Essere bravi in matematica non serve a nulla

di Sia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


Qualche mese dopo aver sconfitto Papillon, i due supereroi di Parigi rimangono nell’ombra a controllare la città di notte. Non hanno ancora rivelato le loro identità, né tra di loro, né al pubblico: ci arriveranno, è questo che viene scritto continuamente sul Ladyblog, ma per adesso non abbiamo notizie. Qualche mese dopo aver sconfitto Papillon, Marinette ha la mente più libera e il cuore più pieno del compagno che le siede sempre davanti. Ha aspettato e aspettato, nella speranza che la ferita che Garbiel gli ha lasciato impressa sulla pelle potesse rimarginarsi, ma ogni volta che lo guarda sembra che i suoi sentimenti non vogliano più rimanerle in bocca. 

È appena finita l’ora di matematica – una qualsiasi ora di matematica – quando Marinette decide che è arrivato il momento. Il suono della campanella le martella nei timpani, mentre nasconde tutte le sue cose nello zaino a malo modo e scende un paio di scalini per raggiungere Adrien. Alya la guarda da lontano e le fa un segno di incoraggiamento. Così lei prende un lungo respiro, lo chiama e gli confessa i suoi sentimenti. Quella stessa sera, Ladybug è accasciata sulla spalla di Chat Noir e pensa che sarà sempre tutto inutile: non la vedrà mai come più di un’amica, vero? 

 
 
I.

6 Sogno 

La spalla che Chat Noir le sta offrendo è dura e le ricorda, più di Tikki che ride in un angolo della sua camera, che non è un sogno. Ladybug, o meglio Marinette, quella mattina ha dichiarato i suoi sentimenti ad Adrien Agreste – è meglio specificare il cognome, prima che ci si confonda con qualcun altro: stiamo parlando di quell’Adrien Agreste che è su tutti i poster di Parigi ed è stato, per qualche stagione, il protagonista di una serie animata per bambini. 

Buginette, mi dici cosa c’è che non va?” 

Aveva smesso di chiamarla così qualche anno fa. Adesso, mentre lui sussurra quel nome, il suo cuore si ferma e le rende impossibile respirare: le era mancato così tanto? 

Si mette a giocare con una ciocca di capelli per smorzare l’imbarazzo, “È una cosa sciocca, in verità.” Non è sciocca, è la cosa più seria che le sia mai capitata dopo aver salvato Parigi. È due settimane che Alya la prepara per questa confessione, due settimane di discorsi allo specchio, fogli scarabocchiati a caso e guance tutte rosse.

Chat Noir sorride e muove la spalla verso l’alto per farla mettere dritta, “Mi va di sentirla anche se è sciocca.” Gli andrebbe di sentire qualsiasi cosa pur di mandare via il peso che si porta dietro da tutto il giorno: casa sua, da quando Gabriel ha perso i poteri, è diventata un inferno. 

Ladybug si lascia scappare un lungo sospiro: dirlo ad alta voce lo renderà ancora più reale e diventerà sempre meno un sogno. L’idea non le piace, ma gli occhi verdi del suo partner la spingono a continuare. Fatti coraggio Marinette, almeno poi sarà finita. “Ho confessato i miei sentimenti oggi.” 

Chat Noir mugugna e stringe la presa delle sue mani unite. Si fa teso tutto d’un tratto, ma la lascia continuare.

“Ma lui non ha capito niente, mi ha sorriso e poi se n'è andato.” Si infrange il sogno: Adrien non le ha detto a sua volta che la ama tantissimo e che non vede l’ora di creare una famiglia insieme. Tutt'altro, è rimasto fermo sul posto, lo zaino mezzo cadente sulle spalle e il sorriso di uno che non ha compreso – o che fa finta di non aver compreso – a colorargli il volto. Percepisce Tikki che ride sulla sua pelle e si imbroncia. 

Chat Noir serra le labbra in una linea per evitare di ridere e lascia un po’ andare la presa sulle mani, “Se n’è andato?” domanda con un sussurro divertito, ma quando nota lo sguardo di Ladybug dà un colpo di tosse e si mette in riga. “Non sa cosa si perde, Buginette.” 

 
 
Inauguro la seconda settimana del writober con una piccola storia su questo fandom. Mi mancava scrivere di Adrien e Marinette – non che sia una cosa che faccio spesso, eh –. Sono anche estremamente terrorizzata di essere sbucata qui dal nulla: avventurarmi in nuovi fandom mi spaventa e mi sento sempre un po' fuori luogo. Quindi ecco, spero che la storia vi possa incuriosire: ho messo delle premesse che possono sembrare un po' ambigue, ma vi prometto tanto fluff e divertimento. Non sono in vena di angst. 
Also, ringrazio Mari Lace per tutto il supporto che mi ha dato con la storia e con il titolo, senza di lei non so dove sarei ora! 

Vi ringrazio per la lettura in ogni caso e vi auguro una buona nottata/giornata (dipende un po' da quando lo leggerete, ecco).
Sia 

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Capitolo 2
*** II ***


II.


8 Risposta

“Perdo di più io.” Ladybug si stringe nelle spalle e porta il capo indietro. “Ha degli splendidi capelli dal colore del grano, due grandi occhi verdi e un sorriso che potrebbe far impazzire chiunque.” 

Chat Noir alza un sopracciglio, ma lei non lo nota. “Non è che stai parlando di me?” 

Marinette ride, non le viene mica in mente di fare due più due: non è mai stata brava in matematica e richiederebbe uno sforzo troppo grande. “Chaton, è una pura coincidenza.” 

Lui scrolla il capo e smuove con il movimento un po’ di ciocche color del grano, “Io non me ne sarei andato” le dice seriamente e lo ripete ancora per ottenere la sua attenzione. “Buginette, non me ne sarei andato.” Pure Chat Noir non riesce a fare un conto, ma dovrebbe risolvere più di una semplice addizione: unire i puntini e rendersi conto che Marinette stamattina a scuola ha cercato di confessargli i sentimenti e poi rendersi conto che Marinette è Ladybug, è troppo persino per uno che in matematica prende solo il massimo del punteggio. 

Lei prende tempo: ora capisce perché quel nome le ha smorzato il respiro appena un paio di minuti prima. Lo sguardo di Chat Noir è in grado di portarla indietro di qualche anno e di farla sentire ancora su un tetto di Parigi in piena notte senza le parole. Però ora è diverso, c’è qualcosa di più: sotto gli occhi verdi del suo partner comincia a diventare del colore del suo costume. “Credevo che avessi smesso di provare dei sentimenti per me.” 

La luce della luna illumina il volto di Adrien e lui sorride: è sollevato di essere riuscito a esprimere di nuovo quello che prova e di aver finalmente messo le cose in chiaro. È da mesi che la figura di Ladybug è tornata a farlo sentire speciale, mesi che quando incrociano le mani e loro dita fanno finta di toccarsi il suo cuore gli chiede una pausa. “Ci ho provato, ma è difficile dimenticarti.” 

 


Riesco ad aggiornare! 
Inanzitutto vorrei ringraziare le persone che mi hanno lasciato le recensioni: appena avrò un goccio ti tempo libero vi risponderò come si deve. 
Aggiungo che Ladybug e Chat Noir hanno circa diciasette/diciotto anni in questa storia e non conoscono le rispettive identità (per ora, ihih). Premetto anche i prossimi capitoli saranno un pochino più lunghi perché i prompt mi hanno preso la mano e ho scritto un papiro: ho detto addio alla mia intenzione di scrivere solo flash. Vi ringrazio del supporto intanto e vi mando un caldo caldo abbraccio. 
Grazie per tutti quelli che hanno letto, 
Sia 

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Capitolo 3
*** III ***


III.


10 Gridare

Questo è ingiusto. Ladybug non trova le parole adatte per continuare il discorso, ma più o meno sa che cosa vorrebbe dirgli. Gli direbbe che, se non fosse per Adrien (Agreste, il protagonista) che proprio non riesce a dimenticare, allora sarebbe in grado di provare i suoi stessi sentimenti. Ma qualcosa le blocca le labbra e le ammutolisce il cervello. 

Chaton…” Ci prova e torna dritta. Accartoccia le gambe al petto e con una mano gli accarezza la guancia. Crede, o forse spera, che con quel tocco lui possa sentire tutto quello che sta nel suo cuore. 

Adrien non perde il sorriso, si inclina verso la mano mascherata e alza le spalle come se avesse appena finito di ascoltare quel fiume di parole silenzioso. Lo sa. “Che farai adesso? Proverai a dirglielo ancora?” 

“Ho messo tutta me stessa in quella confessione, ci vorrà un po’ prima che possa essere in grado di farlo ancora” gli dice e prende un lungo respiro insoddisfatto. “Se mai lo farò ancora, comincio a credere che sia inutile corrergli dietro.” 

Chat Noir lo capisce, sa cosa vuol dire inseguirla sui tetti di Parigi. Però non riesca a smettere, ci tiene troppo. “Non dire sciocchezze, Buginette.” Suo malgrado, per quanto lo ferisca, si allontana dalle sue dita e si alza in piedi. Si avvicina alla ringhiera della Torre Eiffel e le dà le spalle. “Lui ti piace, no? Dovresti dirglielo e smetterla di accontentarti di un sorriso, per quanto mozzafiato sia.” 

Ladybug lo raggiunge a passo lento, “Forse potrei non essere stata chiara stamattina, mi sorprenderebbe sapere che abbia capito qualcosa del mio discorso” ammette, appoggiando gli avambracci al parapetto e il mento agli avambracci. “Mi mette ansia e finisco per impappinarmi sempre,” continua imperterrita, “credevo fosse passato e che fosse una fase della me di quindici anni, ma anche adesso che ne ho diciotto non riesco a parlargli dei miei sentimenti senza diventare incomprensibile.” 

Chat Noir la guarda e sorride, mentre il vento di Parigi le smuove i capelli e i suoi occhi azzurri si scontrano alla perfezione con il colore argenteo della luna. Sono tre anni che lei ama un'altra persona e non ha mai smesso di fare male. “Sono innamorato di Ladybug!” urla nel vuoto e lo urla ancora e ancora, fino a che lei non connette e lo tira indietro. 

Che diavolo fai?” gli chiede, con il volto arrossato e il cuore che le pulsa nelle orecchie. 

“Ti metto coraggio, Buginette.” Le accarezza la lunga treccia che negli anni ha sostituito i due codini. “Forza, urlalo anche tu.” 

“Mi sentirà tutta Parigi, Chat!” 

Lui ride e appoggia il gomito destro al parapetto, “Chi vuoi che ti senta quassù in piena notte? Smettila di trovare scuse inutili.” Ladybug apre e chiude la bocca mentre lui si gira di nuovo verso il vuoto e riprende a gridare. Non sa se a renderla così nervosa siano i suoi sentimenti o quelli del ragazzo mascherato che ha di fronte. Così non va bene

Più lui parla, più lei non riesce a pensare a mente vuota e le gambe le si fanno molli. Cerca di focalizzarsi su Adrien, anche se la bocca di Chat urla il suo nome – l’unico che conosce, in ogni caso. Adrien dai capelli del grano, dagli occhi verdi e il sorriso mozzafiato. 

“Sono innamorato perso di Ladybug, una cosa ingestibile ve lo giuro!”

Adrien. 

"Ladybug, la mia Buginette regina del mio cuore!"

Adrien.

"Come si fa a non amarla?"

Adrien.

“Sono innamorata di Adrien Agreste!”

L'aria nei polmoni di Chat Noir diventa incandescente e lui è costretto a smettere di respirare. L'ultimo sospiro si perde nel cielo in una nuvola bianca: cosa? Ha sentito bene? Si fa teso mentre percepisce le mani di Ladybug che giocano con il ferro del parapetto. 

"Cosa?" Questa volta lo chiede ad alta voce e lei si gira a guardarlo arrossata ed emozionata. 

"Hai ragione, Chaton! Funziona, mi sento già più coraggiosa." La supereroina continua ad urlare e si spinge in alto appoggiando meglio i palmi sul metallo, "Adrien Agreste, avete capito?"
 
Eccomi qui  
Per quanto questa storia sia sempliciotta, mi sto divertendo un mondo a scriverla! Per questo vi ringrazio per il supporto: se mi piace tanto mettere una sillaba dietro l'altra, è anche per le vostre parole di incoraggiamento e per il fatto che mi dite che state ridendo anche voi. Meno male, mi rassicurate davvero tanto.
Avevo promesso, due giorni fa, dei capitoli più lunghi ed eccolo qui: perdonatemi, mi è scappata la mano. Vi chiedo poi di pazientare ancora un po' per il prossimo, ci vediamo il 14! 
Sia 

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Capitolo 4
*** IV ***


IV.

14 Unrequited (love)

“Non voglio giocare con i tuoi sentimenti, perché vorrebbe dire mentirti e io non voglio farlo. C’è un ragazzo che… è... non posso dirti chi è, le nostre identità devo rimanere segrete.” (Gelatone)

Chat Noir non riesce a smettere di guardare Ladybug con un’espressione sorpresa. E lei nemmeno se ne accorge. Trattiene una risata quando pensa che in effetti non si è accorta di tanto altro per molto tempo. Sussurra tra le labbra che è sempre stato lì, al suo fianco. E lei, impegnata com’è ad arrampicarsi sul parapetto e ad urlare, nemmeno se ne accorge. 

“Adrien Agreste, ti amo!” Lo ama. Chat Noir sorride, angola un po’ il viso e rimane a guardarla divertito: glielo rinfaccerà per tutto il resto della loro vita insieme. 

Ladybug si gira verso di lui, indossando un paio di guance arrossate a causa del freddo di fine marzo. Ha il fiato corto per le urla che ha lanciato in cielo, ma sembra ancora piena di energie. È così bella. “Credi che mi abbia sentito, questa volta?” 

“Sì, credo che questa volta ti abbia proprio sentito.” 

La giovane sorride e appoggia di nuovo i piedi a terra. Torna ad essere qualche centimetro più bassa di lui ed è costretta ad alzare il viso per guardarlo per bene. “L’idea che lo sappia mi terrorizza.” 

“Perché sei Ladybug? In fondo, c’è una possibilità che non ti abbia sentito adesso, non pensarci troppo” Ironizza e la fa ridere: l’ombra sotto la maschera di Ladybug sparisce per un secondo e il cielo di Parigi prende una sfumatura più chiara. O sono le stelle più luminose? 

“Mi auguro che non mi abbia sentito, Chaton!” sbotta lei, nascondendo le labbra sotto il palmo della mano. “Immaginati la scena: Adrien scopre che Ladybug gli muore dietro da tre anni e poi scopre che Ladybug altro non è che…” 

Che?” 

Chat Noir decide a quel punto di distogliere lo sguardo e lo lancia verso il cielo. Lo sa che ha di nuovo messo un piede nella conversazione che entrambi stanno cercando di evitare da mesi. Mettere giù la maschera fa paura e fa paura principalmente perché Gabriel, anche noto come Papillon, il vecchio mostro di Parigi, è suo padre. Questa volta però è diverso: essere Adrien Agreste in un mondo in cui Ladybug ama Adrien Agreste non è poi tanto male. 

Il suo stesso nome le rimane sulla labbra e le punge la pelle, facendola sentire una codarda. Potrebbe dire lui qualcosa, non le piace l’idea di confessare i suoi peccati per prima. Marinette, hai presente? Mi hai visto senza costume un sacco di volte. Con la coda dell’occhio punta lo sguardo su di lui e lo osserva: chissà se si sono mai incontrati per Parigi senza maschera prima d’ora. Il pensiero la rende euforica. 

“Me” conclude alla fine, sorridendo calma. 

“Sono sicuro che adorerà Me, sembra una tipa simpatica.” 

Ladybug scuote il capo e gli tira un pugno sulla spalla, “Ti giuro, a volte sei insopportabile!” 

Chat Noir ferma un secondo attacco con la mano destra e la tira verso di sé divertito. Gli viene naturale ora che una delle barriere tra loro è stata abbattuta e crede che anche la seconda stia per andare giù. Una piccola crepa tra i mattoni sembra rivelargli più di quanto gli è concesso vedere e la sua mente fa presto ad immaginare la treccia di Laduybug che cade in ciocche sulle spalle. È così che adesso lei li tiene a scuola, tranne nelle ore di matematica: quando si concentra allora tira su i capelli in una coda alta.     

“E tutto il resto del tempo? Incantevole, vero?” 

L’indice della supereroina gli tocca la punta del naso e lo respinge via in fretta. Non lo fa per togliere valore alle sue avance, ma perché quel ritorno al passato e la consapevolezza dei suoi sentimenti la fanno sentire insicura. “Te l’ho appena detto, gattino, mi piace Adrien.”

“Almeno lui è incantevole?” 

Ladybug sorride, appoggia le mani ai fianchi e assume un’espressione sognante, “Lui è adorabile e molto meno insopportabile di te.” 

Chat Noir accusa il colpo, ma non riesce a non ridere alla provocazione. O meglio, non riesce a non ridere perché sono la stessa persona e lei non ha ancora fatto due più due: in effetti, se Ladybug è la ragazza che pensa che sia, allora non è mai stata una cima in matematica. Si appunta che prima o poi, finita quella conversazione, si offrirà di darle una mano. 

“Non ho proprio speranze di ottenere il tuo cuore con una tale concorrenza, vero?” le chiede, appoggiando le mani al parapetto della torre. 

“È probabile che rifiuti i miei sentimenti, penso che sia innamorato di una ragazza… qualche anno fa mi aveva confessato di provare dei sentimenti per Kagami, una nostra amica, ma poi… credo ci sia qualcuno nel suo cuore e non sono io, Chaton” 

Sei tu

“Se mai il mio, di cuore, sarà in grado di ricucire la ferita, mi piacerebbe che prendesse la forma del tuo.” Ladybug gli sfiora l’avambraccio con le dita e gli sorride nella speranza di attutire il dolore. 

Chat Noir distoglie lo sguardo, fa troppo male guardarla quando dice certe cose. “Sei sleale.” Riesce a sussurrare, lasciandosi scappare una risata leggera.

“Perché?” 

Non le risponde, è troppo impegnato a non arrossire fino alla punta delle orecchie da gatto, rigorosamente abbassate verso il basso. Ce l’ha già, la forma del mio cuore

 
Torno a pubblicare, ish! Quando mi era mancato questo fandom nel giorni di stallo! 
Approfitto di questo angolino per ringraziare tutti quelli che stanno recensendo la storia e che l'hanno aggiunta tra seguire e preferite. Grazie davvero. 
Passo poi ad una precisazione: ho pensato che fosse un po' naturale, che venisse da sè insomma, che Adrien riconoscesse tra le parole d'amore e il modo di arrossisre e di muoversi una sua compagna di scuola. Spero che si capisca çç ho fatto il possibile per renderlo chiaro, ma a volte ho paura di dare troppo per scontato. 
Intanto vi ringrazio ancora, 
Sia 

 

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Capitolo 6
*** V ***


V.

15 Secret Identity

Ladybug gli smuove il braccio, “Perché?” insiste a chiedergli. Non sa da dove sia uscita tutta questa curiosità, ma viene circa dallo stesso posto che le batte forte quando lui la guarda e la chiama Buginette. Somiglia, ora se ne rende spaventosamente conto, alla sensazione che prova quando Adrien si gira in classe, le sorride e la chiama Mari

Oh, santa Tikki. 

Non è un gran danno, però Ladybug proprio non riesce a fare due più due e non è in grado nemmeno di decifrare quell’improvviso rossore che si è formato sulle guance di Chat Noir. “Senti, Buginette, prima hai detto che Adrien probabilmente non ha capito niente della tua confessione… che gli hai detto esattamente?” 

Marinette s’appunta di bandire quel soprannome dalla loro relazione, perché quando lo sente un brivido le percorre la base del collo e le si ferma proprio dietro all’orecchio destro. “Sto per rovinarmi la reputazione.” Si mette a ridere e stacca la mano dal braccio del supereroe. “Allora, ho esordito dicendo che mi piace un sacco la musica classica perché…”

“Perché la suona un pianoforte?” 

Ladybug annuisce convinta e comincia a segnare tutte le stupide uscite che ha fatto quella mattina sulle dita, “E poi ho continuato sentenziando che la scherma, Adrien gioca a scherma, è uno sport grandioso perché…” 

“Non si vede la faccia?” 

Ladybug tira su l’indice e sorride, “E poi ho concluso dicendo che essere bravi in matematica…”

“Non serve a niente?” 

Ladybug stringe la mano che ha appena finito di usare come segnalibro in un pugno e chiude gli occhi frustrata, “Mentre il piano era dirti che amo la musica classica che suoni con il tuo pianoforte, che la scherma è uno sport grandioso perché lo giochi tu e che essere bravi in matematica serve perché sei super intelligente sia a livello di logica che a livello emotivo ed è per questo che mi piaci da quando abbiamo iniziato a frequentare le medie.” Chat Noir si alza dal parapetto, le orecchie ben dritte sulla testa: ci è finalmente arrivata anche lei? 

Oh, santa Tikki. 

“Cioè, è quello che volevo dire a lui, non a te.” Si corregge appena si rende conto dell’errore che ha commesso. Si mordicchia un labbro, cercando sul viso di Chat Noir una qualsiasi emozione, ma per qualche secondo la sua faccia è una tela bianca. Poi scoppia a ridere ed è costretto a mettersi in ginocchio. “Se questa è la tua reazione alla mia confessione d’amore per Adrien, non oso immaginare quale sarà la sua!” sbuffa Ladybug, incrociando le braccia al petto e abbassandosi alla sua stessa altezza. 

La risata di Chat Noir si fa più intensa e lui alza il capo verso l’alto, asciugandosi una lacrima con il dito. “Ti prego, non peggiorare la situazione.” 

“Sei stato tu a farmi gridare che amo Adrien Agreste in piena notte, adesso non puoi lamentarti se…” 

Le sorride e le prende le mani, “Mari, non mi sto lamentando.” 

Mari. 

Oh, santa Tikki.

Dev’essere un sogno, però nei sogni non ha mai sentito il calore umano di un’altra persona e non ha mai sentito nemmeno il cuore batterle così forte nel torace. “Hai detto il mio nome.” Questa volta ci arriva, si rende improvvisamente conto che Chat Noir ha davvero i capelli del colore del grano, due meravigliosi occhi verdi e un sorriso mozzafiato. Si rende poi conto che Chat Noir ha saputo, quasi meglio di lei, la "confessione" d’amore che ha fatto ad Adrien quella stessa mattina.

“Ti va di dire il mio?” le chiede, spostando la mano destra e accarezzandole la guancia, “Se non ti va fa niente, prima hai palesemente cercato di evitare il discorso e mi sta bene anche se vogliamo fare finta che questa sera non sia mai successa e che io non abbia mai scoperto la tua identità segreta e che…”

“Ho la sensazione di aver già detto il tuo nome un sacco di volte questa sera.” Lo interrompe, arrossendo sulle guance. 

“Ben otto, per essere precisi.” 

“Le hai contate davvero?” Marinette chiude gli occhi, pensa che forse se lei non lo vede, anche lui non potrà vedere lei. È un tentativo disperato di scappare via da quella sensazione di imbarazzo che le sta mordendo le punte dei piedi e che presto la farà cadere a terra. 

“Sono bravo in matematica, l’hai detto tu proprio qualche minuto fa.” 

“Sei sleale.”

“Io sarei quello sleale? Hai passato quasi un quarto d’ora a evangelizzare Adrien Agreste davanti a me, che sono Adrien Agreste!” 

“Come potevo sapere che Adrien Agreste avesse un’identità segreta?” domanda invece lei, lanciando i suoi profondi occhi azzurri in quelli verdi del ragazzo. “Poi sei tu quello che ha cominciato slealmente a starnazzare su quanto innamorato perso sia di Ladybug, che era proprio accanto a te in quel momento!” 

Chat Noir arrossisce e porta la mano sinistra – a forza, perché s’allontana dalle dita di Marinette – dietro il collo con fare imbarazzato, “Però è la verità.” Decide di dirle, abbassando il tono di voce fino quasi a farlo diventare un sussurro. 

Ladybug sorride, si rimette in piedi e poi gli allunga un braccio per fare altrettanto. Il rossore sulle guance del ragazzo l’hanno convinta che probabilmente è naturale essere disagio nel fare certe cose ed è naturale avere paura, impappinarsi e rendersi ridicoli. Quante volte ha beccato Chat Noir ad inseguire strane ombre sulle pareti? O quante volte Adrien l’ha beccata a cadere per terra a causa del tocco lieve delle loro mani? Va bene così, sì dice, perché si bilanciano tanto bene. “Senti, Chaton, secondo te Adrien Agreste potrebbe mai vedere Marinette, anche detta Mari, come più di un’amica? Perché so che a lei piacerebbe tanto.” 

“Per quel che ne so, a lui piacerebbe non essere più amici.” La fa ridere e lui alza l’angolo della bocca con ingenuità, “Che ho fatto di sbagliato?” 

“È che detta così sembra che Adrien odi Marinette e non la voglia proprio più vedere.” 

Le sorride e si avvicina di qualche centimetro, “Non riesco nemmeno a sopportare l’idea di non vederti più.” Appoggia la fronte contro quella della ragazza e cerca il colore azzurro dei suoi occhi, “Scusa se me ne sono andato stamattina, ma mio padre mi stava chiamando e…”

“Chat Noir è il figlio di Papillon, tu hai dovuto sconfiggere tuo padre. Oddio, Chaton, me l’avresti dovuto dire subito invece di tenerti tutto dentro.” 

“Se ti prometto che poi mi sfogherò con te per due ore sul comportamento di mio padre, ci lasci finire l’altro discorso? Sembra molto più interessante parlare del fatto che Adrien vorrebbe uscire con Marinette, piuttosto che riflette sul perché Adrien non sopporta Garbiel Agreste, che dici?” 

Ladybug annuisce, chiude gli occhi e strofina la fronte contro quella di Chat Noir. “Per la cronaca, nel caso tu non l’avessi ancora capito, a Ladybug andrebbe di uscire con Chat Noir e non solo per correre sui tetti insieme di notte.”

“Mari, guarda che sei tu quella che va male in matematica e che ci ha messo un'eternità a capire che stavi parlando con Adrien.” 

“Il fatto di averlo scoperto quindici minuti prima di me non cancella gli ultimi tre anni d’oblio” gli dice, inclinando un po’ il viso e riaprendo gli occhi per guardarlo meglio. “Forse avevo ragione stamattina, essere bravi in matematica non serve poi a molto.” 

Chat Noir sembra pensarci su un attimo e poi le sorride, “Ha i suoi lati positivi, ad esempio ricordo a memoria la formula per calcolare la distanza tra due punti.” 

Ladybug alza un sopracciglio ed è visibilmente confusa, “E?” 

Adrien allora la bacia. Ah, pensa Marinette, mentre le dolci labbra del supereroe sono incollate alle sue. Si fa più vicina e lascia che sia lui a stringerla in un abbraccio, con le mani che si uniscono proprio all’altezza dei fianchi. Forse, pensa ancora Marinette, c’è un caso in particolare per il quale i due punti finiscono per coincidere, forse c’è un modo per essere ancora più vicini. Gli passa le mani tra i capelli e poi le lascia cadere dietro al suo collo.  

Quando la sua bocca chiede aria, s’affretta ad appoggiare il capo al suo petto e a prendere un respiro profondo. L’ha baciata. Adrien Agreste, il favoloso protagonista di una serie animata, l'ha baciata. “Ci sarei arrivata anche senza formula” gli sussurra sul costume, serrando gli occhi e immergendosi nel suo profumo. 

“Dettagli, Buginette, dettagli.” 
 


Salve! Vengo a mettere una parola fine a questa storia. Mi sono divertita molto a scrivere questo primo esperimento di "long" su Miraculous. Avrei voluto dare vita ad un capitolo un po' più ricco, meno dialogato, ma partecipare al Writober mi sta togliendo ogni energia mentale. Spero davvero di non avervi deluso. 
Per il resto, vorrei tanto ringraziare le persone che hanno seguito e amato la storia e che mi sono state vicine durante tutta la stesura (parlo proprio di te, Mari, sei stata davvero indispensabile. Questa storia senza di te non esisterebbe, quindi è proprio tua, ti dedico tutti i miei Adrien non protagonista).
Non so che altro dire, perché non sono brava con gli addii. Grazie mille ancora per tutto, 
Sia 

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