Other world

di MIV93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - The Void Territories ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - The beginning of the adventure ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Human World ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Enemies or Friends? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - New threats between worlds ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Hueco Mundo ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Conspiracy ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Trouble ahead ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Two worlds, double problems ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Marragas ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - The origins of the hollow masks ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Return to the Void Territories ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - The Foundation Day festival (I) ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - The Foundation Day festival (II) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Logo-Void-Territories
 
 
Nella quiete notturna e nella desolazione di quei territori popolati da case malmesse e ruderi in rovina, quello stridere nell’aria si diffuse quasi amplificato e per un secondo parve che l’aria stessa si stesse spaccando… quindi un grosso portale nero dai bordi seghettati si aprì e il Garganta finalmente prese forma.
Non sembrava troppo stabile: i bordi faticavano a rimanere stabilmente aperti e sembravano sul punto di collassare su loro stessi da un momento all’altro, ma infine il portale si stabilizzò e, con calma, lasciò passare tre figure prima di chiudersi alle loro spalle.
Il primo a farsi avanti fu uno shinigami dal sorriso apparentemente cordiale, da capelli castani disordinati e un paio di occhiali dalla montatura doppia che mitigavano lo sguardo calcolatore e freddo dei suoi occhi. Alla sua sinistra c’era una donna, molto formosa e dagli abiti candidi che lasciavano scoperto il ventre e buona parte della scollatura; un grosso buco le passava da parte a parte l’area immediatamente sotto al petto, ma a lei non pareva dare alcun fastidio mentre si sistemava con gesti da primadonna i lunghi capelli viola, in modo che sulla sua fronte fosse ben evidente una sorta di coroncina in osso bianco. Nella mano destra aveva una lunga catena e, al suo termine, uno shinigami sfinito, in ginocchio e boccheggiante, il fiato tagliato dal grosso collare metallico. I capelli, neri e arruffati, erano madidi di sudore e la sua pelle era bianca come un lenzuolo.

“Finalmente ce l’abbiamo fatta… i Void Territories…” disse lo shinigami con gli occhiali, tirandosi indietro i capelli e togliendosi quelle lenti in realtà del tutto inutili.

La donna annusò l’aria, disgustata: “Ne sei sicuro, Aizeeen-samaa? – chiese, allungando volutamente il nome del suo padrone con fare civettuolo – Qui sento puzza solo di anime e shinigami… non è che siamo finiti nel Rukongai e il nostro animaletto ha sbagliato mira… di nuovo?!”

La voce della donna si fece aspra e lanciò un’occhiataccia allo shinigami che aveva al guinzaglio, ma questo sembrava troppo affannato anche solo per ascoltarla. Aizen si voltò verso di lei e alzò un dito: “La densità del Reishi nell’aria è leggermente diversa… e sento presenze di anime molto diverse tra loro. Questi sono senza dubbio i Void Territories… un mondo quasi più leggendario dell’essenza stessa del Rei-O. Un posto perfetto per mandare avanti le nostre ricerche…”

“Mi sta dicendo, o potente Aizen, che siamo finiti in un mondo di fiaba e leggenda? Forse qui avremo finalmente un soddisfacente lieto fine?” disse la donna con tono volutamente troppo smielato, quasi volesse prendere in giro lo shinigami che l’aveva condotta lì… ma Aizen, pur sorridendole, aumentò in maniera sensibile la sua pressione spirituale e la donna cominciò a boccheggiare.

“Nessuna fiaba e nessun lieto fine… siamo in un mondo tra i mondi, perso nelle pieghe della struttura cosmica. Qui si accumulano, secondo le teorie…”

“EHI, VOI TRE! CHI SIETE? CHE CI FATE QUI!”

Aizen aveva cominciato a spiegare ma due guardie, palesemente due shinigami come lui, avevano sguainato le spade appena li avevano visti e si stavano avvicinando a loro pronti a combattere, forse attirati dal reiatsu appena liberato a scopo intimidatorio.

Pur interrotto, Aizen sorrise ai due nuovi arrivati e mise la mano sull’elsa della spada: “Signori, vi prego di calmarmi, ora vi posso spiegare tutto…”

La donna vide lo shinigami estrarre la spada e quindi un bagliore bianco che le riempì gli occhi. Sentì l’uomo dire il nome “Kyoka Suigetsu” quindi, passati alcuni secondi in cui i suoi occhi avevano smesso di funzionare, accecati dal rilascio della zanpakuto, poté vedere le due guardie, accorse a spade sguainate verso di loro, andare via ridacchiando.

“Illusione perfetta…” mormorò tra sé la donna, quasi con astio.

“Che bravi ragazzi – disse cordiale Aizen, quindi si voltò nuovamente verso la donna – dicevo, mia cara Neri Za, che le teorie degli studiosi nella Soul Society parlavano di un luogo in cui uno sparuto gruppo di anime, umani, shinigami o hollow, sembra sia indifferente, si perdano nel tragitto tra il mondo di appartenenza e il mondo in cui sono costrette a transitare. Una sorta di tasca nel cammino tra Hueco Mundo, Soul Society e Mondo Umano… Una teoria, un mondo nascosto in un angolo buio e inaccessibile dell’universo… I Void Territories… eppure, le straordinarie capacità di Kuroda-kun ci hanno permesso di aprire un Garganta che alla fine riuscisse a penetrare la spessa barriera naturale che divideva questo mondo dagli altri”

Aizen si avvicinò allo shinigami boccheggiante e lo aiutò ad alzarsi, sorridendogli malevolo: “Shinichi Kuroda, un brillante shinigami destinato a grandi cose… ma nel frattempo ci hai condotti qui, in un mondo fuori dai radar della Soul Society…”

Shinichi fissava Aizen quasi terrorizzato, quindi volse lo sguardo a Neri Za che, come lui, sembrava non riuscire a capire fino in fondo le intenzioni di Aizen. Ma d’altronde, come Aizen ben sapeva, nessuno sarebbe mai riuscito a comprendere cosa muovesse le sue macchinazioni.

“Arrancar 69, Neri Za Hadid… tratta bene il nostro amico Shinigami mentre io cerco un posto dove poterci sistemare. Senza la sua capacità di dominare i Garganta con la sua zanpakuto, rimarremmo qui per sempre… e tu non vorrai mica rimanere in questo mondo tutta sola, lontana da Hueco Mundo, vero?”

Aizen disse divertito quelle ultime parole, dando ufficialmente incarico a Neri Za di fare da carceriera a Shinichi, ma l’arrancar parve perdersi per un secondo nei suoi pensieri, fissando come incantata Shinichi e pensando ad un mondo isolato e inaccessibile, la cui unica chiave di accesso volontario ero lo shinigami che teneva al guinzaglio e che ora la fissava con una strana curiosità e con una certa… attrazione.

Aizen rise: “La tua abilità di irretire le persone ci sarà parecchio utile per tenere a bada i curiosi… andiamo, seguitemi, abbiamo tanto lavoro da fare…” e lo shinigami ribelle prese a camminare sul terreno del suo nuovo parco giochi privato, la mente che già viaggiava a tutte le anime che avrebbe potuto usare per i suoi esperimenti…



 
[…]


 
“Arrrgh… non ce la faccio più… vi prego… bastaaaaa….”

L’urlo di sofferenza di Shinichi rimbombò in tutta la stanza circolare in cui era incatenato mentre Neri Za cercava di tenerlo buono, accarezzandogli la schiena. La pelle dell’arrancar era divenuta verde e cosparsa di tralci e radici, il vestito fatto letteralmente di radici e foglie e sulla testa, a mo’ di cappello, torreggiava il bocciolo di una rafflesia scarlatta. Proprio il fiore sembrava emettere una nube di polline che avvolgeva lo shinigami, in evidente crisi.

“Aizen-sama… non posso potenziarlo più di così… lo faccia provare ora altrimenti saremo costretti a rianimarlo. Di nuovo!” disse, irruenta, l’arrancar. Aizen annuì, ponendosi di fianco allo shinigami in catene: “D’accordo, Kuroda-kun, ora concentrati e apri il portale ESATTAMENTE nel campo di allenamento della Quinta divisione, nella nostra amata Soul Society”

Shinichi, la zanmpakuto tenuta nella mano destra e due ali nere sulle spalle che sembravano essere due garganta in miniatura, urlò: “Karasurano… Gargantaaaa!”

Il grosso portale tipico degli spostamenti degli Hollow si aprì e Aizen ci gettò dentro una palla. Una semplice palla di cuoio consunta. La sfera attraversò il portale e ci furono alcuni secondi di silenzio prima che una voce cantilenante e furba urlasse, dall’altra parte: “Aizen-samaaaaaaa! Il portale è apparso 10 metri più a sud!” e dal portale, infine, sbucò uno shinigami con un caschetto di capelli argento e un viso da volpe atteggiato a sorriso furbo.

Aizen non sembrò contento delle notizie portate dallo shinigami: “Grazie, Gin… le barriere stanno facendo il loro lavoro?”

“Oh si, Kaname le sta tenendo costantemente in funzione in modo che nessuno percepisca nulla” disse Ichimaru Gin, annuendo convinto. Aizen lo congedò: “Torna indietro e sistemate tutto, riproveremo con il test di precisione domani notte… Avvisatemi quando nella Soul Society sarà di nuovo notte”

“Sperando che il sistema di comunicazione funzioni bene, è sempre difficile farlo funzionare per comunicare con questo posto… a presto, Aizen-samaaaa!” disse Ichimaru, gettandosi di nuovo nel portale. Shinichi, con un rantolo, chiuse il garganta e cadde in ginocchio. Aizen gli si mise di fronte: non era contento, ma aspettò che il rilascio della zanpakuto si annullasse e le ali nere sparissero: “Kuroda-kun, non ti stai impegnando abbastanza…”

“io… io non riesco a essere più preciso di così… forse con il Bankai potrei…”

Aizen scosse la testa: “Abbiamo già provato e i portali sembrano funzionare allo stesso modo… inoltre hai già cercato di colpirmi con l’abilità fastidiosa del tuo Bankai e preferirei non ripetere quella… sgradevole situazione” e lo shinigami afferrò il viso del suo prigioniero, ora segnato da una lunga cicatrice che gli tagliava in diagonale il volto.

Shinichi trattenne il fiato: nel corso di quei primi mesi nel nuovo mondo in cui lo avevano gettato aveva provato a ribellarsi e scappare, arrivando ad utilizzare un bankai che aveva risvegliato quasi per pura disperazione. Un bankai fatto di ali e piume di corvo capaci di rendere ogni cosa manipolabile a suo piacimento. Ma Aizen era su tutt’altro livello di potere e gli aveva fatto pagare molto caro quel tentativo di evasione.
Non aveva più tentato la fuga e si era totalmente affidato alle cure dell’arrancar che lo custodiva, Neri Za… l’unica che sembrava preoccuparsi realmente di lui. In realtà, la stessa Neri Za, pur nel suo essere poco incline ad obbedire, temeva terribilmente il potere di Aizen e i mostruosi esperimenti che portava avanti, massacrando anime per creare quegli oggetti maledetti che aveva visto solo di sfuggita.
Immaginava soltanto cosa potesse essere un “hogyoku”, ma se Aizen era capace di tanto… Neri Za non poteva tentare alcun atto sconsiderato. Piuttosto preferiva stare al suo posto e custodire, pur malvolentieri, Shinichi, potenziandolo con le sue abilità in Resurreciòn.

“Aizen-sama, perché deve essere così preciso? Il suo fisico non reggerà e se muore noi non potremo più andare via. Ormai sa aprire i portali a comando, a cosa serve tutta quella precisione?” disse Neri Za, scocciata, mentre Shinichi, incantato, pareva avesse interpretato quella frase come una preghiera in favore del suo benessere.

Aizen sorrise, guardandola come un genitore guarda un bambino: “Esigo la precisione perché se Kuroda-kun impara ad essere più preciso, potrà aprirci porte anche più difficili da aprire di quelle che sigillano i Void Territories… senza costruire chiavi e senza continuare a rischiare di essere scoperti mentre conduco i miei esperimenti. Se Kuroda-kun riuscirà a diventare la mia Chiave del Re e con l’hogyoku al mio fianco… allora avrò la strada spianata”

Neri Za e Shinichi non capirono e, men che meno, sapevano cosa fosse una “Chiave del Re”, ma Aizen andò via senza aggiungere altro: “Preparalo per domani. E insisti di più col tuo Crescer!

Shinichi crollò a terra, piangendo per la sofferenza mentre Neri Za, sbuffando, tornava nella sua forma sigillata. Sorrise a vedere lo shinigami piangere come un bambino, quindi si inginocchiò a lui e fece la faccia più innocente che poteva, afferrandogli il viso tra le mani e dandoli due casti bacetti: “Su, su piccolo mio… vedrai che domani andrà meglio… ci sarò io a proteggerti, come faccio sempre…”

Shinichi la fissò, rapito e colmo di passione e amore, non riuscendo nemmeno a capire che l’arrancar lo stesse manipolando tanto con il suo carisma quanto con la terribile abilità della sua Resusserciòn di amplificare non solo i poteri e le abilità fisiche di un individuo, ma anche le sensazioni e le pulsioni. Non riusciva a comprendere quanto fosse una marionetta nelle mani di quell’arrancar o, forse, non lo voleva capire.

“Grazie…” mormorò lo shingami, lieto di quel contatto.

“Non devi ringraziarmi… Aizen è un mostro e non possiamo fare molto… ma forse qualcosa possiamo programmare. Con calma e se sei disposto a fare un sacrificio per me…” disse suadente Neri Za e gli occhi di Shinichi si sgranarono all’istante: “Qualsiasi cosa!”

Neri Za trattenne a stento un sadico sorriso: “Farà molto, molto male… ma ho capito, forse, cosa facciano quegli strani artefatti che produce Aizen. Combinati col mio potere, potrei renderti abbastanza potente da assicurarci una vittoria… ma farà molto… molto…”

Shinichi la interruppe: “Lo farò! Farò qualsiasi cosa, non importa il costo!”

Stavolta Neri Za sorrise: “Allora ascoltami attentamente, mio caro Shinichi…”



 
[…]


 
Era trascorso più di un anno dal suo arrivo nei Void Territories. Una permanenza solitaria in una base che era riuscito a costruire coi suoi soli sforzi, si, ma che era ben lungi dai suoi desideri. “Tempo al tempo”, si era detto Aizen, conscio di non poter attirare l’attenzione in un mondo che aveva scoperto essere molto simile alla Soul Society. Fu forse questo impegno costante e solitario alternato a quelli che dovevano rimanere i suoi normali impegni da Shinigami della Soul Society ad avergli fatto abbassare la guardia, non rendendosi conto che uno dei suoi esperimenti falliti, uno pseudo-hogyoku di fattura non proprio eccellente, era stato trafugato.
Lo aveva scoperto solo dopo essere entrato nella cella di Shinichi Kuroda, trovandolo libero dai ceppi, con l’hogyoku in mano e con il bankai risvegliato: le grosse ali di corvo lo avvolgevano e le piume erano sparse in tutta la stanza, pronte a colpire e a scatenare i loro effetti. Neri Za era alle sue spalle, in resurrecciòn, pronto a potenziarlo.

“Oh bene… temo di aver fatto un piccolo errore di cal…” cercò di esordire Aizen, ma evidentemente né Shinichi né Neri Za avevano voglia di perdere quel vantaggio: lo shinigami strinse tra le mani l’hogyoku ed urlo, avvolto di potere spirituale, e l’arrancar continuò a potenziarlo coi suoi poteri.

“VAI VIA DAL MIO MOOOOONDOOOOOOOOOOOO!” urlò Shinichi mentre l’aura nerastra che avvolgeva la stanza si espandeva assieme ai poteri del suo bankai. Centinaia di piume di corvo investirono Aizen e giganteschi portali apparvero in tutta la base, inghiottendola. Aizen fu, per sua somma delusione, colto alla sprovvista e si ritrovò nella caserma della Quinta Divisione del Gotei 13. Avrebbe scoperto solo molte settimane più in là che ogni tentativo per emulare i poteri dello shinigami si sarebbe rivelato vano, pur avendo approntato nel corso di quei mesi vari macchinari sul punto di riuscire nell’intento.

Con quell’esplosione di potere, Shinichi aveva come chiuso ogni possibile accesso ai Void Territories e dopo aver esiliato Aizen si era ritrovato finalmente libero dai ceppi e con un potere che gli pareva sconfinato tra le mani. Sentiva i limiti del suo Bankai espandersi sempre di più, percepiva le piume di corvo guidate dal suo potere viaggiare sempre più lontano in quel mondo ora tutto suo e della sua amata Neri Za. Non riusciva neanche ad immaginare cosa avrebbe potuto fare con tutto quel potere.

Ma Neri Za aveva già i suoi piani.

“Sei stato bravissimo, piccolino mio… - esordì l’arrancar, accarezzandogli il viso – e ora, finalmente, possiamo essere liberi dalla tirannia di Aizen”

Shinichi le sorrise, pur stravolto dal dolore di quell’esperienza così anomala: “Ma… cosa faremo ora?”

Neri Za, voluttuosa, lo baciò in bocca, liberando quanto più potere potesse in modo da accrescere la passione che già infiammava lo shinigami fino ad un limite mai raggiunto prima… in modo da ottenebrargli in via definitiva la mente e privarlo del tutto di una volontà. Per mesi e mesi aveva lavorato la psiche già debole dello shinigami e finalmente, con quell’ultima vittoria, aveva ottenuto ciò che desiderava: una marionetta totalmente asservita al suo volere.

"Ora ci costruiremo un mondo tutto nostro... – disse infine Neri Za – partendo dal cuore dei Void Territories"
 
 
 














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Angolo Autrici
 
Buongiorno! Come va? Ebbene sì, siamo tornate con una nuova fanfic. A dire la verità ci balenava questa fanfic da molto, ma non abbiamo mai concretizzato nulla. Per ora stiamo buttando giù delle idee, speriamo - e vogliamo - poterla concludere in qualche modo. Ma per ora beccatevi un prologo, per vedere la cosa può interessarvi un po' :)
A livello temporale, questa storia si svolge qualche mese dopo la fine della Guerra dei Mille Anni. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - The Void Territories ***


Capitolo 1

- The Void Territories -



 
“Vivere nei Void Territories, all’alba dei tempi, non è stato facile e chi vi ha preceduto ha dovuto lottare tra condizioni di vita aspre e la violenza connaturata nelle nostre essenze. Ma alcuni hanno avuto il coraggio di ergersi sopra la prevaricazione violenta e portare un po’ di ordine in questo mondo. Quelle persone sono state gli antesignani del Comando Militare che oggi io con orgoglio rappresento, qui, davanti a voi, nuove reclute dell’Accademia!”

L’Alto Comandante fece una pausa e lanciò una lunga occhiata sulle decine di reclute che, con quel discorso, stavano per inaugurare la loro esperienza nell’Accademia Militare. La donna stava in piedi, perfettamente sull’attenti, vestita con un elegante kimono e i lunghi capelli raccolti in una crocchia da nobildonna. Lo sguardo era carico di autorità e di potere, il reiatsu che emetteva, seppur trattenuto, faceva vibrare le ossa anche dei più spavaldi nel gruppo di reclute.
Tutti nei Void Territories conoscevano i capitani del Comando Militare, ma soprattutto chiunque sapeva quanto potente ed autoritaria fosse l’Alto Comandante, Nami Uminojoo, la shinigami che assieme ai primi altri capitani aveva letteralmente fondato il Comando Militare, millenni prima.

“Oggi – continuò l’Alto Comandante dall’alto del modesto palco di legno su cui stava tenendo quel discorso – date l’avvio ad un percorso che, nel migliore dei casi, vi porterà a dover difendere l’ordine di una società che noi, venuti prima di voi reclute, abbiamo sostenuto con ogni fibra del nostro essere. Non pensate che essere un militare sia solo un privilegio, ma è soprattutto un dovere! Avete delle capacità, potete fare cose che la maggior parte della popolazione non può far altro che sognare e ciò significa una sola cosa: avete la responsabilità di fare non buono, ma ottimo uso di queste capacità. Gli istruttori qui all’Accademia vi spezzeranno fisicamente e mentalmente non appena mostrerete il minimo segno di voler abusare di questo privilegio concessovi, e con la mia piena approvazione…”

Per un attimo l’Alto Comandante lasciò andare la sua Reiatsu: due reclute caddero in ginocchio, gli altri presero a tremare.

“… ma se siete disposti seriamente a capire quale dovere state per imbracciare – continuò la donna, domando il suo potere spirituale – sarò la prima ad accogliervi in uno dei quattro comandi di cui è composta la nostra solenne gerarchia. Finito l’addestramento sarete assegnati al comando che maggiormente si adatta alle vostre capacità: potrete quindi servire per mantenere l’ordine pubblico e gestire le criticità meno gravi ma sensibilmente più comuni lavorando sotto l’egida del Comando di Polizia Interna; potrete dare la caccia e far calare la giustizia dei Void Territories sulle minacce più gravi e i criminali più efferati servendo per il Comando Omicidi; magari il vostro forte sarà portare avanti l’alta tradizione di ricerca e innovazione, o dare sollievo ai malati, e il Comando Sanitario sarà la vostra nuova casa; infine, potreste eccellere così tanto nei vostri studi da meritarvi un posto nel reparto che si occupa delle criticità più importanti del nostro mondo,  venendo selezionati per gli Affari Segreti. Qualsiasi sarà la vostra destinazione, sarà responsabilità mia e dei Capitani fare in modo che non macchiate l’onore di questa società che abbiamo con fatica costruito e preservato, quindi… buon lavoro, reclute, e lavorate in modo che non diveniate motivo di vergogna per questo mondo!”

L’Alto Comandante non attese gli applausi, terrorizzati, delle reclute: si girò di scatto e, con ampie falcate, si allontanò, lasciando il posto ad uno degli istruttori dell’Accademia. Fuori dal campo di addestramento in cui si era tenuta la cerimonia la attendeva un uomo alto e pelato, dalla pelle brunita e gli occhi socchiusi: “Discorso illuminante, Uminojoo-sama. Ma forse avrebbe potuto evitare di mettere la solita dose di soggezione nel corso della sua esposizione… sa, forse il terremoto di poco fa aveva già scosso la loro volontà di fare i piantagrane”.

Da quanti anni mi fai da vice-capitano, Gautama?” chiese brusca il Comandante, sul viso un’espressione tesa mentre continuava a camminare, seguita dal suo vice.

“Da quasi cinquecento anni, mia signora”

“Allora sai che quella dose di paura è l’unico modo per mettere in riga le reclute per la prima settimana di corso. Poi torneranno ad essere dei ragazzini arroganti… magari il terremoto servirà per placarli qualche giorno di più!”

“Certo, mia signora, ha ragione” disse Gautama Tenzin, vice-comandante dell’Alto Comando. L’uomo percepì l’intento scherzoso nella voce del suo Comandante, ma capì anche che per la donna non era il momento di scherzare.

“La situazione è sotto controllo?” chiese l’Alto Comandante, senza voltarsi verso il sottoposto ma procedendo di corsa lungo la strada, breve, che conduceva dagli edifici dell’Accademia alle caserme dell’Alto Comando.

“La scossa si è sentita un po’ ovunque e ha provocato danni e disordini, i Comandi sono in attività ormai da 4 ore per arginare tutti i problemi emersi. Abbiamo dovuto anche riassegnare il Comando Omicidi: in un edificio crollato per la scossa pare si nascondesse un gruppo di criminali ricercato da diverso tempo, il capitano Maboroshi ha richiesto l’autorizzazione per intervenire. Il comando di Polizia Interna è impegnato in un’ultima operazione di evacuazione nel Quartiere Ovest, ma tutte le complicazioni sono state arginate. Il Comando Medico sta portando le cure a chiunque sia rimasto ferito; non ci sono stati, per fortuna, decessi; il comando scientifico sta proprio ora analizzando i dati relativi al terremoto e… - Gautama si interruppe, nervoso – abbiamo inviato il Comando Affari Segreti ad indagare sulla… anomalia…”

Nel frattempo, i due erano arrivati ai grandi cancelli rossi che davano nell’edificio principale degli interi Void Territories, la Caserma dell’Alto Comando, dove i vertici di ogni Comando si riunivano per decidere come coordinarsi ed organizzarsi; l’ultima riunione era terminata poco meno di cinque ore prima, dieci minuti dopo il forte terremoto che aveva scosso i Void Territories.

Il Comandante Uminojoosi si fermò un secondo e sospirò: “Attendiamo il loro rapporto… qualsiasi cosa sia successa, voglio arginarla. Il più in fretta possibile” disse laconica.

“Sissignora, la terrò aggiornata” concluse Gautama mentre il suo superiore entrava nelle caserme, quindi chinò il capo. Aveva un brutto presentimento riguardo quell’anomalia e il mezzo cataclisma scampato che aveva provocato…


 
[…]



 
“Fuori, fuori! Tutti fuori da lì! Ma vi pare che dobbiate prendere ora i vostri vestiti!? Ho detto che li avrei recuperati io! Ora uscite tutti! Dai su! Muoversi gente!”
L’uomo che stava urlando quelle richieste più simili a suppliche che ad ordini, un omaccione tutto muscoli di due metri, stava anche reggendo con le sue nude mani il piano terra di una palazzina dimessa e sul punto di crollare nel quartiere Ovest.

“Capitano, su, sia gentile! – gli disse una donna molto affascinante poco distante da lui, scostandosi una ciocca dei lunghi capelli rossicci dalla fronte; in piedi nel mezzo della strada, stava coordinando le azioni di altri shinigami – sono tutti i loro averi! Deve capirli!”

“Io sono il capitano del Comando di Polizia e sto reggendo a mani nude un palazzo sul punto di crollare! Eravamo qui per fermare dei ladri e ora mi trovo a fare la colonna portante!”

L’uomo borbottò, un po’ avvilito, mentre le ultime persone uscivano dalla palazzina, inchinandosi davanti al capitano per scusarsi. Il colossale shinigami arrossì un po’, annuì e sorrise cordiale sotto il grosso barbone nero da cui spuntavano tre grosse trecce crespe.

“Finalmente… OOOOORYAAAAAAAAH!” urlò il Capitano del Comando di Polizia Interna, flettendo i muscoli e letteralmente lanciando via l’intera palazzina per aria, quindi saltò anche lui.

L’uomo, con un’agilità insolita per la sua stazza, fece una capriola per aria, estraendo la sua zanpakuto: “Sora zentai de ofu ni nari (Suona attraverso il vuoto), Shirubāsai!”
La Katana stretta tra le sue mani si sdoppiò all’istante in due grossi spadoni ricurvi che ricordavano la forma del corno di un rinoceronte, quindi lo shinigami intercettò l’edificio in aria, o quel che ne rimaneva, e lo colpì con entrambe le sue lame: “Shōgekiha!”

L’impatto fu potentissimo e produsse una fortissima onda d’urto che sembrò sbriciolare in polvere l’intero edificio… o quasi: due grossi detriti sfuggirono al resto dell’edificio mentre era in volo, minacciando di cadere sulla folla riunita per strada dopo il terremoto. La gente prese da urlare ma in una frazione di secondo una pioggia di proiettili di puro reishi intercettò i massi in caduta libera e li disintegrò.

L’affascinante shinigami soffiò molto teatralmente sulle due pistole in cui si era trasformata la sua katana e sorrise, soddisfatta, mentre il capitano la raggiungeva, grattandosi la nuca pelata.

“Ehm… scusa Jia Li… ho calibrato male il colpo” disse, imbarazzato, il Capitano del Comando di Polizia Interna Shinobu Takenishi, mentre il suo vice, Jia Li Wang rinfoderava, ritrasformandole in una normale katana, le sue due pistole.

“Fortuna che la mia Shimauma non sbaglia mai il colpo, vero?” disse il vice-capitano, facendo l’occhiolino mentre la folla lì riunita faceva l’applauso ai due.

Il capitano ridacchiò, la voce profonda che risuonò come il rombo di un tuono distante: “Beh, come al solito la gente apprezza i tuoi spettacoli pirotecnici!”

“Secondo me ti stanno facendo l’applauso per l’enorme coraggio di portare la barba intrecciata in quella maniera, capitano!” rispose Jia Li. Il capitano rise di gusto quindi si diede un’occhiata in giro: “Beh… quindi abbiamo finito, qui?”

“Si, capitano. Ci aspettano all’Alto Comando per fare rapporto… forse per oggi possiamo riposare” rispose Jia Li, togliendosi un po’ di polvere dalla spalla.

Shinobu sospirò, sollevato: “Meglio così, mi piace mostrare i muscoli ma se oggi devo sollevare un altro palazzo sul punto di crollare potrei seriamente considerare il pensionamento!”

Jia Li sorrise e quindi prese ad allontanarsi, seguita subito dopo dal suo capitano: non erano tranquilli come volevano dare a vedere. Il terremoto di quella mattina e la strana pressione spirituale che avevano sentito ronzavano ancora nelle loro menti, affollandole con un’insolita ansia.



 
[…]



 
“Presto, presto! Aiuti mio figlio! È ferito!” disse una donna ben vestita e truccata, con troppi chili di troppo e indicando un giovane ragazzo con un taglietto sull’avambraccio destro. Dall’alto del suo essere membro di una famiglia benestante nella parte più centrale del quartiere nord, non si era fatta scrupoli nell’afferrare per la manica il capitano del Comando Medico, Warui Musaburo.

Il capitano, seppur infastidito, sorrise cordialmente alla signora: “Arrivo subito, signora, questo bambino ha bisogno di soccorso urgente…” e lo shinigami indicò un bambino molto piccolo con una grave ferita all’addome. Il ragazzino era coperto da un vestito malandato e sporco ed era coperto di polvere.

“è solo uno straccione! Lo abbiamo visto rapinare gli onesti cittadini di questo quartiere più volte! Pensi prima al mio piccolo!” urlò la donna, mettendo in imbarazzo persino suo figlio, che nel frattempo si era bendato da solo la ferita. Il capitano strinse la mano sulla lunga katana che aveva in mano e la signora per un attimo sobbalzò, ma l’uomo continuò a sorridere cordiale. Tenne la katana in parallelo sul corpo del bambino, producendo delle fiammelle blu che sembravano trapassare il suo corpo senza danneggiarlo, quindi disse con molta pacatezza: “Garuda – e la zanpakuto vibrò - Aoi honō o iyasu (Fiamma Blu Risanante)”

Una fiammella azzurra si produsse sulla sua spalla e volò verso il ragazzo ferito, trapassandogli il braccio e curandolo all’istante.

Il capitano sorrise: “Siete soddisfatta, signora?”

“Oh… ehm… si! Certo! Grazie eh! Prossima volta faccia prima! Andiamo via, Taro!” disse imbarazzata la signora, trascinandosi via suo figlio. Il capitano Musaburo sospirò e si passò una mano tra i disordinati capelli neri, quindi fissò il ragazzino, socchiudendo gli occhi. Un mezzo sorriso si accese sul suo viso per poi spegnersi quasi all’istante mentre il ragazzo emetteva un lieve lamento. Il capitano chiamò due shinigami suoi sottoposti: “Portatelo in caserma, ha bisogno di cure più approfondite… ora devo concentrarmi sugli altri feriti…”

I due shinigami ubbidirono senza fare domande, quindi il capitano si avviò verso le macerie del grosso edificio crollato nel bel mezzo del quartiere Nord, solitamente noto per non essere un luogo tranquillo e generalmente ben gestito. Il palazzo crollato, tuttavia, doveva versare in condizioni non proprio ottimali per aver ceduto dopo una singola scossa di terremoto e questo aveva costretto il comando medico a dover accorrere per dare soccorso a ben sessanta feriti, di cui trentacinque presenti nell’edificio.
Ora erano tutti stesi per terra mentre il vice-capitano del Comando Medico, Hare Shiro, prestava i soccorsi ad un uomo con la gamba rotta. Warui sorrise nel vedere l’abnegazione del suo sottoposto e la rapidità con cui, grazie alla sua abilità con le arti magiche, aveva riparato l’osso. Il ragazzo si voltò non appena si accorse del capitano, scattò in piedi e si mise sull’attenti: “Capitan Musaburo, tutti i feriti sono stati estratti dalle macerie e curati! Il primo soccorso che ha fornito è stato la chiave del nostro successo, Capitano!”

Warui rise dello zelo del suo giovane pupillo: “Non sminuirti, Hare-kun, sei stato eccezionale a provvedere alle cure per tutte queste persone!”

Il ragazzo arrossì violentemente: “…anche gli altri hanno aiutato… non ho fatto tutto da solo… insomma… ecco…”

Warui gli diede due pacche sulla testa, facendolo arrossire ancora di più: “Hai fatto un gran lavoro… e penso che qui abbiamo finito. Portiamo tutti negli ambulatori più vicini, giusto per sicurezza, e sgombriamo l’area… l’Alto Comandante ci aspetta”

Hare sbiancò all’istante: “Abbiamo un’altra riunione? Davvero?”

Warui sorrise al suo sottoposto, ma la sua mascella era contratta: “Evidentemente questa sarà una lunga giornata per noi tutti…”




 
[…]




“Ehi, cretino! Esci fuori da lì! Guarda che gli altri stronzi dei tuoi amici li ho tutti presi a calci nel sedere! Pensi che non voglia farlo anche con te?! Se non esci entro dieci secondi vengo lì e ti spacco la faccia, sei avvisato!”

“STA ZITTA, DONNA DEMONIACA! IO DA QUI NON ESCO! SE AVETE LE PALLE, VENITE VOI A PRENDERMI!” urlò l’uomo, muscoloso e pelato, con le due zanpakuto rubate agli shinigami di ronda uccisi solo un paio di mesi prima. Faceva lo spavaldo ma il terremoto aveva rovinato tutti i suoi piani… aveva trovato un vecchio magazzino abbandonato nella periferia più malfamata del quartiere Sud, ma il terremoto aveva fatto crollare tutto, lui e i suoi compari erano dovuti scappare e un maledetto arrancar del Comando di Polizia li aveva visti!

Quelli della Omicidi l’avevano trovato e un’altra dannatissima arrancar dai capelli viola e con la forza di un elefante li aveva rincorsi per mezzo quartiere, sbraitando e sparandogli contro un torrente di Cero. Tutti gli altri erano stati catturati e adesso rimaneva solo lui, rinchiuso in una baracca in attesa che qualcuno arrivasse per affrontarlo… ma aveva fatto tre anni di accademia, sapeva usare il kido e sapeva tirare di scherma, non sarebbe stato una preda facile.

“Sai, Satoshi-kun, sarebbe meglio se ti arrendessi, mi dispiacerebbe trafiggerti alle spalle con la mia wakizashi, ti faresti male e poi dovrei anche portarti dal medico e compilare cumuli e cumuli di scartoffie…”

Il bandito si girò di scattò e, con orrore, vide uno shinigami con l’haori da capitano, lunghi capelli neri tirati all’indietro e un sorriso furbo fissarlo con degli occhi verdi e penetranti. Sorrideva e lo guardava come se stesse incontrando un vecchio compagno di bevute.

“E tu chi diavolo sei!?” urlò il bandito, agitando le due zanpakuto e indirizzandole verso lo shinigami che era entrato, chissà come, nella baracca.

“Io sono il capitano Kaji Moboroshi del Comando Omicidi; tu sei Satoshi Hiwata, assassino di due povere reclute del Comando di Polizia Interna. Ora, io – e il capitano si indicò, sorridendo – capitano che si occupa di assassini; tu – e il capitano, sorridendo e fissando l’uomo con uno sguardo molto più che inquietante – pluriassassino… anche qualcuno scemotto come te potrà capire dove andrà a parare questa situazione. Quindi, per cortesia, arrenditi ora oppure sarò costretto ad accoltellarti alla schiena e…”

“STAI ZITTO, MALEDETTO!” urlò il criminale, saltando addosso al capitano… e passandoci attraverso. Satoshi guardò l’immagine dell’uomo sparire, incredulo, senza accorgersi che alle sue spalle qualcosa stava comparendo dal nulla. In un lampo, una wakizashi impugnata dal vero Kaji Moboroshi, ritornato visibile, lo trafisse sul fianco.
“Ti avevo detto – sussurrò Kaji – che sarebbe finita così. E ringrazia che non ti abbia preso in un punto letale…”

La voce dello shinigami era fredda e tagliente come la sua zanpakuto, ma il bandito urlò, sconfiggendo il dolore e corse via dall’uomo che lo aveva ferito, uscendo da quella baracca.

“Non mi prenderai mai, maledetto!” urlò appena uscito dalla porta con il capitano che, sorridendo amichevolmente, lo salutava con la mano. Nell’istante stesso in cui l’assassino mise piede fuori dalla porta, l’arrancar dai capelli violetti gli volò addosso, assestandogli un dropkick in piena faccia e stendendolo immediatamente… insieme a metà della parete di ingresso della baracca.

“Maledetto bastardo… era ora che uscisse allo scoperto! Ehi, voi là fuori! Venite qua che questo cumulo di sterco è ferito! Curatelo prima che l’Alto Comando ci faccia la ramanzina… di nuovo!” urlò la donna mentre gli altri del Comando Omicidi all’esterno accorrevano nella baracca e prelevavano il delinquente.

La donna invece si avvicinò al capitano: “Non potevi deciderti a usare i tuoi maledettissimi giochetti di luce e specchi prima che lo dovessimo inseguire per mezzo quartiere!?”

Kaji ridacchiò: “Ma è così bello vederti prendere a calci i cattivoni! È così da Regina Hierrobosque!” e il capitano fece un gesto teatrale con le mani.

“Si, certo, è proprio da me prendere a calci i criminali, ma poi all’Alto Comando sono io che mi becco tutti i rimproveri! – disse, quasi imbarazzata, Regina Hierrobosque, arrancar vice-capitano del Comando Omicidi – Almeno coprimi le spalle e difendimi quando faccio il lavoro sporco, se ti piace così tanto vedermi picchiare i cattivi!”

Kaji ridacchiò soddisfatto, rinfoderando il wakizashi: “Tanto all’Alto Comando ci rimproverano entrambi e sempre… almeno così ci divertiamo, no? E io posso ammirare la furia del mio Vice!” e il capitano le lanciò un bacio volante.

Regina divenne rosso pomodoro e sbuffò: “NON PENSARE DI CAVARTELA CON LE TUE SOLITE SMANCERIE TEATRALI! APPENA TORNIAMO ALL’ALTO COMANDO TI DENUNCERÒ AL COMANDANTE!”

Il capitano Moboroshi rise: “Allora è la tua occasione, siamo stati convocati mezz’ora fa!”

“COSA?!” e l’arrancar resistette a stento alla voglia di assestare un dropkick anche al suo capitano, troppo impegnata ad affrettarsi per rispondere ad una convocazione di cui nemmeno sapeva l’esistenza. Riuscì però a scorgere sul viso del suo capitano un’espressione seria e contratta e ciò la fece tornare istantaneamente coi piedi per terra.

“Prima il terremoto, ora il Kaji preoccupato… questa giornata non finirà bene…” pensò Regina, mettendosi una mano sul buco che aveva in pieno petto. Probabilmente se avesse avuto un cuore lì dove sarebbe dovuto essere, l’avrebbe sentito perdere un paio di colpi.




 
[…]




“Maledette macchine! Questo risultato non ha senso! Soul! Ricalibra i sensori… DI NUOVO!” sbraitò con tutto il fiato che aveva in corpo Chunami Gakusha, capitano del Comando Scientifico, mentre analizzava i dati sul suo computer. Da quattro ore rivedeva e rivedeva gli stessi calcoli e gli stessi, insensati risultati e non riusciva a capire assolutamente nulla.

Si mise le mani tra i lunghi capelli viola e urlò mentre il suo automa, Soul, la sua più grande creazione, le comunicava con voce gracchiante: “Ho ricalibrato i sensori, capitano”.

La donna non riusciva a credere ai suoi occhi: non era cambiato nulla sui dati che il monitor le riportava, assolutamente nulla. Il robot Soul, modo amichevole con cui il capitano chiamava la sua creazione migliore, S0u7, le si fece di fianco con passi meccanici e pesanti e prese a fissare anche lui lo schermo con l’unico occhio meccanico: “Capitano, ho forse commesso un errore?”

“No Soul… mi sa che siamo di fronte a qualcosa di molto… particolare…” rispose la donna minuta, non riuscendo a credere ai dati che continuava a rileggere.

La porta del laboratorio si aprì e quello che sembrava un ragazzino dai capelli azzurri entrò di fretta, allarmato dalle urla del capitano: “Capitano! Che succede!?”

“Succede l’impossibile, Hideki-kun! Ecco cosa!” disse sconcertata Chunami, tirando il ragazzo al suo fianco e strappandogli un urletto di sorpresa.

Hideki Shirokiri, vice-capitano del Comando Scientifico, osservò i dati e concluse di dover star leggendo un errore: “Che significa che l’epicentro del terremoto è ovunque?! I sensori si sono rotti di nuovo?”

Soul negò con la testa meccanica: “Il Capitano mi ha incaricato di ricontrollarli 45 volte nelle ultime due ore. I sensori sono funzionanti, vice-capitano Shirokiri”

Chunami si avvicinò agli schermi fino ad arrivare ad appicciarci il naso contro: “È come se… l’intero mondo avesse tremato senza una ragione specifica… tutti i Void Territories hanno vibrato… un mondo intero che ha avuto un singhiozzo…”

Hideki parve scosso: “Ma questo non è possibile…”

Il capitano si voltò di scatto e sorrise: “Andiamo subito all’Alto Comando! C’è un mistero da svelare e nuove conoscenze da acquisire! MAGARI POTRÒ COSTRUIRE UN ROBOT ANTI-SISMICO! ANDIAMO HIDEKI!” urlò la donna, trascinando via Hideki e il robot Soul. E persino l’automa, senza volto umano, parve sconvolto dalla foga della ragazza.



 
[…]




“Avanti, circondate l’area e rafforzate le barriere, nessuno deve avvicinarsi a questo posto senza autorizzazione espressa mia o del vice-capitano Shimizu, sono stata chiara?”

“Si, capitano Hayashi!” risposero i dieci membri del Comando Affari Segreti allineati di fronte a lei per poi scattare via e circondare la zona. In pochi secondi, una grossa barriera rilucente di Reishi circondò l’area in un raggio di 50 metri. Il capitano del Comando Affari Segreti, Setsuna Hayashi, era in piedi di fronte all’anomalia, fissandola con occhi di ghiaccio. I lunghi capelli corvini erano smossi dalla corrente che proveniva dall’anomalia.

“D’accordo, pensavo di averle viste tutte nella vita, tra Hollow che compaiono a caso, esperimenti di chissà chi e maschere magiche che ti fanno sembrare uscita da una rappresentazione teatrale, ma una cosa simile non me la sarei mai aspettata… cioè, io pensavo di dover venire qui a spaccare qualche deretano malvagio!” le disse un uomo, avvicinandosi a lei e affiancandola. Dall’alto del suo metro e novanta, il vice-capitano Rei Shimizu la guardò con aria beffarda dall’alto dei venti centimetri di differenza che li separava, grattandosi la guancia sfregiata dalle tre cicatrici che correvano dal sopracciglio sinistro fino quasi alla base del volto.

Setsuna si limitò a spintonarlo via, senza staccare lo sguardo dall’anomalia; strinse la mano sull’elsa della sua zanpakuto: “È nostro dovere occuparci di ogni minaccia ignota e potenzialmente letale per l’ordine dei Void Territories. Non possiamo scherzarci su, non ora… non ora Rei…”

Lo shinigami le si avvicinò di nuovo, stavolta con un’espressione seria sul volto: “Lo so, Setsuna… ma se non scherzo adesso, come faccio a venire a patti con… quello?”

L’uomo indicò l’anomalia di fronte a lui: era come un taglio frastagliato e asimmetrico che galleggiava a mezz’aria, aprendo una ferita scura che strabordava di energia violacea; una leggera corrente d’aria veniva emessa dal portale e, allo stesso tempo, questo produceva una debole attrazione, attirando frammenti di polvere e detriti al suo interno, senza che questi uscissero dall’altra parte.

Setsuna sospirò: “Lo so, ma non è il momento. Dobbiamo capire come chiuderlo, prima che ci sia un altro terremoto… La città è nel caos e molti nostri uomini sono stati costretti ad operazioni di salvataggio. Edifici crollati, feriti ovunque… non possiamo permetterci errori. Dobbiamo chiudere quel… portale, o qualsiasi cosa sia”

Lo squarcio vibrò piano e parve contrarsi un po’ su sé stesso, di scatto, prima di stabilizzarsi un po’. Rei fece una risata amara: “Forse si sta chiudendo da solo? Magari è stato solo un kido fatto male da qualcuno dell’accademia e che ha prodotto un’aberrazione… non sarebbe la prima volta che uno di quegli imbranati combinano un macello!”

Setsuna scosse il capo: non sarebbe stata la prima volta, certo… ma quello squarcio non assomigliava a nessuna delle anomalie che aveva avuto modo di eliminare nel corso degli anni. Il portale, doveva ammetterlo, la inquietava più del dovuto, così come la inquietava la strana reiatsu che dallo squarcio arrivava nei Void Territories. Una reiatsu aliena e bizzarra, mai percepita prima.

“Capitano, capitano! – disse un arrancar con mezza maschera da gorilla sul volto, correndo verso di lei – C’è un messaggio dell’Alto Comando, siete stati convocati!”

Rei sospirò: “Proprio ora che il portale si sta restringendo da solo… Non possiamo neanche vedere come va a finire! L’Alto Comandante è proprio una guastafeste!”

Setsuna trattenne una risata, pur trovandosi d’accordo con Rei: “DeKong, tu e gli altri rimanete qui, riferiteci urgentemente se quella… cosa continua a restringersi fino a chiudersi o se… se…”

L’arrancar annuì: “Qualsiasi cosa accada, la informeremo il prima possibile, capitano!”

“E che nessuno si avvicini al portale… non sappiamo neanche se qualcuno è già stato qui prima del nostro arrivo…” concluse il capitano, cominciando ad allontanarsi.

“Tranquilla Setsuna, siamo ai confini estremi del Quartiere Est… qui non ci arrivano neanche i poveri senzatetto della periferia!”

Setsuna deglutì rumorosamente: “Lo spero… non oso immaginare cosa succederebbe ad una persona che viene inghiottita da quel portale e non voglio neanche saperlo… andiamo, testa quadra… dobbiamo fare rapporto!” e la shinigami, sparendo con uno shunpo, corse via.

Rei, allarmato, prese a seguirla: “EHI! IO NON SONO UNA TESTA QUADRA! ASPETTAAAAAAA!” e anche lo shinigami sparì, seguendo il suo superiore.

Il portale crepitò ancora, riducendosi ancora un po’ prima che uno strano cappello alla pescatora a righe bianche e verdi comparisse dal suo interno, lasciando il povero DeKong, rimasto lì di guardia, a dir poco esterrefatto…




 
[…]




Mondo Reale, periferia di Karakura Town
 
“Dannazione, quello era il mio cappello preferito!” disse Urahara Kisuke, toccandosi i capelli mentre si allontanava con un balzo dallo strano portale apparso nel bel mezzo di un magazzino vuoto nella zona industriale di Karakura Town. Alcuni suoi macchinari avevano percepito una strana energia spirituale e, assieme a Ururu, Jinta e Tessai, era corso a controllare.

Ora i quattro fissavano quello strano portale che si era mangiato il cappello di Urahara e nessuno sapeva bene cosa fare. Jinta era l’unico che sembrava non essere troppo intimidito da quella strana apparizione e agitava con strafottenza la sua mazza da baseball.

“Urahara-san… che facciamo?” chiese timida Ururu, avvicinandosi alle gambe dello shinigami. Tessai si avvicinò al portale ed evocò alcune strane magie mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione sempre più perplessa.

“Non è possibile… questa reiatsu è stata registrata pochissime volte… Urahara-san… questo è uno squarcio… per…”

Kisuke si avvicinò di nuovo, senza più la maschera sorniona che solitamente portava sul volto per nascondere la sua immensa e terribile intelligenza. Kisuke si ricordò del passato, delle sue ricerche ai tempi della dodicesima brigata e delle leggende antiche narrate ai bambini della Soul Society. Storie di anime perse e approdate in un mondo fuori dai mondi e dal ciclo delle reincarnazioni.
Ricordò il fascicolo di dati che aveva raccolto ai tempi e di come si accorse solo molti anni dopo di averlo lasciato nella Soul Society al momento della sua fuga. Chissà chi ci aveva messo le mani sopra… eppure non riusciva a crederci.

Il portale cominciò a rimpicciolirsi sempre di più e sia Tessai che i due ragazzini gli chiedevano il da farsi, ma Urahara fissava quello squarcio con totale meraviglia: “I Void Territories… questo è un portale per i Void Territories…” e il portale, quindi, si chiuse con un sonoro schiocco.

Urahara tirò fuori dalla sua giacca un altro cappello, identico a quello perso, e sorrise: “Tessai! Chiama Yoruichi… e magari avvisa anche Isshin! Abbiamo del lavoro da fare! Dobbiamo rendere realtà una leggenda!” e il biondo cominciò a ridere maniacalmente, sventolando un ventaglietto di carta e saltellando di qua e di là, lasciando perplessi i sempre più confusi Tessai, Jinta a Ururu…



 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - The beginning of the adventure ***


Capitolo 2 

-The beginning of the adventure -




 
Mancava davvero poco alla convocazione dell’Alto comandante Uminojoo, tutti i capitani e vice-capitano si stavano avviando all’edificio dove si tenevano le riunioni più importanti riguardanti i Void Territories.   
L’edificio in questione era all’interno delle mura ove il capitano supremo e il suo vice risiedevano ed era posto esattamente di fronte alle abitazioni private dei due, come a segnare il punto di ingresso ad una zona strettamente riservata. Solo i capitani e loro rispettivi vice potevano accedere in questa area per parlare con Uminojoo, tutti gli altri ingressi erano proibiti, ovviamente senza un invito della diretta comandante.
L’ingresso principale dell’area era caratterizzato da un enorme Tori rosso e, proprio frontalmente ai due pilastri, vi erano due enormi guardie che controllavano tutti gli ingressi programmati della Comandante suprema. Alle spalle dell’enorme Tori si apriva un’area piuttosto grande caratterizzata da giardini giapponesi lungo il perimetro delle mura, al centro vi era un’isola verde che collegava, per mezzo di ponti in legno con ringhiera, l’ingresso principale e l’area dedicata alle riunioni importanti. Tutto in quel posto era curato nei minimi dettagli.

Chunami cercò di domare goffamente la sua lunga capigliatura violetta mossa dal vento, mentre il suo vice- capitano ruotava gli occhi al cielo sbuffando leggermente, per poi riprendere a camminare dentro alle mura e lasciando la sua capitana fuori da sola. “Hayashi-san, la situazione è questa. Ho approfondito la ricerca più che potevo, ormai penso di non avere più dubbi su ciò” sussurrò Chunami, finendo di sistemarsi finalmente i capelli quasi impazziti.

Setsuna sospirò:” Capisco – esitò per qualche istante – abbiamo raccolto e unito tutto il materiale degli ultimi mesi, non ci resta che comunicare a Uminojoo-sama le ultime scoperte” concluse voltando il busto di venticinque gradi per vedere chi stava arrivando dalla parte opposta dell’ingresso.

Il chiacchiericcio piuttosto irruente proveniente da qualche metro di distanza spostò l’attenzione delle due capitane proprio su di loro. Il vice-capitano Regina, con passo svelto e pesante, mentre gesticolava con le braccia verso il cielo e il suo capitano Kaji, con un sorriso piuttosto divertito sul volto, si stavano dirigendo verso di loro, pronti a partecipare alla riunione. “Setsuna-san – urlò Regina sventolando una mano al cielo in segno di saluto – di che state parlando?” chiese infine, una volta che i due raggiunsero le due donne. Kaji salutò educatamente con un cenno del capo Setsuna e Chunami, le quali ricambiarono a loro volta nello stesso modo.

“Oltre i portali c’è molto di più di quello che sembra” tagliò corto Setsuna.

“Non sono molto incline agli spoilers – trillò Chunami Gakusha, strizzando un occhio nella direzione di Regina – tra poco scoprirete tutto”

Ben presto tutti i capitani e vice-capitani fecero il loro ingresso dentro alle mura dell’edificio.   

Appena poco dopo le porte di ingresso vi era un’enorme zona di attesa circondata da dei porticati che erano divisi dalla zona interna per mezzo di enormi e rettangolari porta finestre estremamente ricamate internamente con raffigurazioni di pavoni colorati. Nella parte opposta dell’ingresso vi erano due rampe di scale in legno scuro che portavano direttamente al piano di sopra, luogo in cui vi era la sala delle riunioni.
L’area dell’adunanza era estremamente semplice: il pavimento era ricoperto da un classico tatami chiaro, tutto il perimetro della sala era tappezzato di porte scorrevoli fatti di pannelli di carta di riso che davano direttamente sui balconi del primo piano. Non vi erano sedie o tavoli per gli ospiti, solo nella parte più a nord c’era un tavolino di mogano finemente ricamato e un cuscino color oro di paglia di riso in cui vi era aggraziatamente seduta Uminojoo.

“Capitano, il bambino senzatetto...?” sussurrò Hare Shiro, mentre faceva guizzare lo sguardo dal suo capitano al comandante supremo.

Il capitano del comando Medico si voltò verso il suo timido vice-capitano, abbozzando un amaro sorriso: “Oh, è deceduto, Hare-kun” concluse infine, voltandosi poi nella direzione di Uminojoo. Hare si limitò ad abbassare lo sguardo deluso, poi alzò lo sguardo cercando di tirare fuori tutta la sua buona forza d’animo.

I capitani e i vice-capitani si sedettero sul tatami l’uno accanto all’altro, formando due file i cui sguardi si incrociavano con una fila e l’altra, mentre al vertice di queste due file parallele, posta al centro di esse, vi era il comandante supremo.

Uminojoo squadrò con gli occhi color giada tutti i superiori dei suoi comandi, tirò una boccata di fumo dalla sua lunga pipa di legno intarsiata di pietre blu, poi espulse il fumo inalato dalle narici, spargendo in giro l’aroma dolciastro e pungente delle erbe che stava fumando. “Voglio congratularmi con tutti per il lavoro che avete svolto in queste lunghe e difficoltose settimane” disse con voce lenta e solenne, portandosi poi nuovamente la pipa alla bocca carnosa. “Ma completare un lavoro non significa averlo portato a termine bene – lo sguardò si assottigliò e lo fece scorrere lungo il comando di polizia e quello degli omicidi – lanciare un palazzo per aria rischiando di ferire altri innocenti, ferire dei criminali e lanciare cero nel ben mezzo di un quartiere popolato non sono atteggiamenti che voglio vedere” sibilò la donna, sprigionando la sua reiatsu proprio nel momento in cui fece, con un colpo secco e deciso, cadere la cenere della sua pipa dentro al portacenere.

Nonostante gli sguardi poco convinti, arroganti o addirittura mortificati, cadde un silenzio assoluto, dovuto in parte alla trasgressione delle regole e in parte dalla pressione della reishi di Uminojoo che stava mettendo a dura prova tutti i presenti nella stanza. “Detto, ciò, voglio un rapporto delle ultime settimane” concluse il capitano supremo, placando infine l’ondata di reiatsu che aveva bloccato l’intero gruppo di shinigami e non.

Shinobu Takenishi tirò un colpo di tosse per attirare l’attenzione su di lui, anche se leggermente imbarazzato per la sonora sgridata, si fece avanti per parlare del suo lavoro: “I terremoti hanno causano numerosi crolli, molta gente non ha più una casa, mentre altre zone a Ovest sono state evacuate per cercare di limitare i danni che potrebbero essere causati dagli edifici instabili. Ho messo a disposizione un gran numero di uomini per costruire, in zone sicure, dei piccoli accampamenti che possono garantire sicurezza a chi non ha più una casa. Inoltre, stiamo lavorando giorno e notte per ricostruire in sicurezza tutto ciò che è crollato” concluse facendo un breve inchino.
Uminojoo annuì debolmente, poi spostò lo sguardo verso il capitano del comando omicidi. Kaji Maroboshi, dai lineamenti affilati e con un’espressione furba sul viso, divenne improvvisamente serio, chiuse per un secondo gli occhi e poi li riaprì piantando i suoi occhi color verde in quelli della sua comandante suprema. “I continui crolli e disordini negli ultimi giorni hanno portato molti criminali noti a farsi avanti per rubare, seviziare e distruggere ciò che, evidentemente, avevano già in programma di fare. Proprio per questo motivo, i miei sottoposti sono andati in soccorso del comando di polizia, per proteggere i nuovi accampamenti provvisori e per estendere ancora di più la nostra area di azione. Abbiamo arrestato numerosi criminali, ma è inutile dire che, se la situazione continuerà, i crimini potranno aumentare, andando a formare addirittura dei complessi criminali molto più grandi e distruttivi” concluse Kaji.

“Questa situazione sta peggiorando più delle mie previsioni – intervenne in tono grave Gautama, braccio destro di Uminojoo, nonché supervisore in prima linea degli ultimi avvenimenti – il vostro contributo è stato prezioso, Maroboshi-san, abbiamo bisogno delle sue linee combattive per non gettare tutte le aree nel più completo caos”

“Intensificherò le attività” disse poi Kaji, con a fianco la sua arrancar che annuiva con un ghigno selvaggio sul volto.

“Oh tocca a me” borbottò Warui, nascondendo il suo sorriso dietro alla manica del suo haori bianco. “Abbiamo soccorso chi abbiamo visto ferito, ma abbiamo anche accettato numerose richieste di soccorso da parte della popolazione. Ci sono tanti feriti causati dai terremoti, ma altrettanti causati dai criminali che stanno letteralmente devastando le aree più povere e desolate”

“C’è stato un aumento dei morti notevole” intervenne Gautama, che poco prima aveva finito di visionare le numerose scartoffie che aveva tra le mani.

“Purtroppo, benché la nostra squadra stia lavorando giorno e notte, molte persone hanno sempre vissuto nella pace e nella tranquillità, spesso non sanno come reagire a questi eventi e commette le azioni più disparate pur di cercare di salvarsi…alcune volte è stato impossibile salvarli” concluse Warui Musaburo in maniera molto calma e cordiale.

“Bene – la voce ferma di Uminojoo attirò l’attenzione di tutti – Gakusa, Hayashi, nei vostri ultimi rapporti ci sono delle novità”

Setsuna fece un segno di approvazione a Chunami, la quale capì subito che il discorso lo avrebbe iniziato lei. “Dalle mie ultime ricerche, ho potuto constatare che non c’è un vero e proprio ordine o senso in cui si aprono questi squarci. Ma…ho visto che il tempo che passa tra uno squarcio e un successivo terremoto è sempre uguale, quindi avvalora ancora di più la tesi che queste distorsioni spazio temporali causano non pochi problemi ai Void Territories” disse Chunami mostrando un foglio in cui vi erano numero grafici.

A quel punto Setsuna tirò un sospiro, iniziando a parlare con voce ferma e atona:” Non sappiamo con precisione cosa ci sia oltre questi squarci, ma ho potuto constatare, stando a stretto contatto con essi, che, qualsiasi cosa ci sia dall’altra parte, non fa parte di questo mondo. Sono degli squarci che hanno il potere di attirare dentro di se qualsiasi cosa…come se si entrasse dentro ad uno spazio chiuso, dove al suo interno vi è uno spiraglio piccolo che causa una corrente di aria verso qualcosa l’altro” rivelò Setsuna, causando un leggero chiacchiericcio di sottofondo.

“Questa affermazione mi ha spinto ad approfondire ancora di più le ricerche e ho scoperto che oltre quello squarcio c’è una sorta di “vuoto cosmico” che è presente intorno a tutti i Void Territories” spiegò Chunami mostrando un disegno in cui, intorno ai Void Territories, vi era uno spazio nero completamente vuoto.

“Gli squarci si aprono senza una logica, ma sembrano poter condurre sempre e solo a qualcosa che, di certo, non è parte del nostro mondo” continuò Setsuna, seguita dal suo vice Rei che annuiva vigorosamente.

“Quindi intorno al nostro mondo c’è qualcosa che sta proprio poco fuori questi squarci?” intervenne Regina, strabuzzando gli occhi dalla sorpresa.

“È come se fosse una matrice extracellulare che circonda il nostro mondo” rispose prontamente Chunami per spiegare cosa fosse la parte nera presente nel suo disegno.

Chunami e Setsuna si guardarono di nuovo, qualche giorno prima avevano affrontato quell’argomento, ma mai avevano provato a proporre quell’ipotesi a tutti i comandi. “Data l’entità della scoperta, ultimamente sono arrivata ad una mia conclusione – disse Setsuna seria in volto – e se questo “vuoto” che ci circonda è talmente grande da poter contenere altre dimensioni come le nostre?”

“In sostanza, pensi che i Void Territories siano una delle tante probabili dimensioni dentro a questo vuoto?” Kaji si prese il mento con l’indice e il pollice, cercando di immaginarsi mentalmente quello che aveva appena detto il capitano Setsuna.

“Penso sia una affermazione poco realistica – intervenne Warui, cercando di schernire l’affermazione fantascientifica di Setsuna – in tutti questi anni, com’è possibile che non abbiamo scoperto niente di questi fantomatici mondi?” chiese poi, allungando le labbra in un sorriso sornione.

“Difficile che una persona dalla mentalità così ristretta possa anche solo lontanamente immaginarsi una cosa del genere” soffiò Setsuna, provocando in Warui una risata sommessa.

“N...on ci sono prove che esistano davvero altre dimensioni, o...ora come ora è più i...importante salvare le vite delle persone, n...non correre dietro a q...qualcosa che porta al nulla” balbettò Shiro cercando di domare le sue emozioni di rabbia nei confronti di Setsuna che aveva mancato di rispetto al suo capitano.

“EH? Io penso che tutti quegli antidolorifici che usi ti abbiano dato alla testa” canzonò Regina.

“Io penso sia meglio concentrarsi dentro ai Void Territories, cosa ci sia là fuori a noi non deve importante” la voce possente di Shinobu attirò l’attenzione di tutti. Jia Li scosse vistosamente la testa in segno di dissenso, spargendo il suo delicato profumo di rose intorno a lei “per ora abbiamo già abbastanza grattacapi nei Void Territories” proseguì rafforzando l’affermazione del suo capitano.

“Cosa c’è là fuori potrebbe un futuro venire anche qui” disse Kaji molto tranquillamente, instillando non pochi dubbi e perplessità nel comando di polizia.

“Più gente a cui fare il culo” borbottò Regina, già pronta ad affilarsi gli artigli.

“Sempre e solo botte, e poi sarei io quello con la mentalità ristretta” scandì Warui fissando Regina con superiorità.

“Che c’è, medicastro, vuoi fare a botte?!” ringhiò Regina, facendo scrocchiare le dita e mostrando gli artigli e i denti.

“Non mi pare il caso di iniziare a bisticciare” intervenne Rei Shimizu, Vice-capitano del comando degli affari segreti.

Kaji fermò prontamente il suo vice-capitano, inchiodandola in ginocchio con una mano ferma e rigida attorno al braccio di Regina, già pronta a scattare in avanti per discutere con il capitano del comando medico. Serrò la mascella per un attimo, quindi sorrise cordialmente, socchiudendo gli occhi e imitando paurosamente bene l’espressione da bravo ragazzo di Warui: “Si, nessun bisogno di bisticciare e fare botte… per ora…”

“Ordine” il tono pacato e serio di Gautama non sembrò smuovere gli animi infuocati ma, solo dopo una vampata di reiatsu di Uminojoo, la situazione sembrò acquietarsi vistosamente.

“La priorità sono ovviamente i Void Territories – disse in tono aspro il comandante dell’alto comando Nami – ma, anche se l’ignoto può far paura a molti, se c’è davvero qualcosa là fuori, non credete che questi squarci possano dare la possibilità di accesso a questo mondo ad altre entità? Non importa quanto i Void Territories possano essere stati un mondo “chiuso” e “isolato”, ora importa tenere a bada la situazione qui, ma anche scoprire cosa può esserci fuori per, eventualmente, abbatterlo” sentenziò la donna, non ammettendo repliche di nessun tipo.

Scese di nuovo il silenzio nella stanza, tutte le autorità annuirono, anche se alcuni lasciavano trapelare qualche incertezza e disapprovazione sul volto.
La riunione sembrava sul punto di concludersi, quando un brusio proveniente dal piano basso fece tendere le orecchie a tutti. Si iniziarono a sentire delle urla, passi lenti e pesanti che correvano via da un gruppo di guardie sbraitanti. Alcuni shinigami portarono la loro mano sull’elsa della katana, mentre altri rimasero composti al loro posto, aspettando solo il momento più opportuno per fare qualcosa.

“Capitano Hayashi – rantolò una voce prima di inciampare nell’ultimo gradino delle scale e cadere rovinosamente con la faccia per terra – capitano…” proseguì il sottoposto di Setsuna, prima di essere circondato dalle guardie dell’alto comando.

“DeKong – sbottò Setsuna strabuzzando gli occhi – tu dovresti essere allo squarcio” disse perentoria.

“Capitano mi lasci spiegare, dal portale…dal portale è uscito un cappello” disse cercando di divincolarsi dalla presa dei sottoposti di Uminojoo per tirare fuori dalla sua veste un cappello molto semplice, con una visiera lungo tutto il perimetro circolare colorato interamente da strisce bianche e verdi.

Con un gesto della mano rapido, senza proferire parola, il comandante dell’alto comando fece segno di lasciare andare il sottoposto di Setsuna. DeKong, visibilmente affaticato per la corsa, si avvicinò a Setsuna e gli porse il cappello abbozzando un mezzo sorriso scimmiesco.

“Ritorna a controllare il portale ora – disse in un sussurro Setsuna, prima di voltarsi poi verso il resto delle autorità con un sorriso decisamente soddisfatto e sbeffeggiante – ecco la prova tangibile che oltre quello squarcio c’è qualcuno” concluse infine.

“LO SAPEVO” esplose di euforia Chunami saltellando come una matta, portando poi entrambe le mani sulla bocca e inchinandosi velocemente in segno di scusa. “Comunque sia, coff coff, penso che questa si possa definire una prova in tutto e per tutto, oltre quegli squarci ci sono altre persone, di conseguenza credo proprio che gli squarci siano dei portali”

“Ma non scherziamo, quel cappellino potrebbe benissimo essere di qualche povero sventurato dei Void Territories” eruppe il Warui, attirandosi nuovamente lo sguardo gelido e ostile del capitano Setsuna.

“È innegabile il fatto che, da quel berretto, proviene una flebile reiatsu che non ho mai sentito” intervenne Kaji, che distava pochi passi da Setsuna e che riusciva a percepire la flebile e tangibile prova di una traccia aliena.

Per tutta risposta, Setsuna lanciò in malo modo il berretto contro Warui, il quale lo afferrò in maniera piuttosto stizzita, prima di storcere il naso e ammettere la realtà: quella reiatsu non proveniva dai Void Territories.

“Che gusti strani… sarebbe stato molto meglio un cappello viola con orme di lupo!” borbottò qualche minuto dopo Regina, mentre si faceva rigirare in mano lo strano cappellino e annusandolo, per poi arricciare il naso e passarlo a Chunami, visibilmente emozionata nel prendere in mano qualcosa di alieno.

Mentre capitani e vice-capitani si rigiravano il cappellino per accertarsi con i loro occhi di quella scoperta, l’alto comando iniziò a parlottare tra di loro riguardo gli ultimi avvenimenti. “Uminojoo-sama – disse in tono grave Gautama – pensa davvero che questo metterà a rischio il nostro mondo?”

“Nessuno di noi ha la facoltà di vedere il futuro, ma ho come l’impressione che ci sia qualcosa che sta perturbando l’equilibrio del nostro mondo. Qualsiasi cosa ci sia al di là degli squarci, rimane una cosa ignota, e l’ignoto affascina quanto spaventa” rispose calma Nami mentre sistemava delle erbe secche dentro alla sua pipa di legno.

Infine, il cappellino tornò nelle mani di Setsuna, la quale si alzò in piedi e si mise a sedere in ginocchio di fronte all’alto comando: “Comandante Uminojoo-sama, voglio creare una squadra di esplorazione per andare oltre lo squarcio, così potrete rimanere qui a proteggere i Void Territories mentre io e la mia squadra andremo in esplorazione”

Uminojoo si massaggiò una tempia con una mano, mentre ad occhi chiusi tirava un’altra boccata dalla sua pipa preziosa. “Capisci che non è facile mandare come cavia un mio comando verso l’ignoto, non sappiamo se i portali si richiuderanno una volta che li avrete varcati” tornò a fissare Setsuna con i suoi occhi di pietra verde.

“L’ultimo portale trovato, proprio da dove è uscito il cappello, è il portale più stabile che ho visto” riprese Setsuna a voce ferma, senza abbassare lo sguardo e senza darsi per vinta.

“Emm – provò a dire Chunami – ho creato un prototipo di dispositivo che permette di stabilizzare l’apertura dei portali senza farli richiudere” spiegò Chunami. “Purtroppo, non ho avuto molto tempo per collaudarlo, ma ho iniziato a lavorarci da quando sono apparsi gli squarci. La mia idea era di stabilizzare uno squarcio per poter effettuare delle ricerche al suo interno, ma non avendo avuto l’autorizzazione per attraversarli…bè non l’ho più usato” arrossì lievemente.

“D’accordo – annui brevemente Uminojoo – Setsuna ti dovrai occupare di organizzare la spedizione, ti autorizzo a chiedere anche negli altri comandi un supporto, ma voglio che la maggior parte delle forze militari rimanga nei Void Territories. Purtroppo, con quel portale sempre aperto, il rischio che qualcos’altro possa entrare è alto. Per ora la riunione è conclusa” concluse la donna alzandosi aggraziatamente dal suo cuscino, voltando poi le spalle a tutti e uscendo con lo strascico di kimono che la seguiva strisciando come un serpente.
 


 
[…]



“Kisuke, che accidenti mi stai dicendo? I Void Territories sono solo un mito! Lo sanno tutti!”

Radunati nel retro del negozio di Urahara, il proprietario, Isshin Kurosaki, Tessai e Yoruichi Shihoin stavano discutendo di quanto avvenuto nelle ultime ore e proprio quest’ultima stava esprimendo le proprie perplessità.

“Yoruichi-san, sai che non scherzerei mai con te delle cose che mi appassionano così tanto! Ho fatto le mie ricerche – disse con giovialità Urahara, per poi scoccarle uno sguardo furbo e serio – e poi non mi dirai mica che voi delle Famiglie Nobili non avete mai sentito nulla a riguardo dei Void Territories…”

“Ma ti pare che io passassi il mio tempo a spulciare le leggende che si tramandavano dall’alba dei tempi!? A malapena ci hanno riferito cosa accidente fosse il Soul King!” gli disse la donna, grattandosi l’orecchio con un dito e fissandolo male.

“Kisuke… se tu mi dici che i Void Territories esistono, io posso anche crederti – concluse Isshin, grattandosi la barba – ma non si sono mai aperti portali, squarci o altre cose simili verso quel mondo fino ad oggi. Le uniche prove della sua esistenza sono il numero incongruente di anime che arrivano nella Soul Society e vaghi sbuffi di reiatsu misterioso dispersi per il Dangai…”

Urahara alzò un dito, sorridendo: “Esatto! Ma oggi ho visto con i miei occhi uno squarcio con la realtà, instabile al punto da rubarsi il mio cappello e richiudersi subito dopo, come se fosse collassato. È probabilmente un fenomeno naturale, un portale apertosi come… come reazione spontanea ad una qualche pressione, ad un qualche tentativo di apertura!”
“Urahara-san, pensi forse che qualcuno stesse cercando di aprire il portale dall’altra parte e non ci sia riuscito?” intervenne Tessai, preoccupato.

“Non so… non so… ho come l’impressione che non ci fosse nessuna volontà specifica di aprire quel portale…. Troppo instabile, troppo pericoloso passarci attraverso…” rispose lo shinigami biondo, grattandosi i capelli disordinati.

“Da come me lo descrivi – intervenne Yoruichi, quasi annoiata – a me sembra più un portale Garganta aperto da qualche Hollow che s’è dimenticato di chiudere la porta. Se fosse così, dovremmo andare in giro a cercarlo e ucciderlo. Niente di più”

Kisuke sorrise: “Oh, ma in effetti il suo interno assomigliava molto al Garganta e penso, secondo il mio modesto parere, che alla base di quel passaggio ci sia un tratto nello stesso vuoto che usano Hollow e Arrancar per viaggiare tra i mondi. Ma all’interno non ho visto né percepito nessuno Hollow, né tantomeno ho visto qualcuno ordinarne la chiusura. Sappiamo che quantomeno sono necessari gesti e artefatti particolari per generare un Garganta, persino Mayuri ha bisogno di un assistente per attivare il congegno con cui generare i portali Garganta… non sappiamo molto di quel Vuoto, noi Shinigami ci siamo limitati al nostro piccolo Dangai e abbiamo ignorato il vuoto che ci circonda… forse questo è solo un promemoria dell’universo per ricordarci CHE LA RICERCA NON DEVE MAI FERMARSI!” concluse lo shinigami, alzandosi di scatto in preda al sacro furore della scienza.

Isshin e Yoruichi però non condividevano quella gioia. Fu l’ex membro del clan Shiba a parlare per primo: “E se qualcosa dovesse passare da quei portali?”

“O se invece l’apertura di quei portali significa che il confine tra i mondi si sta deteriorando? L’hai detto tu che sembrava uno squarcio, come una ferita… una ferita nel Vuoto che risucchia ciò che gli si avvicina…”

“Se così fosse – concluse Urahara, molto più serio del solito – dovremmo essere pronti a tutto. Se un evento simile dovesse ripetersi, interverremo. E non interverremo da soli…”

Tutti i presenti si fissarono senza parlare ulteriormente. Non era desiderio di nessuno mettere nuovamente in subbuglio Soul Society e Hueco Mundo dopo alcune settimane dalla fine della guerra contro l’esercito di Yhwach, ma a tutti era venuta in mente la stessa preoccupazione: cosa sarebbe successo se quei portali, quegli squarci, si fossero aperti non solo nel mondo umano ma in tutte le altre realtà?

Quando Isshin uscì dalla bottega di Urahara, sospirò guardando le stelle: “Ah, Masaki… era tutto più semplice quando eri viva tu…” e l’ex-capitano della decima divisione si incamminò verso casa, non del tutto pronto a nascondere l’ennesima emergenza alla sua famiglia, consapevole che presto, volente o nolente, avrebbero anche loro scoperto i misteriosi eventi messisi in moto nelle ultime ore.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Human World ***


Capitolo 3
 
- Human World -

 



I bassifondi del quartiere Est erano ormai quasi alle loro spalle e Setsuna non poté fare a meno di gettare occhiate diffidenti tra le case macilente e semi-abbattute, quasi con nostalgia… ma anche stando bene attenta che nessuno stesse anche solo provando a seguirli. Per quanto fosse consapevole che attorno al portale c’era ancora il presidio dei suoi uomini, non voleva che il nutrito gruppo di shinigami e arrancar del comando venisse seguito anche per pura e semplice curiosità
Curiosità più che suscitata nella popolazione del quartiere col passaggio di due capitani, tre vice-capitani e uno shinigami affrettarsi verso le periferie lungo le vie principali.

“Siete tutti consapevoli di quello che stiamo facendo, vero? Sapete che oltre quello squarcio potrebbe esserci qualsiasi cosa, vero?” chiese Setsuna, seria, finalmente tornando a parlare non appena le case furono lontane.

“Oh, certo. Morte certa, poche speranze di vittoria… che stiamo aspettando!” disse giulivo Rei al suo fianco, ridacchiando e fissando di sottecchi il suo capitano. Alle sue spalle Kaji, capitano del Comando Omicidi, ridacchiò con lui: “Mi piace lui, ha capito tutto dalla vita… capitano Hayashi, quando torneremo qui farò richiesta per farlo passare nel mio comando!”

“Ehi, mi vuoi sostituire, forse?” ringhiò Regina, al fianco del suo capitano, pestandogli un piede.

“Ahi! Ma no, non ho mai parlato di farlo mio vice!”

“Meglio così… altrimenti facciamo cambio e vado io negli Affari Segreti con Setsuna-san!” ribattè Regina, e stavolta fu Setsuna a ridacchiare di sottecchi, quindi le si avvicinò Hare, il vice-capitano del Comando Medico: “Io sono… consapevole dei rischi e darò la mia assistenza per quanto mi sarà possibile, capitano Hayashi!”

Il giovane vice-capitano lanciò un’occhiataccia a Regina e Kaji, ma quest’ultimo restituì l’occhiata, fissando un singolo occhio verde e penetrante su Hare e arrivando a farlo rabbrividire.

“Come mai il tuo capitano ti ha permesso di venire, Shiro-kun?” chiese, cercando di essere più gentile del normale, Setsuna, controbilanciando l’astio che sembrava provenire da Kaji.

“In… in realtà il capitano ha appoggiato senza remore il mio volervi aiutare. Ha detto che è nostro dovere aiutare i colleghi, soprattutto se si parla di un’operazione che coinvolge anche il Comando di Ricerca, alla fin fine siamo parte di uno stesso grande Comando!”

Le parole, dapprima dubbiose e poi sempre più convinte del vice-capitano non lasciavano dubbio: tutti gli altri presenti capirono che il ragazzo stava citando testualmente il suo capitano. Kaji scosse la testa mentre, accanto a Setsuna, Rei tratteneva a stento la ridarella. Solo uno di quel gruppo pareva essere perfettamente calmo: una giovane shinigami dai capelli violetti e dallo sguardo serio che, alle parole di Hare Shiro, prese ad annuire, seppure quasi come gesto automatico più che con vera intenzione.
Avvolta in un completo maglia e pantaloncino neri ed aderenti, l’ultima volontaria del gruppo avanzava in silenzio, a stento facendo sentire la sua presenza e, anzi, tenendo anche un po’ le distanze da tutti.

“Sanjusan, tu sei convinta di voler venire?” chiese infine Setsuna, rivolgendosi proprio alla shinigami dai capelli viola.

“Certo, il capitano Gakusha ha espresso il desiderio che qualcuno del nostro Comando partecipasse alla spedizione e sono lieta di poter partecipare” disse, facendo un inchino. A nessuno sfuggì che, poco prima dell’inchino, sul suo viso si era dipinta una smorfia di fastidio.

“Ceeeeerto, sei stata molto convincente, Aya-chan!” disse Rei, stuzzicandola, ma la shinigami gli lanciò un’occhiata quasi assassina: “Non sono il tipo da missione sul campo, specie con così tanta gente in squadra – ammise Aya – e non me ne abbiate, non ho risentimenti particolari verso nessuno di voi… preferisco studiare e condurre i miei esperimenti per conto mio, in laboratorio… ma… - e per un secondo gli occhi di Aya si illuminarono – un portale verso l’ignoto… forse verso un altro universo! Stavolta a quest’ordine non potevo proprio dire di no!”

La gioia, quasi estatica, della donna scomparve così come era venuta mentre sul viso degli altri membri del Comando Militare emerse, palpabile, la tensione: un altro universo oltre un portale nel vuoto…quali minacce potevano nascondersi oltre quel portale? E quali minacce si nascondevano dietro l’apparizione dello stesso?
Giunsero quasi senza accorgersene al presidio attorno al portale e, passati gli uomini lasciati da Setsuna a guardia dello squarcio, furono travolti dalla carica di tre Arrancar entusiasti!

“Mamma!” urlarono i tre arrancar, letteralmente lanciandosi addosso a Regina: il primo ad arrivare fu il più massiccio dei tre, i muscoli bene in vista dalla giacca bianca bordata di nero lasciata aperta. Aveva i capelli castani arruffati, sulle guance dei segni simili ad artigliate, quasi identici a quelli di Regina, di colore rosso, una barbetta incolta e occhi verdi spietati e attenti. Strinse Regina con forza, quasi sollevandola, e ignorando che per poco il piede della donna stava per rimanere incastrato nel foro presente nel suo addome, là dove ci sarebbe dovuto essere lo stomaco; il secondo fu l’arrancar più alto dei tre, magro come un chiodo, con la giacca e i pantaloni bianchi da arrancar ben stirati ed abbottonati, che giunse con maggiore calma ma si avvinghiò alla donna forse con maggiore forza del primo; infine arrivò la terza arrancar, l’unica donna tra i tre, dalle sembianze di una ragazza di quindici o sedici anni le cui vesti, per metà bianche e per metà nere, ben si sposavano con il viso, per metà coperto da una inquietante maschera hollow che ricordava un teschio, mentre per l’altra metà sembrava quello di una ragazza dai lunghi capelli neri, normalissima e molto carina.

“Lobo! Pitòn! Evìta! Ma che ci fate qui?” disse entusiasta Regina, stringendoli tutti a loro volta prima di lasciarli andare. Lobo, il più muscoloso dei tre, si schiarì la voce e giocò con quella che sembrava essere la mandibola inferiore di un lupo enorme, fissata lungo parte della clavicola e attorno al suo grosso collo muscoloso.

“È stato Maboroshi-sama ad avvisarci! Il capitano voleva che ti salutassimo prima che partissi!” disse Lobo, fissando con adorazione anche Kaji.

“Ci ha detto che sareste partiti per una missssione essplorativa e ci ha dato la giornata libera” aggiunse Pitòn, il più alto, scostandosi il caschetto di capelli neri con le dita lunghe e affusolate della sua mano e mettendo in mostra, casualmente, i resti della sua maschera Hollow: una decina di scaglie di serpente sulla sua tempia destra.

“Cercate di fare attenzione, madre… capitano Maboroshi…” disse piano ma con apprensione Evìta, fissando con l’unico occhio i due superiori mentre l’orbita del teschio che componeva la metà sinistra del suo volto sembrava scrutare verso il vuoto.

Aya si avvicinò, incuriosita: “Quindi loro sono…”

“Le Fracciòn del vice-capitano Hierrobosque. Loro la chiamano sempre “mamma”… ormai sono parte della famiglia!” rispose ridacchiando Kaji, avvicinandosi anche lui al gruppo di Arrancar.

Setsuna lasciò il resto del gruppo e si allontanò verso il luogo dove c’era lo squarcio, il quale ormai si era ridotto fino alle dimensioni di una moneta, ed erano passate meno di 24 ore dalla riunione all’Alto Comando. Attorno allo stesso stavano armeggiando Chunami Gakusha e Hideki Shirokiri, capitano e vice del Comando di Ricerca, aiutati dall’androide Soul. I tre stavano sistemando vari paletti attorno a quel che rimaneva dello squarcio e Chunami puntava verso lo stesso quella che sembrava una sorta di strano cannocchiale.

“Chunami, siamo pronti? Sicura di riuscire a riaprire lo squarcio e stabilizzarlo?”

La capitana del Comando di Ricerca le sorrise quasi maniacalmente: “C’è il 75% di possibilità che riesca a riaprire il portale e il 60% di tenerlo stabile!”

“In verità – disse con voce meccanica Soul – le probabilità di mantenere il passaggio stabile si attestano sul 35%”

“Beh, è una buona probabilità… per essere un salto nel vuoto…” disse Aya, cominciando a segnare col dito chissà quali dati e calcoli. Setsuna, Rei, Kaji e Regina, persino le sue Fracciòn, caddero nel silenzio quando sentirono quel “35%”; Hare sbiancò.

“Ehm… Capitano Gakusha… - intervenne Rei, cercando di sorridere spavaldo – lei è proprio sicura che entrando in quel portale non rischiamo di essere annichiliti all’istante?”

Chunami, sorridendo e annuendo, rispose con tutta l’innocenza che poteva: “Assolutamente convinta, cioè, non assolutamente. Abbastanza convinta. Circa”

Regina si fece avanti: “Chunami-san, sai che apprezzo il tuo lavoro e il tuo entusiasmo, ma preferirei andare dall’altra parte del portale e picchiare qualcuno per due ore piuttosto che essere lanciata nel vuoto e sparirci senza poter neanche… non so... avere la possibilità di sopravvivere, ecco!”

“Ma sì, ma sì, tranquilli! Terrò il portale aperto e ci terremo in contatto con questi!” disse senza alcuna esitazione Chunami, distribuendo a tutti quelli che sembravano, in tutto e per tutto, dei telefoni cellulari a dattero. L’unica che ricevette altro, una sorta di grosso scanner, fu Aya, che fissò il macchinario ed annuì.

“Aya-chan, sai cosa fare. Registra i dati, analizzali e se c’è qualche guasto con le trasmittenti…” esordì Chunami.

“So come ripararli e rimettermi in contatto. Cercherò di raccogliere quanti più dati possibili, capitano” rispose la shinigami, facendo un breve inchino.

“E mi raccomando, Aya-chan: non andartene in giro da sola! Stai con il capitano Hayashi!” aggiunse Chunami, allontanandosi. Aya sbuffò un “sì, capitano…” e si avvicinò allo squarcio.

“HIDEKI! SOUL! È TUTTO PRONTO?!” urlò Chunami, mettendosi dietro il macchinario a forma di cannocchiale; i suoi collaboratori sistemarono l’ultima coppia di otto paletti avvolti di cavi che erano stati piazzati attorno allo squarcio.

“Via libera capitano! Quando volete!” urlò Hideki mentre Soul andava a collegare due morsetti ad una grossa batteria. Ci fu un ronzio elettrico nell’aria, quindi Chunami ruotò una rondella sul dispositivo.

Fu come se fosse stato accesso un proiettore: un grosso fascio di luce si generò dalla lente di quella specie di cannocchiale e nel momento stesso in cui la luce impattò lo squarcio, questo emise un grosso lamento e prese immediatamente ad allargarsi, fino a raggiungere le dimensioni che aveva avuto quando Setsuna l’aveva visto la prima volta. L’aria parve tremare e con essa anche la terra. Tutto vibrò per qualche secondo e un piccolo terremoto allertò i presenti nell’area.

“Dannazione…” disse a denti stretti Setsuna, stringendo la mano sull’elsa della spada.

“Oh beh, abbiamo appurato che i terremoti dipendono dall’apertura dei portali, quantomeno…” disse Kaji, cercando di mantenere l’equilibrio e poggiandosi sulla spalla di Regina, a sua volta sorretta dalle possenti braccia di Lobo.

“E meno male che quelli della Polizia Interna hanno deciso di rimanere qui, se qualche altro palazzo è crollato, sono dolori!” ringhiò a denti stretti Regina, annusando l’aria proveniente dal portale. Anche Lobo lo stava facendo e, quasi istintivamente, aveva contratto le mani, mostrando i lunghi artigli e i denti affilati.

Il portale tuttavia si stabilizzò in fretta, per gran soddisfazione di Chunami e dei suoi collaboratori. Anche Aya, che già stava recuperando un borsello in cui mettere lo scanner e il telefono, guardava ammirata il portale stabilizzatosi di fronte a loro. Si sentiva un sibilo provenire dal vuoto, e la consueta attrazione gravitazionale, ma tutto era tranquillo, nero e immobile.

“Signori, direi che il momento è giunto! Quando volete…il portale è aperto!” disse Chunami eccitata. Nessuno della squadra di volontari sembrava ugualmente entusiasta, ma tutti si avvicinarono al portale. Tutti tranne Kaji.

“Lobo Fenrisulfr, vieni qui, il tuo capitano ha qualcosa da chiederti!” disse il capitano del Comando Omicidi al suo sottoposto, e Lobo, entusiasta, corse da lui.

“Dimmi pa… ehm, capitano!”

“Ragazzo, mentre io e Regina siamo lontani, sei incaricato di tenere d’occhio la situazione – disse ad alta voce il capitano, mettendo un braccio attorno alle spalle muscolose della fracciòn e conducendolo lontano da orecchie indiscrete, quindi il tono di voce si fece basso e terribilmente più serio – ora che non ci sentono… Lobo, nel mio ufficio troverai una divisa da shinigami. Pettinati, nascondi la maschera e gli stigmi con del trucco e infiltrati nel comando medico per una giornata…”

“Padre… - disse Lobo, confuso – perché devo…”

Kaji lo guardò, serio e quasi spaventoso: “Ieri è stato dichiarato morto un bambino senzatetto portato, inspiegabilmente, addirittura nella caserma del Comando Medico…”

“Ma ci vanno solo i militari lì!” lo interruppe Lobo. Kaji annuì: “Voglio sapere che fine ha fatto davvero quel bambino. Se nel giro di ventiquattro ore non trovi nessuna informazione, va’ via di lì. Se anche solo incroci il capitano Musaburo… scappa. Non ti voltare e scappa via e non ti far più vedere se non quando siamo tornati, chiaro?”

Lobo deglutì e si mise ritto in piedi, superando di gran lunga l’altezza del capitano: “Sissignore…tornerete, vero?”

Kaji sorrise e tornò ad avere un’espressione furba sul viso: “Ma certo che torneremo, no? Mica possiamo lasciarvi soli! I VOID TERRITORIES CROLLEREBBERO SENZA DI NOI, VERO REGINA!?”

Il capitano urlò per farsi sentire e si affrettò a raggiungere il resto del gruppo: Setsuna non smise neanche un secondo di osservarlo, incuriosita e allarmata da quell’improvvisa voglia di discrezione, ma alla fine decise che fosse il caso di pensare ad un solo problema per volta. Si voltò verso il portale e lo fissò intensamente per alcuni secondi, quindi disse con voce ferma: “Membri del Comando Militare, la missione esplorativa degli squarci ha inizio ora! Seguitemi!”

Regina salutò con la mano i suoi tre Fracciòn, con Lobo che fissava preoccupato eppure serio il suo capitano e sua “madre”; Aya fece un ultimo cenno di saluto al capitano Gakusha; Hare si sistemò meglio alla spalla la borsa a tracolla con il materiale del primo soccorso; Rei mise una mano sulla spalla di Setsuna e annuì.

Quindi il capitano del Comando Affari Segreti fece il primo passo nel portale, seguita a ruota dal resto della squadra. E tutti furono inghiottiti nel Vuoto.


 
[…]


 
Quando furono nel vuoto, l’attrazione gravitazionale si fece talmente intensa da trascinarli via, senza che potessero controllare in alcun modo i loro movimenti. Setsuna tese la mano nel vuoto, ma l’unica che riuscì ad afferrarla fu Regina. Gli altri urlavano e volavano attorno a lei, spinti da quella forza invisibile nel bel mezzo del nulla, quindi una luce apparve sotto di loro e precipitarono nel bel mezzo di un grosso centro convegni affollato di gente, sparati contro il terreno dal portale misterioso, apparso sul tetto dell’enorme struttura colma di bancarelle, stand e… strani personaggi.
Setsuna si ritrovò seppellita dagli altri compagni di viaggio, cascati su di lei dall’alto del portale, quindi arrancò sul terreno e si rimise in piedi, sistemandosi i vestiti alla bene e meglio, ritrovandosi davanti una ragazza molto poco vestita, con una strana armatura nera che sembrava avere dei grossi occhi gialli e impugnava nella mano destra quella che sembrava una spada ricavata da una gigantesca forbice rossa.
Il capitano del Comando Affari Segreti balzò indietro ed estrasse la spada, pronta ad attaccare, ma la ragazza le passò di fianco come se nulla fosse e Setsuna riuscì a vedere della carta spuntare da uno spallaccio ammaccato.

“Ehi, ma dove diavolo siamo finiti?!” urlò Regina, aggirandosi fra quelle persone facendo bene attenzione a non toccarle, rendendosi conto allo stesso tempo che nessuno riusciva a vederla.

“Questi guerrieri vestono delle armature bizzarre e sono pure parecchio sovrappeso! – disse Hare, indicando un omaccione molto alto ma anche molto in carne, vestito con una specie di grossa armatura nera e quello che sembrava un casco da samurai nero – e respira anche con affanno! Magari qui il reishi è troppo basso e hanno difficoltà a respirare!”

“Io pensavo di esplorare il vuoto… non un luogo più caotico del mercato di quartiere…” disse Aya, quasi inquietata dalla massa di persone che li circondava ma allo stesso tempo abbastanza concentrata da avere lo scanner già tra le mani per eseguire le sue rilevazioni.

“Questo ignoto in effetti è pieno di gente, gente cieca, e con uno strano gusto per il vestire! Poi..quanta gente rasata e con pigiamoni gialli. Pure i mantelli bianchi… Setsuna! Dici che c’è qualche ordine monastico strano?!” disse Rei, indicando gente in giro.

“Datti una calmata, Rei - sbottò Setsuna – queste persone non possono vederci”. Kaji le si fece di fianco e le mise una mano sulla spalla, facendola sobbalzare appena: “Sono come noi ma… solo esteriormente. Percepisco le loro energie, hanno pochissimo reishi e la loro aria ne è quasi priva. Questo luogo è… strano. Non penso ci vivano shinigami o arrancar come da noi.”

Setsuna diede un’occhiata in giro e cominciò ad adocchiare vari libri con figure, poster, statuine e, molti di quegli oggetti, rappresentavano personaggi simili alle centinaia di persone che sciamavano in quella imponente struttura.

“Sono dei costumi, sono vestiti come i personaggi delle loro opere di fantasia…” disse Setsuna, indicando alcuni libri di fronte a lei, in vendita sui banchi di uno stand come tanti altri.

“Ehi Kaji! Vieni qua! Qui ce n’è uno che ti assomiglia!” disse Regina, invitando il capitano accanto a lei: stringeva tra le mani un fumetto molto colorato con in copertina un biondone palestrato con un martello in mano che minacciava un personaggio molto simile a Kaji, vestito con un elegante completo verde, nero e oro e un imponente elmo dorato con corna ricurve in testa.

“Mmmh… mica male come look” disse Kaji, fissando interessato il fumetto.

“Ma dai, quell’elmo è troppo esagerato!” gli rispose Regina.

“Si, però dai… insomma, secondo me se lo provassi, potrebbe…”

“Vuoi seriamente andare in giro per la caserma con quell’elmo in testa?!” disse, ridendo, Regina. Kaji le sorrise: “Beh, sai che mi piace essere stravagante!”

“O cielo, da piccolino avrei tanto voluto avere così tanti libri illustrati a disposizione! Nei Void Territories è così raro che qualcuno faccia opere illustrate! Questo è il paradiso!” disse Rei, lanciando anche diverse occhiate alle signorine vestite con costumi succinti.

“Quando avremo finito di esplorare, hai il permesso di portarteli a casa quei libri” borbottò Setsuna a fianco di Rei, quest’ultimo si lasciò andare in un sorriso a 32 denti.

“Troppo chiasso, troppo chiasso… - borbottava Aya, analizzando l’aria – e poco reishi. Nessuno qui dentro avrebbe mai potuto squarciare il tessuto della realtà…”

Hare era rosso come un pomodoro, finito in mezzo ad un gruppo di ragazze che si stava guardando intorno in cerca di un palpeggiatore: in realtà Hare, disorientato, era finito contro una ragazza vestita con un costume da marinaretta bianco e blu e le aveva toccato il sedere senza volerlo. Aveva capito che per quanto invisibile agli occhi di quella gente, i tocchi erano ancora percepiti e ora era immobile, sperando che presto le ragazze se ne sarebbero andate.

Un ragazzo dai capelli corvini, con un paio di occhiali sul naso e una busta piena di fumetti nella mano destra, passò di fianco a Setsuna che, innervosita, ringhiò: “Venite tutti qui attorno a me… ORA!”.

I membri del comando militare si ricomposero e fecero gruppo in uno spiazzo più sgombro quindi si diressero all’uscita poco più in là, dando finalmente uno sguardo al misterioso mondo in cui erano approdati…


 
[…]


 
 
“Quindi è per questo che ci sparivano le cose in caserma? – chiese Yumichika Ayasegawa, indicando lo squarcio di modeste dimensioni comparso sul soffitto della sua camera privata – E io che pensavo fosse Ikkaku a rubarmi le cose… ho perso la mia spazzola preferita…”

“… pensavi veramente che io ti avessi rubato la spazzola?!” ringhiò con voce assonnata Ikkaku Madarame, con una tazza di caffè ormai diventato freddo tra le mani. Il capitano Kurotsuchi, che in quel momento stava sondando con uno strano marchingegno il portale, gli aveva proibito di berlo.

“Madarame-kun – disse, con voce scocciata, il capitano della dodicesima brigata – Hai seriamente camminato in un portale come questo, sei entrato in una cucina di un mondo che non sai definire quale fosse, hai preso una tazza di quell’infuso e sei tornato nella Soul Society… senza essertene reso conto?!”

“Per la quindicesima volta… si… Capitano, non sono uno scienziato e francamente quando sono appena sveglio tendo a fare le cose alla cieca! Potrei aver passato decine di Garganta, Senkaimon o chissà quale altra delle vostre cazzate da scienziati, ma non mi sto inventando nulla! Ho attraversato quella merda e ho scoperto questo liquido buonissimo che lei non mi sta facendo bere!” urlò sempre più forte Ikkaku, ma Kurotsuchi lo fissò con uno sguardo inquietantissimo, mettendo a tacere quell’atto di insubordinazione.

“Madarame-kun… tu avresti potuto, col tuo solo attraversare il portale, alterare così tanto l’equilibrio di questo squarcio da distruggere l’intera Soul Society! È una fortuna che non ti sia neanche fatto un graffio, anche se sarebbe stato il danno minore, magari perdere qualche organo interno…” concluse il capitano, facendo venire i brividi a Ikkaku con quella velata minaccia.

Lo squarcio emise un sibilo rumoroso e parve aprirsi ancora un po’ prima di richiudersi con un sonoro risucchio, lasciando il capitano Kurotsuchi stupefatto.

“Dannazione, non avevo finito di analizzarlo…” imprecò a mezza voce il capitano, ma da lontano si sentì una risata gioiosa che Mayuri non faticò a riconoscere.

“Yo Mayuri, non ti preoccupare, ti darò tutti i dati che ho raccolto nel Mondo Umano!” disse gioviale Urahara, entrando nella stanza e sorridendo al suo vecchio sottoposto.

“Non ho bisogno dei tuoi dati, Urahara Kisuke - sibilò Mayuri – ho raccolto abbastanza dati per formulare le mie prime ipotesi.”

“Tanto li ho già consegnati al Capitano Kyoraku! Sono venuto qui per avvisare che nel mondo umano si è aperto un portale meno di un giorno fa, ho pensato di venire a dare un’occhiata qui e… eccoci con uno squarcio anomalo anche qui! Che simpatica coincidenza!” concluse ridacchiando Urahara, facendosi vento col suo ventaglietto.

“Anche nel mondo umano si è aperto uno di quei cosi?” chiese, sbadigliando, Ikkaku.

“Si, Madarame-kun! E ho perso anche il mio cappello preferito lì dentro! Chissà dov’è finito! Magari tu l’hai trovato mentre recuperavi quella tazza di caffè?”

“Caffè?!” chiese il neo-nominato vice-capitano dell’undicesima.

“Si, quella bevanda che hai in mano si chiama così e penso che tu l’abbia presa dal mondo umano, la reiatsu sembra provenire da lì. Quindi il portale si è aperto verso il mondo umano, non verso…” Urahara si fermò, lasciando confusi tutti, ma Kurotsuchi fissò intensamente il suo vecchio superiore.
“Verso dove, Urahara? Cosa hai scoperto?!”

Urahara sorrise a Kurotsuchi e fece per prendere la parola, ma un suono acuto e intermittente ruppe il momentaneo silenzio. Kisuke tirò fuori dalla tasca una specie di cercapersone e fece un’espressione sorpresa: “Oh cielo! Un altro! Scusami Mayuri, ma le spiegazioni te le devi andare a prendere dal Capitano Comandante! A presto!” e il biondo shinigami, premendo un pulsante sul cercapersone, aprì un senkaimon alle sue spalle e vi sparì all’interno, senza lasciare il tempo di replicare agli shinigami lì presenti.

“Ma… è permesso aprire un Senkaimon così all’improvviso e nel bel mezzo di una caserma?” chiese Yumichika, quasi annoiato, al capitano Kurotsuchi, ma questo tremava di rabbia e fissava senza dire nulla il punto in cui Urahara era sparito, desiderando ancora una volta che quel maledetto shinigami non avesse mai incrociato la sua vita, contagiandola con la sua dannata pazzia e illogicità.

 

 
[…]
 

Il gruppo di viaggiatori dai Void Territories, più rilassati e lontani dalla calca, attraversarono l’uscita da quello spazio espositivo e si resero conto di essere usciti da una sorta di grosso tendone di plastica, probabilmente una struttura temporanea di enormi dimensioni, posta in un ampio spiazzo verde vicino ad un fiumiciattolo. Il sole splendeva nel cielo e l’aria era tiepida e tranquilla.

“Quindi abbiamo concluso che questa gente non ha un briciolo di forza spirituale” esordì finalmente Setsuna, innervosita, dopo lunghi attimi di teso silenzio.

“Non ci possono neanche vedere, il che significa…” aggiunse Rei.

“Che probabilmente neanche loro sanno di portali, altri mondi e terremoti. Se anche avessero percepito qualcosa, brancolerebbero nel buio come noi…” concluse Aya, analizzando lo scanner.

“Però hanno bella roba! Sembrano più… boh, moderni? Noi andiamo in giro con quei kimono da secoli!” aggiunse Regina, quasi divertita, continuando a gettare occhiate verso l’interno della struttura espositiva.

“Beh, abbiamo la risposta alla nostra prima domanda, quantomeno… e forse anche alla seconda…” aggiunse Kaji, grattandosi il mento.

“Che intendi, capitano Maboroshi?” chiese Setsuna, curiosa e sospettosa da quello che intendeva il capitano.

“Beh, la prima domanda era: c’è altro nell’universo oltre il nostro mondo? La risposta è palesemente – e Kaji indicò il prato verde attorno a lui – si, c’è. Ma allo stesso tempo, questa gente non ha abbastanza energia spirituale anche solo per percepirci...”.

A quel punto Setsuna sospirò e continuò la frase seguendo la linea logica del capitano Moroboshi: “quindi non sono stati loro ad aprire il portale...”

“Se non hanno aperto i portali da questa parte dello squarcio…” disse Setsuna ad alta voce e, prima di poter concludere la sua deduzione, il medico del gruppo parlò.

Hare spalancò quindi la bocca: “L’hanno… aperto… dai Void Territories!”

“Esatto, giovane dottore!” disse Kaji, facendogli l’occhiolino.

Regina fece spallucce: “Quindi… torniamo a casa? Ci mettiamo ad indagare così da scoprire chi si sta divertendo alle nostre spalle e lo riempiamo di pugni nel grugno?!”

“Sono d’accordo con la collega, Setsuna” disse Rei, ridacchiando.

“Se c’è un bastardo che apre portali e che fa tutto quel macello ogni volta, non importa cosa c’è da quest’altra parte, i Void Territories crolleranno! Non possiamo permetterlo!” aggiunse l’arrancar, come a voler specificare che la sua voglia di picchiare il presunto colpevole non fosse fine a se stessa.
Setsuna ripensò per qualche istante sul da farsi, quindi si rivolse verso Aya: “Sanjusan… hai rivelato fonti di reishi?”

La shinigami mostrò lo scanner: “Qualche individuo all’interno doveva avere una quantità di reishi superiore alla norma, ma niente di nemmeno lontanamente para…”

Lo scanner prese ad emettere un fortissimo bip mentre una spia sul dispositivo diventava rossa: una freccia di energia spirituale volò verso di loro e per poco non avrebbe colpito Setsuna se non fosse che la capitana era saltata in alto e Kaji, con un gesto della mano, aveva evocato una piccola parete di luce come scudo per proteggere tutti gli altri. Aya, interrottasi, aveva creato a sua volta una seconda barriera che aveva separato Kaji dal resto del gruppo, come protezione aggiuntiva.

“Danku – disse Kaji – senza incantamento… sei in gamba, scienziata…”

Setsuna atterrò alle spalle di chi l’aveva minacciata con quel dardo e si accorse di aver già visto quell’individuo che, ad una decina di metri, aveva lasciato per terra una busta piena di fumetti e ora impugnava un arco bianco apparso dal nulla. Senza fare un fiato, l’arciere misterioso si rimise a posto gli occhiali con la mano libera e, senza voltarsi, chiese: “La vostra reiatsu è strana, sento anche presenze arrancar e… - l’uomo si girò, lo sguardo di ghiaccio solo parzialmente coperto dai capelli corvini – Hollow… Non venite dalla Soul Society e neanche da Hueco Mundo, però… Chi siete e cosa volete dal mondo umano?”

Setsuna rimase alle spalle dell’uomo, fissandone la più che anonima camicia bianca e pantalone scuro, indecisa sul da farsi, ma Regina non era della stessa opinione. Con un sonido, l’arrancar raggiunse l’arciere e gli diede un pugno talmente forte da scaraventarlo via, nel fiumiciattolo.

“Così impara a minacciare un capi…” cercò di dire Regina, ma in un attimo l’arciere le fu alle spalle: “L’hirenkyaku batte il sonido, quante volte dovrò ripeterlo?” disse quasi scocciato l’arciere, incoccando un’altra freccia di energia spirituale, ma stavolta Setsuna non ebbe esitazione: “Raikou, Sora no joō, Narukami!”

La zanpakuto della capitana si caricò di energia elettrica e lanciò una saetta che l’arciere parò deviandola con l’arco ed annullando l’attacco; nello stesso momento un grosso mostro peloso, simile ad un oni, caricò contro l’arciere misterioso che, spaventato, gli sparò tre frecce di energia, saltando all’indietro.

L’oni colpito si rivelò essere solo un’immagine riflessa e alle spalle dell’arciere comparve Kaji, ritornando visibile e con la wakizashi puntata alla gola del nemico: “Itsuwaru, Loki… - e la lama della spada brillò di un tenue verde – Ora, arciere misterioso… avresti la grazia di dirci cosa sei?”

Il nemico fece per girarsi e dire qualcosa, ma dalla distanza arrivò una voce gioviale: “Calmati, Ishida-kun, va tutto bene! Puoi smettere di attaccare i nostri visitatori!”

Tutti si fermarono a vedere lo strano uomo con kimono verde con un cappello alla pescatora fin troppo riconoscibile che si avvicinava facendo roteare un bastone da passeggio: “E tutti voi, amici dai Void Territories, vi do il benvenuto nel mondo umano!”

Tutti i viaggiatori provenienti dalla Void Territories si ricomposero, risigillarono le zanpakuto laddove necessario e fissarono l’arciere far sparire la sua arma e mettersi di fianco all’uomo misterioso.

“Urahara-san… che diavolo sta succedendo?” disse con aggressività Uryu Ishida, recuperando la busta.

“Non ti facevo fan di fumetti d’azione, Ishida-kun! Comunque, per presentarci, il vostro benvenuto è stato offerto da Uryu Ishida, un bravissimo Quincy!”

“Quincy? Che è? Una roba da mangiare?” ringhiò Regina, fissando il ragazzo con rabbia.

Setsuna si limitò ad alzare un sopracciglio alquanto stranita da quella parola: “Q..Quincy?”

Ishida era combattuto tra l’essere imbarazzato per Urahara, che indicava i suoi fumetti, o allertato per la presenza aliena che aveva, tra l’altro, dimostrato un potenziale combattivo considerevole. Alla fine Urahara lo fissò con occhio severo e gli disse: “Placati, Ishida-kun… non è il momento”.

Il quincy si fidò dello shinigami e si rilassò, osservando l’ex capitano della Divisione 12 avvicinarsi ai nuovi arrivati; Setsuna fece altrettanto, seguita da Kaji e poi tutti gli altri. Le mani di tutti erano ancora sull’elsa della loro zanpakuto, tranne quella di Aya, che ancora analizzava tutto ciò che aveva di fronte.

“Voi siete shinigami? E anche un Arrancar, vedo! Che collaborano! Che cosa splendida!” disse ridacchiando Urahara. Setsuna non sembrava essere tanto felice quanto lui.

“Noi siamo una rappresentativa del Comando Militare dei Void Territories. Io sono Setsuna Hayashi, capitano del Comando Affari Segreti. Il mio vice, Rei Shimizu; il capitano Kaji Maboroshi del Comando Omicidi e il suo vice, Regina Hierrobosque; il vice-capitano del Comando Medico, Haru Shiro; e la ricercatrice del Comando di Ricerca, Aya Sanjusan” disse Setsuna, indicando tutti i suoi compagni che, a modo loro, salutarono il loro interlocutore.
“Abbiamo trovato il tuo cappello, stramboide…” disse Regina e ad Urahara si illuminarono gli occhi: “Il mio cappello preferito è salvo allora!”

“Dovresti tenere a bada le cose a cui tieni Urahara-san, se non erro…” disse Kaji, sorridendo malevolo.

Haru e Rei fissarono l’uomo senza dire nulla, ma tenevano molto d’occhio il suo bastone. Avevano capito che era anche lui uno shinigami e che, probabilmente, quel bastone era la sua zanpakuto. Aya se ne stava in disparte, analizzando l’aria.

Urahara si diresse proprio verso la ragazza del Comando di Ricerca e ridacchiò: “Se hai bisogno di dati, sarò ben lieto di fornirteli! Sempre disponibile per una compagna scienziata!”

Furono gli occhi di Aya ad illuminarsi stavolta: “Finalmente un altro ricercatore! Almeno qualcuno che non riduca tutto subito ad una rissa da bar!”

“EHI!” risposero in coro tutti quanti i viaggiatori dei Void Territories.

“Quanto ti capisco, collega…” disse giulivo Urahara, scatenando la reazione stizzita di Ishida alle sue spalle.

“Perché è così gentile con noi?” chiese Setsuna, cauta.

“Perché voi siete un mito! Una leggenda divenuta realtà! Abbiamo teorizzato per millenni della vostra esistenza, senza mai nessuna dimostrazione! E poi ecco prima spuntare un portale e infine… Voi! Con una struttura sociale anche simile a quella della nostra Soul Society! Che coincidenza incredibile! Ma sono sicuro che ormai saprete tutto su di noi, visto che avete preferito aprire il portale per il mondo umano…”

“Urahara-san… giusto? – disse, esitante, Setsuna, dando un’occhiata fugace ai suoi compagni, momentaneamente indecisa sul da farsi – non abbiamo aperto noi il portale e non sappiamo nulla di questo mondo. Siamo qui perché pensavamo che qualcuno da questa avesse interesse ad entrare nel nostro mondo… che a quanto pare lei ritiene essere leggendario. Potrei pensare lo stesso del vostro, visto che non eravamo sicuri della sua esistenza fino a poco fa”

Urahara rimase interdetto: “Non avete aperto nessun portale quindi? Né in questo mondo, né nella Soul Society e neanche a Hueco Mundo?”
Setsuna fece un passo avanti e strinse i pugni, guardando l’uomo misterioso di fronte a lei con severità: “Il nostro mondo, la nostra società intera si è trovata a dover fronteggiare l’insorgenza di squarci dimensionali che hanno provocato terremoti, fluttuazioni di reiatsu, insorgenza casuale di hollow ostili…”

“Hollow ostili?! Ci sono stati attacchi Hollow?!” chiese Hare, sorpreso. Setsuna si voltò a fissarlo e rispose, con un sospiro: “Sono… informazioni riservate”.

Tutti gli abitanti dei Void Territories si guardarono sbigottiti e infine Regina disse, ad alta voce: “Non sappiamo neanche cosa accidenti sia Hueco Mundo o quell’altra cosa! Sono settimane, a quanto pare, che si aprono questi squarci nel nostro mondo e stanno provocando un sacco di disordini!”

Urahara si grattò la testa e sospirò: “Vediamo di cominciare dall’inizio… il vostro mondo, i Void Territories, sono stati una leggenda fino ad oggi, sono… - e Urahara fece dei gesti con le mani per mimare la forma di una sfera – una sorta di mondo nascosto, una tasca in un universo composto dal mondo dei vivi, gli umani, ovvero il mondo in cui ci troviamo; il mondo degli spiriti, popolato dalle anime dei defunti di questo mondo, dalle anime autoctone di lì e dagli shinigami; e infine Hueco Mundo, il mondo dove vivono Arrancar e Hollow…”

“Ecco perché mi piaceva il nome Hueco Mundo… mi ricordava qualcosa…” disse Regina, sovrappensiero.

“Esattamente, mia cara… perché sicuramente tu sei originaria di lì… in realtà, tutti voi siete originari di questi tre mondi, a voler essere onesti…” aggiunse Urahara mentre tutti lo ascoltavano. Nessuno commentò, ma Aya alla fine prese la parola: “Sta per caso dicendo che il nostro mondo è una sacca stagnante di anime?”

Urahara alzò le mani, quasi a volersi giustificare: “Non voglio intenderla così, ma dovete sapere che c’è un ciclo di vita e morte: chi muore qui va nella Soul Society ed è compito degli Shinigami guidare le anime nel transito, oppure purificarle quando diventano Hollow, distruggendoli e spedendo finalmente le anime nel mondo designato. Gli Arrancar sono Hollow che hanno superato il limite tra la loro razza e quella degli Shinigami, ma questo forse lo saprete già, e fino a poco tempo fa era compito degli Shinigami combattere anche contro di loro… poi c’è stata una tregua, ma è una storia lunga”

“Ricordo di aver mangiato un bel po’ di Hollow quando sono spuntata nei Void Territories, in effetti…” disse Regina, ricordando i tempi in cui lei e le sue fracciòn erano ancora Hollow di tipo Gillian.

“Ma noi non uccidiamo gli Arrancar, gli Arrancar ragionano e pensano e non consumano tanta più reishi di quanta ne consumiamo noi…” aggiunse Rei, quasi stupito dalle rivelazioni dello shinigami.

Urahara si massaggiò il mento, quindi disse: “Forse la pace che c’è tra le varie razze è dovuta al vostro essere slegati dal ciclo di vita e morte, lo scambio di anime tra Soul Society e Regno umano, con le interferenze di Hollow e Arrancar, è da millenni alla base dell’equilibrio di questo universo. Ma voi siete i leggendari Void Territories, la spiegazione bislacca e mitologica del perché, ogni tanto, qualche anima e qualche hollow spariscono dal ciclo e si perdono nel passaggio tra un mondo e un altro. Una risacca cosmica, una sorta di grotta nascosta nel grande mare che è il Vuoto accessibile tramite i Garganta degli Arrancar e i portali di noi shinigami. Anche noi abbiamo creato una piccola dimensione tasca che ci permette di viaggiare tra un mondo e l’altro, e penso che i vostri Void Territories, per quanto più grandi del Dangai, ne condividano molte caratteristiche. Il fatto che poi proveniate, originariamente, dai nostri mondi si è ripercosso nell’organizzazione della vostra società. Da come vi siete presentati, i vostri comandi sono mooooolto simili alle Divisioni del nostro Gotei 13”

“Per non parlare delle stesse identiche abilità, tra sonido, zanpakuto, shikai e persino il kido… è una coincidenza troppo strana che anche voi sappiate usare il Bakudo di nome Danku – aggiunse Ishida, tirandosi su gli occhiali – come lo fanno gli shinigami della Soul Society. È come se le vostre anime continuino a ricordare qualcosa dei mondi di provenienza, ma siano comunque rimaste incastrate in quel mondo…”

“In sostanza siamo delle anime perdute che sono arrivate nei Void Territories, che sono cresciute e si sono sviluppate esattamente come, a giudicare da quello che avete detto, tutte le altre dimensioni” disse Kaji massaggiandosi il mento con una mano.

“Esattamente – disse Urahara - Un mondo chiuso, sigillato e ritenuto, tuttavia, un mito!” concluse ancora Urahara.

Tutti i membri del Comando Militare dei Void Territories rimasero muti, considerando nelle loro teste tutte le scoperte vomitate loro addosso da un perfetto sconosciuto, amichevole quanto informato.

“Io però ancora non ho capito una cosa – disse Regina – Se il nostro mondo è un mondo chiuso e noi non sapevamo nulla di tutta questa follia di mondi, dimensioni e robe scientifiche e se voi, allo stesso tempo, pensate che siamo venuti da una terra delle favole…”

“Chi o cosa ha aperto gli squarci?” concluse Aya, mettendo via il suo scanner.

“Ma di quali squarci parliamo?!” disse, agitato, Ishida.

Urahara si abbassò il cappello sul viso: “Questi squarci a quanto pare appaiono e scompaiono da settimane ovunque, anche nella Soul Society da quanto ho avuto modo di capire, e forse anche in Hueco Mundo… non sappiamo chi o cosa li provochi. Speravo, in tutta onestà, poteste essere voi la risposta. Mi sbagliavo”

Setsuna si fece scura in viso: “Ufficialmente, nessuno ha mai condotto esperimenti simili nei Void Territories”

Urahara sorrise, triste: “E ufficialmente nessuno ha mai realmente ricercato i Void Territories, shinigami o hollow che fosse. Ma ufficiosamente io ho condotto per anni ricerche su di voi…”

Kaji contrasse il volto: “Sta insinuando che tra i nostri ranghi ci sia qualcuno che fa ricerche nell’ombra?!”. Quell’ipotesi non era da escludere, specialmente per il capitano del comando Omicidi, che giusto qualche ora prima stava conducendo delle ricerche segrete per attività sospette.

Urahara fissò con serietà il capitano del Comando degli Omicidi: “Non so quali ranghi nascondano chiunque si stia dando da fare per aprire questi portali, ma una cosa è certa: quei portali sono strappi nel tessuto della realtà e se continueranno ad essere aperti con questa frequenza…”

“… non importerà più nulla. Void Territories. Mondo Umano. Soul Society. Tutto crollerà. Tutta la realtà potrebbe collassare” concluse, pacatamente ma con un’espressione tesa fin troppo evidente sul volto, Aya.

“Dunque, miei gentili ospiti dei Void Territories… quale sarà la nostra prossima mossa?” disse giulivo Urahara, fissando uno per uno i nuovi arrivati nel mondo umano e trovando ben poca soddisfazione nella confusione che regnava sui loro volti.

“Oh cielo… non pensavo di dovermi rimettere al lavoro così presto dopo l’ultima apocalisse sventata…” disse ridacchiando Urahara, lanciando un’occhiata ad un sempre più incredulo Ishida e cominciando ad allontanarsi, meditando su cosa sarebbe successo di lì in avanti.  







_________________________

Angolo Autrici
Ecco, finalmente "gli stranieri" hanno messo piede nel mondo umano. Sì, capisco, come trama sembra essere abbastanza insolita e stramba. Ma, hei, stiamo parlando di Bleach xD. Ad essere sincera, il fatto che esistano i VT non è poi una cosa così strana. Voi cosa ne pensate? 

 
 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Enemies or Friends? ***


Capitolo 4
 
- Enemies or Friends? - 



 
Era uno spettacolo raro vedere, all’improvviso, uno shinigami del Comando Militare saltare per i tetti e volare nell’aria con una tale fretta e impazienza… vederne addirittura due aveva reso la giornata degli abitanti dei Void Territories spettatori di quello strano evento piuttosto agitati!

Il capitano Chunami Gakusha stava letteralmente trascinando la povera Aya Sanjusan per i Void Territories fino a piombare nel bel mezzo del giardino che faceva da ingresso al palazzo dell’Alto Comandante. I due custodi, giganteschi e guardinghi come sempre, puntarono subito le loro colossali lance contro i nuovi arrivati, rendendosi conto solo dopo che uno dei due era un Capitano.

“Chiediamo udienza all’Alto Comandante, è urgente!” urlò quasi estasiata, Chunami, contenendo a stento la gioia. Aya si stava aggiustando i vestiti e ogni tanto sembrava sobbalzare nel tentativo di contenere i conati di vomito dovuti da quel folle viaggio.

“Che succede qui? Cos’è tutta questa fretta?”

I cancelli del palazzo si aprirono e l’Alto Comandante Uminojoo, accompagnata dal fido Gautama, apparve in tutta la sua austerità, fissando prima incuriosita il capitano Gakusha e poi sorpresa Aya: “Dovete ancora partire?”

“No, comandante, noi…” cercò di dire Aya, ma Chunami la interruppe, troppo eccitata per contenersi: “È APPENA TORNATA! DA UN ALTRO MONDO! CON ALTRI SHINIGAMI! OH, COMANDANTE! LEI NON HA IDEA DELLE RIPERCUSSIONI CHE…”

“Capitano Gakusha, faccia silenzio e tenga le sue… considerazioni personali per un altro momento. Sanjusan, fammi rapporto”.

Un po’ delusa, Chunami fece un passo indietro e intristita ascoltò la sua sottoposta fare un eccellente riassunto della situazione, spiegando del mondo in cui erano comparsi, delle persone che avevano incontrato e, per sommi capi, di cosa fossero i Void Territories per queste altre persone.

“… quindi, questo Urahara, da quello che abbiamo potuto capire è uno shinigami di stanza nel mondo… umano – disse la shinigami, esitando un secondo – ci ha invitato nella sua base operativa, mascherata da emporio di dubbia qualità, e ha… accordato un incontro con i vertici della loro gerarchia militare. O perlomeno, quella degli shinigami. Il capitano Hayashi ha proposto di mandare qualcuno indietro per spiegare la situazione e – Aya quindi tirò fuori il suo telefono, passandolo al Comandante – attende nuovi ordini. È in collegamento”

“Grazie, Sanjusan” disse la Comandante, afferrando il telefono e portandoselo all’orecchio.

“Comandante Uminojoo, mi sente?” disse Setsuna dall’altra parte del dispositivo, il segnale poco stabile e davvero molto disturbato.

“Capitano Hayashi, la sento. Sanjusan mi ha riferito la situazione. È sicura di voler continuare?”

“Al momento non sembra ci siano intenzioni…stili…ness…è…aller…”

“Capitano, non la sento!” disse, quasi preoccupata, il capitano Uminojoo, scuotendo il telefono nella sua mano.

“DICEVO CHE AL MOMENTO NON SEMBRANO ESSERCI INTENZIONI OSTILI! IL PROBLEMA DEGLI SQUARCI NON È OPERA DI NESSUNO DELLE AUTORITA’ DI QUESTI MONDI! CI HANNO PROMESSO UNO SCAMBIO DI INFORMAZIONI PACIFICO E PENSO POSSA ESSERE UNA… BUONA… IDEA… la può smettere di toccare il mio comunicatore?!”

Setsuna aveva alzato la voce per farsi sentire meglio, ma evidentemente qualcuno doveva aver fatto qualcosa per migliorare la qualità della comunicazione. E quel qualcuno se la stava anche spassando.

“Ohohoh, stavo solo potenziando il segnale, Setsuna-san! Ora puoi parlare normalmente!” disse una voce gioviale di uomo e la comandante Uminojoo ne rimase alquanto frastornata.

“Hayashi… è quell’Urahara di cui mi ha parlato Sanjusan?”

“Si… pare sia un… ricercatore…”

Uminojoo sentì un leggero rumore di passi e il suono di una porta scorrevole che si chiudeva: “Setsuna… ti fidi di queste persone?” chiese infine, sottovoce.

“No. Non so nulla di tutto questo. Gestiamo i portali da settimane, tra terremoti, gente che per poco non ci è entrata dentro e chissà cos’altro… e a quanto pare, secondo quanto ci è stato appena riferito, noi siamo solo… solo… solo un frammento di un qualcosa tremendamente più vasto. Dobbiamo continuare a indagare, non c’è altro modo”

Uminojoo annuì: “Capitano Hayashi, hai il permesso di continuare la tua missione. Tu e il capitano Maboroshi sarete ufficialmente i rappresentanti dell’Alto Comando in questi nuovi… mondi. Al primo cenno di ostilità, ti ordino di recuperare tutti e tornare qui. Terremo il portale aperto per quanto più tempo possibile. Tutto chiaro?”

“Sissignora” disse, perentoria, la voce di Setsuna dall’altra parte del telefono.

“Comandante – intervenne quindi Aya – chiedo il permesso di tornare nel Mondo Umano. Potrei dare una mano a raccogliere informazioni e poi alla squadra servirà un esperto di ricerca”

“Si, la prego comandante! So che vuole che io rimanga qui, ma ho bisogno di uno dei miei da quella parte! Chissà quanti dati potrà raccogliere!!”

Uminojoo e Aya fissarono Chunami, confuse, quindi il comandante restituì il telefono alla shinigami del Comando Scientifico. Aya fece un breve inchino, disse: “Mi terrò in contatto; a presto Comandante Uminojoo, capitano Gakusha” e corse via, in direzione del portale.

“Tieni aperto il portale per tutto il tempo; ogni risorsa necessaria è a tua disposizione. Se dovesse succedere qualcosa, avvisa immediatamente tutti i comandi. Soprattutto, contieni l’entusiasmo e rimani concentrata. Non voglio perdere così tante persone in un mondo alieno. Chiaro, Gakusha?”

La voce dell’Alto Comandante Uminojoo si fece man mano sempre più autoritaria e Chunami capì che doveva controllare la sua passione per quella scoperta scientifica a dir poco epocale. Fece il saluto militare, mettendosi forse eccessivamente sull’attenti, e urlò un troppo convinto: “Sissignora!” per poi sparire in un soffio di vento, diretta anche lei verso lo squarcio.

Nami Uminojoo abbassò gli occhi e sospirò, permettendosi un attimo di vulnerabilità, e Gautama le si fece di fianco: “Ha un cattivo presentimento, Comandante?”

La Comandante ridacchiò, amara: “Abbiamo appena scoperto gli alieni, Gautama… non dovrei averne?”
 


 
[…]

 
 
Setsuna ritornò nella piccola stanza dove si erano ammassati tutti in attesa di nuovi ordini, con Urahara e il suo enorme maggiordomo, per quel che ne aveva capito la capitana, che sciamavano attorno a tutti loro offrendo da bere e da mangiare.

“Ma lei non doveva creare il portale per portarci nella... Soul Society?” disse, esitando un attimo Setsuna, mentre fissava il padrone di casa. Questo, aggiustandosi il cappello, le sorrise con uno dei suoi soliti sorrisi da imbecille. Setsuna era ormai certa di non potersi fidare di quei sorrisi così vacui.

“Sto aspettando che torni la vostra amica ricercatrice, il Senkaimon è pronto per essere aperto in qualsiasi momento!”

Kaji alzò un dito e aprì la bocca, Regina invece ringhiò: “E allora perché diavolo hai insistito a portarci in questa dannata catapecchia ad aspettare perché, e ti cito testualmente, avresti potuto aver bisogno di diverse ore per aprirlo?!”

Urahara rise: “Beh, mi ci è voluto meno, non potevo immaginarlo! E poi, sarei un pessimo ospite se vi avessi lasciato in questo nuovo mondo senza dei beni di conforto!”

Rei, che era seduto a gambe incrociate a bere del the, scoppiò a ridere: “Io adoro questo tizio!”

Il vice guardò il suo capitano e si accorse che Setsuna, a differenza sua, non era per nulla divertita: “Urahara Kisuke-san… a che gioco sta giocando?”

Kaji, che era rimasto ad occhi socchiusi e con una finta espressione divertita per quasi tutto il tempo, aprì maggiormente gli occhi e fissò la sua collega: “È un trucco che ci insegnano in accademia, e te ne sei accorta anche tu, Hayashi-san…”

Setsuna annuì: “Ci sta trattenendo agli arresti per vedere come ci comportiamo, e ha aspettato che comunicassimo con il nostro superiore… forse per capire se ci fosse davvero un superiore”

Urahara fissò entrambi con un’occhiata fredda e calcolatrice: “Sto accelerando anche parecchio il processo. Ho capito che posso fidarvi di voi, adesso”

“Fosse stato per me, vi avrei trattenuto per più tempo” disse Ishida, che li aveva seguiti e si era appoggiato ad un angolo della stanza senza dire nulla per tutto il tempo, inquietando tutti non poco, e rispondendo per monosillabi alle domande che principalmente Regina gli aveva posto.

“Quattrocchi, ma tu che accidenti vuoi?! Hai detto che non sei un hollow, né un arrancar, né uno shinigami… sappiamo solo quello che non sei, a meno che non consideriamo il fatto di aver capito che sei un enorme palo nel…”

“Su, su! Non saltiamoci tutti addosso!” la interruppe bruscamente Urahara, mettendo poi una mano sulla spalla di Ishida.  Proprio in quel momento arrivò al negozio, che le era stato mostrato prima della partenza, Aya, un po’ affannata ma perfettamente in salute dal suo terzo viaggio in quello squarcio.

“Oh, finalmente la mia collega è tornata! Allora possiamo andare!” disse il biondo, spalancando la porta che portava sul retro del negozio.

“Urahara-san… sei sicuro…” cercò di dire Ishida, ma stavolta lo sguardo glaciale dello shinigami perforò lui: “Avrebbero potuto attaccare in qualsiasi momento, ma non l’hanno fatto. Ishida-kun, il tuo lavoro qui è finito, cerca di mantenere una certa discrezione su tutto questo, d’accordo?”

Il quincy deglutì e guardò un po’ perplesso Urahara, ma con un cenno del capo salutò freddamente tutti e andò via.

“Simpatico quell’arciere da strapazzo…” disse Regina, alzandosi in piedi e facendo scrocchiare le dita.

“Ora andiamo, prima che arrivi quello che spara Getsuga Tensho prima di parlare…” disse ridacchiando Urahara, varcando la soglia e camminando per il corridoio. Aya lo seguì e chiese: “Cos’è un Getsuga Tensho?”

Urahara sospirò: “Ormai non sono più sicuro di cosa accidenti sia… comunque, non perdiamoci in chiacchiere! Seguitemi!”

Tutti si misero in fila e seguirono Setsuna, la prima a seguire Aya e Urahara; Rei le si fece accanto, per quanto possibile, mentre scendevano una lunga scala che portava sotto il livello del suolo: “Quindi Setsuna… ci fidiamo?”

Setsuna non lo guardò, tenendo lo sguardo fisso sulle spalle di Urahara: “Abbiamo alternative?”

Hare, poco dietro di lei, balbettò: “Il… il comandante non permetterebbe che questi esseri la passino liscia se dovesse succederci qualcosa. Poi siamo praticamente tutti capitani e vice, non avranno il coraggio di affrontarci!”

“La verità, piccolo amico – disse Urahara ad alta voce, senza neanche voltarsi a guardarli – è  che abbiamo tredici capitani e tredici vice, senza contare molti altri spiriti che potrebbero benissimo rivoltarmi come un calzino, come il mio amico Tessai che è rimasto lassù!”

“Ma chi, quello col grembiulino?!” disse, sorpresa, Regina.

“Eh si, lui era il più forte utilizzatore di Kido della Soul Society! Mi ha insegnato un sacco di cose che tutt’ora non saprei minimamente eseguire come fa lui!” rispose giulivo Urahara, aprendo una porta che dava ancora su una scala sospesa sopra un enorme deserto roccioso nascosto in quella specie di seminterrato.

“Ok, questo non me l’aspettavo…” disse Rei, rimanendo a bocca aperta.

Kaji fece un verso di disappunto, subito dopo Setsuna, ed entrambi misero per qualche istante la mano alla zanpakuto. Uno spazio aperto così all’improvviso, sotto la “base operativa” di uno shinigami di un altro mondo: il rischio di trappola era altissimo. Setsuna, tuttavia, percepì distintamente una reiatsu particolare nell’aria, che sapeva di Hollow e Shinigami… le ricordava la sua.

Si portò una mano sulla fronte e per un attimo fu tentata di usare quell’abilità, non per necessità, ma guidata dalla pressione spirituale di quel posto. Si ravvide un secondo dopo aver notato che Urahara la stava guardando di sottecchi mentre discuteva con Aya dei dettagli di quel luogo.

“Quindi ha riprodotto un terreno d’allenamento della Soul Society sotto casa sua?” aveva chiesto la shinigami.

“Beh, dopo l’esilio, ormai finito vorrei precisare, dalla Soul Society, avevo nostalgia di casa e alcuni amici mi hanno aiutato a creare questo posto. Ho avuto modo anche di fare numerosi studi ed esperimenti qui sotto in piena sicurezza! Ma magari di questo ne parleremo in un secondo momento, ci stanno aspettando!”

Il gruppo aveva finalmente finito di scendere la scala e si trovavano sul terreno brullo di quella landa apparentemente e innaturalmente sconfinata. Urahara tirò fuori un telecomando e il Senkaimon si aprì, lasciando la possibilità agli abitanti dei Void Territories di vedere questa porta apparsa dal nulla e proveniente da quello che sembrava un antico palazzo di uno shogun aprirsi verso l’infinito.

“Allora, dovrei aver programmato tutto per rendere il percorso il più breve possibile, ma vi consiglio comunque di correre: nella Soul Society hanno appena ripristinato il Kototsu e il Dangai non è più una dimensione liberamente esplorabile, quindi correte, non toccate le pareti e andrà tutto bene!”

“Un momento… cosa?!” disse Hare, sconcertato.

“Ma che significa?! Abbiamo attraversato uno squarcio e non ci è successo nulla, ora che attraversiamo un passaggio consolidato da voi shinigami di questo posto rischiamo di farci del male?!” disse Regina, esterrefatta.

“È una contromisura per tenere lontani i malintenzionati! Su, andiamo, non c’è tempo da perdere!”

“Perché è stato esiliato qui, Urahara-san?” chiese, sorridendo, Kaji, sistemandosi l’haori da capitano e sorridendo molto cordialmente e furbescamente.
“Oh… beh… è una lunga storia fatta di intrighi politici e fine del mondo mancata, insomma, una noia” disse con nonchalance Urahara.

Kaji, che pure aveva cercato di fare il furbo e l’intimidatorio, di nuovo si ritrovò a spalancare gli occhi: “Ma che…”

Setsuna alzò la mano e fece segno al collega di lasciar perdere: “Suppongo ne sapremo di più andandoci a presentare agli shinigami di questo nuovo mondo…”

“Esattamente! – disse giulivo Urahara – Oggi incontrerete una delegazione della Soul Society e il nostro Capitano Comandante, Shunsui Kyoraku. È da poco nel ruolo ma ha già dimostrato il suo valore uccidendo una divinità… certo, l’ha aiutato una sua assistente!”

“Ehi, biondino dal cappello strambo, stai cercando di farci paura per caso?” disse Regina, con la voce bassa e minacciosa, ma Urahara si tolse il cappello: “Mi piacerebbe dire di sì, ma sono solo estremamente sincero. Poche settimane fa l’universo è stato sul punto di crollare e abbiamo dovuto combattere contro la più grande minaccia che abbiamo mai fronteggiato. Nella Soul Society e nel mondo degli Hollow tutti si stanno leccando le ferite. Quegli squarci sono, francamente, ben più paurosi di quanto possa essere io ora!”

Tutti rimasero in silenzio per qualche istante, quindi Aya disse, con distacco: “Non è possibile che sia stata proprio questa vostra grande battaglia a indebolire il confine tra i mondi e a provocare l’apertura degli squarci?”

Urahara annuì: “È possibile. Non è mai successa una cosa simile, tuttavia, quindi non possiamo escludere nulla”

“Ovviamente” concluse Aya, annotando qualcosa su un blocchetto note che aveva tirato fuori da una borsetta attaccata alla cintura.

“Beh, signori, io sarei molto felice di continuare a parlare di multiversi in fiamme e cose così, ma abbiamo un incontro con una delegazione militare aliena quindi… ehm… Capitano Hayashi? Andiamo?” disse all’improvviso Rei, ridacchiando ma con delle gocce di sudore che gli imperlavano la fronte.

Setsuna annuì: “Si, andiamo…”

“Ottimo signori! Pronti… VIA!” e Urahara corse attraverso il Senkaimon; Aya lo seguì senza pensarci due volte, seguita poi da Hare.

“Io voglio dare la caccia ai criminali. In accademia dicevano che avrei dato fuoco al mondo coi miei scherzetti, ma questi shinigami hanno seriamente portato la loro lotta su un altro livello…” disse, quasi sconfortato, Kaji, lisciandosi meglio i capelli.

“Beh, almeno se dovremo combattere, potremo non trattenerci! Vero?” disse Regina, ridacchiando per mascherare, anche lei, un certo nervosismo.

“Se dovesse succedere qualcosa…fate vedere chi siamo, solo questo. Andiamo” e Setsuna entrò, correndo, nel Senkaimon.

“Oh, interessante…” disse Kaji, seguendola senza aggiungere altro.

“Setsuna che dice di usare la violenza senza controllarsi… ahi ahi, qualcuno è innervosito!” disse, ridacchiando, Rei, seguendo il resto degli shinigami.

“Comincio a essere meno felice dell’eventualità di combattere…” disse Regina, capendo che la situazione sembrava si stesse facendo più tesa del normale. Corse quindi anche lei nel portale, piombando nel tetro corridoio che gli shinigami chiamavano Dangai

 

 
[…]
 


Il senkaimon si aprì proprio di fronte ad un imponente edificio con un grosso ideogramma che indicava il numero uno avvolto in un rombo: le porte dell’edificio erano aperte e davano in una grandissima sala ma, la prima cosa che Urahara e la banda di ospiti dei Void Territories videro, furono due grossi shinigami puntare contro di loro le zanpakuto. I due si allertarono ancora di più quando dal Senkaimo arrivò Regina, riconoscibilissima come arrancar e alla quale indirizzarono immediatamente le loro attenzioni.

“Che viaggio… peculiare” disse, incerto, Hare, dopo aver corso come un pazzo nel tetro corridoio buio e violaceo, coperto di mucillaggine e altri materiali che, in tutta onestà, non voleva neanche sapere cosa fossero.

“Beh, almeno non ci ha inseguito il Kototsu!” disse giulivo Urahara mentre tutti gli altri uscivano dal Senkaimon.

“Ehi, che avete da guardare?! Non avete mai visto un arrancar in vita vostra?!” disse Regina, fissando in cagnesco le due guardie.

“Il punto è che l’hanno fatto, ed è per questo che ti tengono d’occhio. Ma non è necessario, vero Urahara?” disse, torva, Setsuna. Lo shinigami dal kimono verde fece cenno alle guardie di abbassare le armi e queste lo fecero, seppur con riluttanza.

“Che mondo selvaggio..Arrancar e Shinigami in guerra!” disse, con sdegno, l’arrancar, passandosi una mano tra i capelli violetti.

“Prego, seguitemi, i vertici del Gotei 13 ci attendono, o quelli che erano disponibili, suppongo!” disse Urahara, facendo segno al gruppo di seguirlo. Entrando nella grande sala, trovarono ad aspettarli, ad una decina di passi da loro, Kyoraku Shunsui, con al fianco il suo tenente, Nanao Ise; alla destra di Kyoraku c’erano, fianco a fianco, Zaraki Kenpachi, Toshiro Hitsugaya e Kurotsuchi Mayuri; alla sinistra del Capitano della Prima Brigata c’erano invece Shinji Hirako, Soi Fon e Kuchiki Byakuya.

“Capitano Kyoraku! Vi ho portato i nostri ospiti!” disse allegro Urahara, suscitando reazioni miste. Il gruppo dei Void Territories vide Soi Fon fare un’espressione schifata; Shinji stamparsi il suo solito, inquietante sorriso; Kenpachi fissare gli ospiti e annusare l’aria; Kurotsuchi Mayuri roteare gli occhi in modo poco naturale; Toshiro e Byakuya rimanere più o meno indifferenti.

“Venite, venite pure! Benvenuti nella Soul Society! Noi siamo i capitani del Gotei 13. Bè, non siamo in tredici perché, beh – il capitano Kyoraku si massaggiò la benda sull’occhio e sorrise, perdendosi nel largo kimono a fiori che indossava – siamo tutti un po’ impegnati nel ricostruire la Soul Society dopo alcune baruffe interne!”

“Intende dire la guerra da fine del mondo che ha quasi distrutto tutto?” disse Aya, all’improvviso, prima che qualcuno la potesse zittire per l’insolenza. Kyoraku tuttavia ridacchiò: “Ah, Kisuke vi ha già avvisato… comunque sì, è per quello. Ma prima di passare ad argomenti più pesanti, è tempo di fare le presentazioni! Io sono Shunsui Kyoraku, capitano della prima divisione e Capitano Comandante del Gotei 13, e questi sono i capitani di alcune delle nostre brigate…”.

Il capitano presentò, con estrema gentilezza, tutti i capitani, definendo anche quale brigata fosse al loro comando, prima di inchinarsi agli ospiti e aggiungere: “Per me è un onore essere il primo Capitano del Gotei 13 ad accogliere gli spiriti provenienti dai mitologici Void Territories! Per noi è un evento a dir poco epocale!”

Tutti si fissarono tra loro, squadrando anche i capitani che, con sentimenti diversi, li stavano osservando, quindi Setsuna fece un passo avanti: “Noi siamo lieti di fare la vostra conoscenza, per noi è un’assoluta novità incontrare altri shinigami oltre quelli del nostro mondo. Io sono Setsuna Hayashi, Capitano del Comando Affari Segreti dei Void Territories e loro…”

Setsuna proseguì con la presentazione dei compagni di viaggio, ma non poté fare a meno, nel frattempo, di percepire la presenza quasi schiacciante degli shinigami della Soul Society. Pur trattenendosi, pur non avendo aperte intenzioni ostili (in realtà a Setsuna parve di percepire una marcata voglia di uccidere provenire dal capitano Kenpachi, ma nel fissarlo, Urahara, posto al suo fianco, la aveva strattonata per la manica, facendole cenno di no con la testa) e pur non mostrando più di una moderata curiosità, Setsuna percepiva chiaramente l’enorme quantità di energia spirituale che quegli shinigami sprigionavano.

Era fiduciosa e consapevole delle proprie capacità, così come quelle dei suoi compagni di avventura, ma per un attimo si sentì minacciata da quegli shinigami così potenti. Inoltre, il capitano della Quinta Brigata, Shinji, la fissava con strana curiosità e le sorrideva malevolo. La cosa non l’aveva messa a suo agio ma, a migliorare la situazione, fu Kyorako Shunsui che, battendo le mani, fece un profondo inchino di fronte a tutti loro.

“Davanti a donzelle così carine e forti, non posso che mostrare tutto il mio piacere di… AHIA! VA BENE, VA BENE, FACCIO IL SERIO! – disse il capitano dopo che la sua tenente gli aveva calpestato fortissimo un piede, paonazza in volto e maneggiando convulsamente i suoi occhiali per l’imbarazzo – Volevo dire… come apprezzerebbe di più la mia cara Nanao-chan, in qualità di Capitano Comandante, vi do il benvenuto nella Soul Society e voglio assicurarvi che sarete i benvenuti nel nostro mondo. Sono molto curioso di sapere del vostro mondo, specie per la coesistenza che avete creato con gli Arrancar!” il capitano sorrise e indicò Regina.

“Quindi non mi vogliono tutti ammazzare, qui?” chiese, un po’ scocciata, Regina, con Kaji al suo fianco che le poggiava una mano sulla spalla.

“Oh, gli arrancar sono stati nostri nemici per molto tempo, ma abbiamo stretto un’alleanza con loro che spero possa essere durevole – e Kyoraku si avvicinò all’arrancar dei Void Territories, fissandola con occhi languidi – Sarebbe davvero un peccato ricominciare le ostilità e dover avere come nemica una ragazza così carina!”

Kaji si schiarì la voce e fissò Kyoraku con uno sguardo a dir poco omicida, che distorse il suo viso in un’espressione da volpe. Kyoraku trasalì e fece un passo indietro: “Oh no… un altro come Gin… quel ragazzo mi ha sempre inquietato…”

Anche Setsuna si schiarì la voce e, mentre Nanao tornava a pestare i piedi del suo zio tentando, inutilmente, di passare inosservata, disse: “Capitano, anche per noi è un onore potervi conoscere, quindi, a nome dell’Alto Comandante Uminojoo, vi chiedo se fosse vostra volontà collaborare con noi per risolvere questa annosa questione degli squarci che da settimane stanno creando numerosi problemi nel nostro mondo, cominciando con uno scambio di informazioni raccolte. La qui presente Aya Sanjusan fa parte del nostro Comando di Ricerca e anche il vice-comandante Shiro, del comando medico, è particolarmente versato nella ricerca, quindi sarebbe nostro gran piacere se potessero accedere ai dati che avete raccolto, oltre che fornire quanto possiamo dei nostri”.

Setsuna si mantenne formale e composta, ma Kyoraku, con ormai i piedi martoriati, le si avvicinò e le prese una mano, nel tentativo di baciarla: “Ma ovviamente sarà nost…”

Nanao schiantò sulla testa dello zio un enorme libro rilegato in cuoio prima che le sue labbra toccassero la mano di una allibita Setsuna, quindi fu Kurotsuchi Mayuri a parlare col suo solito tono di voce supponente e viscido: “Capitano Hayashi, lasci i suoi sottoposti alle mie cure. In quanto capo del reparto ricerca del Gotei 13, sarò lieto di scambiare i dati con dei miei cari colleghi… fufufu…”

Le parole di Mayuri sortirono un effetto ben poco consolatorio su Aya e, soprattutto, Hare, ma questi annuirono a Setsuna, pronti a svolgere il loro compito.

“D’accordo, la ringrazio capitano… Mayuri, giusto?”

“Esatto! Vedo che è molto attenta! Sono sicuro che troverà i miei modi, più precisi e formali, decisamente più adeguati rispetto a quelli… di altri miei… colleghi… - disse, esitando, Mayuri, fissando con la coda dei suoi terrificanti occhi Urahara Kisuke, troppo impegnato nell’aiutare Kyoraku ad alzarsi per prendere in giro la diffidenza del suo ex sottoposto – Prego, seguitemi, vi porterò negli archivi così potrò darvi i dati raccolti sui portali, soddisfare ogni curiosità sul nostro mondo e ,ovviamente, mi racconterete un po’ anche del vostro!”

Gli occhi spiritati del capitano sembrarono farsi ancora più spiritati e Setsuna esitò, tuttavia Kisuke intervenne: “Fidati di lui, Setsuna-san! Sembra un po’ pazzo, ma è eccitato quanto me e quella tua amica scienziata dall’altra parte del telefono per la scoperta di un nuovo mondo!”

Setsuna fu tentata di urlare addosso a Kisuke di aver origliato la sua conversazione telefonica, ma capì che, in quel mare di assurdità, che un suo potenziale nemico la avesse origliata, forse, era la cosa meno strana.

“La ringrazio per la disponibilità, capitano Mayuri. Shiro, Sanjusan… seguitelo e fornitegli tutti i dati necessari”

“Sissignora!” dissero i due shinigami all’unisono, per poi seguire il bizzarro capitano fuori dall’edificio.

“Beh, direi che la riunione è sciolta – disse Kyoraku, ancora un po’ confuso – Fate come se foste a casa vostra e se avete domande da fare, fatele pure! Capitani, voi siete congedati, se avremo bisogno vi convocheremo!”

Toshiro e Byakuya, rimasti silenziosi, annuirono quasi pigramente quindi sparirono nel nulla. A ruota li seguì Soi Fon. Gli altri capitani rimasero lì, scambiando due parole con Kyoraku e Urahara. Rei, finalmente, si avvicinò a Setsuna: “Beh, dai, è andata bene! Sono gentili!”

“Sono feriti, hanno finito una guerra e non ne vogliono cominciare un’altra” rispose, secca, Setsuna.

“E che differenza fa? Noi non abbiamo voglia di combatterli; loro non hanno voglia di ucciderci, insomma, risolviamo questa faccenda degli squarci e poi ognuno per la sua strada, no? L’importante è aver trovato degli alleati! Rilassati, Setsuna-chan!” disse scherzoso Rei, dandole una pacca sulla spalla.

Setsuna sapeva che quello era un modo per farla rilassare, per consolarla, così come sapeva che neanche Rei, nonostante le apparenze, fosse così tranquillo da pensare che, dopo aver sistemato gli squarci, tutto sarebbe tornato come prima. Nulla sarebbe più stato lo stesso, ma quella era una preoccupazione per un altro giorno. Immersa com’era nei suoi pensieri, Setsuna quasi non si accorse del capitano biondo che le si era avvicinato e che la guardava con quella sua espressione inquietante.

“Ehi, ragazzina, possiamo scambiare due parole?” disse quasi con aggressività Shinji Hirako, salutando con la mano Setsuna, avvicinandosi a lei, mentre la sua reaitsu si faceva sempre più chiara. E Setsuna, istintamente, fece correre la mano sull’elsa della sua spada.

“Capitano…” disse Rei, allarmato, ma Shinji alzò le mani: “No, aspetta ragazzina! Sentimi prima!”

Setsuna rimase confusa: “Che cosa significa?” provò a dire, poi spalancò la bocca nel vedere lo shinigami della Soul Society mettere la mano sulla fronte e materializzare una inquietante maschera bianca di fronte al suo viso: “Tu sei come me, vero? Sei una vizard!”

Rei ridacchiò per la sorpresa e nel vedere Setsuna rimanere così esterrefatta, quindi la shinigami si ricompose: “Quindi esistono anche qui!?”

Shinji scansò via la maschera, facendola sparire: “Si, e sono piuttosto curioso di sapere come tu hai fatto a controllarla senza l’aiuto di Kisuke…”
 


 
[…]
 


“Non so come abbia fatto Setsuna a rimanere così impassibile..qua sembrano tutti dei pazzi!” disse Regina a Kaji, osservando Kurotsuchi Mayuri andare via con Hare e Aya. Kaji le diede due buffetti sulla spalla e ridacchiò: “Suppongo che anche noi sembriamo dei pazzi per loro. Immagina cosa potrebbero pensare di te in questo mondo, visto che fino a poco fa, a quanto pare, arrancar e shinigami qui si ammazzavano allegramente!”

“Ci devono solo provare a guardarmi male” borbottò Regina, finché non sentì una presenza inquietante alle sue spalle e non vide Kaji sorridere all’enorme sconosciuto dietro di lei. Quando si fu girata, Regina vide di fronte a lei Zaraki Kenpachi, che la fissava con gli occhi spiritati e un sorriso folle sul volto: “Ehi, ragazzina arrancar…”

“Che accidenti vuoi?! Non sono uno dei tuoi arrancar! Non discriminarmi e non mi uccidere, siamo qui in missione di pace! E sei fortunato che non abbia il permesso di prendere a pugni nessuno!” disse Regina, fissando dal basso lo shinigami senza cedere di un millimetro. Lo shinigami liberò un po’ della sua follia omicida ma Regina, sorridendo, fece altrettanto con il suo reiatsu.

Regina vide distintamente l’immagine mortifera del teschio in reaitsu gialla che sembrava aleggiare attorno allo shinigami così come Kenpachi vide attorno all’arrancar l’aura viola che sembrava ululare come un branco di lupi.

“Signori, gentilmente, potreste calmarvi?” disse Kaji, sorridendo, ma guardando furibondo Kenpachi. Lo shinigami, all’improvviso, rise di gusto: “Oh si! Finalmente qualcuno con le palle! Mi piacete voi! Un po’ meno tu, assomigli troppo a quella volpe di Gin…”

“Ma chi accidenti è Gin e perché tutti lo odiano, mi sta facendo fare brutta figura…” disse, sinceramente turbato, Kaji.

“Ma tu, arrancar, tu sembri la tipa che combatte per il gusto di farlo!”

“Ci puoi scommettere, capellone!” disse, quasi ringhiando, Regina.

“Ehi, Kyoraku! – urlò Kenpachi – Io mi porto questi due a fare uno scontro d’allenamento!”

Kyoraku, che stava parlando con Urahara di chissà che cosa, sbiancò: “Zaraki, non li vogliamo uccidere, sono nostri alleati…”

Setsuna, che stava ancora fissando Shinji e la maschera che stava pian piano sparendo, si voltò preoccupata e vide Kaji cercare di trattenere Regina dal picchiare Zaraki.

“Come osa questo qua decidere se voglio combattere o meno con lui! Lasciami andare, Kaji! Lasciami!”

“Maboroshi!” ringhiò Setsuna.

“Ci sto provando, Hayashi! Ci sto provando! – rispose Kaji, trattenendo per le braccia Regina – Regina! Calmati! Usa la testa!”

Regina per un secondo si placò e fece rilassare Kaji quel tanto che bastò per potersi liberare dalla sua presa: “Oh sì, ottima idea!” ringhiò e l’arrancar caricò per assestare una testata contro Kenpachi.

“Regina! Non intendevo… oh, dannazione…” disse Kaji, arrendendosi a vedere che Kenpachi, a sua volta, aveva bloccato la testata dell’arrancar con la sua testa.

Il capitano dell’undicesima brigata rise: “Non la uccido! Poco ma sicuro non la uccido! Ma scambiare due pugni con lei sarebbe molto meglio che allenarsi con voi altre palle mosce!” urlò, con Kyoraku che, ormai abituato ai modi di Kenpachi, sospirò: “Capitano Hayashi, visto che la sua amica sembra non essere una sprovveduta, accorderebbe il permesso di uno sparring match? Altrimenti il capitano Zaraki non si placherà”

“Hayashi, concordo con il capitano Kyoraku…” disse, ridacchiando tristemente, Kaji, fissando l’arrancar sua sottoposta e lo shinigami stare fronte contro fronte a guardarsi in cagnesco. Setsuna, sospirando, accettò: “Fate in fretta e niente ferite gravi, non voglio incidenti diplomatici, chiaro?!”

Kaji annuì e Regina ringhiò: “Ottimo, mi limiterò per non far male a questo mollaccione!”

Kenpachi si allontanò da lei e rise come un folle: “Andiamo alla caserma dell’undicesima, allora! Ci daremo qualche pugno e vedremo chi ha l’istinto omicida più forte!”

Il capitano prese a correre fuori dalla sala e Regina rise feroce: “Ora cominciamo a ragionare! Andiamo!” e l’arrancar seguì lo shinigami. Kaji sospirò di nuovo e sorrise, prendendo a seguire i due.

Kaji notò che lo shinigami della Soul Society si stava guardando spesso attorno e chiese: “Capitano Zaraki, ma sa dove stiamo andando?”

“Si, finto Gin, seguitemi!” rispose Kenpachi, cambiando direzione all’improvviso e andando a sbattere proprio contro Kaji. Il braccio destro del capitano Kenpachi urtò e spinse via di poco Kaji, ma fu proprio Kenpachi a mugugnare per il dolore. Sia Regina che Kaji videro del sangue scorrere sulla mano dello shinigami.

“Ehi, ma tu sei ferito! Non voglio avere questo vantaggio!” disse Regina, ricominciando a seguire il capitano che, noncurante, aveva ripreso a correre.

“Tutto bene, capitano? Non pensavo di poterti ferire così facilmente!” disse Kaji, scherzoso.

“Non ci sperare, pivello, è una ferita di uno scontro precedente, ho preferito lasciarla guarire alla vecchia maniera. Fin troppi scienziati e dottori – e Kenpachi esitò, facendo un’espressione vagamente triste – hanno giocato con le mie ferite..preferisco starne lontano per un po’”

Cambiarono ancora direzione all’improvviso mentre i pochi shinigami di guardia per le vie della città li fissavano come se fossero uno spettacolo fin troppo consueto.

“Quindi non ti fidi dei medici, gigantone? Perché ti servirà un medico quando avrò finito con te!” disse, minacciandolo, Regina.

Kenpachi fece un verso strano, quindi disse sottovoce: “I medici sono solo assassini che indossano una maschera da benefattori, non mi fido più di loro. Egoisti, perseguono scopi nascosti. La lama di una spada è più sincera…” e il capitano tacque.

Kaji fissò l’uomo con curiosità, quindi anche lui tacque mentre mille pensieri ricominciavano ad affollargli la testa.

“Ehi, tutti silenziosi all’improvviso!? Qua io voglio combattere! Dove accidenti è la tua caserma!?” chiese Regina, stanca di seguire il suo prossimo avversario, ma proprio in quel momento Kenpachi si fermò di fronte ad un portico con il numero “11” marchiato sul suo ingresso. A bighellonare lì attorno c’erano Ikkaku e Yumichika che, alla vista di Kenpachi, si rimisero sull’attenti.

“Capitano! Già finita la riunione?” chiese Ikkaku, mostrando fieramente la placca da tenente.

“Non è il momento per leccare il culo, Ikkaku, prepara il cortile che devo combattere con quella lì!” disse, ridendo come un pazzo, Kenpachi.

“QUELLA LI’ HA UN NOME, RAZZA DI MALEDUCATO, ED É REGINA HIERROBOSQUE! RICORDATELO PERCHÉ STO PER DARTI UNA LEZIONE COI FIOCCHI!” ululò Regina, seguendo il capitano dell’undicesima nei terreni e nella caserma dell’Undicesima Brigata.

“Oh guarda, Ikkaku, il capitano ha trovato un’altra partner coi capelli violetti…” disse ridacchiando Yumichika.

“Oh no, un’altra Yachiru…ma ero appena diventato Tenente!” piagnucolò Ikkaku. Kaji, non capendo cosa stesse accadendo, si avvicinò allo shinigami pelato e gli diede dei buffetti sulla spalla. Ad Ikkaku non importò neanche che quello sconosciuto gli si fosse avvicinato, né che avesse preso a spiegare a Yumichika di essere uno shinigami dei Void Territories. Ad Ikkaku importava solo dei rumori di scontro che già cominciavano a sentirsi dal campo di allenamento poco distante da lui e alle risate del suo capitano.

“Spero ve ne torniate presto nel vostro mondo. Me l’ero appena conquistata… appena conquistata…” disse Ikkaku, sottovoce, con Kaji che, di fianco a lui, ridacchiava per quella strana situazione


 
[…]
 



“Questo posto è… il paradiso!”

Aya stava osservando estasiata tutti i macchinari e le attrezzature presenti nei laboratori di Kurotsuchi Mayuri, mentre il capitano della dodicesima brigata gongolava come mai prima di allora nel mostrare con orgoglio quei macchinari. Alle loro spalle c’erano un confuso Hare che riceveva varie cartelle e fogli da Akon, novello tenente della dodicesima brigata, che sembrava far finta di nulla.

“Questo è tutto quel che abbiamo raccolto sugli squarci, a parte quello che si è aperto nella caserma dell’undicesima, non abbiamo avuto fenomeni più duraturi di pochi istanti. Se nel vostro mondo, come mi hai detto, lottate da settimane con questi squarci, è lecito pensare che non appaiano solo qui ma in tutti i mondi. Mi sai dire altro?”

Hare fissò lo shinigami con evidentemente imbarazzo: “Veramente… ho scoperto di sapere davvero pochi dettagli. Molto è stato tenuto segreto e solo il capitano Hayashi ne è a conoscenza”

Akon sospirò: “Ah, le spie e i loro segreti, comunque, ti dispiacerebbe se dessi una lettura alla tua energia spirituale?” e lo shinigami prese da un mobiletto una sorta di bacchetta collegata ad un palmare, molto simile allo scanner che aveva usato Aya per analizzare gli squarci e il mondo oltre lo stesso.

Hare annuì: “Prego, fai pure…”

Akon cominciò, senza avvicinarsi troppo e rispettando lo spazio personale dello shinigami dei Void Territories, ad analizzarlo e Hare rimase stupito da quel comportamento così normale rispetto alla bizzarria del suo capitano. Akon parve capire quel pensiero.

“Il capitano Kurotsuchi è particolare, ma è un genio. Lasciagli fare quel suo spettacolino, nel frattempo sta per davvero analizzando tutti i dati che ti ho passato a mente, ciò non toglie che sia inquietante, ovviamente”

Hare ridacchiò a vedere l’espressione un po’ scocciata dello shinigami: “Ah, beh… allora…”

“Guardate che vi sento, scansafatiche… fufufufu…” disse Mayuri senza neanche voltarsi e facendo scattare i due poveri shinigami. Nel frattempo, Aya stava collegando con dei cavi il suo scanner agli apparecchi di Kurotsuchi. Subito i dati presero a materializzarsi sugli schermi e lo shinigami della Soul Society prese a leggerli avidamente.

“Tutte le letture corrispondono con quelle che abbiamo rilevato noi… interessante… vista la differenza lieve nelle vostre reiatsu, pensavo che anche gli squarci potessero avere delle differenze, invece sono perfettamente identici, l’origine è unica… forse non naturale, ma è ancora troppo presto per dirlo…”

“Potrebbe essere dovuto alla guerra che avete combattuto e che Urahara Kisuke ha usato per intimidirci?” chiese Aya, senza alcuna inflessione nella voce. I suoi occhi correvano sui dati apparsi negli schermi quasi all’unisono con quelli di Mayuri.

“Improbabile, l’impronta energetica di Yhwach sarebbe ovunque, invece qui non c’è. Comunque, non possiamo escludere nulla”

“Chi è Yhwach?” chiese, sempre atona, Aya.

“Creatore dei Quincy, figlio del Re degli Spiriti. Ha ucciso quest’ultimo e ne ha preso i poteri minacciando di voler riscolpire l’intero universo. Ora il suo cadavere è diventato il nuovo Re degli Spiriti e regge l’equilibrio dei mondi”

“Che cosa bizzarra”

“Sì, e non mi hanno nemmeno permesso di sezionare il suo cadavere!” concluse, piccato, Mayuri, sempre senza staccare gli occhi dai dati.
“Che spreco ridicolo…” assentì Aya. Akon e Hare, alle loro spalle, li fissavano sbalorditi.

“Quei due sono…” esordì Hare.

“…identici” concluse Akon, a bocca aperta. Quel momento di pace durò poco: un segnale d’allarme risuonò nella stanza e tutti gli schermi cominciarono a mostrare dati di coordinate misteriose e letture energetiche simili a quelle che i due scienziati stavano già analizzando. Mayuri prese a fissare svariati schermi alternativamente, scattando da una parte all’altra della stanza per poi ridacchiare, soddisfatto: “stessa lettura, luoghi diversi, finalmente l’aver posizionato quei sensori ha portato i suoi frutti!”

“Da dove vengono queste informazioni? Non capisco le vostre coordinate!” disse Aya, presa da una strana impazienza.

Mayuri ridacchiò mentre Akon, un po’ svogliato, si apprestava a spegnere tutti quegli allarmi: “Dall’unico mondo che mancava all’appello. È tempo di avvisare i tuoi superiori e i miei che il problema si è esteso ancora di più…”


[…]


“Quindi, questo Aizen ha condotto degli esperimenti per creare degli ibridi shinigami-hollow e prima di andare a perfezionare gli arrancar ha fatto in modo che degli hollow modificati vi infettassero e quel mezzo svampito di Urahara è riuscito con le sue diavolerie a concedervi i poteri da Hollow?”

Shinji fece una smorfia nel sentire la sua storia venire riassunta così brutalmente da Setsuna che, tuttavia, non sembrava avesse intenzioni malvagie, bensì mostrava solo incredulità in quanto lo shinigami gli aveva appena rivelato: “Si, grossomodo così. Siamo stati esiliati, abbiamo imparato a usare i nostri poteri e poi, scoperto il doppiogioco di Aizen, diciamo che abbiamo fatto tutti pace e tra noi vizard, gli arrancar e la Soul Society c’è stata la pace. In realtà con gli arrancar non sappiamo ancora bene come porci, ma ci stiamo lavorando…”

“Questa storia è davvero… bizzarra. Tutta la vostra società lo è! Gli arrancar non sono diversi da noi shinigami! Gli Arrancar predano solo gli hollow o si nutrono di reishi come gli shinigami, non sono bestie impazzite da abbattere! E poi trovo davvero disdicevole, da un punto di vista puramente strategico, ignorare il potenziale bellico delle maschere hollow in favore di una cosiddetta purezza!” commentò ancora Setsuna, incredula e leggermente infastidita.

Shinji si massaggiò la nuca: “La cosa non è così semplice… c’è un equilibrio da mantenere e noi shinigami dobbiamo purificare gli hollow… non possono mancare troppe anime al ciclo delle reincarnazioni, altrimenti tutto si sfascia. Allo stesso tempo però gli Arrancar molto potenti sono pericolosi da purificare, quindi abbiamo con loro delle alleanze precise. Concordo però sulla discriminazione, ma dopo quello che è successo negli ultimi anni la situazione qui nella Soul Society è cambiata molto! – Shinji fece un sorriso malevolo – tutto si è ribaltato sottosopra, come piace a me!”

Setsuna guardò confuso il capitano della quinta divisione, quindi lanciò un’occhiata a Rei che, come lei, era stranito di fronte al comportamento di quel capitano. Alla fine la shinigami ruppe quell’attimo di silenzio: “Trovo ancora strano e non riesce a risultarmi simpatica la strana etichetta che ci avete affibbiato… essere chiamati visitatori di un mondo mitologico è strano, anche se capisco che di fronte a tutti i vostri conflitti, i Void Territories sembrano un mezzo paradiso. Noi puniamo i piantagrane, che siano shinigami, spiriti comuni o arrancar poco importa…”

Shinji ridacchiò: “Eppure ti sei presentata come il capitano del Comando Affari Segreti, e hai detto, quando hai fatto tutta quella tua bella presentazione formale, che sono settimane che indaghi sugli squarci… e i tuoi compagni sembravano un po’ spaesati… avete anche voi dello sporco nascosto sotto il tappeto… e chi ti dice che non ce ne sia altro che tu non conosci, Capitano?”

Il sorriso malevolo di Shinji innervosì Setsuna… ma innervosì ancora di più Rei che, contraendo la mascella, fece un passo avanti: “Essere parte del comando Affari Segreti non fa di noi dei bugiardi o, peggio, degli assassini! Noi difendiamo i Void Territories, e Setsuna non ha mai fatto…”

Setsuna gli afferrò il polso e lo fermò: “Lascia perdere, Rei… ti sta provocando… deve aver preso da Urahara!”

Rei continuò a guardare male Shinji, ma quest’ultimo scoppiò a ridere: “Scusate, vecchie abitudini! Ma, se posso essere indiscreto… come hai ricevuto i tuoi poteri hollow?”
Rei continuò a guardare male Shinji, ma Setsuna rimase per qualche istante assorta nei suoi pensieri: “Non ricordo… ricordo delle persone, forse… ma non so cosa mi è successo. So solo che allenandomi e combattendo è cominciato a uscire…”

Setsuna esitò e Shinji sorrise, più conciliante del solito: “L’hollow e la maschera”

Rei contrasse ancora più forte la mascella e fissò Setsuna: “Non è necessario…”

Setsuna scosse la testa e guardò Shinji con cauta determinazione: “Fui sottoposta immediatamente ad analisi dai Comandi Medico e di Ricerca e fu subito individuata la contaminazione hollow nel sangue, poi con l’insorgere della parte Hollow e degli episodi di violenza selvaggia… mi hanno aiutato tutti, ecco. Spesso sono dovuti intervenire gli altri capitani…”

“Quella volta che è intervenuta Uminojoo-sama e ha schiacciato tutti con la sua reiatsu… ho ancora i brividi…” ricordò Rei, rabbrividendo per il solo ricordo.

“… poi al Comando di Ricerca hanno cominciato a provare vari composti per tenere sotto controllo ed equilibrare la reiatsu da hollow e alla fine ho imparato a controllarla, per non perdermi troppo in chiacchiere. Ho una maschera, e uso il suo potere per il mio lavoro. Vizard, Shinigami, Arrancar, Hollow… sono solo etichette. Faccio il mio dovere, e se questo potere aiuta, allora lo userò. E comunque, so che se dovessi perdere il controllo, i miei commilitoni saranno più che in grado di tenermi a bada e…”

Rei si voltò verso di lei: “Non dirlo neanche per scherzo! Ora basta con queste chiacchiere!”; il suo vice fissò prima lei e poi Shinji, arrabbiato come poche volte in vita sua, ma lo shinigami della Soul Society stava osservando Setsuna con un sorrisetto soddisfatto e molto più amichevole di quelli precedenti.

“Mmmh, una ligia al dovere con la volontà di difendere… chissà perché un sacco di noi mascherati finiscono ad essere così seriosi! Bah, non importa, meglio così, più spazio per le stupidate lasciate a me!”

Rei fissò confuso il capitano della quinta brigata e Setsuna, per un istante, si concesse un sorriso rilassato: probabilmente quell’incontro avrebbe segnato l’inizio di uno scambio quantomeno interessante… ma ovviamente l’universo dovette ricordare a tutti che c’era ancora un enorme problema all’orizzonte.

“Fortuna che siete ancora tutti qui, o quasi – disse la voce viscida di Kurotsuchi Mayuir entrando nella sala con al seguito Akon, Hare e Aya – Abbiamo un problema: un altro squarcio si è appena aperto in un luogo piuttosto problematico… fufufufufufu”
 


 
[…]
 


Essere un re con due regine poteva essere asfissiante, specie se le due regine avevano dimenticato come si diventa veri re. Neliel e Haribel potevano anche averlo dimenticato, ma Grimmjow era poco incline allo scordare come un vero Arrancar accresce i propri poteri: cacciando i più deboli, combattendo i più forti, sfidando i propri limiti continuamente!
Che fosse il metodo giusto o sbagliato, tregua o non tregua, a Grimmjow importava solo perseguire il suo piano di diventare il più forte, in modo da potersi vendicare delle sconfitte passate.

Ma aver ucciso l’ennesimo vermone hollow che si aggirava per le sabbie di Hueco Mundo non aveva placato la sua fame di potere né si era rivelata una sfida sufficiente a soddisfarlo.

“Merdina del cazzo… sono tutti diventate delle mezze seghe da queste parti…” ringhiò a bassa voce il sexta espada, pulendosi la mano dalle poche tracce di sangue rimaste del suo avversario non ancora ridottesi in polvere. Sospirò, insoddisfatto, rimettendosi entrambe le mani nella tasca della giacca, decidendo che forse era meglio cercare qualche altro posto dove passare il tempo, ma infine qualcosa attirò la sua attenzione.

Una ciocca dei suoi capelli fu all’improvviso attirata da una forza sconosciuta e la strana corrente nell’aria, nonché la pressione spirituale atipica che in breve si diffuse nella zona costrinse Grimmjow a girarsi verso l’origine di quel disturbo, notando che a pochi metri più in là, alle sue spalle, si era aperto un grosso squarcio dai bordi frastagliati, diverso da un comune garganta.

L’espada, quasi irritato, vi si avvicinò e ci ficcò una mano dentro, senza che accadesse nulla. Per qualche momento fu tentato di lanciarci dentro un Cero, ma non volendo subire altre ramanzine dalle due espada che con lui condividevano il trono di Hueco Mundo, preferì non farlo.
Ringhiò, arrabbiato, e urlò: “E ora che cazzo è ‘sta merda?!” prima di girarsi e, con tutta la calma possibile, dirigersi verso Las Noches per riferire di quella scocciatura…
 






_________________________

Angolo Autrici
 
Volevamo precisare alcune cose, che effettivamente ci sono sfuggite ma che abbiamo capito di non aver specificato xP.
Il prologo della fanfic è un pezzo del passato ambientato nel momento in cui Aizen stava facendo i primi esperimenti sugli Hollow e sulla Hollowificazione, di conseguenza c’è un time skip davvero molto lungo! Dal primo capitolo, a livello temporale siamo poco dopo la fine del manga, ovvero dopo la saga della Guerra dei Mille Anni.
Pensavamo di averlo messo, in realtà è una cosa che è rimasta nelle nostre teste e basta ahaha *chiediamoperdono.
Comunque, come vi è sembrato questo capitolo? Ci sono un bel po’ di nozioni e casini in questo capitolo. Non è stato facile far accadere “ipoteticamente” questa cosa, ma abbiamo marciato sul fatto che tutti i mondi hanno appena concluso una guerra sanguinosa, numerose sono le ferite fisiche e dell’anima, inoltre c’è un nuovo pericolo alle porte. Quindi perché non provare a fare una nuova alleanza con un nuovo mondo?
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - New threats between worlds ***


Capitolo 5 

- New threats between worlds -


 
“Ovviamente non poteva essere altrimenti… era solo una questione di tempo prima che gli squarci si aprissero anche laggiù!” commento ilare Urahara dopo aver sentito il collega Kurotsuchi riferire del segnale giunto da Hueco Mundo.

Il capitano della Dodicesima Brigata era tornato nella sala dove era avvenuto il primo incontro col gruppo dei Void Territories quasi in contemporanea con Kaji e degli stanchi e un po’ ammaccati Regina e Kenpachi. La notizia era stata accolta con non troppo entusiasmo, specie da Kyoraku Shunsui, che sembrava essersi caricato sulle spalle un macigno pesantissimo.

“Possiamo escludere che gli Arrancar non c’entrino nulla con l’apertura di questi squarci, quindi?” disse il capitano della prima divisione con tono abbattuto.

“Ehi! Manco pochi minuti con l’unico sano di mente che c’è tra voi e già tornate ad accusare gli arrancar?!” si lamentò Regina.

“Ha appena definito Zaraki un “sano di mente”…” commentò Shinji, allibito.

“Sarà stato l’unico che non l’ha giudicata per il fatto di essere un Arrancar…” rispose, laconica, Setsuna.

“Gli Arrancar non penso abbiano mai avuto il bisogno di certi mezzucci. Hanno i loro Garganta e fino a ieri i Void Territories erano un mito…” esordì il capitano Kurotsuchi.

“Io però ci ho indagato cento anni…” lo interruppe, ridacchiando, Urahara, ma il suo ex-sottoposto lo ignorò.

“… inoltre, senza Aizen e il loro infimo scienziato, non penso neanche che possano avere le conoscenze tecniche per creare o anche solo studiare gli squarci. Certo, se uno di loro ci finisse dentro, suppongo sarebbe piuttosto… scomodo”

Regina stava per dire qualcosa, ma Kaji le fece di “no” con la testa e la guardò con un’espressione seria sul volto affilato. Regina sospirò e cominciò a guardare il pavimento mentre si avvicinavano a Setsuna e Rei, seguiti da Aya e Hare. Questi ultimi avevano le mani occupate da numerose cartelle piene di fogli.

“Prima che gli arrancar possano pensare ad un tentativo di attacco ai loro danni, io direi di andarci a fare un giro a Hueco Mundo e parlare direttamente con Halibel-san!” concluse giulivo Urahara.

Kenpachi, disinteressato, borbottò qualcosa del tipo: “Chiamatemi quando ci sarà da uccidere qualcuno” e andò via dalla sala, ma Shinji, rimasto lì ad ascoltare, si grattò il mento: “Per quanto tu sia in buoni rapporti con loro, pensi che Halibel e gli altri arrancar possano credere sull’esistenza di un altro mondo?”

Urahara sorrise e quindi indicò col suo bastone il gruppo dei Void Territories: “È per questo che vorrei che mi accompagnassero i nostri gentili visitatori! La loro reiatsu non mente!”

Shunsui sospirò ancora e tutti presero a fissare il gruppo di visitatori, in attesa. Rei diede un colpetto col gomito al suo superiore: “Setsuna… che accidenti facciamo?”

La capitana del Comando Affari Segreti si guardò attorno: i suoi compagni non sembravano convinti, tutti tranne Regina, che sembrava desiderosa di visitare quell’ennesimo nuovo mondo. Rei la fissava dubbioso e il suo omologo del comando Omicidi era teso, forse incapace di capire pienamente quello che stava accadendo.
Ad onor del vero, pur avendo dovuto tenere a bada gli squarci per più tempo dei suoi colleghi, neanche Setsuna riusciva più a tenere il passo di quanto stesse accadendo, e le cartelle piene di dati tra le braccia di Hare e Aya la informavano che c’erano ancora mille altri dati da analizzare. Il tempo tuttavia era poco e si doveva prendere una decisione rapida…

“Io propongo di andare. Raccogliere i dati dell’ultimo mondo che ancora non abbiamo visitato sarebbe utile per farci un’idea di ciò che circonda i Void Territories. Riporteremmo al Comandante Uminojoo tutte le informazioni possibili” disse con voce atona Aya, scartabellando alcuni dati dalle sue cartellette.

“Dovremo comunque fare rapporto all’Alto Comandante… suppongo dovremo telefonare di nuovo” disse Kaji, prendendo il suo comunicatore e porgendolo ad Urahara, quasi a volergli chiedere di sistemarlo come aveva fatto con quello di Setsuna.

“No, aspetta – disse Setsuna, mettendo una mano sul polso di Kaji – Non sarà necessario. Voi tornate nei Void Territories. Io e Urahara andremo a Hueco Mundo”

“Ehi, se vai tu, vengo anche io! Hueco Mundo è il mondo degli Arrancar a quanto pare, è meglio che non vedano troppi shinigami da soli…” disse con foga e con un pizzico d’amarezza Regina, facendosi avanti.

“Se non è di troppo disturbo, verrei anche io – disse Aya – Non vorrei offendervi ma non penso siate qualificate per raccogliere abbastanza dati”
Kaji, Rei e Hare si guardarono per qualche istante e Rei sembrava quello più restio all’idea; Kaji mise una mano sulla spalla di Regina e gliela strinse forte: “Come preferisci, Capitano Hayashi, noi maschietti torneremo a casa e faremo rapporto. Voi… - il capitano esitò, il suo sorriso furbo che tremò per qualche istante – cercate di non perdervi in tutti questi viaggi!”

Regina annuì al suo capitano, convinta, e lo stesso fece Aya, apparentemente molto poco preoccupata da quel nuovo viaggio. Nessuno notò il modo spasmodico con cui stringeva tra le mani il suo scanner. Rei si allontanò di qualche passo, grattandosi la nuca: “Accidenti, perché devi essere sempre così scrupolosa, Setsuna?!”

La shinigami gli si fece di fianco, ridendo debolmente: “È il nostro mestiere, no?”

Rei, serio, la guardò con la coda dell’occhio: “Cerca di non ficcarti in qualche grosso guaio, ok? Lo so che senza di me a tirartene fuori saresti persa!”

Setsuna gli diede con colpo col gomito dritto nel fianco: “Questo dovrei dirtelo io… e tieni d’occhio la situazione mentre non ci sono”

Rei, come Setsuna, si fece improvvisamente serio: “Continueremo a indagare. A questo punto non possiamo immaginare chi sia il colpevole ma…”

“Ma dobbiamo aspettarci il peggio. Si…” concluse Setsuna. Lasciarono sottinteso come entrambi erano giunti alla stessa conclusione: o l’universo appena scoperto stava implodendo a causa della guerra tra esseri di cui ignoravano l’esistenza fino a poche ore prima, oppure qualcuno nei Void Territories stava effettivamente giocando ad un gioco troppo pericoloso.

“Direi a questo punto di avviarci. Andiamo ad avvisare l’alto comandante Uminojoo e vediamo di fare un po’ il punto della situazione” disse ilare Kaji mentre il povero Hare cercava di mantenere tra le braccia tutte le cartelle colme di documenti che Aya gli stava passando.

Urahara prese in mano un piccolo telecomando e premette l’unico bottone che si trovava su di esso, materializzando un Senkaimon nel bel mezzo della sala.

“Ma se poteva aprirlo a comando, perché ci ha fatto attraversare tutto il quartiere per arrivare in questa sala?!” chiese Hare ad Urahara, rimasto esterrefatto e guardando di sottecchi Regina, quasi dispiaciuto.

“Non è buona educazione comparire in casa altrui così all’improvviso!” rispose lo shinigami col cappello alla pescatora. Rei, senza dire nulla e fissando lo scienziato con un misto di perplessità e imbarazzo, saltò nel portale salutando con la mano Setsuna, Aya e Regina; Hare lo seguì a ruota, fissando anche lui, con un filo di rabbia, lo shinigami; l’ultimo a varcare il portale fu Kaji, che prima di oltrepassarlo lanciò un’occhiata prima alle donne che sarebbero rimaste indietro, quindi ad Urahara. Socchiuse un occhio e sorrise cordialmente: “Sa’ vero, Urahara-san, che se il capitano Hayashi, il vice Hierrobosque e Sanjusan non ritornano sane e salve dalla sua gitarella, io verrò a cercarla e ad ucciderla personalmente, vero?”

Urahara, sorridendo a sua volta, rispose: “Non sarà il vostro Alto Comandante a farlo?”

Kaji fece un sorriso talmente carico di istinto omicida che l’intera stanza prese a vibrare: “Preghi che sia Uminojoo-sama a raggiungerla per primo… la fine per mano sua sarebbe di certo più rapida che quella per mano mia…”

“Kaji!”

“Maboroshi!”

Regina e Setsuna urlarono entrambe, facendo capire a Kaji che stava esagerando: Kyoraku era già a pochi passi da lui e Shinji aveva la mano sull’elsa della sua zanpakuto. Il capitano del Comando Omicidi sorrise a tutti: “A presto, shinigami della Soul Society!” e quindi saltò nel portale.

“Ma che gli è preso?! Non l’ho mai visto comportarsi così!” disse Regina ad alta voce, stemperando un po’ la tensione che si era creata nella stanza mentre il portale svaniva.

“Siamo letteralmente tre ostaggi in mano a degli alieni con poteri pari o superiori ai nostri in un momento di crisi che potrebbe alterare il continuum spazio-tempo in un universo che abbiamo appena scoperto. A me sorprende che non ci siamo già tutti ammazzati in un’ordalia barbarica. Trovo la reazione di tutti fin troppo pacata e mi fa un po’ riconsiderare la mia politica riguardo le altre persone… di poco, ma me la fa riconsiderare…” disse apatica Aya, scatenando l’ilarità del capitano Kurotsuchi.

“Kukuku… Non rivedere troppo le tue convinzioni, scienziata dei Void Territories, sono tutti bestie dedite alla violenza, la provenienza non cambia la sostanza – commento il capitano della dodicesima, cominciando a dirigersi verso l’uscita – Detto questo, vogliamo avviarci? Aprirò il Garganta in men che non si dica… o forse Urahara vuole tirare fuori qualche altro suo telecomando illegale?”

Urahara alzò le mani ridacchiando mentre il capitano Kyoraku si massaggiava la testa bisbigliando: “Santo cielo, santo cielo..”. Setsuna sospirò, quindi si girò verso le compagne di viaggio rimaste: “Andiamo, un altro mondo ci attende ed è meglio sbrigarci, prima che la situazione degeneri più di quanto non abbia già fatto…”

Le due annuirono e Setsuna prese a seguire il capitano Mayuri. Rimasero in silenzio per molto tempo, con Urahara che si limitava a seguirle fischiettando allegro.

“Mi dispiace per la reazione del Capitano… - disse ad un certo punto Regina, affiancandosi a Setsuna – di solito è lui quello diplomatico ma…”

“Si è sentito minacciato, come tutti. Non ho apprezzato il rischio ma capisco come si possa essere sentito… oltretutto non amo molto tutta questa situazione, sappiamo troppo poco di questi mondi e non siamo sicuri che ci stiano dicendo tutta la verità…” concluse Setsuna, a bassa voce, cercando di non farsi sentire.

Aya si affiancò a loro: “Possiamo tuttavia presumere che non abbiano motivo di mentire. Non hanno dati che differiscono dai nostri e le loro reazioni sembrano genuine. Se anche il responsabile o i responsabili di questo fenomeno si nascondessero qui, non penso che le autorità ne siano consapevoli… Sono bizzarri, come lo siamo noi per loro…”

“Già, come i veterani dell’accademia militare che mettono sotto i primini appena iscritti,vogliono mostrare i muscoli ostentando le loro capacità. Quanto è piccolo il mondo…” commentò Setsuna, sospirando.

“Già… quante similitudini…” le rispose l’arrancar, assorta nei suoi pensieri.

“Pensi agli altri Arrancar?” concluse Setsuna mentre il resto del gruppo si affrettava a seguirle.

Regina sembrava smarrita: “Io non sono una persona pacifica né troppo cerebrale, ma non penso di essere cattiva. Qui invece gli shinigami hanno ripetuto in continuazione dei loro conflitti con gli arrancar, che non li ammazzano per ordini cosmici e robe così… - Regina abbassò lo sguardo – se fossimo finiti qui, forse ci saremmo potuti scontrare e uccidere… immagina! Se non fossimo rinati nei Void Territories, che questi shinigami hanno ripetuto fin troppe volte essere solo un mondo delle favole… forse avrei combattuto con Kaji, o con te! Forse avrei ammazzato anche…”

“Sono preoccupazioni inutili – la interruppe Setsuna, fissando dispiaciuta l’arrancar e mettendole una mano sulla spalla – Favola o no, noi siamo i Void Territories. Noi puniamo i criminali, non le razze. Tu non ucciderai nessuno dei tuoi compagni e io non penserei mai di uccidere un arrancar mio commilitone solo perché è un arrancar…”

Regina sorrise e annuì: “Si, hai ragione… NOI SPACCHIAMO IL CULO ALLA SOUL SOCIETY!”

Aya sorrise: “Se evitassi di urlarlo, Regina-san, forse potremmo evitare la guerra con gli shinigami di questo mondo…”

Attorno a loro molti shinigami di ronda si erano girati, fissandole con sguardo scontroso mentre Mayuri tirava avanti senza badare agli schiamazzi e Urahara, alle loro spalle, se la rideva a pieni polmoni.

Setsuna sorrise e fissò quegli shinigami, aumentando leggermente la sua pressione spirituale e tanto bastò per tramutare gli sguardi di sfida in sguardi preoccupati. Tutti tornarono alle loro mansioni e Regina sorrise a Setsuna: “Capitano Hayashi, se continui a comportarti così chiedo seriamente il trasferimento al Comando Affari segreti!”

Aya fece una smorfia: “Con te nei ranghi, Regina-san, avrebbero ben poco di segreto!”

“Ehi!” protestò Regina, prima che tutte e tre scoppiassero a ridere, per la prima volta dopo troppe ore di tensione e incertezza.
 

 
[…]
 

Spiegare quanto era accaduto nelle ore precedenti all’Alto Comandante Uminojoo era stato un lavoro molto più complicato di quanto Rei avesse immaginato: pur abituato alle formalità, si era ritrovato a dover supplire al ruolo di responsabile della missione e a riferire le poche cose che erano riusciti a capire a riguardo degli squarci. E quelle poche cose non avevano soddisfatto il comandante.

“Mi state dicendo quindi che avete trascorso una giornata in ben due mondi alieni e non avete nessuna prova precisa su cosa possa aver causato questi squarci? Inoltre, tre dei miei uomini, o donne in questo caso, sono andate, a proprio rischio e pericolo, in un ennesimo mondo sconosciuto come gesto di buona fede senza l’assicurazione che ciò porti a qualcosa… ho capito bene?”

L’Alto Comandante cominciò a squadrare i tre shinigami davanti a lei mentre la luce del sole al tramonto entrava dalle finestre del suo comando, la faccia contratta in un’espressione non proprio rassicurante.

“Comandante… abbiamo ricevuto numerosi dati riguardanti ai portali e…” esordì Rei, esitante.

“Da quello che ho potuto leggere nel poco tempo concessomi – intervenne Hare, sudando freddo – nella Soul Society sono giunti a formulare l’ipotesi di un’origine dolosa degli squarci, vista la strana presenza di reiatsu, ma ci hanno più volte detto che…”

“Hanno da poco sventato quella che potremmo definire il collasso totale di tutto l’universo e che quindi non è improbabile che questi squarci possano anche avere origine naturale e non sia colpa di nessuno” concluse Kaji, facendo spallucce.

“Possiamo solo sperare anche nella collaborazione del mondo di origine degli Arrancar e, di conseguenza, uno sforzo congiunto di tutte le forze in gioco. Il capitano Hayashi non si sarebbe avventurata in un viaggio nell’ignoto, altrimenti” aggiunse quindi Rei, facendosi più scuro in volto. Pur avendo rispetto del comandante, non aveva apprezzato come Uminojoo aveva etichettato la missione auto-impostasi di Setsuna come una sorta di follia.

Il Vice-comandante Tenzin parve intendere il fastidio del suo omologo e si schiarì la voce: “È stata una decisione improvvisa, ma in effetti è nelle prerogative del Comando Affari Segreti agire con molta autonomia e in situazioni critiche. Il Capitano Hayashi, il Vice Hierrobosque e la ricercatrice Sanjusan sono sicuramente dei commilitoni preziosi, ma che siano loro ad occuparsi della faccenda significa solo che abbiamo i nostri migliori al lavoro”
Uminojoo osservò il suo vice per qualche istante, quindi si rivolse a Rei: “Shimizu, ora il Comando è nelle tue mani. Non sono stati segnalati nuovi squarci nelle ultime ore, ma devi tenere l’attenzione dei tuoi uomini al massimo livello. In attesa che il capitano Hayashi torni, voglio che tu mantenga il controllo di tutto, chiaro?”

Rei contrasse la mascella ma rispose con tono convinto: “Sissignora”

“Vice-capitano Shiro, tu torna ai tuoi compiti, ma ti chiedo di rimanere in contatto con il capitano Gakusha. Hai letto quei dati scientifici, sei il più qualificato per collaborare con il Comando Scientifico. Parlerò io con il capitano Musaburo per le autorizzazioni del caso”
“Sissignora” rispose convinto Hare.

“Infine, capitano Maboroshi, ha diversi criminali da interrogare e portare in carcere. Possibilmente senza ferirli gravemente” concluse l’Alto Comandante, guardano con severità Kaji che, però, fece di nuovo spallucce e sorrise: “Sarà fatto, Uminojoo-sama”

“Siete liberi di andare” concluse Uminojoo, girandosi tra le dita uno dei telefoni che il gruppo esplorativo aveva usato per comunicare. L’Alto Comandante attese che i tre fossero usciti dalla sala per rilassare le spalle e sospirare.

“È stata troppo dura con loro, Comandante, anche loro saranno molto in pensiero per le coraggiose donne in missione nell’ignoto” disse, cerimonioso ma allo stesso tempo con preoccupazione, Gautama. Uminojoo lo guardò annuendo.

“Lo so… mi sono fatta prendere dall’agitazione, ma questi squarci non mi fanno stare tranquilla. Sento puzza di trappola, ma non so di che natura possa essere né cosa potrebbe farla scattare contro di noi…”

“Ritengo, Comandante, che se in tre mondi diversi non sono riusciti a comprendere la natura di questo male, non ci resta che attendere: studieremo le anomalie e ci prepareremo a respingere la trappola qualora scatti contro di noi. Siamo lo scudo dei Void Territories…lei è lo scudo dei Void Territories. Lo è sempre stata, e noi faremo di tutto per aiutarla in questo compito”

Il Comandante Uminojoo sorrise al suo vice, non riuscendo però a scrollarsi del tutto di dosso quella strana sensazione di ansia, così simile a quella che si prova quando il nemico ti punta un coltello alla gola…


 
[…]
 

“Hai mostrato un notevole coraggio poco fa, non tutti si sarebbero permessi di mostrare il proprio dissenso al Comandante!”

Kaji diede una sonora pacca sulla spalla a Rei, ridacchiando, e questo rispose con una risatina imbarazzata: “Il Comandante fa paura, ma non voglio che quello che sta facendo Setsuna passi per un capriccio! Sono io quello impulsivo dei due, se Setsuna ha deciso di muoversi in questo modo, sa cosa fa!”

“Spero solo stiano bene…” mormorò Hare, un po’ afflitto mentre stava al fianco del capitano Maboroshi.

“Tranquillo, giovane dottore, le nostre colleghe sono decisamente preparate a queste missioni… i Cero di Regina basteranno per tenere tutti lontani!” gli rispose Kaji, che pure non sembrava totalmente rilassato come al solito. Rei parve accorgersene, ma Hare sorrise al superiore, quindi fece un breve inchino: “Io corro al Comando per riferire… è stato un piacere venire in missione con voi! A presto!”

Il giovane vice-capitano corse via, lasciando Rei e Kaji da soli sulla strada che conduceva fuori dai territori dell’alto comando.

“Delle volte vorrei essere più strafottente, come fa lei, capitano, ma Setsuna mi metterebbe in riga molto velocemente!” disse Rei, ridacchiando.

“Ed è meglio così, non penso che ci sopporterebbero all’Alto Comando se fossimo in tre a fare i combinaguai!” concluse Kaji con un sorriso un po’ smorto.
“Se la caveranno, vero?”

Rei pronunciò quella domanda con una serietà insolita, la stessa insolita serietà che uso Kaji nella risposta: “Devono. Altrimenti dovrei andare a cercare quel biondino strafatto e con degli squarci interdimensionali che si aprono all’improvviso preferirei evitare!”

Rei non capì se Kaji stesse scherzando o fosse realmente serio, ma la voce affrettata di un arrancar che correva verso di lui interruppe i suoi pensieri.
“Capitano Maboroshi! Capitano!”

Dalla distanza, Lobo arrivò correndo e Kaji gli sorrise: “Beh, vice-capitano Shimizu, direi che il dovere mi chiama! Se avrai bisogno di una mano, il Comando Omicidi sarà sempre disponibile!”

“Grazie, capitano Maboroshi. A presto!” e Rei, capendo che il sottoposto di Kaji doveva avere cose importanti da riferirgli, sparì via, avviandosi a suon di shunpo verso il suo comando mentre Lobo raggiungeva il suo capitano.

“Capitano! Sono appena tornato da… - Lobo esitò un secondo visto che Kaji gli stava facendo cenno di star zitto con l’indice destro premuto sulle labbra, quindi continuò a parlare, mormorando – dalla mia missione… ho trovato qualcosa di non proprio positivo…”

Kaji annuì, mise un braccio attorno alle spalle del nerboruto arrancar e prese a camminare più svelto: “Mio caro Lobo! Non devi vergognarti se ti è venuto uno sfogo tra le gambe, basta un po’ di talco e passa tutto”

Kaji disse quelle parole a volume molto alto e i due shinigami che incrociarono per strada ridacchiarono un po’; Lobo tuttavia capì cosa il suo superiore avesse fatto.
Camminarono a lungo, con Lobo che faceva il finto offeso e imbarazzato parlando del fastidio che lo sfogo gli procurava, per poi farsi più serio quando furono lontani da orecchie indiscrete: “Padre… capisco la furbizia, ma potresti evitare di usare queste scusa imbarazzanti? Guarda che lo dico a mamma Regina, eh!”

Kaji ridacchiò: “Scusami Lobo, ma almeno così tutti saranno convinti, come sempre, che siamo solo due pazzi. Che hai scoperto al Comando Medico?”

Kaji si era fatto terribilmente serio e anche Lobo contrasse il volto in un’espressione infastidita: “Più che altro, posso dirti quello che non ho scoperto…”
“Che vorresti dire?”

“Ho fatto dei controlli: il ragazzino pare abbia detto di chiamarsi Koji ed effettivamente l’infermiere che lo ha accolto al comando ha creato una cartella per il ricovero con questo nome, ma nessuno sa che fine abbia fatto il ragazzo. La cartella clinica è incompleta e liberamente accessibile a tutti… solo che non importa a nessuno, era solo un orfanello. Nessuno ha più visto il bambino, vivo o morto; hanno solo trovato un pezzo dei suoi stracci su una lettiga e nulla più. Nessun certificato di morte, nessuno che l’abbia curato o l’abbia visto morire… solo un infermiere che l’ha visto entrare nel comando accompagnato da due shinigami di cui non ricorda né il viso, né il nome…”

“Troppa calca?” intuì Kaji e l’arrancar annuì: “I feriti per i terremoti e i crolli sono troppi, in mezzo a quel caos nessuno ha capito più nulla… così come nessuno mi ha notato mentre mettevo il naso tra i vari documenti dell’Ospedale Militare”

Lobo sorrise furbo, quasi emulando alla perfezione Kaji… che però non sembrava contento dell’iniziativa dell’arrancar: “Ma sei impazzito?! Ti avevo chiesto di indagare solo sul ragazzino! E se ti avessero scoperto?!”

“Ma non mi hanno scoperto! E ho scoperto qualcosa di molto interessante!” disse, sorridendo, Lobo, gonfiando il petto per l’orgoglio.
Kaji lo fissò incredulo: “E cosa hai scoperto?”

“Ho scoperto che quel ragazzino non è l’unico! Ci sono decine di cartelle di senzatetto o ammalati gravi arrivati al comando, registrati in fretta e furia e poi… spariti nel nulla. Nessun certificato di morte e nessuno che li ha più visti. Ogni mese ne scompare almeno uno in questo modo! Padre, letteralmente una persona al mese entra nel Comando Medico e semplicemente non ne esce più!”

Kaji fissò incredulo Lobo, quindi prese a ridacchiare piano per poi scoppiare a ridere, quasi istericamente: “Oh cielo, oh cielo… in che maledetto guaio ci siamo andati a ficcare…”

“Capitano… che facciamo adesso?” chiese l’arrancar.

Il capitano lo fissò con uno sguardo carico di malizia e rabbia: “Incastreremo il fottuto bastardo che sta facendo casini nel Comando Medico. Abbiamo già gli squarci a cui badare, i Void Territories non cadranno vittima anche della follia di un qualche medico pazzo!”

E i due si avviarono verso il Comando Omicidi, scuri in volto e carichi di rabbia, indignazione e curiosità…
 

 
[…]
 

Accompagnato da Akon, Kurotsuchi Mayuri aveva in fretta e furia allestito il pilastro per aprire il Garganta e, con il suo solito sorriso da maniaco, aveva premuto un pulsante del suo telecomando facendo aprire il portale. Il suono di quell’apertura era stridulo e dissonante, quasi fosse stato suonato sulla corda rovinata di un violino…

“Io… ricordo questo rumore…” bisbigliò Regina, sentendo vorticare nella sua testa memorie perdute e mai ritrovate, frammenti delle voci di migliaia di anime che covavano nel suo corpo da Arrancar.

Setsuna si avvicinò al portale degli Hollow e lo fissò: “È… così simile agli squarci… Forse questo Garganta è simile ai portali che si sono aperti nei nostri mondi”

“Fufufufufu – ridacchio, malefico, Kurotsuchi – Il portale non si chiama “Garganta”, è il vuoto al suo interno che gli Hollow e gli Arrancar chiamano Garganta. Il Garganta è il vuoto che circonda i mondi e attraverso il quale, grazie alla concentrazione di reiatsu sviluppata sotto i piedi dei suoi viaggiatori, ci si muove per spostarsi tra i mondi esistenti”

“Sono confusa – disse Regina – tutti gli altri shinigami chiamano Garganta il portale e ora lei, capitano stramboide, ci tira questa spiegazione addosso…”

“Oh, cara arrancar aliena – rispose ridendo sornione Kurotsuchi, lanciando occhiatacce a Urahara che nel frattempo fischiettava innocentemente – questo è perché tutti gli altri shinigami sono delle capre ignoranti!”

“Modesto…” commentò Setsuna tra i denti, strappando una risatina a Kisuke.

Aya, rimasta incantata per qualche attimo nel vedere il portale dai bordi dentellati aprirsi, tirò fuori lo scanner dal suo borsello e cominciò ad analizzare il nero che si stagliava davanti a sé quindi, senza voltarsi, disse: “Se avete finito il vostro piccolo teatrino su quale scienziato sia il più sveglio, noi signore venute da un altro mondo e in balia di gente poco affidabile che ci tratta come se fossimo usciti da un libro per bambini vorremmo compiere la nostra missione. Urahara Kisuke-san, potrebbe finalmente farci gli onori di casa e condurci a Hueco Mundo? Perché se volete ancora scherzare, scommetto che la mia collega Hierrobosque, con un po’ di fortuna e facendosi guidare dal suo intuito, potrebbe comunque condurci al mondo degli Arrancar senza fatica. Ammesso che tutto questo non sia una trappola per ucciderci tutti”.

Setsuna e Regina fissarono allibite la compagna di viaggio: pur non avendo cambiato minimamente il tono di voce dal solito miscuglio di indolenza e pigrizia, era evidente che Aya si fosse a dir poco stancata di assistere a quei teatrini e a quelle chiacchiere. E il discorso doveva aver colpito anche i due shinigami della Soul Society che, imbarazzati, si stavano sistemando i vestiti e fissavano l’uno il cielo, l’altro il terreno.
Setsuna si fece avanti e annuì alla ricercatrice, sorridendole piano, quindi fissò di nuovo il portale e deglutì: “Si, preferiremmo sbrigarci. Devo riferire al Comandante quanto sta accadendo e la giornata è stata… impegnativa”

Kisuke sollevo lo sguardò, si schiarì la voce, passò accanto a Regina che guardava sia lui che Mayuri piuttosto contrariata e disse: “Certo, certo! Vi condurrò subito dagli attuali custodi di Hueco Mundo, il buon capitano Mayuri sicuramente avrà settato il portale per farci comparire lì!”

Kurotsuchi Mayuri, profondamente umiliato, si limitò ad annuire, quindi Setsuna annuì a sua volta: “Allora sbrighiamoci, andiamo a riferire e poi torniamo il prima possibile a casa…”

Urahara, tenendosi il cappellino, fece un agile balzo nel portale e vi entrò, quindi le tre viaggiatrici dei Void Territories si guardarono a vicenda, annuirono e si lanciarono nel portale, prima Setsuna, poi Aya e infine Regina. Camminarono per qualche minuto su una passerella di reiatsu luminoso immerse nel nero e Setsuna, guardandosi intorno, chiese ad alta voce: “Regina! Ti ricorda qualcosa?!”

L’arrancar fissava curiosa il nero attorno a lei: “Non proprio… il rumore di apertura del portale mi ha fatto venire i brividi, ma qui c’è solo… nero!”

Urahara rise: “Il modo migliore per descrivere il Garganta! Preparatevi, ci siamo!”

Davanti a loro, sempre con lo stesso suono distorto, il nero si squarciò di fronte ad un panorama tetro, la visuale dall’alto di un deserto immerso nel buio della notte e la cui sabbia era candida come la neve, così come gli edifici e le rovine che le tre abitanti dei Void Territories riuscivano a vedere dalla distanza.
Con un balzo, tutti e quattro saltarono dal portale, che si chiuse alle loro spalle, e atterrarono sulla soffice sabbia bianca, di fronte ad un enorme palazzo bianco e parzialmente distrutto.
Setsuna sentì prudere la fronte e sentì il sangue hollow nelle sue vene vibrare, quasi esultasse; Regina lo fece apertamente, tirando un respiro profondo ed espirano con un soddisfattissimo “Aaaah!”

Aya analizzò l’aria, quindi la sabbia e persino alcune rocce: “Questa è… tutto questo mondo è Reishi di Hollow e Arrancar!”

“Esatto! – esultò Urahara – le leggende vogliono che i primi Hollow mai sterminati siano stati ridotti in polvere e sono divenuti la sabbia di Hueco Mundo… insomma, volendo essere spartani, un Hollow o un Arrancar qui potrebbe vivere solo respirando o mangiando la sabbia, tanto è pregna di energia spirituale!”

“Ma che bello! Non mi sono mai sentita così leggera prima di ora! Aspettate… - si chiese Regina, grattandosi il mento – Ma quindi mangiare la sabbia qui sarebbe cannibalismo?”

“Anche necrofagia, volendo essere specifici!” disse giulivo lo strano shinigami dal cappello alla pescatora. Regina fece una smorfia mentre Setsuna si ricomponeva.

“Problemi, Hayashi-san?” chiese Urahara, incuriosito.

“No, tutto bene, solo uno strano brivido… possiamo andare”

“Sicura? Posso immaginare che qui la reiatsu hollow possa avere una certa…”

Setsuna folgorò con lo sguardo Urahara: “Ho detto: possiamo andare”

Urahara alzò le mani e sorrise: “D’accordo, allora seguitemi!”. Lo Shinigami quindi prese a camminare piuttosto rapidamente in direzione dell’enorme palazzo che si stagliava all’orizzonte.

“Tutto bene, capitano Hayashi?” chiese Aya, affiancandosi a Setsuna.

“Si… i miei poteri da Hollow si sono fatti sentire appena arrivati…”

“Immagino, la fortissima presenza di particelle spirituali in questo mondo deve far sentire gli Hollow e gli Arrancar più carichi che altrove”

“Concordo – intervenne Regina – è davvero… particolare come aria da respirare!”

“Un mondo fatto di cadaveri ridotti in polvere di Reishi… è bizzarro quanto reputino noi una favola eppure ammettono con tanta tranquillità di stare camminando su farina d’ossa hollow!” commentò amara Setsuna, per poi essere attirata dal suono di urla sguaiate. Presto tutte e tre capirono che c’era qualcosa che non andava e Urahara, qualche metro davanti a loro, si fermò.

“Ohi ohi, questo potrebbe essere un problema…” disse Urahara, indicando davanti a sé: a pochi metri da loro si stagliava l’ingresso del gigantesco palazzo bianco, con tre figure che sembravano voler tenere lontana l’enorme folla radunatasi lì: la prima figura era quella di un uomo dai capelli turchesi, più avanti delle altre due, che ruggiva e minacciava piuttosto esplicitamente la folla a suon di insulti e ondeggiando la spada; la seconda figura, quella alla sinistra dell’arrancar maschio, era una donna particolarmente procace dai capelli giallo paglierino. Anche lei aveva estratto la sua zanpakuto, una curiosa katana corta ma dalla lama larga e con uno spazio vuoto nel suo mezzo, ma la teneva immobile. Forse anche lei stava parlando alla folla, ma indossava una giacca che, pur lasciandole scoperta la parte inferiore del seno e il ventre, le copriva totalmente la bocca; a destra dell’arrancar arrabbiato c’era infine un’altra donna molto procace dai lunghi capelli verdi e una maschera di ariete sulla testa. Stava in piedi composta e faceva gesti con le mani, avvolte da una strana armatura, cercando di far mantenere la calma a tutta la massa di arrancar indistinti, più o meno evoluti, che si erano riuniti lì.

“Se quelli sono i tre sovrani di Hueco Mundo, direi che il loro popolo non sembra contento di loro…” disse Setsuna, estraendo la sua zanpakuto.

Regina sgranchì le dita e assunse una posa selvaggia, come un predatore che bracca la sua preda: “Che dobbiamo fare? Interveniamo?”

Aya mise da parte lo scanner e Setsuna si scambiò un’occhiata con Urahara. I due annuirono e lentamente presero a procedere, avvicinandosi con cautela alla landa desertica colma di arrancar. Cominciarono a sentire la voce dell’arrancar che maggiormente affrontava i tre “sovrani”, un omaccione con un’elaborata e lunga giacca bianca, una maschera dorata e una katana dall’elsa anch’essa dorata che parlava con voce potente e tono cerimonioso.

“Voi tre vi siete arrogati per troppo tempo il dominio sul nostro mondo! Sarete forti, certo, ma non potrete sopraffare noi! Non potrete sopraffare lui! AIZEN-SAMA STA TORNANDO! IO STESSO HO VISTO I PORTALI CHE STA APRENDO DALLA SUA PRIGIONE PER TORNARE DA NOI!”

La folla alle spalle dell’uomo esulto e ruggì, già decisa ad attaccare, ma l’arrancar dai capelli turchesi urlò ancora più forte: “Ma allora siete stronzi! Quelle cose comparse a caso non sono opera di Aizen! Aizen non può neanche più usare i suoi poteri! Volete tornare a farvi i cazzi vostri adesso o dobbiamo davvero uccidervi tutti!?” EH?!”

“Grimmjow…” disse esitante la donna coi capelli verdi, ma due arrancar le si avvicinarono pericolosamente, costringendo ad estrarre la lunga katana.

“Smettetela, tutti voi – intervenne l’arrancar bionda – Qualsiasi cosa fossero quegli squarci, non sono opera di Aizen e non ci deve interessare. Aizen è andato via e ci ha tradito, ha provato a sacrificarci tutti anni fa! Non dovreste adorarlo come un dio! Tornate a vivere le vostre vite e dimenticatelo, o saremo costretti a mandarvi via con la forza!”

Appena ebbe concluso il suo discorso, altre tre arrancar donne comparvero alle spalle di quella bionda, una più bassa e dai capelli a caschetto contenuti in una maschera a forma di elmo; una più alta dai capelli lunghi e il viso coperto dalla manica del suo braccio destro, tenuto sollevato; e un’ultima donna, più alta e possente delle due, dalla pelle scura e dalla chioma selvaggia.

“Certo! Chiamate pure i rinforzi! Fatelo! Chi altro volete chiamare?! Gli shinigami della Soul Society!?” ululò l’omaccione

“Capo! Li hanno già chiamati, guarda!” urlò un arrancar alto e magro, con una lunga cresta di capelli neri, la pelle pallida e il viso affilato e maligno, indicando il gruppetto dei Void Territories che lentamente si era avvicinato.

Gli arrancar radunati lì ulularono di disappunto e quello più grosso del gruppo si alzò in volo: “IO, IL GRANDE URYNDASRA HESSELA, NON PERMETTERÒ QUESTO CONTINUO AFFRONTO ALLA DIGNITÀ DEGLI ARRANCAR E DI AIZEN-SAMA! AMICI MIEI, FRATELLI ARRANCAR! UCCIDIAMO I NOSTRI FALSI SOVRANI!”

Setsuna sospirò mentre Urahara, all’improvviso, era scomparso: “Qualcosa mi diceva che prima o poi sarebbe finita così…”

Aya le si fece di fianco, tirando fuori dal borsello quelli che sembrano dei triboli; Regina invece cominciò a ringhiare, atteggiando le dita delle mani ad artigli.

“UCCIDETELI TUTTI! – urlò Uryndasra, girando poi di scatto la testa di 180° e fissando le tre donne dei Void Territories – COMINCIANDO DAI LORO SPORCHI ALLEATI! AULLIDO, BUHO!”

L’arrancar estrasse la katana e fu avvolto di reiatsu, rilasciando la sua resurrecion mentre la folla si scagliava in parte contro i tre sovrani, che fissavano increduli gli ospiti inattesi, e in parte contro le tre ragazze.

“SI, FATEVI SOTTO, MERDE!” urlò Regina, saltando contro la folla.

Aya, sospirando, lanciò un tribolo per terra e questo esplose, creando una cortina di fumo. Setsuna, scuotendo la testa, disse tra sé: “Addio missione diplomatica…” quindi scattò rapidissima con lo shunpo roteandosi la spada tra le mani: “Raikou, Sora no joō, Narukami!”. La zanpakuto si ricoprì di elettricità e Setsuna attaccò il suo primo avversario, dividendolo in due, mentre dalla nube di reiatsu l’enorme mole di Uryndasra sembrava dirigersi proprio verso di lei…







_________________________

Ma buongiorno! Come state? Spero bene. Vi è piaciuto questo nuovo capitolo? Qui vediamo i protagonisti entrare nel mondo Hollow per comunicare la situazione direttamente agli attuali regnanti ma..sembra che ci siano degli scompigli mica da ridere! Sembra che ci siano casini tipo ovunque, giusto perchè la vita ce la dobbiamo complicare per bene ahaha. E vi dirò di più..non è  finita qui! Quindi se vi interessa sapere cosa succederà, non vi resta che proseguire nella lettura :)
PS: NEL CAPITOLO PRECEDENTE ABBIAMO DIMENTICATO UNA PARTE, L'ABBIAMO AGGIUNTA ORA (scusate per l'inconveniente)
Ringrazio ancora chi ha recensito e chi invece ha letto la fanfiction. Ci fa sempre molto piacere leggere i vostri commenti, scambiare opinioni e vedere che apprezzate ciò che abbiamo creato <3.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Hueco Mundo ***


Capitolo 6
 
- Hueco Mundo -

 
Aya, sbuffando, evitò due colpi dati da un grosso arrancar che aveva assunto la forma di un gorilla dal pelo stranamente purpureo, saltò in alto e gli lanciò due palline di metallo sulla testa: al contatto, le sfere esplosero in una deflagrazione assolutamente sproporzionata alla loro dimensione, distruggendo metà del corpo del suo avversario per poi prontamente dargli l’ultimo colpo con la zanpakuto per purificarlo e finirlo.

“Detesto tutto questo… io sono una scienziata, non una guerriera…” mormorò Aya, rinfoderando la spada quasi la disturbasse tenere la lama sguainata, ma all’improvviso, dalle sue spalle, una voce femminile disse con fare malizioso: “Venenos… Ciempiés! (Avvelena… Centopiedi!)”

Un’enorme coda da centopiedi colpì Aya come un treno in corsa, mozzandole il fiato e lanciandola contro il terreno rovinosamente; dalla calca si fece largo una donna arrancar, con il torso ancora umanoide ma dalla vita in giù presentava una colossale coda da centopiedi. L’arrancar aveva il viso coperto per buona metà da un caschetto osseo che ricordava la testa di un insetto, con occhi rossi che dardeggiavano dalle cavità di quella orrenda maschera hollow; il busto, lasciato ampiamente scoperto, era avvolto da pezzi di corazza bianchi e gli avambracci ricordavano molto un misto tra le falci di una mantide e le zampe di una scolopendra, formando due letali lame che gocciolavano un liquido violaceo.

“Non mi dire che alla magnifica Mirina Zarrotse è capitata una scartina! Sei già KO, piccolina?” disse, strisciando verso la shinigami, Mirina, ma non appena abbassò il capo per osservare meglio il corpo di Aya, questo si gonfiò ed esplose in una nube di fumo urticante. Mirina ululò, cercando di sfregarsi gli occhi con le falci, ma alle sue spalle, nel bel mezzo del nulla, apparve Aya: “Bakudo #26: Kyokko… si, sono una scartina, detesto combattere, ma di certo non mi farò battere da un insetto…” disse, con insolita cattiveria, Aya, lanciando contro la coda dell’arrancar altre tre sfere di metallo che, esplodendo, produssero uno scoppio di sostanza viscida verdognola che andò ad appiccicarsi attorno a quattro paia delle troppe zampe dell’avversaria.

“MALEDETTA PUTTANA!” urlò Mirina, girandosi di scatto e cercando di colpire Aya con una delle sue falci; la shinigami parò il colpo ma fu violentemente sbalzata indietro, inoltre, parte del liquido che colava dagli arti dell’avversaria gli schizzò sulla guancia. Il dolore lancinante le fece contrarre il viso e Aya atterrò, cadendo in ginocchio.

“Che c’è ragazzina? Il mio veleno ti ha fatto la bua? – l’arrancar scattò verso di lei, strisciando sul terreno – NE VUOI ALTRO?!” quindi Mirina sputò una quantità spropositata di liquido che Aya evitò per miracolo scartando a sinistra, proprio dove aveva scattato anche Mirina che, con un colpo ben assestato, riuscì a fendere il fianco della shinigami.

Aya aveva evitato di ricevere un colpo mortale ma il taglio sul fianco era profondo e sentiva già il veleno in circolo: “Neurotossina… effetto corrosivo aggiunto… pericolosa…” borbottò. Mirina non esitò un secondo ad attaccarla nuovamente e Aya, malvolentieri, estrasse la spada e parò il fendente avversario, pur venendo sbalzata qualche metro più indietro.

“Sei resistente, te lo concedo, il mio veleno corrode e brucia i nervi… tra pochissimo, mia cara, non sarai più in grado di muoverti a meno che… CHE STAI FACENDO?!”

L’arrancar quasi inorridì quando vide la shinigami, in un lampo, estrarre una siringa a pressione dal suo borsello e iniettarsi il contenuto dritta nel suo collo. Aya sorrise, mentre l’avversaria scattava verso di lei e cercava di assestarle un colpo di coda.

“Fuhai, Fushokujumyō!” disse, ridacchiando, Aya, saltando e dando un fendente con la zanpakuto appena estratta, divenuta più larga e curva. L’arrancar ululò di dolore mentre la ferita sul dorso della sua lunga coda da insetto si allargava e, in pochi istanti, assumeva una insana colorazione verde-giallastra.

“CHE MI HAI FATTO?!” urlò l’arrancar, spalancando la bocca ed emettendo un cero rosso sangue.

“BAKUDO #39: ENKOSEN!” rispose prontamente Aya, creando un segmento di energia dorata che prese a ruotare di fronte a lei e parando il cero, seppur parzialmente, ma almeno dandole il tempo di evitare danni più gravi. Fu colpita di striscio alla spalla, che rimase ustionata, ma Aya andò avanti, cercando di aggirare l’avversario.

“Come dicevo prima, io sono una scienziata, e la mia cara Fushokujumyo è una zanpakuto che secerne una tossina corrosiva… e ad alta carica batterica. Sarebbe stato il colmo se non avessi avuto già pronto un antidoto per veleni simile al tuo! Inoltre, vorrei informarti che, se vuoi veramente ammazzarmi, penso ti rimangano meno di cinque minuti per farlo! Yūdokuna soratobu kama!” e la shinigami, avvolgendo di reiatsu la lama della sua spada, menò un fendente in direzione della sua avversaria, inondandola di colpi simili a falci di luce biancastra che inflissero danni ma soprattutto inzupparono di un liquido incolore una parte più bassa dell’enorme coda da centopiedi.

Le ferite presero subito a emanare fumo e fetore di decomposizione e Mirina prese ad urlare per il dolore: “PUTTANA, IO TI AMMAZZOOOOOO!”

Fuori di sé ed accecata dai fortissimi dolori, il centopiedi caracollò verso Aya, volendola investire col suo peso corporeo, ma Aya alzò una mano: “Bakudo #81: Danku” e un muro di energia semitrasparente comparve tra lei e l’avversaria, facendo in modo che Mirina si schiantasse violentemente contro di esso, urlando per il dolore. Aya tremò per l’impatto e lo sforzo, ma resistette e saltò in alto, lanciando altre sfere metalliche prese dal borsello; queste esplosero a mezz’aria, inondando una buona metà del corpo dell’arrancar con la stessa sostanza viscosa usata poco prima.

I movimenti di Mirina divennero sempre più difficoltosi, tra gli effetti del veleno e quelli della strana colla lanciata dagli esplosivi della shinigami le divenne quasi impossibile muoversi. L’arrancar, disperata, lanciò un cero per prendere la shinigami a mezz’aria, ma quest’ultima lo evitò con relativa facilità, quindi con la mano sinistra mimò il gesto che si faceva per lanciare un giavellotto: “Bakudo #62: Hyapporankan!”; nella sua mano comparve un palo ottagonale dal colore violaceo, che lanciò con rapidità: a mezz’aria questo si moltiplicò in una decina di dardi della stessa forma, che si schiantarono su tutto il corpo dell’arrancar, immobilizzandola del tutto.

Aya, molto affaticata, atterrò proprio nel momento in cui Mirina crollava sul terreno, immobilizzata da quella sequela di colpi. Fissava furibonda Aya mentre questa le puntava la spada tra gli occhi: “Infame… trucchetti da infame… aggeggi tecnologici e veleno… io…”

La shinigami la fissò e per un secondo sorrise, contorcendo il volto in una smorfia di puro sadismo: “E ringrazia che ci sono le mie alleate a pochi metri, altrimenti avrei ricoperto questo deserto con il vapore del mio veleno… Buona morte, Mirina Zarrotse… detesto essere toccata, quindi spero che tu soffra tanto per questo”

“no… no… NOOOOOOOO!” ululò l’arrancar mentre Aya affondava molto lentamente la lama ricurva della sua zanpakuto nel suo cranio, avvelenandola a morte e facendola dissolvere nella sabbia di Hueco Mundo.

Aya sospirò, stanca e ferita: “Dannazione… ne arrivano altri… Bakudo #26: Kyokko” e la shinigami divenne invisibile, pronta a colpire dall’ombra i due comuni hollow che le si stavano dirigendo contro…


 
[…]
 



“Avanti! Avanti! Fatevi sotto, scarti inutili di arrancar! VI FACCIO VEDERE IO CHI è UN VERO ARRANCAR!” ululò Regina mentre, alle sue spalle, Grimmjow, l’arrancar con i capelli turchesi, lanciava un gran rey cero così potente da illuminare a giorno la zona con un fascio di energia azzurra. Pochi secondi dopo, un cero giallo cancellò dall’esistenza un gruppo nutrito di Arrancar e la scena, coreografata involontariamente in quel modo, rese più cauti gli altri Arrancar, specie dopo che Regina ne aveva ammazzati un buon gruppetto a mani nude.

Dalla massa però scattò un arrancar, alto e magro, lo stesso che aveva avvisato il capo di quella rivolta della loro presenza. Regina lo riconobbe e sorrise, selvaggia: “Ah, ecco il nostro avvistatore! Fatti sotto, carogna!”

Regina estrasse la spada in un lampo e intercettò quella dell’avversario, che ricordava più una scimitarra e la cui elsa era modellata a forma di femore umano.

L’impatto delle due lame fu violento, ma Regina ruggì e sparò, a quella poca distanza, un cero viola in faccia al suo avversario, che ne fu travolto.

Il fumo dell’esplosione ricoprì l’area e Regina arretrò, ridendo sorniona: “Sei durato pochissimo… neanche mi hai detto come ti chiamavi… schiappa!”

Dal fumo però emerse una risata, quindi una lunga lama scacciò via tutta la polvere sollevatasi: alla vista di Regina apparve l’arrancar avversario, con sulla testa un elmo, la sua maschera hollow, dalla forma di teschio di lucertola. Il braccio destro era avvolto da una lunga lama d’osso mentre la mano sinistra presentava un secondo cranio di lucertola, bombato, quasi fosse uno scudo. Il corpo, incurvato, era tutto avvolto della stessa sostanza simile ad osso, ma di un colore più scuro, vicino al grigio topo. La lunga creta di capelli neri rimaneva e spuntava da sotto l’elmo, dando quasi l’effetto di essere una bizzarra coda.

“Il mio nome è Branirn Drelela… e questa è la mia resureccion… TRITURAR, VARANOOOOO!” e l’arrancar tese la mano sinistra, sparando dal teschio di lucertola una scarica di denti come se fossero proiettili acuminati. Regina scattò in avanti, tenendosi bassa, estrasse la spada e deviò una parte dei proiettili, pur venendo graffiata ad una gamba da un dente che non aveva fatto in tempo a deviare. Senza però soffrire il colpo, Regina si avvicinò abbastanza da cercare di assestare un fendente verticale dritto al torso dell’avversario, ma Branirn rise, facendosi colpire senza fare nulla: il rapido fendente produsse scintille e nulla più.

“E il mio potere è avere lo hierro più forte di tutti… ANCHE Più FORTE DI NNOITRA-SAMA!” urlò Branirn, dando una testata a Regina, rimasta un attimo incredula. Il colpo, molto forte, la fece traballare, eppure ,quando Branirn cercò di finirla con un fendente della lama d’osso che aveva al posto dell’avambraccio destro, Regina saltò indietro, spalancò la bocca e lanciò in rapida sequenza, tre cerò, dritti contro i piedi del nemico.

Polvere e fumo si levò, accecando l’avversario, e con un sonido Regina si ritrovò alle spalle del suo nemico, ruggendo di rabbia e pronta a colpirlo proprio dietro il collo.

“Mi dispiace, non funzionerà…” disse Branirn mentre dalla schiena apparvero spuntoni d’osso che si spararono contro Regina. L’arrancar non poté pararli né schivarli tutti e tre, così due acuminati proiettili d’osso le perforarono una spalla e la coscia destra.

“Dannazione…” mugugnò Regina, tirandosi fuori quei proiettili dalle parti colpite e lasciando che la rigenerazione rapida facesse il suo corso.

“Ottima rigenerazione – notò il nemico, girandosi verso di lei e puntandole la lama contro – ma non potrai resistere a lungo… e mi pare evidente che tu non possa fare nulla contro la mia corazza! Sei troppo debole! Sei solo una ragazzina sperduta plagiata dagli shinigami! Che vergogna, un’arrancar alleato degli shinigami! Questa cosa ti ha indebolito!”

Regina ringhiò e del fumo le uscì dalle narici: “SONO STUFA! TUTTI VOI PENSATE CHE NON DEBBA ESSERE AMICA DEGLI SHINIGAMI?! ME NE FOTTO! VI FACCIO VEDERE IO QUAL È IL POTERE DELLA REGINA DEGLI ARRANCAR”

La pressione spirituale di Regina aumentò così tanto che la sabbia ai suoi piedi prese letteralmente a volare via e per un attimo Branirn ne rimase sorpreso. Un attimo di troppo: Regina comparve a pochi centimetri da lui e lo colpì con un fendente violentissimo che gli staccò lo scudo dalla mano sinistra e due dita della mano.

Il nemico fece due passi indietro e menò un fendente che Regina parò, ringhiando, ma fu ricacciata da un calcio del suo avversario che riprese a caricare per colpirla con un affondo. Regina deviò il colpo col piatto della sua katana e si avvicinò al suo avversario abbastanza da afferrargli il collo con la mano sinistra e mordergli la maschera hollow. Nel buco sul suo petto cominciò a caricarsi un cero di indicibile potenza e, con un colpo secco della mandibola, strappò un pezzo di maschera con la sola forza dei denti e urlò: “GRAN REY CERO!”

L’esplosione violetta fu devastante e pezzi della corazza ossea di Branirn volarono via… eppure l’arrancar avversario era ancora vivo. Ammaccato, ma vivo.

“Aahahahahahahah…. AHAHAHAHAHAHAH! QUESTO ERA IL TUO MASSIMO?! Mi hai graffiato ma non hai ottenuto altro! Non ce la farai mai con me!”

Regina scattò di nuovo in avanti, sputandogli in faccia il pezzo di maschera che aveva trattenuto in bocca, quindi menò un altro fendente che prese il suo avversario alla spalla, ferendolo gravemente: “Ehi, cretino! Ma l’hai notato o no!?”

Brenirn, con il braccio sinistro a penzoloni, cercò di attaccare con un fendente Regina, che fu colpita a sua volta, sebbene meno gravemente, alla spalla destra. Regina di rimando diede una testata al suo avversario, facendolo schiantare a terra.

“Allora, l’hai notato, cretinetto?!” ululò Regina, ma Brenirn sparò altri proiettili dalla schiena, costringendola ad indietreggiare. Si rialzò con il respiro affannoso: “COSA?! COSA CAZZO DEVO NOTARE!”

Regina sorrise e si passò il filo della spada sul pollice, creando una traccia fatta di sangue sulla lama: “Idiota… fai tanto lo smargiasso e non ti sei reso conto che ancora non sono in resurrecion…- un sorriso famelico le comparve sul volto - Ulular… ANGRBODAAAAAA!”

La striscia di sangue brillò di viola mentre la pelle di Regina diventava blu e il suo corpo lentamente si ingigantiva. La lama scomparve, divenendo pura energia violetta che si andò ad addensare sul torso, sugli avambracci e sugli stinchi. Ben presto, sotto lo sguardo attonito di Brenirn, Regina Hierrobosque era divenuta una gigantessa di cinque metri, con pezzi di armatura fatti della stessa sostanza delle maschere hollow che rinforzavano le mani e i piedi e coprivano il suo busto. Dalle estremità di ogni pezzo di armatura spuntava della pelliccia e sulle spalle quella che sembrava essere una cappa in pelle di lupo.

“Allora, pidocchio… fai la tua mossa, perché io farò la mia!” ululò Regina, facendo un pesante passo in avanti. Brenirn rise, capendo che quella velocità di movimento era più che accessibile per portare a segno qualche colpo, quindi molto rapidamente scattò verso la sua avversaria e saltò, per attaccarla al petto. Con un sonido veloce come quello fatto prima della resurrecion, Regina schivò il colpo e si pose alle spalle del povero Brenirn, ormai caduto nella trappola. Regina ruggì di rabbia e travolse l’avversario con una scarica di pugni terribili che fecero tremare la terra e alla fine della quale Brenirn era letteralmente a pezzi in un cratere di discrete dimensioni.

“Amori miei… mostrate il potere della regina… REINA DOS LOBOS!” disse Regina, voltandosi mentre attorno a lei si materializzavano quattro enormi lupi di pura energia spirituale, che accerchiarono Brenirn.

“Ora della pappa…” ringhiò Regina, scattando in avanti verso un gruppo di nemici e travolgendoli con la sua mole mentre i lupi di energia saltavano addosso a Brenirn. Tra urla strazianti, il corpo dell’arrancar rivoltoso fu dilaniato dalle zanne dei lupi di energia prima che questi esplodessero in un bagliore violetto intenso, mettendo fine a quelle grida disperate.



 
[…]
 



“Denki… Surasshu!” urlò Setsuna, uccidendo il suo quinto Arrancar mentre scattava a destra e sinistra, avvolta dalle folgori emanate dalla lama della sua spada. La mezzaluna di energia elettrica attraversò l’avversario e si schiantò contro il gruppetto di arrancar poco più indietro, non uccidendoli ma atterrandoli e paralizzandoli in preda a violenti spasmi. Il fumo che avvolgeva Uryndasra finalmente si era disperso, lasciando vedere questo enorme umanoide ricoperto di piume blu notte piombare su di lei. La maschera, che sembrava il teschio di un rapace, gli avvolgeva tutta la testa ed era dorata, così come lo erano i grossi artigli che avevano preso il posto delle gambe e le due falci ricurve.

“Buho Giratorio!” urlò Uryndasra, cominciando a roteare come una trivella e facendo sporgere le falci dai bordi del suo corpo, puntando dritto verso Setsuna. La capitana, invece di evitare il colpo, continuò a correre verso il suo avversario, seccando altri due arrancar con colpi calcolati della katana e usando i loro corpi per saltare in alto, intercettando il volo del proiettile diretto contro di lei.

“Denki Shirudo!” disse Setsuna, caricando contro l’avversario mentre l’elettricità la avvolgeva creando uno scudo cremisi attorno al suo corpo. L’impatto fu terribile ma la velocità dell’arrancar ribelle non riuscì a perforare lo scudo. Fu tuttavia sufficiente a sbalzare violentemente Setsuna, scaraventandola contro il terreno.

“IMPURA SHINIGAMI! – urlò Uryndasra, sdegnato, facendo girare le falci nelle sue mani e gonfiando il petto – TI FARÒ PENTIRE DI AVER INVASO IL DOMINIO DEI VERI ARRANCAR E DEI FEDELI DI AIZEN SAMA!

“EHI, COGLIONE, VIENI QUA E COMBATTI!” ululò Grimmjow, sparandogli dalle spalle un gran rey cero talmente potente da illuminare a giorno l’area con la sua luce azzurra. Uryndasra evitò, volando rapidamente all’indietro e sparando a sua volta un cero dello stesso colore del suo piumaggio contro l’arrancar.

“Ehi – disse Setsuna, comparendo al fianco dell’arrancar volatile – quando scegli un avversario, non devi mai ignorarlo. Hado #4: Byakurai!” e la capitana puntò due dita contro il fianco dell’avversario, colpendolo in pieno con quel raggio di luce bianca.

L’arrancar volò via, ululando di dolore, e cominciando ad agitare fortissimo le sue falci, condensando il suo reishi per poi emettere un fortissimo fischio: “Viento mortal!”

Due lame di vento scattarono rapidissime contro Setsuna che, ancora in posizione per lanciare il suo kido, non riuscì a reagire pienamente in tempo: evitò il colpo dell’Arrancar, ma una piccola area dell’attacco la colpì di striscio alla gamba. Il resto del colpo finì sul terreno sotto di lei, poco più in là di Grimmjow che, urlando come un assatanato, agitò il pugno al cielo: “DECIDI IL TUO AVVERSARIO, PEZZO DI MERDA! O ME O LA PICCOLETTA!”

Setsuna sobbalzò e digrignò i denti: “Piccoletta!? Io li aiuto e mi becco pure della piccoletta… D’accordo…  - Setsuna si rialzò e ondeggiò la lama, producendo violente scariche elettriche - ” vediamo di fare sul serio…”

Nel baluginio di un lampo, Setsuna strinse i denti e scattò verso l’avversario ancora in volo per allontanarsi dalla zona, lo raggiunse e menò un fendente carico di elettricità: “Denki Suresshu!” e la mezzaluna elettrica prese in pieno l’ala destra dell’arrancar, strappandogli un urlo e facendogli perdere quota.

Uryndasra roteò a mezz’aria, poi prese a sbattere violentemente le ali: una fortissima corrente investì Setsuna facendola allontanare e dando il tempo al nemico di riprendersi e allontanarsi ancora, per poi roteare le sue falci e riprendere a lanciare lame di vento all’impazzata.

“D’accordo, signor gufo cattivo… giochiamo… Denki shirudo!” disse Setsuna, alzando la spada al cielo e circondandosi con la sua barriera elettrica. Le lame presero a impattare contro lo scudo, scuotendolo senza però infrangerlo e Setsuna, a denti stretti, continuò a rimanere in quella posizione per qualche secondo, aspettando che il piano andasse a buon fine.

Ed infatti, ciò che Setsuna sperava si avverò: Uryndasra si fece prendere dalla boria. Si fermò, a mezz’aria, ridendo mentre continuava a lanciare dalla distanza i suoi colpi, pensando di essere al sicuro. “Eccoti! Come un topo tra le mie grinfie! Immobilizzata nel tuo piccolo scudo mentre ti bersaglio di colpi! Il grande Uryndasra ti farà diventare la prima martire sull’altare allestito per il ritorno di Aizen-sama! Quanto tempo pensi che potrai rimanertene lì, ferma a subire i miei…” cercò di concludere Uryndasra, ma il guscio di elettricità scoppio davanti a lui e in un lampo. Setsuna gli comparve alle spalle: “Chi ti ha detto che non avrei potuto muovermi mentre avevo il mio scudo attivo?”

In pochi istanti, Uryndasra cercò di girarsi e vide, con la coda dell’occhio, la shinigami tenere la spada puntata verso l’altro, il globo elettrico sulla punta che crepitava pericolosamente.

“Vola, passerotto… prova ad evitare questo… RAKURAI ARASHI!” declamò Setsuna, facendo esplodere il globo elettrico in una grossa onda di energia statica. Le folgori invasero l’area attorno a lei e presero a bersagliare Uryndasra che, pur cercando di volare via, non riuscì ad evitare le saette mortali che gli piovvero addosso. Rovinò a terra proprio nel momento in cui il forte terremoto provocato dai pugni di regina scuoteva l’intero campo di battaglia e le urla strazianti della arrancar centopiedi terrorizzavano gli hollow meno forti.

Uryndasra si stava rialzando e, nonostante il piumaggio bruciacchiato, spiccò nuovamente il volo, dirigendosi verso Setuna con le falci sollevate: “Maledettaaaaaaa! MORIRAI PER LA GLORIA DI AIZEN-SAMAAAAAAAA!”

Setsuna non avrebbe voluto rischiare di perdere il controllo, vista la reazione selvaggia all’ingresso del mondo degli Hollow, ma neanche aveva intenzione di consumare tanto reiatsu per usare il bankai contro un Arrancar così debole. Si mise la mano sulla fronte: “Facciamola finita…” e la maschera da hollow apparve. Una maschera dalle fattezze stilizzate di volpe con decorazioni rosso fuoco le coprì il volto, lasciando intravedere le sclere nere e le iridi dorate dei suoi occhi. Setsuna si avvolse completamente di reiatsu ed elettricità nel momento esatto in cui Uryndasra la raggiungeva, pronto a colpirla.

L’arrancar era troppo veloce, la sua carica era stata troppo imprudente e si rese troppo tardi dell’errore commesso: la reiatsu spaventosamente alta della capitana invase la piana e, con voce distorta e maligna, Setsuna emanò la sua condanna: “Sei una scocciatura…”

Scattò attorno al corpo del suo avversario tagliuzzandolo e ferendolo centinaia di volte in poche frazioni di secondi, per poi fermarsi alle sue spalle: “Sparisci, sotto il rombo del tuono… DENKI SURESSHU!” e il fendente calò sul collo dell’arrancar, che nulla poté per evitare l’enorme mezzaluna elettrica che si abbatté su di lui, polverizzandolo tra urla acute e spazzando via anche buona parte della piana sottostante, hollow e arrancar inclusi.

Setsuna quindi atterrò e la maschera scomparve. Si strappò un po’ di stoffa e la legò sul polpaccio che aveva iniziato a sanguinare, poco sopra la ferita, per fermare l’emorragia. Tutti attorno a lei stavano arretrando, cacciati anche dalle fraccion dell’arrancar biondo, dallo stesso arrancar che polverizzava i pochi riottosi rimasti a suon di cero dorati, e dall’arrancar dai capelli turchesi, Grimmjow, che stava pugnalando proprio l’ultimo dei suoi nemici.

In breve, tutti i rivoltosi furono allontanati e Regina, in lontananza, ululava minacce di morte ai fuggitivi, riducendo man mano le proprie dimensioni e tornando alla sua forma sigillata. Aya comparve a pochi metri da Setsuna, ammaccata più di quanto la capitana si sarebbe aspettata.

“Ehi, voi, state bene?! Chi vi ha fatto male!? DEVO UCCIDERE UNO DI VOI!?” urlò, arrivando di corsa, Regina.

“Se quella piccoletta non si fosse intromessa, non si sarebbe fatta male in quella maniera così banale!” disse Grimmjow, mettendosi le mani in tasca mentre l’arrancar dai capelli verdi si dirigeva di corsa dalle ferite. Si inginocchiò di fronte a Setsuna e la guardò con larghi occhioni gentili: “Io sono Neliel, la mia bava ha abilità curative. Mi permetti di curarti?”

Setsuna fissò l’arrancar stranita, più dalla stranissima voce infantile che dal comportamento gentile, ma annuì e osservò sorpresa l’arrancar sbavarle sulla gamba. Passata la sensazione di ribrezzo inziale, Setsuna sentì distintamente il taglio richiudersi e le forze tornarle molto rapidamente.

Aya rabbrividì e fece un passo indietro: “Se qualcuno mi tocca con la sua bava, giuro che vi faccio decomporre tutti tra dolori inimmaginabili…”

“Ma dai, Aya, è stata carina! E poi sei ferita più di Setsuna!” obiettò Regina mentre Setsuna, incredula, si alzava in piedi e ringraziava con un breve inchino Neliel.

“Ho i miei medicinali, nel caso e…” esordì Aya, ma Urahara comparve dal nulla, ritrasformando la sua Benihime nel bastone da passeggio e risistemandosi il cappello: “Se volete ci penso io, sono un po’ arrugginito ma me la cavo con le cure!”

“Urahara-san!” disse contemporaneamente Neliel e l’arrancar bionda, arrivata dopo aver dato ordine alle sue fraccion di rimanere a perlustrare i dintorni.

“Cappello strano…” ringhiò Regina mentre Aya, senza dire nulla, si avvicinava ad Urahara che immediatamente formulò un incantesimo di cura. In breve le ustioni e i tagli sul corpo di Aya presero a scomparire.

“Che fine aveva fatto, Urahara-san?” chiese, dura, Setsuna.

“Quell’esaltato scompare sempre quando le cose si fanno pesanti…” disse Grimmjow, mostrando un certo astio nei confronti dello shinigami.

“Tralasciando gli aggettivi pittoreschi con cui quell’arrancar etichetta gli shinigami – esordì Setsuna, lanciando un’occhiataccia a Grimmjow, che pure la osservava con una certa curiosità – Vorrei sapere se è vero, Urahara-san, che lei è abituato a sparire nei momenti meno opportuni…”

Urahara alzò le mani e ridacchiò: “Ma no, ma no! Preferisco solo degli approcci indiretti! Sono uno scienziato, non un guerriero!”

“Su questo posso concordare…” dovette ammettere Aya, fissandosi i vestiti rovinati e scrollandosi la polvere di dosso.

Regina sospirò, quindi prese ad osservare curiosa i tre Espada di fronte a lei. Setsuna fece lo stesso, rendendosi conto dello sguardo insistente di Grimmjow.

“Vi ringrazio per l’assistenza – esordì l’arrancar bionda, rompendo il momentaneo silenzio – ma non aspettavamo visite dalla Soul Society. Posso chiedervi cosa ci fate qui?”

Urahara rise e si mise tra il gruppo dei Void Territories e i tre espada: “Oh, giusto! Le presentazioni! Che sbadato! Visitatori dei Void Territories, vi presento Tia Halibel, Neliel Tu Oderschvank e Grimmjow Jaegerjaques, i tre regnanti di Hueco Mundo… quando la gente qui non prova un colpo di stato!” e lo strano shinigami indicò prima l’arrancar dai capelli biondi, poi quello con i capelli verdi e infine quello con i capelli turchesi.

“E signori espada di Hueco Mundo, vi presento il capitano Setsuna Hayashi, il Vice-capitano Regina Hierrobosque e la ricercatrice Aya Sanjusan, provenienti dai Void Territories!” concluse Urahara, lasciando confusi i tre espada.

“Un vice-capitano arrancar?!” chiese, stupefatto, Grimmjow.

“Void Territories?” chiese quindi Nel.

“Ho sentito parlare di quel posto… un limbo immaginario, un luogo dove si dice si perdano le anime di umani, hollow e shinigami… ma è una…”

“Si, siamo una leggenda, l’abbiamo capito!” sbottò Regina.

Setsuna si fece avanti, risoluta, e si rivolse direttamente ad Halibel: “Veniamo da un mondo oltre gli squarci che sappiamo essersi aperti anche qui. Avremmo piacere di informarvi su quanto sta accadendo”

Le due espada si voltarono all’unisono verso Grimmjow il quale, scocciato, diede un calcio alla sabbia: “Che accidenti volete!? Pensavo fosse un cazzo di Garganta fuori controllo! Non pensavo che avrebbe fatto esaltare tutti”

“Ma Garganta non era il termine che indica il nero oltre il portale?” chiese Aya.

“Ma chi cazz…” cercò di dire Grimmjow, evidentemente non interessato ai dubbi lessicali, ma Nel gli tappò la bocca.

Halibel rinfoderò la sua bizzarra spada e fece cenno al gruppo di visitatori di seguirla: “Venite, parliamone nel palazzo… e benvenuti a Las Noches, visitatori dei Void Territories”



 
[…]
 



“Quindi mi state dicendo che non solo c’è un altro mondo nascosto che all’improvviso è comparso a rompere le palle, ma in questo mondo vanno tutti d’accordo e ci sono altri come Kurosaki coi poteri da hollow?!” disse Grimmjow dopo che Setsuna ebbe spiegato, per quanto possibile, la situazione.

“Chi o cosa è un Kurosaki?” chiese, irritata, Setsuna, finalmente avendo capito perché l’arrancar la fissasse così insistentemente.

“Un’entità che lancia Getsuga Tensho” rispose ridendo Urahara, ma la risposta lasciò confuse le tre donne dei Void Territories, pur ricordandosi che Urahara aveva già accennato a Kurosaki e ai Getsuga Tensho, senza entrare nei dettagli.

“La situazione, fissazioni di Grimmjow a parte – intervenne Halibel, sicuramente la più autorevole dei tre visto che Nel aveva appena assestato un colpo di taglio con la mano sulla testa di Grimmjow, facendolo arrabbiare ancora di più – sembra molto grave. Non posso tuttavia assicurarvi che non sia colpa nostra. Avete visto che ci sono ancora dei fedelissimi di Aizen in giro… non vorrei escludere che possa essere colpa loro”

“Però sarebbe strano – disse Nel, con fare innocente – Noi sappiamo benissimo aprire portali e io, pur essendo più vecchia di molti qui a Hueco Mundo, non ho mai sentito parlare di Void Territories…”

“Ma se fino a tre anni fai te avevi l’amnesia e te ne andavi in giro con un corpo da pidocchietta!”

Nel ignorò Grimmjow e altrettanto fece Halibel: “In effetti, Neliel ha ragione…”

“A noi premeva assicurarci che non ci fossero problemi qui – continuò Setsuna – oltre il desiderio di esplorare un mondo a noi totalmente alieno. Come vi abbiamo raccontato, stiamo indagando e veniamo da un mondo in cui arrancar e shinigami sono alleati. Ci farebbe piacere avere il vostro aiuto…”

Grimmjow sbuffò, voltò le spalle e fece un gesto con le mani che voleva dire qualcosa come “fate quel che volete” quindi prese ad andare via: “Quando la piccoletta con la maschera come quella di Kurosaki vuole fare qualcosa di serio ed è in vena di combattere, chiamatemi… che magari è un allenamento degno di questo nome in vista della rivincita!”

“Ma quello è scemo! Noi parliamo di fine del mondo! Anzi, dei mondi!” esclamò Regina, ma Aya le mise una mano sulla spalla e scosse la testa: “Lascialo perdere…”

“Quindi, Halibel-san, ti andrebbe di collaborare con noi?” disse giulivo Urahara e la terzera Espada annuì: “Non abbiamo più uno scienziato e, ora come ora, preferire non avere shinigami qui… non vorrei fomentare altre rivolte, ma rimarremo in contatto per capire l’entità dei danni. Se desiderate raccogliere qualche dato, il laboratorio di Szayelaporro potrebbe avere qualcosa… anche se ormai è parzialmente distrutto.”

“Gentilissima come sempre, Halibel-san” commentò giulivo Urahara.

Regina bofonchiò qualcosa di incomprensibile riguardante l’apparente maggiore educazione dell’Espada rispetto al capitano del Gotei, che aveva sbavato addosso a loro per buona parte del tempo, ma Setsuna fece un inchino ad Halibel e Nel: “Sono felice di avere la vostra collaborazione, a nome di tutti i Void Territories, vi ringrazio”

“Spero solo che la situazione si risolva in fretta, vorrei evitare di essere presa nel bel mezzo dell’ennesimo conflitto a cui non mi interessa partecipare. Abbiamo ferite aperte e non abbiamo avuto ancora il tempo di curarle” disse l’espada, dura e in qualche modo anche amareggiata.

Setsuna, Aya e Regina non capirono a cosa la donna si stesse riferendo, ma capirono che quel conflitto così disastroso a cui accennavano gli shinigami doveva aver avuto pesanti ripercussioni anche a Hueco Mundo.

“Bene, direi che qui abbiamo finito, no? Accompagniamo Aya-san a raccogliere i dati e poi dritti a casa?” disse Urahara, allegro, sventolando il suo piccolo ventaglio di carta.

Setsuna sorrise: “Si… poi dritti a casa…”.

“Venite, vi accompagno io” disse gentilmente Nel, facendo segno al gruppo di seguirla. L’espada fissò quindi Regina, poi Setsuna e poi Aya: “Mi sarebbe tanto piaciuto vivere in un mondo come il vostro… sembra molto più giusto del mio…” e la donna si accarezzò la maschera scheggiata sulla testa con un’espressione al contempo felice e triste.

Regina sorrise a trentadue denti e anche Setsuna e Aya sembrarono rallegrarsi di quell’affermazione: Nel era la prima creatura che avevano incontrato a non considerare il loro mondo come un mito, bensì come un’utopia. E la cosa riempì i loro cuori di orgoglio talmente tanto da far loro dimenticare, per qualche secondo, il motivo che le aveva condotte lì.
 
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Conspiracy ***


Capitolo 7

- Conspiracy -


 
Il ragazzino sconfisse il torpore che ormai lo attanagliava da troppe ore e aprì gli occhi. A stento ricordava persino chi fosse e pian piano prese a ricordare di chiamarsi Koji, di essere un orfano senzatetto, cresciuto per i bassifondi dei Void Territories finché non aveva sentito la terra tremare. Da lì in poi i ricordi si erano fatti confusi. 
Ricordò di aver visto i membri del Comando Medico circondarlo mentre un signore con la faccia cordiale lo stava curando. Si era addormentato e poi nel dormiveglia gli era parso di vedere un altro uomo portarlo da qualche parte… era notte forse… oppure non aveva aperto abbastanza bene gli occhi per rendersi conto di che ore fossero. Di certo non si era reso conto che quel misterioso individuo lo aveva portato nel suo luogo di riposo attuale: un grosso cilindro di vetro riempito di liquido violaceo in cui si trovava immerso.  
Koji, in condizioni normali, avrebbe lottato, si sarebbe dibattuto in quel liquido e forse avrebbe avuto abbastanza forza da rompere il vetro che lo rinchiudeva. Non l’aveva mai detto a nessuno dei suoi compagni senzatetto, ma aveva delle buone abilità spirituali, tanto che il suo sogno segreto era quello di entrare a far parte del Comando Militare. Ma qualcosa in lui non funzionava come avrebbe dovuto. Si sentiva terribilmente debole, assonnato e stanco, incapace anche solo di emettere un lamento. Si sentiva talmente stanco da non essersi neanche reso conto che una maschera gli copriva la bocca e il naso, permettendogli di respirare aria e chissà quale altro medicinale anestetico, e che aveva vari cavi e sensori attaccati su tutto il corpo. 
In condizioni normali il povero e giovanissimo Koji, anonimo ragazzino senzatetto dei Void Territories, si sarebbe accorto che qualcuno lo stava drenando di tutta l’energia spirituale che il suo piccolo corpo riusciva a produrre. Eppure, il giovane orfano qualcosa riuscì a percepirla: una voce… no, anzi, due voci! 
Strizzò gli occhi, resistendo all’impulso di chiuderli e tornare a dormire, e vide attraverso il liquido e il vetro due figure, indistinte e confuse, che dialogavano piuttosto animatamente. Un uomo avvolto in una larga veste e una donna dai lunghi capelli. Per quanto si sforzasse, Koji non riusciva a mettere a fuoco i due individui, né riuscì a capire se quell’uomo o quella donna fossero stati i suoi rapitori. Quello che però riuscì a fare, straordinariamente, fu sentire le loro voci. 

“Avevi detto di avere la situazione sotto controllo…” disse la voce femminile, tra lo stizzito e lo strafottente. 

“Anche tu mi avevi assicurato che il tuo corvo era sotto controllo, invece sembra stia cadendo a pezzi e quei maledetti squarci si aprono ovunque! Posso fare ben poco per tenere nascosti dei grossi portali per mondi oltre il nostro che generano terremoti!” disse una voce maschile amara e velenosa eppure melliflua. 

“Quegli squarci presto ci porteranno al prossimo stadio del nostro piano, abbi fede. Ti ho mai deluso?” chiese la donna, con tono quasi seducente, ma il suo interlocutore fece un verso di disappunto. 

“No, ma non mi avevi mai parlato del tuo piano espansionistico. Pensavo volessi il tuo piccolo mondo, il tuo piccolo regno perfetto dove tu sei la dea benevole e misericordiosa e dove tutti ti acclamano…”

“Sembra quasi tu mi ritenga eccessivamente vanitosa! O forse vuoi lusingarmi, sciocchino?”

Al tentativo di spezzare il momento di nervosismo della donna, l’uomo rispose con evidente nervosismo: “Apprezzo ciò che mi hai permesso di fare e mi sembra di averti ripagato abbondantemente, mettendo su tutta questa copertura… ma ora coinvolti nell’indagine ci sono due dei capitani più petulanti e sospettosi che si possano trovare negli annali dei Void Territories, per non parlare dei loro sottoposti. Dobbiamo agire in fretta e con cautela allo stesso tempo se non vogliamo farci scoprire prima del tempo”

La donna rise: “Tranquillo, ho già mandato alcuni miei fidati alleati a sistemare la faccenda… tutto sembrerà un incidente!”

“Chi hai mandato? – chiese l’uomo, prima di sospirare – Aspetta, hai mandato quei tre che hai raccattato in una delle tue gitarelle nei portali del corvo?!”

“Sono originari di quei mondi… non desteranno sospetti!”

“Sono tre buoni a nulla! Le loro abilità sono quasi ridicole! Tranne quello che spara frecce, forse…”

La donna rise: “Ma li ho coltivati io, e con loro hanno i miei ferormoni… i loro poteri sono più che sufficienti per schiacciare qualche shinigami o arrancar di questo piccolo mondo pacifico… non siete temprati nella battaglia come noi, cresciuti tra gli intrighi di Aizen e i complotti della Soul Society!”

“Come se qui nei Void Territories non ci fossero combattimenti e follie… hai mai pensatoi che le tue gitarelle nostalgiche nei mondi da cui provieni potrebbero aver arrecato danni alla barriera che proteggeva il nostro mondo? Tra l’altro, ogni volta che torni da quei viaggi, o ti porti dietro qualche buono a nulla, oppure tiri fuori dalle tasche altri di quei… globi…”

“Sono Pseudo-Hogyoku… ho saputo che il mio precedente maestro ne ha perfezionato solo uno… ma poche anime bastano per creare uno di quei giocattolini. E quei giocattolini, pur infinite volte più deboli del vero Hogyoku, bastano per sostenere il mio dolce corvo… ancora per un po’, quanto meno!” disse la donna, soddisfatta di sé stessa. 

“Per non parlare che ogni volta che ne consumi uno, i tuoi poteri sembrano farsi sempre più insidiosi… ti fornisco un sacco di batterie viventi di reiatsu, eppure tu sei sempre più ingorda di anime e di potere”

La donna rise: “Se bella vuoi comparire…”

L’uomo sospirò, avvicinandosi al cilindro di Koji: “Quindi sei disposta a sacrificare altre vite del tuo regno, Neri Za? Non volevi essere una dea amata?”

Koji, impaurito, si guardò attorno, notando come attorno a lui ci fossero decine di altri cilindri con altrettante persone al loro interno, ma forse il panico lo rese più vulnerabile a qualsiasi cosa lo tenesse intorpidito perché, ben presto, gli occhi si fecero troppo pesanti da tenere aperti e il sonno vinse sulla sua paura.

“Una dea, per essere amata deve essere anche temuta… e lo sterminio degli innocenti non è forse il modo migliore per farsi temere?”

La risata, maligna e perversa, della donna echeggiò nelle orecchie di Koji mentre il sonno si impadroniva di nuovo della sua mente. In cuor suo, il ragazzo, pur temendo la morte, desiderò di non svegliarsi mai più. Quella risata gli aveva gelato l’anima. 


 
[…]



Il laboratorio del fu Octava Espada era ridotto ad un cumulo di macerie impolverate, ma Aya aveva trovato un computer ancora funzionante seppellito sotto un muro crollato e in quel momento cercava disperatamente di rimettere parte del laboratorio in sesto collegando cavi presi apparentemente a casaccio da ogni parte di quel grosso ambiente distrutto. 

“Non abbiamo trovato ancora nessuno, tra gli arrancar, interessato a prendere il posto di scienziato qui a Las Noches… e chi si avvicina tendenzialmente viene dissuaso dai lealisti di Aizen… quindi il laboratorio di Szayelaporro Granz è rimasto un cumulo di macerie, così come si è ridotto circa tre anni fa” spiegò Nel a Setsuna e Regina che, completamente all’oscuro delle azioni della compagna, stavano lì ad aspettare che finisse i suoi tentativi. 

“Ehi, per caso vuoi una mano?” chiese Regina, osservando che Aya stava strisciando letteralmente sotto un grosso pezzo di parete crollata con due cavi in bocca e una sorta di chiave inglese nella mano destra ma l’arrancar dei Void Territories, facendo un passo in avanti per accorrere dall’amica, andò a sbattere contro una barriera di Kido. 

“Aya è famosa per la sua voglia di… lavorare da sola, Regina – le disse, un po’ scocciata, Setsuna – Un sacco di intrusi non autorizzati nel suo laboratorio, ovvero dei poveri colleghi che passavano di lì, sono andati a sbattere contro le sue barriere… o peggio, hanno fatto scattare alcune delle sue trappole”

“Continuo a ripetere da allora che le mie trappole e le mie barriere di esclusione sono totalmente innocue e che a me piace lavorare da sola” disse, arrancando un po’, la scienziata, strisciando del tutto dietro al frammento di muro. 

“E noi continuiamo a ripeterti, Aya, che se dieci tuoi colleghi rimasti bloccati in una scatola di kido per dieci ore vengono a lamentarsi addirittura al Comando Affari Segreti perché pensano che tu li voglia uccidere tutti asfissiandoli nella suddetta scatola, la cosa non è poi tanto innocua!” rispose Setsuna, sempre più scocciata. 

“D’accordo… d’accordo… però lasciatemi lavorare sola, ok? Penso meglio se non ho germi nelle vicinanze!” disse la scienziata, facendo capolino. 

“Ehi! Ma io mi lavo!” esclamò Regina, un po’ avvilita. 

“Lasciala perdere… fa così con tutti. Facciamole fare il suo lavoro” le disse Setsuna, dandole delle pacche sulla spalla e facendola allontanare dalla barriera. 

“Meglio lei del nostro scienziato, lui era ben più… inquietante…” commento, divertita e imbarazzata, Nel, massaggiandosi di nuovo la maschera danneggiata per poi girarsi di scatto quando un monitor crepato sulla parete alle sue spalle si accese con un inquietante rumore statico. 

“Ce l’ho fatta! Ho ripristinato la corrente! Ho l’accesso ai suoi dati! Che laboratorio affascinante!” urlò soddisfatta Aya, scattando fuori dal buco tra i detriti in cui si era infilata e correndo verso una tastiera che aveva recuperato dalle macerie e aveva collegato ai computer. Setsuna, Regina e Nel rimasero a guardarla mentre digitava cose sulla tastiera e numerose finestre si aprirono, per poi rimanere tutte di stucco quando di fronte a loro apparve una schermata intitolata: “VOID TERRITORIES”. 

“Aya… - Setsuna esitò – è un file che hai portato tu o…?”

Aya digitò qualcosa e altre finestre si aprirono, mostrando una prima sequela di finestre piene di informazioni generiche che terminarono di aprirsi quando, all’improvviso, apparve un’ultima finestra con scritte color rosso fosforescente che recitavano: “File criptato - inserire password”

“La maggior parte delle informazioni sono bloccate, ma no, non sono dati miei… sono dati sui Void Territories, su casa nostra. Ipotesi, dati raccolti e rilievi… chiunque fosse l’autore di questi file, questo Aizen… è stato nei Void Territories e ha raccolto dati. Tanti dati…”

“Aizen non è il tipo che invocavano gli arrancar qui fuori? Avete detto che governava qui un tempo, no?” chiese Regina, grattandosi il mento. 

“Aizen è un criminale pericoloso, ha monopolizzato Hueco Mundo per i suoi esperimenti e ha quasi distrutto un’intera cittadina per fare suo il ruolo di Re degli Spiriti… – disse Nel, quasi imbambolata – che avesse visitato i Void Territories neanche mi sorprende. Aizen aveva segreti che nessuno ha mai scoperto…”

“Questo Aizen è ancora vivo?” chiese Setsuna, facendo impallidire Nel. 

“Aizen è vivo ed è stato incarcerato per l’eternità… ha raggiunto un livello di potere tale da costringere gli shinigami a tenerlo sigillato nella prigione più profonda e terribile del loro mondo. Di più non so dirvi, sono segreti della Soul Society a cui, per ragioni ovvie, non abbiamo accesso, mi dispiace” disse Nel, con un leggero inchino. 

“Allora torniamo nella Soul Society e interroghiamolo per bene!” disse Regina, facendo scrocchiare le dita della mano destra per poi stringerla in un pugno. 

“Non ci permetterebbero mai di farlo. Capisco la fiducia, ma io non permetterei a degli alieni di mettere piede in una prigione di massima sicurezza per interrogare qualcuno di così pericoloso…” commentò Setsuna, scuotendo la testa. 

“La quantità di dati è ingente – commentò Aya – probabilmente tutto quello che c’è da sapere su quanto questo Aizen ha raccolto è qui, ma non ho i mezzi per decriptare tutto. Devo trasferire questi dati sul mio dispositivo portatile e poi portarli dal capitano, lei saprà cosa fare. Ma ci vorrà tempo, forse alcune ore”

Setsuna sospirò e rabbrividì appena: quell’ulteriore attesa non sarebbe stata accolta con particolare gioia dall’Alto Comandante: “D’accordo, andiamo ad avvisare la Comandante Uminojoo. Aya, tu cerca di fare il più in fretta possibile”

“Farò quel che posso” concluse laconica Aya, troppo concentrata su ciò che vedeva sullo schermo mentre le sue mani, quasi avessero mente propria, armeggiavano con un dispositivo rettangolare che stava collegando al computer di Szayeaporro con una coppia di cavi. 

“Uminojoo-sama al nostro ritorno ci farà fare il servizio di gestione del traffico per due mesi dopo tutte le iniziative di oggi…” disse, quasi sconfidata, Regina, seguendo Setsuna fuori dal laboratorio. 

“Già, ma forse grazie a queste informazioni potremo dire di avere ancora delle strade invece che un cumulo di macerie” le rispose Setsuna, afferrando il dispositivo di comunicazione dalla tasca del pantalone. 

“Setsuna-san…”

“Dimmi, Regina”

Regina inspirò, quasi a voler raccogliere le forze: “Voi degli Affari Segreti vi siete mai accorti dell’arrivo di questo Aizen?”

Setsuna scosse la testa: “Ci sono stati eventi strani che non abbiamo mai capito fino in fondo, forse ricollegabili, col senno di poi, a questo criminale. Ma no, non ci siamo mai accorti di nulla…”

“Se allora non ci siamo mai accorti di Aizen e dei suoi viaggi nel nostro mondo…” Regina esitò e non terminò la frase. Tuttavia, fu Setsuna a farlo: “Quanti altri viaggiatori sono arrivati nel nostro mondo passando inosservati? Questa è la tua domanda?”

Regina ringhiò piano: “Scusami… Kaji dice sempre che devo imparare a fare le domande giuste, anche quando sono scomode… è quello che fa un bravo investigatore… è come lavoriamo nel nostro Comando”
“È indubbiamente una domanda giusta e molto scomoda…”

“E ha una risposta? So che voi agli Affari Segreti dovete, insomma, mantenere i segreti ma…”

Setsuna, che nel frattempo aveva continuato a camminare per i corridoi bui di Las Noches, si fermò, facendo di conseguenza fermare anche Regina che la stava seguendo, si voltò quindi verso l’arrancar e le sorrise: “No, purtroppo non ha una risposta. E questa è una cosa che mi fa andare in bestia…”

Regina sorrise: “Beh, almeno siamo tutte sulla stessa barca..scopriremo qualcosa da quei dati, ne sono certa!”

Setsuna ridacchiò: “Lo spero, perché se non troviamo niente, Uminojoo-sama ci metterà per davvero a dirigere il traffico per due mesi!”

E la capitana, deglutendo nervosamente, avviò la chiamata, preparandosi a riferire i nuovi sviluppi all’Alto Comandante. 



 
[…]



Setsuna scattò in avanti, quindi scartò di lato, abbassandosi per evitare la lama inesistente che in quei movimenti di allenamento la sua mente immaginava volesse colpirla alla testa. Evitato l’immaginario attacco fatale, diede un calcio basso, roteando su sé stessa, per atterrare l’ipotetico nemico, spiccò un salto e conficcò la lama della sua zanpakuto, rigorosamente non risvegliata, nel pavimento di quel largo androne adiacente ai laboratori di Las Noches che si era scelta per sgranchire le ossa mentre aspettava che Aya terminasse il suo lavoro. 
La chiamata con l’Alto Comandante era stata molto breve, anche se ciò non significava che il Comandante Uminojoo fosse felice dell’ennesima iniziativa. Le informazioni promesse, però, le avevano fatto gola abbastanza per dare il permesso al gruppetto di tre donne dei Void Territories di rimanere in quel mondo probabilmente ostile per ancora qualche ora. 
Dopo un paio di ore di attesa però, era risultato chiaro sia a Setsuna che a Regina che Aya non stesse avendo vita facile nell’estrazione di quei dati e che aveva bisogno di molto più tempo di quanto pronosticato, cosa che automaticamente si sarebbe presto tradotta in un’attesa sproporzionatamente lunga e priva di cose da fare. Per ingannare il tempo, Setsuna aveva dato il permesso a Regina di perlustrare un po’ i dintorni all’esterno di Las Noches, facendo attenzione a non allontanarsi troppo; lei invece sarebbe rimasta nelle vicinanze del laboratorio per qualsiasi evenienza. 
Regina quindi era andata a fare due passi mentre lei aveva deciso di fare qualche movimento di allenamento per capire meglio la sensazione di inquietudine che sentiva scorrerle nelle vene. Era venuta a patti col suo hollow interiore e con le manifestazioni più violente della sua zanpakuto infusa di potere nuovo ormai diversi anni prima. Il potere della maschera era sotto controllo… e lo era anche in quel momento, pur avendo forzato i movimenti, lasciando più libera la furia. Eppure, l’aria di quel mondo le aveva fatto sorgere dubbi sul suo essere in controllo. 
Quello era il mondo degli hollow, fatto letteralmente per e forse anche dagli Hollow. L’aria era così carica di energia spirituale che quella dei Void Territories e della Soul Society, a confronto, era molto più simile in paragone a quella del mondo umano. Forse era per questo che il sangue hollow le ribolliva nelle vene, quasi stesse esultando per essere tornato a casa. Però, per fortuna, non aveva perso il controllo. 
Tirò un grosso sospiro di sollievo mentre eseguiva un altro paio diposizioni e simulazioni di attacco prima di rinfoderare la spada. Non le era troppo congeniale sentire quella maggiore “pressione” del suo lato hollow, però capito che ciò non avrebbe inficiato sulle sue abilità e, soprattutto, sulla sua capacità di autocontrollo poté considerarsi, tutto sommato, più a suo agio. 
Tutta quella maggiore sicurezza crollò all’istante quando, alle sue spalle, sentì un fortissimo rumore simile ad un fragoroso scoppio seguito da due reiatsu che sembravano stessero scontrandosi: una apparteneva ad Aya, ma l’altra… sembrava appartenere ad uno shinigami sconosciuto. 

“Merda…” disse Setsuna, scattando verso il laboratorio mentre un urlo riempiva l’aria immobile di quel corridoio: “QUESTO VIENE CON ME, E TU NON PUOI PROPRIO FARCI NIENTE, PUTTANA!”


 
[…]



Lyuka si era infiltrata con estrema facilità nelle sale di Hueco Mundo, complice anche la sommossa che aveva visto sedare dalle tre donne provenienti dai Void Territories. Gli identikit fornite a lei e ai suoi due compagni di malefatte da Neri Za le aveva permesso di riconoscere i suoi obiettivi, ma come stabilito avrebbe dovuto agire con calma. Ed infatti si era presa lei l’enorme responsabilità di uccidere, silenziosamente, tutte e tre quelle sciacquette invadenti. 
I suoi due gregari non avevano però la stoffa per occuparsi delle cose in maniera silenziosa, quindi, impostasi come capo di quella spedizione, aveva dato loro ordine di appostarsi ai confini dell’enorme palazzone per fornirle supporto in caso di fuga o di qualche incidente non previsto. Assassinare quelle tre ragazzine inesperte e boriose non sarebbe stato un compito difficile… ma contro quelle maledette maggiorate e il loro schiavetto che governavano Hueco Mundo dopo la sconfitta di Aizen non avrebbe avuto chissà quali possibilità. 
Doveva essere silenziosa, rapida e letate… la sua vera specialità.
Con la sua fida zanpakuto rilasciata in mano, Direpis, Lyuka aveva usato la tecnica in cui eccelleva di più e si era infiltrata, indisturbata, a Las Noches. Qui aveva seguito le tre fino ai laboratori di Szayelaporro e aveva visto i dati compromettenti che Neri Za aveva categoricamente ordinato non dovessero essere mai recuperati da quelle donne qualora Aizen li avesse conservati. Nel laboratorio erano in quattro, i suoi tre obiettivi e la maggiorata dai capelli verdi che faceva tanto l’innocentina. Avrebbe potuto colpire, ma attese che la situazione fosse favorevole, come ben presto sarebbe diventata. 
Neliel, l’arrancar dai capelli verdi, andò via e ben presto anche le altre due ragazzette dei Void Territories si erano allontanate, prese dalla noia e dopo che una di loro aveva rimediato una violenta craniata contro una barriera magica eretta dalla shinigami dai capelli violetti.

“Quella maledetta – aveva detto fra i denti Lyuka – con i pantaloncini e i vestiti attillati che si atteggia pure con le colleghe… meno male che almeno quella troietta che se la crede così tanto le ha ordinato di togliere la barriera! Quanto mi divertirò a farla a pezzi…!” 

La shinigami si leccò le labbra e poi la lama del coltello in cui si era trasformata la sua zanpakuto nel momento del rilascio, fissando Aya che lavorava sul pc completamente assorta. 
Passarono i minuti e quando finalmente Lyuka non sentì più le voci delle altre due all’esterno dal laboratorio, decise di fare la sua mossa. Molto, molto lentamente si allontanò dall’angolino in cui si era nascosta, forte del potere della sua zanpakuto e stringendo in mano l’elsa di quel coltellaccio, con gli occhi fissi sull’obiettivo ignaro che nel frattempo lavorava alacremente. 

“Sei mia, cretinetta… SEI MIA!” ululò infine Lyuka, a pochi passi dalla sua vittima, spiccando un salto e tirando indietro il braccio per fendere con il suo coltello-zanpakuto. 

Aya, pigramente, si voltò verso l’origine dell’urlo folle e l’aria si riempì del sinistro tonfo di un cranio contro il muro di energia dorata che apparve all’impatto. Aya per un secondo ringraziò il caso che l’aveva portata, sicuramente contravvenendo alla volontà delle sue compagne, a creare un’altra barriera attorno a lei, così come era sempre solita fare quando era troppo concentrata sul lavoro, e con interesse vede comparire di fronte a sé, prima a chiazze e poi per intero, la figura della sua assalitrice. 
Era minuta e dalla silhouette sinuosa, vestita con una tenuta particolare composta da giacca e pantaloncini di pelle scura, guanti di cuoio imbottiti e una sorta di pantacollant di un colore marrone leggermente più chiaro, con cinghie e toppe di cuoio sulle cosce e attorno ai piedi, a simulare delle scarpe. In mano aveva un lungo pugnale affilato che brillava di energia verdognola, come versi erano i capelli, corti e contenuti da una fascia marrone. Aya fissò la ragazza alzarsi, lamentandosi, scuotendo una treccina che aveva sul lato del viso e una vistosa coda di camaleonte in quella che sembrava gomma o cuoio legata alla cintola. 
Gli occhi dorati di quella stramba assalitrice si fissarono sulla barriera mentre scuoteva le braccia e menava fendenti per aria. 

“Non ci credo! Hai creato di nuovo questa maledetta barriera!? Ma che schifo di ragazza sei!? Le tue amichette saputelle ti avevano detto di non farlo!” urlò Lyuka, ricomparsa del tutto di fronte al suo avversario. 

“Eri invisibile… e hai una coda da camaleonte come parte del tuo vestiario… suppongo che la tua abilità sia quella di camuffarti e renderti invisibile. La tua arma è un coltello, ma emana Reiatsu… quindi sei una shinigami con una zanpakuto dai poteri camaleontici… interessante…” disse Aya, che aveva preso il suo scanner per trarre dati dalla sua avversaria oltre la barriera. 

Lyuka divenne rossa fosforescente e urlò a squarciagola: “COME OSI ANALIZZARMI, TROIA?! IO SONO QUI PER SBARAZZARMI DI TE!” e quindi sbatté la lama della sua zanpakuto contro la barriera, danneggiandola leggermente ma senza romperla. 

Aya continuò ad osservare imperterrita il suo scanner e alzò un sopracciglio: “Mmmmh… la tua transizione è davvero riuscita bene, non avrei mai pensato tu potessi essere stata un uomo, in passato… chiunque ti abbia assistito è stato un bravo dottore, ma hai ancora qualche orm…”

Lyuka, appena capito che la shinigami aveva capito il suo piccolo segreto, urlò di rabbia, tese la mano libera e gridò: “Hado #31: Shakkaho!”

L’onda di energia cremisi invase la stanza e si infranse con forza smisurata, complice anche l’estrema vicinanza della mano che lanciava l’incantesimo, contro la barriera, finalmente infrangendola. Aya, allarmata, riuscì comunque a sentire il suono di avvenuto trasferimento dei file dal computer alla sua periferica di archiviazione di massa, staccandola prontamente dal sistema e stringendo quella scatoletta nera tra le braccia. Le fiammate residue dello Shakkaho la colpirono sulla schiena, ustionandola in maniera lieve, ma la memoria era salva. 

“Tu, sporca puttana ficcanaso… - Lyuka emerse dal fumo che aveva invaso la stanza, il viso contorto in una smorfia assassina – Prima mi giudichi, pur essendo una pervertita che finge di fare la scienziata con i tuoi shorts e le gambe belle scoperte, poi fai pure il sacrificio di difendere quelle informazioni… IO TI FACCIO A PEZZI! DŌBUTSU NO FUKASHI-SEI!”

Lyuka sparì in pochi istanti e Aya si rialzò, estraendo la spada e preparandosi a combattere, ma la shinigami avversaria le apparve alle spalle senza che Aya potesse anche solo percepirla. Fu solo un poco saggio urlo di frustrazione a tradirla e Aya ebbe il tempo di parare il colpo molto fortunosamente con la spada non ancora rilasciata, sbilanciandosi terribilmente e facendo cadere l’unità di memoria. 

Lyuka, capito di aver perso il vantaggio, prese l’iniziativa: senza i dati di Aizen, quelle tre non avrebbero scoperto nulla. Scattò in avanti, passando sotto il braccio teso di Aya, ancora sbilanciata, e raccolse al volo la piccola scatola nera, per poi allontanarsi con un breve shunpo. 

“QUESTO VIENE CON ME, E TU NON PUOI PROPRIO FARCI NIENTE, PUTTANA!” ululò Lyuka, per poi scattare fuori dalla porta. 

“No! Bakudo #9: Horin!” urlò Aya, allungando un indice e producendo da questo una catena di energia arancione che si diresse verso la caviglia di Lyuka. Ma quest’ultima sorrise e mentre veniva afferrata dal bakudo, spariva nel nulla. 

“Brava scienziata del cazzo, hai afferrato solo una mia immagine riflessa! – disse trionfante Lyuka, ricomparendo più in avanti: “Direpis: Daburukopī! Non riuscirai mai a….”

Un braccio teso la prese in pieno, facendola caracollare in avanti, ma eseguì una capriola e riprese a correre in avanti: “MERDA, L’ALTRA PUTTANA DEL COMANDO MILITARE! DABURUKOPI!”

Lyuka sparì per poi riappire sdoppiata in qualche frazione di secondo davanti agli occhi increduli di Setsuna che, sorpresa dalla velocità di ripresa dell’intrusa misteriosa, rimase un attimo imbambolata a fissarla. 

“Capitano Hayashi! Ha rubato i dati! Inseguila!” le urlò Aya, arrivando correndo su gambe ancora troppo malferme per i colpi subiti e le esplosioni. Setsuna non esitò un secondo e, voltando la testa verso l’avversaria e il suo clone illusorio, fece il suo primo shunpo, pronta a raggiungerla. 










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Mi dispiace, ma questo capitolo continiene un linguaggio particolarmente volgare! Purtroppo Lyuka è stata concepita esattamente come l'avete letta, dai..sarebbe stato un peccato metterle così tante censure! 
A parte gli scherzi, come vi è sembrato il capitolo? Qui vediamo l'arrivo di un personaggio particolare, al di là del carattere, Lyuka vuole rubare i dati relativi ai Void Territories e non sembra intenzionata andarsene via senza aver ottenuto quello che vuole. Come proseguirà quindi la storia? v_v e chi lo sa..
Grazie infinite a chi ha letto la nostra storia, a chi le ha semplicemente dato un rapida occhiata e a chi ha recensito facendoci sapere la sua opinione <3.

 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Trouble ahead ***


Capitolo 8
- Trouble ahead -

 


Regina respirava a pieni polmoni l’aria di quel mondo così istintivamente piacevole alla sua mente. Se poche ore prima aveva avuto dei seri problemi ad accettare l’idea di altri mondi, di altri arrancar e di altri tipi di lotte e società, in quel momento non aveva più dubbi almeno sul fatto di essere nel mondo in cui probabilmente sarebbe stata destinata a finire se il cumulo di anime o l’hollow che era stato in passato non fosse finito nei Void Territories.

Si sentiva piena di energie, più attenta e all’erta forse di quanto non lo era mai stata e, ridacchiando beata, se ne andava in giro per l’esterno di Las Noches dando calcetti alla sabbia e sobbalzando ad ogni rumore che sentiva. Quindi si fermò e ringhiò, di colpo, sgranchendo le dita e voltandosi: “Puzzi di cane bagnato… fatti vedere, non sei bravo a nasconderti…”

Forse era stata l’aria del luogo a renderla effettivamente più attenta, o forse il suo inaspettato guardone non era bravo a nascondersi; questo a Regina importava molto poco.
Rimase a fissare il vuoto di fronte a lei prima che con un sonido le comparisse di fronte un arrancar con una divisa bianca molto classica, fatta eccezione per la totale mancanza di maniche sulla giacca, sostituite con dei copri-avambracci. L’uomo ridacchiò, il viso che si contorceva divertito nonostante la maschera che ricordava il frammento del teschio di un canide che gli copriva una buona porzione di zigomi e fronte. Aveva la pelle scura e i capelli corti ed ispidi, con un sorriso sinceramente divertito e allo stesso tempo da beota.

“Eheheheh, mi hai proprio scoperto… si vede che l’odore di cane è più penetrante di quello da lupa che hai addosso! E io che pensavo tu odorassi di violette!” disse l’arrancar, scoppiando a ridere.

Regina, confusa, fissò l’arrancar ridere, trovando il tono della sua risata incredibilmente acuto e il sibilo del suo respiro molto fastidioso.

“Che diavolo c’entrano le violette? Ti sembro forse un’amante dei fiorellini di campo?!”

L’arrancar rise forte: “Eheheheh! Ma no! È per il colore dei tuoi capelli! Capito? Hai i capelli viola quindi odorerai di violette, no? Capita?!”

Regina lo fissò, allibita: “No! Non è una battuta! Non fa ridere! Allora che dovrei dire di te?! Che ti piace raccogliere merda perché hai i capelli marroni?!”

L’uomo la fissò per un secondo, in totale silenzio, poi cadde a terra, piegandosi per le risate: “Oh cielo! La merda! Perché non c’ho mai pensato!”

L’arrancar dei Void Territories guardò quell’arrancar di Hueco Mundo con incredulità crescente, quindi si girò, intenzionata a rientrare ed allontanarsi da quel cretino il più velocemente possibile, ma quello le urlò dalle sue spalle: “Ehi, aspetta! Dove vai!?”

“Torno dentro, ho del lavoro da fare, tu ridi pure delle tue…” cercò di dire Regina, ma l’arrancar le apparve di fronte, essendosi mosso con un sonido a velocità spaventosa.Regina si bloccò d’istinto e fece un passo indietro mentre l’arrancar, sorridendo, scuoteva la testa: “Mi dispiace, ma il sottoscritto Eiralos Birster ha promesso che non ti avrebbe fatto tornare dentro e si sarebbe occupato di te… tu sei divertente, ma la mia missione è quella di farti fuori e così farò!”

Regina ringhiò e quindi scattò in avanti, senza parlare e solo pronta a dare un cazzotto in faccia a quel cretino che aveva di fronte. Cretino che però schivò il colpo scartando di lato e, ridacchiando, le assestò un montante nello stomaco talmente forte da rimbombare nell’aria. Regina cadde in ginocchio e sputò sangue e saliva.

L’esplosione di reiatsu all’interno del palazzo scosse entrambi e Regina si alzò all’improvviso, ma subito Eiralos le si parò davanti: “Non posso lasciarti procedere, mi dispiace. Devo ammazzarti qui o Lyuka si arrabbierà moltissimo con me e con Emelrich se non facciamo i bravi, stavolta! Devo fare il bravo cagnolino! Che disdetta per una iena!” e l’arrancar ridacchiò, con l’ormai inconfondibile risata acuta e aspirata dell’animale da cui quasi sicuramente aveva tratto le sembianze più animalesche del suo corpo da arrancar.

Regina si rialzò, sgranchendo il collo e le braccia per poi estrarre la sua zanpakuto: “Quindi, ce n’è un altro qui attorno eh? Siete proprio dei vermi… E A ME PIACE SCHIACCIARE I VERMI!!”

Regina scattò verso il suo nemico e, roteando su sé stessa, cercò di colpirlo con un fendente violentissimo proprio mentre, nella fortezza di Las Noches, si sentivano le prime urla e, soprattutto, le prime esplosioni.



 
[…]



Lyuka correva e correva, ma ben presto, persa nei corridoi di Las Noches, si ritrovò Setsuna sempre più vicina, rapida come una folgore e con vere saette che sprizzavano dalla zanpakuto. Tra l’ordine di fermarsi e Denki Surashu lanciati contro di lei e che una volta avevano colpito l’immagine riflessa prodotta dalla sua zanpakuto, che era stata costretta a ricreare usando nuovamente il Daburokopi.
Pur essendo una zanpakuto principalmente votata alle operazioni di infiltrazione, Direpis consumava grandi quantità di reiatsu ad ogni utilizzo delle sue tecniche, vista la capacità di nascondere e dissimulare la presenza di energia spirituale. Certo, la sua inseguitrice non poteva chiaramente percepire chi fosse la vera Lyuka, ma allo stesso tempo l’utilizzo di quella tecnica non poteva essere ripetuto troppe volte nel tempo.

“Dannazione… dannazione… DANNAZIONE! LASCIAMI IN PACE, TROIETTA! QUESTA LA DEFINISCI SOLIDARIETà FEMMINILE?! LASCIAMI ANDARE CON QUESTA CAZZO DI SCATOLETTA E POI TORNA A FARE LA SGUALDRINA NEL TUO MONDO! TE LO CONCEDO!”

Setsuna, che si era decisamente stancata di sentire la misteriosa shinigami urlarle insulti non solo pesanti ma estremamente misogini, decise che era il momento di rispondere a quelle minacce in modo decisamente più adeguato: con un gesto volitivo della mano, la maschera da kitsune hollow le coprì il viso e scattò in avanti, urlando e caricando di elettricità la lama. In una frazione di secondo comparve proprio sopra l’avversaria, pronta a colpirla con un arco elettrico devastante sulla nuca.

Lyuka urlò un qualche insulto e mentre l’aria sfrigolava un altro urlo giunse alle orecchie di Setsuna, stavolta costringendola a fermarsi: “Setsuna-san! Non usare l’elettricità! Se mandi in corto la memoria portatile, perderemo tutti i dati!”

Aya, dalla distanza, stava cercando di raggiungere le due, affidando però alla voce il compito di raggiungere per prima il capitano del Comando Affari. Setsuna esitò un secondo e si sbilanciò in avanti, calando comunque il fendente ma evitando di prendere la nemica così vicina alle braccia.

“AAAAAAARGH, BASTARDAAAAA!” urlò Lyuka, mentre le folgori le ustionavano parte del fondoschiena e le bruciavano la coda posticcia da camaleonte.

Setsuna nel frattempo caracollò in avanti, la maschera che spariva mentre si riprendeva dallo sbilanciamento per la deviazione del colpo all’ultimo secondo, e guardò storto Aya: “Non potevi avvisarmi prima?!”

Aya la superò, lanciando dalle mani dei colpi energetici di Kido: “È un dispositivo elettronico, pensavo fosse ovvio che troppa elettricità lo avrebbe danneggiato!”

La scienziata aveva detto quella frase con estrema noncuranza, ma fece comunque sentire in errore Setsuna, quasi umiliata. La capitana strinse i denti e scattò di nuovo in avanti, superando con solo due passi l’appena arrivata Aya, puntando le dita della mano destra contro l’avversaria con la coda di gomma ancora in fiamme, e urlò: “Hado #33: Sokatsui!”

L’enorme fascio di fiamme spirituali tanto azzurre da essere bianche travolse Lyuka che urlò di dolore quando, pur avendo evitato all’ultimo secondo il fascio di energia, si ritrovò il suo ennesimo clone sparito nel nulla e la spalla destra ustionata.

“Vaffanculo… non volevo usarlo proprio ora… cazzo… combattere queste sgualdrine col profumaccio di Neri Za…” disse umiliata Lyuka, arrancando in avanti mentre le due shinigami l’avevano quasi raggiunta. Prese dalla tasca una sorta di inalatore, se lo piazzò in bocca e premette il pulsante su di esso, inalando il contenuto composto dai ferormoni di Neri Za: la reazione fu immediata.

Con un ruggito quasi terrificante, Lyuka scattò in avanti, urlando “DABUROKOPI!”, stavolta però non scomparve per poi sdoppiarsi: con un’ondata di reaitsu terribilmente selvaggia che si produceva dal suo corpo tornato apparentemente in piena forma, una decina di sue immagini riflesse presero a circondarla, creando un’intera squadra di Lyuka che correvano verso la fine del corridoio.

Setsuna e Aya assistettero alla apparente rinascita di Lyuka, che urlando continuava a correre assieme ai suoi cloni e bersagliandole con proiettili di reishi inviati a suon di fendenti menati per aria e senza ordine con il suo coltello.

“Ma che… - esordì Setsuna, evitando di pochissimo due di quei colpi energetici e sentendo quanto distorta e potenziata fosse la reiatsu della shinigami avversaria fosse diventata – che accidenti le è successo?!”

“Si è potenziata con qualcosa… qualcosa di pesante. Dobbiamo muoverci, altrimenti la perderemo” disse, laconica, Aya, continuando a correre.

Lyuka però, ormai arrivata quasi alla fine del corridoio, urlò con una voce terribile e distorta, le sclere degli occhi iniettate di sangue violaceo: “Emelrich, muovi il culo e apri!”

Le due shinigami dei Void Territories assistettero allibite al muro di fronte a loro che si sgretolava mentre veniva inglobato dalle ali di energia di un tizio completamente vestito di bianco, con doppiopetto, pantaloni, mantello e stivali perfettamente lucidi e candidi in contrapposizione con i capelli, lunghi e nero corvino.

“PER LA GIUSTIZIA SUPREMA, CHE IL CAMMINO TI SIA SGOMBRO!” urlò Emelrich, ma Lyuka gli saltò addosso, gli diede un calcio in faccia e lo superò: “Muoviti, coglione penemunito! La mia carica finisce tra quattro minuti e non ho richiami!”

Lyuka cercò di scappare via, ma in un’esplosione di energia violetta, Regina ruggì tutto il suo disappunto mentre assumeva le colossali dimensioni della sua resurrecion: “DOVE CREDETE DI ANDARE, MOSCHE!?” e con un man rovesciò cercò di colpire entrambi gli avversari mentre sotto di lei un più che sorpreso Eiralos le dava un potentissimo pugno alla gamba, facendola sobbalzare e digrignare i denti per il dolore.

Per alcuni minuti, Regina e Eiralos avevano battibeccato, con l’arrancar maschio che ridacchiava tra un fendente e l’altro e mostrava una forza fisica prorompente mentre la donna dei Void Territories ringhiava, presa dal nervosismo e dalla fretta: sentiva l’energia spirituale delle sue amiche alzarsi, sentiva le esplosioni e le urla, quindi non poteva permettersi di perdere tempo.

Quando poi aveva visto, comparire dal nulla, quell’uomo alato che faceva sparire parte di un muro di Las Noches per far uscire una shinigami avvolta da una reiatsu terribilmente pesante, non aveva resistito e aveva scelto di lasciar libero tutto il suo potere.

Lyuka e Emerich furono spostati dall’aria smossa dal manrovescio di Regina, ma ne uscirono, fortunosamente, illesi mentre Eiralos continuava a colpirla sulla gamba.

“Pidocchio maledetto…LEVATI!” urlò Regina, dando un calcio a Eiralos e spedendolo diversi metri più lontano. Lyuka, sbuiffando, scattò da lui, ma Emelrich si portò di fronte alla testa di Regina, evitando una decina di colpi elettrici di Setsuna che, nel frattempo, stava uscendo dal castello insieme ad Aya.

Il quincy alzò il braccio al cielo e produsse il caratteristico arco di reishi mentre le ali prodotte dalla sua Vollstanding brillavano di luce bianca purissima: “Invasori di un mondo distorto, io, Emelrich Von Bech, ultimo vero rappresentante della Giustizia e del volere di Sua Maestà Yhwach, padre dei Quincy, vi punirò per la vostra tracotanza!”

Setsuna gli fu addosso in poche frazioni di secondo, ma come un proiettile Eiralos la intercettò con un drop kick dal basso, scaraventandola violentemente via. Regina cercò di fare qualcosa, ma il Quincy puntò l’arco, la cui metà superiore sembrava il ramo spinato di un cespuglio di rose, con tanto di bocciolo in punta, e scagliò decine di proiettili: “La mia Heilig Rose punirà voi empi! ASSAGGERETE IL POTERE DELLA MIA GIUSTIZIA GRAZIE ALLA MIA ABILITÀ! TELEPORTATION!”

Regina, incredula, osservò il Quincy continuare a sparare una seconda selva di frecce contro le prime che aveva emesso dal suo arco, quindi spalancò la bocca, pronta a colpire il Quincy con un Cero. Ciò che Regina non aveva notato però era che le frecce erano sparite e, per effetto del potere del suo avversario, erano comparse tutte attorno a lei.

“Blinde Gerechtigkeit! Che la cieca Giustizia ti uccida!” ululò, esaltato, Emelrich, allontanandosi mentre quelle decine di frecce, comparse in ogni direzione, volarono a tutta velocità contro Regina, esplodendo al contatto col suo corpo e producendo un enorme polverone che avvolse l’intera area, una Setsuna ancora stordita dal poderoso calcio volante subito, Aya e ingresso di Las Noches inclusi.

Emelris, ridendo follemente, scese a terra per ricongiungersi con Eiralos e Lyuka, che boccheggiando fissavano l’alleato scendere come un messaggero divino.

“Gioite, fratelli, e perdonate il disordine e l’uccisione appena compiuta, ma la Giustizia è calata sugli impuri!”

“Smettila, Emelrich… sono stufa delle tue stronzate…” disse Lyuka, boccheggiando ma ancora avvolta di quella strana energia. Il suo corpo pulsava, i suoi muscoli palpitavano di forza innaturale.

“Quella lì era tosta, sai? Anche senza resurreccion era davvero potente! Chissà se…” esordi Eiralos, ma un cero violetto lo prese in pieno volto, scagliandolo ancora una volta lontano dal gruppo. Emelrich e Lyuka si misero in guardia mentre dal polverone in via di assestamento riapparivano Setsuna, Regina e Aya.

Un enorme muro di energia spirituale, un Bakudo #80 fuori scala evocato da Aya, aveva parato la gran parte dei colpi mentre Regina, furbamente, aveva ridotto le sue dimensioni risigillando la sua resurrecion e tornando normale. Setsuna aveva la sua maschera a coprirle il viso e la spada, elettrificata e crepitante, pronta a colpire. Persino Aya aveva la sua zanpakuto sguainata e rilasciata che grondava liquido corrosivo. Le tre donne dei Void Territories camminavano fianco a fianco, a dir poco infastidite dall’attacco a sorpresa e pronte a porre rimedio a quella situazione.

“Questo… non è stato divertente… eheheh” disse ridendo Eiralos, rimettendosi in sesto e affiancandosi ai suoi alleati.

“E non hai visto niente, rifiuto di Arrancar che non sei altro!” sbraitò Regina, arrabbiatissima.

“Ridateci quella memoria. Adesso” disse, perentoria e con voce da hollow Setsuna, puntando la lama della spada contro i nemici.

Aya, scura in volto, ondeggiò la sua lama e spruzzò del liquido sulla sabbia di Hueco Mundo, facendola sciogliere per l’effetto acido dello stesso.

“Pensate di farci paura, puttanelle!? IO VI MANGIO TUTTE E TRE DA SOLA!” minacciò Lyuka.

Eiralos gonfiò le spalle e tese la spada verso le avversarie mentre la sua reiatsu aumentava a dismisura ma, proprio sul punto della sua resurrecion, un Gran Rey Cero azzurro come il cielo passò sopra le teste delle tre donne dei Void Territories e quasi prese i tre nemici, ma il Quincy fu più rapido e, afferrando i due alleati, evitò in volo il colpo energetico all’ultimo secondo.

Grimmjow atterrò di fronte a Setsuna e ringhiò: “Che cazzo è tutto questo macello?!”

All’istante, Haribel e Nel gli furono accanto, puntando le loro zanpakuto contro gli invasori. Stavolta persino i tre sconosciuti dovettero indietreggiare.

“Sei contro tre… non c’è giustizia in questo scontro!” esclamò Emelrich.

Lyuka si strinse l’unità di memoria tra le braccia e digrignò i denti, quindi con un gesto rapidissimo fece la sua mossa. Dalla tasca tirò fuori delle bombe di fumo e le lanciò per terra, quindi con la lama della sua zanpakuto, ancora rilasciata, toccò i due alleati: “-  Rengō-gun no fukashi-sei” fu il ringhio che emise prima che questi divenissero completamente invisibili. Quindi fu il suo turno e, ridendo, bisbigliò “Daburukopi…”

Potenziata dalla sostanza dopante prodotte da Neri Za, la shinigami riuscì nell’impresa, estenuante, di creare una copia di sé stessa e dei suoi compari, tanto credibile che i loro sei avversari li attaccarono inconsapevoli che fossero solo immagini illusorie.

Quando l’unghiata di Grimmjow, il cero di Regina e le folgori di Setsuna colpirono l’aria, era ormai troppo tardi: con le loro reiatsu occultate dal potere di Lyuka, i tre assassini erano scappati via, trasportati da Emelrich e dalle sue ali di luce, ormai invisibili.

“Dannazione! Ci sono scappati! Io li ammazzo tutti appena ci provano di nuovo!” ringhiò Regina di fronte ai confusi Espada e alle sue amiche, ma Setsuna e Aya erano terree in volto.

“Ehi – chiese Regina, preoccupata – state bene? Dai, non sono stati catturati ma almeno abbiamo vinto!”

“No, abbiamo perso…” disse, mesta, Aya.

“Eh? Che significa?!”

“Non hai visto quello che la tipa coi capelli verdi aveva in mano?” disse, con la mascella tesa, Setsuna. Regina sembrò confusa per qualche istante prima di mettere a fuoco l’immagine di quella strana shinigami, quindi capì: “Quella scatola nera era…”

“L’unità di memoria con tutti i dati presi da un computer ora molto probabilmente inutilizzabile…” concluse Aya.

Haribel, Grimmjow e Nel si fissarono, non del tutto consci di cosa fosse successo ma consapevoli che il furto di dati appartenuti ad Aizen non poteva essere una cosa positiva.

“Dobbiamo trovarli… dobbiamo trovarli e recuperare quei dati. È la nostra unica speranza per capire meglio cosa sta succedendo ai nostri mondi” disse laconica Setsuna, fissando il punto in cui erano comparse le immagini riflesse e illusorie dei loro avversari.

“Si – disse Regina, sconsolata – Ma come?”

E a quella domanda, per una volta, Setsuna non seppe cosa rispondere, affidando tutta la sua rabbia e il suo sconforto alla mano che stringeva spasmodicamente l’elsa della sua spada.

La visita a Hueco Mundo si sarebbe dovuta prolungare più del previsto.

 

___________________________

Ecco finalmente l'apparizione di ben tre nuovi cattivoni. Vi piacciono? Eh sì, sono proprio uno shinigami, un arrancar e un quincy. Buffo, no? Sembra l'inizio di una barzelletta. Prima o poi lasceremo un piccolo spazio per spiegare meglio i nuovi personaggi, anche eprchè capisco che dall'esterno sia difficile capire le cause di una alleanza così strana. In realtà non ci sono spiegazioni complicate, anzi, i motivi sono molto semplici e sono facilmente ricollegabili ad un personaggio. Non dirò di più, non voglio fare spoiler v.v 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Two worlds, double problems ***


Capitolo 9
- Two worlds, double problems -
 


Kaji aveva esitato all’idea di rivelare informazioni riservate così a cuor leggero, specie se tali informazioni riservate avrebbero potuto riguardare le più alte sfere del Comando Medico. Alla fine si era fatto convincere ad andare al Comando Affari Segreti non solo perché, in fondo, era proprio compito di quel comando indagare su eventuali zone d’ombra presenti nei corpi militari, ma anche e soprattutto perché, viste le ultime ore trascorse in giro per i mondi, si era convinto che forse Setsuna e Rei potevano essere degni di fiducia, nonostante alcune incomprensioni intercorse tra lui e la capitana del Comando circa un mese prima.

Osservare però Rei immerso di carte da firmare e circondato da almeno altri cinque tra shinigami e arrancar che gli chiedevano pareri e aspettavano ordini mentre cercava di orientarsi tra le carte lasciate dal suo capitano, aveva un po’ minato la convinzione del capitano del Comando Omicidi.

“Capitano Maboroshi! Ma quale onore! Ti mancavo di già!?” chiese, con voce acuta, Rei, che letteralmente cercava di tirare fuori la testa da una montagna di scartoffie da compilare.

Entrare nel comando non era stato difficile, gli shinigami di guardia non avevano fatto storie a farlo passare, pur guardandolo con una nota di agitazione. Lui aveva sorriso a tutti, ma nel comando tutti ancora si ricordavano dell’ultima visita, non proprio di cortesia, del capitano e al suo passaggio praticamente tutti si erano immobilizzati e ammutoliti.

Non sfuggirono a questa reazione anche i sottoposti che fino a quel momento avevano tartassato di richieste il povero Rei.

“Vice-capitano Shimizu, vedo che tu invece non hai avuto molto tempo per sentire la mia mancanza! Potremmo scambiare due chiacchiere in privato? Ammesso che i tuoi commilitoni possano aspettare prima di tornare a seppellirti di richieste…” disse Kaji, con tono pacifico e bonario, ma i suoi occhi dardeggiarono, colmi di malizia, sui presenti. Tutti, quasi terrorizzati, si affrettarono ad uscire dall’ufficio e finalmente lasciarono i due ufficiali da soli, per sommo sollievo di Rei.

“Cielo… senza il capitano qui tutti cominciano a impazzire… non ce la faccio a fare tutto da solo!” disse Rei, offrendo una sedia al capitano e sedendosi sul bordo della sua scrivania, non riuscendo ad evitare di far cadere un cumulo di scartoffie per terra.

“Ehm… le raccolgo dopo!”

Kaji sorrise e fece un gesto con la mano prima di mettersi a sedere: “Senza fretta… Comunque, dovresti avere più polso con i tuoi sottoposti. Sei pur sempre il secondo in comando! Regina li avrebbe già presi tutti a calci!”

“Capitano…” esordì Rei per essere interrotto quasi subito.

“Chiamami Kaji”

“Kaji… suona strano, ma ok! Volevo dire, non tutti hanno il polso di Setsuna o il tuo, insomma, voi avete una reiatsu spaventosa, potreste benissimo lasciarla un po’ andare e tutti qui andrebbero in coma. Penso che effettivamente qualcuno ci è andato durante la tua ultima visita e il litigio con Setsuna…”

Kaji sorrise, ma con una strana espressione triste sul viso: “Non è stata una gran giornata quella, me ne rendo conto. Ma di solito lascio fare all’atteggiamento da viscido pianificatore e mistificatore. Tutti sanno chi sono e più o meno cosa fa la mia zanpakuto – Kaji distorse la faccia in un ghigno malevolo per poi tornare ad un’espressione più neutra – quindi a me basta arricciare gli occhi e le labbra e far fare il resto al pettegolezzo!”

Rei fissò il capitano con stupore, quindi disse: “Capitano Kaji… perché tanta sincerità all’improvviso?”

Kaji rise di gusto: “Oh, vedo che in fondo anche tu sai leggere le situazioni come la tua superiore! Bene, gettiamo la maschera – Kaji indicò la porta e con un Hado #1 le diede una leggera botta, assicurandosi che fosse chiusa, quindi fissò Rei con espressione seria – Ho avviato delle indagini in privato mentre eravamo in giro alla scoperta di nuovi mondi e al mio ritorno alcune delle mie ipotesi potrebbero essersi concretizzate. Potrei aver scoperto qualcosa di pericoloso.”

Rei si alzò, lentamente, fissando il capitano: “Pericoloso in che senso?”

“Gente scomparsa, per un periodo di tempo che non so neanche definire esattamente, senza lasciare traccia. L’ultimo è stato un bambino, un orfano senza famiglia, solo un paio di giorni fa, durante le ultime emergenze per l’apertura degli squarci”. L’espressione sul viso di Kaji era grave e, pian piano, anche quella di Rei si stava facendo più scura.

Il vice-capitano ricordò, di sfuggita, che i due vertici del comando Medico avevano parlato di un bambino morto la mattina in cui c’era stata la riunione con l’Alto Comandante e, d’istinto, ricollegò ciò che gli diceva Kaji a quell’evento.

“Io… non capisco cosa c’entreremmo noi del Comando Affari Segreti, capitano…” esitò Rei, non proprio impaziente di sentire quello che presto Kaji gli avrebbe detto.

“Le sparizioni hanno avuto inizio ben prima dell’avvistamento degli squarci, a quanto pare… e tutte avvengono una volta che la persona scomparsa varca la soglia dell’ospedale militare o di una qualche struttura con a capo il Comando Medico” Kaji fissò il vice-comandante con la massima serietà, incrociando le dite delle mani e ponendosele in grembo.

“Capitano… non vorrà dire che…”

“Sospetto – concluse Kaji – che ci sia qualcuno che sta rapendo, o uccidendo per quel che ne sappiamo, degli innocenti feriti. E sospetto che quel qualcuno faccia parte delle alte sfere del Comando Medico”.

Kaji passò i successivi minuti a spiegare come avesse fatto infiltrare uno dei suoi nel Comando Medico e questo avesse trovato numerose cartelle cliniche incomplete di persone che, a tutti gli effetti, risultavano svanite dal nulla. Tutti orfani, vagabondi, anziani senza casa o malati. Persone senza legami o parenti che potevano fare domande. Vittime perfette.

Rei rimase in silenzio ad ascoltare quanto il capitano gli stesse riferendo e, con viso terreo, commentò solo con una domanda: “Pensa che tutto questo abbia a che fare con chiunque stia giocando a creare quegli squarci?”

“Non ne sono sicuro, purtroppo” concluse Kaji.

“Ma sospetta di qualcuno in una posizione di rilevo nel Comando Medico…” intuì Rei. Kaji annuì e la sua bocca si increspò in un sorriso rassegnato.

“Qualcuno che magari non voleva che indagassimo sui portali…”

L’ultima frase, detta da Rei, echeggiò nella stanza, pesante e ingombrante come un blocco di granito. Kaji si limitò a fissare Rei per alcuni secondi, in perfetto silenzio, prima di parlare: “Dobbiamo indagare”

“Perché ti stai fidando di me, Kaji? – chiese Rei, passando inconsapevolmente a dare finalmente del tu al capitano – Non pensavo ti stessimo così simpatici!”

“Ho avuto modo di lavorare con voi più a stretto contatto. Siete riservati, e questo lo posso tanto apprezzare quanto temere. Ma Setsuna è una shinigami ligia al dovere, non penso se ne starebbe con le mani in mano in una simile situazione” disse Kaji, convinto.

“E io invece? Ti fidi di me, capitano? Io sono uno scemotto che scherza e ride sempre!” disse Rei, sorridendo, ma Kaji sorrise a sua volta: “Ognuno ha il suo modo per nascondere le proprie virtù. Tu potrai anche fare un po’ il burlone, ma so che quando ce n’è bisogno sai essere molto più dedicato al tuo lavoro di tutti noi. Ti ho confidato i risultati di una indagine illegale avvenuta in un periodo di crisi, e le nostre voci della ragione sono in un altro mondo ad affrontare chissà quale minaccia. Vice-capitano Shimizu Rei… ti va di imbarcarti in questa follia?”

Kaji sorrise, malevolo, come una volpe pronta ad attaccare, eppure Rei capì che quell’ostilità non era rivolta a lui. Sapeva che il capitano Maboroshi aveva raggiunto la sua posizione vincendo mille diffidenze e dando un posto accanto a sé a chi se lo meritava, nonostante le divergenze precedentemente intercorse. Il vice di Setsuna tese una mano al capitano, che prontamente si alzò e gliela strinse: “D’accordo, capitano Kaji… vediamo di buttarci in questa pazzia prima che le signore tornino a farci rigare dritto a suon di pugni!”

Kaji e Rei risero di gusto, stringendosi forte la mano prima che Kaji, tornato ad indossare la sua maschera di volpe infida, uscì dall’ufficio: “È stata una bella chiacchierata, Shimizu-kun! Spero di replicarla al più presto!”.

Tutti i membri del Comando Affari Segreti osservarono, diffidenti e un po’ impauriti, il capitano Maboroshi andare via e a Rei quasi venne da ridere, se non fosse che la sua testa era in quel momento affollata da terribili pensieri. Si schiantò sulla sua sedia e prese a firmare le decine di carte che aveva in sospeso: “Cielo, cielo… in che accidenti di guaio ci siamo cacciati… sbrigati a tornare, Scintilla… “ e sospirò, incapace di prevedere a quale esito avrebbe portato tutto quel caos…
 

 
[…]
 

“Ci dovrà essere un modo per trovarli no?! Non è che il potere di quella tipa con la coda può essere infinito!” urlò Regina, calciando la sabbia bianca di Hueco Mundo ai suoi piedi.

Dietro di lei, Aya stava armeggiando con lo scanner, dandogli ogni tanto qualche botta con la mano: “L’unità di memoria in teoria ha un chip che permette di localizzarla, ma l’elettricità deve averlo danneggiato… So che il segnale si sta allontanando, ma la sua provenienza cambia ogni secondo, troppe interferenze”

Setsuna serrò la mandibola, sentendosi in colpa per quell’ennesimo contrattempo: erano state le sue folgori a friggere il sistema di localizzazione. Alle sue spalle però apparve, silenzioso e misterioso come sempre, Urahara Kisuke: “Non temete, non possono andare troppo lontano. Non c’è stata attività di portali di alcun tipo – e il biondo tirò fuori dalla manica una sorta di smartphone con un grafico perfettamente piatto – ergo i nostri ladri non sono andati da nessuna parte… sono ancora a Hueco Mundo!”

“E tu dov’eri, invece, saputello?!” sbraitò Regina, punzecchiandolo con un dito.

“Già, Urahara-san… dov’era mentre noi inseguivamo e combattevamo con quei tre ladri?” ripeté, dura, Setsuna, serrando i pugni.

“Stavo tenendo d’occhio la situazione! Quei tipi sono palesemente provenienti dai nostri mondi! Avete anche avuto modo di vedere uno dei nostri peggiori nemici degli ultimi tempi, un Quincy sopravvissuto dell’esercito degli Sterniritter!” disse giulivo Urahara.

“Quindi è amico del brunetto che ci ha attaccato stamattina, Ishida Uryuu…” concluse Setsuna.

“Più o meno – le rispose Urahara, ridacchiando – diciamo vecchi commilitoni. Indiscutibilmente loro vengono dai nostri mondi ma…”

“Puzzando di Void Territories e squarci. Non servono i vostri aggeggi per capirlo, il mio naso basta e avanza!” disse Regina, fissando torva Kisuke e suscitando l’ilarità di Grimmjow e Nel.

“Ciò implica che sono stati dall’altra parte degli squarci. Forse possono anche aprirli” concluse laconica Setsuna.

“Ma perché non se ne sono tornati a casa vostra, allora, invece di rompere i coglioni a noi?!” sbraitò Grimmjow, scocciato.

“Penso non vogliano farsi rintracciare… forse aspettano di essere al sicuro per riorganizzarsi e sparire. Forse immaginano che possiamo rilevare attività di squarci e portali vari. O forse, semplicemente, non hanno la possibilità di aprire il portale e devono aspettare che qualcuno lo faccia per loro” disse Aya, snocciolando quasi con pigrizia le varie opzioni.

“Se si vogliono nascondere, direi che sarebbe cosa buona separarsi, in modo da essere rintracciati il più difficilmente possibile. Uno di loro potrebbe portare con sé il dispositivo e poi alla prima occasione andare via… sarebbe la scelta più efficiente” disse Setsuna, fin troppo esperta in certe manovre, quasi da accademia.

“Se vogliono nascondersi a noi, ci sono pochi posti che sfuggono alla nostra ronda qui a Hueco Mundo, più per quieto vivere che per altro…” disse Nel, esitante.

“La foresta dei Menos, poco lontano da qui..un luogo sotterraneo, pieno di Menos e di lealisti di Aizen. Probabilmente quelli che ci hanno attaccato oggi vengono da lì” disse Halibel, calma e impassibile.

“Le rovine dell’esilio sono un altro posto isolato che non visitiamo mai, erano i rifugi dei nemici di Barragan ai tempi del suo regno qui a Hueco Mundo” esordì Nel. 

“Ma quanti accidenti di re avete qui a Hueco Mundo?!” disse Regina. Grimmjow ringhiò ma Nel riprese a parlare, sorridendo: “Forse troppi. Ma Barragan era un re crudele e potente. Tanti suoi nemici venivano spediti lì per sfuggire al suo controllo ma ora… quel posto è solo una sorta di cittadella in rovina. Ottima per nascondersi”

Grimmjow ringhiò e cominciò a parlare: “Se proprio volessero rompere i coglioni, potrebbero nascondersi a Marragas… la vecchia capitale di quello stronzo di Barragan. Piena di idioti rivoltosi, lealisti di Aizen e feccia del cazzo…”

“Tre posti, tre nemici e sei persone pronte ad inseguirli, quindi!” concluse, come sempre giulivo, Urahara.

“Chissà perché penso che lui non sia incluso nei sei…” bisbiglio Setsuna, ormai piuttosto stufa del comportamento dello shinigami, ma Urahara la ignorò.

“Ho passato del tempo nella foresta dei Menos quando ero… piccola, diciamo così – disse Nel – se volete posso accompagnarvi lì”

“Vengo io – disse, entusiasta, Regina – Mi chiamo Hierrobosque, le foreste sono la mia casa naturale!”

“Io andrei alle rovine dell’esilio, potrebbero esserci informazioni utili negli edifici abbandonati, non si sa mai” disse Aya, apatica, e con altrettanta apatia le rispose Halibel: “Sarò io ad accompagnarti allora, con me di guardia, lo stolto che proverà ad attaccarti la pagherà cara”.

“A me tocca andare con la mingherlina finta hollow?! E pure a Marragas?!” si lamentò Grimmjow. Neanche Setsuna sembrava troppo felice di andare con l’espada, ma serrò di nuovo la mascella, pensando che a furia di reprimere la rabbia si sarebbe rovinata i denti, e gli si fece di fianco: “Allora andiamoci velocemente, troviamo chi dobbiamo trovare, pestiamolo e torniamo alle nostre vite. Ti sta bene?”

Grimmjow emise un rumore gutturale e alzò le spalle, mettendosi le mani in tasca: “Allora seguimi e togliamoci questo cazzo di pensiero…” e l’espada sparì con un sonido senza che Setsuna potesse controbattere.

“Ci rivedremo qui appena abbiamo finito. Per qualsiasi emergenza, abbiamo ancora i nostri telefoni, contattatemi in ogni momento!” disse Setsuna, guardando le due compagne.

Le tre si scambiarono occhiate di intesa, annuirono e Setsuna quindi sparì, correndo all’inseguimento di Grimmjow.

“Quando volete possiamo andare, allora” disse Nel, molto cordialmente. Halibel annuì piano mentre Aya le si faceva accanto.

Regina si affiancò a Nel, non prima di lanciare un’occhiataccia ad Urahara, quindi i due gruppi da due persone sparirono a loro volta, diretti ai due possibili nascondigli.

“Persone di Hueco Mundo e Soul Society che sono stati nei Void Territories tanto a lungo da acquisirne una traccia nella propria reiatsu… Aizen… che accidenti stavi combinando…” disse pensieroso Urahara, tornando serio e afflitto mentre spariva anche lui con uno shunpo, diretto chissà dove…

 
[…]
 

Circa un mese prima dagli avvenimenti raccontati..

Il Comando degli Omicidi era appena arrivato alla fine del quartiere Ovest, il più ricco e prospero, per catturare una nota banda di assassini e ladri che stava insidiando quell’area dei Void Territories ormai da diversi giorni.      
Il gruppo, capitanato da Kaji, si era da poco fermato alla fine di un ponte rosso che, con un ampio arco fatto da travi di legno, collegava il quartiere Ovest dalla zona boschiva selvaggia. Il vento aveva iniziato a soffiare forte da qualche minuto, i capelli violetti di Regina e quelli corvini di Kaji si muovevano ritmicamente ad ogni folata. I due, posti l’uno accanto all’altro, si trovavano di fronte a tre reclute shinigami, le quali erano composte e allineate con le braccia lungo i fianchi in attesa di ordini.

“Che splendida giornata” borbottò giulivo il capitano Kaji, lanciando di tanto in tanto delle fugaci occhiate ai tre shinigami immobili e con lo sguardo serio sul volto.

“Uff – sbuffò sonoramente Regina a braccia conserte – non credi che sia il caso di muoverci?” soffiò la lilla, mentre un’altra folata di vento faceva danzare le pieghe degli enormi pantaloni del kimono nero.

“Oh già – Kaji spostò definitivamente lo sguardo sui tre shinigami – oggi vorrei che vi occupaste di questa banda di criminali. Sappiamo che sono scappati in questo bosco, per cui tocca a voi trovarli e portarmeli qui” concluse lui, abbozzando un piccolo sorriso sornione.

“Mi raccomando, fategli il culo” raccomandò Regina con un sorriso sghembo, prima di girare i tacchi per tornare al quartiere Ovest e ,magari, mangiarsi qualcosa di buono per ingannare l’attesa.

I tre shinigami eseguirono un piccolo inchino, poi si guardarono negli occhi con fare dubbioso e incerto, infine si voltarono verso Kaji e all’unisono diressero:” Agli ordini!”. Così, senza proferire altre parole, anche perché molto probabilmente il capitano Kaji non avrebbe rivelato ulteriori informazioni, svanirono dentro alla foresta alla ricerca dei criminali.

“Non era meglio iniziare con una missione meno complicata per testare la loro forza?” chiese Regina arricciando il naso.

“Non mi sembrava poi così difficile” Kaji piegò leggermente la testa di lato, poi si lasciò andare in un sorriso a tratti divertito ma anche rincuorante nei confronti di Regina.


 
[…]


I tre shinigami erano dunque stati messi alla prova dal loro capitano, il quale voleva testare la loro forza e la loro capacità strategica in una missione. Questo perché, nell’ultimo periodo, Kaji aveva notato dei notevoli miglioramenti da parte di loro tre e voleva testare i loro progressi per farli avanzare di grado all’interno del suo Comando.             
La shinigami al centro, dai lunghi capelli bianchi e dallo sguardo determinato che scintillava di verde, aveva preso il comando della situazione e stava conducendo i suoi due compagni nel presunto luogo ove si trovava la banda di assassini.

“Akira-san, sei sicura che sia di qui?” chiese lo shinigami dalla carnagione ambrata e da una folta chioma nera, posto alla destra di Akira.

“Certo, ho sentito dire all’ultima interrogata al quartiere Ovest che la banda aveva preso questo percorso. Prima di cambiare strada, penso sia opportuno percorrere questa, magari siamo fortunati e li becchiamo lo stesso” risposte Akira, abbozzando un sorriso gentile al suo compagno di squadra.

“È la prima volta che ci manda a cacciare così tanti criminali da soli.. – intervenne il terzo shinigami, il più alto tra tutti, completamente pelato e dagli occhi colore pece – forse non ha voglia di andare? No, certo che no, sennò avrebbe mandato il vice-capitano Hierrobosque” provò ad ipotizzare lui.

“Non essere così pessimista! Io credo che il capitano Moboroshi creda molto in noi, quindi vediamo di non deluderlo” concluse Akira, alzando il braccio e mostrando un fiero pollice all’insù.

La tranquillità del bosco venne ben presto interrotta dalle grida di una donna poco lontane dal gruppo di shinigami. Akira fece un balzo verso il cielo e da lì le si aprì uno scenario raccapricciante: un uomo per terra sanguinante e una donna con gli abiti stracciati circondata da quattro banditi armati. 
Akira piombò a terra a circa cinque metri dei banditi, seguita subito dopo dai sue due compagni shinigami. L’uomo a terra sembrava ancora vivo, ma aveva bisogno di cure, mentre la donna, nonostante i vestiti strappati qua e là, sembrava incolume. Erano arrivati appena in tempo.

“Dannati bastardi” urlò lo shinigami dalla carnagione abbronzata, sguainando subito dopo la sua katana.

“Se non vi arrendete ora, useremo le maniere forti” ringhiò Akira, il suo volto gentile era contratto in una smorfia omicida, tanto da farla assomigliare ad una ragazza completamente diversa da quella che tutti conoscevano.

“Come se avessimo paura di voi – uno dei quattro criminali sputò per terra, poi strabuzzò improvvisamente gli occhi terrorizzato – COSA DIAVOLO È QUELLA ROBA?” gridò poi, scappando a gambe levate assieme ai suoi compagni allibiti dalla scena.

“Ma che diavolo..” borbottò lo shinigami pelato che, senza indugi, provò a correre dietro ai criminali.

“AHHHHHHHHHHH!” Proprio accanto ad Akira, con un rumore bizzarro, quasi come se il tessuto spazio-temporale si fosse stracciato, si aprì un portale ovale che conduceva letteralmente all’ignoto più totale. Prima che la ragazza potesse accorgersi dell’accaduto, una forte corrente proveniente dal portale la risucchiò dentro con una velocità inaudita, facendo scomparire dentro al buco nero il suo corpo e le sue grida ormai troppo lontane per essere sentite.

“AKIRA!” urlò l’altro shinigami, cercando di afferrare invano la mano della sua compagna.

In concomitanza con l’apertura del portale, un forte boato seguito da una scossa di terremoto fece letteralmente vibrare la terra. La donna salvata cadde a terra bianca in volto, poi strisciò verso il marito per cercare di tamponare il sangue.  

Il terzo shinigami si bloccò improvvisamente, esattamente una frazione di secondo prima che Akira sparisse nel vuoto totale. Provò ad aprire la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse scioccato. Infine, decise di compiere due passi verso il suo compagno e l’unica cosa che gli uscì dalla bocca fu:” C..capitano Moboroshi”.
I due shinigami si fissarono per qualche secondo, poi corsero a perdifiato da Kaji, dimenticandosi bellamente della banda di criminali ormai scappata.


 
[…]


“Cosa diavolo avete detto?” sbottò Regina, facendo voltare mezzo quartiere Ovest verso di loro.

I due shinigami erano da pochi minuti tornati da Regina e Kaji, i quali erano stati indaffarati a parlare con un gruppo di cittadini piuttosto preoccupati dal terremoto che era avvenuto pochi minuti prima. Dopo l’arrivo dei sottoposti, il gruppo del Comando Omicidi si era poi spostato in un luogo isolato, per evitare che notizie riservate potessero arrivare alle orecchie dei cittadini già abbastanza preoccupati dall’accaduto.

“A..akira non c’è più – balbettò lo shinigami ambrato, muovendo in maniera confusa le mani per spiegare cos’era successo – è stata risucchiata da un portale nero” concluse madido di sudore.

“Poi c’è stato il terremoto – proseguì l’altro shinigami – i banditi sono scappati…” la voce demoralizzata e avvilita dello shinigami per l’accaduto fece quasi tenerezza a Regina.

“Tranquilli, ci penseremo poi a prenderli” li rassicurò la vice-capitana.

“Questa storia non mi piace per nulla – lo sguardo di Kaji si fece scuro, poi serrò la mascella innervosito – voi tornate al Comando, non fate parola di quanto avete visto” disse infine.

“C’è un cittadino ferito nel bosco..” disse lo shinigami pelato prima di ritornare al Comando Omicidi.

La situazione al quartiere Ovest non era delle migliori, un rumore sordo in lontananza fece intuire a Kaji che il terremoto aveva dissestato il terreno a tal punto da far crollare gli edifici meno stabili. E, cosa ancora peggiore, ciò che era avvenuto a Ovest stava accadendo esattamente negli altri quartieri, portando alla mobilitazione di massa di tutti i Comandi per prestare soccorso.

“Kaji, che sta succedendo?” sussurrò Regina, guardando il volto del suo capitano contratto in una smorfia di disappunto e preoccupazione.

Kaji sospirò, poi si voltò verso Regina:” Temo che stia succedendo qualcosa di grave, Regina – disse in tono grave – la frequenza dei terremoti è aumentata. Inizialmente pensavo fosse un problema prettamente geologico, ma quel portale seguito da un terremoto ha completamente ribaltato la mia teoria”

“Cosa pensi di fare?” disse pensosa la vice-capitana.

“Andrò a parlare con il Capitano Hayashi, ho come la netta sensazione che lei sappia qualcosa in più di noi” concluse Kaji, sparendo con uno shunpo.

Regina invece si diresse nella foresta per andare a recuperare l’uomo ferito, poi sarebbe andata ad avvisare il Comando di Polizia per il crollo dell’edificio nel quartiere Ovest. Kaji non le aveva detto precisamente cosa fare, ma ormai il legame tra i due era talmente profondo che per Regina era diventato semplice intuire le idee del suo Capitano.  

           
[…]


SLAM…la porta dell’ufficio di Setsuna si aprì improvvisamente, andando a sbattere con un suono fastidioso contro il muro di legno, facendo sobbalzare i sottoposti del Capitano Setsuna, quest’ultima seduta proprio di fronte ad un’ampia scrivania piena di scartoffie varie. Rei, accanto alla sua capitana, strabuzzò leggermente gli occhi per la situazione surreale che si era venuta a creare, poi fissò i sottoposti e gli fece segno di stare in silenzio.

 “Ops..non volevo” disse sornione Kaji, gli occhi chiusi in due sottili fessure e un ampio sorriso dipinto sul volto.

“Capitano Moboroshi, ha perso la sua cortesia per caso? Perché non va a cercarla nel suo Comando – lo schernì - ora ho da fare” disse gelida Setsuna, fulminando con lo sguardo il Capitano Kaji.

“Troppo impegnata con i segreti di stato, eh?” chiese Kaji, piegando la testa di lato, mentre si faceva spazio nell’ufficio di Setsuna, per nulla intenzionato ad andarsene senza avere informazioni. Si sedette poi nella sedia libera di fronte a Setsuna, con le maniche del kimono che andavano ad unirsi di fronte al suo petto, mentre lo sguardo non si schiodava dal capitano del Comando degli Affari Segreti.

Setsuna roteò gli occhi al cielo, poi Rei fece segno ai sottoposti di uscire dalla stanza. “Hei Capitano Moboroshi, come vai?” chiese infine Rei per rompere il ghiaccio.

Kaji si voltò verso Rei, gli sorrise per una frazione di secondo, infine disse: “Oh, andava tutto bene Rei – disse giulivo, poi fece una breve pausa – prima che una mia sottoposta venisse risucchiata dentro un buco nero” proseguì arrivando subito al punto della questione.

“Non sono affari che ti riguardano” tagliò corto Setsuna.

“Ah no? Non mi riguarda se un mio sottoposto sparisce completamente dai Void Territories senza lasciare la benché minima traccia?” chiese con tono affilato, tagliente e lo sguardo fisso negli occhi di ghiaccio del Capitano Setsuna.

“Non ammetto tutta questa arroganza nel mio ufficio” sbottò a quel punto Setsuna, alzandosi in piedi di scatto e rilasciando la sua reiatsu in tono di sfida. Kaji fece esattamente lo stesso, ma con la solita calma che lo contraddistingueva, prima di rilasciare anch’esso la sua reiatsu.

“Oh mamma – borbottò Rei, in mezzo a due fuochi pronti a incendiare tutto – vi prego basta!” urlò poi, richiamando l’attenzione di entrambi i capitani. “Capisco la situazione, Capitano Moboroshi mi creda, ma stiamo lavorando ininterrottamente da giorni e l’umore non è proprio dei migliori.”

“Non ti facevo così diplomatico, Rei” lo schernì Setsuna, annullando completamente la sua reiatsu e ritrovando il controllo che di solito aveva nei momenti difficili.

Rei sospirò, infine sorrise al suo capitano: “Non penso che tu voglia realmente discutere con il Capitano Moboroshi vista la situazione in cui siamo...”

“Convengo con te che non abbiano iniziato con il piede giusto, ma arrivati a questo punto vorrei delle spiegazioni, Capitano Setsuna” chiese di nuovo Kaji.

“Visto cosa è accaduto oggi, temo non sia più possibile tenerlo nascosto” Setsuna si lasciò andare sulla sedia, due grosse occhiaie nere le solcavano il viso. “I terremoti sono causati dall’apertura dei portali. Non abbiamo capito la frequenza di queste comparse, né tanto meno la causa, ma è da circa un mese che compaiono nei Void Territories. Sono sparite anche altre persone nei quartieri, ma abbiamo cercato di nascondere tutto per evitare troppi allarmismi. È prematuro esporre tutti i Comandi a questa notizia…”

“Quindi sta succedendo qualcosa che va addirittura oltre al vostro Comando? Penso che la situazione sia troppo grave per tenerla nascosta ancora a lungo. Uminojoo-sama è al corrente della situazione?” chiese Kaji.

“È stata la prima a cui ne ho parlato – fece una pausa – ma è da giorni che pensavo di chiedere una mano al Comando di Ricerca. Comunque, visto l’episodio increscioso della tua sottoposta, penso di essere costretta a chiedere una riunione per spiegare cosa sta succedendo a tutti” concluse infine Hayashi.

“È la soluzione migliore Capitano Hayashi – annuì lentamente – andiamo da Uminojoo-sama” disse infine Moboroshi.


 
[…]


Akira si era ritrovata risucchiata da un portale in pochissimo tempo, senza nemmeno capire cosa realmente stesse succedendo. Dopo l’apertura del portale, l’oscurità fu l’unica cosa presente intorno a lei. Istintivamente si ritrovò a trattenere il fiato, mentre il suo corpo veniva sbalzato nel buio più totale verso il completo ignoto. Ma, prima che la mancanza di ossigeno iniziasse a farle perdere la ragione, una luce proprio sotto di lei quasi l’accecò e, in men che non si dica, si ritrovò a volare in un mondo completamente differente dal suo.          

“Ma dove diavolo sono?” pensò prima di prendere una grossa boccata d’aria e iniziare poi la discesa verso il terreno.

Il cielo era di un azzurro brillante, il sole splendeva nel cielo e qua e là vi erano delle candide nuvole bianche ad arricchire il vastissimo cielo che pareva infinito. Il terreno era fatto da finissima sabbia bianca e la vegetazione scarseggiava pressoché ovunque, solo rari arbusti o rocce facevano da padroni in quel mare di sabbia. L’aria era densa, carica di Reishi e vi era uno strano ed inquietante silenzio.

“Oh no, no, ti prego – piagnucolò Akira, mentre spostava la testa in ogni direzione per capire dove fosse finita – dove diavolo dovrei andare ora?” sbottò poi disperata.

Se il vuoto cosmico di poco prima le aveva quasi tolto il fiato, questo nuovo mondo non era da meno. L’aria era pesante, la mente a tratti si faceva più annebbiata e una strana sensazione di pesantezza aveva iniziato a farle pressione sia nel fisico che nell’anima. Inoltre, nel campo visivo di Akira c’era solo sabbia e desolazione, nessuno a cui chiedere informazioni. Niente.    

“Devo trovare un modo per andarmene, non sono tranquilla in questo posto – disse preoccupata, posandosi una mano sul petto – ma non posso nemmeno andarmene in giro a cuor leggero, chi c’è oltre a me in questa distesa di deserto? Saranno tutti amichevoli oppure no?”. Numerose erano le domande, ma purtroppo per Akira le risposte non arrivarono subito. 

La ragazza si trovò quindi a girovagare nella sabbia per circa tre giorni, notando con sua somma tristezza che il paesaggio cambiava poco e niente. La prima forma di vita che incontrò fu al secondo giorno, dove dietro ad una pietra sbucò una lucertola dal cranio osseo bianco e dal corpo grigio. Per lo meno, anche se non aveva trovato un posto dove andare, sapeva che in quel luogo c’erano gli hollow. E la cosa la fece stare parzialmente tranquilla, poiché nei Void Territories c’erano sia Hollow aggressivi e cattivi, che Hollow più evoluti con una parte razionale talmente sviluppata da farli assomigliare a shinigami.           
Ma quanto poteva stare tranquilla Akira? Gli hollow presenti in quel mondo erano tutti buoni? La risposta arrivò al terzo giorno come un fulmine a ciel sereno.

“Uno shinigami? – ruggì un Adjuchas dalla testa leonina e il corpo bianco perlato eretto su due zampe – da quanto tempo non ne vediamo uno?” continuò lui, leccandosi le labbra deliziato da quella vista.

Akira, circondata da ben quattro Adjuchas, impugnava la sua katana con due mani, mentre spostava lo sguardo da un hollow all’altro:” Non voglio combattere con voi, non sono venuta qui con cattive intenzioni, possiamo parlarne civilmente?”

Il gruppo di hollow, composto dal leone, una cavalletta, una mezza scimmia e una medusa, scoppiò in una fragorosa risata.

“Civilmente? Qui nel nell’Hueco Mundo sei nel nostro territorio e tu sei una preda splendidamente succulenta” le rispose la cavalletta hollow, facendo poi sbattere rumorosamente le pinze che caratterizzavano il suo apparato buccale.

“Hueco..Mundo? Quel portale mi ha trascinata fuori dai Void Territories?” sussurrò Akira, tremando leggermente all’idea di essere in un posto completamente diverso dalla sua dimensione di nascita.

“Tu sarai uno spuntino eccellente per il Re di Marragas” farfugliò la scimmia, saltellando da un piede all’altro.

Ma prima che Akira potesse fare qualcosa, l’hollow medusa allungò uno dei suoi tentacoli per catturare Akira: la giovane si ritrovò la katana attaccata al tessuto del suo kimono nero e le braccia completamente inutilizzabili.

“Dato che con voi non si può ragionare.. – uno sguardo assassino comparve sul suo volto – Musabori Kuu, Ookamikarasu!” gridò Akira, poi la sua katana iniziò a lampeggiare di una luce nera.

La lama della shinigami era diventata color nero con la parte tagliente tutta seghettata, sulla spalla di Akira comparve un teschio di un corvo dal becco allungato. Ma ciò che lasciò gli hollow stupefatti fu la nube nera che dal teschio si espanse tutta intorno a lei come un involucro, nella quale, nella parte esterna, comparvero delle protuberanze appuntite che andarono a premere contro il tentacolo dell’hollow.

“Questa mocciosetta non è una semplice shinigami” sibilò l’hollow medusa, mentre fissava con orrore il tentacolo sporco del suo sangue.

“Yami Shusen” urlò Akira, conscia di avere un piccolo vantaggio grazie al suo effetto sorpresa dato dalla zampakuto.

La nube nera che poco prima la ricopriva interamente, tornò a levitare intorno a lei e, dopo aver pronunciato la formula per l’esecuzione dell’attacco, una parte della nube si trasformò in un tentacolo nero che avvolse la medusa e la scaraventò contro l’hollow leone.

“Dannata ragazzina!” soffiò la cavalletta

La cavalletta scattò in avanti, seguita subito dall’hollow scimmia, in un attacco simultaneo frontale. Akira portò la sua katana parallelamente al suolo e parò, grazie a tutta la lunghezza della sua lama, l’attacco dei due hollow. La scimmia provò poi a tirare un pugno contro lo stomaco della shinigami, ma la nube nera intervenne prima del colpo e si posizionò proprio all’altezza dello stomaco per parare il colpo. Tuttavia, la mossa dell’hollow fu solo una strategia per concentrare le difese di Akira su di lui, permettendo poi all’hollow cavalletta di colpirla di lato all’altezza del braccio, strappandole la manica del kimono nero e procurandole un taglio sul braccio.

“Dannazione, sono da sola contro quattro” pensò Akira, parando l’ennesimo colpo inferto dalla scimmia.

A quel punto la situazione si fece ancora più critica: gli hollow che aveva scaraventato via tornarono e tutti e quattro circondarono di nuovo Akira, non lasciandole via di scampo. Così, i quattro hollow decisero di iniziare l’attacco scattando contemporaneamente contro di lei, precisamente dai quattro punti cardinali.

“Kurotate!” disse a denti stretti Akira, poi la nube nera la circondò completamente e la protesse dall’attacco simultaneo dei quattro nemici.

Ciò che successe poco dopo fu molto veloce, a stento nemmeno Akira ricordò cosa fosse successo. Lo scudo la protesse dall’attacco dei quattro hollow, ma in pochi secondi perse completamente la lucidità mentale, una parte della sua maschera hollow comparve sul viso, nonostante lei non l’avesse richiamata, e il suo scudo svanì. Akira mulinò la spada verso il cielo, poi colpì due hollow con estrema velocità, si bloccò per qualche secondo, come se stesse cercando di ritrovare il controllo di se stessa, ma il tempo per riprendersi fu troppo lungo e i due hollow rimanenti l’attaccarono di spalle. Poi fu solo buio.
 
 

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Eccoci di nuovo! In questo capitolo abbiamo un piccolo flashback dei nostri protagonisti, una sorta di piccolo chiarimento di come il Comando degli Affari Segreti ha svelato cosa stava accadendo e perchè. Abbiamo anche l'inizio di una possibile alleanza tra Rei e Kaji, cosa abbastanza strana visto il temperamento del capitano Kaji. Diciamo che con questo capitolo abbiamo messo dentro un po' di cose, ma ce ne sono molte altre che verranno fuori e spero con tutto il cuore che vi possano piacere <3
Grazie ancora a chi ha recensito e a chi ha speso un po' del suo tempo per leggere la nostra storia!



 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Marragas ***


Capitolo 10
- Marragas -




 
Nel comparve all’improvviso dal nulla, il suo ultimo passo tanto leggero da aver sollevato solo uno sbuffo di sabbia bianca. Regina la seguì qualche istante dopo, ma sembrava un po’ più affannata della Espada.

“Cavolo… sei veloce!” disse Regina, quasi ammirata, facendo arrossire leggermente Nel, quindi si guardò intorno alla ricerca di qualche indizio sul luogo presso cui erano dirette. Non c’era altro che deserto attorno a loro, uno sconfinato deserto bianco con appena un paio di arbusti scheletrici e neri che rompevano la monotonia di quel mare di sabbia bianco.

“Ehm… Nel-san… di preciso questa foresta dove sarebbe?” chiese alla fine confusa l’arrancar dei Void Territories mentre l’Espada dai capelli verdi spostava un masso con estrema facilità.

“Alcuni anni fa sono finita per errore nella Foresta dei Menos. È un territorio molto ampio, ma ha pochi ingressi. Questo è un ingresso che ho creato per me e per i miei amici, in modo da poter sempre avere un punto in cui accedere senza farci scoprire – e Nel, estratta la spada, menò un fendente talmente veloce da spostare una quantità enorme di sabbia, rivelando, sotto una duna, uno stretto tunnel – l’ingresso noto alla maggior parte della gente che è vissuta qui è una grossa caverna semi-collassata qualche chilometro in quella direzione” e Nel indicò alla sua destra, dove si stagliavano in lontananze dei modesti rilievi.

Regina si grattò la nuca: “Se uno dei tre ha trovato un punto di accesso, sicuramente ha trovato quello più visibile…”

Nel annuì: “Questo ingresso è conosciuto solo da me e da due miei fidatissimi amici, entreremo da qui e ci dirigeremo verso l’ingresso principale”

“Speriamo di trovare qualcuno. Se ha abbassato la guardia, riusciremo ad approfittare della sua sicurezza per percepirne la reiatsu!” disse Regina, intrufolandosi nella galleria.

Nel commentò, sorpresa e divertita: “Hai intuito, pensavo fossi più incline ai pugni come Grimmjow!”

“Sono MOLTO incline ai pugni, ecco perché devo pensare come pensano i miei nemici. Più nemici trovati, più pugni dati!” e Regina rise di gusto, aguzzando allo stesso tempo i sensi per poter percepire la presenza di qualche nemico. La speranza era proprio che questi, preso da un senso di sicurezza, rivelassero la loro presenza. Fortunatamente per Regina, così fu, e proprio dal nemico che meno si sarebbe aspettata avrebbe ceduto a questa debolezza.

A centinaia di metri di distanza, abbarbicata su un ramo di quarzo della sconfinata Foresta dei Menos, circondata da pilastri di cristallo e ombre di Hollow che si aggiravano attorno a lei, Lyuka si stava ricucendo la coda del suo abito e riprendeva affannosamente fiato. L’effetto dopante degli ormoni di Neri Za era stato potente, certo, ma il suo corpo era provato dall’enorme sforzo.

Boccheggiava vistosamente e cuciva il grumo di plastica che doveva assomigliare ad una coda ma che in quel momento era troppo deformato dal calore delle saette della shinigami nemica, nel mentre borbottando a bassa voce: “Rimanete a Hueco Mundo… siete stati avventati… fate perdere le vostre tracce e poi vi aprirò una via di fuga… puttana del cazzo. Sapevo che non dovevo fidarmi di quella troia intorta-uomini di Neri Za! Avesse guidato Emelrich la spedizione ci avrebbe recuperato in fretta! Fa tanto la sostenuta, il capo di tutto, ma è l’ennesima femmina ammaliata dal pene!”

Era evidente persino ai tronchi cristallizzati, immobili e senza vita, di quel luogo che a Lyuka non era piaciuta la stringata strategia di uscita che aveva imposto loro Neri Za. Tra mille pregiudizi, la rabbia verso tutte quelle donne che si erano prese gioco di lei, a suo dire, e la delusione di aver mandato alle ortiche una missione furtiva, tipologia di compito che in teoria avrebbe dovuto essere per lei più congeniale, la camaleontica shinigami aveva, non solo annullato ogni effetto della sua zanpakuto, ma anzi aveva lasciato libero di fluire il suo reiatsu senza nemmeno accorgersene.

Tra un borbottio e un altro, Lyuka neanche si accorse quando, diversi metri sotto di lei, alle basi dell’albero cristallizzato, Regina arrivava correndo come una pazza, assestando una testata al tronco di roccia così forte da spaccarlo.

“CAMALEONTINA DELLE MIE BALLE, SCENDI GiÙ E COMBATTI SE PROPRIO HAI VOGLIA DI FARTI TROVARE COSì FACILMENTE!” urlò l’arrancar dei Void Territories, agitando i pugni verso l’alto. Lyuka urlò, sorpresa, ma riuscì a saltare via, cercando di raggiungere l’albero ciclopico più vicino, trovandosi però di fronte Nel, sguardo mortalmente serio e spada pronta a colpire.

La shinigami parò il colpo sfoderando la sua lama con una rapidità possibile grazie solo all’adrenalina, sentendo tutti i muscoli e le ossa del braccio scricchiolare per lo sforzo improvviso e per l’impatto devastante. Le lame cozzarono e il contraccolpo inviò Lyuka contro il tronco di un terzo albero di quarzo a velocità folle, producendo un inquietante rumore di cristallo crepato all’impatto.

Regina, ruggendo furibonda, prese a correre sul tronco dell’albero che aveva abbattuto con quella devastante testata, quindi saltò, pronta a dare un pugno all’avversaria. Lyuka, seppur senza fiato, riuscì a scampare al colpo, scartando di lato e lanciando un Sokatsui dalla mano tesa.

Nel comparve all’improvviso, mettendosi sulla traiettoria del colpo energetico e spalancando la bocca: in pochi istanti, l’hado fu completamente inghiottito e, di tutta risposta, l’Espada sparò quella stessa energia, amplificata e di colore rosa, contro la shinigami che, presa alla sprovvista, fu investita dal colpo, urlando.

“Quello che accidenti è?!” chiese Regina, ammirata.

“Cero Doble… assorbo energie nemica e la rilancio contro il mio avversario, potenziata dal mio Cero…” disse, quasi imbarazzata, Nel.

“Ma che figata! Non pensavo fossi così forte! Non è che potresti…” le rispose giuliva Regina, ma Lyuka, sospesa per aria poco distante da loro, la interruppe.

“Ma la smettete di leccarvela mentre cercate di ammazzarmi?! Cos’è, pensate davvero di averla vinta così facilmente?!”
Regina fissò Lyuka, tutta ferita e con i vestiti bruciacchiati, e fece un verso di scherno: “Siamo in due contro uno e tu sei allo stremo. Dacci la memoria che hai rubato alla mia amica e forse non ti farò troppo male quando ti trascinerò nei Void Territories!”

“Non ce l’ho quella fottuta scatoletta nera! Ci siamo divisi per questo e ho dato l’unità di memoria ad un mio compagno!”

Nel fece un passo avanti, sospesa nell’aria di quel luogo tetro mentre attorno a loro, attirati dal frastuono, si stavano radunando, decine di Menos classe Gillian, ammassandosi in attesa del momento propizio per attaccare ma troppo spaventati dalle reiatsu delle combattenti: “Allora vieni con noi, altrimenti saremo costrette ad eliminarti”. Nella voce della Espada non c’era esitazione e Regina rimase stranita nel sentire una voce così fanciullesca fare quella minaccia di morte con tale durezza.

Pur sorpresa, Regina non esitò a scattare quando vide Lyuka fare un passo indietro e, con un sonido, le piombò alle spalle: “Smettila di cercare una via di fuga, cretina. Sei nostra, devi solo scegliere se vuoi continuare a prendere pugni in faccia o accettare la sconfitta”

La shinigami si allontanò da lei, scartando di lato, ma capì di non avere più speranze di fuga: nel tempo che avrebbe impiegato ad attivare la sua zanpakuto le due arrancar l’avrebbero presa. Le serviva un diversivo per scomparire… quindi la sua mano si strinse sull’inalatore di ormoni nebulizzati di Neri Za. Quegli ormoni, inalati, davano un effetto dopante, ma mantenevano comunque l’innata capacità dell’arrancar di affascinare chi la circondava. E loro, in quel momento, erano circondati da Gillian senza cervello, tutti istinto e muscoli.

Lyuka sorrise, un sorriso perfido e volgare: “Beccatevi questo, puttane!” e lanciò l’inalatore, colpendolo con la sua spada prima che le due arrancar potessero fare niente: il contenuto si nebulizzò nell’aria e, quasi istantaneamente, tutti i Gillian presero ad urlare e corsero verso di loro mentre Lyuka rideva e gridava: “Kamofurāju, tōbu kamereon, Dilepis!”

La shinigami sparì completamente davanti agli occhi di Regina e Nel mentre contro di loro presero a caricare svariati Gillian. Nel cercò di scattare verso il punto in cui la shinigami era scomparsa, ma due Gillian invasati le caricarono addosso. L’Espada tranciò loro le teste e riprese ad andare avanti, ma Regina la placcò appena in tempo per salvarla da un Cero che l’avrebbe colpita alle spalle.

“No! Lasciala stare, non ha lei la memoria… ora dobbiamo pensare a scappare da qui… oh no…” disse Regina, girandosi e vedendo almeno quindici Gillian caricare i loro Cero. Nel spalancò la bocca, pronta a ricevere i colpi, ma Regina non si fidò della sua abilità. In poche frazioni di secondo, rilasciò la sua Resurrecion, divenendo gigantesca e ponendosi di fronte a Nel, allargando le braccia e urlando: “Hierro de la Muerte!”

Il corpo gigantesco di Regina fu colpito da tutti quei Cero, ma l’armatura bianca riluceva di reiatsu viola e le porzioni di pelle azzurrina senza armatura avevano assunto d’improvviso un colore grigio antracite. Quando i Menos furono stanchi di attaccare, Nel assistette stupita all’arrancar di fronte a lei che tornava normale e, chinandosi, ruggiva un “CERO RAGNAROOOOOOOK!”, emettendo un Cero dal potere pari, se non superiore, a quello di un Gran Ray Cero in un cono di ampiezza esagerata, che travolse tutti i Gillian di fronte a loro, vaporizzandoli.

Gli altri che si erano radunati attorno a loro esitarono solo per pochi istanti prima di tornare ad attaccare, arrancando verso di loro attirati dai ferormoni nell’aria. Quei pochi istanti di esitazione furono letali per loro poiché diedero il tempo a Regina di riprendersi e ringhiare: “Ora della pappa…”

Decine di lupi spiritici, figli della tecnica “Reina dos Lobos”, comparvero attorno a lei e presero a sciamare nella foresta, attaccando e consumando i Gillian mentre Regina si voltava verso la sua compagna di viaggio e seccava un Gillian vicino a lei con un pugno: “Tutto bene, Nel-san?”

“Senza nemmeno un graffio! – disse Nel, seccando un altro Gillian con un Cero – Quella tua abilità…”

“È lo Hierro di una mia Fraccion, l’ho ottenuto mangiando un po’ della sua essenza. È praticamente inscalfibile, ma devo restare ferma mentre lo attivo! – disse giuliva Regina, dando un calcio a un Gillian e spedendolo lontano – E voi state al vostro posto! Io sono Regina Hierrobosque! Questa foresta forse non è di ferro, ma non vi permettete di mettere in dubbio la mia autorità! FUGGITE, VERMI!” e Regina scagliò contro altri Gillian dei Bala, scacciando gli ultimi rimasti mentre tanti altri prendevano ad andare via.

Nel sorrise: “Sempre apprezzato un buon Hierro…” bisbigliò, ripensando al suo vecchio compagno e nemico. Regina, nel frattempo, richiamava e faceva scomparire i lupi spiritici e tornava alla normalità, ma i loro sensi furono ben presto colpiti da delle reiatsu familiari.

“Aya!” esclamò Regina.

“Haribel” disse, più pacata, Nel. Le due arrancar si guardarono e annuirono in tacito segno di intesa, quindi con un sonido scattarono via, dirette verso l’uscita più vicina da quel luogo e intenzionate ad accorrere in aiuto delle proprie amiche.
D’altronde, di Lyuka non era rimasta alcuna traccia e, con la sicurezza che non avesse lei la memoria, non era di nessuna utilità inseguirla. Corsero quindi senza esitazione, sentendo la reiatsu delle loro amiche fronteggiare quella di un nemico da non sottovalutare…
 

 
[...]


“Ah, quanti ricordi! Quando ancora Hueco Mundo era un posto in cui Barragan riduceva in polvere ogni cosa gli attraversava la strada senza chiedergli il permesso… mi ricordo di essere venuto anche io qui una volta… forse… i ricordi da Gillian sono così confusi delle volte!” ed Eiralos prese a massaggiarsi con forza la testa, ridacchiando come un ebete.

Le rovine dell’esilio erano effettivamente state un luogo frequentato svariati anni prima da innumerevoli hollow e arrancar “primitivi” che cercavano rifugio dalla furia del re di Hueco Mundo, Barragan, esiliandoli tra edifici squadrati, grotte e caverne. Ma dopo che Barragan si era stabilito nella sua ultima capitale e con l’arrivo di Aizen, le rovine avevano letteralmente perso di utilità ed erano, per l’appunto, cadute in rovina.

Non rimanevano che mozziconi di edifici che cadevano a pezzi, sassi, un paio di arbusti e sabbia, tanta sabbia; nessuno ci andava più forse per superstizione, forse per un senso di totale disinteresse. Non era mai stata una zona di Hueco Mundo facile da frequentare, ma con tutti i sovrani morti o scomparsi, non aveva più senso neanche nascondersi tra quei ruderi.

Ma evidentemente Eiralos, che conosceva quei luoghi, non era dello stesso avviso. Con quel poco di intelligenza tattica che aveva in testa, aveva capito come quel luogo potesse servire a nascondersi quasi in piena vista. Peccato che aveva passato i pochi minuti di libertà a girovagare per le rovine canticchiando e parlando con sé e che non aveva avuto la decenza, non solo di nascondere la propria reiatsu più del dovuto, ma neanche aveva nascosto l’unità di memoria, che teneva attaccata alla cintola con una rudimentale cinghia ricavata da un pezzo del suo pantalone.

Aya e Haribel rimasero a fissare a lungo quell’arrancar che ridacchiava e faceva avanti e indietro, tenendosi al riparo e minimizzando la propria reiatsu. Haribel, senza dire nulla, si alzò da dietro il calcinaccio che avevano usato come riparo e fece cenno alla shinigami di seguirla.

“Non può essere davvero così stupido da rimanere lì senza aspettarsi una trappola… ha la memoria con sé…” bisbigliò Aya, confusa.

“Lo è, fidati. Me lo ricordo di sfuggita, ha fatto parte dell’esercito di Aizen ai primi tempi… tira pugni. Null’altro”

Haribel si avviò a passo svelto verso Eiralos per poi sparire nel nulla, ricomparendo di fronte a lui. Sul viso dell’arrancar si stampò un’espressione di pura sorpresa quando l’espada lo attaccò, ma incrociò subito le braccia e parò il calcio volante che la bionda voleva assestargli.

“Ehi, bel gioco di gambe! Sei davvero uno squalo quando dai i calci, Haribel-san! Ahahahahahah! Capita?!” ridacchiò Eiralos, arretrando e scattando in avanti, assestando un pugno così forte ad Haribel che, pur avendo parato con la sua peculiare katana, si ritrovò ad arretrare di diversi metri.

“Sei veramente cretino, allora… “disse Aya, comparendo alle spalle dell’avversario e cercando di colpirlo con un hado, ma l’arrancar esplose in una grassa risata, prima di esplodere letteralmente in uno sbuffo violentissimo di calore.

Eiralos aveva infatti estratto, finalmente, la sua zanpakuto e aveva urlato: “Risa, Cannibar!”, rilasciando la sua Resurrecion ed esplodendo in un’ondata di calore terribile. Haribel e Aya si misero fianco a fianco mentre davanti a loro Eiralos assumeva una forma più ferina, con la maschera che pian piano gli aveva coperto tutta la parte inferiore del viso, diventando letteralmente il muso di una iena maculata con denti molto pronunciati; i capelli erano cresciuti, diventando un tutt’uno con la ispida criniera che gli correva fino a metà schiena e fondendosi anche con la pelliccia che gli circondava il collo. Solo le braccia e le gambe presentavano altre porzioni di quella pelliccia maculata, tanto simile al manto delle iene, mentre tutto il resto del corpo si era ricoperto della sostanza bianca e ossea delle maschere hollow.

L’arrancar ridacchiava convinto, staccandosi di dosso la memoria e mettendola attentamente per terra, quasi ne volesse aver cura: “Se questo coso si distrugge, la boss mi ammazza… quindi meglio non coinvolgerlo nella battaglia, che ne dite? Potrebbe diventare una… situazione scottante! Ahahahahahah!”

L’arrancar emise un altro sbuffo di calore soffocante, ringhiando piano la parola: “Sequìa” quindi caricò a testa bassa verso Aya che, ponendo la spada di fronte a te e sostenendone la lama con una mano, declamò: “Bakudo #39: Enkosen!”

Un velocissimo disco di energia gialla si creò di fronte a lei come uno scudo, attutendo il terribile pugno che, con la sua incredibile forza, distrusse in un istante l’incantesimo, ma quell’istante fu abbastanza per Haribel che, spiccato un grosso salto, ondeggiò la lama ricolma di reishi, scaricando quell’energia sull’avversario: “Ola Azur!”

L’impatto del colpo fu tremendo e persino Eiralos sembrò subirlo, ma l’arrancar iena rise e spiccò un salto per intercettare l’espada.

“Piloereccion!” disse, ridacchiando, mentre i peli della sua pelliccia diventavano irti e affilati come innumerevoli aghi di acciaio per poi cominciare a roteare su sé stesso e colpire in pieno Haribel. L’espada parò per alcuni istanti la carica roteante di Eiralos, ma la forza della rotazione fu tale da rompere la guardia di Haribel e cominciare a tartassarla di colpi, strappandole la giacca e cominciando a graffiarne pesantemente maschera e pelle.

Aya, ripresasi dall’impatto, capì come la pelliccia dell’avversario fosse divenuta un’arma capace di ferire un arrancar di alto livello, quindi puntò i due palmi della mano verso Eiralos e, con fermezza, richiamò l’incantesimo: “Bakudo #9: Horin!” e un grosso fascio di energia crepitante color arancione andò ad impattare contro Eiralos, appiccicandosi al suo corpo, e la shinigami, con uno sforzo indicibile, riuscì a usare il bakudo come un guinzaglio e schiantò l’arrancar per terra, lontano da loro e dall’unità di memoria.

“AHAHAHAHAHAHAHAHAH! DIVERTENTE! DIVENTERÒ UNO YO-YO!” urlò, ridendo come un pazzo, Eiralos, rialzandosi senza fatica e prendendo a roteare fortissimo su sé stesso, trascinandosi via Aya che, scagliata a mezz’aria, fu costretta ad interrompere l’incantesimo per non essere a sua volta schiantata al suolo. Rimase sospesa per aria, poco più in alto dall’arrancar iena, che però aveva spalancato la bocca: “CERO REDUCIDO!”.

Dalla bocca del nemico si produsse una sventagliata di piccoli Cero di colore giallo intenso dritta verso Aya che, suo malgrado, incassò un paio di colpi prima di riuscire ad attaccare e, pur seguita dalla pioggia di colpi, tese la mano in avanti e urlò: “Danku!” generando il muro semitrasparente di fronte a lei ed evitando la maggior parte dei colpi.

Eiralos scattò in avanti non appena capì di non poter distruggere in quel modo la barriera e, convinto di avere in pugno la shinigami, scartò di lato e cercò di colpire al fianco Aya, ma questa aveva previsto la mossa dell’avversario e, sfoderando di nuovo la zanpakuto, la rilasciò: “Fuhai, Fushokujumyō! Kusatta numa!”.

La nebbia corrodente si sparse attorno ad Aya e Eiralos fece un agile balzo indietro, guadagnando abbastanza tempo per potersi fare l’ennesima risata e urlare: “SEQUÌAAAAA!”. L’esplosione di aria calda fu devastante e Aya si sentì talmente disidratata che le parve di aver vagato in un deserto sconfinato per giorni. La nebbia della sua zanpakuto, respinta dall’ondata di aria calda e sublimata dal calore della stessa, fu resa quindi inutilizzabile e, boccheggiando, Aya fissò l’avversario farsi beffe di lei.

“Ohohohoh! Non ti piace quanto sono caldo, piccola shinigami?! Dai dai, continuiamo a danzare, mi sto solo scaldando! AHAHAHAHAHAHAHAH! Il mio Sequìa ti disidraterà per bene prima di cuocerti, stanne certa! Ogni traccia di acqua in tutte le rovine sparirà!”

Eiralos rise ancora, ma anche Aya sorrise, prima di usare uno shunpo e allontanarsi. L’arrancar guardò il vuoto di fronte a lui pieno di dubbi, senza accorgersi che alle sue spalle, sopra di lui, incombeva Halibel, con tra le mani l’unità di memoria: “Sei sicuro di riuscire a disidratare l’intera area con di fronte la padrona di tutta l’acqua?”

Eiralos rabbrividì, voltandosi mentre l’Espada si ricopriva di reiatsu e, facendo tremare il terreno, rilasciava la sua resurreccion: “Distruggi… TIBURON!”

In un’esplosione di energia dorata, l’Espada assunse la sua forma definitiva, levò la lama d’osso di squalo che aveva al posto del braccio destro e, con una nota annoiata nella voce, disse ad un incredulo Eiralos: “Disidrata questo… Cascada!”

L’ondata d’acqua che travolse la iena fu incontenibile e sebbene avesse tentato di arginare l’impatto con la forza massima del suo Sequìa, Eiralos fu travolto dalla pressione, venendone trascinato via finché Aya, volando sopra di lui, non evocò nuovamente un Horin e, urlando, prese a sbatacchiare l’arrancar a destra e a sinistra, schiantandolo contro quel poco che rimaneva delle rovine per poi immobilizzarlo, in una frazione di secondo, in un Rikujōkōrō.

Eiralos, scosso ma ancora vivo, cercò di rialzarsi nonostante i sei cunei di energia dorata che lo tenevano immobilizzato, ma Aya piombò su di lui, lanciandogli in fronte un singolo Hyapporankan: il grosso palo di energia violetta si moltiplicò in una decina di suoi cloni e colpi in pieno l’arrancar, facendolo svenire e immobilizzandolo del tutto mentre la sua resurrecion veniva nuovamente sigillata.

“Immaginavo volessi catturarlo vivo… l’ho risparmiato” disse Haribel, avvicinandosi ad Aya che, con un fiatone considerevole, fissava soddisfatta il suo nemico immobilizzato. L’espada, con un viso freddo come il ghiaccio, porse la memoria ad Aya e questa, caso più unico che raro, sorrise di gusto: “Grazie mille”.

La shinigami raccolse l’oggetto della loro ricerca proprio mentre, con evidente affanno, Regina e Nel arrivavano da loro.
“Oh, andiamo! Ci siamo perse il divertimento! ORA LO AMMAZZO QUELLO STRONZO!” urlò Regina, correndo verso Eiralos e cominciando a prenderlo a calci, ma Aya si affrettò a tranquillizzarla mentre Nel la tratteneva per un braccio.
“Portiamolo con noi vivo, Regina. Potrebbe esserci utile!”

“Lo so, lo so… ma volevo dargli due calci, ok?!” borbottò Regina, incrociando le braccia e fissando tutte le altre donne presenti nelle rovine.

“Aveva lui la memoria. Abbiamo quello che ci serve” disse Aya, annuendo.

“Ma se l’altro vostro avversario si comporterà come la shinigami camaleonte…” esordì Nel.

“Setsuna sta per cadere in una trappola!” concluse Regina.

“Dobbiamo andare a Marragas… se lì c’è una trappola, vuol dire che Grimmjow ormai sta per farla scattare – disse Haribel – Muoviamoci”.

Regina si caricò Eiralos sulle spalle quindi le quattro donne sparirono dalle rovine ancor più devastate, dirette verso l’antica capitale di Hueco Mundo, Marragas…

 
[…]


“Rallenta, cazzo! Sono io che so la strada per Marragas, non tu, shinigami!” urlò Grimmjow, correndo come un pazzo cercando di rivaleggiare la velocità di Setsuna che, con occhi di ghiaccio, fissava di fronte a sé con rabbia e risentimento. Le ribolliva il sangue per la frustrazione dell’ennesima operazione andata storta.

Serrò i denti mentre rallentava quel tanto che bastava per far passare avanti l’arrancar scorbutico e supponente che la stava guidando. In condizioni normali, avrebbe messo in riga quello spaccone seduta stante, ma in quel momento aveva in mente solo la sua missione. Non poteva mandare in fumo anche il recupero dell’unità di memoria.

Da circa un mese ogni sua azione aveva provocato delle ripercussioni non previste e forse neanche prevedibili, continui contrattempi che nella sua testa venivano elaborati, forse ingiustamente, come fallimenti personali. Aveva tentato di tenere nascosti i portali ma tutto era andato in fumo quando persino una shinigami del Comando Omicidi vi era scomparsa dentro; aveva tentato di indagare sui portali e aveva incontrato l’opposizione di metà dei suoi colleghi; si era proposta come cavia per quel viaggio ed era finita a fare la marionetta di uno shinigami pazzo che sembrava saperne più di quante ne avesse dette; pensava di aver raggiunto la soluzione a tutti i suoi problemi con quei dati trovati così fortunosamente… e invece erano stati rubati, e doveva pregare non solo di ritrovarli, ma di non averli danneggiati col campo elettrico delle sue folgori.

“Non mi posso permettere un altro errore…” ringhiò, a denti stretti, mentre Grimmjow si fermava a qualche centinaio di metri dal fianco di una grande montagna che presentava sulla sua facciata quello che sembrava l’ingresso di un enorme palazzo reale. Setsuna lo imitò, sfoderando la spada quasi d’istinto mentre l’arrancar, incurante ma osservandola di sottecchi, si rimetteva le mani in tasca e si avviava proprio verso quel luogo così particolare.

Setsuna lo seguì in silenzio per alcuni istanti, percorrendo quello che sembrava un sentiero battuto che conduceva alla montagna poco più avanti.

“Questo vostro re… cos’era? Un arrancar talpa per scavarsi un palazzo nella terra e nella roccia?” disse, con sprezzo, Setsuna. Grimmjow di rimando ridacchiò amaro.

“Come se lo fosse. Era solo un vecchio che si pensavadi essere un cazzo di Dio sceso qui nel deserto per fare lo stronzo. E infatti è morto da stronzo dopo aver leccato i piedi di Aizen per anni. Una vecchia capitale di merda per un finto re… mi dispiace non averlo ammazzato da solo…”

“Volevi essere il re talpa?” gli rispose Setsuna, scocciata, ma Grimmjow si voltò verso di lei, sorridendole follemente: “Io SONO il re, piccoletta!”

“C’è gente che non la pensa così… forse le presenze che sento laggiù la penseranno alla stessa maniera dei rivoltosi di qualche ora fa!” obietto Setsuna.

“Ogni re ha i suoi avversari. Gli schiaccerò, come tutti gli altri. Ora sta’ zitta e seguimi… che l’unica cosa saggia che hai fatto oggi è stata estrarre la spada prima di entrare qui!”

Setsuna incassò quella frecciatina, in realtà involontaria, di Grimmjow, sentendosi punta in un orgoglio che il suo stesso senso di frustrazione aveva già abbondantemente ferito, quindi proseguì, finché, finito di seguire il sentiero, si ritrovarono in una larghissima radura antistante il fianco ornato della montagna. Attorno a loro c’erano case che sembravano scavate nella roccia bianca e consumata di quei rilievi, con finestre e porte che un tempo dovevano aver avuto anche un aspetto lussureggiante, ma ormai erano consumate dall’incuria e dall’erosione.

Vista più da vicino poi, la facciata del palazzo scavata nella roccia sembrava ancora più ricca e imponente, sebbene pesantemente intaccata dal tempo e dalla mancanza di manutenzione, ma l’attenzione di Setsuna non era rivolta a quella strana costruzione, quanto a quello che stava accadendo a pochi passi dall’ingresso del palazzo: al centro di uno spazio aperto di modeste dimensioni c’era il Quincy misterioso ancora avvolto delle sue ali candide. Ai suoi piedi tre hollow dalle forme animali ferite mentre, tutto attorno a lui, vari gillian, adjuchas e arrancar dalle vesti stracciate e dalle maschere intaccate che lo fissavano, in un misto di timore e rabbia.

“Ah, finalmente siete arrivati, infedeli! Eccoli che arrivano, amici fedeli del Re Barragan! O era forse Aizen…” disse Emelrich, indicando Grimmjow e Setsuna.

“Noi siamo ciò che rimane del primo squadrone della morte di Re Barragan, Quincy maledetto!” urlò dalla folla di Hollow un adjuchas che sembrava un grosso leone antropomorfo.

“Oh, si si… certo… ma comunque vedete!? Mi avete attaccato impunemente mentre vi avvisavo dell’arrivo del vostro vero nemico, l’infedele re alleatosi con gli shinigami! Io ho risparmiato le vite dei vostri simili proprio perché è Giustizia il mio obiettivo! E voi non cercate Giustizia?! Attaccateli e uccideteli e io vi…”

Setsuna osservò furibonda il quincy per tutto il tempo, ma decise che non gli avrebbe dato il tempo di finire la sua arringa. Con un ringhio, alzò la spada al cielo: “BANKAI!”

Una folgore la investì in pieno, avvolgendola mentre la lama della katrana spariva, diventando un circolo di tamburi che prese a volarle dietro la schiena: “Raijin Narukami…”

Setsuna non parò ma, avvolta di folgori, quasi fosse diventata ella stessa una folgore, volò contro il Quincy e gli assestò un drop kick devastante dritto nello stomaco, infrangendone sonoramente il blut vene e facendogli sputare un abbondante fiotto di sangue prima di spedirlo contro la facciata già parzialmente demolita del palazzo: “Dov’è l’unità di memoria, arciere?! Te lo chiederò solo un’altra volta! E voi – disse Setsuna, rivolgendosi agli hollow che, ostili, le si stavano avvicinando – Sparite, ora!”.

La donna calò la maschera hollow sul viso mentre i tamburi dietro la sua schiena le formarono un cerchio fluttuante attorno ai fianchi; Setsuna prese a colpire i tamburi a mani nude, cominciando a creare una terribile sinfonia di percussioni a cui seguivano altrettante folgori prodotte da quei colpi che, in una serie rapidissima, presero ad annichilire ogni hollow che si avvicinava. A quel punto gli abitanti di quella città persero gli indugi e corsero verso la donna che, prontamente, abbandonò l’approccio dalla distanza per scattare tra di loro come una saetta, folgorandoli a suon di pugni e calci elettrificati. Un adjuchas che ricordava una sorta di medusa provò ad avvolgerla tra due tentacoli che sembravano essere stati feriti di recente, ma a quel punto fu Grimmjow a buttarsi nella mischia, estraendo la spada e tranciandoglieli di netto prima di dargli un calcio e allontanarlo da Setsuna.

“Prendi lo stronzo volante, prima che lo ammazzi senza che ti possa dire nulla! Io mi occupo di queste merde!” e Grimmjow sparò un Gran Rey Cero di fronte a lui, annichilendo tutti gli hollow davanti a lui e demolendo del tutto la facciata di Marragas. Dal polverone risultante, Setsuna vide le ali luminose del quincy emergere velocemente e non esitò un solo istante ad accogliere il consiglio di Grimmjow.

La shinigami scattò come una folgore e di nuovo cercò di assestare un calcio al suo obiettivo, dritto in faccia, ma questo usò una delle sue ali come scudo, parando il colpo per poi contrattaccare con una pioggia di frecce. Setsuna fece per evitarle, scattando verso la sua destra, ma queste scomparvero prima che le arrivassero addosso e le riapparvero tutto attorno.

“Blinde Gerechtigkeit!” disse, ridendo, il Quincy, attendendosi che l’attacco teleportato prendesse di sorpresa Setsuna. Ma gli occhi dorati della shinigami, potenziata anche dal potere Hollow, lo fissarono con determinazione: “Saisho no sutorōku!” urlò e un’ondata di elettricità esplose attorno a lei, disperdendo le frecce prima che potesse scattare verso l’avversario.

“BANME NO SUTOROKU!” urlò la shinigami con la voce rotta dal potere hollow mentre un enorme ammasso di elettricità le circondava i pugni e le gambe. La serie di colpi successivi travolse il quincy come un torrente in piena, trascinandolo per decini di metri lungo la fiancata della montagna, fino ad arrivare a terra, al centro del piazzale dove Grimmjow stava falcidiando gli hollow ancora leali a Barragan.

Il Quincy approfittò di questa occasione fortuita: diede un calcio a Setsuna, allontanandosi, e consumò il reishi di alcuni cadaveri di hollow già sul punto di scomparire, principalmente dei comuni Gillian, e il suo corpo, normalmente immacolato, si avvolse di un mantello nero mentre il viso veniva coperto da una mezza maschera da Gillian: “Quale forma sozza per un guerriero della giustizia!” declamò pomposo, ma Setsuna gli fu nuovamente addosso.

Ennesimo pugno carico di elettricità, ennesima parata con l’ala di energia, stavolta più nera che bianca. Setsuna gli ringhiò contro, cercando di rimanere comunque concentrata: “Dov’è l’unità di memoria!?”

Emelrich la ricacciò indietro, spalancando la bocca e sparandole un Cero da Gillian, rosso cremisi, in faccia. Setsuna lo evitò agevolmente, ma il Quincy stava già prendendo il volo: “Forse troverai quel che cerchi dentro il palazzo… se è ancora inte…”
“TIENI Giù LE MANI DALLA NOSTRA AMICAAAAAAAAAAAAA!”

L’urlo ruppe l’aria, fermando tutti i combattenti: come una meteora, Regina piovve sul Quincy nella sua forma risvegliata, travolgendolo mentre tutto attorno a lei decine di piloni fatti di energia magica si schiantavano sul terreno per opera di Aya e del suo ultimo Hyapporankan.

La shinigami dai capelli viola era esausta ma, a cavallo della forma risvegliata di Nel, continuava a dare supporto mentre Regina, pur nella sua Resurrecion, veniva respinta da un sempre più malconcio Emelrich: “QUELLO CHE CERCHI È NEL PALAZZO, INFEDELE… SPERO TU POSSA TROVARE GIUSTIZIA!”

Il Quincy prese a sparare dardi a caso, che volarono attorno a tutti i suoi nemici e agli hollow che aveva abbindolato prima che, minacciato da una folgore generata dai tamburi di Setsuna, una sua stessa freccia lo colpisse e lo facesse sparire via in una risata sardonica.

Setsuna imprecò, ma subito volse lo sguardo verso le macerie del palazzo: “La memoria è lì!” disse poco prima di scattare, incurante della voce, debole e stanca, di Aya che cercava di dirle qualcosa.

Setsuna scattò tra i nemici, annichilendone molti a suon di folgori; scartò tutti i pali grigio-violetti prodotti dallo Hyapporankan; evitò persino un Cero sparato in direzione pericolosissima dal solito Grimmjow, che la fissò con uno sguardo che mescolava ammirazione e sfida; quindi la shinigami si infilò tra le macerie, entrando in una sala mezza crollata del palazzo.

Di fronte a lei c’erano tre Adjuchas, tra cui quello dalla forma leonina, uno dalla forma di cavalletta umanoide e uno che ricordava tantissimo una scimmia avvolta in un’armatura d’osso. I tre, vedendo la shinigami, fecero cerchio dietro qualcosa che volevano a tutti i costi nascondere e Setsuna subito pensò che fosse l’unità di memoria.

“Shinigami! Vile assassina! Non ti…” cercò di dire l’hollow leone prima che una folgore gli annichilisse la testa. La cavalletta e la mezza scimmia provarono ad attaccare ma Setsuna, in furibondo silenzio, eliminò entrambi sbattendo con forza entrambe le mani contemporaneamente su due tamburi, investendo i due avversari con delle scariche elettriche spaventose.

La maschera da Hollow scomparve e il bankai si dissolse mentre Setsuna si avvicinava alla cosa che i tre hollow stavano nascondendo, ma quel qualcosa, scoprì il capitano, non era un qualcosa, bensì un qualcuno: legata ad una sedia, c’era una shinigami dalle vesti stracciate e un cappuccio nero in testa. Aveva segni di graffi sulle braccia e sulle gambe e sul polso destro c’era un morso dato di fresco.

Setsuna capì che gli hollow la dovevano aver catturata per mangiarsela e, presi dalla disperazione del loro attacco, volevano usarla come modo per potenziarsi. Dimenticando la rabbia e presa da genuina preoccupazione, Setsuna corse a liberare la shinigami, scoprendo con enorme sorpresa che dalla sua divisa era caduto un distintivo… il distintivo del Comando Omicidi dei Void Territories.

“Cielo… sei tu” disse, quasi entusiasta, Setsuna, finendo di liberare la donna e togliendole anche il cappuccio dal viso. Aveva visto, nel corso dell’ultimo mese, nella foto del suo fascicolo quegli occhi verdi e i lunghi capelli bianchi più di mille volte, specie dopo il mezzo incidente diplomatico che era avvenuto a causa della sua sparizione.

“Kimura… AKIRA KIMURA! SEI TU! RIESCI A SENTIRMI?!” urlò Setsuna, vicino alle sue orecchie, scuotendola piano mentre la poggiava per terra. La shinigami ferita aprì stancamente gli occhi per poi sbarrarli: “C…capitano… Capitano… Hayashi… lei è…”

Setsuna le sorrise mentre alle sue spalle Aya, Regina, Nel, Halibel e Grimmjow la stavano raggiungendo. Regina, a vedere Akira, urlò e le corse al fianco, inginocchiandosi alla sua sinistra: “Akira-chan! Akira-chan sei viva! Tutto bene?!”

“Io… ora si… ora si… ma non è stata un mese semplice…” gorgogliò Akira, la voce rotta dall’emozione e dal dolore, mentre fissava felice i suoi commilitoni e richiamando alla mente gli eventi che l’avevano condotta lì.
 
 

 
[…]
 


Setsuna e Regina fecero alzare lentamente Akira, facendo passare le sue braccia sulle loro spalle e rimanendo ai suoi fianchi per tenerla dritta, ma il capitano del Comando Affari Segreti, pur lieta di aver ritrovato uno dei dispersi, non sembrava soddisfatta. Osservò Aya, quindi Nel, Grimmjow che si ripuliva dalla polvere e Halibel che trascinava di forza quello che sembrava un involucro di catene con qualcosa al suo interno e disse: “Il Quincy mi ha ingannato, mi ha detto che qui avrei trovato quel che cercavo… ma non pensavo fosse una dei nostri. Abbiamo perso i…”

“Setsuna-san, non abbiamo perso niente!” disse ridendo Regina.  Aya, sorridendo, tirò fuori dal suo borsello l’unità di memoria: “Ce l’aveva l’arrancar iena, Haribel-san l’ha sconfitto e ce lo siamo ripreso”

“La shinigami è modesta – disse Haribel – la sua padronanza del kido e della strategia è stata molto più utile del mio intervento. Ma ho avuto cura di usare una delle catene di Barragan trovate qui nei dintorni per legare meglio il vostro… ostaggio, suppongo!” e il Tercera Espada tirò ai piedi di Setsuna quel bozzolo di acciaio dal cui interno di vedevano due occhi vispi e impauriti.

“Le catene che Barragan usava qui nel palazzo inibiscono i poteri degli Arrancar quel tanto che basta da renderli mansueti – disse Nel, leggermente disgustata – Penso vi potranno tornare utili per il vostro ritorno a casa!”

“Pfft… fateglielo uccidere alla mingherlina con qualche folgore hollow… sarebbe uno spettacolo migliore…” disse Grimmjow, in un misto, ancora una volta, di ammirazione e scocciatura.

Setsuna prese a sorridere senza neanche rendersene conto: “Abbiamo… compiuto… abbiamo seriamente compiuto la missione!”

“Ammesso che le folgori e il calore non abbiano danneggiato troppo la memoria – disse Aya, rompendo un po’ l’entusiasmo – si, è missione compiuta, finalmente. Possiamo tornare a casa!”

Setsuna e Regina urlarono di gioia e anche Akira fu tentata di festeggiare, ma piuttosto tossì e chiese, confusa: “Scusate la domanda… ho capito che qui sia a… Heco Mendo…”

“Hueco Mundo!” le ringhiò contro Grimmjow.

“Si… scusate… ma… di preciso… casa… dov’è?” chiese quindi Akira, tossendo un’altra volta.

Setsuna se la caricò meglio sulla spalla e le sorrise: “Abbiamo tante cose da spiegarti, Kimura… ma per ora, pensiamo ad uscire di qui”

Ed il gruppo, lentamente, si avviò di nuovo verso Las Noches mentre in lontananza, con un infinito senso di impotenza e con la sensazione che qualcuno presto avrebbe reclamato le loro teste, Lyuka ed Emelrich rimasero a fissarle, protetti dalle abilità della shinigami. Le cose stavano prendendo una piega negativamente inaspettate e Neri Za, di certo, non ne sarebbe stata contenta.
 


_______________________________
 
 
Le Rovine e Marragas sono assolutamente opera della nostra fantasia, quindi..sì non sono canon! Sono dei luoghi che ci siamo inventate per questioni di trama, dato che nell'Hueco Mundo non ci sono così tanti posti dove poter effettivamente far svolgere delle azioni del genere. La Foresta dei Menos esiste, quindi è stato facile usare questo posto, ma gli altri due sono completamente inventati, ovviamente persino le spiegazioni che abbiato dato di quei posti sono inventatae! Spero che vi piacciano :)
Ora volevo darvi qualche info riguardo ai nemici, dato che abbiamo spiegato chi sono e che poteri hanno, però magari sarebbe carino approfondire meglio questi punti per chiarire eventuali dubbi!
- Lyuka: la sua zampakuto si chiama "
tōbu kamereon" e la forma fi rilascio, tradotta, sarebbe:" mimetizza, camaleonte orientale". Il potere principale di questa zampakuto nasce proprio dal suo nome: riesce a mimetizzarsi con l'ambiente nascondendo sia il corpo che la reiatsu, può esentendere la sua capacità anche ad alleati (per questo sono riusciti ad entrare nel palazzo di Aizen tutti e tre) ed è capace di sdoppiare il proprio corpo creando un'illusione di se stessa (sì, per chi se lo stesse chiedendo, è proprio un'abilità che ha un personaggio di League of legends!).
- Eiralos: il rilascio della zampakuto di questo arrancar è "Risa, Cannibarr", ovvero "Ridi Cannibar". Il nome Cannibar è una storpiatura di Canibal, ovvero "cannibale" in spagnolo. Eiralos prende spunto da una iena, sia per alcuni tratti del suo aspetto, sia perchè il verso della iena è comunemente noto come "ridere". 
I poteri della sua zampakuto si ispirano all'habitat della iena maculata, di conseguenza Eiralos è in grado, oltre che sfruttare la sua struttura fisica per attaccare, anche di generare una forte siccità intorno a lui, riacreando un caldo torrido che prosciuga tutti i liquidi del corpo.
- Emelrich: il suo Vollstandig si chiama "Teleportation" e, proprio come dice il nome, tutto ciò che viene colpito con la sua arma è in grado di teletrasportarlo in un determinato punto.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - The origins of the hollow masks ***


Capitolo 11
- The origins of the hollow masks -



 
Il terribile suono d’apertura del Garganta sorprese tutti quelli presenti nella sala dove erano soliti radunarsi i Capitani del Gotei 13 nell’edificio della Prima Divisone. Il Capitano Comandante delle tredici brigate, Kyoraku Shunsui, era intento a sentire l’accalorata spiegazione scientifica del capitano Kurotsuchi dietro l’apertura e la chiusura di quegli strani squarci. Ad accompagnarli ovviamente la vice di Kyoraku, Nanao Ise, e Akon, novello tenente della Dodicesima Divisione.
Arrivati al punto in cui Mayuri stava spiegando come lo strano terremoto del mattino aveva impedito qualsivoglia ed ulteriore ricerca sugli squarci, il Garganta si aprì e da esso emerse, sornione e fischiettando Urahara Kisuke seguito poi da Setsuna, Aya, Regina e dalla appena ritrovata Akira, rimessasi velocemente in sesto e che aveva passato gli ultimi minuti ad assillare le colleghe con le domande sul cosa fosse successo nel periodo della sua assenza.

“Wow… quindi questo è il mondo degli Shinigami? Un mondo separato dal nostro?!” chiese la ragazza, ondeggiando piano i capelli candidi mentre muoveva il viso a destra e a sinistra. Gli occhi verdi cercavano attentamente ogni dettaglio alieno, eppure si fissarono solo all’ultimo momento ai quattro shinigami che, in contemporanea, si erano ammutoliti per vedere i nuovi visitatori.

“Si, Akira, questo è il mondo degli shinigami…” rispose Aya, un po’ stanca del dover rispondere alle continue domande della shinigami nonostante Setsuna le avesse ordinato di placare ogni sua curiosità.

“Bleh, c’è troppa poca energia spirituale qui! Si stava meglio a Hueco Mundo! Mi sentivo più in forma!” disse Regina, ridacchiando mentre varcava per ultima il portale.

“Già… meglio… - disse Setsuna, fissandosi un attimo la mano. Sentì il reiatsu da hollow ribollire per un secondo prima di placarsi. L’aria di Hueco Mundo forse stava ancora dando gli ultimi segni di attività sul suo sangue hollow, pensò – Capitano Comandante Kyoraku, Capitano Mayuri, la missione è compiuta. La nostra visita a Hueco Mundo è stata prolifica…”

Kurotsuchi Mayuri fissò subito, quasi affamato, la scatoletta nera tra le mani di Setsuna mentre gli occhi del Comandante Kyoraku si puntarono sulla nuova ragazza: “Capitano Hayashi… quella bella shinigami dai capelli argentati non è dei nostri, vero?”

“Lei è Akira Kimura, una shinigami dello stesso comando di Regina… scomparsa in uno degli squarci quasi un mese fa. Alcuni Arrancar… non particolarmente amichevoli la tenevano prigioniera… tra le altre cose”.

Setsuna provò a spiegare il resto, ma Kyoraku si era già avvicinato ad Akira, facendole l’occhio dolce, ma la shinigami dei Void Territories non esitò un secondo ad assestargli una tallonata sulla testa in una frazione di secondo. Per qualche istante tutti si guardarono attorno mentre Kyoraku sbavava a terra, farneticando a denti stretti alcune avances, ma a questo punto Nanao si schiarì la voce: “Se… se l’è meritato. Prego, capitano Hayashi… ci può spiegare cosa è accaduto nei Void Territories? I tre Espada vi hanno dato problemi? Urahara-san ha di nuovo fatto esplodere una torre di Las Noches?”

“Ehi! Non ho mai fatto esplodere nulla!” intervenne Urahara, ma Kurotsuchi Mayuri lo interruppe, ridacchiando: “Dare fuoco, far esplodere… cambia poco, Urahara!”

“È successo che uno shinigami, un lancia-frecce come il quattrocchi del mondo umano e un arrancar con la ridarella ci hanno attaccato perché il vostro Aizen aveva informazioni su di noi nei suoi computer! Ah, tra l’altro – disse Regina, lanciando contro gli shinigami un bozzolo piuttosto comico di catene – l’arrancar che ci ha attaccato lo abbiamo pure catturato!”

“Desideriamo interrogarlo noi nei Void Territories, se è possibile. Poi potremo pure lasciarvelo, ma il nostro Comandante penso esigerà di interrogarlo e non voglio… contravvenire ad altri ordini” disse Setsuna, deglutendo e innervosendosi al pensiero di Uminojoo ancora più arrabbiata.

“Aizen… aveva dei dati su di voi?!” disse Mayuri, eccitato, ma Akon al suo fianco cercò di riportarlo alla realtà: “Capitano… hanno anche detto che uno shinigami, un arrancar e un quincy hanno collaborato per attaccarli”.

Kyoraku, ripresosi, fissò l’arrancar avvolto di catene: “Nanao, tieni d’occhio il prigioniero … e voi… spiegatemi tutto quanto, cortesemente…”

Urahara si levò il cappello e cominciò a spiegare, con voce stranamente grave, quello che era successo nelle ultime ore, continuando a guardare male il suo vecchio tenente che, avido di informazioni, stava letteralmente allungando le mani verso l’unità di memoria contenente i dati di Aizen. Nanao, nel frattempo, teneva il cumulo di catene che praticamente imbozzolava l’arrancar prigioniero.

“L’unico problema è che forse… potrei aver danneggiato l’unità di memoria con una scossa elettrica di troppo. Dobbiamo controllare l’integrità il prima possibile, quindi temo di non potermi trattenere oltre. Farò aprire uno squarcio e torneremo tutti nei Void Territories…” concluse Setsuna, ma Kurotsuchi Mayuri alzò un dito: “Oh, capitano Hayashi… temo ci sia stata una piccola anomalia: ogni squarcio presente tra i mondi pare essersi chiuso all’improvviso, generando un terremoto, definendolo impropriamente, di lieve entità. Da ore non abbiamo più registrato alcun fenomeno, forse l’anomalia si sta arginando…”

Aya deglutì rumorosamente: “Se il fenomeno si sta arginando…”

“Vuol dire che siamo bloccate qua?!” terminò Setsuna. La capitana impallidì ma prese il comunicatore che aveva in tasca e lo attivò, cercando di contattare il Comandante Uminojoo. Il “telefono” squillò per alcuni istanti e alla fine la voce austera dell’Alto Comandante, seppur lievemente disturbata, placò le paure della shinigami: “Capitano Hayashi, mi sente? Rapporto!”

“Comandante… abbiamo compiuto la nostra missione, siamo nuovamente nella Soul Society. Qual è la situazione degli squarci?!”

Uminojoo esitò: “C’è stata una forte scossa, stiamo arginando nuovamente i danni… e il macchinario degli squarci stenta ad aprirne uno. Il capitano Gakusha ha parlato di una sorta di esaurimento dell’energia, ha lasciato intendere che i nostri esperimenti e viaggi hanno alterato l’equilibrio degli squarci ma ha già messo a punto un prototipo. Poche ore e potremo portarvi a casa, a meno che non abbiate la possibilità di ridurvi alle dimensioni di un sassolino e passare da un micro-squarcio!”

Urahara e Mayuri alzarono un dito in contemporanea, ma Regina fece loro segno di tacere, condendo la minaccia con un ringhio feroce. Setsuna sospirò: “Analizzeremo qui i dati, nel frattempo, e aspetteremo la vostra chiamata… Com’è la situazione, comandante?”

“Il terremoto è stato violento. Diverse vittime – la voce di Uminojoo si incrinò – Un distretto del quadrante est è stato totalmente evacuato. Dobbiamo essere più cauti, Gakusha sta lavorando a qualcosa che chiama “stabilizzatore” per aprire squarci senza… le conseguenze. Fate in fretta il vostro lavoro, Hayashi…”

“Sissignora… la terrò aggiornata” concluse Setsuna, chiudendo la comuncazione. Regina, Aya e Akira si guardarono confuse, quindi la shinigami dai capelli bianchi parlò: “Che sta succedendo, capitano Hayashi?”

“Un altro terremoto… non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo analizzare i dati” disse secca Setsuna e Mayuri, ancora una volta, intervenne, fissandola con estrema bramosia: “Venite nei miei laboratori… sarò lieto di prestarvi le mie attrezzature per controllare tutti i dati che volete…”

“E magari farne qualche copia, vero Mayuri?” disse, ridacchiando, Urahara, fissandolo con sguardo penetrante. Kurotsuchi lo ignorò e cercò di prendere i dati, ma Setsuna fece un passo indietro. Aya intervenne: “Penso sia equo condividere i dati, quindi accetteremmo volentieri di usare i vostri laboratori. Ma la copia dovrà essere autorizzata dal capitano Hayashi e all’Alto Comandante Uminojoo, senza nessun trucco. Noi siamo stati trasparenti con voi e vi abbiamo fornito informazioni sensibili sul nostro mondo. Un buon scienziato farebbe altrettanto”.

Punto nell’orgoglio, il Capitano della Dodicesima Brigata si voltò: “Certo, ovviamente solo previa autorizzazione. Prego, utilizzate i miei laboratori, Akon vi accompagnerà. Io ho da attendere compiti più impellenti, perdonatemi” e il bizzarro capitano andò via di corsa, lasciando il suo vice, esasperato, a fare il lavoro che gli sarebbe spettato.

“Il prigioniero se volete lo sistemeremo nelle celle della Prima Divisione. Potrete riprenderlo quando partirete” disse Nanao, prendendo la parola e dando un calcio all’arrancar avvolto dalle catene, che mugolò.

“Grazie, siete molto gentili” concluse Setsuna con un inchino e il tenente della Prima Divisione strattonò con forza il prigioniero, trasportandolo verso il retro della stanza mentre altri due shinigami, comparendo dal nulla, prendevano a scortarla. Kyoraku fece un brevissimo inchino e quindi fece un cenno con la mano ad Akon che, sospirando, si fece avanti: “Prego, seguitemi… vi faccio andare a lavorare in pace…”.

Setsuna annuì piano e prese a seguirlo, seguita dalle altre tre commilitone, ma Akira prese da parte Aya e Regina in modo che fossero qualche passo più indietro: “Ma qui sono tutti così pazzi? Perché quel tizio con la faccia da pagliaccio a me fa paura!”

Regina grugnì: “Qui sono tutti pazzi… e dicono che noi siamo di un mondo leggendario!”

Akira sbigottì: “Loro hanno un capitano vestito con una maschera a strisce e un copricapo giallo!”

Aya, per la prima volta, rise e la sua risata inaspettata contagiò le altre due donne dei Void Society mentre Setsuna, pensierosa, seguiva lo strano tenente, troppo presa dai disastri che pendevano sul suo mondo come una spada di Damocle per poter ridere delle stranezze di un mondo alieno a cui, purtroppo, si era dovuta abituare troppo presto
 

 
[…]
 

L’enorme schermo dello studio privato di Akon era al centro dell’attenzione di tutti, soprattutto la lenta barra di caricamento che vi dominava.
“La brutta notizia è effettivamente che la memoria è danneggiata. La buona notizia è che possiamo provare a ripristinare tutto. Non dovrebbe volerci molto e quasi sicuramente riusciremo a recuperare i dati. Però… in effetti… sarebbe una copia dei dati salvata poi nei nostri database. Credetemi, è l’unico modo, non voglio fare le parti del capitano…” aveva detto Akon pochi istanti dopo aver collegato l’unità di memoria ai suoi computer.
Setsuna non aveva esitato un secondo a dare l’assenso, fidandosi della buona fede e dell’evidente imbarazzo di Akon per l’operato del suo superiore, ed in quel momento attendevano che l’operazione di copia e ricostruzione dei dati andasse a buon fine. Tutte e quattro le donne provenienti dai Void Territories attendevano con il fiato sul collo e quando finalmente quel caricamento terminò, mostrando sullo schermo una cartella piena di file, tutte saltarono per l’entusiasmo.

“Si! Si dannazione! Almeno una cosa che va dritta!” sbottò Setsuna, dando una fortissima pacca sulla spalla di Akira, quasi facendola cadere.

Aya fu la prima, tuttavia, a ricomporsi e ad avvicinarsi al pc, cominciando in pochissimo tempo a scartabellare i file. Prese a sussurrare: “Sperimentazioni… indagini… rapporti con… gli autoctoni… Un… informatore… collega?... Setsuna, Regina, Kimura… venite a leggere…”

Le tre si avvicinarono, timorose, e Regina prese a leggere velocemente e ad alta voce il file che aveva aperto Aya.

“Diario delle ricerche, giorno 1; siamo arrivati nei cosiddetti Void Territories meno di un giorno fa. Aizen-sama ha liberato un locale sotterraneo e ha manipolato gli autoctoni in modo da poter creare una base temporanea. Ha incaricato me di tenere d’ora in poi i registri delle attività. Il Corvo Shinigami è sotto sedativi, Aizen-sama sta preparando una cella con specifiche difese e restrizioni. Ci vorrà tempo”

“Il corvo shinigami? Non penso si riferisca a me, vero?! Io non lo conosco questo Aizen, lo giuro Vice-Capitano Hierrobosque!” disse allarmata Akira.

“Il file sembra essere stato creato qualcosa come cento anni fa… non penso c’entri nulla col tuo rapimento, Kimura… - disse Aya, scorrendo il file e mostrando i testi di quell’insolito diario – Aizen ha portato uno shinigami e qualcuno con sé, la stessa persona che ha scritto questo resoconto… non sembra una persona paziente, ma sembra temere Aizen…”

Setsuna mise mano alla tastiera e continuò a leggere il documento, andando poi a leggere un’annotazione in particolare: “Giorno 34: La base è operativa. I collaboratori tutti uccisi, meno di uno. Aizen-sama dice sia una risorsa preziosa, mi affiancherà negli esperimenti. Il Corvo è ormai legato nella sua cella ed è docile. La prima infusione di potere dallo pseudo-Hogyoku di Aizen-sama è avvenuta con successo. Siamo in attesa di risultati. Aizen-sama ha detto che se ne occuperà personalmente”

“Hogyoku?” chiese Aya ad Akon. Il tenente annuì: “È un artefatto estremamente potente, capace letteralmente di compiere metamorfosi al limite del miracoloso sui corpi di Hollow e Shinigami… miracoli per trascendere il limite tra gli shinigami e gli Hollow… Aizen con questo metodo ha anche creato gli shinigami con sangue Hollow, i Vizard…”

Setsuna e Akira spalancarono gli occhi ma fu Akira a scattare questa volta: prese il controllo e scrollò velocemente il diario. Parlava della produzione di hollow dalle anime torturate di shinigami; parlava di esperimenti terribili per potenziare una abilità non meglio specificata del “Corvo Shinigami”, cosa non gradita da chiunque stesse scrivendo quel diario, sempre più spazientito da quel compito e dai compiti che Aizen affidava a… lei.

“Giorno 82: Aizen mi ha fatto raccattare una ragazza mezza morta per i suoi esperimenti di hollowificazione. Redigere questi dossier è stata la parte più odiosa di tutte…” lesse Akira mentre le altre, allibite, assistevano alla shinigami appena salvata che cliccava sulla parola “dossier”: una nuova cartella si aprì, piena di altre cartelle con vari numeri identificativi. Akira prese ad aprirle in ordine e ciò che scoprì lasciò tutti inorriditi: esperimenti dettagliati su orfani, delinquenti, malati raccattati dalle strade dei Void Territories e sottoposti a hollowificazione forzata.

“Porca… tutto questo è… disgustoso… - disse Regina, finchè i suoi occhi non si posarono sul contenuto della cartella 35 – Akira-chan, no!”

Ma Akira aveva già visto… sé stessa, stesa su un letto di ambulatorio, con una sostanza bianca che le usciva dalla bocca. Senza dire nulla, aprì il file di testo presente nella cartella e lo lesse ad alta voce: “SOGGETTO 35: Donna. Poteri Shinigami Latenti. Portata alla base in condizioni disperate su ordine di Aizen. Sottoposta al processo di hollowificazione, ha mostrato una straordinaria affinità. Ferite mortali rimarginate all’istante; tempo di perdita del controllo ridotto. Causa natura dei poteri latenti da shinigami, è sottoposta a sedazione costante dal momento della stabilizzazione dei propri poteri. Il processo va raffinato, ma al momento è stabile. Verrà rilasciata nei Void Territories a breve.”

“Akira… questo… questo…” cercò di dire Setsuna mentre Regina allontanava Akira dal pc: stava piangendo.

“Il giorno in cui hanno attaccato la mia famiglia… pensavo fosse stata la rabbia a farmi diventare un Vizard… una settimana di buio dopo che la mia famiglia è stata sterminata dai banditi… mi hanno… mi hanno fatto…”

Setsuna continuò a cercare nella cartella, trovando costanti aggiornamenti sulla vita di Setsuna, con tanto di documenti riservati del Comandi, referti medici e foto che ricostruivano la carriera e la crescita della shinigami per i successivi mesi. Setsuna a quel punto fu troppo consumata dalla curiosità. Come un lampo continuò a cercare tra tutti i soggetti delle ricerche folli di Aizen e alla fine… trovò quello che cercava e lesse, bisbigliando e fremendo di rabbia.

“SOGGETTO 52: Donna. Shinigami membro del Comando Affari Segreti. Alcuni collaboratori esterni hanno creato l’occasione per sperimentare sul suo corpo. Occasione rara visto il suo livello già alto e il potenziale ancora non espresso. Tenuta sedata costantemente e sottoposta da Aizen a ipnosi e incantesimi capaci di alterare le sue percezioni in modo da essere sicuri non ricordi nulla dopo il rilascio. L’infusione di potere Hollow si è rivelata turbolenta, con una manifestazione della creatura a livelli paragonabili a quelli di un Vastolorde. La transizione, seppur instabile in prima battuta, si è stabilizzata velocemente. Le istruzioni sono di farla ritrovare ai membri dei Comandi tra qualche giorno. Il nostro alleato ne monitorerà la crescita”

Le foto che accompagnavano quel referto erano inequivocabili: sul lettino non c’era più Akira ma Setsuna, che si dibatteva come una furia mentre sparava Cero e la sostanza bianca che componeva la maschera Hollow la avvolgeva tutta. Anche per lei c’era una documentazione completa per circa l’anno successivo, con foto e referti che avrebbe potuto reperire solo una…

“… spia… nei Void Territories c’è qualcuno che ha aiutato Aizen a rapirci e a… trasformarci…” mormorò infine Setsuna, allontanandosi.

Regina teneva sulla spalla Akira, infine arresasi a quella folle situazione, ma Aya, freddamente, chiuse la cartella relativa alle hollowificazioni e tornò al diario delle ricerche, scorrendo in avanti di quasi un mese i giorni: “Giorno 107: Aizen sta sforzando il Corvo sempre di più e mi costringe a sottoporlo ad un potenziamento continuo. Quell’ameba di Shinigami sembra si sia abituato all’Hogyoku, ne è uscito terribilmente potenziato, ma comunque non reggerebbe senza il mio intervento. Aizen mi sta prosciugando e sono stufa di stare qui nella base. Mi manda fuori solo per adescare gente che lui utilizza come cibo per il suo prezioso Hogyoku… se solo avessi io quell’affare…”

“Il corvo sembra proprio essere al centro dei piani di Aizen… e forse è per questo che non ci sono dati evidenti su di lui qui… ma la donna che sta scrivendo questi registri non è più tanto fedele ad Aizen… e neanche di fare il lavoro sporco al suo posto…” concluse Akon mentre Aya continuava.

“Giorno 185 – lesse ancora Aya, ad alta voce e lentamente, facendosi sentire bene dalle altre – Aizen ha deciso di smettere di giocare con gli Shinigami trasformandoli in mezzi Hollow. Sta facendo circolare un po’ l’Hogyoku tra gli arrancar più disperati, ma devo ammettere che in questo mondo gli Arrancar sono decisamente più evoluti di quanto lo fossero quelli di Hueco Mundo prima dell’arrivo di Aizen. Forse allearsi con gli Shinigami porta a questo? Per quel che mi compete, meglio così: gli arrancar almeno sfogano i loro poteri in eccesso fuori da questa base… l’ultima shinigami sottoposta a hollowificazione ha letteralmente fritto la stanza dove era chiusa e per poco non folgorava il computer principale con tutti i dati salvati!”

“Suppongo parli di me…” ridacchiò, amara, Setsuna, riavvicinandosi al pc e scorrendo i file. Ma man mano che i giorni passavano, la scrittrice diventava sempre più indolente verso i compiti e verso il trattamento riservato al misterioso corvo, finchè non giunse il giorno 212.

“Giorno 212: Il corvaccio è morto per due minuti buoni. Quel maledetto di Aizen ha costretto me e quel bastardello del mio “collega” a riprenderlo spendendo buona parte del nostro Reiatsu. Lo avevo avvisato che non avrebbe retto, e invece lui insiste con questa dannata precisione degli spostamenti e con la Chiave del Re! Non so neanche cos’è la chiave del re! Io so solo che voglio uscire di qua, e comincio a compatire il povero mollusco vittima di questi esperimenti”

Akon ascoltò Setsuna leggere quell’estratto e sbiancò terribilmente, ma la capitana lo interrogò nonostante tutto: “Cos’è la Chiave del Re?”

“Serve… è un’autorizzazione, una sorta di lasciapassare a base di kido, per accedere al mondo del Re degli Spiriti. Chi vi accede può provare ad uccidere il Re degli Spiriti e… prenderne il posto… era questo il piano di Aizen e anche il piano dell’uomo che, pochi mesi fa… ha quasi distrutto l’universo come lo conosciamo…”

Le quattro donne dei Void Territories lo fissarono, incredule, ma Setsuna non riuscì ad elaborare tutto quanto. Riuscì solo meccanicamente a scorrere il file fino all’ultimo giorno registrato.

“Giorno 380: il piano è pronto. Quello stronzo di Aizen sarà pure fortissimo, ma nel suo continuo pensare a sperimentare sulle anime degli autoctoni non è riuscito a prevedere nulla. È stato divertente tenere questo diario… Aizen neanche lo leggeva, quindi l’ho tenuto per me… ma da domani non mi servirà più… vado a sciogliere le catene del mio amatissimo corvetto e da domani… io sarò la regina… e Aizen non riuscirà mai più a tornare nei Void Territories!”

Aya allontanò piano Setsuna dalla tastiera e cominciò ad elaborare le informazioni ad alta voce: “La donna che ha scritto questo file e teneva gli appunti deve aver fatto qualcosa per cacciare via Aizen. Usando il Corvo Shinigami… probabilmente è lui la chiave per viaggiare nel nostro mondo, visto che nelle ultime annotazioni parla di spostamenti e di una chiave per un mondo separato da questo e dal nostro… la Chiave del Re… Aizen ne voleva un surrogato, una sostituzione… Quindi Aizen ha interrotto gli esperimenti per l’ammutinamento della donna che scriveva questo diario oppure… se ha avuto successo… la donna è riuscita a mandarlo via?”

“E se quella bastarda fosse ancora nei Void Territories?! Forse c’è ancora quello shinigami e soprattutto” urlò Regina, ma l’ultima parola la disse Setsuna, livida.

“Il suo collega – disse la capitana con voce secca – l’autoctono, come ha scritto più volte, che l’ha aiutata a curare il corvo e a rapire gente per dare ad Aizen carne da macello… un traditore dei Void Territories, che forse sta continuando ancora oggi ad aiutarla, se questa donna è ancora nostra ospite…”

Aya rifletté in silenzio, ma alla fine fu Akira, con gli occhi lucidi, a ringhiare la verità che nessuno voleva affermare: “Ma per raggiungere anche un vice e passare inosservato per così tanto tempo… il traditore non dovrebbe essere un membro di uno dei Comandi?”

Akon si grattò la testa, molto a disagio, mentre Setsuna e Regina ringhiavano di rabbia e Aya, insicura sul da farsi, riprendeva a salvare i file ricostruiti per poterli portare con sé nei Void Territories.

“Una Talpa – concluse Setsuna – Questo vorrebbe dire che per cento anni potremmo aver avuto una talpa senza che nessuno se ne accorgesse…”

Il capitano del Comando Affari Segreti attese che Aya finisse il trasferimento dei dati prima di dirigersi di gran passo verso l’edificio della Prima Brigata. Tornare nei Void Territories era ormai diventato della massima priorità.


 
[…]


Fu il capitano Kyoraku a voler contattare personalmente il Comandante Uminojoo, chiedendo cortesemente a Setsuna di poter usare il suo dispositivo di comunicazione. Sembrava essere rimasto terribilmente appesantito circa le rivelazioni su ciò che aveva fatto Aizen e dei probabili suoi collaboratori rimasti a combinare guai in un mondo che poi tanto sconosciuto e alieno non era, viste le ingerenze continue dell’ultimo secolo.
Fu Kyoraku a spiegare a Uminojoo chi fosse Aizen Sousuke, quale fosse stato il suo piano e che fine avesse fatto, oltre a spiegare cosa fosse, nel dettaglio, il Rei-O e il suo mondo separato e quello che era accaduto solo pochi mesi prima tra Shinigami e Vandenreich. Uminojoo, dopo i saluti formali, aveva ascoltato la lunga spiegazione in silenzio.

 “Aizen non smette mai di dar fastidio… e ora non possiamo neanche andare a interrogarlo… la Camera dei 46, il nostro organo decisionale e giudiziario, ci ha imposto di portarlo nuovamente in prigione sotto la massima sicurezza, i sigilli che lo trattenevano sono stati ritenuti troppo fragili e sono stati rinforzati – e il capitano si toccò il petto, come se sentisse prurito – Fortuna vuole che è ancora in corso di guarigione…”

“Capitano Kyoraku, con tutto il rispetto possibile, quello che mi ha raccontato è intollerabile! Tutto questo caos, l’equilibrio stesso di interi mondi… per una scheggia impazzita che non siete riusciti a controllare!” urlò al telefono, con voce autoritaria e carica di astio, Uminojoo. Alle quattro sue sottoposte parve di sentire la sua Reiatsu anche attraverso il comuncatore.

Urahara bisbigliò qualche parola a Nanao dal fondo della sala in cui si erano rifugiati mentre i due comandanti supremi parlavano tra loro per poi andare via, ridacchiando come suo solito.

Kyoraku sospirò e per un secondo gli apparve un’espressione terribile sul volto, oscura e quasi perversa: “Da quanto mi è stato riferito, Alto Comandante, probabilmente anche lei capirà cosa significa avere a che fare con un traditore rimasto troppo tempo a piede libero…”

Uminojoo, straordinariamente, tacque. Fu di nuovo Kyoraku a parlare: “Noi vogliamo aiutarvi. È colpa nostra se Aizen ha potuto giocare a fare Dio e vi aiuteremo. Manderemo con le vostre meritevolissime collaboratrici una squadra di capitani e vicecapitani per aiutarvi a risolvere la faccenda il prima possibile…”

“No” disse laconica Uminojoo tramite il comunicatore.

“L’alto Comandante adesso viene qua e ammazza tutti, me lo sento…” disse Regina, impaurita.

“Non siglerò nessun tipo di alleanza tramite queste… accozzaglie tecnologiche. Se qualcuno dei vostri dovrà entrare nel MIO mondo… allora è il momento che parliamo e sigliamo l’alleanza faccia a faccia. Da Comandante a Comandante. E finalmente potrò conoscere questi mondi… alieni di cui ormai non riuscirò più a liberarmi.”

“Oh no, vuole per davvero venire ad uccidere tutti…” bisbigliò Akira. Aya sorrise e Setsuna, pur cercando di mantenere la calma, in cuor suo cominciò a pensare che l’Alto Comandante volesse davvero annegare la Soul Society coi i suoi devastanti poteri.

“E io sarei lieto di riceverla e di farle conoscere tutto quello che desidera! Potrebbe essere un incontro epocale! Venga pure accompagnata da chi vuole, saremo lieti di accogliervi e di aiutarvi. Io, nel frattempo, metterò a disposizione i miei uomini migliori!” disse, con fare decisamente più gioviale, Kyoraku. L’alto Comandante Uminojoo tacque per alcuni secondi, quindi disse: “Saremo lì tra due ore, il tempo di terminare gli ultimi test. Hayashi, Hierrobosque, Sanjusan e Kimura, mi sentite?!” terminò il comandante, urlando così forte da riempire la sala con la sua voce.

“Sissignora!” risposero all’unisono le quattro donne dei Void Territories.

“Avete fatto un ottimo lavoro e sono lieta che siate tutte sane e salve. Ora però rimanete lì dove siete. Stiamo arrivando” disse Uminojoo per poi chiudere la comunicazione.

Kyoraku sospirò e si avvicinò alle ragazze, consegnando il comunicatore a Setsuna. Regina gli diede una pacca sulla spalla: “Stia tranquillo, il Comandante fa sempre questo effetto!”

“Dovrebbe vedere quanto fa paura alle reclute al primo giorno di Accademia!” disse, ridacchiando nervosamente, Akira.

“Urahara-san dove è andato?” chiese dunque Aya mentre Nanao si avvicinava a loro. La vice di Kyoraku si sistemò gli occhiali sul naso: “Aveva previsto l’idea del Capitano Comandante di formare una squadra di aiuto ed è andato a contattare il capitano Kuchiki e… Hueco Mundo”.

Kyoraku sorrise: “Una missione congiunta Shinigami-Arrancar! Potrebbe essere una svolta! Ma come mai è andato da Byakuya-kun?”

Nanao scosse la testa: “Non Kuchiki Byakuya… Kuchiki Rukia…”; Kyoraku scosse la testa: “Ah… ma l’avevamo mandato in vacanza per tenerlo lontano da questi affari…”

Le quattro dei Void Territories si guardarono confuse, quindi Setsuna chiese: “Che sta succedendo?”

Kyoraku le sorrise: “Sta arrivano la cavalleria, dal mondo degli arrancar e… anche dal mondo degli umani…”

 
[…]
 

Kuchiki Rukia, ancora in attesa di conferma e investitura ufficiale ma de facto il nuovo capitano della Tredicesima Brigata del Gotei 13, attendeva in piedi sulla cisterna di fronte alla casa del suo vecchio amico e compagno d’armi. Tirò fuori un cellulare nuovo fiammante, concessione di Urahara, e controllò le notifiche.

“Dieci minuti e siamo a casa” recitava il messaggio. I dieci minuti erano passati da oltre venti minuti. Rukia sbuffò mentre la luna sorgeva alle sue spalle. Ci vollero altri dieci minuti prima che Ichigo Kurosaki, accompagnato da suo padre Isshin e dalle sorelle Yuzu e Karin facesse la sua comparsa. La reazione fu immediata.

“Dove eri finito, cretinoooooo!?” urlò Rukia, precipitandosi su Ichigo con un drop kick devastante sul ragazzo dai capelli arancioni.

Nel suo vecchio gigai con il solito vestito leggero, la shinigami continuò a sbatacchiare Ichigo contro l’asfalto mentre salutava il resto della famiglia Kurosaki.

“Yo Rukia-chan…” disse Karin mentre sua sorella Yuzu le abbracciava la testa, incurante di quello che faceva a suo fratello.

“Rukia-chan! Qual buon vento ti porta qui! Scusaci, abbiamo trovato traffico dalla stazione a casa… non potevo mica far tornare Ichigo a casa saltellando come un pazzo. Lascio questo piacere a Kon!” disse gioviale Isshin, fissando Rukia. Sembrava nervoso.

“Capi… ehm, Kurosaki-san, ho bisogno di parlare con Ichigo. È urgente. Mi manda Urahara….”

Ichigo si riprese immediatamente e si alzò, sistemandosi i capelli tagliati di fresco. Fissò prima Rukia e poi suo padre, capendo che il vecchio gli aveva nascosto di nuovo qualcosa: “Oh, vecchiaccio… che altro mi hai nascosto?! Prima mi mandi per settimane in vacanza con tutti gli altri e poi mi vieni a riprendere dalla stazione facendo il papà perfetto…”

Rukia si schiarì la voce: “È in corso una strana… evoluzione degli eventi. Abbiamo dei problemi che forse saresti felice di aiutare a risolvere”.

Isshin fece uno sguardo serio al figlio, quindi appoggiò le mani sulle spalle delle due figlie, curiose ma in silenzio accanto al fratello, e le portò in casa.
Ichigo digrignò i denti: “Che succede? La Soul Society è ancora in pericolo? Yhwach?”

Rukia scosse la testa: “No, stavolta la Soul Society non c’entra, ma tutto potrebbe essere coinvolto. C’è… qualcosa di nuovo all’orizzonte… e gente che deve essere protetta. A quanto pare da altre macchinazioni fatte da Aizen anni e anni fa…”

Ichigo strinse il pugno sinistro e mise la mano destra in tasca, stringendo il distintivo da sostituto shinigami, quindi sorrise fiero: “Va bene, se dopo avermi spedito in vacanza forzata mi siete venuti a cercare, allora deve essere seria. Vado a prendere Kon e a salutare i miei. Vai ad avvisare gli altri, ci vediamo da Urahara per partire tra qualche minuto”.

“Ishida ci aspetta là, tu fai in fretta, sai quanto ci tiene alla puntualità!” concluse Rukia, cominciando a correre per poi sparire lungo la strada.

Ichigo tirò fuori dalla tasca il distintivo e lo fissò, sospirando: “Pronto, Zangetsu? Ti senti in forma?”; il teschio sul distintivo lo fissò, immobile. C’era ancora una leggera impronta della reiatsu di Ukitake al suo interno e Ichigo quasi sentì la mancanza del capitano malaticcio della tredicesima brigata. Chiuse gli occhi, alzò il capo e si rimise il distintivo in tasca, quindi spalancò la bocca: “VECCHIO! – urlò a pieni polmoni – CHE ALTRO AVETE COMBINATO VOI DEL CIRCOLO RICREATIVO DI URAHARA, EH!?” e si avviò verso casa.

Dieci minuti dopo, un’ombra nera con una spada enorme dalla lama ricurva uscì dalla finestra del secondo piano di Casa Kurosaki, pronta a ritornare a vedere un po’ di azione.
 

 
[…]
 

Quando lo squarcio si aprì, la sua forma era perfettamente circolare e il rumore che produsse, per quanto sgradevole, era identico a quello dei Garganta hollow. E con precisione chirurgica, lo squarcio si aprì nel centro della sala riunioni della Prima Brigata, di fronte ad una selezione di capitani di tutto rispetto: con Kyoraku al centro dello schieramento, accompagnato dalla fedele Nanao, c’erano il capitano della Quinta Divisione, Shinji Hirako, e la sua vice, Momo Hinamori; il capitano della Sesta, Byakuya Kuchiki, accompagnato dal tenente Renji Abarai; Zaraki Kenpachi, capitano dell’Undicesima Brigata, da solo, che osservava il portale con aria scocciata; e Rukia, con un leggero fiato e senza l’haori da capitano addosso, non avendo avuto ancora modo di essere ufficialmente dichiarata capitano.
A pochi passi da loro, sulla sinistra, c’erano i tre signori di Hueco Mundo, con tanto di Trio Bestias alle spalle di Haribel e Dondochakka e Pesche alle spalle di Nel; sulla destra invece c’era il gruppo dei Void Territories, in attesa fremente dell’arrivo del loro comandante. E alla fine dal portale emerse prima il vice-capitano, Gautama Tenzin, camminando lentamente e con le mani nella posizione di meditazione e, infine, con un enorme scoppio di Reiatsu, emerse Nami Uminojoo, terribile e bellissima.

Tutti i presenti soffrirono per la pressione spirituale, chi più chi meno, e Kyoraku ridacchiò: “Questa donna è la versione sexy di Yama-jii…”

Kenpachi sorrise, preso da piacere estatico, e strinse la mano sull’elsa della spada: “Voglio combattere con lei…”; Grimmjow, straordinariamente, imitò lo shinigami.

“Questi sono pazzi…” concluse Akira, facendo ridacchiare Regina. Setsuna si fece avanti e le altre la seguirono, fermandosi poi ad un passo da Uminjoo, con il portale che si chiudeva alle sue spalle, e facendole un profondo inchino.

Uminojoo annuì e disse: “Dopo mi farete rapporto” per poi indirizzarsi verso il Capitano comandante. I loro soprabiti stranamente si assomigliavano!

Kyoraku si inchinò con fare sciantoso e guardò Uminojoo intensamente col suo unico occhio buono: “Benvenuta nella Soul Society, Uminjoo-sama! Io, Kyoraku Shunsui, capitano della Prima Brigata e Capitano Comandante del Gotei 13, le do il benvenuto a nome di tutti i capitani e di tutte le brigate, qui rappresentate oggi da coloro che ho selezionato come corpo diplomatico per l’occasione!”

“Avete selezionato Kenpachi come membro del corpo diplomatico?! Ecco perché avete chiamato anche me!” disse una voce alle loro spalle: dalla porta laterale entrò Ichigo, in tenuta da Shinigami, che veniva picchiato da Yoruichi al suo fianco per la sfrontatezza, accompagnato da Inoue, Chad e Ishida, in divisa da combattimento. Non molti apprezzarono rivedere i simboli quincy sulla giacca di Ishida.

Urahara comparve alle spalle di Setsuna, ridacchiando: “Abbiamo chiamato tutta la cavalleria, contente? Presto saprai cos’è un Getsuga Tensho!”

Setsuna, confusa, si girò per guardare il biondo shinigami trasandato, che però con fare sbarazzino andò a stringere la mano del Comandante Uminojoo: “Ma che piacere finalmente conoscerla! Sono Urahara Kisuke dell’Urahara Shop, consulente tecnico della Soul Society! Che bello vedere il capo del leggendario mondo dei Void Territories!”

A quel punto Yoruichi prese per i capelli Urahara e lo tirò via, fissandolo malissimo e lasciando i due Comandanti a parlare. Entrambi avevano espressioni confuse sul viso.

“Il vostro è un mondo chiassoso…” disse Uminojoo, allibita.

“Lo è diventato da quando sono comandante io, temo. Il mio predecessore era molto più simile a lei, non so cosa gli sia passato per la testa quando mi ha nominato suo erede!” rispose ridacchiando Kyoraku.

“Oh, è un mondo chiassoso anche il mio… specie ultimamente…” disse Uminojoo, rilassandosi leggermente.

“Venga, le presento la squadra che vi seguirà nei Void Territories… se vorrà. Prego! Venga anche lei signor…” disse Kyoraku rivolto al vice di Uminojoo: “Mi chiami Gautama, comandante… grazie per la cortesia”.

Il gruppo dei comandanti e dei vice si diresse verso gli shinigami e gli espada mentre Urahara tornava da Setsuna, Regina, Aya e Akira accompagnato dal gruppo dei difensori di Karakura.

“Quindi sono loro gli alieni?! Io mi aspettavo gente più spaventosa!” disse Orihime, stringendo la mano a tutte le ragazze e sorridendo cordialmente.

Chad, come sempre gigantesco e austero, sorrise gentile mentre Ishida aveva l’aria tremendamente scocciata. Yoruichi fissò le ragazze con un largo e furbo sorriso, affiancandosi a Urahara.

“Signore dei Void Territories, vi presento Ichigo Kurosaki, Sado Yasutora e Inoue Orihime. Il vecchio brontolone Ishida lo conoscete già!” disse allegro Urahara. Ichigo salutò con uno “Yo!” e fissò incuriosito tutte le nuove conoscenze: “Due Vizard, un arrancar e una shinigami… il vostro mondo deve essere interessante!”

Setsuna contrasse la mascella: “Lo aveva pensato anche il vostro Aizen…”

“Prima di fare esperimenti su Shinigami e Arrancar e chissà che altro!” sbottò Regina, ma Ichigo rise sardonicamente: “Almeno non vi siete sorbiti i suoi discorsi… qui siamo stati tutti pedine di Aizen, in un modo o nell’altro”

“È una fortuna che non sia lui il nostro nemico, chiunque altro sia rimasto nel vostro mondo, comunque sarà meno fastidioso dell’Ipnosi Totale di Aizen…” concluse Ishida, sistemandosi gli occhiali.

“E ovviamente vi aiuteremo ad arginare tutti i danni, contate su di noi!” aggiunse Orihime, prendendo le mani di Regina e sorridendole calorosamente.
L’arrancar la guardò stranita: “Com’è che una shinigami qua non ha paura di un arrancar?!”

“Io sono umana!” disse Orihime, sorridendo ancora più caldamente.

“Un’umana?! Ma che… loro possono… ma…” esordì Regina, confusa, ma a quel punto fu Urahara a interromperli.

“Che ne dite se le spiegazioni ve le fate in viaggio? Pare che i nostri comandanti si stiano stringendo le mani e abbiano concluso le trattative!”

Il gruppo di Ichigo e le quattro ragazze dei Void Territories si girarono per osservare l’epocale stretta di mano tra i due comandanti. Chad sorrise e mise una mano possente sulla spalla di Regina: “Vi aggiorneremo noi su tutto, anche per noi umani è stato difficile accettare tutto questo, capiamo il vostro sconcerto. Aiuteremo per quanto possibile”

“Oh… grazie… ehm… Sad?” rispose Regina.

“Chiamatemi pure Chad” disse a bassa voce e sorridendo il grosso fullbringer. Setsuna osservò la scena, incuriosita e chiedendosi come fosse possibile, in un mondo in cui tutti sembravano odiarsi a causa della propria razza di appartenenza, che quel gruppo di umani fosse così… a proprio agio.

Il flusso di pensieri fu interrotto dall’arrivo di Uminojoo e Kyoraku: “Signori – esordì il capitano della prima brigata – siamo pronti per dare inizio alla missione diplomatica verso i Void Territories. A nome del Gotei 13, ringrazio e saluto le nostre ospiti dei Void Territories che tanto hanno fatto per svelare l’ennesima macchinazione di Aizen Sousuke… ufficialmente vi affido come delegazione diplomatica, in rappresentanza del mondo degli umani, il capitano de facto della tredicesima brigata, Kuchiki Rukia, e i suoi uomini, Ichigo Kurosaki, Uryu Ishida, Sado Yasutora e Inoue Orihime; in rappresentanza della Soul Society invece verranno con voi il capitano Shinji Hirako, particolarmente esperto degli esperimenti di Aizen essendo stato suo superiore e, malauguratamente, una delle sue prime cavie…”

“Bello essere ricordati così, Shunsui, davvero bello…” disse Shinji con un sorriso, malevolo e disgustato, sul volto.

“… il capitano Zaraki Kenpachi, senza dubbio il più forte dei nostri capitani a livello di forza bruta pura e semplice…” continuò Kyoraku.

“Spero ci sia qualcuno divertente da ammazzare nel vostro mondo!” disse Kenpachi, sorridendo a Regina e incutendo un certo dubbio in Uminojoo e Akira, che conoscevano da meno tempo il capitano.

“… e infine il tenente della sesta brigata, Renji Abarai, in vece del capitano Byakuya, ancora impegnato in quanto nobile a risanare i danni della Guerra” concluse Kyoraku mentre lo shinigami dai capelli vermigli salutava le donne dei Void Territories.

“Ehi Renji, ormai hai fatto l’abbonamento a viaggiare per mondi con noi!” disse ridendo Ichigo mentre Renji si affiancava a Rukia: “Zitto, teppista! È una presentazione ufficiale!” e quindi anche lui diede un pugno in testa a Ichigo.

“Il Getsuga Tensho sarà qualcosa di insignificante visto quanto tutti picchiano Kurosaki Ichigo” concluse Aya, con voce atona e piatta.

“Inoltre, ho permesso anche a due dei tre sovrani di Hueco Mundo di seguirci” aggiunse Uminojoo mentre Nel si avvicinava a loro trascinando per il braccio un Grimmjow a dir poco svogliato.

“Sarebbe un onore per me vedere un mondo in cui shinigami e arrancar vivono in pace!” disse con la sua insolita voce bambinesca Nel, strattonando forte Grimmjow.

“… mi ci costringono, io voglio solo combattere, possibilmente con Kurosaki o la tizia elettrica con la maschera… ogni volta con la scusa di collaborare combatto sempre con disadattati del cazzo come quello stronzo della dose letale!” ringhiò il Sexto Espada.

“Ma che diavolo sta dicendo?!” sbottò Akira, non riuscendo più a sopportare tutti quei retroscena senza contesto.

“I dettagli ve li daremo noi durante il viaggio, tranquilli” disse sorridendo Rukia mentre a pochi metri da loro il portale si riapriva: Uminojoo, con un piccolo telecomando in mano, aveva dato ordine di riaprirlo e ora fissava tutti il gruppo di viaggiatori radunati davanti a lei: “È giunto il momento: shinigami, arrancar e umani di ogni mondo… i Void Territories ci attendono!”

Tutti, chi più chi meno volentieri, annuirono alle parole dell’Alto Comandante e, con sguardo caparbio e pieno di dubbi, aspettative e curiosità, si avviarono verso il portale. Paradossalmente furono proprio le quattro ragazze arrivate per prime negli altri mondi ad attraversarlo per ultime, osservando Renji che, mal volentieri, trascinava per una grossa catena Eiralos, l’arrancar iena non più avvolto da catenacci ma legato mani e piedi con catene e strane manette e con una museruola sulla bocca.

“Andiamo bestiaccia… e se fai un’altra barzelletta scema anche con la museruola addosso, giuro che ti rompo l’osso del collo a suon di pedate!” borbottò lo shinigami, facendo un cenno alle ragazze per poi andare nel portale. L’arrancar le fissò quasi intristito per poi sparire a sua volta nel varco, senza dire nulla.

“Stiamo per tornare a casa” disse Akira, quasi sollevata.

“Con uno o più traditori che ci attendono e che forse stanno causando tutto questo…” aggiunse Aya.

“Abbiamo già sistemato altri traditori in passato. I Void Territories sono il nostro mondo, non lo lasceremo in mano a degli sporchi bugiardi” urlò Regina, arrabbiata ed euforica.

“No. Dovranno prima passare sul mio corpo – aggiunse Setsuna, guardando verso il portale – e presto proveranno sulla loro pelle tutto il dolore che hanno provocato assaggiando i poteri che loro stessi ci hanno dato…”

Le quattro ragazze voltarono lo sguardo verso Kyoraku, Nanao, Urahara e Yoruichi, unici rimasti in sala dopo che anche i tenenti e il capitano rimasti erano tornati ai loro lavori. I loro visi erano seri e colmi di preoccupazioni, molto più di quanto avessero mai mostrato prima.

“Andiamo, abbiamo il destino di quattro mondi sulle nostre spalle…” disse Setsuna, varcando il portale assieme alle compagne di viaggio.
Un viaggio che, paradossalmente, era solo agli inizi.






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Eccoci con il capitolo 11! Finalmente è stato svelato, oppure confermato - dipende se lo avevate pensato o meno -, che l'hollow dentro a Setsuna e Akira è opera di...Aizen! Già, il simpatico farfallone si è messo a fare i suoi giochetti spastici pure nei Void Territories. Dato che, l'hollowificazione è dovuta all'Hogyoku, non potevamo che dare questa spiegazione. Certo, molte delle cose raccontate non sono canoniche e, nonostante in Bleach ci siano buchi di trama immensi, cerchiamo sempre di trovare un filo logico (o qualcosa di molto simile, dai xD).
Come vi è sembrato questo capitolo? Ora vedremo tutto il team spostarsi nei Void Territories, quindi possiamo dire che l'avventura è appena iniziata :)




 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Return to the Void Territories ***


Capitolo 12
- Return to the Void Territories -


 
Il viaggio tra i due mondi fu più breve del previsto e il senso di vuoto e vertigine provato da Setsuna, Regina e Aya nella loro prima traversata era ormai scomparso. Nei pochi minuti di tragitto, percorsi in tutta calma su un sentiero di reiatsu generato dall’Alto Comandante Uminojoo tramite un dispositivo sferico che teneva tra le mani, invenzione del capitano Gakusha. “Un metodo per viaggiare con maggiore stabilità ora che i portali vengono creati con un dispositivo decisamente più stabile del prototipo” aveva riferito l’Alto Comandante, conducendo gli ospiti in quello spazio vuoto.
Nei minuti che trascorsero in viaggio, Uminojoo spiegò come la scienziata aveva perfezionato il metodo di apertura dei portali, comunque instabili e pericolosi, e nel mentre Ichigo Kurosaki cominciò a spiegare, in maniera sommaria ed approssimativa, alle ragazze dei Void Territories, come funzionassero i loro mondi, chi fossero realmente i loro accompagnatori e cosa avessero vissuto fino a poche settimane prima. 

“Posso fare una domanda?” chiese Aya, fissando stranita il rosso.

“Certo, spara!” le rispose Ichigo.

“Di preciso allora cosa sei? Quale natura hanno i tuoi poteri? Sei uno shinigami? Un hollow? Un quincy? Un fullbringer?”

Ichigo sorrise: “Io sono un sostituto shinigami, incaricato di proteggere Karakura Town… non sono un tizio di scienza, mi importa solo avere il potere di proteggere i miei amici!”

“Un modo comodo per dire che manco tu lo sai!” sbraitò Regina, scatenando l’ilarità generale e facendo arrossire terribilmente lo stesso Ichigo. Setsuna rise, eppure si toccò la fronte con la mano atteggiata a forma di artiglio: quante volte si era chiesta quale fosse la sua natura, da quando aveva sviluppato i poteri hollow… e se Aizen le avesse fatto qualcos’altro, così come aveva giocato con la vita di Ichigo Kurosaki?

Lasciò tuttavia perdere quel pensiero, placando l’ansia, fissando con gioia la luce in fondo al tunnel che stavano percorrendo: i Void Territories erano finalmente di fronte a lei e non poteva che esserne felice. Era stata lontana solo pochi giorni dal suo mondo, eppure le era sembrato fossero trascorsi mesi!
Quando però il gruppo uscì dal portale, ciò che si parò loro di fronte era ben diverso dalla landa deserta nell’estrema periferia dalla quale erano partiti la prima volta: sotto il cielo limpido di una sera illuminata da luna e stelle, notarono come il portale era sospeso su una larga scalinata di legno con tanto di piccolo palco, posta su un’altura abbastanza alta da mostrare l’intero panorama; terminata la scala, c’erano tutti i capitani e i vice di ogni Comando, sull’attenti e con sguardo fisso davanti a loro e, alle loro spalle, un sentiero che conduceva nel cuore dei Void Territories.

“Wow, che entrata in scena… Comandante, voleva mostrare i muscoli?!” disse, ridacchiando, Regina e, per la prima volta da diversi giorni, l’Alto Comandante… sorrise.

“Benvenuti, gente dei mondi oltre il nostro… nei Void Territories!” declamò Uminojoo mentre delle guardie, rapide e silenziose, prendevano l’arrancar prigioniero arrivato con loro e lo portavano via in tutta fretta, quasi per tenere nascosta quella cattura. Il gruppo che la seguiva fece alcuni passi sulla piattaforma di legno, Ichigo e il gruppo dei difensori di Karakura Town per primi, e il paesaggio che apparve loro… lasciò tutti stupefatti.

I Void Territories, a differenza della Soul Society e dell’Hueco Mundo, erano una distesa d’acqua immensa, l’azzurro sfumato nel blu era il colore che più dominava e l’aria era incredibilmente fresca e carica di umidità.     
Al centro di una grossa distesa di acqua si ergeva una struttura dalla base quadrata che si allungava verso il cielo su quattro piani ben distinti, assomigliando vagamente ad uno Ziggurat. L’architettura era tipicamente giapponese e l’ingresso principiale era un vero e proprio Sanmon che, nonostante nella cultura buddista non rappresentasse mai l’ingresso principale, nei Void Territories invece lo era. Il Sanmon si allungava a destra e sinistra in due grosse mura nascoste da copiose cascate che andavano a costituire il perimetro quadrato della base della struttura principale.          
Una volta dentro alle mura del piano terra, lo scenario non sembrò cambiare più di tanto: piccoli corsi d’acqua correvano lungo i perimetri interni, andando a formare qua e là piccoli laghetti. Lungo tutto il primo piano si trovavano gli edifici dei cinque Comandi, le cui aree politiche erano collegate per mezzo di piccoli ponti di legno ad arco posti all’inizio e alla fine di ogni Comando, per distinguere al meglio dove iniziava e dove finiva l’area di controllo strettamente legata ai vari Comandi.    
I vari settori dei Comandi avevano delle strutture molto simili tra loro, ma ogni settore sembrava essere una sorta di piccola città indipendente, ognuna delle quali comprendeva tipologie di strutture tra le più varie, come abitazioni private, campi di allenamento, luoghi di culto, negozi, ryokan e così via. Le strutture architettoniche presenti nei Comandi avevano le grandezze più disparate: dai tetti con bordi curvi e rivolti verso l’alto; posizionate su un unico piano o su più piani; dalla pianta larga o stretta, che si allungavano verso l’alto come delle Pagode. Ciò che però distingueva ogni Comando era il colore: Blu per il Comando della Polizia Interna, Viola per il Comando Omicidi, Verde chiaro per il Comando medico, Verde scuro per il Comando Scientifico, rosso per il Comando degli Affari Segreti e arancione per l’Alto Comando. 
Una lunga scalinata posta a sud, esattamente come l’ingresso principale, collegava il primo piano con il secondo piano. All’interno di esso vi erano altrettante strutture simili a case o edifici pubblici, campi di addestramento e accademie che sarebbero servite per formare i nuovi shinigami o arrancar, altrettante abitazioni private e vegetazione a non finire. Il controllo politico ed economico era dato dai capitani di tutti e cinque i Comandi.           
Una seconda lunga scalinata dava al terzo e al quarto piano, decisamente più piccoli da un punto di vista spaziale e con l’assenza o quasi di abitazioni pubbliche. Al terzo piano vi era un tripudio di vegetazione, laghetti dall’acqua cristallina e piante di ogni colore e tipologia. Vi era qualche edificio posto qua e là, anche se la vegetazione era talmente tanta da nascondere completamente tutto. Da un punto di vista funzionale, il terzo piano non aveva una funzione specifica; Uminojoo aveva, in passato, fatto radere al suolo la maggior parte degli edifici per costruire un vero e proprio parco naturale per qualsiasi forma di vita, il tutto permesso dalle immense fonti d’acqua presenti nei Void Territories.              
La terza e ultima scalinata portava all’edificio principale dell’Alto Comando. Qui la vegetazione era presente, ma in maniera più controllata e curata: intorno al perimetro delle mura vi erano delle piccole abitazioni personali adibite ai membri dell’Alto Comando, mentre al centro del quarto piano, posto a diversi metri di altezza più in alto di tutto il resto, c’erano le mura dell’abitazione, non che della sede principale, di tutti i Void Territories. Dentro questa struttura strettamente privata, vi era l’edificio di Uminojoo circondato da bellissimi giardini giapponesi. 
Il portone principale del piano terra, oltre a permettere l’accesso al quartiere generale, nonché a tutta la struttura politica dei Void Territories, permetteva di congiungere i quattro distretti nord, sud, est e ovest alla struttura mastodontica in mezzo alla distesa d’acqua per mezzo di un lunghissimo ponte in legno le cui travi erano sorrette da pilastri di pietra che ne garantissero la stabilità. Questo ponte si congiungeva con un pezzo di terra che dava direttamente sulle terre del distretto Sud. La struttura del quartiere Generale era quindi circondata da una distesa d’acqua, che a sua volta era circondata, rispettivamente secondo i punti cardinali, a Sud dal distretto Sud, a Nord dal distretto del Nord, a Est dal distretto dell’Est e a Ovest dal distretto dell’Ovest. Tra ogni distretto vi era un corso d’acqua enorme, che garantiva una fonte costante di acqua, eppure alcune zone, alcuni quartieri anche di dimensioni considerevoli, risultavano nettamente più poveri rispetto ad altri.

“Accidenti, certo che qua il panorama è molto meglio della Soul Society!” disse Ichigo, sorridendo soddisfatto mentre Inoue, al suo fianco, guardava tutto quel verde con stupore. Chad sorrideva, in silenzio, con al fianco Ishida che, come sempre, non sembrava particolarmente colpito.

“Ci hanno fatti arrivare nel distretto Est… e pare esserci una festa…” disse Aya, mugugnando anche se curiosa.

“Una festa! Con le bancarelle e tutto!?” urlò estasiata Nel, trascinandosi dietro un Grimmjow non particolarmente convinto. Uminojoo, senza dire nulla, prese a scendere la scalinata per raggiungere i suoi sottoposti. Subito i capitani rimasti nei Void Territories scattarono sull’attenti e salutarono l’Alto Comandante mentre Rei e Kaji, si fecero davanti, sorridendo a Setsuna e Regina.

“Bentornati!” urlarono all’unisono tutti i comandanti e i vice, nonché tutti gli shinigami e arrancar che formavano la scorta di benvenuto. Kaji fu il primo a rompere i ranghi, avvicinandosi a Regina e mettendole una mano sulla spalla, seppur rivolgendo la sua attenzione ad Akira: “Kimura-chan… non pensavo proprio di poterti rivedere, sono molto felice che tu stia bene!”

“Grazie, capitano Maboroshi!” rispose sorridendo Akira, pur mettendosi sull’attenti. Rei si avvicinò a Setsuna e le sorrise cordiale, facendole il saluto. Sia Setsuna che Regina rimasero colpiti dall’enorme formalità dei due, sempre poco inclini a rispettare così rigidamente protocolli e gerarchie eppure, prese com’erano dalla voglia di parlare con loro, non capirono subito il motivo dietro quel comportamento.

“Rei, dobbiamo parlare subito… abbiamo scoperto che…” esordì a bassa voce il capitano del Comando Affari Segreti, ma il collega del Comando Omicidi la interruppe: “Ne potremo parlare dopo, capitano! Oggi è un grande giorno! È il Giorno della Fondazione, ed è il Giorno della Fondazione più importante della storia visti i nostri ospiti alieni!”

“In questo giorno della Fondazione ci si può picchiare? Perché quell’energumeno lì mi sembra forte… voglio tagliarlo…” ringhiò Kenpachi fissando il povero Capitano Takenishi. Il capitano del Comando di Polizia lo fissò allibito: “Ma… che ho fatto? Io non voglio picchiare nessuno…”

Jia li, la sua vice, gli accarezzò il bracciò e lo portò via mentre Uminojoo, sempre in silenzio, cominciava a scendere il lungo sentiero che portava verso il centro città; Ichigo prese a rimproverare Kenpachi con scarsi risultati.

“Avete smentito ogni mia preoccupazione e dubbio, capitano Hayashi e vice-capitano Hierrobosque… e non sono mai stato tanto felice di essere nel torto! Sono contento siate tutte sane e salve!”

La voce melliflua del capitano Musaburo attirò immediatamente l’attenzione del gruppo e Setsuna, Akira e Regina a stento trattennero la voglia di rivelare cosa avevano scoperto ma Rei strinse il braccio di Setsuna mentre Kaji si passava, quasi con nonchalance, il dito sulle labbra, lanciando occhiate a Regina.

“Siamo molto felici anche noi di essere tornati qui, capitano Musaburo” disse all’improvviso Aya, inchinandosi al suo superiore. Warui, con Hare nascosto dietro la sua gonnella, parve sollevato e sorrise a tutti: “Prego, facciamo visitare il Distretto Est in festa ai nostri graditissimi ospiti!” concluse, incamminandosi anche lui. Kenpachi, Renji, Rukia e Shinji proseguirono mentre Ichigo e il suo gruppo, con Nel e Grimmjow al seguito, attesero che Setsuna, Regina, Aya e Akira si muovessero.

“Qualsiasi discussione, capitano Hayashi, può attendere. Ora è il momento di immergerci nella folla e fare un tuffo tra migliaia di occhi e orecchie e visi sconosciuti!” disse, sorridendo come una volpe malevola, Kaji e infine tutti capirono. Kaji e Rei sapevano qualcosa e i loro sguardi e i loro silenzi erano modi per coprire la verità.

“D’accordo allora… portiamo i visitatori a vedere le bancarelle…” disse Setsuna, confusa ed irritata allo stesso tempo. Regina sbuffò quasi contemporaneamente a Grimmjow e tutto il gruppo prese ad avviarsi per il sentiero. Ichigo, confuso, si fece vicino ad Akira: “Ehm… tutti quanti state parlando del Giorno della Fondazione, ma… che roba è? È forse una scusa per permettere a Ichimaru Gin con la tinta nera di farci sguardi equivoci?” chiese il rosso, indicando Kaji il quale, stranito, chiese a Regina: “Ma alla fine, hai capito cos’è un Ichimaru Gin?”

“Penso qualcuno a cui somigli e che non sembra aver fatto proprio delle buone azioni… mi sa che se rimetti piede nella Soul Society, tutti guarderanno male anche te nonostante tu sia Shinigami!” gli rispose Regina.

“Il Giorno della Fondazione ricorda l’anniversario della fondazione del Comando Militare ad opera dell’Alto Comandante Nami Uminojoo, oggi inoltre ricordiamo il 2800° anno dalla Fondazione, quindi è un avvenimento speciale!” rispose Rei, giulivo come sempre.

“Ma perché cazzo voi festeggiate queste cretinate?! Io probabilmente ho più di 2800 anni, o una delle mie anime ne ha di più! Mi vedete festeggiare perché sono nato tanti anni fa?! Chi diavolo festeggia queste cose?!” ruggì Grimmjow, scocciato e con le mani in tasca.

“Si chiama compleanno, scemo! Ti abbiamo fatto anche la torta quest’anno, ma tu l’hai gettata in faccia a Dodochakka!” gli rispose, affranta, Nel, dandogli comunque un pugno nel fianco.

In breve, furono nel centro del distretto Est e tutti furono assaltati dalla calca, dalle luci, dagli odori del cibo e dalle persone che giravano e festeggiavano.

“È PER QUESTO CHE SI FESTEGGIA! PER I DOLCI!” ruggì Regina, correndo verso un banchetto che vendeva dolci di tutti i tipi. Nel e Inoue, sbavando copiosamente, urlarono all’unisono “DOLCIIIIII” e seguirono l’Arrancar mentre gli altri del gruppo si sforzavano tra la calca. La folla, non sapendo bene chi fossero quegli sconosciuti ed essendosi frammentato il corteo comandato da Uminojoo a causa della reazione piccata proprio dell’Alto Comandante, fissava il gruppo con insolita curiosità e per le strade dell’affollatissimo distretto era possibile trovare Kenpachi che sfidava degli energumeni a braccio di ferro (con numerosi uomini che andavano via piangendo e col braccio penzoloni) oppure Shinji che corteggiava in modo spudorato alcune donne che palesemente dovevano lavorare in qualche casa chiusa lì vicina.

“Benvenuti nel Distretto Est – disse laconica Setsuna – il quartiere delle fiere, delle feste e dei locali. Già normalmente queste strade sono più che affollate… il Giorno della Fondazione amplifica tutto all’inverosimile… questa folla con tutto il caos degli ultimi giorni…”

“La gente ha bisogno di ridere e scherzare… e i tumulti ci sono già stati. Un altro terremoto significa altri feriti, ma soprattutto case pericolanti, gente sfollata e nobili scontenti, specie nel Distretto Nord dove i vecchi aristocratici non hanno più i quattrini per sistemare i loro antichissimi palazzi” commentò Kaji, un po’ seccato ed evidentemente non troppo a suo agio in quella folla. Alla fine, Ichigo prese per le orecchie Shinji e Inoue, con fare innocente e con la sua gentilezza, riuscì a convincere Kenpachi a seguirlo, come ai bei vecchi tempi del loro primo viaggio nella Soul Society.

“Solita manica di pazzi…” commentò Ishida, attirandosi le occhiatacce di Rukia e Renji, nel frattempo allontanatisi per prendere dello zucchero filato. Nel e Grimmjow erano tornati e solo la voglia di battibeccare di Grimmjow aveva tenuto assieme al gruppo il capitano dell’Undicesima brigata, con Ichigo e Chad nel mezzo che cercavano di tenerli abbastanza lontani e, soprattutto, con le spade al loro posto.

“I nostri nuovi amici vedo sono particolarmente… vivaci!” commento Kaji mentre Rukia gli si avvicinava, fissandolo di sottecchi: “Non siamo proprio i più diplomatici, ma i nostri vecchi nemici definivano almeno due del nostro gruppo “Risorse di Guerra”, rispettivamente le due più potenti e importanti…” e il capitano della Tredicesima Brigata fissò Ichigo e Kenpachi.

Kaji rise e Setsuna con lui mentre Regina, ridendo sguaiatamente, urlava con in bocca un paio di cioccolatini: “Quindi anche voi avete fatto il giochetto di ostentare la vostra potenza! Tu guarda un po’! Non siamo poi così diversi, razzismo a parte!”
Aya sorrise, pur non riuscendo a trattenersi dal fare smorfie ogni volta che, immersa com’era nella folla, qualcuno arrivava anche solo a sfiorarla. Akira, al suo fianco, le mise una mano sulla spalla: “Tutto bene?”

“Si… non gradisco il contatto… preferirei essere nel mio laboratorio…” disse Aya, quasi rabbrividendo. 

“Presto torneremo alle nostre occupazioni – le promise Setsuna, voltandosi a guardarla – Il tempo di parlare con l’Alto Comandante e poi…”

Rei le mise una mano sulla spalla mentre, percorso il lungo viale che portava all’ingresso dei quartieri dell’Alto Comando, il gruppo raggiungeva il resto dei capitani e una folla di soldati che Setsuna non aveva previsto: “Temo dovremo aspettare un altro po’…”

Incuriositi, i membri del gruppo si radunarono di fronte ad Uminojo e al suo vice, in piedi e in paziente attesa, quindi fu proprio il vice-comandante Tenzin a prendere la parola: “Onorevoli capitani. Gentili ospiti di Soul Society, Hueco Mundo e Mondo Materiale… vi invitiamo a prendere parte alla cena riservata agli alti ranghi del Comando Militare per festeggiare l’anniversario di oggi. Prego, vogliate seguirci, la tavola ci aspetta”

“Oh beh, cibo gratis… vediamo di arraffarne quanto possiamo!” commentò Renji, prendendosi una gomitata da Rukia. Tutti nel gruppo di Ichigo risero mentre Grimmjow, Kenpachi e Shinji non sembravano condividere quella ilarità. Nel invece, con la bava alla bocca, stava già seguendo il gruppo di capitani dei Void Terrtiories.

Setsuna sospirò e strinse i pugni, controllando la fretta e il nervosismo. Chad le si fece vicino: “Se è obbligatorio, lo faremo. Non abbiamo fretta, in qualche modo risolveremo le cose. Abbiamo visto ben di peggio…”

“Si, e gli shinigami e gli arrancar sono cerimoniosi in ogni mondo possibile…” aggiunse Ishida.

Setsuna sospirò e guardò le altre ragazze, nonché Rei e Kaji che le sorridevano con pochissima convinzione e tanta voglia di limitare le proprie reazioni: “E sia… abbandoniamoci a questa mondanità…” e condusse il gruppo oltre i cancelli dell’Alto Comando.


 
[…]


“Normalmente non mi permetterei di perdere del tempo in discorsi pomposi e autocelebrativi, ma la presenza di importanti ospiti quest’oggi impone che mi spenda in due parole: oggi ricordiamo la fondazione ufficiale del Comando Militare. All’epoca avevo solo duecento anni. Ne sono passati duemilaottocento e i Void Territories sono ancora qui, così come il Comando Militare. Ho vigilato per tre millenni su tutti voi, portando quelli che erano dei selvaggi in preda alla violenza ad essere dei militari disciplinati. Non sono fiera di quel che ho fatto nei miei primi anni di vita, ma sono fiera di essere ancora qui, oggi, ad assistere a qualcosa di enorme. Nuovi mondi. La scoperta che non siamo soli. La scoperta che forse un tempo quei mondi erano la nostra casa, in vite precedenti… Non eravamo pronti a tutte queste verità, forse, ma non lo eravamo neanche quando abbiamo deciso di edificare tutto questo… perciò, rimbocchiamoci le maniche e accogliamo i nostri ospiti a braccia aperte, poiché solo insieme potremo risolvere tutto questo! Un brindisi! Ai Void Territories e ai nuovi alleati!”

“Ai Void Territories e ai nuovi alleati!”

Il discorso di Uminojoo era stato pronunciato con voce secca, eppure le ultime battute riservavano una certa nota di commozione ed amarezza: mentre tutti i vertici dei Comandi erano riuniti lì, il vice capitano Jia Li del Comando di Polizia Interna era dovuta andare a sedare una manifestazione degenerata in rissa a poche decine di metri lontano dall’Alto Comando. Gente sfollata, ferita e stanca che chiedeva spiegazioni all’Alto Comandante, non “il palliativo rappresentato da questa festa”, come aveva urlato una voce erettasi dalla confusione ben udibile dal cortile dove si stava tenendo quella cena.

La grande tavola imbandita, con tutti gli ospiti seduti e pronti a consumare il pasto, era caduta nel silenzio più totale mentre dall’esterno giungevano le urla dei rivoltosi e dei protestanti, una situazione molto angosciante che aveva persino colpito gli ospiti. Eppure, il silenzio dei commensali non si ruppe finché non fu fatto il brindisi e i commensali non poterono cenare.

“Cavolo… che pesantezza… questa donna è proprio come il vecchio Yama-jii, ma ha decisamente più autocontrollo. Se qualcuno lo avesse criticato così aspramente, avremmo visto Ryujin Jakka devastare un quartiere…” ammise amaramente Shinji, capofila del gruppo di “alieni” e sedutosi proprio accanto a Setsuna, alla sua sinistra.

A destra di Setsuna c’era ovviamente Rei e, nei posti di fronte, Kaji e Regina. Le uniche messe da parte erano state Aya e Akira che, seppur invitate personalmente da Uminojoo, non erano di grado così elevato da poter sedere coi capitani e i loro vice. Setsuna, amareggiata, non rispose alle parole del vizard; eppure, annuì debolmente: poteva perfettamente immaginare come si sentisse Uminojoo perché si sentiva così anche lei. Le urla di quella gente così disperata erano così… inconsiderate. Tutta quella situazione, tuttavia, era paradossale e per il capitano del Comando Affari Segreti partecipare ad una festa in pieno momento di crisi sembrò ipocrita quel tanto che bastava da vincere il suo addestramento da militare adibito ad affari da tenere nascosti e far prevalere la voglia di correttezza e verità.
Era disgustata da quel momento, così come sembrava esserlo Regina, di fronte a lei, mentre Kaji conversava amabilmente con il capitano Musaburo al suo fianco, sebbene il medico sembrasse, seppur cordiale, addolorato dalla situazione creatasi attorno all’Alto Comando. L’unica a chiacchierare allegramente era Chunami che, infischiandosene del protocollo, andava avanti e indietro per il tavolo a fare domande agli “alieni” e dando fogli di appunti all’automa di straordinaria fattura che la seguiva ovunque.
Finite le prime portate, il disagio sembrò allentarsi, specie grazie alle grasse risate di Shinobu Takenishi, capitano del Comando di Polizia, e del ritorno della sua vice, quindi in molti si permisero di alzare e chiacchierare tra loro. Sorprendentemente, proprio il capitano Takenishi e Kenpachi furono i primi a segnare l’inizio del dialogo tra i due mondi, presto raggiunti da Renji e Chad: Kenpachi aveva insistito per combattere contro il nerboruto capitano e alla fine avevano convenuto per una sfida a braccio di ferro, cosa che evidentemente pareva piacere parecchio al capitano dell’Undicesima Brigata.
Nel clima di goliardia, il capitano Musaburo prese a parlare con Shinji Hirako, accompagnato dal suo vice Shiro, e il vizard non mancò di notare come il giovane tenente sembrasse una strana fusione tra Hanatarou Yamada, tenente della quarta brigata, e Hinamori Momo, la sua tenente. I due medici, non capendo bene le assurdità dette da Shinji, parvero molto confusi, eppure Warui, molto cordialmente, rideva e rispondeva al vizard con ovvietà varie.

Kaji e Regina invece si allontanarono molto rapidamente, ridendo e scherzando e passando proprio accanto ad Akira e Aya, prelevando la prima e lasciando la seconda alle attenzioni della sua superiore: il capitano Gakusha stava chiedendo un approfondito rapporto e non sembrava intenzionata a liberare la sottoposta così facilmente. Rei, scoppiando a ridere, mise una mano nella mano di Setsuna: “Certo che il viaggio ti ha fatto sembrare davvero molto… hic… carina! Che ne diresti di… hic… prendere un po’ d’aria, capitano?!”

“Rei, ma che…” ringhiò Setsuna, per poi aprire la mano che il sottoposto le aveva preso: c’era un foglietto con su scritta una sola parola: “Assecondami”.

Setsuna lo guardò male: “Lo sai che non reggi il liquore, dannazione! Andiamo, pelandrone! Facciamo due passi!” e il capitano, afferrato di peso il suo vice, lo portò lontano… sebbene in realtà fosse Rei a condurla lontano, dove nell’ombra c’erano già ad aspettarli Kaji, Regina e Akira.

“Abbiamo poco tempo, temo, prima che qualcuno si accorga che ci siamo tutti allontanati…” bofonchiò Rei, scoppiando poi a ridere.

“Un attore nato… chi ti ha fatto da maestro UBRIACONE!?” chiese prima sottovoce Setsuna, per poi urlare le ultime parole, tenendo la recita.

“Temo sia stata una mia idea, Capitano Hayashi… quando si tratta di ingannare, suppongo di dover essere il migliore. Anche se, ahimè, non lo sono…” le disse Kaji, scuro in viso.

“Abbiamo scoperto cose, Setsuna – le disse sottovoce Rei – e il capitano Maboroshi ha confermato con una sua piccola indagine…”

“Ha messo in pericolo Lobo… non devo più lasciarti da solo!” ringhiò sottovoce Regina, pestando un piede a Kaji che, in tutta risposta, urlò: “Vieni, Rei-kun, ti insegno come riprenderti dalla sbornia!”

“Si! Hic… Capitano!” disse con voce tremula Rei mentre tutti e cinque assieme si allontanavano. Quando tutti furono ai confini del giardino, Akira chiese sottovoce: “Che accidenti sta succedendo?”

“Abbiamo trovato tracce di un traditore. Il Comando Medico è probabilmente compromesso, rapiscono senzatetto, orfani e feriti gravi e nessuno fa più ritorno. Intere cartelle cliniche fatte sparire…” spiegò Rei, con tono affrettato e guardandosi attorno.

Regina, Akira e Setsuna si guardarono, quindi Akira, in un rantolo di rabbia, spiegò brevemente le scoperte che avevano trovato nei file nascosti. Regina ringhiò di rabbia e fissò il capitano del Comando Medico, pensando alle rivelazioni di Kaji, e ringhiò, anche se il capitano stava solo discutendo, con un certo interesse, con Inoue. Il capitano del Comando Omicidi invece abbandonò del tutto la calma e divenne livido di rabbia. Non parlò ma sul volto si dipinse un’espressione omicida.

“Quindi, è qui che parlate di cospirazioni? Facendo finta di vomitare per il troppo bere?” disse Ichigo sottovoce e avvicinandosi al gruppo. Assieme a lui c’erano Rukia, Nel e un ancor più svogliato Grimmjow.

“Andate via o cominciate a ridere se volete star qui a fare folla…” ringhiò Kaji, tornando a sorridere sebbene il suo sorriso fosse contorto e feroce. Setsuna non era meno minacciosa e i quattro “alieni” capirono che non era aria per scherzare. Akira fissò per alcuni istanti il capitano Musaburo, che in quel momento si era fatto più vicino a loro anche se era stato fermato da Chunami.  Hare li fissò per un secondo, imbarazzato, prima di distogliere lo sguardo.

Grimmjow, poco incline alla diplomazia, ringhiò: “Quindi quel precisino è la talpa da ammazzare di cui avevate parlato? Lo ammazziamo?!”

Regina sorrise: “Se sapessimo che è lui l’assassino, certo! Ma non abbiamo prove! Sappiamo che c’è un infiltrato, ma non abbiamo nessuna prova sul capitano”

“Ha il vantaggio di essere un alto rango – disse Setsuna – ma implica anche che è molto in vista… non la posizione ideale per un traditore…”

“Ma allo stesso tempo più che ideale. Fidatevi, noi lo sappiamo bene…” concluse Rukia, ripensando ad Aizen. Kaji diede una pacca a Rei: “Fa’ finta di gemere per un conato di vomito e poi tutti voi ridete…” e tutti, in automatico, eseguirono… tutti tranne Setsuna, che fissò per qualche secondo il capitano Warui, sempre più vicino a loro anche se in quel momento sembrava interessato nell’assistere alla gara di braccio di ferro, apparentemente infinita, tra Kenpachi e Shinobu.

“Non ho abbastanza prove per avviare un’indagine sul capitano… non è il momento. Consegniamo i dati all’Alto Comandante, facciamoli analizzare da Chunami e vediamo se, dalle foto e dai documenti, riusciamo a trovare qualche posto che corrisponda a delle possibili basi nemiche. Trovata la base dei nemici, capiremo più facilmente chi è l’infiltrato…”

“Fanculo! Attacchiamo i medici e uccidiamoli tutti! Problema talpa risolto!” disse, feroce, Grimmjow. Tutti lo guardarono male, tranne paradossalmente Kaji e Regina. L’arrancar del Comando Omicidi ringhiò: “Dobbiamo trovarlo subito. Indaghiamo sul comando medico e staniamolo! Prima troviamo il traditore, prima sapremo dove sono i suoi complici. Ci siamo portati dietro anche la iena, chissà dove diavolo l’hanno portato gli uomini dell’Alto Comandante… dobbiamo fare in fretta…”

Kanji annuì vistosamente ma Ichigo intervenne: “Io do ragione a… ehm… Setsuna, vero? Sono il primo a menare le mani ma attaccare la brigata con l’ospedale senza prove certe potrebbe essere controproducente…”

“Il comandante Uminojoo poi vorrà prima sentirci in privato, finita la festa… dopo il colloquio potremmo parlarne dei nostri dubbi, di lei ci possiamo fidare, no?” disse Rei, facendo finta di riprendersi e fissando anche lui il capitano del Comando Medico, tornato al suo posto e intento a bersi un bel bicchiere di vino come se nulla fosse e accompagnato da un sempre più intimidito Hare, interrogato personalmente dal vice di Uminojoo su chissà che argomento.

Kanji serrò la mandibola e Regina ringhiò, ma Akira le mise una mano sulla spalla: “Meglio agire con calma, non possiamo mandare a monte questa indagine…”

Nel e Rukia fissarono Regina e annuirono, d’accordo con il pensiero di Akira, e alla fine l’arrancar sospirò: “D’accordo… ma subito dopo cena andiamo dall’Alto Comandante! Non possiamo aspettare oltre!”

Tutti annuirono, persino il poco convinto Kaji che, tornando a sorridere, diede le ultime battute alla sua piccola pantomima: fecero tutti finta di riaccompagnare uno sfinito Rei al tavolo, criticandolo come si farebbe tra amici e commilitoni, e la cena continuò tranquilla, con tutti i capitani e gli ospiti decisamente più tranquilli. Shinji, tuttavia, non staccò mai gli occhi di dosso da Setsuna, sorridendo dispettoso.

“Potrebbe smetterla di fissarmi?” gli aveva detto sotto i denti la donna, ma il biondo capitano della quinta brigata ridacchiò: “Mi piace il vostro mondo… vedrò di evitare che le illusioni lo ottenebrino come hanno fatto col mio…”

Setsuna fissò Kaji e Regina, ancora lividi di rabbia ma che, in qualche modo, tenevano fede al loro ruolo, litigando come due sposini e facendo un discreto caos a tavola: “Stavolta forse l’inganno giocherà dalla parte dei buoni…”

Shinji rise, sadico: “Oh, certo! Avete me! Chi pensi abbia insegnato le illusioni ad Aizen!”

Setsuna, fissando incredula il vizard, aprì la bocca, non sentendosi più così sicura della bravura di quello shinigami visto quanto pericoloso le era stato detto fosse divenuto Aizen, ma ci pensò Gautama Tenzin a riscuoterla da quei pensieri: il pacato shinigami le si avvicinò alle spalle e con accortezza le disse: “Capitano Hayashi, tu, il capitano Maboroshi, i vostri vice, Sanjusan, Kimura e tutti i visatatori dagli altri mondi siete convocati nelle camere private dell’Alto Comandante dopo la festa. Massima riservatezza”

La voce dell’uomo era stata un bisbiglio nel frastuono generale ma Setsuna aveva capito perfettamente l’ordine. Annuì laconica e quindi vide il vice-comandante andare via. Finalmente qualcosa stava andando come sperava.


 
[…]


Le camere private del Comandante Uminojoo erano… spartane a dir poco. Setsuna e Rei erano stati spesso ospiti della poco spaziosa camera dal letto dotata di un letto a due piazze, una scrivania e un comodino ed erano abituati a parlare di questioni della massima riservatezza in quell’ambiente così sorprendentemente spartano, ma Regina, Aya, Akira e Kaji di certo non si aspettavano quella mancanza di sfarzo, così come tutti gli ospiti dei Void Territories.

“Vi ho convocati qui, a notte fonda e dopo tutti i festeggiamenti, perché i signori Maboroshi e Shimizu mi hanno letteralmente tempestata di messaggi nel corso dell’ultimo giorno, arrivando persino ad utilizzare il kido per comunicare con me privatamente – disse l’Alto Comandante, seduta sulla sedia della sua scrivania e fissando Kaji - perché ci fosse un incontro riservato a coloro che sono rimasti in questi ultimi giorni in questi nuovi mondi. Ho deciso di convocare anche le ambasciate inviateci, così da… mostrare buona fede. Quindi, capitano Hayashi… chi è il traditore?”

La conclusione del comandante fu così pesante da lasciare tutti allibiti, persino chi, come Nel e Grimmjow, non si sentivano proprio a loro agio in quel frangente. Kenpachi, d’altro canto, si stava grattando l’orecchio poco educatamente.

Setsuna sobbalzò: “Io… noi… come ha fatto a saperlo? Qualcuno le ha riferito qualcosa?”

Uminojoo borbotto: “No, nessuno mi ha riferito nulla. Ho tirato a indovinare visto che le uniche volte in cui il capitano Maboroshi agisce così veementemente sono quelle in cui c’è la possibilità che qualcuno del Comando Militare sia compromesso. D’altro canto, il silenzio che avete riserbato, i pochi dettagli che avete rivelato mentre eravate lì… non mi avete spiegato tutto perché avevate paura di chi potesse sentire. Quindi un traditore ronza nei vostri piccoli cervellini da abbastanza tempo – e l’Alto Comandante si alzò, imponendo la sua presenza con una soffocante eruzione di reiatsu – da farvi venire in mente di nascondere qualcosa al vostro superiore!”

Kenpachi, sempre grattandosi l’orecchio, sorrise selvaggio mentre quasi tutti attorno a lui prendevano a sudare freddo. Inoue e Chad caddero in ginocchio, faticando a respirare, tanto che Ichigo aveva messo mano a Zangetsu, assicurata come sempre alla sua schiena. Fu Shinji a fermarlo con un gesto della mano, facendo cenno a Setsuna di continuare.

Setsuna deglutì, quindi spiegò, per filo e per segno, quanto era accaduto negli altri mondi e cosa avessero scoperto; Aya fornì i dati tecnici e Regina descrisse gli aggressori e le loro tattiche di assalto, confermando l’identità del prigioniero; Akira, troppo coinvolta, si limitò a tremare di rabbia quando la spiegazione fatta dalle amiche arrivò agli esperimenti fatti su di lei. Finito il suo resoconto, fu il turno di Kaji e Rei spiegare dei sospetti sul Comando Medico e dell’operazione sotto copertura di Lobo. Terminato ciò, Shinji e Nel si permisero di prendere la parola, spiegando per sommi capi chi fosse Aizen Sousuke e cosa avesse già avuto modo di combinare nel mondo di appartenenza.

Uminojoo ascoltò tutto in silenzio, massaggiandosi la fronte e, alla fine di tutto, tornò a sedersi, terribilmente stanca: “Tremila anni… tremila anni e tutto questo doveva pioverci addosso nel giro di pochi giorni… Un traditore… avete dei sospetti?”
“A parte che la feccia fa parte del Comando Medico, nessuno…” ringhiò Regina, stringendo i pugni.

“Capisci vero che non posso mettere sotto indagine l’intero comando solo perché voi avete dei sospetti, vero vice-capitano Hierrobosque?” disse Uminojoo, fissando l’arrancar.

“Il capitano Hayashi aveva proposto di passare i dati al capitano Gakusha – intervenne Aya – per analizzare i dati. Il capitano… non penso francamente, se me lo permette, che possa essere il traditore…”

Uminojoo sorrise: “Se Chunami fosse la traditrice, sarei davvero molto seccata… d’accordo, Sanjusan, ma tu per sicurezza dovrai essere sempre al suo fianco quando analizzerà quei dati. Non ci deve essere il dubbio di eventuali manomissioni e assegnerò un paio di membri del Comando Affari Segreti per sorvegliarla. Tuttavia, di sicuro il Comando Omicidi comincerà a fare pazzie per indagare sul Comando Medico… evitiamole. Hayashi, domattina sei convocata, nella notte penserò a qualche alternativa e tu dovrai eseguire quanto ti dirò. La prudenza va bene ma qualcuno mi ha tradita. Non lascerà i Void Territories vivo”

Kaji, Regina e persino Grimmjow sorrisero mentre Setsuna e Rei fissavano l’Alto Comandante: in tanti secoli, non l’avevano mai vista così seria nel minacciare la morte di qualcuno.

“Mi rincresce aver scoperto di nuovi mondi in tempi di crisi, ne sono sinceramente dispiaciuta, e l’ostentazione di questa sera è stata un pessimo tentativo di non coinvolgervi in tutto questo, ma apprezzo la vostra presenza qui e spero possiate collaborare con noi nel risolvere l’ultimo strascico delle azioni di questo vostro… Aizen” concluse Uminojoo, alzandosi di nuovo.

Rukia si inchinò e in breve la imitarono tutti gli altri viaggiatori, tranne i soliti Kenpachi e Grimmjow: “Siamo qui per aiutare, appena saprete come muovermi, ci metteremo a vostra disposizione!”

Uminojoo annuì: “Siete congedati allora. Andate e riposate, sono certa che i capitani Hayashi e Maboroshi vi sapranno trovare degli alloggi adeguati. Vi convocherò non appena saprò come… disporre di questa faccenda. Buonanotte a tutti”

Il saluto, seppur cordiale, dell’Alto Comandante suonò immediatamente come un ordine mascherato da cortesia e in breve tutti lasciarono non solo gli alloggi privati del Comandante ma anche i quartieri dell’Alto Comando. Sotto il cielo nero e colmo di stelle, Regina camminava a testa bassa, sospirando: “Fino a poche settimane fa, eravamo solo noi e alle prese con qualche delinquentello o al massimo qualche hollow impazzito spuntato dal nulla… e ora?”

“Ora sappiamo che le nostre vite sono state più influenzate di quel che avremmo mai potuto immaginare da gente proveniente da altri mondi!” le andò dietro Akira, demoralizzata.

“Non possiamo stare troppo a rimuginare – intervenne Aya, asettica come sempre – abbiamo dei dati da analizzare e luoghi da perlustrare e perquisire. Domani mattina andrò subito dal capitano Gakusha e cominceremo ad estrapolare quanti più dati possibili dai file in nostro possesso. Non ci possiamo fermare adesso”

Setsuna camminava in testa al gruppo, con alla destra il gruppo di Ichigo e dei due Arrancar e alla sinistra quello degli shinigami; volse le spalle dietro di lei, osservando le amiche, Rei e Kaji, silenziosi e dal viso contratto. Sentì un rantolo di rabbia ribollirle nel petto e ancora una volta maledisse quella strana influenza che le aveva fatto respirare l’aria di Hueco Mundo. Tirò un sospiro e quindi disse: “È tutto uno schifo, me ne rendo conto. Ma ha ragione Aya, non possiamo fermarci né farci prendere dalla fretta e dalla rabbia. Cominciamo ad indagare, a fare il nostro lavoro e tutto andrà bene. Abbiamo tutti a cuore il benessere dei Void Territories, so che ce la faremo!”

Regina sorrise e al suo fianco anche Kaji parve stranamente soddisfatto, eppure il capitano sollevò un dito: “C’è tuttavia una piccola questione da appianare, capitano Hayashi”

Setsuna si fermò per guardare il capitano dalla faccia di volpe sorridere: “Quale sarebbe, capitano Maboroshi?”

Kaji sorrise sinceramente: “Come ci dividiamo la manica di pazzi che vi siete portati dietro?”


 
[…]


“OH, FINALMENTE QUALCUNO CHE MI PIACE! QUALCUNO CON LE PALLE!” urlò Kenpachi mentre faceva lotta corpo a corpo con Lobo, la nerboruta Fracciòn di Regina che, corso a salutare la “madre” dopo i giorni di assenza, aveva in qualche modo ceduto, giocosamente, alle sfide di Kenpachi. Inoue, imbarazzata, cercava di portare via Kenpachi, addossatasi volontariamente il compito di tenere sotto controllo il gigantesco capitano dell’Undicesima brigata mentre Regina, ridendo come una pazza, faceva altrettanto con Lobo.

“Andiamo ragazzone! È notte fonda! Domani vi picchierete per bene!” diceva scherzando Regina, ma la fracciòn non ne voleva sapere di staccarsi: “Dai, mamma! Altri cinque minuti!”

“L’hai sentito, arrancar! Fallo combattere! Tu hai menato le mani con me e ora vuoi negare l’esperienza a tuo figlio!?” ruggì, felicissimo, Kenpachi.

“Kenpachi-san… ti prego… è l’unica stanza che abbiamo… non possiamo distruggerla…” insistette Inoue, sorridendo esasperata.

 Rukia, Renji e Chad, nel frattempo, stavano sistemando dei futon con l’aiuto del capitano Maboroshi e, con un discreto disinteresse, gettavano ogni tanto un occhio alla rissa alle loro spalle. La stanza in cui erano stati alloggiati era un vecchio dormitorio ormai in disuso nell’edificio principale del Comando Omicidi, usato perlopiù come magazzino, ma non ci era voluto molto per risistemarlo.

“Ah, i giovani, sempre così pieni di vita!” disse Kaji, ridacchiando.

“Ci perdoni, capitano Maboroshi, non volevamo creare così tanto fastidio…” disse Rukia, ma Kaji fece dei gesti amichevoli con la mano: “Il Comando è la mia piccola, pazza famiglia… un po’ di disordine in più non ci ammazzerà!”

“Kaji! Vieni qua e convincili tu a staccarsi, altrimenti mi butto anche io nella mischia, è troppo divertente!” urlò Regina, ridendo e il capitano, sorridendo beato, si congedò dagli shinigami e dall’umano per andare a risolvere quella situazione.

“Che strana… gente…” disse Renji mentre, dalla porta di ingresso lasciata aperta, apparve Akira: “Benvenuti nel Comando Omicidi! Tendenzialmente siamo così più o meno tutto il tempo! Acciuffiamo i cattivoni ma ci divertiamo!” concluse la vizard, sorridendo beata e i tre ospiti la fissarono prima di tornare a guardare la strana rissa creatasi nella stanza in cui si trovavano. E mentre anche Regina ormai si era messa testa a testa contro Kenpachi per sfidarlo in qualche competizione fisica, Rukia ridacchiò soddisfatta: “Tanta paura, e poi sono esattamente come noi…”

Andarono a dormire più di mezz’ora più tardi, quando finalmente la stanchezza aveva prevalso persino sugli animi di Regina, Lobo e Kenpachi, lasciando tuttavia una piccola gioia nei loro cuori dopo una giornata, altrimenti, non propriamente positiva.


 
[…]


“Alloggerete qui, le cinque camere sono tutte vicine tra loro e lasceremo delle guardie in caso abbiate bisogno di qualcosa. Scusate la sistemazione frettolosa ma domani vedremo di provvedere meglio” disse Setsuna dopo aver condotto i suoi cinque ospiti in un’ala dei dormitori del suo Comando in quel momento libera da ospiti. Le cinque camere erano di stampo militare, con poche comodità ma ordinate ed essenziali.

“Tranquilla, non penso ci servirà chissà che cosa. Grazie, Setsuna!” disse Ichigo, sorridendole. Ishida al suo fianco, abbassò il capo per ringraziare ma Grimmjow non sembrava troppo calmo: “Io voglio affrontare gli sgherri di Aizen! Non dormire! Un sacco di loro li conosco, so come affrontarli! Me lo ricordo il piccolo serraglio di perdenti di Aizen! Abbiamo ancora quel deficiente che diventa un albero da noi, a Hueco Mundo!”

Rei ridacchiò nervosamente: “Da domani potremo darci da fare, ma per stanotte è meglio se…” ma il vice di Setsuna non ebbe il tempo di finire perché Nel lo prese per il braccio “Scusate, terrò io lui a bada, andate tranquilli! Buonanotte!” e l’espada dai capelli verdi trascinò via Grimmjow e si ritirò nelle sue stanze, accompagnando il Sexta Espada nella camera accanto.

“Che bel serraglio che ti sei scelta, Setsuna-chan – disse Shinji – due espada, un quincy, un… amalgama di cose molto randomiche e un vizard – e il biondo capitano della quinta brigata rise mentre Ichigo lo fissava male – sembra quasi tu voglia tenere d’occhio i più strambi di noi!”

Setsuna gli sorrise: “Fidatevi, vi abbiamo tirato a sorte, se avessi dovuto tenervi d’occhio il Comando ha delle procedure molto più stringenti”

Shinji capì che quel sorriso non era propriamente di cortesia ma, come a volerla punzecchiare, aggiunse: “Va’ a riposare anche tu, Setsua-chan… l’aria di Hueco Mundo presto finirà di stuzzicare il tuo amicone cattivone che hai in petto. Basta abituarsi… notte, Setsuna! Notte Rei!” e anche il biondo andò via. Ichigo si fece vicino al capitano del Comando Affari Segreti: “Lascialo perdere: scherza sempre sulla faccenda della maschera… ma è il primo ad averci sofferto… è fatto così, è scemo”

“TI HO SENTITO, KUROSAKI!” urlò Shinji dall’interno della sua stanza e Ichigo rise un po’ mentre Ishida, salutando cordialmente Rei, andava via. Setsuna fissò prima lo shinigami dai capelli arancioni e poi la porta appena chiusa da Shinji: “Capisco… ci sarete utili per capire come rintracciare le basi di Aizen e capire la natura dei nostri… cambiamenti”

L’esitazione nella voce di Setsuna fu palpabile: pensare a sé stessa come un esperimento di uno scienziato pazzo era forse la cosa che più le aveva pesato nel turbinio di eventi che l’aveva travolta. Eppure, Ichigo le sorrise: “Faremo il possibile, non temere! Buonanotte!”

Setsuna e Rei salutarono il rosso e il vice-capitano ridacchiò: “Quel ragazzo è davvero un pezzo di pane… non pensavo sarebbe stato così facile collaborare con loro!”

Setsuna guardò Rei e gli sorrise, più sollevata: “Si, è vero… questo disastro ha reso tutto più facile, in un certo qual senso ha evitato tutti quei contrasti che sarebbero avvenuti se i nostri mondi si fossero incontrati per altri motivi”

“Vedi? Non tutti i mali vengono per nuocere!” le rispose Rei, dandole due pacche sulla spalla. Setsuna si passò una mano sulla fronte e sentì l’hollow dentro di sé placarsi: “Si… non tutti i mali vengono per nuocere… già…” e i due si diressero nelle rispettive stanze, decisamente col cuore più leggero.


 
[…]


“Sono tornati tutti ed hanno Eiralos con loro. L’Alto Comando l’ha preso come prigioniero, non ho potuto intervenire con tutti i Capitani presenti e tutta la folla. Non so cosa hanno scoperto e non so a chi hanno affidato con loro, ma ho visto un gruppo di loro dirigersi verso il Comando Affari Segreti pochi minuti fa. Forse li interrogheranno”

La voce, lenta e metodica, salmodiò, deformata dal suono metallico delle casse di quel vecchio computer, aspettandosi la reazione di Neri Za che, furente, aveva avviato la chiamata per avere notizie. L’arrancar strinse i pugni: “Sei compromesso?”

“Per ora no, non c’è stato nessun movimento strano al comando e nessuno ha interrogato nessuno. Bisogna comunque adoperare prudenza. Ti terrò aggiornata” e la comunicazione si interruppe all’improvviso. Rimasta nel buio di quella sala computer, Neri Za ruggì tutta la sua rabia e, a suon di Bala, demolì ogni attrezzatura presente nel vecchio laboratorio per poi scoppiare a ridere: “Tra poco sistemerò tutto… oh sì se sistemerò tutto… e tutti i mondi si inginocchieranno a me, costi quel che costi!” e la risata folle dell’arrancar si perse nell’oscurità del suo nascondiglio mentre il Corvo, distrutto di stanchezza, si gloriava di quello che per le sue folli orecchie era il dolce suono della risata di Neri Za passata attraverso le pareti.

 



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Siamo tremendamente in ritardo? Purtroppo sì ç_ç. Troppi impegni in real life e, benchè alcuni capitoli siano stati scritti già tempo fa, purtroppo manca proprio la testa per postarli e finiamo con il dimenticarci.
Comunque sia, eccoci con il proseguimento! I nostri "amici" sono arrivati nel nuovo mondo e il caso ha voluto che ci finissero proprio durante una celebrazione importante. Volevamo far ambientare tutti e farli, soprattutto, conoscere meglio, speriamo di esserci riuscite in qualche modo. Sì, è vero, sembra un capitolo tranquillo, chissà magari ce ne sono in serbo altri, però la trama si infittisce u_u

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - The Foundation Day festival (I) ***


Capitolo 13

- The Foundation Day festival -



 
Quello che doveva essere un incontro di pochi minuti nelle stanze dell’Alto Comandante Uminojoo era diventata una riunione lunga ore ed ore. Quando finalmente Setsuna si ritrovò fuori dall’Alto Comando, imboccando il cancello che portava al piano dei vari comandi, gli ultimi raggi di sole stentavano ad illuminare il cielo al crepuscolo. Non era stata una chiacchierata edificante e per ore Setsuna aveva dovuto fronteggiare una verità che, presa dalla concitazione degli ultimi giorni, non aveva ancora realmente realizzato. 
Una lunga camminata solitaria sarebbe servita per far rimbombare nella sua mente quel insieme di pensieri recriminatori, ma ad attenderla lungo il cammino c’era la nutrita compagnia con cui era tornata nel suo mondo il giorno prima: Rei la stava attendendo con un’espressione trepidante sul volto e, accanto a lui, Regina, Kaji, Ichigo e Shinji Hirako; poco distante c’era Akira, tutta impegnata a trattenere gli altri membri dello strano gruppo dal disperdersi troppo in fretta, quasi fosse il cane pastore di quella mandria di alieni. Ad aiutarla c’erano solo Orihime e Nel che, inutilmente, cercavano di contenere le continue punzecchiature che Kenpahi, Grimmjow, Renji ,e a momenti persino Rukia, si lanciavano tra loro; Chad e Ishida, piuttosto disinteressati al tutto, badavano ai fatti loro, osservando le strade dei Void Territories illuminate per la festa che ancora le animava. 

“Finalmente, Capitano Hayashi! Ti abbiamo aspettato qui per ore e ore!” disse Kaji, sorridendo cordiale e parlando con il suo solito tono mellifluo. Setsuna notò che sembrava più pallido e tirato del solito, come se fosse in tensione. Rei e Regina invece non provarono neanche a nascondere la tensione. 

“Tutto bene, capitano?” chiese Rei. 

“Che ha detto Uminojoo? Cosa dobbiamo fare? Chi dobbiamo picchiare?!” chiese Regina, facendo scricchiolare le dita di entrambe le mani e riscaldando i pugni. Setsuna si aspettò di vederla sorridere selvaggiamente, come faceva di solito quando faceva la spaccona. Non sorrideva affatto, anche se parte della bocca era aperta e mostrava un canino ben più lungo del normale. 

“L’Alto Comandante mi ha riferito la situazione, mi ha detto dei nuovi disordini e mi ha… ehm… più volte esortato a provvedere con ogni mezzo possibile a sistemare quella faccenda di cui abbiamo discusso ieri, ecco…” disse tra i denti Setsuna guardandosi attorno: erano vicini ai ponti che collegavano i vari quartieri dei Comandi e un paio di uomini del Comando Medico erano ben visibili alla sua destra, sebbene molto in lontananza. 

“Allora, Setsuna Hayashi?! Qui ci stiamo scocciando! Siamo qua da un giorno e io ancora non ho ucciso nessuno! Chi cazzo è che dobbiamo massacrare!?” disse Zaraki Kenpachi, avvicinandosi al gruppo nonostante avesse Akira che, disperata, provava a trascinarlo via: “Scusami Setsuna… ehm… capitano Hayashi… oh no!” disse la shinigami mentre anche Grimmjow, spazientito, si avvicinava al gruppo. 

“Già. Non sono qua per gustarmi il fetore di spiriti che festeggiano per chissà che cazzata. Che dobbiamo fare, mezza hollow?!” ringhiò il Sexta Espada. 

“La potreste lasciare in pace, voi due?! Ci stava spiegando adesso, non fate gli stronzi come al solito!” sbraitò scocciato Ichigo, generando i sorrisi selvaggi di Kenpachi e di Grimmjow. 

“Aya dov’è? Per caso sa qualcosa sui file?” insistette Setsuna, deglutendo nervosamente e stringendo i pugni. Regina scrollò le spalle: “Io e Akira siamo andati al Comando per sapere se avessero scoperto qualcosa, ma stavano ancora analizzando tutto e il capitano Gakusha era così tanto eccitata da tutti quei dati che Aya ci ha mandati via, dicendoci che ci sarebbe voluto parecchio tempo prima che si calmasse… e poi i bambinoni qui hanno cominciato a fare casino e abbiamo deciso di portarli a fare un giro!” disse, aggressiva, Regina, mentre Kaji guardava di sottecchi Zaraki. 

“Qualcosa da ridire, faccia di volpe? E tu, Regina Hierrobosque? Cos’è, per caso vuoi combattere di nuovo con me?!” disse, ridendo, Kenpachi. 

“Capitano Zaraki, per favore vedi di smetterla! Non siamo qui per le risse!” disse Rukia, contrariata. Renji, al suo fianco, rabbrividì quando Kenpachi fissò Rukia con furia omicida. 

“Dobbiamo aspettare allora… però prima dobbiamo discutere di una cosa… forse… forse sarebbe meglio…” disse Setsuna, digrignando i denti. 

“Siamo stanchi di stare ad aspettare! Muoviamoci a fare quello che dovete e togliamoci dalle palle chiunque sta combinando questo macello!” ringhiò Grimmjow.

“Smettila di parlarle così!” urlarono, in contemporanea, Regina, Rei, Nel, Orihime, Ichigo e persino Kaji. L’arrancar stava per controbattere ma all’improvviso un grosso boato riempì l’aria e, nel cielo ormai scuro e illuminato dalle prime stelle, apparve un’esplosione di scintille e luci. Setsuna puntò gli occhi al cielo: “La Gara Pirotecnica del Giorno della Fondazione…” disse piano mentre tutti si girarono a fissare il cielo illuminato dalle esplosioni brillanti di quei fuochi artificiali. 

“Quanto sono belli!” disse Orihime sognante, mentre Rukia, accanto a lei, prese a guardare sognante il cielo mentre la forma stilizzata di un coniglio appariva nel cielo notturno, tratteggiata da scintille dorate e rosse. 

“Certo che voi le feste ve le godete davvero!” disse ridendo Ichigo e Regina, con un moto di orgoglio, drizzò le spalle: “La notte del secondo giorno di festa è famosa per la gara pirotecnica! I migliori esperti di fuochi artificiali si fanno battaglia a suon di fuochi d’artificio e una giuria popolare decreta il vincitore! Quando c’è la gara tutti fissano il cielo, persino le teste calde! Quindi niente lavoro, dolci a volontà e luci nel cielo! Che pacchia!” 

Akira rise alle battute del vice-capitano mentre una corrente d’aria le scompigliava i capelli. Kaji diede un’occhiata alle sue spalle con un’occhiata di sbieco e sospirò mentre Nel, a pochi passi da lui, urlava felicissima ad ogni esplosione nel cielo. 

“Comunque, questi botti non mi interessano! Io voglio picchiare qualcuno!” disse, aggressivo, Kenpachi e stavolta Rei, ingoiando etichetta e paura, afferrò Kenpachi per il bavero dell’haori bianco: “Smettila, razza di gorilla senza cervello! Setsuna ci stava aggiornando proprio ora! Se tu non hai abbastanza neuroni per aspettare un piano d’attacco, puoi tornartene nel tuo… mon…”. 

La reiatsu di Kenpachi esplose assieme al suo istinto omicida, smorzando il respiro e la lucidità di chi lo circondava. Regina scattò in avanti, mettendo un braccio davanti a Rei e Rukia, Renji e Shinji, fino a quel momento in silenzio ed apatico, estrassero le loro spade all’unisono. 

“Kenpachi… smettila…” disse, più scocciato che impaurito, Ichigo, mentre Ishida aiutava Orihime e Chad a rimanere in piedi. 

“SE UN MICROBO VUOLE TRATTARMI IN QUESTA MANIERA, DEVE PRIMA AVERE LE PALLE DI…” urlò Kenpachi, prima che i suoi occhi si sgranassero e mille spade gli trafiggessero il petto prima di sparire nel nulla. Alle sue spalle, lasciando tutti allibiti, era apparso Kaji, il corpo avvolto di reiatsu e di una volontà omicida forse superiore a quella del capitano dell’Undicesima brigata. 

“… le palle di tentare seriamente di ucciderti, vero Zaraki Kenpachi? Avere le palle per te vale tutto? E significa solo avere muscoli guizzante e una potenza distruttiva ignominiosa? E i sensi, capitano Kenpachi? Quanto fini sono i tuoi sensi? Ti sei per caso accorto che è andata via un minuto fa? Non hai neanche questo briciolo di vergogna?” ringhiò con insolito astio Kaji, facendo voltare tutti per la sorpresa. Fu Rei però il primo a capire cosa fosse successo. Si guardò attorno, nervoso e all’erta nonostante il reiatsu del violento capitano gli inibisse ancora parzialmente i sensi. 

“Setsuna… Setsuna se n’è andata…” disse piano.

“E ci credo! Questi due stronzi l’hanno messa sotto dopo un giorno di torchiatura con Yamajii in gonnella – disse, con evidente amarezza, Shinji, rompendo finalmente il silenzio – Certo, dall’arrancar più folle di Hueco Mundo e dal capitano più senza cervello del Gotei 13 non mi sarei aspettato nulla di meno!”

Kenpachi provò a muoversi, ma Kaji gli afferrò con forza inaspettata la spalla. Zaraki sorrise: “Cazzo… voi facce da volpe siete sempre quelli più divertenti da stuzzicare…”

Grimmjow provò ad obiettare, ma Nel gli lanciò un’occhiataccia e una tirata di orecchio e lo mise a tacere. Il gruppo di Ichigo, confuso ed atterrito, fissò la scena in silenzio mentre la seconda batteria di fuochi d’artificio prese ad illuminare il cielo. Shinji si avvicinò a Rei e, con il solito sorriso inquietante, gli chiese: “Sai per caso dove il tuo capitano va a sfogare i nervi quando degli stronzi la mettono sotto pressione?”

Rei sbatté gli occhi, pensando: “Non so… il capitano di solito fa esercizio quando deve pensare o è nervosa… ma forse…”
“Forse cosa, ragazzo?” insisté Shinji. 

Rei si guardò attorno e, dirigendo lo sguardo verso il distretto Est, indicò un’alta torre, tanto alta sa spiccare sul resto degli sfarzosi edifici: “Penso sia lì, sul Palazzo Okina…” concluse mentre un drago fatto di scintille verdi e blu ruggiva nel cielo, illuminando di un bagliore iridescente tutti i Void Territories…
 

[...]


La seconda batteria di fuochi ormai si avvicinava alla conclusione mentre il dragone di scintille colorate spariva nel nulla, così come era apparso, ma Setsuna continuò a fissare il cielo anche quando i fuochi artificiali erano finiti e il nero era tornato ad ammantare tutto come una calda coperta.

Immobile, seduta con la schiena dritta e le ginocchia strette tra le gambe sul tetto spiovente dell’altissimo palazzo Okina, Setsuna pensava a tutto e a niente, avvolta nella fosca nebbia di recriminazioni che rivolgeva a sè stessa. Il palazzo Okina era il cuore amministrativo del distretto Est e non solo: ogni minima facezia burocratica passava per le centinaia di uffici che ospitava e tutte quelle carte poi confluivano, per le ultime approvazioni, direttamente sulle scrivanie dei capitani dei vari comandi. Setsuna l’aveva visitato molte volte da quando era membro del Comando Militare… ma l’aveva visitata molte altre volte solo per potersi stabilirsi lì sul tetto ad ammirare il cielo o i Void Territories senza essere disturbata.

L’aveva fatto centinaia e centinaia di volte, ma mai lo aveva fatto con la mente così confusa. E non era mai stata così confusa come in quel momento, in cui dubitava la bontà del suo operato come capitano del Comando Affari Segreti. Il compito di quel comando era gestire situazioni emergenziali che dovevano essere trattate con cautela; doveva inoltre fungere da polizia segreta per le indagini contro le minacce interne ai Void Territories, specie se radicate negli alti ranghi del Comando. Il compito del suo Comando era agire nell’ombra per preservare la luce e la pace.

Con l’intero universo sull’orlo del collasso e una minaccia segreta rimasta nascosta sotto gli occhi di tutti per cento anni, con tanto di talpa infiltrata in uno dei Comandi, forse addirittura in un seggio importante del Comando Medico… Setsuna non riusciva a pensare che ad una sola frase: “Hai fallito”.

L’unico pensiero che aveva evitato di cedere a quella conclusione, fino a pochi giorni prima, era stato che i portali potessero essere di origine naturale. Avrebbe accettato anche se fossero stati l’effetto collaterale di qualche idiota che, facendo esperimenti col kido per chissà quale scellerato scopo, alla fine aveva provocato gli squarci tra i vari mondi. Sarebbe stato decisamente più digeribile. La follia di un criminale come tanti, pericoloso ma… banale.

Invece le erano piombati sulle spalle il peso di svariati mondi sconosciuti; di un intruso che cento anni prima aveva deciso di rendere casa sua e il suo stesso corpo un personalissimo e perverso parco giochi; e ultimo, ma certo non per importanza, le era piombato addosso il peso di un traditore che le era sfuggito da sempre. Non un indizio, neanche un minimo sospetto finché la stessa realtà non ha cominciato a squarciarsi in modo incontrollato.

Non aveva scoperto nulla neanche in quei giorni in cui era stata intenta a visitare dei nuovi mondi sconosciuti: Aya aveva recuperato i dati, non lei… anzi, aveva quasi rischiato di cancellarli per sempre; Erano stati gli arrancar e gli shinigami di mondi differenti a spiegarle chi fosse Aizen e cosa avesse in mente; aveva ritrovato Akira per puro caso, ormai da settimane aveva in realtà archiviato mentalmente quel caso di scomparsa come “irrisolvibile”; e Rei e Kaji erano arrivati a scoprire più dettagli relativi al traditore dei Void Territories in un giorno che lei in tutti i suoi viaggi.

“Ho solo combattuto… ho solo messo quella dannata maschera e ho combattuto per uccidere… come un hollow qualsiasi… e l’unico prigioniero da interrogare non l’ho neanche catturato io… ho fallito su tutto…” si disse sottovoce Setsuna mentre la terza batteria di fuochi cominciava ad esplodere nei cieli dei Void Territories.

“Nah, ti stai solo sovraccaricando di responsabilità. Capita quando pensi di avere tutto sotto controllo!” disse Shinji Hirako, comparso all’improvviso accanto a Setsuna e facendola sobbalzare leggermente. L’uomo stava in piedi a fissare il cielo, sorridendo, e Setsuna si sentì presa in fallo anche per non averlo percepito prima.

“Capitano Hirako… io… come ha fatto a trovarmi?”

“Il tuo vice mi ha detto che forse ti avrei trovata qui e ho fatto un salto. Ti conosce bene, suppongo… avrei voluto averlo anche io un tenente così amichevole quando cento anni fa Aizen mi ha fatto diventare un Vizard e mi ha costretto all’esilio dalla Soul Society” rispose il biondo capitano della Quinta Brigata.

Setsuna si alzò: “Ah… e chi era il suo tenente allora, capitano?”

“Aizen Sousuke”

La risposta di Shinji rimase sospesa per alcuni secondi prima che Setsuna potesse articolare una risposta che non fosse brusca, ma fu messa a tacere dallo stesso Shinji, che riprese a parlare: “La mia zanpakuto e le mie abilità sono di tipo illusorio, produco suggestioni talmente potenti da far inverti i concetti più basilari nella testa dei miei nemici. Quando mi hanno assegnato Aizen, con quella sua patetica zanpakuto d’acqua e quella sua strana propensione allo spiarmi di nascosto pensando che non vedessi attraverso il suo kido illusorio, mi veniva solo da ridere. Quel quattrocchi non poteva prendermi in contropiede, pensavo… poi è venuto fuori che era tremendamente più potente di me, che aveva ucciso chissà quante persone e… che aveva trasformato due miei cari amici in mezzi hollow. Poi l’ha fatto anche con me ed è solo grazie ad Urahara che siamo ancora degli shinigami, per quanto contaminati da questa simpaticona!” e Shinji, sempre col suo ghigno, fece apparire per alcuni secondi la sua maschera Hollow.

“Aizen, quindi, ha ingannato anche lei…” disse Setsuna, osservando il capitano.

“Aizen ha ingannato tutti con la sua zanpakuto capace di creare una illusione totale e ha tenuto in scacco tre mondi per cento anni. E tutti i migliori shinigami della Soul Society non hanno potuto fare nulla. Capisci cosa voglio dire, Setsuna-chan?” concluse Shinji, ridacchiando amaro.

Setsuna non rispose e fissò il cielo illuminato dai fuochi d’artificio. Rimase in silenzio per un minuto buono prima di parlare: “Io sono il Capitano del Comando Affari Segreti. Queste cose non dovrebbero avvenire mentre faccio il dovere”.

“E io ero il più grande illusionista tra gli shinigami, eppure sono stato avvolto da un’illusione. Ma qual è veramente il tuo dovere, Setsuna Hayashi del Comando Affari Segreti? Pensare di aver fallito senza la possibilità di mettere nel sacco i colpevoli di una minaccia purtroppo cosmica, oppure cercare di prendere a calci chiunque stia combinando questo macello?” disse, sorridendo selvaggiamente, il capitano Hirako. Setsuna lo guardò: “Alla fine sei riuscito a vendicarti su Aizen? Sei stato tu a batterlo?”

Shinji, preso alla sprovvista dall’improvvisa informalità e dalla domanda, rise di gusto: “Aahahahahah! Oh no, mi ha preso a calci! È stato Ichigo a salvarci… è lui il protettore. Lui non ha velleità di potere e controllo, vuole solo il potere per difendere i propri amici e prendere a calci i cattivoni. Qualcosa che ad un capitano troppo preso dal suo ruolo spesso manca… o almeno, così credo. Sono tornato ad essere capitano solo da un paio d’anni, magari ho perso il tocco! Beh, io direi che ho un certo languorino e voglio dei takoyaki! Guai ad avere fame, l’hollow interiore poi si ribella e prova a mangiare l’anima del tuo migliore amico!”

Setsuna guardò il biondo, confusa: “Cosa…?”

“Ma no, scherzo! Su, Setsuna-chan! Dai un’occhiata al cielo e poi raggiungi i tuoi sottoposti e i tuoi colleghi… ti vogliono bene, non lasciare che una sconfitta ti chiuda gli occhi di fronte a quanto rispetto ti portano! MA ADESSO, TAKOYAKI! A ME!” e lo shinigami sparì con un passo veloce.

Setsuna fissò per un attimo il cielo stellato su cui splendevano ancora alcune scintille degli ultimi fuochi d’artificio, quindi sorrise.

“Ho del lavoro da fare… e persone da difendere…” si disse, sparendo anche lei con uno shunpo e seguendo dalla distanza il capitano della Quinta Brigata, intenzionata a non sprecare più neanche un secondo nell’autocommiserazione. Aveva degli amici da cui tornare e forse… nuovi alleati pronti seriamente, pazzie a parte, ad aiutare affinché quella spada di Damocle che pendeva su tutti loro potesse sparire del tutto.

 
[…]


Quando Shinji e Setsuna tornarono dal gruppo, si resero conto che la situazione sembrava essersi invertita: dei più che annoiati Kenpachi, Renji, Ishida e Grimmjow venivano trascinati da Orihime, Rukia, Ichigo e Regina verso i livelli popolati dei Void Territories, con Akira che cercava disperatamente di tenere tutti fermi: “Aspettate che torni il capitano Hayashi! Almeno tu, vice Hierrobosque!”

“Ma si sente odore di dolci! Acquistiamoli tutti assieme e ne diamo un sacco a Setsuna, così si sentirà meglio!” disse Regina, in uno strano misto di preghiera e determinazione.

“Tranquilli, sono tornata… scusate, volevo vedere meglio i fuochi… tradizione annuale, diciamo così…” disse, per un attimo intimidita, Setsuna. Rei le si fece accanto e Kaji sorrise con il suo solito sorriso da volpe, eppure per una volta la capitana parve cogliere una nota di sincerità, nonostante l’occhiataccia lanciata di sottecchi a Kenpachi. Setsuna si diede uno sguardo in giro e vide il gigantesco capitano dell’Undicesima Brigata che ricambiava con astio lo sguardo, ma Rei scosse la testa: “Eravamo tutti molto preoccupati, anche i due rompiscatole dalla spada facile si sono… calmati…” disse il vice, ridacchiando.

In realtà Shinji, nel breve tragitto tra la torre e il luogo in cui gli altri la stavano aspettando, la aveva rapidamente ragguardata su quanto successo e Setsuna, decisa a non voler allungare inutilmente la tensione che si era creata su di loro, non voleva indagare ulteriormente, perlomeno non in quel preciso momento.

“Dato che dobbiamo aspettare i risultati delle analisi sui file recuperati… che ne dite se ci godiamo un po’ la festa? I fuochi segnano l’inizio delle festività serali, potremmo farci un giro… o magari potremmo andare a prendere qualcosa alla Sakura House…”

Regina spalancò gli occhi, estasiata: “Si, vi prego! Fanno dei dolcetti buonissimi lì! Anche se il proprietario è un tipo strano…”

“Che accidenti sarebbe la Sakura House?” chiese Grimmjow, seccato e Setsuna gli rispose, semplicemente: “È una casa da tè, servono…”

“Passo” disse l’arrancar, immediatamente.

“Anche io, a meno che non ci siano tizi forti da ammazzare lì” aggiunse, quasi con scherno, Kenpachi.

“Io ci andrei volentieri, se prendessimo una sala tutta per noi potremmo rilassarci invece di stare in mezzo a tutta questa folla” disse, rabbrividendo piano, Kaji.

“Facciamo così – intervenne Ichigo – ci dividiamo in due gruppi e facciamo tutto quello che vogliamo, ci rivediamo tra un paio d’ore qui, per tornare ai vari… ehm… Comandi! Si, Comandi, non brigate!”

“Io verrei volentieri con voi alla casa del tè – disse Nel, sorridendo – potremo parlare più tranquillamente”

“E io o il capitano Hirako potremmo seguirvi” azzardò Rukia.

“Lascio la noia a te, Kuchiki! Io voglio i Takoyaki e poi devo tenere d’occhio Zaraki!” disse Shinji, annuendo a Setsuna.
Ichigo guardò Ishida per un secondo e infine il quincy annuì, quindi si avvicinò al gruppo: “Prenderei un tè volentieri anche io… concordo con il capitano Maboroshi, la folla non mi attira particolarmente”

Setsuna e Regina si scambiarono un’occhiata e capirono: i muscoli sarebbero rimasti a fare la guardia a Grimmjow e Kenpachi, girando per la città, mentre almeno un rappresentante di ogni gruppo avrebbe seguito loro alla casa da tè. Evidentemente avevano tutti desiderio di sapere cosa era successo a Setsuna nel corso della mattinata e la casa del tè avrebbe fornito maggiore privacy.

“D’accordo allora, io, Kaji, Rei, Setsuna, Ishida, Rukia-chan e Nel-chan alla casa del tè, tutti gli altri in giro per bancarelle!” disse Regina, sorridendo.

“Un momento! E io?!” chiese Akira, che tuttavia già sapeva la risposta.

“Qualcuno dovrà fare da guida ai nostri ospiti, Kimura-chan…” disse Kaji, sorridendo con calma. Akira sospirò: “Si capitano… buon tè capitano…”

Setsuna si permise un sorriso prima di prendere la testa del gruppo e dare un’occhiata al gruppo di stranieri che tornavano a battibeccare tra loro, quindi fece un gesto con la mano: “Venite, sicuramente Mr. Sakura sarà felicissimo di avere così tanti clienti di alto rango da derubare…”

Rukia e Nel, confuse, si avvicinarono a Regina. “Chi è questo Mr. Sakura?” chiese Rukia, incuriosita. In contemporanea, i visi di Rei, Regina e perfino Setsuna si contorsero in una smorfia disgustata: “Vedrete – disse Regina – sarà un vero incanto conoscerlo…”

E il gruppo si allontanò mentre Akira, disperata, assisteva ad Ichigo e Renji che cercavano di separare Grimmjow e Kenpachi dal saltarsi addosso: “Ecco… questo è quello che succede quando non sei abbastanza alto in grado… devo decisamente fare carriera… forse se divento un terzo seggio potrei evitare di fare la babysitter…” e la Vizard dai capelli vermigli, abbaiando ordini, attirò l’attenzione del gruppo rimasto con lei, conducendoli per le strade affollate dei Void Territories.

 





_______________________________


Eccoci di nuovo qui! Sì questo è un capitolo decisamente più "tranquillo", che mette leggermente in pausa tutti gli avvenimenti che ci sono stati. E' una cosa piuttosto voluta, anche per entrare un po' di più in quelli che sono i "Void Territories", un mondo decisamente sconosciuto a tutti.
Spero vi piaccia un questo capitolo un po' chiacchiericcio e senza troppi colpi di katana che volano XD

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - The Foundation Day festival (II) ***


Capitolo 14

- The Foundation Day festival -




 
La Sakura House era una delle case da tè più famose e rinomate del distretto Est, nonché un po’ il simbolo di ciò che gli abitanti della zona e i suoi frequentatori cercavano: divertimento di classe e gioie per gli occhi. Non era, ovviamente, un luogo losco in cui alla luce del sole si lucrava sui piaceri della carne e gli eccessi di alcolici o stupefacenti, anzi si teneva ad un livello di qualità impeccabile. L’intera Sakura House era in realtà l’insieme di tre bellissime strutture ben distinte costruite con lo stesso stile architettonico, ricordando delle alte pagode sviluppate su più piani. Le varie strutture erano circondate da piccole recinzioni azzurre e da rigogliosi giardini di bonsai e per accedere al complesso era necessario attraversare un ampio corso d’acqua tramite un apposito ed elegante ponte di legno.

Il nome del locale derivava dagli alberi di ciliegio che ad ogni primavera fiorivano, colorando di rosa tutti i dintorni e donando alla casa un alone di innaturale bellezza, così come eterea era la bellezza e l’eleganza delle geishe che, all’interno delle sale del locale, danzavano e cantavano. Rukia, Nel ed Ishida rimasero stupefatti nel vedere gli edifici della casa da tè ma, quando entrarono nel sontuoso ingresso e videro Mr. Sakura, le loro espressioni si incupirono all’istante.

L’uomo stava parlando con due tizi evidentemente poco affidabili, stava passando loro un sacchetto pieno di chissà che cosa e il suo aspetto non era dei migliori: era avvolto in un elegantissimo kimono tutto verde smeraldo con motivi floreali e sulla testa aveva una perfetta acconciatura da geisha esperta… peccato che fosse una parrucca, tenuta storta, che dominava su una testa secca e allungata, con un mento appuntito coperto da una ricrescita evidente di ispida barba nera. L’uomo era la caricatura vivente di un travestito, ai limiti dell’offensivo, con rossetto rosso, trucco pesantissimo e uno sguardo talmente tanto e macchiettisticamente losco da far ridere.

Rukia stava effettivamente per mettersi a ridere a vedere quell’uomo, ma Regina si fece avanti ringhiando: “Sakura, razza di deficiente! Che diavolo stai combinando?!”

I due uomini, vestiti di stracci logori, corsero via col sacchetto tra le mani mentre Setsuna, Kaji e Rei li fissavano. Il capitano del Comando Omicidi sospirò: “Jia Li ha fatto una retata qui solo la settimana scorsa… Mr. Sakura, perché ci devi tenere due pattuglie sempre impegnate per fare da guardia alla casa da tè più rinomata del distretto?”

“Capitano Maboroshi! Vice-capitano Hierrobosque! Abbiate pazienza! Ho solo consegnato delle erbe per un infuso a quei due poveri disgraziati!” disse con voce acuta e mielosa Mr. Sakura, inchinandosi per poi farsi avanti verso gli ospiti appena arrivati.

“Si, certo, erba… e io sono l’Alto Comandante…” sbuffò Rei mentre Setsuna al suo fianco sospirava e si faceva avanti. Quando Mr. Sakura, sistematosi la parrucca e il kimono, la vide, allargò le braccia ossute e dalle mani lunghe ed altrettanto magre: “SETSUNA-CHAN! BENVENUTA MIA CARA!” e l’uomo le corse incontro. Setsuna gli stampò un piede in faccia, paonazza in volto, e ringhiò: “Prendiamo la Sala della Fenice, so che è libera visto che la riservi per i tuoi affarucci dopo la mezzanotte. Oggi è requisita dal Comando Affari Segreti”

Mr Sakura, a terra e con l’impronta rossa del sandalo sul suo volto annuì: “Fi… fhono a fostra difpofizione” borbottò in modo quasi incomprensibile per essersi evidentemente morso la lingua. Setsuna fece cenno agli altri di seguirla e passarono per un lungo corridoio che dava prima ad una grande sale centrale e poi a diverse sale più piccole, tutte super affollate di gente che beveva, mangiava e ammirava, spesso non proprio elegantemente, le agili ballerine che si esibivano nelle sale abbastanza grandi da permetterlo.

Setsuna camminò a passo svelto e condusse tutti al piano superiore fino a varcare la porta scorrevole che dava accesso ad una grande sala con un tavolo circolare capace di accogliere una decina di persone e dominata da statue, vasi e un gigantesco arazzo tutti rappresentanti splendide fenici in volo.

Nei bagliori caldi e accoglienti di quella sala avvolta di rosso e oro degli splenditi tessuti, il gruppo prese posto al tavolo circolare e subito giunsero numerose cameriere a portare loro sakè e tè oltre che piatti infiniti di dolcetti. Molte di quelle ragazze salutarono affettuosamente Setsuna, sorridendole prima di tornare al lavoro.

“Come mai tutti ti salutano, Setsuna-chan?” chiese Nel, sorridendo.

“Conoscevi anche per bene le stanze di questo edificio… lo frequenti spesso?” chiese Rukia, mangiando un dolcetto.

“Oh, Setsuna ha lavorato per un po’ di tempo durante l’accademia! Era davvero molto brava, anche se Mr. Sakura non penso abbia preso mai così tanti calci in faccia come quando ci lavo.. AHIA!” provò a dire Rei, che aveva già scolato due bicchierini di sakè caldo, ma Setsuna gli tirò un orecchio, paonazza in volto.

“Non ci vedo nulla di sbagliato a lavorare qui – disse sommessamente Ishida, bevendo del tè – Certo, il proprietario sembra un criminale ma la struttura è elegante. Ho visto karaoke tenuti molto peggio in centro città…”

“Mr. Sakura è un bastardo, si diverte ad invischiarsi in cose da criminali, ma questa sala da tè fa i dolci migliori del mondo!” disse Regina, mangiando con gusto una pasta secca e ingurgitando una grossa sorsata di tè.

Setsuna sospirò: “È solo per il prestigio della Sakura House che quel viscidone non è in gabbia… è bravo a gestire la casa e non la sporca con la sua robaccia, ma tende ad avvicinarsi a troppi tizi loschi. Questa sala di solito la riserva ad un ex riccone del distretto Nord che ha un certo interesse per le cameriere. Jia Li è intervenuta su segnalazione di una mia vecchia amica di qui…”

“Ma ora – disse Kaji, sorridendo e sorseggiando il sakè caldo – abbiamo tutta la sala per noi, lontani da occhi indiscreti… e possiamo finalmente parlare. Abbiamo un traditore da prendere, o sbaglio, Setsuna?”

Kaji fissò la sua pari grado, gli occhi aperti e sul viso un’espressione di sincero astio. Setsuna ridacchiò e bevve a sua volta un goccio di sakè: “Mi ha sempre incuriosito come la tua maschera cada quando vuoi acciuffare veramente qualcuno, capitano Maboroshi…”

Regina ridacchiò: “Kaji è un grande attore, ma nessuno lavora tanto quanto lui al Comando!”

“Certo, devo ovviare a tutto il macello che combinate voi altri casinisti!” rise Kaji, finendo il primo bicchiere di sakè.

“Ehi! Ci hai reclutati tutti tu! Ci hai scelto, ora stacci!” disse ridendo Regina e Rei rise con lei. Setsuna sorrise ma Ishida si schiarì la voce: “Se possibile, prima di… ehm… ubriacarci e goderci la serata, se preferite… possiamo prima parlare di quanto accaduto questa mattina?”

Nel, accanto a lui, sembrò essere d’accordo con lui, ma aveva le guance così piene di dolcetti che sembrava uno scoiattolo con in bocca un sacchetto bello colmo di ghiande. Setsuna sospirò: “L’Alto Comandante non è per nulla felice dell’idea di avere un traditore tra i ranghi. È furibonda. Mi ha ripetuto più volte di fare qualsiasi cosa… davvero qualsiasi cosa per acciuffarlo…”

“Oh no, l’Alto Comandante è in modalità Guerra Totale… hic!” disse Rei, che al terzo bicchierino di sakè sembrava già sul punto di finire ubriaco.

“Guerra totale?” chiese Regina, incuriosita.

“È come Rei chiama Uminojoo quando è talmente arrabbiata da scendere in campo di persona. Ricordi quando quella banda di rivoltosi hanno assediato un intero quartiere del distretto Sud?”

Kaji rabbrividì e Regina spalancò gli occhi: “Certo che me lo ricordo, stanno ancora dragando via tutta l’acqua che l’Alto Comandante ha scagliato contro quella banda di disadattati!” commentò l’Arrancar.

“Hanno più trovato la gamba dell’unico sopravvissuto?” chiese Rei, un po’ sudato.

“Si, se l’era mangiata un pesce finito sulla tavola di una povera nobildonna del distretto Ovest. Brutto affare…” disse ridacchiando Kaji.

“Yamamoto-sama l’avrebbe sposata, probabilmente…” pensò, stupefatta, Rukia.

“Di preciso – chiese Nel – che cosa intendeva il vostro paurosissimo Comandante con “qualsiasi cosa”?”

Setsuna si fece scura in volto: “Ha proposto di prendere un bambino dei bassifondi e usarlo come esca: far finta che fosse un ferito di qualche operazione della Polizia Interna e vedere se qualcuno nel Distretto Medico avrebbe fatto la mossa…”

Regina guardò prima Setsuna e poi Kaji, che ricambiò lo sguardo; quindi l’arrancar parlò: “Potremmo… ehm… aver già…”

Rukia, Ishida e Nel fissarono Regina che, unendo gli indici con fare imbarazzato, sostenne lo sguardo severo di Setsuna: “Avete fatto cosa?”

Rei arretrò un attimo da Setsuna e si appoggiò con la schiena a Kaji che, con tutta la semplicità del mondo, ammise: “Al Comando Omicidi abbiamo un patto con un gruppo di ragazzini capitanati da una piccola peste di nome Kentaro. Usiamo quei ragazzini come infiltrati nei quartieri poveri e come spie da diversi anni ormai. Potremmo chiedere aiuto a lui, farlo passare per malato e invece fargli fare un bel giro nel comando medico. Entra, osserva ed esce. Magari non gli facciamo aspettare che qualcuno lo rapisca. Meglio lui, che è preparato a queste evenienze, rispetto ad una vittima sacrificale qualsiasi”

Setsuna rimase sorpresa dalla facilità con cui il pari grado le aveva rivelato quel segreto e lo fissò per qualche secondo con la bocca aperta. Rei, ormai paonazzo in volto, fissò i due capitani e Regina: “Quindi… problema risolto?”

“Possiamo contattare Kentaro subito e metterci immediatamente al lavoro. Sa già come muoversi e, ripeto, l’abbiamo addestrato personalmente perché non faccia pazzie e non corra pericoli inutili. Non ho voglia di ammazzare qualcuno per raggiungere i miei obiettivi. Sono un Capitano, non un boia…” disse sempre più a bassa voce Kaji.

“Quei ragazzi ci hanno salvato da lunghissime indagini un sacco di volte! Nessuno sta lì a considerarli… sono orfani e senza una casa… per la gente sono invisibili. Noi diamo una mano a loro e loro ci riferiscono informazioni. Almeno li teniamo fuori dai guai” aggiunse Regina, finendo di bere la tazza di tè.

Setsuna, stupefatta, guardò l’amica: “Non pensavo avreste mai confessato una cosa simile a qualcuno che non appartiene al vostro comando”.

“La situazione è cambiata, penso… io non sono brava con le parole, preferisco prendere a calci i cattivoni ma… insomma! Tutti i nostri mondi sono in pericolo! Sappiamo dov’è il traditore e sappiamo, invece, di chi ci possiamo fidare… e di te ci possiamo fidare, Setsuna!” disse, sorridendo, Regina.

Setsuna si voltò per un secondo verso il capitano Maboroshi e questo, sorprendentemente, le sorrise con sincerità mentre inghiottiva il contenuto del secondo bicchierino di sakè tutto d’un fiato.

Rukia si schiarì la voce: “Non adoro il piano dell’esca, ma da ex ragazzina dei bassifondi non posso che confermare come la gente non si aspetti che qualcuno del genere possa essere una minaccia… se poi questo Kentaro è già addestrato, meglio per lui. Si limiteranno i rischi e saprà meglio cosa cercare”.

“Tanto, anche se dovesse succede qualcosa, abbiamo Grimmjow e il vostro capitano gigante desiderosi di spaccare tutto” aggiunse ridacchiando Nel.

“Noialtri terremo d’occhio la situazione da lontano, da bravi turisti persi per le strade dei Void Territories…” concluse Ishida, bevendo anche lui un po’ di sakè.

Setsuna pensò tra sé e sé cosa fare, fissando per qualche istante il liquido nel suo bicchiere, quindi inspirò e prese a parlare: “Faremo così allora. Domattina faremo scattare questa operazione, lascerò a voi del Comando Omicidi la logistica. Io e Regina andremo dal Comando Scientifico per far riprendere Chunami dal suo delirio tecnologico e vedere se troviamo qualche indizio sul dove trovare la base di Aizen. Una volta avuti tutti i pezzi di questo puzzle decideremo il da farsi… per il momento, direi di continuare a… goderci la ser… REI, SVEGLIATI!” disse all’improvviso Setsuna, assistendo con sconcerto al suo vice quasi svenuto sul tavolo senza neanche le forze per bere il quarto bicchierino di sakè che si era scolato.

Tutti scoppiarono a ridere mentre il vice-capitano si riprendeva di scatto e a quel punto persino Setsuna rise di gusto. Regina le si fece accanto e le offrì un dolcetto mente Kaji, afferrato Rei, recitò una strana formula e gli punto il dito sulla fronte, facendolo prima svenire e poi riprendere, quasi perfettamente sobrio.

“Direi che qui abbiamo finito – disse Setsuna, mangiando un dolcetto – direi che possiamo ricongiungerci con tutti gli altri, appena siete pronti…”

Ishida tossicchiò: “Meglio sbrigarci… saremo fortunati se Zaraki non ha già demolito tutto il quartiere…”

Nel chinò il capo: “O forse lo sta per fare Grimmjow…”

Regina ridacchiò: “E io che mi perdo tutto il divertimento! Beata Akira che è rimasta con loro!”

Setsuna rise: “Non penso che lei la pensi alla stessa maniera tua, poco ma sicuro!” e finì il suo bicchiere di sakè, sentendo un piacevole calore sul volto e il cuore decisamente più leggero.

 
[…]
 

Kenpachi stava inutilmente cercando di estrarre la spada mentre Renji e Ichigo lo trattenevano con tutte le loro forze; di fronte a loro c’era un povero giostraio spaventato che, nel suo chiosco, offriva la possibilità a chi volesse di cercare di abbattere degli obiettivi di latta semoventi, sagomati a forma di hollow, con una fionda e tre proiettili. Due colpi su tre e si aveva diritto ad un peluche omaggio.

Il capitano dell’Undicesima brigata, sprecata la settimana di paga di Akira in una sequela infinita di tentativi, aveva dimostrato, per chissà quale strano capriccio momentaneo, di essere tanto attratto da quella sfida quanto incapace di prendere la mira con una fionda, cosa che, ovviamente, lo aveva portato a voler abbattere quei bersagli alla vecchia maniera: menando fendenti a caso.

“Ken-chan… per favore, fermati!” disse Orihime, tirando Kenpachi per un braccio. Akira era afflitta e col portafoglio sgonfio mentre, al suo fianco, Shinji e Grimmjow se la ridevano beatamente.

“IO DEVO DISTRUGGERE QUEI COSI E PRENDERE IL MIO PREMIO! QUELL’UOMO MI HA SFIDATO!” urlò Kenpachi mentre anche Chad si univa al gruppo di quelli che cercavano di fermarlo.

Akira ringhiò e, con sguardo assassino, si avvicinò al gigantesco capitano e gli disse: “Che premio vorresti?”

Tutti si fermarono un secondo e Kenpachi, incredulo, disse con semplicità: “Uno… un premio! Uno qualsiasi! Voglio mostrare la mia…” ma il capitano non fece in tempo a finire la sua frase: Akira estrasse la spada, tenendola bassa, e disse con un sussurro: “Musabori Kuu, Ookamikarasu…”.

Ci fu un lampo di pura tenebra per un istante e l’immagine di un teschio di corvo comparso sulla spalla della shinigami; quindi, dalla tenebra volarono tre piccoli pugnali di una sostanza nera che si infissero contro tre obiettivi di latta ad una velocità allarmante. Tutto durò meno di un paio di secondi, quindi Akira rinfoderò la zanpakuto e fissò l’uomo addetto a quel gioco: “Potrei avere quell’orsacchiotto rosa con la stella in testa?”.

L’uomo, evidentemente troppo spaventato per dire qualcosa, consegnò l’orsacchiotto rosa alla shinigami che, sorridendo molto inquietantemente, lo consegnò a Kenpachi: “Ecco, tieni il tuo premio, ragazzone. Ora possiamo andare a comprare qualche takoyaki come suggeriva il tuo collega?”

Tutti rimasero sorpresi dall’abilità di Akira e persino Kenpachi, afferrando malamente l’orsetto, sorrise compiaciuto alla ragazza: “Questo mondo… comincia seriamente a piacermi!”

Tutti si rilassarono mentre Akira faceva gesto di seguirli e Kenpachi, in coda al gruppo, si mise quello strano orsetto in spalla, tenendolo per una zampa, e smise di fare quegli strani capricci, all’improvviso. Ichigo e Orihime raggiunsero Akira e il sostituto shinigami le fece i complimenti: “Sei stata brava, non tutti sanno tenere testa a Kenpachi”

“Nel comando Omicidi se non dimostri di meritarti il tuo ruolo, non vai avanti… ho solo applicato quello che ho imparato lavorando con Regina e con il capitano Maboroshi!” disse giuliva Akira, senza alcuna traccia del livore che prima l’aveva pervasa.

“Come hai fatto a capire che voleva quell’orsacchiotto rosa?” chiese Orihime, sorridendo eppure sembrando molto triste.

“Lo stava fissando da un po’ – rispose la vizard, scrollando le spalle – non so come possa trovare quella cosa carina ma non posso giudicare i gusti altrui!”

Orihime guardò Ichigo: “Forse gli ricorda Yachiru-chan?”

Akira non capì a chi si stessero riferendo i due visitatori, ma Ichigo preferì tagliare corto: “L’importante è che si sia calmato, ora pensiamo a rilassarci un po’!”

Il gruppo quindi si avventurò nelle strade affollatissime del distretto est, addobbate con mille lanterne di altrettanti colori, bancherelle sempre più sfarzose e pregne dell’odore di mille leccornie. Quando finalmente giunsero ad un enorme chiosco che vendeva, tra le infinite altre pietanze, anche i Takoyaki, Shinji ne fu così felice da buttarsi a capofitto tra la folla, scavalcando chiunque si frapponesse tra lui e l’oggetto del suo desiderio.

Quando infine tutti furono serviti con mille manicaretti diversi, proseguirono il loro giro per le bancarelle con relativa tranquillità e Akira, sorridendo un po’ di sottecchi, osservò incuriosita il gruppo dei viaggiatori, il loro essere così tremendamente normali e quanto si stessero rilassando nonostante fossero in un mondo non loro e Akira, con ancora un po’ di ansie e paure legate al suo bizzarro viaggio in un mondo ignoto, non poté che invidiarli un po’.

“Non abbiamo avuto molti momenti in cui poterci comportare come persone normali. Sono felice che nonostante tutto questo caos riusciamo a strappare qualche ora di svago” disse Chad, all’improvviso, raggiungendo il fianco di Akira.

La shinigami, un po’ spaventata, gli sorrise: “Tempi duri, eh?”

Chad annuì: “Considerato che abbiamo evitato la fine del mondo solo poche settimane fa… si, sono tempi duri. Ma speriamo si risolvano in fretta” e il ragazzone sorrise cordiale alla shinigami prima di essere attirato dal cinguettio di un parrocchetto chiuso in una gabbia a pochi passi da loro.

“Akira-chaaaaaaan!” si sentì dalla distanza e Akira, voltandosi, vide Regina agitare le braccia da una decina di metri davanti a loro. Il gruppo guidato da Setsuna e che si trascinava un Rei non ancora al top della forma raggiunse quello di Akira con non poca difficoltà a causa del sempre crescente numero di persone che affollavano le strade in festa. Era ormai tarda serata e la gente non aveva altro desiderio se non festeggiare.

“Non ho mai visto così tanta gente affollare le strade… comincio a sentirmi un po’ a disagio persino io…” disse Regina, urlando per sovrastare le voci della folla; alle sue spalle Kaji era così a disagio che sembrava come se qualcuno gli avesse fatto bere il liquido più amaro del mondo; Rei, confuso, barcollava vistosamente mentre Rukia, Ishida e Nel si avvicinavano ai compagni di viaggio.

“E se andassimo alle Onsen? – propose Akira – Lì non c’è mai nessuno quando c’è festa, potremmo riposarci lì!”

“A Rei servirebbe, anche se Kaji ha fatto quel suo trucco non mi sembra troppo in forma…” aggiunse Regina.

Setsuna si guardò attorno: “Qui vicino ci sono il Gabi-n Onsen, possiamo provare lì! Almeno evitiamo di buttarci nella prima bettola che ci capita…”

I nativi dei Void Territories riuscirono a farsi vedere dal resto del gruppo e a condurli, lungo dei viottoli secondari, lontani dalla folla e verso le onsen indicate da Setsuna, per quanto Kenpachi e Grimmjow, come era prevedibile, non sembravano troppo contenti. In verità, Grimmjow stava ancora cercando di capire cosa fosse, precisamente una onsen e Orihime, trascinata poco educatamente per il braccio, era stata la povera vittima della sua strana curiosità, dovendogli ora spiegare cosa fosse un bagno termale.

“Quindi dobbiamo stare tutti nudi nella stessa vasca? E che cazzo significa?! Io non voglio essere visto nudo da voi! Specie dalla capra qui!” ruggì Grimmjow, indicando Nel.

“Cretino, i bagni non sono unisex, gli uomini e le donne lo fanno separati!” sbraitò Ichigo mentre Shinji, osservando di sfuggita Nel per prima e poi tutte le altre donne del gruppo, sospirò uno sconfidato “Purtroppo…”. 

“Io non voglio che mi vedano nudo manco gli altri uomini! Che cazzo significa che devo fare il bagno con altri?!” urlò più forte Grimmjow, scatenando l’ilarità generale. Nonostante le resistenze però, il gruppo arrivò al Gabi-n Onsen, una struttura ben tenuta ed elegante. Alla reception una signora anziana e dal sorriso cordiale diede loro il benvenuto e condusse i due gruppi agli spogliatoi di due vasche diverse. L’Onsen era deserto e quindi le donne furono portate alla vasca più bella del bagno, una grossa vasca di acqua termale affacciata su una piccola cascata ed immersa nel verde, con un bellissimo albero di ciliegio proprio accanto ad essa, il tutto tenuto a riparo da una grossa tettoia in legno; gli uomini furono invece condotti in una vasca più piccola e all’aperto, circondata da piccoli cespugli e con alcune fontane ornamentali raffiguranti carpe.

“Godetevi le acque termali, il loro potere rigenerante e la grande quantità di reishi vi farà sentire come appena nati!” aveva ricordato la signora ai due gruppi prima di lasciarli ai loro bagni. Quando finalmente Setsuna poté immergersi nell’acqua calda, tirò finalmente un sospiro di sollievo e si godette le risate di Regina e Akira che scherzavano tra loro e l’ilarità dell’arrancar dai capelli verdi che, come una bambina, saltava addosso alle compagne di bagno. Da oltre il muro, le urla degli uomini del gruppo erano ben chiare, con le voce di Ichigo, Kenpachi e Grimmjow che sovrastavano tutte le altre, ma in qualche modo questo diede maggiore tranquillità a Setsuna.

Regina si fece accanto a Setsuna e le sorrise: “Ci voleva proprio una serata alle terme… forse non ci ricapiterà di poter riposare per un po’ di tempo, ma almeno saremo al top della forma per quello che verrà!” disse l’arrancar, alzando il pugno.

Setsuna le sorrise di rimando: “Si, per una sera va bene dimenticarsi dei problemi… ce ne occuperemo domani, cariche e riposate come non mai. È la cosa migliore per tutti”.

Quando tutti ebbero finito e si diressero verso i rispettivi alloggi, il pensiero della missione che incombeva su di loro di certo non era sparito, ma la serata di svago aveva tolto loro quella pesante coltre di nervosismo che avrebbe potuto renderli più deboli e vulnerabili. E Setsuna sapeva che una vulnerabilità sarebbe stata fatale mentre, riposati il corpo e la mente dei suoi alleati, il successo si sarebbe fatto molto più vicino e tangibile.

 
[…]
 

Il giorno dopo, rifocillata dal bagno termale, fu più leggero per Setsuna alzarsi dalla branda e puntare vero il nuovo obiettivo: fare visita al Comando Scientifico e trarre qualche informazione in più. Si era data appuntamento con Regina all’ingresso del Comando e, quando giunse lì, trovò l’arrancar di fronte al gigantesco portone di ferro, colmo di strani meccanismi, che sbadigliava rumorosamente.

“Buongiorno, Regina!” disse Setsuna, attiva e in piena forma. Regina la salutò con una mano mentre stava ancora sbadigliando: “’Giorno Setsuna… era proprio necessario fare questo incontro così presto?”

“Il mattino ha l’oro in bocca!” disse, sorridendo, Setsuna.

“Si, ma io stanotte io sono dovuta andare a beccare quel furfante di Kentaro e il maledetto aveva voglia di giocare ad acchiapparella… sono andata a dormire tardissimo…” borbottò stancamente Regina e Setsuna le diede due pacche sulla spalla: “È andato tutto bene? Avete… detto tutto a quel ragazzo?” chiese con cautela la capitana. Regina annuì senza dire nulla, quindi tirò fuori dalla tasca del largo pantalone bianco una trasmittente: “Kaji mi avviserà quando sarà tutto in partenza…”

Setsuna annuì piano: “E allora andiamo a parlare con Chunami, così magari…” ma la capitana non fece in tempo a finire la sua frase che la porta del comando si aprì con numerosi scatti e cigolii, rivelando una Aya evidentemente stanca e sfiduciata: spalle incurvate, occhiaie profonde e un’espressione disperata erano di sicuro la novità più allarmante per una persona sempre calma e compassata come lei.

“Entrate… il capitano vi ha visto dalle telecamere… vuole parlarvi… vi prego… è tutta la notte che continua a parlarne… vi prego… salvatemi…” disse la povera Shinigami, facendo segno alle altre due di seguirle. Il lungo corridoio che conduceva ai laboratori di Chunami era saturo di carte e cartacce oltre che di poveri altri shinigami e arrancar nelle stesse condizioni di Aya. Quando infine arrivarono nel laboratorio, la vivace capitana scienziata digitava cose sull’enorme tastiera collegata all’altrettanto enorme monitor mentre Hideki, il suo vice, dormiva steso sull’enorme tavolo attrezzato al centro della stanza e il compagno robotico S0u7 era rannicchiato su sé stesso, spento e in apparente fase di ricarica.

“S’è scaricato prima il suo robot di lei…” constatò Regina, deglutendo rumorosamente.

Chunami, sentendoli, si voltò verso di loro e sorrise come una bambina di fronte ad una stanza piena di regali: “Setsuna! Regina! Venite, venite pure! Ho trovato un luogo che probabilmente nasconde il covo di quel cattivone di Aizen!”

Setsuna e Regina, sorprese, si avvicinarono alla capitana che, felicissima, indicò vari frammenti di foto estrapolati dagli innumerevoli file, tutti messi a paragone con una singola immagine: “Da quello che riesco a capire, rapportando le immagini allo stato della stessa zona di circa cento anni fa, il punto in cui quell’Aizen Sousuke ha messo le basi del suo nascondiglio dovrebbe essere una vecchia palazzina commerciale nella periferia del Distretto Nord, che da molti decenni è abbandonata… o così pensavamo, a quanto pare!”

Setsuna strinse il pugno e Regina esultò platealmente: “Informeremo subito l’Alto Comandante! Faremo partire una squadra per…” cominciò a dire Setsuna, ma Chunami accanto a loro digitò qualcosa sullo schermo e apparve una grossa mappa dei Void Territories… con una larga zona sotterranea tratteggiata e su cui dominava un grosso punto interrogativo. Tutto attorno disegni di squarci e calcoli complicati di cui nessuno, a parte forse Aya, capiva qualcosa.

“Prima che partiate, dovete vedere questo! Non è magnifico!?” disse tutta eccitata Chunami, fissando le due ospiti che tuttavia non riuscivano dove volesse andare a parare la scienziata.

“Temo di non riuscire a… comprendere a fondo cosa tu intenda per magnifico, Chunami…” le disse Setsuna, con un sorriso tremolante sul volto.

La capitana del comando scientifico agitò le braccia: “I vostri dati, uniti con quelli che avete reperito nei vostri viaggi, mi hanno dato la possibilità di analizzare l’impatto reale che hanno questi squarci sulla nostra realtà fisica e… mi sbagliavo su tutto! Pensavo che i terremoti fossero qualcosa di catastrofico ma allo stesso tempo poco immanente, o comprensibile… insomma, la realtà come la conosciamo si stava squarciando, come potevo immaginare che attorno a noi l’apertura di portali simili fosse la norma! Ne è venuto fuori che il nostro mondo è un luogo in cui il viaggio normale delle anime, degli shinigami e degli hollow, nonché degli Arrancar, si interrompe e l’anima in oggetto rimane bloccata e si stabilisce qui. Eppure, c’è comunque una sorta di comunicazione con gli altri mondi, alla fin fine siamo tutti originari di uno dei mondi che abbiamo scoperto pochi giorni fa, almeno in vite precedenti… ma allora gli squarci non sono innaturali e non provano terremoti perché sono squarci tra realtà, ma perché evidentemente spostano e distorcono i confini di un mondo che di per sé è compresso, incastrato tra altre realtà e in qualche modo meno accessibile!”

Regina prese a guardare Chunami con il vuoto nei propri occhi e Setsuna si stava massaggiando le tempie: “Potresti farla più semplice, Chunami?”

La capitana dai capelli viola annuì: “Gli squarci, così come avvengono naturalmente, sono il risultato dello spostamento delle barriere che separano il nostro mondo dal Garganta e dagli altri mondi, ma allo stesso tempo questi spostamenti potrebbero aver alterato sensibilmente il NOSTRO mondo! Ecco perché i terremoti sono stati molto più lievi negli altri mondi e qui no! Ipotizzo – e Chunami indicò lo schermo – che nel sottosuolo dei Void Territories potrebbe essersi sviluppato uno spazio vuoto! Un’enorme caverna o addirittura un micro-mondo popolato da frammenti di spiriti, hollow e persino shinigami! Anche se suppongo che sia più probabile che sia solo un grosso spazio vuoto pieno di acqua e…”

La scienziata stava cominciando a divagare ma Regina le afferrò il viso, stringendole le guance: “Chunami: stai dicendo che forse c’è un enorme buco sotto i Void Territories? Rispondimi con un sì o con un no!”

La scienziata annuì: “È solo un’ipotesi, ma con degli scavi esplorativi potremmo saperne di più. Procederemo ai carotaggi quanto prima! Sarà eccitante!”

Setsuna sospirò: “Ci occuperemo allora di quest’altra grana a tempo debito, prima prepariamo la spedizione per vedere se lì c’è ancora traccia di Aizen e del suo assistente…”

Regina si accarezzò il mento: “E se non fossero lì, e se Chunami avesse ragione e i cattivoni avessero usato questa caverna in espansione come… covo segreto?!”

Chunami sorrise, gli occhi che sembravano brillare, e annuì con forza. Setsuna fu accarezzata dal pensiero, ma ancora una volta decise di andare più cauta: “Non possiamo escludere questa eventualità, ovviamente… ma non sappiamo ancora se la teoria è confermabile. Procediamo col sopralluogo e speriamo di non scoprire sorprese sotterranee…”

“D’accordo allora! Avviso subito Ka…” provò a dire Regina, ma la trasmittente nella sua tasca emise degli squilli. L’arrancar rispose con discrezione ed annuì, bisbigliando un “Sissignore” quindi guardò Setsuna e le disse, senza scendere in dettagli: “L’operazione è iniziata con successo”.

La capitana annuì, quindi si congedò da una Chunami totalmente disinteressata dalle loro chiacchiere, portando tuttavia con loro Aya, prendendola da parte e aggiornandola su quanto avevano deciso la sera prima. Il tutto mentre Kentaro, il giovane e furbo orfano del Distretto Sud, avviava la sua missione segreta.

 
[…]

 
Per tutta la mattina Kentaro si era dovuto sorbire le raccomandazioni di quell’adulto noioso e sempre saccente e aveva trovato quell’infinita sequela di istruzioni e preoccupazioni eccessive.

“Tranquillo vecchio! So il fatto mio, lo sai!” aveva detto Kentaro al capitano Kaji, risistemandosi la zazzera di capelli neri ed ispidi e puntando lo sguardo furbo sugli occhi da volpe dell’adulto. Aveva tredici anni ormai e viveva in strada da quando era solo un neonato. Ormai sapeva come funzionavano le cose, era grande! E in fondo, aveva lavorato così tante volte per il Comando Omicidi che sapeva come muoversi. Anzi, si aspettava la nomina a shinigami onorario ormai a breve!

Stette tuttavia al gioco, si fece impiastricciare la faccia di polvere, indossò dei vestiti stracciati e si fece condurre da Pitòn, fraccion del vice-comandante Hierrobosque, al Comando Medico come un “ferito in stato di emergenza” e lo stesso capitano del Comando Medico, assieme al suo vice basso e timido, avevano provveduto a prenderlo in consegna.

Lo avevano portato in una stanza con una decina di letti ma con solo altri due pazienti sotto osservazione, stesi e addormentati. Kentaro osservò tutto tenendo gli occhi socchiusi, facendo finta di respirare a fatica, e vide i due altri ufficiali del Comando andare via e alcuni infermieri avvicinarsi a lui, sincerarsi in che condizioni fosse e arrivando a concludere che forse era solo gravemente debilitato.

Kentaro, che effettivamente non mangiava che briciole e avanzi da una decina di giorni, non aveva biasimato la diagnosi dei medici che lo avevano preso in cura ma, prima di poter formulare qualsiasi altro pensiero… svenne.

Sentì una voce suadente risuonargli nella testa e quindi un innaturale torpore lo aveva costretto nei suoi sogni. Eppure, qualcosa nel suo cervello lottava per farlo svegliare e infine, con uno sforzo non indifferente, l’unico vero asso nella manica del ragazzino ruppe quel sonno così strano: il reishi.

Lo aveva scoperto da poche settimane, vista la fame che aveva preso ad assalirlo: era capace di sviluppare una quantità insolita di reishi. Tutti i suoi amici erano stati felicissimi visto che, di solito, quando qualcuno si mostra capace di manipolare la propria energia spirituale era, in automatico, un buon candidato a diventare uno shinigami, e quindi entrare nel Comando Militare. Kentaro, beninteso, non si sentiva così potente e, soprattutto, non voleva entrare a far parte del Comando Militare e lasciare indietro i suoi amici. Però aveva trovato utile avere una marcia in più, di tanto in tanto, nonostante la nuova necessità di mangiare più del dovuto.

In quel momento, nonostante fosse svenuto e leggermente affamato, quel piccolo ed acerbo potere latente gli permise di svegliarsi e Kentaro, intorbidito ma allo stesso tempo molto arrabbiato, si ritrovò in un corridoio buio, legato a letto con delle cinghie tenute molto larghe e con il rumore degli addetti del Comando Medico in lontananza.

“Bastardi… il capitano aveva ragione, qui qualcuno sta facendo cose strane…” bisbigliò il ragazzo, liberandosi con una forza inaspettata dalle cinghie che lo legavano e sgattaiolò via. Scoprì che il corridoio era una sorta di area in corso di ristrutturazione al piano terreno poiché, dopo alcuni passi, si ritrovò nella grande sala d’ingresso dell’ospedale del comando medico. 

“Nascosto in piena vista… quello che mi ha combinato così è davvero sicuro di sé…” pensò Kentaro, sgattaiolando via non appena tre shinigami e un arrancar si riunirono davanti alla grossa scrivania che fungeva da reception dell’ospedale del comando.

Kaji gli aveva detto di scappare al primo segno di pericolo ma, nonostante fosse letteralmente stato sul punto di essere rapito, Kentaro e la sua voglia di rivalsa non si sarebbero piegate all’intimo desiderio di tornarsene a casa. Ne andava del suo orgoglio, dopotutto!

Il ragazzino si aggirò per i corridoi come solo lui sapeva fare, sfruttando la corporatura minuta e la solita invisibilità che gli ultimi della società sembravano avvolgersi addosso visto quanto le persone agiate sembravano non notare i poveri e gli orfani. Che quello stesso menefreghismo fosse applicabile anche in un ospedale, pensò Kentaro, era ancora più segno di quanto fossero ridicoli i ricchi e gli adulti, specie quelli del Comando Militare.

Si avvicinò, facendo lo slalom tra gruppetti di medici e barelle, nell’area amministrativa e lì prese a gironzolare con più calma poiché il personale sembrava impegnato altrove. Girovagò in quella sorta di tozzo corridoio, più largo che lungo, ai cui lati c’erano la porta di sei studi privati e il ragazzino fu attratta da una in particolare, rimasta stranamente socchiusa.

Dallo spiraglio visibile di quella stanza emergeva un lieve chiarore e soprattutto Kentaro sembrò percepire una sensazione di leggero risucchio. Pensò dapprima ad una qualche apparecchiatura medica ma, incuriosito, si lasciò guidare dall’istinto e si avvicinò con cautela all’elegante porta, la fece aprire di pochissimo e con il massimo della cautela e ciò che vi vide lo sconcertò.

Dietro un’elegantissima scrivania, su una parete piena di quadri e arazzi, si stagliava inquietante uno squarcio nero e terribile che sembrava risucchiare aria al suo interno; emetteva uno strano ronzio e Kentaro fu sicuro di aver sentito anche del vociare, almeno due persone che parlavano tra di loro, di cui una donna… ma proprio nel momento Kentaro stava per entrare nell’ufficio, un arrancar con la mascherina di fronte alla bocca lo vide dalla parte opposta del corridoio: “EHI, RAGAZZINO! CHE STAI COMBINANDO?!”

Kentaro, preso alla sprovvista, corse contro quell’arrancar medico, letteralmente gli saltò addosso e, usandolo come trampolino, cominciò una lunga serie di folli volteggi sulle teste dei vari membri del personale, sulle sedie e persino sulle barelle vuote riuscendo, in modo molto rocambolesco, a scappare via, così come gli aveva ordinato il capitano Kaji.

Strinse i denti e ringhiò di frustrazione mentre scappava via nei vicoli più oscuri e conosciuti solo ai topi di strada come lui: non aveva scoperto nulla e non aveva sentito chiaramente né visto nessuno. Ma un’informazione l’aveva, ovvero il nome infisso sulla targhetta di fianco alla porta da cui aveva assistito a quello strano fenomeno.

Kentaro se lo ripeté all’infinito nella testa, avendo paura che la tensione e la rabbia gli facesse dimenticare quel dettaglio carpito con la coda dell’occhio. Ripeté quel nome all’infinito, senza neanche rendersi conto della gravità dell’accusa che stava per fare a Kaji perché, sul momento, non riusciva a ricordare che quello era un nome importante.

Corse via, perdendosi nella folla, inconsapevole che nessuno in realtà lo stava inseguendo, o perlomeno non ancora, e ripeté il nome all’infinito finchè nella sua testa non rimase solo quella infinita litania.

“Musaburo Warui… Musaburo Warui… Musaburo Warui…”
 
 
 

 

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