Non avremo bisogno di nient'altro.

di Cryblue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ch1 - Dove la luce non arrriva. ***
Capitolo 2: *** ch2 - Normale routine ***
Capitolo 3: *** ch3 - Il pastello nero ***
Capitolo 4: *** ch4 - L'ufficio del preside. ***
Capitolo 5: *** ch5 - The parent trap ***
Capitolo 6: *** ch6 - Il Pigiama party ***
Capitolo 7: *** ch7 - Tentate soluzioni ***
Capitolo 8: *** ch8 - Musica ***
Capitolo 9: *** ch9 - Angeli ***
Capitolo 10: *** ch10 - All by myself ***
Capitolo 11: *** ch11 - Le regole per riconquistare una donna. ***
Capitolo 12: *** ch12 - Appuntamenti ***
Capitolo 13: *** ch13 - A mali estremi... ***
Capitolo 14: *** ch14 - Ascoltami ***



Capitolo 1
*** ch1 - Dove la luce non arrriva. ***


ch.1 – Dove la luce non arriva.
 
La casa è vuota, tutte le nostre cose sono state portate via e così, senza tutte quelle cose e tutti quei mobili, sembra riesca a entrarci un sacco di luce.

Non mi piace molto perché dovrebbe essere triste invece no, è molto allegra.

Tutta questa luce mi fa bruciare gli occhi, devo trovare un posto dove non ci sia tutta questa luce, devo trovare un posto dove la luce non arriva.

Sum sta parlando fitto fitto con qualcuno e non mi guarda, posso andarmene senza che lei mi veda. Cammino piano piano, in punta in piedi, perché non voglio che nessuno mi trovi, che nessuno sappia dove sono.

Quando mi nascondevo dal mio papà, volevo sempre lui mi trovasse, ma se non è lui, non voglio nessun altro.

Stringo più forte Rocco, il mio leone peluche. Ce l’ho da quando sono nata e lo porto sempre con me, la mamma mi diceva sempre che non sono mai andata in nessun posto senza Rocco il leone buono.

Lo darei via subito per riavere indietro la mia mamma.

Gli unici posti bui nella casa sono gli armadi, quelli in cui si nascondono i mostri mentre noi dormiamo. Li facevo controllare sempre dal mio papà quando veniva in camera mia a rimboccarmi le coperte. Ora non c’è più nessuno che mi rimbocca le coperte e ho sempre paura quando sono a letto, così tanta che la luce è sempre accesa.

Sono sicura che i mostri non hanno il coraggio di andare nell’armadio del mio papà, perché lui era forte e coraggioso, quindi vado fino alla camera dove dormivano i miei genitori e mi nascondo lì.

È tutto vuoto e qui dentro è molto buio, ma c’è ancora il loro odore.

Se stringo forte forte gli occhi e abbraccio le mie gambe, posso fare finta di essere tra le loro braccia.

Mi mancano tanto i miei genitori, aspetto sempre che tornano.

La mamma mi diceva sempre una cosa che non capivo tanto bene, mi diceva che io sono il più bell’incidente lei ha mai avuto e me lo diceva tutte le volte che facevo qualcosa che le piaceva tanto, come quando disegnavo o cantavo o giocavo al supermercato con Rocco, lei rimaneva fuori dalla stanza e sorrideva e poi mi diceva che ero il più bell’incidente che le era mai capitato.

C’è stato un altro incidente però e questo non doveva essere tanto bello perché sono usciti per andare a cena e non sono tornati.

Ricordo bene quella notte con la mia baby-sitter, come lei prima era arrabbiata e poi triste, ricordo un signor poliziotto gentile e ricordo di essermi addormentata sul divano, perché non potevo dormire in camera mia per via dei mostri nell’armadio.

La mattina dopo mi ha svegliata Sum e aveva l’aria molto, molto triste.

Sum, Summer è la mia sorellona.

Lei è molto, molto più grande di me, vive lontano lontano e studia della gente che scriveva fiabe per grandi. Prima non la vedevo molto spesso perché studia in una città lontana lontana e ho pensato era strano vederla, anche se non era Natale o estate.

Summer non è più andata via, da quel giorno non mi ha più lasciata sola.

C’è stato il funeralo e la gente piangeva e mi guardava come se io fossi una bambola rotta, ci guardava come se noi dovevamo fare qualcosa, come cantare o ballare, come negli spettacoli all’asilo.

Io e Summer non abbiamo mai pianto, per tutto il funeralo non abbiamo pianto.

Io non ho pianto quando gli altri potevano vedere, e nemmeno Summer. Sum non piange neanche davanti a me, ma certe volte la sento però, dopo avermi messa a letto si chiude nella sua stanza e piange.

Mi sembra molto molto stanca e quando mi ha chiesto se volevo rimanere qui o andare via mi è sembrato lei voleva andare via, quindi ho risposto che volevo andare via anche io.

O almeno ci ho provato, ma lei ha capito senza che io dicessi nulla.

Per questo la casa è vuota: andiamo a vivere in un altro posto. In un posto vicino a dove studia lei e dove i miei genitori vivevano quando io ero molto piccola.

Lei dice sempre che stiamo tornando a casa e lo dice con un grande sorriso, ma i suoi occhi rimangono tristi e per me è questa casa che la fa sentire triste.

I miei occhi ora bruciano, anche se la luce non c’è.

Rivoglio la mamma e il mio papà.

Rivoglio le cose che avevo prima.

Mangerò le verdure senza lamentarmi, andrò a letto quando mi viene detto, starò attenta a non rovesciare il latte e non chiederò più nessun giocattolo.

Farò la brava, lo prometto, ma rivoglio la mia mamma e il mio papà.

La porta si apre e Sum mi prende in braccio e mi stringe forte al suo petto.

“Va tutto bene Tums, va tutto bene. Ci sono io qui, ci penso a te. Fin tanto che io avrò te e tu avrai me, non avremo bisogno di nient’altro, te lo prometto.”

Annuisco, ma i miei occhi non smettono di bruciare.

Sum mi sorride e sono felice non si aspetti più che io parli, ha capito che non so cosa dire e non mi forza più.

È una brava sorella ed è gentile con me, anche se abbiamo passato molto poco tempo assieme, è molto gentile con me.

Ma mi mancano mamma e papà.

Spero che nella nuova casa non ci siano mostri nell’armadio.

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Capitolo 2
*** ch2 - Normale routine ***


ch.2 – Normale routine.
 
 
Sei in ritardo.

Non che sia una novità, dovrebbe essere il tuo secondo nome: Lindsay Late Miller.

Questa volta puoi dire non sia propriamente colpa tua però: l’ultimo cliente che hai dovuto servire si è presentato alla tua cassa con 2 carrelli pieni di roba e decine di coupon ed era troppo tardi per mandarlo da una collega o per chiedere il cambio.

Non hai avuto scelta.

Non che faccia una qualche differenza, verrai rimproverata comunque senza pietà.

Corri tra le porte della scuola di danza e quasi la passi senza vederla.

“Lindsay Miller!!!!! Sei di nuovo in ritardo!!!”

Freni di botto e gli occhiali ti scivolano sul naso, ti giri lentamente verso quella vocina adirata e chiudi un occhio, in attesa di venire rimproverata.

Tua figlia scende dalla panca sulla quale è seduta e mette entrambe le mani sui fianchi.

“Mi avrebbero potuta rapire Lindsay Miller. È questo che vuoi? Che la tua meravigliosa figlia venga rapita da un bruttone grassone pelatone?”

Stai disperatamente cercando di non scoppiare a ridere. “Sarei più preoccupata per il povero uomo a essere sincera.”

Le sue guance si gonfiano e puoi dire con facilità si sia offesa.

“Non mi meriti Lindsay Miller!!!”

“Puoi chiamarmi mamma ogni tanto?”

Si arrampica sulla panca per recuperare la sua borsa di danza, che ti cede con nonchalance mentre fa dondolare il suo tutù, poi è come se si ricordasse che le hai rivolto una domanda e si concentra di nuovo su di te, alza gli occhi al cielo esageratamente e devi ancora sforzarti di non riderle in faccia.

“Mamma sa di vecchio Lindsay Miller, esattamente come quegli orribili occhiali da vista che indossi. Non puoi permetterti di sembrare vecchia, dobbiamo trovarti una fidanzata.”

Ti precede per i corridoi ormai vuoti e saluta i pochi adulti che incontra, che ricambiano i suoi saluti esageratamente educati con un sorriso divertito sul volto.

“Io veramente ho…”

Si ferma all’improvviso e sbatti contro il suo minuscolo corpicino da bambina, socchiude gli occhi e ti guarda con rimprovero. “Non osare dire che tu hai Zoya, Lindsay Miller. Perché non ci piace e non la vogliamo sentir nominare.”

Far conoscere a tua figlia l’ultima ragazza che hai frequentato è stato uno degli errori più grossolani tu abbia mai fatto. A parte andare a letto con suo padre e rimanere incinta a 16 anni, ma quello lo ripeteresti volentieri, visti i risultati.

Ok, forse volentieri non è proprio il termine più adatto.

A tua discolpa c’è da dire che non potevi sapere che Zoya avrebbe iniziato una fastidiosa altalena di alti e bassi in cui un giorno sei l’amore della sua vita e il giorno dopo sei troppo per lei e non vuole coinvolgere te e tua figlia nella sua vita incasinata. Non hai mai ben capito in che modo la sua vita fosse incasinata dato che è una semplicissima impiegata di banca senza legami. Ma forse sei tu ad avere un metro di misura troppo alto, tu con i tuoi 22 anni, il tuo corso di laurea in economia part time, il tuo lavoro part time come cassiera nell’unico supermercato della città e, logicamente, una figlia full time di 5 anni.

Regina è assolutamente un lavoro a tempo pieno.

“Veramente io stavo solo dicendo che ho solo 22 anni.”

Tua figlia fa una faccia schifata. “Ne dimostri quanti la nonna Lindsay Miller.”

“Ah si?” Ti fingi offesa, tua figlia squittisce a metà tra il contento e lo spaventato e scappa via. La afferri dopo pochi passi, la prendi il braccio e le fai il solletico. Lei strizza i suoi enormi occhi verdi e ride felice.

In questi momenti dimentichi tutta la tua stanchezza.

Tornate a casa tra le sue infinite chiacchiere e i racconti di come ha passato la giornata. È una specie di radio instancabile e ci sono solo due modi per farla smettere di parlare: il cibo e le canzoni.

Accendi la radio con falsa innocenza e lei inizia subito a cantare, e come sempre ti stupisci che conosca così tante canzoni. A essere completamente onesta, non fai che rimanere a bocca aperta per ogni più piccola cosa che fa, ed è così fin dal primissimo istante in cui l’hai presa in braccio e lei ti ha sorriso e ha afferrato il dito con cui le sfioravi la fronte con l’immensa paura di romperla.

Quel piccolo sorriso ti è sembrato una cosa enorme e sensazionale, anche se le infermiere ti hanno spiegato capiti di frequente che i bambini imparino a sorridere già nel ventre della loro madre e che afferrino le cose per puro istinto. Ma tu non sei mai riuscita a crederci, perché sai perfettamente che la tua bambina è speciale e meravigliosa.

In fin dei conti sei una madre come tutte le altre.

Scegliere di portare avanti una gravidanza a 16 anni è stata una delle scelte più difficili tu ti sia mai trovata a fare nella vita, ma Regina ti ripaga ogni giorno per ogni tua sofferenza e per ogni tuo sacrificio.

Anche se spesso lo fa in un modo tutto suo.

Non capisci ancora come tu abbia fatto a creare qualcosa di così perfetto.

Qualcuno, hai creato qualcuno.

Il tuo telefono squilla e lei è più veloce di te a far partire il viva-voce e far diffondere il saluto di tua madre nell’abitacolo.

“Lindsay?”

“Nonna!” Tua figlia saltella sul sedile e batte le mani

“Regina, tesoro!!!! Come stai? Come è andata la lezione di danza?”

“Ciao anche a te mamma.”

“Molto bene nonna!! Oggi Della è caduta perché è inciampata in una palla, è stato mooooolto divertente.”

Con la coda dell’occhio, guardi tua figlia ridacchiare e gesticolare entusiasta mentre parla con sua nonna, che viene velocemente affiancata da suo nonno e puoi comprendere anche solo dalla loro voce che stiano pendendo dalle labbra della tua piccola peste.

I tuoi genitori sono completamente persi per tua figlia.

Vi salutate con la promessa che domani andrete a cena da loro, poco dopo arrivate nel piccolo trilocale che chiamate casa, regalo dei tuoi nonni, e prepari la cena mentre Regina disegna seduta al tavolo della cucina.

Senza smettere mai di parlare.

Cenate, guardate un film per bambini ed è la solita fatica convincerla a infilare il pigiama, lavare i denti e infilarsi a letto. Quando finalmente vinci la battaglia e tua figlia rimane sotto le coperte senza parlare per un tempo sufficiente a suggerirti si sia finalmente addormentata, ti butti nel tuo letto e non hai più voglia nemmeno di cambiarti, rotoli su te stessa e accendi la tv, nella speranza di poter vedere qualcosa che non coinvolga pupazzi parlanti o disegni animati. A essere sinceri, Regina apprezza anche i film normali, il problema è che li apprezza troppo. Quando avete visto Thelma e Louise ha passato mesi a cercare di convincerti a fuggire con lei in macchina, quando avete visto Superman voleva andare a punire i criminali per strada e quando ha visto i Ghostbusters, grazie a tuo fratello Martin, non ha dormito per settimane per la paura un fantasma cercasse di ucciderla.

Evitare veda altri film “per adulti” è fondamentale per la tua sanità mentale.

Non sei nemmeno a metà film che i tuoi occhi iniziano a chiudersi per la stanchezza, tuttavia vedi un’ombra con la coda dell’occhio e sorridi, anche se ti senti molto più stanca rispetto a due minuti fa.

“Regina lo so che sei fuori dalla porta. Entra.”

La porta che era socchiusa si apre lentamente, mostrando tua figlia in pigiama con il suo fido unicorno Wind, alto quasi quanto lei, tra le braccia. Si stropiccia gli occhi e sai già cosa ti sta per chiedere.

Rifiutare non diventa più facile con il tempo.

“Che è successo, hai fatto un brutto sogno?” Ti alzi e le vai incontro, la prendi in braccio e ti siedi sul bordo del tuo lettone matrimoniale.

“No Lindsay Miller, io no. Wind però si.”

Sorridi intenerita dal suo falso coraggio, le sfili dolcemente il pupazzo dalle braccia e lo culli.

“Povero Wind, mi dispiace molto. Posso fare qualcosa per lui?”

Gli occhi di tua figlia brillano di gioia mentre annuisce. “Farci dormire nel lettone con te?”

“AH! Ma io pensavo fosse Wind ad aver avuto un incubo. Sarebbe giusto rimanesse solo lui.”

Il volto di tua figlia si rabbuia e guarda con odio il pupazzo, poi si pente e lo accarezza con aria pensierosa.

“Hai ragione Lindsay Miller.”

Il tuo telefono squilla, lo afferri e apri il messaggio senza pensarci, lo leggi velocemente senza renderti conto che tua figlia è accanto a te e sta facendo lo stesso, o almeno, ci sta provando. Chiudi tutto subito nella speranza che non abbia visto, speranza inutile con il piccolo demonietto che tieni tra le braccia.

“Lindsay Miller.”

“Regina.”

“Devi dirle di smettere di scriverti.”

Ok, non ha letto il contenuto del messaggio, fortunatamente non è ancora una buona lettrice, deve aver letto solo il mittente e quindi sa che si tratta di Zoya.

“Glielo dirò ragazzina.”

Tua figlia non ti risponde, il che è di per se pericoloso, ma lo è ancora di più perché ti sta guardando molto intensamente. Speri che non capisca che era l’ennesimo messaggio in cui la tua ragazza si tirava fuori dalla vostra specie di relazione.

Dovresti esserci abituata, invece no. Fa male tutte le maledette volte, anche perché continui a chiederti cosa stai sbagliando.

Regina scivola via dal tuo abbraccio, da un bacio a Wind e uno a te.

“Buonanotte allora.”

Questa è una cosa moooolto strana.

“Vai a letto Regina? Senza il tuo Wind? Chi ti proteggerà dagli incubi?”

Alza la manina sinistra e ti mostra un secondo unicorno questo blu, piccolo, sferico e con la faccia arrabbiata. “Ho Vice Wind, Lindsay Miller, mi proteggerà lui o lei, qualunque cosa sia.”

Scrolla le spalle. “Ho l’impressione tu avrai molto più bisogno di Wind di me.”

Esce dalla stanza quasi saltellando e sai che non dovresti, lo sai, ma non puoi fermarti.

“Regina, perché non rimani a dormire con me?”

Lei sbuca subito dalla porta con il suo più brillante sorriso vittorioso sul volto. “Sapevo che non avresti mai potuto sopportare il tuo letto di solitudine in una serata triste come questa.”

Alzi gli occhi al cielo chiedendoti dove tua figlia impari certe assurde espressioni, lei si arrampica sul letto e tu ti perdi a guardare nel dettaglio la perfezione dei suoi piccoli piedini bianchi e rotondetti.

Ti sdrai accanto a lei e spegni la luce e tv, conscia che ormai sia diventato impossibile guardare il film.

“Lindsay Miller, mi racconti una storia sugli unicorni?”

“Su Wind?”

“No, oggi su Vice Wind.”

Mai una volta che ti renda le cose più facili. Inventare di sana pianta una storia su Wind, che ha il volto dolce ma è evidentemente maestoso, è semplice, ma Vice Wind? Con il suo aspetto goffo e tenero e il volto ridicolmente adirato è una vera impresa.

Sospiri cercando nel tuo cervello una qualsiasi storia, tua figlia ti abbraccia con le sue minuscole braccine e preme la testa contro il tuo petto.

“Non essere triste mamma. Io non andrò mai via e finché io ho te e tu hai me, non abbiamo bisogno di nient’altro.”

Ha assolutamente ragione.

La baci sulla testa, metti su in quattro e quattr’otto una storia totalmente priva di senso e non hai la più pallida idea di chi si addormenti prima di voi due.

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Capitolo 3
*** ch3 - Il pastello nero ***


 
ch.3 – Il pastello nero.
 
Siamo nella nuova città, a casa come dice Sum, da due mesi ormai. O meglio, abbiamo lasciato la nostra vecchia casa da due mesi, abbiamo passato l’estate al mare dagli amici di mia sorella, nell’ enorme casa di quella amica di Sum che ha voluto la chiamassi zia Giana e che dice sempre tante parolacce. Non le ho mai detto grazie, ma quando siamo andate via, ho fatto un disegno per lei, perché è stata molto gentile e ha controllato sempre che non ci fossero mostri nel mio armadio e mi ha comprato una lucina a forma di angelo, dicendomi che era mio padre e avrebbe svegliato su di me.

Non sono così piccola da non sapere che era una bugia e che mio padre è in cielo e non tornerà più, però la accendo sempre prima di dormire, perché non mi piace il buio.

Pochi giorni fa siamo venute nella nuova casa che è molto grande e mi sembra sempre tanto vuota, ma ho finto mi piacesse molto perché Sum mi sembra sempre tanto triste e preoccupata e mi dispiace per lei.

Mi piace tanto farla sorridere.

La casa nuova ha un grande prato e una piscina che mi piacciono tanto e Summer mi ha portato con lei quando ha scelto le cose da metterci dentro e ho potuto scegliere il mio letto, anche se io volevo fosse nero nero, lei ha insistito perché fosse tutto colorato e anche i muri sono di un colore allegro: corallo terue.  O almeno così lo chiama lei, per me è rosa.

A Rocco piace tanto, soprattutto perché mia sorella gli ha comprato un piccolo lettino solo per lui e l’ha sistemato sul mio comodino, accanto alla lucetta a forma di angelo, così può proteggere tutti e due.

Ha anche fatto mettere la chiave alla porta dell’armadio.

La casa mi sembra sempre troppo vuota.

Oggi è il mio primo giorno d’asilo ma non ho avuto paura nemmeno una volta, Sum invece era molto agitata, mi ha abbracciata un sacco di volte e continuava a chiedermi se avessi preso tutto e se volessi aspettare qualche altro giorno prima di iniziare.

È davvero una brava sorella maggiore.

La signora Pitsbury è la mia insegnate, mi ha presentata alla classe e sono corsa subito a nascondermi, voleva dicessi qualcosa ma non ha insistito molto, forse perché Sum e le ha detto che non piace molto parlare.

Abbiamo imparato le lettere dell’alfabeto, che sapevo già, ci hanno fatto giocare, mangiare e fare il pisolino.

Io sono sempre stata sola però, non voglio vicino nessuno.

Adesso è l’ora di disegno e sto disegnando uno dei mostri che vive nel mio armadio, è brutto e cattivo, è peloso e molto, molto alto, più di Summer o me. Ha gli occhi rossi, da cui escono le fiamme, la lingua blu con due punte e il pelo molto nero.

La punta del pastello nero si rompe, devo averla premuta troppo, è che è tanto cattivo e quindi devo premere tanto tanto. Afferro il mio temperino, che è ricoperto di farfalle colorate, anche questo l’ha scelto Sum, a me piaceva quello tutto grigio ma lei ha voluto prendessi questo, e inizio a temperare il colore nero, ma è quasi tutto consumato e mi scivola dalle dita, lo guardo rotolare sul pavimento e colpire il piede di qualcuno.

Oh no!

Controllo chi ho colpito e una bambina mi guarda con curiosità. È la bambina chiassosa che è arrivata in ritardo, quando io mi ero già seduta al mio posto. Questa strana bambina saltella sempre sulla sedia e cerca di rispondere a tutte le domande della maestra, la signora Pitsbury fa sempre finta di non vederla, io invece ascoltavo ogni volta che lei dava la risposta a bassa voce in modo da non venire sgridata.

Le sue risposte erano molto più divertenti di quelle degli altri bambini.

Mi sorride appena vede che la guardo, i suoi occhi sono molto luminosi, ha i capelli castani tanto spettinati e il suo sorriso è molto, molto strano. Come se sapesse qualcosa che io non so.

Scende dalla sedia, prende la matita e la guarda attentamente, piega la testa a un lato e rovista tra i suoi colori.

“Ah, eccoti qua. Sapevo di averti.”

Viene verso di me e io scivolo più giù nella sedia nella speranza non mi veda e vada via.

“Ciao. Questo è tuo?”

Poggia il pastello sul mio banco ed io annuisco, subito dopo ne poggia un altro accanto al mio, ed è così nuovo che luccica.

“È quasi finito. Tieni, ti presto il mio.”

Annuisco per ringraziarla e lei socchiude gli occhi.

“Non ti avevo mai vista prima. Sei nuova?”

Annuisco.

“Certo che si, due occhi meravigliosi come i tuoi non li avrei mai potuti dimenticare. Come ti chiami?”

Prendo una matita e scrivo Autumn all’angolo del foglio, poi lo giro verso di lei con la speranza che sappia leggere.

“Autumn! È un nome bellissimo, quasi quanto i tuoi occhi. È un nome da principessa. Io sono Regina invece.” Gira il pastello che mi ha dato così riesco a leggere che c’è scritto il suo nome sopra.

“Lindsay Miller voleva chiamarmi Grace, ma quando sono nata mio nonno era così emozionato che ha deciso che sarei stata la Regina del suo cuore, quindi ha deciso lui di chiamarmi così. Perché sono molto speciale.”

Annuisco di nuovo e lei stringe ancora gli occhi.

“Tu non parli molto, vero?”

Scuoto la testa e la guardo negli occhi. Alla gente non piace molto che io non parli, mia sorella mi ha portato da tanti medici per questo e certe volte piange guardando i vecchi video in cui io e la mamma cantiamo.

Non so se pianga per la mamma o perché io non canto più.

Regina sorride. “Quindi sei unica e speciale anche tu!!! Lo sapevo!!!”

Sorride soddisfatta ed io scivolo più in basso nella sedia perché nessuno oltre i miei genitori mi aveva mai detto che sono speciale.

“Vado a prendere le mie cose e vengo a disegnare con te.” Annuisce contenta e credo di aver annuito anche io, perché è talmente tanto allegra che mi sento portare via da lei, come quando ero al mare e le onde erano tanto forti che Summer doveva tenermi tra le braccia per non farmi portare via.

La guardo mettere i pastelli colorati nell’astuccio e nel mentre qualcuno si avvicina al banco e prende il pastello nero che lei mi ha appena dato.

“Mi serve questo. Prestamelo.”

Glielo strappo di mano e me lo porto al petto, perché è il colore che mi ha prestato Regina e non sta a me decidere di darlo a qualcun altro.

Non voglio darlo a qualcun altro.

“Mi serve ho detto. Dammelo.” Mi strattona ed io chiudo gli occhi perché ho paura, ma qualcuno viene in mio soccorso.

“Liam Wood lasciala stare.” 

Apro gli occhi e Regina è vicino a me con le mani sui fianchi e senza paura. Mi ricorda molto supergirl in questo momento, spettinata e con la divisa sporca di cioccolato, ma supergirl.

“Regina, fatti gli affari tuoi.”

“Autumn è affar mio caccola gigante! Ora vattene o lo dico alla maestra.”

Il bambino cattivo si gira e lei sorride soddisfatta verso di me. “Prendo le ultime cose e arrivo Principessa.”

Annuisco e lei torna verso il suo banco, mentre lei non c’è, il bambino cattivo torna da me.

“Non mi piaci, non parli mai e non presti le tue cose. Sei una bambina strana.” Tira una delle mie code molto forte e i mi si riempiono gli occhi di lacrime.

“Stupido bullo.” Regina arriva di corsa e lo colpisce con un pugno sul naso, lui inizia subito a piangere e scappa via, verso la maestra. Ho tanta, tanta paura di quello che succederà ora, picchiare gli altri bambini non è una cosa giusta: se lo fai, vieni punito.

Regina scuote la testa. “Stupido bambino caccola scemo come il moccio.” Si gira verso di me e mi da un bacio su una guancia. “Mi piaci molto Principessa Autumn. D’ora in poi sarai la mia fidanzata e non permetterò a nessuno di farti del male. Mai!”

Si mette a sedere accanto a me e riprende a disegnare canticchiando, come se niente fosse successo.

La maestra e il bambino cattivo vengono verso di noi, lui continua a piangere e lei sembra arrabbiata. Ho paura ma poi guardo il volto tranquillo della mia compagna di banco e mi metto a sedere più dritta, perché sono sicura che lei è una specie di supereroina, come supergirl o wonderwoman, e non permetterà a nessuno di farmi del male.

Mai!

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Capitolo 4
*** ch4 - L'ufficio del preside. ***


ch.4 – L’ufficio del preside.
 
Tu e la segretaria dell’asilo che frequenta tua figlia vi date del tu. Vorresti fosse perché avete frequentato la stessa scuola superiore, o perché anche lei ha passato tutta la sua vita in questa piccola cittadina dimenticata dal mondo, ma non è solo per questo, la triste verità è che ti chiama praticamente una volta alla settimana a causa delle…stravaganti idee di tua figlia.

Mai per una cosa così seria però: Regina non aveva mai colpito un altro bambino prima d’ora.

Hai chiamato Ellen, la tua datrice di lavoro, spiegandole cos’era successo e lei ha riso e si è dimostrata come sempre molto comprensiva e ti ha concesso un’ora di permesso. Speri sia sufficiente, altrimenti dovrai chiamare tua madre e chiedere aiuto a lei e non ti piace per nulla l’idea.

I tuoi colleghi sono molto invidiosi del tuo rapporto con Ellen ma non hai mai fatto nulla per accaparrarti la sua amicizia, pensi ti tratti in modo diverso dagli altri solo perché sei una madre lesbica, esattamente come lei, e non ti sei mai nascosta e non ti sei mai scusata per questo.

Arrivi a scuola di corsa, hai abbandonato l’università nel bel mezzo di una lezione grazie a questa chiamata e per tutto il tragitto non hai fatto che pensare a mille possibili scenari in grado di spiegare l’inspiegabile comportamento di tua figlia.

Hai solo trovato mille possibili punizioni da infliggerle.

Quando arrivi Georgia, la segretaria, ti sorride comprensiva.

“Stanno aspettando solo te, Lindsay.”

Come sempre.

La ringrazi e corri verso l’ufficio del preside ed è stupido perché è il preside di un asilo, ma ti mette comunque in soggezione.

Tua figlia è seduta su una delle sedie, dondola le gambe e ridacchia con una bambina che non hai mai visto, seduti dalla parte opposta ci sono la moglie del macellaio e suo figlio Liam con il naso e gli occhi arrossati.

“Regina.”

“Lindsay Miller!” Tua figlia canticchia quasi, scende dalla sedia e corre ad abbracciarti. Non hai parole per la sua faccia tosta: si sta comportando come se nulla fosse.

Ricambi impacciatamente il suo abbraccio. “Regina, tesoro, cosa è successo?”

Lei sbuffa e agita la manina davanti al naso. “Non è importante ora, vieni, devi conoscere la mia…”

“Lindsay!”

Ti volti per vedere chi ti stia chiamando e ti ritrovi davanti la tua prima cotta, la ragione per la quale ti sei ubriacata e sei andata a letto con il ragazzo al quale permettevi a malapena di toccarti il seno, non che lui volesse toccarti in qualsivoglia modo, visto che era più gay di te.

Davanti a te in quel corridoio di un asilo, in tutta la sua immutata, accecante bellezza, c’è Summer Davis: la prima ragazza per la quale hai avuto una cotta e che ti ha costretta ad ammettere a te stessa la tua omosessualità.

Anche ora stai letteralmente sbavando: adesso che non è più un’adolescente acerba è ancora più bella.

“Summer...”

“Ciao Lindsay.”

“Lindsay Miller.” Tua figlia ti tira la gonna per richiamare la tua attenzione e tu la attiri verso di te e le accarezzi la testa nella speranza di zittirla ed evitare figuracce.

“Ciao, come mai qui?”

La bambina che non conosci si avvicina alla tua cotta adolescenziale e si nasconde dietro le sue gambe, attirando la tua attenzione su quelle bellissime gambe.

È decisamente bella.

Tua figlia si stacca da te e non parla, ma ti guarda con gli occhi socchiusi ed è una cosa molto pericolosa, perciò cerchi di ricomporti.

“Uh lei è…è tua figlia?”

Summer scuote lentamente la testa e ti senti una perfetta imbecille perché la bambina ha più o meno l’età di tua figlia e tu e lei frequentavate la stessa scuola, dunque avresti saputo della sua gravidanza esattamente come lei sapeva della tua.

“No, è mia sorella minore.”

Speri che la maternità abbia migliorato la tua poker face perché questa è una cosa che non ti aspettavi.

“Non sapevo tu avessi una sorella tanto più piccola. Come mai sei tu qui e non i vostri genitori? Non potevano venire?”

La bambina si nasconde ancora di più dietro la sorella maggiore e tu capisci di aver detto qualcosa di profondamente sbagliato.

“I nostri genitori sono morti sei mesi fa. Ora siamo solo io e lei.” Ti sorride ma i suoi occhi si riempiono di lacrime, tua figlia si colpisce la fronte con la manina e scuote la testa e tu vorresti prenderti a calci perché sei riuscita a fare due figuracce in meno di cinque minuti.

“Oh Summer mi dispiace moltissimo, non ne avevo idea, perdonami.” Stai andando a fuoco e vorresti avere una pala a portata di mano.

Il preside Hiddleston interrompe il tuo momento di umiliazione invitandovi a entrare, quando siete tutti seduti vi racconta l’accaduto ossia che il piccolo Liam è andato in lacrime dalla maestra e le ha detto di essere stato colpito al naso da tua figlia, che si difende dicendo che la sua è stata legittima difesa (devi dire urgentemente a tuo padre di smettere di farle vedere film e telefilm polizieschi) e che l’ha fatto solo perché è stato il bambino a colpire Autumn per primo. Quindi vi trovate in questo stallo in cui nessuno dei due bambini cambia versione e la sorellina di Summer non parla.

Non hai mai pensato di essere una di quelle madri che giustifica sua figlia in tutto e per tutto, al contrario, Regina è in punizione un giorno si e uno no, ma non è da lei colpire gli altri bambini, non è da lei ricorrere alla violenza fisica. In più non è una bugiarda, ok, tende a manipolare le persone con piccole bugie bianche per ottenere quello che vuole, ma quando fa bravate di dimensioni così grosse, le rivendica con orgoglio.

Credi alla sua versione dei fatti.

Il preside guarda Summer e le parla con voce particolarmente gentile.

“Signorina Davis, mi è davvero dispiaciuto doverla disturbare, ma temo che Autumn sia la chiave per risolvere il mistero. Lei è l’unica esterna alla situazione e in grado di poterci dire come sia andata.”

Summer guarda sua sorella che si nasconde contro il suo petto.

Ti si spezza il cuore per quella bambina rimasta orfana così presto e commetti l’ingenuo errore di sottovalutare il carattere di tua figlia per troppo tempo. Regina si mette in piedi sulla sedia e indica il preside con il suo ditino indice.

“Perché deve chiederlo a lei? Gliel’ho già detto io.”

“Regina Grace Miller. Mettiti subito a sedere e non parlare così al tuo preside.”

“Ma Lindsay Miller…”

Stai pregando con tutte le tue forze tua figlia non mostri il peggio di se facendoti fare una figuraccia davanti a Summer.

“Signorina Miller la lasci parlare, sentiamo cosa ha da dire. Se siamo fortunati i bambini non mentiranno davanti a voi.”

Tua figlia ghigna soddisfatta mentre si rimette a sedere e quel sorriso non ti piace per nulla. Togli gli occhiali e passi la mano sul volto chiedendoti se smetterai mai di sentirti così tanto stanca.

“Ero seduta al mio banco e stavo disegnando Lindsay Miller che cavalca un drago.”

Nascondi il volto tra le mani e non hai il coraggio di guardare la tua ex compagna di liceo.

“Era un disegno molto bello e colorato…”

“Regina...”

“Lindsay Miller, i dettagli sono importanti per arrivare alla verità.”

Si, devi assolutamente parlare con tuo padre.

“Dicevo vostro onore?”

“Disegnavi un drago.”

“Si, un drago e Lindsay Miller.” Lo sottolinea, come se non farlo presente sminuisse la sua opera d’arte, che sarai costretta ad appendere al frigo. “Quando sento qualcosa colpirmi la scarpa. Guardo cos’è e vedo che è una matita colorata nera. Anche se mio zio Martin dice sempre che nero non è un colore ma è la negazione di tutti i colori, non capisco cosa voglia dire. Comunque, ho alzato la testa per controllare a chi appartenesse e ho incontrato gli occhi più belli che esitano al mondo.”

Questo è davvero inaspettato, guardi tua figlia ma lei ti ignora perché sta guardano i suddetti occhi con fare adorante.

Oh no. No, no, no, no. Qualunque cosa sia questa nuova pazzia, ti prego no.

“Quando ho visto che il pastello era quasi finito, vostro onore, ho deciso di prestare a quello splendore il mio, tanto io non lo uso mai perché non mi piace molto, in più io ho gli occhi verdi e tutti in famiglia hanno gli occhi blu come quelli di Lindsay Miller. A cosa mi serve il nero?”

“Volevi prestarle una tua matita colorata Regina?”

“Si Lindsay Miller, che male c’è?”

“Tu non presti mai le tue cose. Nemmeno a me…e sono tua madre.”

Ti agita una manina davanti per farti tacere e si gira di nuovo verso il preside Hiddleston.

“Non le dia retta. Sono andata verso di lei e mi sono presentata, perché è così che si fa quando una ragazza ti piace, vai da lei e glielo dici.” Ti guarda con rimprovero e tu alzi gli occhi al cielo “Le ho dato il mio pastello e ho scoperto in cambio che si chiama Autumn. Non è un nome stupendo signor Preside? Io credo di si. Comunque sono tornata a posto per prendere le mie cose, perché abbiamo deciso di colorare insieme, quando mi sono girata per controllare che tale bellezza fosse ancora lì e non fosse un sogno, quello scemo di una caccola bullo la stava strattonando.”

“Regina!!!”

“Ma mamma è la verità.”

“Non chiamare più Liam così, è chiaro?”

Tua figlia sbuffa esageratamente e riprende il suo racconto “Ho visto Liam…” Ti fulmina con lo sguardo e tu annuisci. “Strattonarla. L’ho mandato via e ho chiesto alla mia Principessa di diventare la mia ragazza. Lei ha accettato signor preside.”

“Tu cosa?” “Tu cosa?” Tu e Summer parlate contemporaneamente anche se la domanda è rivolta a persone diverse. Tua figlia ghigna contenta mentre Autumn si nasconde ancora contro il petto di sua sorella maggiore.

“Possiamo andare avanti?” La madre di Liam sembra parecchio annoiata.

“Come possiamo andare avanti senza precisare una cosa così bella? Come signor preside, mi dica lei!”

“Io non…non saprei.”

“Regina…ti prego.” Non hai idea di come reagire a questa nuova informazione, tua figlia non aveva mai dato segno di essere gay. Si può essere gay da così piccini?

Che domande, tu lo eri eccome, ma con tua figlia è diverso, hai il dubbio lei stia semplicemente emulando te perché pensa sia la cosa giusta e normale.

Merda, non hai idea di come reagire a questa nuova evoluzione. Devi parlarne con tua madre il prima possibile.

“Va bene, va bene. Sono tornata al mio banco per prendere l’album da disegno e quando mi sono rigirata Liam stava tirando i capelli alla mia principessa. Non potevo rimanere lì a non fare nulla vostro Onore, dovevo difendere la mia principessa in lacrime. Perciò sono tornata lì e gli ho dato un pugno sul naso.”

“Non lo nega nemmeno, sfacciata di una bambina.”

Stai per partire alla difesa di tua figlia, che a quanto pare ha difeso la sua fidanzata.

Abituarti al pensiero non sarà semplice.

“Ha sentito la prima parte del racconto? Mi pare sia stato suo figlio ad aggredire mia sorella per primo.” Summer ti precede e sei ammirata per il suo autocontrollo, tu non hai idea di come comportarti.

“Quella bambina pazza sta mentendo per avere attenzione.”

“Ehi.” “Ehi.” Questa volta tu e tua figlia parlate in contemporanea, il preside Hiddleston interviene prima che possiate dire altro, per fortuna.

“Signora Wood non le permetto di insultare una bambina in mia presenza. Sentiamo piuttosto cosa ha da dire suo figlio.”

Liam estrae lentamente il dito che aveva nel naso e infila la caccola in bocca, iniziando a masticare con fare compiaciuto. Ti si rigira lo stomaco, ma non è nulla rispetto a quando apre la bocca.

“Io stavo colorando e lei è venuta e mi ha dato un pugno.”

Non è vero, questa non è la tua Regina. Ne sei sicura.

Tu e quella fastidiosa madre iniziate a parlare contemporaneamente, Regina ti fa da eco, Liam continua a mangiare le sue stesse caccole e Summer guarda con apprensione Autumn che ha i pugnetti chiusi e gli occhi pieni di lacrime.

“Ok signore basta, calmatevi, vi prego. Non ci rimane che ascoltare la testimone, Autumn.”

Vi girate tutti a guardarla e lei abbassa gli occhi e inizia a piangere silenziosamente, Summer le sussurra qualcosa all’orecchio ma sembra fare solo peggio, la tua ex cotta liceale, che non è poi tanto ex, la prende tra le braccia e le accarezza piano la schiena. La ragazza guarda il preside con lo sguardo supplicante, vorresti fare qualcosa per aiutarla ma non sai cosa e non trovi giusto tua figlia venga punita se è innocente. O se aveva le sue motivazioni.

Regina si mette nuovamente in piedi sulla sedia e schiarisce la voce e no, ti prego no. Non davanti a Summer.

“Bene, punite pure me. Io ho colpito quello scemo di un mangia-caccole sul naso e non mi vergogno di dire che lo farei altre mille volte. Mi vergogno piuttosto di appartenere a una società in cui una donna deve dimostrare di essere stata colpita mentre a un uomo è sufficiente dire “io non ho fatto nulla.””

Devi assolutamente parlare anche con tua madre.

“Io ho le prove che la mia storia sia vera, la matita con il mio nome è nell’astuccio della mia principessa, ma sapete cosa? Non importa. Se il prezzo da pagare è farla piangere, io non ci sto. Punite me, è colpa mia, ma lasciate stare Autumn.”

Ti giri a guardare tua figlia con la bocca spalancata e sei sicura che il preside e la signora Wood stiano facendo lo stesso. Lei si mette a sedere e passa la mano sui pantaloni della divisa che indossa con gli occhi chiusi e l’espressione da martire pronta a sopportare la punizione che le verrà inflitta.

C’è un movimento al tuo fianco, ti giri e ti trovi a guardare Autumn che si divincola dalla presa di sua sorella, corre verso tua figlia e la tira giù dalla sedia per abbracciarla. Regina le accarezza la schiena e le sussurra:
“Va tutto bene Principessa. Non devi fare nulla, ti proteggo io, ci penso io.”

Autumn scuote la testa e asciuga le lacrime con i pugni chiusi, si gira verso il preside e sbatte un piede a terra, indica Liam e si tira una codina, indica Regina e la abbraccia di nuovo.

La signora Wood sbuffa.

“È ridicolo, perché questa bambina non parla?”

“Stia zitta lei.”

La donna guarda te, in attesa tu rimproveri tua figlia per quello che ha appena detto, tu invece annuisci “Si, stia zitta. Pensi a far smettere suo figlio con quelle caccole, perché è disgustoso.”

Non sai perché Autumn non parli, ma non sopporti che una bambina venga trattata così, soprattutto ora che sai che è orfana.

E poi dicono che tua figlia non ti somigli.

Il preside Hiddleston guarda le due bambine, si sfila gli occhiali da vista e ti sorride.

“Signorina Miller, signorina Davis, potete andare. Mi dispiace di avervi disturbate per nulla. Signora Wood io e lei dovremmo parlare.”

Regina inizia subito a saltellare, trascinando Autumn con se e blaterando di giustizia e prove schiaccianti, la piccola bambina con gli occhioni neri si lascia trascinare con un timido sorriso sul volto, così dolce e fragile che ti senti il cuore esplodere di tenerezza.

Tu e Summer vi alzate, le tieni aperta la porta e uscite tutte dalla stanza. Camminate per i corridoi in silenzio, guardando le due bambine davanti a voi: come era ovvio è tua figlia a parlare e la piccola Autumn annuisce e ride. Solo ora ti accorgi di quanto minuta e scura sia la sorella minore rispetto a quella maggiore, faresti quasi fatica a credere provengano dalla stessa famiglia, eppure c’è qualcosa di indefinibile che le unisce e le rende parte di uno stesso insieme.

Come l’estate e l’autunno.

Uscite da scuola e lei sembra a disagio.

“È diventata grande.” Guarda tua figlia e tu annuisci piena di orgoglio.

“Si, diventano grandi in un batter d’occhio.”

“Non ti somiglia per nulla.”

Sbuffi una risata perché te lo dicono tutti, fortunatamente però non somiglia nemmeno a Andy, suo padre.

“Lo so, me lo dicono tutti.”

“Regina, giusto?”

Annuisci e sorridi.

“Regina?”

Tua figlia si gira e guarda con sospetto la tua ex cotta liceale, sempre meno ex. Le fai un cenno affermativo e lei si avvicina senza che il sospetto la abbandoni.

“Si?”

Summer si inginocchia e la prende tra le braccia “Grazie.”

Tua figlia ti guarda e tu scuoti la testa e alzi le spalle.

“È bello sapere che qualcuno avrà cura di lei a scuola.”

“È la mia fidanzata. Avrò molta cura di lei.” Tua figlia si impettisce tutta e Summer scoppia a ridere, ma la fine della risata è un singhiozzo.

“Non ho dubbi su questo.”

Autumn va verso di loro e prende la mano di tua figlia, per quanto questa cosa sia terrificante, sono molto carine insieme.

La tua ex cotta liceale si rialza, prende in braccio sua sorella e da un buffetto sulla testa a Regina che ha il volto corrucciato perché la sua fidanzata le è stata portata via.

Devi assolutamente parlarne con tua madre.

“Beh, suppongo ci vedremo allora.”

“Si, suppongo di si.”

Summer è una delle prime persone ad averti allontanata quando ha scoperto tu fossi incinta, non che foste propriamente unite, ma nemmeno due estranee. Ora è molto strano vedere che anche lei deve occuparsi di una bambina.

Il destino ha un’ironia tutta sua.

“Summer?”

“Si?”

“Chiamami se hai bisogno di qualcosa.”

Annuisce, bacia sua sorella su una guancia e va via. Regina ti si aggrappa alla gonna.

“Psst, Lindsay Miller.”

“Mhm?”

“Non credo abbia il tuo numero.”

Nascondi il volto tra le mani. Possibile che ogni volta che apri bocca con lei, devi fare una figuraccia?

Tua figlia ridacchia, poi ritorna seria.

“Ma davvero sono sorelle? La mia principessa è molto, molto, molto più bella di quella là.”

Scoppi a ridere “Dici?”

“Sei tanto vecchia da essere diventata cieca Linday Miller?” Ridacchia e sistema lo zaino sulle spalle. Solo ora noti che ha tutto il grembiule sporco di cioccolata e ti chiedi come accidenti abbia fatto.

“Fossi in te, farei meno la spiritosa Regina Miller. Comunque sia, hai colpito un bambino: sei in punizione.”

“Ma maaammaaaaa non è giustoooooo. È stata legittima difesa. Lo dice sempre anche il nonno che non devo mai lasciare che un uomo mi maltratti. Devo difendermi.”

Devi assolutamente parlare con tuo padre.

“Non ha maltrattato te Regina.”

“È lo stesso Lindsay Miller. Non potevo non fare nulla. Hai visto quegli occhi stupendi? E quei capelli…hai visto quei capelli?”

Abbassi la testa sconfitta. “Ok, ok. Ma il film oggi lo scelgo io.”

Sbuffa ma ti prende la mano e iniziate a camminare verso la macchina.

“Posso sapere dove hai imparato a fare a pugni?”

Ti guarda come se tu avessi appena chiesto la cosa più stupida del mondo. “Zio Martin, ovviamente.”

Devi assolutamente parlare anche con tuo fratello.

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Capitolo 5
*** ch5 - The parent trap ***


ch.5 – The parent trap.
 
 
Ho una nuova amica.

Non avevo mai avuto un’amica così, non c’era una bambina così nel mio vecchio asilo.

Da quando entro nella mia laula a quando Sum viene a prendermi a ballo, si ora faccio ballo perché la mia amica vuole così, Regina non si allontana mai da me. Mi accompagna anche a fare pipì, anche se sta fuori dal bagno perché dice che è troppo presto per vedermi così.

Non so cosa voglia dire.

Regina risponde a tutte le domande per me, all’inizio sbagliava tutte le risposte, ma adesso ha imparato cosa mi piace e cosa no, ha imparato a capire cosa le voglio dire senza che io debba scriverlo e non mi sento più triste se non riesco a parlare, perché lo fa lei per me.

La cosa che mi piace di più della mia nuova amica è che non è sempre chiassosa, quando colora o quando siamo sulle altalele è tanto tanto silenziosa, a volte canticchia, ma non se capisce che io sono molto triste, a quel punto sta solo zitta e mi tiene la mano o fa un disegno per me.

I suoi disegni sono sempre molto colorati e pieni di cose bellissime, lei me li spiega sempre tutti e a me piace molto sentire le storie che rattonta e mi piace che io sono sempre una principessa e nessuno può farmi del male.

Nessuno mi ha più presa in giro o trattata male da quando lei mi sta vicina, al contrario ho incontrato un sacco di bambini che vogliono giocare con me. Poi ha sempre della cioccolata in tasca, non so dove la prende, non me lo dice, ma non importa perché è tanto buona.

Inizio a pensare sia bello avere una fidanzata.

Oggi è uno dei giorni tristi e lei l’ha capito subito quando mi ha vista, è stata tanto gentile del con me, mi ha dato anche la sua parte di cioccolata, ma poi ha capito che niente riusciva a farmi sorridere e allora mi ha portato alla vasca di sabbia, ha cacciato via tutti i bambini e mi ha fatta sedere lì.

“Cosa succede principessa, perché sei così triste oggi?”

Vorrei dirle le cose senza parlare, ma non riesco.

“Ho fatto qualcosa di brutto io?”

Scuoto la testa più velocemente che posso.

“Posso fare qualcosa?”

Alzo le spalle.

“Ti ha fatto qualcosa qualche stupido bullo? Devo andare a…”

La afferro per la maglia, perché si è alzata in piedi e ha la stessa espressione che aveva quando ha colpito Liam.

“No? Cosa allora?”

Sistemo la sabbia davanti a me e scrivo.

“Summer? Ah, tua sorella?”

Annuisco.

“Sai che era a scuola con Lindsay Miller?”

Annuisco di nuovo, anche se non capisco perché non chiama sua mamma “mamma”.

“Ti ha fatto qualcosa lei?”

Scuoto la testa, Summer non farebbe mai nulla di brutto per me.

“Allora cosa?”

Cancello il nome di mia sorella e scrivo di nuovo.

“Fidanzata? Io? Tua sorella non vuole che tu stia con me e vuole portarti via da me?” Mi abbraccia strettissima e faccio fatica a respirare, ma scuoto comunque la testa. Lei riguarda la scritta e legge a voce alta una lettera per volta.

“Si, c’è scritto fidanzata…ma non capisco…” Si batte una mano sulla fronte “Summer ha una fidanzata?”

Annuisco perché si, mia sorella Summer ha una fidanzata.

Lei ride e sembra molto felice.

“Anche Lindsay Miller ne vorrebbe una.” Ridacchia ma torna subito seria. “Ok allora. Questa fidanzata ti ha fatto qualcosa di brutto?”

Scuoto la testa perché non l’ho mai incontata.

“Ha fatto qualcosa di brutto a tua sorella? Non vuole che io e te siamo fidanzate?”

Cancello e scrivo ancora. Scrivo una parola per volta e aspetto lei la legga a voce alta.

“Oggi. Prima. Casa.”

Ciondola la testa e mi guarda attentamente. Mi piace il modo in cui i suoi occhi guardano i miei, è come se si aspetta nulla da me, non mi guarda per quello, mi guarda per capire cosa penso, cosa voglio.

È bello.

“La vedi oggi per la prima volta? Viene a casa vostra?”

Annuisco, lei fa una smorfia schifata. “Certe volte anche Zoya viene a casa nostra. È una che vorrebbe essere la fidanzata di Lindsay Miller, ma non mi piace per niente, quindi non glielo permetto.”

Cancello e scrivo, mi piace molto la sensazione della sabbia sotto il dito e sono felice che lei mi abbia portata qui.

“Come? È semplice Principessa, le faccio dispetti.” Ridacchia contenta. “Una volta le ho messo il burro nella tasca del cappotto.” Mi guarda attentamente e annuisce. “Posso insegnarti come fare se vuoi. Posso insegnarti molti dispetti se vuoi.”

Nascondo la faccia tra le mani perché non potrei mai fare una cosa così disubbidiosa, in più non la conosco, non l’ho mai vista, ma ho paura mi porterà via Sum e io rimarrò sola sola in quella grande casa.

Regina mi abbraccia e mi bacia sulla guancia. “Scusa Principessa, non volevo farti diventare più triste. Non devi fare nulla se non vuoi…possiamo…”

Rimane zitta e so che ha in mente qualcosa, ciondolo la testa e lei sa che la sto invitando a continuare.

“Ieri ho visto un film molto: the parent trap. Parlava di due gemelle che non sapevano di essere gemelle e cercano di far rimettere insieme i loro genitori.”

Indico me e lei perché non siamo gemelle, lei sorride.

“Ti ha mai vista?”

Scrollo le spalle, perché non lo so. Io non ho mai visto lei, ma non so se Summer le ha fatto vedere qualche foto mia.

“Beh si, però tua sorella vedrebbe che sono io e non tu…”

Scuoto la testa e scrivo.

“Viene lei.” Il suo volto si apre in un sorriso enorme. “Viene a prenderti lei?”

Annuisco, Summer deve rimanere alla sua scuola e ha pensato che poteva venire Rosy a prendermi per avere tempo senza di lei per conoscerci, facendomi però saltare la scuola di ballo.

“Possiamo provare Principessa. Possiamo scambiarci: tu andrai alla lezione di ballo e io a casa con la fidanzata cattiva.”

Saltella contenta ed io ho penso non andrà bene.

Ma quando ha quella faccia, non le so dire di no.

Non riesco proprio.

Mi fa alzare, mi prende tutte e due le mani e facciamo giro giro tondo, mi gira subito la testa a cadiamo tutte e due nella sabbia, lei scoppia a ridere ed io faccio lo stesso. Ora che so mi aiuterà, non ho più tanta paura.

Quando l’ultima campanella suona, ci scambiamo gli zaini e ho molta paura, vado verso la signora mamma che oggi deve portarci a danza, che ci aiuta ad attraversare la strada, e lei mi guarda confusa.

“Oh pensavo tu oggi non venissi Autumn. Ha visto Regina?”

Scuoto la testa e stringo gli occhi per la paura, ma la mamma viene distratta da Jordan che spinge Melissa e la fa cadere.

Mi giro a cercare Regina, che sta parlando con una ragazza molto alta e le tende la mano, si gira verso di me e alza un pollice sorridente. Vedere il suo sorriso basta per far sorridere anche me.

Così tutta pulita e pettinata è molto carina.

La lezione di danza passa molto velocemente, Jordan e Della continuano a spingere e far cadere Melissa e non capisco perché. Dovrò chiederlo a Regina, sono sicura che lei lo sa.

Chissà cosa sta, spero davvero stia bene. Chissà se Summer è già a casa.


La lezione finisce, tutte le mamme sono venute a prendere i loro bambini, tranne Lindsay Miller, ma Regina mi ha detto che la sua mamma è sempre in ritardo, quindi non mi preoccupo.

Mi metto a sedere su una panca, prendo Vice dallo zaino della mia fidanzata e lo accarezzo dondolando le gambe. È la prima volta che mi separo da Rocco ma non potevo tenerlo io, sarebbe stato difficile per Regina fingere di essere me senza il suo prezioso aiuto. Questo unicorno è strano, ma mi piace, mi fa pensare tanto tanto alla mia amica, credo proprio le somigli.


Lindsay Miller mi passa accanto di corsa, frena di botto e le cadono gli occhiali dal naso, dice una parola brutta mentre li raccoglie e si gira verso di me.

“Autumn, ciao tesoro. Dov’è Regina? È in bagno?”

Scuoto la testa e ho paura. Scoppio subito a piangere, lei si spaventa:

“È successo qualcosa a Regina?!?!?!?”

Scuoto ancora la testa, più velocemente possibile e continuo a piangere. Quando rispondo così, lei mi prende tra le braccia e cerca di farmi calmare. Non mi piace quando gli sconosciuti mi abbraccino, ma lei ha lo stesso profumo di Regina e mi abbraccia nello stesso modo.

Non capisco perché Summer dice che non le somiglia.

Si siede accanto a me e mi prende la mano, guarda Vice e ha la faccia pensierosa.

“Autumn, perché hai tu Vice perché….” Fa uno strano suono, come se stesse soffrendo molto e fosse molto stanca. “Hai il suo zaino. Hai il suo zaino Autums!!! Cosa ti ha convito a fare quel piccolo demonietto?”

Il suo telefono squilla e lei guarda il monitor, mi guarda e mi asciuga una lacrima con tocco gentile.

“Sono quasi certa che questa sia tua sorella, non è vero?” Si alza a fa qualche passo “Pronto? Si Summer, è qui con me. Dille che quando torniamo a casa facciamo i conti. Si, mandami l’indirizzo, vengo io.”

Chiude il telefono ed io chiudo gli occhi e cerco un posto dove nascondermi, lei scoppia a ridere e ricade a sedere accanto a me.

“Ti ha convinta a scambiarvi? Non posso più farle vedere assolutamente nulla in tv! Nulla!!! È troppo pericoloso.”

Mi accarezza sulla testa. “Mi dispiace ti abbia coinvolta in questa cosa.”

Scuoto la testa e indico me stessa, Lindsay Miller ride ancora: “Non potrai mai convincermi che sia stata un’idea tua, conosco mia figlia Autumn.” Sospira, prende lo zaino e la borsa da ballo e mi tende la mano. “Andiamo, tua sorella ti aspetta.”

Rimaniamo in macchina ferme davanti alla mia nuova casa per un po’, Lindsay Miller la guarda piegando la testa.

“Certo che avete una casa proprio grande.”

Faccio spallucce perché la vera casa era più grande di questa.

“Andiamo? Sei pronta?”

Annuisco, lei mi sorride, scende dalla macchina e poi viene a liberare me da questa specie di trappola che non mi piace per niente. Mi prende la mano e saliamo lungo il vialetto senza fretta, lei morde le labbra e ha la mano sudata.

Poggia il pugno sulla porta per bussare ma la porta si apre subito e Summer esce veloce come il vento e mi prende tra le braccia.

“Autumn, mi hai fatto morire di paura.”

Regina appare subito dopo, ha le mani dietro la testa e alza gli occhi al cielo.

“Figurarsi, sono un’ottima Autumn.”

“Regina Grace Miller ritieniti in punizione per almeno sei mesi!”

“Cosa? Lindsay Miller, tra sei mesi sarò vecchia.”

Sua madre la afferra per un braccio e la attira accanto a se.

“Mi dispiace tanto Summer, non so cosa le sia preso.”

Mia sorella mi guarda attentamente “Non lo so nemmeno io.” Abbasso la testa perché ho paura di averla ferita e delusa.

“Pssst. Principessa…pppssssst.”

Mi giro verso Regina e lei mi sorride contenta e mi rende Rocco. “Missione compiuta.”

Spalanco gli occhi perché non ho mai creduto potesse riuscire davvero a mandare via un’adulta, Lindsay, ho capito che Miller è il loro cognome, la prende in braccio e la sgrida ancora.

“Non so cosa tu abbia fatto signorina, ma ho tutta l’intenzione di punirti.”

“Ma Lindsay Miller….”

“Niente Lindsay Miller.” La posa a terra e la gira verso mia sorella “Ora chiedi scusa a Summer e a Regina.”

Io scuoto la testa ma nessuno mi vede, Regina alza gli occhi al cielo.

“Scusa Summer.”

“Regina meglio. Adesso!!”

La mia fidanzata sbuffa, guarda Sum negli occhi, poi si inchina tenendo le mani sui fianchi.

“Scusa Summer non volevo…mmmh...fare tutto quello che ho fatto?!?!”

“Che non succeda più, Regina.” Mia sorella ha la voce fredda, è davvero arrabbiata. Quando si rivolge a me però, la sua voce è di nuovo dolce e non mi piace questa cosa. Non è colpa di Regina è colpa mia, lei voleva aiutare me.

“Mi hai fatto tanto preoccupare Autumn.”

“Ora si torna a casa e facciamo i conti ragazzina.” Lindsay la prende in braccio e la mia fidanzata cerca di ribellarsi. Scuoto la testa e piango perché nessuno mi da retta, afferro Sum per le gambe perché voglio lei capisca che non è stata solo colpa di Regina. Non è stata per nulla colpa di Regina.

“Fammi salutare Autumn, devo salutare la mia Principessa, Lindsay Miller. Sei ingiusta!!! Sei cattiva Lindsay Miller!!!” scalcia e si divincola, ma la sua mamma la tiene saldamente.

“Magari la prossima volta ci pensi due volte prima di fingerti lei.”

La voglio salutare anche io, la devo salutare e ringraziare per tutto quello che ha fatto per me. Non posso lasciarla andare via così.

“...Regina...”

La mia voce è strana, è roca e molto bassa, ma mi hanno sentita tutti perché è come se il tempo si ferma.

Si girano tutti verso di me molto lentamente, Lindsay lascia cadere sua figlia che corre verso di me e mi prende tra le braccia.

Sto piangendo e lei sta piangendo con me.

Nessuno dice nulla finché Regina non mi bacia sulla guancia e mi sorride.

“Ci vediamo domani a scuola Principessa.”

Le stringo una mano perché non voglio vada via, non voglio venga punita. Lei mi sorride tranquilla e ora sono sicura sia una supereroina.

“Non aver paura, Lindsay Miller non è mai troppo severa con le punizioni.”

Annuisco, lei torna dalla sua mamma con la testa alta, le prende la mano e la trascina verso la macchina.

Summer si inginocchia accanto a me e piange come una fontana, ma non è un pianto triste, è diverso da quando piange guardando i filmati.

“Puoi dire qualcosa per me Tums, tesoro mio?”

Abbasso la testa perché no, non posso. Non lo faccio apposta, solo…non posso.

Devo aver ripreso a piangere perché lei mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime.

“Va bene così, va bene così. Non importa. Andiamo dentro, non hai fame?” Ridacchia e sembra meno preoccupata: “Voglio anche vedere se riesco a trovare il film the parent trap, quel demonio di bambina non faceva che nominarlo.”

Seguo Sum in casa e per la prima volta in vita mia penso si stia sbagliando: Regina non è un demonio di bambina, Regina è un angelo, il mio angelo.

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Capitolo 6
*** ch6 - Il Pigiama party ***


ch.6 – Il pigiama party.
 
 
“Lindsaaaaaaaaay”

Stacchi lo scontrino e lo porgi alla signora Fish con un sorriso, augurandole una buona giornata. Blanche ti arriva alle spalle e ti abbraccia stretta.

Vuole sicuramente qualcosa da te.

“Liiiiindsaaaaaaayamooooooooooreeeeeeeeemioooooooo”

“Cosa vuoi?”

“Un bambino ha vomitato nella corsia 11.”

 “Interessante! Che peccato io sia di turno in cassa.”

“Ti prego Lin! Ti prego ti prego ti prego. Copro il tuo turno in cassa, tutta la settimana se vuoi. Ti prego, mi fa troppo schifo, non ce la faccio, non ce la faccio.”

“Credi a me piaccia?”

“Hai una figlia piccola!!! Non passa tutto il suo tempo a vomitare?”

“Regina non…” Ti giri a guardarla storto per l’assurdità che ha appena detto, però vedi il suo volto pallido per lo schifo e ti arrendi. “Va bene, pulisco io. Pulisco io.”

“Sei la migliore LinLin.” La tua collega ti bacia sulla guancia e tu odi te stessa perché non riesci mai a dire di no a un bel visino.

Anche se si tratta di una vecchia amica, non riesci.

Vai a recuperare il necessario per pulire, raggiungi la corsia 11 e scopri con sollievo che non è stato un bambino a vomitare ma più probabilmente un cane di piccole dimensioni, perché i bambini non vomitano così poco e l’hai scoperto a tue spese la prima volta che Regina è stata male.

Ti basta pochissimo per pulire, parcheggi il carello da una parte e fai un giro per controllare che non ci siano altre tracce.

Corsie 10 e 9: pulite;

Corsia 12: linda;

Corsia 13: Summer.

La tua ex cotta liceale, quasi per niente ex, è davanti ai cereali, più precisamente ha la testa poggiata contro lo scaffale ed è perfettamente immobile. Se fosse un qualsiasi altro cliente, passeresti dritta fingendo di non averla vista, ma lei è la tua consuocera o è la cognata di tua figlia, comunque sia le vostre bambine sono grandi amiche o fidanzate o quello che sono, non puoi fingere di non vedere che non sta bene.

Ti stai dando mille scuse diverse, ma Summer non solo ha un bel visino, ha il visino più bello che tu abbia mai visto, per non parlare di quel suo rotondissimo seno. Non puoi ignorarla, devi fare qualcosa per lei.

Ti avvicini lentamente con la paura di spaventarla.

“Sum?” Nessuna risposta. “Summer va tutto bene?” Le tocchi una spalla e lei si spaventa al punto che i cereali le cadono di mano e rovinano sul pavimento, aprendosi e spargendosi ovunque. Si scusa ripetutamente, poi s’inginocchia e cerca di raccoglierli: scoppia a piangere appena capisce che è un impresa impossibile.

Ti avvicini a lei e le metti entrambe le mani sulle spalle.

“Summer non è nulla, ora prendo una scopa e pulisco. Non è nulla, te lo assicuro.”

“Pagherò la scatola, pagherò…” Cade a sedere, poggia la schiena contro lo scaffale e piange più forte. Ti siedi accanto a lei e le metti un braccio attorno alle spalle, la attiri verso di te e la fai piangere sulla tua spalla. Non c’è bisogno ti dica cosa le è successo, lo sai: avevi crisi di questo tipo ogni giorno quando Regina è nata, poi una volta alla settimana, una ogni due, una al mese. Ora ne hai una più o meno ogni 6 mesi, ma le hai ancora.

Avere una figlia non è la cosa più semplice al mondo.

Cerchi di sussurrarle qualche parola di conforto, solo perché sai che sentire qualcuno accanto rende le cose più semplici.

“Come fai Lindsay?”

“Come faccio a far cosa?”

“La madre. Fare la madre è…è difficile.”

Scoppi a ridere, perché sai perfettamente che Autumn che è una specie di angelo sceso sulla terra per allietare le vostre vite, a differenza del piccolo demonietto a cui tu hai dato la vita.

“Credimi, lo so.”

Grugnisce e affonda di più il volto contro di te, non avresti mai pensato di trovarti così vicina a lei. Hai passato l’adolescenza intera a immaginare come sarebbe stato toccarla o tenerla tra le braccia e ora che lo stai facendo, non riesci a crederci. Ti senti una stupida a pensare una cosa così fuori luogo in un momento così delicato.

A volte sei davvero peggio di un uomo.

“Oddio, non riuscirei mai a crescere tua figlia.” Si stacca da te e piange più forte. “Oddio scusami, scusami, non volevo dire quello!!! Regina è….Regina è una bambina stupenda…è….”

Sorridi e scuoti la testa perché sai che dall’esterno tua figlia può sembrare più problematica di quello che è in realtà. Regina ha mille idee e mille pensieri, è curiosa e le piace molto fingersi un’adulta o comportarsi come se fosse in un film, ma è una bambina molto buona e sensibile. Quando hai i tuoi crolli emotivi, si siede accanto a te in silenzio e ti abbraccia forte.

Sposti i capelli di Summer dal suo viso e sorridi: “Stai tranquilla, non mi sono offesa. Conosco perfettamente pregi e difetti di mia figlia, Sum. So che può essere mmmh, difficile da capire?” Sorridi perché ti sembra di stare sminuendo il tutto. “Mi dispiace che trascini Autumn nelle sue strane idee.”

Questa volta è lei a scuotere la testa con forza. “Mi prendi in giro? Autumn con Regina ride. Ride. Ho passato mesi senza riuscire a strapparle nemmeno un misero sorriso. Mia sorella grazie a lei ha ripreso a parlare, anche se lo fa solo al suo orecchio, ha ripreso a parlare, Lindsay. Dovrei come minimo farle una statua.” Asciuga le lacrime “Io voglio molto bene a mia sorella, la adoro, farei qualsiasi cosa per lei, morirei per lei. È solo che…”

“Che è troppo? Non hai più spazio per te stessa e il peso della responsabilità a volte è soffocante?”

Ti guarda con i suoi stupendi occhioni verdi spalancati e annuisce lentamente. La gente tende a dimenticare che si, hai una figlia, ma hai comunque 22 anni e non sempre è semplice per te.

Summer sospira e si guarda attorno. “Mi dispiace per questo casino.”

“Figurati, Regina lo fa tutte le mattine a casa.”

Lei ride tra le lacrime e ti viene un’idea, perché sai di cosa ha bisogno Summer e sai di poterglielo dare.

“Perché non fai venire Autumn a dormire da noi stanotte? Le prendo io da danza, faccio fare loro i compliti, cenare e impazzirò per metterle a letto. Prenditi una serata libera, Sum. Una serata solo per te. Sono certa ti farà bene.”

“Ma tu hai….hai già Regina non posso chiederti di…”

“Scherzi? Non mi accorgerò nemmeno di avere Autumn in più. Poi ho l’impressione distrarrà mia figlia e la costringerà a comportarsi meglio. È un win-win.”

Summer ti si butta tra le braccia con tanta forza che quasi ti fa cadere a terra, scoppi a ridere mentre lei piange il suo ringraziamento continuando a dirti che ricambierà il favore, che sarà lei a tenere le bambine per te una sera. Annuisci e sorridi ma pensi che Regina la farebbe impazzire dopo pochi minuti e che passeranno anni prima che la tua ex cotta liceale, forse non più ex, sia in grado di badare a tua figlia.

Vi alzate e si scusa ancora per il casino che ha fatto, ti ringrazia per la disponibilità, recupera il suo cestino ancora vuoto e continua con la sua spesa.

La guardi andare via e le parole “ex cotta liceale” spariscono dal tuo cervello, questa ragazza ti piace nello stesso travolgente modo in cui ti è sempre piaciuta.

Merda.

Vai a prendere le bambine a danza, in ritardo come sempre, Autumn ha il volto preoccupato e Regina le tiene la mano senza parlare, quando spieghi loro che verranno entrambe a casa con te, tua figlia ti si arrampica addosso e ti sommerge di baci. Ha passato in punizione solo due settimane e questa cosa la sta rendendo fin troppo felice, ma ormai è troppo tardi per ripensarci.

Le porti a casa, cucini per loro mentre loro guardano la tv nel salotto, le guardi spesso dall’angolo cottura e noti che Summer aveva ragione, sua sorella ride spesso, nascondendo il volto dietro una mano e di tanto in tanto si avvicina all’orecchio di tua figlia e le dice qualcosa. Non avresti mai notato questo minuscolo cambiamento se non fosse stato per la tua compagna di liceo e capisci che quanto per te è piccolo, tanto per Autumn è enorme.

Cenano e tua figlia non solo non si sporca, mangia tutto senza lamentarsi, hai appena deciso che Autumn verrà molto spesso a passare il pomeriggio da voi. Guardate per la centesima volta Frozen e tua figlia canta a squarciagola mentre Autumn mugola con le labbra unite, la cosa ti piace così tanto che le prendi tutte e due in braccio e cantate e ballate per la stanza, o meglio, prendi Autumn in braccio e tua figlia ti si appende al collo come una piccola scimmia.

Temi di aver fatto un errore a farle agitare così perché ora farle addormentare sarà un’impresa titanica. Tua figlia però ti stupisce con effetti speciali, appena pronunci la parola “letto” si trascina Autumn dietro, le da un suo pigiama dalla sua cassettiera e si cambia in un batter d’occhio.

“Regina?”

“Lindsay Miller?”

Autumn vi guarda con il pigiama in mano e i capelli arruffati dall’energia di tua figlia.

“A che gioco stai giocando ragazzina?”

“A nessun gioco, è l’ora di andare a letto, non si gioca.”

“Regina, senti cosa stai dicendo. Non è da te. Per niente, tu non vuoi mai andare a letto. Cosa hai in mente ragazzina?”

Lei guarda Autumn e poi te, arrossisce violentemente, ti prende per la maglia e ti porta via, in un'altra stanza, ti costringe a sederti sul tuo letto e ti parla con la manina davanti alla bocca, fissando la porta.

“Lindsay Miller sei pazza a dire certe cose davanti a lei?”

“Scusa?” Sei davvero curiosa di capire in che direzione stia viaggiando il cervello di tua figlia in questo momento.

“Lindsay Miller, lo so che non hai idea di come si tratti una ragazza a un appuntamento, ma non puoi dirle certe cose.” La sua espressione seria è irresistibile, ti verrebbe voglia di buttarla sul letto e farle il solletico. Devi morderti le labbra per non scoppiare a ridere.

“Un appuntamento eh?”

Annuisce, porta le mani alla bocca e ridacchia imbarazzata. Non l’avevi mai vista imbarazzata in tutta la sua vita.

“Si mamma. Abbiamo cenato insieme, io e lei sole.” Alzi gli occhi al cielo perché eri presente nella stanza. “Abbiamo guardato un film e ballato e ora…”

Arrossisce e ridacchia e hai paura di fare la domanda successiva.

“Ora cosa, Regina?”

Si avvicina a te e ti parla all’orecchio. “Ora andremo a letto insieme, Lindsay Miller.”

Scoppi a ridere e ti lasci cadere all’indietro, tua figlia si arrampica sul letto e si mette sopra di te, ti colpisce con entrambi pugni ma non vuole farti male, vuole solo tu smetta di ridere di lei, ma come fai a non farlo?

“Smetti Lindsay Miller. Smetti!!! Mamma smetti di ridere!!!!”

Copri il volto con entrambe le mani e fai un sospiro profondo, tutto avresti pensato tranne che tua figlia ti facesse un discorso simile a cinque anni. Certo, non hai idea di cosa stia parlando, o almeno speri, ma è comunque una cosa assurdamente tenera.

Sollevi le gambe per darti la spinta, ti alzi in piedi portandola con te e le fai il solletico, cerca di resisterti ma crolla quasi subito, ride e squittisce, qualcuno bussa alla porta e vi girate entrambe ad affrontare Autumn, che ha ancora il pigiama stretto al petto.

“Ehi tesoro, vieni.” Le tendi la mano e lei viene verso di te. “Vuoi aiuto a cambiarti?”

Annuisce e tu guardi tua figlia, lei arrossisce e corre via dalla stanza.

“Stai bene Autumn?”

Annuisce ma ha l’aria triste.

“Ti manca Summer?”

Annuisce e tu la baci sulla fronte: “Possiamo chiamarla se vuoi, così le dai la buona notte, ok?”

I suoi occhi si illuminano, tu afferri il telefono e fai partire la chiamata, Summer ha la voce allarmata quando risponde, le spieghi brevemente che Autumn voleva darle la buona notte e lei ti ordina di passargliela, lo fai e la bambina ha gli occhi pieni di lacrime. Non dice nulla ma sua sorella probabilmente le sta dicendo molte cose, le da la buona notte e senti una vocina minuscola come quella di un gattino appena nato, rispondere:

“Ti voglio bene anche io, Sum.”

Sorridi a quel piccolo miracolo, prendi il telefono che ti sta porgendo con un sorriso enorme e la guardi correre verso tua figlia.

Non avresti mai creduto di essere parte di un miracolo così bello.

Le metti a letto e capisci cosa intendesse tua madre quando ti ha detto che avresti capito se Regina stesse emulando te o se davvero fosse gay e tua figlia sta guardando la piccola Autumn con l’aria così felice e adorante che non lascia più spazio a dubbi: se a cinque anni si può provare amore, tua figlia lo sta provando per quella morettina dagli occhi enormi.

Tua figlia è assolutamente e indiscutibilmente gay.

Sei una stupida, ma sei orgogliosa per questo.

Socchiudi la porta e vai a riordinare il salotto e la cucina, mettendo su la tua meritata cena. Quando finisci e stai per metterti finalmente a sedere, il campanello suona.

Sbuffi e vai a controllare chi sia lo scocciatore. Trovarti davanti Summer non ti stupisce affatto: impazzisci con loro e impazzisci senza di loro.

Avere una serata libera significa passarla tra i sensi di colpa, a soffrire la loro assenza e a chiedersi come stiano. Imparerà a conviverci prima o poi.

“Summer, ciao. Tutto bene?”

“Io ho…Autumn non aveva le sue cose. Senza la sua lucina notturna lei non riesce a dormire.” Ti mostra uno zaino ed è rossa per la vergogna. Apri di più la porta e le sorridi:

“Entra, andiamo a dargliela.”

La conduci fino alla cameretta di tua figlia, aprite lentamente la porta e ridacchi appena le vedi: tua figlia è letteralmente aggrappata a sua sorella, è difficile distinguere quale sia il corpo di una e quale dell’altra. Regina ha un ghigno felice stampato sulla faccia, Autumn un’espressione pacifica e rilassata.

“Sta dormendo.” Senti nella voce della tua compagna di liceo il disappunto nello scoprire che sua sorella è in grado di cavarsela senza di lei. Conosci perfettamente anche questa sensazione.

“Hai cenato?”

“No.” Ti guarda senza capire.

“Bene.” Socchiudi la porta e le indichi la via verso la tua cucina/angolo cottura.

Dividete la tua cena, che comunque era troppo abbondante visto che hai imparato a cucinare per due e non sai fare diversamente, chiacchierate dei vostri studi, lei studia lettere a Yale e fa la pendolare ogni giorno, il che è impressionante paragonato ai tuoi studi di economia nella Western Connecticut State Univesity, che dista esattamente 12 minuti da casa tua.

Ma non hai il benché minimo rimpianto.

Tre mesi fa non avresti mai pensato di cenare e chiacchierare amabilmente con Summer Davis. Dopo aver sistemato la cucina, ti siedi sul divano, tra i disegni delle bambine, le versi un bicchiere di vino e ne versi uno per te, non è un gran che come vino e non puoi permetterti di bere più di un bicchiere con due bambine in casa, ma almeno uno a sera te lo concedi.

Dopo averlo finito, ti guarda attentamente. “Andy?”

Sbuffi. “Andy dovrei vederlo il prossimo fine settimana, viene a prendere Regina.” Fai una smorfia, non puoi impedirtelo perché tra quei due non finisce mai bene: tua figlia lo teme dal profondo del suo cuore e non puoi biasimarla, fai di tutto perché non sia così ma sua padre fa di tutto per deluderla.

“Perché quella faccia? Non siete rimasti amici?”

“Amici decisamente no. Quando sono rimasta incinta voleva costringermi ad abortire e da quel momento in poi i nostri rapporti sono stati a malapena civili.”

“Voleva tu abortissi?”

Annuisci e ti sforzi di sorridere, anche se questo argomento ti fa salire l’amaro in bocca.

“I suoi genitori mi hanno anche offerto dei soldi, molti soldi, affinché io abortissi. Dopo un gesto così meschino non potevo imporre il suo cognome a Regina, la mia bambina merita tutto l’amore del mondo, non così.”

“Ora come si comporta?”

Fai ancora una smorfia. “Tutti in città sanno che Regina è sua figlia, quindi quando aveva due anni è stato costretto a riconoscerla, ma non si sforza di fare il padre. Fa la sua vita a New York, mantenuto da mamma e papà, ogni tanto si ricorda di mandarci qualche soldo, ma raramente e pochi spiccioli.” Ridi e poggi la testa contro lo schienale. “Non li uso mai, sai? Li metto in un conto a nome di Regina. Almeno quando sarà grande avrà una base da cui partire.”

“I suoi genitori?”

“Loro le fanno il regalo per ogni festa comandata, ossia ci mandano i documenti che attestano un versamento di qualche migliaio di dollari su un conto a suo nome.” Ridi ancora. “Non sono nemmeno sicura che Regina sappia che faccia abbiano.”

“Mi dispiace.” Ti prende la mano e tu scuoti la testa

“Non dispiacerti, è di gran lunga meglio così. Sono libera di crescere Regina da sola, con i miei ideali e principi, che sono sicura essere migliori dei loro. È una fortuna. Mi dispiace per lei che non avrà mai un padre degno di tale nome.”

“Non mi sembra una bambina sofferte, al contrario, mi sembra molto felice.”

Sorridi e stringi più forte la sua mano, non vuoi ti lasci andare.

“Come fai a…” Indica attorno a te e poi arrossisce. “Scusami è una domanda inopportuna, scusami.”

“Figurati non è sto gran segreto. La casa me l’hanno regalata i miei nonni quando mi sono diplomata. Non volevo, lo trovavo ingiusto nei confronti Martin.”

“Oh, Martin. Tuo fratello. L’avevo scordato.”

Ridete tutte e tue e vi rendete conto di quante cose siano cambiate in questi cinque anni.

“Alla fine abbiamo trovato un accordo, mio fratello erediterà interamente la loro casa ed io ho accettato questa. I miei genitori mi aiutano in ogni modo possibile, per fortuna mio padre è un assicuratore e ha fatto in modo che Regina rientrasse nella loro assicurazione medica. Comprano vestiti e giocattoli per lei appena possono, così come i miei amici, ho avuto una borsa di studio quindi con l’università non ho problemi e con il lavoro part time copro il resto. La tentazione di trovarmi un lavoro full time e non chiedere niente a nessuno è stata enorme, ma così penso di poter offrire un futuro migliore a mia figlia.”

Annuisce: “Ti ammiro molto. Non so se riuscirei al tuo posto. I miei genitori hanno stipulato un’assicurazione sulla vita appena hanno scoperto di aspettare Autumn, mia madre aveva 45 anni e mio padre 48, suppongo si aspettassero di non vivere tanto a lungo da potersi prendere cura di lei. Ora stiamo ancora vivendo con i loro risparmi e la vendita della casa a Boston, ma avremo presto i 2 milioni di dollari dell’assicurazione.”

“Oh, sono tantissimi soldi.”

Scrolla le spalle e ti senti una stupida perché probabilmente Summer avrebbe preferito avere i suoi genitori e non dei stupidi soldi. La tua ospite ti guarda tanto intensamente da farti arrossire.

“Sei stupefacente Lindsay. Hai solo 22 anni e stai crescendo una figlia da sola.”

“Non sono sola, ho la mia famiglia.”

Non smette di guardarti e tu di sentirti a disagio. “Sei sola Lindsay. Tutte queste cose le fai da sola. È stupefacente. Anche quando eravamo ragazze, ho sempre pensato tu fossi molto coraggiosa, camminavi a testa alta con il pancione per quei corridoi e non ti importava nulla che gli altri parlassero alle tue spalle.”

“Si che mi interessava. Di alcune persone mi interessava eccome” La guardi e lei allontana la mano da te. Vorresti poterle dire che ti ha ferito molto quando ha smesso di parlarti, esattamente come ora che ne sta parlando come se nulla fosse, ti da sta ferendo molto.

“Non avevo molta scelta. Da quando ho scoperto di essere incinta, il bene di Regina è sempre venuto prima del mio.”

Sospira e tu senti il bisogno di allentare la tensione. “Se ripenso alla notte del concepimento, mi viene ancora da vomitare.” Ridacchi.

“Non ti è…”

“Scherzi? Per riuscire a far sesso abbiamo dovuto ubriacarci. Per riuscire a convincerci di provare attrazione l’una per l’altra abbiamo avuto bisogno di molto, molto alcol.”

“Cosa? Perché….” Ti guarda come se le avessi detto che il sole ruota attorno alla luna.

“Beh, siamo entrambi gay, Summer. Pensavo lo sapessero tutti ormai, anche perché mia figlia lo sbandiera ai quattro venti appena può.” Alzi gli occhi al cielo ma ridacchi ancora, forse eri troppo stanca per il vino, lei invece rimane seria.

“Io non…non ne avevo idea.”

Summer conosceva la te del liceo, che era fidanzata con Andy e non è mai uscita con nessun’altro dopo la gravidanza, grazie alla comoda scusa della bambina.

“Ti dirò di più, avevo una colossale cotta per te al liceo.” È stupido averglielo detto, ma avevi bisogno di farlo. Avevi bisogno di dirglielo, finalmente.

La tua cotta per lei ha stupidamente controllato tutta la tua vita, anche ora, dopo tutto questo tempo, ha il potere di modificare le tue azioni.

Regina stessa è il frutto di quella cotta che volevi negare ad ogni costo.

“Lindsay io…” Hai paura di quello che ti sta per dire, ma la sua postura non sembra chiusa, al contrario, si è girata verso di te e il suo viso si è pericolosamente avvicinato al tuo.

Il suo telefono squilla ma lei non smette di guardarti negli occhi, passano diversi squilli prima che decida di controllare chi sia.

“Scusami è…è Rosy, la mia…ex ragazza. Ora è ex.”

La sua cosa?

Ok, non avevi idea Summer fosse gay.

Merda le hai appena detto che avevi una cotta per lei.

Ti versi un altro bicchiere di vino e lo butti giù tutto di un fiato, bambine o non bambine, ne hai bisogno. In più sei certa tua figlia capirebbe il momento, appoggerebbe la tua scelta.

Summer torna da te e ha la faccia pensierosa.

“Tutto ok?”

“Si lei ha…dopo aver incontrato Regina mi ha chiesto una pausa…”

“Oh merda, mi dispiace Sum. Spero che non abbia nulla a che fare con lo scambio di persona che ha architettato quel demonio di mia figlia.”

Scuote la testa e ridacchia, poi torna seria. “No figurati. Solo…la morte dei miei genitori ha cambiato molto le cose suppongo. Prima ero solo una studentessa festaiola e senza pensieri, mantenuta dai suoi a Yale, con il suo appartamento e la sua vita allegra e spensierata. Uno stupido incidente stradale ed è crollato tutto. Ho preso in custodia Autumn e ho dovuto prendere delle decisioni scomode, tra cui tornare a vivere qui per darle un’infanzia più tranquilla e poter continuare gli studi.” Sospira. “Le mie priorità sono radicalmente cambiate. Niente più feste, niente più spese inutili, niente più viaggi improvvisi. Devo pensare a Autumn, non posso fare più stupidaggini.”

Le metti una mano sulla gamba e cerchi di sfoggiare il tuo sorriso più rassicurante. “Sono certa abbia solo bisogno di tempo. Se non è stupida, non si lascerà sfuggire una persona come te per una cosa così sciocca.”

Non è sciocca e lo sai, è una cosa fondamentale nella vita di una persona e l’hai vissuto la stessa situazione decine di volte, la metà delle quali con Zoya. E pensare che eri convinta che uscire con una ragazza cinque anni più grande di te avrebbe reso le cose più semplici.

“Non so se voglio avere a che fare io con una persona che non è in grado di capire che ho la responsabilità di una bambina ora. Preferisco qualcuno che si sappia prendere le proprie responsabilità, che abbia le giuste priorità nella vita.”

Questa volta sei tu ad avvicinarti a lei, le sistemi i capelli e lei abbassa lo sguardo. Il secondo bicchiere di vino era troppo, non ci sei abituata, ora riesci solo a pensare che forse prima stavate per baciarvi e che tu ti sai prendere le tue responsabilità e che lei ti stima molto per questo.

Summer non si muove, lascia le che tue labbra sfiorino le sue ed è meglio di tutto quello che avevi immaginato da ragazzina. Senti un rumore provenire dalla zona notte e mordi le labbra e chiudi gli occhi.

“Che ore sono?”

La tua ospite controlla, anche se è evidente che non abbia idea di cosa stia succedendo.

“Mezzanotte.”

“Merda.”

“Cosa...?”

“Lindsay Miller!”

“Merda.”

“Colazione a mezzanotte!!!!!”

Regina entra di corsa e si butta su di te, Autumn la segue trascinando i piedini nudi e stropicciando gli occhi, la visione di Summer sembra svegliarla però, corre verso sua sorella e si butta tra le sue braccia.

“Che significa Lindsay?”

“Io e Lindsay Miller abbiamo un accordo.” Tua figlia annuisce contenta mentre gioca con i tuoi capelli.

“Quando era più piccola, le ho promesso che se mi avesse trovata sveglia a mezzanotte, avremmo fatto colazione insieme.” Spalanchi gli occhi, fingendoti disperata. “Non avrei mai pensato se ne ricordasse.”

“Certo che me ne ricordo Lindsay Miller. Io mi ricordo sempre le cose importanti.” Si butta giù dal divano e ti trascina con se. “Andiamo, io voglio del bacon e Autumn….”La guarda “Pancakes.”

La morettina batte le mani contenta, arrossisce e si porta le mani al viso. Tu grugnisci, afferri tua figlia come se fosse un sacco di patate e la porti fino alla cucina, lei cerca di ribellarsi ma ride contenta, la metti sul suo sgabello e le passi il necessario per cuocere il bacon, lei accende il fornello e canticchia felice. Summer arriva in cucina con Autumn sulle spalle.

“Se voi fate il bacon, suppongo a noi spettino i pancakes.” Sua sorella squittisce di gioia e batte le mani, dai loro il necessario tenendo d’occhio tua figlia, anche se ha una passione per il bacon tale che la sua attenzione è quasi maniacale: l’unico rischio è che ne mangi la metà prima ancora che arrivi nei piatti.

Cantate e ballate, cucinate e mangiate, quando finite è passata l’una da un pezzo, ma domani non hai lezioni al mattino quindi porterai le bambine nel lettone con te e dormirete fino a tardi.

Sarà il vostro mercoledì travestito da domenica.

Le bambine si addormentano sui piatti, ciascuna di voi ne prende una e le rimettete nel lettino di tua figlia, che appena tocca le coperte si avvinghia alla sua fidanzata.

Summer le guarda, ricoperta di farina e con gli occhi luccicanti per la gioia.

“Ti prego, dimmi dove hai imparato. Non vedevo Autumn così felice da prima della morte dei miei genitori. Io non sono in grado di essere una madre, io non…”

“Non dire assurdità, Summer. Non è che ci sia un manuale o una cosa del genere.”

“Immagino siano i nove mesi di gravidanza. Vi hanno insegnato a…”

Scoppi a ridere e tua figlia si lamenta, prendi la mano della tua ospite a lasciate la stanza.

“La gravidanza mi ha insegnato a trattenere la pipì e a mangiare porzioni molto, molto abbondanti. Summer non impari mai a essere madre, nulla ti prepara a quello alla quale un figlio ti sottopone. Credi che io fossi pronta ad avere una figlia gay? O che vuole emulare tutti i film che vede? La storia della colazione a mezzanotte? Una sera non voleva andare a dormire perché diceva che non era giusto che io potessi stare sveglia e lei no. Aveva 3 anni, io avevo un test il giorno dopo ed ero esausta per il lavoro, lo studio, lei. Le ho promesso che sarei andata a letto un’ora dopo di lei e che se mi avesse trovata sveglia a mezzanotte avremmo fatto colazione insieme. Il primo anno mentivo sull’orario e mi sono salvata così, ma quella furbetta si è fatta insegnare da mio fratello a leggere l’ora e…”

“Ti ha fregata.”

“Mi ha fregata, si.”

“Ma ci siamo divertite.”

“Ci divertiamo sempre molto quando lo facciamo, quindi alla fine è stato un bene. Devi imparare a suonare a orecchio Summer, smettere di cercare di essere una madre perfetta. Amala, cerca di capire di cosa ha bisogno, non cercare di proteggerla da tutto e cerca ogni pretesto possibile per farla ridere e divertire. Il resto verrà da se. Sono certa che Autumn non voglia altro da te che vederti sorridere.”

Ti abbraccia stretta cogliendoti completamente alla sprovvista, ricambi il suo abbraccio e hai le lacrime agli occhi, questa ragazza si è ritrovata la responsabilità di una bambina da un momento all’altro, a dover essere madre quando lei stessa non aveva ancora smesso di essere figlia, a dover affrontare la durezza della vita senza i genitori che ti coprono le spalle.

Gli ultimi mesi per lei devono essere stati un vero incubo.

Si divincola dalle tue braccia, troppo presto per i tuoi gusti, ti guarda le labbra e poi la porta socchiusa della cameretta.

“Credo che ora dovrei andare.”

“Va bene.” Speri che la tua voce all’esterno non suonasse delusa come nel tuo cervello.

La accompagni alla porta e le prometti che domani la chiamerete appena le principesse si sveglieranno, ti ringrazia e va via. Stai richiudendo la porta ma il suo piede ti impedisce di farlo, rientra in casa, ti afferra il volto e ti bacia. Non solo uno sfiorar di labbra, questa volta è un bacio vero.

L’adolescente repressa che sei stata sta piangendo di gioia, liberata dalle catene che lei stessa si era imposta.

“Grazie Lindsay. Grazie.”

Ti bacia dolcemente sulle labbra e va via, tu vai verso la tua camera da letto ballando in punta di piedi e bisbigliando canzoni senza senso.

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Capitolo 7
*** ch7 - Tentate soluzioni ***


ch.7 – Tentate soluzioni.
 
 
Regina oggi è molto triste e silenziosa.

La mia fidanzata non è mai triste e parla sempre con me. Sempre sempre. Anche se con gli altri non ha voglia di parlare, con me lo fa sempre.

Non mi piace questa cosa.

Durante l’ora del pisolino la tengo stretta a me e lei fa un sospiro tanto pofrondo, come quelli che fa Summer quando vede qualcosa che era dei nostri genitori.

Nell’ora di disegno andiamo in cortile di nascosto, la porto fino alla vasca di sabbia e la faccio sedere. È sempre strano perché lei non mi sorride o non ride contenta come fa sempre quando facciamo qualcosa che disubbedicce alle regole.

Non mi piace quando è così, fa male la mio cuoricino vederla così. Rivoglio la mia Regina che ride e fa le cose buffe.

Metto le mani attorno al suo orecchio e le parlo.

“Perché sei triste?”

Lei scuote la testa e sposta la sabbia con un piede e a me viene molta paura.

“È successo qualcosa a Lindsay?”

Sistema la sabbia e scrive la parola no.

Perché non parla? Voglio sentire la sua voce.

Summer sta male così perché non parlo? Devo chiederle scusa e cercare di parlare di più con lei.

Penso cosa può averla fatta diventare triste. “Sei in punizione per qualcosa?”

Indica la parola che ha già scritto.

Non mi viene in mente nulla che può averla resa così. Se non è Lindsay, forse sono i suoi nonni o suo zio. Le piacciono molto i suoi nonni e suo zio Martin. Fa sempre un sacco di disegni per loro.

“È successo qualcosa a tuo zio?”

Indica il no

“Ai tuoi nonni?”

Fa un cerchio attorno al no e sospira.

Mi sto sforzando molto di pensare, potrebbe aver finito il bacon? No, credo di no perché a pranzo ha mangiato il budino al cioccolato che le piace tanto.

Ora che ci penso non so se l’ha davvero mangiato.

Cos’è la cosa che fa arrabbiare di più la mia fidanzata, a parte quando trattano male me?

“Tuo padre!”

Fa una faccia schifata e nasconde il volto tra le mani, quindi deve essere giusto.

“Cosa è successo?” Sono stanca di parlare così tanto, ma Regina ha bisogno di me. Mi abbraccia e parla con la faccia schiacciata contro i miei capelli. Le piacciono i miei capelli, dice che hanno un buon profumo, ma se parla così, non capisco cosa dice.

Le faccio andare via da me e la guardo negli occhi, le piacciono anche i miei occhi, dice che non riesce a dirmi le bugie se la guardo negli occhi. Arrossisce e fa il respiro più grande che io abbia mai sentito.

“Oggi viene a prendermi.”

“Ma domani ti riporta no? C’è scuola.”

Scuote la testa. “No. Mi riporta lunedì. Non ci voglio andare Principessa, non voglio.” Scoppia a piangere e si butta tra le mie braccia.

Non mi piace che Regina pianga. Regina deve ridere sempre, deve ridere forte forte e facendo quello strano suono che mi fa sentire tutta calda.

Sono disposta a fare di tutto per sentirla di ridere.

“Andrò io. Ci possiamo scambiare ancora.”

Si stacca da me e ciondola la testa, si tocca il mento con un dito e fa così quando sta decisdendo se una cosa le piace o no.

“Quello scemo non se ne accorgerebbe.”

Annuisco e sorrido, lei però cambia subito idea, mi prende tra le braccia e costringe la mia testa contro la sua spalla, accarezzandomi i capelli e disfandomi le codine.

“Non potrei mai farti una cosa del genere mia Principessa. Andrò io, andrò io e…”

Singhiozza ed è come se il suo corpo si sgonfiasse come un palloncino bucato.

“Nascondiamoci. Magari se non ti trova, va via.”

Ora è come se qualcuno l’avesse gonfiata. I suoi occhi brillano di gioia e mi bacia su una guancia.

“Lo sapevo che sei la donna più bella e intelligente del mondo. Dobbiamo solo decidere dove.”

“A casa mia! Ci sono molti posti in cui nascondersi.” E non tutti sono armadi, quindi non ci sono mostri che le fanno del male.

Si illumina per la gioia ma poi scuote la testa. “No, Lindsay Miller mi troverebbe subito. Lo so che non sembra, ma è una sveglia.”

Alzo le spalle e aspetto, perché sono sicura le verrà un’idea migliore della mia.

Sposta la sabbia con la punta del piede e il sorriso che tanto mi piace appare sulla sua faccia.

“Posso stare qui.”

Non credo di aver capito.

“Posso stare qui, mia adorata Principessa. Mi basta trovare un…uh. La stanza del riposino, nell’armadio in cui conserviamo i materassini. Posso stare lì. Starei anche comoda e sarebbe vicino alla mensa e quindi al cibo.”

Si alza in piedi e saltella, mi prende la mano e mi fa saltellare con lei, i suoi capelli sono ovunque, ci circondano e mi accarezzano il volto e la sua risata mi fa sentire bene, sento il calore attraversarmi tutta e mi piace moltissimo.

Mi piace moltissimo tutto di lei, tranne la tristezza.

Mi abbraccia forte e mi bacia sulla guancia “Grazie Principessa.”

Io scuoto la testa e ho le lacrime agli occhi perché sono felice perché lei è felice.

“Andiamo, voglio farti un disegno per ringraziarti.”

Regina è una che mantiene sempre le promesse: mi ha fatto un disegno tanto bello in cui ci sono io con un abito rosa e tanti unicorni attorno, nuvole e arcobaleni, o almeno così mi ha detto lei.  L’ho piegato e l’ho messo nella tasca della divisa, voglio tenerlo sempre con me. Anche perché ci ha messo tanti cuori, che sighificano che mi vuole tanto bene.

Divento tutta rossa quando penso così, mi vergogno molto ma in modo bello.

Sono la sua Principessa.

Per ringraziarla le ho prestato Rocco, così non si sente sola.

Quando dobbiamo andare a danza vado solo io, la mamma di oggi tira un sospiro di sollievo quando vede che la mia fidanzata non c’è e non capisco perché, ma non mi piace questa mamma.

Senza Regina il ballo è noioso, non c’è nessuno che mi fa ridere o che mi aiuta se sbaglio, quando finisce sono molto contenta.

Esco dalla sala e Summer è lì con un sorriso enorme, è il sorriso che di solito fa a me, ma ora lo sta facendo a Lindsay, che stravamente non è ritardo.

Corro verso di loro, mia sorella mi prende in braccio e mi fa volare, Lindsay ci guarda sorridendo e poi si guarda attorno alla ricerca di Regina.

“Autumn, dov’è mia figlia?”

A questo non avevo pensato.

Mi nascondo contro Summer, che mi spinge subito via, anche se dolcemente.

“Autumn rispondi alla domanda di Lindsay. Dov’è Regina?”

Scuoto la testa e Lindsay sbuffa. “Lo sapevo. Si è nascosta non è vero?”

“Autumn, dove si è nascosta?”

Sono tanto indecisa se dirglielo o no, sono così indecisa che non so controllarmi e scoppio a piangere. Non sento e non capisco nulla perché Regina si fida di me, ma è sbagliato non dire le cose a una persona adulta.

“Nooo Autumn tesoro calmati, calmati. Va tutto bene.” Non è la voce di mia sorella ma quella di Lindsay, ora sono in braccio a lei e mi culla dolcemente. “Non vorrei nemmeno io che Regina andasse via, ma non abbiamo scelta. È giusto lei passi un po’ di tempo anche con suo padre.”

“A….a Regina non….non piace….non piace suo…suo padre.” Singhiozzo molto e non riesco a parlare. Regina odia suo padre, non vuole andare con lui, perché deve farlo per forza?

Sum si avvicina a me e mi guarda con occhi seri, come se mi deve dire qualcosa solo mia e sua.

“Autumn tesoro, ti ricordi la notte che mamma e papà non sono tornati?”

Annuisco e mi sento come quando ho cercato di urlare sott’acqua, nella nostra piscina.

“Eri triste e preoccupata e volevi sapere dov’erano.” 

Annuisco ancora.

Non voglio parlare di questo, non voglio ricordarmi queste cose.

Mi mancano la mamma e il papà.

Mi mancano sempre.

Mi mancano tanto.

“Vedi, Lindsay sta provando lo stesso ora. È triste e preoccupata per Regina, ha paura che le succeda qualcosa di brutto se non la trova subito.”

Guardo Lindsay e lei fa un sorriso strano, come se usasse solo metà bocca e i suoi occhi sono tristi. Le indico il pavimento e lei mi mette giù, le prendo la mano, prendo la mano di Sum, e vado verso l’uscita. Astraversiamo la strada ed entriamo di nuovo a scuola, che così tutta vuota e al buio sembra un posto nuovo, magico.

Ma anche spaventoso.

Ho fatto la scelta giusta, non voglio che la mia fidanzata stia qui tutta sola quando è buio.

Le porto fino alla stanza del riposino, ci provo almeno perché mi sbaglio tante volte, veniamo fermate e sgridate dalla signora custode, ma Sum le dice che c’è una bambina a scuola e lei sembra aver paura.

Io e Lindsay troviamo la stanza giusta, la mamma della mia fidanzata apre un armadio per volta e alla fine trova Regina che russa su una pila di materassi.

È davvero bellissima.

Lindsay la sveglia

“Lindsay Miller. Lasciami dormire.”

“Sei in punizione Regina. Giuro che se provi di nuovo a fare una cosa simile ti metto in punizione finché non diventi maggiorenne.”

La mia fidanzata si sveglia di più e si gratta gli occhi.

“Come mi hai trovato Lindsay Miller?” Si guarda attorno e alla fine mi trova. Nascondo la faccia tra le mani e ho molta paura sia arrabbiata con me, ma dovevo venire a riprenderla.

Dovevo.

Sento le sue braccia attorno a me e la sua voce sussurra al mio orecchio:
“Mi dispiace Principessa, non volevo farti piangere.” Mi da un bacio su una guancia e mi rende Rocco. “Grazie, mi è stato molto utile.”

Annuisco e asciugo una lacrima, Sum arriva nella stanza e abbraccia Lindsay.

“Tutto ok?”

“Oooooh io sto benissimo, ma la signorina è in punizione.”

Regina sbuffa: “Come se passare del tempo con quel succhiacazzi non fosse una punizione abbastanza grande.”

C’è un momento di silenzio, dove mia sorella e sua madre sembrano aver visto un fantasma, anzi almeno dieci.

“Regina Grace Miller. Chi ti ha insegnato certe parole?”

“La maggior parte delle parole me le hai insegnate tu, Lindsay Miller.”

“Non l’orribile appellativo con cui hai appena definito tuo padre, signorina.”

“Succhiaca…”

“Nooooo. Non lo ripetere. Se ti sento pronunciare un’altra volta una parola così oscena Regina…io…io…chiederò alla maestra di non farti sedere più con Autumn. Hai capito?”

“Ma maaaaammaaaaaa è stato lo zio Martin a dirmi che se ero arrabbiata lo potevo chiamare così.”

Il viso di Lindsay diventa tanto tanto rosso . “Ti assicuro che anche zio Martin verrà messo in punizione.”

“Ma è un adulto.”

“Regina!”

“Va bene mamma, scusa mamma.”

Summer mi solleva da terra e mi stringe forte a lei, tutte e due guardiamo la mia fidanzata e sua madre discudere, mia sorella ridacchia e non capisco perché visto che sembra un momento brutto. Mi bacia sui capelli e sospira.

“Sono molto, molto fortunata ad avere te come sorella.”

Non so perché me lo sta dicendo, ma sembra una cosa importante. “Anche io, Sum.”

Non scambierei la mia Summer nemmeno con un altro Rocco.
 

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Capitolo 8
*** ch8 - Musica ***


ch.8 – Musica.
 
Stai cercando di non fissare, di lasciarle il suo spazio ma non è così facile.

Regina è seduta sul divano del vostro salotto, stringe Rocco tra le braccia e ogni tanto sospira. Hai provato a parlarle ma non hai praticamente ottenuto risposta, all’inizio pensavi fosse perché aveva paura che suo padre venisse a prenderla, ma sono passate ore dall’orario dell’appuntamento e di lui nemmeno l’ombra.

Per quanto non le possa piacere, temi tua figlia si senta rifiutata da quel maledetto succhiacaz…ok no. Sai essere meglio di così.

Summer ti scrive un messaggio per sapere come va, come procede la serata, le rispondi che Andy non si è presentato e, mentre mandi il messaggio, pensi tutto questo sia una punizione per te, perché hai pensato che se Regina stava con suo padre, avresti potuto invitare Summer a cena: un appuntamento vero, solo voi adulte e magari poi venire a casa tua a continuare a far cose da adulti. Con tua figlia in casa non potresti mai fare nulla di lontanamente sessuale, quando sei stata con qualcuna l’hai sempre fatto fuori dalle mura domestiche, hai optato per la macchina piuttosto, ma non con Regina che dormiva nell’altra stanza.

La tua compagna di liceo ti chiede come l’abbia presa tua figlia, le fai una foto perché non sei in grado di spiegare a parole e appena invii il messaggio ne arriva uno di Andy che ti dice che ha avuto un impegno e non può passare a prendere la bambina.

Fanculo non si scusa nemmeno e sembra che quel cretino nemmeno sappia il nome di sua figlia.

Cretino.

Guardi la tua bambina, i suoi capelli arruffati e la sua postura sconfitta e ti chiedi come farai a dirglielo, ti chiedi come si possa infliggere una ferita tanto profonda a una bambina così buona e innocente. Abbandoni il telefono, ti arrampichi sul piano più alto della dispensa e prendi gli oreo, riempi un bicchierone di latte e li poggi sul tavolino davanti a tua figlia, lei non ti guarda, continua a giocherellare con la punta della coda di Rocco.

“Ehi ragazzina. Ti ho portato qualcosa da mangiare.”

Guarda latte e biscotti sul tavolino “Non è ora di cena?”

“Si ma…”

“Non verrà, vero?”

Le metti un braccio attorno alle spalle, lei non si ribella ma non si rilassa nemmeno. “Ha avuto un impegno improvviso. Tua padre è molto preso dallo studio, lo sai. Un giorno diventerà un famoso avvocato e…”

“Non gli importa di me.”

Mordi le labbra e maledici quello stupido ragazzino viziato e te stessa, per esserci andata a letto. Ti dai subito di imbecille perché se tu non ci fossi andata a letto non avresti avuto la meravigliosa bambina che stai tenendo tra le braccia. “Non è così Regina, tuo padre ti vuole bene e non vedeva l’ora di passare del tempo con te.” Odi doverlo difendere, ma lo stai facendo per la tua innocente e meravigliosa bambina.

Quando la vedi così triste e ferita non c’è cosa al mondo che non faresti per lei.

È come se ti strappassero il cuore pezzo per pezzo.

“Quando mi ha chiamata, era davvero distrutto per il dispiacere.”

“Perché non ha chiamato me allora?”

“Cosa?”

Ti indica il ridicolo telefono da bambina che tuo padre le ha regalato per poter parlare con lei saltando lo step di chiamare te, facendola sentire una bambina grande. Avete tutti il numero di quel ridicolo aggeggio e ogni tanto, quando siete in due stanze diverse, la chiami, solo perché ti piace la sua reazione di esagerato fastidio.

“Perché non ha chiamato direttamente me, mamma?”

La sua logica è di una semplicità tale che non sai cosa risponderle, la sollevi e te la metti sulle gambe. “Perché non aveva il coraggio di affrontare la tua vocina triste.”

È la scusa più stupida che tu potessi trovare. A volte ti chiedi perché ci provi ancora, dovresti semplicemente lasciare che tua figlia veda suo padre per il bamboccio viziato che è.

Il punto è che pensi lei meriti di meglio, meriti l’amore incondizionato di un padre.

“Mamma?”

“Dimmi, amore.”

Poggia la fronte contro la tua e il tuo cuore va in frantumi. “Sei la mamma migliore del mondo. Non ti cambierei per niente al mondo.”

“Nemmeno io cambierei te per niente al mondo, Regina.”

“Mamma?”

“Dimmi.”

“Posso dirlo una volta sola?”

“Cos….oh no, no no no no no. NO Regina!”

“Va bene.” Sospira e ti butta le braccine al collo, respiri il suo profumo da bambina, cercando di fissarlo nel cervello, come il profumo dolcissimo che hai passato notti intere ad annusare appena è nata, e vorresti solo rimanesse così piccola per sempre, che i problemi fossero sempre questi.

“Va bene. Una volta sola Regina.”

Ridacchia, ma senza la solita energia. “È uno stupido succhiacazzi.”

Ti si contorce lo stomaco quando la senti pronunciare una parola così volgare, ma lei ridacchia di nuovo e ti dimentichi di tutto. Sospira ancora e si accomoda su di te, la culli dolcemente e le canticchi una canzone, lei si unisce a te di tanto in tanto, ma senza troppa convinzione.

Vorresti spaccare la faccia a quello stupido succhiacazzi.

“Mangiamo i biscotti ora?”

Annuisce e scende da te, man mano che si allontana, cresce in te la sgradevole sensazione di non poterla più proteggere, di non poterla far stare meglio.

Suonano al campanello, lanci un’ultima occhiata a tua figlia che infila il primo biscotto nel latte e vai a vedere chi sia. Apri la porta: un fulmine moro ti passa accanto e un enorme sorriso ti acceca.

“Qualcuno ha ordinato pizza e film?”

L’urlo eccitato di tua figlia ti riporta alla realtà e ti rende la facoltà di parola.

“Summer.”

La tua compagna di liceo dondola sulle gambe e arrossisce lievemente: “Perdonami, Autumn ha visto la foto di Regina e non c’è stato modo di calmarla. Era tanto determinata a volerla consolare che ho temuto scappasse dalla finestra. Ho pensato che la cosa migliore fosse venire anche io con lei, ma non potevo presentarmi a mani vuote.” Solleva leggermente la pizza e se prima era una cotta, ora temi di essere innamorata.

Fai un passo di lato e apri la porta. “Non avrei potuto sperare in niente di meglio.”

In salotto tua figlia ha il volto premuto contro quello della piccola Autumn e continua a pronunciare il suo nome, evidentemente troppo felice per credere solo ai suoi occhi, quel piccolo angelo dal volto dolcissimo si lascia fare di tutto, con il suo solito sorriso pacifico stampato sul volto.

Quella bambina è davvero una benedizione del cielo.

Mostri alla tua ospite adulta dove sistemare le cose e lei ti segue in cucina per aiutarti a prendere piatti, bicchieri e tovaglioli. Ti elenca i film per bambini che ha portato e hai i brividi di paura perché sono tutti potenzialmente pericolosi per l’immaginazione iperattiva della tua piccola peste, ma non ti importa davvero perché, per la prima volta da quando è nata, hai la sensazione che non dovrai affrontare tutto da sola. Hai la sensazione che Autumn sederà la maggior parte delle idee strampalate di tua figlia e, se non dovesse riuscire, Summer ti aiuterà a raccogliere i pezzi.

“Grazie.”

“Di cosa?”

“Di essere qui.”

La tua cotta liceale scoppia a ridere. “Non stavo scherzando Lin.”

Questa novità che ti chiama Lin ti fa attorcigliare le interiora.

“Autumn ha veramente dato fuori di matto, voleva a tutti i costi venire a consolare Regina. Era tanto determinata che mi ha spaventata, se devo essere sincera.” Ride ancora e guarda sua sorella con immenso amore, poi si gira verso di te e ti sembra che il suo sguardo non sia cambiato poi tanto. “Ho solo seguito il tuo consiglio: ho suonato a orecchio e mi piace moltissimo la musica che ne è uscita.”

Ti stai trattenendo con tutte le tue forze dal baciarla, ma le vostre bambine sono a pochi passi da voi e potrebbero vedervi attraverso l’apertura. È troppo presto per coinvolgere le bambine, non sai nemmeno tu se c’è qualcosa in cui coinvolgere o cosa sta succedendo, devi fare le cose con molta, molta cautela.

Come richiamata dal tuo pensiero, tua figlia arriva alle vostre spalle sventolando un dvd, Autumn la segue di pochi passi con Rocco stretto al petto.

“Io e la mia principessa vogliamo vedere questo.”

Guardi cos’è con una strana sensazione, intravedi la copertina del dvd e gli occhiali ti scivolano dal naso, ti è bastato un solo attimo per capire che si trattasse di Imagine me and you.

Ovviamente tra tutti i film per bambini tua figlia ha scelto l’unico che non lo fosse.

Summer sembra sentirsi molto in colpa “Scusa Lin, non sapevo che….pensavo che…io volevo…”

Se ti chiama Lin può far vedere a tua figlia qualunque cosa, anche IT o la Bambola Assassina, anche se forse questi sono film che facevano paura a voi, non ai bambini di oggi. Non ci tieni particolarmente a scoprire se sia ancora così.

“Lindsay Miller mettete su il film, noi andiamo a disfare le mie valige.”

Valige sta per un piccolo trolley azzurro con gli unicorni.

Le due bambine spariscono dalla vostra vista con un risolino felice.

“Tua figlia sa disfare le valige?”

“Assolutamente no. Sparge tutti i vestiti per la stanza e domani mi chiederà aiuto per ripiegarli bene e riordinarli. Non capisco perché non aspetti direttamente domani, ma immagino sia il suo modo di dichiarare l’indipendenza da suo padre.”

Ti giri per affrontare la tua interlocutrice e le labbra di Summer sono sulle tue. Non sapevi davvero se tra voi ci fosse qualcosa, se ti stavi illudendo come una perfetta idiota o se lei si sia avvicinata a te l’altra sera solo perché si sentiva sola e tu l’hai fatta sentire capita.

Questo bacio ti sta dicendo che non è così, che c’è qualcosa. Il modo in cui sta premendo ogni centimetro del suo corpo contro il tuo ti sta dicendo che c’è molto più di qualcosa.

Si stacca da te nel momento esatto in cui tua figlia sta per rientrare nella stanza, fate entrambe un passo indietro per mettere più distanza possibile tra voi.

“Lindsay Miller, sei ancora qui? Sei lenta, come tutte le vecchie.”

Summer scoppia a ridere e tu ti fingi stanca, tua figlia arriva accanto a te e ti tira per la maglia.

“Ho fame, andiamo.”

La afferri e la lanci in aria, te la metti sulle spalle come se fosse un sacco di patate e vai verso il divano, Autumn va verso sua sorella e si fa dare i piatti per aiutare ad apparecchiare.

Speri che quella stupenda bambina faccia sempre parte della vita di tua figlia.

Vi accomodate sul divano e ovviamente Regina decide che lei e Autumn devono sedersi vicine, tu ti metti accanto a tua figlia per impedire faccia troppi disastri mentre mangia e Summer si siede accanto a sua sorella. Ti dispiace siate lontane, ma quando finite di mangiare la tua cotta del liceo poggia il braccio sullo schienale del divano, tu fai lo stesso e le dita delle vostre mani si intrecciano. È un contatto infantile, quasi pudico e pensi sia assolutamente perfetto per la situazione.

Non ti stupisci affatto che durante scena dello stadio quel demonio di tua figlia si metta in piedi sul divano e inizi a urlare:
“Non vali una seeeegaaaaa numeroooo noooooveeeee.”

Sai perfettamente che sentirai questa frase molte, molte, molte volte nelle giornate future ma non ti importa perché anche a te piace molto la musica che state suonando ad orecchio, tutte e quattro insieme.

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Capitolo 9
*** ch9 - Angeli ***


ch.9 - Angeli
 
 
Oggi non voglio andare a scuola.

Non voglio.

Ho cercato di concincere Summer che non sto bene, ma quando ha visto che non avevo la febbre, ha detto che non potevo saltare la scuola, anche parlasse della sua, non della mia.

Ora sono all’ingresso e mi guardo attorno con la paura di vedere Regina, anche se so che non arriverà presto, Summer mi ha portata qui tanto presto, Lindsay e la mia fidanzata arriveranno qui molto tardi, quando saremo già tutti seduti nei nostri banchi, come sempre.

Non voglio stare qui e non voglio vederla.

Non è vero, voglio sempre vedere Regina e stare con lei, ma non ho tanta paura oggi.

Perché? Perché non posso più essere la sua fidanzata e ho paura che quando glielo dirò il suo cuore si spezzerà.

Ma non possiamo, non possiamo.

Ieri sono andata in chiesa con Summer perché è nato il figlio di una sua cara amica e siamo andate al suo sbattemisio. Ci siamo vestite tutte eleganti e Summer era la madrina, come quelle delle fiabe che fanno avverare i desideri, ed è una cosa molto bella. Era molto bello anche il bambino che era piccolissimo e fatto tutto di cioccolato, a Regina sarebbe piaciuto molto.

La cosa brutta è che durante la messa, il signore sul palco ha detto una cosa brutta che mi ha fatto tanta paura, ha detto che le persone dello stesso sesso non devono condivivere un letto perché è peccato e a farlo si va all’inferno.

Ho chiesto a Summer cosa vuol dire persone dello stesso sesso e lei mi ha detto che sono due donne o due uomini, che io e lei siamo dello stesso sesso, così come me e Regina.

Io e Regina abbiamo dormito un sacco di volte nello stesso letto e se non smettiamo, andremo all’inferno!!!

 Io non voglio andare all’inferno, se ci vado non vedrò più i miei genitori che sono sicura essere in paradiso, i miei genitori sono due angeli, ne sono sicurissima. Non voglio nemmeno che Regina perda le sue ali dorate, perché anche lei è un angelo e all’inferno soffrirebbe molto più di me.

Non posso permettere vada all’inferno.

Ma conosco la mia fidanzatina, non sarà semplice spiegarle questa cosa e non la prenderà bene e insisterà tanto tanto perché io cambi idea.

Devo trovare un modo.

“Buongiorno Autumn.” Alvaro è sempre il primo a darmi il buongiorno, arriva prima di me e quando arrivo io viene da me e mi saluta con un sorriso. È un bambino gentile non come quegli scemi di Liam e Brandon.

Agito la mano per salutarlo e per liberarmi di lui: devo trovare una solutione a questo orribile problema, devo fare in modo che Regina abbia le sue ali per sempre.

“Posso chiederti una cosa?”

Vorrei mandarlo via, ma è sempre tanto gentile, non posso farlo. Annuisco e spero che una risposta semplice basta a mandarlo via.

“Sei ancora fidanzata con Regina?”

Scuoto la testa e guardo verso la porta, perché gli occhi mi sono riempiti di lacrime al pensiero di non essere più la sua fidanzata. Non è giusto, io voglio stare con Regina per sempre ma voglio anche rivedere i miei genitori e stare in un posto bello quando muoio.

Mi prende una mano e provo una sensazione strana, non è bello come quando mi prende la mano Regina.

“Allora vuoi diventare la mia fidanzata?”

Guardo il suo sorriso pieno di speranza e annuisco anche se non voglio davvero. Forse è questo il modo migliore, forse se vedrà che sto con Alvaro, Regina capirà che non possiamo insieme.

Speriamo.

Alvaro ride forte, mi da un bacio sulla guancia e poi mi trascina nella stanza dei giochi.

“Vieni ti faccio vedere i miei giochi preferiti.”

Lo fa, mi fa vedere tanti giochi e non mi guarda attentamente per capire se mi piacciono o no, va solo avanti tutto contento.

Io continuo ad avere paura e a guardare la porta.

Quando suona la campadella, gli occhi mi si riempiono di lacrime, andiamo a sederci nei banchi ed io e Alvaro ci sediamo vicini, la maestra ci guarda in modo strano ma poi va avanti a sistemare tutti gli altri.

La lezione è iniziata da tanto tempo quando Regina entra di corsa nell’aula, Lindsay si scusa con la maestra e mi fa l’occhiolino, spero che non mi odi dopo.

La mia fid…amica arriva al banco, mi da un bacio sulla guancia e guarda storto Alvaro.
“Sei al mio posto tonto.”

Lui scuote la testa e non smette di sorridere “Autumn mi ha chiesto di sedermi qui.”

Regina ride e mi sembra che succeda tutto molto lentamente e molto velocemente.

“Non è possibile. La mia principessa vuole solo me accanto.”

La maestra dice a Regina di sedersi ma lei la ignora.

“Ma Autumn ora è la mia fidanzata. Vero Autumn?”

Lei scoppia a ridere come se Alvaro avesse detto qualcosa di molto sciocco, io abbasso la testa perché non ho il coraggio di guardare.

“Principessa perché Alvaro è convinto che…”

Guardo le prime lacrime bagnare il foglio che ci ha dato la maestra, così non va bene, così lo rovinerò tutto. Regina mi prende e mi costringe a guardarla.

“Autumn, perché Alvaro è convinto tu sia la sua fidanzata?” Parla molto piano e la sua bocca trema.

“Perché lo sono.” Ho parlato così piano che non so se mi ha sentita, ho smesso subito di guardarla perché se no non ce la faccio. Ma è per il suo bene, per farla andare in paradiso.

“Non è possibile. Tu sei la mia fidanzata, tu sei…”

Scuoto la testa e lei ha tante razioni diverse tutte insieme, prima ride, poi urla, si arrabbia e scoppia a piangere, si mette in ginocchio e mi supplica, mi dice che non può vivere senza di me, che non può fare nulla senza di me.

Ho paura che è lo stesso per me: la scuola senza di lei sarà orribile, ma non possiamo andare all’inferno, è troppo brutto e siamo troppo piccole.

La maestra la afferra da dietro e la prende in braccio, lei non si ribella come suo solito, piange solo più forte. Chiama un’ultima volta il mio nome e poi cerca di sfuggire dalla maestra.

“Voglio la mamma. Voglio la mia mamma.”

Continua a piangere disperata, la maestra ci dice di stare buoni ed esce dalla classe. Spero stia andando da Lindsay.

Alvaro mi prende la mano e inizia a disegnare, non mi chiede come sto e non fa nulla per farmi sorridere.

È un bambino gentile, mi piace, ma non è la mia Regina.

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Capitolo 10
*** ch10 - All by myself ***


ch.10 – All by myself.
 
 
Sbatti lo stinco contro qualcosa e ti mordi le labbra per non urlare una lunga serie di parole parecchio volgari.

Come ti aspettavi, è la maledetta piccola Mercedes che tuo padre ha regalato a tua figlia appena ha scoperto che Andy non è venuto a prenderla per passare il fine settimana con lei, come avevate progettato mesi fa. Tu odi questo giocattolo infernale, ma tua figlia lo adora e passa ore a guidarlo per tutta la casa con addosso gli occhiali da sole e una tua sciarpa. Hai tentato più volte di liberartene scollegando la batteria, ma sei una frana con tutte le cose elettroniche e hai fallito miseramente.

Ora come ora vorresti tua figlia ti investisse con questo stupido aggeggio, vorresti addirittura tornare a venerdì a sera in cui il suo dolore era chiaro, semplice e consolabile. Questo? Questo non lo è per niente.

Stamattina sembrava una giornata qualunque, siete arrivate a scuola in ritardo, hai accompagnato Regina all’aula, ti sei scusata con la maestra e hai salutato Autumn, ti sei fermata a salutare Georgia, perché è da un po’ di tempo che non ti chiama e volevi sapere come stesse, avete scambiato due chiacchiere e poi ha sentito il pianto straziante di tua figlia che chiamava il tuo nome, no peggio, che ti chiamava mamma.

Sei corsa incontro alla maestra che la teneva in braccio e Regina ti si è buttata addosso senza mai smettere di piangere, hai chiesto più volte cosa fosse successo, sia a lei che alla maestra ma non hai ottenuto risposta, tutto quello che la donna ti ha saputo dire è che oggi Autumn aveva deciso di dividere il banco con il piccolo Alvaro.

Volevi tornare dentro e capire cosa abbia causato una tale violenta reazione nel tuo piccolo demonietto, ma lei ti ha supplicato tra le lacrime di riportarla a casa, lontano da li. Da allora non ha più aperto bocca, non ha mangiato e non ti ha detto cos’è successo, ha solo pianto.

Hai chiesto a tua madre di badare a lei mentre eri al lavoro, nella speranza riuscisse a farla calmare a sufficienza da spiegare cosa l’abbia sconvolta tanto, invece hai avuto la risposta da Summer, che ti ha chiamata e ti ha spiegato che Autumn ha lasciato Regina perché è convita che per Dio sia un peccato e che finiranno all’inferno se continueranno a stare insieme.

Dannati preti bigotti.

Al lavoro non sei riuscita a concentrati, pensavi solo a come spiegare a una bambina di 5 anni l’omofobia. Avresti preferito fosse eterosessuale, o che impiegasse anni a capirlo, come tutti, avresti voluto si godesse l’infanzia senza tutta questa merda.

Quando torni a casa tua, madre sta cucinando la cena per voi, anche se le hai detto mille volte di non farlo, il bucato è fatto e piegato sul tavolino, non ci sono giocattoli in giro e la Mercedes è nello stesso in punto tua figlia l’ha lasciata stamattina prima di uscire, indovini quindi che la situazione non sia migliorata per nulla.

Non spieghi a tua madre cosa sia successo, la ringrazi per l’aiuto e la lasci andare via, non puoi farle passare di nuovo tutto questo, non puoi. È una cosa che comunque non capirebbe, che sminuirebbe, quindi devi affrontarla da solo a solo con la tua bambina.

La musica troppo alta proviene da camera di tua figlia, bussi, ma sei certa che non ti possa sentire, dunque entri senza aspettare il formale invito: Regina è sdraiata sul suo lettino, il cuscino che Autumn è solita occupare tra le braccia, gli occhi chiusi e le lacrime che le bagnano copiose il volto, mentre lei canta a squarciagola All by myself.

Se non sapessi quanto tua figlia stia soffrendo, sarebbe una scena comica.

Ti siedi sul suo letto, abbassi la musica e le asciughi le lacrime, lei apre i suoi occhi arrabbiati verso di te.

“Va via Lindsay Miller. Voglio stare sola.” Parla tra i singhiozzi ed è come se mille lame infuocate ti trapassassero, faresti qualsiasi cosa per farla stare meglio.

“Regina non mangi da stamattina, devi far lo sforzo di mangiare qualcosa o…”

“Non mi importa. Non mi importa un fico secco di cosa sarà di me. Voglio lasciarmi morire.”

“Regina non puoi reagire così. Lo so che Autumn ti piace molto ma ci saranno altre ragazze…altre….altre persone.”

Si mette in ginocchio sul letto e urla contro di te con tutte le forze che ha in quel suo piccolo corpicino. “Non è vero!!!! Non è vero!!!! Tu non lo sai!!!! Tu non sai cosa sto provando, quanto la amo. Io non posso vivere senza di lei, non possoooo.”

“Regina....”

“Va via Lindsay Miller. Se devi dirmi altre cose stupide, va via. Va via.”

Cerchi di consolarla ancora, ma continua a urlarti di andare via, hai paura che se continua ad agitarsi così le verrà un colpo, perciò obbedisci: vai via chiudendoti la porta alla spalle. La canzone riinizia da capo, poggi la fronte contro il legno e sospiri.

“Vorrei davvero sapere come farti stare meglio, bambina mia.”

Passa quasi metà canzone, la porta si apre e una scheggia ti si aggrappa alle gambe.

“Mamma!”

“Sono qui amore,sono qui.” Ti inginocchi e la prendi tra le braccia.

“Mi fa male il petto. Mi fa tanto male mamma. È come se qualcuno mi avesse strappato via il cuore.”

“Lo so tesoro mio, lo so.” Vorresti ci fosse un modo per prendere su di te tutto quel dolore. “Vuoi dirmi cosa è successo?”

“Autumn è…Autumn mi…” Tira su con il naso, tu le passi la mano ripetutamente sul petto squarciato dai singhiozzi per fare in modo respiri meglio e nella speranza di riuscire a lenire il suo cuore spezzato. “Mi ha lasciata.”

Scoppia a piangere ancora, la prendi tra le braccia e la culli dolcemente, senza sapere cosa dire. Con gli amici è più semplice, dici loro che è solo una stronza e che ne troveranno una migliore, ma non puoi farlo con tua figlia.

“Non so perché. Non mi ha detto perché.”

“Lo ha fatto per difenderti amore mio. Perché crede che stando insieme andrete entrambe all’inferno.”

“Chi le ha messo in testa un’idea tanto stupida?” Non c’è che dire, tua figlia ha una capacità di ripresa senza pari: è passata dalla devastazione al disprezzo in meno di un secondo.

“Certe persone lo pensano, amore mio, pensano che per Dio sia un peccato”

“Pfffft, Dio fa schifo se pensa che io e Autumn non dobbiamo stare insieme. Siamo perfette insieme.”

“Regina non voglio sentirti dire cose tanto irrispettose.”

Annuisce e scoppia di nuovo a piangere, tu sospiri e la stringi a te. La culli dolcemente e vai fino al salotto, ti siedi sul divano e la coccoli.

“Mi fa male il cuore mamma. Mi fa tanto male. Io volevo solo stare con lei. Non volevo altro.”

“Lo so amore, lo so.”

“Pensavo Alvaro fosse uno giusto, invece no. I ragazzi fanno schifo mamma.”

“I ragazzi non fanno schifo e sono certa Alvaro non l’abbia fatto con cattiveria.” Si, Summer ti ha raccontato tutta la storia. A quanto pare anche Autumn non fa che piangere da stamattina.

È stupido e ingiusto.

“I ragazzi fanno schifo.”

“Anche tuo padre?” “Si.” continua a giocare con il tuo ciuffo di capelli e a singhiozzare. Ok l’errore è stato tuo, portare suo padre come esempio non è stato molto furbo da parte tua.

“Il nonno?” Questa tua domanda ha strappato un sorriso a tua figlia, che ti guarda come se tu avessi appena detto la cosa più stupida del mondo.

“Il nonno non è un ragazzo mamma.”

“Ah no? E cos’è allora?”

“Il nonno è un nonno.”

La abbracci stretta e la baci sui capelli. “Lo zio Martin?”

“Lui è ok. Lui non fa schifo.” Fa una piccola pausa e riprende a piangere. “Anche a Autumn piaceva lo zio Martin.”

“Aaaaaw tesoro.” La culli ancora, speravi di averla distratta ma no. Temi di aver sottovalutato i sentimenti di tua figlia, eri convinta che a cinque anni non potesse amare, invece ti sta mostrando l’esatto contrario.

“Voglio sia la mia ragazza mamma, non voglio qualcun altro le tenga la mano o la faccia ridere, voglio farlo io. La rivoglio indietro. Come posso fare mamma?”

Ti chiedi quanto radicata sia l’idea che sia sbagliato in Autumn e se sarà possibile farle cambiare idea. Sei sicura che Summer stia facendo tutto il possibile in quel frangente, ma non conosci la bambina a sufficienza da sapere se la sorella maggiore riuscirà nel suo intento o meno.

“Non lo so tesoro. Non ne ho idea.”

Regina poggia la sua testolina contro la tua spalla, come ha sempre fatto da quando ha imparato a tenere la schiena dritta, singhiozza ancora ma il suono è sempre più debole.

“Sono tanto stanca.”

Sorridi e le accarezzi la schiena, ha gli occhi così rossi e gonfi che ti chiedi come faccia a tenerli ancora aperti.

“Che ne dici se andiamo a letto?” Sono appena passate le 7, proporle di dormire è un azzardo, lei invece annuisce debolmente. “Ti va di condividere con me il mio letto di solitudine?”

Annuisce ancora, la baci sulla fronte e ti alzi. Tenerla in braccio diventa ogni giorno più difficile, ma sei decisa a farlo il più a lungo possibile perché non vuoi la tua bambina cresca tanto velocemente.

Quando siete a letto la tua bambina non si stacca da te, le canticchi vecchie ninna nanne e il suo respiro diventa in poco tempo più regolare e pesante, anche se ogni tanto singhiozza ancora.

“Mamma?”

“Dimmi amore.”

“Credi che le facessi un disegno cambierebbe idea?”

“Non lo so amore, ma potresti provare.” Annuisce e poco dopo inizia a russare dolcemente, tu invece ti prepari a passare l’ennesima notte insonne della tua vita.
 

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Capitolo 11
*** ch11 - Le regole per riconquistare una donna. ***


ch.11 – Le regole per riconquistare una donna.
 
 
Sto giocando con la mia casa delle barbie mentre mia sorella è sul divano, sommersa da libri tanto grandi. Non mi piaceva tanto giocare con le barbie ma ora lo faccio perché posso far finta che siamo io e Regina e che facciamo le cose insieme, come mangiare insieme o guardare un film o cose così.

Non la vedo dal giorno in cui l’ho lasciata, non viene più all’asilo.

Ho chiesto a Summer perché e mi ha detto che Lindsay ha dei problemi al lavoro e per lei è più facile lasciare la mia fidan…amica con sua nonna. So che è una bugia, non sono stupida, ma a Regina piacciono tanto i suoi nonni quindi sono felice per lei.

“Tums tesoro, vuoi fare merenda?”

Scuoto la testa senza smettere di giocare, la me barbie e la Regina barbie devono andare al cinema a vedere quel film su quelle due che si innamorano e al cinema si terranno la mano, quindi non voglio smettere di giocare.

Sum ha la faccia preoccupata, forse perché non mi va di nuovo tanto di parlare. Quando il suo telefono squilla e lei smetti di guardarmi è per me è un sollievo.

“Ciao Lindsay.” Si alza per lasciare la stanza, lascia sempre la stanza quando la chiama Lindsay, crede che io lo abbia capito, ma io vedo e capisco sempre delle cose che hanno a che fare con la mia Regina.

Mi manca tanto. Mi manca come mi mancano i miei genitori.

“Cos’è successo?!?! Arrivo subito. Lin stai tranquilla, arrivo subito.”

Torna in salotto e ora la sua faccia non è solo preoccupata ma sta anche decidendo qualcosa che non le piace.

Mi alzo e corro in camera mia per prendere le scarpe, perché se Summer va da Regina voglio andarci anche io. Torno da lei e gliele do affinché mi aiuti a metterle e lei è al telefono.

“…si Tia lo so che è all’ultimo momento ma un’amica ha bisogno urgentemente di me e non posso portare la bambina con me. Aspetta un secondo. Tums tesoro che c’è? Perché vuoi mettere le scarpe?”

Indico me e lei.

“No tesoro, non puoi venire con me. Devo andare in ospedale.” Morde le labbra. “Non puoi venire con me.”

“È Regina?”

Socchiude gli occhi e sta ancora decidendo qualcosa. “Tia sei ancora lì? Si, ti richiamo. No, per ora no, grazie comunque. Ok, fingerò tu non l’abbia detto.”

Ha la faccia di quando mi prende in braccio e mi spiega qualcosa, ma non lo fa, guarda l’ora e saltella da un piede all’altro, come fa quando ha fretta. Spingo le mie scarpe contro la sua gamba perché se ha fretta, fa meglio ad aiutarmi a metterle perché tanto io a casa non ci rimango.

“Se è Regina devi portarmi con te.”

“Non so se sia il caso.” Mi piace molto mia sorella, perché ci sono momenti in cui non mi tratta come se fossi una bambina piccola e sciocca, mi tratta come se fossi grande. Come ora.

“Se Regina sta male io devo stare vicina a lei.”

Guarda di nuovo l’ora, mi prende in braccio e mi infila le scarpe con una mano sola, mentre attraversiamo la casa. Saliamo in macchina, ho anche dimenticato di prendere Rocco ma non importa, voglio solo vedere la mia fid…amica.

“Cosa è successo?”

Sospira mentre guida per le strade vuote. “Non lo sappiamo, si rifiuta di dirlo. Lindsay l’ha trovata con il volto coperto di sangue e un occhio gonfio.”

Ha fatto qualcosa di sciocco e pericoloso, ne sono sicura.

Attraversiamo l’ospedale di corsa, Sum si è offerta di prendermi in braccio ma sono più veloce di lei. Arriviamo in una stanza piccola e Regina è seduta su un letto, ha un cerotto sul naso grande grande e un occhio viola e ha l’aria tanto, tanto triste, Lindsay cammina avanti e indietro e parla, un po’ sembra che la stia rimproverando, un po’ che sia solo molto preoccupata.

Di sicuro è tanto stanca.

Quando vede mia sorella però si illumina. “Sum.”

“Scusami, ho fatto il prima possibile.” Si abbracciano strette e Lindsay si scusa per averla disturbata. Io non mi avvicino a Regina, anche se vorrei, rimango lontano e la guardo attentamente, lei si guarda la punta dei piedi e non dice nulla, non mi guarda, non mi saluta, fa finta che io non sia li.

È una cosa molto, molto brutta.

Vorrei mi guardasse e mi sorridesse, mi manca essere chiamata Principessa, mi manca tutto di lei.

Sum la saluta e le chiede come stia, Regina scuote la testa e nasconde la faccia tra le mani, si vergogna di qualcosa quindi.

Il bello di non parlare tanto è che senti molte cose, come ora che sento cosa si stanno dicendo anche se parlano a voce molto, molto bassa.

“Cosa è successo?”

“Non me lo vuole dire. Nasconde il volto tra le mani e piange.”

“Cosa si è fatta?”

“Si è rotta il naso, ha battuto un occhio e si è rotta il labbro. Nulla di troppo brutto ma temo i servizi sociali mi vogliano parlare.”

“Perché?”

“Perché quello è il risultato del suo scontro con una porta, del suo correre contro una porta a essere precisi. Quale bambina felice fa una cosa del genere? Cosa sto sbagliando?”

Mia sorella la abbraccia stretta e temo che Lindsay sia scoppiata a piangere, Regina le guarda con il volto triste, Sum se ne accorge e porta sua madre via dalla stanza.

Ora che siamo sole voglio provare a parlare con lei.

“Cosa hai fatto Regina?”

Non mi risponde, continua a comportarsi come se io non fossi qui e mi fa male il petto per questo.

Devo forzarla a parlarmi.

Spingo una sedia fino a metterla davanti a lei, ci salgo sopra, anche se è molto difficile farlo non mi arrendo. Ci riesco e ora mi guarda, non può non guardarmi visto che sono in piedi davanti a lei.

Vederla mi sta facendo stare bene, mi sta facendo sentire felice.

“Ciao.” Le sto sorridendo, ero arrabbiata fino a poco fa, ma ora che siamo così vicine e che mi sta guardando non mi importa più. Sono felice.

“Ciao.” Ha ripreso a guardarsi la punta dei piedi.

“Fa tanto male?”

Scuote la testa, si tocca il caso e la scuote ancora.

“Cosa è successo?”

Scuote la testa e sospira.

“Regina a me lo puoi dire, lo sai.”

“Io ho…avevo bisogno mi venisse a trovare la fata dei denti.”

“La fatina dei…”

“Quella che quando perdi un dente ti porta i soldi.”

Alzo gli occhi al cielo come fa sempre mia sorella. “Lo so cos’è la fatina dei denti, ma come fai a…” Ora capisco perché è stata così sciocca da correre contro una porta. “Volevi ti cadesse un dente! Perché Regina?”

Arrossisce e mette le mani davanti alla faccia, gliele tolgo perché voglio guardarla negli occhi.

“No, non nasconderti da me. Perché?”

Bisbiglia qualcosa che non sento, forse non riesce a dirlo a voce alta. Non c’è sabbia su cui farla scrivere qui vicino, allora metto le mani attorno all’orecchio e mi avvicino a lei: sapere che poteva sentirmi solo lei mi aiutava a parlare, quindi magari fa lo stesso con lei.

“Ho bisogno di soldi.”

Mi sposto per guardala ancora in faccia, nei film quando la gente ha bisogno di soldi è sempre una cosa tanto brutta, si è messa nei guai o si è infilata in brutti giri. Non ho idea di cosa significhi ma sembrano due cose brutte e sono tutte e due colpa mia.

“Regina perché?”

Cerca di spostarsi, di allontanarsi da me ma la fermo prendendole le mani, mi sono mancate le sue mani.

“Io ho…zio Martin ha detto che….” Mormora qualcosa che non capisco e inizia a piangere.

La tiro verso di me e poggio la fronte contro la sua, per farle capire che va tutto bene, che sono solo io e che può parlare perché qualunque sia il motivo, lei mi piacerà sempre ed io lo capirò.

“Che se vuoi…se vuoi avere indietro una ragazza, devi….devi corteggiarla. Farle regali ed io non…i miei disegni non sono abbastanza belli. Volevo…”

Mi sento come se due persone mi stessero tirando per le braccia e andassero in posti diversi.

L’ha fatto per me? Per riavere me?

Come può essere tanto stupida da pensare che i suoi disegni non siano abbastanza belli?

Metto la mano nella tasca davanti della spalopette che indosso, da quando io e Regina ci siamo lasciate ho chiesto sempre di indossare pantaloni o qualcosa che avesse le tasche perché non mi sono mai separata, nemmeno per un attimo, da un suo disegno.

È quello in cui ho il vestito rosa e sono circondata da unicorni, arcobaleni e nuvole.

Mi guarda con l’unico occhio che può tenere aperto spalancato.

“È il mio disegno.”

Annuisco.

“Me lo vuoi rendere?”

Alzo gli occhi al cielo, glielo prendo di mano, lo piego e lo metto nella tasca davanti, esattamente dove era prima. Ci batto la mano sopra, perché mi piace sentirlo.

Guarda ovunque e poi me. Il suo occhio aperto ha una grande lacrima dentro, ma non cade, sta lì e non sono sicura possa vedermi bene.

“Io voglio stare con te, voglio tu sia la mia fidanzata. Non voglio tu stia con Alvaro.”

Ora inizia a piangere, anche dall’occhio brutto, nero e chiuso.

Lo voglio anche io. Non voglio stare con Alvaro, voglio stare con lei, voglio lei mi faccia ridere, mi dia la cioccolata che ruba alla maestra e mi disegni. Voglio che mi tenga la mano e mi baci sulla guancia.

Si è fatta male per me, per riavere me.

Voglio che mi baci e mi tenga stretta.

Non so dirle queste cose, certe cose non ho ancora imparato a dirle, è troppo difficile, allora mi viene in mente una cosa, mi allungo verso di lei e poggio le labbra sulle sue, come ho visto fare nei film.

È una sensazione molto strana, bella. È come se mangiassi tutti i dolci del mondo senza stare male, come se iniziassi a volare, come stessi facendo il bagno in acqua calda, ma non tanto calda, piacevolmente calda. È come se fossi circondata da tanti i colori e corressi con gli unicorni.

Lei sussulta perché non se lo aspettava, ma poi si avvicina a me e sospira.

“Regina hai…Oddio.”

Regina si stacca da me e sembra molto, molto arrabbiata. “Lindsay Miller!!! Hai appena rovinato il mio primo bacio!!!!”

Mia sorella ride, ma poi capisce qualcosa e mi guarda come se io l’avessi appena tradita. Regina mi prende la mano e tira per attirare la mia attenzione, quando la guardo, mi porge un lecca lecca gigante.

“Tieni Principessa.”

Non mi importa più se andiamo all’inferno perché è molto più brutto se lei non mi chiama Principessa.

“Ma Regina è il tuo.”

Sorride e poi si lamenta per il dolore. “Gliene ho preso un altro di tasca mentre quello scemo non guardava.” Mi fa vedere un altro lecca lecca, identico al mio.

Io la abbraccio e sento Lindsay sospirare.

“Oh grazie a Dio.”

“Lindsay Miller, è merito della fatina dei denti che è molto più potente di Dio.”

“Cosa…”

Mia sorella batte le mani: “A chi va un gelato?”

Io e Regina saltelliamo e ridiamo eccitate. Devono prima parlare con una donna, alla quale la mia fidanzata racconta cosa è successo con grandi gesti e facendo arrossire Lindsay Miller di vergogna, mentre tutti gli altri ridacchiano e la guardano come se fosse la cosa più bella e divertente al mondo.

Hanno ragione, Regina è la cosa più bella e divertente al mondo ed è la mia fidanzata.

Appena finiscono di fare questa cosa però Regina torna da me, mi prende la mano e mi bacia sulla guancia.

Non ci lasceremo mai più.

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Capitolo 12
*** ch12 - Appuntamenti ***


ch.12 – Appuntamenti.
 
Hai promesso a Blanche avresti pulito tu le cose più schifose al lavoro per i sei mesi a venire, in cambio del suo fine settimana libero, lei ha accettato subito e un pochino ti senti in colpa nei confronti di Brian, il suo ragazzo, ma Regina è e sarà sempre la priorità per te.

Spavento e vergogna a parte, tua figlia ha appena confermato il tuo dubbio fosse interamente composta di legno perché non si è lamentata una sola volta per il dolore, tranne con i tuoi genitori, con i tuoi genitori si è lamentata tantissimo e si è fatta comprare kg e kg di gelato e bacon.

È talmente brava a manipolare le persone che non puoi fare a meno di ammirarla per questo.

Una volta ristabilito il suo rapporto con la sua adorata Autumn, tua figlia ha ripreso a essere se stessa, ancora più di prima se possibile. Ha passato il sabato mattina a girare per la casa con la stramaledetta macchina a batteria, ha fatto almeno tre centinaia di disegni e ti ha convinta a cucinare il bacon anche per pranzo. Nel primo pomeriggio però è sparita dalla tua vista, facendo, facendo calare un inquietante silenzio in casa.

Sei andata a spiarla in punta di piedi perché sei terrorizzata dall’idea si faccia ancora male, e la sua stanza è stranamente silenziosa per lungo tempo finché senti un familiare gracchiare, riconosci subito il suono e sorridi poggiandoti al muro.

“Pulcino ad aquila, pulcino ad aquila, passo.”

“Regina, ero preoccupato per te.” La voce di tuo fratello arriva forte e chiara dal walkie talkie, sei sicura che al mondo non ci siano molti ragazzi di 19 anni che amano così tanto la loro nipote da regalarle un walkie talkie e usarlo per parlare con lei giornalmente.

“Non c’è nessuna Regina qui!!! Io sono un pulcino!!! Zio Martin i nomi in codice sono importanti…Passo.” La serietà con cui cambia tono per dire passo ti strappa sempre un sorriso.

Diventa così seria che sembra davvero ne dipenda la sopravvivenza del mondo intero.

“Va bene, va bene, scusa pulcino. Allora perché questa urgenza, cosa mi devi dire? Passo.”

“Ho riavuto indietro la mia Autumn. Grazie al tuo consiglio. Corteggiarla è stata una buona idea, passo.”

Speri che l’idea di corteggiamento di tua figlia cambi negli anni, perché la corsa in ospedale è stata più che sufficiente per te, per i prossimi 20 anni almeno.

“Sono contento Regina.”

“Pulcino!!!!” C’è il ronzio della comunicazione e poi ancora: “Passo.”

“Pulcino, passo.”

“Cosa posso fare ora zio Martin? Ho paura cambi ancora idea, passo.”

“Cosa ne dici di un appuntamento? Passo”

“Zio Martin tu si che sei bravo, non come Linsday Miller. Passo”

Alzi gli occhi al cielo perché tua figlia ti insulta anche se tu non sei paraggi a quanto pare, le lanci un’ultima occhiata dalla porta semichiusa per accertarti non stia per fare qualcosa di pericoloso e poi decidi di lasciarle la sua privacy.

Hai molta paura di come reagirebbe se scoprisse che la stai ascoltando.

Vai in salotto e inizi a piegare la biancheria che hai tolto dall’asciugatrice, sei quasi al termine di questo ingrato compito quando tua figlia arriva di corsa sull’odiosa macchinina e quasi ti schiaccia un piede.

“Regina, smetti di correre così con questa cosa infernale.”

“Lindsay Miller, mi presti il tuo telefono?”

“Per far cosa?” La guardi con sospetto perché l’ultima volta che ti ha chiesto il telefono ha cercato di chiamare babbo natale in Lapponia, inventando il numero e finendo col chiamare in Giappone.

Devi ancora i soldi ai tuoi genitori per quella bolletta.

“Vorrei chiamare Summer  Davis.”

“Per?”

“Chiederle il permesso di portare la mia Principessa a un appuntamento.”

“Non dovresti chiedere prima a Autumn se vuole venire a un appuntamento con te?”

Ti investe senza pietà. “Lindsay Miller, Autumns è la mia fidanzata. CERTO che vuole uscire con me.”

“Sarebbe comunque carino chiederlo.” Metti un piede sul cofano della macchina e la spingi via, tua figlia te lo lascia fare solo perché sta soppesando attentamente quello che le hai detto.

“Forse hai ragione Lindsay Miller. Non sei così negata con le ragazze.”

“Ah, grazie mille.”

Guida verso di te, sale sulla macchina e avvicina troppo il volto al tuo. “Allora, me lo presti?”

Cerchi il telefono tra la roba che hai già piegato e fai partire la chiamata per Summer, quando la tua ex compagna di liceo risponde, le chiedi se può passarti Autumn e cedi immediatamente il telefono a Regina. Tua figlia ridacchia e bisbiglia cose incomprensibili, lanciandoti occhiatacce perché non le piace venire ascoltata, quando vede che non accenni a voler andare via, mette in moto e va via lei.

Un pochino ti senti tradita perché tua figlia ha voluto parlare con Summer e probabilmente sta chiedendo a lei di accompagnarle all’appuntamento e non a te. Ma è puro egoismo e non puoi farglielo presente o le rovinerai la giornata, peggio, le rovinerai il momento.

Tua figlia torna da te e frena così di botto che le gomme stridono contro il pavimento, lei ridacchia contenta e tu hai un brivido di paura al pensiero che un giorno le dovrai insegnare a guidare vere macchine su vere strade. O forse lo farà tuo padre, o tuo fratello Martin.

No lo farai tu. Vuoi esserci in tutte le tappe fondamentali di tua figlia.

A quanto pare stai vivendo il suo primo appuntamento proprio ora.

“Lindsay Miller!”

“Sissignore!” Scatti in piedi e lei ti lancia il telefono, che afferri al volo prima che tocchi terra.

“Ha detto si.” Sta fingendo di essere seria, ma poi scoppia a ridere, salta giù dalla macchina e ti abbraccia le gambe, la sollevi da terra e iniziate a cantare e ballare.

“Ha detto siii”

“Ha detto siii”

Ride buttando la testa all’indietro, squittisce per la gioia e il tuo cuore si riempie d’amore.

“Allora signora primo appuntamento, come ti vuoi vestire?”

Batte il suo minuscolo ditino indice contro il mento e guarda il soffitto.

“Il vestitino blu.”

“Quello con le maniche corte?”

Scuote la testa. “Ah-ah, quello con il colletto e le maniche bianche.”

“Ottima scelta, mi piace. Abbiamo anche il fiocco per i capelli da abbinarci.”

“Andiamo Lindsay Miller! È ora di farmi bella!!”

Aiuti tua figlia a fare la doccia, le asciughi i capelli e le fai anche la piastra per fare in modo rimangano ordinati come quelli di una bambina qualsiasi, non che tu t’illuda, domattina saranno esattamente come prima della piastra, se non peggio.

L’aiuti a indossare le calze bianche, l’abitino blu e il fiocco sulla testa.

Quando si guarda allo specchio ti viene da piangere perché sembra improvvisamente così grande, troppo grande.

Regina invece si guarda e mette il broncio.

“Sono orribile.”

Ti inginocchi accanto a lei e la abbracci subito. “Ma no amore mio, sei bellissima. Perché dici di essere orribile?”

Si indica il naso, che hai di nuovo incerottato per tenerlo più fermo possibile, e l’occhio violaceo e ti guarda con rimprovero, tu le sistemi i capelli e la fai girare verso lo specchio in modo che guardi il suo riflesso e non te. Vi dicono tutti che non vi somigliate per niente, eppure c’è qualcosa nei suoi occhi che senti appartenerti come non hai mai sentito appartenerti nulla al mondo.

“Regina come ti sei procurata queste ferite?”

“Ho corso contro una porta?”

“Per cosa?”

“Per riconquistare la mia Principessa.”

“Per riconquistare la tua Principessa, esatto. E Autumn questo lo sa e ogni volta che guarderà il tuo naso o vedrà il tuo occhio pesto penserà che tu le piaci così tanto da fare una cosa tanto stupida per riaverla indietro.”

Ti colpisce su una spalla con la manina aperta, poi però si guarda allo specchio, ciondola la testa e sorride contenta.

“Non fai poi tanto schifo con le ragazze Lindsay Miller.”

Sbuffi “Grazie eh.”

Suonano alla porta e lei spalanca gli occhi. “Sono già qui mamma?”

Le sistemi ancora i capelli “Fai un respiro profondo, vado ad aprire.”

Lei diventa paonazza a forza di trattenere il respiro, tu lasci la stanza con un sorriso e la perenne sensazione che stia crescendo troppo velocemente. Sei quasi alla porta quando la senti urlare:

“Non fare nulla di stupido Lindsay Miller, non farmi vergognare di te.”

Alzi gli occhi al cielo e apri la porta, l’accecante sorriso di Summer ti riscalda subito il cuore.

“Ciao.”

“Ciao a te.”

“Dove trovo la signorina Miller? Quella più giovane dico.”

“In camera mia.” Mentre le indichi dove trovare camera tua, ti rendi conto che sia strano lei chieda di vedere tua figlia. Autumn ti prende la mano e ti sorride timidamente e tu sei incantata da questa bambina che sembra scesa da una nuvola: indossa un vestitino bianco ed è la prima volta che la vedi con i capelli sciolti e non con le solite codine (Regina impazzirà di gioia), ma non è quello che ti colpisce davvero, è l’amore che leggi negli occhi di questa minuscola bambina che ti fa mancare il fiato, la felicità e l’emozione che illuminano il sul suo volto.

Hanno solo cinque anni eppure sembra siano davvero innamorate.

Non sai bene come passare il tempo con Autumn, è talmente diversa da tua figlia che non hai idea di come relazionartici. Le chiedi la prima cosa che ti passa per la testa, ossia come stia Rocco, lei ti risponde con un sorriso e parlandoti un pochino di lui; le chiedi come vada all’asilo e se le piaccia vivere qui e poi hai finito gli argomenti. Per tuo grande sollievo tua figlia e Summer arrivano in tuo soccorso e Regina non ha più un occhio nero. Guardi la tua ex compagna di liceo che alza una pochette strapiena e sorride.

“Ho dovuto imparare a coprire i postumi di una sbornia, questo in confronto è stato un gioco da ragazzi.”

Regina si avvicina timidamente a Autumn, le prende una mano e ne bacia il dorso.

“Sei davvero bellissima Principessa.”

Il campanello suona ancora, guardi tutti i presenti chiedendoti chi possa essere, vai ad aprire e scoppi a ridere in faccia a tuo fratello vestito da autista. Lui ti ignora e fa un inchino verso sua nipote e il suo appuntamento.

“La vostra vettura è qui, signorine. Ah, signorina Davi, questi sono per…” Fa apparire un mazzo di fiori da dietro la schiena, tua figlia gli corre incontro e glielo strappa di mano, va verso Autumn e glielo porge:

“Questo è per te.”

Sono tutte e due tanto rosse e carine che potresti mangiarle. No, non potresti, con tutta la fatica che hai fatto per farla, non mangeresti Regina per nessuna ragione al mondo.

Mentre quelle due sono perse nel loro universo incantato, Martin si avvicina a te e Summer e sorride come se sapesse cosa sta succedendo tra voi. Mentre tu lo studi, cercando di capire cosa gli passi per la testa, i due fanno due chiacchiere finché tua figlia non richiama tuo fratello all’ordine, a quel punto si cala ancora nel suo ruolo di autista.

“Dunque, inizieremo con una tappa al minigolf.”

Entrambe le bambine squittiscono di gioia e tu e Summer vi guardate ammirate.

“Proseguiremo poi con la cena a lume di candela. Mi sono permesso di riservare per voi un tavolo per due al MacDonald’s che vi piace tanto con vista sul parco signorina Miller.”

Regina ridacchia e saltella.

“Seguirà il cinema nel quale proiettano l’ultimissimo film Disney.”

Le bambine dicono qualcosa in coro e non capisci il titolo del film, dovrai andare a controllare per prepararti alla prossima cosa con la quale si fisserà e che sconvolgerà i tuoi prossimi giorni.

“Dopo di che, se le signorine non sono troppo affaticate, faremo due salti in sala giochi, un giro romantico sulla carrozza Miller e poi a casa.”

Regina annuisce soddisfatta. “Sono felice di vedere che ci sia almeno una persona in grado di trattare con le donne in questa famiglia.”

Alzi gli occhi al cielo, Summer ridacchia e ti accarezza una spalla, a tuo fratello non sfugge il gesto e ti guarda tutto contento.

Tu eviti qualsiasi suo commento andando a prendere il portafoglio.

“Martin quanto ti…”

Scuote la testa “Nulla. Mamma e papà si sono così emozionati per questa cosa che sono stati fin troppo generosi.” Si impettisce ancora. “La carrozza Miller è stata dotata di due seggiolini di sicurezza per l’occasione, per le 9 circa saremo a casa, nella speranza che per voi sia un orario consono.”

“Assolutamente si.” Lo sputi praticamente fuori perché hai passato una settimana d’inferno e avere qualche ora di riposo senza tua figlia sembra un sogno. Summer non risponde, annuisce e guarda Autumn con uno strano sorriso.

“Comunque sia, ti mando un sms prima di iniziare il tour romantico in macchina. Da quel momento hai più o meno mezz’ora.” Ti fa l’occhiolino e tu vorresti strangolarlo. Ti senti avvampare, ma poi noti che anche Summer è arrossita e ti senti improvvisamente più calma. Tutte le cellule del tuo corpo si stanno agitando, ma in modo positivo.

“Andiamo zio Martin!!!”

Tu e Summer vi chinate e le bambine baciano ciascuna di voi sulla guancia, tuo fratello cede loro il passo e si chiude la porta alle spalle toccando la punta del cappello da autista per salutarvi.

Sei certa che nessun 19enne rinuncerebbe a un sabato sera con gli amici o con una ragazza per viziare così la sua nipotina.

Sei molto, molto fortunata.

Rimanete in silenzio a lungo, poi ripensi a tutto quello che è successo in questi ultimi mesi, a come tua figlia si sia dichiarata a Autumn praticamente il primo istante in cui l’ha vista, di come le è stata vicina e abbia lottato per riaverla e decidi che ha ragione lei, che devi sforzarti e provare anche tu ad essere sincera, devi cercare di non aver paura. Ti giri verso la tua ex compagna di liceo:

“Sum io…”

Ti bacia e ti spinge contro il divano, sbattete contro quella dannata macchinina e rovinate sgraziatamente tra i cuscini e la biancheria appena piegata.

“Ti sei fatta male Lin?”

Ridacchi e ti fa male ovunque, ma Summer è sdraiata sopra di te e chissenefrega di tutto il resto.

Chi è in grado di sentire il resto?

“No, no.”

Riprende a baciarti subito, con urgenza e bisogno. Non sai cosa pensare, non sai come reagire, vorresti lasciarti andare ma non sai cosa stia succedendo e l’idea che le vostre bambine siano al loro primo appuntamento, e che le cose potrebbero essere molto complicate, ti sta confondendo ancora di più.

Lei scende a baciarti sul collo e tra un bacio e l’altro riesce a sussurrare le parole. “Avevo una cotta colossale per te al liceo.”

È come se il tempo si fermasse, come se il mondo sotto di te crollasse.

Una lunga e dolorosa sequela di ricordi del liceo invade la tua mente: la cotta per Summer; la finta relazione con Andy; il sesso con Andy per dimostrare a te stessa di non essere gay, di non essere innamorata di Summer; la mattina che hai scoperto di essere incinta e Britney che ti stringeva tra le braccia; il terrore di dirlo ai tuoi genitori; la realizzazione di non voler abortire di voler tenere la bambina; il momento in cui non hai più potuto nasconderlo e tutta la scuola è venuta a saperlo; il dolore quando Summer ha iniziato a cambiare strada quando si accorgeva della tua presenza nel corridoio.

Non era disprezzo, non era disprezzo.

Summer stava provando il tuo stesso dolore.

Scoppi a piangere e a ridere nello stesso momento, la tua ex compagna di liceo smette di baciarti il collo e riprende a guardarti negli occhi.

“Lin…Lin sta bene?”

“Sono innamorata di te, Sum. Credo di esserlo sempre stata.”

Se tu avessi avuto il coraggio di tua figlia non avresti dovuto attraversare tanto dolore, ma se tu avessi avuto quel coraggio, Regina non sarebbe nata.

Rivivresti tutto da zero, anche senza la certezza che Summer sarebbe rientrata nella tua vita.

Non ti risponde, non ce n’è bisogno, ti bacia ed è più che sufficiente. Fate l’amore sul divano, vi spostate sul tuo letto e tramuti in realtà tutti i sogni che hai fatto da adolescente, da sola nella tua stanzetta.

Fedele alla sua parola, tuo fratello ti avverte quando stanno per tornare a casa. Vi rivestite controvoglia, continuate a baciarvi e toccarvi ma sai che non cederai davvero al bisogno di continuare a stare con lei, la situazione è complicata e dovete stare attente e andarci molto piano.

Tua figlia apre la porta quando voi siete sedute sul divano a guardare la tv, o fingere di farlo.

Non urla, non sbatte la porta, non ti insulta.

Lei e Autumn rimangono sulla porta e fanno ciao-ciao con la manina a tuo fratello, entrano in casa e hanno stampato sul volto lo stesso sorriso sognante.

Summer si alza e va verso sua sorella.

“Come è andata la serata?”

“Che domande Summer Davis, è stata perfetta.”

Autumn sorride alla sua fidanzata e annuisce felice, il suo sorriso viene interrotto solo da un enorme sbadiglio.

“Beh, direi che sia ora di tornare a casa, signorina.”

Tua figlia sbuffa, e ti saresti stupita se non l’avesse fatto, ma poi sbadiglia anche lei, ridacchi e lei ti fa la linguaccia, prende la mano di Autumn e la conduce alla porta, tu e Summer le seguite di qualche passo e le guardate uscire e avvicinarsi alla macchina, Regina prende le mani alla sua principessa e la guarda con occhi adoranti.

“Buona notte Principessa. Ho passato una serata da sogno.” La bacia sulla guancia e Autumn non la lascia andare via, la abbraccia forte e dice qualcosa che non puoi sentire.

Summer avvicina il volto al tuo e ti sussurra all’orecchio: “Buonanotte Principessa. Ho passato una serata da sogno.” Ti bacia sulla guancia e va verso le bambine, non ti vergogni ad ammettere che quel sussurro e quel bacio appena accennato contro la tua guancia ti hanno fatto esplodere ancora una volta di desiderio.

Le vostre due ospiti salgono in macchina e tua figlia viene verso di te con un enorme sorriso, odi doverlo ammettere, ma a quanto pare tua figlia, a differenza di te, ci sa davvero fare con le donne.

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Capitolo 13
*** ch13 - A mali estremi... ***


ch.13 – A mali estremi…
 
Essere di nuovo la fidanzata di Regina è una delle cose più belle mi sono mai capitate.

La mia fidanzata è sempre più gentile con me, mi fa un sacco di regali e disegni, mi fa ridere e controlla che nell’armadio non ci siano mostri, si mette una pentola in testa per farlo e ruba un mestolo a sua madre, che non è mai felice quando succede.

Ho l’impressione che anche Lindsay abbia paura dei mostri perché ultimamente quando io rimango a dormire con la mia fidanzata, Summer rimane sempre per controllare che non ci siano mostri nel suo armadio.

Oggi è venerdì quindi è giorno di pigiama parry, il giorno in cui io rimango a dormire da Regina o Regina viene a dormire casa mia. Non mi piace tanto questa seconda possibilità perché casa mia è ancora troppo grande e non ci sto bene come a casa di Regina, che il venerdì profuma sempre di biscotti perché Lindsay compra l’impasto per farli e poi li cuociamo insieme.

Summer ci ha regalato due grembiuli per cucinare uguali, rosa con due enormi cuori sopra, la mia fidanzata si è lamentata perché non le piace il rosa, ma poi sua madre ha cucito una A dentro il suo cuore, ossia l’iniziale del mio nome, e una R nel cuore del mio grembiule, a quel punto la mia fidanzata ha smesso di lamentarsi.


Ora Lindsay sta infornando l’ultima teglia ed io e Regina stiamo facendo figure con l’impasto rimasto e sono molto felice perché gli ultimi biscotti li abbiamo fatti a forma di cuore.

I cuori si fanno quando si ama qualcuno e Regina me ne fa sempre tanti, scrive i nostri nomi dentro un cuore grandissimo e poi li circonda di cuori più piccoli. Certa gente dice che siamo troppo piccole e che non possiamo amarci, ma io sono sicura di amare Regina.

Il campanello squilla, la mia fidanzata salta giù dal suo sgabello e va ad aprire, quando dice: “Summer Davis!” come se le dispiace che è qui, sono sicura che voglia bene anche a lei.

Mia sorella viene in cucina, mi da un bacio sui capelli e bacia Lindsay sulla guancia.

“Buon pomeriggio Principesse.”

Ha una busta piena di film e farà portare una pizza più tardi, ormai lo facciamo tutti i venerdì e mi piace tanto perché è come se io e Regina abbiamo sempre un appuntamento così.

“Principessa scegliamo un film.”

“Noooo. Signorina prima di toccare qualsiasi cosa tu vai dritta in bagno a lavarti la mani.”

La mia fidanzata alza gli occhi al cielo, Summer mi aiuta a scendere dallo sgabello così posso obbedire a Lindsay e lavarmi le mani. Regina mi raggiunge subito dopo e ci laviamo insieme le mani, poi però si accorge di dover fare pipì e mi manda via dal bagno. Dice che, anche se andiamo a letto insieme, non la devo vedere così.

Non ho ancora capito cosa vuole dire.

Vado fino alla cucina perché ho tanta voglia di abbracciare Summer, mi fermo sotto l’arco però perché sta succedendo una cosa carina: Lindsay sta sporcando il naso di mia sorella con l’impasto per biscotti, mia sorella si finge offesa, la abbraccia e poi succede una cosa strana, si baciano sulle labbra.

Proprio come fanno dei film, non come ogni tanto facciamo io e Regina, si baciano molto di più.

“PRINCIPEEEESSAAAAAAAA.” La mia fidanzata mi chiama, mia sorella e Lindsay si staccando con uno sbuffo e quando mi vedono hanno un’espressione spaventata, come se avessero visto tanti, tantissimi fantasmi.

“Merda.”

“Tums, tesoro non è…noi non….”

Sembrano spaventate e non capisco il perché. Io lo sapevo che si piacciono: quando non parli molto vedi cose che gli altri non vedono, come questa cosa.

Solo non sapevo si dessero i baci di nascosto, perché lo fanno di nascosto?

Regina arriva di corsa e mi abbraccia da dietro e ho ora lo so, so perché si nascondono.

“Principessa mentre facevo pipì ho avuto un’idea. Mi aiuti?”

Annuisco. “Devo prima fare una cosa.”

Sembra offesa, ma poi la bacio sulla guancia e fa spallucce tutta contenta.

“Ti aspetto in camera mia.”

Quando siamo sole, mia sorella e Lindsay sembrano ancora più spaventate, vado verso di loro, accarezzo la gamba di Summer per farle capire che va tutto bene, prendo la mano della mamma di Regina e la porto fino alla sua stanza con il lettone grande, lei mi segue ma sembra come sempre a disagio con me, come se non sapesse cosa dirmi.

Le indico il letto e lei si siede, continuando a spingere su gli occhiali che le scivolano sul naso, mentre io chiudo la porta.

“Autumn noi…io….cioè…”

“Ti piace mia sorella?”

Sospira: “Si.”

“Tanto?”

Sospira più lentamente e sorride: “Si.”

“Come a me piace Regina?”

Ride, ma sembra ancora nervosa: “Si, credo di si.”

Sorrido per farle capire che per me va bene, perché ho capito che ci sono volte in cui è più facile far capire le cose se sorridi e non se lo dici con le parole.

“Per te va bene?”

Annuisco. “Summer è felice quando è con te, lo vedo.”

Sospira sollevata “Vorrei fosse così semplice anche con Regina. Non sarà semplice dirglil…”

“Sei diventata pazza?”

Mi guarda come se avessi detto qualcosa di strano ma davvero, è pazza? Vuole dirlo a sua figlia? Regina non la prenderà sicuramente bene per nulla!!!!

“Ma noi…dobbiamo….”

Scuoto la testa. “Non così.”

“Farà un casino, non è vero?”

Mi arrampico sul letto e ci metto un po’ perché in questa casa i mobili sono tanto alti, anche a casa mia in realtà, ma Summer ha messo delle bedane qua e la per aiutarmi a salire quando non riesco da sola.

Mi siedo vicino a lei e lei sospira ancora e poggia la testa sulla mia, deve piegarsi un bel po’ per farlo ma mi piace lo stia facendo perché sento come se stiamo diventando amiche. Lei conosce molto bene Regina, quasi quanto me, quindi ci capiamo io e lei.

Batto il dito sul mento come ho sempre visto fare alla mia fidanzata quando deve decidere qualcosa, a lei vengono sempre idee geniali quando lo fa, magari viene in mente qualcosa anche a me.

“Lindsay?”

“Si tesoro?”

“Vuoi davvero stare con Sum?”

“Si Autumn. Da molto, moltissimo tempo.” Mi guarda ed io mi giro a guardare i suoi occhi che sono molto dolci, hanno la stessa dolcezza di quelli della mia amata. “Sai qual è la cosa più assurda?”

Scuoto la testa perché non lo so.

“È stato merito di quella specie di demonietto se ho trovato il coraggio di dire a tua sorella che mi piace.”

Oh. Ho trovato il modo giusto per dirlo alla mia fidanzata.

Scivolo giù dal letto e corro verso la porta.

“Autumn?”

“So cosa fare. Fidati di me.”

“Oh, sono certa tu sia l’unica in grado di far ragionare quella bambina.” Sorrido e lei sorride con me. “Sei davvero un angelo mandato in mio soccorso.”

Gli adulti dicono un sacco di cose strane come questa ed io non le capisco mai.

Saltello fino alla stanza della mia fidanzata, lei sta pulendo la sua adorata macchina con uno straccio, si gira verso di me e sorride tutta contenta.

“Pensavo che oggi possiamo giocare al drive in! Guardiamo il film dalla macchina, ci facciamo portare i pop corn da Lindsay Miller e ti abbraccio per tutto il tempo, che ne dici?”

Ok, qui viene la parte difficile, spero di essere convincente. L’idea del drive in mi piace tantissimo, come tutte le idee che vengono dalla sua bellissima testa, ma devo fare finta di essere troppo triste per apprezzarla.

Mi siedo sul pavimento, accanto a Wind, Vice e Rocco che sono seduti uno accanto all’altro, prendo il mio leoncino e ci gioco.

“Principessa che è successo? Perché sei triste?”

Si siede vicino a me e mi sento in colpa, ma è per il suo bene.

Per il bene di tutti.

“Ho sentito Sum parlare.”

“E…?”

“Venerdì prossimo non possiamo venire a giocare qui, perché viene Rosy da noi.”

“Rosy la spilungona poco sveglia? Ew, è peggio di Zoya.”

Mordo le labbra per non sorridere, devo fare finta di essere triste.

“Dobbiamo farle lasciare di nuovo, così puoi venire qui.”

Scrollo le spalle: “Potrebbe non funzionare questa volta e Summer potrebbe trovare una difficile da mandare via.”

Batte il dito contro il mento e fissa il soffitto, spero solo che le venga l’idea giusta.

“Dobbiamo fare in modo che non trovi nessun’altra. Possiamo fare una pozione?”

Faccio una smorfia perché non siamo capaci di fare una pozione e potrebbe essere pericoloso.

Si illumina tutta.

“Possiamo chiamare di nuovo la fatina dei denti.”

Mi nascondo il naso con la mano perché l’idea di romperlo non mi piace, lei sospira e si lascia cadere contro il letto alle nostre spalle, io faccio lo stesso.

“Se solo le piacesse una come Lindsay Miller.”

Ah. Lo sapevo che la mia fidanzata è una sveglia.

“Credi che a Lindsay piace Summer?” È brutto dirle le bugie così. Non mi piace.

“È una ragazza no? Le piace certamente.”

“Non possiamo aiutarle in qualche modo?”

Pensa ancora ed io guardo i suoi occhi che brillano in modo sbriluccicantissimo quando sta pensando a qualcosa, è tanto bella, come una supereroina.

“Posso chiedere allo zio Martin. Anche se….quando tu….” Mi indica e il suo volto diventa triste, la bacio sulla guancia perché so che sta pensando a quando non era più la mia ragazza.

“Dice che alle donne piace essere corteggiate e le cose come gli appuntamenti. Possiamo organizzarne uno per loro fingendo abbia deciso tutto Lindsay Miller.”


Batte le mani felice e a me piace ancora di più perché ha avuto un’idea molto bella. Mi sento ancora in colpa, ma è per una cosa buona.

Stiamo facendo una cosa buona.

Smette di battere le mani e mi guarda con aria triste.

“Ma se loro si sposano, non possiamo sposarci noi. Perché diventiamo tipo una famiglia.”

A questo non avevo pensato e ora sono triste davvero perché io voglio sposare Regina.

“Sei sicura?”

Alza entrambe le spalle: “Non lo so.”

Ciondolo la testa e le prendo la mano. “Io voglio sposarti.”

“Anche io voglio sposarti Principessa.”

Rimaniamo a guardare la macchina e lo straccio che stava usando per pulirla, che è la sua maglietta con i gatti.

“E se ci sposiamo prima noi?” Non so bene perché l’ho detto, si gira molto lentamente verso di me, mi butta le braccia al collo e mi bacia su tutta la faccia.

“Lo sapevo io che sei la donna più bella e intelligente di tutte.” Si alza in piedi e cammina per tutta la stanza. “Dobbiamo trovare qualcuno che ci sposi anche se siamo bambine. Qualcuno che non pensa siamo troppo piccole. Devo chiedere allo zio Martin, lui sa sempre tutto.”

Pende il wakkie tokkie e preme il tasto grosso:

“Pulcino ad Aquila, Pulcino ad Aquila, passo.”

Aspettiamo un po’ e poi c’è la risposta “Aquila presente, ciao Pulcino, ciao fidanzata del pulcino. Passo.”

“Come fai a sapere che Autumn è qui? Passo.”

“Non è sempre con te?”

“Ah, sta zitto zio!!!! Devo chiederti una cosa, passo.”

“Dimmi pure, passo.”

“Ci si può sposare a cinque anni?” Mi sorride e poi preme il tasto con troppa forza “Passo.”

Zio Martin ride così tanto che non riesce a parlare, Regina gonfia tutta la faccia, quindi si è offesa.

“Zio Martin!!!! Smettila!!!! Smettila”

“Piccola Erre, non credo ci sia qualcuno disposto a sposarvi a cinque anni.”

Diventiamo tristi tutte e due, io soprattutto perché so che Summer e Lindsay si amano già e noi non possiamo fare nulla per fermarle.

“Però potete sposarvi comunque. Passo.”

“Come?”

“Vi basta dirvi che vi amate e che volete stare insieme per sempre, davanti a due testimoni e che qualcuno vi dichiari mar…coff…moglie e moglie.”

La mia ragazza si gira verso di me. “Abbiamo due testimoni?”

Prendo Rocco e Vice e glieli porto.

“Abbiamo due testimoni zio Martin. Tu ci dichiareresti moglie e moglie?” Si agita tutta e poi preme ancora il pulsante “Passo.”

“Si, certo. Vi ci vorrebbero anche due anelli però. Passo.”

Questa cosa del matrimonio è proprio difficile.

Regina si guarda attorno in cerca di un’idea ed io sorrido perché non mi importa più sposarla o meno, mi basta che lei stia sempre con me.

Si illumina tutta e so che ha trovato una soluzione al problema. Apre il suo zaino di scuola e prende il suo astuccio dei pennarelli, quello che non usa mai, lo apre e mi dice di scegliere un colore, poi scuote la testa e toglie fuori il nero.

 Non capisco subito ma poi si: ci siamo conosciute perché a me è caduto il pastello nero.

“Ci siamo zio Martin. Passo.”

“Bene allora.” Zio Martin tossisce e fa la voce seria che faceva durante il nostro appuntamento: “Siamo oggi qui riuniti per unire in matrimonio Regina Grace Miller e la sua amata e bellissima fidanzata Autumn….Autumn?”

Regina alza gli occhi al cielo “Autumn Lucy Davis!!!! Zio Martin non sai proprio nulla!!! Passo.”

“Scusa, scusa, pulcino. Ok, siamo qui riuniti per unire in matrimonio Regina Grace Miller e la sua amata e bellissima Autumn Lucy Davis. Avete qualcosa da dirvi?”

La mia fidanzata mi prende la mano e mi guarda negli occhi. “Ti amo tanto Autumn e ti amerò sempre-sempre. Non voglio stare un solo minuto lontana da te.”

“Ti amo tanto- tanto anche io Regina. Non mi allontanerò un solo minuto da te e nessuno mi fa ridere come fai tu.” Si avvicina a me ed io mi sento tutta calda perché credo mi voglia dare un bacio sulle labbra.

“Allora?”

“Martin Miller. Hai interrotto un bel momento.” Batte il piede a terra. “Passo.”

Lui ridacchia. “Scusa pulcino, scusa. Pensavo fosse caduta la linea. Ok allora, vuoi tu Regina Grace Miller prendere in sposa Autumn Lucy Davis e amarla finché morte non vi separi?”

“Certo che si zio Martin, che domanda sciocca.”

“Bastava un si, pulcino. Ora mettile l’anello.”

Regina stappa il pennarello con i denti e mi guarda la mano, sputa il tappo sul pavimento con l’aria confusa “In che dito zio Martin?”

Lui ride ancora. “Anulare sinistro Pulcino, quello vicino al mignolo.”

Faccio finta di scrivere, così so quale è la mano destra e le do l’altra mano, perché se non la uso per scrivere, è la mano sinistra. Lei tocca il mignolo con un dito e poi disegna un cerchio alla base del mio anunale. Ci disegna anche un cuore sopra e trovo sia molto carino.

“Fatto zio Martin, passo.”

“Bene. Vuoi tu Autumn Lucy Davis, prendere in sposa Regina Grace Davis e amarla finché morte non vi separi o lei ti faccia impazzire?”

“Martin Miller!”

Afferro la mano con il wakkie tokkie e premo il tasto “Si, lo voglio.” Prendo il pennarello, lei guarda dove porta l’orologio dei puffi, poggia il wakkie tokkie e mi da la mano sinistra. Disegno un anello sul suo anunale e ci disegno anche io un cuore.

“Fatto zio Martin. Passo.”

“Bene allora. Suppongo i testimoni abbiano visto tutto e che nessuno abbia nulla da obiettare. Quindi, con il potere conferitomi dal regno degli unicorni, vi dichiaro moglie e moglie. Puoi baciare la sposa ora pulcino.”

Regina lascia cadere il wakkie tokkie, mi prende il volto tra le mani e poggia le labbra contro le mie.

Anche se non è più la prima volta, mi sento sempre come se avessi mangiato tutti i dolci del mondo, come se fossi sotto le coperte mentre fuori fa freddo, come se volassi e come se non avessi più bisogno di nulla.

Ci abbracciamo per tanto tempo.

“Signore pulcino siete ancora li? Passo.”

Regina alza gli occhi al cielo, afferra il wakkie tokkie e preme il pulsante. “Si zio. Passo. No no no, non passo. Grazie zio Martin.”

“Grazie zio Martin.”

“Passo.”

“È stato un vero piacere signore. Tua madre mi ucciderà di sicuro. Ora andate a giocare e fate le brave. Passo.”

Regina si siede sul pavimento e i suoi occhi brillano di gioia. “Bene, ora dobbiamo pensare a un piano.”

Sono sposata con la bambina più intelligente del mondo.

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Capitolo 14
*** ch14 - Ascoltami ***


ch.14 – “Ascoltami”
 
 
Non capisci subito cosa non vada, lo capisci solo quando, entrando in casa, non sbatti contro la maledettissima macchina di tua figlia, o non vieni investita senza pietà, o non vieni insultata crudelmente.

La casa è pulita, in ordine e silenziosa.

Esci e rientri per essere sicura sia la tua, il cognome scritto sul campanello è Miller quindi si, dovrebbe essere la tua.

“Regina? Martin?” Era abbastanza strano che tuo fratello minore si fosse offerto di fare da baby sitter al tuo demonietto mentre tu lavoravi, ma questo? Questo è da apocalisse, da fine del mondo imminente.

Pesti qualcosa e sei sollevata che non proprio tutto sia così fuori posto, o in ordine, ma poi vedi cos’è e si, è strano perché è un cioccolatino dei tuoi preferiti e non è mai successo sopravvivessero alle grinfie di tua figlia. Guardi più avanti e ne trovi un altro, li raccogli e li infili nella borsetta zaino che usi per andare al lavoro, vorresti le tue azioni fossero spinte dall’amore per la pulizia e l’ordine, ma no, lo fai solo perché non vuoi tua figlia li trovi prima di te.

In realtà sai perfettamente che li condividerai con lei, non puoi non condividerli con lei.

La strada di cioccolata è tristemente corta e ti conduce fino al tavolino del salotto, dove è stato sistemato un registratore usb con la scritta: “Ascoltami”.

La scritta è tutta storta e imprecisa quindi supponi l’abbia scritto il tuo demonietto di suo pugno, asciughi una lacrima di orgoglio e nostalgia e obbedisci.

“Lindsay Miller, sei in ritardo non è vero?”

Fine della poesia.

Ridacchi e alzi gli occhi al cielo, però controlli l’ora e si, sei in ritardo.

“Sei incorreggibile Lindsay Miller.”

“Regina, sii gentile con Lindsay.” Questa è la voce di Autumn e ancora ti sembra strano sentirla parlare. La sua voce è rimasta debole e dolce come quella di un gattino appena nato, anche se parla ormai da qualche mese.

“Dunque Lindsay Miller, sapendo che avresti fatto tardi, ho detto a Summer un orario sbagliato, così potrai fare la doccia e renderti presentabile. Non mettere nulla che ti faccia sembrare vecchia. Metti le lenti a contatt…”

Non hai idea di cosa ti stia dicendo tua figlia.

“Spiegale per benino le cose, non credo che ti stia tanto capendo.”

“Dici, Principessa?”

“Si, amore.”

“Hai ragione, Lindsay Miller non è una molto sveglia.”

“Grazie mille eh. Figlia ingrata.”

“Allora Lindsay Miller, ascoltami bene. Io e il mio stupendo amore qui abbiamo deciso che tu e Summer sareste una coppia perfetta: tu sei tarda, lei è sveglia; tu sei sempre in ritardo, lei in anticipo; tu piangi sempre, lei ride sempre; tu sei vecchia, lei è giovane...”

“Regina.”

Tua figlia ridacchia e tu scuoti la testa ma ridi con lei.

Ora finalmente capisci il geniale piano di Autumn: far credere a Regina che fosse tutto una sua idea. Era l’unico modo per non farle fare casino.

Quella bambina dagli occhi enormi è molto più astuta di quel che sembra.

“Ok, ok. Autumn è convinta che tu possa avere qualche possibilità di conquistare Summer, che tu le possa interessare, io so per certo che Summer è una ragazza abbastanza carina, sicuramente più di Zoya, quindi ti interessa sicuro. Quindi vi abbiamo organizzato un appuntamento.”

“Con l’aiuto di zio Martin.”

“Si ma abbiamo fatto più noi. Sono stata io a non mangiare i cioccolati, io a scrivere il biglietto e sono stata io a rubare la carta di credito al nonno.”

“TU COSA RAGAZZINA?”

“Ops, forse questo non lo dovevo dire. Lindsay Miller si arrabbierà molto. Possiamo cancellare? Lo sai fare Principessa? Va beh, pazienza. Lindsay Miller, secondo i miei calcoli, mentre ascolti questo meraviglioso messaggio sono le 5 e 27, ho…”

“Abbiamo.”

“Abbiamo prenotato un tavolo per due da chez Benjamin, con vista sul parco e candela sul tavolo per le 7. La vista non è bella come quella del macdonald’s ma pazienza. Summer verrà a prendere la mia Principessa a casa alle 6 e 30, tu dovresti aver finito di farti bella per quell’ora Lindsay Miller! Metti le lenti a contatto eh!! Le devo dire altro Principessa?”

“Si che noi siamo…”

“Ah si, lo zio Martin ci ha preparato un campeggio nel cortile, perché è la nostra lun…”

“Sssssh, Regina è un segreto.”

“Perché Autumn non ha mai fatto campeggio, quindi rimaniamo tutta la notte a casa dei nonni. Domattina però vogliamo fare colazione dalla signora Ella, quindi venite a prenderci alle 9. Hai capito tutto Lindsay Miller? Metti il vestito verde, quello che mi piace tanto e ti fa tanto bella.”

“Lindsay è sempre tanto bella.”

“Più di me?”

“Nessuno è più bello di te Regina.”

Scuoti la testa e sorridi, sono davvero tenere.

“Lindsay Miller, sei ancora seduta? Vai subito a farti la doccia.”

Scatti in piedi e poi sbuffi, guardi l’ora e sono appena le 5 e 15, hai tutto il tempo.

“Cerca di non fare nulla di stupido Lindsay Miller. Non farmi vergognare di te!”

“Non sono così….ok si lo sono.”

“Sono certa tua mamma è perfettamente in grado di fare una bellissima figura.”

“Certo, è mia mamma. È una tosta.”

Forse sei stata troppo cattiva a pensare che tua figlia non avrebbe accettato il tuo rapporto con Summer, tutto sommato vuole la tua felicità.

Vai verso il bagno con il sorriso sulle labbra e chiedendoti cosa penserà la tua ex compagna di liceo di tutto questo.

“Ti voglio bene mamma. Sei la migliore mamma dell’universo intero e non ti cambierei per niente al mondo.”

Ti fermi e ti si riempiono gli occhi di lacrime, credevi che il messaggio fosse finito e sei colta completamente alla sprovvista. “Ti voglio bene anche io, amore mio. Non ti cambierei per niente al mondo.”

Asciughi le lacrime, fai la doccia e ti prepari, alle 18 e 20 campanello suona. Sei agitata come un’adolescente e inciampi sui tuoi stessi piedi mentre vai ad accogliere Summer.

“Ciao.”

“Ciao.”  Ti fai da parte e la fai entrare in casa.

“Sei bellissima, vai da qualche parte?”

Ridi. “Andiamo, vorrai dire.” Smetti di ridere perché lei è rimasta seria, scuote la testa e alza entrambe le spalle.

Oh merda.

Hai dato per scontato che Summer sapesse dell’appuntamento, anche perché è davvero bella stasera, ma per te sarebbe bella anche se indossasse un sacco della spazzatura, quindi non è un vero indizio il suo aspetto fisico ai tuoi occhi.

Non sai come spiegarle l’accaduto perciò la trascini fino al divano e fai partire il messaggio.

Quando finisce, lei si butta contro lo schienale. “Autumn mi ha chiamato chiedendomi di venire a prenderla perché ha litigato con Regina.”

“Non ne sapevi nulla.”

“Nulla.” Si rimette a sedere dritta “Quindi suppongo che mia sorella abbia escogitato questo modo per dirlo a Regina. Farle credere sia una sua idea.”

“Farle credere sia una sua idea, si.

“E per te va bene?”

Ti giri maggiormente verso di lei per capire cosa ti stia chiedendo. “Cosa?”

“Che tua figlia venga a sapere di noi due.”

“Perché non….” Se fino a quattro minuti fa non avevi dubbi, ora sei piena.

Forse Summer non vuole stare con te.

Forse sta solo scaldando il suo letto.

Forse sta solo vendicando l’adolescente innamorata che era.

Forse vuole solo una storiella senza le bambine e vai bene tu come chiunque altra.

Non ne avete mai parlato e mentre tu le hai detto che sei innamorata di lei, lei non ha mai risposto.

Ti senti una perfetta idiota, una ragazzina che vive nel regno delle fate, tua figlia è molto più consapevole del mondo reale di te.

“Perché non dovrei volere?”

“Perché non…non ne abbiamo mai parlato, non abbiamo mai definito…” Allarga le mani e poi le poggia sul grembo e intreccia le dita.

Ha ragione, quando parlate, parlate di tutt’altro, non della vostra specie di relazione. Da quella prima volta vi siete sentite tutti i giorni per telefono, raccontandovi le vostre giornate mentre le vostre bambine erano a letto, i fine settimana li avete sempre passati assieme e ancora, quando le bambine erano addormentate, avete fatto l’amore silenziosamente e dolcemente, ma non avete mai definito nulla.

Potrebbe essere uno sfogo ormonale così come l’inizio di una storia.

“Tua sorella lo sa.”

“È…è diverso. Con mia sorella è diverso.”

“Perché?”

“Perché non è mia figlia.” Ha lo sguardo freddo e non sai perché, non sai nemmeno perché stia specificando una cosa del genere, sta facendo lei da madre ad Autumn, non vedi dunque dove stia la differenza.

Abbassi la testa e ti senti di nuovo la ragazzina con il pancione che camminava da sola per i corridoi della scuola, sotto gli sguardi accusatori di tutti. Ma non sei più quella ragazzina e il tuo pancione è diventato una bambina stupenda, di cui vai fiera e cui Summer vuole bene. Una bambina che non ti ha insegnato solo a trattenere la pipì e mangiare porzioni molto grandi, ti ha insegnato che non ti devi vergognare di nulla e che sei ti piace una persona devi dirglielo.

O devi ricordarglielo.

“Io non stavo scherzando Summer, io sono innamorata di te. Probabilmente lo sono sempre stata e voglio provare seriamente a stare insieme a te, voglio vedere dove va. Io sono più che disposta ad accettare Autumn, tua sorella a cui stai facendo da tutrice, nella mia vita, ma se tu non vuoi accettare mia figlia io…”

“Oh, grazie a Dio.” Scoppia a ridere “Stavo per dire grazie alla fatina dei denti.” Ti prende la mano e ti sorride con il suo sorriso più bello. “Sono innamorata di te Lindsay da quando avevo 14 anni e ti ho vista per la prima volta davanti al tuo armadietto.”

Arrossisci come una perfetta imbecille.

“Se a 16 anni e con il pancione tu mi avessi chiesto di uscire con te, io avrei risposto di si.”

Sorridi e posi la fronte contro la tua, ma non la interrompi, vuoi ascoltare cos’altro da dire.

“Ammetto che ora, conoscendo tua figlia, è molto più spaventoso però.”

Scoppia a ridere tu ti fingi offesa e la colpisci su una spalla, lei ti prende il volto tra le mani e ti bacia sulle labbra. “Voglio vedere anche io dove va questa relazione, ma sono sicura sia un luogo stupendo.”

Annuisci e la baci ancora, prima che il bacio diventi troppo compromettente, ti alzi e lei fa lo stesso. Stai pensando che sia un peccato che quelle due adorabili pesti non siano con voi stasera, tutto sommato, ti mancheranno.

Ti giri verso Summer e lei ha il telefono all’orecchio. “Chez Benjamin? Si salve, dovrei avere un tavolo prenotato stasera alle 7, non sono sicura a che nome, provi Davis? No, certo che no, Miller? Si perfetto, mi stavo chiedendo se fosse possibile aggiungere due posti, no no, sono due bambine di cinque anni. Si? Grazie mille. Ah la prego, è possibile mettere le bambine vicine? Non credo di poter sopportare mia cognata lamentarsi per tutta la cena. Grazie ancora, si a più tardi.”

Vorresti saltarle addosso per quello che ha appena fatto.

Sei molto, molto felice perché cenerete tutte insieme, ma le bambine dormiranno comunque a casa dei tuoi, la seconda parte della serata non si cambia e sei irremovibile su questo.

“Oddio, ma Regina è mia cognata o la mia figliastra? Cos’è?”

Scoppi a ridere e le prendi la mano. “Fa davvero differenza?”

“No, finché staremo tutte insieme, non fa nessuna differenza.”

Ti bacia sulle labbra e tu sorridi perché ha ragione, finché sarete tutte insieme non avrete bisogno di nient’altro, tanto meno di stupide etichette.


Fine.

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