Come And Get Your Love [Writober2021]

di _Tiki_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IV_Filo- Hold the Line ***
Capitolo 2: *** XIX_ Argento- Love Isn't Money ***
Capitolo 3: *** XXIV_ Proverbio- I'm Just Makin' My Play ***



Capitolo 1
*** IV_Filo- Hold the Line ***


Ed accomi anche quest'anno a partecipare all'iniziativa :D ma prima di iniziare, alcune informazioni generali :)
Per il Writober ho scelto diversi fandom (i principali saranno quelli di Hetalia, Haikyuu, One Piece e The Avengers), quindi se siete interessati, ogni giorno pubblicherò in uno di questi XD. 

Inoltre quest'anno ho deciso di dare ad ogni piccola Os un titolo, ispirato dai titoli/testi di canzoni. Dato che scrivo sempre ascoltando la musica, ho deciso di fargli un piccolo tributo XD anche se spesso la frase scelta come titolo potrebbe essere un po' decontestualizzata dalla canzone (chiedo perdono _:D)
I prompt scelti li ho inseriti a fine capitolo. Buona lettura :)
 


Storia partecipante al #writober2021 indetto da Fanwriter.it
Prompt 4° giorno:
 Filo
Personaggi: Steve Rogers, Tony Stark
Rating: Verde
Titolo: Hold the Line
Parole: 639



Tony si era nuovamente rifugiato nel suo laboratorio. Non c’era stata una vera e propria causa scatenante. Non era necessario per poter risvegliare il bisogno dell’inventore di… inventare. Steve ci aveva impiegato svariato tempo per capirlo, convinto che tale comportamento corrispondesse ad un vero e proprio sfogo di emozioni troppo pesanti, anche per lo stesso Iron Man. Le prime volte aveva sempre cercato delle idee originali per cercare di risollevare il morale al moro, non ottenendo praticamente mai dei riscontri positivi. Non riusciva bene a capire il desiderio di Tony di volersi riservare dei momenti solo per se stesso, le sue macchine e un buon album degli AC/DC. Era il suo mondo dopotutto, quello spazio segreto che lo faceva evadere dalle responsabilità e dalla realtà. Il suo paese delle meraviglie.
Steve aveva imparato a comprenderlo, è vero, tuttavia, era anche vero, che il miliardario non usciva dal suo laboratorio da oltre una settimana! Aveva iniziato anche a maturare la possibilità di ritrovare uno scheletro invece che il bel moro intento ad aggiungere strane funzioni alle sue armature. Steve non era preoccupato, tuttavia scelse comunque di andare a controllare cosa stesse accadendo nell’eden dell’uomo d’acciaio.
Così dopo aver preparato due tazze fumanti di caffè (aveva provato anche a fare una centrifuga di frutta, senza grandi risultati), si era recato senza pensarci due volte giù nel laboratorio.
 
Non aveva nemmeno sceso la prima rampa di scale che i rumori sordi dovuti ai lavori in corso di Tony iniziarono ad arrivargli alle orecchie uniti alla melodia di “Shoot to Thrill” ad un volume improponibile. Avendo chiesto a F.R.I.D.A.Y  di non avvertire il suo creatore del suo arrivo, non fu affatto una sorpresa che il moro non lo sentì arrivare. Troppo occupato a seguire il ritmo della canzone con la testa mentre raddrizzava con una martello una povera lastra di metallo. La canotta sudaticcia e sporca di grasso segno dell’evidente lavoro.
 
Steve cercò di chiamarlo più di una volta, senza alcun successo, sulla soglia della porta. Dopo svariati e futili tentativi si decise a mettere piede in quel laboratorio che per lui era in totale soqquadro, ma non aveva nemmeno fatto due passi che le luci e la musica della stanza si affievolirono ed un forte allarme rosso iniziò a rimbombare tra le quattro pareti.
 
-Non muoverti…- Steve guardò nella direzione del miliardario, ancora di spalle e piegato su se stesso mentre finiva un evidente lavoro di precisione -Capitano… dovresti sapere che c’è un motivo se chiedo a F.R.I.D.A.Y. di avvertirmi quando qualcuno sta per arrivare- continuò, abbandonando qualsiasi cosa avesse in mano e girando sulla sedia con nonchalance e un briciolo di superiorità che lo caratterizzava, le braccia spalancate teatralmente.
 
-Quel filo che il tuo piede patriottico ha appena pestato…- iniziò a spiegare, indicando con un lapis il pavimento su cui era il biondo -Potrebbe far saltare la corrente a tutto lo stato di New York-
 
Steve abassò la testa sorpreso, non essendosi nemmeno accorto di essere andato contro qualcosa, scoprendo invece che la punta della sua scarpa aveva leggermente spostato in avanti un sottile filo metallico.
 
-Non che sia un grande problema- l’inventore proseguì, non muovendo un muscolo né per aiutare il biondo né, tantomeno, per evitare che ciò che aveva appena profetizzato si avverasse -Al limite qualche ragazzino con i brufoli perderà una partita a GTA, o qualche affare da milioni di dollari andrà perduto. Non preoccuparti Capitano, non hai da stare molto in ansia-
 
Steve gli rivolse un’occhiataccia, tendendo maggiormente i muscoli dopo le parole del miliardario -Tony…- lo chiamò come fosse un avvertimento.
 
-E dai Cap, sarebbe molto divertente, no?- infierì ancora il moro.
 
-No, per nulla, Tony risolvi il problema- rispose secco, utilizzando il solito tono che riservava esclusivamente per rimproverare il compagno.
 
Tony sorrise -Se proprio me lo chiedi con una tazza di caffè in mano…-
 
********
  
  Ecco la prima storia in questa sezione! Spero vivamente che vi sia piaciuta.
 

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Capitolo 2
*** XIX_ Argento- Love Isn't Money ***


Storia partecipante al #writober2021 indetto da Fanwriter.it
Prompt 19° giorno:
 Argento
Rating: Verde
Titolo: Love Isn't Money
Parole: 1318



Era una gelida serata di ottobre, i pochi alberi di New York avevano già fatto cadere le loro foglie, ormai andate a formare un candido strato colorato al suolo. Nonostante avesse passato settant’anni immerso nel ghiaccio, a Steve non piaceva particolarmente il freddo. Seppur con il suo corpo da super soldato, non riusciva mai a scaldarsi completamente durante le sue corse, sia mattutine che serali, finendo per tornare alla Stark Tower con i brividi.
 
Forse era per quello che alle sette e mezza era già comodamente seduto sul divano dell’attico, sfogliando un raro giornale cartaceo sulle novità del baseball, la televisione accesa in un sottile brusio. Da lì a poco avrebbe dovuto alzarsi e prepararsi la cena, anche se un po’ controvoglia. E probabilmente sarebbe dovuto andare a recuperare Tony dal suo laboratorio per evitare che saltasse l’ennesimo pasto.
 
Si vedevano poco in quei giorni; il miliardario era occupato ad autofinanziarsi l’ennesimo progetto che avrebbe cambiato il mondo (a suo modesto parere), togliendo così tempo ad ogni altra cosa. Compreso lui.
Non lo biasimava, quello era parte del fascino di Iron Man; anche se, doveva ammettere, era un po’ triste vivere in quell’enorme attico senza avere nulla da fare. Ed aveva già rotto una decina di sacchi da box del moro…
 
Tuttavia, con sua sorpresa, pochi minuti prima di alzarsi dal divano, l’inventore riemerse di propria spontanea volontà dal proprio nascondiglio. La canotta (nonostante la stagione) macchiata di grasso e olio, la pelle sudata, i capelli in completo disordine e un vistoso livido sullo zigomo, segno che qualcosa in laboratorio non fosse andato secondo i piani. Non gli lasciò nemmeno il tempo di aprire bocca che lo precedette -Vestiti in modo decente Capitano, usciamo- gli disse noncurante, dirigendosi senza aggiungere altro verso il bagno.
 
Il biondo non protestò più di tanto, nonostante quell’affermazione lo avesse lasciato un po’ perplesso. Così non ci pensò due volte prima di alzarsi e andare ad indossare qualcosa che per il miliardario poteva essere ritenuto quanto meno decente.
 
Steve era già pronto dopo cinque minuti. Una camicia a quadri, dei morbidi pantaloni color kaki e il suo usuale giacchetto di pelle beige. Tony, invece, era ancora sotto la doccia, cantando senza alcuna remora quelli che aveva imparato a conoscere come i Black Sabbath. Non era sicuramente il genere di musica che ascoltava o lontanamente apprezzava. Ma a quanto pare in quegli anni che era rimasto congelato, le generazioni a lui future erano diventate particolarmente creative e provocatorie. E l’inventore le considerava parte della propria adolescenza e anche della sua vita, costringendolo a farsi una propria cultura sul mondo rockeggiante di quegli assurdi anni. Non che gli dispiacesse, dopotutto doveva recuperare così tante cose…
 
Finalmente dopo quella che era parsa un’eternità ad aspettare il moro in piedi come un idiota, dopo che i Black Sabbath avevano lasciato il posto agli Iron Maiden e dopo che il suo stomaco aveva iniziato a gorgogliare ritmicamente Tony, finalmente, si presentò nel salotto, vestito di tutto punto: un completo nero elegante fatto su misura, la barba appena fatta, gli occhiali da sole nonostante fosse ormai buio.
 
-E loro invece? Ti piacciono?- proruppe riferendosi alla band che stava ancora suonando attraverso le casse. Palesò la sua presenza al biondo, ancora intento ad abbottonarsi un polsino della camicia. Il suo solito sorriso superiore e spensierato sulle labbra. Quello che aveva fatto innamorare uomini e donne per anni. E che continuava a farlo tuttora.
 
-Sono un po’ troppo… rumorosi…- ammise Steve, un dolce sorriso sul volto, la testa leggermente reclinata verso il basso, mentre lo guardava come a chiedergli uno scherzoso “scusa”.
 
-Rumorosi eh? Rumorosi…- ripeté Tony, fingendo di riflettere su quelle parole, trovandole senza ombra di dubbio piuttosto divertenti -Hai appena fatto rivoltare nella tomba qualche ex tossicodipendente o alcolizzato, o entrambi…- finì di agganciarsi il bottone, rivolgendo tutta la sua attenzione al biondo -A proposito Capitano, non avevi una normale maglietta nell’armadio? Mi sembra di uscire con mio nonno…-
 
******
 
Steve si aspettava di tutto, ma non che Tony avesse prenotato un intero ristorante solo per loro due. E che ristorante… Ci era passato davanti diverse volte durante le sue corse, rimanendo sempre stupito del lusso che faceva trasparire quel luogo e le persone che vi si recavano per mangiare.
 
-Cosa… Tony…?- ebbe il coraggio di dire, soltanto quando li fecero accomodare ad un tavolo appartato nonostante fossero solo loro due -Perché tutto questo?- guardava stupito gli arredamenti chic, come ogni oggetto sembrasse brillare da quanto era stato lucidato, il lampadario barocco sopra le loro teste e i camerieri impettiti come fossero soldati in riga.
 
Il miliardario alzò un sopracciglio, quasi fosse ovvia la risposta -Avevo voglia di spendere soldi e avevo voglia di spenderli per te- disse con nonchalance, voltandosi leggermente con il busto e alzando una mano per chiamare il cameriere -La bottiglia che avevo ordinato, grazie-
 
-Tony, non importava…- sussurrò a bassa voce Steve, sentendosi a disagio in quel posto che non c’entrava nulla con lui. Non gli piaceva quando il compagno si comportava a quel modo, mettendo in mostra tutta la sua ricchezza e influenza, quasi come se si dovesse pavoneggiare. Sapeva che, in fondo, non era propriamente così, per Tony quella era la totale normalità. Essere un giorno nella sua casa a Malibù per poi prendere un jet privato e ritrovarsi dall’altra parte del mondo nemmeno ventiquattro ore dopo. Solo per noia o divertimento. Eppure continuava a turbarlo…
 
L’inventore lo bloccò sventolando indifferente una mano nella sua direzione, mentre guardava il cameriere che aveva chiamato arrivare composto con una bottiglia e due bicchieri da cocktail in mano, un asciugamano perfettamente a coprirgli un braccio (proprio come nei film) e una volta al loro tavolo mormorò un cortese “Buonasera signor Stark, signor Roger” compiendo un piccolo inchino con la testa -Ecco a voi la vostra richiesta- sempre impettito posò i due bicchieri sul tavolo, ognuno davanti ai due uomini.
 
Un secondo cameriere che Steve non aveva visto, spuntò trasportando un piccolo carrellino colmo di sostanze che il biondo non conosceva nemmeno. Il ragazzo giovane prese con una spatolina del ghiaccio macinato da una delle ciotole in metallo sul piano, depositandolo perfettamente ed io modo equo in entrambi i bicchieri. Tony stava controllando il telefono totalmente indifferente, al contrario di Steve che invece si muoveva in difficoltà sulla sedia. Come se quell’aria eccessivamente lussuosa era peggio che all’essere sul campo di battaglia, mentre il primo inserviente stappava la bottiglia e versava il liquido cristallino all’interno delle coppe, riempendole fino al bordo. Ma non avevano finito, perché ai lati furono incastrate delle fettine di frutta ricoperte di zucchero.
 
-Ecco a voi signori, un Kentucky Derby Mint Julep, servito in un bicchiere d’argento Tiffany & Co.- spiegò cordialmente e impeccabilmente il ragazzo giovane, facendo l’ennesimo piccolo inchino prima di aggiungere -A breve vi porteremo il menù- e andarsene.
 
-Argento? Tony ma sei impazzito?- domandò allibito il biondo, squadrando come il moro fosse ancora del tutto indifferente ad aggeggiare al suo smartphone. Solo al sentire la sua voce, alzò lo sguardo -Oh, guarda sono arrivati- proruppe, accorgendosi solo in quel momento dei due bicchieri ricolmi di alcool e senza attendere oltre a prendere subito il suo e portandoselo alle labbra -Non lo hai ancora assaggiato Cap?-
 
-Ma mi hai ascoltato?- chiese leggermente infastidito il biondo, non toccando assolutamente il suo drink. Lui non aveva nemmeno idea di cosa fosse un Kentucky qualcosa, ma era piuttosto sicuro che fosse costato una fortuna al moro.
 
-Sì, più o meno. Probabilmente ti stavi lamentando di me che sperpero i miei soldi- disse casualmente Tony, prendendo un altro sorso dal bicchiere e occhieggiando Steve con le braccia incrociate, gli occhi pieni di rimprovero -Mah… forse per te sarà una novità, ma a me piace-
 
Steve alzò scettico un sopracciglio -Sì, lo so bene- sbuffò, roteando gli occhi, e scuotendo leggermente la testa. Smorzò un mezzo sorriso -Ma davvero Tony, un bicchiere di argento?-

 
******
La canzone del titolo è "Wishing Well" dei Black Sabbath (non potevo non metterli)
alla prossima,


_Tiki_
 
 

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Capitolo 3
*** XXIV_ Proverbio- I'm Just Makin' My Play ***


Storia partecipante al #writober2021 indetto da Fanwriter.it
Prompt 24° giorno:
 Proverbio
Rating: Verde
Titolo: I'm Just Makin' My Play
Parole: 351





Era l’ennesima riunione alla Stark Tower. Tutti gli Avengers erano accomodati intorno ad un ampio tavolo, con ancora indosso le loro tute da battaglia. Già prima che gli scontri finissero, praticamente tutto il gruppo sapeva già che Steve li avrebbe convocati. Non ce ne era probabilmente bisogno per loro, era scontato che Tony facesse qualche cavolate delle sue, senza nemmeno consultarli. Ormai era routine ed era parte del fascino di Iron Man.
 
Il capitano ancora mal lo sopportava, anche se, a volte, gli altri Avengers sospettavano che il biondo approfittava di quelle riunioni per rimproverare il miliardario di qualcosa che riguardava anche la loro vita privata. Ed effettivamente stavano discutendo soltanto loro due… Clint era impegnato a giocare svogliatamente al telefono, Thor lo guardava estremamente interessato, Natasha e Bruce di tanto in tanto si passavano esasperati una mano sul volto, sperando che tutto quello finisse presto.
 
-Non puoi fare come ti pare e piace senza avvisarci prima. Siamo una squadra!- disse fermo Steve, la postura rigida -Prima o poi qualcosa andrà storto- continuò imperterrito, l’espressione dura e fiera.
 
-C’erano delle persone da salvare e voi eravate troppo occupati a fare le acrobazie- ribatté sicuro Tony, la posa rilassata sulla sedia, le braccia posate noncuranti sul tavolo -E io le ho salvate!- concluse, stanco di continuare quell’inutile ramanzina, la mascella contratta. Aveva fatto soltanto il suo lavoro.
 
-Ma avresti dovuto consultarci prima- gli parlò sopra Steve, alterandosi ulteriormente quando il moro roteò gli occhi al cielo -Non puoi sempre agire così, prima o poi finirai per commettere un errore- si era sporto leggermente sul piano, il palmo aperto sul tavolo, tentando di non sbattercelo violentemente contro -Persio un miliardario arrogante può fallire-
 
Il moro alzò le sopracciglia, tra l’offeso e lo stupito, trasformando rapidamente quell’espressione in un sorrisetto divertito -È qui che ti sbagli Capitano…- proruppe, il tono calmo e pacato caratteristico di un uomo che delle parole ne aveva fatto una forza -Vedi… immagina che il mondo sia fatto si scale… c’è chi le scende e chi le sale. E ti posso assicurare, caro Stevie, che io le ho sempre salite-

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