One
Sky, One
Destiny
Di malavoglia si alzò dal
cumulo di coperte, strascicando i piedi fino alla porta del bagno, con uno
sbuffo assonnato.
-Potresti dimostrare
almeno un po’ più di entusiasmo, né Sora?-
Gli chiese l’amico
appoggiato sulla stipite della porta.
-Entusiasmo? Perché
dovrei? A differenza di te, Roxas, io odio andare a scuola-
Sottolineò le ultime
parole con astio, mentre adoperava con lo spazzolino da denti.
Accigliato, Roxas si
allontanò borbottando.
Con poca enfasi uscì dal
bagno, per andare a vestirsi. Buttò un occhio sulla sveglia. Le 7:50. Rimase a
guardare l’orario, imbambolato, per innumerevoli secondi, giusto il tempo che il
suo cervello ancora addormentato si risvegliasse. E con un’imprecazione, iniziò
a smuoversi per fare in tempo.
Dal piano di sotto Roxas
sospirò rassegnato al trambusto dell’amico.
Era così ogni mattina.
Sia Roxas, che Sora, si
erano trasferiti –solo da un anno e mezzo- dall’Inghilterra, in quella piccola
cittadina confinante con Tokyo. Avevano deciso di condividere una piccola
villetta, per risparmiare, dal momento che i genitori –contrari al loro
trasferimento- si erano rifiutati di passargli denaro. Così, si erano trovati
alcuni piccoli lavori part-time, che gli aiutavano a pagare affitto, e retta
scolastica. Tutto ciò, semplicemente perché avevano scelto il liceo “Shadow
of Oblivion” vicino alla loro città natale. Già, perché Roxas e Sora erano nati
a Tokyo insieme, si erano trasferiti insieme, e adesso erano tornati lì,
insieme. Loro non erano migliori amici, possedevano gelosamente un legame che
andava oltre l’affetto fraterno. Non erano innamorati, o robe simili.
Semplicemente, erano parte di una stessa anima. Le persone non sono mai come
appaiono. Generalmente in pubblico mostrano il loro lato migliore, ma in privato
sono tutt’altro. Ma Sora e Roxas, no. Perché loro posseggono solo un lato della
medaglia ciascuno. Sora era il lato più aperto e innocente, e Roxas quello più
timido e serio. E così, fin dai ricordi più lontani, si completavano.
Quasi rotolando giù
dalle scale, Sora scese, con il suo perenne sorriso infantile stampato sul
volto.
-cos’hai da sorridere?
Sono le otto meno cinque, e anche oggi - grazie a te – faremo tardi!-
Lo riprese il biondino
scocciato.
-Ma non lo faccio a
posta. . .-
Rispose Sora assumendo
un’aria da cagnolino bastonato. Ottenendo un altro sbuffo scocciato dall’amico.
Uscirono di casa
percorrendo velocemente il breve tragitto che li separava dalla scuola.
Varcarono gli imponenti
cancelli neri, concedendo uno sguardo fugace all’edificio. La struttura era
decorata ed intagliata in stile barocco, avvolta
da un
maestoso giardino, verde smeraldo, con vai
tipi di alberi, e fiori coloratissimi.
Dopo essersi scambiati
un “ci vediamo dopo” abbastanza veloce, Sora e Roxas si diressero verso i loro
rispettivi amici, comodamente posizionati su due panchine ai due estremi del
gradino.
Non avevano amici in
comune. O meglio, i loro amici non avevano proprio nulla in comune! Senza sapere
come,erano finiti in un “conflitto studentesco”, alleati l’uno contro l’altro.
Ovviamente i loro amici sapevano che avevano una relazione di amicizia col
“nemico” ma avevano lasciato correre.
Semplicemente il
conflitto tra i due gruppi consisteva nelle “regole” che la scuola imponeva.
Il primo, era il gruppo
ribelle: niente divisa, saltavano quasi tutte le lezioni, studiavano e
partecipavano alle attività scolastiche raramente. Questo era il gruppo di cui
faceva parte Sora. Non che lui fosse cattivo, probabilmente, era finito lì solo
per divertimento. Adorava fare scherzi ai professori o semplicemente non
sopportava la divisa.
Il secondo gruppo,
costituito per lo più da gran parte del corpo studentesco, e da alcune persone a
cui dava fastidio il semplice fatto che qualcuno infrangesse le regole, era il
gruppo buono. Di cui faceva parte Roxas, che era stato trascinato lì dopo che
avevano notato quanto bravo e “santarellino” fosse a scuola, e trovandosi bene,
ci era rimasto.
Così un gruppo odiava
l’altro, e viceversa. In ogni contesto, trovavano occasioni per sfidarsi, e per
“far prevalere il migliore” nonostante finissero sempre in parità.
-Yo-
Salutò un Sora già
pimpante di prima mattina.
-Sora!!!-
Rispose felice e
sorridente Demyx.
-Come mai in ritardo? Da
te non me lo sarei mai aspettato!-
Lo punzecchiò Axel,
facendogli mettere un tenero broncio infantile.
All’assordante suono
della campanella, il gruppo si alzò e si diresse verso il tetto dell’edificio.
-Roxas, hai finito la
relazione per martedì?-
Il ragazzo parve pensarci
un po’ su.
-Si, Hayner, mi pare. .
.di averla finita l’altro gior-
Ma si bloccò, perché
senza accorgersi, era andato a sbattere contro qualcosa, e con l’impatto stava
per cadere a terra, ma una mano lo afferrò per il polso, sorreggendolo.
Aprì gli occhi, che aveva
chiuso poco prima di andare a sbattere, e scorse la muscolosa e snella figura di
Axel che lo guardava divertito.
-Eh, piccolo, fai più
attenzione!-
Rispose divertito
dall’immediato arrossamento di guance del biondino. Axel si divertiva parecchio
a prenderlo in giro, trovava le sue reazioni parecchio bizzarre. Generalmente
arrossiva, ma qualche volta si era anche messo a balbettare e a sudare freddo.
Dal canto suo, Roxas, era
tremendamente a disagio con la sola figura di Axel accanto. Quel ragazzo gli
incuteva timore, soggezione, eppure lo trovava alquanto carismatico, e
particolare. . .
-Axel. . .anche oggi
salterete le lezioni?-
La voce fredda e
impassibile di Riku, bloccò quel flusso di pensieri, riportandoli alla realtà.
-Shut Up! Tanto,
qualsiasi cosa dirai, non riuscirai a imporci nulla!-
Gli rispose Rikku
puntandogli contro un dito accusatorio.
E con uno “Tzè” appena
udibile, da bravi ragazzi, Riku e gli altri, si allontanarono dirigendosi in
classe.
-Rikku, usare parole
inglesi con pronuncia stroppiata, non ti renderà più figa. . .-
Aveva mormorato una Yuna
ormai rassegnata alle bizzarre trovate dell’amica.
-Però nei videogiochi
funziona!-
Aveva replicato la
biondina euforica, ma bastò un
-Baka*-
Di Pain a farla calmare.
E si diressero sul il
terrazzo.
Passavano la maggior
parte delle ore scolastiche sonnecchiando o guardando le nuvole.
Anche quel giorno il
pretesto era lo stesso, ma verso la seconda ora Sora decise di tornare in
classe.
Quando si era alzato dal
pavimento duro del terrazzo esclamando
-Neh, Minna**, io vado in
classe!-
Mentre si stiracchiava
sorridente, tutto il gruppo lo aveva guardato a dir poco allibito.
Ogni volta che saltavano
le lezioni, non erano mai tornati in classe, nemmeno coi rimproveri degli
insegnanti!
Eppure Sora, quel giorno
né aveva voglia.
Rientrò in classe, e
perfino i suoi compagni furono sorpresi dal comportamento del ragazzo.
Ma naturalmente Sora, non
vi badò, o meglio non se né accorse.
-Ma come. . .sei sicuro
di sentirti bene, Sora?-
Chiese la voce divertita
di Riku alle sue spalle.
-Vuoi che ti poti in
infermeria?-
Continuò, ghignando.
E come al solito, Sora,
non si accorse del tono ironico ed intimidatorio che Riku stava usando
-Oh, no! Sto bene,
grazie, Riku!-
E il sorriso sincero ed
innocente che gli rivolse, lasciò Riku parecchio interdetto. Possibile che quel
ragazzo fosse tanto stupido da non accorgersi nemmeno di un insulto? Dopotutto
Riku non amava prendere in giro Sora. Lo vedeva più come un innocente creatura
da proteggere, e molto spesso lo avrebbe volentieri fatto, difendendolo persino
dagli insulti giornalieri che i loro gruppi si scambiavano. Ma lui era il
“freddo e impassibile Riku” e questo non poteva farlo.
Quando entrò il
professore Riku si accomodò su uno dei banchi in prima fila, mentre Sora su uno
infondo all’aula.
E tutto era andato come
previsto. Da un po’ di giorni Sora preferiva passare il tempo nascosto in un
angolo ad osservare Riku, piuttosto che continuare a scherzare con i suoi amici.
Cos’era cambiato rispetto a pochi giorni fa? Non lo sapeva. Semplicemente, era
quello il motivo per cui era a lezione. Voleva semplicemente rimanere seduto
agli ultimi banchi, per osservare il volto pallido e concentrato di Riku. Forse
lo ammirava. . .non lo sapeva neppure lui, però questo sarebbe dovuto rimanere
un segreto.
-Questo è davvero
shockante. . .La tua presenza alle lezioni è una cosa da annotare sul calendario
uhuhuh. . .-
Aveva affermato
allegramente Marluxia-sensei*** il loro professore di economia, di cui gli
alunni si chiedevano ancora se era un uomo o una donna. . .
-Sora-kun****, sono
davvero felice che tu abbia preso parte ad una mia lezione.-
Continuò.
-Proprio al momento
giusto direi. . .dal momento che il corpo docenti è venuto a conoscenza della
terribile situazione conflittuale qui a scuola, abbiamo deciso di organizzare
una gita!!!-
Esclamò allegro e solare.
-Andremo su un’isola
infestata dai fantasmi <3 non siete contenti?-
Chiese entusiasta.
Sora fece uno sguardo
disgustato, che raramente si poteva osservare sul suo volto fanciullesco.
-E questo cosa centra coi
conflitti a scuola?-
Chiese educatamente Riku
alzandosi in piedi.
-Bhè, Smisteremo noi i
ragazzi nelle camere doppie, e poi ogni coppia dovrà cooperare in un’attività
differente! Ovviamente, le coppie le creeremo a seconda della rivalità tra i due
alunni: più si odiano, più saranno vicini <3- [okkey, ho resistito fino ad
adesso senza replicare, ma. . .Che ragionamento idiota, è____é Nd Autrice]
Rispose ingenuamente il
professore, mentre un Riku shockato ricadeva a peso morto sulla sedia, ed un
Sora allarmato iniziava a sudare freddo.
*Baka= “Stupido”
**Minna= “Ragazzi, tutti”
***Sensei=
“Professore/Professoressa”
****-Kun= ”E’ un suffisso
che generalmente viene usato con i nomi maschili, in forma di rispetto,
cortesia.”
Note di una inutile Autrice:
Ho
finalmente capito, che i miei futuri compiti di italiano devo farli dopo la
mezzanotte. A quanto pare l’ispirazione arriva nei momenti più improbabili XD. .
. In ogni caso è la prima fic yaoi che scrivo *_* non so se sono all’altezza, ma
né ho lette così tante, che spero di aver almeno imparato qualcosa [ebbene si,
passo intere giornate immersa nello yaoi, lo vedo ovunque ù___ù]
Non
sono sicurissima che il titolo centri qualcosa con la storia. . .però è tanto
figo =ç= me lo ha suggerito la mia migliore amica/consulente/altra metà della
mia reiatsu, dal momento che non avevo idea di come chiamarla, e così ho pensato
che, se proprio non va bene, lo modifico U_U ma dopotutto, io sono capace di
trovare un filo logico anche tra una scarpa e un piatto di pasta asciutta! XD
E il
filo logico che ho inventato sul momento è:
I due
gruppi nonostante siano così diversi, condividono lo stesso cielo, e provano le
stesse emozioni, perciò prima o poi i loro sentimenti si incontreranno, è
destino XD
Ho
scoperto -grazie all’anime di Monochrome Factor- che destino si dice Humme o
Umme, non ho ancora capito se con l’acca o senza, o meglio potrebbe essere sia
senza acca che senza emme. . .in ogni caso, seguendo un ragionamento logico
privo di logica, la traduzione giapponese del titolo sarebbe “Ichi Sora, Ichi
Humme” ma è ovvio che è tutto sbagliato -__- dopotutto di giapponese so poco e
niente -__-“
Penso
di aver scritto troppo **
Ja ne <3
Hima
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