testa tua-
-ah si perché reagire d’istinto presi dal panico significa fare di testa propria! Guarda che dovresti solo ringraziarmi visto che ti ho salvato la vita, invece sei qui a darmi colpe che non ho. Se tu fossi stato chiaro fin dal primo momento invece di dirmi di fare cose senza spiegare il perché forse sarei stato anche più attento-
-ragazzi non credo sia il caso di litigare in questo momento- tentò di fermarli Caleb, non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quella situazione e non voleva che suo fratello e il suo migliore amico continuassero a litigare.
-se non fosse stato per me adesso non ti avrebbero trovato quindi stai zitto- e con un movimento veloce guidato dal suo potere del vento Alexander scomparve dalla tenda.
Il rosso non fece molti passi prima di arrivare a una sorgente d’acqua li vicina e sedersi sulla sua riva togliendosi finalmente gli occhiali da sole che iniziavano a dargli davvero tanto fastidio.
Non ebbe il tempo di riposarsi che avvertì dei passi che lo stavano raggiungendo ma non si girò avendo conosciuto perfettamente l’andatura di Caleb.
-cosa vuoi?-
-quindi sapevi che sarebbe stato preso- gli disse con calma il castano -almeno dalla vostra discussione ho capito questo-
-si, in realtà lo avevo sognato. Lo sai perfettamente che prima di diventare oracoli capita a molti wachawi affini al vento di avere visioni. Speravo solo non si avverasse, tutto qui-
-per questo gli hai detto di non usare i suoi poteri. Jeje ti avrebbe ascoltato ancora di più se gli avessi detto la verità, o anche se me lo avessi detto. Gli avrei parlato io tranquillamente- sussurrò Caleb.
-non volevo si sapesse delle mie visioni. Prima di allora non le aveva mai avute su qualcuno che conoscevo da vicino ed era il periodo in cui gli facevo ripetizioni.- Aje iniziò a lanciare i sassolini nel fiume per avere qualcosa da fare e non guardare negli occhi il suo migliore amico.
-ma dirlo a noi, i tuoi migliori amici no?-
-Caleb tu non capisci! Già mi guardavano male perché sono il figlio del preside e anche bravo, figurati adesso che sono un oracolo- protestò il rosso -ho fatto delle scelte e ho sbagliato è vero ma questo non significa che io sia l’unico ad avere delle colpe. Tuo fratello non mi ha minimamente ascoltato e questo lo ha messo ancora più in pericolo del dovuto-
-posso chiederti di non litigare con lui per il momento? È ancora debole e non voglio che si sforzi troppo e poi dovremmo anche dirgli che sei diventato un oracolo. Quando sei uscito ha iniziato a chiedere come avessi fatto a trovarlo e noi non siamo riusciti a trovare un’altra scusa- sussurrò Caleb al rosso che si passò una mano tra i capelli.
-devo proprio? Non può saperlo quando saremo a scuola e quando tutti lo scopriranno? Posso inventarmi i avere una congiuntivite solo per una settimana e poi dovrò togliermi questi- Aje indicò gli occhiali che ormai aveva abbandonato sul terreno al suo fianco. Aveva davvero iniziato ad odiare quei cosi che filtravano la luce del sole.
-devi farlo anche perché Itto e Jolie potrebbero dirglielo. Ora torniamo dentro che non mi piace lasciarli da soli. Potrebbero inventarsi di tutto-
-la cosa che mi preoccupa di più è quella bestia che tuo fratello si è portato appresso- Aje si alzò seguito a ruota da Caleb -andiamo a controllare i bambocci e la bestiaccia-
 

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


-bene, adesso possiamo finirla di litigare tra noi?- chiese Caleb entrando nella tenda seguito a ruota da Aje che si andò a sedere in una delle sedie presenti all’interno della tenda e riaprì il libro che aveva iniziato a leggere, sapeva che se non avesse fatto qualcosa, qualunque cosa, sarebbe ritornato a discutere con Jeje e non era per niente il caso -sapete c’è una guerra li fuori e litigare tra di noi non è una buona cosa- continuò il castano mentre Jerome annuiva. Sperava solo che ad Alexander non gli venisse nuovamente la malsana idea di dargli nuovamente la colpa di tutto quello che stava succedendo. Non era colpa sua, non li aveva chiesti lui quei poteri sconfinati che si era ritrovato ad avere.
-Aje?- chiese ancora Caleb vedendo che l’amico non gli aveva ancora risposto.
-si, va bene- brontolò il rosso voltando pagina. Ma il respiro gli morì in gola.
-Aje?- chiese preoccupato Caleb raggiungendo l’amico che era caduto dalla sedia mentre si era portato una mano al petto. Non solo non riusciva a respirare ma il suo cuore aveva preso a battere all’impazzata come mai prima. Il rosso si aggrappò con tutta la forza che aveva all’amico che continuava a guardarlo terrorizzato. Quello era un effetto dell’essere un Oracolo e quindi stava avendo una visione o c’era qualcosa in quel libro che aveva preso?
-cosa sta succedendo?- chiese Jolie anche lei terrorizzata.
-non lo so, Aje riesci a…- il rosso urlò quasi dalla disperazione prima di perdere completamente le forze e accasciarsi su Caleb che cadde leggermente all’indietro non aspettandosi minimamente quello spostamento da parte del rosso. Rosso al quale caddero anche gli occhiali per via della forza di gravità ma i suoi occhi, nonostante fossero rigati dalle lacrime, erano chiusi e il suo respiro si stava facendo regolare segno che stava iniziando a sentirsi meglio.
-scusate- sussurrò con voce ancora flebile il rosso e per quello riuscì a sentirlo solamente Caleb che con molta calma cercò di aiutare l’amico anche ad alzarsi da terra.
-stai bene? È stato il libro?- chiese Caleb mentre con altrettanta calma Aje apriva i suoi occhi. Jerome rimase pietrificato nel vederli. Non erano più del nero profondo che aveva imparato a conoscere ma erano diventati completamente bianchi proprio come quelli di Ayaka.
-no, non sono ancora abituato ad avere visioni all’improvviso. Prima accadeva solo in sogno. È normale che siano più potenti i primi tempi, devo solo imparare a controllarle- parlò con calma e scandendo perfettamente tutte le parole Aje mentre si sedeva nuovamente sulla sua sedia. Le gambe avevano preso a tremare e di certo non voleva far si che Caleb sostenesse tutto il suo peso, aveva già fatto troppo. E poi aveva parlato liberamente di quello che era perché quella visione arrivata in quel momento gli imponeva di dire immediatamente anche a Jerome che era diventato un oracolo.
-visione? Di cosa stai parlando e soprattutto perché i tuoi occhi sono bianchi?- chiese proprio Jerome avvicinandosi al fratello e al ragazzo per il quale si era preso una cotta colossale.
-per lo stesso motivo per il quale sapevo dove trovarti Jerome. Sono diventato un oracolo proprio con Ayaka e poco fa ho avuto una visione della battaglia in corso- rispose prontamente Alexander fissando i suoi occhi in quelli ambra del moro.
-cosa hai visto? Vinceremo?- chiese Itto che insieme a Jolie si erano avvicinati ai tre mettendosi al fianco di Jerome, e Itto diede anche una leggera spallata all’amico senza farsi vedere dagli altri. Anche se il moro non glielo aveva detto apertamente lui sapeva che gli piaceva Alexander e anche da morire. Scoprire in quel modo che non avrebbe più avuto una possibilità con il rosso non doveva essere la migliore delle cose. Jerome gli sorrise leggermente, capendo perfettamente il gesto del suo migliore amico, per poi tornare a guardare in direzione di quello che sarebbe rimasto il suo sogno proibito.
-si, ma non come sono messi adesso- rispose Aje passandosi una mano tra i capelli rossi per spostarli dalla sua faccia dove erano andati a finire durante la caduta. -dobbiamo combattere anche noi altrimenti non riusciremo mai a vincere contro Jerico e tu- il rosso fissò intensamente Jerome -tu sei il fulcro dello scontro, nella mia visione sei in prima linea che fronteggi Jerico vestito come adesso e nel luogo dove si sta svolgendo la battaglia. Non so di preciso cosa fai visto che il punto di vista della visione si sposta e ti vedo vittorioso su Jerico- spiegò velocemente il rosso non staccando di un millimetro lo sguardo dal moro.
-eh? Cosa devo fare io?- chiese confuso Jerico mentre l’ansia iniziava ad impadronirsi del suo corpo. Perché doveva essere tutto sulle sue spalle? Perché non poteva essere un ragazzo normale e non qualcuno da buttare in mezzo alla mischia sperando che facesse qualcosa?
-non lo so, ho visto solo che c’eri tu- gli rispose sinceramente Aje capendo in parte anche l’ansia che stava provando il moro. Anche lui si era sentito in quel modo quando aveva capito che non sarebbe riuscito a fare niente se non stare a guardare immobile.
-sei tu il cazzo di oracolo dovresti saperlo maledizione- urlò il moro in preda al panico.
-si ma non decido io cosa vedere quindi non posso spiegarti niente. E anche volendo non credo di riuscire a trovare un modo per riuscire a sapere di più- cercò di spiegargli con calma il rosso, non voleva litigare nuovamente con il moro.
-allora cos…- Jerome non continuò la frase perché si accorse che stava nuovamente urlando contro il rosso e quasi di fretta fu lui questa volta ad uscire dalla tenda e iniziare a fare avanti e indietro per il campo per calmare i suoi bollenti spiriti.
-vado a parlargli- sussurrò Aje alzandosi dalla sedia.
-sei sicuro?- chiese Caleb che non era tanto convinto della buona riuscita della cosa, temeva un altro litigio.
-si, non ti preoccupare-
 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


-è difficile stare al centro di qualcosa più grande di te, io lo so bene, ma questo non significa che tu debba disperarti. Hai degli amici appoggiati a loro e anche a tuo fratello. Ti saranno sempre accanto visto come si sono imposti per venire a prenderti- Aje si avvicinò al moro con calma sperando di riuscire a calmarlo.
-tu non ti sei trovato a dover fare la parte dell’eroe in una battaglia del genere! Non conosci quello che sto passando- quasi urlò Jerome. Era arrabbiato con il ragazzo, da morire, ma non perché credeva fosse lui il responsabile del suo destino. Era arrabbiato con Aje perché era diventato un oracolo dopo avergli fatto prendere una colossale cotta per lui.
-posso intuirlo visto che essendo il figlio del grande Toma sono stato sottoposto a pressioni fin da quando ero un bambino. Ti capisco più di quanto possa immaginare. E adesso sarà anche peggio-
-be’ potevi pensarci due volte prima di diventare un oracolo- borbottò Jerome sperando di non essere sentito dal rosso visto l’astio che ci aveva messo in quelle parole.
-ehi guarda che l’ho fatto prima di tutto per trovarti il più velocemente possibile- gli rispose sconvolto Aje che non si era aspettato minimamente una reazione del genere da parte del ragazzo e soprattutto non con tutto quell’odio.
-eh?-
-ho affrettato il diventare un oracolo per trovarti. Non volevo dirtelo così ma visto che tu sei così ottuso da non capire che sto solo cercando di aiutarti te l’ho detto- Jerome si morse il labbro inferiore mentre si voltava per dare le spalle al rosso. Si stava sentendo uno stronzo. Era lui il responsabile della scelta del rosso e molto probabilmente Alexander nemmeno voleva esserlo un oracolo.
-lasciami in pace, adesso non è il momento- sussurrò il moro cercando di trattenersi dal far inclinare la sua voce.
-stai facendo tutto da solo. Quando ti sarai calmato forse potremo parlare- gli disse Alexander mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni che indossava e ritornando verso la tenda. Non gli piaceva lasciarlo in quel modo ma non sapeva davvero come prenderlo in quel momento. Pensava di si ma a quanto pareva non sapeva come parlargli e un po’ gli dispiaceva, voleva un altro bacio da quel ragazzo bellissimo prima che si avverasse quello che aveva visto nella sua visione.
Non aveva rivelato tutto ai ragazzi, dopo la vittoria di Jerome su Jerico lui avrebbe parato un colpo del castano esanime diretto al moro. Non aveva visto altro perché nella visione la sua vista si era appannata e poi era diventato tutto nero ma ipotizzava che quel colpo fosse abbastanza mortale.
Ma mentre stava per entrare si bloccò prendendo un respiro profondo, al diavolo tutto lui sarebbe morto per la causa e almeno un altro bacio lo voleva. Si girò con risolutezza e con poche falcate raggiunse Jerome prendendolo di sorpresa e facendolo quasi urlare dallo spavento. Ma l’urlo fu strozzato per via delle fameliche labbra di Aje che si erano impossessate della bocca di Jeje.
Jeje rimase completamente sconvolto dalle azioni del rosso, rosso che non si fermò a un semplice bacio ma tirandoselo più vicino arrivò anche ad infilargli la lingua in bocca. Voleva godersi quel bacio con Jeje il più possibile.
Jerome non riusciva più a capire cosa stesse succedendo. Alexander era diventato un oracolo e di certo non poteva fare quello che stava facendo. E poi non ne giovava nemmeno la sua salute mentale se Aje lo baciava in quel modo quando poco prima avevano anche discusso animatamente.
-cazzo fai- riuscì a sussurrare il moro quando prese una veloce boccata d’aria prima di ritrovarsi nuovamente con la bocca di Alexander sulla sua e le mani dell’oracolo che gli esploravano tutto il corpo facendolo eccitare fin troppo. Non aveva mai ricevuto un bacio del genere, con così tanta passione. Sembrava come se quello sarebbe stato l’ultimo bacio di Aje.
-zitto e fatti baciare maledizione a te- gli disse allora il rosso iniziando a torturargli il lobo dell’orecchio destro con le labbra e facendo sospirare Jerome.
-mi..mio fratello è in quella tenda, potre…potrebbe uscire da un momento all’altro- riuscì a dire il ragazzo mentre chiudeva gli occhi sentendo i denti di Aje scendere a torturargli il collo.
-me ne frego- e con queste parole baciò nuovamente il moro, ma questa volta più lentamente per assaporare il dolce sapore delle sue labbra poi gli mise una mano su una guancia. -riuscirai a sconfiggere Jerico non ti preoccupare, l’ho visto e le visioni non mentono mai- gli sussurrò a pochi millimetri dalle labbra Aje prima di lasciargli nuovamente un bacio a stampo sulle labbra.
-smettila- gli sussurrò Jeje mordendosi il labbro.
-di fare cosa? Ti sto dicendo la verità-
-di baciarmi a tradimento. Non lo sopporto- spiegò il moro mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e cercando in qualche modo di staccare il suo corpo da quello di Aje senza successo.
-a me invece piace baciarti e dovresti averlo capito. Sono dalla tua parte, qualunque cosa accada- concluse il rosso lasciandogli un altro bacio sulle labbra e quasi controvoglia staccandosi dal ragazzo che aveva difronte. -ti lascio da solo, sono nella tenda con gli altri sei hai bisogno- Jerome annuì non sapendo minimamente cos’altro fare mentre vedeva il rosso voltargli le spalle e sparire. Voleva dirgli tante altre cose, tipo chiedergli perché lo aveva baciato in quel modo ma non ci era riuscito. Aveva avuto paura della risposta di Aje.
Sapeva però che dopo quel bacio avrebbe dovuto raccogliere gli altri pezzi del suo cuore ormai distrutto completamente dalla consapevolezza che Aje non sarebbe mai stato il suo ragazzo.

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


-sono pronto- Jerome entrò nella tenda solo qualche minuto dopo di Aje. Aveva spettato un po’ per calmarsi per quello che era successo con il rosso, ma era pronto. In quel momento aveva trovato un briciolo di coraggio per andare a fare il suo dovere. Il riforgiato lo raggiunse e gli si mese vicino come per sostenerlo e Jerome fece un piccolo sorriso in direzione dell’animale accarezzandogli poi la testa.
-ehm ragazzi io non so se posso venire con voi- disse Jolie interrompendo il silenzio che si era venuto a creare nella tenda.
-in che senso scusa?- le chiese Itto abbastanza confuso.
-ti devo ricordare che i miei poteri non si sono ancora palesati? E che okay salvare di nascosto qualcuno ma combattere non mi sembra proprio il caso- spiegò la castana. Non voleva lasciare i ragazzi da soli ma davvero aveva paura di combinare solo disastri e non aiutare minimamente in mezzo alla battaglia.
-no, ci sarai anche tu. Credevo che il tuo potere fosse venuto fuori visto che nella mia visione lo usavi- le disse quasi rendendo Alexander facendo sgranare gli occhi alla ragazza che era sconvolta per quello che aveva appena sentito. Davvero avrebbe usato i suoi poteri in quella battaglia?
-allora andiamo- sussurrò Jolie avvicinandosi a Itto che le mise un braccio sulle spalle per rassicurarla. Alexander annuì e fu il primo ad uscire dalla tenda seguito a ruota da Caleb e dagli altri ragazzi. Anche il riforgiato prese a camminare insieme a loro verso il campo di battaglia.
Aje si guardò indietro e notò che Caleb era a pochi passi da lui mentre gli altri tre stavano parlando tra loro molto più indietro. Il rosso si tirò allora più vicino l’amico sospirando.
-che hai?- gli chiese Caleb non capendo minimamente quella mossa da parte del ragazzo.
-abbassa la voce- gli sussurrò Aje lanciando una veloce occhiata dietro. Ma gli altri erano troppo impegnati nei loro discorsi per prestare attenzione a loro, solo per un breve momento il suo sguardo si incrociò con quello di ambra di Jeje, il moro però distolse quasi immediatamente lo sguardo mordendosi il labbro inferiore. -devo dirti una cosa ma non dare di matto-
-che mi succede?- chiese prontamente Caleb capendo che il suo migliore amico non aveva detto tutto quando aveva spiegato quello che aveva visto nella visione. Caleb aveva intuito quasi subito lo spavento del volto di Aje essendo anche l’unico ad essergli stato vicinissimo in quel momento.
-a te niente. Sono io- rispose Aje per evitare che Caleb si preoccupasse troppo -morirò oggi- continuò quasi con il fiato che gli si mozzava in gola. Non credeva di essere pronto per affrontare quel destino che gli era stato messo davanti ma voleva che almeno il suo migliore amico la sapesse.
-come? Possiamo trovare un modo per evitarlo?- chiese Caleb cercando di mantenere il suo tono di voce bassa anche se come cosa non gli riusciva tanto facile contando il fatto che il suo migliore amico gli aveva appena detto che sarebbe morto.
-no, non si può evitare Caleb. Devo solo farmene una ragione- Aje sospirò -volevo solo che almeno tu sapessi quello a cui sto andando incontro e ti chiedo di- il ragazzo chiuse per un momento gli occhi -per favore parla con Lucas. So che quello che ha fatto non è stato per niente onesto ma non voglio che rimanga nuovamente da solo senza amici- il rosso si morse il labbro agitato. Sapeva che quello che stava chiedendo al suo migliore amico forse era troppo ma valeva la pena provarci.
-non ti preoccupare, avevo intenzione di parlare con lui già di mio- rispose Caleb che aspettava ancora che Aje gli dicesse in quale modo sarebbe morto, ma il rosso non sembrava intenzionato a farlo -e con mio fratello come la mettiamo?-
-in che senso?- fece il finto tonto Aje, non era possibile che Caleb gli avesse visti.
-oh andiamo mi ero accorto da un po’ che lo fissavi e anche se hai tentato di nascondercelo tutti sapevamo ti piacessero i ragazzi. Poi poco fa vi stavate nuovamente scannando e io ho sbirciato per capire cosa stesse succedendo e vi ho visti. Non glielo hai detto vero?-
-cosa dovrei dirgli Caleb? Che fra un po’ morirò? No, non voglio-
-ma lui ti piace, e tanto. E a mio fratello tu piaci da morire. Quando ha scoperto che eri diventato un oracolo è rimasto di sasso perché ti vuole ed è palese- continuò Caleb -ti prego, diglielo-
-no, non lo farò. Caleb io non voglio coinvolgerlo in quello che succederà, non più di quanto lo sia già di suo- Aje lanciò una veloce occhiata a Jerome che poco più dietro si stava strofinando le mani sulle braccia per l’ansia evidente che aveva -ma posso lasciarti un messaggio per lui, io…-
-oh no scordatelo. Ti prometto che farò di tutto per impedire che tu muoia oggi-
-non puoi, non puoi andare contro le profezie. Mai-
-io non lo voglio comunque sapere, glielo devi dire tu- e con quelle parole Caleb si fermò facendo capire al rosso che se avesse voluto continuare a protestare l’avrebbe dovuto fare con tutti gli altri ragazzi presenti. -stai bene?- chiese poi il castano in direzione del fratello che insieme agli altri li aveva da poco raggiunti.
-sto bene, di cosa stavate parlando?- “allora ci stava fissando” pensò Aje. Caleb gli lanciò un lungo sguardo prima di provare a rispondere interrotto però dal rosso stesso:
-cose insignificanti, lascia perdere è inutile saperlo-
-okay, anche se non sembrava- sussurrò Jerome per niente convinto anzi stava per chiedere al fratello cosa stesse succedendo avendo notato la sua agitazione ma le sue parole furono sovrastate dal rumore di una valanga.
-cazzo, dobbiamo sbrigarci- urlò Aje per farsi sentire sopra il frastuono, gli altri parvero sentirlo e corsero insieme a lui in direzione della battaglia.
 

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***


Toma non riusciva a credere ai suoi occhi. Si ricordava di aver espressamente detto al figlio e agli altri ragazzi di stare a riparo nella tenda e non palesarsi sul campo di battaglia. Allora perché in quel momento aveva davanti suo figlio che combatteva contro dei riforgiati?
-ALEZANDER COSA CI FAI QUI!- urlò l’uomo quasi esasperato.
-ho avuto una visione. Dobbiamo combattere anche noi, fidati di me- gli disse il rosso andandogli vicino per darsi sentire solo da lui mentre faceva fuori qualche riforgiato, sperava solo di non trovarsi tra i piedi quello che sembrava essersi attaccato a Jeje. Aveva visto il legame che quei due avevano formato e di certo non voleva essere lui la causa della loro divisione.
-odio quando dite così. “Fidati delle mie visioni!” non va mai bene- rispose l’uomo scuotendo la testa.
-papà io…vinceremo l’ho visto- disse quasi in un sussurrò il ragazzo capendo che il dolore del padre sarebbe aumentato quando avrebbe scoperto della sua morte.
-devi dirmi altro?-
-io non ce la farò ma se non combatto non vinceremo- decise di essere sincero con l’uomo. Aveva avuto per anni esperienza con le visioni per via di Ayaka e aveva anche imparato a riconoscere lo sguardo di chi non stava dicendo tutto -non dare in escandescenza-
-sto per perdere il mio unico figlio e non dovrei dare in escandescenza?- chiese l’uomo palesemente arrabbiato mentre faceva fuori con un solo movimento del braccio un riforgiato.
-io…non possiamo cambiare le visioni e lo sai- continuò Aje con un sorriso amaro sulle labbra -di alla mamma che le voglio bene- e così dicendo il ragazzo scappò lontano da Toma per non essere costretto a sentirsi dire qualcosa dall’uomo. Uomo che decise di sfogare tutta la rabbia per quella notizia sui riforgiati che si trovava davanti senza nessuna pietà.
Quasi dall’altro lato del campo Caleb e Jeje si erano uniti insieme ad altri dominatori della terra per realizzare un muro su un fianco che brevemente sarebbe stato coperto per poter curare alcuni feriti.
-wow se sei bravo- gli disse Caleb davvero sorpreso dall’enorme potere che aveva il fratello -cazzo vorrei essere bravo la metà di te-
-non lo dire, è snervante essere così bravi in qualcosa. Comunque di cosa avete parlato tu e Aje? Guarda che ho visto chiaramente che sei diventato improvvisamente nervoso. Non mi mentire per favore- chiese il ragazzo guardando nella direzione nella quale aveva visto sparire il rosso.
-vorrei ma non posso mi dispiace- Caleb voleva davvero tanto rivelarlo al fratello ma voleva allo stesso tempo che il suo migliore amico dicesse la verità a Jeje.
-quindi avevo visto giusto. È qualcosa di grave- sussurrò Jerome ancora più preoccupato di prima e desideroso di capire perché suo fratello non poteva dirgli il motivo della discussione. -ti prego dimmelo-
-non posso Jeje, non posso- Jerome lo guardò a lungo sperando che il fratello cedesse, che gli raccontasse quello che aveva saputo da Aje. Ma il castano sembrava completamente intenzionato a non rivelare niente. Mentre il moro stava per dire altro la barriera che avevano creato cedette e i due con un tacito accordo decisero di concentrarsi solo su quella per il momento. Non potevano permettersi distrazioni.
 
-ce la faranno?- chiese Jolie guardando preoccupata in direzione di Caleb e Jeje mentre faceva una fasciatura stretta al braccio di Itto. Il ragazzo si era ferito mentre attaccava più riforgiati anche per poter proteggere lei visto che non era ancora riuscita a sviluppare i suoi poteri e lo stava aiutando come poteva.
-si, stai tranquilla- le rispose Itto anche lui in parte preoccupato per quella barriera che ogni volta che veniva creata si sgretolava dopo poco sotto i colpi insistenti dei riforgiati.
-vorrei essere d’aiuto più di quanto non faccia- borbottò la ragazza -hai visto lo sguardo che Jeje ha lanciato ad Alexander?- chiese poi la ragazza mordendosi il labbro inferiore.
-oh si che l’ho visto- rise itto guardandosi il braccio ferito leggermente preoccupato -anche se lo avevo intuito da tempo-
-non capisco perché non ci abbia detto niente- Jolie fece un nodo stretto alle bende di Itto e si alzò da terra spolverandosi i pantaloni anche se non serviva visto che erano ormai incrostati di sangue, del sangue di Itto.
-Alexander è diventato un oracolo e non ha possibilità, anche prima diceva che era impossibile che uno come Aje potesse interessarsi a lui. Credo che abbia preferito tenersi tutto dentro invece di condividerlo con qualcuno-
-anche a te piace qualcuno- constatò la ragazza socchiudendo gli occhi.
-no- disse quasi spaventato il castano. Come cavolo se ne era accorta quella ragazza?
-oh andiamo, si vede lontano un miglio che ti piace una ragazza. Chi è?-
-anche se te lo dicessi non cambierebbe niente visto che non ho possibilità con lei quindi non iniziare a fare domande scomode e combattiamo- Itto si alzò a sua volta e si diresse verso il campo di battaglia intendo ad evitare quella domanda il più possibile.
-vinceremo questa guerra, torneremo a Wawi come degli eroi! Tutte le ragazze saranno ai tuoi piedi, anche questa. Non disperarti- lo raggiunse Jolie provando nel mentre a dominare l’aria per spazzare via un riforgiato ma senza tanto successo. La castana iniziava a chiedersi se Alexander avesse veramente visto giusto.
-ma io non voglio. Lei mi piace per quello che è e vorrei che io piacessi a lei per quello che sono e non perché ho combattuto questa battaglia. Non deve amare l’eroe Itto ma l’Itto con tutti i suoi difetti-
-quindi anche se ti farà la corte dopo non lo accetterai? Ma sei fuori- Jolie non capiva come quel ragazzo potesse decidere di non approfittare di quella occasione che avevano avuto. Lei lo avrebbe fatto se solo Itto non fosse stato il suo migliore amico, e se non fosse stato palesemente innamorato di un’altra.
-no, sono coerente con me stesso. Perché devo stare con una ragazza perché mi ama per quello che teoricamente ho fatto e non con una che mi conosce a fondo e che ama anche i miei difetti?-
-e se usci…- Jolie non continuò la frase perché vide un riforgiato che stava per attaccare alle spalle Itto, Itto che si era distratto dalle sue chiacchiere. La ragazza non ci pensò due volte e con rabbia mista a paura estese le braccia verso il riforgiato pregando che il suo elemento si facesse vivo.
Itto la guardò stupito prima di voltarsi e con un sorriso sulle labbra notare che il riforgiato che l’aveva attaccato era morto carbonizzato poco più in la.
-ce l’hai fatta!- urlò il ragazzo prendendo il braccio Jolie super contento nonostante il braccio aveva iniziato a far male per lo sforzo -lo sapevo che era il fuoco-
-mettimi giù- urlò Jolie ancora sorpresa di quello che aveva fatto. Aveva sempre avuto paura del fuoco e invece era proprio quello il suo elemento. Itto fece come gli era stato detto continuando comunque a sorridere alla ragazza.
-se mi avessi ascoltato lo avresti scoperto prima- le disse poi mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-sei sempre il solito sbruffone antipatico- rise Jolie anche lei felicissima di aver scoperto il suo elemento.
-tu mi adori anche per questo-
-ovvio Itto- confermò la ragazza che si ritrovò poco dopo con le labbra del castano sulle sue facendole sgranare gli occhi.

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***


-si può sapere cosa state facendo?- chiese Jerome sconvolto. Aveva lasciato suo fratello con gli altri dominatori della terra per andare ad aiutare in battaglia e quando lo aveva fatto si era ritrovato davanti Itto e Jolie che si baciavano. Non che gli dispiacesse come cosa visto che li aveva visti gli sguardi che si lanciavano ma non si aspettava una cosa del genere nel mezzo della battaglia.
-Jolie ha trovato il suo elemento: il fuoco- disse tutto contento Itto continuando a stringere la ragazza a te.
-e tu l’hai baciata per questo?- chiese quasi ridendo Jerome.
-non solo per quello ovviamente-
-aspetta un attimo quella ragazza che stavi dicendo prima ero io?- chiese Jolie intromettendosi nella conversazione completamente scioccata da quello che aveva appena capito.
-si, spero non ti…- Itto si ritrovò per la seconda volta in pochi minuti con la bocca di Jolie sulle sua.
-mi dispiace interrompervi di nuovo ma staremmo combattendo noi- Jolie e Itto risero alle parole del loro migliore amico e si staccarono per continuare a combattere nonostante ogni tanto si lanciavano occhiate divertite.
-ma guarda un po’ tu che bel quadretto abbiamo qui- Jerome avrebbe riconosciuto quell’odiosa voce ovunque e si girò di scatto verso il suono giusto in tempo per riuscire a vedere il Riforgiatore, o Jerico, uscire da un blocco di terra che l’uomo aveva precedentemente formato.
-finalmente sei arrivato Jerico- ringhiò Jerome pronto a combatterlo. Aje aveva detto che avrebbe vinto no? Non aveva niente da temere. Sentì poi Jolie e Itto mettersi al suo fianco pronti per spalleggiarlo.
-oh quindi ti hanno detto il mio nome. E ti sono anche venuti a prendere, peccato tesoro mio che non avrete vista facile. Sono molto più forte di tutti voi messi insieme, non potete battermi-
-invece lo faremo, ti rispediremo nell’unico posto in cui devi stare per tutto quello che hai fatto ai miei genitori e a tutte le famiglie che hai distrutto-
-oh ma guardati, stai facendo l’eroe, eroe che non sei-
-lo vedremo- Jerome chiuse gli occhi sperando vivamente che concentrandosi intensamente su tutti gli elementi che avvertiva intorno a se anche se non era sicuro di riuscire a fare qualcosa. Aje aveva detto che sarebbe stato lui a sconfiggere il Riforgiatore ma in quel momento non sapeva minimamente come fare.
-che fai? Non hai il controllo sul tuo potere-
-può darsi, ma niente mi vieta di provarci- gli rispose Jerome mentre la pioggia che aveva iniziato a scendere da poco andava a formare uno scudo tutto intorno a lui riuscendo quasi all’ultimo momento ad evitare delle rocce appuntite che il Riforgiatore gli aveva tirato contro. Il suo cucciolo di riforgiato che lo aveva seguito fino in battaglia ringhiò in direzione di Jerico tanto che il castano guardò confuso la sua creatura.
-ma cosa…- non fece in tempo a finire la frase che il riforgiato lo attaccò quasi distruggendogli un braccio ma Jerico scuotendolo riuscì a toglierselo di dosso.
-non fargli del male- urlò Jerome arrabbiato e guardando preoccupato in direzione del suo riforgiato che con fatica si stava rialzando.
-ma guarda un riforgiato che non segue i miei ordini, sarà difettoso. Comunque ragazzino non hai la minima possibilità di vincere contro di me- con queste parole l’uomo si fiondò sul ragazzo fondendosi quasi completamente con la terra sottostante che stava diventando fango per via della pioggia battente. Jerome continuò a scudarsi con l’acqua mentre provava a lanciare attacchi di fuoco come aveva visto fare a Itto per tutto quel giorno. Ma il fuoco aveva una debolezza ed era la pioggia, pioggia che quindi non gli faceva usare quegli attacchi offensivi verso il suo nemico. Il moro si morse il labbro inferiore palesemente frustrato dalla cosa e provò a fare qualcosa utilizzando il vendo ma non essendosi mai allenato su quell’elemento non riuscì a fare niente se non spostare leggermente la terra intorno a Jerico.
Jerome iniziò a innervosirsi mentre anche i suoi amici cercavano in qualche modo di usare i loro poteri senza però riuscirci visto che la pioggia dava fastidio anche, e soprattutto, a loro.
L’unica soluzione che si parava davanti a Jerome davanti era quella di provare a dominare la stessa terra che stava dominando Jerico e sperare di riuscire a sconfiggerlo nonostante la terra fosse l’elemento di Jerico fin dall’inizio.
Il moro si concentrò sulla terra che aveva sotto i piedi e tentò di creare gli stessi ammassi di pietra che aveva creato in precedenza l’uomo. Con molta, tanta fatica, degli spuntoni di roccia gli si andarono a formare tutto intorno iniziando a galleggiare e Jerome essendo stanco per averli tenuti in equilibrio per tutto quel tempo gli scagliò contro l’uomo. Jerico non si era per niente aspettato un riscontro del genere ed essendo stato trovato completamente impreparato finì per essere preso in pieno da quegli spuntoni cadendo a terra. Nello stesso momento i ragazzi avvertirono dei forti e stridenti ululati e guardandosi intorno notarono che tutti i riforgiati si stavano sciogliendo ritornando ad essere fango e pezzi di bestie elementari, la battaglia era finita.
Jerome si guardò intorno e sospirò di sollievo quando vide il suo cucciolo di riforgiato trotterellare verso di lui tutto felice e contento.
-sei ancora vivo- gli sussurrò accovacciandosi e coccolandolo.
-JEJE- il ragazzo sorrise in direzione del fratello che correndo era arrivato da loro -e quello?- chiese sconvolto vedendo il riforgiato ancora in vita.
-non so perché sia ancora vivo ma ne sono felice- rispose il moro sorridendo in direzione del fratello per poi guardare verso Aje che li stava raggiungendo lentamente. Nessun altro si stava avvicinando a loro, tutti troppo scioccati per realizzare che era davvero finita. -grazie, ci siamo riusciti anche grazie a te- gli disse sperando in un gesto da parte del rosso, rosso che sgranò gli occhi osservando qualcosa dietro di loro.
-AJE NO!- urlò Caleb capendo quello che stava per succedere ma era stato un urlo tardivo. Il rosso aveva buttato a terra Jerome dando le spalle alla roccia che era diretta verso il moro e che lo aveva colpito in pieno. Roccia che era partita da Jerico che nonostante fosse mal ridotto e con il sangue che gli sgorgava a fiotti da tutte le ferite si era alzato per poter scagliare l’ultimo colpo.
Non ci fu bisogno dell’intervento di Caleb o degli altri wachawi che si stavano avvicinando per mettere al tappeto il Riforgiato visto che l’uomo aveva usato il suo ultimo pezzo di vita per poter uccidere quel ragazzino che lo aveva sconfitto. Era crollato poco dopo a terra, primo di vita.
-Aje?- sussurrò Jerome terrorizzato mentre sentiva il respiro del rosso sopra di se farsi sempre più pensante -che cazzo hai fatto?- gli chiese ad un passo dalle sue labbra mentre esse diventavano sempre più pallide.
-quello che andava fatto- gli rispose con voce strozzata Alexander cercando anche di spostarsi per non pesare sul corpo del più piccolo.
-tu lo sapevi?- chiese tra le lacrime il moro capendo finalmente di cosa avevano parlato suo fratello e Aje -sapevi che mi avresti protetto e non mi hai detto niente?-
-perché sapevo avresti rea…- un colpo di tosse bloccò la parola al ragazzo -reagito in questo modo. Non si può cambiare il destino Jeje- concluse riuscendo anche a mettersi sdraiato supino. Jerome si alzò da terra il giusto per potersi piegarsi ed essere il più vicino possibile al ragazzo.
-dovevi dirmelo, dopo quello che hai fatto avevo tutto il diritto di sapere che tu…- Aje non lo fece finire di parlare e gli posò con un piccolo sforzo le labbra sulle sue. Li, davanti a tutti.
-non potevo dirtelo, non potevo amore mio- sussurrò il rosso. Jerome si fiondò nuovamente sulle labbra del ragazzo che ormai aveva chiuso gli occhi.
 

 

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Capitolo 42
*** Epilogo ***


Lucas guardava Alexander steso nel letto chiedendosi se mai si sarebbe risvegliato. Erano ormai tre giorni che era in quello stato comatoso e il ragazzo stava iniziando a pensare che non ci sarebbe stata molta possibilità di sopravvivenza se avesse continuato in questo modo. Lucas era arrivato solo quella mattina a dare il cambio e solo perché erano finalmente riusciti a convincere Jeje a lasciare il capezzale del ragazzo. Il moro non aveva lasciato il fianco di Aje nemmeno per un secondo da quando erano tornati vincitori dalla battaglia e aveva davvero tanto bisogno di riposarsi. Jerome veniva da giorni di prigionia e da una battaglia, se non si riposava avrebbe fatto una brutta fine.
Per convincerlo Caleb gli aveva promesso che lo avrebbero subito avvisato in caso che Aje si fosse risvegliato ma Lucas la trovava una cosa abbastanza improbabile. Ma dovette ricredersi quando vide girarsi nel letto il rosso e poi lo sentì gemere.
Lucas sgranò gli occhi e si avvicinò al letto del ragazzo per controllare meglio e sperare di aver visto giusto. Nemmeno il tempo di farlo che si trovò gli occhi completamente bianchi di Alexander addosso.
-sei vivo- gli sussurrò con un sorriso che andava ad espandersi sul suo volto.
-eh?- la voce di Alexander era roca e il ragazzo sembrava anche non aver ancora realizzato di essere quasi morto.
-sei vivo. Abbiamo sconfitto Jerico e tu sei vivo- gli ridisse con più calma Lucas. Dopo quelle parole Aje parve realizzare quello che era successo.
-sono vivo? Ma io credevo di dover morire, nella visione morivo- continuò a dire come cantilena il rosso non riuscendo a credere di essere ancora vivo.
-a quanto pare perdevi solamente i sensi ma a te è parso di morire. È vero il destino può essere segnato ma non è detto che ci sia un unico modo per far andare le cose- gli disse con calma Lucas passandogli un bicchiere d’acqua.
-grazie, come mai sei qui?-
-siamo riusciti a mandare a dormire Jerome dopo giorni e mi sono proposto io- spiegò il ragazzo. -ti da fastidio?-
-no, era solo che non mi aspettavo di trovarti. Pensavo ti avessero rinchiuso da qualche parte- rispose sinceramente Aje che comunque era felice di vedere il suo amico al suo fianco.
-mi tengono sotto stretta sorveglianza perché hanno in parte capito cosa ho pensato ma comunque non posso fare sgarri. Sono contento che tu mi stia ancora parlando e che lo facciano anche Caleb, Clara e Jerome-
-con gli altri è difficile vero?-
-a parte gli amici di Jeje il resto della scuola mi guarda male, ma me lo merito- Lucas sospirò -devo andare ad avvisare che ti sei svegliato altrimenti Jerome sclera-
-aspetta- lo bloccò Aje alzandosi leggermente per mettersi seduto comodamente e guardare anche meglio il moro che aveva difronte -quanto tempo fa è andato a riposarsi?-
-da massimo una ventina di minuti- Aje annuì e alzò la coperta -cosa fai? Non puoi alzarti-
-e voi non potete avvisare Jeje che sono sveglio, non adesso almeno. Portami da lui- spiegò quello che gli era passato per la mente il rosso cercando di alzarsi. Luke non sembrò tanto convinto della cosa ma comunque aiutò il rosso ad alzarsi mettendo un braccio intorno alla sua vita.
-sai che non è una buona idea spostarti?- gli fece notare il moro mentre uscivano dalla camera del rosso per dirigersi in quella che Jerome condivideva con Itto, per loro fortuna però il castano non ci sarebbe stato visto che le lezioni erano ricominciate normalmente anche per chi aveva partecipato alla battaglia. Si gli avevano dato dei giorni per riprendersi ma niente di più, solo a Jerome era stato concesso più tempo.
-ma io voglio stare con Jeje e l’unico modo per faro è andare nella sua camera per non farlo spostare visto che è stanco-
-cocciuto- borbottò Lucas ma non protestò oltre accompagnando Aje fino alla camera di Jeje dove lo lasciò sedersi sul letto del moro, moro che stava dormendo tranquillamente nel letto sotto le calde coperte. Aje sorrise in direzione di quel ragazzo che sembrava davvero un angelo mentre dormiva -vi lascio soli, e non approfittarti di lui-
-per chi mi hai preso?- borbottò Aje infilandosi sotto le coperte per stare al caldo visto che iniziava a sentire freddo.
-stavo scherzando, ora riposati un po’ e chiama se hai bisogno- gli disse il moro mettendo il cellulare di Aje sul comodino in modo da far si che potesse avvisarli per qualunque problema.
-grazie- Lucas uscì dalla camera lasciando finalmente soli. Aje osservò con un sorrisetto sulle labbra il moro che gli stava dormendo affianco e facendo attenzione a non svegliarlo se lo tirò addosso per aumentare il calore e anche perché quel letto era palesemente troppo piccolo per due persone e non voleva che uno dei due cadesse.
Aje rimase in quella posizione per quelle che parvero ore, ogni tanto anche sonnecchiando, fino a quando non avvertì che il moro tra le sue braccia si stava muovendo irrequieto. Prese ad osservarlo attentamente fino a quando i suoi occhi non incontrarono quelli ambra di Jeje che lo guardarono prima confusi poi increduli.
-che ci fai qui?- chiese con voce roca il moro cercando anche di divincolarsi dalla presa del rosso.
-mi sono svegliato e visto che tu avevi bisogno di riposare mi sono fatto accompagnare qui- rispose sinceramente il rosso con un sorriso sulle labbra. Voleva svegliarsi con Jeje accanto tutte le mattine.
-dovevano avvisarmi quando ti svegliavi- protestò il moro.
-mi hanno detto che non ti sei riposato e ne avevi bisogno, maledizione sei stato prigioniero per giorni!- cercò di farlo ragionare Aje -come ti senti?-
-dovrei chiedertelo io. E poi lei sa che mi hai baciato praticamente davanti a tutti? sei un oracolo non potresti fare queste cose, nemmeno essere nel mio letto in questo momento- Alexander scoppiò a ridere per le parole del ragazzo e non solo per quelle visto che Jerome era diventato completamente rosso per l’imbarazzo.
-è stato un gesto di disperazione e comunque è vietato sposarsi e avere figli non avere un compagno. Tecnicamente è vietato anche fare sesso ma solo perché si potrebbe procreare ma essendo gay non ci sono questi problemi- gli spiegò velocemente Alexander per poi baciare il ragazzo sulle labbra.
-quindi possiamo stare insieme?- chiese confuso Jerome che non si era ancora svegliato del tutto.
-si Jeje, anzi ti considero il mio ragazzo da un bel po’-
-avrò gli occhi di tutti puntati addosso-
-li hai già, hai salvato tutti- Jerome sospirò conscio che il suo ragazzo, gli piaceva troppo considerarlo così, aveva ragione. Decise di non pensarci troppo e perdersi nelle morbide labbra di Aje.

 

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